La comunicazione nel_web

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INTRODUZIONE La facoltà di comunicare è stata determinante per l'evoluzione dell’uomo e per il suo progresso culturale. Per questo la ricerca di mezzi e tecnologie adatte a gestire e controllare l'informazione ha caratterizzato la storia di ogni civiltà. Ogni nuovo strumento del comunicare ha profondamente trasformato la cultura e la società. La rivoluzione tecnologica dell’informazione o rivoluzione della comunicazione, fondata sui computer e sulle telecomunicazioni, è diventata ormai un’espressione d’uso corrente nel vocabolario contemporaneo e su di essa si è aperto un fitto dibattito sulle possibili conseguenze per la nostra stessa esistenza. È possibile comprendere l’impatto sociale dello sviluppo di nuove reti di comunicazione e di informazione solo se mettiamo da parte l’idea, intuitivamente plausibile, secondo cui mezzi di comunicazione servirebbero a trasmettere informazioni e

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INTRODUZIONE

La facoltà di comunicare è stata determinante per l'evoluzione dell’uomo e per il

suo progresso culturale. Per questo la ricerca di mezzi e tecnologie adatte a gestire e

controllare l'informazione ha caratterizzato la storia di ogni civiltà. Ogni nuovo

strumento del comunicare ha profondamente trasformato la cultura e la società. La

rivoluzione tecnologica dell’informazione o rivoluzione della comunicazione,

fondata sui computer e sulle telecomunicazioni, è diventata ormai un’espressione

d’uso corrente nel vocabolario contemporaneo e su di essa si è aperto un fitto

dibattito sulle possibili conseguenze per la nostra stessa esistenza. È possibile

comprendere l’impatto sociale dello sviluppo di nuove reti di comunicazione e di

informazione solo se mettiamo da parte l’idea, intuitivamente plausibile, secondo

cui mezzi di comunicazione servirebbero a trasmettere informazioni e contenuti

simbolici, lasciando le relazioni tra individui fondamentalmente immutate.

Bisogna, infatti, riconoscere che l’uso dei mezzi di comunicazione implica la

creazione di nuove forme di azione ed interazione nel mondo sociale, di nuovi tipi

di relazioni, e di nuovi modi di rapportarsi agli altri e a se stessi. A questo proposito,

è opportuno ricordare una delle espressioni più note del sociologo canadese

Marshall McLuhan (1911 – 1980), Il medium è il messaggio, secondo cui ogni

mezzo, ogni artefatto costruito dall’uomo, sia esso strumentale o astratto, costituisce

un’estensione, un prolungamento dell’uomo stesso, di una parte del suo corpo o di

una sua facoltà/funzione. Per Mc Luhan, ad esempio, la luce elettrica è un medium,

perché muta i rapporti uomo-ambiente e agisce sulla percezione del tempo. Viene

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così sottolineata la capacità tecnologica di modificare l’ambiente e la relazione tra

l’uomo e l’ambiente, innescando effetti sulla psiche umana e sull’interazione fra gli

uomini e sulla società, modificando la percezione del mondo e i rapporti spazio-

temporali.

Utilizzando i mezzi di comunicazione, gli individui entrano in forme di interazione

che differiscono dal classico modello di interazione face to face. Si è in grado di

agire per conto di persone fisicamente assenti e che si trovano in luoghi lontani. Si

creano nuove forme e nuovi modi indipendenti dalla condivisione di un medesimo

ambiente.

Oggi non sorprende parlare di comunicazione mediata, ovvero di quel tipo di

comunicazione caratterizzata dal fatto che un mezzo, uno strumento, si frappone tra

i due termini della relazione (emittente e ricevente), allo scopo di rendere possibile

la trasmissione a distanza di un messaggio. Una comunicazione che si

differenzia dal suo significato originario, che era quello di esprimere la

relazione interattiva tra due o più soggetti. In questo caso è del tutto naturale

pensare alla più comune e semplice comunicazione face to face, come sopra

accennato.

Si può iniziare a parlare di comunicazione mediata in occasione di alcune

rivoluzioni che hanno segnato notevolmente l’evoluzione dei mezzi di

comunicazione e i rapporti tra gli individui, dalla stampa all’avvento della

televisione, fino a giungere al computer e al World Wide Web. A tal proposito

sembra utile sottolineare che i nuovi mezzi di comunicazione non sono destinati a

soppiantare quelli vecchi, semplicemente li affiancheranno.

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Le “ere” della comunicazione

La Preistoria è stata suddivisa dagli storici in tre grandi estensioni temporali

(paleolitico, mesolitico, neolitico) distinte dal modo in cui l’uomo lavorava i suoi

utensili, infatti, l’evoluzione della specie umana avvenne mediante la produzione di

tecnologie in grado di garantirle una più lunga conservazione.

DeFleur e Ball-Rokeach, pur ritenendo utile tale schema ai fini dell’individuazione

della crescita tecnologica e dell’aumento della produzione di utensili, propongono

un’ulteriore ripartizione che metta a fuoco un aspetto ancora più importante

dell’esistenza umana: la capacità di comunicare.

A loro parere, pertanto, un modo più esplicativo di guardare allo sviluppo umano

consiste nell’individuare una serie di «epoche» in cui i nostri progenitori, sia

primitivi che moderni, realizzano successivi progressi nella capacità di scambiare,

tramandare, recuperare e diffondere informazioni. È stata proprio la competenza

comunicativa a permettere agli uomini di tramandare ad altri le soluzioni ai

problemi dell’esistenza, consentendo loro di modificarle, perfezionarle ed

inventarne di nuove.

Tenendo conto di questa importante idea, si potrebbe, suddividere l’arco storico in

sei grandi “ere”: l’era dei segni e dei segnali, della parola, della scrittura, della

stampa, della comunicazione di massa e di Internet.

La prima “era” è quella dei “segni e dei segnali” in cui gli uomini si esprimevano,

proprio come gli animali più evoluti, mediante rumori e movimenti del corpo che,

però, impedivano loro di effettuare contemporaneamente altre operazioni. Essi

comunicavano attraverso un numero limitato di suoni ma, in tempi lunghissimi,

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queste facoltà iniziarono a divenire più articolate e relativamente efficienti.

Nonostante ciò, questa forma di comunicazione continuava a presentare enormi

limiti, infatti, non permetteva la manifestazione di sentimenti, di stati d’animo e di

emozioni, e impediva all’uomo l’articolazione di proposizioni e periodi complessi.

Il passaggio all’ “era della parola”, che avvenne in un periodo compreso fra 90.000

e 40.000 anni fa, non fu un incidente dell’evoluzione, ma, una conquista molto

importante

La voce (e quindi il parlare), difatti:

è flessibile in rapporto all’ambiente, poiché permette di comunicare a

distanza in qualsiasi condizione;

libera la mano dall’impegno della comunicazione gestuale;

è molto economica, poiché, con pochi materiali, consente di creare una larga

gamma di messaggi;

è portatile, nel senso che non richiede attrezzi, strumenti e congegni, ma è

parte integrante del corpo umano;

è modulabile in relazione alle esigenze espressive;

rende possibile una sintassi più complessa, mediante la strutturazione di frasi

e periodi più ampi.

Col padroneggiare dei simboli, delle regole del linguaggio e della logica, l’uomo fu

in grado di operare classificazioni, astrazioni, analisi, sintesi ed ipotesi che gli

consentirono di affrontare il suo ambiente fisico e sociale in modi esclusivamente

innovativi e impensabili nel passato. Essi erano in grado di apprendere, produrre e

ricordare messaggi più complessi di quelli consentiti nell’era dei segni.

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La “scrittura” fece la sua prima comparsa soltanto 5.000 anni fa determinando

l’inizio di una nuova “era”. Evolvendo dalla forma geroglifica a quella alfabetica

determinò enormi cambiamenti nella società apportando fondamentali innovazioni:

il pensiero poteva essere conservato, organizzato e trasmesso alle generazioni

future.

Insieme agli utensili, alla scoperta del fuoco e al linguaggio verbale, la scrittura

alfabetica può essere considerata una delle più importanti conquiste che gli esseri

umani abbiano mai conseguito. È con essa, infatti, che la storia ha inizio e, senza,

l’intera popolazione sarebbe ancora oggi analfabeta.

