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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - DICEMBRE 2015 Mi sono deciso, dopo averci ripen- sato più volte, a provare a riflettere con voi sulla nostra festa cristiana del Natale dopo le sbavature e lo spettaco- lo triste e penoso non tanto del presepe negato o proibito dal dirigente scolasti- co di Rozzano, nel Milanese … quanto piuttosto dalle indegne strumentalizza- zioni che poi i giornali e le televisioni nazionali ne fanno, cercando come sem- pre di scatenare quante più tempeste mediatiche possibili; e va detto che pur utilizzando “temi o simboli religiosi cri- stiani”, poi, in effetti non hanno nulla o pochissimo a che vedere con la difesa autentica, leale e sincera della nostra fede cristiana! Partiamo pure dal “fatto” dei canti di Natale oscurati a scuola per una maldestra idea di rispetto o di “par condicio”; non poteva certo mancare il fenomeno opposto: il presepe imposto, eretto e brandito da qualcuno … come una spada di civiltà, simbolo di difesa delle tradizioni se non addirittura di orgoglio occidentale! È amaro, anzi molto avvilente avvicinarsi così all’incontro del Santo Natale: nello spettacolo mediatico di mediocri esponenti politici locali (maga- ri anche uomini o donne di scuola) che colgono nei simboli cristiani, nella loro esibizione come nel loro nascondimento, l’opportunità di una facile ed immedia- ta difesa della propria ideologia e delle proprie battaglie; in genere - perché nascondercelo - la nascita di Gesù bam- bino, la testimonianza sincera della fede e la difesa dei simboli cristiani sono per loro semplicemente il pretesto per sca- gliarsi contro coloro che non professano la nostra stessa religione o cultura; sì, perché va detto che tanti paladini del presepe e delle tradizioni cristiane … il più delle volte non hanno alcun legame sincero né con la nostra fede, né con le tradizioni vissute e tramandate nei seco- li dalla Chiesa cattolica! Spesso però (come negarlo?) assi- cura un’ottima “audience” e garantisce senz’altro una tendenza al rialzo della propria popolarità … brandire con vigo- re (magari urlato) segni, simboli e argo- menti legati alla nostra cultura religio- sa e sociale; e nella penosa sfilata di tanti volti noti di politici, giornalisti e “trascinatori di folle” dozzinali si sono visti impegnati in questa corsa uomini e donne che spesso con la Chiesa hanno il “dente avvelenato” ma evidentemente quando fa comodo questi “personaggi” mediatici si fanno accaniti paladini magari dell’esposizione ostentata del Bambinello o del crocifisso … ma come lo farebbe un qualsiasi imbonitore tele- visivo soltanto per difendere con qual- siasi mezzo opportunistico le proprie battaglie ideologiche e personali! Sulla vicenda di Rozzano, dove una «misera caricatura della laicità» ha spinto un dirigente scolastico a cancel- lare la festa e i canti della nostra tradi- zione religiosa, si è già troppo detto e scritto. E anche noi sorvoliamo! Sul seguito inadeguato e sulla colorita risposta fatta di canti natalizi intonati come cori da stadio e di presepi esposti come vessilli di battaglia lo fac- ciamo ora per dire: basta, per favore. Alla religione usata ed “abusata” per attaccare e per offendere chiedia- mo di non opporre più, neanche solo a parole, una religione usata troppo fre- quentemente per sorprendere l’avver- sario né per alzare recinti o per di- sorientare i credenti! Non facciamo neppure dire ai vescovi (utilizzando i loro discorsi fuori P RESEPI E CANTI NATALIZI , BASTA CON LE STRUMENTALIZZAZIONI! 3

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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - DICEMBRE 2015

Mi sono deciso, dopo averci ripen-sato più volte, a provare a riflettere convoi sulla nostra festa cristiana delNatale dopo le sbavature e lo spettaco-lo triste e penoso non tanto del presepenegato o proibito dal dirigente scolasti-co di Rozzano, nel Milanese … quantopiuttosto dalle indegne strumentalizza-zioni che poi i giornali e le televisioninazionali ne fanno, cercando come sem-pre di scatenare quante più tempestemediatiche possibili; e va detto che purutilizzando “temi o simboli religiosi cri-stiani”, poi, in effetti non hanno nulla opochissimo a che vedere con la difesaautentica, leale e sincera della nostrafede cristiana!

Partiamo pure dal “fatto” deicanti di Natale oscurati a scuola per unamaldestra idea di rispetto o di “parcondicio”; non poteva certo mancare ilfenomeno opposto: il presepe imposto,eretto e brandito da qualcuno … comeuna spada di civiltà, simbolo di difesadelle tradizioni se non addirittura diorgoglio occidentale!

È amaro, anzi molto avvilenteavvicinarsi così all’incontro del SantoNatale: nello spettacolo mediatico dimediocri esponenti politici locali (maga-ri anche uomini o donne di scuola) checolgono nei simboli cristiani, nella loroesibizione come nel loro nascondimento,l’opportunità di una facile ed immedia-ta difesa della propria ideologia e delleproprie battaglie; in genere - perchénascondercelo - la nascita di Gesù bam-bino, la testimonianza sincera della fedee la difesa dei simboli cristiani sono perloro semplicemente il pretesto per sca-gliarsi contro coloro che non professanola nostra stessa religione o cultura; sì,perché va detto che tanti paladini delpresepe e delle tradizioni cristiane … il

più delle volte non hanno alcun legamesincero né con la nostra fede, né con letradizioni vissute e tramandate nei seco-li dalla Chiesa cattolica!

Spesso però (come negarlo?) assi-cura un’ottima “audience” e garantiscesenz’altro una tendenza al rialzo dellapropria popolarità … brandire con vigo-re (magari urlato) segni, simboli e argo-menti legati alla nostra cultura religio-sa e sociale; e nella penosa sfilata ditanti volti noti di politici, giornalisti e“trascinatori di folle” dozzinali si sonovisti impegnati in questa corsa uomini edonne che spesso con la Chiesa hanno il“dente avvelenato” ma evidentementequando fa comodo questi “personaggi”mediatici si fanno accaniti paladinimagari dell’esposizione ostentata delBambinello o del crocifisso … ma comelo farebbe un qualsiasi imbonitore tele-visivo soltanto per difendere con qual-siasi mezzo opportunistico le propriebattaglie ideologiche e personali!

Sulla vicenda di Rozzano, doveuna «misera caricatura della laicità» haspinto un dirigente scolastico a cancel-lare la festa e i canti della nostra tradi-zione religiosa, si è già troppo detto escritto. E anche noi sorvoliamo!

Sul seguito inadeguato e sullacolorita risposta fatta di canti nataliziintonati come cori da stadio e di presepiesposti come vessilli di battaglia lo fac-ciamo ora per dire: basta, per favore.

Alla religione usata ed “abusata”per attaccare e per offendere chiedia-mo di non opporre più, neanche solo aparole, una religione usata troppo fre-quentemente per sorprendere l’avver-sario né per alzare recinti o per di-sorientare i credenti!

Non facciamo neppure dire aivescovi (utilizzando i loro discorsi fuori

PRESEPI E CANTI NATALIZI, BASTA CON LE STRUMENTALIZZAZIONI!

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dal contesto in cui sono nati) quello chenon avevano neppure mai pensato didire! (vedi le affermazioni del vescovodi Padova che avrebbe detto: “io sareidisposto a fare un passo indietro, senecessario, come cristiano, pur di man-tener la buona pace e la serenità conchi non professa la mia fede!”)

Risultato manipolato:“ecco unvescovo che chiede di rinunciare allenostre tradizioni religiose per rispetta-re chi è entrato a “casa nostra” e chegià per scelta non accetta e non rispet-ta la nostra cultura!”

E così di seguito … potremmoabbondare con gli esempi di discorsistrumentalizzati, quando vengono scor-porati dal contesto nel quale sono statipronunciati!

La pace, nei periodi odierni in cuisi è davvero fatta rara, non si nutre cer-tamente di derive ideologiche e stru-mentali, ma di un supplemento di umil-tà, di saggezza e di ragionevolezza dicui noi cristiani ed i tanti uomini dibuona volontà dobbiamo tornare a riap-propriarci.

Dopotutto viviamo in una stagionedal cortocircuito facile e dalla tensioneal paradosso se, come accaduto aSassari, la dialogante motivazione concui è stata chiusa la scuola a un incon-tro con l’arcivescovo riguarda il fattoche «non tutti sono cattolici». E allorasilenzio e porte chiuse, ovviamente nelnome dell’accoglienza e del rispettodelle differenze.

Non è tardi per chiederci: è vera-mente in questo clima di indisponibilitàe intolleranze incrociate (e spesso poli-ticizzate) che vogliamo avvicinarci almistero del Natale? Alla nascita di unBambino che tutti salva e ci rende fra-telli? La guerra ha già troppe armi a di-sposizione.

Lasciamo che i canti natalizi e ilpresepe siano espressione della partemigliore di ciascuno di noi: preparaticon le mani e con il cuore, sia per gliadulti, i bambini e le famiglie … lascian-doci ancora avvolgere lo sguardo dallostupore incantato di una fede che ticambia la qualità della vita!

Buon Natale a tutti!

don Roberto

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pag. 2 calendario liturgico

pag. 3/4 l’editoriale e l’indice

pag. 5/6 un presepe che fa discutere

pag. 6/7/8 storia del presepe

pag. 9/10 convertirsi sulla via di Parigi

pag. 11/12/13/14 l’omelia del Vescovo

pag. 15/16 il lettorato

di Alessandro Ghidoni

pag. 17/18 la Madonna Immacolata

in Collegiata

pag. 19 l’apertura della Porta Santa

pag. 20 grazie dalla

Scuola dell’Infanzia

pag. 21/22 il Natale in Biblioteca

pag. 23 un invito dal Centro Libri

pag. 24/25 la festa di S. Barbara al Cucco

pag. 26 l’incontro del Man

pag. 27 S.V.Varallo e AVIS

pag. 28/29 la fotografa Vivian Maier

pag. 30 la scomparsa di

don Gregorio Pettinaroli

pag. 31/32 la scomparsa di Mario Vich

pag. 33 la scomparsa della mamma

di P. Quirico

pag. 34 lettera del Patriarca latino,

anagrafe e

auguri di Buon Natale

INDICE

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La Madonna? Avrebbe dovutoessere interpretata da una bimba sene-galese di cinque anni, dalla pelle nera emusulmana.

C'è un'Italia che va controtenden-za. Quella che non s'arrende al laicismoed al principio secondo cui, per rispet-tare la pluralità religiosa, occorra sacri-ficare l'identità cristiana.

A Novara la bandiera dell'orgoglios'è alzata ad inizio dicembre sul penno-ne dell’Istituto delle Suore del «SacroCuore» (quelle che sono anche aRomagnano, Prato Sesia e alla Casa diRiposo di Grignasco).

Scuola cattolica, e proprio perquesto capace di lanciare un messaggioin grado di disarmare gli estremismiideologici.

Diversamente da tanti istituti sco-lastici dai quali presepi e recite natali-zie sono stati banditi in nome della lai-cità dello Stato e della libertà di culto,in quello novarese la rappresentazionedel Natale andrà in scena regolarmente.

E i panni di Maria avrebbero dovu-to essere vestiti da una bimba di 5 anni,capelli riccissimi e pelle nera, musulma-na come il padre senegalese e di madreitaliana e cattolica, che per lei (d'intesacol marito) ha scelto un collegio gestitodalle Suore.

