La chiusura lampo -...

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Allo sviluppo di questo onnipresente dispositivo, che si affermò una sessantina di anni fa, ha contribuito una miriade di inventori; la sua evoluzione non è ancora giunta al termine di Lewis Weiner La chiusura lampo a Sono raffigurate qui le varie parti di una chiusura lampo fissa, del tipo usato per i pantaloni, e di una chiusura lampo divisibile, come quelle per le giacche a vento. In inglese i dentini sono chiamati a volte scoop perché, visti di profilo, quelli di metallo assomigliano a un mestolo. Il nastro di tessuto serve non solo per tenere fermi i dentini, ma anche per cucire la lampo sugli indumenti. Un nastro munito di dentini o di spirali è detto semicatena. Due semicatene unite formano una catena. Infine, una catena fornita di cursore e di terminali è una chiusura lampo. 4 CHIUSURA LAMPO FISSA TERMINALE SUPERIORE DENTI NO CIMOSA TERMINALE INFERIORE CHIUSURA LAMPO DIVISIBILE VISTA DALL'ALTO FACCIA SUPERIORE VISTA DI PROFILO RIMOSSA NASTRO DI RINFORZO Il funzionamento di una chiusura lampo viene illustrato qui come apparirebbe se venisse rimossa la faccia superiore del cursore. Nelle lampo con dentini di metallo (a) ogni dentino presenta una sporgenza in alto e un incavo in basso. Via via che il cursore viene sollevato, il suo collo riesce a mettere in posizione i dentini all'angolazione e alla distanza giuste perché la sporgenza di uno di essi si innesti nell'incavo del dentino opposto; le spallette spingono insieme i dentini. Nell'apri- re la lampo il collo disinnesta i dentini. Le spirali o i dentini di materia- le sintetico (b, e) presentano molteplici e svariate forme, ma il prin- cipio di apertura e di chiusura della lampo rimane sempre lo stesso. I l dispositivo di chiusura a cursore noto con il nome di chiusura, o cerniera, lampo, compare su un'ampia varie- tà di oggetti, che vanno dalle valige ai pan- taloni e ai vestiti da donna; per qualunque abitante del mondo occidentale sarebbe inconsueto passare tutta una giornata sen- za vedersene uno davanti. Ciononostante, questo meccanismo comune e insolita- mente sicuro non gode di molta rinoman- za. Tutt'altro. Per pura curiosità ho consul- tato sette enciclopedie che vanno per la maggiore, di cui cinque pubblicate negli Stati Uniti, una in Inghilterra e una in Germania. Nella loro edizione più recente alcune hanno una voce di qualche riga sul- l'argomento. ma nessuna ha qualcosa che si possa definire un articolo in piena rego- la. L'origine e lo sviluppo della chiusura lampo sono faccende di cui pochi sanno qualcosa, perfino nelle ditte produttrici. Avendo a che fare da molti anni con questa industria, in parte come inventore di mac- chine per la fabbricazione di questi conge- gni e in parte come consulente tecnico per i produttori, mi sono sentito in dovere di presentare una storia completa di questo dispositivo semplice e onnipresente. Nel 1943 Frank B. Jewett, direttore dei Beli Telophone Laboratories e presiden- te della National Academy of Sciences, tenne alla New York University una con- ferenza su «Le promesse della tecnolo- gia». Sottolineando il fatto che «le vere idee creative» hanno origine con gli indi- vidui e che nessuno può dire in anticipo quali saranno le idee o dove esse potreb- bero nascere, egli disse: «Come esempio dell'impossibilità di prevedere il futuro, anche per le cose semplici, ho pensato spesso alla bassissima probabilità che un qualunque uomo o gruppo di uomini, ove si eccettui quello che ebbe l'idea, proget- tasse o inventasse la chiusura lampo.» L'uomo che ebbe realmente l'idea fu Elias Howe, molto più noto per il suo con- tributo all'invenzione della macchina per cucire. Nel 1851 egli ottenne un brevetto negli Stati Uniti per una chiusura continua e automatica per capi di vestiario. Descriven- dola nel suo brevetto, Howe scriveva: «La mia invenzione consiste in una serie di si- stemi di aggancio uniti da un cordone di connessione che corre o scorre su nervatu- re.» Il meccanismo di Howe anticipava mol- te delle caratteristiche delle chiusure lampo dei nostri giorni, ma per ragioni che non sono chiare egli non lo commerciali77ò mai. Pertanto l'uomo a cui di solito viene attribuita l'invenzione della chiusura lam- po è Whitcomb L. Judson, che nel 1893 ottenne due brevetti negli Stati Uniti per un dispositivo di chiusura automatica fatto funzionare da un meccanismo a scorrimen- to. Non è dato sapere se Judson avesse una visione limitata delle applicazioni che forse si sarebbero potute trovare per il suo di- spositivo di chiusura, o se volesse sempli- cemente indicare un'applicazione specifica al solo scopo di ottenere il brevetto, ma il titolo del primo dei due brevetti era «Clasp Locker or Unlocker for Shoes» (dispositi- vo di aggancio per allacciare o slacciare le scarpe). Questi dispositivi di chiusura dif- ferivano dalle chiusure lampo dei nostri giorni soprattutto perché il loro movimen- to era perpendicolare all'apertura che si doveva chiudere, come nei fermagli delle soprascarpe di gomma, prima dell'applica- zione della chiusura lampo. Lo schema di Judson consisteva in una serie di ganci se- parati, ognuno dei quali a sua volta era costituito da due parti collegantisi fra loro, fissate ciascuna a un lato dell'apertura che si voleva chiudere. I ganci potevano essere chiusi a mano, ma Judson forniva anche un congegno scorrevole per chiuderli e aprirli l'uno dopo l'altro. N el 1894 Judson e Lewis A. Walker organizzarono la Universal Fastener Company per sfruttare i brevetti di Jud- son. Walker era un avvocato con una spiccata attitudine per l'organizzazione aziendale. La ditta incominciò nel 1896 a dare impulso a una forma di dispositivo di chiusura detto Universal. Le vendite fu- rono modeste, in parte perché i dispositivi avevano la tendenza ad aprirsi sotto ten- sione e in parte perché erano piuttosto taglienti e a volte strappavano il tessuto con il quale venivano a contatto. Nel 1904 la società fu riorganizzata sot- to la ragione sociale Automatic Hook and Eye Company e offrì un dispositivo di chiusura migliorato, a cui era stato dato il nome C-Curity [che in inglese si legge come la parola security, sicurezza, n.d.t.]. Uno slogan pubblicitario diceva «Si tira ed è tutto fatto». Per fabbricare questo dispositivo, che in precedenza veniva co- struito a mano, la società poteva disporre di una macchina che Judson aveva brevet- tato nel 1902. E nel 1906 ebbe l'ulteriore vantaggio di potersi valere dell'opera di Gideon Sundback, un ingegnere che nel corso degli anni migliorò in maniera no- tevole la chiusura lampo. Contemporaneamente anche altri in- ventori andavano via via apportando vari miglioramenti. Nell'anno 1911, Cathari- na Kuhn-Moos e il suo socio Henri Foster ottennero un brevetto svizzero per un dispositivo che assomigliava molto a una chiusura lampo metallica dei nostri giorni perché non aveva ganci. A quanto pare questi inventori erano troppo avanti ri- spetto ai loro tempi: il loro dispositivo di chiusura infatti non ebbe successo sul piano commerciale. Nel 1913 a P. A. Aronson, sovrintendente dell'Automatic Hook and Eye, fu concesso un brevetto che presentava il principio della moderna chiusura lampo separabile: un dispositivo che si apriva da tutte e due le estremità. Le vendite però continuarono a essere modeste, e la ditta arrivò sull'orlo della bancarotta, riuscendo a sopravvivere solo mettendosi a produrre articoli diversi dai dispositivi di chiusura. Poi, nel 1917, Sundback ottenne un brevetto per un di- spositivo di chiusura metallico che aveva tutte le caratteristiche della chiusura lam- po di metallo dei nostri giorni. Come Sundback ebbe a dire in un'intervista: «La grande necessità era quella di elimi- nare i ganci». L'invenzione fu tanto im- portante per la società che quest'ultima cambiò la propria ragione sociale in Hookless Fastener Company. Walker raccolse altri capitali e rifondò l'azienda eleggendosi presidente, carica che con- servò fino alla morte. A poco a poco gli affari migliorarono. Il primo articolo munito di dispositivo di chiusura con meccanismo di scorrimento, fabbricato in grande quantità, fu una cin- tura con tasche per trasportare denaro, ideata nel 1917 da un sarto di New York: l'articolo godette di molta popolarità fra i marinai della prima guerra mondiale. Quasi tutti i 24 000 dispositivi di chiusura parte della B. F. Goodrich Company, la quale coniò anche il nome di «zipper», tuttora vivo nella lingua inglese, e lo regi- strò come marchio di fabbrica per la linea Goodrich di calzature di gomma. Da quel momento l'espansione fu rapi- C venduti quell'anno dalla società erano proprio per tali cinture. Nel 1918 i dispo- sitivi furono incorporati in circa 10 000 tute fatte per la marina. Poco dopo la guerra l'introduzione del dispositivo di chiusura con meccanismo di scorrimento sui guanti e sulle borse del tabacco contribuì a rendere popolare questo tipo di chiusura per usi civili. Forse però l'impulso maggiore venne dall'in- troduzione, nel 1923, del dispositivo in questione sulle soprascarpe di gomma da 74 75

