LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le...

21
Monaldo Svampa LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE

Transcript of LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le...

Page 1: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

Monaldo Svampa

LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE

Page 2: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

Monaldo Svampa, La bottega del rigattiereCopyright© 2016 Edizioni del FaroGruppo Editoriale Tangram SrlVia Verdi, 9/ A – 38122 Trentowww.edizionidelfaro.it – [email protected]

Prima edizione: ottobre 2016 – Printed in EU

ISBN: 978‑88‑6537‑516‑7

In copertina: La vela, Monaldo Svampa, Tavola computergrafica

Illustrazioni dell’autore.

Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro.Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina.

Page 3: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

Dedicato ad ogni autorecui, ignorante come un bue,soldi, intrighi e falso amore

pubblicaron l’opre sue.

Page 4: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

9

Introduzione

Chi si ritrovasse a sfogliare questo volumetto rimarrebbe se non altro incuriosito dalla varietà di forme artistiche in esso contenute. Dopo un’iniziale carrellata di prose, tra racconti, raccontini e un paio di quelli che altro non saprei definire se non “pezzi” sug‑

gestivi quanto singolari, egli si inoltrerebbe in una lunga teoria di componimenti in versi, alcuni assai lunghi e in varia guisa rimati, altri brevissimi e immediati, cui forse più si attaglierebbe la pretenziosa e assai spesso abusata definizione di poesie.

Tra tutte queste pagine scritte impossibile non notare la singolarità di svariate (quaran‑tadue in tutto) tavole fuori testo, rappresentanti disegni che nulla di reale rappresentano ma, di buon grado inchinandosi alle ineffabili regole grafiche dell’armonia compositiva, delle diversità tra pesi e spessori, delle simmetrie e asimmetrie, appagano l’occhio assai più con la loro intrinseca musicalità che d’un palese richiamo formale.

Concludono l’opera un paio di paginette di oziosi aforismi e pensieri.Il filo conduttore di tutte le pagine che compongono quello che in forma cartacea o

informatica è a questo punto sotto gli occhi del mio ascoltatore è semplicemente il ren‑dersi spunto involontario e facoltativo di altrettanto oziosi pensieri e dilettevoli conside‑razioni nella mente del lettore‑osservatore.

L’onirico, il surreale e lo stravagante ispirano per lo più i racconti, mentre i componi‑menti in versi oscillano tra il serio e il faceto, toccando temi tutt’altro che frivoli quali la vecchiezza e la morte come amene e spassose divagazioni dell’animo poetico più capric‑cioso su mosche iraconde, fidanzate bulemiche o impiegatucci sottomessi...

Insomma, uno zibaldone variegato, policromo e multiforme da cui spero il mio lettore potrà trarre qualche modesto godimento intellettuale.

Il titolo del libro trae ambiziosa origine dal racconto eponimo, che ha la curiosa, bizzarra e alquanto inconsueta funzione di fare egli stesso da introduzione letteraria e artistica a tutto il volume.

Ciò premesso e detto, non essendo mia intenzione essere prolisso, auguro senz’altro “buon libro” a tutti coloro che vorranno con esso provare a dilettarsi.

Monaldo Svampa

Page 5: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse
Page 6: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

15

Amor sacro. Una semplice fotografia

Vorrei essere pittore come mio padre, Melania.Ho di fronte a me una tua fotografia… tua, nel senso vero e proprio, perché sei in essa rappresentata, o meglio in essa ti rappresenti… artista e modella al contempo.

Tutta giocata su delle tonalità di verde, rappresenta una fanciulla delicata, intenta… in un gesto malizioso e innocente insieme… un nulla.

Quanto desidero in questo momento possedere la tavolozza di un pittore formidabile per esprimere con efficacia quei verdi… impastato con del giallo caldo quello della stoffa della poltrona, con azzurro quello della tappezzeria retrostante, ma… più di tutto, quello ineffabile, inesprimibile e sensuale… caldo… caldo, capisci?...riflesso ovunque sul corpo morbido della modella, accoccolata e assorta. Indossa un corpetto color rosso magenta scuro… guarda caso, il complementare… di quei verdi…

Il corpo della ragazza è incorniciato esso stesso come un quadro prezioso dalla spalliera in legno della poltrona… un legno bruno… Ancora un colore caldo.