Intorno al 2.500 A.C. viene superato anche lo scoglio della trasportabilità ancorato

alle tavolette di argilla. Gli egiziani, difatti, scoprirono un metodo per ricavare dal

midollo del papiro strisce sottili che, sovrapposte in due strati perpendicolari,

formavano un foglio. Questa nuova tecnologia, unita al sistema di simboli scritti,

creò le condizioni per grandi cambiamenti culturali e sociali. Furono aperte

biblioteche e trascritte le dottrine religiose, le scritture sacre e le cure mediche più

efficaci.

In campo sociale, il saper scrivere fu una capacità molto apprezzata e gli scribi

divennero, così, una classe privilegiata in grado di influire, senza armi né denaro,

sulle scelte dei potenti.

La quarta “era” della comunicazione, quella della “stampa” ebbe inizio utilizzando

l’invenzione tecnica da Johann Gutenberg: la stampa. La tecnica di stampa,

sperimentata ed usata per diversi secoli, prevedeva una procedura abbastanza

semplice: i caratteri mobili in lega posti sul compositoio di legno e intrisi di

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inchiostro venivano appoggiati sul foglio di carta da stampare e, mediante la

pressione di un altro piano, si otteneva il foglio stampato.

Questo sistema portò con sé una trasformazione inimmaginabile: si potevano

pubblicare milioni di libri in tempi relativamente rapidi e chiunque poteva

acquistare, a prezzi accessibili, riviste e quotidiani divenendo, così, continuamente

aggiornati sui fatti del mondo.

Migliore capacità espressiva, maggiore permanenza del ricordo e rapidità di

diffusione della parola furono, quindi, gli elementi peculiari di quest’era, inoltre, la

disponibilità dei libri e la loro economicità stimolarono sempre più gli individui ad

imparare a leggere, tanto da far scendere vertiginosamente il tasso di analfabetismo.

Verso la metà del XIX secolo Guglielmo Marconi inventò il telegrafo sfruttando le

onde elettromagnetiche. Si aprì, così, l’ “era della comunicazione di massa”

caratterizzata dalla contemporaneità: ciò che accadeva a New York poteva essere

conosciuto in Italia un attimo dopo.

All’alba del XX secolo la società occidentale si preparava a vivere uno sviluppo

delle tecnologie di comunicazione che, un secolo prima, nemmeno le più ardite

fantasie avrebbero potuto immaginare. Nel primo decennio il cinematografo

divenne la migliore forma di intrattenimento per famiglie e, in rapida successione,

entrarono a far parte della mobilia di casa la radio e la televisione.

Enormi furono i cambiamenti che la comunicazione di massa apportò nelle

organizzazioni e nel funzionamento della società. Ma, nonostante gli evidenti

progressi ottenuti nell’ “era della comunicazione di massa”, ancora un problema

continuava ad essere irrisolto: l’informazione era a senso unico, pochi la

producevano e molti la subivano.

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L’ultima “era”, quella attuale, nata da poco e ancora in forte progressione, colma

proprio questa lacuna. “Internet”, infatti, rende possibile la costruzione

collaborativa del processo comunicativo senza reinventare un nuovo modello, ma

semplicemente integrando i tradizionali in un unico strumento. La comunicazione

elettronica interattiva consente all’utente di collocarsi in un sistema in cui: può

decidere come e dove trovare informazioni e non è costretto ad ascoltare solamente

ma può anche “parlare”.

La rete viene definita la “ragnatela comunicativa” che sta trasformando il mondo, la

cultura e noi stessi. Con essa, infatti, tutte le barriere spazio-temporali vengono

abbattute, tutto diventa vicino e presente, non ci si incontra più in un determinato

luogo, ma in un preciso tempo. Questo ha dato vita sia a nuovi tipi di azione (a

distanza) sia a nuove forme di interazione.

Molti attribuiscono alla comunicazione in rete una valenza negativa, non si potrebbe

neanche parlare di interazione poiché ognuno comunicherebbe solo con se stesso.

La rete presenta, però,un duplice aspetto: se da un lato ridurrebbe l’ansia che deriva

dalla percezione spazio-temporale, rendendo più rapide e più fluide le modalità con

cui avvengono gli scambi comunicativi in ogni parte del mondo, dall’altro sarebbe

fonte di nuove ansie, poiché aumenta la sensazione di non aver tempo sufficiente

per gestire l’enorme quantità di dati con i quali si entra in contatto. Internet, infatti,

ha determinato uno straordinario incremento delle informazioni causando i

numerosi problemi connessi alla gestione dei dati.

In conclusione, l’evoluzione della comunicazione, a partire dall’ “era dei segni” fino

a “quella di Internet”, innegabilmente ha rappresentato uno sviluppo delle capacità

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culturali, sociali e tecnologiche dell’uomo. Nonostante ciò, le caratteristiche

strutturali dell’ “era” che stiamo vivendo, che si evolve e modifica troppo

rapidamente, ci devono indurre ad una costante, attenta e critica riflessione sul

nuovo tipo di comunicazione da essa avviato e sulle sue possibili conseguenze.

Nella maggior parte dei casi il ricevente di un messaggio non può intervenire in

tempo reale e rispondere alla comunicazione. Soltanto il telefono riesce a riprodurre

le condizioni di una comunicazione interattiva, nonostante la mancanza della

presenza fisica degli attori coinvolti.

Una delle ragioni di questa scarsa interattività e asimmetria ha origini storiche: i

mezzi di comunicazione di massa sono nati allo scopo di informare, superando le

barriere spazio-temporali imposte dalla comunicazione faccia a faccia. Il cinema

stesso è nato come mezzo d’informazione o di propaganda, non come il mezzo di

intrattenimento che conosciamo al giorno d’oggi. Si sa che la soddisfazione di

un’esigenza coincide con l’origine di un nuovo bisogno.

Oggigiorno qualsiasi mezzo di comunicazione di massa non si limita ad informare

gli utenti. Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di una comunicazione più

integrata, da uno scarso livello d’interattività i media tradizionali sono passati a

modelli d’interazione più completa.

La nascita del cinema e della televisione, ha fatto muovere i primi passi verso la

multimedialità, utilizzando più codici contemporaneamente. Un classico esempio

sono i giornali, mentre alla loro nascita la scrittura costituiva il cento per cento della

comunicazione, ora molto spazio è dato alle immagini. Si stanno addirittura

preparando prototipi di televisori che stimolino il canale olfattivo, in modo da

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aumentare ulteriormente il coinvolgimento emotivo dell’utente durante la fruizione

del mezzo.

Le caratteristiche della Comunicazione Mediata dal Computer

Lo sviluppo tecnologico nel campo delle trasmissioni elettroniche ha scaturito una

vera e propria rivoluzione nel campo delle comunicazioni. La trasmissione dei dati

in formato digitale è riuscita ad abbattere alcuni dei vincoli della comunicazione

tradizionale.

Innanzitutto i dati digitali sono molto flessibili, facendo venir meno il problema

della scarsa elaborabilità delle informazioni analogiche. Inoltre le informazioni

digitali possono essere multimediali, nella rete viaggiano tutti i generi di

informazioni, dai testi, ai suoni, alle immagini, tutte codificate con lo stesso codice,

per cui si supera anche il limite dell’incompatibilità.

Altra caratteristica della CMC è la sua interattività. Andrew Lippman sostiene che

per quanto l’interattività tra un uomo ed una macchina non possa essere

paragonabile a quella presente tra due esseri umani, definisce anche cinque

caratteristiche che caratterizzano l’interattività di un mezzo:

Interrompibile: ognuno degli attori coinvolti deve poter interrompere l’altro

quando vuole;

Degradazione dolce: cioè non deve avvenire una netta interruzione della

comunicazione, deve esserci la possibilità di riprenderla o di cambiarla con

altri argomenti;

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Visione avanti-limitata:gli attori coinvolti devono avere un obiettivo da

perseguire e devono essere consapevoli dei passi da muovere per raggiungere

tale scopo;

Tempo reale:è importante avere un tempo di risposta adeguato per simulare

lo scambio tra due esseri umani, risposta che non deve essere né troppo

rapida né troppo lenta.

Banca dati infinita: si deve dare l’impressione che il medium non abbia limiti

alla sua possibilità d’interazione.

Tutte queste caratteristiche sono volte a riprodurre il più possibile una

comunicazione naturale.

La CMC assume anche un particolare significato sociale, ben distinto da quello

della comunicazione scritta non elettronica, perché la Rete viene percepita come un

medium a parte rispetto a quelli tradizionali. Mentre in passato il mezzo era visto

semplicemente come un conduttore di messaggi, ora viene scelto non solo in base a

quanto sia adatto a trasmettere un certo tipo di messaggio, ma anche per il suo

significato simbolico.

