La città del fiore - comunitaisolotto.org · udito il linguaggio dei fiori” - dissero i bambini....

17
La città del fiore

Transcript of La città del fiore - comunitaisolotto.org · udito il linguaggio dei fiori” - dissero i bambini....

La città del fiore

Al calar della notte, dopo una

giornata di fatiche, la donna

era molto stanca, gli occhi le si

chiudevano, le membra erano doloranti.

Come il sole, ogni sera, si lascia andare

lentamente nelle braccia della notte, così

la donna si apprestava a scivolare nel

sonno.

Aprì il libro e si mise a leggere.

Era un rito: leggere una pagina di un li-

bro la faceva ritornare bambina, quando

il babbo le leggeva un racconto per invi-

tare il sonno a prendersi cura di lei.

Il libro che aveva aperto quella sera rac-

contava storie di bambini stufi della paz-

zia che sta uccidendo la città.

Mentre gli occhi le si chiudevano, arrivò

al punto in cui i bambini, inascoltati, si

organizzano e decidono di fare la città a

modo loro.

� �

La donna sentì battere lievemente

sul vetro della finestra. Era una

bambina dagli occhi grandi e ri-

denti.

Muovendo ritmicamente l’indice inarca-

to della mano destra, la bambina la invi-

tava ad uscire.

La donna si alzò e scavalcò la finestra.

“Vuoi venire a vedere la città che ab-

biamo costruito noi bambini? - disse la

bambina tendendo la mano - L’abbiamo

chiamata ‘Città del fiore’ ”.

� �

S’incamminarono verso una luce

intensa che schiariva la sera. La

donna era molto incuriosita.

La stanchezza l’aveva completamente

abbandonata. Cercò di affrettare il pas-

so, trascinandosi dietro la sua giovane

guida.

“I piccoli corrono sempre - disse la bam-

bina dagli occhi grandi e ridenti - ma non

hanno mai fretta. Se hai fretta passerai

oltre senza vedere la città del fiore”

� �

Uno spettacolo fantastico si aprì

davanti a loro.Tutto era illumi-

nato da quattro grandi girasoli

che danzavano unendo le loro verdi fo-

glie come fossero mani intrecciate.

Non c’erano lunghe strade ma tante

piazzette. Ogni piazzetta era un calice di

giglio. Piazzette giallo-aranciate, rosse,

violacee, bianche, rosso-miniate punteg-

giate di nero, ospitavano frotte di bambi-

ni giocherelloni.

Le piazzette erano circondate da case

unite fra loro da loggette senza porte.

I muri erano fatti di petali di rosa, i tetti

di sepali soprammessi, le finestre di veli

di bucaneve.

Stami di fiordaliso erano giostre mosse

dal vento burlone e accompagnate dal-

la musica delle fronde degli alberi e dal

cinguettio degli uccellini.

Dietro una grande vetrata c’era la cen-

trale per l’innaffiamento, comandata da

gialli bottoni di margherite.

� �

Un fiume scorreva lentamente in mezzo alla città e tanto era limpido che la luce dei gira-

soli si rifletteva sul dorso variopinto di pesciolini guizzanti.

“E le auto dove sono ?” - domandò la donna.

“Voliamo sulle ali delle farfalle” - ri-spose la bambina.

�0 ��

�� ��

Fece un lieve cenno e in un baleno una grande aporia, la farfalla tut-ta bianca venata di scuro, si posò

davanti a loro.

Salirono sul dorso di lei e volteggiarono a lungo sulla città del fiore, incantati dal-le sue meraviglie.

L’aporia, infine, li posò dolcemente su una piazzetta, che come le altre era un grande calice di giglio.

I bambini che vi giocavano non resta-rono molto stupiti al vedere atterrare la farfalla con la donna e la bambina. Era per loro una cosa normale. Fecero festa ai nuovi ospiti e li invitarono al giroton-do. Ma la bambina invitò tutti al silen-zio per ascoltare una voce debole, lenta e tranquilla che si levava dal profondo della estesa corolla del giglio che ospita-va i loro giochi. Si fermarono e stettero ad ascoltare.“Non vi meravigliate - disse il giglio -; non sono una eccezione. Tutti i fiori parlano”.

“Veramente, finora non avevamo mai udito il linguaggio dei fiori” - dissero i bambini. “I fiori parlano, eccome! - con-tinuò il giglio - ma voi siete talmente di-stratti da mille rumori che non riuscite a percepire la loro tenue voce.

Era tanto che cercavo di parlarvi.

È merito della bambina dagli occhi gran-di e ridenti giunta sul dorso dell’aporia se ora finalmente mi udite”.

�� ��

Che cosa avrà mai da dire un giglio parlante? - osservò un bambino ansioso di riprendere il gioco.

“I fiori conoscono tante storie” - rispose il giglio.

“Allora raccontacene una” - dissero tut-ti.

“Vi racconterò la storia della grande inondazione”.

