L Quando si è sedotti dal...

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www. giallolatino.com - www. giallolatino.com - www. giallolatino.com - www. giallolatino.com - www. giallolatino.com - www. giallolatino.com Un incontro sulle oppor- tunità del Lido di Latina a ritmo di inchieste e di romanzi. Uno sguardo nel microcosmo per allargare l’occhio nell’area mediterranea. Il Lido di Latina, risorsa o rimpianto? Una biografia che sa di ro- manzo, dedicata al padre del noir mediterraneo. La Nardini ci regala un ri- tratto di Jean Claude Izzo che è già storia. Aglio, menta e Izzo in Stefania Nardini Il noir è lo specchio fe- dele della realtà, non di- storto. Ne sono la prova i romanzi crudi che hanno protagonista il commissario Cha- ritos della polizia greca. La Grecia di Markaris ai titoli di coda odor Mediterraneo 10 8 12 Tutti gli autori finalisti dei premi Il Giallo Mon- dadori, di Segretissimo e del concorso Giallola- tino, dove la narrativa è applicata al territorio. Sarannno famosi, i migliori racconti 15 3 GIALLOLATINO, SUPPLEMENTO A EGO RIVISTA, REGISTRATA AL TRIBUNALE DI LATINA N° 690 DEL 29 NOVEMBRE 1999 Un piccolo miracolo di provincia che si incastona nel quadro d’Ita- lia. Giallolatino, festival del gial- lo e del noir oltre che premio let- terario, non ambisce all’eternità ma vive di presente e di praticità tagliando la nona edizione. Quando si è sedotti dal delitto LATINA - NORMA - MAENZA IX EDIZIONE 25 . 26 . 27 SETTEMBRE Giallolatino, una IX edizione continua a pag

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Un incontro sulle oppor-tunità del Lido di Latina a ritmo di inchieste e di romanzi. Uno sguardo nel microcosmo per allargare l’occhio nell’area mediterranea.

Il Lido di Latina, risorsa o rimpianto?

Una biografia che sa di ro-manzo, dedicata al padre del noir mediterraneo. La Nardini ci regala un ri-tratto di Jean Claude Izzo

che è già storia.

Aglio, menta e Izzoin Stefania Nardini

Il noir è lo specchio fe-dele della realtà, non di-storto. Ne sono la prova i romanzi crudi che hanno protagonista il commissario Cha-ritos della polizia greca.

La Grecia di Markarisai titoli di coda

odor Mediterraneo

108 12

Tutti gli autori finalisti dei premi Il Giallo Mon-dadori, di Segretissimo e del concorso Giallola-tino, dove la narrativa è

applicata al territorio.

Sarannno famosi,i migliori racconti

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Un piccolo miracolo di provincia che si incastona nel quadro d’Ita-lia. Giallolatino, festival del gial-lo e del noir oltre che premio let-terario, non ambisce all’eternità ma vive di presente e di praticità tagliando la nona edizione.

Quando si è sedotti dal delitto

LAtINA - NorMA - MAeNzA

IX edIzIoNe

25 . 26 . 27 SetteMbre

Giallolatino, una IX edizione

continua a pag

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Festival del giallo e del noir

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Nel Cristianesimo il numero nove è simbolo del miracolo in quanto quadrato di 3, sim-bolo della trinità e del sacrificio di Cristo per la salvezza degli uomini. Nei Vangeli, Gesù crocifisso alla terza ora, comincia l’agonia alla sesta ora, e spira alla nona. Che significa questo? Che il festival Giallolatino è un piccolo miracolo all’italiana, che si riflette in una provincia e in una città, Latina, che resta irrisolta e con problematiche cronicizzate. Con la cultura e l’intrattenimento che potrebbero rappresentare un rilancio per una città che guarda interrogativa il suo domani. Se è vero che Giallolatino è l’unico delitto che lascia volontariamente traccia, ecco che in ogni edizione ciclicamente ripercorre il suo percorso tra delitti, misteri e peccati. E non è un caso che in questa edizione lo slogan è legato alla seduzione: a quella della narrativa, della tavola, della socialità e familiarità, che restano elementi fondanti del festival, mentre per la prima volta Giallolatino apre alla mediterraneità. Non ci stancheremo di ripetere, però, che il merito del successo di questa manifesta-zione resta del territorio di Latina, delle imprese, delle istituzioni, della sua gente, che hanno creduto e credono in un progetto di ampio respiro che affonda le proprie radici nel marketing territoriale oltre che in quello culturale. Tutto in nome della cultura, in-tesa come veicolo primario di promozione per una provincia che tenta di diffondere il suo patrimonio ambientale, architettonico e artistico con lo strumento della scrittura e della narrativa.Giallolatino resta narrativa applicata al territorio, che tende a promuovere la provincia di Latina in tutte le sue attrattive, in un territorio che ha un unicum turistico fonda-mentale, fatto com’è di una cultura che affonda nelle radici storiche delle antiche genti italiche e che poi riflette la favolosa avventura che fu la bonifica idraulica e la conqui-sta della terra attraverso la creazione delle città di fondazione negli Anni Trenta lungo l’Agro Pontino, non senza passare attraverso le maglie di un MedioEvo meraviglioso e misterioso, intriso di storia e leggende, che ha dominato i crinali del versante collinare.Come è prassi, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, e ritorna spesso a Latina, luogo ideale per mettere in atto un delitto perfetto. Un delitto che lascia, come è ormai tradizione da nove anni, una traccia ben visibile.

Gian Luca CampagnaDirettore Giallolatino

MedIterrANeoIl profumo dell’inchiostro

IdeAzIoNe e dIrezIoNe ArtIStIcA Gian Luca Campagna

dIrezIoNe orGANIzzAtIvA Fabrizio Forte

coordINAMeNtoSimona Mulè, Roberta Colazingari, Cesare Altobelli

StAffAnnamaria Casale, Franco Borretti, Giorgia Bernardi

IdeAzIoNe GrAfIcA Roberto Righetti

SeGreterIA deL feStIvALStefania Giovannoli

StAke hoLder Eva Pommerouge

fotoGrAfIACarmine Matarozzi

pArtIcoLArI rINGrAzIAMeNtIFabrizio Giona, Gianluca Di Cocco,

Lella Mastrobattista, Giovanna Campoli, Alessandro Vizzino, Giorgio Bastonini, Pierluigi Felli,

Graziano Lanzidei, Fabio Mundadori, Alga Madìa, Ass. Passepartout, Diego Zandel, Cesare Bruni,

Graziella Di Mambro, Franco Forte, Andrea Carlo Cappi, Biagio Proietti, Stefano Di Marino, Andrea G Pinketts,

Gianluca e Francesco Giannini, Vanessa Palatiello, Maria Rosa Porcari, Matteo Coluzzi

INfo349433269 – 3334507228 – 3491671575

tIpoGrAfIA Stampa Italiana Periodici srl . V.le E. Ortolani 33, Dragona (RM)

©egoedizioni . via pontinia 38 . Latina

StAff

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Festival del giallo e del noir

IX edIzIoNe

veNerdì 25 SetteMbre . ore 10 | IStItuto coMpreNSIvo doN MAuro cASSoNI – NorMA

veNerdì 25 SetteMbre . ore 17,30 | chIoStro Stoà . vIA ceSAre bAttIStI, 21 LAtINA

come si crea una storia (gialla)

patrizia calamia, la killer senza nome

speciali. Esordio coraggioso da parte di Giorgio Ba-stonini, commercialista, che abbandona momentane-amente i numeri e si diletta con le lettere, pubblican-do il romanzo ‘Un piemme non omologato in una storia di provincia’, un thriller ambientato a Latina, amplificando il malessere generale di una città che stenta a sottrarsi ai ricatti di una famiglia camorrista che detta legge in ogni dove. Alessandro Vizzino sin da bambino si avvicina e s’appassiona alla scrittura. ‘Sin’ è la sua prima opera edita. Esce poi ‘La culla di Giuda’, e poi ancora per Imprimatur ‘Trinacrime’, storia vera di un pentito di mafia confezionata come un romanzo, un affresco splendido dell’Italia degli anni ’80 e ’90.

Mila Ludvik è un’ assassina di professione, una vita spesa dall’altra parte del senso comune, in cui molti sono i nemici. Ed è per scoprire chi di essi l’ha col-pita nel suo più prezioso segreto che Mila decide di raccontare la sua storia in un lungo memoriale che verrà recapitato ai servizi segreti inglesi.Si ritroverà in Azerbaijan dove Ivan Zimotov, un ex agente del KGB, ha organizzato una scuola di guerra in cui addestra terroristi e soldati provenienti da tut-to il mondo. Una volta terminato l’addestramento la scuola le fornisce i primi incarichi, grazie ai quali riesce a comperare una nuova identità e ad uscire dai paesi della cortina di ferro. Nel 1984 si trasferisce ad Amsterdam dove compera un appartamento e vi impianta un ufficio con le prime innovazioni tecno-logiche. Dal 1984 viene ingaggiata dai servizi segreti di tutto il mondo per svolgere attentati e lasciare in-dizi che consentano di orientare le indagini verso la direzione voluta dal governo committente. Quando scopre di essere incinta, decide di sparire per un po’. Ma il mondo del crimine non perdona e Mila si ve-drà distruggere la vita in un attimo. La donna non ha

Gli autori incontrano gli studenti. Un must per Gial-lolatino. Nell’incontro ‘Come si crea una storia’ saranno quattro gli autori che interagiranno coi ra-gazzi: Alessandro Vizzino, Giorgio Bastonini, Fabio Mundadori e Daniela Rindi. Ecco chi sono i fanta-stici quattro. Daniela Rindi è nata a Milano e vive in provincia di Latina. Nel 2011 ha esordito con ‘Alme-no mi racconto’, nel 2012 partecipa al romanzo coo-perativo ‘Lavoricidi italiani’ per Miraggi Edizioni e scrive il romanzo noir ‘Arcobaleno Nero’, a quattro mani con Bruno Di Marco. Nel 2014 è una delle au-trici del romanzo ‘Il senso delle nuvole’, nel 2015 ecco il romanzo breve ‘E fu sera e fu mattina’. È an-che attrice teatrale e cinematografica. Fabio Mundadori, classe 66, bolognese trapiantato a Latina, è stato colpito dal morbo di Asimov. In-numerevoli racconti scritti e premiati; fra i libri che ha pubblicato l’antologia ‘Io sono Dorian Dum’ e il romanzo ‘Occhi viola’, del 2012. “Dove scorre il male” è il secondo romanzo che ha come protagoni-sta il commissario Sammarchi, un agente che lavo-rava per il Ministero degli Interni e aveva incarichi

alcuna ragione di vivere se non la vendetta. I ricordi di Mila, che in gergo è una Stone Killer ad alta pe-ricolosità, ripercorrono episodi salienti della storia moderna: dalla primavera di Praga al saccheggio del Museo di Bagdad, dalla rivolta di Marcos in Messico, agli attentati delle metropo-litane di Baku e Tokyo. Una vicenda criminale dal taglio internazionale, un’indagine alla ricerca di un colpevole, il mondo del crimine e quello dei servizi segreti. Una spy story, un giallo ma anche la vita di una donna con la sua forza e la sua umanità.

