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La Calabria è nelle mani “dalla peggiore classe politica dell'oc- cidente”,sostiene l'antropologo e scrit- tore Francesco Mauro Minervino. E come dargli torto, se, com'è vero, l'ex governatore Scopelliti ora, sotto gli occhi increduli di noi stessi calabresi, ... continua a pagina 13

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La Calabria è nellemani “dalla peggioreclasse politica dell'oc-cidente”,sostienel'antropologo e scrit-tore Francesco MauroMinervino. E comedargli torto, se, com'èvero, l'ex governatoreScopelliti ora, sotto gliocchi increduli di noistessi calabresi, ...

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DOMENICA 08 MARZO 3www.rivieraweb.it Controcopertina

entile Architetto, questa mia per rappresentarLe lanecessità di intervenire, attraverso i Suoi uffici,affinché in Gerace venga al più presto ripristinata ladignità e il senso estetico di una delle Piazze più bellee suggestive del Centro storico, attualmente deturpa-ta dalla presenza di baracchette in legno, posizionatedall'amministrazione comunale per una manifes-tazione, quella dei Mercatini di Natale, avvenutaqualche mese fa. Mi riferisco a Piazza delle TreChiese, sulla quale si affacciano tre monumenti dieccezionale valore artistico e monumentale, come laChiesa di San Francesco d'Assisi, la Chiesetta di SanGiovannello e quella del Sacro Cuore di Gesù. Al di

là di facili, per non dire ovvie considerazioni circa l'utilità e lavolontà di proporre una manifestazione che certamente non rien-tra nei tradizionali eventi natalizi geracesi, ma che, comunque,poteva essere organizzata attraverso la creazione di un itinerariotra le viuzze con l'apertura dei famosi “bassi” sottostanti alle caseposte nel centro abitato di Gerace, al collocamento delle barac-chette in legno nella citata Piazza ha, di fatto, sconvolto uno degliangoli più suggestivi e frequentati di Gerace, soprattutto da partedei visitatori e dei turisti. Personalmente, mentre le maestranzecomunali, nei giorni precedenti al Natale 2014, si accingevano allasistemazione di detti manufatti nella Piazza delle Tre Chiese, hovibratamente espresso la totale contrarietà circa la scelta del postoe per la modalità di aggancio delle baracchette al suolo, avvenutaattraverso l'apposizione di tasselli che hanno rovinosamente fran-tumato alcune parti della pavimentazione in pietra di San Lucidodella stessa Piazza, ma, ahimè, senza nessuna edificante risposta

da parte del tecnico interlocutore. Non ritengo, quindi, perti-nente, come cittadino geracese, restare silente di fronte a taleobbrobrio che contrasta nettamente con l'immagine che si vuole,meritatamente, dare a Gerace come uno dei Borghi più bellid'Italia o di aver conseguito la Bandiera Arancione da parte delTouring Club Italia. Anche il Presidente della Regione CalabriaOliverio (!) ha sollecitato di votare Gerace come “Il Borgo deiBorghi”, sfida tra centri storici voluta da una nota trasmissionetelevisiva. Mi sarei aspettato dal Presidente della Regione nonappelli per riconoscimenti facili, ma contenuti efficaci per unamaggiore tutela e valorizzazione di Gerace, evidenziando che lavalorizzazione, il decoro e i vari restauri effettuati in passatohanno riportato alla ribalta il centro storico di Gerace come unodei luoghi maggiormente tutelati e conservati in Italia e taliriconoscimenti non potranno certamente alleviare la cronicaassenza di programmazione turistica e culturale della Città, che,da qualche anno, soffre di un oscurantismo legato a uno scolla-mento tra la volontà tenace dei commercianti e delle varie associ-azioni culturali geracesi che ostinatamente resistono alla crisi eco-nomica perdurante e l'immobilismo politico locale, incapace difronteggiare esigenze di valorizzazione e di sviluppo economico.In conclusione, gentile Architetto, Le chiedo un suo autorevolequanto risolutore intervento per tale problema, anche perché ciritroviamo alle soglie della primavera e della stagione estiva che,altrimenti, vedrà l'arrivo dei turisti e dei visitatori a Gerace con labaracchette in Piazza delle Tre Chiese, nonostante i titoli e iriconoscimenti.

Giuseppe Pezzimenti, Consigliere Comunale e già Sindaco di Gerace

G

Piazza delle Tre Chiese: l'ex sindaco Giuseppe Pezzimenti scriveall'architetto Margherita Eichberg e alla Soprintendenza

GeraceCercasi dignità disperatamente

L'apposizione di tasselli per

la sistemazionedi “baracchette

di legno”natalizie hannorovinosamente

frantumato lapavimentazione

della piazza

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DOMENICA 08 MARZO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

uanta “falsa politica” c'era a Sidernotra il 2009 e il 2011? Tre anni chehanno segnato la città più importantedella zona jonica reggina, che l'hannoin pratica demolita, portano il segno diun'indagine della procura distrettualeantimafia, che dall'ascolto delle con-

versazioni di Giuseppe Commisso, detto “il mastro”,hanno ritenuto di poter ricostruire uno spaccato atinte fosche della politica locale. Ma è vero tuttoquello che è stato intercettato? Il signor Commisso“mastro” millantava o era davvero lo stratega dellapolitica sidernese? A rispondere per un senso o perl'altro ci sono due tesi contrapposte: una, quella delsostituto procuratore Antonio De Bernardo, si con-densa nella “teoria del mastro stratega”; l'altra, quel-la delle difese degli imputati del processo “Falsa poli-tica”, è che il "mastro" poteva anche aver discusso condiversi interlocutori di politica ma erano delle “chiac-chiere da lavanderia”.La procura demolisce la politica di Siderno ritenen-dola sotto l'egida della famiglia “Commisso”, che sisarebbe attivata direttamente, con alcuni presuntisodali, a guidare l'amministrazione comunale peranni, addirittura inserendo propri candidati inentrambi gli schieramenti, quindi la consorteriaavrebbe avuto la “maggioranza relativa” in consigliocomunale. Come se non bastasse, nella lavanderia sisarebbero decise le sorti di sindaci passati e futuri, dicandidati alle provinciali e regionali, non dimentican-do una tornata delle politiche nazionali. E quando loscontro si è fatto duro e si è rischiata la rottura degliequilibri ecco che viene indetto un “summit”, debita-mente ripreso dagli investigatori, con il quale le 'ndri-ne sidernesi avrebbero trovato una nuova sintesi“politico-mafiosa”.La procura ritiene che la rottura dell'equilibrio siariconducibile ad una questione personale di un mag-

giorente con un politico. Tolto di mezzo questo ulti-mo tutto ritorna come prima.Per la difesa non emerge chiaramente quel ruolo distratega di Giuseppe Commisso. Il “mastro” nonsarebbe un consumato politico. Non avrebbe incisoné deciso candidati e sindaci, si sarebbe scontrato conparte della propria famiglia, avrebbe commentato eapostrofato persone e cose persino millantando dipoter fare e decidere dove altri, prima di lui, avevanodeciso o si erano opposti ai suoi presunti interessi,che sarebbero rimasti nell'alveo della “questione per-sonale” e non di “cosca”.Un esempio della “falsa politica” del “mastro” sareb-bero, a parere degli avvocati Sergio Laganà eFrancesco Albanese, le parole spese da Commissoverso il proprio assistito, l'ex consigliere regionaleCosimo Cherubino, che rischia 12 anni di carceresenza aver mai parlato o intrattenuto rapporti conl'anziano Commisso. La difesa di Cherubino ha rap-presentato chiaramente al tribunale di Locri che ilconsigliere in quota socialista sceglie con il partito dispostarsi a destra alle elezioni regionali del 2010, chesi svolgeranno a marzo quando il presunto “summit”mafioso sarà a maggio.Il voto a Cherubino, consigliere uscente, rimanequello del quinquennio precedente, con poche diffe-renze, e si attesta a 6546 preferenze. Non si confermaconsigliere e decide di staccare con l'agone politico.Strategia o altro non lo si può sapere, perché adicembre del 2010 Cherubino riceve un avviso digaranzia. A quel punto l'ex consigliere inizia a racco-gliere documenti per difendersi. Nessuno lo ha ascol-tato. Mentre al processo si arriva con parole in libertàraccolte in una lavanderia.Tocca al tribunale di Locri giudicare sulle prove edecidere dove e quanta falsa politica c'era o meno aSiderno. La decisione è prevista alle idi di marzo.

GIUDIZIARIA

Q

o sempre avuto ilvizio di ragionareper categorie. Lofaccio per comodità.Per mettere ordine.Anche se l'ordine miprocura ansia.

Quindi no, non lo faccio perché mivada di fare ordine ma perché miaiuta a vederci chiaro. So di donneche si sono messe in marcia dopoaver intinto bene le scarpette nellapece, come fanno le ballerine, perassicurarsi una maggiore stabilità.Donne che si sono poste al centrodella pista e hanno dato il via allospettacolo, sollevandosi magistral-mente sulle punte. Ma so anche di donne che hannocalpestato la loro dignità con iltacco 12 delle loro decoltè griffate.So di donne che indossano lingeriechic che le faccia sentire eleganti manon la mostrano a nessuno. E so didonne che vanno in giro in lingeriee in loro di eleganza non vi è traccia.So di donne che non si lasciano

abbindolare da un “signorina caris-sima", anzi a sentirlo hanno il volta-stomaco. So di donne che dopo sol-tanto un sorriso si lasciano tirare giùla spallina e con il minimo sforzo ilvestito è già finito sul pavimento. Sodi donne che ti conducono drittofino alle porte del paradiso. E poi sodi donne che solo il diavolo sa cosasiano. So di donne nei cui occhi,nonostante tutto, leggi sempre queltriste riflesso della speranza, quellascimmietta ingenua che continua asorridere in un angolo, grata a chi leha dato in prestito una copertasenza rendersi conto che ha piùfreddo di prima. E so di donne che sono quella scim-mietta. Ma non c'è ingenuità in loro,c'è dispetto, spregio e arroganza. Èper la prima categoria che le donne,nel corso della storia, hanno dato ilsangue pur di raggiungere l'emanci-pazione. Quanto alla seconda cate-goria, beh datela in pasto agli uomi-ni.

Maria Giovanna Cogliandro

bbiamo lettoil suo nuovolibro“Polentoni”in cui lei rac-coglie leistanze sepa-

ratiste di alcune regioni nor-ditaliane che hanno subitodanni economici dall'Unità.Ci parla della “questione set-tentrionale”, che ovviamentemette in dubbio l'esistenza diquella meridionale?- Sì, certo, ho parlato dellaquestione meridionale finchého potuto, l'ho cannibalizza-ta in tutti i modi possibili eimmaginabili, tanto che pen-savo di scriverci sopra unromanzo fantasy-ucronico incui Re Franceschiello partealla conquista del Piemonte,poi ingloba nel Regno delleDue Sicilie tutta l'Europa,una parte della Russia,l'Uzbekistan, il Nordafrica epoi va a finire in Cina.Veniva fuori un file word di2500 pagine, una cosa tipo“Trono di spade”. L'ho por-tato al mio editore il qualemi ha detto: “ci penseremosopra”, ma sono quattro anniche ci pensano sopra. Eh, io,capirai, mica posso staresenza mangiare, c'ho unafamiglia, io. C'ho il mutuodello yacht! E allora hodovuto trovare un altro filo-ne, e siccome a furia di gira-re su Wikipedia, un'infarina-tura di storia d'Italia me lasono fatta, ho pensato di

creare una giusta simmetriatra i miei libri. E poi dicia-mocelo, il meridione non tirapiù, l'onda è finita…- … sì dottore, è finita tuttasul nostro Lungomare… - Ma che mi frega del tuolungomare, bella, io c'ho ifigli da mandareall'Università, e li vogliomandare in America, micaqua, in Puglia, dove sononato, che di buono ci sonosolo le caciotte!- A proposito di caciotte,quando ha presentato il suoprimo libro, lei ha rivolto unpensiero di speranza per ilfuturo del Sud, attraverso'ste caciotte. Ma, mi scusi,queste caciotte, che sono?Caciotte magiche? Che pote-ri hanno? - Il potere di essere vendute!Tu devi capire che vendere èlo scopo supremo della vita,che siano caciotte, libri, pro-sciutto o porchetta, fa lastessa cosa. Mi hanno invita-to alla “Prova del cuoco” percucinare le caciotte col pro-sciutto di Parma, così sifonde il Nord col Sud, capi-sci? Ormai l'editoria nontira, mi sto per buttare suiprogrammi di cucina. - Ma allora la produzione,l'orgoglio, la storia insabbia-ta, la colonia…- La colonia? Io uso semprequella per l'uomo che nondeve chiedere mai. -Insomma, quasi mai.

Lidia Zitara

A

H

Quanta“Falsa politica”

INTERVISTA IMMAGINARIA A PINO APRILE

Polenta e caciotte

8 MARZO

Donne sulle puntee donne con il tacco

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RIVIERA

COPERTINA

La lotta della preside Russo e degli studenti diGioiosa Jonica per riconquistare il sacrosanto dirittoallo studio, per colpa di una politica miope eclientelare, potrebbe risolversi con un nulla di fatto.

SupremaziaI muscoli di Campisi abbattono storia e tradizione

JACOPO GIUCA

nostro giornale avevagià raccontato la sto-ria della presideRusso e della sua lottaper la costruzione diun nuovo edificio cheospitasse, a GioiosaJonica, il costituendoindirizzo musicale delLiceo Scientifico.

