La Comunicazione Non Violenta

23
La Comunicazione non violenta La Comunicazione consapevole e non violenta è un metodo semplice ed efficace, creato da Marshall Rosenberg, amico e collaboratore di Carl Rogers che migliora la capacità di comunicare autenticamente, insegnando ad identificare ed esprimere con chiarezza, in un modo rispettoso di sé e degli altri, ciò che sentiamo e che desideriamo ottenere. Insegna ad usare il linguaggio dell’ ”io”, parlare di noi stessi senza valutare, giudicare, etichettare gli altri, e dà un’alternativa valida alle reazioni automatiche di attacco o fuga di fronte ad una difficoltà relazionale. La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai condizionamenti inconsapevoli Nell’era dell’informatica e della comunicazione, in realtà le persone comunicano sempre più in fretta e male; aumentano la solitudine, l’incomprensione, la mancanza di relazioni profonde, e la paura dell’altro che generano atteggiamenti di rifiuto, integralismo e razzismo. E’ un linguaggio nuovo e rivoluzionario che con semplicità trasforma il modo di esprimerci, e permette di liberarci dalla violenza, sia da quella più evidente che da quella più nascosta. La violenza con cui comunichiamo è il risultato di una mancanza di consapevolezza, è l’espressione di una frustrazione che non trova le parole per esprimersi. Siamo separati da noi stessi, dai nostri sentimenti e bisogni, l’educazione che riceviamo sviluppa le nostre capacità e comprensione intellettuale ma non le capacità di comprensione emozionale. Non sappiamo usare il vocabolario della nostra vita interiore, non abbiamo imparato a riconoscere i nostri sentimenti e i nostri bisogni, fin da piccoli siamo stati educati a compiacere gli altri, e abbiamo reagito obbedendo per paura di un castigo o per ricevere un premio ed essere accettati ed amati, oppure ribellandoci e litigando. Tutto ciò ci porta a comunicare con una violenza sottile, di cui non siamo consapevoli, e anche con le nostre migliori intenzioni i risultati sono scadenti, quando cerchiamo di esprimere qualcosa spesso otteniamo che l’altro reagisca chiudendosi o attaccandoci. Allo stesso modo, quando qualcuno ci parla, spesso ci sentiamo aggrediti, e reagiamo, e molte volte non sappiamo perché questo succeda. Siamo così abituati che non ci rendiamo conto di usare una comunicazione malevola, fatta di sarcasmo e di parole che implicano un giudizio. La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai condizionamenti inconsapevoli, invece di esprimere i nostri pensieri con parole che giudicano, separano e aumentano il conflitto impariamo ad usare parole che riconciliano e trovano soluzioni benefiche.

description

testo esplicativo sulla comunicazione non violenta o linguaggio giraffa coniato da marshall rosenberg suo inventore e sperimentatore

Transcript of La Comunicazione Non Violenta

  • La Comunicazione non violenta

    La Comunicazione consapevole e non violenta un metodo semplice ed efficace, creato da Marshall Rosenberg, amico e collaboratore di Carl Rogers che migliora la capacit di comunicare autenticamente, insegnando ad identificare ed esprimere con chiarezza, in un modo rispettoso di s e degli altri, ci che sentiamo e che desideriamoottenere.

    Insegna ad usare il linguaggio dell io, parlare di noi stessi senza valutare, giudicare, etichettare gli altri, e d unalternativa valida alle reazioni automatiche di attacco o fuga di fronte ad una difficolt relazionale.

    La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai condizionamenti inconsapevoli

    Nellera dellinformatica e della comunicazione, in realt le persone comunicano sempre pi in fretta e male; aumentano la solitudine, lincomprensione, la mancanza di relazioni profonde, e la paura dellaltro che generano atteggiamenti di rifiuto, integralismo e razzismo.

    E un linguaggio nuovo e rivoluzionario che con semplicit trasforma il modo di esprimerci, e permette di liberarci dalla violenza, sia da quella pi evidente che da quella pi nascosta.

    La violenza con cui comunichiamo il risultato di una mancanza di consapevolezza, lespressione di una frustrazione che non trova le parole per esprimersi.

    Siamo separati da noi stessi, dai nostri sentimenti e bisogni, leducazione che riceviamo sviluppa le nostre capacit e comprensione intellettuale ma non le capacit di comprensione emozionale.

    Non sappiamo usare il vocabolario della nostra vita interiore, non abbiamo imparato a riconoscere i nostri sentimenti e i nostri bisogni, fin da piccoli siamo stati educati a compiacere gli altri, e abbiamo reagito obbedendo per paura di un castigo o per ricevere un premio ed essere accettati ed amati, oppure ribellandoci e litigando.

    Tutto ci ci porta a comunicare con una violenza sottile, di cui non siamo consapevoli, e anche con le nostre migliori intenzioni i risultati sono scadenti, quando cerchiamo di esprimere qualcosa spesso otteniamo che laltro reagisca chiudendosi o attaccandoci.

    Allo stesso modo, quando qualcuno ci parla, spesso ci sentiamo aggrediti, e reagiamo, e molte volte non sappiamo perch questo succeda.

    Siamo cos abituati che non ci rendiamo conto di usare una comunicazione malevola, fatta di sarcasmo e di parole che implicano un giudizio.

    La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai condizionamenti inconsapevoli, invece di esprimere i nostri pensieri con parole che giudicano, separano e aumentano il conflitto impariamo ad usare parole che riconciliano e trovano soluzioni benefiche.

  • La Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna a comunicare in modo autentico, ed esprimere la propria forza, nel rispetto altrui e di noi stessi, senza essereaggressivi, superando anche la tendenza, in caso di malessere o disaccordo, a lasciarele cose come stanno per non ferire gli altri o per non essere feriti.

    Quando c un problema aiuta a capire a cosa stiamo reagendo e quali sono i nostri sentimenti e bisogni e insegna come esprimere una richiesta negoziabile.

    Lobiettivo non costringere laltro a fare ci che vogliamo o pensiamo sia giusto, bens raggiungere la soluzione migliore per entrambi.

    Quando la nostra richiesta non un ordine ma la proposta di una soluzione possibile,saremo capaci di accettare la risposta dellaltro, qualsiasi essa sia, e permetteremo allaltro di esprimere con chiarezza i suoi sentimenti e bisogni e di farci a sua volta unarichiesta che ci lasci la libert di non essere daccordo e di cercare insieme la soluzionemigliore per entrambi.

    E un modello semplice, un metodo in 4 passi grazie il quale osservo, sento, verifico di cosa ho bisogno, cosa mi manca per stare meglio e contemporaneamente, cosa osserva, sente, e di cosa ha bisogno laltro.

    OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE

    Sviluppiamo la capacit di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro i fatti concreti che diminuiscono il nostro benessere, dando allaltro una informazione precisadi quanto sta succedendo.

    Impariamo ad accorgerci che se c un malessere perch successo qualcosa, che stiamo reagendo a un evento o a una situazione che genera unemozione.

    IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI

    Come ci sentiamo in relazione a ci che successo e che abbiamo descritto? i fatti generano in noi delle sensazioni a cui sono collegati pensieri, emozioni e sentimenti, quali sono? Impariamo a fermarci e a chiederci Cosa sento?, invece di scatenare unareazione di contrattacco a qualcosa che ci ha fatto male. I

    Invece di scaricare la rabbia e il malessere sullaltro mi fermo, mi ascolto e divento consapevole di cosa sta succedendo in me ed aumento la mia libert di scelta.

    RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI

    Se ho percepito un malessere perch un mio bisogno, un valore importante per me sono stati frustrati, c qualcosa che insoddisfatto.

    Le sensazioni, i pensieri, le emozioni sono segnali che rivelano i nostri veri bisogni e ciaiutano a capire cosa ci serve, cosa importante per noi, che direzione dare al nostro cammino di crescita.

    ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

    A partire dalla consapevolezza dei nostri bisogni reali, impariamo a formulare delle richieste concrete, in modo efficace, empatico, rispettoso di noi stessi e degli altri.

  • Impariamo a chiedere evitando di dare ordini, manipolare o cercare di obbligare laltroa fare quanto vogliamo.

    Impariamo ad esprimere una richiesta negoziabile e a cercare insieme allaltra personauna soluzione benefica per entrambi.

    1.OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE

    Viviamo in compagnia di una potente voce interna che critica e svaluta noi stessi e gli altri e ci allontana dalla soluzione dei problemi.

    Abbiamo appreso come comportarci nel mondo attraverso un sistema di regole che ci impongono dei limiti.

    I nostri genitori, insegnanti, preti ecc. ce lhanno insegnato attraverso il meccanismo di punizione e premio.

    Questo metodo di insegnamento distruttivo, ma dato che stato tramandato da unagenerazione allaltra, cos radicato in noi che non ce ne rendiamo conto e non ci rendiamo conto dei suoi effetti negativi.

    In realt a causa di questo sistema siamo divisi in un Giudice che condanna e in una Vittima colpevole e che diventa sempre pi debole e prigioniera.

    Il dialogo interno critico ci allontana da ci di cui abbiamo bisogno, cos smettiamo di agire nella direzione utile a soddisfare le nostre necessit.

    Spesso questa la causa della depressione che uno stato di mancanza di contatto con noi stessi, con le nostre necessit e con le nostre forze e azioni creative.

    Serve una grande energia ed attenzione per individuare questi atteggiamenti distruttivi e trasformarli in idee e comportamenti utili ed efficaci per la vita.

    Fare osservazioni un elemento importante della comunicazione, ci permette di rivelare allaltro in forma chiara e sincera cosa succede e come ci sentiamo.

    Ma, se losservazione contiene una valutazione, lefficacia del nostro messaggio minima, probabile che laltro non recepisca cosa vogliamo trasmettergli, perch si sentir criticato e opporr resistenza o si chiuder.

    Imparando a differenziare le osservazioni dalle valutazione diventiamo consapevoli deicondizionamenti culturali che ci limitano, portarli alla luce il passo base per liberarcene.

    I pensieri pieni di critiche, colpa, ira non creano un ambiente sano al nostro interno, ncon gli altri. La Comunicazione Consapevole e Non Violenta aiuta ad avere uno stato mentale pi sereno e benevolo e ci invita a centrarci su ci che desideriamo piuttosto che su ci che sta male in noi e negli altri.

    Impariamo a lavorare con il positivo.

  • 2 .IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI

    Siamo stati abituati a sentire frasi come questa: I bambini grandi NON hanno paura! , Le bambine buone non si arrabbiano!

    Leducazione che abbiamo ricevuto ha privilegiato lo sviluppo dei processi mentali cognitivi, non siamo stati educati a riconoscere ed esprimere le emozioni, anzi siamostati incoraggiati ad azzittirle, questo ci porta ad essere tagliati fuori dai nostri sentimenti e a perdere un importante sistema di riferimento utile per scegliere e prendere decisioni.

    Abbiamo impariamo ad essere bravi bambini e brave bambine, educati e ragionevoli, imparando a soffocare quello che sentiamo, ad esempio non ci dobbiamo occupare di noi ( egoista) invece bene occuparci degli altri, percepire cosa sentono e comportarci di conseguenza per avere la loro approvazione, essere accettati e non perdere lamore di cui abbiamo bisogno.

    Facilmente quando i bambini provano unemozione vengono invitati a non sentirla:

    Ad esempio: un bambino o una bambina che prova collera si sente dire: Non bene essere in collera, i bambini bravi non sono mai in collera!

    Perci, visto che sente collera, il bambino pensa di non essere bravo e di non valere niente. In conclusione imparer a soffocare la collera e a fingere.

    Oppure se prova tristezza si sente dire: Non va bene essere tristi, con tutto quello chehai e che facciamo per te!

    Perci, visto che si sente triste, il bambino pensa di essere un egoista e di non valere niente. In conclusione imparer a soffocare la tristezza e a fingere.

    Ci che un bambino apprende in questo modo che essere adulti vuol dire negare le emozioni.

    Per essere amato ed avere un posto nel mondo deve evitare di ascoltare ci che sente e comportarsi di conseguenza, e dedicarsi ad ascoltare quello che vogliono gli altri, se se stesso rischia di perdere lamore.

    Perdere il contatto con se stessi e soffocare emozioni e sentimenti faticoso e doloroso e crea un grande malessere.

    Per anestetizzare questo malessere le persone ricorrono a diversi sistemi: alcool, droghe, fumo, lavoro, sesso ecc. ecc.

    A causa di questo allenamento a soffocare ci che sentiamo, siamo cos poco capaci disentire e riconoscere ci che sentiamo che facilmente quando diciamo Sento, in realt diciamo Penso o Credo.

    In nessuno di questi esempi Sento usato correttamente :

  • Sento che avresti dovuto saperlo

    Sento che devo essere sempre disponibile

    Sento che non servir a niente

    Sento che un irresponsabile

    Sento che il mio capo un manipolatore

    Oppure diciamo Sento per dire ci che crediamo di essere.

    Ad esempio : Mi sento incapace come padre, questo 1 giudizio su di se, ci che sento davvero Mi sento frustrato e stanco

    Oppure in realt interpretiamo il comportamento dellaltro

    Ad esempio Mi sento insignificante per mio padre in realt esprimo come credo che mio padre mi giudichi.

    Mi sento incompreso indico il livello di comprensione dellaltro

    Mi sento ignorato interpreto il comportamento dellaltro e dico in realt Tu mi ignori

    3. RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI

    Quando proviamo emozioni negative il malessere cos forte che pur di uscire da questo stato tendiamo a dare la colpa a qualcun altro e diciamo Sono arrabbiato perch tu/ perch i vicini/ perch mio padre/ perch il lavoro .... ecc. ecc.

    Collocandoci nella posizione della vittima attribuiamo allaltro la responsabilit di ci che viviamo, ci deresponsabilizziamo e diamo agli altri la chiave del nostro benessere.

    Questo atteggiamento impedisce il cambiamento e ci fa rimanere nelle situazioni spiacevoli.

    LE EMOZIONI E I SENTIMENTI SONO SEGNALI UTILI DA IDENTIFICARE E DISTINGUERE, quando sono negative SONO SEGNALI DI ALLARME, sono come le spie del cruscotto di un auto che segnalano se una funzione, un bisogno soddisfatto o insoddisfatto, sono degli indicatori importanti.