Patrizia Calamia è romana (e bionda), ma vive a Trieste da molti anni. Nella vita reale lavora per una multinazionale assicurativa da anni, mentre nel tempo libero dà stura alla sua passione, scrivendo di narrativa. Dai racconti ai romanzi fino a sconfinare negli articoli di costume. La sua passione sono le spy story e i gialli, che nascono da Trieste, città regina di frontiera e di confine. ‘La killer senza nome’ è il suo terzo romanzo.

La spia bionda

Si è imposto a livello nazionale col ro-manzo ‘Trinacrime’, storia vera di un pentito di mafia, che racconta Cosa nostra e l’Italia difficile degli anni ‘80 e ‘90.

Alessandrovizzino

Milanese, è artista a tutto tondo, legata al mondo teatrale e a quello della scrittura. Predilige il genere noir e thriller, espressi nel suo ultimo ‘E fu sera e fu mattina’.

danielarindi

Bolognese, affetto dal morbo di Asimov, ha creato la figura del commissario Sam-marchi, che vive la sua nuova avventura gialla e action in ‘Dove scorre il male’.

fabioMundadori

Commercialista, ha vinto diversi concorsi letterari finchè ha pubblicato il godibile e umoristico romanzo ‘Un piemme non omologato in una città di provincia’.

Giorgiobastonini

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occhio, arriva la banda della Migliara

delitti e mistero nella camera chiusa

«Non vorrei svelare troppo di quel che sarà La Ban-da della Migliara. Per cui non dirò nulla, o poco, in merito a cosa abbiamo pensato di realizzare, con Paolo Toselli, quando l’abbiamo scritta. Ho deciso di specificare, invece, cosa La Banda della Migliara non sarà. Perché ci aiuta a definire cosa sarà la serie, ma senza spoiler, e ci consente di evitare fraintendi-menti». Più chiaro di così Graziano Lanzidei. Così l’anteprima della serie web non sarà ispirata a ‘Ro-manzo Criminale’, seppure il nome ha un’assonanza con la Banda che terrorizzò e strozzò Roma e che ha ispirato De Cataldo e gli sceneggiatori della serie. «Anzi, se proprio abbiamo cercato un riferimento nel nome, è per agganciarci a quel filone e arrivare a smitizzare l’estetica malavitosa che proprio serie tv come Romanzo Criminale o Gomorra – non parlo dei libri o dei film, perché sono un’altra cosa – han-no iniziato a diffondere da un po’ di anni a questa parte. Rinnovando un genere, quello del giallo/noir all’italiana, che però ha portato ad un incremento di fascino per boss e capibanda che non ci piace. L’im-maginario di tutti, ormai, tende più verso Al Pacino

l’arma del delitto o l’omicida si è volatilizzato.Ne ‘Il mistero della camera chiusa nella villa dei sui-cidi assistiti’ quattro scrittori decidono di accomia-tarsi dal mondo con una morte spettacolare, degna delle trame fitte di mistero dei propri romanzi. Così, gli ottuagenari Andrea Doria, Roberto Romano, Don Marcello Calvisani e Silvano Camastri decidono di trascorrere l’ultimo weekend della loro movimentata esistenza in una placida clinica svizzera, Villa Ethica, per abbracciare nel comfort assoluto l’eutanasia assi-stita. I quattro arzilli vecchietti, riuniti nel Club degli Amici del Trapasso Anticipato, per ingannare il tempo raccontano il cruccio di ogni giallista: l’omicidio irri-solto nella camera chiusa. Fino a quando tre di loro, nell’ermetica stanza che li ospita, s’addormentano per sempre mentre il quarto, accusato di omicidio pluri-mo, svanisce nel nulla. Sulle tracce del vecchio scam-pato al suicidio si getta lo zelante ispettore Marszelai, a pochi giorni dalla pensione, che comincia a credere in un’architettura montata dai quattro ottuagenari per riscattare l’assenza nelle loro vite di un romanzo per-fetto con un delitto perfetto. Comincia così un’arguta

Da oggi anche lo scrittore Pierluigi Felli potrà avan-zare la sua candidatura a miglior giallista che si è ci-mentato nel mistero della camera chiusa, il racconto dove accade un delitto all’interno di una stanza er-meticamente chiusa dall’interno ma dove è scomparsa

di Scarface che verso Totò Riina. Non sarà una pa-rodia, perché la parodia si autolimita al rifacimento quasi esatto e contrario mentre noi volevamo essere liberi di giocare non solo col genere, ma anche col nostro territorio. Non sarà ‘pontina’, nel senso che comunemente ha preso questo aggettivo nell’arte, cioè non sarà autoreferenziale, perché volevamo che il nostro territorio rimanesse una risorsa e non si tra-sformasse in una prigione. Quindi non ci sarà alcun riferimento ai politici, passati presenti o futuri, fatti di cronaca o personaggi che animano la nostra realtà quotidiana. Non sarà una serie web demenziale, non sarà una serie web piena di parolacce, non sarà una serie web che prenderà scorciatoie per far ridere il pubblico. Per sapere quel che sarà, non vi rimane che aspettare Novembre». E l’anteprima a Giallolatino coi protagonisti della serie web.

caccia all’uomo, una partita a scacchi tra l’irrepren-sibile Polizia elvetica e l’arzillo vecchietto scampa-to al suicidio assistito… In questo romanzo si esalta l’enigma della camera chiu-sa, dove l’investigazione si svolge attorno a un delitto compiuto in circostanze ap-parentemente impossibili come quello che accade in una camera chiusa dall’in-terno.

Pierluigi Felli (Roma 1965) è autore di tre raccolte di racconti e di trentaquattro roman-zi. Tra i premi ricevuti: il premio Operosi-tà dall’Ente Nazionale Scrittori (2008) e il SuioTerme NoirFestival. Il personaggio di Andrea Doria, coprotagonista in questo ro-manzo, è la figura seriale più nota tra quelle create dall’autore, già presente nei romanzi Nella coda il veleno (2006), Guarda che luna (2006), Dasvidania bambola (2008), Tarzan della Nubia (2009), Quando suona il gong (2010), Il giallo della nave fantasma (2012), Un fantasma all’opera (2012) e Non c’è sin-drome a Stoccolma (2013).

felli il romanziere

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Sbirritudine, un viaggio nel cuore di cosa nostra

Mastrobattista, un gelato che regala

uN doLce brIvIdo

gli altri poliziotti non hanno: un vero e proprio sesto senso per la mafia. Gli uomini d’onore la chiamano “sbirritudine”, e lui ce l’ha all’ennesima potenza: a capo di una squadra investigativa speciale, da anni cerca di scardinare il clan di Fifi Bellingeri, che sta insanguinando le strade di Prezia. Inchiesta dopo inchiesta si avvicina al suo obiettivo, ma ogni volta la cattura sfuma all’improvviso. Interessi personali, collusione, falsi incidenti, truffe: gli ostacoli sono sempre nuovi e arrivano soprattutto dall’alto, perché nel sistema sono tutti d’accordo, come ai tempi del Gattopardo. Ma per lui lottare contro Cosa Nostra non è una scelta, è la vita. Per arrivare fino in fondo dovrà sfidare la legge, i superiori, i mafiosi stessi, disobbedendo agli ordini e vivendo nell’attesa, na-scosto e braccato come un predatore. O come un la-titante. Perché in una terra di nessuno, in cui Stato e mafia si confondono, assomigliare ai propri nemici è molto più facile di quanto non si pensi. Sbirritudi-ne è un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti, seppur luoghi e personaggi siano di fantasia. Sbirri-tudine racconta vent’anni di vittorie e di sconfitte.

Conosce le loro regole, ma non è uno di loro. Sop-porta notti insonni e lunghi appostamenti, inseguen-do segreti antichi come l’Italia. La gente lo guarda da lontano, con sospetto. Perché un poliziotto siciliano, in Sicilia, è quasi un controsenso: è un traditore, un terrorista, un matto che si ostina a credere nella giu-stizia quando nessuno ci crede più. È un uomo desti-nato a restare solo. Forse per questo ha qualcosa che

Un brivido lungo la schiena, ecco quello che acca-drà assaggiando due gusti sotto il segno del giallo. “Giallolatino” e “Noir mediterraneo”, due gusti cre-ati appositamente dalla gelateria Mastrobattista per Giallolatino, un evento che da nove anni segna un appuntamento consolidato e di qualità nella nostra città. Nasce così questa collaborazione tra la gelateria Mastrobattista e Giallolatino, puntando sulla qualità da dare a una città che sembra aver perso la voglia e il desiderio di diffondere un prodotto diverso. La gelateria Mastrobattista (piazza della Libertà, Lati-na) porta avanti un’idea che nasce dalla passione di un gelato tutto artigianale, prodotto dalla fantasia di un maestro gelataio che usa materie prime ricercate, come i limoni di Sorrento IGP, fragole favette di Ter-racina (del nostro Agro Pontino), il pistacchio verde di Bronte DOP (presidio Slow Food) o il cioccolato Criollo 100%, solo per citarne alcuni. “Dietro ogni preparazione, per creare un sorbetto, come quello al melograno ad esempio, ci vogliono addirittura dodi-

ci ore” sottolinea Lella Mastrobattista, una passione diventata lo scorso anno una splendida realtà artigia-nale. Anche le cialde sono preparate tutte a mano, direttamente nel laboratorio, la passione continua ad-dirittura creando delle delizie salate (crepes e piadi-ne). Un’alchimia, quella del gelato e del giallo che ha radici profonde, per ricordarne qualcuna basta citare il gelato alla cassata di Camilleri che fa parte dei suoi ricordi d’infanzia e a cui lui non sa rinunciare e che compare nelle avventure del commissario Montalba-no, o il gelato alla soia di Montalbàn cui si imbatte un gourmet d’eccezione come Pepe Carvalho. Non tutti sanno inoltre che mangiare il gelato mette di buon umore e se poi si mangia leggendo un giallo la soddi-sfazione è doppia. L’istituto di Psichiatria di Londra ha studiato anche il tipo di gelato che si preferisce, che parla di noi: infatti chi sceglie un gelato artigiana-le sa viziarsi e gratificarsi, sono individui che riesco-no ad essere creativi e originali e amanti della buona lettura. Magari quella che crea un brivido di piacere.