Da quell'assolato 22 novembre in cui si erasvolta la lezione di protesta degli studentidel liceo, molta, troppa acqua è passatasotto i ponti e un atto dovuto da parte dellaProvincia si è trasformato in una presa diposizione che ha dell'assurdo.Il piano di razionalizzazione della rete sco-lastica provinciale sembrava non essereassolutamente in conflitto con le richiestedella preside e dei suoi studenti che, vistaanche la dichiarata disponibilità economi-ca da destinarsi da parte dell'ente ai lavoriedili, consideravano la soddisfazione delleloro legittime richieste cosa fatta. A partireda quel momento, tuttavia, è iniziato untira e molla che, ad oggi, pare non potràconcludersi se non con il malcontento del-l'ambiente scolastico. E dire che, lo scorso 29 novembre, la noti-zia della convocazione di un tavolo tecnicoal Genio Civile aveva lasciato ben sperarechi incrociava le dita affinché quella scuolavedesse la luce, così come l'incontro con iprogettisti lasciava intendere che l'avviodei lavori fosse veramente questione dipochi giorni.Anche la notizia della riacquista autono-mia scolastica dal “Mazzone” di Roccella,di cui la sede di Gioiosa Jonica costituivaun distaccamento, non sembrava influiresull'aumento dell'offerta formativa che

sarebbe stata concessa agli studenti dellaValle del Torbido con l'erezione del nuovoedificio.Gli animi, tuttavia, si sono scaldati quandoanche la Provincia, tra la fine di gennaio el'inizio di febbraio, ha cominciato final-mente a discutere di questioni logisticherelative alla razionalizzazione della retescolastica, in quanto la presa di posizionedel consigliere di Caulonia Pier FrancescoCampisi faceva emergere per la primavolta la possibilità che la sezione musicaledello scientifico vedesse la luce al di fuoridel contesto gioiosano con la scusa che quinon ci fossero più i numeri utili a richiede-re l'aggiunta di una sezione musicale. Nonha stupito nessuno, dunque, sentire il pre-sidente del consiglio provinciale risponde-re sgarbatamente alla Russo lo scorso 12febbraio, quando, a un'obiezione legittimadella dirigente scolastica, Eroi avrebbeliquidato la questione con un: «Decidiamonoi. Il liceo verrà fatto a Caulonia».Tale infervorazione e la chiosa sarcastica diCampisi, che dichiarò di voler regalare unacopia della Costituzione alla Russo, pare-vano dover chiudere definitivamente laquestione ma, si badi bene, il trasferimen-to della sezione musicale a Caulonia, conla riacquista autonomia scolastica, riguar-dava esclusivamente il liceo di RoccellaJonica e non più l'ex distaccamento diGioiosa. Proprio per questo motivo, la giunta comu-nale della capitale del Torbido, forte dellastoria del paese, da sempre associata allapresenza del Liceo Scientifico, non è rima-sta con le mani in mano e, negli scorsi gior-ni, ha convocato il consiglio comunale perpoter discutere dell'edificazione dellanuova struttura scolastica. Ciò che a questopunto si attende con una certa ansia è l'ap-provazione, da parte della Regione, dell'i-

stituzione di una filiale scolastica che possafare capo alla scuola di Marina di Gioiosa,alla quale l'ampliamento dell'offerta for-mativa servirebbe, dimenticando Roccellae il suo essere mera “sede legale” del polo.Qualora, invece, come i più cominciano atemere, le cose non dovessero cambiarenei termini appena descritti, lo “sposta-mento” della scuola in locali già esistenti diCaulonia presenterebbe diverse problema-tiche: innanzitutto una riduzione imbaraz-zante dell'offerta formativa per gli studentidella Valle del Torbido, declassati a “citta-dini di serie B” che, qualora desiderosi diimparare la virtuosa arte della musicaparallelamente alle scienze, dovrannoaccettare il compromesso di percorrerealmeno 50 km al giorno; in secondo luogola perdita dell'identità scolastica di GioiosaJonica, legata, come accennavamo sopra,storicamente alla presenza di un pololiceale che può ormai considerarsi un'isti-tuzione indissolubile. Non da ultimo, poi,fermo restando che la decisione dellaProvincia sia dettata dalla volontà dirisparmiare, sorge spontanea la domandarelativa a che fine faranno i fondi a novem-bre già stanziati per la costruzione delnuovo edificio.Se il problema principale fosse solo quellopecuniario, da Gioiosa arrivano rassicura-zioni relative alla disponibilità di localiadatti a ospitare la sezione in questione nelpieno centro della città, ma il campanili-smo campisiano, in consiglio provinciale,pare che valga molto più di qualunqueintervento dell’unico consigliere di zona edel reclamato diritto allo studio dei giova-ni del Torbido. Stando così le cose, insom-ma, sembra che non ci vorrà molto primache, in ambito di offerte formative,Caulonia possa gridare di essere ÜberAlles…

cauloniese

Gioiosa CauloniaSezione Musicale Liceo Scientifico

DERBY

Eroi e Campisi sicomportano come

due bulli chevogliono fregare lamerenda a quelli di

primo anno, mastanno giocando

con il futuro deigiovani della Valle

del Torbido, noncon una “Girella”...

IL“

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DOMENICA 08 MARZO 7www.rivieraweb.it

RIVIERA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

macrolotto della Locri-de è stato sedotto, vio-lentato e miseramenteabbandonato.Quando fu avviata l'atti-vità di cantiere, l'areainteressata dai lavoripartiva dalle porte diArdore per ricongiun-gersi con il tratto tra

Gioiosa e Roccella, tuttora in costruzione.Durante l'esecuzione, però, sono venutifuori lavori che non erano stati messi inconto e per i quali non si è riusciti a reperi-re ulteriori risorse; è per questo che ilmacrolotto ha subito un dolente stop. Aoggi manca il lotto che collega Locri adArdore e che potrebbe dare un'utilità a unastrada che per ora non ce l'ha. Un piccolosegmento da cui ripartire. Per dare nuova linfa alla disastrata viabilitàdella Locride sarebbe opportuno, a dire ilvero, che il macrolotto si estendesse fino aBovalino, così innerverebbe un territorioprotagonista di una conurbazione continua:ad Ardore, infatti, sono in atto nuovi colle-gamenti con Sant'Ilario e Portigliola che aloro volta sono legate al baricentro dellaLocride.Il tratto più importante del macrolotto daLocri ad Ardore è rappresentato da una gal-leria all'altezza di Sant'Ilario, la cui proget-tazione esecutiva è stata curata dallaAstaldi. Per elaborare il progetto sono statisborsati circa 12 miliardi delle vecchie lire,

andati alla Soprintendenza alle Antichità eai Monumenti perché facesse tutte le inda-gini volte ad assicurare che la costruzionedella galleria non impattasse con repertiarcheologici. Sono stati espropriati persinoterreni per realizzarla. Non si può gettare la spugna adesso. Noncosì. Sarebbe da vigliacchi. La Locride siritrova per l'ennesima volta al bordo di unadelusione. Non si era ancora sollevato ilsipario che ha dovuto già abbandonare ilpalco. La Locride assaporava già il dolcegusto del riscatto. Era lì in attesa di godersil'inchino finale dopo un applauso che scaldae rinfranca. E invece no, si ritrova di nuovoa dover fare i conti con una pattuglia di spe-ranze smarrite, ancora una volta in dissol-venza, ma sempre pronte a interpretareenergie sepolte, rigenerarsi per poi svanirein attesa di nuove sollecitazioni. Perchè laLocride è un'inguaribile credulona, animatada una fervida fantasia scricchiolante.La Locride, infatti, ricomponendo i bran-delli di una speranza così forte da sconquas-sare le strutture della logica, si lascia stordi-re dalla convinzione che qualcuno proveràpena per lei e finirà per soccorrerla. Percompletare il suo macrolotto servono 120milioni di euro. L'Anas ha messo sul banco70 milioni, la Locride si aspetta, e guai a chiosi contraddirla, che i rimanenti 50 li stanzila Regione. Così è stato per il macrolotto Squillace-Sellia, durante la giunta Scopelliti, la qualeassicurò un finanziamento di 70 milioni dieuro di risorse comunitarie. La Locride siaspetta parità di trattamento.

Come andrà a finire? Si riuscirà ad accende-re i riflettori sul macrolotto del territoriopiù emarginato della Calabria? O Cosenza eCatanzaro finiranno per calare, anche inquesta tornata di governo, l'asso pigliatut-to?La Regione attualmente dispone nel capito-lo “viabilità” di 200 milioni di euro. Quelloche la Locride chiede a Oliverio è di ricor-darsi di lei e di non destinare l'intera sommaalla realizzazione dell'ultimo lotto diLongobucco, in provincia di Cosenza, perultimare il quale servono esattamente 200milioni. Oliverio è l'unico che può decidere seaccontentare due territori dando paridignità a tutti, alle aziende che vi operano eai calabresi che ci vivono. La Locride nonchiede a Oliverio di voltare le spalle aCosenza, la sua città. La Locride gli chiededi non decretare la sua morte definitiva elanciarle un'ultima ciambella di salvataggio.

ILL’ANAS METTE 70 MILIONI. NE MANCANO 50. LA REGIONE DI OLIVERIO PROVVEDERÀ COME

HA FATTO LA GIUNTA SCOPELLITI PER IL MACROLOTTO SQUILLACE-SELLIA?

OLIVERIO HA INAUGURATO IERI, PRESSOL’AUDITORIUM CENTRO PASTORALE

DIOCESANO DI LOCRI, LA SUACAMPAGNA DI ASCOLTO PERMANENTE

INCONTRANDO I SINDACI DELLALOCRIDE. PRIORITÀ AL MACROLOTTO

CHE PUÒ DARE SENSO A UNA STRADAPER ORA INUTILE?

Decide Oliverio

Il macrolottoLocri - Ardore

NUOVA SS106

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DOMENICA 08 MARZO 8ELEZIONI SIDERNO www.rivieraweb.it

rima l’opposizione aPietro Fuda e la con-vinzione di poter schie-rare un candidato chelo facesse sudare; quin-di l’ignobile gesto cheha spinto Mammì aritirarsi dalla competi-

zione e la scelta di appoggiare quel-lo stesso Fuda prima osteggiato.Maria Teresa Fragomeni e il PDhanno diverse cose da chiarire, masicuramente nulla da nascondere.Dopo la brutta vicenda che ha coin-volto il dottore Mammì il PD hainfine deciso di appoggiare PietroFuda sindaco. Come mai?Quanto accaduto a Pierdomenico

Mammì è stato gravissimo, a mag-gior ragione se inserito nel contestodi una relazione presentata pochigiorni fa dal magistrato Doris LoMoro, attraverso la quale si constataun preoccupante incremento degliatti intimidatori nei confronti degliamministratori locali.Parallelamente, purtroppo, questiatti sono andati aumentando anchenei confronti di persone che sempli-cemente si accingevano a dare lapropria disponibilità a una campa-gna elettorale, eventualità che con-diziona in maniera radicale la possi-bilità di scelta dei propri ammini-stratori da parte dei cittadini. Noiavevamo ovviamente un program-

ma totalmente incentrato sulla figu-ra del dottore Mammì e, quando ilnostro candidato ha giustamentescelto di ritirare la propria candida-tura, abbiamo dovuto constatareche una qualunque sostituzione sisarebbe rivelata politicamente inop-portuna. Ci siamo limitati ad ante-porre il bene di Siderno agli interes-si personali, evitando spaccature cheavrebbero favorito il centrodestra.Facendo questa scelta inaspettata,invece, siamo stati noi a creare unafrattura nella coalizione opposta,lasciando tutti i suoi esponentispiazzati. Credo, comunque, che ilmancato svolgimento delle primariesia stata una grandissima occasione

persa anche per lo stesso Fuda che,nel caso in cui avesse vinto, sarebbestato maggiormente legittimato aessere il candidato di tutti, metten-do in chiaro di essere alla guida diquella coalizione coesa che il PD si èsempre auspicato.Cosa la convince di Fuda?Si tratta di un amministratore esper-to che, negli anni passati, ha fattoveramente molto per Siderno. Lasua scelta di scendere in campo rap-presenta la disponibilità di metterele proprie capacità al servizio dellacittà.Con Pietro Fuda sindaco Sidernopuò svolgere il ruolo di locomotoredella Locride?Credo di poter dire senza presun-zione di sì, perché Piero Fuda, assie-me al Partito democratico, possiedele chiavi giuste a riavviare Sidernocome locomotore dell’intero territo-rio. Non dimentichiamo, poi, chetutto questo avviene alle porte del2017, anno in cui finalmente partiràla Città Metropolitana, nella qualeSiderno ricoprirà certamente un ruolo di primo piano.Ovviamente, in questa fase storica,il PD ha un ruolo fondamentale, inquanto può fornire una serie di col-laboratori validi al vincitore delleelezioni comunali.Come pensate di creare opportunitàlavorative in una Siderno stremata?La crisi e il colpo simbolico cheMadre Natura ha inferto a Sidernocon la distruzione del lungomarehanno fatto sì che la città toccasse ilfondo del barile. Siamo in una situa-zione dalla quale non si può uscirecon le sole forze dei sidernesi, ancheperché i cittadini non sono piùdisposti a pagare le tasse per serviziche non vengono offerti. Vogliamoche il paese torni a essere vivibilecon lo sblocco della questione edili-zia e del lungomare, ridando cosìdignità alla cittadinanza. Anche per questo, abbiamo organiz-zato in primavera alcuni dibattitiaperti col pubblico: a marzo su lun-gomare e trasporti, ad aprile su casadella salute e sanità, a maggio sucittà metropolitana e ambiente.Quindi la questione del lungomaresi sbloccherà?Certamente sì, siamo molto vicini auna sua soluzione. Il funzionario responsabile e l’asses-sore Nino de Gaetano mi hannogarantito che i fondi per Sidernosono già pronti. Parliamo di cifreche si aggirano attorno ai quattromilioni per quanto riguarda lariqualificazione della strada e seimilioni per creare delle barrierefrangiflutti, senza le quali, siamostati avvertiti, non partiranno nem-meno i lavori di ricostruzione.Quindi, i vertici del Pd Regionale eProvinciale guardano a questa cittàcon un occhio di riguardo?