    Imparare a riconoscere le emozioni e le necessit che rivelano permette due grandi vantaggi:

    1) RINUNCIARE AD ESSERE DELLE VITTIME INDIFESE E LIBERARCI DALLA DIPENDENZA DAGLI ALTRI, DANDOCI VALORE E STIMA

    Esempio molto diverso se di me penso:

    Mi sento manipolato rispetto a Mi sento triste e in collera, ho bisogno di essere rispettato.

  • 2) IMPARARE A PARLARE DI ME, AVERE COSCIENZA DI COSA SENTO E DI COSA HO BISOGNO E PERMETTERE CHE LALTRO CAPISCA COSA PROVO, COME STO, DI COSA HO BISOGNO, in questo modo creo la possibilit di un incontro, facendo si che laltro recepisca il mio messaggio, liberandolo da tutto ci che crea separazione, divisione, opposizione

    CIO CHE DICONO E FANNO GLI ALTRI pu essere lo stimolo ma NON E MAI LA CAUSA DEI NOSTRI SENTIMENTI.

    I nostri sentimenti sono il risultato di come decidiamo prendere ci che ci dicono e fanno gli altri.

    Riconoscere questo ci porta ad accettare la responsabilit di ci che facciamo e pensiamo per generare i nostri sentimenti.

    Di fronte a un messaggio negativo possiamo scegliere tra almeno 4 possibilit:

    Ad esempio se ci dicono SEI LA PERSONA PIU EGOISTA CHE HO CONOSCIUTO IN VITA MIA

    1) Possiamo sentirci colpevoli: Si, sono egoista e dovrei essere pi sensibile con gli altri

    In questo modo accettiamo il punto di vista dellaltro e ci facciamo carico della colpa, questo attacca la nostra autostima e ci costa un prezzo elevato: ci sentiamo colpevoli, depressi carichi di vergogna

    2) Possiamo dare la colpa allaltro e contrattaccare: Non hai diritto a dirmi questo, con tutto quello che faccio sempre per venire incontro alle tue esigenze, legoista vero sei tu!

    Restituiamo protestando, ci arrabbiamo, finiamo litigando.

    3) Possiamo ascoltare i nostri sentimenti e necessit: Quando mi dici che sono egoista mi sento triste e stanco perch vorrei anche che tu riconoscessi gli sforzi che faccio spesso per venire incontro alle tue necessit

    Centrando lattenzione in noi scopriamo cosa ci ferisce di pi e quale bisogno non viene soddisfatto.

    4) Possiamo usare lempatia per capire i sentimenti e le necessit dellaltro: Ti senti offesa perch avresti bisogno che si tenessero pi in conto le tue necessit?

    Invece di colpevolizzarci o colpevolizzare laltro per ci che ha detto ci mettiamo in un atteggiamento empatico che cerca di chiarire cosa laltro esattamente prova e di cosa ha bisogno.

  • 4. ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

    Il quarto passo della Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna come esprimere in modo efficace una richiesta, innanzitutto ci invita a chiarire cosa vogliamo chiedere agli altri perch la nostra vita sia pi soddisfacente e ricca.

    Nel passo precedente abbiamo chiarito di cosa abbiamo bisogno per stare bene adesso, adesso traduciamo questo in fatti concreti, formulando le nostre richieste sotto forma di azioni che spiegano cosa possono fare gli altri perch questo succeda.

    Quali sono gli errori pi frequenti?

    Spesso usiamo un linguaggio vago per indicare come vorremmo che una persona fosse o si sentisse senza precisare le azioni che vorremmo che facesse, ad esempio Voglio che tu mi ami! pu essere una richiesta incomprensibile piuttosto che Mi piacerebbe tanto che quando ci incontriamo mi abbracciassi, cosa ne pensi?

    Le frasi vaghe, astratte, ambigue possono essere fraintese, una richiesta poco definita pu bloccare la comprensione e la comunicazione, pu anche essere vissuta come eccessiva, ad esempio Ho bisogno della tua attenzione! piuttosto che Vorrei parlartidi una cosa importante, quando pu essere un buon momento per te?

    Le domande indirette facilmente creano malintesi e irritazione, es. Ho sete invece di Potresti portarmi un bicchier dacqua?.

    Una domanda indiretta d per scontato che laltro capisca la richiesta implicita nelle nostre parole e questo non per niente certo, e da la sensazione a chi la riceve di essere manipolato.

    Chiedere ci che non vogliamo invece di chiedere ci che vogliamo, ad es. Voglio chenon lavori troppo piuttosto che Vorrei che tu passassi pi tempo con me e i bambini

    Pi chiaramente esprimiamo quello che desideriamo e pi facilmente possiamo ottenerlo.

    Esprimere ci che desideriamo molto diverso da dare ordini, la persona che riceve un ordine sente che verr castigata se non compie quanto richiesto.

    Quando ordino il mio obiettivo obbligare laltro a cambiare e cambiare i suoi comportamenti, quando le mie richieste sono negoziabili e le esprimo sinceramente come proposte, invece, sto cercando di creare una relazione autentica, basata sullempatia e sulla comprensione reciproca che ha come scopo il dialogo e la soddisfazione delle necessit di tutti.

  • LEADER DI SE E COMUNICAZIONE NON VIOLENTA

    Leader di s colui che sa

    guidare le proprie emozioni

    Nello stato di coscienza adattato, in cui comunemente viviamo, una persona schiava delle proprie emozioni. Ci significa che non leader di s, ma succube dei propri circuiti neuronali pi primitivi, meno evoluti.

    Con questo stato di schiavit al proprio interno, naturale che, anche allesterno, la persona sia facilmente assoggettabile, governabile, sfruttabile e manipolabile dalle lites di potere.

    In ultima analisi queste lites (siano esse economiche, politiche, religiose...) per mantenere il potere, hanno tutti gli interessi affinch le persone non imparino a gestirele proprie emozioni, in particolare la paura, ossia non diventino leader di s.

    Questo stato di schiavit a cui ci sottomettiamo inconsapevolmente, parte del campo semantico del giudizio, il quale ormai diventato, nella cultura occidentale, una categoria a priori della nostra percezione della realt; per questo cos difficile accorgercene e liberarcene.

    Noi crediamo di essere liberi fautori del nostro destino, ma non ci accorgiamo che, in realt, trascorriamo la nostra intera vita allinterno delle aule di un tribunale: ogni nostro singolo pensiero, azione, emozione, viene valutata da un instancabile giudice interiorizzato e onnipotente al nostro interno.

    Non essendo dunque liberi, ma schiavi di unentit interiorizzata attraverso la cultura e quindi invisibile ai nostri occhi, le elits di potere possono dormire sonni tranquilli, perch hanno trovato la chiave per mantenere gli esseri umani nella paura di essere giudicati colpevoli, paura che essi stessi, autonomamente, giorno dopo giorno, generano al proprio interno... e, come detto sopra, se unemozione come la paura a guidare la persona, essa non sar mai leader di s.

    Come mai questo giudice ha cos potere su di noi?