Altra questione riguardante la CMC è relativa ai suoi fruitori. C’è chi sostiene che

negli ambienti della comunicazione elettronica le persone diventino più aperte e più

libere di esprimersi ed anche più impulsive e irresponsabili. Questo perché a

differenza delle relazioni faccia a faccia, le regole sociali sarebbero deboli e assenti.

Di conseguenza le persone si sentirebbero più disinibite e meno timorose di essere

giudicate. A sostegno di questa tesi, il fatto che in rete sia molto più facile imbattesi

in gruppi di discussione che trattano argomenti di vario genere, come i problemi

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sessuali. Le persone si sentono in un certo modo protette dal relativo anonimato e

dalla percezione della CMC come effimera.

Secondo Sproull e Kiesler la CMC isola le persone dal contesto sociale,

inducendole così ad aprirsi. In realtà la situazione sembra meno drastica di come

descritta dai due studiosi, molto dipende dal contesto sociale in cui la

comunicazione elettronica si sviluppa. Nel momento in cui il contesto rende

importante l’identità di un individuo come membro di un gruppo, egli si adatta alle

norme socialmente riconosciute, comportandosi di conseguenza.

Al contrario Cook e Lalljee hanno mostrato che nelle conversazioni video-mediate i

turni conversazionali in media sono meno numerosi ed hanno una durata media

superiore rispetto alle conversazioni faccia a faccia. Questo denota una minor

spontaneità nella conversazione. A dimostrazione di questo fatto un altro studio

sulle sovrapposizioni nella conversazione, che sono indice di una propensione degli

attori coinvolti ad intervenire liberamente. La minor frequenza delle

sovrapposizioni nelle conversazioni mediate sono sintomo di una maggiore

formalità, minor coinvolgimento e minore spontaneità.

Informazioni e Cultura su Internet

Anche in Italia le Università per prime si sono rese conto dell’ importanza di

Internet come mezzo di comunicazione e per la diffusione delle informazioni.

Per questo motivo, non soltanto ogni università, ma anche molti dipartimenti od

istituti hanno realizzato il proprio nodo Web, con informazioni relative alle persone

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afferenti al dipartimento od istituto stesso, alla attività scientifica che ivi si svolge,

elenchi di pubblicazioni, informazioni relative alla didattica, elenchi telefonici e

così via. In questo modo diviene possibile reperire con una rapidità fino ad ora

impensabile informazioni utili.

La comunità e l’individuo

Il concetto di comunità è vecchio come il mondo, infatti, già agli albori della vita

umana hanno iniziato a plasmarsi le comunità. Wikipedia, l'enciclopedia gratuita

open source, definisce una comunità come segue:

“Una comunità è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico

e tecnologico, formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi,

linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni.”

Ognuno di noi, anche senza accorgersene, fa parte, quotidianamente, di diversi

sistemi di comunità. Nella maggior parte dei casi, non è immaginabile alcuna

società umana che non sia internamente basata sulle comunità. Le comunità

possono essere raggruppamenti labili, non saldamente legati oppure uniti da vincoli

solidi che durano da secoli o millenni; possono avere una struttura formale e

gerarchica oppure essere aggregazioni spontanee.

Una comunità assume sfumature e aspetti differenti quando viene analizzata nelle

varie discipline, ma alla base c'è un tema di fondo: è nelle comunità che si crea la

conoscenza, che la si condivide e se ne crea di nuova, è la comunità il luogo delle

relazioni sociali in cui è possibile confrontarsi e capire l'esperienza umana; è nella

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comunità che risiede il sapere di coloro che praticano una stessa professione, uno

stesso interesse, una stessa passione, sapere che non può essere proprietà di una sola

persona.

Si può affermare che senza la condivisione, il confronto e la comunicazione, un

individuo non può arricchirsi professionalmente, culturalmente e soprattutto

umanamente, perchè è nella comunità che risiede il vero valore sociale.

Non basta dare un nome ad una comunità per far sì che essa si crei. Affinchè un

membro di una comunità si senta tale, occorre che abbia interazioni frequenti e

stabili con gli altri partecipanti; egli deve, quindi, essere attivo nella partecipazione,

contribuendo, così, alla crescita della comunità. Infatti, è l'interazione sociale e lo

scambio relazionale, non solo di tipo informativo, che crea la comunità e permette

ai suoi membri di provare un senso di appartenenza e identità con essa, realizzando,

così, una visione e una cultura condivise.

Affinchè una comunità possa svilupparsi e crescere deve essere libera. In linea di

principio, tutti coloro che ne fanno parte devono avere pari diritti e tutte le opinioni

devono essere rispettate.

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Comunità virtuali

Oggigiorno la rete Internet è lo strumento principe della comunicazione, ne è

testimonianza il grande proliferare di comunità virtuali, ovvero persone che

condividono pratiche, attività, interessi lavorativi attraverso il Web, visto come

ambiente per incontrarsi, interagire, condividere esperienze e conoscenze. Il

concetto di comunità virtuale è legato, dunque, a quello di comunità, ma soprattutto

alle nuove tecnologie di comunicazione che lo rendono possibile.

Le reti hanno cominciato ad essere considerate luoghi di incontro, raccogliendo

trasversalmente persone con interessi simili, permettendo a individui isolati di

entrare in contatto con altri utenti sviluppando forme di socialità online, a

prescindere dalle distanze geografiche, con una immediatezza e una velocità

impressionante, che non hanno paragoni al di fuori del mondo digitale. Esistono

molte comunità online che definiscono obiettivi comuni e sviluppano progetti

precisi; queste comunità possono essere anche dette di intenti, in quanto facilitano il

raggiungimento reciproco del fine comune.

Esempi di queste comunità sono i forum virtuali, dotati di moderatori che

controllano e indirizzano le discussioni, i blog, i wiki, cioè siti Web gestiti da un

sistema che permette a ciascuno dei suoi utilizzatori di aggiungere contenuti, ma

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anche di modificare i contenuti esistenti inseriti da altri utilizzatori (un esempio

classico di wiki è Wikipedia).

Occorre, però, tener presente che la sola tecnologia non basta a creare una

comunità: se non esistono interessi, valori, significati comuni e senso di

appartenenza e identità, difficilmente si può creare una comunità.

Le comunità sono uno dei tessuti fondamentali della rete, se ne parla in tutto il

mondo, ma c'è l'abitudine di associarvi l'aggettivo “virtuale”.

Sarebbe, infatti, più corretto chiamarle comunità “online”, per specificare come esse

non siano finzione, né rappresentazione e ciò che le distingue dalle altre non è il

fatto di essere meno reali, ma di essere collegate attraverso la rete. Tali comunità

sono altrettanto reali di qualunque cosa si consideri realtà, sono fatte di persone in

carne e ossa, con tutte le qualità e i difetti, i valori e le debolezze, l'utilità e le

difficoltà di ogni comunità umana.

Costruzione sociale della conoscenza

Nel mondo del Web i contenuti sono aperti, generati dagli utenti stessi sotto forma

di:

sistemi wiki (come Wikipedia);

sistemi di pubblicazione e organizzazione di contributi multimediali (come

YouTube e GoogleVideo per i filmati);

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blog e micro-blog riservati ad amici o aperti al mondo (Blogger)

I primi due sistemi elencati sono caratterizzati dalla creazione online di database di

contenuti aperti agli utenti, in modalità condivisa o pubblica, basati su

un'architettura di partecipazione. Essi si affidano agli utenti per creare i contenuti,

mantenerli, controllarne correttezza, affidabilità ed eticità. Un esempio tipico di

costruzione sociale della conoscenza è rappresentato da Wikipedia, l'enciclopedia

online, multilingue, basata su un software open source, nata dalla creazione

collaborativa dei contenuti e presieduta dalla Wikimedia Foundation. E’ pubblicata

in circa 250 lingue differenti, di cui 180 attive e quella con il maggior numero di

voci è inglese. Wikipedia si propone al contempo sia di essere un'enciclopedia

tradizionale, sia di porre l'attenzione su aggiornamenti e novità.

Caratteristica fondamentale di questa enciclopedia è quella di dare a chiunque la

possibilità di creare nuove voci, utilizzando un sistema di modifica e pubblicazione

aperto, ponendosi così degli obiettivi superiori rispetto alle enciclopedie classiche.

Infatti, le conoscenze sono rese disponibili con una tempestività che si può

paragonare a quella dei media più reattivi con una possibilità di contestualizzare e

una disponibilità successiva molto maggiori.

LE FUNZIONI DI INTERNET

Che cos’è Internet?

