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    LA CONTROVERSIADEI RITI CINESI

    storia di una lunga incomprensioneGianni Criveller

    I QUADERNI DEL MUSEO 23

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    LA CONTROVERSIA DEI RITI CINESI

    Storia di una lunga incomprensione

    Gianni Criveller

    MUSEO POPOLI E CULTURE

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    LA CONTROVERSIA DEI RITI CINESI

    I quaderni del museo - 23 - 2012

    In copertina: I gesuiti Adam Schall von Bell e Matteo Ricci vestiti come letterati confu-ciani - Incisione da Athanasius Kircher, China illustrata, Amsterdam 1667

    Centro di Cultura

    e Animazione Missionaria Pime

    Via Mos Bianchi, 94 - 20149 MilanoTel 02 438221 - fax 02 4695193

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    pimemilano.comwww.museopopolieculture.it

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    LA CONTROVERSIA DEI RITI CINESI 1

    di Gianni Criveller

    Prima scena

    Fuan (provincia del Fujian), 27 agosto del 1635: due missionarispagnoli, il domenicano Juan Bautista de Morales e il francescanoAntonio Caballero de Santa Maria assistono a una cerimonia pres-so la famiglia Miu, nel villaggio di Muyang. Il neofita Francesco,membro della famiglia, li aveva segretamente introdotti nella salaancestrale per espresso desiderio dei missionari.

    Qualche settimana prima essi stavano studiando la lingua cinesecon un giovane cattolico, Taddeo Wang, appartenente a una dellefamiglie convertite dal gesuita Giulio Aleni, colui che aveva aper-to la provincia allevangelizzazione dieci anni prima. Spiegando ilsignificato del carattere offrire un sacrificio (ji), il volenterosogiovane afferm che esso corrisponde alle cerimonie offerte inonore ai defunti e alla messa dei cristiani. Il paragone allarm i mis-sionari, i quali perci chiesero di assistere a un sacrificio in onoredegli antenati. Ai missionari non piacque quel che videro in casa

    Miu e furono irrimediabilmente scandalizzati dal fatto che le prati-che superstiziose a cui avevano assistito fossero, nella mente deiconvertiti, paragonabili al sacrificio della messa. La controversiadei riti cinesi ebbe inizio proprio quel 27 agosto 1635, quando duemissionari si introdussero in una casa per verificare quale fosse ilsignificato di un carattere cinese.

    Seconda scena

    Pechino, 12 luglio 1675: il giovane imperatore Kangxi visita laNantang, la chiesa del Sud, residenza di Ferdinand Verbiest, il gran-de missionario-scienziato fiammingo, gesuita, successore di Mat-teo Ricci e Adam Schall von Bell. Con quel gesto straordinario,Kangxi intendeva riaffermare la protezione imperiale sulla missio-

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    1. Questo testo apparso originariamente sulla rivista Ad Gentes, (XV, n. 1, 2011) nelcontesto della monografia La Cina e il Cristianesimo, curata dallo stesso Criveller.

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    ne cattolica, dopo il doloroso caso del calendario 2. Limperatorevolle rendere memorabile quel giorno lasciando una scritta autogra-fa, composta di due soli caratteri: onora il Cielo (jingtian). Ri-produzioni della scritta dedicatoria, garanzia di sicura protezione,

    vennero collocate nelle chiese dellimpero.Terza scena

    Fuzhou (Fujian), 26 marzo 1693: Charles Maigrot, vicario aposto-lico del Fujian, appartenente alle Missioni Estere di Parigi, emetteil Mandato, ovvero lordine di togliere dalle chiese la scrittaimperiale onora il Cielo (jingtian). Egli proibisce, inoltre, lusodei termini Cielo (tian) e Sovrano dallAlto (shangdi) nei testi

    cattolici e la pratica dei riti di venerazione agli antenati da parte deicattolici. Maigrot leg cos in modo indissolubile due questioni chefino a quel momento erano state separate: la questione terminologi-ca (cio, come dire Dio e i misteri cristiani in cinese) da una parte;la questione della liceit della partecipazione dei cattolici ai riti divenerazione verso gli antenati e Confucio dallaltra. Maigrot sape-va certamente che il suo Mandato avrebbe riacceso una polemi-ca che sembrava sopita: forse non si rese conto che avrebbe inne-scato una serie di eventi dalle conseguenze drammaticamente incal-

    colabili.

    Quarta scena

    Roma, novembre 1704: la commissione del santUffizio incaricatadi studiare (per lennesima volta) la questione dei riti emette ildocumento Cum Deus optimus, in cui si decide, tra le altre cose,che le tavolette degli antenati adottate dai cattolici dovevano omet-tere i caratteri finali che seguivano il nome del defunto: luogo del-lanima (lingwei). Essi erano interpretati dagli avversari dei riticome credenza superstiziosa della presenza dellanima presso latavoletta, nonostante una dozzina di letterati cattolici cinesi avesse-

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    2. Il caso del calendario consiste nellattacco istigato dal letterato Yang Guangxian con-tro Adam Schall von Bell nel 1664, che port allesecuzione di due astronomi cristiani,allesilio dei missionari a Guangzhou (Canton) nel profondo sud e allincarcerazione econdanna a morte di Adam Schall. La sentenza non fu eseguita, e il gesuita nel 1665 venneliberato ed esonerato.

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    ro argomentato che non era questa linterpretazione che si sarebbedovuta dare a quei caratteri.

    Quinta scena

    Residenza estiva di Rehe (o Jehol, Manciuria)3, 2 agosto 1706:limperatore Kangxi d udienza a Charles Maigrot, in veste di con-sigliere del legato pontificio Carlo Tommaso Maillard De Tournon.Ludienza fu trascritta accuratamente e pubblicata in diverse occa-sioni 4:KANGXI: De Tournon mi ha detto che conosci i nostri testi: hai lettoi Quattro libri confuciani?MAIGROT: S, li ho letti.

    KANGXI: Ti ricordi cosa hai letto?MAIGROT: No.(Maigrot non riesce a comprendere limperatore e viene chiamatoun interprete).KANGXI: Sbaglio se dico che non ti ricordi neanche due passaggidei Quattro libri?(Maigrot non sa rispondere).KANGXI: Puoi leggere i quattro caratteri posti sopra il trono impe-riale?

    (Maigrot non li sa leggere tutti. Limperatore gli contesta di nonsaper distinguere tra i testi confuciani classici e i commentari po-steriori e si lamenta che Maigrot abbia fatto rimuovere la scrittacon i caratteri onora il Cielo, jingtian).KANGXI: Qual la tua obiezione ai caratteri onora il Cielo?MAIGROT: Cielo (tian) non significa il Signore del Cielo (tian-zhu).KANGXI: Mi sorprendo di te (). Tutti sanno che Cielo significaSignore del Cielo e delle diecimila cose. Dimmi, perch la gentemi chiama Diecimila anni (wansui)?MAIGROT: Per esprimere laugurio di lunga vita a Sua Maest.KANGXI: Allora impara da questo: il vero significato dei caratterinon sempre sta nel significato letterale.

    3. Oggi Chengde, provincia dellHebei. La citt si trova a 250 km a nord di Pechino.4. C. VON COLLANI, Charles Maigrots role in the Chinese Rites Controversy, in D.E. Mun-gello (ed.), The Chinese Rites Controversy. Its History and Meaning, Monumenta Serica,Monograph Series XXXIII, Steyler Verlag, Sankt Augustin - Nettetal 1994, 165-166.

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    Sesta scena

    Fuan, provincia del Fujian, anno 1746: il cristianesimo fuorileg-ge in Cina gi da 22 anni, ma stavolta si fa davvero sul serio.

    Missionari stranieri e fedeli cattolici sono arrestati. Il vicario apo-stolico del Fujian, il domenicano Pedro Sanz e quattro suoi compa-gni spagnoli, tra cui il padre Juan Alcober, sono sotto processoinsieme a fedeli locali. I cinque missionari spagnoli saranno con-dannati a morte alla fine del processo (1747 e 1748): per la primavolta dallarrivo di Matteo Ricci (sono passati 165 anni) si procedein modo tanto crudele contro i missionari stranieri. I cinque marti-ri domenicani sono inclusi nella lista dei 120 santi canonizzati daGiovanni Paolo II nellanno 2000.

    Questo un breve passaggio dellinterrogatorio, riportato in fonticinesi 5, tra il magistrato Zhou Bingguan e il padre Alcober.ZHOU: Da dove proviene la dottrina che insegni?ALCOBER: rivelazione divina che proviene dal Signore del Cielo.ZHOU: Chi ne il marito?ALCOBER: Non c nessun marito.

    Lequivoco, esilarante se non fosse per le tragiche circostanze, spiegabile nel modo seguente: padre Alcober ha certamente reso il

    termine rivelazione con i due caratteri (moshi: la misterio-sa, cio divina, rivelazione), che per non sono quelli riportati nellatrascrizione, dove si legge : sono due coppie di caratteri diver-si, ma con la stessa pronuncia. Il funzionario che interroga e quel-lo che redige il verbale intendono questultima espressione (moshi)nel significato di la signora sposata al signor Mo.

    TRADURRE-TRADIRE

    Le sei scene con cui abbiamo aperto questo saggio mostrano che,in un senso molto importante, la controversia dei riti cinesi lega-ta alla complessit della questione linguistica, alla difficolt eambiguit di ogni traduzione e dellapplicazione di concetti stranie-ri dentro un determinato mondo linguistico. davvero possibile

    5. Raccolta di documenti circa il cattolicesimo del periodo di Yongzhen e Qianlong con-

    servati in Europa: WU MIN - HAN QI BIANJIAO (a cura di), Ouzhuo suocang YongzhengQianlong chao Tianzhujiao wenxian huibian, Renmin chubanshe, Shanghai 2008, 65.

