La brochure della Strada del Vino Colli dei Longobardi

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Strada del vino Colli dei Longobardi

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la descrizione della strada, dei prodotti, del vino, dei paesi e dei pacchetti turistichi offerti.

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Strada del vinoColli dei Longobardi

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formazione che opera ad altissimo livello nel settore dell’enogastronomia: la Cast Alimenti.A Sud e a Sud-Est di Brescia le pendici del Monte Netto e della collina di Castenedolo sono ri-coperte dai rigogliosi vigneti delle aziende del Consorzio Tutela Vini DOC Capriano del Colle.Il terreno argilloso e quasi privo di calcare permette di produrre uve di trebbiano nei cloni Soave

e Toscano, per un vino bianco secco, delicato e gra-devole, mentre i vigneti di Sangiovese, Marzemino,Barbera, Cabernet e Merlot compongono l’uvaggiodi vini rossi ideali con i saporiti piatti della cucina bre-sciana ed i formaggi della zona. A Montirone il ca-seificio cooperativo produce con il latte diallevamenti associati formaggi teneri come lo Strac-chino Bresciano ed il Grana Padano, denominatorecomune di tutto il distretto. A Ciliverghe, nell’impo-nente settecentesca Villa Mazzucchelli, la FondazioneGiacomini-Meo Fiorot ha allestito il Museo del Vinoe del Cavatappi, con una collezione di oltre 2.000 ca-

vatappi raccolti in ogni parte del mondo e, accanto, il Museo della Moda e del Costume e CasaMuseo Gianmaria Mazzucchelli, con una ricchissima collezione di abiti, oggetti legati al mondodella donna, giocattoli, etc. Di recente apertura, la Pinacoteca Giuseppe Alessandra.Il marchio della Strada del Vino Colli dei Longobardi raffigura stilizzato il galletto segnaventocommissionato dal Vescovo Ramperto ad un artigiano locale per il campanile della chiesa diSan Faustino in Brescia. È un reperto conservato nella sezione longobarda del Museo di SantaGiulia, punto di partenza del nostro percorso, insieme al vigneto Pusterla che già in epoca lon-gobarda forniva il suo vino alle monache di quel convento.

La Strada si sviluppa nell’area della Provincia di Brescia. Partendo dal capoluogo si snoda a Sud-Est, per chiudersi su Brescia attraverso la zona vitivinicola posta a Nord-Est (come evidenziatonella cartina allegata). Dal castello di Brescia sul colle Cidneo, sul cui versante Nord si coltivail vigneto della Pusterla, ci si dirige verso Sud in direzione Flero, per proseguire in direzione diCapriano del Colle, Poncarale, Montirone, Monti-chiari, Castenedolo, Rezzato, Botticino e ritornare aBrescia passando per il sobborgo di Sant’Eufemia.Brescia è l’inizio e la fine del viaggio enogastrono-mico e culturale: Brescia città d’arte che orgogliosa-mente mostra l’imponenza della civiltà romana, losplendore medioevale di Santa Giulia, il vigneto ur-bano produttivo più grande del mondo: il vignetoPusterla, ai piedi del castello sotto la torre detta “deifrancesi”. È coltivato ad uve invernenga, vendem-miate tardivamente per produrre il Pusterla Bianco,unico ed esclusivo vino della città.La Strada del vino Colli dei Longobardi rappresentaun sistema strutturato di offerta turistica che ab-braccia un intero percorso e territorio in cui gli ele-menti di attrazione sono costituiti dal vino, cosìcome dal prodotto tipico, dalle attività artigianali,dal paesaggio, dalla storia, dalla lunga tradizioneculturale. I prodotti interessati dalla Strada del vinoColli dei Longobardi appartengono all’area di dueConsorzi Tutela Vini DOC: Consorzio Tutela di Botticino, che comprende i Comuni di Brescia,Rezzato e Botticino, sulle cui colline rocciose in un terreno argilloso-calcareo si coltivano vignetie Barbera, Marzemino, Sangiovese e Schiava Gentile per un vino rosso asciutto di corpo e giu-stamente tannico. Nello stesso comprensorio si possono gustare salumi artigianali da piccoliallevamenti, visitare le cave di marmo (dove in estate si allestiscono programmi culturali, con-certi, spettacoli) e la scuola di restauro che diploma esperti richiesti a livello nazionale. A Bot-ticino si può visitare un interessantissimo “Museo del marmo”, articolato in cinque sezioni checorrispondono alle fasi di trasformazione del famoso marmo Botticino Classico (impiegato, percitare solo due esempi, nella costruzione del Vittoriano di Roma e della Casa Bianca a Wa-shington). La zona è anche ricca di Santuari, come quello di Rezzato e quello di San Gallo,mete di pellegrinaggi oltre che di passeggiate. Poco lontano ha sede un importante scuola di

Strada del vinoColli dei Longobardi LA STRADA

ITINERARI A BRESCIAMonumento a Garibaldi, corso

Garibaldi, Torre della Pallata,corso Mameli, piazza dellaLoggia, piazza della Vittoria,piazza Martiri di Belfiore,Biblioteca Queriniana, Broletto,Duomo Vecchio e DuomoNuovo, piazza Paolo VI

Stazione, piazza Repubblica,corso Martiri della Libertà,chiesa di Santa Mariadei Miracoli, chiesa diSan Francesco

Palazzo Tosio Martinengo, ForoRomano, Monastero di SantaGiulia, piazza Tebaldo Brusato

Via San Faustino, Castello,Museo delle Armi, Museodel Risorgimento, piazzaleArnanldo, porta Venezia

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inaugurata piazza della Vitto-ria, significativa testimonianzadelle tendenze urbanistiche delregime fascista. Dopo la guerramondiale ebbe inizio un grandesviluppo industriale che la posefra le più importanti città italia-ne per le attività economiche.Tra i suoi cittadini più illustri èda ricordare Giovanni BattistaMontini divenuto Papa Paolo VIal quale è stata dedicata la piaz-za del Duomo.Nell’era contemporanea la partesud della città denominata “Bre-scia due” rappresenta un mo-dernissimo slancio verso il futuro.

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Brescia

Fra il limite collinare delle Pre-alpi e della Pianura Padana siammira la città di Brescia in unaposizione particolarmente favo-revole per l’insediamento urba-no e per le attività industriali,commerciali e turistiche. Abita-ta fin dall’Età del Bronzo, daiLiguri, poi dagli Etruschi e versola fine del VII secolo a.C. daiCelti, nel 27 a.C. Brixia conqui-stò il titolo di colonia romana.Al declino dell’impero divennecapitale di un ducato longobar-do (VII sec. d. C.) con re Desi-derio che fondò il Monastero diSan Salvatore (oggi di SantaGiulia). Nei suoi chiostri Ales-sandro Manzoni ambientò latragedia Adelchi, narrando diErmengarda, la sfortunata figliadel re andata sposa a Carlo Ma-gno re dei Franchi che poi con-quisterà la città. Intorno all’an-no 1000, Brescia divenne libero

Comune e partecipò alla batta-glia di Legnano contro FedericoBarbarossa.In quel periodo un suo cittadino,il frate Arnaldo fu arso sul rogocome eretico in quanto opposi-tore alla corruzione del clero.Dopo il ‘200 la città fu contesafra Milano e Venezia. Nel 1438i milanesi assediarono la città e,secondo la tradizione, l’appari-zione dei Santi patroni Faustino

e Giovita mise in fuga i soldatinemici.Nel 1512 anche le truppe france-si di Gastone di Foix assediaronoBrescia. In questo secolo i pittoriFoppa, Romanino, Moretto e Sa-voldo crearono le opere più fa-mose del Rinascimento brescia-no, conservate nella PinacotecaCivica e nelle chiese cittadine.Seguì un lungo periodo di pacedurante il quale la dominazioneveneta favorì a Brescia lo svi-luppo delle attività agricole eartigianali, come la produzionedelle armi che la resero famosain tutta Europa. Alla fine delXVIII secolo le truppe francesiguidate da Napoleone poserofine alla dominazione della Se-renissima: Brescia fece parte

li divenne più volte ministro ecapo del governo (1901-1903).Negli anni ‘30 con un esempla-re intervento di modernizzazio-ne del centro cittadino venne

Strada del vinoColli dei Longobardi BRESCIA

della Repubblica Cisalpina e delRegno d’Italia. Alla caduta diNapoleone la città entrò nei do-mini asburgici del Lombardo Ve-neto e, nel periodo risorgimen-tale durante le Dieci Giornatedel 1849, insorse contro gli au-striaci conquistandosi l’appella-tivo di Leonessa d’Italia. Dopol’unificazione del Regno italiano,il bresciano Giuseppe Zanardel-

> Trekking urbano giornatanazionale (ottobre): unturismo “vagabonding”, piùlibero e ricco di sorprese cheprivilegia i panorami, imonumenti meno conosciuti,i luoghi dove avviene la vitaquotidiana dei cittadini.