A dire il vero, non a tutti i genito-ri la cosa è andata giù. «Non siamo raz-zisti, ma la decisione ci pare un po'azzardata», hanno fatto sapere … chia-mando subito le testate dei principaligiornali cittadini!

Il preside Paolo Usellini ha peròtirato dritto. Come un caterpillar, azzit-tendo quasi tutte le polemiche. «ARozzano, nel Milanese, hanno abolito icanti di Natale per rispettare tutti? Quifacciamo l'opposto, perché cerchiamodi attuare un'integrazione vera», hapuntualizzato con i cronisti.

«A noi non compete sapere se labimba sia battezzata o meno, se siamusulmana o no», ha sottolineatoUsellini: «Più di ogni cosa, ci interessa chela sua famiglia abbia accettato la nostraproposta formativa, che si fonda sui valo-ri cristiani. Ci sembra un bell'esempio perparlare di cultura e di popoli».

Però poi, per non mettere ulterio-re benzina sul fuoco mediatico locale, siè deciso di soprassedere e di rinunciarea dare il ruolo della Madonna alla picco-la bimba musulmana. Alcuni genitorinon riuscivano proprio a mandare giùl’idea! Ma il dibattito si è aperto e hafatto accendere un positivo ed interes-sante confronto tra famiglie del capo-luogo di provincia.

UN PRESEPE CHE FA DISCUTERE:A NOVARA LA MADONNA E’ UNA BIMBA MUSULMANA

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Per centrare l'obiettivo, nella sciadelle reazioni scatenate dal caso delDirigente scolastico di Rozzano, altrovesi sono messi in moto pure i sindaci.

A Pietrasanta (Toscana) il primocittadino, ha diramato una circolare,invitando asili nido comunali e scuole«ad allestire l'abete natalizio ed il pre-sepe con tutti i protagonisti della nati-vità». Una disposizione adottata dopoche uno dei cinque nidi pietrasantesiaveva vietato l'allestimento delPresepe.

«Non si tratta di una crociata»,spiega il sindaco. «Semplicementeaggiunge - è importante adoperarsi, al dilà della propria personale sensibilità, pertutelare le idee portanti della nostracomunità. La mia circolare non intendemettere in pericolo l'integrazione e l'e-spressione religiosa. Tuttavia, credo nonpossa esserci integrazione fino a quandonon vi sia il rispetto delle tradizioni edei valori del paese in cui si vive».

Per le stesse ragioni, sempre inToscana, a Castiglion Fiorentino il sin-daco ha fatto propria la mozione con cui

il consiglio comunale chiedeva «la sal-vaguardia dell'identità cristiana nellescuole e nei luoghi pubblici, mediantel'esposizione del crocifisso». Dettofatto.

E da Palazzo di città è partita lasollecitazione «a garantire il manteni-mento della tradizione del presepe inogni sua forma, anche nei luoghi ed edi-fici pubblici», oltre «a voler procedereal ricollocamento del crocifisso nellescuole comunali sulla base dellaSentenza del Consiglio di Stato, lanumero 556/2006, per la quale esso puòsvolgere una funzione simbolica alta-mente educativa», al di là della suaconnotazione prettamente religiosa.

«La mia città tiene a precisareAgnelli ha sempre dimostrato grandedisponibilità verso le comunità stranie-re, ma il rispetto deve essere reciproco.È giunto il momento di riacquistare ilvero senso del Natale, anche con spiritocreativo».

L'Italia, forse, s'è desta!

La Redazione de “La Casa sulla Roccia”

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IL PRESEPE, MANIFESTAZIONE DI FEDE E SCUOLA DI MISERICORDIA

Come molti sanno, la parolaPresepe deriva dal latino praesaepe chesignifica “mangiatoia”. Ne troviamo

testimonianza neiVangeli di Luca eMatteo che rac-contano la nascitadi Gesù, avvenutaai tempi di reErode aBetlemme, doveMaria e Giuseppegiunsero per ilcensimento indet-to da Roma e, nonriuscendo a trova-

re alloggio in nessuna locanda, si ripara-rono in una stalla.

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Nel racconto dei Vangeli non sonomenzionati gli animali. La tradizionepopolare, in particolare italiana, doveper ripararsi dal freddo invernale, nellacampagna, si viveva per lunghe orenella stalla per scaldarsi, immaginò cheper riparare il Bambino dal freddo,Maria e Giuseppe lo avessero copertodalla paglia e che fosse stato messo vici-no agli animali presenti dentro la stallaper riscaldarlo dal freddo notturno.

La raffigurazione della natività haorigini molto antiche e, visitando lecatacombe romane si ha testimonianzache i cristiani vi dipingevano scene dellanascita di Cristo.

Quando il Cristianesimo uscì dallaclandestinità, le immagini della nativitàcominciarono ad arricchire le paretidelle prime chiese.

San Francesco nel suo pellegrinag-gio in Terra Santa, intorno al 1219, fumolto colpito dai luoghi della nascita diGesù; rimase particolarmente colpitotanto che, tornato in Italia, chiese aPapa Onorio III di poter rappresentarequanto aveva visto a Betlemme.

Egli, poiché nel suo tempo non sipoteva tenere in Chiesa nessuna rappre-sentazione, nemmeno sacra, ricostruì,per la prima volta all’aperto, la scenadella Natività con personaggi viventi nel1223, a Greccio, vicino a Rieti nel Lazio.

Il Papa permise che fosse celebra-ta una Messa: i contadini del paeseaccorsero nella grotta, i frati con lefiaccole illuminavano il paesaggio not-turno e all’interno della grotta fu inse-rita una mangiatoia riempita di pagliaaccanto al bue e all’asinello.

Francesco, attorniato dai suoifrati, cantò il Vangelo. Secondo la tradi-zione San Francesco stando davanti allamangiatoia, aveva il viso cosparso dilacrime per la gioia e la gente poté

vedere dentro la mangiatoia, un bellis-simo bambino addormentato tra lebraccia che san Francesco, stringendoloforte sembrava destare dal sonno.

I testimoni del miracolo furonomolti e la notizia si diffuse rapidamentein molte regioni. Da quel miracolo moltitrassero benefici spirituali e corporali:alcuni si convertirono e diventarono piùbuoni, altri guarirono da malattie, altritrovarono forza e pace interiore.

Quello fu il primo Presepe viven-te: una tradizione che si rinnova ancoraoggi in piccoli e grandi centri dove sirievoca la Notte Santa.

Il Presepe con tutti i personaggi fupoi opera, nel 1283, di Arnolfo diCambio, scultore di otto statuine ligneeche rappresentavano la natività e iMagi. Questo presepio è conservatonella Basilica di Santa Maria Maggiore aRoma.

Il Presepe si diffuse ben presto inToscana e a Napoli, dove ancora sidetiene il primato italiano in quanto atradizione e innovazione; e furono pro-prio gli artisti napoletani che tra il 600e il 700 decisero di introdurre nellascena della Natività personaggi dellavita di tutti i giorni, nel loro lavoro,dotando i personaggi di arti in fil diferro e abiti delle più preziose stoffe.

Grandi promotori di queste carat-teristiche rappresentazioni nataliziefurono i Gesuiti, che contribuirono allaloro diffusione in tutta l'Europa cattolica.

La grandezza e la sfarzosità deipresepi barocchi e settecenteschi pote-vano essere ammirate non solonell'Europa mediterranea, ma anchenell'Europa centrale e orientale esoprattutto in area tedesca, nel suddella Germania e in Austria.

Sul finire del XVIII secolo, ilPresepe fu colpito dalla lotta per la

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secolarizzazione portata avanti dalleteorie illuministe: in molte località ipresepi furono vietati, molti furonodistrutti e altri si salvarono solo grazieall'intervento di singoli fedeli o diappassionati collezionisti.

Progressivamente riscoperto nelcorso del XX secolo, il Presepe è oggi con-siderato come parte integrante della tra-dizione popolare dell'Europa cattolica.

In Germania, nel Museo Diocesanodi Bressanone e nel Museo Nazionale diMonaco di Baviera, sono conservatimolti esempi di splendidi presepi di tra-dizione centro e nord-Europea.

Nella nostra società attuale mul-ticulturale e multi etnica, si sono verifi-cati vari episodi di contrasto nel tenta-tivo di voler eliminare il Presepe daalcuni ambienti educativi o luoghi pub-blici.

Nello stesso tempo stiamo assi-stendo ad un rinnovato interesse, amoree creatività per la rappresentazionedella Natività di Gesù, nostro Dio eSalvatore.

Quest'anno, il cammino versoBetlemme, si colloca nell'inizio dellostraordinario Giubileo dellaMisericordia.

E la creatività di molti ha ideato ilPresepe con riferimento plastico all’a-pertura della Porta Santa, oppure alleOpere di misericordia corporali, come ilPresepe, bello ed efficace, allestitodavanti alla cattedrale in Novara, con losfondo figurativo proprio delle opere diMisericordia.

Contemplando e meditando ilPresepe non solo sentiamo nascere incuore la gioia e il fervore per viverenelle opere la Misericordia, ma capiamopure che i personaggi stessi del Presepehanno vissuto la beatitudine del dono,dell'accoglienza, del servizio, dell'amo-

re; il nostro cuore si commuove nelvedere gli umili pastori che accolgono ilpiccolo Gesù, emarginato dagli abitantidi Betlem, e sono pronti a condividerecon Lui e con Maria e Giuseppe il pocoche hanno; i Magi, ricchi e sapienti,percorrono lunghe distanze nella fede,nella speranza, per adorare e offriredoni a questo Bambino, debole e stra-niero allo sguardo umano, ma divino perla loro anima; gli Angeli, con il lorocanto illuminano le menti ed esortano icuori a riconoscere in quella fragileumanità la manifestazione della bontà emisericordia divina.

In questo Natale dell'Anno giubila-re, siamo invitati a seguire il loro esem-pio, a compiere gesti di misericordiaspirituale e corporale, a perdonare, aportare dovunque la Pace.

A tutti l'augurio che il Presepe siasempre più espressione della nostrafede, della nostra riconoscenza per l'in-finito Amore di Dio, manifestatosi inGesù, e impegno di accoglienza per ogninostro fratello.

Sr. M. Patrizia Mereu

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Il Vangelo del giorno in cui scrivoquesto articolo per il bollettino parroc-chiale racconta la guarigione del ciecodi Gerico, ottenuta in risposta alla sup-plica “Signore fa che io veda!”

Avevo in mente di esporre ai fra-telli di questa comunità cristiana la miaopinione sui fatti di Parigi.

Trovo la corrispondenza con lapagina evangelica perfetta.

Dobbiamo chiedere davvero congrande sforzo interiore di vedere ciòche sta accadendo intorno a noi.

Di leggere i “segni dei tempi”,avrebbe detto san Giovanni XXIII, inizia-tore del Concilio Vaticano II.

Abbiamo noi questa capacità?Se l’abbiamo perduta, allora per-

deremo noi stessi.“Non usciremo dal campo di bat-

taglia del Medio Oriente senza feriteprofonde, almeno nella nostra coscien-za” Vengono al pettine nodi decennalidi una guerra al terrorismo che invecedi combattere la destabilizzazione l’haalimentata” (Alberto Negri – Il sole24Ore.)