La prima definizione ufficiale di Internet è stata data dal Federal Networking

Council, secondo la quale il termine Internet si riferisce al sistema globale per

telecomunicazioni che si basa sull’indirizzamento logico e univoco; utilizza o

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fornisce accesso, pubblicamente o privatamente, a servizi di alto livello, basati sulle

comunicazioni e collegati alle infrastrutture sopra descritte.

La rete è comunemente conosciuta come Rete di reti, si tratta infatti , di una rete

fisica di computer, connessi a vari livelli in tutto il mondo.

Da un punto di vista espressamente sociologico la definizione più diffusa è quella di

luogo non fisico entro il quale milioni d’utenti possono, quotidianamente interagire

a vari livelli e con modalità diverse. Esso contiene, inoltre un’enorme, aggiornata e

crescente quantità d’informazioni di ogni tipo.

L’attenzione comune verso le reti di computer è molto recente, ma la tecnologia

alla base dell’odierna Internet ha una storia consolidata. Secondo le

ricostruzioni più accreditate questa storia si sviluppa nel contesto sociale del

secondo dopoguerra quando la Guerra Fredda e la concorrenza scientifica con

L’Unione Sovietica spingevano gli Stati Uniti a grossi investimenti nei progetti di

ricerca più vari. In quegli anni furono finanziate moltissime ricerche su

applicazioni anche non direttamente belliche ma di cui si poteva ipotizzare una

qualche utilità almeno indiretta per applicazioni militari future.

In un clima storico pesantemente condizionato dall’importanza di una supremazia,

anche tecnologica sulle potenze avversarie alla fine degli anni 60 furono effettuati i

primi esperimenti per collegare tra loro computer remoti.

La prima rete telematica (neologismo derivato dall’incontro di informatica e

telecomunicazione, cioè comunicazione a distanza) comprendeva quattro

elaboratori elettronici situati in altrettanti centri universitari. Questa prima rete

antenata dell’odierna Internet fu conosciuta come Arpanet dal nome dell’agenzia

(Advanced Research Projects Agency) del Dipartimento della difesa del governo

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americano che finanziò il progetto. Arpanet presentava alcune caratteristiche

tecniche che furono ereditate in seguito da Internet e che sono importanti ancora

oggi per comprendere le politiche di governo della rete. Una di queste

caratteristiche era la ridondanza: grazie a una innovativa tecnologia di scambio dei

dati due punti qualsiasi della rete potevano essere messi in comunicazione tra di

loro attraverso percorsi diversi.

Oggi l’importanza crescente delle reti telematiche nelle nostre attività quotidiane sta

moltiplicando i tentativi di comprenderne la storia e l’evoluzione. La storia delle

tecnologie d’uso comune dagli elettrodomestici ai mezzi di comunicazione

costituisce un terreno di studio complesso: la relazione tra artefatti tecnologici

bisogni individuali e sistema socioculturale non è mai infatti di causalità lineare,

ma si presenta piuttosto come una relazione circolare e complessa. Alcune tappe

significative hanno condotto dall’Arpanet dei militari e delle università all’Internet

della multimedialità e del commercio elettronico. Nella prima metà degli anni 70,

pochi anni dopo i primi esperimenti, fu coniato il termine Internet (da

InterNetworking) per evidenziare la capacità della rete di collegare sistemi

informatici eterogenei situati anche a grande distanza tra loro e in paesi diversi. Il

merito di questa flessibilità è dovuto all’elaborazione di un linguaggio comune in

grado di essere “compreso” dal maggior numero possibile di calcolatori: tale

linguaggio chiamato in termini tecnici “protocollo di comunicazione” è stato

costruito a partire dagli anni 1973-74 ha subito nel corso del tempo numerose

integrazioni e modifiche ed è ciò che ancora oggi definisce Internet. Internet è

infatti quell’insieme complesso di computer e reti, diffuse su scala mondiale

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collegate tra loro attraverso canali trasmissivi diversi e unite dal gruppo di

protocolli denominato TCP/IP (Trasmission Control Protocol/Internet Protocol). A

partire dal 1971 fu sviluppato il primo sistema di posta elettronica in grado di

funzionare tra computer diversi con la sintassi degli indirizzi ancora in uso oggi

(user@computer) Si trattò di un passo fondamentale: si passò infatti dalle reti di

calcolo alle reti di comunicazione. Nata per sfruttare il più possibile le risorse

di calcolo di computer costosissimi e condivisi tra più utenti, con l’introduzione

delle posta elettronica la telematica si avviò a collegare tra loro non più solo

macchine ma anche e soprattutto persone.

La svolta definitiva verso la rete telematica “di massa” si compie nei primi anni 90

nel 1991, al Centro europeo per la ricerca nucleare di Ginevra vengono elaborati i

fondamenti del world wide web. E’ proprio quest’ultima tecnologia a mutare

profondamente la natura della rete: il web è nato per condividere agevolmente dati

e risultati sperimentali tra gli scienziati ma la sua semplicità d’uso ne ha fatto uno

strumento utilizzabile da chiunque. Da questo momento in avanti la rete si orienta

sempre più verso un uso popolare con contenuti multimediali e itinerari semplici e

intuitivi. Il web diventa la tecnologia di elezione per il commercio elettronico

essendo molto adatto all’allestimento di vetrine virtuali in cui presentare e vendere

prodotti o servizi.

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Caratteristiche strutturali

È opportuno analizzare alcune delle caratteristiche che distinguono la struttura di

internet.

In particolare si procederà brevemente all’esame di concetti quali: ampiezza di

banda, ipertesto, multimedialità.

Per ampiezza di banda si intende la quantità di informazione scambiata nell’unità di

tempo. Se facciamo riferimento alla “realtà”, si può affermare che essa ha

un’ampiezza di banda larga. Nei contesti di interazione vis-à-vis, infatti, le persone

utilizzano l’intero bagaglio semiotico di cui dispongono: gesti, espressioni del volto,

tono della voce, ecc.

L’ampiezza di banda della comunicazione mediata da computer (CMC) è, invece,

ristretta, poiché può limitarsi a delle righe scritte sullo schermo. Vengono, in

pratica, a mancare tutti gli indicatori cinetici e para-linguistici, lasciando spazio solo

al linguaggio digitale scritto.

L’ipertesto è un genere di testo non organizzato come un documento classico,

lineare, da leggere dall’inizio alla fine. Sfruttando le possibilità offerte dai

riferimenti incrociati (link), permette di spostarsi rapidamente da una parte all’altra

o addirittura di saltare ad un diverso documento.

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Il termine fu coniato da Ted Nelson nel 1965, ma la prima vera sperimentazione è

stata fatta solo negli anni Ottanta. Uno dei primi ipertesti apparsi su Internet fu

Archie, il primo archivio virtuale.

Negli anni Novanta il termine ipertesto viene sempre più spesso sostituito con

l’espressione «ipermedia» (ipertesto multimediale).

Per prima cosa non esiste una gerarchia oggettiva dei contenuti, se non quella

stabilita dall’utente nel momento stesso in cui ne sta fruendo. L’ipertesto infatti è

fortemente indirizzato al lettore piuttosto che all’autore.

I collegamenti ipertestuali consentono di estendere il documento all’infinito (i link

possono rimandare sia ad una parte interna dello stesso testo piuttosto che ad un

altro documento) , abbattendo il limite della carta stampata, che si compone di un

numero chiuso di pagine.

Altra caratteristica di un ipertesto è un certo grado di interattività: è possibile

simulare un’interazione comunicativa o consentire un certo livello di manipolabilità

del testo, attraverso strumenti integrati nel software di lettura.

C’è da dire che l’approccio con un ipertesto, proprio per le peculiarità appena

descritte, non è sempre così semplice e naturale.

Il primo problema è il disorientamento causato dalla mancanza di un percorso

principale. La possibilità di spostarsi da un nodo all’altro in modo del tutto libero,

offre una maggiore libertà, ma allo stesso tempo rischia di confondere.

Per ovviare a questo problema sono presenti alcuni supporti che aiutano il

navigatore a ritrovarsi. Un esempio sono le mappe ipertestuali, la cronologia (che

memorizza il percorso effettuato nel documento) o i classici link all’homepage, che

portano direttamente alla pagina principale di un sito.

Page 22: La comunicazione nel_web

Altra nota dolente è la sensazione di incompiutezza: un ipertesto sembra non avere

mai una fine. In realtà questa è un’impressione legata allo scopo dell’utente. Se il

“lettore” dell’ipertesto ha raggiunto il suo obiettivo, trovando ciò a cui è interessato,

in quel caso percepisce un senso di compiutezza. Di conseguenza è più un fattore

soggettivo che un fatto concreto.