> Mille Miglia: la corsa piùbella del mondo.La leggendaria gara di autostoriche parte da Brescia tuttigli anni a metà maggio.

manifestazioni

Fonte: www.comune.brescia.it

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riali da costruzione più umili vi-de scemare l’attività estrattiva elasciò che le cave, come succe-deva a Sera e a San Gallo, di-venissero sede esclusiva di cal-chere, fornaci da calce. Venneroanche i tempi delle vacche gras-se, e fu quando Venezia utilizzòal meglio il marmo nostrano o ilQuerini diede nuovo impulsoalla Fabbrica del Duomo nuovoo le nobili famiglie bresciane sicostruirono lussuose ville nelcontado. A fasi prospere suc-cessero crisi economiche. Le ca-ve, in questi due millenni, ri-masero in funzione durante imomenti più floridi. La vita deimolti cavatori, i medolér, e del-le loro famiglie fu sempre allamercé delle altalenanti con-giunture economiche. Ma ilpaese non è e non è stato solomarmo. La ricchezza dei boschi,le distese di viti lungo i pendiicollinari e le fertili piane ai pie-di delle colline attirarono, nel

Cinquecento, numerose famigliecittadine. La convivenza tra ru-rali e nobili cittadini boriosi creònon poche frizioni e tenne la vi-ta sociale e civile delle due co-munità sul filo della rissa conti-nua. E quando alla lite vera epropria si arrivava, non di manima legale, le magistrature ve-nete erano sempre pronte a fa-vorire e tutelare i diritti di pro-prietà dei cittadini. Anche questachiusura ai forestieri fa parte del-le nostre radici...La produzione di legne del bo-sco, di vini e di olio (era pre-sente anche un’estesa coltiva-zione di olivi) e delle variegranaglie nella zona pianeg-giante davano al paeseun senso di autosufficien-

za e di benessere economicocui si aggiungeva l’attività sulmedolo e delle calchere. Era so-prattutto quest’ultima attivitàad incre- mentare le entrate deicomuni sia di Mattina che diSera, che affittavano a privatizone della collina; di questa at-tività vivevano anche la gentecomune. Il troppo citato “Cata-stico” del Da Lezze (1609-10)sostiene che nel bosco di Corno(a Sera) si raccolgono molti car-ri di legna “et si fanno anco lecalcine in quantità, sostenendo-si più di 200 persone all’anno intal esercitio”. Idem a Mattina.Ricerca di Gian Battista Muzzi

BOTTICINO

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Botticino

Non so se agli alunni delle clas-si quinte elementari hanno det-to, come si faceva una volta inoccasione dello studio dell’uni-tà d’Italia e di Vittorio Emanue-le II, che il Vittoriano o l’Altaredella Patria fu costruito con ilnostro marmo. È proprio così.Fu estratto a Botticino, a co-minciare dai primi del Nove-cento, da importanti aziende diRezzato, per interessamento econ lo zampino del brescianoZanardelli: tutto alla luce delsole, s’intende!Anche il marmo delle costruzio-ni bresciane antiche, medievalie moderne, siano esse sacre ocivili, è botticino, provenientedalle cave del corrugato territo-rio che si distende a oriente delCidneo nei comuni di Rezzato,Botticino, Virle, Mazzano e Nu-volera. Il tempio Capitolino e ilteatro romano di via Musei, ilbasamento della Pallata, il Duo-mo vecchio, il Broletto e la chie-

sa di San Francesco; la chiesa diSanta Maria dei Miracoli, il pa-lazzo della Loggia, la Torre del-l’Orologio, le mura cittadine edil castello; il Duomo nuovo...: èun elenco lacunoso dei monu-menti più rilevanti; serve tutta-via a dire, se non a magnificare,la vetustà e l’importanza eco-nomica dei nostri sedimenti cal-carei ed i benefici che le comu-nità del luogo ne hanno tratto.L’attività estrattiva a BotticinoMattina ha origini veramente

antiche e, in Brixia durante ilperiodo imperiale, i Romani co-struirono con il botticino i loropiù importanti edifici pubblici.Mai il volgere dei secoli bui conla conseguente adozione di tec-niche architettoniche e mate-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Pietra, Vino e Calze(marzo): manifestazionecon degustazioni, a curadella Pro-loco.

> Festa “Botticino Doc”la seconda domenicadi settembre.

> Mercatini di Nataleorganizzata dallaPro-loco di Botticino dametà dicembre.

manifestazioni

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L’attività della pietra fu il moto-re dell’economia del paese, ese a Botticino le cave di marmocreavano la maggiore opportu-nità lavorativa, Rezzato fornivala manodopera specializzata neltaglio e nelle rifiniture della ma-teria prima. Le chiese e gli ora-tori del paese sono un esempiodelle capacità dei lapicidi loca-li. Centinaia di paesi e un’infi-nità di chiese vantano manufattiprovenienti dai laboratori diRezzato e i muri delle più gran-

di opere pubbliche della città«stanno insieme» per la calceproveniente da Virle.Nei periodi di magra non pochirezzatesi si buttavano il saccodegli attrezzi in spalla e migra-vano in altre contrade, richiestiper la loro perizia.

Il visitatore non potrà trascurarealtri due luoghi caratteristici: ilsantuario della Madonna di Val-verde e il convento dei Cappuc-cini sul colle di San Pietro. Il 26luglio una caratteristica proces-sione porta i fedeli al santuariodove, nel laghetto, in ricordodelle apparizioni del Redentore edella Madonna (1399) buttanodei pani. Se in questo caso il fat-to, ingrandito dalla devozionepopolare, può lasciare un po’perplessi, incantati si rimane difronte al magnifico paesaggio ealla quiete del convento. Fonda-to nel 1570 con il contributo diRezzato, Virle, Nuvolera, Bottici-no, Mazzano e Caionvico è di-venuto un’oasi di pace e di cul-tura oltre che di carità neiconfronti dei bisognosi. Vi si tro-va una fornitissima biblioteca.Rezzato è un paese che è vissu-to di pietra, ma non ha trascu-rato nulla che possa riempire ilcuore e la mente dei suoi abi-tanti: fede e cultura.Ricerca di Gian Battista Muzzi

REZZATO

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Rezzato

Lo sbadato viandante moderno,chiuso nella sua scatola metalli-ca a motore, ha conosciuto Rez-zato per le code sopportate almaledetto semaforo del ponte.L’unico approccio turistico a tuttabirra è il fugace sguardo, sullastatale, alla scenografica casa de-gli Avogadro, diventata poi villaFenaroli. Rezzato merita, invece,una visita. E accurata.Cominciate dal fabbricato po-sto all’incrocio sul ponte. Erauna magnifica corte sorta nelXV secolo e ospitava un’osteriaper i meno frettolosi viandantidell’epoca. Non badate allabruttura architettonica attuale,ma cercate di immaginarvelacon i portici sostenuti da vetustipilastri e con la cucina dai sa-pori nostrani. Statue di marmodi Botticino raffiguranti le anti-che divinità pagane imprezio-sirono l’antistante giardino alla

moda; furono tolte nel primodopoguerra dai Padri Scalabriniper non costringere i pudichisguardi dei loro studenti a guar-dare le “indecorose” e marmo-ree nudità.Nella sua villa il nobile GiacomoChizzola istituì una scuola(1547) per i figli delle maggiorifamiglie bresciane affinché viapprendessero i rudimenti dellatino nella lettura dei classici.Non è dato conoscere molto diquesta istituzione. Si sa, però,che il matematico brescianoNiccolò Tartaglia vi tenne delleletture su Euclide e lo stessoChizzola vi insegnò economia

rurale in consonanza con le piùconosciute divulgazioni di Ago-stino Gallo e di Camillo Tarellodi Gavardo. Un autore sostieneche quell’accademia sia stata«la più antica accademia agra-ria del mondo, forse...».