C’è in giro una tendenza adautoassolversi, forse perché infastiditidal racconto ripetitivo e superficialedelle responsabilità in Medio Oriente di

un’Europa coloniale che non ha ancorasmesso di esserlo, come purtroppodimostra l’interventismo francese inLibia e Siria, e tralasciamo il restodell’Africa e la sua scia di morte e

distruzione.Ora l’attacco a Parigi mostra a noi

tutti il volto umano di queste tra-gedie, ci costringe a guardare i voltidelle vittime, ad ascoltare le lorostorie, a confermarci nella convin-zione che la violenza e la guerranon sono la soluzione ad alcun pro-blema.“Signore fa che io veda” final-

mente i volti di quelli stessi cheoggi, mentre scrivo, stanno moren-do a seguito della ripresa dei bom-

bardamenti: non sono diversi da noi,vivono e soffrono come noi.

Anziché pentirci e poi ripetere glistessi peccati, sarebbe meglio usare lastoria per imparare a non sbagliare.

Sarebbe bene domandarci se nonsiamo servi inconsapevoli d’interessigiganteschi, capaci di asservire anche lapolitica e di fare dei capi di stato occi-dentali dei “brasseurs d’affaire”, deivenditori /compratori al mercato dellearmi e del petrolio.

Che fare? Dobbiamo instancabilmente

denunciare l’ingiustizia e la violazionedelle leggi che noi stessi ci siamo dati,per esempio in materia di vendita diarmi a paesi in guerra. P r e t e n d e r ecome cittadini singoli o associati ad altriche il diritto venga rispettato.

Dobbiamo ristabilire il dirittointernazionale che noi ci siamo dati eche invece applichiamo ai “presuntinemici”, vedi Russia o Iran, e chedimentichiamo di applicare ai presuntiamici, vedi Israele.

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CONVERTIRSI … SULLA VIA DI PARIGI

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“Signore fa che io veda!”, che daquelle parti pur di legittimare la prose-cuzione della colonizzazione dellarestante parte della Palestina, Israele,unica potenza nucleare di quel conte-sto, stato militarizzato, alleatodell’Arabia Saudita, usa il nome di Dioper bombardare e destabilizzare glistati circostanti come Egitto, Siria,Yemen, ma non viene neppure invitato asedersi al tavolo delle trattative, comese il suo ruolo non esistesse.

Anche lo stato islamico usa ilnome di Dio per uccidere, ed in questosono alleati; non vi è notizia di alcunattacco o minaccia ai danni d’Israele daparte del Califfato e nessun profugo sipresenta ai confini d’Israele.

“Signore fa che io veda!“ la dop-piezza della Turchia di Erdogan, cheaiuta lo stato islamico, lascia passaredal suo territorio i combattenti e learmi, poi compra clandestinamente ilpetrolio da loro e finanzia la loro guer-ra, dice di bombardare l’ISIS, ma sparasui Curdi, gli unici veri combattenti con-tro il Califfato.

“Signore fa che io veda!” come sivogliono demolire le residue speranze dipace, piazzando l’attacco di Parigi allavigilia dell’arrivo in Francia ed in Italia,del presidente iraniano Rohani: a chigiova che quel viaggio sia stato necessa-riamente annullato?

Com’è stato spiegato al recenteconvegno organizzato al Sacro Monte suquesti temi d’attualitàdall’Associazione Nova Jerusalem e pra-ticamente ignorato da noi Varallesi,dobbiamo cambiare il nostro modo d’in-tendere le relazioni con gli altri stati.

Non si deve fare affari con la poli-tica estera, ma avere una politica este-ra per avvicinare la pace ed offrire ilsostegno diplomatico dell’Europa per la

risoluzione dei conflitti, a quel punto gliaffari seguiranno come segni di amiciziae di riconoscenza e nel reciproco inte-resse.

“Se non vi convertirete, moriretetutti allo stesso modo” è un’altraopportuna citazione evangelica che bensi addice al momento presente: se qual-cosa della nostra mentalità o del nostrostile di vita genera ingiustizia, sopraffa-zione, sfruttamento, insomma ... scan-dalo, dobbiamo cavarcelo via come untumore maligno.

A chi tocca cominciare?A ciascuno di noi, senza alibi,

tocca levarsi la trave dall’occhio, conumiltà, ma con coraggio e determina-zione. Oggi e non domani!

Se lo faremo troveremo per stra-da tanti che camminano nella nostrastessa direzione e che oggi non ci accor-giamo neppure di avere già al nostrofianco.

Norberto Julini

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Oggi Papa Francesco apre la PortaSanta del Giubileo della Misericordia. Èstata una felice coincidenza che l’unicamattina libera sulla mia agenda fossequesta e ho promesso di venire a visita-re la vostra comunità di Varallo. Hoseguito in questi anni più volte le suedifficoltà.

Questa estate ho dedicato moltotempo all’ascolto delle persone, in parti-colare dei sacerdoti. So che la comunitàè disorientata, smarrita, ferita, attraver-sata da tensioni, chiacchiere, ma a volteanche da sofferenze vere e profonde.

Esse si sono aggravate negli ultimitempi anche per interventi esterni allaChiesa, su cui sono già intervenuto inmodo chiaro, mentre ero al Sinodo deiVescovi, direttamente da Roma.

La situazione è difficile, ma iovengo per aprire il tempo della miseri-cordia, a rincuorare, rinfrancare, a invo-care la misericordia.

Oggi parlo soprattutto alla comu-nità cristiana, e vi imploro – l’ho chiestoanche ai sacerdoti – di lasciare stare lepressioni che vengono da fuori e che di-sorientano.

Per una ragione semplice: quelletensioni talvolta suscitano divisioniinterne alla Chiesa, ma poi le ferite alnostro interno restano, mentre le altre

parole spariscono come ilvento, mentre noi restiamo conle nostre lacerazioni.

La Chiesa viene da lontano eva più lontano degli scossonidella vita pubblica, e non puòreagire mettendosi sullo stessopiano. Vi dirò tre cose semplici:le prime due riguardano gliatteggiamenti, il cambiamentodi cuore e di mentalità, nellaterza parlerò anche di alcune

cose pratiche per indicarvi in modo sem-plice e chiaro una via graduale da segui-re. È come in famiglia, quando c’è unagrave difficoltà non bisogna lasciarsiprendere dal panico, altrimenti si fannoerrori più gravi.

1. Il Giubileo è un tempo di graziache viene dall’alto e rifluisce sullenostre persone, famiglie e comunitàcome un’onda di consolazione e di rin-novamento.

Il Giubileo è un “tempo opportu-no” perché la misericordia di Dio operinel cuore dei credenti e della societàtutta. Questo Giubileo “straordinario” ècaratterizzato dalla misericordia.Il Giubileo ha al centro una conversionedella vita spirituale, anzitutto, che siesprime nella beatitudine della miseri-cordia: «Beati i misericordiosi, perchétroveranno misericordia» (Mt 5,7).Misericordia e perdono si richiamano. La beatitudine di Gesù, che proclama“Beati i misericordiosi, perché troveran-no misericordia”, risuona nella preghie-ra cristiana: “rimetti a noi i nostri debi-ti, come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori” (Mt 6,12).

Gesù proclama “beati” coloro chehanno il cuore aperto ai poveri, vulnera-bile all’appello degli altri, perché a lorovolta otterranno misericordia. Nella pre-

OMELIA DEL VESCOVO FRANCO GIULIO IN COLLEGIATA A VARALLO8 DICEMBRE 2015

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ghiera e nella vita spirituale invochiamoche il nostro perdono verso gli altri sia lachiave che apre le braccia del perdonodi Dio.

La misericordia che Gesù procla-ma diventa ciò che noi possiamo doman-dare nella preghiera. Quello che noi fac-ciamo nella beatitudine (essere miseri-cordiosi) è ciò che otteniamo nella pre-ghiera (essere perdonati). La misericor-dia è il dono della beatitudine, il perdo-no è la grazia della preghiera. La miseri-cordia di Dio è concessa agli uomini nellabeatitudine, il perdono diventa conver-sione del cuore nella preghiera. La bea-titudine proclama che otteniamo miseri-cordia quando siamo misericordiosi; lapreghiera chiede di essere perdonatiquanto sappiamo perdonare. Ciò che labeatitudine promette, la preghiera osachiedere in cambio: la misericordia è ildono ritrovato nella beatitudine, il per-dono è la forza ricevuta nel tempo dellapreghiera!

Questo deve essere il frutto per lavita spirituale: la promessa della miseri-cordia donata ai misericordiosi dischiudeil cammino della vita spirituale e il per-dono fraterno che è il luogo dell’espe-rienza del rinnovamento interiore e dellavita delle nostre famiglie e della comuni-tà. Lo dice, in sintesi, Papa Francesconella Bolla di Indizione del Giubileo,Misericordiae vultus: «La misericordianella Sacra Scrittura è la parola-chiaveper indicare l’agire di Dio verso di noi.Egli non si limita ad affermare il suoamore, ma lo rende visibile e tangibile.L’amore, d’altronde, non potrebbe maiessere una parola astratta.

Per sua stessa natura è vita con-creta: intenzioni, atteggiamenti, com-portamenti che si verificano nell’agirequotidiano. La misericordia di Dio è lasua responsabilità per noi. Lui si senteresponsabile, cioè desidera il nostrobene e vuole vederci felici, colmi di

gioia e sereni. È sulla stessa lunghezzad’onda che si deve orientare l’amoremisericordioso dei cristiani. Come ama ilPadre così amano i figli. Come è miseri-cordioso Lui, così siamo chiamati adessere misericordiosi noi, gli uni verso glialtri» (MV, 9).

2.Il Giubileo della misericordiaesige, poi, la riscoperta della riconcilia-zione, sia nel sacramento della confes-sione, sia nella pratica della penitenza enel dono dell’indulgenza. È una riconci-liazione che è personale, familiare esociale. Il perdono del fratello, però,non è solo un fatto interno alla Chiesa,ma è in se stessa annuncio della riconci-liazione offerta a tutti gli uomini.

Ciò che è un bene per il cristiano,diventa proclamazione del bene pertutti: la lotta contro il male dentro lecomunità cristiane, il rifiuto dell’ingiu-stizia tra i suoi membri, la riconciliazio-ne dei rapporti tra le persone, le fami-glie e i gruppi, la collaborazione nel ser-vizio e della dedizione agli altri, sono unmodo con cui la chiesa annuncia che alcentro del cristianesimo c’è la riconcilia-zione. San Paolo invita con insistenza:«Noi fungiamo da ambasciatori perCristo, come se Dio esortasse per mezzonostro. Vi supplichiamo nel nome diCristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).

Dobbiamo essere coscienti che ilperdono è un atto di coraggio, non didebolezza. La riconciliazione è una spe-ranza che attesta, a sé e a tutti, che Dioaccompagna sempre la nostra povertà eguarisce da capo le nostre ferite. La bat-taglia contro il peccato, la solitudine, ladivisione, la doppiezza, le relazioni sba-gliate nella comunità, l’ingiustizia neirapporti sociali è così un modo per sma-scherare la vanità, che sfigura il voltodell’uomo. La lotta contro il male è per-tanto una forma della fede con cui laChiesa attesta che la misericordia

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è il volto del Dio di Gesù e che il suoSpirito non è uno spirito di tristezza e dirassegnazione, ma di sicura speranza,perché il male è già stato vinto. Per que-sto non dobbiamo lasciarci trascinare innessuna contesa, che sfigura la serenitàdelle nostre famiglie e la vita dellacomunità cristiana.