Aveva appena incominciato a raccontare che tutti i bambini si radunarono intor-no, anche quelli delle altre piazzette, e i fiori si volsero tutti dalla parte del giglio, come fanno col sole, con lo stelo teso e le foglie dritte per non perdere una parola.

Tanto e tanto tempo fa le nubi si adden-sarono proprio sulla città del fiore. Era-no cumuli neri e minacciosi. Si fece buio, quasi fosse notte, tanto che i girasoli ac-cesero la loro grande corolla. Le gocce che cominciarono a cadere erano grosse come le lacrime di un elefante.

�� ��

Piovve sette giorni e sette notti.

Il fiume resse finché poté con le sue forti braccia l’acqua che ve-

niva incessante dal cielo, ma alla settima notte non ce la fece più.

L’acqua straripò e inondò la città del fiore.

Solo i fiori più alti riuscirono a tenere fuori il capo, gli altri furono tutti som-mersi”.

�� ��

Ei bambini? -disse uno del cer-

chio. “I bambini si aggrapparo-

no ai fiori più alti sperando di

potersi salvare”.

“E si salvarono?”.

�0 ��

Successe una cosa straordinaria” -

continuò il giglio parlante - I fiori,

anche quelli completamente som-

mersi, fecero uno sforzo molto grande.

Si dettero la mano, tendendo le loro fo-

glioline gli uni verso gli altri, e con le loro

piccole radici pomparono l’acqua verso

l’alto, facendola passare velocemente at-

traverso i loro steli e spruzzandola verso

il sole che nel frattempo era tornato a

splendere.

�� ��

Incominciarono i fiori più alti e poi

tutti gli altri via via che emergevano

dall’inondazione.

E i pesci fecero lo stesso e anche i bam-

bini impararono a compiere il lavoro dei

fiori. Il sole collaborava con molto im-

pegno e faceva evaporare in un baleno

l’acqua spruzzata.

Non si era mai visto un arcobaleno così

luminoso e ridente come quello che rav-

volse la città in quel tempo.

Sette giorni e sette notti, come la piog-

gia, durò il lavoro.

Alla fine tutta la città fu liberata dall’ac-

qua. E il fiume tornò a tenere stretta fra

le sue braccia l’acqua che scorreva verso

il mare.

E la città tornò a splendere come la ve-

dete ora”.

�� ��

Aun tratto un tonfo. Il libro

era caduto dal letto. “Peccato, è

stato un sogno, la città del fiore

non esiste” - pensò la donna. Il brusco

risveglio le aveva riconsegnato tutta la

stanchezza e la tristezza della sera.

Una vocina dalla finestra la raggiunse

con un dolce brusio:

Ma il tuo sogno esiste.Tu stessa

lo hai creato nel sonno. Il so-

gno ti appartiene.

Non pensare che esista solo ciò che è

esterno a te.

Tu hai separato la realtà esterna dai so-

gni.

E stai uccidendo sia l’una che gli altri.

Per questo sei stanca e triste.

La città del fiore è dentro di te, è parte

di te.

Ricercala senza fretta e la troverai di nuo-

vo. Lasciati guidare da una bambina.

Forse riuscirai anche ad avvicinare fra

loro la città che hai creato all’esterno e la

città che hai dentro.

E tutt’e due sbocceranno di nuovo come

i fiori a primavera”.

La donna andò alla finestra, ma

non c’era nessuno.

�� ��

Restò a sognare ad occhi aperti. Rivi-

de un fatto realmente accaduto nella

sua giovane età. Il giglio parlante,

con la sua voce tenue, gli aveva restituito

una memoria oscurata e smarrita. Il raccon-

to della grande inondazione lo aveva vissuto

realmente.

Firenze, nel 1966, era stata invasa dall’acqua

e dal fango dell’Arno e degli altri fiumi stra-

ripati. E anche allora i “fiori” avevano salva-

to la città. Le donne, gli uomini, i bambini

dei quartieri fiorentini e tanti giovani accorsi

da ogni parte del mondo si erano stretti gli

uni agli altri, come i fiori del racconto.

Il sentimento della riconciliazione, della

pace e dell’amicizia aveva ravvolto la vita

della città.

I fiorentini avevano liberato la città col loro

impegno e l’avevano ricostruita con la soli-

darietà.

Era un’esperienza d’impegno e di solidarie-

tà che avevano già fatta durante e dopo la

guerra. La ripeteranno ancora in tante altre

situazioni difficili: per fondare la città sulla

giustizia, sulla pace, sull’accoglienza, sulla

comunità oltre i confini, sui diritti dei bam-

bini e di tutti.

Come evitare di oscurare e smarrire ancora

questa memoria? - si domandò la donna. E

oggi - pensò - come vivono la solidarietà i

bambini che vogliono una città dove si possa

ascoltare il linguaggio appena sussurrato dei

fiori?

�� ��

�0 ��

��