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Allo sviluppo di questo onnipresente dispositivo, che si affermòuna sessantina di anni fa, ha contribuito una miriade diinventori; la sua evoluzione non è ancora giunta al termine

di Lewis Weiner

La chiusura lampo

a

Sono raffigurate qui le varie parti di una chiusura lampo fissa, del tipousato per i pantaloni, e di una chiusura lampo divisibile, come quelleper le giacche a vento. In inglese i dentini sono chiamati a volte scoopperché, visti di profilo, quelli di metallo assomigliano a un mestolo. Il

nastro di tessuto serve non solo per tenere fermi i dentini, ma anche percucire la lampo sugli indumenti. Un nastro munito di dentini o di spiraliè detto semicatena. Due semicatene unite formano una catena. Infine,una catena fornita di cursore e di terminali è una chiusura lampo.

4 CHIUSURA LAMPO FISSA

TERMINALESUPERIORE

DENTI NO

CIMOSA

TERMINALEINFERIORE

CHIUSURALAMPO

DIVISIBILE

VISTA DALL'ALTOFACCIA SUPERIORE

VISTA DI PROFILO RIMOSSA

NASTRO DIRINFORZO

Il funzionamento di una chiusura lampo viene illustrato qui comeapparirebbe se venisse rimossa la faccia superiore del cursore. Nellelampo con dentini di metallo (a) ogni dentino presenta una sporgenzain alto e un incavo in basso. Via via che il cursore viene sollevato, ilsuo collo riesce a mettere in posizione i dentini all'angolazione e alla

distanza giuste perché la sporgenza di uno di essi si innesti nell'incavodel dentino opposto; le spallette spingono insieme i dentini. Nell'apri-re la lampo il collo disinnesta i dentini. Le spirali o i dentini di materia-le sintetico (b, e) presentano molteplici e svariate forme, ma il prin-cipio di apertura e di chiusura della lampo rimane sempre lo stesso.

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l dispositivo di chiusura a cursore notocon il nome di chiusura, o cerniera,lampo, compare su un'ampia varie-

tà di oggetti, che vanno dalle valige ai pan-taloni e ai vestiti da donna; per qualunqueabitante del mondo occidentale sarebbeinconsueto passare tutta una giornata sen-za vedersene uno davanti. Ciononostante,questo meccanismo comune e insolita-mente sicuro non gode di molta rinoman-za. Tutt'altro. Per pura curiosità ho consul-tato sette enciclopedie che vanno per lamaggiore, di cui cinque pubblicate negliStati Uniti, una in Inghilterra e una inGermania. Nella loro edizione più recentealcune hanno una voce di qualche riga sul-l'argomento. ma nessuna ha qualcosa chesi possa definire un articolo in piena rego-la. L'origine e lo sviluppo della chiusuralampo sono faccende di cui pochi sannoqualcosa, perfino nelle ditte produttrici.Avendo a che fare da molti anni con questaindustria, in parte come inventore di mac-chine per la fabbricazione di questi conge-gni e in parte come consulente tecnico per iproduttori, mi sono sentito in dovere dipresentare una storia completa di questodispositivo semplice e onnipresente.