    Perch la cultura oppressiva e narcisista, in cui ci troviamo immersi, riuscita nei secoli a creare un tipo di linguaggio (che la materia di cui sono fatti i nostri

  • pensieri) impregnato di presupposti che danno per scontato che il metro di valutazionedelle relazioni umane sia il giudizio.

    Il risultato dellutilizzo del linguaggio in questa modalit, che per noi diventa normalevalutare noi stessi e gli altri in base a criteri quali colpa, merito, migliore, peggiore, castigo, premio, bravura, stupidit, peccato, punizione, senso di colpa, senso di inferiorit, condanna, vergogna, paura, rimprovero...

    E se invece di queste categorie immaginassimo per un momento di utilizzare lo strumento linguaggio (di per s neutro) in una modalit completamente inedita, che metta al centro la qualit della relazione, i sentimenti, i bisogni di una persona, i suoi valori? Una modalit che valorizzi la comprensione profonda dei fatti e una giustizia riparativa, anzich punitiva? Se imparassimo ad utilizzare questo tipo di linguaggio oltrech con le altre persone, in prima istanza con noi stessi e le nostre parti interne?

    Questa la sfida della Comunicazione non Violenta di Marshall Rosenberg, che, in Aleph, viene integrata nel Metamodello 2.

    La Comunicazione consapevole e empatica

    Lino Lepore

    Cos la Comunicazione Empatica?

    possibile connettersi allumanit di ogni persona? possibile interagire con le altre persone in una maniera che dia lo stesso valore ai bisogni di tutti? La comunicazione empatica ci aiuta ad essere in contatto con ci che vivo dentro ciascuno di noi in ogni momento, con ci che possiamo fare per renderci la vita pi bella e con la consapevolezza di ci che ostacola la nostra disposizione naturale a daree ricevere. Il linguaggio della comunicazione empatica rafforza la nostra capacit di ispirare empatia nelle altre persone e dascoltare con empatia tanto loro quanto noi stessi.

    La comunicazione empatica marca un percorso che ci aiuta a reimpostare come ci esprimiamo, come ascoltiamo e come risolviamo i nostri conflitti, focalizzando la nostra coscienza sullosservazione, le emozioni, i bisogni e le richieste concrete.

    Attraverso il modello della CNV, Marshall Rosenberg ci aiuta a capire come possibile:

    diventare consapevoli dei nostri bisogni e valori profondi.

    diventare consapevoli dei nostri bisogni e valori profondi.

    esprimere i nostri sentimenti e bisogni e prendercene cura.

  • ascoltare i bisogni autentici dietro ogni messaggio altrui.

    manifestare una comprensione rispettosa per i messaggi ricevuti.

    andare oltre pensieri, parole e azioni basate su giudizi moralistici.

    riconoscere gli schemi di pensiero che portano alla collera e alla depressione.

    comunicare utilizzando il potere curativo dell empatia.

    rimanere connessi ai nostri valori nel corso di ogni interazione.

    agire non motivati da paura, senso di colpa, risentimento, vergogna o obbligo.

    sviluppare delle strategie rivolte a soddisfare i bisogni di tutti.

    motivare senza la minaccia di punizioni n la promessa di ricompense.

    superare i condizionamenti culturali che ostacolano lempatia e promuovono la violenza.

    Impariamo ad esprimerci in modo onesto, con il solo scopo di rivelare ci che vivo e presente in noi. Scopriamo una connessione profonda, sostenuta da un reciproco dare e ricevere dal cuore. Lamore qualcosa che possiamo praticare vivendo un esperienza spirituale gioiosa, che inizia da noi. La CNV uno strumento semplice nei suoi principi, ma potente per migliorare la nostra relazione con noi stessi e con gli altri.Ci invita ad attivarci per creare un mondo di empatia e compassione, in cui il linguaggio che usiamo la chiave per arricchire la vita.

    1. sito Web

    La Comunicazione Nonviolenta (cnv) opera di Marshall B. Rosenberg, Ph.D., direttore dei servizi educativi del CNVC (Center for Nonviolent Communication), una organizzazione mondiale senza scopo di lucro. I riferimenti sono:

    In Italia:Centro EsserciVia Silvano Caleri 1442100 Reggio EmiliaTel/fax 0522 943053Email: [email protected] Sito web: www.centroesserci.itLa dott.sa Vilma Costetti, direttrice del Centro Esserci, attualmente lunica insegnante in Comunicazione Nonviolenta Linguaggio Giraffa autorizzata in Italia dal CNVC.

    Nel mondo:Center for Nonviolent Communication, CNVCPO Box 6384Albuquerque, NM 87197Tel: +1.505.244.4041 Fax: +1.505.247.0414Email: [email protected] Sito web: www.cnvc.org

  • Tratto dal sito web del CNVC:Linee guida per condividere la cnv( per quelli che non sono trainer certificati dal Center for Nonviolent Communication )Quando si fatta lesperienza della cnv nella propria vita, spesso si sente una grande voglia di condividere con gli altri ci che si ha imparato. In effetti proprio il nostro sogno che con i nostri sforzi congiunti, tutte le persone e le istituzioni si aprano ad unapi profonda capacit di relazioni pacifiche e a prodigarsi per la vita. Diamo il benvenuto a tutti quelli che vorranno partecipare a diffondere la visione della cnv e non vogliamo in nessun modo scoraggiare questo entusiasmo.Le domande che seguono vengono spesso formulate da persone che vogliono condividere la propria cognizione della cnv con altri individui, gruppi e istituzioni.Se non volete scoraggiare le persone dallinsegnare la cnv, come mai esiste la certificazione dei trainer?La nostra intenzione non di scoraggiare le persone che vogliono trasmettere lapprendimento in modi che loro ritengono validi. Abbiamo per il desiderio di proteggere lintegrit della cnv in quanto corpo dinsegnamento. In questo senso certifichiamo dei trainer per garantire la correttezza, completezza e affidabilit dello scopo e del modello della cnv. I trainer certificati simpegnano daltronde a dare il loro sostegno allopera del CNVC, come viene descritto nell accordo con i trainer.E dunque non avete obbiezioni al fatto che alcuni di noi insegnino la cnv?In assoluto, lo incoraggiamo. Apprezziamo che vogliate condividere la vostra esperienza, rendendo chiaro che il vostro insegnamento si basa sulla vostra comprensione della cnv. Vi chiediamo per di dare pieno riconoscimento a Marshall B. Rosenberg e di menzionare le organizzazioni e i trainer cnv locali, cos come di provvedere informazione di contatto per il CNVC, www.cnvc.org.

    2. liberarsi dai giudizi

    Una questione fondamentale per una coscienza nonviolenta la traduzione dei propri giudizi in sentimenti e bisogni. impossibile apprezzare i bisogni degli altri e coltivare lempatia se allo stesso tempo li stiamo giudicando. Liberarsi dai propri giudizi ci pu apparire comunque un compito immenso. E cos pareva a me allinizio. La mia mente sembrava che emettesse un giudizio al secondo, mentre cercava di ordinare i dati in categorie di buoni e cattivi. Ecco come pensavo: Questo vestito carino e quello l brutto, quella persona conduce bene e quella no, questo giardino ben tenuto e quello non lo , questa strada in brutte condizioni, quel capo cattivo e cos via. I pi piccoli dettagli dovevano essere valutati e messi nella loro categoria.