Vent’anni di riflessioni su Cosa Nostra, la Sicilia e i siciliani. Un viaggio nel cuore stesso della mafia, della politica e della trattativa costante tra stato e cri-minalità. Vent’anni trascorsi in quella grigia terra di confine dove non ci sono amici, né alleati o leggi, ma solo connivenza, corruzione e prevaricazione.

Giorgio Glaviano, siciliano, lavora a Roma come sceneggiatore per Rai, Mediaset e Sky (tra i suoi lavori, “Il sorteggio” con Beppe Fiorello e “Il signore della truffa” con Gigi Proietti). Sbirritudine è il suo primo romanzo. Con una scrittura tesa e affilata che non lascia respiro al lettore fino alla fine del romanzo, Glaviano ci consegna un romanzo che dipinge la realtà della trattativa Stato-Mafia nel detta-glio della provincia siciliana.

Il coraggio di Glaviano

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crimini nel ventennio, ecco gli sbirri neri

lizia, dai Finanzieri agli agenti dei servizi segreti. Intrighi, crimini e sparizioni si rincorrono e intrec-ciano, dall’Italia all’Etiopia. Ventisei frammenti, storicamente documentati, a condurre il lettore nei tumultuosi anni del fascismo, attraverso indagini e misteri, racconti splendidi e senza macchia condot-ti da un sottile e robusto filo da parte dell’ideatore e coordinatore dell’idea editoriale, Gianfranco De Turris. Inutile sottolineare la delicatezza del tema, in un Paese che non riesce a fare i conti con la propria storia, anche quando è bella che sepolta. A parlare del libro sono stati i giornalisti Giorgio Ballario de “La Stampa”, e Augusto Grandi de “Il Sole24Ore”: dal dibattito è emerso come si sia osato affrontare un argomento ancora tabù, nonostante siano trascorsi oltre novant’anni dalla marcia su Roma, e settanta dalla morte del fascismo, pare che la sua storicizza-zione non sia mai avvenuta, che non ci sia mai stato un ripensamento collettivo su questo momento della storia patria, che sia sempre e comunque ritenuto una parentesi da ignorare, o demonizzare, o rigettare in ogni suo aspetto. Nessuna apologia di reato, nessun

tentativo di ricostituzione del partito fascista, ha de-cretato Daniele Abbiati su Il Giornale: “Al contrario, qui la lingua degli autori di oggi batte su un dente assai dolente durante il regime, quando si tende-va a mettere il silenziato-re ai casi di cronaca nera”. Come quello di Leonarda Cianciulli, la famosa “sa-ponificatrice di Correg-gio”.

Il Rotaract è uno dei più importanti programmi di volontariato del RI, ed è un’associazione di giovani fra i 18 e i 30 anni uniti dall’ideale del Servizio alla comunità. Il Club di Latina è particolarmente attivo, da anni, nei settori della formazione professionale, nel sostegno ai giovani e nel campo del sociale. Con il Rotarcat di Latina, ha dichiarato Francesco Simeone, Presidente per l’anno rotaractiano 2015-2016, abbiamo deciso di proseguire una Partnership, quella con il Festival Giallolatino, che è giunta ormai al quarto anno consecutivo, perché riteniamo essenziale sia che la cultura e il bello possano prendere corpo nella nostra città di Latina e sia valorizzare, con un’importante iniziativa letteraria quale è il Festival, i luoghi e gli scenari della Provincia Pontina.

La promozione della cultura, evidenzia Francesco Simeone, non può e non deve essere una eccezione ma una costante. Noi giovani dobbiamo essere i primi “opera-tori volontari” della promozione culturale. Cultura è formazione, Cultura è solidarietà, Cultura è stru-mento educativo, Cultura è crescita di una comunità cittadina. Il Rotaract, da sempre, è supporto di iniziative che valorizza-no la Città e la comunità tutta.

Il Ventennio si tinge di giallo. Ambientati tra il 1922 e il 1945, i racconti di ‘Sbirri di regime. Crimini nel Ventennio’ vedono come protagonisti i servitori del-lo Stato di quel tempo, dalle semplici Camicie Nere alle forze di Polizia, dai Reali Carabinieri alla Mi-

Questa la schiera di autori che ha partecipato a confezionare dietro il coordinamento di De Turris l’antologia: Donato Altomare, Giorgio Ballario, Antonio Bellomi, Mario Bernardi Guardi, Mariano Bizzarri, Tullio Bologna, Gian Luca Campagna, Marco Cimmino, Mario Farneti, Alessandro Ferrari, Dalmazio Frau, Nello Gatta, Augusto Grandi, Daniele Lembo, Giuseppe Magnarapa, Gabriele Mar-coni, Adriano Monti-Buzzetti, Errico Passaro, Bruno Pezone, Maurizio Ponticello, Pierfran-cesco Prosperi, Giacinto Reale, Enrico Rulli, Dino Simonelli, Antonio Tentori, Vito Tripi.

tutti gli autori

A Giallolatino il Rotaract di Latina presenterà Ste-fania Nardini in una cena presso il Chiostro Stoà che odora di profumi mediterranei. Info 340.5468462.

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Jc Izzosulle tracce del marsigliese

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Festival del giallo e del noir

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Che significa essere marsigliese?Significa non avere pregiudizi, saper cogliere il posi-tivo dalle diversità, mescolarsi con gli altri nel gran-de mosaico. Mantenere vive le passioni. Tollerare ma anche esplodere.

Oggi JC Izzo non avrebbe riconosciuto la sua Marsiglia? O avrebbe lottato per trasformarla com’era una volta?Izzo era un militante dentro. Ha raccontato le tra-sformazioni di Marsiglia prima che accadessero. Certo che oggi l’avrebbe riconosciuta. Marsiglia è là davanti ai nostri occhi e le apparteniamo. Questo al di là dei tentativi per renderla diversa nella sua visibilità. Omologare Marsiglia è un’impresa ardua. Si possono costruire belle terrazze che affacciano sul mare, edifici di grande valore architettonico, opere che rischiano di diventare scatole vuote, perché la città ha una ricchezza di contenuti, di energie, che non si possono ignorare come spesso si fa. Perché si ritrovano, si ripropongono, nella vita di ogni giorno.

Nella biografia lei scrive che ‘Marsiglia è sempre stata un’utopia divenuta realtà. Perché appartie-ne alla gente’: l’ha pensata come una sorta di Ter-ra promessa per chi vi si avvicinava?Marsiglia è sempre stato un luogo che ha accolto. Questo aspetto l’ho affrontato nel mio romanzo “Al-cazar. Ultimo spettacolo”, in cui racconto la città degli italiani, della guerra, della resistenza, dei fug-giaschi all’epoca di Vichy. Marsiglia è una nave. Una nave con cui si arriva o una nave per andare altrove. Marsiglia è un destino.

Oggi quale potrebbe essere la città, non solo euro-pea, che nella filosofia s’avvicina più a Marsiglia?Per certi aspetti Napoli, per la mediterraneità. Solo che Napoli è in Italia e vediamo in quale situazione si trova.

Che cos’è per Stefania Nardini l’odore della fe-licità?Il mare.

Si è innamorata di JC Izzo tracciandone la vita e i suoi elementi, raccontando le sue sconfitte e i suoi successi?Izzo ha segnato un pezzo della mia vita. Era un gior-

Stefania Nardini, giornalista e scrittrice, ha pubbli-cato per la e/o un saggio su Jean Claude Izzo, ‘JCI. Storia di un marsigliese’, un libro che trasuda medi-terraneità, bisturizzando il grande autore marsigliese di origine italiana, famoso in tutto il mondo per la trilogia noir che ha per protagonista Fabio Montale, dove si rispecchiano gli elementi e le caratteristiche fondanti questo genere, intriso di grandi conflitti so-ciali all’interno di un plot sempre originale e più che mai attuale.

Quanto sentimento c’ha messo nello scrivere ‘JC Izzo, storia di un marsigliese’?Tanto, come accade nelle storie d’amore.

Chi non è marsigliese potrà un giorno diventarlo?Certo! Marsigliese è chi decide di poggiare qui le proprie valigie. Di approdare in questo lembo di me-diterraneo dove la porta è sempre aperta.

nalista prima di essere scrittore. Io sono stata giorna-lista per gran parte della mia vita, e lo sarei ancora se questo mestiere recuperasse l’aspetto più nobile. Poi la sua scrittura senza filtri mi ha catturato.

Che cos’è oggi il Mediterraneo?E’ sangue. E’ malaffare. E’ ancora un business, come accade anche in Italia, per spillare quattrini. Mentre i migranti muoiono in mare esistono fondazioni fan-tasma che ottengono finanziamenti europei per pro-getti culturali che alla fine si riducono ad attività di bilancio. Braudel ci ha donato una chiave di lettura fondamentale per capire cos’è il Mediterraneo, forse bisognerebbe rileggerlo per cogliere la vera essenza di una cultura che dovrebbe unire e non dividere.