Cosa emana quella immagine?...Magia?... Perché mai trasuda tanta femminilità?...e quell’afrore deliziosamente pungente di felinità… di una gatta che si lecca… come le donne di Degas?

E poi… ma sì, lascialo dire senza pudore, Toulouse Lautrec ti avrebbe potuta dipingere così, non osando neppure profferire un titolo…” riposo nel bordello” … ma esalandolo appena con soffici pennellate a olio.

O è il corpo verdognolo della misteriosa e conturbante indovina di Kees Van Dongen?...gli occhi sono anch’essi grandi… le ciglia marcate.

No.Ancora del colore… quei puntini rosa… le labbra schiuse, lo smalto sulle unghie della

mano; piccoli tizzoni che covano sotto la cenere.Non c’è nulla… nulla, solo fantasie malate di scrittore, tisiche e febbricitanti come quelle

di Aubrey Beardsley in “Venere e Tannhauser”, di disegnatore invidioso di quei colori con pretese di cultura e intellettualità da operetta!

Ancora quei riflessi verdi… un po’ in penombra, sul tuo corpo.Da dove spunta la magia?Forse che quella ragazza è una dea del cinema?....no.Mostra qualcosa che sia illecito a vedersi?...no.Forse poco… pochissimo… ma non è lì, la magia.Come puoi dunque irretire, ammaliare con così poco, novella maga Circe?

Page 7: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

18

Oh, onorevoli foglie!

Il botolo massiccio, tozzo e sgraziato, dalle zampette stortignaccole e grosse che gli conferi‑vano un’andatura ridicolmente ondeggiante come l’ancheggiare d’una grassona storpia, il manto a chiazze nerastre e mal disposte in mezzo a un bianco peraltro sporco e malaticcio, la

coda inverecondamente rialzata a mostrar pudenda e quant’altro, muso vagamente memore delle fattezze d’un volpino, con una specie di mascherina bruno chiara intorno a occhi che emanavano perplessità e timore, e tuttavia manifestamente capaci di attrarre simpatia, mi andava seguendo e precedendo da un certo tempo, fin da quando lo avevo incontrato durante la mia passeggiata tra le campagne del paese di Villardone.

Il motivo della mia scampagnata era semplicemente quello di sgranchir le gambe e far riaffluire un po’ di sangue dal cuore alle membra, prima che le lunghe, intermina‑bili ore che ero solito trascorrere seduto alla mia scrivania mi rendessero del tutto para‑litico.

La ragione per la quale l’animaletto mi avesse accordato l’onore della sua compagnia l’i‑gnoravo e, assorto com’ero nei miei pensieri, non provavo alcun desiderio di conoscerla, sebbene avessi da tempo notato di avere un certo ascendente sugli animali.

La ridicola bestiola di quando in quando battezzava con la sua urina qualche bigio, annoiato e polveroso palo della luce in cemento, a mo’ di marcatura del proprio territorio; altre volte riservava assai più maleducatamente tale trattamento al cancello o al porton‑cino d’ingresso di qualche villetta ai lati della stradina asfaltata che andavo percorrendo, e questo è quanto per quel che riguarda il mio occasionale compagno.

La scelta di quel particolare lasso di tempo pomeridiano si era rivelata particolarmente felice per esporsi al tenero abbraccio della natura campagnola. I raggi del sole venivano fil‑trati da un più e meno spesso strato di nubi biancastre e celestine, e così potevo godere di un bel cielo azzurro e chiaro senza essere investito direttamente dal morso della canicola. La temperatura era in fin dei conti tiepida e gradevole.