Nel 1943 Frank B. Jewett, direttore deiBeli Telophone Laboratories e presiden-te della National Academy of Sciences,tenne alla New York University una con-ferenza su «Le promesse della tecnolo-gia». Sottolineando il fatto che «le vereidee creative» hanno origine con gli indi-vidui e che nessuno può dire in anticipoquali saranno le idee o dove esse potreb-bero nascere, egli disse: «Come esempiodell'impossibilità di prevedere il futuro,anche per le cose semplici, ho pensatospesso alla bassissima probabilità che unqualunque uomo o gruppo di uomini, ovesi eccettui quello che ebbe l'idea, proget-tasse o inventasse la chiusura lampo.»

L'uomo che ebbe realmente l'idea fuElias Howe, molto più noto per il suo con-tributo all'invenzione della macchina percucire. Nel 1851 egli ottenne un brevettonegli Stati Uniti per una chiusura continua eautomatica per capi di vestiario. Descriven-dola nel suo brevetto, Howe scriveva: «Lamia invenzione consiste in una serie di si-stemi di aggancio uniti da un cordone diconnessione che corre o scorre su nervatu-

re.» Il meccanismo di Howe anticipava mol-te delle caratteristiche delle chiusure lampodei nostri giorni, ma per ragioni che nonsono chiare egli non lo commerciali77ò mai.

Pertanto l'uomo a cui di solito vieneattribuita l'invenzione della chiusura lam-po è Whitcomb L. Judson, che nel 1893ottenne due brevetti negli Stati Uniti perun dispositivo di chiusura automatica fattofunzionare da un meccanismo a scorrimen-to. Non è dato sapere se Judson avesse unavisione limitata delle applicazioni che forsesi sarebbero potute trovare per il suo di-spositivo di chiusura, o se volesse sempli-cemente indicare un'applicazione specificaal solo scopo di ottenere il brevetto, ma iltitolo del primo dei due brevetti era «ClaspLocker or Unlocker for Shoes» (dispositi-vo di aggancio per allacciare o slacciare lescarpe). Questi dispositivi di chiusura dif-ferivano dalle chiusure lampo dei nostrigiorni soprattutto perché il loro movimen-to era perpendicolare all'apertura che sidoveva chiudere, come nei fermagli dellesoprascarpe di gomma, prima dell'applica-zione della chiusura lampo. Lo schema diJudson consisteva in una serie di ganci se-parati, ognuno dei quali a sua volta eracostituito da due parti collegantisi fra loro,fissate ciascuna a un lato dell'apertura chesi voleva chiudere. I ganci potevano esserechiusi a mano, ma Judson forniva anche uncongegno scorrevole per chiuderli e aprirlil'uno dopo l'altro.

Nel 1894 Judson e Lewis A. Walkerorganizzarono la Universal Fastener

Company per sfruttare i brevetti di Jud-son. Walker era un avvocato con unaspiccata attitudine per l'organizzazioneaziendale. La ditta incominciò nel 1896 adare impulso a una forma di dispositivo dichiusura detto Universal. Le vendite fu-rono modeste, in parte perché i dispositiviavevano la tendenza ad aprirsi sotto ten-sione e in parte perché erano piuttostotaglienti e a volte strappavano il tessutocon il quale venivano a contatto.

Nel 1904 la società fu riorganizzata sot-to la ragione sociale Automatic Hook andEye Company e offrì un dispositivo dichiusura migliorato, a cui era stato dato ilnome C-Curity [che in inglese si leggecome la parola security, sicurezza, n.d.t.].

Uno slogan pubblicitario diceva «Si tiraed è tutto fatto». Per fabbricare questodispositivo, che in precedenza veniva co-struito a mano, la società poteva disporredi una macchina che Judson aveva brevet-tato nel 1902. E nel 1906 ebbe l'ulteriorevantaggio di potersi valere dell'opera diGideon Sundback, un ingegnere che nelcorso degli anni migliorò in maniera no-tevole la chiusura lampo.

Contemporaneamente anche altri in-ventori andavano via via apportando varimiglioramenti. Nell'anno 1911, Cathari-na Kuhn-Moos e il suo socio Henri Fosterottennero un brevetto svizzero per undispositivo che assomigliava molto a unachiusura lampo metallica dei nostri giorniperché non aveva ganci. A quanto parequesti inventori erano troppo avanti ri-spetto ai loro tempi: il loro dispositivo dichiusura infatti non ebbe successo sulpiano commerciale. Nel 1913 a P. A.Aronson, sovrintendente dell'AutomaticHook and Eye, fu concesso un brevettoche presentava il principio della modernachiusura lampo separabile: un dispositivoche si apriva da tutte e due le estremità.

Le vendite però continuarono a esseremodeste, e la ditta arrivò sull'orlo dellabancarotta, riuscendo a sopravvivere solomettendosi a produrre articoli diversi daidispositivi di chiusura. Poi, nel 1917,Sundback ottenne un brevetto per un di-spositivo di chiusura metallico che avevatutte le caratteristiche della chiusura lam-po di metallo dei nostri giorni. ComeSundback ebbe a dire in un'intervista:«La grande necessità era quella di elimi-nare i ganci». L'invenzione fu tanto im-portante per la società che quest'ultimacambiò la propria ragione sociale inHookless Fastener Company. Walkerraccolse altri capitali e rifondò l'aziendaeleggendosi presidente, carica che con-servò fino alla morte.