Soprattutto a livello Provinciale, inquanto si è sempre molto attenti alleistanze provenienti dai singoli paesi.Non credo che sia un caso se ieril’Auditorio episcopale di Locri haospitato il Presidente della RegioneOliverio, al quale è stato potutorelazionare sulle condizioni dell’o-spedale della Locride.Possiamo dunque dire che il ruolodel sindaco di Siderno dovrebbeandare anche oltre la stessaSiderno, in questa fase?Sì e soprattutto grazie al PD, chesarà in grado di instaurare un rap-porto di profonda sinergia con ilprimo cittadino.Nell’ultimo numero di Riviera il PDè stato accusato di essere diretta-mente responsabile della mancatarealizzazione della lista unica che,secondo i vostri oppositori, avrebbenotevolmente migliorato la qualitàdel consiglio comunale.Si tratta di un’accusa strumentale,che tiene conto di quanto la presen-tazione di un “listone” politicoavrebbe totalmente cancellato l’i-dentità dei suoi esponenti e deisostenitori. Della lista unica, infatti, non si è maidiscusso se non in maniera collate-rale alla presentazione delle listeciviche che, si dimentica spesso,nascondono il pericolo che il pro-prio rappresentante, non essendolegato a qualsivoglia logica di parti-to tradizionale, si senta legittimato afare ciò che ritiene più opportunosenza rendere di conto a nessuno,soprattutto ai propri elettori. Non èun caso, infatti, se, nell’ultimoincontro di coalizione, l’unico parti-to ad avanzare un’idea di questotipo era stato SEL, ma nemmenoFuda era d’accordo. Anzi, era d’ac-cordo con noi.Ciò a cui dobbiamo guardare non èla quantità delle liste, ma la loroqualità.Tra lei e Panetta, dopo tanti anni dicollaborazione, si è rotto qualcosa.Perché?Abbiamo preso strade politichecompletamente differenti. Io hodeciso di continuare a condividerela linea politica del PD, mentreMimmo non ha accettato gli accordidi governo tra il centrosinistra e cen-trodestra. Le nostre strade si sonodivise, ma continuiamo a lavorareinsieme con l’intento di sostenere ilcentrosinistra, anche se SEL, a livel-lo nazionale, si è spostatosull’Aventino.Un parere su Sgarlato e Caruso.Credo siano due validi elementipolitici. Non conosco l’avvocatoCaruso ma so quale sia la situazionedel centrodestra grazie all’amiciziache mi lega a Pietro e credo che nonabbia i numeri per fare politica loca-le.

Jacopo Giuca

P

Maria Teresa Fragomeni

Messa da parte la candidatura di Mammì, il PD è pronto a ripartire da Pietro Fuda e dalle sue dichiarazioni programmatiche. Ma, secondo la Fragomeni, il ruolo della semplice comparsa sta stretto al partitodi centrosinistra: «Saremo la sua base solida»

L’INTERVISTA

“L’idea della lista unica è stata avanzata solo da SEL,

Siderno e Fuda,assieme al PD,

diventeranno illocomotore

della Locride

Io e Panetta?Continuiamo a

lavorare con uncomune intento,

anche se lui si è trasferito

sull’Aventino

ma Fuda non era d’accordo”

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DOMENICA08 MARZO 10www.larivieraonline.com LA SETTIMANA

RIVIERA

Per non parlare dei turisti, con quelle cene a base digamberoni, cozze, fritture di pesce e vino bianco.Ché poi, dopo aver mangiato tre pizze e un quartodi vitello, vomitano nel bagno del ristorante.Ma vi pare decente questo atteggiamento nei con-fronti di una struttura che ha una sua importanzaall'interno della società? Eppure, tutti mi trattanocome un appestato! La mia famiglia non viene più atrovarmi, anche i miei cugini di campagna, che sonodei rustici cadenti, mi snobbano. Non ne parliamo dicerti miei parenti di città: una scuola elementare, uncondominio e un ufficio pubblico, ormai non mimandano neanche gli auguri di Natale. Vi sembra giusto che sia io a dover chiedere il rispet-to di parenti e cittadini, che mi dovrebbero portare

in palmo di mano per l'importante funzione chesvolgo per loro?!E vi giuro, Redazione, che certe volte ho il terrore diprendere la salmonella, perché se la diarrea scappaa me, succedono cose brutte brutte, tipo che dovetefuggire tutti dal paese e rifugiarvi sulle montagne, sevi basta. Ecco, io non vorrei minacciare nessuno, mainvitare a un'alimentazione varia e sana. Non mimangiate quelle schifezze precotte, vi prego, non rie-sco proprio a digerirle, poi devo prendere enteroger-mina a tutto spiano, e a me mica basta la fialetta cheprendete voi: io ho bisogno di tredici fusti da 50 litriper somministrazione. Lo sapete quanto vi costasulla TARSU? Ecco, allora non vi lamentate e cer-cate di mangiare più equilibrato!

Gentile Redazione, chiedo di poter raccontare la mia storia e i miei disa-gi, seppur la cosa potrebbe risultare scomoda emaleodorante. Chi vi scrive è l'Impianto diDepurazione Consortile sito a Siderno, in contradaSan Leo.Come l'egregio sig. Semaforo che ha avuto occasionedi parlare di sé la scorsa settimana, chiedo che anchea me sia dedicato spazio per raccontare le angherie acui sono sottoposto. Io vivo in una situazione quoti-

diana di disagio per motivi ovvi, ma oltre a questo,signori miei, gli insulti! Se appena appena vado insovraccarico e le mie acque si intorbidiscono, nonpotete immaginare quante me ne dicono! Essì che ioce la metto tutta, ma digerire certe cose non è facile,specie in certi periodi! Mo' che c'è stato il maiale misono sentito male con terribili attacchi di gastrite, eho dovuto prendere Gaviscon per un mese. E passiquesta, tanto è una volta l'anno, ma tutti 'sti vegeta-riani che rompono le scatole! Eeeeh, se mi mettessia raccontare cosa mi arriva da quella gente lì: tuttaroba verdina e piena di fibre. Direte voi che le fibrefanno bene: invece no, perché mi intasano tutto e poidevo prendere il Guttalax. Eh, già! Proprio io, questosì che è un disonore!

Ho paura di prendere la salmonella!

Gioiosa Ionica: ultimapossibilità perripristinare l'ufficio delGiudice di Pace

Nella riunione della scorsa settimana al comune diSiderno, l'avvocato Vincenzo Bruzzese ha conquistatola presidenza della consulta cittadina succedendo aMario Diano. Accanto a lui, hanno ottenuto dellecariche Sabrina Santacroce, coordinatrice dellecariche all'ambiente, Samantha Ritorto in qualità peril commercio, Rita Commisso per la cultura, AlessiaSaraceno per i giovani, Alessio Lamonaca alla sanità,Domenico Leonardo allo sport, Nicoletta Strangioper il territorio e Mario Diano al turismo.

Grazie all'Unione dei Comunidella Vallata del Torbido, oggiGioiosa Ionica ha la possibilitàdi riscattare l'Ufficio del Giudicedi Pace grazie al decreto“Milleproroghe”, il quale preve-de il differimento dei termini,prorogandoli entro il 30 di luglio2015. L'ufficio è stato chiuso nel-l'aprile 2013 e trasferito alla sededi Locri. Venerdì, 27 febbraio2015 in consiglio comunale si èdiscusso anche di questo. Èopportuno trovare un rimedioper realizzare questo progettodivenuto molto importante per ilpaese, soprattutto dopo la chiu-sura delle banche. La situazioneappare semplice ma in realtà èmolto complessa. Il sindacoSalvatore Fuda sostiene che lastruttura è già esistente in piazzaAldo Moro e il custode è già undipendente del bilancio comuna-le ma come ha spiegato il segre-tario Tresoldi, la difficoltàsubentra nel momento in cuibisogna trasferire il personale.Per cui non si tratta più di unproblema di carattere economi-co - finanziario bensì riguardaquest'altro aspetto, poiché ilMinistero, garantisce soltantol'onere per quanto riguarda ilgiudice, tutto il resto è a caricodel comune. Ciò costituisce unparadosso se consideriamo chela Costituzione italiana dovreb-be garantire la giustizia ai citta-dini e non indurli a farsi caricodel suo mantenimento. La que-stione verrà presentata durantel'incontro con l'unione dei comu-ni, interessante sarà l'intervento,nonché l'approvazione in merito,da parte del sindaco DomenicoVestito di Marina di GioiosaIonica. Ciò che resta sarà valu-tarne i costi - benefici: il ripristi-no dell'Ufficio del Giudice diPace, a queste condizioni, èancora un prestigio?

Katia Candido

Terra e buona cucina:l'accoppiata vincente di Anthony Reale affascina John Nocita

Don Pepè Catanzariti lo conoscevo ancor primadi incontrarlo. Succede. Anche fisicamente.Aveva il viso affusolato e gli occhi allungati cheriflettevano di giada. Quell’esclusivo profilo mil-lenario dei nomadi dalle steppe dell’Asia centra-le che emigrarono nella riserva indiana deiMohavk di St. Regis, al confine tra gli Stati Unitie il Canada. Sette anni fa me lo presentò suafiglia Margherita. Al ristorante Pferdestall diLocri mi fissò all’altezza del petto e, come avoler raggiungermi l’anima prima del cervello,mi parlò: «Chi brutta fine Sidernu».Lui amava e subiva questa terra. L’amava soprat-tutto d’autunno, quando ritornava: “L’autunno èla primavera della montagna». L’Aspromonte per un quarto di anno per luivaleva più della Germania, della mai dimentica-ta Kerfeld. E nell’Aspromonte di Alvaro e di

Delfino si buttava a palla, tutte le mattine, a per-difiato lungo labili sentieri, tra grovigli di rovi emirti, in quei fuoripista a dorso di mulo. Il terre-no era morbido e grasso, un soffritto di legnaaffumicata e aghi di pino insaporiva l’aria chetrasportava pece, corteccia bagnata e quella bol-licina frizzante dell’appartenenza a una terradove tra le impervie giogaie e le pietre perico-lanti c’è sempre posto per rugiada e licheni. Sì,rugiada e licheni, pecorino di Platì e porcinitesta nera delle pinete del Sanatorio, hanno fot-tuto questo mio amico acuto, privo di luoghicomuni e conformismi, che parlava all’animaprima che al cervello.È morto martedì tre febbraio a Reggio Calabria,poco oltre il mezzogiorno. Aveva 78 anni.(E.M.)

Pepè Catanzariti, l’intelligenza dell’anima

C'è stata una giornata davvero speciale al Casale liMonaci di Anthony Reale, che ha potuto ospitare nellapropria tenuta gli chef della scuola di John Nocita, unMasterchef di fama internazionale che avrà potuto alli-etare i propri ospiti con leccornie davvero straordinar-ie. L'accoppiata buona cucina/panorama meravigliosoè stata riconosciuta vincente da Anthony già da diversotempo e, indubbiamente, lo stesso Nocita non saràrimasto indifferente dinanzi alla bellezza ispiratricedella nostra terra.

L'Associazione Locride Impresa (ALI) si è riunita la scorsa settimana all'HotelPresident di Siderno per il rinnovo della dirigenza. Dopo i saluti del PresidenteAlbanese, è stato tracciato il percorso dell'ALI dalla nascita sino a oggi, sottolinenan-do l'entusiasmo con il quale si è cercato di venire incontro alle esigenze degli impren-ditori e dei giovani che si affacciano a questo mondo per cambiarlo. Gli incontri coni politici non sono mancati, ma si tratta solo della punta dell'iceberg!

Lunga vita all’ALI

CI SCRIVE IL DEPURATORE

Sono state elettele nuove carichedella consulta cittadini di Siderno

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DANILA S. SANTAGATA*

a Calabria è nelle mani “dalla peggiore classe politi-ca dell'Occidente”, sostiene l'antropologo e scrittoreFrancesco Mauro Minervino. E come dargli torto,se, com'è vero, l'ex governatore Scopelliti ora, sottogli occhi increduli di noi stessi calabresi, ma non solo,sale sul carrozzone di Matteo Salvini, dando man-forte al suo movimento del Sud “Noi con Salvini” e

sposa la crociata anti Renzi, anti premier, definito “servo dei poteriforti”? Già, perché pare proprio che la strada intrapresa daScopelliti sia questa. Niente da dire sulle critiche al premier, percarità, ma sull'ennesimo voltagabbana dell'ex governatore dellaCalabria, qualcosa da eccepire, forse, sarebbelegittimo. Ma Scopelliti non era stato condannatoa sei anni di reclusione e all'interdizione perpetuadai pubblici uffici? Qualcuno si domanderà.Pronta la risposta affermativa. Tutto vero.Documentato, accertato. Ma, a quanto pare, ditutto lo si può accusare, il nostro irreprensibile exgovernatore, tranne che di mancanza di caparbi-età, per usare un eufemismo. E, se errare èumano, perseverare, si sa, ha un che di diabolico.Ex Partito delle Libertà, poi Nuovo CentroDestra, ex sindaco di Reggio, poi governatore,pare proprio che mollare non faccia parte del suovocabolario. Ed eccolo, allora, in un tentativo diauto risurrezione, adesso, viaggiando lì dove ilvento soffia: verso Salvini. E dire che, il giornosuccessivo a quello che ha decretato la sua con-danna, Scopelliti sembrava essersi arreso. Si eradimesso allora. Viste, forse, le accuse pesanti, serie, aveva fatto unpasso indietro. Parliamo di irregolarità nei bilanci del Comune reg-gino, quando lui era sindaco, per un disavanzo di 170 milioni dieuro risultati al ministero dell'Economia tra il 2006 e il 2010. Mano, nessun passo indietro. Scopelliti torna in pista alle Europee,con il partito di Alfano. Chissà cosa avranno in comune i due?Niente forse. Eppure un filo sottile che li lega, sembra esserci. Pureillazioni, magari. Il nostro uomo, l'irreprensibile Scopelliti, coluiche vanta storiche amicizie non lontane dagli ambienti'ndranghetisti più influenti, ha all'attivo, non dimentichiamolo, lafondazione “Calabria Etica”. Menomale che l'hanno chiamatacosì, perché tale fondazione, voluta da Scopelliti in persona, è stataal centro di uno scandalo, per aver utilizzato l'FSE (Fondo SocialeEuropeo), per assumere parenti ed amici, di chi la guidava.Pasqualino Ruberto, per altro membro dell'assemblea nazionale

del Nuovo Centro Destra, nominato presidente della fondazionedal sopra citato Scopelliti, anziché pensare allo scopo per il quale,ufficialmente, essa era nata, quello di dare assistenza alle famigliedisagiate, avrebbe ben pensato di farne un organo a proprio uso econsumo, finalizzato all'elargizione dei fondi stanziati dall'UnioneEuropea, sotto forma di stipendi, ad amici e parenti, compresa lasua compagna, di Ruberto stesso, la sorella e alcuni parenti strettidel socio del suo studio. Come se non bastasse, ci sarebbero state,da parte della fondazione, 251 assunzioni a tempo determinatonei giorni immediatamente precedenti le elezioni regionali delnovembre scorso, che sono arrivate a 700 tra dicembre e gennaio.Tranne qualcuno, tutti gli assunti erano residenti a Lamezia Terme,dove, naturalmente capiamo si tratti di un caso del tutto fortuito,