3. Bisogna che queste fondamentasiano solide, altrimenti entrano altrelogiche mondane, prevalgono le nostregelosie e le nostre ripicche, la nostravoglia di vincere sull’altro, anzi di stra-vincere, mortificandolo e umiliandolo. Ilcristiano non è uno che vuol vincere, mavuol convincere, vuol andare avanti conte, non senza di te. Ora vi dirò alcunecose concrete che riguardano il modocon cui la comunità può mettersi dinuovo in cammino.– La prima riguarda la comunità cri-stiana. Essa deve tornare all’essenziale,deve domandarsi semplicemente: checosa è una comunità cristiana? La Chiesac’è per essere un’esperienza di comunio-ne: se facciamo tante cose, ma non cre-scono le buone relazioni e non usiamo ilbuon senso, siamo sulla strada sbagliata.

Educare i bambini fin dall’infanzia;aiutare la vita delle famiglie, accompa-gnare i ragazzi, i giovani; star vicino aglianziani, alle persone sole; annunciare laparola di Dio nei momenti belli e nellefatiche della vita; celebrare una liturgiache alimenta la vita spirituale, far inmodo che le devozioni aiutino a far cre-scere le relazioni tra i membri dei gruppi,delle associazioni e delle confraternite;essere una Chiesa accogliente che serve ipoveri, senza tanto strepito, tutto questoè ciò che fa la Chiesa. Nessuno può impe-dirci di fare questo, se lo facciamo condolcezza e amore, superando tutti i per-sonalismi e i particolarismi.– La seconda ci interroga sullanostra testimonianza nel mondo: in ognicomunità ci sono quelli più assidui, quel-

li che frequentano in modo saltuario, chista a guardare e chi è lontano. Ma, comedice spesso papa Francesco, non abbia-mo il metro per misurare chi è vicino olontano. Tutto dipende dalla nostratestimonianza, dal nostro esempio, dallenostre relazioni. Siamo noi che dobbia-mo farci prossimi degli altri, accorciandole distanze con le nostre relazioni disin-teressate, umili, misericordiose. LaChiesa dà una testimonianza forte seagisce in modo disinteressato, se nonpersonalizza le cose, se non ne fa subitouna questione a proprio favore e controdi sé. La Chiesa deve essere libera, sciol-ta, generosa, trasparente.– La terza riguarda le persone, iministeri e i servizi. È questo uno deipunti critici oggi nella comunità diVarallo. Queste figure di solito sono ric-chezze: pensiamo solo alle persone cheanimano la liturgia, i catechisti, gli ani-matori d’oratorio, gli operatori Caritas,quelli che stanno con gli anziani.

Su questo oggi è facile dividersi:se questi gruppi invece di essere luoghidi crescita diventano momenti per pre-valere, ne rimarremo noi stessi vittime.Invito quindi generosamente tutti i grup-pi parrocchiali, ma anche le singolefamiglie e persone a essere generose emisericordiose. È come quando si va inmontagna, non bisogna fermarsi alle dif-ficoltà sul cammino, ma tenere fisso losguardo sulla meta. Abbiamo l’anno inte-ro del Giubileo per cambiare il cuore e leabitudini.– La quarta riguarda i Sacerdoti e iConsigli Pastorali. La vita della parroc-chia – anche quella di Varallo – ha un suostile e una sua lunga storia. Come in unafamiglia ci sono le figure che devonocrescere tutte insieme, ma senza inver-tire i ruoli. Per questo confermo la miastima e fiducia a don Roberto, che è ilparroco della comunità, che ha il compi-to di essere il punto di sintesi e la guida

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autorevole e saggia della parrocchia.Cercherà di coinvolgere in modo fraternogli altri sacerdoti a cui sono affidati mini-steri particolari. Ringrazio don GianPaolo per quanto ha fatto e fa nellaPastorale Giovanile e don Angelo perquanto ha fatto in questi tre anni per glianziani e la parrocchia. Chiedo a loro unacollaborazione leale e responsabile con ilparroco.

La testimonianza di unità deisacerdoti, nella differenza dei ministerie delle responsabilità al servizio allaparrocchia, è fondamentale. E questo èl’appello più importante di oggi: carisacerdoti, guardate lontano perché quisi tratta della vita della Chiesa e dellepersone. In questo chiedo anche aiConsigli della Parrocchia (Pastorale edegli Affari economici) di essere collabo-rativi, di non dividersi, ma di esserecome un’orchestra che suona la stessamusica ciascuno con il proprio strumen-to. Per essere una comunità a serviziodella gente, trasparente e capace di col-laborazione con tutti coloro che operanoper il bene della popolazione. L’operadei Consigli parrocchiali è molto impor-tante per rasserenare il clima, più cheaggravare le differenze e le diffidenze.Se non si fa questo, non si può essere aposto in coscienza.– La quinta riguarda il rapporto conla comunità civile e le sue istituzioni.

Ricordo l’art. 7 della Costituzioneche dice: «Lo Stato e la Chiesa cattolicasono, ciascuno nel proprio ordine, indi-pendenti e sovrani» e il Concordato del1984 che commenta: entrambi s’impe-gnano «al pieno rispetto di tale principionei loro rapporti ed alla reciproca colla-borazione per la promozione dell'uomo eil bene del Paese.

La Repubblica italiana riconoscealla Chiesa cattolica la piena libertà disvolgere la sua missione pastorale, edu-cativa e caritativa, di evangelizzazione e

di santificazione». Vorrei citarvi quantoha detto di recente Papa Francesco allaChiesa italiana a Firenze: «Vi raccoman-do anche, in maniera speciale, la capa-cità di dialogo e di incontro. Dialogarenon è negoziare.

Negoziare è cercare di ricavare lapropria “fetta” della torta comune. Nonè questo che intendo. Ma è cercare ilbene comune per tutti. Discutere insie-me, oserei dire arrabbiarsi insieme, pen-sare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si trova coinvoltonel conflitto. Nel dialogo si dà il conflit-to: è logico e prevedibile che sia così. Enon dobbiamo temerlo, né ignorarlo, maaccettarlo. “Accettare di sopportare ilconflitto, risolverlo e trasformarlo in unanello di collegamento di un nuovo pro-cesso” (EG, 227)».

Per questo io aggiungo solo: se visono state incomprensioni, il Vescovo cer-cherà di aiutare a chiarirle, anche a chie-dere scusa se si è sbagliato, ma bisognacercare di risolverle con l’onestà, il buonsenso e la carità. Almeno da parte nostraquesto non può e non deve mancare.

Verrò io stesso ad aprire la PortaSanta al Sacro Monte di Varallo il giorno6 gennaio pomeriggio, unico vicariato incui aprirò la porta, oltre al Duomo diNovara.È un segno di attenzione pertutta la Valle che amo molto. Invito tuttii sacerdoti della Valle e attendo anchemolte persone. Speriamo che il Signoreci doni la forza e la consolazione di vive-re veramente un Giubileo dellaMisericordia.

La Madonna Incoronata che vene-rate con tanto affetto è l’Immacolata dicui oggi celebriamo la festa: è la donnadella fede che è stata ricolmata di gra-zia fin dall'inizio della sua vita e per que-sto ci ha donato Gesù!

+ Franco Giulio Brambillavescovo di Novara

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Ad inaugurare il tempo di Avventoin seminario è stata la celebrazionedella Santa Messa con il conferimentodei Ministeri del lettorato e dell'accoli-tato. Nel percorso formativo degli annidi teologia i seminaristi di terza e quar-ta, dopo la decisiva tappa dell'ammis-sione tra i candidati agli ordini sacri,sono chiamati ad approfondire dueambiti cardine della vita di fede: laParola e l'Eucaristia!

Lunedì 30 novembre la cappelladel seminario si è riempita di molti fede-li delle parrocchie di origine e di pasto-

rale dei seminaristi "festeggiati", accom-pagnati dai molti sacerdoti presenti.

Dalle colonne di questo bollettinomi sembra anche doveroso fare un pic-colo excursus storico sulla riforma degliordini minori che ha portato all'attualeordinamento. Infatti in seguito allariforma conciliare papa Paolo VI, con lalettera apostolica in forma di motu pro-prio "Ministeria quaedam", entrata invigore con il primo gennaio del 1973, hastabilito la rinnovata disciplina riguar-dante la tonsura, gli ordini minori e ilsuddiaconato. Tra le varie disposizioni sistabilisce una nuova dizione di ordiniminori, ossia Ministeri, che possonoessere affidati anche ai laici (ecco l'al-tra grande novità scaturita dalle indica-

zioni della Sacrosanctum Concilium). Il lettore quindi, come ricorda

ancora Paolo VI, deve impegnarsi per"acquistare ogni giorno più pienamenteil soave e vivo amore e la conoscenzadella Sacra Scrittura, onde divenire unpiù perfetto discepolo del Signore".L'impegno quotidiano nella meditazionedella Parola diventa un momento fonda-mentale nella giornata di seminario (enon solo), affinché da momento fissatonella regola di vita divenga sempre piùhabitus spiritualmente fondato.

L'accolito, oltre al servizio all'alta-re, è chiamato ad approfondire una piùforte spiritualità eucaristica, affinchépossa nutrire un "sincero amore per ilcorpo mistico di Cristo, o popolo di Dio especialmente per i deboli e i malati".

Chiudendo questa doverosaparentesi mi sembra bello ricordare,oltre ai seminaristi festeggiati, anche leparrocchie d'origine e dipastorale che sisono fatte presenti in seminario. La par-rocchia di Gozzano ha accompagnatoben due seminaristi: Riccardo Crola, inservizio presso la parrocchia del SacroCuore e Manuel Spadaccini, in serviziopresso la parrocchia di San Francescoalla Rizzottaglia, entrambe in Novara.

IL MINISTERO DEL LETTORATOTESTIMONIANZA DI ALESSANDRO GHIDONI

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Le parrocchia di Varallo Sesia e diCossogno, con i loro parroci, si sonofatte presenti a Novara per i seminaristiAlessandro Ghidoni e Diego Lauretta,rispettivamente in servizio presso il car-cere di Novara e la parrocchia di SanMichele Arcangelo in Cameri e per ilneo-accolito Luca Favero, anch'egli inservizio presso il carcere, era presentela parrocchia di Borgosesia.

Un grande grazie va a MonsFranco Giulio per la vicinanza nel nostrocammino formativo. Partendo da una

definizione di vocazione, nella riccaomelia ci ha ricordato come essa sia un cammino composto da un'intuizione eda alcuni segni, tra cui sono fondamen-tali le tappe formative del percorsoverso il ministero ordinato.

Tuttavia non sono tappe esternema costituiscono il sedimento della vitadella persona. Con i ministeri si metto-no sotto le lente di ingrandimento dueaspetti che diventano “forma vitae”: la

Parola e il Pane. La parola ascoltata diventa fon-

damento della fede e il pane di vitadiviene nutrimento del cammino.

La fede, come ha rimarcato ilvescovo, ci mette per strada, ci fa cam-minare, ma si deve nutrire di un cibo, dicui non conosciamo il nome. Con la fedeche viene dall’ascolto e con il camminoche si nutre con il Pane di vita non temidi affrontare l’avventura della vita.