A poco a poco gli affari migliorarono. Ilprimo articolo munito di dispositivo dichiusura con meccanismo di scorrimento,fabbricato in grande quantità, fu una cin-tura con tasche per trasportare denaro,ideata nel 1917 da un sarto di New York:l'articolo godette di molta popolarità fra imarinai della prima guerra mondiale.Quasi tutti i 24 000 dispositivi di chiusura

parte della B. F. Goodrich Company, laquale coniò anche il nome di «zipper»,tuttora vivo nella lingua inglese, e lo regi-strò come marchio di fabbrica per la lineaGoodrich di calzature di gomma.

Da quel momento l'espansione fu rapi-

C

venduti quell'anno dalla società eranoproprio per tali cinture. Nel 1918 i dispo-sitivi furono incorporati in circa 10 000tute fatte per la marina.

Poco dopo la guerra l'introduzione deldispositivo di chiusura con meccanismo di

scorrimento sui guanti e sulle borse deltabacco contribuì a rendere popolarequesto tipo di chiusura per usi civili. Forseperò l'impulso maggiore venne dall'in-troduzione, nel 1923, del dispositivo inquestione sulle soprascarpe di gomma da

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FILOPROFILATO —

PUNZONE DI TAGLIO

STAMPO ARITAGLIO

C i\

Una semicatena di metallo viene fabbricata in parecchi modi, uno deiquali è illustrato qui. Un filo profilato a forma di Y (a sinistra) vienevia via spostato in su nella macchina e un punzone di taglio separa quelliche diventeranno i singoli dentini. I pezzi tagliati sono spinti a mano amano in uno stampo a ricalcamento che ruota in senso orario. Qui un

apposito punzone forma la sporgenza e l'incavo. Dopo due giri di 90 gradidello stampo il pezzo raggiunge il nastro, che viene spinto fra le gambedella Y, le quali vengono strette sul nastro con il bordo rinforzato dallagraffatrice, dopo di che il nastro avanza. Il bordo rinforzato, che noncompare su tutti i nastri, offre un altro appiglio alle gambe del dentino.

Un procedimento alternativo per produrre le chiusure lampo di metalloopera con una piattina fornita alla macchina da una coppia di cilindrirotanti. Un punzone a ricalcamento lavora contro un punzone fisso performare le sporgenze e gli incavi. Una tranciatrice pratica dei dentelli in

modo da formare la 1' di base e nel contempo stacca il dentino anterio-re. Prima ancora che questo sia completamente staccato dalla strisciale graffatrici ne piegano le gambe intorno al cordonetto del nastro. Poila serie di dentini avanza. La macchina può fare 50 dentini al secondo.

STAMPO A ---RICALCAMENTO

DISPOSITIVOPER LO SCORRIMENTODEL NASTRO

NASTRORINFORZATO

\1

PIATTAFORMA GIREVOLE

PUNZONEPER L INCAVO

PUNZONEPER L'INCAVO

(FISSO)

STAMPO PERTRANCIARE

PUNZONE PERTRANCIARE

E PER REFILARE

PUNZONE A RICALCAMENTO

NASTRORINFORZATO

GRAFFATRICE

GRAFFATRICE

PIATTINODI SPINTA

STAMPO PERREFILARE

GRAFFATRICE —

RISCALDATORE

PROFILATOREDELLA TESTINA

DISPK---OSITIVO PDENTELLARE ER

SPIRALE FINITA

CORDONETTOSUPPORTODI TENUTA

VITE VITE

GETTO PERRAFFREDDAMENTO

AD ARIA

FILOSINTETICO

PIASTRA ROTANTESUPERIORE

ALIMENTATOREDEL FILO

IN

Un dispositivo di avvolgimento che fa uso di un solo filo a sezione circolare produce una spiralemodificata per una semicatena di materiale sintetico da un filo di poliestere o di nylon. Due spiralicongiunte vengono cucite contemporaneamente su due nastri. Qui si vede la parte superiore delprocedimento, a cominciare dal momento in cui il filo sintetico emerge dall'alimentatore e siavvolge intorno a un mandrino rastremato per l'azione di una piastra rotante. Nel medesimotempo un cordonetto viene tirato verso l'alto attraverso il centro della spirale: esso contribuisce afissare la spirale stessa al nastro. Via via che si avvolge intorno al mandrino, la spirale vienedentellata da un lato; anche i dentini contribuiscono ad assicurare la spirale al nastro. Due vitiriscaldate, che ruotano in senso contrario l'una all'altra, afferrano il filo di materiale sinteticoe lo tendono in modo che la parte anteriore diventi orizzontale e appropriatamente intervallata.La parte anteriore della spirale viene compressa per produrre la testina. La spirale viene riscal-data per un certo tempo a una determinata temperatura, dopo di che viene raffreddata inmodo da mantenere la forma voluta. Questo è il procedimento detto termofissaggio. Le unitàlevogire e destrogire lavorano fianco a fianco per produrre semicatene in grado di accoppiarsi.

modi perché certi tipi servono meglio dialtri in determinate applicazioni. Sui ve-stiti, per esempio, devono essere flessibilie non debbono irritare la pelle, e pertantola scelta migliore pare sia costituita dalle

da. La Hookless Fùstener, che fu l'unicaproduttrice di chiusure lampo negli StatiUniti dal 1917 al 1926, vide salire le pro-prie vendite da 24 000 pezzi nel 1917 apiù di 60 milioni nel 1934. A quel tempola società aveva mutato in Talon il nomedei propri dispositivi di chiusura e nel1937 mutò in Talon, Inc. anche la propriaragione sociale. La produzione statuni-tense di chiusure lampo raggiunse la pun-ta massima di 2,3 miliardi di unità unadecina di anni or sono, dopo di che è viavia calata per la concorrenza stranierafino a stabilizzarsi nel 1981 intorno a unacifra sotto 1,8 miliardi.

componenti di fondo di una chiusuralampo di metallo sono i dentini, il nastro, iterminali e il cursore. I dentìni sono leunità singole, disposte su un pezzo di na-stro. Il nastro munito di dentini è dettosemicatena. Due semicatene unite fiancoa fianco formano una catena. 1 terminalisono quelle parti che impediscono al cur-sore di uscire dalla catena. La catena vie-ne chiusa e aperta dal cursore.