Mentre il lontano orizzonte delle colline si manifestava appieno, attraverso larghi var‑chi aperti tra il fogliame d’attorno, e digradava dal verde intenso dei prati a quello più pal‑lido retrostante, fino a un verde azzurrino e scialbo, quasi confondendosi con il confine dell’aria tersa circostante, i miei pensieri oscillavano tra divagazioni filosofiche più o meno oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse degli alberi e quant’altro sfilava accanto a me lungo la stradina, solo di quando in quando disturbata nel suo sonnecchiare bitumi‑noso dal passaggio di qualche trattore diretto al lavoro nei campi, che marezzava l’asfalto di striature fangose con le sue ruote incrostate di terra, oppure rare vetture di chi come

Page 8: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

19

me voleva godere del paesaggio, ma senza impegnar troppo le gambe, o inseguiva sempli‑cemente i casi suoi.

Le persiane di legno logore, stinte e scartocciate che si affacciavano dal muro sporco e ormai quasi del tutto privo d’intonaco di un vecchio cascinale abbandonato da tempo mi parevano assistere senza poterli vedere ai miei passi oziosi, come vegliardi ciechi e stanchi, incanutiti dal troppo lungo trascorrere degli anni.

L’edera aveva nascosto sotto la sua prepotente invadenza i tronchi nudi di vecchi alberi rinsecchiti, creando, tra rami pendenti e foglie di fogge varie e diverse, eleganti e curiosi gio‑chi decorativi, che volentieri avrebbero ispirato un pittore. Nelle cortecce nodose formate da striature in rilievo, incrociate e sovrapposte nel più fantasioso e capriccioso schema che madre natura avesse potuto immaginare, si aprivano ferite bitorzolute e deformi inferte al legno da chissà chi, chissà come e quando.

Spesso la strada era bruscamente interrotta su un lato da una scoscesa parete, ritagliata dall’uomo nella collina, in cima alla quale lunghe piante dalle chiome folte svettavano, mentre vari rami pendenti davano l’impressione al viandante di camminare sotto una virente galleria naturale, e l’erba folta, i radi cespugli e le radici scoperte decoravano il ripido pendio di quella specie di alto terrapieno.

La strada prese a digradare verso la più paciosa e tranquilla pianura, si allargò legger‑mente e apparvero nuovamente sporadiche abitazioni, dietro ai cancelli delle quali i cani mi abbaiavano e latravano contro, alcuni rabbiosi e convinti, tutti compenetrati del loro sacrosanto dovere, mentre altri, palesemente svogliati, mi lanciavano contro insulti e inti‑midazioni in maniera forzosa e coatta, tanto per dimostrare ai padroni la fondatezza e la giustificazione dei loro pasti quotidiani. Così è anche tra le persone.

A un certo punto il sole dispettoso si aprì una feritoia sufficientemente ampia tra le nuvole per iniziare a martellare con il suo bollore estivo il tratto di strada che andavo in quel momento percorrendo.

Si trattava di un lungo rettilineo, ampio un po’ più d’un paio di metri, su di un fianco scortato da una fila di alberelli dalle chiome tondeggianti, a distanza più o meno rego‑lare l’uno dall’altro, le cui trine ombrose gettate sull’asfalto erano tuttavia insufficienti a ridurre la calura che da questo iniziava a sollevarsi. Il sudore cominciava a scendermi copioso dalla fronte, e sentivo il bisogno di un breve riposo prima di riprendere il cam‑mino; così, individuato un largo paracarro sotto uno degli alberelli, decisi di eleggerlo a seggio scomodo, ma ugualmente benvenuto, per la mia sosta.

Il botolo, che mi aveva elargito la sua non richiesta compagnia lungo tutto il mio cam‑mino, decise ora di fare il prezioso e l’indifferente, andando ad accucciarsi con il muso sprofondato nell’incavo delle sue zampette anteriori all’ombra di un altro alberello poco distante da quello che avevo eletto a mia temporanea dimora.

Sedetti, dunque, e lasciai che il pensiero continuasse a vagare lungo campi e orizzonti ineffabili e ignoti.