Mentre i nobili si dedicavanoall’otium litterarum, la popola-zione aveva ben altro da fareper sbarcare il lunario. Oltre al-la coltivazione dei terreni avevacome lavoro più impegnativoquello «di cavar prede». Ai rez-zatesi vengono riconosciuti ilvanto e il merito di saper lavo-rare come nessun altro la pietra.Quando si parla di Rezzato sitende a trascurare Virle, che og-gi ne è frazione. Errore mador-nale poiché Virle era comunecon una sua peculiarità: avevadei terreni fertilissimi ed era ri-nomata per le calchére, fornaciper la produzione della calce. Idue paesi ebbero molte diatribee se le trascinarono per secoli.Né si assopirono quando il fa-scismo volle farne un unico co-mune.

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Baccquolina: passeggiando perRezzato il lunedì di Pasqua presso ilparco di Bacco e centro storico,riservata ai commercianti rezzatesi.

> Fiera del marmo e dell’antiquariato il21 giugno nel centro storico dellafrazione di Virle organizzata dallaParrocchia SS. Pietro e Paolo.

> Sagra di S. Anna il 26 luglio in PiazzaVantini, via Scalabrini e via Santuario.

manifestazioni

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cri. I beni comunali erano gelo-samente custoditi dagli abitan-ti originari, mentre i forestieridovettero lottare non poco peressere ammessi nella gestioneamministrativa della comunità;ma d’altra parte gli Statuti del1444 erano stati appositamen-te studiati e varati per la tuteladegli originari e dei loro bene-fici. Questo fenomeno, di cuiper alcuni versi si nota l’attuali-tà, non era tipico di Castenedo-

lo e teneva vivacemente in fer-mento le comunità del Brescia-no. Dovette arrivare il vento, enon solo, della rivoluzione fran-cese per risolvere il problemadei forestieri. Non si risolse, in-vece, quello della proprietà ter-riera che, di fronte al calo delleproprietà nobiliari, vide au-mentare quelle della borghesia.Il divario macroscopico è evi-denziato da Catasto austriacoche riporta il nome dei maggio-

ri possidenti: anche enti assi-stenziali erano presenti e in do-si massicce, come l’OspedaleMaggiore di Brescia e l’Orfano-trofio maschile (detto La Mise-ricordia), che in epoca napoleo-nica avevano circa 3000pertiche, che andarono aumen-tando in epoca austriaca. Con-tadini e piccoli proprietari eranocostretti alla mezzadria. I cespi-ti, che esulavano dai prodottiagricoli, derivavano dalla ba-chicoltura o da altre attività le-gate alla filanda.Un aspetto peculiare del paese fula nascita e lo sviluppo delle fran-giaie, sostenuto anche dall’ope-ra delle Madri Canossiane. Lefrangiaie di Castenedolo eranole più rinomate della provincia.Ricerca di Gian Battista Muzzi

CASTENEDOLO

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Castenedolo

Castenedolo, fin dalla nascita,fu un borgo dedito all’agricol-tura ed ogni iniziativa del co-mune fu volta a procacciarsi,nei rapporti con il monastero diS. Eufemia e della Città, la ne-cessaria autonomia ammini-strativa. Fino a quando, im-provvisamente, nel 1428, fudata al conte di Carmagnola,capitano di ventura al serviziodi Venezia. Breve fu il suo feu-do, che durò sino al 1432, al-lorquando il Carmagnola fu de-capitato a Venezia. A questopunto il Comune acquistò i be-ni dello sfortunato conte e, co-me la maggioranza dei comunibresciani, si dotò nel 1444 di uncorpus normativo, gli Statuti,editi dal Geroldi nel 1944. Seuna vicenda c’è a rendere par-ticolare la situazione di Caste-nedolo, riguarda lo juspatrona-tus concesso da Alessandro VI

Borgia, in virtù del quale il co-mune poteva indicare al Vesco-vo il nome del proprio parroco.Il periodo veneto, circa quattro-cento anni poco più poco meno,vede Castenedolo nelle stesse

condizioni nelle quali si trovanotutti i normali paesi del contadobresciano. “In definitiva, le ter-re migliori appartengono a pos-sidenti cittadini, concesse in af-fitto ai contadini che, in talmodo, riescono a ottenere ma-gri redditi aggiuntivi a quelliprovenienti dalle loro terre”,che allora erano considerate ederano, effettivamente, medio-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Festa di prima estatee festa di fine estate(giugno/settembre):rassegna delvolontariatolocale.Degustazione di piattitipici.

> Quarta di ottobre:sagra popolare che sisvolge la quartadomenica di ottobre.

> Festa patronale di SanBartolomeo (24agosto): cerimonia di

scambio delle rose edel cero fra il comunee la parrocchia,secondo un'anticatradizione. Mostra dioggetti d'arte sacrae concerti.

manifestazioni

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Fin dal 1565-66 agì, in Monti-chiari, il consorzio dei poveri (oconsorzio della carità) che, con-trariamente alle confraternitepiù attente alle necessità deiconfratelli, dedicava la sua ope-ra a tutti gli indigenti del paese.Nel 1644 era sorto anchel’ospedale, non certo voluto daVenezia, ma stimolato nelle va-rie diocesi dal Concilio Tridenti-no. L’ospitalità nell’ospedale era“offerta ai poveri e agli invalididi passaggio, verificata la realeindigenza degli avventori”. Perl’aumento dei fondi, negli annisuccessivi, l’ospedale potevanon solo “ospitare i forestieri,ma anche rifornirli di abiti daviaggio; [poteva] inoltre distri-buire elemosine ai poveri delpaese”.La carità cristiana servì a lenirela povertà generalizzata, manon a vincerla. Tuttavia i mon-

teclarensi seppero, senza alcunaiuto dello Stato, sovvenire allenecessità dei più miserevoli; co-me dire che alcuni per amor delprossimo, altri per amor proprio,altri nel tentativo di salvarsil’anima aiutarono i loro simili.Solo nel 1838 si poté inaugura-re un vero ospedale comunale,dopo aver ristrutturato la vec-chia chiesa di s. Rocco, con die-ci posti letto; durante la ristrut-turazione vi trovò la mortel’architetto Bicelli.Non si può dimenticare l’orfa-notrofio femminile, nato nel1793. L’istituto era apertoalle orfane del comune,ma anche della provinciaed era finanziato dalleoblazioni spontanee dei

benefattori. Da ricordare Igna-zio Palazzi che s’era impegnatodal 1798 a versare la rilevantesomma di 500 scudi bresciani,pari a 1.450,61 lire annue finoalla sua morte, che avvenne nel1810.Che spettacolo ha saputo offri-re quella gente di Montichiari!Saprà, quella di oggi, cammi-nare per la strada tracciata? Aquel punto varrà la pena di ri-trovarsi in piazza.Ricerca di Gian Battista Muzzi

MONTICHIARI

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Montichiari

Piace sentirmi rispondere al te-lefono: “Non è mica in casa, sa.Se vuole trovarlo, deve andarein piazza, che sarà là a chiac-chierare”. Quando cerchi qual-cuno a Montichiari, di quelli checontano s’intende, o anche ilpiù normale cittadino, che an-che quello conta come gli altri,bisogna prima passare in piaz-za Garibaldi. Ma non sapete co-sa significa poter andare inpiazza a chiacchierare? Vuol di-re avere il senso del branco, si-gnifica coltivare l’amicizia e vi-vere il paese. Montichiari èinnanzitutto questo: chiacchie-ra, pettegolezzo, amicizia, as-sociazionismo, iniziative e poiancora chiacchiere.È difficile trovare un paese conla piazza sgombra dalle mac-chine; più difficile trovare lagente che vi s’incontra. Per que-sto, al di là dei palazzi, dei mo-numenti, della ricchezza e dellapovertà la storia di un paesepuò essere scandita dalla capa-cità d’incontro e dal reciprocoaiuto. Le condizioni di vita del-la maggioranza degli abitantidel paese sono sempre stateprecarie, dipendenti com’eranodalla produzione agricola; poi-ché i proprietari terrieri che po-tevano agevolmente vivere del-la terra erano pochi, gli altri

erano costretti a sopravviverenella miseria e negli stenti allamercè della carità o della lungi-miranza del Comune che, nel1554 distribuì ai cittadini piùpoveri circa 8000 piò di terra.Questo fatto contribuì a toglie-re dalla miseria parecchie fami-glie ma, a causa di alcune spe-culazioni, favorì anche l’arric-chimento di altre.Nel Seicento, dopo un periododi magra, non solo dal punto divista economico ma anche perla grave morìa causata dalla pe-ste, si creò, per alcuni, un certobenessere con l’avvento del-l’attività serica, che avrebbe fat-to di Montichiari uno dei mag-giori centri, con Chiari, in quelsettore. L’avvento dell’industriae la concentrazione della terranelle mani di pochi ricchi non

migliorarono le condizioni di vi-ta di quella metà del paese cheviveva di stenti. Solo la chiesa ele sue organizzazioni laichehanno saputo venire incontro aquesti bisogni. La Serenissima egli altri principi che prima di leiavevano posseduto la Bresciananon guardavano certo alla po-vertà e alla miseria della gente;se ne preoccupavano solo perpoter estorcere più tasse.