Se si guarda attentamente un dentino dimetallo di una chiusura lampo si vedràuna piccolissima sporgenza sulla partesuperiore dell'estremità esterna e, in cor-rispondenza, un incavo su quella inferio-re. Insieme, l'una e l'altro danno all'unitàuna forma che fa pensare a un mestolo,tanto che speso i dentini delle chiusurelampo in inglese vengono chiamati pro-prio mestoli (scoop). La sporgenza, o te-stina, di un dentino si innesta nell'incavodel dentino che, nella serie del lemboopposto, gli sta di fronte; è questa geome-tria, che si ripete per tutta la lunghezzadella catena, a tenere insieme le due se-micatene quando la lampo è chiusa.

Se ora si guarda attentamente il curso-re, si vedrà che il suo lato destro e quellosinistro formano una flangia, chiamataspalletta. Se si è in grado di scrutare all'in-terno del cursore, verso la parte superio-re, si vedrà un corpo solido a forma di V,chiamato collo. Quando si chiude la lam-po, la V interna e le spallette, agendoinsieme, dividono i dentini delle semica-tene in maniera sufficiente a separarli e amantenerli a un'angolazione tale da per-mettere all'estremità di ogni dentino diinnestarsi fra due dentini del lato oppo-sto. Via via che il cursore si muove versol'alto, le spallette uniscono, dentino perdentino, le due semicatene. Quando siapre la chiusura lampo le spallette man-tengono i dentini a un'angolazione tale dapermettere ai dentini contrapposti di di-sinnestarsi, e la V, scendendo, li separa.

In passato le chiusure lampo venivanofatte soltanto in metallo. Dopo la secondaguerra mondiale il perfezionamento deipolimeri e dei metodi per foggiarli diedeorigine a una molteplicità di chiusurelampo in materiale sintetico e in forma dispirale, di serpentina, di meandro e viadicendo. In alcune di esse le spirali con-trapposte sono tenute unite da geometriediverse da quella basata sulle sporgenze esugli incavi, ma il principio in base al qua-le il cursore apre e chiude le due partidella catena è circa lo stesso.

Le chiusure lampo sono fatte in vari

lampo in nylon, nelle quali le semicatenesono costituite da fini spirali. Sui bagaglipesanti, d'altronde, è necessario che lechiusure lampo siano robuste, in modo dapoter resistere a carichi notevoli. Qui la

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MANDRINORASTREMATO

FILO SINTETICO

PORTAMANDRINO

DISCHI DI POSIZIONAMENTOPER L'ASSEMBLAGGIOSUL MANDRINO

Una spiralatrice a due fili avvolge entrambi i fili su un unico mandrino. Essa opera abitualmen-te con un filo di materiale sintetico profilato, anziché con un filo a sezione circolare. I filivengono avvolti in senso opposto su un mandrino rastremato. Dopo essere stata tolta dalmandrino e termofissata su un'altra ruota, la spirale sintetica viene intessuta, ogni spira separa-tamente, nella semicatena. Questo procedimento consente un notevole risparmio di materiale.

SPIRALE A MEANDRO FINITA

RUOTA PROFILATRICE -

RUOTA PER ILRICALCAMENTO

E LA DENTELLATURA

DISPOSITIVODI ESTRAZIONE

/ ALIMENTATORE DEL FILO.

FILODELL'ORDITO

FILOSINTETICO

FILODLLA TRAMA

FILOPILOTA

cosa migliore è una lampo di grandi di-mensioni con dentini di metallo oppurecon spirali o denti in materiale sintetico.

Le dimensioni di una catena vengonoidentificate misurando la larghezza delledue serie di dentini (o dellè spirali) a lem-bi uniti. Per le catene di metallo i numerivanno da 2 (0,135 pollici) a 7 (0,35 polli-ci). Per le catene sintetiche i numeri va-riano da 3 a 9, che corrispondono grossomodo ad altrettanti millimetri.

Ja catena per chiusura lampo viene pro-, dotta in un unico pezzo continuo e poi

tagliata in tante chiusure lampo singole, aciascuna delle quali vengono aggiunti uncursore e dei terminali che, a seconda deltipo di chiusura, limitano variamente ilpercorso del cursore. Una chiusura lam-po, come quelle che si applicano sullegiacche a vento, ha un terminale nellaparte superiore di ogni semicatena e unacoppa e uno spillo in quella inferiore. Lechiusure lampo fisse (cioè aperte solo inalto), come quelle che si applicano ai pan-taloni, hanno un unico terminale nellaparte inferiore della catena e uno nella

parte superiore di ciascuna semicatena.Consideriamo ora la fabbricazione del-

le chiusure lampo, dividendo queste ulti-me in due categorie, a seconda del fattoche l'elemento di chiusura sia di metallo osintetico. Descriverò tre metodi per lecatene di metallo. In ciascun caso il lavoroè svolto da una macchina interamenteautomatica, e un solo addetto può badarea più macchine. Fondamentalmente, neiprimi due metodi i singoli dentini vengo-no prodotti in rapida successione e fissatisu un nastro di tessuto che si va via viasrotolando. Il bordo del nastro è rinforza-to, in modo che le gambe dei dentini vi sistringano saldamente.

Il primo processo ha inizio con un filoda sezione circolare di rame, di alluminioo di una lega di nichel-argento. Il filo èsottoposto a varie operazioni in un lami-natoio, che lo profila a forma di Y, sì che,quando viene tagliato a fette come unfilone di pane, si ha una serie di singole Y,ognuna delle quali diventa un dentino: ibracci della Y sono le gambe che si fissanoal nastro con il bordo rinforzato.