Nei romanzi di JC Izzo, come in quelli di Montal-bàn e di Camilleri, la narrativa sposa il territorio e poi la cucina. L’enogastronomia sintetizza la mediterraneità nel suo concetto di identità?Più che un’identità definita la cucina mediterranea è un melange. Anche qui potrebbe venirci in aiuto Braudel quando ci parla del peperoncino piuttosto che della melanzana.

Si può essere mediterranei senza amare la tavola?No.

E qual è il piatto preferito di Stefania Nardini?Le ostriche.

Se dico mediterraneità, a Stefania Nardini quale immagine si apre nel cuore?L’azzurro.

È possibile immaginare una vita senza amare e senza so-gnare?No, altrimenti non è vita.

Quanto in ‘Alcazar’, il suo ultimo romanzo, c’è di Izzo?C’è Marsiglia, dunque c’è Izzo.

Eccola la storia di Jean-Claude Izzo, lo scrit-tore marsigliese autore della trilogia che ha come protagonista Fabio Montale (“Casino totale”, “Chourmo”, “Solea”), e dei roman-zi “Marinai Perduti” e “Il sole dei morenti”. Cinque libri che hanno conquistato migliaia di lettori in Francia e in molti paesi europei. Solo cinque libri perché Jean-Claude Izzo a 55 anni se ne è andato, lasciando un segno, non solo nella città a lui cara, Marsiglia, ma in tutti coloro che nei suoi testi hanno ritrovato sensazioni, emozioni, verità. Un omaggio allo scrittore, all’uomo, al giornalista, che è stato ciò che scriveva. Senza mai rinnegare la sua storia di marsigliese, fatta di mediterraneità e intrisa di multietnicità e multiculturalità. Il libro contiene alcune poesie di Izzo e alcuni brevi testi. Insomma, un testo a metà tra il saggio e la narrativa pura, scritto per emozio-nare da chi prima s’è emozionata nella ricerca e nell’indagine.

Aglio, menta e Izzo

Il romanzo appena uscito di Stefania Nardi-ni è comunque ‘Alcazar, ultimo spettacolo’.

Siamo nel 1939, sono scattate le leggi raz-ziali, Marsiglia è una città italiana: napo-letani, siciliani, pie-montesi fuggono dal fascismo e dalla fame. Alcuni organizzano la Resistenza, altri ge-stiscono ogni sorta di traffico, dal parmigia-no alla prostituzione. Da Napoli parte una nave con su una com-pagnia teatrale. “Piog-

gia di stelle” è lo spettacolo che la compagnia dovrà rappresentare all’Alcazar, il mitico tea-tro dove sono passate le più importanti stelle del mondo, ma un episodio misterioso turba il normale svolgimento delle repliche.

ritmi d’Alcazar

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La mediterraneità nelle corrispondenze

Latina lido stretta nella morsa dell’ISIS

un modo di confrontarsi con romanzi che odorano di mediterraneità e con interventi di professionisti latinensi che vivono la Marina come un’opportunità. Nel mezzo due romanzi di spessore, quello di Ilaria Guidantoni e quello di Cappi, che non si rifiuteranno certo di lanciare un loro giudizio sul Lido di Latina. E lo faranno senza fronzoli e senza miele. Interventi di livello, da giornalisti ad architetti a progettisti a romanzieri. Un appuntamento immancabile che ci dirà se il lido di Latina è una risorsa o un rimpianto.

«Se oggi mi chiedessi da dove vengo, Filippo, ti direi che sono mediterranea. Nessun vezzo intellettualisti-co né vena romantica. Mi sento una donna mangia-ta dal sale che da troppo tempo guarda le frontiere solo dal sud. Le ho guardate così a lungo che quel-le barriere sono diventate il mio orizzonte, fluido. Disorientata, mi sono persa nel blues della vita...». Ecco, basterebbe questo incipit per farvi innamorare di ‘Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento (OltreEdizioni) della giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni. Il romanzo racconta un viaggio nel

Una spy story colma di intrecci, colpi di scena, tra fiction e cruda realtà, con un passaggio (rapido) anche al Lido di Latina. Il romanzo ‘Nightshade – Operazione ISIS’ racconta in flashback la vera storia dell’ISIS dalle sue origini, e di un lotto di vecchie armi chimiche di Saddam Hussein che i soldati USA non sono riusciti a distruggere (realmente accaduto) e cadute in mano all’ISIS lo scorso anno (quasi certa-mente accaduto). Inoltre è in gioco il carico delle armi chimiche che al Assad ha consegnato all’Occidente e transitato da Gioia Tauro (realmente accaduto) una parte del quale viene rubato dalla ‘ndrangheta, in particolare da un boss impegnato negli appalti Expo 2015, che vorrebbe rivenderli all’ISIS ma poi trova un nuovo acquirente. L’agente Nightshade in missio-ne a Teheran a fine 2014 riesce a tirare fuori dai guai un funzionario dei servizi segreti iraniani impegnati in uno scontro di potere in patria; dopodiché questi comincia a passare alla CIA info riservate scoperte sull’ISIS, tra cui un piano che potrebbe avere come probabile bersaglio di attacco chimico Roma. Servizi segreti USA e italiani incaricano Nightshade di for-

Un convegno sulle opportunità del Lido di Latina a ritmo di inchieste giornalistiche e di romanzi. Uno sguardo nel microcosmo per allargare poi l’occhio nell’area mediterranea. Il titolo è ‘Le opportunità del mediterraneo. Il Lido di Latina risorsa o rimpianto?’:

Nightshade, aiutata da Medina rinunciano a un weekend all’Hotel Miramare di Latina Lido e parto-no precipitosamente per Pari-gi… Cappi in questo romanzo torna a raccontare dell’ISIS, lui che lo aveva raccontato già nel dicembre 2013, nel romanzo ‘Nightshade-Pro-gramma Firebird’, sempre all’interno della collana Se-gretissimo.

mare una sporca cinquina per dare l’assalto nel Me-diterraneo alla nave dell’ISIS che dovrebbe sbarcare le armi chimiche ad Anzio per trasportarle verso... piazza San Pietro. E non solo. Gli attacchi sono pre-visti anche per la manifestazione pro Charlie Hebdo, dopo la strage nella redazione del giornale satirico.

Mediterraneo, nello spazio e nel tempo, pur essendo la vicenda contemporanea e prendendo avvio all’in-domani delle rivolte arabe, attraverso Paesi diversi, snodandosi “come un percorso iniziatico”: quello di una donna francese, protagonista e voce narrante. Così il cammino di Eloïse di-venta metafora dell’esistenza come nomadismo, della ricer-ca collettiva del senso della vita, dell’Europa che ritro-va se stessa solo grazie alle corrispondenze mediterranee della sponda Sud.

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) è scritto-re e traduttore. Si occupa soprattutto di lette-ratura noir, thriller e avventurosa. Ha scritto romanzi, racconti, saggi, fumetti e curato va-rie antologie e collane per numerose case edi-trici. Molti suoi romanzi e racconti sono am-bientati nell’universo thriller-spionistico: qui abbiamo Carlo Medina, killer professionista italiano alle prese con intrighi di marketing, finanza, politica e crimine organizzato, e Mer-cy Nightshade Contreras, di nascita spagnola, agente segreta a contratto per servizi di infor-mazione di vari paesi.

Fiorentina di nascita, vive e lavora tra Roma, Milano e Tunisi. Giornalista, scrittrice e blo-guère, si dedica alla mediterraneità, in parti-colare il dialogo interreligioso e intercultu-rale, l’evoluzione del femminile, le rivolte arabe e la cooperazione tra le due sponde. Laureatasi in Filosofia Teoretica all’Universi-tà Cattolica di Milano con una tesi sul filoso Wladimir Jankélévitch (L’opzione tra l’eterno e il tempo immortale), ha pubblicato racconti, romanzi e poesie.

Gli intrighi di cappi

Le anime di Ilaria

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un thriller perso nel mare del tempo

due classici per una fata Morgana

gli eretici in fuga, e creati da uno stratega per pro-teggere uno dei più straordinari segreti della storia. “Nel mare del tempo” ci porterà dentro un intreccio mozzafiato che lega a doppio filo la vita di due don-ne: una manager e un’eretica, scelte dal destino per sconfiggere il tempo, ci faranno vivere una caccia al tesoro sanguinaria in cui Angelica porterà Katherine a scoprire uno dei più straordinari segreti della sto-

che in formato digitale. Su tutte: “Lo sguardo del dia-volo”, la vera storia del Serial Killer Jeffrey Dahmer e la serie “Scrivere Fantasy” (Delos Digital). L’ultimo romanzo è un thriller storico: “1849 – Guerra, delit-ti, passione” (Delos Digital, 2014). Enrico Luceri è un autore di gialli classici: ha scritto i romanzi “Buio come una cantina chiusa” (Il Giallo Mondadori, mag-gio 2013), “Il mio volto è uno specchio” (Il Giallo Mondadori, 2008, Premio Tedeschi) e “Le strade di sera” (Hobby&Work, 2012), la raccolta “Le colpe vecchie fanno le ombre lunghe” (Prospettiva, 2008), e

numerosi racconti. Nella rivista “SherlockMagazine” (Delos Books) viene pubblicato a puntate un suo sag-gio sul cinema giallo thrilling all’italiana.