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Fiera di San Pancrazio.Maggio MedioevaleMonteclarense: sabato edomenica precedente esabato e domenicasuccessive al 12 maggiodi ogni anno.Rievocazione medievalenel castello Bonoris,nelle Piazze e nelle viecon mercati, prodottitipici e artigianato.

manifestazioni

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ne” sostiene che tra la fine delSettecento e gli inizi dell’Otto-cento, “a Montirone sono suc-cessi due fatti importanti: nel1799 gli Austro-Russi, in guer-ra contro i Francesi, hanno sac-cheggiato casa Lechi dove poinel 1805 l’Imperatore e Red’Italia Napoleone Bonaparte èospite dei suoi generali contiGiuseppe, Teodoro ed AngeloLechi”.E che cosa avrebbero guada-gnato gli Austro-Russi a sac-cheggiare le casette della po-vera gente? E dove potevaalloggiare Napoleone se nonnel maggior palazzo del pae-se? L’unico fatto importante, for-se, è che la famiglia dei contiLechi si sia messa al serviziodelle idee di Libertà, Fraternitàe Eguaglianza, propugnate dal-la Rivoluzione francese.

La presenza dei Lechi in paesenon fu, tuttavia, opprimentecome avveniva nel vecchio re-gime o come, nei secoli prece-denti, era stata quella degliEmili, che si estinsero verso lafine dell’Ottocento. L’unifica-zione dell’Italia e l’avvento delnuovo Regno non modificaronole condizioni economiche dellamaggioranza della popolazio-ne: mezzadri, salariati, brac-cianti, giornalieri; tutta genteche guardava in cagnesco il pa-drone o il fittavolo per vincerela lotta della sopravvivenza persé e per le proprie famiglie.Neppure il fascismo, checchéne pensi la solita “Piccola sto-

ria” che parla di Mussolini co-me di colui che “riorganizza loStato, … procede senza osta-coli nei programmi di risana-mento, promuove l’istruzionepubblica, l’assistenza sociale,le regole per il lavoro e lo svi-luppo industriale…”, riesce adare risposte soddisfacenti aibisogni dei contadini. Questasituazione di conflitto, talvoltaanche aspro, per il pane conti-nuò fino alle estreme conse-guenze dello sfinimento dellaclasse salariata che dopo gliAnni Sessanta s’era arresa an-che di fronte all’avanzata del-l’industrializzazione.Ricerca di Gian Battista Muzzi

MONTIRONE

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Montirone

È lontano il tempo in cui la so-la vista dell’imponente moledella villa Lechi, a Montirone,suscitava sentimenti di sogge-zione e di dipendenza negli abi-tanti del borgo; come svanitanel nulla è la secolare suddi-tanza di molti coloni e brac-cianti verso i conti Emili feuda-tari, della terra a nord delpaese, che erano arroccati nel-la loro torre costruita su unacollinetta artificiale nel 1404 daFilippino degli Emili.Questi due simboli del poterefeudale stanno, ormai in disar-mo e adibiti ad usi più pacifici,l’uno di fronte all’altro separatidal Naviglio, che Berardo Mag-gi, vescovo e signore della città,volle costruire nel sogno di ave-re un canale navigabile fino al-l’Oglio per irrigare le campagnee attraverso il quale far fluitarei legnami. Rimase un sogno per-ché ancora all’inizio del Seicen-to le acque del Naviglio, allorachiamato la Serioletta, serviva-no “solamente per adacquarela campagna”.Ben altrimenti andavano gli af-fari nel Trecento quando dal ga-staldo di Montirone il vescovoincassava cospicue somme pervendite di calcina e mattoni omontoni, tori, cereali, lana, lar-do e formaggi. Successivamen-

te la curia vescovile subinfeudòle sue terre alle nobili famigliedei Fregosi, dei Malvezzi e degliArrigoni.Raccontato in questo modol’inizio della vicenda millenariadi Montirone indurrebbe a cre-dere che su queste terre vives-sero solo nobili feudatari; in re-altà costoro, con le lorofamiglie, vivevano in città e at-traverso coloni e massari gesti-vano i tremila piò del territorio“con buona entrada”, affermaGiovanni da Lezze nel suo Ca-tastico bresciano (1609-1610).Ma neppure i massari e i colonierano in grado, da soli, di farfruttare questi terreni. E chi al-tri, allora, lo faceva? Ecco final-mente venire alla luce del sole edella storia la “gente” di Mon-tirone; coloro che lavoravano lacampagna altrui; coloro che,servi della gleba prima e gior-nalieri o braccianti poi, hanno

dato corpo alla primitiva comu-nità; gente di cui non conoscia-mo i nomi ma dei quali sappia-mo le fatiche del vivere e delmorire. Forse neppure quelle.Le possiamo solo immaginare.Ai conti Emili, che spadroneg-giavano nel paese, era dato an-che di scegliere il rettore dellachiesa, insieme con gli altri pro-prietari terrieri; ogni tanto simostravano generosi facendoqualche offerta, ma non perquesto sono stati considerati,dalla popolazione, dei grandibenefattori.All’inizio del Settecento il ve-scovo di Brescia concede in feu-do alla famiglia dei Lechi le ter-re a sud del Naviglio e, in unadecina d’anni, dopo aver affi-dato all’architetto Antonio Tur-bino i lavori, la trasformano inquella meraviglia ch’è attual-mente il palazzo Lechi. Ancora“La piccola storia di Montiro-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Chiesa parrocchialededicata aSan Lorenzo,San Gordiano eSan Floriano.

> Torre degli Emilj.> Palazzo dei contiLechi.

luoghi di interesse

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Botticino MontichiariRezzato Castenedolo Montirone Capriano del Colle Poncarale FleroBrescia

I COMUNIDELLA

STRADA

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ziali e un orfanatrofio. Nel 1534acquista, in quel di Borgo Pon-carale, una proprietà di 68 piò“di buona terra aradora” e uncasamento per sé ed il massaro,che dovrà lavorare la terra. In-segnamenti mutuati dall’anti-chità e suggerimenti provenien-ti da altri agronomi gli permet-tono di creare un’azienda mo-dello in cui si alternano le colti-vazioni e la produzione vieneincrementata. Fino al 1556, an-no in cui vende la proprietà e sidedica alla stesura dell’operache lo renderà famoso, le “Die-ci giornate della vera agricoltu-ra e piaceri della villa” (1564),che divennero, nel 1566, Tredi-ci e, nel 1569, Venti. La sua fa-ma si diffuse tra i nobili pro-prietari, ma più che i suoiconsigli sulla conduzione dellacampagna seguirono i piaceridella villa; i piccoli coltivatori,troppo legati alle antiche tradi-zioni agricole, ai quali si rivol-geva, invece e negli stessi anni,l’opera “Ricordo d’agricoltura”del Tarello, lasciarono cadere isuggerimenti del Lonatese, chetrovarono maggior fortuna neipaesi del Nord Europa.Sul territorio del paese, pressola locanda delle Chiaviche ge-stita dai Moro, ebbe luogo la fa-mosa “pace di Bagnolo” il 4-7agosto 1484, presenti i princi-pali capitani di quel tempo, ilduca di Calabria e Lodovico ilMoro, R. Sanseverino e R. Gon-

zaga ecc. Ancora oggi una lapi-de scolorita ricorda il fatto.E se altri personaggi e fatti valla pena di ricordare è bene ac-cennare alle due sorelle Girelli,benefattrici che il paese non di-mentica e anche il patrimonioartistico nella parrocchiale diBorgo, che annovera tra i suoidipinti un San Rocco del Mo-retto (1498-1554), una pala di

G. Rottini (1797-1858) ed unaMadonna con Bambino del Laz-zarini (1710-1801).Poncarale condivide con Ca-priano del Colle la lieve alturadel Monte Netto, sulle cui pen-dici i nobili amavano praticarela caccia alla volpe e misurarsiin duelli ippici; più vicino a noiallegre brigate risalivano lestrette viuzze per le tradiziona-li ottobrate a base di polenta euccelli, innaffiate con il rossodel Monte.Quei rossi, oggi hanno ottenu-to la denominazione di originecontrollata (doc).Ricerca di Gian Battista Muzzi