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    interpretare teologicamente termini come sacrificio (ji), Cielo(tian), onora il Cielo (jingtian), luogo dellanima (lingwei), cheappartengono a contesti religiosi e culturali radicalmente altri,senza una lunga, ampia e prudente sedimentazione dellesperienza

    cristiana nel suo contesto linguistico e senza permettere che i pro-tagonisti di questo processo siano coloro che respirano quel mondolinguistico? stato legittimo pretendere che in pochi anni la linguacinese potesse significare concetti che appartengono a una fede cheha impiegato molti secoli per esprimersi in categorie mutuate dallelingue ebraica, siriaca, greca e latina? possibile pretendere unatrasposizione esatta di concetti, dogmi, regole, dottrine senza atti-vare nessun strumento di mediazione culturale e linguistica, senzaammettere alcuna possibilit di ambiguit ed errore? Matteo Ricci,

    che ha adottato laccomodamento come strumento di negoziazionein grado di affrontare e gestire complessit interculturali che solo lepersone superficiali e fanatiche rifiutano di accogliere, stato peralmeno 300 anni rimosso dalla coscienza ecclesiale perch accusa-to di ambiguit, pusillanimit, incertezza e doppiogiochismo.La prima e lultima scena avvenute nella stessa cittadina, Fuan sono entrambi episodi generati dallirrimediabile ambiguit dellatraduzione, che senzaltro tradisce, ma anche mette in comunicazio-ne e avvicina. Nella prima scena due missionari non comprendono

    lo sforzo fatto da un giovane per spiegare in qualche modo la com-plessit celata in ogni carattere. Nellultima scena due funzionarinon comprendono un missionario arrestato che tenta di spiegare lasua dottrina. La possibilit e la voglia di capirsi spezzata. Alcobere suoi compagni saranno i primi martiri stranieri della Cina moder-na. La questione dei riti era stata definitivamente chiusa a Romaquattro anni prima. Tra i due episodi sono passati 111 anni con inmezzo una lunga controversia e molte ferite.

    LA MALEDIZIONE STORIOGRAFICA

    La controversia dei riti cinesi, che ha visto alcuni protagonisti mori-re prematuramente, sembra accompagnata da una specie di male-dizione anche sul piano storiografico. Coloro che hanno speso lavita a studiarla non sono riusciti a venirne a capo, sopraffatti dal-limmensit delle fonti, in gran parte ancora inedite, e dalla stupe-facente complessit degli eventi. Numerosi autori di storie del cri-stianesimo in Cina hanno dedicato alla controversia un numero

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    pi o meno grande di pagine, ma le sintesi quasi sempre omettonoaspetti o episodi fondamentali. Solo due volumi sono intitolati TheChinese Rites Controversy, a cura rispettivamente di George Mi-namiki (1985) e David E. Mungello (1994). Purtroppo il primo

    volume totalmente inadeguato alla vicenda narrata; il secondoraccoglie ottimi contributi presentati a un convegno del 1990,ma ben lontano dal rendere in modo coerente la vicenda. Il gesuitaamericano Francis Rouleau aveva speso buona parte della sua vitaa raccogliere materiale sulla controversia, ma ha prodotto solo duearticoli (1962 e 1967). Lo studioso australiano Paul Rule, autore dinumerosi eccellenti studi sulla missione gesuitica in Cina (in parti-colare Kung-tzu or Confucius, 1986, dove viene trattata anche laquestione dei riti), lavora da 15 anni a un grande e comprensivo

    progetto sul tema specifico, ma purtroppo ha potuto finora produr-re solo alcuni articoli su aspetti particolari della vicenda. La sino-loga tedesca Claudia Von Collani impegnata da anni nella tradu-zione e annotazione degli Acta Pekinensia, il voluminoso diariodella legazione di De Tournon, scritto in latino dal gesuita tedescoKilian Stumpf. Von Collani ha studiato anche la figura di CharlesMaigrot e altre figure ed episodi legati alla controversia.Il punto di vista dei gesuiti descritto, in modo ancora insuperato,da George Dunne nel classico Generation of Giants (1961). Il

    punto di vista degli ordini mendicanti ben rappresentato dai saggidi James Cummins, Fortunato Margiotti, Antonio Sisto Rosso,Fidel Villarroel e Miguel Angl San Roman. Lin Jinshui e LiTiangang hanno studiato le fonti cinesi, mentre il cardinale Yu Bine larcivescovo Lo Guang hanno scritto saggi in cui denunciano ildisastro causato dalla maledetta questione dei riti cinesi.Studiosi contemporanei italiani hanno approfondito aspetti specifi-ci della controversia. Giacomo di Fiore ha studiato la legazioneMezzabarba; Michele Fatica la figura di Matteo Ripa; FrancescoDArelli quella di Carlo Orazi da Castorano e Giovanni Coco lavicenda del Manciuku. Fra tutti eccelle Eugenio Menegon che,insieme al belga Nicolas Standaert, tra gli studiosi che pi riesco-no ad aprire nuovi e originali spunti di riflessione, analisi e inter-pretazione.La storia della controversia dei riti non stata ancora narrata nellasua interezza e complessit, n evidentemente lo potr essere inquesto breve saggio. Offriamo qui solo una sintesi delle vicendeprincipali, offrendo date e nomi in modo da condurre il lettore inmodo ordinato dentro il labirinto della questione. Si cercato di

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    trovare un giusto mezzo tra la necessit di non tralasciare eventi,aspetti e personaggi fondamentali e quella di non sopraffare il let-tore con un eccesso di dati. Ci che segue la sintesi di qualchedecina di migliaia di pagine lette .

    ANTEFATTI

    Nel 1603 Matteo Ricci afferma che i riti in onore degli antenati(della famiglia, del clan e della nazione cinese) non sono idolatricie molto probabilmente neanche superstiziosi. Nel 1615 Joo Ro-drigues, un missionario gesuita proveniente dal Giappone e in visi-ta a Pechino, avvia una discussione critica sulla traduzione del

    nome di Dio e altri concetti cristiani in cinese, opponendosi allescelte di Matteo Ricci di adottare i termini classici Cielo (tian),Sovrano dallAlto (shangdi) e il neologismo Signore del Cie-lo (tianzhu). Nicol Longobardo, successore di Ricci alla guidadella missione, condivide le critiche di Rodrigues. Nello stessoanno papa Paolo V d il permesso di utilizzare il cinese come lin-gua liturgica. La richiesta gli era stata sottomessa da NicolasTrigault, inviato a Roma dallo stesso superiore Nicol Longobardo.Nel 1628 una conferenza dei missionari gesuiti a Jiading (provin-

    cia dello Zhejiang) decide circa la controversia terminologica afavore delle scelte di Ricci e contro la posizione di Longobardo. Ilrapporto sottoposto da questultimo stato respinto. NicolasTrigault era da anni incaricato di tradurre in cinese i testi liturgiciper applicare il decreto di Paolo V. Personalmente favorevole almetodo di Ricci, Trigault non regge allo stress delle discussioni edivergenze tra confratelli circa i termini che dovrebbe inserire neltesti cinesi: muore suicida ad Hangzhou nello stesso 1628.Nel 1631 due domenicani partiti da Manila approdano, dopo unatappa a Taiwan, nella provincia meridionale del Fujian, dove operail missionario gesuita Giulio Aleni. Due anni dopo altri due dome-nicani e due francescani entrano nella stessa provincia: tra essi JuanBautista de Morales OP e Antonio de Santa Maria Caballero OFM,due figure preminenti nella prima fase della controversia.

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    PRIMA FASE

    Nel 1635 nel piccolo centro di Fuan accade il primo incidente circai riti (vedi laprima scena). Morales e Caballero conducono un pro-

    cesso canonico e redigono leInformaciones

    , una serie di domandecritiche circa le pratiche missionarie dei gesuiti, sottoponendole alsuperiore degli stessi, Francisco Furtado. Non soddisfatto dellerisposte ottenute, nel 1638 Morales si reca a Manila a sottoporre ilproprio atto di accusa. I superiori di Manila si dichiarano incompe-tenti, e allora, nel 1643, Morales si reca a Roma per presentare ilcaso in forma di 17 domande. La prima risposta da parte dellaCongregazione di Propaganda Fide, approvata da Innocenzo X,arriva nel 1645: i riti cinesi vengono dichiarati illeciti.

    Nel 1651 il gesuita Martino Martini inviato da Hangzhou a Romaper presentare il punto di vista dei gesuiti. Nel 1656 arriva la rispo-sta da parte della Congregazione di Propaganda Fide, approvata daAlessandro VII: i riti cinesi sono considerati ammissibili. Nellostesso anno, nella sua Quinta lettera provinciale, Blaise Pascal con-danna i gesuiti che in Cina permettono ai cristiani di praticarelidolatria e di adorare Confucio.Nel 1659 una famosa istruzione della Congregazione di Propa-ganda Fide impone ai vicari apostolici in Asia orientale la pratica

    missionaria delladattamento, ma essa, come la quasi totalit delleistruzioni vaticane, non verr mai messa in pratica.Nel 1665 i missionari in Cina sono esiliati a Canton a causa dellapersecuzione generata presso la corte di Pechino dal caso delcalendario. Nel 1667 ha inizio la conferenza di Canton, a cuipartecipano 19 gesuiti, 3 domenicani (tra cui Domingos Navarrete,che assumer in seguito un importante ruolo contro i riti) e il fran-cescano Antonio de Santa Maria Caballero. Lesilio e la conferen-za di Canton si concludono nel 1668 con un documento di 42 arti-coli in cui i riti sono considerati ammissibili, come stabilito daldecreto del 1656. Tutti i presenti firmano il documento finale, adeccezione del francescano Caballero.Nel 1669 Clemente IX approva la risposta del SantUffizio a unadomanda presentata da Juan de Polanco OP circa la contraddizionedei decreti di Propaganda Fide del 1645 e del 1656. Si stabilisceche entrambi i decreti sono in vigore, e valgono a seconda delle cir-costanze descritte in ciascuno di essi. Segue un periodo di relativatranquillit: entrambe le posizioni sembrano essere legittimate edognuno si regola di conseguenza.

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    Nel 1675, a Pechino, limperatore Kangxi visita la Chiesa del Sud(Nantang) e lascia come gesto di benevolenza e protezione unatavoletta scritta di propria mano: onora il Cielojingtian (vedi laseconda scena).