E’ anche vero che l’utilizzo di un ipertesto crea un sovraccarico cognitivo, per

leggere un documento ipermediale è necessario un maggiore impegno rispetto a

quello richiesto da un testo comune. Dipende più che altro da una mancanza di

esercizio, dovuta all’utilizzo dei media tradizionali che hanno abituato le menti a

seguire un percorso di lettura ben delimitato e piuttosto prevedibile.

Altro importante inconveniente è quello dell’inquadramento. Il fatto di non avere

limiti nella lettura porta spesso l’utente a perdere di vista l’obiettivo iniziale della

lettura, si rischia di perdersi in una serie di divagazioni che fanno dimenticare il

motivo principale della navigazione. Sarebbe molto utile poter inquadrare e in un

certo senso delimitare provvisoriamente il campo di navigazione, per consentire

all’utente di raggiungere l’obiettivo prefissato.

Ultimo problema è l’incompatibilità che hanno le diverse opere ipertestuali tra di

loro, a meno che non siano prodotte dallo stesso editore. Questo limite contraddice

in parte la filosofia ipertestuale e allo stesso tempo limita la diffusione delle opere

ipertestuali. Una maggiore standardizzazione potrebbe consentire collegamenti tra

tutte le opere.

L’ipertesto è un collegamento fra informazioni poste in punti diversi di uno o anche

più documenti, i blocchi di testo sono connessi tra loro dai link, attivare un link è

facilissimo: basta il clic di un mouse.

Page 23: La comunicazione nel_web

Per essere chiari, esso è una forma di testo, composta da blocchi di “scrittura”

collegati da link, che permette una lettura multilineare: non una lettura non lineare o

non sequenziale, ma una lettura multi sequenziale.

L’ipertesto è, quindi, indirizzato al lettore, è l’utente che decide le priorità delle

informazioni e il percorso che vuole effettuare, inoltre, i link permettono di poter

tornare indietro e i collegamenti intertestuali possono estendersi all’infinito.

Prescindendo dai vantaggi innegabili che tale modo di procedere comporta, i rischi

sono facilmente intuibili: la mancanza di un percorso lineare come può essere

quello di un documento classico, che ha un inizio ed una fine, ed in questo ordine va

letto, la sequenza interminabile di riferimenti incrociati (link) può portare ad un

certo disorientamento ed al rischio di perdersi “navigando” in un “mare” infinito

d’informazioni. La rete è, infatti, un magazzino straordinario di notizie nobili e

ignobili, il problema grandissimo è cosa farne!

L’ultimo concetto che ci sembra rilevante è quello di multimedialità.

Con questo termine si intende il ricorso contemporaneo a più media. Gli ipertesti

possono essere multimediali, essendo dotati anche di immagini statiche e/o

dinamiche, accompagnate dalla musica, dai rumori ecc.

La comunicazione mediata da computer resti caratterizzata dagli svantaggi dovuti

alla limitata comunicazione sensoriale permessa ai comunicanti.

Page 24: La comunicazione nel_web

Servizi in rete: la posta elettronica e le chat-line.

Una delle prime applicazioni sorte già ai tempi di Arpanet è il servizio di posta

elettronica

(e-mail), il servizio e-mail è anche il più usato tra le possibilità offerte dalla rete.

Secondo lo studioso George Gilder, nel 1995 il traffico della posta elettronica

ha superato quello del servizio postale per la prima volta.

La posta ordinaria viene, quindi, declassata a “snail mail”, ”posta lumaca”.

I vantaggi dell’e-mail rispetto alla “snail mail” sono noti a chiunque ne abbia fatto

uso, anche per una sola volta: basta il clic del mouse sull’icona invio per mandare,

comodamente, un messaggio di posta a chiunque in qualunque parte del mondo si

trovi, purché abbia un indirizzo e-mail e l’opportunità di accedere alla rete.

Il tutto avviene velocemente e il destinatario può leggere il messaggio entro pochi

minuti.

Egualmente diffuso è l’uso delle Chat (Internet Relay Chat - IRC).

Page 25: La comunicazione nel_web

Le chat

La Chat è stata la prima forma di comunicazione istantanea su internet e,

storicamente, lo precede. IRC fu creato da Jarkko Oikarinen nel 1988, per inviare

notizie dall’URSS durante i blackout televisivi e radiofonici.

In tutto il mondo ci sono diverse centinaia di reti IRC attive, in Italia, la rete con più

utenti è IRCnet che ha nel canale #italia uno tra i canali con più utenti di tutto il

mondo.

Collegati alla stessa Chat possono esserci migliaia di persone contemporaneamente.

L’identità di chiunque entri in Chat è data da un nickname, in pratica uno

pseudonimo con cui l’utente sceglie di essere identificato in quel momento.

E’ possibile usare quanti nick si vogliono, ad ogni nick, corrisponde un profilo

utente visibile agli altri frequentatori della Chat.

Ancora una volta, un semplice clic del mouse sul canale desiderato permette

di avviare una conversazione con le persone presenti, ed è sufficiente un doppio clic

del mouse sul soprannome per parlare privatamente con chi si desidera, la finestra

della conversazione privata non viene visualizzata dagli altri utenti.

In Chat si è dotati del dono dell’ubiquità: si può essere in più “stanze”

simultaneamente e avere più di una discussione in privato nello stesso momento!

La comunicazione in Chat ha delle prerogative particolari: il linguaggio utilizzato è

caratterizzato da abbreviazioni di parole o intere frasi, i cosiddetti T. L. A. (Three

Page 26: La comunicazione nel_web

Letter Acronym) che permettono una digitazione più veloce riducendo i tempi di

attesa in Chat.

Per chi non ne è frequentatore assiduo spesso questo linguaggio può risultare

difficilmente comprensibile, ma, gli “habitué” ne hanno dimestichezza.

In Chat vengono usate le “faccine”, gli “smileys” o “emoticons”. Questi sono

disegni ottenuti digitando segni di interpunzione (frequentemente parentesi,

asterischi e altri segni matematici) che assumono le sembianze di un piccolo volto.

Lo scopo è conferire un’espressione che comunichi all’interlocutore le emozioni o il

tono della frase scritta.

Ad esempio:

: - ) significa “sono felice”

: - O “sono stupito”

Di facilissimo accesso sono le Web Chat, non è, infatti, necessario istallare alcun

software, ma basta accedere ad uno dei tanti siti che offrono questo servizio.

Le web Chat sono Chat multiple, vale a dire hanno “stanze” virtuali in cui è visibile

un elenco delle persone presenti nella “stanza”. Esistono anche Chat monotematiche

su Musica, Sport, ecc.

Attualmente, sono molto in voga i programmi di Instant Messaging, tramite cui si

possono aprire Chat con due o più utenti, sia testuali che in audio o in

videoconferenza ed è possibile scambiare files, inviare mail ed altro ancora.

Page 27: La comunicazione nel_web

Esistono più di una decina di Instant Messaging, uno dei più conosciuti è il

Messenger della Microsoft tramite il quale si può conversare con gli amici connessi

in Internet in tutto il mondo.

Con sorpresa, girando per le Chat, si può scoprire l’esistenza delle ChatBot, in cui si

“chatta”, in pratica, con un robot.

Definire i blog

Il weblog è uno strumento semplice e intuitivo, alla portata di tutti.

Per aprirne uno basta avere accesso ad un collegamento internet, saper usare un

browser e saper usare le funzioni di base di un programma di elaborazione di testi.

Praticamente basta andare sul sito di una delle piattaforme che offrono

gratuitamente il servizio di blog- hosting e seguire una facilissima procedura.

Nel giro di pochi minuti avremo registrato la nostra identità e ricevuto una password

per entrare nel sistema.

Seguendo istruzioni passo passo potremo scegliere che veste grafica dare al nostro

blog e alcune caratteristiche strutturali. Da quel momento il nostro blog è

online e potremo iniziare a pubblicare quello che vogliamo.

Il pannello di controllo in cui immettere i testi, le immagini e i link è un programma

del tutto simile a qualsiasi altro editore di testi e immagini. Per pubblicare un blog

non serve nessuna competenza oltre a quella di saper utilizzare un browser per

aprire il sito di blog- hosting, ricevere la password sul nostro indirizzo di posta

elettronica e collegarci al nostro pannello di controllo. Una volta entrati nella nostra

Page 28: La comunicazione nel_web

sala macchine dobbiamo solo avere un minimo di pratica di elaborazione di testi e

quello che vogliamo pubblicare sarà online in cinque minuti reali.