Un cammino impegnativo masovrabbondante di gioia nella certezzadi un Dio che è Padre e di una Chiesa difratelli che ci accompagna.

Augurando a tutti un SantoNatale, voglio ancora ringraziare tuttigli amici varallesi che con don Robertohanno voluto essere presenti in semina-rio lunedì 30 novembre!

È sempre bello sapere di essereaccompagnati nel cammino e vederlonel concreto lo è ancora di più!

Alessandro Ghidoni

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Lo scorso 8 dicembre, accantoall’altare maggiore della nostraCollegiata, era visibile la rinnovata sta-tua della Madonna Immacolata che datanto tempo attendeva un intervento diripulitura e sistemazione.

Come è noto l’opera lignea è col-locata in una nicchia sulla parete sinistradella cappella del Sacro Cuore, che chiu-de la parte settentrionale del transettodella chiesa.

Pochi però forse ricordano che ori-ginariamente l’altare era dedicato pro-prio all’Immacolata Concezione di Maria;un dogma che, pur ufficialmente procla-mato soltanto nel 1854, era già da seco-li fede radicata all’interno della Chiesa.

La devozione verso l’Immacolataera già presente nell’antica Collegiata,come testimoniato dagli inventari edalle relazioni delle visite pastorali, tut-tavia, il prevosto Giacobini nella suaopera di riedificazione dell’edificio vollededicare una cappella per ricordare ilsingolare dono di grazia che Maria haricevuto da Dio fin dal momento del suoconcepimento.

Ad oggi lo spazio si presenta informe e arredi frutto di diversi inter-venti nel corso del tempo.

L’altare, preziosa composizione dimarmi policromi, pietre dure e decora-zioni metalliche, non è quello originarioma proviene dalla soppressa chiesa delex convento delle Orsoline, che occupa-va gli edifici dell’attuale Albergod’Italia e Caffè Roma.

Al centro, infatti, si può osservareuna scultura in marmo bianco che rap-presenta Santa Caterina di Alessandria,la vergine e martire cui l’oratorio eradedicato.

La parete di fondo della cappellaè decorata con una ricco insieme diintagli di legno dorato, con motivi flo-reali ed angeli, completati, ai lati del-l’altare, da due ovali che rappresentanoi due santi campioni della carità nellaTorino dell’Ottocento: San GiovanniBosco e San Giuseppe Benedetto

Cottolengo. Le due tele vennero esegui-te nel 1940 dal Buonafalce.

Al di sopra della porta che immet-te nella sacrestia, una grande tela,attualmente in restauro, attira l’atten-zione del visitatore: essa raffigura ilPapa San Gregorio Magno accompagnatodal santo medico e martire Pantaleonedi Nicomedia e da San Nicola di Bari,sotto al quale figurano due fanciulli inabbigliamento secentesco.

LA MADONNA IMMACOLATA IN COLLEGIATA

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Si tratta di una notevole operad’arte, anche se forse un poco dimenti-cata, che proviene dalla cappella dellavecchia chiesa già intitolata al santopontefice.

Opera già attribuita al pennellodel Tanzio o di suo fratello MelchiorreD’Enrico, non essendo menzionata nel-l’inventario redatto per la visita delvescovo Taverna, del 1618, venne proba-bilmente realizzata negli anni venti delSeicento.

Certamente si tratta di una com-posizione singolare, che esula dai con-sueti schematismi delle pale di altare,sia per la presenza dei due bambini, siaper l’ambientazione della scena all’in-terno di un edificio di culto.

Che il ragazzino in veste rossapossa identificarsi con San CarloBorromeo sembra possa essere esclusonon essendoci validi motivi per rappre-sentarlo in tenera età.

Sul lato opposto della cappellaun'altra grande tela, anch’essa bisognosadi un recupero, racconta la morte delgrande missionario Francesco Saverio,avvenuta il 3 dicembre del 1552 nei pres-si di Macao, a poca distanza dalla Cinaove avrebbe voluto recarsi per continua-re la sua opera di evangelizzazione.

Purtroppo l’opera, di fattura sei-centesca, posteriore però al 1622 anno ilcui il sacerdote gesuita venne canonizza-to, è in cattivo stato di conservazione edè difficilmente leggibile.

E’ interessante osservare anche gliaffreschi che campeggiano sulla volta,opere del Graziano, in quanto si riferi-scono proprio alla devozione versol’Immacolata.

Verso destra si può vedere papaPio IX che proclama il dogma, l’8 dicem-bre del 1854, mentre verso sinistra èpresente la scena dell’apparizione dellaVergine a Bernadette, avvenuta aLourdes, l’11 febbraio del 1858.

Quando la povera fanciulla chiesealla misteriosa signora, che le davaappuntamento nella grotta, chi fosse, leisi presentò appunto come l’ImmacolataConcezione: una definizione di cui lagiovane non poteva assolutamente com-prendere il significato.

Il messaggio di preghiera e conver-sione che la Vergine affidò a Bernadette,sembra essere profetica allusione alcammino che, proprio a partire dall’8dicembre, tutta la Chiesa è invitata acompiere, attraversando simbolicamen-te la grande porta della Misericordia,durante l’anno giubilare che abbiamoinsieme appena iniziato.

don Damiano Pomi

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VARALLO - SACRO MONTEMERCOLEDI’ 6 GENNAIO 2016 - ore 16,00 -

A P E R T U R A D E L L A P O R T A S A N T A(Presiede mons. Franco Giulio Brambilla)

Tutte le parrocchie del nostro Vicariato della Valsesiasono invitate con i loro sacerdotia partecipare a questo importante

momento di graziache segna l’inizio

dell’ANNO SANTO della MISERICORDIAqui in Valsesia.

Il 6 GENNAIO (Epifania)saranno sospese

in tutte le chiese di VARALLOle S. MESSE della sera (vespertine)per favorire una larga partecipazione

a questa celebrazione presieduta dal nostro vescovo.

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Durante ilp o n t edell’Immacolata, inuna piazza VittorioEmanuele resa ancorpiù bella e suggesti-va dalle decorazioninatalizie del grandealbero illuminato, lemamme della Scuolad e l l ’ I n f a n z i aParrocchiale hannoallestito un riccomercatino, propo-nendo dolci e piccoliprodotti artigianali.Per quattro giorni, insieme al personalescolastico, si sono alternate mattino epomeriggio per poter garantire l’aper-tura della “casetta” che è stata gentil-mente messa a disposizionedall’Amministrazione Comunale, allaquale va dunque un sentito ringrazia-mento.

L’entusiasmo con cui le mamme sisono messe a disposizione e la buonarisposta da parte dei Varallesi, e nonsolo, che hanno acquistato i dolcie e glioggettini in vendita, fanno ben sperare

per il futuro della nostra scuola che dadecenni offre alle famiglie un servizio diqualità, vicino alle esigenze delle fami-glie.

Il ricavato della vendita sarà uti-lizzato per sostenere le numerose atti-vità didattiche, che quotidianamente

vengono fornite ai bam-bini nell’ambito delpiano dell’offerta forma-tiva.

Un grazie di cuore vaa tutti coloro che hannocontribuito alla buonariuscita del mercatino: achi ha cucinato torte ebiscotti, a chi ha realiz-zato i manufatti, a chi hadato la propria disponibi-lità per addobbare la“casetta”, a chi ne hagarantito l’apertura.

Buon Natale a tutti!

UN GRAZIE DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA PARROCCHIALE

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Nell’ampio spazio del Cortiled’Onore di Palazzo Racchetti, venerdì 4dicembre, è stato inaugurato il “Natale inBiblioteca”, con la partecipazione delleclassi III della Scuola Primaria, i bambinidell’ultimo anno della Scuola Infanzia diVarallo e Roccapietra, una rappresentan-za delle classi prime della Secondaria diPrimo Grado e dei Ragazzi dell’IstitutoAlberghiero.

Le Autorità presenti hanno portatoil loro saluto: Patrizia Rizzolo, DirigenteScolastico dell’Istituto Comprensivo, hainvitato i bambini a godere della bellezzadi Varallo, approfondendone la conoscen-za attraverso la frequenza alla Biblioteca,luogo di cultura, ma anche di incontro.

Dal progetto formativo, che ruotaintorno al cibo, si snodano tanti concetti,dal benessere alla tolleranza, alla condivi-sione autentica di saperi e di sapori. DonRoberto Collarini, Prevosto di Varallo,ricollegandosi al significato della parolaNatale: Dies Natalis, ha affidato ai bambi-ni il compito di verificare da qui a Natale,nelle tante pubblicità televisive, se vi siatraccia di quella nascita che cambiò lastoria dell’umanità. Si parla tanto diNatale, ma mai del giorno natale di Gesù.Questa festa rischia di essere “espropria-ta” del festeggiato principale che è Gesù!

Gabriella Chiocca, in rappresen-tanza della Presidente del Centro Libri,Rosangela Canuto, ha sottolineato la con-tinuità di questa collaborazione con laBiblioteca all’insegna dei libri, rappre-sentati dalla miglior produzione editoria-

le per bambini e ragazzi, esposta nellaXXI Mostra “Libri In Libertà”, allestita inLudoteca.

Il Comandante della StazioneCarabinieri di Varallo, Luigi Raccomandato,ha ricollegato il discorso della sicurezza edella fiducia nelle Forze dell’Ordine chevigilano sulla città ogni giorno.

La mattinata di festa è stata arric-chita da letture, canti e danze: i bimbidella Materna hanno declamato una poe-sia, trasformata in canto mimato dai bam-bini delle elementari, con al termine l’a-pertura del grande pacco-sorpresa che con-teneva un mini padiglione Expo, con all’in-terno i vari piatti delle regioni italiane.

I ragazzi delle medie hanno propostoun’attività legata alla lingua francese,molto cara alla Professoressa Ester Bassoli,coadiuvata dalla collega Monica Dealbertis:“Pour connaitre et apprendre les saveurs dumonde”. Il suggestivo presepe in pasta disale e pasta di bicarbonato, presentato dairagazzi dell’Istituto Alberghiero, è statorealizzato dai ragazzi di cucina, che per laprima volta si sono cimentati a modellarecon risultati lusinghieri.

Grazie allacollaborazione delC o m i t a t oCarnevale, a tutti ibambini è stataofferta una cioc-colata calda in cuiintingere panetto-ni e pandoro.

INAUGURATO IL NATALE 2015 IN BIBLIOTECA “NUTRI LA MENTE”

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Per chi volesse visitare il Cortiled’Onore di Palazzo Racchetti, aperto tuttii giorni della settimana, ricordiamo i varipunti d’interesse: all’entrata si è accoltidalla grande stella, un “pandistelle” dilegno e ceramica, progettata e realizzatadai ragazzi del Liceo Artistico, così comeil grande arazzo moderno: “Natività”,lungo tre metri, creato utilizzando cam-pionari di tessuti recuperati.

Un albero di Natale è decorato conpiatti, bicchieri e posate candidi, mentreil presepe è stato plasmato con sostanzealimentari. Nello spazio del cortile èstato allestito anche un altro albero:“Europeo”, in quanto l’IstitutoComprensivo di Varallo ha aderito ad unprogetto che coinvolge trenta scuole del-l’obbligo, italiane e straniere che, viaposta, si sono scambiate le decorazionidell’albero.

