La città di fondazione di periodo fascista sono i centri urbani fondati dai fascisti in alcune zone dell'Italia e nelle sue colonie a partire dal 1928.

I centri urbani modificati nel periodo fascista hanno subito grandi bonifiche agrarie e profondi cambiamenti per la realizzazione di nuovi insediamenti. Gli insediamenti avevano spesso modesta estensione territoriale e demografica e uno specifico carattere rurale, e non erano allora assimilabili, sia per dimensioni che per caratteristiche progettuali, ad una città vera e propria. Possedevano di solito un'area dedicata ai servizi al centro dell'insediamento agricolo della famiglia. Non avevano caratteristiche delle citta' ma avevano comunque edifici pubblici e servizi. La definizione di “città di fondazione” non comprende quindi un gran numero di urbanizzazioni.

SCOPI POLITICI

L'intensa attività di fondazione nasceva soprattutto dall'ideologia fascista ed in particolare dalle loro idee antimoderne e antiurbane. I nuovi insediamenti avevano quindi carattere di piccole cittadine rurali della campagna e dei contadini, che essi preferivano alla grande urbanizzazione. Tale antiurbanesimo fu chiaramente espresso nel "Discorso dell'Ascensione" pronunciato da Mussolini al parlamento il 26 maggio del 1927.

La creazione di questi centri rurali avrebbe creato una nuova classe sociale di piccoli proprietari terrieri, legati alla terra con tutta la famiglia.

La realizzazione di questi centri avveniva di solito in posti ancora da bonificare che venivano ceduti presso la O.N.C (Opera Nazionale Combattenti) che provvedeva a bonificare e assegnare alle varie famiglie, che avrebbero nel tempo ripagato attraverso investimenti.

Questi nuovi centri avevano scopi economici e sociali, per lo sviluppo agricolo o industriale, a seconda dei casi, come l'Agro Pontino. Alcune sorsero su aree appena bonificate, altri in piccoli borghi minatori, come in Sardegna.

URBANISTICA

I nuovi insediamenti erano costruiti su un modello base costituito da una piazza, con al centro una Torre Littoria e attorno gli edifici pubblici. Intorno a questo nucleo centrale si estendevano, nei centri più grandi, i quartieri abitati veri e propri, mentre nei centri rurali si passava direttamente alle campagne appoderate.

ARCHITETTURA

L'architettura di questi centri rifletteva quella degli anni '30 italiani, in stile 'novecento' che preferiva appunto la tradizionalità al rinnovamento. Tra tali posizioni vigeva un'accesa polemica che non impediva compromessi e ibridazioni sulla strada di ricerca di un razionalismo "italiano" portata avanti, per esempio da Libera e sull'attenzione per l'architettura spontanea "mediterranea".

Il dibattito fra i famosi centri sorti nell'Agro Pontino in quegli anni continuo' negli anni del dopoguerra e coinvolse tutte le realizzazioni del decennio e che si puo' definire generalmente 'stile razionalistico' con simboli del regime fascista come l'aquila.

Veduta del quartiere dell'Eur

Prima

Dopo

VIA DELLA CONCILIAZIONE -ROMA.

Scariolati al canale di Mussolini alle Pontine

Costruzione canale di Mussolini alle Pontine