Prima d’ora non era mai stato così facile pubblicare contenuti sulla Rete.

Nonostante gli slogan non facciano altro che evidenziare l’estrema facilità di

utilizzo di questo strumento, nonostante sia proprio la straordinaria semplicità d’uso

ad averne fatto un fenomeno tanto significativo che qualcuno ne parla come la

Grande Rivoluzione dei Blog, definire cos’è un blog non è facile.

Definire i blog è difficile proprio perché alla semplicità dello strumento fa specchio

un’irriducibile complessità di utilizzo.

E’ stato calcolato che nasca un weblog circa ogni 6 secondi. Ogni blog delle

centinaia di migliaia creati (solo in Italia) ha una sua identità, è animato da scopi

diversi, presenta caratteristiche tecniche differenti ed esprime voci diverse.

Ma soprattutto, oltre all’innegabile ampiezza e varietà del fenomeno, quello che non

è facile da descrivere è l’impatto culturale di una pratica così semplice: in quale

modo l’esplosione dei blog ha modificato le pratiche consolidate di accesso e di

condivisione del sapere e le abitudini di navigazione e di relazioni di rete.

Non è facile spiegare come una tecnologia così semplice abbia di fatto cambiato le

dinamiche sociali e cognitive delle persone, ne abbia modificato la visione culturale,

cioè il loro modo di raccontare e di dare significato al mondo.

Eppure questo modo di scrivere, alla portata di tutti e con contenuti universalmente

raggiungibili.

L’universalità è essenziale per il Web: esso perde la sua potenza se vi sono alcune

cose alle quali non ci si può collegare. Ci sono tanti aspetti di questa universalità.

Bisogna potersi collegare tanto con un’idea pazza buttata giù, là per là quanto

Page 29: La comunicazione nel_web

con un’opera d’arte meravigliosamente concepita. Bisogna potersi collegare tanto

con una pagina strettamente personale quanto con qualcosa che sia a disposizione

dell’intero pianeta. Il Web dovrebbe essere uno strumento di comunicazione

tra la gente: comunicazione attraverso una conoscenza condivisa. Perché questo

avvenga, computer, rete, sistemi operativi e comandi devono divenire invisibili e

lasciare all’utente un’interfaccia quanto più possibile diretta con l’informazione.

Se si riesce a fare qualcosa di decentralizzato, fuori controllo e di grande

semplicità, bisogna essere preparati a stupirsi davanti a qualsiasi cosa che possa

scaturire da questo nuovo mezzo. E’ come se si formassero cellule all’interno di un

cervello globale ed è eccitante l’idea che potremmo cominciare a pensare

collettivamente. Ciò che sarà di noi ancora dipende assolutamente da come

pensiamo a livello individuale.

I wiki

Un wiki è un sito web (o comunque una collezione di documenti ipertestuali) che

viene aggiornato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati in

collaborazione da tutti coloro che vi hanno accesso. La modifica dei contenuti è

aperta, nel senso che il testo può essere modificato da tutti gli utenti (a volte

soltanto se registrati, altre volte anche anonimi) procedendo non solo per aggiunte

come accade solitamente nei forum, ma anche cambiando e cancellando ciò che

hanno scritto gli autori precedenti.

Page 30: La comunicazione nel_web

Ogni modifica è registrata in una cronologia che permette in caso di necessità di

riportare il testo alla versione precedente; lo scopo è quello di condividere,

scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo.

Alla fine del XX secolo, i wiki sono stati considerati come una strada promettente

per sviluppare le basi di una conoscenza pubblica e privata ed è stato questo

potenziale ad ispirare il progetto dell'enciclopedia elettronica: Wikipedia è stata

lanciata nel gennaio 2001. Fondata da Jimmy Wales, Wikipedia è un'enciclopedia

che ha soppiantato tutte le altre enciclopedie cartacee, anche le più prestigiose, per

la sua completezza e la sua facilità di consultazione.

Le voci sono compilate, modificate e aggiornate da redattori anonimi e dilettanti.

Una caratteristica distintiva della tecnologia wiki è la facilità con cui le pagine

possono essere create e aggiornate. Generalmente, non esiste una verifica

preventiva sulle modifiche, e la maggior parte dei wiki è aperta a tutti gli utenti o

almeno a tutti quelli che hanno accesso al server wiki. In effetti, perfino la

registrazione di un account utente non è sempre richiesta.

Il boom dei Social network come nuova forma di comunicazione

I social network, primo tra tutti Facebook, sono al centro di continui dibattiti

soprattutto in virtù dell’esplosione di cui sono stati protagonisti negli ultimi tempi.

Quella che Manuel Castells chiama “l’autocomunicazione di massa” (siti, blog,

social network) permette a milioni e milioni di persone l’autodefinizione di forma e

con tenuto dei messaggi della comunicazione, in modo orizzontale rispetto alle

Page 31: La comunicazione nel_web

pratiche della comunicazione mediatica che almeno da cinquant’anni definiscono

l’agenda politica e le dinamiche del potere a livello globale. Per capire come le

nuove forme di comunicazione entrino progressivamente sempre di più nelle

“stanze” del potere, si veda per esempio il ruolo che la mobilitazione nei social

network ha avuto per la campagna elettorale di Obama del 2008.

Da più parti, tanto tra gli studiosi quanto tra i giornalisti e gli opinionisti, si grida al

pericolo che la nuova forma di comunicazione sociale on line comporterebbe per le

relazioni face to face, per la partecipazione sociale e, più generalmente, per i

rapporti tra le persone. D’altra parte, i social network sono sempre più oggetto di

attenzione da parte delle imprese che operano nel campo della comunicazione e,

progressivamente, per tutto il panorama imprenditoriale che intravede, ovviamente,

nuove frontiere del marketing e nuovi spazi di mercato.

Ma tutto questo avviene mentre i social network sono utilizzati dagli utenti: mentre

prende forma un nuovo fenomeno sociale del quale, anche se ovviamente in modo

ancora parziale, si cominciano a tracciare i contorni. In questa sede, ci si propone di

fornire alcune piste di possibile comprensione di caratteristiche comunicative di

Facebook, di alcune forme di usi personali e della conseguente costruzione di

significati da parte degli utenti. Nell’idea che ci sia una componente di investimento

immaginale dello spazio virtuale di Facebook, che può essere compresa e che può

suggerire alcuni possibili scenari futuri di sviluppo del mezzo, ormai destinato a

conformare le relazioni sociali on line in modo crescente.

Se i social network contemporanei si prestano a usi del tutto diversi in virtù degli

scopi che ogni utente si prefigge, e quindi si caratterizzano come vetrina del sé e

delle proprie peculiarità, è possibile comunque tracciare alcune linee comuni

Page 32: La comunicazione nel_web

nell’investimento immaginale che spinge milioni di persone nel mondo a

comunicare in spazi virtuali collettivi.

Dall’uso intimista al piacere di spiare, dall’attivismo politico all’evangelizzazione

sociale e umanitaria, dal ritorno al passato alla ricerca di un’occupazione, sono

svariati i possibili scopi di cui vengono investiti i social network. Senza dimenticare

il vasto e nutritissimo ambito dell’erotismo usa e getta o del “trova l’anima

gemella”, come quello del ludico di giochi e giochi di ruolo di varia natura.

Ad una prima lettura, assolutamente non strutturata del fenomeno, si possono

riscontrare alcune caratteristiche di comunicazione che rendono tanto appetibili i

social network e che ne hanno quindi, presumibilmente, decretato il successo. La

possibilità di dialogare, commentando o rendendo commentabili i contenuti

pubblicati, fa esplodere lo spazio virtuale come possibile agorà anarchica che

suscita il fascino del caos comunicativo, con gli eventuali flirt o le antipatie che

tutto questo può creare. Tale commentabilità dei contenuti produce una co-

generazione del sapere che dà forma appunto a un nuovo spazio di costruzione di

significati, confronto di posizioni anche con sconosciuti o comunque con persone

che si conosco poco al di fuori degli spazi virtuali.