Via via che il filo profilato viene im-

messo nella macchina che fa le chiusurelampo, una punzonatrice taglia un pezzoprofilato a Y e lo spinge in uno di quattrostampi a ricalcamento, situati su una piat-taforma girevole. Un'altra punzonatricescende sulla Y e forma la sporgenza el'incavo. Dopo due rotazioni di 90 gradidella piattaforma girevole, durante ognu-na delle quali un pezzo grezzo viene ag-giunto in un altro stampo, il pezzo grezzoraggiunge il nastro con il bordo rinforza-to. Il bordo rinforzato del nastro vienespinto nel dentino, e delle graffatricichiudono le gambe di quest'ultimo intor-no a esso. Il nastro viene poi tirato di unpaio di volte lo spessore del dentino piùun dieci per cento circa, una distanza cal-colata in modo da creare spazio per ildentino successivo e per il dentino gemel-lo del lembo opposto che si innesterà fra idue quando la lampo verrà chiusa.

Questo metodo di fabbricazione perchiusure lampo di metallo ha una sessan-tina d'anni di età. In effetti, la macchina èuna diretta discendente della prima mac-china automatica, inventata da Sundbacknel 1923, usata per fare le catene. Primadi Mlora il sistema generale per produrrele chiusure lampo era quello di punzonarei dentini a uno a uno. I dentini venivanoburattati per eliminare i bordi taglienti,dopo di che venivano laminati e inseriti amano in un'apparecchiatura. Quandoquesta apparecchiatura era piena, un na-stro cordonato veniva fatto passare inmezzo alle gambe del dentino, che poivenivano chiuse sul nastro per mezzo diuna pressa meccanica. In seguito la pro-cedura manuale fu meccanizzata, ma eraancora lenta e tale da non dare completoaffidamento. Inoltre era dispendiosa: lapunzonatura dei dentini lasciava circa il40 per cento di scarti. La macchina auto-matica di Sundback, invece, non lasciavascarti e quindi ebbe un successo strepito-so. I procedimenti basati su un filo a se-zione circolare sono peraltro relativa-mente lenti e non sono molto usati oggi.

Nel secondo procedimento, che si rifà aun brevetto ottenuto nel 1940 da Frede-rick Ulrich della Conmar Products Cor-poration, la macchina lavora non su unfilo a sezione circolare ma su una piattina.Due cilindri rotanti forniscono la piattinaalla macchina, dove una punzonatrice aricalcamento lavora contro una punzona-trice fissa in modo da formare la sporgen-za e l'incavo su quello che diventerà ildentino singolo della serie continua. Poiuna tranciatrice pratica dei dentelli suentrambi i lati del filo e, nel medesimotempo, stacca il dentino successivo dallapiattaforma. Prima che il pezzo grezzo siatagliato completamente, le sue gambevengono piegate intorno al bordo rinfor-zato del nastro. Una macchina ben pro-gettata di questo genere lavora alla velo-cità di circa 50 dentini al secondo.

Nel terzo procedimento, la cui origineva ricercata in un brevetto ottenuto nel1932 da Gustav Johnson, i dentini nonvengono stampati, ma pressofusi diretta-mente sul nastro. Il nastro si muove attra-verso uno stampo aperto composto di dueparti, che ha una serie di cavità corrispon-

denti ai dentini . Chiuso lo stampo, vi siinietta una lega di zinco sotto pressione.Lo stampo è raffreddato ad acqua e,quando il metallo fuso solidifica, si apre.Il nastro con i dentini si porta nella posi-zione successiva e il materiale di scartoviene tagliato via.

Una volta prodotta con uno qualunquedi questi tre procedimenti, la semicatenadi metallo viene sottoposta ad alcuneoperazioni di rifinitura. Due semicatenevengono unite in una catena continua daun'attrezzatura di chiusura che assomigliaal cursore di una chiusura lampo stan-dard. La catena chiusa passa attraversorulli che la comprimono nello spessorevoluto, dopo di che passa in mezzo a unaserie di spazzole metalliche che eliminanoi bordi taglienti. La tappa successiva è unbagno di appretto. Uscita da tale bagno,la catena viene spremuta da appositi rullie fatta passare sopra cilindri caldi di essic-cazione. Lo scopo di questa operazione èquello di stirare il nastro. Alla fine i den-tini ricevono un'applicazione di cera fusa,che fa scorrere agevolmente il cursorequando la lampo è nuova. (Quando que-sta si sarà rodata, il cursore funzioneràsenza cera.) La catena continua finita vie-ne avvolta intorno a una bobina ed èpronta per essere montata in modo daformare una chiusura lampo.

Ja chiusura lampo in materiale sintetico, del giorno d'oggi fece la sua prima

comparsa in Germania dopo la secondaguerra mondiale. Durante il conflitto, iproduttori tedeschi del settore avevanoperso fabbriche e macchinari e quel che siera salvato era ormai antiquato. Dovendoricostruire la propria industria, i tedeschidecisero di sviluppare la chiusura lampoin materiale sintetico.

La società pioniere in questo campo fula Opti-Werk GMBH della GermaniaOccidentale. Come sempre, però, lo svi-luppo delle nuove chiusure fu opera dimolti inventori. Nel 1942 l'americanoAlden W. Hanson ottenne un brevettoper un sistema che cuciva una spirale dimateriale sintetico su un nastro; nel 1951Nicholas A. Wahl ne ricevette uno per unmetodo che consentiva di avvolgere duefili di plastica su un unico mandrino.Dopo di che, a J. R. Ruhrman e ai suoicolleghi fu concesso un brevetto tedescoper una catena di materiale sintètico ameandro. Ad A. Gerlach e ai suoi colleghie, automaticamente, alla ditta WilliamPrym-Werke furono concessi brevetti perun filo di materiale sintetico dentellatoche poteva essere intessuto in un nastro.Un altro brevetto fu concesso nel 1968all'australiano E. E. Cuckson e ai suoicolleghi per un sistema che fondeva i den-tini in chiusure lampo in continuo. Unaspiralatrice che piega due fili a sezionecircolare di materiale sintetico in una ruo-ta di termofissaggio fu inventata negli Sta-ti Uniti nel 1969.