    Nel 1676 Domingos Navarrete, firmatario delle risoluzioni dellaconferenza di Canton, pubblica a Madrid lopera Tratados histori-cos politicos, ethicos, y religiosos de la monarchia de China. Ilvolume un atto di accusa contro le pratiche missionarie dei gesui-ti e, a grande sorpresa, contiene il rapporto di Nicol Longobardobocciato dai confratelli nel 1628. Lo scritto di Longobardo si pre-sumeva distrutto, secondo la pratica di cancellare le evidenze didisaccordi una volta presa una decisione. Esso fu invece segreta-mente conservato e consegnato a Navarrete, durante la conferenza

    di Canton, da Jean Valat, un gesuita dissidente. Il libro TratadosHistricos ha un successo enorme; viene tradotto nelle principalilingue europee e porta la controversia sui riti nel dibattito pubblicoeuropeo, in particolare nelle universit e tra gli intellettuali.Nel frattempo in Cina, nella provincia del Fujian, verso la fine deglianni Settanta, il domenicano Francisco Varo scrive Discussionecirca i riti (bianji), in cui contesta la legittimit degli stessi. Neldecennio successivo numerosi letterati cattolici cinesi delle provin-cie dello Zhejiang e del Fujian, incluso il vescovo domenicano

    Gregorio Luo Wenzao, ribattono alle posizioni di Varo, producen-do decine di scritti a favore dei riti.

    SECONDA FASE

    Il 23 marzo 1693 il vicario apostolico del Fujian, Charles Maigrot,delle Missioni Estere di Parigi, vieta luso dei termini Cielo (tian)e Sovrano dallAlto (shangdi) e chiede persino la rimozione dallechiese della scritta onora il Cielo (jingtian), che era stata offertadallimperatore. Il suo Mandato include la proibizione dei riti,riaprendo di fatto la controversia (vedi la terza scena). Maigrotadotta in pieno il punto di vista di Francisco Varo e di conseguen-za respinge quello dei numerosi cattolici che hanno scritto in dife-sa dei riti. Tra essi Li Yifen, maestro di lingua di Maigrot, che scris-se un trattato nella speranza di persuadere lillustre alunno. IlMandato di Maigrot risulta particolarmente controverso in quan-to attacca direttamente la protezione accordata dallimperatoreKangxi con la scritta onora il Cielo del 1675 e con il cosiddetto

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    Editto di tolleranza a favore del cristianesimo emesso da Kangxilanno precedente (1692). Se oggi gli storici tendono a ridimensio-nare la portata dellEditto di tolleranza, che in nessun modo puessere paragonato allEditto di Milano di Costantino, esso rimane

    tuttavia uno dei punti fermi principali della disponibilit dellimpe-ratore Kangxi, uno dei pi importanti e rispettati in tutta la storiamillenaria della Cina, verso il cristianesimo.Nel 1694 il vescovo Maigrot invia a Roma Nicolas Charmot MEPper chiedere a Innocenzo XII di riesaminare la questione dei riti ela facolt di estendere il suo Mandato su tutta la Cina. Tre annidopo quattro cardinali di Propaganda Fide avviano una nuova tor-nata di consultazioni e studio.Nel 1700 limperatore Kangxi, su invito dei gesuiti, dichiara che i

    riti sono patrimonio civile della nazione cinese e non coinvolgonocredenze religiose. Nello stesso anno la facolt di teologia delluni-versit La Sorbonne di Parigi condanna il libroNouveau mmoiresur ltat prsent de la Chine, nel quale il gesuita Louis Le Comte,gi missionario in Cina, difende la posizione dei confratelli. Segueunondata di pronunciamenti a favore o contro i riti da parte delmondo accademico europeo. Nel 1701 e nel 1708 Gottfried Wil-helm Leibniz, che ha letto Navarrete ed in corrispondenza con ilgesuita Joachim Bouvet, uno dei cinque famosi matematici del re

    presso la corte di Pechino, scrive due libri sul confucianesimo: Ilculto civile di Confucio e Sui riti Cinesi, appoggiando la lineadei gesuiti.Nello stesso anno sale al trono pontificio il 51enne GiovanniFrancesco Albani, che assume il nome di Clemente XI. Il nuovopapa regner per 21 anni e avr un ruolo cruciale nella questionedei riti, che cercher in tutti i modi di risolvere. Tuttavia il volente-roso Clemente XI commette una serie di incertezze, ambiguit ederrori tempistici che compromettono lesito desiderato.Nel 1701 i gesuiti, venuti a conoscenza della missione di Charmot,inviano a Roma Francois Nol e Caspar Castner che portano con sun importante documento dal titolo Brevis relatio eorum, quaespectant ad declarationem Sinarum imperatoris Kam Hi circacaeli, Cumfucii et avorum cultum datam anno 1700. Gli autori sonotre importanti protagonisti della missione cinese: Antoine Thomas,Claudio Filippo Grimaldi e Tom Pereira, rispettivamente belga,italiano e portoghese. La brevis relatio include il cosiddetto Edittodi tolleranza di Kangxi.Da parte sua Clemente XI annuncia linvio di una delegazione in

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    Cina che parte nel 1703 guidata dal legato pontificio Carlo Tom-maso Maillard De Tournon (che ha il titolo nominale di patriarca diAntiochia). Nel 1704 la commissione dei quattro cardinali, dopo unlavoro di sette anni, delibera contro i riti (vedi la terza scena). Ma

    il decreto,Cum Deus optimus

    , non viene pubblicato.Nel 1705 De Tournon arriva finalmente in Cina e sceglie il vincen-ziano Ludovico Appiani come interprete e Charles Maigrot comeconsigliere, una scelta che ovviamente non poteva che irritare lim-peratore. De Tournon emargina dal suo circolo i gesuiti, che purhanno unesperienza molto pi lunga di Cina, anzi li tratta conaperta ostilit.Il 2 agosto 1706 avviene il disastroso incontro tra limperatoreKangxi e Charles Maigrot, chiamato a Pechino da De Tournon e

    convocato da Kangxi presso la sua residenza estiva di Rehe, oggiChengde (vedi la quarta scena). Fu uno dei giorni pi imbarazzan-ti nella storia del cattolicesimo in Cina, ancora oggi causa di recri-minazione da parte di studiosi cinesi. La mancanza di unadeguataconoscenza della lingua cinese da parte di Maigrot, gi invisoallimperatore per il Mandato del 1693, irrita e offende oltremo-do lImperatore. La controversia e la vicenda cattolica in Cina hatoccato un punto di non ritorno. Kangxi espelle De Tournon dallaCina e ordina gli arresti domiciliari per Maigrot e Appiani. Egli

    decreta anche che tutti i missionari in Cina devono seguire la pra-tica di Ricci in materia di riti. Sar limperatore stesso a rilasciareai missionari lo speciale permesso, ovvero ilpiao.Nel settembre 1706 Kangxi decide di inviare una sua ambasciata aRoma con 50 documenti tradotti dal cinese e mancese in latinocirca la legazione De Tournon da consegnare al papa. I delegatisono i gesuiti Antnio de Barros e Antoine de Beauvollier, che permuoiono in un naufragio, nel 1708, senza portare a termine la loromissione. Prima ancora di conoscere il tragico destino dei due, nel1708 Kangxi invia una seconda ambasciata a Roma guidata dalgesuita Giuseppe Provana, con lo spagnolo Jos Raimundo DeArxo e il giovane cinese Luigi Fan Shouyi, che in seguito diverrsacerdote gesuita. Ma una volta a Roma il papa si rifiuta di ricever-li. Provana e laccompagnatore cinese sono esiliati a Torino; DeArxo torna in Spagna dove muore lanno successivo.In reazione allimperatore, il 7 febbraio 1707, De Tournon emettelEditto di Nanchino, che include il decreto pontificio del 1704 con-tro i riti, senza peraltro poter fornire prova dellautenticit del testo,in quanto De Tournon aveva lasciato Roma prima che il decreto

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    venisse finalizzato nel 1704. Esso sar per pubblicato in Europasolo nel 1709. difficile immaginare una gestione pi insensata deldecreto, emanato due anni dopo la partenza di De Tournon e pub-blicato cinque anni dopo. Alcuni missionari dubitano, a buon dirit-

    to, della legittimit del documento e della procedura adottata da DeTournon. Questultimo sembra ormai fuori controllo: calpesta perdisprezzo lettere da parte di cristiani cinesi ove erano contenuti inomi del papa e dellimperatore e pone in atto altri atteggiamentiche esasperano gli animi di tutti. Le lettere inviate dai missionari inquel periodo ridondano di disperazione: se devono vedere distruttala missione a cui hanno dedicato la vita, vogliono essere almenosicuri che sia proprio il papa ad imporlo, e non un irragionevoledelegato le cui facolt non sono documentabili.

    L11 febbraio 1707 il vice provinciale dei gesuiti Jos Monteyroscrive una lettera ai confratelli ammettendo che le decisioni di DeTournon infliggono un danno enorme alle loro speranze, ma invi-tando tutti allobbedienza e al sacrificio:

    () Tutti noi dobbiamo accettare questi eventi come la volontdi Dio, nella quale confidenti poniamo la nostra speranza per ilbene maggiore della missione e della nostra Compagnia. Ildanno che riceveremo sar adeguatamente ricompensato dalla

    nostra obbedienza, alla quale sono certo che nessuno di voi verrmeno. E dalla vostra perseveranza che mi attendo non vengameno, verr una chiara testimonianza che per molti anni abbia-mo combattuto fino a questo punto, con grande sforzo e sacrifi-ci, per una sola ragione: la maggiore gloria di Dio in questanazione e la salvezza di questa missione. E se Dio permette laperdita di questa missione, ci consola il fatto che siamo innocen-ti, e che obbediamo alle decisione della Sede Apostolica anche acosto di offrire la nostra vita e il nostro sangue.