    Finalmente ho voluto cambiare atteggiamento. Ho cominciato a tradurre i miei giudizi, riconoscendo il modo in cui una cosa mi poteva toccare. E cos quando mi sorprendevoa pensare, Che schifo di strada! lo traducevo in Questa strada molto pi accidentata di quanto siano quelle che io frequento abitualmente e mi preoccupo un po per le mie gomme. Traducevo, Quanto brusca quella l, col suo figlio! in Quando vedo questa donna parlare a suo figlio in quel modo, mi sento a disagio perch per me la pazienza importante. Qualche volte davo empatia alla mamma nella mia mente, Scommetto che quella mamma si sente veramente sopraffatta e ha bisogno di staccare un po. Man mano che mi abituavo a fare cos, i miei giudizi cominciarono a diminuire decisamente. Divent pi facile provare benevolenza per le

  • persone e ascoltarli con empatia, anch io sentivo una libert che non conoscevo prima. Un cambiamento simile necessita concentrazione ed impegno, ma i benefici sono tantissimi.

    3. Processo dellauto-empatia

    1 passo: godersi lo show degli sciacalli

    Rilascia i tuoi sciacalli! Dagli unopportunit di dire la loro. Se provi a reprimerli potresti non ricevere tutta la saggezza che le loro sciacallate nascondono per te.

    cos indifferente

    unora che sto qui, aspettando

    Il mio tempo non ha valore per lui

    proprio un maleducato

    Gli interessa soltanto il suo tempo e la sua vita

    Non pensa mai a me!

    2 passo: le emozioni

    Sii consapevole delle tue emozioni stimolate dalla circostanza.

    Sento rabbia e dolore ed esasperazione e fastidio.

    E mi sento a disaggio perch non mi piace sedermi sola in un ristorante.

    3 passo: fare uno sforzo cosciente

    Fai uno sforzo cosciente per tradurre i pensieri di sciacallo in auto-empatia, attenendoti ai passi seguenti.

    4 passo: i bisogni

    Sii sicuro didentificare i tuoi bisogni. Se dovessi rimanere preso tra le osservazioni e leemozioni non giungerai alla risoluzione e alla guarigione che desideri. La piena guarigione viene dallidentificazione ed il rimpianto per i bisogni non soddisfatti.

    Ho bisogno di rispetto e di affidabilit e di prevedibilit.

    5 passo: Rimpiangere in giraffa

    Riconoscere limportanza e il dolore del bisogno non soddisfatto.

    Quando penso a tutte le volte che ho aspettato nella mia vita mi sento triste. Hoaspettato Giovanni, ho aspettato la mamma, ho aspettato il mio ex.

  • Qualche volta ho aspettato e non sono neanche venuti. E veramente avevo sempre questo grande bisogno di essere rispettata e anche che le cose si svolgessero come previsto. S, proprio cos. Vorrei essere rispettata e che ci sia prevedibilit nelle cose. E anche potermi fidare che gli accordi che faccio saranno rispettati e se ho un appuntamento con qualcuno questa persona ci sar. Mi sento triste quando penso quanto sia importante per me tutto ci e quanto raramente questo mio bisogno stato soddisfatto.

    Adesso che hai identificato i sentimenti dietro ai bisogni non soddisfatti, rimani con questi sentimenti a rimpiangere le volte che i bisogni non sono stati soddisfatti. Fa parte del processo di guarigione.

    6 passo: riconoscere la bellezza dietro al bisogno

    Notate se sentite un qualsiasi cambiamento quando avete identificato e pienamente rimpianto il bisogno insoddisfatto. Concentra lattenzione sul bisogno stesso. Focalizzati sulla sua bellezza e su quanto sia meraviglioso avere questo bisogno soddisfatto. Come sarebbe avere il mio bisogno di rispetto e di affidabilit pienamente soddisfatto?

    7 passo: Fare una richiesta a noi stessi o agli altri

    Adesso che ho identificato il mio vero bisogno, quale azione potrebbe aiutarmi a soddisfare questo bisogno? Qualche volta non necessario che ci sia un azione. Riconoscere e rimpiangere il bisogno bastano per sentirsi guariti.Altre volte vorremo fare una richiesta: Giovanni, io avevo capito che ci dovevamo incontrare alle 6. Quando arrivi alle 7, mi sento angosciata e insicura perch ho un forte bisogno di prevedibilit e di essere rassicurata che le persone con cui ho un appuntamento rispetteranno il loro impegno. Saresti daccordo di chiamarmi se vedi che sarai pi di un quarto dora in ritardo?

    (un modello di Mary Mackenzie)L auto-empatia ci incoraggia a focalizzare lattenzione sui nostri bisogni e su ci che veramente vogliamo chiedere o fare per soddisfarli, anzich centrarci su ci che non va in noi o negli altri. Per esempio, se mi alzo con il mal di testa, invece di lamentarmi per tutte le cose che ho sbagliato (poco o troppo sonno, abitudini alimentari, ecc.), lauto-empatia mi centra su ci di cui ha bisogno il mio corpo per guarire.

    I nostri conflitti ci conducono spesso ad uno stato alienato dai nostri bisogni, dove dominano i pensieri giudicanti. Per esempio, vorremmo avere un contatto autentico e profondo con altre persone ma allo stesso tempo questo ci fa paura e respingiamo gli altri. Allora deduciamo che nessuno ci vuol bene o che non meritiamo di essere apprezzati. Il risultato finale pu essere la depressione, lo scoraggiamento o il disgustoverso noi stessi.

  • 4. Pema Chodron parla ... in cnv

    Cominciamo da noi stessi. Ci diamo ragione o ci diamo torto tutti i giorni, le settimane,i mesi e gli anni della nostra vita. Siamo convinti che abbiamo bisogno di aver ragione,di non sbagliare, per star bene. Non vogliamo aver torto, perch allora staremmo male... Quando ci diamo ragione possiamo guardare cosa succede. Pensare di aver ragione pu essere piacevole; possiamo sentirci nel giusto, esserne molto sicuri e avere un sacco di gente d'accordo che abbiamo ragione. Ma supponiamo che c' qualcuno che non d'accordo. Cosa succede allora? ... Se stiamo molto attenti al momento della rabbia e dell'aggressivit, forse vedremmo che questa la sostanza delle guerre. la sostanza dei conflitti razziali: pensare che siamo nel giusto ed essere spiazzati, disorientati, e pieni di indignazione quando qualcuno non d'accordo con noi. Dall'altra parte quando pensiamo di aver torto e ne siamo convinti, anche l possibileguardare. Tutta questa faccenda di aver torto o ragione ci rinchiude in un mondo pi piccolo ...