PONCARALE

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Poncarale

Formavano il comune di Ponca-rale due separati agglomeratiabitativi, ma oggi non c’è solu-zione di continuità tra Poncaralee il suo Borgo. Se la collocazionedella sede municipale dovessedipendere dal peso demografico,invece che dalle vicende stori-che, si potrebbe ricordare che,dal dominio veneto fino ai nostrigiorni, la cosiddetta frazione hasempre uguagliato, se non su-perato, il centro. Nel 1580 Borgocontava 300 abitanti, nel 1658ne aveva 425 contro i 350 diPoncarale; nel 1852 Borgo con isuoi 650 abitanti superava Pon-carale che ne aveva 482; attual-mente saremo sui 1600 abitan-ti in entrambi i centri. In forza diquesta situazione all’inizio del

secolo scorso una certa frondaseparatista fece sentire la suavoce e continuò fino al 1923quando, nel gennaio, tra le op-poste frazioni si scatenò una ris-sa con randellate furibonde; pe-rò tutto rimase come prima.Anzi, con il Regio Decreto dell’11novembre del 1928, a Poncara-le veniva aggregato anche il co-mune di Flero; altri tumulti e pro-teste, ma tutto venne tacitatodall’intervento dei carabinieri.Flero tornò ad essere comuneautonomo solo nel 1956.Muovendosi sull’estesa plagadel territorio comunale si pos-sono trovare i segni antichi diuna passata agricoltura nel ca-scinale delle Ferramondine, nelfienile Mazzola e nel fienile Tea-tro. Più fertile la campagna diBorgo con strutture agricole i cuinomi derivano dalle nobili fami-

glie insediatesi su questa terranei secoli XV-XVI: sono i due Ber-teroni, il Finiletto, il Malfatto, ilBona, l’Emilia, la Nassina e laMonfanina. Nel 1609-1610 ri-sulta che gli abitanti di Poncara-le, 400 in tutto “senza entrate” edistribuiti in settanta famiglie,avevano pochissima terra a di-sposizione e dovevano lavorarequella delle “benemerite casateche alla nobiltà avita sepperounire l’amore alla terra e alla vi-ta semplice della campagna”,come scrive, con disusato sensodi reverenza verso i nobili,l’estensore della voce “Poncara-le” sull’Enciclopedia bresciana.Simbolo di questo amore per laterra è Agostino Gallo (1499-1570). Nato a Cadignano in fa-miglia benestante, si dedica aglistudi a Verolanuova ed a Quin-zano; in città frequenta GiacomoChizzola, gli Averoldi e i Luzza-go. Nel 1520 conosce s. AngelaMerici e nel 1532, dopo essersifatto amico di Girolamo Emilia-ni, crea con lui opere assisten-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Artisti in Rocca (da metàgiugno a metà settembre):eventi, commedieteatrali, cinema pergrandi e bambini. Ultimadomenica di agosto: toroallo spiedo e vini locali.

> Gara non agonistica sulMontenetto (ultimadomenica di maggio).

> Via Crucis vivente:Passione di Cristo(domenica delle Palme).

manifestazioni

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cie di chiostro dove il rumoredelle macchine si mescolavacon i canti religiosi.A Capriano, invece, diede degliapporti economici per organiz-zare l’oratorio maschile e fem-minile, fece ricostruire l’altaremaggiore, l’altare e la statua dis. Luigi. Non solo; quando com-parve il colera Paola Di Rosa futra gli ammalati del paese. Nelsuo palazzo, nel 1908, fu aper-to un asilo e una scuola di la-voro e, nel 1935, l’ospedale ge-riatrico “Paola Di Rosa”.Ultima divagazione più prosai-ca. Negli ultimi anni la costan-za, l’industriosità e l’intelligen-za degli agricoltori caprianesiha saputo far conoscere i pro-dotti vitivinicoli della zona intutta l’Italia, riuscendo ad otte-nere il marchio DOC e la zona diproduzione tipica. Si aggiungecosì alla gloriosa tradizionetamburellistica questa spumeg-giante nuova gloria. Ad multosannos!Ricerca di Gian Battista Muzzi

CAPRIANODEL COLLE

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Caprianodel Colle

Quasi tutti i paesi che circonda-no la città di Brescia, fin dal sec.XV, furono oggetto dell’atten-zione dei nobili e dei mercanticittadini, che investirono i loroguadagni in terreni e ville di-ventando i padroni della mag-gioranza dei terreni. Capriano,con il suo colle, i suoi boschi ele sue campagne fertili. Castel-li, torri di difesa e case di vil-leggiatura abbellivano il pae-saggio caprianese a tal puntoche Agostino Gallo, cinquecen-tesco mercante di pannilana escrittore di cose agronomiche,decise di ambientare il dialogosull’agricoltura tra i suoi duefantastici interlocutori nella Tor-razza di Capriano.Non sempre, però, alla bellezzadel luogo corrisponde la tran-quillità di vita degli abitanti e laloro migliore condizione econo-

mica. I dati che abbiamo a par-tire dal sec. XVII ci offrono unquadro piuttosto significativo:la maggioranza dei terreni, i mi-gliori e quelli che possono es-sere irrigati, si trovano nelle ma-ni delle poche famiglie ricche.Avere un bosco di 166 piò co-me la famiglia Bellasi, allora,significava possedere legnameda costruzione, aver l’opportu-nità di cacciare (diletto dei no-bili) e introiti dalla gente che vipoteva raccogliere legna da ar-dere: un bel patrimonio. Poichédovettero bonificare parte diquelle terre per farle fruttare, ilGuerrini li definisce una dellefamiglie più benemerite del-l’agricoltura bresciana. La ric-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Cibo - Vino (giugno).> Festa della Madonnadella Neve (fineluglio).

> Festa dell’uva e delvino (terza domenicadi settembre).

> Festa del Novello(terza domenica dinovembre).

manifestazionichezza iniziale derivava loro dalfortunato commercio di stoffee tappeti che avevano svoltoda secoli in quel di Bellagio.La maggioranza degli abitantilavorava alle dipendenze deinobili come massari, mezzadri ogiornalieri, con la vita che neconsegue, o coltivava i piccoliappezzamenti di terra che erariuscita a conservarsi o a com-prarsi.Non si può, però, parlare di Ca-priano senza ricordare il legameche la lega alla famiglia dei DiRosa e alla figura di s. MariaCrocefissa (al secolo Paola). I DiRosa provengono da Bagnolodove, nel 1454, vendono alcu-ni molini al Comune; allargano

i loro possedimenti in quel diCapriano. Qui si recano duran-te l’estate i vari membri della fa-miglia per trascorrere alcunigiorni di vacanza. E proprio quiveniva in compagnia del padreClemente e della madre la con-tessina Camilla Albani, berga-masca, insieme con la sorellaOttavia e i fratellini, anche Pao-la. Quella che poi sarebbe di-ventata Suor Maria Crocefissa,quando il padre fece costruireuna filanda ad Acquafredda e viassunse a lavorare decine digiovani della Bassa bresciana,non si era vergognata di tra-sformare lo stanzone in cui leoperaie lavoravano in una spe-

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mente, acquistarono gran partedei terreni e vi costruirono mol-te case di villeggiatura.Mentre i nobili costruivano ca-se di villeggiatura gli abitantidel paese lavoravano la cam-pagna; si offrì loro una nuovaopportunità, quella di occupar-si nelle tre fornaci che già nelSeicento erano presenti in pae-se ed erano di proprietà di uncerto Emiliano Luchino.Un paese non sarebbe tale senon avesse un santuario: cosìanche Flero ha il suo santuariodella Madonna del Carmelo. In-teressante è la sua storia. Dal1186 abbiamo notizie di unachiesetta di s. Zenone in Conte-gnaga di proprietà dei canonicidella Cattedrale della città. Deisecoli successivi conosciamo ivari rettori che officiavano inquella chiesa. Nel 1624 la chie-sa di s. Zenone viene citata co-me “Oratorio della Beata Vergi-

ne in contrada di Contignaga”;nel Settecento la chiesetta vie-ne completamente riedificata enell’Ottocento viene dotata diun buon beneficio attraverso la-sciti dei benefattori e viene nuo-vamente restaurata per operadella famiglia Albini, che vi col-locò anche la statua della Ma-donna. La popolazione riscattòla chiesetta ch’era proprietà pri-vata e la donò alla parrocchia diFlero. Tenne viva la devozione e

ultimamente l’antica chiesettaè stata dichiarata santuario del-la Madonna del Carmelo, la cuifesta cade il 16 di luglio.Vi sono terre la cui storia non hatradizioni di cultura, di grandiiniziative sociali; hanno corso iltempo senza grandi sussulti, so-lo vivendo le peripezie provo-cate dalle guerre e dalle pesti-lenze. Si direbbe che nonvarrebbe la pena di parlarne.Eppure la storia è fatta da que-sta continuità, dalla resistenzadi fronte al male e al dolore, èfatta dall’amalgama che tieneunita la comunità e dalle suetradizioni. Anche Flero ha que-sto grande bagaglio.Ricerca di Gian Battista Muzzi