Page 9: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

28

Pavel Petrovic si trovava a una decina di passi da me circa. Estrassi dal cappotto una piccola rivoltella a tamburo, alzai il cane e chiamai, con voce stentorea: “Pavel Petrovic Smerdjakov! Voltatevi!”

Egli si sentì ghiacciare, penso, il sangue nelle vene, e ancor più quando, giratosi, guardò prima l’espressione fissa e impietosa del mio volto, poi il mio braccio destro armato solle‑varsi lentamente e puntare con decisione il suo petto.

Il viso gli si sbiancò in una maschera di terrore.– Voi, Pjotr Stepanovic?Poi, in un soffio, sussurrò: “Me l’aspettavo... Dio mi punisce.”Scoppiò in singhiozzi.– In nome del cielo, Pjotr Stepanovic, non macchiatevi di questo delitto a sangue freddo!

Non schiacciate il misero scarafaggio già sotto la punta del vostro stivale! Katia, Dio mi per‑doni la mia scellerata gelosia, dacché ella aveva scelto voi e rifiutato me, Katia Andreevna stessa non lo vorrebbe...abbiate pietà!

Come tutta risposta tesi maggiormente il mio braccio armato verso di lui. La mimica terribile, e pure indifferente, del mio viso, era invariata.

– No! No! Vi prego, io vi imploro! – gridò ancora il disgraziato portandosi le mani al volto.

Tirai il grilletto. Si udì nitido lo schiocco del cane, ma il colpo non partì.– Allora – balbettò penosamente Smerdjakov –...allora, forse...forse...volevate solo terro‑

rizzarmi. Voi...voi non potete uccidere, vero? Nuovamente io vi chiedo umilmente mise‑ricordia.

Senza mutare l’espressione del mio volto, feci ruotare velocemente con un colpo della mano il tamburo della rivoltella. Alzai di nuovo il cane e puntai la mia vittima con deci‑sione.

– Una beffa... – mormorò Smerdjakov tra i denti – una mostruosa beffa. Voi volete solo prolungare il mio supplizio!... Ma dovrete uccidere un uomo in ginocchio, mentre recita sommessamente la sua estrema preghiera.

Detto questo, cadde in ginocchio di fronte a me. Giunse le mani nell’atto di pregare e volse il viso a terra.

Lasciai trascorrere qualche interminabile secondo.“Non temere, Petruska – aveva detto lei – ci rivedremo. Ci rivedremo e avremo ancora

tantissime cose di cui parlare e su cui ridere insieme spensierati...non passerà molto tempo, vedrai, non passerà.”

Ancora qualche secondo, durante il quale percepivo vagamente il brusio della preghiera di Smerdjakov.

Quindi abbassai il braccio, diedi un’ultima occhiata al misero essere umano di fronte a me, e puntai decisamente la rivoltella alla mia tempia destra.

Tirai il grilletto.Per tutto il vicolo echeggiò un tragico colpo di pistola.Poi il rumore della fuga forsennata e sconnessa di Smerdjakov, completamente impazzito.Poi, più nulla.

Page 10: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse
Page 11: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

30

Il vuotoOmaggio a Jean Paul Sartre

Alcune persone, con aria distratta e noncurante, dirigono i loro passi verso il lato destro del marciapiede, rasentando quasi la vetrina dell’agenzia di viaggi, altri scelgono il passag‑gio più agevole e ampio, sulla sinistra, dove è situata, proprio sul bordo del selciato, la cas‑setta delle lettere, ma i più, quasi soprappensiero, e affatto intenzionati a deviare dal loro percorso originario, lo scavalcano addirittura, indifferenti.

L’uomo giace inerte, in una posa un po’ troppo forzata per essere naturale, come nel sonno o l’ebbrezza, con il braccio sinistro piegato sotto il fianco, l’altro disteso mollemente lungo il corpo, il palmo della mano rivolto verso l’alto come in una muta richiesta di soc‑corso che, a quanto pare, tra l’anonimo e variegato trepestìo di passi intorno a lui, cadeva nel vuoto più assoluto.