Ancora, la possibilità di raccontare e raccontarsi (personal storytelling) attraverso le

parole e le immagini è probabilmente una delle spinte maggiori del successo dei

social network: si sa, uno dei desideri più diffusi tra le persone è proprio quello del

poter parlare di sé, di mettersi in vetrina, di apparire su quello schermo che, almeno

dagli anni cinquanta, è luogo privilegiato dell’immaginario collettivo. Pubblicare le

proprie fotografie così come essere “taggato” in quelle degli altri costruisce un

percorso narrativo personale e collettivo, che contribuisce alla costruzione della

Page 33: La comunicazione nel_web

propria identità virtuale. Anche la scelta dell’avatar (o immagine del profilo) è un

segnale della costruzione narrativa del sé, dell’immagine che si vuole comunicare al

“proprio” pubblico.

Sempre fra le caratteristiche di comunicazione, l’iconicità è fondamentale come

elemento costitutivo dello scambio di messaggi: essi sono veicolati da immagini

che, accanto ai testi e alle musiche, comunicano in modo sincretico significati (si

pensi ancora, tra gli altri esempi, alle foto del profilo). In più, il tono di colloquialità

calda che lo spazio considerato parzialmente “privato” suscita permette la

condivisione di contenuti in modo diretto e spontaneo, configurandosi come forma

ibrida tra la comunicazione formale dei messaggi pubblici e quella totalmente

informale delle chiacchiere private (come le chat).

Le diverse possibilità di caricare e linkare foto, video, testi, musiche, conferiscono a

Facebook quella natura cross-mediale che ne fa uno spazio poli-espressivo,

incrociandosi con tutti i possibili usi che ne vengono fatti. Ciò permette agli utenti

di potersi esprimere in diverse forme, di citare continuamente, e in modo libero,

testi, canzoni, sequenze cinematografiche, giornali on line e riviste, pezzi di teatro o

libri presenti sulla Rete, creando appunto un discorso poli-mediale. Si arriva, per gli

utenti, fino alla costruzione di palinsesti personalizzati, condivisibili con i propri

“amici”.

Un’altra caratteristica comunicativa che senza dubbio ha contribuito a decretare

l’appeal di cui Facebook è oggetto è la possibilità di immagazzinamento ed

elaborazione della memoria: dagli amici del passato ritrovati, alle foto della scuola,

fino all’archivio di tutti gli stati d’animo e gli avvenimenti di cui si è protagonisti.

Page 34: La comunicazione nel_web

Si tratta in effetti di una sorta di diario inter-mediale alla costruzione del quale

prendono parte anche gli “amici” on line.

E la scelta dei cosiddetti amici, quindi del pubblico di ogni utente, rimane una delle

questioni fondamentali nell’analisi, da un punto di vista comunicativo, del mezzo.

La sua natura ibrida, tra pubblico e privato, è dovuta al fatto che coloro che possono

vedere i profili dell’utente vengono decisi dall’utente stesso, che però, nel momento

in cui decide di essere presente su Facebook, mette comunque in comune una serie

di informazioni con tutti gli altri utenti.

È a questo punto che è utile introdurre un approfondimento sulla natura dei legami

che si instaurano su Facebook. È stata proposta un’interessante distinzione tra

l’amicizia (friendship) e il legame che si instaura nei social network (friending), che

si configurerebbe quindi come una nuova forma di legame sociale, con

caratteristiche sue proprie. I contatti di ogni utente sono organizzati in “liste di

amici”, ma se l’amicizia è un concetto-chiave per la comprensione dei legami on

line, va comunque contestualizzata rispetto alle pratiche effettive dei social

network.

Sono alcune le differenze centrali tra friendship come amicizia e friending come

legame nello spazio virtuale: mentre l’amicizia si basa sui sentimenti, il friending è

piuttosto un mettersi in mostra pubblico; l’amicizia è disinteressata, mentre il

friending è legato alla concessione dell’accesso ai contenuti, tra l’altro revocabile in

qualsiasi momento e in modo meccanico; l’amicizia è un legame piuttosto privato,

mentre il friending è un legame pubblico.

Una recente ricerca, mirata appunto a mettere in luce le caratteristiche del friending,

sottolinea proprio come esso non sia affatto sostitutivo dell’amicizia, che entrambi i

Page 35: La comunicazione nel_web

tipi di legame tra le persone possono coesistere, che esso è un nuovo tipo di

relazione che si aggiunge alle forme di legame già note da un punto di vista

sociologico. Le differenze culturali, nei legami di amicizia e nelle relazioni sociali

possono creare barriere alla relazione, nel caso del friending sono un elemento che

potenzia i legami stessi, fornendo loro spazi nuovi di espressione.

Accanto ad alcune caratteristiche comunicative e alla natura dei legami sociali di

Facebook, è utile infine descrivere alcune delle pratiche di utilizzo da parte degli

utenti. La possibilità di potenziare i meccanismi di produzione di socialità e di

ricerca di partner, grande stimolo al rapporto degli utenti con la Rete, entra tra le

componenti di attrazione: si pensi a come gli incontri casuali face to face vengano

“proseguiti” on line attraverso la ricerca su Facebook e come, viceversa, incontri

tramite la rete di amici diventino poi flirt di vario tipo.

LE NUOVE DIPENDENZE

La diffusione delle nuove tecnologie sta modificando in breve tempo le nostre

abitudini e le modalità d’intendere i processi di comunicazione. I nostri parametri

spazio-temporali mutano continuamente in relazione al costante aggiornamento

delle nuove tecnologie e con esse si modifica sempre più il nostro sistema di

comunicazione con “altri significativi”. La tecnologia modifica le nostre abitudini e

Page 36: La comunicazione nel_web

la nostra vita, ma a fronte degli innumerevoli vantaggi offerti dall’applicazione di

queste nuove tecnologie iniziano a manifestarsi “situazioni particolari” definite

da alcuni autori psicotecnologie. L’utilizzo delle nuove apparecchiature interagisce

con il nostro apparato psichico e per la prima volta nella storia del genere umano,

l’uomo ha ideato un dispositivo che lo costringe ad adattarsi al “suo” modo di

“pensare”: l’utilizzo del computer richiede un reale adattamento mentale al suo

funzionamento e di conseguenza spinge il soggetto ad adeguare le proprie funzioni

cognitive al funzionamento della macchina.

E’ apparso quindi indispensabile analizzare le modificazioni che si verificano nella

psiche umana in rapporto con l’ormai totale diffusione della Rete.

Come ogni innovazione tecnologica, l’introduzione di Internet ha apportato

numerosi miglioramenti nella vita delle persone, grazie ai risvolti positivi a livello

sociale, psicologico ed educativo. Gli utenti hanno, infatti, la possibilità di

incontrare altri individui simili, di reperire informazioni velocemente, di intrattenere

relazioni, di giocare, di cercare e ricevere supporto emotivo nonché di conoscere

altre culture. Internet può provocare sollievo da ansia e depressione fornendo svago

e informazioni utili a risolvere i propri problemi.

Internet non è solo uno strumento di comunicazione che permette lo scambio di

informazioni tra milioni di persone in tutto il mondo, ma comincia ad essere

applicato in ambito psichiatrico e psicologico quale strumento via via più

indispensabile per la ricerca, la formazione, la clinica. La diffusione di Internet ha

permesso che l’accesso alle informazioni scientifiche non fosse limitato solo ai

medici e agli operatori nel campo della salute mentale, ma anche ai pazienti,

Page 37: La comunicazione nel_web

determinando un innalzamento del livello culturale dell’utente medio e

conseguentemente un aumento della domanda da parte degli utenti stessi.

Tuttavia, l’incremento dell’accesso a questa tecnologia ha comportato l’emergere e

il proliferare di disturbi del comportamento, rivelando nuovi aspetti problematici

per coloro che fanno un uso non adeguato della Rete. E’ noto, infatti, come un

utilizzo eccessivo comprometta progressivamente la sfera sociale e relazionale della

persona, che viene totalmente assorbita dall’esperienza virtuale, rimanendo

letteralmente “agganciata” alla Rete e arrivando a sviluppare una vera e propria

dipendenza. provocando una situazione di sofferenza generale, estesa anche al suo

contesto di appartenenza.

Sembra interessante puntare l’attenzione sulla relazione che s’instaura tra il

soggetto e l’oggetto della dipendenza, un processo unico e carico di significati. Non

è il tipo di droga a causare la dipendenza, ma essa si costruisce nell’interazione tra

soggetto, oggetto e contesto in cui entrambi sono inseriti.

La dipendenza non è un vizio, né una malattia, ma un processo che s’innesca

quando una persona, nel contatto con un particolare oggetto, si sperimenta in

maniera diversa.