Andrea Franco e Enrico Luceri, due grandi penne gialle, rispettivamente vincitori del Premio Tedeschi 2013 e 2008, presenteranno il romanzo scritto a quat-tro mani- ‘Fata Morgana’. La trama: un indolente trentenne costretto a improvvisarsi investigatore per saldare un debito, una donna dal passato ambiguo e il fascino pericoloso, una vecchia e ricca signora che vive in compagnia dei fantasmi del suo passato in una casa lugubre e silenziosa. Al crepuscolo un assassino si aggira per i vicoli di Todi, ben deciso a nascondere per sempre un terribile segreto. La bella Nicole è dav-vero la bambina che scomparve anni prima durante un sanguinoso conflitto africano? In un’atmosfera in-quietante dove nulla è ciò che appare, la verità cambia continuamente aspetto davanti agli occhi dell’improv-visato detective come le dune del deserto, e la soluzio-ne del mistero forse è come quell’illusione che attira il viaggiatore in un’oasi inesistente per condurlo alla morte. Andrea Franco ha vinto nel 2013 il Premio Te-deschi Mondadori, con il giallo storico “L’odore del peccato”. Sempre con Mondadori ha pubblicato nu-merosi articoli e racconti. Diverse pubblicazioni an-

Elisabetta Cametti, la signora italiana del thriller, presenterà per la prima volta il suo romanzo nel La-zio, facendo conoscere la protagonista della sua ope-ra , una donna intraprendente, tenace e in carriera: Katherine Sinclaire, presente anche nel suo primo romanzo “I guardiani della storia”. Un romanzo che in poche settimane ha scalato la classifica dei libri più venduti in Italia e attualmente in uscita in Spa-gna, America Latina e in altri paesi europei. È pas-sato un anno dalla tragica conclusione dell’intrigo archeologico in cui Katherine Sinclaire ha rischiato di perdere la vita. L’ incubo al quale sperava di essere sfuggita torna ad assillarla per mano di un nemico insospettabile. Durante la presentazione del suo pri-mo romanzo, un uomo si spara di fronte a lei dopo averle lanciato un anello antico con incisi due nomi. Tormentata da una catena di omicidi e da cinque li-bri enigmatici, Katherine sarà di nuovo risucchiata in una caccia al tesoro sanguinaria che la metterà sul-le tracce di Angelica, una donna misteriosa vissuta nel Medioevo. Seguendo i dipinti che la ritraggono, Katherine finirà nei cunicoli sotterranei battuti da-

ria. Tutto in un viaggio tumultuoso dalla Bretagna, la terra delle maree, ai nascondigli prealpini di Fra Dolcino, per portarla verso una scelta senza ritorno. La catena di omicidi intorno a lei e ai cinque libri la condurranno nei cunicoli sotterranei battuti dagli eretici in fuga creati per proteggere uno dei più stra-ordinari segreti della storia. Così “con le loro scelte i guardiani indirizzano la storia, ne cambiano il cor-so. Sono scelte che richiedono determinazione e che spesso comportano un sacrificio, necessario per pro-teggere il futuro che è stato scritto. Perché i segreti del futuro sono racchiusi nel passato”.

Nata nel 1970 in una piccola località del Mon-te Rosa, laureata in economia e commercio, lavora da circa vent’anni nell’editoria. Dopo aver scritto trattati di marketing viene se-dotta dal fuoco sacro della scrittura. La sua eroina lavora come lei nel mondo dei libri, donna intraprendente e in carriera. Amante degli animali, anzi come lei stessa si defini-sce è un’animalista convinta, nel suo rifugio vive con gatti e la sua adorata amica fedele: un chihuahua di nome Tremilla. Appassionata di storia antica, è definita ”signora italiana del thriller” e “maga della suspence”.

Manager e narrativa

enrico Luceri

Andrea franco

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sulla GrecIAi titoli di coda

di Markaris

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Già la sua carta d’identità è un certificato di presen-tazione di quelli che ti lasciano perplesso. Più eu-ropeo che figlio del Bosforo. Poi lo scruti e capisci che uno così non poteva non trasformare le parole in emozioni e le emozioni in romanzi. Nato a Istanbul, in Turchia, nel 1937, da padre armeno e da madre greca, Petros Markaris studia economia a Vienna e Stoccarda. Da sempre avvertendo l’appartenenza al popolo armeno, per anni non prende cittadinanza, poi nel 1964 si stabilisce ad Atene e nel 1974 decide per quella greca, come il resto della minoranza arme-na in quel Paese. Il suo nome, prima di essere lega-to a quello del commissario Charitos, una specie di Montalbano greco, però forse sarebbe corretto dire una sorta di detective ufficiale ispirato a Pepe Car-valho di Montalbàn, ma che ha -a differenza degli altri due protagonisti di gialli- una profonda intimità familiare con l’ordinario domestico a volte invaden-te nell’avventura, è stato appeso a quello del grande regista greco Theo Anghelopoulos, scrivendo nume-rose sceneggiature, tra cui quella del film ‘L’eterni-

tà e un giorno’, Palma d’oro a Cannes nel 1998. Però il grande successo di pubblico arriva con Kostas Charitos, definito dal-la critica internazionale come il fratello greco di Maigret e il Montalbano di Atene. In realtà, proprio per le proiezioni intime e decise del protagonista all’in-terno dello strato sociale greco, probabilmente Markaris strizza

più l’occhio al Pepe Carvalho di Montalbàn, anche se ne prende le distanze perché non possiede certo l’animo disincantato e disilluso del detective catala-no. E poi le piccole grandi vicende quotidiane del-la famiglia influenzano non poco le storie gialle di Markaris. Kostas Charitos è ad oggi il protagonista di una serie di libri (7 romanzi e la serie di racconti raccolta in I labirinti di Atene), che sono stati tradot-ti in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e turco. Il commissario racconta in prima persona, appartiene alla polizia criminale ateniese, ed è accompagnato nei racconti dai personaggi del suo mondo, dalla moglie Adriana, litigiosa e tv dipendente (ma ottima

non facessi a tempo, invece siamo ancora qui e non sappiamo ancora come uscirne». Quando si assiste ai greci che siedono fuori al bar, a contemplare le pa-role e l’orizzonte, gli europei (ma soprattutto i tede-schi) si scandalizzano e si sorprendono, ma Marka-ris rimane perplesso per questo atteggiamento, dato che i greci, come molti mediterranei, vivono così da sempre, anzi, illusi da quel benessere effimero che dagli anni ‘80 fino al 2008 ha scandito quella nuova vita. “Un Paese che ha vissuto un benessere virtuale non reale” ha tenuto precisare in più di qualche circo-stanza Markaris. Eppure le avventure della trilogia di Charitos nella crisi greca hanno conosciuto l’alba nel 2008, proprio all’inizio dello stato critico, “quando scoppiò la crisi, nel 2008, decisi che avrei scritto una trilogia che aveva al centro questo tema. All’epoca, un giornalista mi domandò: «Come farà a portare a termine questo progetto, crede che la crisi durerà abbastanza da consentirle di scrivere addirittura tre romanzi?». Ora la trilogia è terminata, mentre invece la crisi continua e nessuno sa dire quando finirà” ha detto a denti stretti durante un’in-tervista.

cuoca), la figlia Cadalrina, cocciuta studentessa di legge (a cui si aggiungerà successivamente il fidan-zato e poi marito Fanis, medico ospedaliero), il suo capo Ghikas e alcuni fedeli collaboratori.L’altro personaggio costante nella sua opera è l’Ate-ne moderna, afflitta da eterni ingorghi, da perplessità continue, da un’economia drogata, da un’urbaniz-zazione dissennata, da una burocrazia lentissima ed esasperata, da piccola e grande corruzione, da beghe politiche, di cui Markaris descrive puntigliosamente i percorsi, con la precisione di itinerari turistici, sen-za miele tra le righe. Annusatore della crisi da tempo, aveva pensato bene di anticiparla scrivendo una tri-logia dove il commissario Markaris vive situazioni al limite della decenza, lui che ha sempre benedetto gli eterni valori della cultura mediterranea e non parteg-gia certo per gli euro burocrati. «Quando annunciai alla stampa che avrei scritto una trilogia sulla crisi mi presero in giro — racconta lo scrittore sulle pagine del Corriere della Sera a giugno —. Pensavano che

In realtà, Markaris voleva scrivere una trilogia sulla crisi greca in cui si muove Charitos, ma poi ecco che dopo ‘Prestiti scaduti’, ‘L’esatto-re’, ‘Resa dei conti’ è arrivato anche ‘Titoli di coda’, simbolico come titolo e contenuto. Ma tra manifestazioni di protesta, convivenza con gli extracomunitari, i contrasti coi picchiatori fascisti, risparmi assurdi e stipendi congelati, la vera protagonista del romanzo è l’affasci-nante e caotica Atene. Inevitabile alla fine il confronto, o meglio lo scontro, tra una gene-razione che ha avuto occasioni ed opportunità ed è vissuta bruciando tappe e traguardi e chi, oggi, invece fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

charitos, l’alter ego

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forte e la follia imperiale di caligola

dell’odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla, tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la madre dei suoi figli. Tra loro c’è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature militari troppo lar-ghe che ha sempre ai piedi, le caligae. Quel sopran-nome che porterà con sé per tutta la vita: Caligola.E quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, il pic-colo Caligola giura che avrà la sua vendetta. È in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle informazioni. Per questo im-para ad attraversare non visto i corridoi dei palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure, ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con

Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e acclamato generale di Roma. L’uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore, al posto

gli dèi, tanto si mantiene lucido, energico e spietato anche in vecchiaia. Così il piccolo Caligola intra-prende il percorso che lo porterà a sedere sul trono dell’Urbe. Un percorso lungo, pieno di ostacoli, in cui la tentazione della vendetta deve essere sempre tem-perata da prudenza e astuzia. Un percorso che farà sì che sarà lui il nuovo impera-tore di Roma. Restituendo gli intrighi, le alleanze sempre pronte a mutarsi in tradimen-to, la lussuria e l’avidità della Roma imperiale, che nelle pagine di ‘Caligola — Impe-ro e follia’ trasformano le vi-cende storiche in un roman-zo ricco di fascino e appeal.