Al “Ristorante della mente”, affac-ciato sugli scorci più pittoreschi diVarallo, colti dall’obiettivo di GianluigiAvondo, in occasione delle feste c’è unmenu speciale: Antipasto del PiccoloPrincipe; Lasagne alla Rapunzel, Risottodei tre Moschettieri, Arrosto delle PiccoleDonne, Trote alla Stilton, Patate alla TomSawyer, Miacce dolci della Fabbrica dicioccolato.

Per chi ha un po’ di fretta ci sonoanche quattro proposte di piatti unici:un’insalata di poesie, un risotto di fumet-ti, una macedonia di favole, torte, dolci eromanzi.

Per buoni cibi servono materieprime genuine, come quelle dell’orto deibambini, coordinato da “nonno” Arduino,idealmente ricostruito in Biblioteca, cir-condato da paesaggi agricoli, che hannorischiato di scomparire.

All’interno della Ludoteca è ospita-ta la ventunesima edizione della MostraBibliografica di libri per bambini e ragaz-zi: “Libri in Libertà”, organizzata dalCentro Libri Punto d’Incontro, Comune diVarallo, Biblioteca Civica, un’occasioneper dei regali importanti, che resterannonelle vite dei bambini, ma anche per sor-prendere gli adulti, invitando a soffer-marsi per leggere un buon libro, acqui-stando un tempo più umano e meno con-sumistico.

La mostra sarà aperta al pubblicofino al 6 gennaio 2016, nei seguenti orari:tutti i sabati e domeniche, lunedì 7dicembre, lunedì 21, mercoledì 23 e mer-coledì 6 gennaio: dalle 15 alle 19; marte-dì 8, 15, 22, 29 dicembre e giovedì 24,martedì 5 gennaio: dalle 9 alle 12 e dalle15 alle 19.

Le mostre esterne saranno visitabi-li fino al 6 gennaio 2016, anche negli oraridi apertura della biblioteca.

Piera Mazzone

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DAL CENTRO LIBRI PUNTO D’INCONTRO: UN INVITO DA NON PERDERE

“Mamme, papà, nonni regalate unlibro sul Natale ai vostri bambini, ma sulNatale “Vero”, quello che parla diamore, di pace, di gioia, di fratellanza,quello che parla di un Bambino nato aBetlemme in una grotta perché nonc’era posto per lui nell’albergo.”

Siamo abbagliati da luci, addobbi,abeti tutti decorati, nastri rossi, agrifo-gli, fiocchi di neve, tante stelle lumino-se, babbi natali, ma il festeggiato dov’è?... non si vede ... è nascosto ... dove?

Fare il presepe è contro la laicità,ci dicono alcuni, cantare “Tu scendidalle stelle…” turba la sensibilità” deibimbi di altre fedi, ci dicono altri. No,non abbiamo capito nulla ... non è così.Nessuno si deve sentire offeso dalla fededell’altro, nessuno si deve sentire turba-to. Se si vuole l’integrazione di chi non ècristiano, ma musulmano o di altra reli-gione, non dobbiamo mettere da parte inostri valori, la nostra fede, ma dobbia-mo viverli profondamente.

Integrazione non vuol dire rinun-ciare alla nostra identità, alla nostra cul-tura, ai valori della nostra società chederivano da millenni di cristianesimo,

ma vuol dire vivere con l’altro con tuttoquello che abbiamo e che siamo.

Chiediamoci dove sta portandol’esasperata laicità della Francia e osser-viamo che a Gerusalemme, la cittàsanta, convivono le tre religioni mono-teiste (ebrei, cristiani e musulmani),vivono insieme, pregano insieme.

E’ giusto che la religione e lo statonon siano la stessa cosa, ma io sono cri-stiana e cittadina nello stesso tempo,non posso essere scissa in due.

Per questo i cristiani devono senti-re la responsabilità e avere il coraggio difar sentire la loro voce nell’ambito civi-le e politico, perché la società sia orien-tata verso il bene comune. Dalla sintesitra umano e cristiano derivano“Amicizia, solidarietà, aiuto reciproco,giustizia”.

Stanno aumentando i poveri ovun-que nel mondo e nascono nuove povertà.Crescono le persone sole, senza futuro,senza lavoro, senza dignità, crescono ipapà separati che non arrivano alla finedel mese, i ludopatici che si fanno ruba-re tutto dalle macchinette. In Italia sonoaumentate le persone che vivono all’a-perto senza un tetto, senza una casa.

Allora, noi cristiani siamo chiama-ti a soccorrere i fratelli che soffrono,con coraggio imparando da Gesù.“Verità, pace, giustizia devono guidare ilnostro agire ”. Le persone più debolidella società ci interpellano, rispondia-mo con amore”.

In questo Santo Natale 2015, guar-diano a questo Bambino, nato a Betlemmepiù di 2000 anni fa’, con occhi nuovi per-ché è nato per tutti, per chi crede e chinon crede, per chi è cristiano, ebreo omusulmano … e ci chiede di amare e dilottare per la pace e la giustizia.

Rosangela Canuto

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LA FESTA DI SANTA BARBARA AL CUCCOSabato 5 dicembre si è tenuta la

festa patronale di Santa Barbara sul pano-ramico poggio della Madonna del Cucco,nella chiesetta restaurata per iniziativadel Comitato costituito nel 2007 fra ilGruppo Alpini, il Gruppo Camosci CAI, ilComitato Carnevale di Varallo ed ilConsorzio Terrieri Verzimo-Gerbidi.

La ripristinata festa patronale (l’ul-tima si tenne nel 1951) si sta affermandodi anno in anno con una partecipazionesempre maggiore. Un’ottantina, infatti,erano i presenti alla S. Messa, celebratadal parroco don Roberto e seguita dal tra-dizionale incanto delle offerte.

Il Presidente del Comitato,Ferruccio Guaschino, ha ringraziato ilPrevosto don Roberto, il Coro dellaCollegiata e tutti gli intervenuti, fra iquali il Sindaco di Varallo Eraldo Botta edil consigliere Pietro Bondetti, Presidentefra l’altro del Consiglio Provinciale. IlSindaco, a sua volta, ha espresso il suocompiacimento e ringraziamento per l’o-pera realizzata.

Le offerte raccolte in chiesa e dal-l’incanto sono state di € 1.041,00, sommache confluirà nel “Fondo pro chiesaCucco” per opere di manutenzione emiglioria, con priorità per la ricostruzionedella balaustra fra la navata ed il presbi-terio, che fu asportata negli anni passati.E’ stato anche annunciato il prossimorestauro, per iniziativa di un benefattore,della bella tela d’altare raffigurante laMadonna con Santa Barbara e la BeataPanacea, trasferita provvisoriamente alSacro Monte per consentire la realizzazio-ne dei lavori edilizi.

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VARAL ... DAL CÜCCU

Dla gesa ‘d Santa Barbara la vistala cór an fund la vall e sla Città,

bella mè n’armuniós quadru d’artistaant’al ciel da dicembri ‘n po’ velà.

Sì, Varal l’è n’esempiu d’armunia‘nti sui strai, villi, gesi, tradissiôgn,

ma i suma ch’l’è mai or tütt ciò ca smiae anca qui i mancu mia i tribülassiôgn.

‘L ghè culli ch’i gan seriu fundament‘nt la salüt, al lavor, la vita ‘n cà;dj’auti ‘nveci j’in vós rivai sal ventch’i fan mal...e ‘s sa mia la verità!

Santa Barbara, ti ca t’ei patronadj’artiglier e pumpier, smorssa sti fiammich’i brüsu ‘l còr dla gent...e ch’la risonala tua vós forta e ciara fra i muntagni,

purtand rasun e pas, sutta Natal,anca ‘nt’al pittu mund dal nöst Varal.

GIORS

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“Perché Gesù, mi hai amato tanto?”Questo l’interrogativo che la Serva di DioMadre Margherita Maria Guaini si ponevatanti anni or sono, quasi a presagire lostraordinario Anno Giubilare dellaMisericordia che abbiamo il privilegio divivere.

Come ha sottolineato Suor M.Patrizia Mereu, superiora del Conventodella Madonna delle Grazie, questa e moltealtre sono state le intuizioni della Madreche ora rivivono nelle iniziative del Papa.Non ultima, l’importanza di rafforzare lanostra fede per poterci coscientementeaprire agli altri, anche se professano uncredo diverso dal nostro.

E appunto ... siamo certi di conosce-re in modo approfondito il significato diquesto tempo straordinario, di riuscire achiarire eventuali domande ci venisseroposte in merito anche da fratelli di altreconfessioni religiose?

Sabato 12 dicembre, nell’aprire fra-ternamente le porte di Villa S. Maria alGruppo M.A.N. di Novara, al Presidentedott. Ricchetti, al direttore Spirituale donMario Perotti, alla delegata Sr Maria Gioiae alla presenza del nostro parroco donRoberto si è molto riflettuto su questiinterrogativi.

Dapprima don Perotti ha esortatocon le parole del Papa (pregate, pregate,pregate...) a metterci in contatto intimocon Dio e con noi stessi per permettere allaGrazia della misericordia di entrare in noiper intercessione dello Spirito Santo. Adimitazione di Maria, dobbiamo diventare laporta attraverso la quale la misericordia“circoli”.

Citando il Cardinal GianfrancoRavasi, don Perotti ci ha invitato a conside-rare la misericordia come la maternità diDio, cioè la dolcezza del cuore di un Dioche perdona sempre anche se ferito pesan-temente, che ama in modo “viscerale”(proprio come una madre ama il fruttodelle sue viscere), che con un profondoatteggiamento di bontà rimane sempre

fedele al patto che ha stretto con l’Uomosebbene quest’ultimo spesso si ritragga dal-l’impegno preso.

Perché dunque non recuperaredall’Antico Testamento i molti episodi chenarrano concretamente lo sviluppo di que-sto meraviglioso sodalizio? Non è difficileripercorrere in quest’ottica le vicende diCaino ed Abele, di quella moderna metro-poli che si proponeva di diventare Babelecrollata sotto le macerie del suo orgoglio.

O ravvisare nelle figure giganteschedi Abramo, di Mosè nelle loro alterne vicis-situdini la vicinanza continua di Colui chesa perdonare in modo incomprensibileall’uomo: sa perdonare così solo perché èDio. E ancora leggere i profeti, in partico-lare Osea e Amos, meditare alcuni Salmi einfine approdare ad una visione di CristoBuon Pastore “Samaritano” che vuole chela sua Chiesa sia un luogo materno di mise-ricordia.

Difficile attuare tutto ciò, ma nonimpossibile con il Suo aiuto: don Perottiancora una volta ha esortato a praticareregolarmente il confessionale, a vivere la S.Messa come dono di misericordia, a concre-tizzare quei gesti così chiaramente specifica-ti nelle Opere di misericordia che ci portano,se ben vissute, alle indulgenze giubilari.

Interessante e molto “pratica” lachiosa di don Roberto che a questo proposi-to invita ciascuno ad “aprire” anche solouna della quattordici porte sante che sonole Opere di Misericordia (Corporali eSpirituali) varcandone concretamente lasoglia con il nostro vissuto nel corso di que-st’anno Giubilare con purezza di spirito evolontà ferma.

Concretamente il M.A.N. ha fattosuoi alcuni impegni proposti dal dott.Ricchetti, a moltiplicare le preghiere per ilPapa e il Vescovo, sostenendo i fratelliMGES che prenderanno i voti in febbraio ele nostre missioni ... portando nel cuore labella preghiera del Giubileo ... Se tu cono-scessi il dono di Dio!