Sono io, quell’uomo.Posso udire quello che mi accade intorno, posso quasi cogliere i pensieri delle persone

che evitano di calpestarmi, inconsapevoli persino di questo, e il motore delle automobili sulla strada, ovattato dai miei sensi paradossalmente inerti e allo stesso tempo singolar‑mente acuti, ma non riesco a vedere nulla, i miei occhi sono completamente ciechi, e quasi non percepisco il contatto del mio corpo con il lastrico sotto di me.

Sento una rabbia impotente crescermi dentro, la sensazione di vuoto nauseante e ingiu‑sto provocato da quel totale abbandono, reso ancor più insostenibile e doloroso dall’apatia sonnambula dei numerosi passanti che mi evitano e scavalcano.

Un urlo potente e disperato mi scoppia dentro, cresce e scorre impetuoso lungo le corde dei miei nervi, pervasi da quello stato letargico e strano, e mi scuote e sconquassa interior‑mente, in una lotta estrema, esagitata.

Quell’urlo pare lentamente risvegliarmi… un formicolio quasi impercettibile striscia lungo la mia colonna vertebrale, si arrampica sino alle spalle e trasmette al mio braccio destro una piacevole per quanto dolorosa sensazione di indolenzimento.

Provo a chiudere le dita della mano, lentamente, e riaprirle. Mi accorgo di riuscirci.Cerco di serrare il pugno via via più fortemente. Quell’urlo viscerale di rabbia e frustra‑

zione, furibondo e disperato, aveva evidentemente prodotto l’effetto di una scarica elet‑trica rianimatrice, e lentamente risalgo alla superficie della vita, tossendo e sputando via bocconi rancidi di indifferenza e stolidaggine umana.

Ecco: il velo si scioglie, e mi bruciano gli occhi, come se li avessi tenuti forzatamente aperti nell’acqua salata, mentre torno a vedere, dapprima come in un gioco offuscato di ombre e luci, poi sempre più nitido fino a distinguere forme e colori, quello che sta accadendo intorno a me.

Page 12: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

31

La prima cosa che percepisco, come il suono nitido e tagliente di una notizia inequivo‑cabile e dolorosa, è il rumore dei passi, così vicini alle mie orecchie, quasi a contatto con il terreno, passi cadenzati, passi affrettati, passi svogliati, passi per nulla imbarazzati, ano‑nimi e disperatamente soli.

Con il vigore delle membra, malgrado il braccio sinistro, rimasto ripiegato sotto il fianco, mi dolga parecchio, rientra in me la lucidità spietata e consapevole del pensiero, e con essa si fa largo un’idea grottesca e furente, dettata dall’assoluta necessità di sapere piuttosto che da un bisogno di rivalsa verso qualcuno o qualcosa.

Sopra di me i passanti continuano a scavalcarmi.Posso vedere la prospettiva inusuale e fugace delle loro gambe, e l’azione supera in quella

la velocità del pensiero, sbaragliando i perché e le logiche alla base di qualsiasi comporta‑mento animale.

La mia mano scatta fulminea verso l’alto, e si richiude come una fredda e impietosa tena‑glia d’acciaio, affondando nel cavallo dei pantaloni del tizio che sta oltrepassando il mio corpo disteso sul marciapiede.

Percepisco la consistenza dei testicoli dell’uomo tra le mie dita, e li stringo in una morsa con la medesima disperazione di quell’urlo di rabbia frustrata che mi aveva riportato alla luce; qualcosa pare disfarsi nella mia mano, come acini d’uva marcia.

L’uomo non trova neanche il fiato di urlare. Il dolore lancinante lo fulmina come un ictus repentino e letale, e mi crolla addosso pesantemente, senza emettere un lamento.