Franco Forte (Milano, 1962) è scrittore e giornalista. Non solo, è anche autore di fiction televisive, come Distretto di Polizia e R.I.S. - Delitti imperfetti. Direttore e coordinatore del Delos Network, da luglio 2011 è il direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, tra cui ‘Il Giallo Mondadori’, ‘Urania’ e ‘Se-gretissimo’. Tra gli ultimi romanzi ‘Il segno dell’untore’ e ‘Gengis Khan - Il figlio del Cielo’.

tra giallo e storia

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Gli autori raccolti nell’antologia che profuma di MediterraneoGiallolatino è nato nel 2007 come premio di narrati-va e oggi è un vero e proprio festival. La manifesta-zione sin dal suo esordio si è imposta all’attenzione dei media nazionali per una felice intuizione che vede la narrativa applicata al territorio. Infatti, l’ini-ziativa letteraria lega fortemente e indissolubilmente il premio letterario con i luoghi e gli scenari della provincia pontina, che possiede una storia millenaria e al tempo stesso moderna, basti pensare alle trac-ce sensibili e autentiche dell’Uomo di Neandhertal e alle genti Italiche fino ad arrivare all’incredibile e favolosa bonifica idraulica delle Paludi Pontine e alla fondazione delle ‘città nuove’ volute dal regime fa-scista negli anni 30 passando poi per la storia medie-vale ricca di fascino e mistero del versante collinare con le sue genuine Città d’arte. Il premio di narra-tiva, esteso in tutta Italia, ha visto per sei edizioni anche la partecipazione di big della letteratura gialla che venivano a soggiornare per un weekend in terra pontina e scrivevano un racocnto che poi andava a confluire nell’antologia. Nel tempo il bando di narra-tiva Giallolatino è rimasto sempre lo stesso: scrivere una storia gialla o noir, ambientata in una location della provincia di Latina, sebbene in questa edizione si è aggiunto il piccolo coefficiente di difficoltà di coinvolgere tra i personaggi della storia anche un ap-partenente all’area mediterranea, omaggio agli autori di questa edizione, votata al noir mediterraneo.Ma perché tutto questo? La mission del festival ab-braccia la cultura in senso lato, dato che comunque è coinvolto l’intero territorio della provincia di Latina, amplificando e promuovendo il patrimonio artistico, architettonico e ambientale dello stesso, dando l’op-portunità quindi al turista che ama le Città d’arte e i centri storici (Norma e Maenza) e le città di mare (Latina, nel concetto della destagionalizzazione turi-stica) di conoscere queste realtà attraverso eventi che ne esaltino e caratterizzino le peculiarità, compor-tando anche una ricaduta economica per le attività ricettive, artigianali e ristoratrici. Così, oggi, ecco che il primo classificato si becca (beato lui!) una crociera di una settimana per due persone lungo l’area del Mediterraneo. Gli altri tar-ghe, pergamene e l’antologia che raccoglie i migliori racconti di Giallolatino 2015.

A picco sul delitto Giallofantasma

Mors tua vita sua disma

fa la cosa giusta,petrovi

Le mille bolle blu

In circostanzeestreme

La belva dell’Andalusia

L’uomo in blu ozker il turco

Sogni lerci Traffici illeciti

In memoria di me Il viaggio di Marina

Il sangue non mente Io destino

frANcoGIovANNeLLI

bruNo dI MArco

GIANLucA ALbINI

MArco ISoNe

pAoLotAGLIAferrI

GIuSeppe MALLozzI

ANdreAvALerI

vItoSANtoro

MANueLA coStANtINI

pAoLoLeoNeLLI

SAMStoNer

eMILIo ANdreoLI

GISeLLAcALAbreSe

cLAudIocoStA

MAuro fruGoNe

GIorGIoSIMoNI

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Quando il delitto è di color giallo

Segretissimo, storie di spie

È il giallo per antonomasia. È Il Giallo Mondadori. E anche quest’anno la lotta per vedersi pubblicato il proprio racconto all’interno della collana entro il 2015 è stata serrata. Ecco i finalisti del Giallo Mon-dadori legato a Giallolatino: sono Emanuela Ionta con ‘Sally e Daisy’, Gianluca D’Aquino con ‘Ka-menitsa’, Sara Vallefuoco con ‘Confini’, Miller Go-rini con ‘Livia, il vento e le bambole’, Mario Izzo con ‘Nomina sunt odiosa’, Virginia Less con ‘Miss Marple non abita qui’, Ezio Gavazzeni con ‘Motel Atlantique’ e Alessandro Maurizi con ‘Maresciallo, io la odio’. Ai primi tre una targa premio del festival di Latina, agli altri una pergamena mentre solo al pri-mo classificato la pubblicazione entro il 2015 sulla collana de Il Giallo Mondadori. La giuria (Franco Forte, Andrea Franco, Gian Luca Campagna ed En-rico Luceri) assicura che tra gli 86 racconti giunti in agenzia è risultato difficile stilare una classifica di merito, tant’è che in finale ce ne sono andati 8 invece dei classici 5. La premiazione avverrà sabato 26 set-tembre alle 18.30 presso l’Hotel Miramare di Latina.Il Giallo Mondadori è una collana di narrativa dedica-ta ai generi noir e poliziesco, pubblicata dalla Arnol-do Mondadori Editore dal 1929. Il Giallo Mondadori è all’origine dell’uso del termine “giallo” nella lingua italiana, nell’accezione usata per indicare un’opera letteraria o cinematografica che narra di fatti delittuosi.

Sono loro la cinquina finale. Sono loro che come per-fette spie, silenziose e letali, si giocheranno le chance di vedersi pubblicato il racconto di genere spy nella collana Segretissimo della Mondadori entro il 2015. Di racconti in agenzia ne sono arrivati 46.Ecco i finalisti del Premio Segretissimo legato a Gial-lolatino: sono Giorgio Simoni con ‘Io... destino’, Fe-derico Tullio De Nardi con ‘La ventiquattr’ore’, Ele-na Vesnaver con ‘Dentro al mirino’, Massimiliano Giri con ‘Gli squali di Aden’ e Gianluca Ricozzi con ‘Caccia al ghepardo’. Ai primi tre una targa premio del festival di Latina, agli altri una pergamena men-tre solo al primo classificato la pubblicazione entro il 2015 sulla collana Segretissimo Mondadori. Sceglie-re il vincitore è veramente un affare maledettamente serio: Gian Luca Campagna, Franco Forte, Stefano Di Marino e Andrea Carlo Cappi lo decideranno sol-tanto sabato 26 settembre e alle 18.30 decreteranno la classifica finale: il primo classificato sarà pubbli-cato entro il 2015 sulla collana Segretissimo, i primi tre riceveranno una targa ricordo dell’evento e gli altri due una pergamena.Il primo numero di Segretissimo uscì nell’ottobre del 1960. Le copertine della prima serie sono tutte dise-gnate da Ferenc Pintèr; la seconda serie si apre con Carlo Jacono alle copertine. In seguito si alterneran-no vari altri illustratori, come Victor Togliani. Ospiti

di Giallolatino IX ci sono due maestri della spy story e dell’action di griffe tricolore: Stefano Di Marino e Andrea Carlo Cappi. Due ceffi inossidabili.

Livia, il vento e le bambole

MILLer GorINI

dentro al mirino

eLeNA veSNAver

Sally e daisy

eMANueLAIoNtA

kamenitsa

GIANLucAd’AQuINo

La ventiquattr’ore

ferNANdo t.de NArdI

Confini

SArAvALLefuoco

Gli squali di Aden

MASSIMILIANoGIrI

Nomina sunt odiosa

MArIo Izzo

caccia al leopardo

GIANLucA rIcozzI

MotelAtlantique

ezIo GAvAzzeNI

Maresciallo, io la odio

ALeSSANdro MAurIzI

Io... destino

GIorGIo SIMoNI

Miss Marplenon abita qui

vIrGINIALeSS

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pinketts e la tresca(dal 2008) con Latina

ché i guasconi di nascita e i marsigliesi d’adozione s’acchiappano (a sberle): da lì è stato impossibile frenare la sua discesa lanzichenecca e in Palude lo tolleriamo con un salvacondotto a forte elevazione spirituale. Sabato 26, alle 21, s’apre lo scenario del-la convivialità, celebrata dalla cucina mediterranea dell’Hotel Miramare, innaffiata dalla cantina Villa-Gianna e addolcita seppure con qualche brivido lun-go la schiena da parte della Gelateria Mastrobattista. Così Pinketts ha una relazione convulsa, farragino-sa, dinamica. Con Latina. «Era l’estate 2008 e per la prima volta sono venuto a Latina per Giallolatino –racconta-. Mi sono chiuso al bar Benetello, al Caffè degli artisti e al Bar Cifra: lì ho conosciuto, e ap-prezzato, la città e i suoi abitanti, soprattutto le fan-ciulle». Salto indietro nel tempo: Andrea G (genio) Pinketts arriva nel capoluogo pontino in un assola-tissimo pomeriggio di giugno, in corso c’è la partita degli Europei Italia-Romania, in strada non c’è nem-meno un cane, anche quelli sono incollati davanti alla tv per seguire le evoluzioni della Nazionale di Donadoni. «Latina mi ha accolto nel silenzio irreale,

Torna il genio irriverente di Andrea G. Pinketts. E torna a cena con Giallolatino. Lo scrittore, giornali-sta e attore, è ormai considerato il gran sacerdote del festival, a cui partecipa come nume tutelare dal 2008, un anno in ritardo rispetto al decano Biagio Proietti. È vero, con Pinketts fu amore a prima (s)vista, per-

credevo di essere arrivato in una ghost town e invece dopo un’ora e mezza hanno fatto la comparsa i suoi abitanti come usciti da un film di zombi. Abbiamo fraternizzato, ma già da lì avevo socializzato con di-versi banconi del bar e coi suoi avventori: è così che si conoscono le città e le sue persone», narra. E già, Pinketts non ha tutti i torti. Se uno dei maestri del noir mediterraneo Jean Claude Izzo amava immer-gersi nelle atmosfere di un mercato rionale per as-saporare le genti di quel posto (e ispirarsi), Pinketts vira verso confini e tramonti più contenuti, racchiusi e consolidati dentro quattro mura di un bar, crocevia di anime e gambe. E non è un caso (perché nulla è per caso) che il rac-conto che andò a confluire in quell’anno nell’antolo-gia di Giallolatino era intitolato ‘Troppo sangue per la Tina’, che apre con una ballata, divenuta un po’ il manifesto del festival del giallo che ogni anno si svolge a Latina a fine settembre. Tra una portata e l’altra, Pinketts, con la coatta –nel senso di costrizio-ne…- complicità di tutti gli altri ospiti, omaggerà il capoluogo e questo territorio con ormai la sua ballata di paludosa memoria ‘Troppo sangue per la Tina’.