FLERO

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Flero

Gli abitanti di Flero, fino a nonmolto tempo fa, erano detti iGós de Flér per l’elevato nume-ro di gozzuti tra la popolazione.Quale fosse la causa di quellafrequente tumefazione della ti-roide non è dato sapere, com’èdifficile esperire la causa delgozzo in molti valligiani dellaBergamasca. È, comunque, cer-to che Gioppino dai tre gozzinon era originario di Flero. Al-meno di questo siamo sicuri,mentre non possiamo dire al-trettanto di molti fatti e vicendeche hanno fatto la storia delpaese. Soprattutto della storiapiù antica. La terra, però, ci harestituito alcune testimonianzeromane sia nella contrada diColer che in quella di Onsato. InContegnaga fu rinvenuto uncippo funerario il cui testo, co-me quello che un genitore puòscrivere per il proprio bambinomorto, muove a compassione.

Il territorio di Flero, come tuttele città e i paesi dell’alta Italia,vide susseguirsi le varie popo-lazioni e le più diverse domina-zioni. In qualche raro docu-mento risulta il suo nome perinformarci che i suoi terreni fu-rono dati in feudo alle monachedel monastero di S. Giulia, consede in città. Dal Polittico di s.Giulia sappiamo che su questeterre vivevano e lavoravano incondizione di semischiavitù die-ci servi della gleba in due pic-cole capanne.Nel Catasto di Flero del 1819 sievidenzia una zona detta Mo-nastero situata nelle attuali pro-prietà Masetti e Zichetti fino alfosso le Muse; di quale mona-stero si tratta? È l’antica casa-

monastero degli Umiliati di s.Bartolomeo in Contegnaga. GliUmiliati ebbero un grande svi-luppo nei secc. XII-XVI, eranomolto ricchi per l’attività tessileche svolgevano e per la produ-zione di panni (pannilina) piut-tosto rustici che venivano chia-mati anche panni umiliati. AFlero, nel 1344, vivevano solonove frati due suore e alcuniservitori; pertanto il monasterofu unito a quello di s. Faustinoad sanguinem in città. Ma il no-me rimase abbarbicato alla vec-chia e rinnovata costruzione,pur senza frati.Nel Cinque-Seicento Flero eraun minuscolo centro con700/800 abitanti e le condizio-ni di vita erano legate e dipen-denti dall’andamento dei feno-meni atmosferici. La vicinanzaalla città acuiva gli appetiti del-le famiglie nobili che, lenta-

Strada del vinoColli dei Longobardi

> Festa dello Sportivo.È organizzata nelmese di settembre edura sette giorni.

manifestazioni

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ni argillosi in vigneti che godo-no di un’esposizione partico-larmente favorevole. Il colore èrosso intenso. All’olfatto si pre-senta etereo, ampio, legger-mente vinoso e caratteristico.Al gusto è secco, pieno e vellu-tato. La gradazione alcolica mi-nima complessiva è di 12 gra-di. Deve essere servito a tem-peratura compresa tra i 18 e i20 °C e si presta ad accompa-gnare piatti a base di carni ros-

se, salumi crudi e cotti e for-maggi importanti.

Capriano del Colle DOCRiserva | Il Capriano del Col-le DOC Riserva è il fior fiore del-la produzione di quest’area e siproduce con lo stesso uvaggioindicato per il Capriano del Col-le DOC Rosso. Appartiene allatipologia Riserva il vino che siainvecchiato per almeno due an-ni. Si tratta di un vino intenso,pieno, rotondo, e armonico. Lagradazione alcolica complessi-va è di 12 gradi. Si presta a es-sere servito con secondi piatti

di carne sottoposti a lavorazio-ni complesse e con formaggi in-tensamente saporiti.

Capriano del Colle DOCBianco (o Trebbiano) | IlCapriano del Colle DOC Bianco(o Trebbiano) viene prodottocon tre cloni dell’uva che i fran-cesi chiamano Ugni Blanc e cheè lamedesima selezionata e col-tivata in Lugana. Per questo vi-no si adoperano, dunque, IlTrebbiano di Soave (Lugana) e/oTrebbiano Toscano. Il colore èbianco paglierino, con riflessiverdognoli. All’olfatto si offre

Botticino DOC | Il Bottici-no DOC è un vino rosso che siottiene da uve Barbera (minimo30%), Marzemino minimo20%), Sangiovese (minimo10%), Schiava Gentile Media eGrigia (minimo 10%). Ciascunadi queste uve assolve una pre-cisa funzione: l’uva del vitignoBarbera struttura il vino; quelladel Marzemino – che è una va-rietà locale – dà colore; quelladel Sangiovese attribuisce mor-bidezza al gusto ed eleganzaall’aroma; quella dello Schiavamette l’indispensabile tocco difreschezza. Il colore rubino ca-rico, brillante e con riflessi gra-nata. L’odore è spiccatamentevinoso, etereo, pieno e roton-do. Guadagna in pregio graziea un oculato invecchiamento.Al gusto questo vino si offregiustamente tannico, pieno ecaldo. La gradazione alcolicacomplessiva minima è di 12gradi. Il Botticino DOC si servea temperatura ambiente e ac-compagna bene i piatti elabo-rati a base di carni anche mol-to saporite: dal maiale alla sel-vaggina. Per spuntini salati, losi può gustare con scaglie diformaggi stagionati e ricchi disapore.

Botticino DOC Riser-va | Si tratta del BotticinoDOC prodotto con le uve scel-te dei vigneti più antichi e conla migliore esposizione. Un vi-

no ricco e strutturato che è sta-to sottoposto ad almeno dueanni d’invecchiamento e che sipresta a essere consumato nel

periodo medio-lungo. Servito atemperatura ambiente, può es-sere accostato a spiedi, piatti dicarne ricchi di sapore e formag-gi importanti.

Caprianodel Colle DOCRosso | Il Capriano del ColleDOC Rosso si produce con uveda vitigni Sangiovese (minimo40%), Marzemino (minimo35%), Barbera (minimo 3%),Merlot e/o Incrocio Terzi (mas-simo 15%). La caratteristicapeculiare di queste uve è quel-la di essere cresciute e matura-te da piante coltivate su terre-

Strada del vinoColli dei Longobardi

I VINI DEI COLLILONGOBARDI

MERLOT | In virtù degli acini didimensioni modeste, viene chiamatoanche Merlutì. Si tratta di un vitigno afrutto nero che ha conosciuto diffusione inLombardia nel secondo dopoguerra.

SANGIOVESE | Vitigno a frutto neroviene coltivato in tutta l’area centrosettentrionale fino al comprensorio interodella Campania. Con altri uvaggicontribuisce alla produzione dei migliorivini rossi italiani. La qualità dei vini che sipossono ricavare da questo vitigno ècomunque proporzionale alla vasta eassai diversificata gamma di sottovarietàche da esso discende.

SCHIAVA GENTILE | Vitigno a fruttonero che, a quanto si può dedurre dalnome, fu probabilmente di origine slava.Altri sostengono, invece, che all’originedel nome vi sia la schiavitù cui questa viteera sottoposta dovendo originariamentedipendere da un albero tutore.

TREBBIANO LUGANA | Vitigno afrutto bianco che prende il nome dall’areain cui è stato coltivato e selezionato. Nelterritorio dei Colli Longobardi vieneimpiegato per la produzione del Caprianodel Colle Trebbiano DOC.

BARBERA | Vitigno a frutto nero,probabilmente originario del Monferrato.Sui Colli Longobardi si è ben adattato eviene apprezzato soprattutto per la suaproduttività costante.

INCROCIO TERZI | Vitigno a frutto neroottenuto da Riccardo Terzi grazie allacombinazione di Barbera eCabernet Franc.