Ornella Costanzo

INCONTRO FORMATIVO DEL M.A.N. A VARALLO

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Domenica 13 Dicembre si è conclu-so il girone di andata del campionato dicalcio di Terza Categoria. Al Sottoriva diVarallo si è giocato il derby valsesiano tralo Sport Club Varallo ed il Grignasco.Risultato finale di uno a uno dopo unadiscreta partita, molto combattuta e sen-tita da entrambi le parti.

Questa è stata l’occasione per pre-sentare al pubblico varallese la nuovamaglia griffata Avis Varallo, da quest’an-no infatti le due associazioni collaboranoassieme in diverse attivitàsportive/sociali.

L’ingresso in campo delle squadreè stato accompagnato dai piccoli tifosidello SCV che per l’occasione hanno for-mato una bella macchia di colore azzurroindossando le seconde maglie di gioco.

Alla giornata di festa ha partecipa-to il padrone di casa don RobertoCollarini, Prevosto di Varallo. Doverosa la

benedizione al campo di gioco, allenuove divise e al pubblico presente. Sempre semplici e incoraggianti a farbene le sue parole dirette ai giovani.

Gradita la presenza di Mauro Ostiassessore allo Sport del comune diVarallo, efficace il suo intervento rivoltoai ragazzi. Lui che da ragazzo al Sottorivaha scritto pagine importanti del calcioVarallese.

Ovviamente non poteva mancare ilpresidente dell’Avis Varallo, LuigiZaquini. Il suo discorso, mirato e costrut-tivo, ha risaltato i valori e l’importanzadel donare il sangue.

Ricco infine Il dopo partita o“terzo tempo” . Un abbondante buffetgastronomico ha sancito la chiusura dellagiornata. Tutti assieme, calciatori e tifo-si a brindare.

Con l’occasione la Dirigenza delloSport Club Varallo intende augurare atutti i tifosi, sponsor, calciatori e stafftecnico un felice Natale e serene Feste,sicuri di rivedere tutti alla ripresa delcampionato con tanto entusiasmo e pas-sione.

Un grazie particolare vada a tuttigli amici e famigliari del Club, con il lorocontributo hanno reso possibile e benriuscita la festa di domenica.

Appuntamento a fine gennaio(tempo permettendo) con la ripresa deltorneo.

En. Sa

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SPORT CLUB VARALLO - AVIS VARALLO

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È in corso in questi giorni a Milanopresso lo spazio FormaFoto in viaMeravigli l'esposizione di 120 dellemagnifiche foto realizzate dalla foto-grafa americana Vivian Maier (1926-2009), straordinario genio della fotogra-fia con la capacità di cogliere preziosimomenti di vita quotidiana della suaepoca ma della cui attività artisticapoco ancora si sa e di cui nulla era cono-sciuto fino al 2007.

Nata a New York, dopo una breveparentesi di vita in Francia si trasferì dinuovo negli USA e poi definitivamente aChicago dove continuò il lavoro svoltoper tutta la vita, quello di governantedei bambini di ricche famiglie.

Negli anni '50, grazie al ricavatodella vendita di una proprietà di fami-glia, compra una macchina fotograficaprofessionale Rolliflex non essendo perònuova all'attività fotografica, sua gran-de passione, portata prima avanti conapparecchi più modesti.

Pare che la Maier non amassemolto il suo lavoro di bambinaia, maessendo l'unico che era in grado di svol-gere lo svolse con dedizione per tutta lavita, approfittando di ogni occasione emomento libero per dare sfogo al suoestro fotografico, immortalando soprat-tutto momenti della vita quotidiana

delle strade con le loro forme,colori ma soprattutto persone,di ogni classe sociale e impegna-te nelle più disparate attività,spesso ignare di essere dall'altraparte dell'obbiettivo di una verae propria artista che li avrebbeletteralmente immortalati (cioèli avrebbe resi immortali) por-tando i loro visi, le loro emozio-ni, i loro gesti quotidiani fino anoi oggi.

Caduta in grande difficoltàfinanziaria ma sostenuta sempre dallafamiglia Gensburg, presso cui avevalavorato e che le voleva ancora bene,affetta anche da turbe mentali VivianMaier morì in una casa di cura nel 2009dopo un incidente che l'aveva condottain ospedale.

Le casse con i rullini e i negatividelle sue fotografie vennero da leiimmagazzinati in un box preso in affittoche però finì all'asta per insolvenza, eproprio in questo modo vennero scoper-te le sue immense qualità.

Infatti Vivian Maier fotografavaper se stessa, non aveva mai pensato diesporre o divulgare le sue fotografie:era una passione privata e personaleche coltivava per lei sola, per il suobenessere e la sua inclinazione.

Nel 2007 il contenuto del boxdella Maier venne acquistato da JohnMaloof, che, resosi conto della bellezzadelle foto che aveva sviluppato dalmateriale trovato in quelle vecchiecianfrusaglie, le diffuse portando al suc-cesso l'opera della donna.

La sua opera fotografica è varie-gata: la maggior parte delle sue fotosono street photos e può essere consi-derata una antesignana di questo gene-re fotografico.

VIVIAN MAIER: UN VERO GENIO FEMMINILE DELLA FOTOGRAFIA

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Inoltre, scattò molti autoritratti,caratterizzati dal fatto che non guarda-va mai direttamente verso l'obiettivo,utilizzando spesso specchi o vetrine dinegozi come superficie riflettente(wikipediahttps://it.wikipedia.org/wiki/Vivian_Maier).

Grande èla suacapacitàdi coglie-re ilmomento,l 'attimo:la mag-gior partedelle suefoto nons o n o

affatto costruite, ma colgono la sponta-neità di quei gesti e di quegli attimi divita quotidiana che non sanno neanchedi essere ripresi.

I soggetti sono i più disparati: dalbambino che piange alla donna checonta le monetine che ha in mano, dalvagone di un treno affollato da uominiche leggono il giornale a due suore chesi godono il vento su un traghetto, dalmendicante all'attrice famosa.

Uno spaccato più unico che rarodell'America (soprattutto Chicago, NewYork e Los Angeles) degli anni '50, '60 e'70 passando anche per la Francia e ilCanada.

Fatto salvo per alcune eccezioni ilbianco e nero è il filtro più utilizzato,dati anche i tempi, e l'intensità di certisguardi, espressioni, movimenti o situa-zioni ci può arrivare solo così, grazie aquesta lente sul mondo priva di coloriche segna spesso il discrimine tra undilettante e un artista in campo foto-grafico.

E osservando le foto di VivianMaier siamo certi di trovarci davanti adun'artista, straordinaria testimone silen-ziosa della quotidianità del suo tempo.

Enrico Bianchi

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MORTO DON GREGORIO PETTINAROLIVICARIO GENERALE DELLA DIOCESI DAL 1995 AL 2012

Lunedì 7 dicembre, alla Casa diCura dell’Ospedale Maggiore di Novara,dove era ricoverato da alcune settimanein seguito all’aggravarsi delle sue condi-zioni di salute, è mancato don GregorioPettinaroli, Vicario Generale della dio-cesi di Novara dal 1995 al 2012. Era gra-vemente malato da circa un anno.

A darne notizia, è stato l’Ufficiostampa della Diocesi. Grande il cordo-glio per la sua scomparsa.

Come si legge nella nota stampa,“il vescovo di Novara Franco GiulioBrambilla con tutto il clero, i canonicidella Cattedrale, la Curia diocesana e laStampa Diocesana Novarese accompa-gnano con la preghiera e un affettuosoricordo don Gregorio, che ha servito per60 anni con generosità la Chiesa di SanGaudenzio con le sue doti umane esacerdotali, ed esprimono vicinanza ecordoglio ai familiari”.

Don Gregorio, classe 1931, la cuifamiglia proveniva da BolzanoNovarese, era nato a Gozzano, era statoordinato sacerdote nel settembre del1955 da monsignor Gilla VincenzoGremigni, allora vescovo di Novara.

D o p oessere statocoadiutore aBorgosesia per8 anni ed inseguito parrocoa Cellio, nel1969 era statonominato par-roco dellapopolosa par-rocchia diGalliate dam o n s i g n o rPlacido Maria

Cambiaghi, dove svolse la sua missionesacerdotale fino al 1986.

In quell’anno, è stato chiamatoda monsignor Aldo Del Monte a ricopri-re gli incarichi, prima di Vicario episco-pale per il Clero ed in seguito diProvicario Generale.

Nel 1995, monsignor Renato Cortilo aveva nominato Vicario Generaledella diocesi. Carica che ha mantenutosino al 2012, quando è stato nominatocanonico della Cattedrale per raggiuntilimiti di età.

I funerali sono stati celebrati, inuna Cattedrale gremita da tantissimisacerdoti e da una folla di fedeli, mer-coledì 9 dicembre, presieduti dal vesco-vo mons. Franco Giulio Brambilla, allapresenza anche del vescovo emeritomons. Renato Corti che ha tenuto un’o-melia molto commovente e toccante inmemoria di colui che per quasi vent’an-ni è stato il suo principale collaboratorenel governo pastorale della Diocesi diNovara.

Don Gregorio, riposa ora nellatomba di famiglia nel cimitero diBolzano Novarese.

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LA SCOMPARSA DEL FOTOREPORTER MARIO VICHTESTIMONE FEDELE DELLA VITA VALSESIANA

Con la sua personale discrezione,caratteristica che lo ha contraddistinto pertutta la vita in ogni azione e in ogni con-tatto umano, se n’è andato Mario Vich,fotoreporter di valore nel panorama dellapubblicistica valsesiana.

Mario è stato trovato senza vita nellasua abitazione varallese, vicino allaCollegiata di San Gaudenzio, dove si eracon soddisfazione trasferito da qualchetempo; soffriva di diversi problemi di salu-te ma nulla poteva lasciar presagire la suarepentina fine la cui notizia ha lasciato intutti un sincero affettuoso rimpianto.

A Varallo dove si era creato una sferadi considerazione e apprezzamento since-ro, a Roccapietra dove era conosciutissimoe amico di tutti e dove per moltissimi anniaveva gestito un apprezzato pubblico eser-cizio commerciale, e a Quarona dove avevarisieduto fino al trasferimento varallesenonché in tutte le località valsesiane Mariosi era fatto conoscere e benvolere.

Tutti lo ricorderanno con la macchi-na fotografica a tracolla, a testimoniarefedelmente per molti anni gli eventi dellasua Valsesia che amava profondamente.

Le sue immagini, maturate neltempo insieme alla sua professionalità eoggi perfezionate attraverso i più avanzatiprocedimenti informatici di cui era profon-do conoscitore, hanno reso leggibili, impre-ziosendole, le cronache della nostra vita,testimoniandone volti ed ambienti, sorrisi elacrime, sogni e illusioni, folle e solitudini,spettacoli e intimità domestiche.

Mario c’era sempre, ovunque l’im-

magine delq u o t i d i a n ovivere richie-desse unospecchio affi-dabile da con-segnare alpubblico e dat r amand a r enel tempo.

Chissà quan-to sarà stermi-nato il suo archivio, dal quale attingeva confacilità e generosa disponibilità il documentodesiderato, prova concreta delle infiniterealtà indimenticabili, patrimonio della pub-blicistica e dell’informazione.