Per partecipare alla cena di gala non attendete oltre. Prenotate. Telefonando allo 0773273404. Sbrigatevi. E se non trovate posto poi non lamentatevi con la direzione, eh. Qui sotto il menù.

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IX edIzIoNe

doMeNIcA 27 SetteMbre. ore 11.00 |pIAzzA cAIo ceStIo . NorMA

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Storie di fictionall’epoca della tv

Italian Giallo, le radici del thriller tricolore

al 2014, e lo fa non solo ricostruendo la storia delle numerosissime produzioni Rai, ma cercando di an-dare anche oltre lo schermo, affidandosi alle testimo-nianze di quelle persone - autori, registi, attori, cri-tici - che hanno reso il settore televisivo un tassello fondante della vita del nostro Paese. La storia della fiction Rai è un ritratto degli italiani degli ultimi ses-sant’anni e di ciò che più li ha emozionati. Gli amanti del dramma o della commedia romantica, gli appassionati del genere giallo o poliziesco, coloro che ricordano con affetto le cure del dott. Manson nella Cittadella, i casi di Nero Wolfe. Le inchieste del Commissario Maigret, quelli che negli ultimi anni hanno seguito con passione le avventure del Commissario Montalbano, di Don Matteo o di Un posto al sole, troveranno qui il piacere di incontrare i propri beniamini e chi li ha creati, e di scoprire, anche, artisti che hanno contribuito al loro successo e che sovente sono rimasti dietro le quinte. “Il segno del telecomando” è la testimonianza di una televi-sione che nel corso degli anni ha spesso cambiato faccia ed è riuscita a influire sulla vita degli italiani.

desueta opinione che in Italia non si sappiano scri-vere storie di tensione e che il nostro paese non sia un set giusto per questo genere di storie. Un percorso agile, che racconta i film con la scrittura tipica del

Nei 1954 inizia l’avventura della Rai, e con essa la realizzazione dei primi sceneggiati: ai tempi erano adattamenti da opere letterarie, oggi è la moderna “fiction”. “Il segno del telecomando” affronta l’en-tusiasmante viaggio da quelle lontane origini fino

‘Italian Giallo’ è una definizione usata soprattutto in Francia, Germania e Stati Uniti per identificare una ricca produzione italiana di cui andare fieri. Se Gial-lo è il colore che rimanda alla più longeva e famosa collana di romanzi del mistero pubblicata in Italia del 1929, associato a ‘italian’ ricorda al pubblico stranie-ro un particolare genere di storie thriller. Un filone soprattutto, ma non solo cinematografico, nato agli inizi degli anni ’60 e vivo anche oggi. Per intender-ci il cinema ‘argentiano’ che mescola il mistero con la paura più viscerale e ha avuto nel grande Dario Argento il suo più noto e celebrato autore. Ma non l’unico come dimostra una recente riscoperta di un genere che facciamo iniziare con ‘La ragazza che sapeva troppo’ di Mario Bava e prosegue tutt’oggi sino a ‘Tulpa’ di Zampaglione. Italian Giallo traccia la storia di questo filone partendo dai maestri degli anni ’60, affrontando in seguito l’esame dei fumetti, delle pubblicazioni popolari scritte con pseudonimo e i loro adattamenti cinematografici, e anche gli sce-neggiati Tv. Ne esce un quadro generale della paura declinata nel nostro paese che contraddice l’ormai

romanziere. Conosceremo quindi non solo l’evolu-zione dell’autore più noto, Dario Argento, esaminato qui nei suoi lavori più legati al Thriller, ma avremo modo di scoprire anche altri registi e scenggiatori, come Enrico Gastaldi, Sergio Martino, Lucio Ful-ci, Umberto Lenzi e il grande Pupi Avati che con il suo ‘La casa dalle finestre che ridono’ ha iniziato un vero e proprio genere ambientato lontano dalle grandi città. Perché l’I-talian Giallo propone anche una grandissima varietà di luoghi e di spunti.

Biagio Proietti è stato uno dei più richiesti e prolifici sceneggiatori di gialli televi-sivi, scritti insieme alla mo-glie Diana Crispo, chi meglio di lui poteva affrontare una storia dello sceneggiato – un tempo chiamato originale te-levisivo – di cui è parte inte-grante, genere che precede le moderne fiction, che lo scrit-tore dimostra di non amare.

L’autore di questo saggio è Stefano Di Marino (Milano, 1961), uno dei più prolifici e ama-ti narratori di genere italiano, attivo sia nella spy story che nel giallo più classico che nella ricerca sui vari generi del cinema popolare: ha lavorato partendo dall’idea che la maggior parte dei giovani giallisti italiani facciano ri-ferimento più a questo filone che comprende anche i ‘fumetti neri’ (Diabolik, Kriminal e Satanik per fare un esempio) quanto celebri sceneggiati tv degli anni ’70.

Biagio Proietti (Roma, 23 giugno 1940) è uno sceneggiatore, regista e scrittore italiano che è stato attivo nel cinema e in televisione fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Ha legato il suo nome ad alcune produzioni per il cine-ma horror, fra cui il film del 1981 Black Cat (Gatto nero) la cui regia cinematografica è firmata da Lucio Fulci. In televisione ha sce-neggiato alcuni episodi della serie televisiva Dov’è Anna?. Ha lavorato anche per il teatro. Attualmente è presidente del Sindacato Au-tori e della Commissione DOR in SIAE. Poi ha scoperto la sua vena narrativa con romanzi gialli intensi e sentimentali.

uno 007 milanese

Giallo, nero e maestria

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Il caso della donna chiusa nell’armadio

Il vademecum del bravo traduttore

zione dei media italiani. Siamo al 10 aprile del 1994 quando Antonella Di Veroli, commercialista quaran-tottenne single, venne uccisa nella propria abitazio-ne. Dopo due colpi di pistola, l’assassino ha coperto la testa della donna con un sacchetto di cellophane e si rivelerà essere proprio il soffocamento la causa del decesso, nascondendo il corpo nell’armadio.Un libro che è un autentico true crime. Ma andiamo con ordine. Il 12 aprile 1994, due giorni dopo l’omicidio, vie-ne trovata morta a Roma Antonella Di Veroli, di 47 anni, affermata consulente del lavoro che viveva sola nel prestigioso quartiere Talenti, uccisa con due colpi di pistola e poi chiusa in un armadio sigillato con della colla. Un omicidio con molti possibili moventi ma con un solo accusato, un uomo che aveva avuto una relazione con la donna e che fu processato e as-solto in tre gradi di giudizio e in un iter giudiziario lungo 7 anni. Ma che donna era Antonella e chi pote-va odiarla al punto di ucciderla con tanta determina-zione e in quel modo così crudele? Cosa è accaduto dopo quegli ultimi 40 passi percorsi dalla vittima dal

te e formalmente, deve funzionare ed essere attuale, deve risultare piacevole e, all’interno dell’antica con-tesa spesso dibattuta dai teorici tra testo di partenza e testo di arrivo (a quale bisogna essere più fedeli?), l’autore sembra porsi più a favore di un approccio

Il Vademecum del traduttore propone un vastissimo campionario ragionato di problemi connessi alla pra-tica quotidiana della traduzione e relative soluzioni. Opera pressoché unica nel panorama editoriale italia-no, poiché non si tratta di un lavoro di traduttologia o di filosofia della traduzione, né di un manuale per principianti, ma di un testo teorico-pratico che trae nutrimento dal lavoro sul campo, potrà essere utile: ai traduttori e ai revisori, ai quali propone principi di revisione che puntano a tutelare il loro lavoro e a va-lorizzarlo; ai redattori, che potranno ampliare le loro competenze rendendosi maggiormente conto delle problematiche che incontrano i traduttori; ai clienti diretti e alle agenzie di traduzione, perché potranno acquisire una maggiore consapevolezza di che cosa significa confezionare un testo pronto per la pubblica-zione, e quindi potranno dare indicazioni più precise e coerenti nel momento in cui si troveranno ad assegnare una traduzione o una revisione. Scrive Nida Eugene: «Per ogni aspetto e argomento Di Gregorio, da buon traduttore, sembra mantenere alta l’attenzione sulla traduzione: essa deve essere corretta linguisticamen-

Il libro-inchiesta “40 Passi - L’omicidio di Antonella Di Veroli”, scritto dal giornalista Mauro Valentini, edito da Sovera, raccoglie tutte le informazioni utili a comprendere il caso della “donna nell’armadio”, il giallo romano che negli anni Novanta attirò l’atten-

garage alla porta del suo appartamento da cui non uscirà più viva? Quali misteri ancora sono nascosti? Mauro Valentini con questo libro inchiesta ripercorre le tappe di una storia di crona-ca in modo magistrale, attra-verso una giusta pignoleria giornalistica, che ha appas-sionato l’opinione pubblica e che i giornali battezzaro-no come “il caso della don-na nell’armadio”.

che esalta l’importanza del secondo sul primo. Cio-nonostante, Di Gregorio non spodesta la lingua né il testo di partenza, essi, infatti, devono essere sempre rispettati e adeguatamente resi. Il suo atteggiamento piuttosto sembra suggerire che la traduzione è molto di più di una perfetta equivalenza lin-guistica tra testo di arrivo e di partenza in cui tutto si basa solo sulla correttezza gram-maticale: tradurre è anche resa e contestualizzazione in un altro ambiente linguisti-co, sociale, culturale».

Mauro Valentini, 49 anni, romano blogger e collaboratore di diverse testate giornalistiche. Con il suo libro – inchiesta “40 Passi – L’omi-cidio di Antonella Di Veroli” ha raccontato di un delitto insoluto accaduto a Roma nel ‘94, un mistero narrato tutto dalla parte della vit-tima. È spesso impegnato relatore di diversi convegni che hanno per tema la violenza di genere, ha presieduto due premi letterari per giovani autori, cura una rubrica cinemato-grafica per una radio nazionale ed è redattore della rivista “Cronaca & Dossier” e del quoti-diano on line Di-Roma.com.