MARZEMINO | Conosciuto anche con inomi Marsemì o Barsemi, è un vitignooriginario del Bassanese e del Vicentino,che ha conosciuto ampia diffusione inFriuli, in Emilia e in Lombardia. Lacoltivazione attuale di questo vitigno afrutto nero è limitata rispetto a un tempo,perché ha lasciato posto a vitigni comeBarbera, Merlot e Cabernet Sauvignon.

IVITIGNI

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glierino con riflessi verdognoli,profumo delicato con lievi sfu-mature aromatiche e sapore am-pio e pieno, con leggero sentorefinale di mandorla. La gradazio-ne alcolica minima complessivaè di 12,5 gradi. Deve essere ser-vito a temperatura compresa trai 12 e i 13 °C ed è adatto ad ac-compagnare aperitivi o antipastima anche piatti a base di pescedi lago o di carni bianche.

dazione alcolica minima com-plessiva è di 12 gradi. Questo vi-no deve essere servito a tempe-ratura ambiente e accompagnasalumi, formaggi e carni grigliate.

Cabernet IGT Monte-netto di Brescia | Questovino viene prodotto con uve diCabernet vinificate in purezza.Il colore è rosso rubino con ap-pena accennate note violacee.All’olfatto si distinguono i sen-tori di cannella, peperone e pe-pe. Il gusto è intenso e persi-stente, tannico come per tutti ivini derivati da uve Cabernet.Proprio quest’ultima prerogati-va ne garantisce la longevità. IlCabernet IGT Montenetto diBrescia deve essere servito a10-12 °C e si adatta ai primipiatti e ai secondi a base di car-ni rosse o selvaggina, ma è ot-timo anche con i formaggi.

Merlot IGTMontenettodi Brescia | Il Merlot IGTMontenetto di Brescia vieneprodotto con uve di Merlot vi-nificate in purezza. Il colore èrosso porpora, molto intenso.All’olfatto evoca i sentori di ci-liegia, amarena in confettura eamarena in sciroppo. Al gustospicca la tannicità tipica delMerlot, gradevole nella struttu-ra complessiva forte del vino. IlMerlot IGT Montenetto di Bre-scia deve essere servito a tem-peratura compresa tra i 10 e i

12 °C e si presta a essere servi-to con i primi piatti, i secondipiatti a base di carni rosse o sel-vaggina e i formaggi saporiti.

Chardonnay IGT Mon-tenetto di Brescia | Que-sto vino si produce dalla vinifi-cazione in purezza di uve Char-donnay. Il colore è giallo paglie-rino dorato. Il profumo è schiet-to e intenso. Al gusto rivela unabuona struttura ed è fresco, ele-gante e saporito. Lo Chardon-nay IGT Montenetto di Brescia èun ottimo vino da antipasto, daprimi piatti, da secondi piatti dipesce eda secondeportate aba-se di carni bianche. Deve essereservito a temperatura compresatra i 10 e i 12 °C.

Marzemino IGT Monte-netto di Brescia | Il Mar-zemino IGT Montenetto di Bre-scia viene prodotto con uve diMarzemino vinificate in purezza.Il colore è rosso amaranto, consfumature violacee ben evidenti.All’olfatto il vino giovane espri-me i sentori di frutta rossa, madopo un anno di invecchiamen-to si distinguono i profumi di caf-fè, cioccolato, frutta rossa in con-fettura e catrame: sono queste lecaratteristiche che accomunanoil Marzemino IGT Montenetto diBrescia ai grandi vini rossi. Que-sto vino si appresta ad accom-pagnarepiatti abasedi carni ros-se, selvaggina e formaggi.

con note floreali, delicato e gra-devole. Al gusto è secco e rive-la una struttura particolare. Lagradazione alcolica complessi-va minima è di 11 gradi. Deveessere servito a temperaturacompresa tra gli 8 e i 10 °C peraccompagnare antipasti, piattidi pesce e portate con rane e lu-mache. Si presta anche ad af-fiancare i tradizionali casonsei.

Capriano del Colle DOCNovello| Il Capriano del Col-le DOC Novello si produce conla macerazione carbonica diuve da vitigni Sangiovese (mi-nimo 40%), Marzemino (mini-mo 35%), Barbera (minimo3%), Merlot Incrocio Terzi (mas-simo 15%). Il procedimentodella macerazione carbonicaconsiste nel chiudere in botti leuve che vengono raccolte ama-no e trasportate in piccole cas-sette. L’anidride carbonica libe-rata all’inizio della fase di fer-mentazione provoca la “mace-razione” delle bucce e favoriscela liberazione di profumi assaidelicati. Il colore è rosso bril-lante, arricchito da riflessi vio-lacei. All’olfatto si riconosce peril sentore fruttato di uva frescae di piccoli frutti di bosco. Al gu-sto è fresco, rotondo ed equili-brato. La gradazione alcolicacomplessiva minima è di 11gradi. Il Capriano del Colle DOCNovello accompagna i piatti ti-pici della stagione autunnale

ed è particolarmente consiglia-to con le caldarroste.

Capriano del Colle DOCFrizzante | Questo vino siottiene dal medesimo uvaggioindicato per il Capriano del Col-le Bianco DOC. Per la sua pro-duzione vengono selezionate leuve mature al punto giusto perdare vini freschi, piacevoli,ideali da consumare giovani. Ilcolore è giallo paglierino, conmodesti riflessi verdognoli. Il

profumo è delicato emolto gra-devole. Il sapore è armonico efresco. La gradazione alcolicacomplessiva è di 11 gradi. Sitratta di un vino da aperitivo,ma anche di un ottimo soste-gno per antipasti, portate di pe-sce e altri piatti leggeri.

IGT Montenetto di Bre-scia | L’IGT Montenetto di Bre-scia è riservata ai vini che si ot-tengono da uve coltivate nel ter-ritorio dei comuni di CaprianodelColle, Poncarale, Flero eCastene-

dolodavitigni Chardonnay, PinotBianco e Trebbiano per la produ-zione di vini bianchi; da vitigniMarzemino, Barbera,Merlot, Ca-bernet e Sangiovese per la pro-duzione di vini ros-si. La zona di pro-duzione dell’IGTMontenetto diBrescia coincidequasi completa-mente con l’area diproduzione del Caprianodel Colle DOC.

I VINI DEI COLLILONGOBARDIStrada del vino

Colli dei Longobardi

IGT Pusterla Ronchi diBrescia Bianco | L’uva dacui si ricava questo vino si chia-ma invernenga (in dialetto bre-sciano Ua ‘mbrunesca) esclusi-vamente coltivata nel vignetoRonco Capretti, detto anche Po-sterla, che si trova sul Colle Cid-neo, ai piedi del Castello di Bre-scia. Questo vigneto è antichissi-mo e nel tempo ha mantenutoinalterate le proprie caratteristi-che, incluso il vitigno, stretta-mente locale. Il Pusterla Ronchidi Brescia Bianco ha colore pa-

IGT Pusterla Ronchi diBrescia Rosso|Questo vinosi produce con uve Marzemino,Merlot, Schiava, Corva, Barbera,Brugnera, Uva Uccellina e Maio-lina coltivate nel vigneto RoncoCapretti, detto anche Pusterla,che si trova sul Colle Cidneo, aipiedi del Castello di Brescia. Il co-lore è rosso rubino, con riflessiviolacei. Il profumoè intenso, conun ampio bouquet su cui dominail viola. Il saporeè fresco,consen-tori di prugna, vellutato con ve-na leggermente acidula. La gra-

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Breve incursioneeno-gastronomicalungo la Strada del Vino“Colli dei Longobardi”

Arrivo in mattinata e visita di unMuseo della Strada del Vino Colli deiLongobardi. Proseguimento presso una Cantinacon illustrazione delle produzionieno-gastronomiche tipiche della “Strada” edegustazione di vini ed assaggi delleproduzioni alimentari tipiche. Pranzo intrattoria, con degustazione di piatti tipici locali

abbinati ai vini DOC della Strada. Visita guidata sulle tracce dellacultura longobarda all’interno della città di Brescia. In alternativa visitamirata ad alcune sale del Museo di Santa Giulia - Museo della città.

Durata: una giornata

Minimo 15 persone.La quota comprende: guidaa disposizione per l’interagiornata, entrata ai Musei, inprogramma, visita condegustazione dei vini,pranzo con caffè e bevandeincluse, assicurazione.A richiesta si possonoorganizzare anche breviescursioni di mezza giornatacon pranzo o cena inclusi.