Ruberto era candidato sindaco. Una campagnaelettorale in piena regola, finanziata con i soldistanziati dall'Unione Europea per sostenere lefamiglie in difficoltà, fortunatamente finita in unnulla di fatto. Ma che sarà mai, “dimmi con chi vai e ti dirò chisei”, per noi gente del Sud soprattutto. Già, maScopelliti con chi va? Semplicemente con chi-unque gli convenga, stando ai fatti. È un fatto che,sabato scorso, insieme con la Lega di Salvini, inpiazza, c'erano le pedine dell'irreprensibile nostroex governatore, ovvero Michele Marcianò, con-sigliere regionale sotto di lui e Giuseppe Agliano,capo della segreteria, sempre quando l'irreprensi-bile era a capo della giunta.Ma, ora, tornando alla nostra regione, sarà maipossibile fare pulizia e tornare a credere in valoriche dovrebbero essere scontati per i cittadini? E,se così non è, a chi possiamo dare la colpa, se è

vero, com'è vero, che la scalata dell'irreprensibile Scopelliti è statavoluta quasi all'unanimità dai calabresi? Parliamo di 614 mila votialla Regione. Non sono pochi. E', anzi, un numero scandalosa-mente alto. Ma allora, se la nostra bella terra è sempre più povera,non poniamoci inutili domande. Della serie, ad ognuno spetta ciòche merita. Se è vero, insomma, ciò che dice Minervino, che siamola regione guidata dalla peggior classe politica dell'Occidente, nonabbiamo con chi prendercela, se non con noi stessi e con i votiindiscriminati ed insensati che diamo, da anni ed anni, ormai, a chi-unque salga su un podio qualunque a raccontare frottole degnedella miglior farsa e, tanto più, se quelle chiacchiere fanno rimacon malapolitica, truffa e corruzione.

http://dalmiopuntodivista.me/[email protected]

DOMENICA08 MARZO 12www.larivieraonline.com LA SETTIMANA

RIVIERA

“Dimmi con chi vai e tidirò chi sei”. Scopellitirisorge dalle ceneri e si ricicla con Salvini.Quando politica fa rimacon truffa e corruzione

L

ILARIO AMMENDOLIA

Primavera 1945, in Italia si combatte ancora. Sui monti, le bande partigianesono impegnate nella resistenza all'invasore nazista, mentre le grandi cittàdel Nord si preparano all'insurrezione del 25 aprile. Hitler e Mussolini sono vivi e formalmente ancora al potere. Eppure sulleprime pagine dei giornali nazionali trova tanto spazio una storia che si svol-ge in un piccolo paese della Calabria: Caulonia.Caulonia è solo un grosso centro agricolo, incastrato tra le Serre calabresi.Un Paese dove, come diceva Carlo Levi, Cristo non è mai arrivato.Neanche la “svolta di Salerno” riesce ad arrivare a Caulonia perché blocca-ta sulla strada da una rivolta di “straccioni” che bussano alle porte della sto-ria.La repubblica di Caulonia, proclamata il 6 marzo 1945, è stata la loro“Comune”.Bloccate le quattro porte di accesso al paese, minato l'unico ponte sulla stra-da provinciale, “arrestati” i carabinieri e le guardie forestali, sequestrato ilpretore e la sua famiglia, costituito il “tribunale del popolo”, collocati presì-di armati in tutte le postazioni strategiche del paese.Quattro giornate di “repubblica” quando ancora l'Italia era monarchica orepubblicana. Pasquale Cavallaro era il sindaco del paese, nominato dall'autorità militarealleata. Fu lui il sindaco della “repubblica”.Protagonista un esercito di “straccioni”, come quelli di Valmy, che cammi-navano con scarpe di legno o scalzi, vestiti da un rozzo tricot di ginestra odi lana grezza spesso a brandelli. I loro capelli non erano mai stati tagliati daun barbiere, il loro viso era mal rasato e invecchiato anzitempo per la famee la fatica.In grande maggioranza erano analfabeti.Marciavano perché volevano vivere e, se fossero stati negli Stati Uniti di duesecoli prima, per rivendicare il loro diritto all'umana felicità.Non avevano alcuna certezza sul tipo di società da costruire ma chiarissimal'idea della società che avrebbero voluto distruggere.Questo rozzo esercito, per ragioni che sarebbe molto lungo raccontare, pro-clamerà la repubblica di Caulonia.Un’onta gravissima per le classi dirigenti.Il comandante generale dei carabinieri, Brunetto Brunetti, per poter prece-dere a un razionale piano di repressione, chiede al competente ministerodella guerra mille uomini, “i mezzi necessari al trasporto, armi automatiche,qualche autoblindo, qualche carro armato, qualche mortaio da 81” (com. 26marzo, n. 283).Si vuole dare una severa lezione, “…questi mezzi sono indispensabili pergarantire la riuscita dell'operazione e servirà di efficace monito, per l'even-tuale ripetersi di ulteriori possibili disordini in altre zone dell'Italia liberata”(com.n. 260/16).Per evitare la repressione, Eugenio Musolino, segretario della federazionecomunista,aveva convinto Cavallaro a dimettersi da sindaco e i “ribelli” aconsegnare le armi!Fu tutto inutile.Caulonia fu presa d'assalto dai quattro punti cardinali.Il carcere del paese non poteva contenere tutti i prigionieri e così si pensòdi custodirli ammassandoli nel macello comunale, opportunamente allaga-to, per non farli sedere.Se ingiusto fu il comportamento del “tribunale del popolo” durante la rivol-ta, certamente barbaro è stato il trattamento che le forze dell'ordine riserva-rono o consentirono verso i prigionieri.“...la folla che accoglieva gli arrestati fu inumana. Punteruoli, tenaglie ebastoni di legno furono adoperati senza risparmio contro i seguaci diCavallaro.” (Collaci)Circa ottocento fermati, quasi quattrocento tenuti in carcere per sedici mesi! Il processo si aprì a Locri nel mese di giugno del 1947, vi erano così tantigiornalisti e inviati speciali che non furono sufficienti i locali del tribunale, esi dovette celebrare nei capannoni di un pastificio.Poi, lentamente, scese il silenzio.Gli insorti, umiliati e sconfitti, si chiusero nel loro secolare silenzio, sorpresiloro stessi di avere osato così tanto. Le donne ritornarono a capo chino nelleChiese, e gli uomini, usciti dal carcere, andarono ad aspettare in piazza chei padroni delle terre li chiamassero per qualche giornata di lavoro. Donne euomini ridiventarono subalterni alle classi dominanti, supini alle offese deiforti, sottomessi con la forza a uno Stato che non consideravano il loro.La “rivolta” di Caulonia fu una risposta sicuramente sbagliata da parte degli“ultimi” rispetto ad una lunga e selvaggia oppressione.Furono catalogati come “delinquenti” e “‘ndranghetisti e certo ci furonoanche quelli. Tuttavia, secondo me, furono molto più delinquenti coloroche hanno mandato trecento ragazzi di Caulonia, figli di quei campagnoli,a morire in guerre senza senso.Molto più crudeli coloro che per decenni li avevano picchiati nelle caserme,umiliati nei tribunali, mortificati sui luoghi di lavoro o per le vie del paese.Non si può considerare “violento” solo il bue nel momento in cui si rifiutadi porgere mansueto il collo al coltello del macellaio! Sia pur per breve tempo la “repubblica” ha tentato di autogovernarsi manon ne fu capace. Non avevano maturato una cultura di governo e non sipuò raggiungere la luna con un salto solo. Per questo, i “ribelli” furono iso-lati e sconfitti ancor prima dell'arrivo dei carabinieri!Poi, sulla vicenda, si mise un bel timbro “Criminali” e gli insorti di Cauloniafurono scacciati dallo storia e la questione meridionale divenne “questionecriminale”.Una mistificazione che non possiamo consentire! Ecco perché, approfittan-do della vostra pazienza, ho parlato della rivolta di Caulonia, perché con isuoi mille errori anche tragici, con i suoi mille limiti, quella rivolta, con il suoesercito di “straccioni”, ci appartiene.

Marzo 1945-marzo 2015 :

70° anniversariodella Repubblica di Caulonia

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N°1/14

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDROEditorialista: ILARIO AMMENDOLIA

COLLABORATORI: Ercole Macrì, Jacopo Giuca, Stefania Gitto,Eleonora Aragona, Franco Parrello, LidiaZitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò,Sara Leone, Sara Jacopetta.

GERENZA Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizionedi preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da

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DOMENICA 08 MARZO 14LA STORIA DI ‘NTONI MACRÌ - RIVIERA EDIZIONI © www.rivieraweb.it

n quel periodo nascevano mostri come i funghi, in Calabria.Non deformi, da memoria romana. Anzi!Ma giovani aitanti, in giacca e cravatta, ben rasati e impoma-tati da ballerini d'avanspettacolo.Sfrecciavano su auto da sogno, e sulle pareti di casa spiccavaalmeno un diploma, se non addirittura una laurea. Altro chemostri!Erano, al contrario, buoni partiti, candide mani da impalma-re, buone doti da gestire e mettere a frutto in affari. Giovaniraffinati e insospettabili professionisti.

«Già, gli affari» diceva Gigi.Scomparsi gli antichi mestieri e gli istituti giuridici dell'enfiteusi, dellacolonia e così, di conseguenza, la guadiania, si apriva un mondo nuovodi traffici fruttuosi, di ricchezze da reinvestire nell'opulenza dell'illeci-to.Compari e comparelli di colpo, come in una perfida simbiosi, diventa-rono accreditati imprenditori, sindaci, onorevoli e assessori. Tutti coltitolo di dottore in lussuose auto blu, con annesso autista e segretariaal seguito.«Che bella la mafia di oggi, com'è grande la mafia di oggi!»Concludeva Gigi.«E Osso, Mastrosso e Carcagnosso, San Michele Arcangelo. Mazzini,Garibaldi e La Marmora che fine hanno fatto?»«Ma questo è il rituale, che c'entra?» rispose a Gigi, un giorno un col-lega.«Allora devo scrivere Mafia, Onorata Società o 'ndrangheta» Gigi insi-steva.«Ma quale Onorata!? In un sequestro, tu vedi l'onore? È forse unonore truccare le gare d'appalto? Spacciare la droga?«L'onore, mio caro è sublime, un concetto ideale che l'uomo, quellovero, si porta dentro di sé. È sempre decoro, dignità, rispetto, solida-rietà. È la gioia di vivere insieme. Anche nella povertà, figlia dell'u-miltà.«Quella è la vera ricchezza! La cosa che suscita l'invidia dei ricchi.»«Forse è il caso che scriva La Santa, la nuova espressione della MafiaCalabra. Ma qui dovrei parlare di Garibaldi… Mazzini… Che c'entra-no costoro? Che attinenza con Osso, Mastrosso e Carcagnosso?»«Ma allora sei tonto, non hai capito niente!«Garibaldi, per esempio, non era soltanto l'eroe dei due mondi e il Diodel Risorgimento Italiano.«Devi sapere che Garibaldi era pure Massone. Lo avevano iniziato inUruguay, a Montevideo, nella Loggia L'Asilo della Virtù nel 1844. Èvero ch'era una Loggia irregolare ma sempre Loggia era. Anzi, la suaposizione la volle regolarizzare immediatamente passando alla LoggiaAmici della Patria all'obbedienza del Grande Oriente di Francia sem-pre di Montevideo. Nel Rito Scozzese Antico e Accettato aveva rag-giunto il 33° grado e nel 1862 fu nominato Gran Maestro del SupremoConsiglio di Palermo. Addirittura, per un breve periodo fu elevato aGran Maestro del Grande Oriente d'Italia. Se ti capita di andare aRoma, recati al Gianicolo e noterai che alla base del monumentoequestre a lui dedicato vi è una scritta: “Al Gran Maestro GIUSEPPEGARIBALDI nel centenario dalla sua nascita. La MassoneriaItaliana”.«E adesso non mi chiedere che ci azzecchi il Massone Garibaldi colrichiamo che fa di lui la Santa Calabra».«No, meglio di no - concluse Gigi - altrimenti, stavolta ci perdiamo!»«Questa è una chicca, te la dico ma prendila col beneficio d'inventa-rio» continuò l'amico di Gigi.«Pare… dico, pare che anche Don Antonio facesse parte di unaLoggia massonica all'Oriente di Reggio Calabria. Altro non so. Eadesso basta, non ti dico altro».Gigi salutò l'amico con una stretta di mano, ma dallo sguardo si capi-va che non avrebbe tenuto l'acqua in bocca.

L'Aspromonte guardava e aspettava. Le alte cime dei pini captavanotutto come antenne d'un ripetitore telematico, quel giorno baciate dapiacevoli raggi di sole d'autunno inoltrato che ancora sapeva d'estate.La fragranza e il profumo dei funghi volava su ali di fasse, i colombac-ci del Sud.Lo schiocco di merli e beccacce faceva trattenere il respiro.Montalto! Perché non Polsi? Di sicuro c'era un motivo.L'aurora degli anni '70 portava con sé nuovi venti di storia, tristi pagi-ne scritte da mitra e lupara.Quell'anno, durante la processione, la Madonna della Montagna sfilòquasi da sola sui tratturi di Polsi.Fedeli e devoti, soltanto gli indigeni.Avvolte in neri fancali - la testa coperta da muccatura annodati - sola-mente donne attempate bruciate dal sole, e forestali canuti.Del resto, le solite capre sgozzate e fumo d'arrosto. Pochissimi colpi dischioppo.

Segno che qualcuno non c'era! Quel giorno non c'era la 'ndrangheta!Qualcosa era cambiato e chi seppe leggere l'avvenimento, preoccupa-to capì. L'uomo che sapeva già tutto, sicuramente, era Emilio Santillo, questo-re di Reggio Calabria.Chi l'aveva informato, chi aveva interesse a ché quel conclave non sitenesse?Siderno non c'era neanche a Montalto nella riunione che poi si tennecolà il 26 di ottobre dell'anno 1969, dopo essere stata prorogata dicirca due mesi.Non c'era Siderno e non c'era la Vallata del Torbido.Probabilmente, Don Antonio ha trascorso quel giorno sui pianori delMonte della Limina.A pagina 24 della Sentenza n° 299 del Tribunale di Locri, datata dueottobre 1970, depositata il 24 marzo 1971, testualmente si legge: “Quinon c'è 'ndrangheta di Mico Tripodo, non c'è 'ndrangheta di 'NtoniMacrì, non c'è 'ndrangheta di Peppe Nirta! Si deve essere tutti uniti…chi vuole stare sta e chi non vuole se ne va!”A parlare così era Peppe Zappia, mammasantissima di San Martinodi Taurianova e presidente del raduno di quegli uomini d'onore.E poi, ancora. Quando Francesco Scopelliti, boss di S. Stefanod'Aspromonte, uno dei quattro canterini, di fronte al dott. Sabatini,capo della Mobile di Reggio Calabria, parlò dell'uomo di Siderno inrappresentanza del relativo locale, precisò che “tra i convenuti era unuomo di Siderno, alto e robusto, di circa cinquanta anni”.A questo punto, è chiaro che Don Antonio non c'era: l'uomo alto erobusto non poteva essere lui!C'erano, è vero, uomini di Siderno forse in veste di delegati, senz'altrouomini fidati ma non di prima linea.Ma, allora - Gigi pensava - era iniziata la guerra? Una guerra che, finoa quel giorno, era da considerarsi una “guerra fredda”!La prima era finita!