    Il 7 marzo successivo il portoghese Tomas Pereira, uno dei pigrandi missionari gesuiti in Cina, da Pechino risponde al suo viceprovinciale con una lunga lettera, in cui descrive il misero stato suopersonale e della missione, protestando la sua innocenza rispettoalle accuse mosse contro di lui da De Tournon:

    () Avendo Dio come testimone, dimenticando ogni risenti-mento o desiderio di vendetta (per le accuse e punizioni subiteda parte di De Tournon), non ho mai smesso in Manciuria

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    (Rehe/Chengde) e presso questa corte di placare lira del-lImperatore contro il Patriarca (De Tournon). Tutti i padri quipresenti lo possono testimoniare. () Scrivo questo per lacutodolore che trafigge il mio cuore e per labisso di tristezza in cui

    sono sommerso alla vista della nostra missione condannata ascomparire. () Le cose vanno ormai davvero male, e non cisembra che alcun miracolo dal Cielo ci venga incontro. Se ildecreto pontificio un documento autentico, io sono pronto agiurare obbedienza nelle mani del Patriarca (De Tournon), anome mio e dei miei confratelli. Sono pronto ad affrontare qual-siasi destino mi aspetti, esilio o morte. Questo davvero ilmomento giusto per affermare davanti agli Angeli e agli uominiche per pi di 30 anni ho servito questo monarca gentile, per nes-

    suna altra ragione che il vantaggio della nostra santa religione.Tomas Pereira morir lanno successivo, a 53 anni det. Da partesua il gesuita tedesco Kilian Stumpf compila gli Acta Pekinensia,un dettagliatissimo resoconto della missione di De Tournon, unaminiera documentale ancora inedita.Nel 1709 De Tournon detenuto a Macao dai portoghesi per viola-zione dei diritti del Padroado; il vescovo di Macao scomunica DeTournon e questultimo ricambia la cortesia. Nel 1710 papa Cle-

    mente XI crea De Tournon cardinale e la berretta cardinaliziaviene portata a Macao da una delegazione guidata da Matteo Ripa,un sacerdote di Propaganda Fide originario di Eboli, che nel 1724d vita al Collegio dei Cinesi a Napoli (oggi Istituto orientale). Il10 giugno 1710 De Tournon muore a Macao, a soli 42 anni; unadelle numerose morti precoci in questa vicenda, accompagnatadalla leggenda nera che sia stato avvelenato dai gesuiti.Nel 1712, non ricevendo ancora notizie da Roma, Kangxi pensa auna terza ambasceria, via Mosca, ma cancella il piano prima chevenga messo in atto. Nel 1715 Clemente XI rinnova il divieto deiriti pubblicando la costituzioneEx illa die, che introduce un giura-mento dei missionari contro i riti. La costituzione viene promulga-ta a Pechino lanno successivo dal francescano Carlo Orazi daCastorano, vicario generale della diocesi di Pechino, avverso al-latteggiamento conciliatorio del vescovo Bernardino dellaChiesa, pure appartenente allordine francescano. Carlo Orazi fini-sce in carcere per una settimana e accusa i gesuiti di essere stati gliispiratori del suo arresto.Questi ultimi respingono le infamanti accuse pubblicando unapo-

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    logia intitolata Informatio pro veritate (1717), condannata in se-guito da Clemente XI.Nellottobre 1716 Kangxi invia a Roma il Manifesto rosso, undocumento in latino, cinese e mancese che comprova che Provana

    suo ambasciatore e dichiara che limperatore non accetter nessu-na decisione papale che non sia trasmessa e approvata da Provana.Clemente XI richiama Provana a Roma e lo invia in Cina con lan-nuncio di una nuova delegazione pontificia. Provana muore nelcorso del ritorno, mentre il suo accompagnatore Fan Shouyi vienericevuto dallimperatore Kangxi, che si indigna al racconto delleumiliazioni subite in Italia dalla sua legazione.Nel 1720-1721 Clemente XI invia in Cina il suo secondo legatoapostolico, Carlo Ambrogio Mezzabarba. Kangxi si rifiuta di rice-

    verlo, a meno che il legato non sia portatore di qualche buona noti-zia. Mezzabarba concede allora le otto permissioni, ovvero unaserie di disposizioni che riducono gli effetti dei decreti pontifici del1704 e 1715. Le permissioni saranno ufficialmente decretate il 21novembre 1721, a Macao. La questione dei riti rimane dunque irri-solta: gli avversari dei riti hanno dalla loro parte i decreti pontificie le disposizioni di De Tournon; coloro che sono favorevoli si fannoforti delle otto concessioni di Mezzabarba.Kangxi decide di mandare una legazione a Roma per informare il

    papa che non accetta la costituzione del 1715, che egli giudica siastata scritta sotto influenza di Maigrot. Benedetto Roveda, un pretedi Propaganda Fide, cappellano di Mezzabarba, viene scelto comedelegato imperiale, ma non se ne fa niente. Nel 1721 e nel 1722muoiono rispettivamente Clemente XI e Kangxi: i due grandi pro-tagonisti e fieri avversari non sono riusciti a risolvere la disputa cheli ha divisi, nonostante la loro spiccata personalit e le numeroseiniziative reciproche.Nel 1724 il nuovo papa, Benedetto XIII, invia a Pechino una dele-gazione di cinque sacerdoti per congratularsi con il nuovo impera-tore Yongzheng. I due superstiti che raggiungono Pechino sonoricevuti dallimperatore, ma senza alcun esito positivo. Yongzheng,poco incline a tollerare, come aveva fatto il padre, le incomprensi-bili dispute tra religiosi, con un editto del gennaio del 1724, reite-rato nel 1732, decreta la proscrizione del cattolicesimo e lespulsio-ne dei missionari, ad eccezione di quanti erano in servizio presso lacorte. Da quel momento il cristianesimo diventa formalmente fuo-rilegge e i missionari stranieri operanti nelle provincie devonolasciare il paese o entrare in clandestinit.

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    Nel 1733 sono pubblicate due lettere pastorali del vescovo agosti-niano di Pechino Francisco da Purification (6 luglio e 23 dicembre),nelle quali obbliga sacerdoti e fedeli ad attenersi alle disposizioniemanate da Mezzabarba. Tale decisione manda su tutte le furie lex

    vicario generale e amministratore della diocesi, Carlo Orazi, il qua-le rientra a Roma per continuare la lotta contro i riti.Nel 1735 sotto la pressione degli avversari dei riti ora concentra-tisi a Roma (Charles Maigrot, Matteo Ripa e Carlo Orazi da Ca-storano) la Santa Sede annulla le due lettere pastorali del vesco-vo di Pechino.Mezzabarba, ora vescovo di Lodi, viene convocato a Roma e messosotto investigazione. Egli non riesce a convincere gli inquisitoridella sua versione dei fatti, ovvero che la facolt di concedere le

    permissioni gli era stata concessa oralmente dallo stesso ClementeXI, se tale estrema misura si fosse resa necessaria. Carlo Orazi,ormai esponente di punta nella lotta contro i riti, chiede numeroseudienze e sottopone dozzine di ricorsi alla Santa Sede, invocandouna nuova e ancor pi definitiva condanna dei riti. Benedetto XIVlo invita a desistere dal sottoporre le sue richieste e nel 1750 gliviene intimato di non rivolgersi pi alla Santa Sede.L11 luglio 1742, dopo la morte di Mezzabarba, Benedetto XIVpromulga la Costituzione apostolica Ex quo singulari, vietando

    definitivamente, e nel modo pi solenne immaginabile, i riti, leotto permissioni e qualsiasi interpretazione tollerante. Viene con-fermato e inasprito, sotto pene canoniche durissime, lobbligo delgiuramento contro i riti per tutti i missionari e lobbligo a cessarequalsiasi discussione, orale o scritta. La controversia dei riti con-clusa per sempre. O cos sembrato per 197 anni.

    EPILOGHI

    Nel 1773 papa Clemente XIV, cedendo a pressioni politiche edecclesiastiche, sopprime la Compagnia di Ges, una delle decisio-ni pi vergognose della storia del pontificato romano. In Cina igesuiti sono sostituiti dai missionari francesi della Societ SanVincenzo de Paoli (lazzaristi, ora conosciuti come vincenziani).Il 15 maggio 1775 Franois De Bourgeois, ultimo superiore dellaresidenza gesuitica di Pechino, scrive unultima struggente edrammatica lettera in cui preannuncia la soppressione della Com-pagnia anche in Cina e descrive la rovina di una delle pi promet-

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    tenti, difficili e innovative missioni dellepoca moderna:

    Nonostante i tentativi di non lasciar sfuggire nulla allesternocirca i nostri disastri, i nostri neofiti sanno tutto. Sono desolati.

    Fanno qualcosa di pi: per riguardo verso di noi e in onore dellareligione, evitano di parlare delle nostre sventure e delle loro.() Oh Dio, quante anime ripiomberanno nelle tenebre del-lidolatria. Quante non ne usciranno. Quel che avvenuto inParaguay [la soppressione delle redutiones] pu gemere in anti-cipo per tutte le altre missioni straniere. Qui, a Dio piacendo, lecose saranno sostenibili ancora per qualche anno 6 () ma, infi-ne, non siamo immortali: anche Pechino prima o poi cadr, eseguir la sorte sventurata delle altre Missioni7.

    Nel 1919 Benedetto XV pubblica lenciclica Maximum illud, de-nunciando il carattere straniero delle missioni cattoliche. La sto-riografia concorde nellaffermare che Benedetto XV si riferiscesoprattutto alla Cina, per la quale prepara linvio del primo delega-to apostolico, Celso Costantini. Egli inizia la sua missione nel1923, sotto il pontificato di Pio XI, avviando finalmente lindige-nizzazione e linculturazione della Chiesa cattolica in Cina. L8dicembre 1939 Costantini ispira e firma, in quanto segretario, una

    breve Istruzione di Propaganda Fide, approvata da Pio XII, chepermette i riti, ora considerati meramente di carattere civile, cultu-rale e politico.Nel 1982 e 2001, nel 2009, 2010 e 2011 Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI rispettivamente lodano Matteo Ricci e il suo metodomissionario, sottolineandone la giustezza, la genialit e lattualit.