Nel non breve tempo delle nostrecollaborazioni Mario lo ricordo puntuale efedelissimo, serio e concreto, ma soprat-tutto disponibile sempre, di mente, dicuore e di fatti, anche nella diversità diopinione e nel confronto operativo con iproblemi delle diverse redazioni: IlValsesiano, Notizia Oggi, Il Monte Rosa …quanto mancherà a tutti la sua precisamacchina fotografica e il suo pacato, sere-no discorrere del nostro giornalismo.

Lascia un grande vuoto in questoambiente, certo, ma non di meno lo lascianell’animo di tutti coloro che lo hanno cono-sciuto, apprezzato, amato; rimane il ricor-do di una persona semplice, schiva e mode-sta e proprio per questo indimenticabile.

Riposa in pace!

Marco Valle

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MARIO VICH … O DELL’ANDARSENE IN SOLITUDINEMario era un fotografo, un valente

fotografo, che sapeva cogliere l’istantemagico di un avvenimento, quello che loavrebbe immortalato per sempre: si è allon-tanato da questa terra in completa solitudi-ne, nel suo piccolo alloggio addossato allaCollegiata, con le persiane sempre aperte,perché il buio arrivasse il più tardi possibile.

Di lui mi rimangono alcune fotogra-fie, che mi aveva regalato e un biglietto davisita personalizzato con l’immagine di unastorica macchina fotografica a soffietto,appoggiata su un fondo di umili ciottoli difiume, solo apparentemente tutti uguali,mentre in realtà, se li metti a fuoco, scopricolori e geometrie fantastiche.

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Mario a giugno aveva compiuto 74anni, ma non aveva età, compariva, scom-pariva, discreto, silenzioso, in punta dipiedi, si metteva da parte per lasciar par-lare il suo obiettivo. Era presente a tutti glieventi della Comunità, sempre tra lagente, eppure così solo che nessuno si èaccorto della sua assenza prolungata.

Nell’era della comunicazione globa-le, di internet, dei telefonini, nessuno lo hacercato per giorni e giorni. Un tempo ciònon sarebbe mai accaduto: se per un sologiorno i vicini non vedevano segni di vita,subito si recavano a bussare. Oggi viviamosoli e moriamo soli.

Era stato così poco più di due mesi faper Angelo Tamiotti, trovato morto dagliamici insospettiti per la sua prolungataassenza. Abitava poco distante dallaBiblioteca e mi accadeva spesso di incon-trarlo, sempre sorridente e gentile, cosìcome il signor Angelo Caputo, scomparso inquegli stessi giorni di settembre.

Di lui ricorderò la fede ingenua eradicata. Avendo fatto restaurare un anticoCrocefisso nel Laboratorio Luci e Ombre,lavoro che aveva richiesto molto tempo ecautela, spesso il signor Angelo passava dilì, entrava, dava un bacio a quei piedi tra-fitti dai chiodi e se ne usciva. Era il suomodo per ringraziare il Signore per aversacrificato la sua vita, per aver accettato divivere e morire da uomo, tra le creature.

La mattina del funerale di Mario, ilprevosto don Roberto Collarini, ha accom-pagnato la semplice bara in chiesa, dove èstata circondata da poche persone: gliamici di Rocca, dove per molti anni Marioera stato titolare di una rivendita di fruttae verdura e poi di un’edicola, Daniela, perla quale è stato il primo datore di lavoro,che l’aveva accolta quindicenne come com-messa, colleghi come Paolo Quadrelli, cheaveva condiviso con lui il mondo dei gior-nali locali, ma anche persone che sempli-cemente lo incontravano e lo salutavano.Era una persona buona e discreta, che pre-feriva stare sempre nelle retrovie, maiapparire, perché le cose belle si apprezza-no di più in silenzio.

Il suo ricco archivio fotografico,pieno di momenti di storia laica e religiosa,è rimasto a testimonianza di una passione… ma, come ha ricordato don Roberto,mancano le foto più belle, inquadrate daquello sguardo trasparente di bambino chelo caratterizzava e che rimarrà impressonei nostri cuori.

Ho sempre pensato che Mario custo-disse un animo d’artista, lo intuivo nontanto dalle parole avare, smozzicate, quan-to dal modo in cui guardava le cose, sce-glieva le inquadrature. Amava fotografaregli angoli meno conosciuti, quelli dimenti-cati, che racchiudevano ancora lo spiritodelle antiche genti valsesiane.

Non aveva alcuna predilezione per iritratti, forse perché come gli aborigeni,aveva un po’ paura di rubare l’anima, opiuttosto celava il timore che dietro l’invo-lucro non ci fosse proprio nulla.

La vita di Mario lo aveva portato inFrancia, dove tutta la sua numerosa fami-glia di origine veneta, aveva cercato dicostruire un’esistenza dignitosa, ma luidopo qualche anno era tornato.

Intendeva la fotografia giornalisticanon come lo scoop rubato al dolore o alpettegolezzo malevolo, ma come un servi-zio civile, un frammento di bellezza perarricchire le relazioni quotidiane.

Della Valsesia certo Mario conoscevai momenti più autentici di questo nostropiccolo mondo, colti lasciando aperto l’o-biettivo del cuore, serrando le labbra. Confinezza e sapienza lasciava parlare il crea-to che adesso comprenderà per intero,senza più bisogno di circoscriverlo in unquadratino di luce.

Grazie Mario per la tua generosità eper avermi insegnato a guardare oltre leapparenze, il rumore, il chiacchiericcioconfuso di un mondo dominato dalla fretta,per raggiungere mete che si rivelano sem-pre più spesso deludenti. Fermarsi a riflet-tere fa bene, aiuta a riacquistare il sensodel nostro limite, ci restituisce quell’uma-nità che appesantiamo di troppi orpelli.

Piera Mazzone

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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - DICEMBRE 2015

E’ MORTA LA MAMMA DI PADRE QUIRICO: ECCO IL RICORDO DEL FIGLIO MISSIONARIO

Carissima mamma,il 7 Ottobre 1974 festa della Madonna delRosario (una preghiera a te così cara),partivo per il Bangladesh per la primavolta. Avevo 25 anni e non avevo paura diniente: tanto giovane e un po’ incoscien-te! Tu invece qualche timore lo avevi:“Tira so la maia da lana; stag a tent aiserpent!” e io che ti rispondevo … “Culcold chel fa in quel paes!” “e po’ i ser-pent vegnan fo’ dimò da noc …”

Il Bangladesh per te, per il papà eper le mie due sorelline, era un paese cosìlontano e misterioso … fin quando anchevoi tutti non siete venuti a trovarmi e avedere la mia missione. Allora e’ stato unamore a prima vista, per il paese e la suagente, da parte di tutti voi. Tu dicesti alpapà “Andem giò vun a la volta: che seven gio’ l’aereo, almen vun al resta a cà…” Anche l’aereo ti faceva un po’ paura,per non parlare delle scale mobili dell’ae-roporto … E così sei arrivata inBangladesh, con la Rosetta della Streceta,che era venuta a vedere l’Adriano, ilbambino che mi aveva detto di battezza-re con il nome del suo unico figlio, mortoin motorino a Olgiate, a 19 anni …

E quella sera, quando, ormainotte, abbiamo visto venire da lontano,lungo il viale delle noci di cocco dellamissione di Borni, un gruppo di donnemusulmane del villaggio vicino, con i lorobambini e con le lanterne accese (nonc’era la corrente elettrica): di giorno nonavevano osato venire in Missione, quandoc’era stata la festa di accoglienza in tuoonore. Arrivate davanti alla nostra casami dissero: “Ma ke dekte ciai” “Vogliamovedere la mamma!” Quando ti chiamaifuori sulla veranda, tu dicesti paroledolci e gentili, in una lingua per loromisteriosa, e tutti se ne andarono felici econtenti!

Quarantun anni sono passati dallaprima partenza: quanti viaggi avanti eindietro dal Bangladesh; quante volte seivenuta all’aeroporto a salutarmi; quantelacrime nascoste e quante preghieredette alla Madonna del Rosario, perchémi fosse sempre vicina …

Ti ringrazio, perché non mi hai maidetto di non andare più, di restare acasa: “L’è la sua strada...” dicevi al papàe alle sorelline, anche loro in lacrime …Ognuno ha la sua strada da percorrere equalche strada va più lontano, ma nonsiamo mai soli: l’affetto e le preghiere diquanti ci vogliono bene ci accompagnanosempre! Al telefono mi dicevi sempre:“Un’Ave Maria e andem avanti”. Lamamma terrena ci e’ vicina solo per untratto di strada, ma la Madre celeste nonci lascia mai. Vorrei saper dire l’AveMaria ogni giorno come la dicevi tu, conla tua fede e il tuo amore!

Ora che sei in Paradiso con tutti inostri cari, guarda un po’ giù e tienicid’occhio, perché abbiamo a percorrere lanostra strada, con la fede semplice epiena di amore, come l’hai percorsa tu …

Riposa in pace, carissima mammae prega il Signore per noi!

Un grande abbraccio.Il tuo Chico.

p.s. La mia carissima mamma Pinae' andata in Paradiso il 16 Novembre scor-so a 94 anni. Ho avuto la grazia di potertornare in tempo per darle l'ultimo salu-to e l'ultimo bacio. Si e' spenta a poco apoco in pace, nel Signore, senza tribola-zioni, dopo una vita piena di fede eamore.

Tutto e' grazia!Ringraziamo insieme il Signore!Uniti nella preghiera.

p. Quirico Martinelli

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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - DICEMBRE 2015

E’ stato portato al Fonte Battesimale:GRAZIOLA ELIA di Mattia e Sara LuciaSono ritornati alla Casa del Padre:VICH MARIO; GALASSI BRUNO; RAINERI MARIA ROSA in MAJERO

ANAGRAFE PARROCCHIALE

IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME CI SCRIVEGerusalemme, 23 novembre 2015.Gentilissima Sig.ra Rosa Angela,

l’Ufficio Amministrativo mi ha infomato diaver ricevuto la somma di € 5.000,00 comeborsa di studio annuale per la giovaneTamara Bassil Abu-Joudeh, che si sta spe-cializzando presso la nostra Università diMadaba. Ancora una volta vi ringrazio dicuore, in particolare per la preziosa conti-nuità dei sostegno offerto, capace di garan-tire prospettive di futuro più promettentiad una giovane cristiana.

Il generale clima di tensione che sirespira al di qua e al di là del Mediterraneoci induce a confidare ancor più nellaMisericordia di Colui che non ci abbandona:continuiamo a sperare insieme nel Dio dellaPace.

Profitto dell’occasione per assicura-re a Lei e a tutti gli amici di Varallo la miapreghiera dai Luoghi Santi e per augurareun buon cammino di Avvento.

Con la mia benedizione,mons. Fouad Twal

Patriarca di Gerusalemme

IL PASTORE “OH MERAVIGLIA!”"Mi è sempre tanto piaciuta una figura

che nei presepi di una voltanon mancava mai.

Era la figura di un pastorecon la mano alla fronte

a modo di visiera, che guarda meravigliatola grotta dove è deposto il Bambino.

Mi pare che questa sia la figuradel vero cristiano:

tutto incantato, quasi immobile,di fronte allo spettacolo

di un Dio che si fa bambinoper rivelare la profondità

del suo essere uomoe al tempo stesso

l'imprevedibile novitàdel suo essere divino."

Auguri a tutti di un Buon Natale pieno di meraviglia!

p. Quirico Martinelli

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