Una semicatena sintetica ha spirali dipoliestere o nylon, costituite da spiralimodificate, meandri o altre forme. Ogginella maggior parte delle chiusure lampo,ove si eccettui la sola versione in cui i

Il filo di sezione circolare, in materiale sintetico, viene profilato a forma di meandro da una coppiadi ruote. L'alimentatore del filo si muove a intermittenza e alternativamente rispetto alla ruotaprofilatrice, e anche quest'ultima si muove a intermittenza in modo da permettere al filo di sten-dersi tra gli spilli. Dispositivi di estrazione fissi sollevano il filo da questi ultimi. La seconda ruotacomprime su quella profilatrice la configurazione a meandro dandole la forma di una e la plasticaviene termofissata e vengono modellate le testine. Alla fine i meandri vengono cuciti sui nastri.

Viene illustrata a tessitura di un filo sintetico profilato in una catena il" una chiusura lampo.Due navette portano il filo della trama e due quello sintetico. Il filo pilota è fissato al fusto deltelaio ed esce dalla catena via via che la tessitura procede. Le catene così fatte sono della mi-gliore qualità e adatte per indumenti. L'operazione è lenta, perché solo una delle quattro na-vette lavora mentre le altre aspettano, e così il costo di fabbricazione è elevato. La chiusura tes-suta a telaio non è adottata negli Stati Uniti, dove però si importano molte lampo di questo tipo.Ultimamente è stato sviluppato in Italia un sistema brevettato analogo molto rapido, ma su telaiad ago. Questo brevetto è attualmente alla base della produzione della Fastex s.r.l. di Monza.

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RUOTA PROFILATRICE

FILO SINTETICO

FILO SINTETICO

DISPOSITIVO DI SPINTA EPROFILATORE DELLA TESTINA

GIOSTRA DI COLATA

CORDONETTO

LAMA

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STAMPO

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Questo dispositivo che avvolge due fili sintetici a sezione circolare produce contemporanea-mente la spirale destra e quella sinistra. I due fili di materiale sintetico vengono immessi dai duelati nella ruota profilatrice, in uno spazio ristretto dove formano dei cappi. Il dispositivo di spinta eil profilatore della testina spingono il filo tra gli spilli. Dopo la fase di termofissaggio il prodottoviene tolto dalla ruota sotto forma di due spirali chiuse, che poi vengono cucite sui nastri.

La fusione dei dentini sintetici avviene su una giostra di colata che porta delle cavità corrispon-denti alla forma dei dentini e disposte a intervalli regolari. I due cordonetti forniti a ogni linea didentini collegano questi ultimi e rendono più facile il distacco delle singole unità della ruota.Materiale sintetico semifuso viene distribuito dalla pressa a estrusione alle cavità, dove vienetenuta in posizione dalla piastra e raffreddata finché non solidifica. La lama asporta il materialeeccedente. In un'operazione distinta (non illustrata qui) i dentini vengono piegati a forma di 11.

dentini sono fusi direttamente sul nastro,le spirali di materiale sintetico sono cuciteo intessute nel nastro. Tanto il poliesterequanto il nylon hanno un punto di fusionesuperiore a 204 gradi centigradi, sì che gliindumenti con chiusure lampo sintetichesi possono stirare senza pericolo.

Ai fini di quesd discussione descriveròdue macchine per la fabbricazione dichiusure lampo sintetiche. Una è la mac-china che avvolge un filo di materiale sin-tetico a sezione circolare intorno a unmandrino. Le sue parti essenziali sono ilmandrino fisso rastremato e la sezionenon rotante per il cordonetto, l'uno e l'al-tra montati su un albero disassato. (Il cor-donetto corre verticalmente all'internodella spirale della semicatena e contri-buisce a fissare la spirale al nastro.) Unabobina rotante fornisce il filo sintetico e ilcordonetto è sfilato da una bobina conica.Altre parti importanti sono due viti ri-scaldate, un dispositivo per intagliare e unaltro di formatura delle testine.

Il filo di materiale sintetico esce dallabobina rotante, passa in mezzo a due pia-stre rotanti ed entra in un alimentatoreche lo avvolge intorno al mandrino. Nelmedesimo tempo il cordonetto viene tira-to attraverso l'albero disassato e una sca-nalatura praticata nel mandrino, sì chefinisce col passare attraverso il centro del-la spirale. Non sempre si fa uso del cordo-netto. A ogni giro dell'alimentatore laspirale avanza sul mandrino. Via via cheprocede, viene dentellata sul fianco; identelli sono un altro modo per contribui-re a fissare le spirali quando vengono cu-cite sul nastro.

Le due viti riscaldate, che ruotano insenso opposto l'una all'altra in direzionedella spirale dentellata, afferrano quest'ul-tima e la tendono in modo che la suaestremità superiore sia orizzontale e inter-vallata in modo corretto. Una barra fissasistemata dietro viti tiene le spirali nellaposizione voluta. Le viti vengono riscalda-te in modo che stabilizzino il materialetermoplastico della spirale. Dopo esserestata tesa, la parte anteriore della spiraleviene compressa in modo da creare le te-stine. Alla fine, la spirale viene raffreddatacon un getto d'aria. Spesso le viti sonosostituite da ingranaggi che servono a ten-dere e a foggiare la spirale, dopo di chetermofissaggio viene effettuato medianteriscaldamento a induzione.

In una catena del tipo a spirale le duesemicatene opposte devono avere dellespirali avvolte in senso contrario l'una al-l'altra. Sono quindi necessarie due mac-chine (o una macchina con due dispositividistinti) per avvolgere una spirale sinistrae una destra. Normalmente le due mac-chine (o i due dispositivi) operano fiancoa fianco in modo che le due spirali si pos-sano unire in una spirale doppia. La spira-le doppia così unita è pronta per esserecucita sul nastro.