    UNA QUESTIONE CINESE

    Nonostante il prominente coinvolgimento di papi e commissionicardinalizie, di ordini religiosi, universit europee, intellettuali emissionari, la controversia dei riti non stata solo una disputa teo-

    6. La Compagnia fu soppressa a Pechino il 15 novembre dello stesso 1775, ma i padri laz-zaristi sostituirono i gesuiti di Pechino il 7 dicembre del 1783.7. I. VISSIRE - J.-L. VISSIRE (a cura di),Lettere edificanti e curiose di missionari gesui-

    ti dalla Cina (1702-1776), trad. it. di Armando Marchi e Anna Silva, Guanda, Parma1993, 478-480.

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    logica europea, come qualche volta stato sostenuto con superfi-cialit. Le diverse impostazioni teologiche (su cui torneremo), iconflitti tra ordini religiosi; le rivalit tra le potenze europee(Portogallo, Spagna e Francia), le fallite delegazioni tra la Santa

    Sede e limpero cinese (e viceversa) non esauriscono la complessi-t interpretativa della diatriba. La controversia ha avuto luogoinnanzitutto in Cina, in una civilt millenaria dove da sempre ilrito (li) (ovvero: propriet, maniera, etichetta, cortesia, galateo,dono, celebrazione, cerimonia) ha unimportanza e unimplicazio-ne sconosciuta al mondo di pensiero e alle pratiche delle societeuropee. In senso alto il rito non classificabile semplicementecome rito religioso, culturale, civile o politico; molto di pi: ilrito principio fondamentale della civilt cinese, che regola e

    informa il comportamento relazionale delluomo in tutti i suoiaspetti. Nel corso della dinastia Qing, di origine mancese e interes-sata a costituirsi una legittimit culturale presso la nazione cinese,si diede particolare importanza al valore originario del rito assur-to a fondamento civile della convivenza sociale.Gli studi di Eugenio Menegon mettono in evidenza un altro ele-mento essenziale del significato del rito nel tessuto sociale: ilrapporto tra rito e il lignaggio (lineage) familiare. Ci particolar-mente rilevante nella provincia del Fujian, dove la controversia

    sorta e ha avuto i suoi sviluppi pi drammatici. Quella provinciainfatti, a causa delle migrazioni, ha visto un grande rafforzamentodi questo legame, indispensabile per la sopravvivenza e lo svilup-po del benessere del clan familiare. I difensori dei riti hanno vistonella loro proibizione un attacco mortale al legame che sancisce lasolidariet tra i membri della stessa famiglia. Proibire i riti equiva-leva a scardinare il cuore stesso del tessuto sociale delle comunitdel Fujian. Gli avversari dei riti hanno ritenuto che per i convertitifosse impossibile un vero cambio di rotta religioso e morale senzaprima spezzare quel profondo legame familiare, prioritario rispettoalle scelte individuali.Menegon mostra uno sviluppo inaspettato e per certi aspetti para-dossale della comunit cattolica di Fuan. Ivi il cristianesimo si consolidato come religione locale, raggiungendo una consistenzanumerica significativa (anche oggi in quellarea il cattolicesimoraggiunge l8% della popolazione) e una grande capacit di assor-bire difficolt e persecuzioni. Fu proprio il gruppo consolidatosiattorno alla predicazione rigorista dei domenicani ad affermarsi e aimporsi come un gruppo anti-istituzionale e dissidente rispetto alla

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    politica religiosa ufficiale, ma nello stesso tempo fortemente radi-cato nel panorama locale religioso e sociale. La vicenda di Fuanstudiata recentemente da Menegon (2010), per quanto fortementelegata a fattori e personaggi locali difficilmente paragonabili con il

    resto della Cina, apre a nuove e sorprendenti interpretazioni circa lacomplessa vicenda del cattolicesimo cinese nel XVIII secolo.

    IL PENSIERO DEI LETTERATI CRISTIANI

    Il coinvolgimento di cristiani e avversari, letterati e funzionari cine-si nella disputa stato un aspetto a lungo trascurato, ma finalmen-te riscoperto dalla pi recente storiografia. Anche se inferiore a

    quella sterminata nelle varie lingue occidentali, la documentazionein lingua cinese di grande significato. Gli scritti dei convertiticinesi ci restituiscono informazioni sullimpatto della controversianella loro vita quotidiana e nella pratica della fede. Come ha ricor-dato Li Tiangang, lo storico contemporaneo che, insieme a LinJinshui, pi ha studiato la controversia da un punto di vista deidocumenti cinesi, i cattolici del tardo periodo Ming e del primoperiodo Qing sono stati protagonisti della controversia, e non solopassivi spettatori e vittime. vero che gran parte del dibattito si

    svolto sopra la loro testa. Si parl molto dei cinesi e solo in rareoccasioni fu chiesto loro cosa ne pensassero. Una di queste con-tenuta nel rapporto che i gesuiti inviarono a Roma nel 1701: essocontiene alcune testimonianze giurate di cristiani cinesi in favoredei riti.Tra i letterati cristiani cinesi ad avere scritto circa la controversia (edei quali ci siano pervenuti gli scritti) si devono ricordare almeno iseguenti: Li Jiugong e i due figli Li Liangjue e Li Yifen, membri diuna famiglia fortemente legata a Giulio Aleni; Yan Zanhua e ilfiglio Paolo Yan Mo (questultimo il pi prolifico autore sulla que-stione dei riti); Xia Dachang, Xia Xianggong, Qiu Sheng, ZhangXingyao, Zhu Ximan e il domenicano Gregorio Lo Wenzhao (ilprimo e unico vescovo cinese fino al 1926). Tutti costoro sono vis-suti nel primo periodo della dinastia Qing (tra la fine del XVII e ini-zio del XVIII secolo) e provenivano dalle province del Fujian eZhejiang.Paolo Yan Mo, Li Yifeng e Xia Xianggong hanno messo mano allapenna per ribattere alle posizioni che il domenicano FranciscoVaro, missionario nel Fujian, espresse negli anni 1670 attraverso il

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    libroDiscussione circa i riti (bianji). Le loro argomentazioni muo-vono dai testi classici confuciani e confrontano le diverse possibi-lit interpretative con lo sviluppo della pratica dei riti nelle variefasi della civilt cinese. Lo spazio e lo scopo di questo saggio non

    permettono di entrare nella riflessione di merito, alquanto ostica achi non sia familiare con tematiche sinologiche. Occorre per sot-tolineare con rammarico che il ricco e sostanziale contributo deicattolici cinesi circa il significato dei riti, la discriminazione da loroproposta tra le pratiche accettabili e quelle non accettabili, le loroargomentate risposte agli avversari del cristianesimo da una parte eagli avversari dei riti dallaltra, non hanno trovato alcuno spazionellelaborazione delle decisioni ecclesiastiche e nei documentidella Santa Sede.

    Lin Jinshui ha descritto i letterati cristiani come situati in una terradi mezzo, portatori di una duplice identit: da una parte hannosostenuto la legittimit dei riti in continuit alla loro formazioneconfuciana; dallaltra si sono professati cattolici devoti, interessatialla difesa e alla diffusione della fede. Essi hanno cercato di pre-sentare i loro argomenti in modo ragionevole e coerente. ()Hanno sperato che il cattolicesimo si diffondesse largamente inCina, e nello stesso tempo hanno ritenuto che la cultura cinese nonavrebbe dovuto trasformarsi in occidentale 8.

    La proibizione ai cattolici di prendere parte ai riti, indispensabilecerimonia per assumere cariche pubbliche e accademiche, ha avutocome conseguenza che i funzionari e i letterati non avrebbero potu-to aderire alla Chiesa cattolica. Il cattolicesimo cinese ha dunqueperso la sua testa pensante, bloccando il processo di inculturazioneche pu essere elaborato solo da cristiani locali. Non sono pi sortenella Chiesa cinese figure prestigiose e di valore come Paolo XuGuangqi, Leone Li Zhizao o i letterati cristiani menzionati sopra.Non solo: per secoli il cristianesimo stato percepito dagli espo-nenti del pensiero e della cultura come un corpo estraneo, come unacosa irrimediabilmente straniera. Bisogna aspettare gli anni No-vanta del XX secolo per ritrovare un movimento di simpatia e aper-tura da parte del mondo intellettuale verso il cattolicesimo.Come abbiamo accennato sopra, alcuni cattolici dellarea di Min-

    8. JINSHUI LIN, Chinese Literati and the Rites Controversy, in David E. Mungello (ed.), The

    Chinese Rites Controversy. Its History and Meaning. Monumenta Serica, MonographSeries XXXIII & Steyler Verlag, Sankt Augustin & Nettetal 1994, pp. 81-82.

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    dong nel nord Fujian (dove sorge la comunit di Fuan) si sonoschierati a favore delle tesi dei domenicani, ma purtroppo nonhanno argomentato per iscritto le loro posizioni.

    IDEOLOGIE TEOLOGICHE E STRATEGIE MISSIONARIE

    Se la questione dei riti deve essere narrata tenendo insieme le filadei molteplici aspetti che si intersecano e sovrappongono, la natu-ra di questo saggio impone di dedicare una certa attenzione allanatura teologica della disputa e al ruolo svolto da Matteo Ricci. Idiversi gruppi missionari, gesuiti, domenicani, francescani, Mis-sioni Estere di Parigi, lazzaristi ecc. ebbero agende teologiche e

    strategie missionarie significativamente diverse, che modificavanoin modo sostanziale la lettura interpretativa dei fenomeni cultura-li, linguistici e religiosi che si muovevano attorno a loro. Il meto-do dellaccomodamento, il modo soave di Alessandro Valignanofu, come noto, centrale nellattivit missionaria dei gesuiti. Essoha le sue radici teologiche nel pensiero tomista e di Erasmo daRotterdam. Laccomodamento era uno strumento, o dispositivo er-meneutico, secondo lespressione di Elisabetta Corsi 9, adatto adaffrontare complesse questioni culturali e religiose.