    Invece di dare agli altri ragione o torto, ... c' una terza via, molto poderosa. La si potrebbe vedere come rimanere sospesi sul filo del rasoio, senza cadere ne di qua ne di l. Questo implica non essere attaccato alla nostra versione dei fatti in modo cos stretto. Implica mantenersi aperti di cuore e di mente il tempo necessario per considerare l'idea che quando vediamo le cose come sbagliate lo stiamo facendo perch desideriamo calpestare su un suolo stabile e sicuro. Allo stesso modo quando le vediamo come giuste o corrette, stiamo comunque cercando di ottenere stabilit e sicurezza. Sarebbe possibile avere il cuore e la mente grandi abbastanza per mantenersi sospesi in quello spazio dove non siamo sicuri di chi ha ragione e di chiha torto? Potremmo non avere un ordine del giorno quando entriamo in una stanza eci incontriamo con un'altra persona, non sapere cosa dire, non dare all'altro ragione o torto? Potremmo ascoltare, vedere, sentire gli altri cos come sono veramente? Questa una pratica molto potente. La vera comunicazione pu succedere soltanto in quello spazio.

    Che si tratti di noi, dei nostri amanti, dei nostri capi, dei nostri bambini, del commerciante avido, del governo o della situazione politica, pi audace, pi reale, non escludere nessuno dai nostri cuori, non fare di nessuno il nostro nemico. Se cominciamo a vivere cos, vedremo che non possiamo pi pensare le cose come completamente giuste o sbagliate, perch le cose sono molto pi scivolose e giocherellone. Tutto ambiguo; tutto sta sempre cambiando e trasformandosi e ci sono sempre tante versioni quante sono le persone implicate in una situazione. Cercare di trovare delle verit assolute uno dei nostri trucchi per sentirci a nostro agio e sicuri.

    Tutto ci ci porta ad una questione sottostante ed essenziale per tutti noi. Come faremo per cambiare qualcosa? Come riuscire a che ci sia meno invece di pi violenza? Come posso io imparare a comunicare con una persona che mi sta facendo del male o con qualcuno che sta facendo del male a molta gente? Come posso parlare a questa persona in modo che le cose cambino realmente? Come posso comunicare in modo che si apra uno spazio dove entrambi entriamo in contatto con una sorta di intelligenza basica e condivisa da tutti? In un incontro potenzialmente violento, come comunicare in modo che nessuno dei due si arrabbi e diventi pi aggressivo? Come posso comunicare col cuore in modo che una situazione bloccata e chiusa possa

  • arieggiare. Come comunicare in modo che una situazione che sembrava gelata ed intrattabile cominci a ammorbidirsi e un certo scambio empatico cominci ad essere possibile?

    Ebbene, tutto comincia col voler sentire ci che stiamo provando. Comincia col voler avere una relazione benevola e compassionevole con le parti nostre che pensiamo nonsiano degne di esistere. Se consentiamo ad essere attenti non solo a ci che comodoma anche a cosa proviamo quando soffriamo, se soltanto aspiriamo a rimanere svegli e aperti a ci che proviamo, a dargli riconoscimento nel miglior modo che possiamo in ogni momento, allora qualcosa si sposta e comincia a cambiare.

    L'agire compassionevole, l'essere l per gli altri, il poter/saper agire e parlare comunicando, inizia col vedere se stessi nel momento in cui ci diamo ragione o torto. In quell attimo, potremmo semplicemente considerare il fatto che esiste un' alternativa pi ampia ed elevata di entrambi quei giudizi, dove c' un'energia pi tenera, pi vibrante e dove possiamo scegliere di vivere. Questa energia se la possiamo toccare, ci aiuter ad allenarci, lungo il percorso delle nostre vite, ad aprirci sempre di pi a ci che stiamo vivendo, ad aprirci di pi invece di chiuderci di pi. E potremmo scoprire che man mano che cominciamo ad impegnarci con questa pratica e a celebrare aspetti nostri che prima trovavamo impossibili, qualcosa si sposter in noi. I nostri vecchi schemi abituali cominceranno ad ammorbidirsi, e cominceremo a vedere i volti e a sentire le parole delle persone che ci parlano.

    Se cominciamo, con un po' di gentilezza, ad entrare in contatto con ci che sentiamo, inostri strati protettivi si scioglieranno, e troveremo che altre aree della nostra vita diventeranno accessibili. Man mano che impariamo ad avere compassione per noi stessi anche il cerchio di compassione per gli altri si allarga. . . .

    5. PARLANDO ED ASCOLTANDO CON EMPATIA Tratto da Creare la vera pace di Thich Nhat Hanh

    Nel nostro tempo la comunicazione tra gli individui, nelle famiglie e tra le nazioni, diventata molto difficile. Tuttavia, ci sono dei modi concreti per addestrarsi a comunicare senza violenza, e cos risvegliare in s lempatia verso gli altri e rendere possibile la mutua comprensione.

    Parlare ed ascoltare con empatia sono pratiche essenziali della comunicazione non violenta. Comunicare consapevolmente vuole dire essere cosciente di ci che diciamo e dirlo con benevolenza. Vuol dire anche ascoltare profondamente per sentire ci che viene detto e ci che non viene detto. Possiamo fare uso di questi metodi in qualsiasi situazione, in qualsiasi momento, ovunque siamo.

    Ci vorrebbe che almeno una persona in ogni famiglia fosse capace di comunicare empaticamente. Potrebbe essere un fratello, una sorella, un babbo, una mamma. C qualcuno nella tua famiglia che possa assumere questo ruolo, qualcuno che possa aiutare gli altri membri della famiglia a praticare lascolto profondo e a parlare con benevolenza? Potresti essere tu quella persona? Essere tu nella tua chiesa, sinagoga, sangha o comunit? O nel tuo posto di lavoro?

  • La persona che pratica la parola benevola e lascolto empatico sta praticando pace. Leio lui aprono i nostri cuori, le nostre famiglie e la nostra societ, alla comprensione, allapace e alla riconciliazione.

    IL METODO IN QUATTRO PASSI

    La Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna a comunicare in modo autentico, ed esprimere la propria forza, nel rispetto altrui e di noi stessi, senza essereaggressivi, superando anche la tendenza, in caso di malessere o disaccordo, a lasciarele cose come stanno per non ferire gli altri o per non essere feriti. Quando c un problema aiuta a capire a cosa stiamo reagendo e quali sono i nostri sentimenti e bisogni e insegna come esprimere una richiesta negoziabile.

    Lobiettivo non costringere laltro a fare ci che vogliamo o pensiamo sia giusto, bens raggiungere la soluzione migliore per entrambi.Quando la nostra richiesta non un ordine ma la proposta di una soluzione possibile, saremo capaci di accettare la risposta dellaltro, qualsiasi essa sia, e permetteremo allaltro di esprimere con chiarezza i suoi sentimenti e bisogni e di farci a sua volta una richiesta che ci lasci la libert di non essere daccordo e di cercare insieme la soluzione migliore per entrambi.

    E un modello semplice, un metodo in 4 passi grazie il quale osservo, sento, verifico di cosa ho bisogno, cosa mi manca per stare meglio e contemporaneamente, cosa osserva, sente, e di cosa ha bisogno laltro.

    OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE

    Sviluppiamo la capacit di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro i fatti concreti che diminuiscono il nostro benessere, dando allaltro una informazione precisadi quanto sta succedendo.

    Impariamo ad accorgerci che se c un malessere perch successo qualcosa, che stiamo reagendo a un evento o a una situazione che genera unemozione.

    IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI

    come ci sentiamo in relazione a ci che successo e che abbiamo descritto? i fatti generano in noi delle sensazioni a cui sono collegati pensieri, emozioni e sentimenti, quali sono? Impariamo a fermarci e a chiederci Cosa sento?, invece di scatenare unareazione di contrattacco a qualcosa che ci ha fatto male. Invece di scaricare la rabbia e il malessere sullaltro mi fermo, mi ascolto e divento consapevole di cosa sta succedendo in me ed aumento la mia libert di scelta.

    RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI

    Se ho percepito un malessere perch un mio bisogno, un valore importante per me sono stati frustrati, c qualcosa che insoddisfatto. Le sensazioni, i pensieri, le emozioni sono segnali che rivelano i nostri veri bisogni e ci aiutano a capire cosa ci serve, cosa importante per noi, che direzione dare al nostro cammino di crescita.

  • ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

    a partire dalla consapevolezza dei nostri bisogni reali, impariamo a formulare delle richieste concrete, in modo efficace, empatico, rispettoso di noi stessi e degli altri. Impariamo a chiedere evitando di dare ordini, manipolare o cercare di obbligare laltroa fare quanto vogliamo. Impariamo ad esprimere una richiesta negoziabile e a cercare insieme allaltra persona una soluzione benefica per entrambi.

    1. OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE

    Viviamo in compagnia di una potente voce interna che critica e svaluta noi stessi e gli altri e ci allontana dalla soluzione dei problemi.

    Abbiamo appreso come comportarci nel mondo attraverso un sistema di regole che ci impongono dei limiti. I nostri genitori, insegnanti, preti ecc. ce lhanno insegnato attraverso il meccanismo di punizione e premio. Questo metodo di insegnamento distruttivo, ma dato che stato tramandato da 1 generazione allaltra, cos radicato in noi che non ce ne rendiamo conto e non ci rendiamo conto dei suoi effetti negativi.

    In realt a causa di questo sistema siamo divisi in un Giudice che condanna e in una Vittima colpevole e che diventa sempre pi debole e prigioniera.

    Il dialogo interno critico ci allontana da ci di cui abbiamo bisogno, cos smettiamo di agire nella direzione utile a soddisfare le nostre necessit. Spesso questa la causa della depressione che uno stato di mancanza di contatto con noi stessi, con le nostre necessit e con le nostre forze e azionicreative.

    Serve una grande energia ed attenzione per individuare questi atteggiamenti distruttivi e trasformarli in idee e comportamenti utili ed efficaci per la vita.

    Fare osservazioni un elemento importante della comunicazione, ci permette di rivelare allaltro in forma chiara e sincera cosa succede e come ci sentiamo.

    Ma, se losservazione contiene una valutazione, lefficacia del nostro messaggio minima, probabile che laltro non recepisca cosa vogliamo trasmettergli, perch si sentir criticato e opporr resistenza o si chiuder.

    Imparando a differenziare le osservazioni dalle valutazione diventiamo consapevoli deicondizionamenti culturali che ci limitano, portarli alla luce il passo base per liberarcene.

    I pensieri pieni di critiche, colpa, ira non creano un ambiente sano al nostro interno, ncon gli altri. LaComunicazione Consapevole e Non Violenta aiuta ad avere uno stato mentale pi sereno e benevolo e ci invita a centrarci su ci che desideriamo piuttosto che su ci che sta male in noi e negli altri.

    Impariamo a lavorare con il positivo.

  • Alcuni esempi della differenza tra valutazioni ed osservazioni neutre che descrivono i fatti senza giudicarli:

    Valutazioni Osservazioni neutre

    Sei pigro Questa settimana ti sei svegliato sempre a mezzogiorno

    Dorme sempre dopo pranzo

    Fa le cose lentamente

    E tonto Fa cose che non capisco

    Le fa in modo diverso da come mi aspetto

    Come riconoscere la differenza tra OSSERVAZIONI NEUTRE e VALUTAZIONI che contengono giudizi, critiche, colpevolizzazioni?

    Possiamo fare attenzione ad alcune trappole in cui cadiamo facilmente:

  • Trappole Osservazione con valutazione

    Osservazione senza valutazione

    rimanda sempre allultimo sei sbagliata! hai fatto qualcosa che non capisco

    Verbi con significato valutativo

    rimanda sempre allultimo

    studia solo i giorni prima dellesame

    dove hai ficcato? dove hai messo lapriscatole?

    ti lamenti sempre da 3 giorni parli solo dei tuoi problemi in ufficio

    Dare per scontato che la propria ipotesi sia l'unica possibile

    non sar pronto per lesame

    non credo che riuscir ad essere

    Confondere una ipotesi con una certezza

    non sei coperto abbastanza e ti ammalerai

    temo che senza cappotto tu abbia freddo

    Non essere specifico Gli zingari sono ladri la zingara che mi ha chiesto lelemosina ha tentato di rubarmi il portafoglio

    Parlare delle abilit dando una valutazione

    Gioca male a calcio In 4 partite non ha fatto 1 goal

    Valutare con avverbi e aggettivi

    brutto non mi attrae

    Generalizzare usando SEMPRE, MAI, SPESSO

    Raramente fai quello che ti chiedo

    Le ultime 3 volte che ti ho chiesto aiuto mi hai detto che non potevi

    Vieni sempre senza avvisare

    Sei venuto cinque volte a trovarmi senza avvisare

  • 2 .IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI

    Siamo stati abituati a sentire frasi come questa: I bambini grandi NON hanno paura! , Le bambine buone non si arrabbiano!

    Leducazione che abbiamo ricevuto ha privilegiato lo sviluppo dei processi mentali cognitivi, non siamo stati educati a riconoscere ed esprimere le emozioni, anzi siamo stati incoraggiati ad azzittirle, questo ci porta ad essere tagliati fuori dai nostri sentimenti e a perdere un importante sistema di riferimento utile per scegliere e prendere decisioni.

    Abbiamo impariamo ad essere bravi bambini e brave bambine, educati e ragionevoli, imparando a soffocare quello che sentiamo, ad esempio non ci dobbiamo occupare di noi ( egoista) invece bene occuparci degli altri, percepire cosa sentono e comportarci di conseguenza per avere la loro approvazione, essere accettati e non perdere lamore di cui abbiamo bisogno.

    Facilmente quando i bambini provano unemozione vengono invitati a non sentirla:

    Ad esempio: un bambino o una bambina che prova collera si sente dire: Non bene essere in collera, i bambini bravi non sono mai in collera! Perci, visto che sente collera, il bambino pensa di non essere bravo e di non valere niente. In conclusione imparer a soffocare la collera e a fingere.

    Oppure se prova tristezza si sente dire: Non va bene essere tristi, con tutto quello chehai e che facciamo per te! Perci, visto che si sente triste, il bambino pensa di essereun egoista e di non valere niente. In conclusione imparer a soffocare la tristezza e a fingere.

    Ci che un bambino apprende in questo modo che essere adulti vuol dire negare le emozioni. .Per essere amato ed avere un posto nel mondo deve evitare di ascoltare ci che sente e comportarsi di conseguenza, e dedicarsi ad ascoltare quello che vogliono gli altri, se se stesso rischia di perdere lamore.