Iniziata a Locri, con la strage di Piazza Mercato. Si dice che l'avessevoluta Don Antonio previo benestare di Bruno Marafioti e PeppeNirta, i quali si sentivano offesi, danneggiati dagli attentati ad alcuneattrezzature di cantiere durante l'ammodernamento della Statale 106presso il Fiume Novito. Quel fiume che unisce e separa i due centri diLocri e Siderno. I più importanti del circondario.Si dà che per quei lavori s'era costituita ad hoc una società tra PeppeNirta, Salvatore Scriva e Bruno Marafioti , allettati dall'opportunità disub-appalti.E qui Gigi, per capirci qualcosa, dovette fare un passo indietro, effet-

tuare delle ricerche e attraversare virtualmente lo Stretto.Scoprì, così, che le cause di quella strage erano tante. Non secondaria“le bionde”. No! Non erano donne, ma il tabacco estero di contrab-bando in cui la cosca di Siderno la faceva da padrone con DonAntonio a capo della leadership.Come fonte di lucro, a Don Antonio la cosa non dispiaceva.«Non danneggia nessuno» diceva. Peraltro il tabacco si può acquista-re anche dal tabaccaio. Certo, a prezzi più alti.Così, certe sere, si vedevano passeggiare lungo affollati marciapiedi siagiovani che anziani signori accompagnati dalle rispettive consorti efumare le Peer, Luckstrike e Marlboro dall'aroma speciale che soffu-so a Tabacco d'Arar impregnava la bocca e i vestiti. Si dice che al Porto di Messina, in pianta stabile, ci fosse un Ufficialedella Guardia di Finanza addetto al controllo delle stive delle navi inarrivo il quale, alquanto dubbioso, rivolgendosi al nipote di DonAntonio:«Allora! Barone, quanti cartoni stavolta?»«Duemila e quattrocento, Capitano!»L'Alto Ufficiale, non avendo molta fiducia in quel giovane rampollo,nutrendo, appunto, dei dubbi e convinto che il numero fosse maggio-re e che la tangente da corrispondergli non sarebbe stata adeguata, siprecipitò nella stiva iniziando una conta accurata.Ma il numero era quello. Duemila e quattrocento cartoni. Il Baroneattendeva sul molo, sorridente e sicuro. Tranquillo.«Barone, hai ragione: i cartoni sono davvero duemila e quattrocento edevo dire che sei un contrabbandiere onesto. Almeno con me!»«Da quel giorno l'ho sempre fottuto!» Raccontava agli amici, Gigi pre-sente, certe sere d'estate al Summertime, sul Lungomare di Siderno.Dal disistivaggio al trasporto l'operazione si presentava molto più age-vole. Si trattava di caricare dei camion che la Caronte traghettava suVilla San Giovanni e da lì diramarli sulle Statali Jonica e Tirrenicaverso i mercati del Centro-Nord.Durante le sue ricerche, Gigi scoprì che un giorno nei pressi diBagheria, la Guardia di Finanza sequestrò un autotreno carico di siga-rette apparentemente abbandonato salvo poi a comparire in mano aDomenico Cordì il quale pare se ne sia alienato dietro il corrispettivodi 150 milioni di lire.“Ecco! - Pensava Gigi - Un valido motivo per Don Antonio”.Bisogna dire che il giovane mafioso per lungo tempo era stato unuomo di fiducia di Don Antonio, specie nei contatti coi siciliani, tantoda guadagnarsi un sicuro lasciapassare, un sicuro biglietto da visitapresso i meandri delle cosche isolane.«È così - concluse Gigi - questo è il motivo!»Povero ragazzo! Aveva voluto affrancarsi. Non dipendeva più da DonAntonio.Anzi, da ultimo lo accusava persino di essersi, come capo, appropria-to di 20 milioni, frutto dell'obolo che i fratelli americani avevano desti-nato a sostegno delle famiglie degli imputati in Italia.Quando il gotha della Jonica esaminò la summa di quegli sgarri, risultòinevitabile un'amara decisione, quella di togliergli il subappalto del tra-sporto dei materiali occorrenti per la costruenda superstrada nellatratta Roccella-Locri.La vendetta del punito non tardò ad arrivare. In data 3 giugno 1967,quindi nell'immediato, una carica di tritolo fece saltare per aria unrullo compressore e una ruspa di proprietà della neo-costituita societàNirta-Marafioti-Scriva.Gli sgarri si pagano. Un tribunale speciale, quello degli uomini d'ono-re, pronunciò una sola sentenza. Senza esimenti, senza attenuanti,senza benefici di sorta: “L'utri 'nta fossa!”La mattina del 23 giugno 1967, venti giorni dopo l'attentato ai mezzida cantiere sul Fiume Novito, detto anche “di Gerace”, un comman-do, composto da due killer, fece cadere Cordì e Vincenzo Seracini.Era il fratello del diplomando Antonio, freddato a bordo della suaIsomoto, anni or sono, a Siderno di fronte all'Istituto TecnicoCommerciale nomato a Guglielmo Marconi.“Ma il prezzo maggiore lo paga chi muore innocente! Lo paga la fami-glia, lo pagano gli amici e la società civile” Gigi, annichilito, pensava.Era il caso di Carmelo Siciliano, anch'egli rimasto cadavere accanto adaltri due rimasti feriti.Gli esecutori? Masino Scaduto da Bagheria e Antonio Di Cristina daPalermo.Segno questo della parentela e del sodalizio tra Calabresi e Siciliani.Compiuta la missione di morte, i Killer saltarono su una Alfa RomeoGiulia guidata da uno spericolato.Si trattava del giovane Pepè Cataldo.I fatti, dunque, verosimilmente, sono andati così.Questo annotò Gigi da giovane cronista.Questo acclararono Forze dell'Ordine e Magistratura.Questo, in seguito scrisse, dieci anni dopo la strage, Sharo Gambino inun suo libro: La Mafia in Calabria.

Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni CAPITOLO SETTIMO

OSSO, MASTROSSO E CARCAGNOSSO

I

RISPETTA TUO PADRE (ovvero GUARDATEMI LE SPALLE)

Montalto, il Monte della Limina e Piazza Mercato

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PRIMO PIANO

“E partiva l’emigrante e portava le provvi-ste e due o tre pacchi di riviste” recitava lastrofa di una celebre canzone di RinoGaetano, figlio di emigrati calabresi, parti-ti dalla Calabria in cerca di fortuna, pro-prio come i protagonisti di quest’articolo.Il trolley ha sostituito la valigia di cartone,lo smartphone i gettoni telefonici ma l’en-tusiasmo, la paura e l’ansia della partenzanon sono cambiati.Giovani avventurieri calabresi trascinano iloro pesanti bagagli, colmi di vestiti, sognie speranze, dietro di loro una lunga pro-cessione di parenti. In aeroporto echi rim-bombano incessantemente: “A’ mamma,copriti che fa freddo”. E non importa lastagione, la maglia della salute deve essereindossata, anche se sudi e puzzi a dritta.“Quando sei a metà strada fammi unosquillo, mi raccomando” - “Mamma masull’aereo non posso, non c’è linea!”- e leiprontamente trova la soluzione “Esci unattimo fuori e mi chiami...”. Ci sono poi leraccomandazioni della nonna: “Figghiamangia, mangia, ca ti facisti peji e ossa, ticonzai tri panini ca cutuletta, furmaggio epumadoru. Si sunnu pochi, appena trovinu barri, t’accatti ncun’attra cosa... E man-giaaa chi ‘nta ddu uri chi simu cca ti viusciupatu”. Naturalmente non possonomancare la raccomandazioni paterne“L’hai presa la carta d’identità, passaporto,tessera sanitaria, caricabatterie, computer,coltellino svizzero, torcia, carta igienica”-“Si papà tranquillo, e poi vedi che la ven-dono la cartaigienica lì!” “Non si sa mai, ubidè non l’hannu”. E poi c’è lui, il simpati-cissimo zio che ti saluta e ti chiede, semi-nando il panico: “Ma la cosa fondamenta-le l’hai presa?”. Rileggi di volata la lista esei sicura di aver preso tutto “Zio macosa???” - “A testa, o ta scordasti?” Un ticimprovviso all’ occhio è sufficiente comerisposta al parente simpaticone. Un ultimosaluto generale e via, si parte. Da lontanosenti ancora le urla di tua madre e le pre-ghiere delle nonna, ma non ti volti più,scende una lacrimuccia, non sai se è per lagioia di partire o perchè ti mancheranno lepolpette e la pasta al forno che la nonna tiprepara ogni domenica.Entri al gate ed ecco la prima prova dasuperare: il metal detector! Sai che sedovesse suonare tutti ti guarderanno stor-to per due semplici ragioni: sei calabrese ehai la valigia piena di conserve, dalla mar-mellata ai fichi, ai peperoncini piccanti altonno. Ma gli sguardi altrui ti preoccupanopoco, la cosa che temi di più è che sedovesse suonare probabilmente saraicostretto ad aprire le bocce ed è finita, per-

Trolley calabresi in fuga

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DOMENICA08 MARZO 17www.rivieraweb.it

chè come dice nonna: “Si pigghianu ariae non ti mangi i perdi...”. Ma adesso checi pensi bene, potrebbe essere solo unascusa inventata dalla nonna per farti man-giare una boccia per intero in un giorno...Superati i controlli, si è pronti all’imbarco.Tanto tragica la partenza, quanto l’arrivoalla destinazione prescelta, soprattutto senon italiana. Arrivi in Inghilterra, Scozia,Irlanda e sai che devi trovare la scrittaExit. Se vai in Francia non ti puoi sbaglia-re, è Sortiè, che si legge sortì... mala sortì.E in Germania? A Quel punto prendipiena consapevolezza che il tedesco nonha niente a che fare con l’Inglese, tantomeno con il Francese, e che aver impara-to “Nicht hinauslehnen” (“è pericolososporgersi dal finestrino”) grazie al cartel-lino che leggevi sul treno tutti i giorniquando andavi al liceo, non ti servirà anulla. Per fortuna l’omino che indica l’u-scita è internazionale, solo che inGermania ha il braccio destro alto e benteso, pazienza... l’importante è che indi-chi l’uscita. Una volta fuori dall’aeroportonon puoi più tornare indietro: è adessoche inizia la sfida!Una ragazza di 24 anni, della provincia diReggio Calabria, ci ha raccontato comeha vissuto alcuni giorni in un ostello scoz-zese, prima di trovare casa: “È stato unincubo, sono stata costretta a stare inostello per più di una settimana, sembraassurdo ma in Scozia è più semplice tro-vare un lavoro che una casa”. Poi conti-nua: “Premetto che dormivo in unacamera mista con 12 posti letto per poterrisparmiare. In una delle tante nottiinsonni, sono stati ospiti, nella stessacamera, quattro ragazzi provenienti da

Glasgow. Sono arrivati alle 4.30 dinotte, can-

t a n d o ,urlando e

imprecando. Con un occhio aperto e unochiuso, chiesi con il mio inglese rivisitato,di fare silenzio, anche perchè io, come lealtre tre persone che dormivano in quellacamera, l’indomani ci saremmo dovutisvegliare presto. Ma loro continuarono afare baccano, insultandomi pesantemen-te. Ore 8.00 sveglia, cosa c’è di più bello diuna vendetta mattutina? Beh due...Iniziai a cantare “O’ sole mio” a squarcia-gola e spalancai le

finestre, iq u a t t r ou b r i a c o n i

cominciarono afarfugliare qualcosa

del tipo “Fucking bastard,shit...”. Rispettando il buon

costume scozzese non gli diedi il minimoaccenno di confidenza e scesi al bar a farecolazione. Loro probabilmente credeva-no fosse finita lì, e invece no. Il mio ritor-no in camera fu a dir poco scoppettiante:entrai a suon di battito di mani e gorgheg-gi improvvisati, lo show si concluse conun’esibizione sotto la doccia di un apprez-zabile “Barbiere di Siviglia” seguito dauna standing ovation degli altri tre ospiti,e l’arresa dei quattro scozzesi maleodo-ranti, che con la coda fra le gambe, prese-ro le loro cose e uscirono infastidi dallacamera. A quel punto pensai: “Quattroscozzesi non fanno una calabrese”.Un ragazzo di 23 anni, trasferitosi daPaola in Inghilterra racconta invece lemilioni di difficoltà che ha riscontrato nel

trovare casa: “Sono partito credendo chein un paio di giorni avrei trovato il miorifugio, invece è stato terribile.Inizialmente mandavo email a raffica,mai una risposta, cercavo di evitare il con-fronto telefonico, perchè non capivonulla, ma alla fine ho ceduto. Mi facevoripetere indirizzo e numero del bus alme-no dieci volte, annotavo soddisfatto.L’indirizzo nella maggior parte dei casi eragiusto, mi aiutavo con internet, ma lalinea del bus era puntualmente sbagliata.Chilometri e chilometri a piedi, sotto lapioggia, ringrazio Google Maps di esiste-re, senza di lui non ce l’avrei mai fatta.Una ragazza di 30 anni, proveniente dallapiana di Gioia Tauro è un’altra testimo-nianza di come in Italia non si riesce più acampà: “Ho lasciato l’Italia nonostanteavessi un posto fisso da otto anni al Nord,purtroppo sono dovuta tornare a casa daimiei, tra spese e tasse non arrivavo a finemese. Per me è stato terribile e deprimen-te. Ho dato le mie dimissioni e dopo tregiorni sono partita allo sbaraglio. La cosache mi ha lasciata sbalordita della Scoziaè l’uso spropositato di alcool. Al sabatosera trovi gente senza scarpe, che non rie-sce a mettere un piede davanti all’altro erotolano come sassi giù per la Holyroad.Atro punto che vorrei sottolineare sonogli Italiani all’estero: arrivano e si sentonogià Inglesi. I più fortunati si aprono risto-ranti, agenzie di catering e sfruttano altriItaliani, pagandoli una miseria. Anche ilfatto che non si riesca ad avere una bellacomunità di italiani all’estero è assaideprimente. Polacchi e spagnoli si aiutano tantissimotra di loro. Qui è meglio non contare sugliitaliani perché fora du culu meu, aundipigghja pigghja”. Abbiamo, invece, un parere opposto daparte di una giovane di 22 anni, di Locri,trasferitasi ad Edimburgo: “Ho avuto lafortuna di incontrare degli Italiani mera-vigliosi, lavoravo in un ristorante italianoe i miei colleghi anch’essi italiani origina-ri della Campania, Puglia e Sardegna, mihanno aiutato e consolato nei momenti di