Il concetto di dipendenza

La dipendenza è un fenomeno estremamente complesso che chiama in causa

numerosi aspetti della sfera individuale, tanto che risulta impossibile darne

una definizione precisa e condivisa da tutta la comunità scientifica. La

dipendenza investe l’individuo a vari livelli:

Page 38: La comunicazione nel_web

Comportamentale: si manifesta nella ricerca di una sostanza o nella

reiterazione di un comportamento;

Psicologico: il soggetto è totalmente assorbito dall’oggetto della propria

dipendenza, tanto che non riesce a farne a meno e trascura il resto, dalle

relazioni affettive al lavoro, ecc.

Le conseguenze negative che derivano da questa situazione si ripercuotono

sull’intero funzionamento della vita dell’individuo positiva e più funzionale.

La lingua inglese opera un’importante distinzione tra due termini che in italiano

sono tradotti con la stessa parola, pur avendo significati diversi: addiction e

dependence.

Con dependence s’indica la dipendenza fisica e chimica, la condizione in cui

l’organismo necessità di una determinata sostanza per funzionare.

Con addiction s’intende quella condizione in cui la dipendenza psicologica spinge

alla ricerca dell’oggetto, senza il quale l’esistenza diventa priva di significato.

Addiction e dependence non compaiono necessariamente insieme. Si può sviluppare

un’addiction senza dependence, ossia si può provare il bisogno di mettere in atto dei

comportamenti significativi, in assenza di una dipendenza fisica vera e propria.

D’altra parte si può avere dipendenza fisica senza addiction, vale a dire senza

sviluppare una fenomenologia patologica che conduce poco a poco

all’autodistruzione e all’isolamento. Si pensi alla dipendenza dalla nicotina:

l’organismo richiede la sostanza e si sviluppa anche una dipendenza psicologica, ma

difficilmente si arriva a mettere in atto azioni illegali o comportamenti antisociali a

causa del fumo (Shaffer, 1996).

Page 39: La comunicazione nel_web

Le nuove dipendenze o new addictions comprendono tutte quelle forme di

dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.

L’oggetto della dipendenza nelle new addiction è un comportamento o un’attività

lecita e socialmente accettata. Tra le new addictions possiamo annoverare: la

dipendenza dal gioco d’azzardo, da Internet, dallo shopping, dal lavoro, dal sesso,

dal cibo e dalle relazioni affettive. Per la maggior parte delle persone queste

attività rappresentano parte integrante della vita quotidiana, ma per alcuni

individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime

conseguenze. Negli ultimi anni si è assistito ad un’enorme diffusione di queste

dipendenze comportamentali, tanto che la letteratura scientifica non ha potuto fare a

meno di rivolgervi il proprio interesse.

Alonso-Fernandez classifica le dipendenze in:

1. Dipendenze sociali o legali;

2. Dipendenze antisociali o illegali.

Le prime sono costituite da droghe legali (tabacco, alcol, farmaci, ecc.) e da attività

socialmente accettate come mangiare, lavorare, fare acquisti, giocare, guardare la

televisione, ecc.

Il secondo tipo comprende le dipendenze da droghe e attività illegali, per esempio

oppiacei, cocaina, oppure rubare, incendiare, stuprare, ecc. L’autore sostiene che

nella prima categoria, le nuove forme di dipendenza sono agevolate

dall’innovazione tecnologica e dalla nuova civiltà che, da un lato genera stress,

vuoto e noia, dall’altro stimola la tendenza all’immediata gratificazione, fornendo

sempre gli strumenti appropriati. L’avanzare del progresso tecnologico, infatti, ha

modificato non solo le abitudini delle persone, ma anche il loro modo di esprimersi

Page 40: La comunicazione nel_web

in situazioni patologiche. Si pensi ad Internet: può essere uno strumento di

comunicazione, di lavoro, di svago, di socializzazione, ma può anche assumere il

valore di un mondo parallelo o alternativo a quello reale, nel quale il soggetto può

sperimentare nuove forme di comunicazione o relazione, che spesso amplificano

disagi personali.

I Nativi Digitali

Fin da piccolissimi i bambini di oggi giocano con il telefonino di mamma, il

telecomando e crescono con i videogame.

La generazione dei “nativi digitali” è “figlia” di cellulari e videogiochi, ed ha già

un cervello diverso dal nostro. Descrive molto bene le caratteristiche di questi

bambini il prof. Cantelmi, docente di psichiatria dell’Università Gregoriana di

Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici.

«Abbiamo esaminato un vasto campione di bimbi, nati a partire dal 2002.

Concentrandoci sulle caratteristiche dei nativi digitali, figli della “generazione di

mezzo” e nipoti dei “predigitali”, questi piccoli hanno un apprendimento più

percettivo e meno simbolico, e sono dotati di abilità visuo-motorie eccezionali. Una

volta adulti, saranno spesso uomini e donne alexitimici, incapaci cioè di riconoscere

le emozioni interne, ma abilissimi a rappresentarle».

Il concetto di “alexitimia” fa un po’ paura, molti adulti non solo non sanno

riconoscere le emozioni interne ma neanche sono in grado di rappresentarle. Per la

generazione dei nativi digitali, che frequentano ancora la scuola materna ed

elementare, «le emozioni non sono vissute, ma piuttosto rappresentate. Saranno

abilissimi a tecno-mediare le relazioni. E, naturalmente, comunicare con loro sarà

Page 41: La comunicazione nel_web

difficile sia per la generazione di mezzo, che per i pre-digitali», prevede il prof.

Cantelmi. L’uso dei diversi strumenti tecnologici fin da bambini attiva aree

cerebrali differenti e predispone a svelare senza fatica i segreti delle strumentazioni

più high-tech.

Il futuro dei nativi digitali, secondo Cantelmi, è sempre più scritto nei blog; la Rete

Internet «muterà per alimentare le passioni e i modi di socializzazione di questa

generazione in crescita. Affamata di novità, conclude, e bravissima a sintetizzare

con un’icona i suoi messaggi al clan degli amici», via mail su telefonini sempre più

ricchi di applicazioni.

Il 1980 è la linea di demarcazione anagrafica che separerebbe chi è cresciuto con le

tecnologie digitali, come computer, internet, telefoni cellulari e Mp3, i “Nativi

digitali”, da quelli che vi si sono dovuti convertire i “Non nativi digitali”.

All’interno dei “non nativi digitali” ci sarebbero, poi, gli “ibridi” e i «tardivi

digitali». I primi sarebbero quelli abbastanza vecchi da aver frequentato il mondo

«di prima», ma anche abbastanza giovani da essersi subito adeguati al mondo «di

dopo», avendo, quindi, gli strumenti per capire e discutere l’esplosiva crescita di

internet. Un altro fenomeno nuovo è, invece, la categoria dei «tardivi digitali» che

negli ultimi tempi si sono riversati in rete attratti dalla “accessibilità e familiarità di

alcuni suoi luoghi e prodotti”.

Tra questi un posto di rilievo spetta sicuramente a Facebook, il cui straripante

successo è dovuta alla facilità con cui vi si può accedere, anche se non si conoscono

i meccanismi della rete, per cercarvi, e trovarvi, contenuti familiari e rassicuranti. I

“nativi digitali”, infine, sono degli straordinari “consumatori” dei materiali e degli

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strumenti prodotti e diffusi in Rete, ma in quanto a consapevolezza critica e capacità

di discernimento lasciano parecchio a desiderare.

Conclusioni

Stiamo assistendo a una trasformazione epocale, una rivoluzione che sta mettendo a

soqquadro l'intera industria culturale.

Io credo si tratti di un mutamento positivo, che genererà molti altri cambiamenti a

catena nella società del futuro.

Evitando la separazione netta fra produttore e consumatore, artista e pubblico,

scrittore e lettore, esperto e dilettante, professore e studente, la nuova rivoluzione

internettiana apre nuovi spazi di libertà e di democrazia. Lo scambio di idee, la

varietà, la concorrenza, l'espressione facilitata persino dell'antagonismo e del

dissenso possono contribuire a sviluppare una società più ricca e più giusta.

C'è senz'altro del vero in tutte queste critiche e recriminazioni, ma c'è soprattutto

dell'esagerazione. Personalmente penso che il cambiamento generi insicurezza e che

faccia paura soprattutto a coloro che fino a ieri godevano di privilegi indiscussi. È

possibile che molti di coloro che oggi sono investiti di prestigio e autorità escano

ridimensionati dalla rivoluzione epocale che stiamo vivendo. Sicuramente i

prossimi anni vedranno una competizione economica sempre più serrata che

selezionerà fatalmente anche su internet i più forti, sperando anche che siano coloro

che sanno produrre i contenuti migliori.

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