    Laccomodamento permette di confrontarsi positivamente con larealt e il creato, perch se la natura umana ha conosciuto la deca-denza del peccato, essa pur sempre proveniente da Dio. Unesempio di accomodamento in atto costituito dalla metodologiacatechetica accomodata da Ricci al contesto cinese, che distin-gueva nettamente tra catechismo e dottrina cristiana. Il catechi-smo mira a una rappresentazione cristiana della realt culturale ereligiosa, attraverso la trattazione dei soli temi che appartenevano,secondo la teologia scolastica, alla rivelazione naturale, ovverocomprensibili con la luce della ragione. La dottrina cristiana con-tiene gli insegnamenti della rivelazione positiva indispensabili perricevere il battesimo e praticare la vita cristiana, ovvero la fedesoprannaturale. La distinzione attuata da Ricci e compagni trapredicazione indiretta e predicazione diretta, che ricalcava

    9. E. CORSI,El debate actual sobre el relativismo y la produccin en las misiones catli-cas durante la primera edad moderna: Una leccin para el presente?, in Id. (ed.), rde-nes religiosas entre Amrica y Asia. Ideas para una historia misionera de los espacioscoloniales, El Colegio de Mxico, Mexico City 2008, 17-54.

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    quella tra catechismo e dottrina cristiana, tra ragione e fede, erabasata non solo sullesperienza che avevano acquisito a contattocon la complessa realt cinese, ma anche sulla loro interpretazio-ne della teologia scolastica, su cui torneremo brevemente. I gesui-

    ti non hanno nascosto il carattere cristiano del loro messaggio o lanatura religiosa della loro missione in Cina: hanno solo applicatoun metodo, innovativo nella pratica, ma saldamente ancorato allatradizione teologica ed ecclesiale. Per i gesuiti la predicazione diCristo era il punto di arrivo di un itinerario di evangelizzazioneprogressivo.I missionari degli ordini mendicanti praticarono invece il metododella predicazione diretta, occasionalmente e, spesso impropria-mente, definito della tabula rasa. I missionari di Parigi e i lazzari-

    sti (oggi vincenziani) seguirono la stessa linea: la predicazione diCristo crocifisso era il punto di partenza; la missione si dovevaattuare attraverso lannuncio diretto e senza mediazioni del kerig-ma salvifico, attuata attraverso la predicazione di strada, ovverola proclamazione, in uno spazio pubblico, con il crocifisso tra lemani, della salvezza eterna per chi accetta la fede e della condannaper chi la rifiuta.La differenziazione teologica e pratica tra i gesuiti e i domenicaniche abbiamo descritto trova la sua origine nellaspra polemica che

    divideva i due ordini religiosi circa la relazione tra la grazia di Dioe la volont umana, nota come la controversiaDe auxiliis. I gesui-ti erano unistituzione giovane, imbevuta dello spirito dellUma-nesimo e del Rinascimento, e i propri teologi e missionari davanovalore agli atti umani, ispirati e sostenuti dalla Grazia. I domenica-ni (e i francescani) erano istituzioni con gi alcuni secoli di vita ein qualche modo spontaneamente conservatrici. Non desta sorpre-sa, dunque, che i gesuiti e i domenicani avessero opinioni divergen-ti anche nel campo della teologia morale: i primi sostenevano ilprobabilismo, ovvero lopinione che in caso di incertezza circa lamoralit di unazione, prevale la libert di compierla, una volta rite-nuto che essa sia probabilmente legittima. I domenicani aderiva-no al probabiliorismo, ovvero allopinione secondo cui in caso diincertezza sulla legittimit di unazione, ci si debba astenere dalcompierla.Nel 1603 Ricci aveva descritto i riti come

    fuori di ogni idolatria, e forse che anco si possi dire non esserenessuna superstizione, sebene ser meglio commutar questo in

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    limosine ai poveri per le anime di tali defunti, quando sarannocristiani10.

    Ecco lo strumento ermeneutico dellaccomodamento concretamen-

    te allopera: essendo i riti certamente non idolatrici e probabil-mente non superstiziosi, Ricci stabilisce che la loro pratica sia pru-dentemente permissibile, in vista di una progressiva cristianizza-zione degli stessi. Ai cristiani, pur essendo permesso di attendere atali cerimonie, era vietato bruciare la carta-denaro, rivolgere pre-ghiere o richieste ai defunti e mantenere la credenza che lo spiritodei defunti si sarebbe nutrito del cibo offerto. Anche le cerimoniein onore di Confucio erano, secondo Ricci, senzaltro non supersti-ziose. Tuttavia ai cristiani letterati non era ammesso di partecipare

    alle cerimonie pi solenni, dove la loro partecipazione non fosserichiesta, ma solo a quelle pi semplici, quando la loro presenza eraindispensabile per il conferimento di cariche pubbliche.A questa impostazione si opposero i domenicani e i francescani,avversi al lassismo morale e dottrinale, del quale i gesuiti furonoaccusati in seguito anche dai missionari francesi, appartenenti alleMissioni Estere di Parigi e alla Congregazione della Missione (ilazzaristi), interpreti di un rigorismo influenzato dal movimentogiansenista 11.

    La cronaca storica sempre pi complicata di ogni schematizzazio-ne. Non tutti i gesuiti erano a favore dei riti: Jean Valat e ClaudeVisdelou furono esponenti della piccola minoranza che li ha avver-sati. Daltra parte non tutti i domenicani e i francescani erano con-tro i riti. Il domenicano Gregorio Luo Wenzao era favorevole, comelo era un considerevole numero di francescani nella seconda fasedella disputa.

    LE MOLTEPLICI CHIAVI DI LETTURA

    Oggi gli studiosi cercano di superare lorizzonte teologico, dottri-nale e canonico che si avviluppa attorno alla necessit di stabilirese i riti fossero superstiziosi, religiosi, culturali, civili o

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    10. Fonti Ricciane, I, 118.11. In una conversazione con lautore, Francois Barriquand, MEP, ha respinto lopinio-

    ne che il giansenismo abbia influenzato in modo significativo lideologia dei missionaridi Parigi.

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    politici. Ma linterpretazione dei riti, come abbiamo cercato dimostrare, si scontra con la complessit e lambiguit linguistica,con la necessit della traduzione di concetti da mondi diversi, radi-calmente altri. Occorre dunque metter in campo le competenze

    della filosofia del linguaggio, dellinterculturalit, dellantropolo-gia culturale e della sociologia, della filosofia e dellantropologiadella religione. Tematiche che esulano dalle ambizioni di questosaggio.Dal punto di vista storico ed ecclesiale, in un senso molto impor-tante, la questione dei riti cinesi non che un episodio della lottaantigesuitica da parte dei numerosi e potenti avversari, ecclesiasti-ci, politici e ideologici, della Compagnia di Ges. La totale sconfit-ta dei gesuiti nella questione dei riti una delle cause che ne hanno

    affrettato la disgraziata soppressione nel 1773.Le implicanze politiche e diplomatiche della controversia non de-vono essere considerate con minore attenzione. Nella prima fasedella disputa i gesuiti da una parte e i mendicanti dallaltra si posizio-navano allinterno della lunga lotta tra i portoghesi e gli spagnoli peril controllo dellAsia orientale. I primi, insediatisi a Macao, sostene-vano la Compagnia attraverso il padroado; i secondi, insediatisi aManila, sostenevano i mendicanti attraverso il vicariato regio. LaSanta Sede interviene nel 1623 fondando la congregazione di Pro-

    paganda Fide, proprio con lo scopo di sottrarre le missioni cattolichealle strumentalizzazioni delle due superpotenze iberiche.Nella seconda fase della controversia entra prepotentemente ingioco la Francia, intenzionata a contrastare e sostituire le potenzeiberiche nel mondo, imponendo la propria influenza, che poi diven-ter il patronato sulle missioni cattoliche, uno dei mali principalidenunciati da Benedetto XV nel 1919. Gli uomini che la Franciamette in campo sono soprattutto i missionari di Parigi, poi i lazza-risti e, per quanto riguarda il contatto presso la corte, i matemati-ci del re, ovvero un gruppo specializzato di cinque gesuiti inviatonel 1685 da Luigi XIV a Kangxi. Nella seconda fase della contro-versia la Spagna ha perso influenza: i protagonisti sono la Francia,il Portogallo (il cui ruolo stato analizzato esemplarmente da An-tnio Vasconcelos de Saldanha) e soprattutto i due contendentidiretti: la Cina e la Santa Sede. indubbio che Clemente XI e Kangxi abbiano cercato di parlarsi edi trovare un accordo. Gli strumenti e gli uomini di mediazione sisono rivelati, come spesso succede, completamente inadeguati allostorico compito. Fa male leggere incontrovertibili evidenze di erro-

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    ri madornali e di uomini impreparati e meschini messi in campodalla Santa Sede. Il povero e tragico De Tournon, per esempio, fuinviato in Cina come consolazione per non aver ottenuto la sedeepiscopale di Torino a cui aspirava. La diplomazia della Santa Sede

    viene spesso, a sproposito, descritta come sofisticata e diligente.Nel caso della controversia dei riti nessuna di queste qualit statamessa in evidenza. Si tratta di un caso emblematico di fallimentoecclesiastico e diplomatico.Un altro aspetto che non possiamo qui approfondire fu il coinvol-gimento nella controversia del mondo intellettuale europeo, che apartire dal XVIII secolo si lascia ammaliare dalle notizie che giun-gono dallimpero cinese, considerato come governato da un sovra-no illuminato e paternalistico. Il gi citato Gottfried Wilhelm von

    Leibniz e poi Voltaire e altri intellettuali erano influenzati da talepercezione; lo stesso Leibniz intervenne nel dibattito sui riti, espri-mendosi a favore, pur avendo incluso tra le sue letture il trattatoantigesuitico di Navarrete.

    CONCLUSIONE

    Leggendo la lunghissima Costituzione ApostolicaEx quo singulari

    di Benedetto XIV (5 luglio 1742) si comprende il livello dramma-tico che la questione dei Riti aveva raggiunto. Il papa sent lobbli-go morale di chiuderla una volta per sempre, ordinando che la con-troversia non fosse pi riaperta e ridiscussa. Il linguaggio impiega-to sembra il pi perentorio, solenne, definitivo e inappellabile checi si possa aspettare da un documento pontificio.Dopo aver condannato i Riti in modo risoluto, ribadendo ed ina-sprendo le disposizioni di Clemente XI, Benedetto XIV condannale otto Permissioni di Mezzabarba, che ammettevano una interpre-tazione tollerante dei Riti. Benedetto XIV afferma:12

    Questa Nostra Costituzione durer per sempre. Con essa Noirevochiamo, ritiriamo, abroghiamo, e dichiariamo che una e cia-scuna di queste Permissioni sono senza alcuna forza o effetto.