Mi sforzo di sollevarmi, di togliermelo di dosso, e mi ritrovo in piedi, accanto a lui, men‑tre la gente continua a evitarmi, a sfiorarmi senza toccarmi, scartando ora me, ora l’uomo che adesso giace al posto mio, quella gente che insegue il percorso fantasma dei suoi doveri e dei suoi disinteressi verso illusori piaceri e mete inesistenti.

Mi sposto di alcuni metri per entrare in un bar, chiedo una tazza di caffè e mi siedo a un tavolino accanto alla vetrata del locale, da cui posso vedere il corpo dell’uomo. Una came‑riera depone la tazzina sul tavolino, e mi sorride con cortesia professionale, quindi torna al banco.

Sorseggio lentamente il mio caffè, mentre il pendolo dei miei pensieri confusi continua a oscillare tra realtà e fantasie, e guardo fuori, verso la strada, quel sacco inerte di ossa e carne afflosciato sul pavimento.

Alcune persone, con aria distratta e noncurante, dirigono i loro passi verso il lato destro del marciapiede, rasentando quasi la vetrina dell’agenzia di viaggi, altri scelgono il passag‑gio più agevole e ampio, sulla sinistra, dove è posta, proprio sul bordo del selciato, la cas‑setta delle lettere, ma i più, quasi soprappensiero, e affatto intenzionati a deviare dal loro percorso originario, lo scavalcano addirittura, indifferenti.

Page 13: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

68

Perché mai dove’ morire,raggiungendo il lumicino,ed in sé stesso soffrireconscio ben del suo destino?A tal questio chi risponde?A qualcuno forse importadi quel cero che si fonde,privo di ragion di sorta?E di quella vecchia il figlioben poteva anche morire,o far fine di coniglio,senza un cero far soffrire.

Ma una cosa ti consoli,o silente e pia candela,che del fine tuo ti duoliin sul fare della sera.Creata fosti per la luce,per diffondere calore,perciò non sentirti truce,ché il tuo tiepido chiarorehai tu sparso in vero e in fedenella piccola tua chiesa,e la giusta tua mercedeti sarà alla fine resa.

Quindi è alfine il fin giocondo;è il buon fin d’ogni creatura:di far quel per cui è al mondo,inseguendo sua natura.

Page 14: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse
Page 15: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

97

Nel nome del padre

Giù fino in fondoa quell’anima pìa e bella,che in questo mondobrillò d’umile stella;

giù fino al fondodei begli occhi cilestrini,che, mai iracondo,accolse canti serafini;

sin troppo vecchio,per non dir financo antico,duro l’orecchio,e ancor poi non ti dico

quali torpori,tra membra vizze e fruste,quali malori,su gote fralgili e vetuste.

Di simile vecchiezza è onore miodar di destrezza in prova un canto a Dio,

perché l’accolga tra le braccia sue amorosequando dal volto cereo sfioriran le rose...

Page 16: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse
Page 17: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse
Page 18: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

123

Serata di fantasmi

Fra fantasmi ingrommati e opalescenti,su volta infissi da assai terrestre dio,i passi miei dubbiosi, cadenzati e lentiavanzan nello strano e stuporoso oblìo.

Fanno i lampioni a spettri e al dubbio da ricordo;le stelle, in ciel sospese tra sfioccate nubi,contagiano il cervello, il qual contrae tal morboche scorrerà poi via tra lerce fogne e tubi.

Streghe iridate da insegne al neon, ’sta sera,che l’animo frastornano, e i pensieri,in mente torpida inducon ciò che era,che forse sarà oggi, o mai fu ieri.

Persino la carogna d’un topo tumefatto,mezzo incastrata in un tombino nell’asfalto,chiede perché sia folle, e sì distratto,mentre neppur la vedo, calpesto lei e me salto.

Ombre e penombre da oscure feritoie,frammiste di sentìna all’acqua sozza;neri felini balzano fuor da caditoie,pregni d’afror di muschio, che il fiato scorcia e mozza.