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Strada del vinoColli dei Longobardi

I percorsi che qui sono esemplificati hanno l’ambizione di offrire non solooccasioni per gustare ottimi vini ed eccellenti vivande ma, al visitatoreche lo desideri, dare la possibilità di avvicinarsi ed apprezzare le radicidel gusto del nostro vino e della nostra cucina, così profondamenteancorate a questo nostro territorio aspro e gentile allo stesso tempo.Percorsi che consentono quindi di avvicinarsi alla stupefacentebellezza delle vestigia longobarde; di cogliere le recentitracce che il duro lavoro della nostra gente ha

impresso sul terreno e sul paesaggio; di conoscere edapprezzare, attraverso la partecipazione ad incontri conprofessionisti di altissimo livello, quanto sapere vi sia in un piattotradizionale e quanta eleganza e sensibilità possa essere racchiusain una creazione floreale.Sapori e saperi che saranno valorizzati dalla generosa ospitalità deisoci aderenti alla Strada, animati da una giovialità magari un po’ schiva, cherifugge dalle cerimonie, ma che nel porgere un piatto ed un buon bicchiere divino sa immediatamente creare quel senso di benessere che si prova quandoci si sente tra amici.

PERCORSIDI BENESSERE

ASSA

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IREDES

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Potete personalizzare la Vostra visitascegliendo tra i Musei presenti sulnostro Territorio:> Museo di Santa Giulia - Museodella Città

> Visita al Castello di Brescia postosul colle Cidneo ed al vigneto piùgrande d’Europa inserito entro lemura cittadine

> Pinacoteca Tosio Martinengo> Museo della Mille Miglia> Museo del Marmo di Botticino> Musei Mazzucchelli FondazioneGiacomini Meo Fiorot: Museo deiVino e del Cavatappi; Casa MuseoGianmaria Mazzucchelli; Museodella Moda e del Costume;Pinacoteca Giuseppe Alessandra

> Museo Giacomo Bergomi diMontichiari

> Visita guidata al Castello Bonorisdi Montichiari

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PERCORSIDI BENESSERE

DOLC

EEFIORITAER

MEN

GAR

DA

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Arrivo in mattinata ed accoglimento pressoCAST Alimenti (Centro Arte Scienza eTecnologia dell’Alimento).Partecipazione ad un corso di cucinao di pasticceria di avvicinamentoall’Arte del Saper Cucinare,appositamente studiato e destinatoagli amatori ma con la qualità e laprofessionalità normalmente dedicata ai professionistidel settore. Pranzo con degustazione dei piatti preparatiaccompagnati dai vini DOC della Strada. Visita ad unaCantina con illustrazione delle produzioni eno-gastronomiche tipiche della “Strada” e degustazione divini ed assaggi delle produzioni alimentari tipiche.Accoglimento in agriturismo con cena tipica e pernottamento. Pranzo in

trattoria, con degustazioni di piatti tipici locali abbinati aivini DOC della Strada. In mattinata laboratorio floreale inagriturismo, Supportati da veri Specialisti del Settore,si propone un’attività assolutamente particolare e diindubbio fascino che è quella di “interagire con i fiori”.Si tratta di illustrare e spiegare una composizione florealedi semplice esecuzione e, successivamente, avendo adisposizione una vasta scelta di fiori e di contenitori,

eseguire a piacere e con la guida del docente una composizione floreale cheresterà a loro disposizione. Pranzo in locale tipico della Strada. Visita guidatasulle tracce della cultura longobarda all’interno della città di Brescia oppurevisita ad uno dei Musei del Territorio.Durata: due giornate

Minimo 15 persone. La quota comprende: laboratorio di cucina e di artefloreale, 2 pranzi con caffè e bevande incluse, cena tipica, pernottamento incamere doppie e triple con servizi e prima colazione, visita in cantina condegustazione dei vini, entrata e visita guidata al Museo, guida adisposizione nel pomeriggio (durante le visite), assicurazione.

Il volto gentiledel gusto lungola Strada del Vino“Colli deiLongobardi”

Facile percorsoin bicicletta lungola Strada del Vino“Colli dei Longobardi”(con bici propria o a

noleggio)

Partendo da Piazzale FossaBagni e ripercorrendo unideale itinerario dei colli

che furono luogo di insediamentodei Longobardi si prosegue per viaTurati, costeggiando il vigneto del

Colle Cidneo. Proseguendo per VialeVenezia e S. Eufemia, si percorre il primotratto del percorso segnalato della Valledel Marmo, si raggiunge Botticino, dove èpossibile visitare il Museo del Marmo etempo permettendo anche le Cave. Sostaper degustare il vino DOC Botticino conprodotti tipici, tra cui segnaliamo il mieleprodotto nelle vallate circostanti.Si prosegue quindi per la Valverde,raggiungendo il Santuario dedicato allaMadonna apparsa a un contadino nel1399 e riapparsa a due fanciulli nel 1711.Da via del Santuario, si prosegueattraversando il centro di Rezzato perarrivare a Castenedolo percorrendo laS.P. Rezzato-Castenedolo. Entrati aCastenedolo, è possibile visitare la Chiesa

Parrocchiale e la Sala dei Disciplini.Sosta presso una cantina produttricedi vini locali rossi e bianchi IGTMontenetto. Si prosegue per

Montirone, dove è possibile visitarel'Agriturismo La Fioreria beauty farm -

scuola di composizione floreale.Interessanti sono le

esposizioni floreali e ilMuseo Floreale.Da Montirone, attraversotratti di strada normalee sterrati di campagna,si raggiunge Poncarale epoi si prosegue attraversovigneti e filari per il Montenetto diCapriano del Colle. Consigliamo una sostaper degustare il vino Rosso Doc diCapriano del Colle. Si rientra a Bresciapassando per Flero. Vi consigliamo anchesoste presso le nostre pasticcerie etrattorie aderenti alla Strada.

È possibile noleggiare le biciclette.Durata: l’intero percorso dura una gior-nata, siamo a disposizione per suggerireanche percorsi più brevi (lunghezza km65). Percorso: facile, sono consigliate bi-ciclette con cambio e pneumatici robusti.Luogo di partenza e arrivo: Brescia,piazzale Fossa Bagni

La quota comprende:servizio di guida,degustazioni e visiteguidate, assistenza eassicurazione,materialeinformativo sulpercorso.

IN BICI TRA I VIGNETI DEI COLLI

Page 17: La brochure della Strada del Vino Colli dei Longobardi

Con il patrocinio di:

InformazioniASSOCIAZIONE STRADA DEL VINO“COLLI DEI LONGOBARDI”presso Solaria società cooperativaVia Andrea Del Sarto 37 - 25124 Bresciatel. 030.2312791 - fax 030.2312784www.stradadelvinocollideilongobardi.itinfo@stradadelvinocollideilongobardi.it

Per le proposte turistiche e le prenotazioniBRESCIATOUR INCOMING BY YOUTH-POINT> Piazza Einaudi 8 - Desenzano del Garda

tel. 030.9142268 - fax 030.9125521> Via A. Diaz 18/a - 25122 Brescia

tel. 030.41889 - fax 030.280135www.bresciatour.it - [email protected]

Assessorato all’Agricoltura

RegioneLombardiaAgricoltura

Condizioni generaliPer le condizioni generali dei contratti diviaggio di cui al presente programmasi faccia riferimento al sito:www.bresciatour.it oppurewww.stradadelvinocollideilongobardi.it

Brescia e dintorni. In moto sullaStrada del Vino Colli deiLongobardi (marzo): Amatoricentauri, gruppi con moto d’epocapercorrono la Strada del Vino Collidei Longobardi in un pittoresco erumorosissimo corteo... Momentidi visita e degustazioni nelleaziende della Strada.

Arrivano i Longobardi (giugno):Itinerario eno-gastronomico eculturale in pullman lungo laStrada del Vino Colli deiLongobardi. Momenti di visita edegustazioni nei Musei e nelleaziende della Strada.

Ricettario della Strada del VinoColli dei Longobardi (luglio):Presentazione, ad invito, dellenuove edizioni delle ricette.

Serate culturali: Storia deiLongobardi (autunno): Aperti alpubblico, appuntamenti diapprofondimento storico sullapresenza dei Longobardi sul nostroTerritorio. Al termine di ogniserata, degustazioni di vini eprodotti tipici.

Elenco delle manifestazioniorganizzate dalla Stradadel Vino Colli dei Longobardi