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    12. Congregazione di Propaganda Fide (1893) #1762, tradotto in Inglese in Sure & Noll,

    100 Roman Documents Concerning the Chinese Rites Controversy (1645-1941), RicciInstitute, Dan Francisco 1992, pp. 46-61.

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    Noi diciamo e declamiamo che siano considerate per semprecome nulle, vuote, invalide, completamente futili e inefficaci.() Noi assolutamente condanniamo quelle Permissioni. Edesse non saranno mai ammesse in nessun luogo. ()

    Nessuno potr presumere di poter spiegare o interpretare leparole gi citate della Costituzione in un modo diverso da quel-lo che Noi abbiamo stabilito.() Con conoscenza certa, attenta deliberazione, e nel pienodella Nostra autorit Apostolica, per mezzo di questa Co-stituzione e in virt di Santa obbedienza, Noi ordiniamo espres-samente che tutte e ciascuna delle cose contenute in questaNostra Costituzione debbano essere osservate esattamente, inte-gralmente, assolutamente, inviolabilmente e invariabilmente.

    () Noi vogliamo che questa Nostra Costituzione rimanga inforza nella sua integralit per tutto il tempo che verr.

    Come noto, la Costituzione di Benedetto XIV contiene anche ilseverissimo giuramento che ogni missionario doveva compiereprima di partire per la Cina. Ad esso segue una convinta e nobileconsiderazione: lobbedienza che Benedetto chiede ai missionarinon potr rallentare la diffusione della Fede, in quanto Dio non famai mancare la Grazia a chi annuncia il puro Vangelo con coraggio

    e senza temere di versare per esso il proprio sangue. Gli ultimiparagrafi contengono una bellissima descrizione delle virt deglievangelizzatori:

    I missionari devono considerarsi quali veri discepoli di GesCristo. Essi devono credere che sono da Lui inviati non per gioietemporali, ma per grandi combattimenti; non per gli onori, maper le umiliazioni; non per una vacanza, ma per lavorare; nonper ritirarsi in riposo, ma per portare molto frutto attraverso lasofferenza.

    La conclusione della Costituzione mostra come Benedetto XIVfosse ben cosciente della posta in gioco, sapeva di dover prendereuna decisione radicale e definitiva, ed ha agito a occhi aperti, aragion veduta, con grande nobilt e dignit di intenti perch since-ramente credeva, davanti a Dio, che fosse la scelta giusta da fare. Eper questo si impegnato con la pienezza della sua autoritApostolica. Benedetto XIV ha prodotto una Costituzione impo-nente, lunga, coscienziosa, solenne, con argomentazioni congrue e

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    dignitose, con passaggi nobilissimi e attualissimi. Il papa fece lasua scelta, molti non la condividevano, ma tutti hanno obbedito.La breve Istruzione della Congregazione di Propaganda Fide, fir-mata dal Prefetto Pietro Fumasoni-Biondi e da Celso Costantini

    (con lavallo del papa Pio XII) ribalta la lunga e solenne Costi-tuzione Apostolica del 1742, reintroducendo di fatto proprio il con-tenuto di quelle Permissioni che Benedetto XIV aveva abolito persempre in modo sacrosanto.Le motivazioni addotte dal documento del 1939 per giustificare ilradicale sovvertimento della decisione di Benedetto XIV sembranoper di mancare di coerenza logica e dignit teologica e culturale.Si afferma che il governo cinese assicura la Santa sede che i Ritisono civili. Un argomento stupefacente: non si d ragione di come

    il governo possa giudicare una questione ecclesiale su cui si erapronunciato in modo solenne e definitivo un Romano Pontefice. Ladichiarazione da parte dellimperatore Kangxi del 1700, in cui egliafferma la natura civile dei Riti, era stata considerata a Roma comeuna impropria interferenza. Kangxi fu un sovrano gentile, consi-derato tra i migliori in assoluto nella millenaria storia cinese, amicodei missionari, al punto che il Cardinale Costantini afferm (proba-bilmente a torto) che limperatore si sarebbe convertito se non fosseinsorta la maledetta questione dei Riti. Il documento di Pro-

    paganda Fide non spiega come mai una cosa imposta come defini-tiva a schiere di missionari costretti per 200 anni ad un durissimo einusuale giuramento, sia improvvisamente considerata legittima.Lapertura della Santa Sede del 1939 nei confronti dei Riti cinesi,avvenuta nel contesto dellumiliazione subita dallinvasione giap-ponese, e scarsamente motivata dal punto di vista teologico edecclesiale, venne recepita con fatica e ritardo dalle comunit catto-liche cinesi. Tuttavia la decisione del 39 fu un segnale di aperturaverso la necessit di un rapporto positivo tra evangelizzazione ecultura. Il rinnovamento della prospettiva missionaria venne codi-ficato dal Concilio Vaticano Secondo, anche se nei suoi documentinon menziona il termine inculturazione.La strada del dialogo culturale fu accolta e sviluppata dai recentipontefici, facendone una via maestra dellevangelizzazione. E,come abbiamo brevemente menzionato sopra, Giovanni Paolo IInel 1982 e nel 2001 e Benedetto XVI nel 2009, nel 2010 e nel 2011,hanno dichiarato la correttezza e la lungimiranza del metodo mis-sionario dellaccomodamento adottato da Matteo Ricci. un net-to superamento delle contestazioni allapproccio missionario che

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    NOTA BIBLIOGRAFICA

    Negli ultimi anni ho offerto ad Hong Kong, Macao e Roma corsisulla Controversia dei Riti Cinesi, raccogliendo una vasta bi-bliografia sul tema, che include circa 350 titoli di fonti primarie esecondarie, in varie lingue. Riporto qui solo i titoli delle operedirettamente o indirettamente menzionate nel presente studio.

    Corsi Elisabetta, El debate actual sobre el relativismo y la produc-cin en las misiones catlicas durante la primera edad moderna:Una leccin para el presente?, in Elisabetta Corsi, ed., rdenesreligiosas entre Amrica y Asia. Ideas para una historia misione-ra de los espacios coloniales, Mexico City: El Colegio de

    Mxico, 2008, 1754Corsi Elisabetta, La retrica de la imagen visual en la experienciamisional de la Compaa de Jess en China (siglos XVII-XVIII):una evaluacin a partir del estado de los estudios, in Perla Chin-chilla & Antonella Romano, ed., Escrituras de la modernidad:Los jesuitas entre cultura retrica y cultura cientfica, MexicoCity: Universidad Iberoamericana, 2008, 9495.

    Criveller Gianni, Matteo Ricci, missione e ragione. Milano:PIMEdit, 2010.

    Di Fiore Giacomo,La legazione Mezzabarba in Cina (1720-1721).Napoli: Istituto Universitario Orientale, Collana Matteo RipaVII, 1989 (in appendice 26 documenti in lingua italiana chevanno dal 1709 al 1742).

    Cummins James F., A Question of Rites. Friar Domingo Navarreteand the Jesuits in China. Aldershot, Hants: Scolar Press, 1993.

    Coco Giovanni , Santa Sede e Manciuku (1932-1945). Con appen-dice di documenti. Roma: Libreria Editrice Vaticana, 2006.

    Lin Jinshui, Chinese Literati and the Rites Controversy. In DavidE. Mungello (edited by), The Chinese Rites Controversy. ItsHistory and Meaning. Sankt Augustin & Nettetal: MonumentaSerica & Steyler Verlag, Monograph Series XXXIII, 1994, pp.65-82.

    Malatesta Edward J., A Fatal Clash of Wills: The Condemnationof the Chinese Rites by the Papal Legate Carlo TommasoMaillard de Tournon. In David E. Mungello (edited by), TheChinese Rites Controversy. Its History and Meaning. SanktAugustin & Nettetal: Monumenta Serica Monograph SeriesXXXIII & Steyler Verlag, 1994, pp. 211-246.

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    Menegon Eugenio, Christian Loyalists, Spanish Friars and HolyVirgins in Fujian during the Ming-Qing Transition. InMonumenta Serica, 51, 2003, pp. 335-365.

    Menegon Eugenio, Jesuit-Dominican controversies over Chineserituals: European and Chinese textual strategies. Boston Uni-versity, Department of History

    Menegon Eugenio, Jesuits, Franciscans and Dominicans inFujian: The Anti-Christian Incidents of 1637-1638, in (editedby) Tiziana Lippiello and Roman Malek Scholar from the West.

    Giulio Aleni S.J. (1582-1649) and the Dialogue between Chri-stianity and China. Sankt Augustin & Brescia: MonumentaSerica Monograph Series XLII & Fondazione Civilt Bresciana,Annuali IX, 1997, pp. 219-262.

    Minamiki George S.J., The Chinese Rites Controversy. From ItsBeginning to Modern Times. Chicago: Loyola University Press,1985.

    Mungello David E. (edited by), The Chinese Rites Controversy. ItsHistory and Meaning. Sankt Augustin & Nettetal: Monumenta

    Serica & Steyler Verlag, Monograph Series XXXIII, 1994.Ricci Matteo, Della entrata della Compagnia di Gies e Chri-stianit nella Cina, a cura di Maddalena Del Gatto. Macerata:Quodlibet, 2000. Lopera, scritta a Pechino tra il 1609 e 1610, furiprodotta da Pasquale M. DElia in Fonti Ricciane. Documentioriginali concernenti Matteo Ricci e la storia delle prime rela-zioni tra lEuropa e la Cina (1579-1615), 3 voll. Roma: Libreriadello Stato, 1942-1949.

    Ricci Matteo, Lettere, (a cura di Francesco DArelli). Macerata:Quodlibet, 2001.

    Sisto Rosso Antonio,Apostolic Legations to China of the eighteencentury. South Pasadena: P.D. and Ione Perkins, 1948. (In appen-dice 33 documenti dal 1702 al 1726).

    Rouleau Francis A., Maillard de Tournon Papal Legate at theCourt of Peking. In, Archivum Historicum Societatis Iesu,XXXI, 1962, n. 62.