disperazione. Il capo, sempre italiano, erainvece uno stolto (la ragazza non ha dettoesattamente così), voleva sfruttarci, ma gliè andata male, dopo il festival ha dovutodichiarare fallimento, ma noi non cisiamo preoccupati più di tanto e abbiamotrovato subito un altro lavoro, rivelatosi alivello legale ed economicamente miglio-re.Alla domanda “Perchè siete scappatidall’Italia?” tutti hanno risposto di nonessere scappati, ma di essere stati in uncerto senso cacciati, “esiliati” da un decli-no economico ben chiaro a tutti, soprat-tutto al Sud d’Italia. C’è chi resta perpaura di cambiare o di fallire, e chi parteperchè invece vuole comunque provarci:in entrambi i casi ci vuole coraggio. Unaragazza, ventriquatrenne, di ReggioCalabria, ha affermato: “Se l’Italia non ciconsente di realizzare i nostri sogni, inostri desideri, non dobbiamo smettere dicrederci, possiamo provare a realizzarlialtrove” . Poi aggiunge: “Per rimanere inItalia, servirebbe trasformare lo stivale inun anfibio dalla punta di ferro. La vita èbreve, è una sola ed è la nostra, dovrem-mo decidere noi, non quei pupazzi chetentano di governare una fintaRepubblica, di pubblico ormai è rimastoben poco. Ci hanno imposto uno stile di vita basatosul sacrificio, dove prima il dovere e poi...paghi le tasse, dove i ricchi sono semprepiù ricchi, e i poveri sempre più morti difame. Una volta le mense dei poverierano frequentate per lo più da barboni,che per loro scelta o per sfortuna viveva-no per strada. Oggi sono affollate dagente di ogni età, italiana ma sopratuttodisoccupata a causa di una crisi generatadalla politica e dal ricco imbroglione, nondi certo da loro.Ma nonostante mi trovi qui in Scozia, nondimentico di essere italiana, e spero cheprima della fine dei miei giorni potròvedere la rinascita del mio Stato che, senon fosse stato raso al suolo dall’ego-sistema, splenderebbe ancora”.

Valentina Cogliandro

“Per restare il nostrostivale dovrebbetrasformarsi in un anfibiodalla punta di ferro”ey

esi in fuga

Accompagnati da una processione di raccomandazioni, giovani calabresitrascinano i loro pesanti bagagli, colmi di vestiti, sogni e speranze,lasciandosi alle spalle un paese raso al suolo dall’ego-sistema

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GIORGIO METASTASIO

“Buona notte Italia, buona notteCalabria”. Era stato questo uno degli ulti-mi saluti che Filippo Tucci aveva rivoltoalla sua terra, alla sua gente condividendouna bellissima fotografia notturna dellaCalabria vista dal satellite. Quasi il pre-sentimento che presto avrebbe visto quel-l'insolito panorama proprio dal cielo. Daqualche giorno, stroncato da un infarto, loscrittore di Messignadi non c'è più.Grande uomo di pensiero e di azione, chedei libri ne aveva fatto la sua grande pas-sione, ha lasciato tutti attoniti e sconsolati.Un paese intero lo piange per aver perso la

sua forza e lafonte ispiratricecontro l'isola-mento e per lavalorizzazionestorica e cultu-rale del suo ter-r i t o r i o .“Messignadinel tempo” erastato, infatti, ilblog realizzatoper la sua gentee per portare

nel mondo la voce del paese che gli avevadato i natali nel 1941. Dopo una lungaesperienza politica e sindacale tra Sondrioe Como, dove è stato anche assessore alturismo nel “Triangolo Lariano” e candi-dato alle elezioni provinciali nelle file delPartito socialista democratico di GiuseppeSaragat - suo amico personale -, nel 1994Tucci era ritornato in Calabria, e precisa-mente a Reggio, dove si è potuto dedicarealla ricerca storica e culturale con unalunga produzione di saggi e articoli. Nel1967, appena 26enne insieme ad altri gio-vani comaschi, dopo aver visitato il lagernazista di Mauthausen aveva contribuito ascrivere il libro “Viaggio all'Inferno”recensito da diversi giornali a tiraturanazionale. Ora Filippo Tucci, dopo avervisto l'Inferno sulla terra, siamo sicuri cheavrà visto il Paradiso nel cielo.

RIVIERA

“Come sarebbestata la vita di

Lorenzo sequel fatidico

sabato avessepreso il treno

insieme adAdele?

CULTURA E SOCIETA’

ALB:TE LO DO IO IL LIBRO

MESSIGNADI HA PERSO IL SUO CANTOREFILIPPO TUCCI

GIOVANNI PITTARI

on è di tutti i giorni dare allestampe un romanzo cheabbraccia tematiche diampio respiro come la feli-cità, la libertà, il tempo, ilpossibile e altre correlazioni.Sono tematiche attuali già

definite, ma non per questo si appalesanovive e attuali. E assumono ulteriore inciden-za che il nostro ripropone attraverso il suovissuto esistenziale.Cosicché il passato che non è più il presentee il futuro che non è ancora ripropongono glieventi inspiegabili del tempo e gli assuntidella sua riflessione. “Il passato - diceLorenzo protagonista del romanzo - è un'o-ra che non è più, il futuro un'ora che deveaccadere, entrambi quindi non esistono.L'unica certezza è il presente che è, ma appe-na lo si indica è già diventato passato. Un belrompicapo filosofico…”. Domenico Angilletta, docente di filosofia estoria nei licei, già conosciuto al pubblicocome studioso di storia medioevale, ha già

dato alle stampe un ponderoso volume,“Castelli, chiese, abbazie nel giustizierato diCalabria”, Rubbettino Ed., città calabria2006, oggi propone un'opera di narrativa, “Ilprofumo dei tigli”, Edizioni Erranti, CS2015.Si tratta di un romanzo ambien-tato in una Messina gli anni '70,che per quanto città di provin-cia non è scevra dal recepire ifervori culturali più avanzatidel tempo come il marxismoesistenzialista e la psicanalisi.Narra una storia intensamen-te vissuta nello spirito dellamassima espressione dellalibertà di quel periodo. Unamore che se pur circoscrit-to in un tempo breve diven-ta indelebile per i Con linguaggio semplice econciso ci conduce allariscoperta di una città chesolo da poco ha perso losmalto che la contrasse-gnava.L'intrigo del romanzo siimpernia su un storia d'a-more che i protagonisti Lorenzo Angerie Adele Borrello vivono e che potrebbe esse-re paragonata a qualsiasi contesto evolutivodell'occidente. Il protagonista sprofonda nell'angosciaimmaginando come sarebbe stata la sua vitase quel fatidico sabato avesse preso il trenoinsieme a lei.Il possibile e il reale ricordano argomenta-zioni più filosofiche come la storia dei centotalleri kantiani, ma più specificamente ilromanzo di Thomas Mann “CarlottaWeimar”, anche contrariamente a quantoaccade in quel romanzo, i due protagonistinon si incontreranno mai più.Lorenzo più che un calabrese è sicuramenteun europeo del meridione che vive i fermen-ti libertari della generazione del suo tempo.Le letture, infatti, che accompagnano la suavita sono i grandi scrittori del mondo occi-dentale come Goethe, Mann, Freud, Hegel.Ed è proprio con questi presupposti cheincontra casualmente Adele, anch'essa gio-vane protagonista del suo tempo. Adele,

infatti, è una ragazza emancipata, non secon-da agli amori che il protagonista aveva incon-trato nei suoi viaggi.Ne vien fuori un personaggio che difficil-mente si troverà in armonia con il contesto diprovincia in cui è cresciuto: i campi stermina-

ti, le brulle montagne, i tramonti sulmare, l'ospitalità dellagente e il diniego asso-luto per l'inedia, la sta-ticità dell'agire, delpensare, il torpore dellamente baciata dal sole,la connivenza con l'ille-galità.Sarà più a suo agio inEuropa, rivalutando lagrande figura di suopadre che, se pur accen-nato, costituisce il punto dipartenza del suo esserenato libero. I lunghi viaggilo portano, di fatto, ad allar-gare i propri orizzonti cultu-rali: Parigi, Lilla, Calais,Dunkerque, Heidelberg,Berlino, Francoforte,Budapest, New York costitui-scono le tappe fondamentalidel suo girare e rigirare. I rei-

terati viaggi in Germania lo spingono, poi, auno studio sistematico del principio di libertàche dall'Oriente approda al mondo cristiano-germanico e questo spiega l'amore per igrandi scrittori dell'Ottocento e delNovecento tedesco.Sono evidenti, anche, alcuni tratti cheaccompagnano l'autore: Fedor MichajlovicDostojevski, Jorge Luis Borges, FriedrichNietzsche e le opere del tempo di agostinia-na memoria, ma superando queste aporie,presente e passato si mescolano ed è impos-sibile separarli. Certo è che in un romanzo così strutturatonon poteva mancare l'epilogo della “com-prensione” rappresentata dalla Nottola diMinerva che fa la sua apparizione al calardella sera, dopo il tramonto.Ne vien fuori un europeo meridionale piut-tosto che uno stereotipo di calabrese tantorichiesto dal mercato librario nazionale einternazionale.

8 marzo: ritornano i bracieri in piazza

i ripropone il consueto appuntamento previsto per ogni primadomenica del mese, “Te lo do io il libro”, organizzatodall'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca. Uno scam-bio aperto e informale di libri, idee, opinioni, consigli. Unmodo per vivere la città e la piazza ritrovando un contatto fisi-

co ed empatico tra i cittadini. La continuità dell'evento e il ripetersi nellostesso luogo contribuiscono a una fidelizzazione del pubblico già esisten-te e all'interessamento di soggetti che ne vengono a conoscenza. L'ALBsta lavorando bene da questo punto di vista, individuando sedi e modalitàsempre nuove e originali. È di qualche settimana fa il buon successoriscosso dall'iniziativa “un tè con l'autore” presso il Bar Helios, che havisto la presentazione del romanzo “Il prezzo della carne” di MimmoGangemi, ed. Rubbettino.

Questa è la volta di un pittore che stende i colori allamaniera di Van Gogh. O almeno, a me ha datoquest'impressione. Massimiliano Giordano è unartista calabrese, nato a Mileto.Ha frequentato la scuola d'arte (oggi, denominatoLiceo Artistico) e poi ha frequentato l'Accademiadelle Belle Arti di Reggio Calabria.Mi racconta che suo padre faceva pressione perchéfrequentasse la ragioneria.Beh, ha odiato la matematica, e di conseguenza, si èinnamorato ancora di più dell'arte, proseguendo sullastrada della sua passione.Attualmente lavora come insegnante, a contatto coni bambini delle scuole medie.Ho sentito spesso parlare di arteterapia, così glichiedo cosa pensi a riguardo: "Senza dubbio è ingioco il fattore emozionale; e poi la pittura e il col-ore... essi stessi sono già una terapia"- risponde.Aggiunge inoltre, che pensa di intraprendere alcunicorsi, riguardanti proprio questo ambito.Così dopo aver rotto il ghiaccio, conversando sullescelte professionali compiute, entriamo nello specifi-co della sua arte: vorrei sapere se si sia trattato solo di

una mia impressione che il suo modo di stendere ilcolore somigliasse a quello di Van Gogh, e glielochiedo.Mi risponde facendomi capire di aver interpretatol'arte a modo suo, secondo la sua esperienza, e diamare Cézanne e Guttuso.

"Amo i colpi di luce"- esclama a gran voce.Massimiliano Giordano si lascia ispirare da scorci divita quotidiana, dalla vista del mare, dal paesaggio,dal sole.Adora i colori accesi e vorrebbe che le sue operetrasmettessero positività.Ha partecipato a molte mostre ed è rimasto ancora-to alla sua passione.Tra le altre, vi è una tela, realizzata per un concorso,in cui raffigura Pinocchio e la Fata Turchina.La fata, più simile ai tratti di una madonna, presentai contorni indefiniti quasi a conferire un'aria "angeli-ca", ma dall'angolo opposto spunta il lungo naso diPinocchio, causa delle sue bugie, a mostrareinconfutabilmente l'importanza della verità.Poi paesaggi di natura morta e ritratti che mostrano isegni del tempo, fra i soggetti preferiti."Cosa si sente di dire ai giovani?"-chiedo."Di esprimere il sentimento, di tirare fuori ciò che siha dentro, di essere sinceri, il pubblico sa apprezzarela sincerità."Poi conclude: "Bisogna emozionare".

Sara Leone

S

N

Domenico Angilletta, “Il Profumo dei tigli”

SABATO 14 MARZO ALLE 17,PRESSO IL BAR HELIOS,L’ASSOCIAZIONE AMICI DEL LIBROE DELLA BIBLIOTECA, IN OCCA-SIONE DEL SECONDO APPUNTA-MENTO DELL’INIZIATIVA “UN TÈ CONL’AUTORE”, PRESENTERÀ “ILPROFUMO DEI TIGLI”

Scorci di vita: le opere di Massimiliano Giordano

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RIVIERA

www.larivieraonline.com DOMENICA 08 MARZO 19

L’ALB invita tutti a unoscambio aperto e

informale di libri, idee,opinioni e consigli

È proprio l'anticonformismo, l'essere fuori da schemi, scalette, il rimanere“dilettanti” (inteso come chi pratica un qualcosa per diletto, per puro pia-cere), il punto di forza di un'associazione che si costruisce sui meriti e lepeculiarità di ogni singolo membro. “Te lo do io il libro” nasce dal desiderio di scambio di libri, vista l'impossi-bilità di accedere alla Biblioteca Comunale, decentrata e confinata in unsottoscala. Per partecipare è sufficiente recarsi in Piazza Municipio alle 19(l'orario è stato posposto per via delle numerose attività culturali previsteper giorno 8 marzo) con o senza un libro da scambiare. A riscaldare la sera-ta ci saranno i consueti bracieri e le letture ad alta voce da parte di chiun-que voglia condividere una sensazione che gli è cara.