I dentini di materiale sintetico fusi incontinuo vengono prodotti su una giostradi colata che lungo il proprio perimetroha, a intervalli regolari, cavità corrispon-denti alla loro forma. Ogni fila di dentiniviene dotata di un paio di cordonetti, i

quali tengono insieme le serie di dentini efacilitano la rimozione delle semicatenedalla giostra di colata. Ogni stampo perdentino che passa sulla giostra di colataviene riempito di materiale sintetico se-mifuso. Una piastra tiene fermo il mate-riale al suo posto finché non solidifica,dopo di che una lama fissa rimuove dallesemicatene la plastica eccedente. Poi lesemicatene passano attraverso una piega-trice, dove vengono piegate nella formavoluta e termofissate. La tappa successivaè quella di cucire le semicatene sul nastrodella chiusura lampo.

Una volta fatta, la catena sintetica vie-ne sottoposta a varie operazioni di finitu-ra. Viene messa in un bagno di appretto efatta passare fra rulli spremitori e in unessiccatore allo scopo di stirare il nastro.Alla fine la catena continua viene avvoltaintorno a una bobina di carta.

per chiudere o aprire una lampo è ne-cessario un cursore. Il corpo del cur-

sore e il tiretto sono tranciati da una stri-scia di acciaio dolce od ottenuti per pres-sofusione da zinco. In genere i cursoritranciati vengono messi sulle catene dimetallo e quelli pressofusi sulle catene dimateriale sintetico. I cursori usati in que-ste ultime devono avere all'interno delproprio corpo delle nervature per co-stringere la spirale nella posizione giustaquando la lampo si sta chiudendo. È diffi-cile fare delle nervature in un processo ditranciatura, ed è per questo che sulle ca-tene sintetiche il cursore più comune èquello ottenuto per pressofusione.

Per rendere il cursore inossidabile, leparti componenti vengono placcate inottone o in zinco. Un'eccezione apparenei cosiddetti cursori automatici. I cursoridi questo tipo hanno una molla che li tienefermi finché non viene sollevato il tiretto;la molla è in genere di acciaio inossidabi-le. Spesso il cursore è smaltato in modo daintonarsi al colore della catena. Il corpo, i!tiretto e (nei .cursori automatici) la mollasono montati in una macchina speciale.

L'ultima fase della fabbricazione di unachiusura lampo è quella del montaggiodella catena, del cursore (due cursori peril tipo di lampo che si può aprire e chiude-re da tutte e due le parti) e dei terminali.Le macchine usate per il montaggio sonodiverse per le chiusure lampo di metallo eper quelle sintetiche, ma i metodi sonofondamentalmente gli stessi. Una tipicaoperazione di montaggio ha inizio con lachiusura lampo in catena continua su unabobina. Una coppia di estrattori circolarisrotola la catena, tirandola innanzituttoattraverso un dispositivo che rimuove identini a determinati intervalli in mododa creare un tratto di nastro vuoto e chesimultaneamente attacca il terminale in-feriore; tagliando lo spazio morto all'al-tezza del suo punto mediano si determinala lunghezza della lampo e si ottiene queltanto di nastro in più necessario per cucir-lo appropriatamente su un indumento. Lospazio morto si può creare anche con lamacchina usata per fare la catena: in que-sto caso si omettono dei dentini. Dopo diche la catena viene fatta passare attraver-

so una macchina che introduce il cursorenella catena stessa attraverso lo spaziomorto e si applica il terminale superiore.L'ultima fase è costituita dalla pezzatu-ra, cioè dal taglio della catena all'altezzadel centro di uno spazio morto. A voltele operazioni avvengono in combinazio-ne. Come risultato si ha una chiusuralampo singola, pronta per essere appli-cata a un indumento, a una valigia o aqualsiasi altro prodotto per il quale erastata progettata.

Per le chiusure lampo divisibili il pro-cedimento di fabbricazione è leggermen-te diverso. Qui il nastro di cotone, rivesti-to di nylon, viene fuso all'altezza dellospazio morto come elemento di rinforzo,dopo di che si applicano i terminali supe-riori. Il nastro rivestito di nylon viene ta-gliato lungo un prolungamento dell'assedella chiusura lampo. Il cursore viene fat-to scorrere su una sola semicatena e vienemontata anche la coppa. Sull'altra semi-catena viene montato lo spillo. Quando lalampo è tutta aperta, lo spillo esce dallacoppa attraverso il cursore e la chiusuralampo si separa completamente, con ilcursore che rimane sulla propria semica-tena, trattenuto dalla coppa.

Sipotrebbe supporre che non ci sia mol-to da attendersi a proposito di nuovi

sviluppi in un dispositivo così semplice estandardizzato come una chiusura lampo.In realtà però esistono parecchie possibi-lità, soprattutto per quelle in plastica.Una riguarda le chiusure lampo molto piùgrandi o molto più piccole di quelle at-tualmente in commercio. Quelle piùgrandi sarebbero destinate a svolgere unlavoro pesante chiudendo, poniamo, deidivisori a tenda che permettono di crearepiccoli luoghi d'incontro in un grandespazio. Le chiusure lampo più piccole ser-virebbero per quei prodotti che rispec-chiano l'attuale tendenza verso la minia-turizzazione, come gli astucci in grado diadattarsi a radio o registratori tascabili.

Un'altra prospettiva riguarda le chiu-sure lampo a buon mercato destinate aindumenti di carta da buttare via dopol'uso e ad altri oggetti da usare una volta epoi eliminare. In un'applicazione più in-solita, è possibile prevedere una chiusuralampo che sia robusta, a tenuta d'aria e altempo stesso tanto flessibile da poter es-sere utilizzata sugli indumenti degliastronauti. Se una chiusura lampo di que-sto genere verrà sviluppata, farebbe pro-babilmente la sua comparsa su prodotti diconsumo che richiedono dispositivi dichiusura con tali caratteristiche.

Un esempio finale è costituito daun'applicazione che è tuttora alla ricercadi una chiusura lampo. In chirurgia esistela necessità di chiusure lampo a tenutad'aria e chimicamente inerti da usare alposto dei punti nelle incisioni che potreb-be essere necessario riaprire per accederea una protesi qual è, per esempio, un pa-cemaker. Parecchi chirurghi hannoespresso il desiderio di un congegno diquesto genere; progettarlo e fabbricarlosarà una sfida per i ricercatori medici eper l'industria delle chiusure lampo.

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