Le litanie sommesse della gente,fuor dai locali dove ancor si beve,raggiungono il mio orecchio che non sente,e l’occhio, che fuor mira, e dentro vede;e implora a sé pietà in più alta Sede,di fronte a immagini sì ansiogene e nefaste,sgorgate dall’umore afoso e grevein tal serata di voglie affatto caste.D’assai tardivo vespro, grommoso di salsedine,io son l’ involontario ignaro e triste oggetto;mi sento dentro il lezzo, misto a rognosa acredine,che desta in me timor perfin d’andare a letto.

Page 19: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

135

Aforismi e pensieri

Nessun abisso è così profondo come quello in cui può sprofondare l’uomo superficiale.

Il vero artista produce la sua opera per lo stesso motivo per cui le api producono il miele.

Non vorrei mai dover rinunciare a una bella bugia in cambio di una prosaica verità.

Farsi rispettare non è un diritto.È un dovere.

Forse non ho persone con cui confidarmi, e lo faccio con la mia penna; forse non ho una donna a cui spiegare i miei sogni, e li affido alla mia matita. Forse sono un uomo fortuna‑tissimo… o forse sono il più sfortunato tra gli uomini.La solitudine non è la mancanza di una compagna, o la mancanza di un amico, oppure il non godere della simpatia di chi ci conosce, o magari ci incontra anche solo per la prima volta. La solitudine è uno stato congenito e interiore, che molti uomini hanno provato, assai difficile da sopportare se non lo si accetta.E lo si accetta solo se lo si capisce appieno, e si comprende che ogni dono che Madre Natura elargisce, per quanto bello e gradito, reca con sé invariabilmente un alto, seppure sempre equo e corrispondente, prezzo da pagare.

Una cultura vasta e disordinata trova il suo fondamento e una validità effettiva solo se associata alla scelta e alla sintesi delle nozioni acquisite in un sistema culturale e cognitivo organico e conseguente, strutturato ai fini del benessere e della salute della mente che la ospita.

Quando un popolo perde il rispetto per i suoi vecchi perde anche il rispetto per la propria memoria, e quindi di sé stesso.

Il numero 30 è tristemente ricorrente...Per 30 denari Giuda tradì Gesù Cristo; per 30 euro una donna tradisce oggi la sua femmi‑nilità e la sua dignità sulla strada.

Quando c’è tempo, c’è anche il tempo di perdere tempo...e non è affatto uno spreco di tempo.

Page 20: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

9 Introduzione11 La bottega del rigattiere15 Amor sacro. Una semplice fotografia18 Oh, onorevoli foglie!25 Il colpo di pistola30 Il vuoto33 La favola del burattinaio storpio38 La gamba di tavolino41 Il bar delle parole perdute51 Angeli caduti53 Funerale d’un amor vissuto55 I due vecchi60 I problemi della vita62 Al bar dell’angelo malfamato65 Il canto ebbro67 Il cero70 Il cuore dei poeti72 Il fauno innamorato74 Il freddo della morte76 Il girotondo78 Il mesto mestiere di impiegato80 Il muretto diroccato83 Il pessimista85 Senso, buon senso e controsenso87 Il silenzio dell’anima88 Il vecchio90 Il vecchio borsone92 Il vecchio stanco94 Inseguendo le otto e dieci96 La ballata del poeta triste97 Nel nome del padre99 La bambina e la canzone101 La finta gabbia103 La gabbia

Page 21: LA BOTTEGA DEL RIGATTIERE · oziose e l’osservazione curiosa e svagata delle cascine, le villette, i fossati con la loro alta peluria di sterpi e cespugli, le fogge varie e diverse

105 La maniglia106 Quando alla mosca salta la mosca al naso109 La noia del poeta111 La prigione del poeta113 La puttana di San Valentino115 La triste falce117 La vecchia e il suo dio119 L’amore dei poeti121 L’estrema preghiera123 Serata di fantasmi125 Pene d’amore126 Questo poi no128 Rivoli neri colmi di sangue amaro129 San Valentino132 Un dio cattivo133 Uno spicchio di sole tra le nubi

135 Aforismi e pensieri