Lidia Zitara

è, nei miei ricordi d'adolescenza, un muro, in unodei versanti della ss106, prima di Bova. Ci passavospesso nei viaggi verso il paese natale di mio padre,a trovare i parenti e mi incuriosiva quella scritta“INVECE” con la “E” in mezzo scritta al contrario.Non sapevo che fosse e, disadattato come sonocresciuto, non l'ho mai scoperto prima della mag-

giore età, quando sono entrato nel giro dei musicisti.Intanto gli INVECE scrivevano un pezzo importante della storiadella musica della Costa Jonica. Dalla metà degli anni Ottantaquattro ragazzi hanno cominciato a cantare il mondo mettendoinsieme il reggae e il dialetto di Bovalino. La nostra lingua popo-lare si scopriva in grado di parlare di cose serie, di Indianid'America e di ambiente, di nucleare e di guerre, di consumismoe di manipolazione del consenso. Cose che non ti immaginavi cela facessero a resistere entro ad una lingua di paese.E ci sono stati anni in cui da Gallico a Castrovillari tutti cantavanoa memoria “Uo-Ci” o “Columbus Day”. Coraggiose e testarde, diquelle quattro anime, due sono rimaste a lottare e scrivere, negliultimi vent'anni, Peppe De Luca e Sasà Scoleri.Sasà Scoleri. Voce storica degli INVECE. Da sempre un cane sci-olto, un battitore libero. Per lunghi periodi girovago per il mondo,con cane al seguito, a cantare, voce e chitarra, nei metrò d'ogniangolo d'Occidente.In questi giorni Sasà parte, abbandona questa terra che non èstata mai generosa con i propri figli migliori. Coerente con se stes-so insegue il proprio destino in giro per il mondo, con la sua fedelechitarra.Peppe De Luca non si arrende e gli INVECE vinceranno anchequesta sfida, ma certo, un capitolo di storia si chiude qui.Un saluto lo dobbiamo, noi suoi fratelli, al grande Sasà, unarrivederci e un buon viaggio.Ciao Sasà. Buona Fortuna. Lykke Til. Boa Sorte. Good Luck.

Daniele Mangiola

elle varie fasi di questa mia vita imprevedibile e dallepoche certezze, vi sono cose molto importanti chevengono lasciate alle spalle, perse, o nella più speran-zosa delle ipotesi, sospese con un enorme puntointerrogativo che chiede: ritorneranno?Da quando abbiamo iniziato a strimpellare, nel lon-

tano 1986, ad oggi, ne è passato di tempo. Per indole non siamomai stati una band col fine di fare intrattenimento o far divertire.Ma l'urlo soffocato degli innumerevoli disagi di questa nostraterra tanto amata/odiata.Personalmente provo un enorme senso di impotenza nei confron-ti di forze maggiori che mi costringono a starne lontano, ma qui èstoria personale.

Mi piace promettere che scriverò ancora canzoni per la band; suquesto devo appellarmi a Peppe De Luca, che rimane qui e haancora tanta voglia. Tanti musicisti ci sono stati vicini in questi anni, ci hanno aiutato acrescere e li voglio ringraziare immensamente tutti: senza di loronon saremmo sopravvissuti.Continua a sostenerci Mimmo Napoli, che da decenni è lontano.Continua a sostenerci Totò Speranza che non c'è più ma la cuienergia non ha mai smesso di accompagnarci. Auguro che la sto-ria degli INVECE prosegua. Io fuori del tutto non ci sarò mai. Emi aspetto che prima o poi mi arrivino delle voci che dicano: Jesuis INVECE...

Sasà Scoleri

C’

N

“Fuori del tuttonon ci sarò mai”

Quella scritta sul murocon la “E”al contrario...

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ATTUALITÀ

La legge non le vuole più. Non le vuole quelle stan-ze del tormento. Ghetti che chiamano stanze specia-li ma che di speciale non hanno nulla. La legge nonvuole che la disabilità sia considerata un "corpo estra-neo" rispetto alla classe. La legge vuole una scuolache accolga la disabilità dignitosamente. Eppure suc-cede che la legge, che pone il sistema scolastico italia-no all'avanguardia in tema di inclusione, rimanga let-tera morta, carta straccia, belle parole. Ci ritroviamocosì armati di legge ma disarmati nell'anima, nellecoscienze, nella cultura. "Bisogna rimuovere innanzi-tutto le barriere mentali - afferma Vito Crea, presi-dente dell'associazione ADDA - quelle barriere chesi frappongono alla piena integrazione, al pienodispiegamento delle potenzialità di ciascuno". VitoCrea è il papà di Francesca, bambina autistica. C'è unlibro sull'autismo scritto da Gianluca Nicoletti, bril-lante giornalista, dal titolo "Alla fine qualcosa ciinventeremo" in cui l'autore si chiede: "Che ne sarà dimio figlio autistico quando non sarò più al suo fian-co? Mi serve ancora tempo, devo costruire qualcosaper lui". Anche Vito Crea ha quest'ambizione, anzine ha una ancora più grande: lui vuole migliorare le"distonie" di questo mondo normodotato; lotta perFrancesca ma la sua è una battaglia per tutti. VitoCrea è stanco di avere a che fare con chi se ne fregadei diritti. "Non abbiamo soldi" si sente risponderedai vari comuni della provincia reggina che mostranotutto il loro menefreghismo e la poca sensibilità neiconfronti della disabilità. "A quel punto gli sbattiamoin faccia sentenze che obbligano i comuni a ottempe-rare quello che è stabilito per legge e dove viene spe-cificato che non ci sono nè vincoli di bilancio nè nul-l'altro che giustifichi il mancato rispetto di un dirittocostituzionalmente garantito". Non c'è default che

tenga, dunque: il diritto allo studio non vuole sentirescuse.Eppure i comuni continuano a fare da semplici pas-sacarte: si limitano a inviare le pratiche alla provincia,e lì immucidiscono. Ci sono decine di scuole nellaprovincia di Reggio Calabria che non hanno assisten-ti specialistici. Tra queste Siderno. Qui la scuolamedia non è "adatta" a Dario, bambino autistico, eperciò ogni mattina - ha raccontato il servizio delTgR - la madre deve accompagnarlo ad Agnana chedista 10 km da casa sua. 20 km al giorno tra stradeimpervie e per lo più impraticabili quando piove, per-chè mancano le figure professionali che la scuoladovrebbe garantire per legge. C'è anche chi si ritrova a dover pagare di tasca pro-pria un assistente.E il conto è presto fatto: "Una psicologa prende mini-mo 12 euro l'ora, per 5 ore sono 60, per 20 giornisono 1200 euro al mese. E chi non può permetterse-la?" - si chiede Vito sdegnato. "Sa quanto stanzia laProvincia ogni anno per la disabilità nelle scuole?1000 euro e a volte neppure vengono utilizzati!".Oltre alle istuzioni bisogna sopportare anche l'incul-tura imperversante di alcuni genitori i quali, dichiaraCrea, "temono che i loro pargoli possano essere, chis-sà come, contaminati da una ragazza affetta da auti-smo". Genitori insapiens che addirittura, spesso, spo-stano i loro figli in altre scuole. Li allontanano dalladisabilità e li depongono come uova in un posto più"sicuro" per proteggerli dai "pericoli". "Ci sono poidirigenti scolastici che... legga e tremi" - continua Vitomostrandomi un botta e risposta tra lui e un dirigen-te scolastico di Bovalino. Il 30 gennaio, in vista dell'i-scrizione di Francesca alla scuola media, Vito hainviato al dirigente una lettera in cui chiedeva copia

“Le ragioni dell'orto”, è questo il titolo del-l'evento patrocinato dalla Provincia diReggio Calabria e organizzato da Slow FoodCondotta Locride che ha riunito pressol'Ymca di Siderno alcuni dei prodotti ali-mentari d'eccellenza del nostro comprenso-rio. Purtroppo assente l'Azienda agricola“Sapori Antichi d'Aspromonte” di Canolo, acausa di un grave atto intimidatorio subitonei giorni scorsi, alla quale è andata la soli-darietà di Slow Food - Condotta Locride. Vini, olio, pane, formaggi, essenze di berga-motto, agrumi, sono stati per una giornata alcentro dell'attenzione dei ragazzi delle scuo-le medie, che hanno anche partecipato atti-vamente alla dimostrazione sulla prepara-zione e composizione di un orto rialzato,sotto la guida di Lidia Zitara, nota appassio-nata di giardinaggio. L'inesperienza dei giovani è stata pari al lorodesiderio di voler entrare in contatto direttocon la terra, e di voler essere loro stessi asistemare i giovani germogli di piantine daorto. “Abbiamo scelto semi di facile e veloce ger-

“Noi tutti siamo rimasti immersi, per i primi novemesi della nostra vita, in un liquido detto amnio-tico. Dopo la nascita abbiamo scoperto che ilnostro corpo è formato al 70% di acqua. Quindil'acqua è un elemento fondamentale per tutti, inquanto esseri viventi. Allo stesso modo anche lepiante e gli animali sono fatti di acqua, e ancheloro hanno bisogno continuamente di liquidi pergarantirsi la sopravvivenza. Il motivo per cui noisiamo sulla terra ancora non è stato scoperto,quello che siamo riusciti a scoprire è che fino adoggi abbiamo compreso solo il 3% di ciò che cicirconda. C'è una cosa però che può accomuna-re tutto: la vibrazione. Dice Masaru Emoto:“tutto è una combinazione di vibrazione energe-tica”; in sintesi noi vibriamo. Vibrando generia-mo onde energetiche che si liberano nell'etere einfluenzano ciò che ci è intorno. L'intuizione deldottor Emoto è innovativa: se noi siamo fatti diacqua e l'acqua è l'elemento più importante pervivere, allora questo fluido potrebbe subire lenostre vibrazioni. Queste considerazioni lohanno portato ad eseguire esperimenti per veri-ficarlo: nell'acqua rimane traccia della nostravibrazione. In altre parole l'acqua possiede unamemoria. Masaru Emoto decise nel 1994 di pas-sare dalla teoria alla pratica prelevando campio-ni di acqua di molte parti del mondo, per poterpoi notare la differenza tra loro. Una volta con-gelati, questi campioni rivelarono l'esattezzadell'intuizione: la fotografia del campioneimmortalò la forma che l'acqua prende a secon-da della vibrazione che riceve in quel momento.Così scoprì anche che l'acqua tende a riprodur-re ciò che vede e ciò che sente.Masaru Emoto è deceduto pochi mesi fa, ma halasciato moltissime persone interessate a questoargomento, pronte a divulgare queste scoperteche spaziano dalla sfera scientifica a quella cul-

turale, passando attra-verso la fisica quantisti-ca. Molti scienziati sisono interessati allateoria di Emoto in que-sti 20 anni, tuttaviaanche chi non si occupadi scienza è attrattodall'argomento. Lacosa curiosa è stataosservare che i bambinisono coloro che mag-giormente carpiscono ilmessaggio profondoche c'è alla base di

tutto. Difatti Emoto ha passato diversi anni atenere in tutto il mondo incontri con bambinidelle scuole poiché è proprio in quell'età che,secondo lui, meglio si acquisisce la conoscenza,si impara a riconoscere l'amore e la vibrazionepositiva, per essere adulti migliori domani. Haideato e sviluppato l'Emoto Peace project: unprogetto in cui distribuire gratuitamente ai bam-bini di tutto il mondo il libro illustrato sui cri-stalli dell'acqua dal titolo “Il Messaggiodall'Acqua” . Attraverso questo Messaggio sipuò portare un vero messaggio di pace che ibambini porteranno dentro di loro finché daadulti prenderanno decisioni coscienziose per séstessi e per il mondo intero. È per questo che l'associazione territoriale“Solidarietà Calabrisi” con la coordinazionelocale di Toto Brizzi e con l'aiuto della ConsultaGiovanile di Siderno, hanno voluto promuoverel'Emoto Peace project organizzando l'evento aSiderno per sensibilizzare verso nuove frontiereculturali. Per l'occasione l'associazione ha invita-to l'Accademia dell'Acqua, ospitando uno deireferenti dell'Accademia, il portavoce per l'Italiadel lavoro del Dr. Masaru Emoto, Andrea Nitta,per approfondire insieme questo argomentoinnovativo per il nostro territorio. Il Workshop, introdotto dal Senatore PietroFuda, si è tenuto al centro polifunzionale il gior-no 28 febbraio e, nel ringraziarlo per la cortesepresenza, ha potuto sottolineare anche unaspetto importante che riguarda l'acqua, ovveroil diritto di tutti i cittadini di poterne fruire comebene pubblico e mai privato. Il 27 febbraioAndrea Nitta ha potuto svolgere una lezionepresso la scuola elementare Michele Bello, dovei bambini hanno passato una mattinata entusia-smante ad ammirare bellissimi mandala di cri-stalli dell'acqua, imparando a ringraziare l'ac-qua, le piante, gli animali e il pianeta terra. Ciòè stato possibile grazie a una bellissima e sempli-ce lezione sull'acqua eseguita come formatdidattico dell'Accademia. Si sono rigenerati divibrazioni armoniche e hanno gridato con gioiae a gran voce più volte nell'intera mattinata“GRAZIE!” a tutto ciò che al mondo esiste. Saranno i bambini di oggi ad armonizzare emigliorare il nostro Pianeta, un mondo chevuole vivere, e vivere bene.

Serena Iannopollo

Siderno e il misterodei cristallid’acqua

La legge vuole una scuola che accolgala disabilità dignitosamente. Eppuresuccede che la legge, che pone il sistemascolastico italiano all'avanguardia in temadi inclusione, rimanga lettera morta

Lidia Zitara dà voce a“Le ragioni dell’orto”

Disabilità

Scuola cieca e politica sorda:i disabili sono loro

Vini, olio, pane, formaggi, essenze

di bergamotto, agrumi, sono stati al

centro dell'attenzione deiragazzi delle scuole

medie, ai quali è stata mostrata la

preparazione di un orto rialzato.