    Perdere il contatto con se stessi e soffocare emozioni e sentimenti faticosoe doloroso e crea un grande malessere. Per anestetizzare questo malessere le persone ricorrono a diversi sistemi: alcool, droghe, fumo, lavoro, sesso ecc. ecc.

    A causa di questo allenamento a soffocare ci che sentiamo, siamo cos poco capaci disentire e riconoscere ci che sentiamo che facilmente quando diciamo Sento, in realt diciamo Penso o Credo.

    In nessuno di questi esempi Sento usato correttamente :

    Sento che avresti dovuto saperlo

    Sento che devo essere sempre disponibile

  • Sento che non servir a niente

    Sento che un irresponsabile

    Sento che il mio capo un manipolatore

    Oppure diciamo Sento per dire ci che crediamo di essere.

    Ad esempio : Mi sento incapace come padre, questo 1 giudizio su di se, ci che sento davvero Mi sento frustrato e stanco

    Oppure in realt interpretiamo il comportamento dellaltro

    Ad esempio Mi sento insignificante per mio padre in realt esprimo come credo che mio padre mi giudichi.

    Mi sento incompreso indico il livello di comprensione dellaltro

    Mi sento ignorato interpreto il comportamento dellaltro e dico in realt Tu mi ignori

    3. RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI

    Quando proviamo emozioni negative il malessere cos forte che pur di uscire da questo stato tendiamo a dare la colpa a qualcun altro e diciamo Sono arrabbiato perch tu/ perch i vicini/ perch mio padre/ perch il lavoro .... ecc. ecc.

    Collocandoci nella posizione della vittima attribuiamo allaltro la responsabilit di ci che viviamo, ci deresponsabilizziamo e diamo agli altri la chiave del nostro benessere.

    Questo atteggiamento impedisce il cambiamento e ci fa rimanere nelle situazioni spiacevoli.

    LE EMOZIONI E I SENTIMENTI SONO SEGNALI UTILI DA IDENTIFICARE E DISTINGUERE, quando sono negative SONO SEGNALI DI ALLARME, sono come le spie del cruscotto di un auto che segnalano se 1 funzione, 1 bisogno soddisfatto o insoddisfatto, sono degli indicatori importanti.

    Imparare a riconoscere le emozioni e le necessit che rivelano permette 2 grandi vantaggi:

    1) RINUNCIARE AD ESSERE DELLE VITTIME INDIFESE E LIBERARCI DALLA DIPENDENZA DAGLI ALTRI, DANDOCI VALORE E STIMA

    Esempio molto diverso se di me penso:

    Mi sento manipolato rispetto a Mi sento triste e in collera, ho bisogno di essere rispettato.

  • 2) IMPARARE A PARLARE DI ME, AVERE COSCIENZA DI COSA SENTO E DI COSAHO BISOGNO E PERMETTERE CHE LALTRO CAPISCA COSA PROVO, COME STO,DI COSA HO BISOGNO, in questo modo creo la possibilit di un incontro, facendo si che laltro recepisca il mio messaggio, liberandolo da tutto ci che crea separazione, divisione, opposizione

    CIO CHE DICONO E FANNO GLI ALTRI pu essere lo stimolo ma NON E MAI LACAUSA DEI NOSTRI SENTIMENTI.

    I nostri sentimenti sono il risultato di come decidiamo prendere ci che ci dicono e fanno gli altri.

    Riconoscere questo ci porta ad accettare la responsabilit di ci che facciamo e pensiamo per generare i nostri sentimenti.

    Di fronte a un messaggio negativo possiamo scegliere tra almeno 4 possibilit:

    Ad esempio se ci dicono SEI LA PERSONA PIU EGOISTA CHE HO CONOSCIUTO IN VITA MIA

    1) Possiamo sentirci colpevoli: Si, sono egoista e dovrei essere pi sensibile con gli altri

    In questo modo accettiamo il punto di vista dellaltro e ci facciamo carico della colpa, questo attacca la nostra autostima e ci costa un prezzo elevato: ci sentiamo colpevoli, depressi carichi di vergogna

    2) Possiamo dare la colpa allaltro e contrattaccare: Non hai diritto a dirmi questo, con tutto quello che faccio sempre per venire incontro alle tue esigenze, legoista vero sei tu!

    Restituiamo protestando, ci arrabbiamo, finiamo litigando.

    3) Possiamo ascoltare i nostri sentimenti e necessit: Quando mi dici che sono egoista mi sento triste e stanco perch vorrei anche che tu riconoscessi gli sforzi che faccio spesso per venire incontro alle tue necessit

    Centrando lattenzione in noi scopriamo cosa ci ferisce di pi e quale bisogno non viene soddisfatto.

    4) Possiamo usare lempatia per capire i sentimenti e le necessit dellaltro: Ti senti offesa perch avresti bisogno che si tenessero pi in conto le tue necessit?

    Invece di colpevolizzarci o colpevolizzare laltro per ci che ha detto ci mettiamo in un atteggiamento empatico che cerca di chiarire cosa laltro esattamente prova e di cosa ha bisogno.

  • 4. ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

    Il quarto passo della Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna come esprimere in modo efficace una richiesta, innanzitutto ci invita a chiarire cosa vogliamo chiedere agli altri perch la nostra vita sia pi soddisfacente e ricca.

    Nel passo precedente abbiamo chiarito di cosa abbiamo bisogno per stare bene adesso, adesso traduciamo questo in fatti concreti, formulando le nostre richieste sotto forma di azioni che spiegano cosa possono fare gli altriperch questo succeda.

    Quali sono gli errori pi frequenti?

    Spesso usiamo un linguaggio vago per indicare come vorremmo che una persona fosse o si sentisse senza precisare le azioni che vorremmo che facesse, ad esempio Voglio che tu mi ami! pu essere una richiesta incomprensibile piuttosto che Mi piacerebbe tanto che quando ci incontriamo mi abbracciassi, cosa ne pensi?

    Le frasi vaghe, astratte, ambigue possono essere fraintese, una richiesta poco definita pu bloccare la comprensione e la comunicazione, pu anche essere vissuta come eccessiva, ad esempio Ho bisogno della tua attenzione! piuttosto che Vorrei parlartidi una cosa importante, quando pu essere un buon momento per te?

    Le domande indirette facilmente creano malintesi e irritazione, es. Ho sete invece di Potresti portarmi un bicchier dacqua?. Una domanda indiretta d per scontato che laltro capisca la richiesta implicita nelle nostre parole e questo non perniente certo, e da la sensazione a chi la riceve di essere manipolato.

    Chiedere ci che non vogliamo invece di chiedere ci che vogliamo es. Voglio chenon lavori troppo piuttosto che Vorrei che tu passassi pi tempo con me e i bambini

    Pi chiaramente esprimiamo quello che desideriamo e pi facilmente possiamo ottenerlo.

    Esprimere ci che desideriamo molto diverso da dare ordini, la persona che riceve un ordine sente che verr castigata se non compie quanto richiesto.

    Quando ordino il mio obiettivo obbligare laltro a cambiare e cambiare i suoi comportamenti, quando le mie richieste sono negoziabili e le esprimo sinceramente come proposte, invece, sto cercando di creare una relazione autentica, basata sullempatia e sulla comprensione reciproca che ha come scopo il dialogo e la soddisfazione delle necessit di tutti.