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    Rule Paul, Kung-tzu or Confucius. The Jesuit Interpretation of

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    Serica Monograph Series XXXIII, Sankt Augustin, 1994, pp.249-267.San Roman Miguel ngel, Cristianos laicos en la misin domini-

    cana del norte de la provincia de Fujian, China, en el siglo XVII.Roma: 2000.

    San Roman Miguel, The End of the Rites. In, Symposium inCommemoration of the 70thAnniversary of the Consecration ofthe First Six Chinese Bishops. Fujen University, Taipei 1997, pp.129-152,

    Standaert Nicolas, Rites Controversy, in Nicolas Standaert (edi-ted by), Handbook of Christianity in China, Volume One: 635-1800. Brill, Leiden - Boston - Kln, 2001, pp. 680-688. Lega-tions and Travellers, pp. 355-364.

    St. Sure Donald F. (tradotti da) & Noll Ray R. (a cura di), 100 Ro-man Documents Concerning the Chinese Rites Controversy(1645-1941). San Francisco: Ricci Institute, 1992.

    Vasconcelos de Saldanha Antnio, De Kangxi para o Papa, pelavia de Portugal. Memria e Documentos relativos interveno

    de Portugal e da Companhia de Jesus na questo dos RitosChinese e nas relaes entre o Imperador Kangxi e s Santa S.Instituto Portugus do Oriente, Macau, 2002. (Tre volumi cheraccolgono circa 180 documenti che vanno dal 1670 al 1729).

    Villarroel Fidel, The Chinese rites controversy: Dominican view-point, in Philippina Sacra, 28, 1993, pp. 5-61.

    Vissire Isabelle e Jean-Luis (a cura di - traduzione in Italiano diArmando Marchi e Anna Silva), Lettere edificanti e curiose dimissionari gesuiti dalla Cina (1702-1776). Parma, Ugo Guandaeditore, 1993.

    Von Collani Claudia, Charles Maigrots role in the Chinese RitesControversy. David E. Mungello (edited by), The Chinese RitesControversy. Its History and Meaning, Monumenta SericaMonograph Series XXXIII, Sankt Augustin, Steyler Verlag,Nettetal, 1994, pp. 149-183.

    Von Collani Claudia, Legations and Travelers, in NicolasStandaert (edited by), Handbook of Christianity in China,Volume One: 635-1800. Brill, Leiden - Boston - Kln, 2001, pp.355-364.

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    Von Collani Claudia, Jing Tian- The Kangxi Emperors gift toFerdinand Verbiest in the Rites Controversy. In (a cura di JohnW. Witek S.J.), Jesuit Missionary, Scientist, Engineer and Di-plomat. Sankt Augustin & Nettetal: Monumenta Serica, Steyler

    Verlag &Ferdinand Verbiest Foundation, 1994, pp. 453-470.Witek John W., Claude Visdelou and the Chinese Paradox InEdward Malatesta & Yves Raguin (a cura di), Images de laChine: Le contexte occidental de la sinologie naissante. Taipei &Paris: Variettes Sinologiques -Nouvelle Sries- vol. 78. RicciInstitute, 1995, pp. 372-385.

    Witek John W., Eliminating Misunderstandings: Antoine DeBeauvollier (1657-1708) and his Eclarcissements sur les Con-troversies de la Chine. In David E. Mungello (a cura di), The

    Chinese Rites Controversy. Its History and Meaning. Sankt Au-gustin & Nettetal: Monumenta Serica Monograph Series XXXIII& Steyler Verlag, 1994, pp. 185-210.

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    LISTA DEI CARATTERI CINESI

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    LA CONTROVERSIA DEI RITI CINESINELLE COLLEZIONI DEL PIME DI MILANO

    In Biblioteca

    Nel fondo Libri Antichi della Biblioteca del Pime di Milano, siconservano alcuni documenti di notevole interesse storico con-cernenti la Controversia dei Riti cinesi

    Difesa de missionari cinesi Della Compagnia di Gies, in rispo-sta allApologia de PP. Domenicani Missionarii della Cina,Intorno a gli onori di Confusio, e de Morti,opera di un religioso

    Teologo della medesima Compagnia [Giovanni Cinesi Benedetti], 2.edizione corretta ed accresciuta, In Colonia: per il Berges, 1700.

    Difesa del giudizio formato dalla S. Sede Apostolica, nel di 20.novembre 1704 e pubblicato in Nankino dal card. di Tournon,alli 7. febbrajo 1707. intorno a riti e cerimonie cinesi: contro unlibello sedizioso intitolato Alcune riflessioni intorno alle cose pre-senti della Cina. A cui vengono annesse tre appendici contro le trescritture latine ultimamente stampate dalli difensori de medesimi

    riti condannati. Opera di un dottore della Sorbona, trasportata dalmanoscritto francese da un religioso italiano, 2. edizione, In Torino,A spese di Gio. Battista Fontana libraro, 1709.

    Istoria delle cose operate nella China da monsignor Gio.Ambrogio Mezzabarba patriarca dAlessandria, legato aposto-lico in quellImpero, Scritta dal padre Viani, servita, suo confes-sore e compagno nella predetta legazione, Edizione seconda, inColonia, appresso Enrico Aertssens, 1740.

    Memorie storiche della legazione e morte delleminentiss. Mon-signor cardinale di Tournon esposte con munumenti [sic] raried autentici non piu dati alla luce. Opera divisa in otto volumi, acura del card. Domenico Passionei, in Venezia, appresso GiuseppeBettinelli, 1761-1762.

    Aperu historique sur la Chine par un Missionnaire [FlixGennevoix], Rome, Imprimerie polyglotte de la S. C. de la Propa-gande, 1873.

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    Sono inoltre consultabili in biblioteca numerose importanti ope-re sullo stesso tema, tra cui si segnalano

    Lexpos des Jsuites de Pkin sur le culte des anctres prsen-t lempereur Kang hi en novembre 1700,

    Joseph Dehergne,sj., in Les rapports entre la Chine et lEurope au temps desLumires, Parigi 1977.

    100 Roman Documents concerning the Chinese Rites Con-troversy (1645-1941) / translations by Donald St. Sure, sj., editedwith Introductions and Summaries by Ray R. Noll., San Francisco,Ricci Institute for ChineseWestern Cultural History, 1992

    The Chinese Rites controversy,its history and meaning, edited byDavid E. Mungello, jointly published by Institut MonumentaSerica, S.kt Augustin and The Ricci Institute for ChineseWesternCultural History, San Francisco, Nettetal, Steyler Verlag, 1994

    Failure in the Far East: Why and how the Breach between theWestern World and China first began, by Malcom Hay, Wetteren(Belgium), Scaldis, 1956. Contents: 1. The Society of Jesus; 2.William Leslie; 3. The Court of Roma; 4. Walter Leslie; 5. James II

    and the Holy See: 6. William Leslie and the Chinese Missions; 7.The Emperor Kang Hsi and the papal Legate; 8. The hidden powerof iansenism; 9. The suppression of truth; 10. The end of it all.Appendix 1: Suspected of jansenism; 2. Leslies secret; 3. Decreeof the Sacred Congregation of Propaganda Fide, 8 december 1939.

    Mailard de Tournon papel delegate at the Court of Peking,Francis A. Rouleaum sj., Roma 1962. Extractum ArchivumHisto-ricum Societatis Iesu vol. 31.

    Nel Museo Popoli e Culture

    Il Novus Atlas Sinensis di Martino Martini S.I.

    Il Museo Popoli e Culture conserva una pregevole prima edizionedelNovus Atlas Sinensis, costituito da 171 pagine di testo in latinoe 17 carte geografiche a colori (15 dedicate alle singole provincedellImpero cinese, una allintera Cina e una al Giappone), corre-

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    date da descrizioni di luoghi, notizie di carattere etnografico, cultu-rale e climatico.Ne autore padre Martino Martini S.I. (Trento 1614 - Hangzhou1661), missionario gesuita, esperto in matematica, geodesia, carto-

    grafia e magnetismo, in Cina dal 1634.E stato uno dei primi protagonisti della Controversia dei RitiCinesi: sollecitato dai suoi superiori e confratelli ad offrire il suocontributo alla discussione intorno alla complessa questione, pero-rando la causa del principio delladattamento praticato dallaCompagnia di Ges, nel 1650, Martini lascia la Cina alla volta diRoma. Qui ottiene che ad occuparsi della questione sia il SantUf-ficio ed espone in un memoriale le ragioni della Compagnia diGes. Si dedica inoltre a unintensa attivit editoriale, volta solle-

    citare in Europa e presso la Curia Romana una maggiore conoscen-za del mondo cinese e, quindi, una pi corretta interpretazione dellacontroversia.Il suo apporto fondamentale, tanto che nel 1656, il SantUfficioemana un decreto che riconosce come legittima la prassi pastoraledei gesuiti. Ma solo linizio della lunga Controversia.Durante il suo soggiorno in Europa, nel 1655 Martini pubblica adAmsterdam, presso il rinomato stampatore Joan Blaeu, il NovusAtlas Sinensis, nel quale viene integrata per la prima volta la tecni-

    ca cartografica occidentale, basata sulle coordinate geografiche,con le precedenti conoscenze del territorio elaborate dalla tradizio-ne culturale cinese e vengono anche recepite le pi recenti scoper-te geografiche cinesi, tra cui lesatta posizione delle sorgenti delFiume Yangzi (Fiume Azzurro). LAtlas riporta anche la corretta in-dicazione di oltre 10.000 toponimi cinesi, per la prima volta tra-scritti in lettere latine. Lopera era destinata a restare per oltre unsecolo la pi importante fonte occidentale sulla geografia del-lImpero Cinese.13

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    13. Al Novus Atlas Sinensis di Martino Martini dedicato il numero 3 della collana I

    Quaderni del Museo dal titolo Geografia di un incontro che raccoglie testi di RiccardoScartezzini e Federico Masini.

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    Centro di Cultura

    e Animazione Missionaria Pime

    Via Mos Bianchi, 94 - 20149 MilanoTel 02 438221 - fax 02 4695193