VITO CREA , PRESIDENTE DELL’ADDA(ASSOCIAZIONE DIFESA

DIVERSAMENTE ABILI)

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DOMENICA08 MARZO 21www.larivieraonline.com

dell'Offerta Formativa, eventuale PEI (PianoEducativo Individualizzato) e schema delle attivitàche la scuola avrebbe programmato per la figlia, spe-cificando che Francesca è "un soggetto in condizionidi gravità che necessita di spazi e strumenti adeguatialla sua patologia e, inoltre, di un piano di studi diver-sificato per tempi, contenuti e metodologia". Questala risposta asettica del dirigente: "In riferimento allasua richiesta si fa presente che troverà tutte le rispo-ste al nostro sito...". Aveva ragione Vito: c'è solo darabbrividire. Tra l'altro al sito a cui il dirigente l'hagentilmente rimandato, Vito non ha trovato alcunarisposta sulle attività e l'inclusione di un alunno affet-to da autismo. Il disabile continua a essere un impic-cio, una seccatura, un problema che viene affrontatoasetticamente. "È intollerabile - dichiara l'onorevoleDieni del M5S in seguito alla denunciadell'Associazione ADDA sulle carenze riscontrate indiversi istituti - che nel 2015 i bambini disabili debba-no ancora sopportare la scarsa capacità, da parte dialcune scuole, di garantire loro un'offerta formativa einfrastrutturale che tenga conto delle loro peculia-rità". Per tale motivo ha annunciato che quantoprima condurrà personalmente un'ispezione nellescuole calabresi. È più che mai necessario superare quella concezionemalsana del "bambino problematico che disturba" epensare alla disabilità come un'occasione per i nor-modotati di sfruttare il proprio ingegno per inventar-si un mondo adattabile. Perchè sebbene il disabilepossa avere dei limiti, i più limitati nella maggiorparte dei casi si dimostrano i normodotati. E nulla sipuò fare per rimediare alla carenza di buon senso.

Maria Giovanna Cogliandro

minazione, come ceci, fagioli e altri legumi,per attrarre i ragazzi a ciò che per noi è datoper scontato, ma che per loro è una novità: ilsemplice fatto che le piante nascono da unseme. Le semenze sono certificate italiane,biologiche e senza OGM. Abbiamo portatoanche aglio rosato, tipico del Sud Italia, e ingenere ci siamo indirizzati su piante che pos-sono essere coltivate anche in contenitori, perchi non ha un orto e si deve accontentare di unbalcone. Abbiamo scelto l'orto rialzato anche per dareun'idea, a chi abbia delle difficoltà o delledisabilità, su come coltivare un orticello in uncontenitore”, così descrive la sua esperienzaLidia Zitara, collaboratrice della nostra testa-ta, su cui è apparsa la sua storica rubrica“Giardinando”. L'evento si è prolungato per tutto il giorno,con il pomeriggio dedicato ad una serie direlazioni specialistiche. Condotto dalla giornalista Maria TeresaD'Agostino, il convegno-dibattito “Le avan-guardie locali” è stato aperto da AlbertoBelvedere ( Condotta Slow Food Locride) condei saluti e una breve introduzione all'attivitàdi Slow Food. Hanno poi proseguitoFrancesco Surace (Slow Food Calabria), rea-lizzatore del primo “orto in condotta” dellaRegione Calabria, e Vincenzo Maione(Arsac), con un'ampia dissertazione sulla bio-diversità, sulle antiche varietà fruttifere dellaprovincia, e sulle mille difficoltà che accompa-gnano la realizzazione di un orto scolasticorealmente produttivo, redditizio e totalmentebiologico. Saluti da parte di Gaetano Rao, attraversoLoredana Alvaro, anche lei storica collabora-trice di «Riviera», oggi responsabile dellacomunicazione dell'assessorato all'Agricolturadella Provincia di Reggio Calabria. Conclusione in musica con un concerto dalvivo di Fabio Macagnino, presentatosi con ilsuo nome d'arte “Bioma”, che ha un forterichiamo all'ecologia e alla natura. Macagninoè stato accompagnato nell'esecuzione di alcu-ni tra i suo brani più belli e noti da GabrieleAlbanese ai fiati e Giuseppe Barcella alla chi-tarra elettrica. Si spera che questo sia il primo passo per rea-lizzare anche nella zona Locride uno o più ortiscolastici attraverso il programma Slow Food“orto in condotta”. In una zona dove le scuole chiudono per man-canza di allievi e l'insegnamento è diventatoquanto mai difficoltoso e pieno di incertezze,la realizzazione piena di un programma comequello promosso da Slow Food darebbe sicu-rezza e infonderebbe speranza e voglia di fare.

La Redazione

Non c'è crisi amministrativa che tenga: il diritto allo studio nonvuole sentire scuse. Ma i comuni continuano a fare da semplici pas-sacarte: si limitano a inviare le pratiche alla provincia, e lì immucidisco-no. Ci sono decine di scuole nella provincia di Reggio Calabria che nonhanno assistenti specialistici.

itica sorda:i disabili sono loro

Bisogna pensare alladisabilità come

un'occasione per i normodotati di

sfruttare il proprio ingegnoper inventarsi

un mondo adattabile.

“Vogliamo esaltare quelle vie che apparentementenon hanno un grande valore se non il prestigio di far parte del centro storico del paese.“Una passeggiata all'interno

del centro storico di GioiosaUn luogo assai suggestivo dell'entroterra calabrese, il centrostorico di Gioiosa Ionica di epoca Medievale, vanta numero-se vie che partono dal corso Cavour fino ad arrivare in unaampia zona collinare chiamata “Chiusa”. Ad esempio, pochisono al corrente che questa zona è stata costruita interamen-te su una rupe rocciosa. Dalla piazza del paese guardandoverso la Chiesa Matrice si possono ammirare le case adiacen-ti che sembrano fabbricate una sopra l'altra, creando unaimmagine natalizia di questo incantevole borgo, che donal'impressione di un presepe per tutti coloro che osservano.Conosciamo tutti il Castello, il Palazzo Amaduri, le Chiese, lescale di Barletta, tutti di notevole interesse turistico per tuttociò che rappresentano ma ciò che io voglio esaltare sonoquelle vie che apparentemente non hanno un grande valorese non il prestigio di far parte del centro storico del paese. Miriferisco alla via Silvio Pellico, alla via Belcastro che s'innestacon la via Settembrini; o ancora vico Conte Verde, vico sanMartino e tutte le altre alle spalle di queste. La parte piùantica del nostro paese, è un intreccio di lunghe vie e angustivicoli che ne delineano l'identità. Costituiscono la testimo-nianza concreta della complessità culturale, delle stratifica-zioni insediative e dei cambiamenti sociali che lì si sono pro-dotti e sedimentati. Il nostro centro storico possiede qualitàdiverse, ma sono tutte ricche di tracce del passato, della sto-ria del luogo, delle vite degli uomini e della gente che, in essovivono o hanno vissuto. Il borgho di antico fascino ed este-nuante bellezza, le caratteristiche botteghe artigianali, ledimore storiche, gli edifici, simbolo del potere civile e religio-so, sono un richiamo alle origini. Il nostro paese è fatto dipersone che hanno lasciato le loro impronte e che, tutt'oggipercorrendo queste strade ci raccontano una storia piena divita e sentimento.

Katia Candido

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RIVIERA

Reggio Blues. La città è sdraiata sulla riva dello Stretto come una mondana ottocentesca, sem-pre in attesa di nuovi padroni, indolente e smorfiosa, mascherando ricordi di tempi eroici dietromoine artefatte e false riscosse utili solo a tenerla viva. La natura si schiera con essa, ed è insiemegioia e condanna, un perpetuo rinnovarsi d’odio e amore, la trappola magnetica per i gonzi e iromantici, la solitudine della bellezza traviata.

Bombardieri si è presentato per il PDsenza esservi iscritto. Siamo sicuri chestesse cercando di spiegare la sua posi-zione al piddino Mimmo Bova mentreFuda, poco dietro, tendeva l'orecchiodivertito.

Calabresi pensierosi Un animale con la S…

Siderno è troppopiccola per tutti edue!!!

Orizzonti di pane

Tony Bellamina descrive così questo immorta-le scatto fatto assieme al famoso posteggiato-re de La Gru: “Io insieme a Gionni Dep e MaicolDaglas quando eravamo Marins nella 13thBrait Star - Saimer Crik”

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Sgrò! Celebre personaggio sidernese in una fotodi ormai qualche annetto fa, quando, grazie allosplendore delle sue forme sinuose, poteva conce-dersi di fare il divo da spiaggia nelle giornate dicalura!

BombardateBombardieri!

I fratelli Michele e AngeloMacrì si sono dovuti incon-trare a New York per stareassieme. Per riunire i due,evidentemente, una buonaarancia meraviglia non erasufficiente, ma serviva…una grande mela!

Calabresi lontani da casa

Capogruppod'eccellenza

Il sindaco Salvatore Fuda non è troppo contento dellenotizie che sta leggendo su Riviera, che lo rendono uncalabrese pensieroso mentre attende l'avvio dell'assem-blea al fianco di un Calabrese pensieroso.

Il grande giorno di Peppe

La Città Eterna è meta privilegiatadel turismo nazionale e internazio-nale e, ovviamente, ogni calabreseche si rispetti conosce bene lemeraviglie della Capitale, anche sel'ha visitata solo per un caffè.

Ecco in esclusiva la prima fotodei due nuovi capogruppo delconsiglio comunale di Palizzi!Non deve stupire che siano statiscelti con tanto consenso, comeresistere allo slogan: “Più biadaper tutti”?

Alle porte dei cinquan-tasette anni, VeronicaCiccone, in arteMadonna, non si decidea smettere di esibirsi.L'età, tuttavia, cominciaa farsi sentire, comedimostra questa rovino-sa caduta dal palco!

Con il senatore Pietro Fuda e il suo mentore Mimmo Panetta.Giovedì 5 Marzo, mentre la Juve veniva bastonata di bruttodalla Fiorentina, Peppe Venuto festeggiava al centro polifun-zionale il suo 41esimo compleanno al grido Pietro Fuda sin-daco, Panetta premier, ovvero: Siderno, cogli il segno delcambiamento.

Un volodella...

Madonna!

Una tigre alprofessionale

Lo stratega il braccio e la mente di una scuola chesforna occupazione, immortalati con una miste-riosa apparecchiatura che salverà la città! O levoci di una tigre che si aggira per Siderno è vera?!

Rettifica Blob 09del 01/03/2015

Chiediamo scusa all’avvocato NataleGelonese per averlo confuso la scorsasettimana con un amico dell’avvocatoFiato e precisiamo che lo stesso harispetto a loro un diverso orientamen-to politico.

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SETTIMANALE

DOMENICA 08 MARZO 23www.larivieraonline.com

Virgilio Condarcuri, Enzo Pedullà, Peppino Ricupero, Bellamina e PeppeReale in una foto storica, che li ritrae durante la grande manifestazionedel 16 aprile 1978, oggi custodita nell'archivio fotografico del ProfessorFrancesco Modafferi e gentilmente donata alla pagina di Gioiosa Jonicadal figlio Sandro.

Auguri, Rosa! Nella tanadei Lupis

I migliori auguri di buon compleannoalla bella Rosa, che raggiunge gli 85 annicircondata dall'affetto di figli e nipoti,che ci tengono a comunicare attraverso ilnostro giornale la propria gioia!

I commissari di SidernoFrancesco Tarricone edEugenio Pitaro mentre sono acolloquio con il presidentedel Consorzio di BonificaArturo Costa. Che si parlassecon lui proprio di costa e lun-gomare?

Leporace,“uomo libero”

Tassone ispiraMuià

Sono due rispettabiliDomenico e un Sergio iLupis ritratti in questa foto.Guardateli, cari sidernesi, ècosa rara trovare in dueavvocati e in un notaiocotanta, fortunata, allegriain un solo scatto!

Un agente Mediolanumdi zona si concede unafoto con il suo idolo SaraDoris, figlia del fondatoreEnnio. La sua esperienzanon sarà stata mistica,ma veramente poco ci èmancato, non lo notate?!

Una Doris di

Mediolanum

Il traguardodi Pasquale

Allegria, amici e compagnia…

Angelo Letizia ci invia questa meravi-gliosa foto di gruppo. Allegria, amici ecompagnia sembrano essere le paro-le d'ordine, a Mirto, dove si brindacon l'acqua ma si suona ottima musi-ca tradizionale!

Verso i Gates diMicrosoft!

GustandoFausto

Vincenzo Muià, artista locale di conclamatafama, cerca di esprimere al meglio il pro-prio estro facendosi ispirare dalla vicinanzadi Francesco Tassone, autore del saggionew age Ecologia dell'essere.

E sono ben 95! Grande nonnoPasquale, raggiunge questaveneranda età al fianco dellasua amata Jole, anche lei giuntaa un rispettabile traguardo loscorso 6 gennaio, quando hafesteggiato 94 anni!I più cari auguri da tutta la reda-zione di Riviera!

Da Torino al Delta del Po.Seicento chilometri in canoa.Era il 2014. Poi il ritorno nel marJonio sidernese. Allenamentoduro tutte le mattine, vasche evasche, con la fronte dritta sullagrande boa d'oriente cheannunciava l'alba del sud.Fatica, sudore e sveglia mattuti-na pagano sempre. RenatoAudino a Settembre è tornatoin Piemonte e nel campionatoregionale di canoa che si è svol-to su 5000 metri tra le spondedel lago Candia è salito sul gra-dino più alto del podio.Medaglia d'oro, baffi e capellibianchi. Congratulazione daparte della redazione.

Costa & lungomare

Da giovedì 5 marzo la Calabria vanta un nuovo,eccellente, ingegnere informatico! Le qualità delnostro Stefano saranno sicuramente messe alservizio del futuro, nella sempre dichiarata sim-patia che lo muove verso Bill Gates…

Congratulazioni al neo dottore Carnà da partedi tutta la famiglia.

Antonella Sotira, presidentedell'Associazione Ius Gustando,abbraccia Fausto Bertinottifacendo così gli onori di casadurante una cena di gala. Ilvino era già finito. Speriamo lofosse anche il pasto!

Il direttore della “filming commission”Paride Leporace ha avuto l'onore di par-lare con Morgan Freeman e snocciolarglile produzioni che hanno avuto comepanorama gentilmente offerto dallaBasilicata.

Renato Audino conquista con la sua canoa il Lago Candia

Chiacchiere daamministratori

Il sindaco Rocco Luglio confabulacon Giuseppe Fontana durante unariunione al svoltasi al comune diSiderno. Che non si rivelino partico-lari scottanti, però. GianlucaAlbanese è in agguato sullo sfondo!

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