Andrea Di Gregorio per Bompiani ha tradot-to la serie del commissario Kostas Charitos – una specie di Montalbano ateniese, o meglio di Pepe Carvalho catalano – di Petros Marka-ris. «Col tempo, ho imparato a conoscerlo, a conoscere il suo modo di scrivere e di pensa-re. Ma questo è un risultato che avrei ottenuto anche se non l’avessi conosciuto di persona. Può essere importante avere un contatto con l’autore nel caso di problemi di traduzione» ha detto in una recente intervista.

true crime romano

vocabolario alla feta

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Quel fattaccio brutto di Maenza

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È il racconto un omicidio efferato avvenuto in un cli-ma di tensioni, di malcontento diffuso, di ingiustizie che opprimevano la società contadina e dello sfrutta-mento dei ricchi e possidenti, verso i lavoratori della terra. Un omicidio che ha lasciato poche tracce nella storia del paese se non nei ricordi trasmessi di gene-razione in generazione nelle famiglie dei condannati

A distanza di un secolo e mezzo tra i vicoli di pietra viva di Maenza risuona un’eco netta, forte, acuta: «Liberate i Coco, sono innocenti». Oggi l’autore ha il coraggio di accendere i riflettori su una vicenda sepolta in un mondo contadino, geloso delle sue tra-dizioni ma anche custode di ricordi che potrebbero risultare scomodi per una comunità. Perché Carlo e Raffaele Coco, padre e figlio, quel 20 settembre 1881 non uccisero il possidente Giuseppe Gori, an-che se da uno Stato iniquo e vessatore furono giudi-cati colpevoli al pari di chi materialmente ammazzò quell’uomo. Siamo a Maenza, un piccolo centro col-linare oggi in provincia di Latina, allora appartenente allo Stato Pontificio, dove le angherie e i soprusi dei più ricchi sui più deboli appartenevano all’ordinario. Scavando nella memoria degli archivi e attenendosi alla tradizione orale, Cipriani fissa quel dramma po-stunitario, seguendolo come un perfetto giallo, dal delitto alla sentenza di condanna fino alla pena da scontare nel duro carcere di Santo Stefano con l’e-pilogo della frustrante liberazione di Raffaele Coco. Il Fattaccio è una brutta pagina nella storia Maenza.

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seppure innocenti. Non lo sapremo mai con certezza, però tutti i dubbi restano. Ultima cosa da sottolineare è che gli anni attorno all’unifi-cazione dello Stato pontificio all’Italia, che per Maenza avvenne il 2 ottobre dl 1870, furono anni duri per la co-munità maentina, caratteriz-zati da atti di violenza, fur-ti, proteste e dall’aumento della povertà, causata da un Regno d’Italia vessatorio che impose nuove tasse.

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Felice Cipriani (Maenza, 1939) è giornalista e scrittore della memoria. Free lance, ha col-laborato dal 1990 come ufficio stampa presso la Regione Lazio. Attivo in temi sociali e am-bientali, ha anche operato in campo interna-zionale per progetti umanitari. Tra i promotori del libro ‘Il Tevere e i suoi Ponti’, è autore di ‘Roma 1943 – 1945, Racconti di guerra e lotta di liberazione’ e ‘Il Ragazzo del Ponte. Ugo Forno eroe di dodici anni’. Con ‘Il Fattaccio di Maenza’ rende omaggio al suo paese.

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cipriani, amore lepino

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dove scorre il male sbarca Sammarchi

La polvere è verde, indaga de Marco

spazzato via davanti ai suoi occhi, seppellendo tra le macerie migliaia di vittime, tra le quali il figlio Massimo. Bruno Belleri, un costruttore che deve la sua fortuna proprio alla realizzazione di un residence di lusso che sorge sulla stessa superficie del Q24, si sta preparando a lanciare il progetto Mediterranea, un’isola artificiale al largo di Lampedusa che dovrà ospitare gli immigrati clandestini. È in questo scenario che il commissario Sammarchi giunge in città per testimoniare all’udienza chiave del processo contro Michele Insegni, l’ingegnere che firmò il progetto del Q24: Sammarchi, allora ispetto-re, aveva partecipato prima ai soccorsi poi alle inda-gini. In attesa dell’udienza il poliziotto viene subito coinvolto dal collega, il commissario Delfi, nelle in-dagini legate al triplice omicidio della ferrovia. Ma una nuova tragedia è dietro l’angolo e Sammarchi si ritroverà, suo malgrado, a risalire la corrente degli eventi e giungerà alla soluzione dell’enigma, svelan-do il piano di chi non ha esitato a immergersi ‘Dove scorre il male’.Il percorso verso la verità è tortuoso e complicato per

chiesto di collaborare a un’indagine non autorizzata. La sua missione: infiltrarsi nel peggior carcere d’Italia per ottenere informazioni da un contabile della mala-vita e infliggere così un duro colpo alla ‘ndrangheta che controlla il traffico di cocaina a Milano. Tanzi ac-cetta, nonostante il suo amico ed ex collega Luca Betti lo scongiuri di non farlo, temendo che possa nuova-mente cedere ai suoi demoni interiori. Intanto una nuova organizzazione criminale ambisce a rimpiaz-zare la ‘ndrangheta immettendo sul mercato la green inferno, una metanfetamina dai devastanti effetti col-laterali. La guerra ha inizio con una sanguinosa rapina nel centro di Milano. Fronteggiare l’escalation di folle violenza non è un compito facile. Tra fiumi di polvere bianca, tradimenti e giochi di potere, Marco, Luca e il nuovo capo della squadra antirapine Laura Damiani, anime tormentate in una città perduta, seguiranno la propria strada fino a quando il destino li riunirà in un finale carico di tensione. Dove niente sarà più come prima. Ecco che così oggi nella Milano da bere in ‘Città di polvere’ c’è qualcuno che spaccia una nuova droga, un prodotto chimicamente puro che si chiama

Un tempo Marco Tanzi era il miglior poliziotto di Milano. Poi la galera, gli anni da clochard, l’esilio volontario, fino alla riabilitazione e al ritorno. La sua vita ora scorre su binari tranquilli, finché non gli viene

In una piovosa mattina d’autunno due writer e un immigrato clandestino vengono giustiziati nei pres-si della ferroviar alle porte della Capitale. Una sera di circa dieci anni prima Riccardo Neri torna, come ogni giorno, tardi dal lavoro; a poche centinaia di metri da casa, il quartiere dove vive – il Q24 – viene

Sammarchi, che si ritrova a combattere in un Lazio splendido e affascinante –oltre che mortale- contro kamikaze, parapendii, killer, elicotteri, tradimenti. Dieci lunghi anni per cogliere par-ticolari che non coincidono e che non convincono l’acume di un Sammarchi amareggia-to dalle pieghe che prende il processo e le indagini. Chi manipola? Chi è reticente? Cos’è accaduto realmente al Q24 dieci anni prima?

Green Inferno, una droga furba perché scatta imme-diata la dipendenza, anche se provoca danni cerebrali permanenti. Una metanfetamina color verde, di ulti-ma generazione, il cui traffico viene controllato da una nuova criminalità. Tutto comincia con una strage in banca, una strage anomala su cui piomba il nostro antieroe Marco Tan-zi. La squadra investigativa è specchio dei nostri tempi: c’è il colluso, il poliziotto serio, la spia, l’impegnata capo della squadra antirapine.

Fabio Mundadori, classe 66, bolognese tra-piantato a Latina. Innumerevoli racconti scritti e premiati. Fra i libri che ha pubblicato l’antologia ‘Io sono Dorian Dum’ e il roman-zo ‘Occhi viola’, del 2012. Dallo stesso anno presiede la giuria della sezione “Romanzi edi-ti” del premio letterario Garfagnana in giallo. “Dove scorre il male” è il secondo romanzo che ha come protagonista il commissario Sammarchi, un agente che lavorava per il Mi-nistero degli Interni e aveva incarichi speciali.

Uscito per Feltrinelli nella collana “Nero a Milano”, Città di polvere è il nuovo romanzo dell’abruzzese Romano De Marco, secondo volume che ha come coprotagonista Marco Tanzi, dopo ‘Io la troverò’, pubblicato l’an-no scorso. Romano De Marco porta avanti le quasi 350 pagine del romanzo con una scrittu-ra decisa e fluida, scattante, ricca di dialoghi, ma anche di scene di azione e brevi pennellate descrittive, tra colpi in banca e i più ficcanti hard boiled.

Il mondo del Munda

ritratto in nero

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La pietà dell’acqua e quella di casabona

Latina, tra usura e delitti imperfetti

molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguer-ra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina, con le sue casupole di

un giovane procuratore arrivato nella città razionali-sta e subito alle prese con le storture di una comunità di provincia.Lo scrittore di Latina, ma nato a Parigi nel 1964, lo fa attraverso il godibile, cupo e irriverente ‘Un piemme non omologato in una storia di provincia’ (ego edi-zioni), secondo numero della collana dei Tascabili, dal comodo e pratico formato.LA TRAMA – Paolo Santarelli è un giovane pub-blico ministero appena trasferito a Latina. Si muove in bicicletta, veste con maglioni extralarge e calza Sneakers, è imbranato con le donne ma sa affrontare i delinquenti, preferendo i modi spicci e gli interro-gatori poco convenzionali. Convinto assertore che i vaffanculo ricevuti rendano più forti, gli vengono affidati due casi di omicidi irrisolti: quello di un gio-vane, smarritosi dietro un giro d’usura, estorsioni e spaccio di cocaina, e quello di un criminale incallito. Dalle indagini pare che il ragazzo sia finito sotto le grinfie del clan Romano, una famiglia di camorristi che tiene in scacco la città, perfettamente inserita nei suoi gangli sociali, tant’è che vanta la proprietà della

Una nuova indagine sulla ferocia di un passato che non dimentica attende il commissario Casabona. Dopo ‘Ogni giorno ha il suo male’, il secondo noir di Antonio Fusco ambientato sulle colline toscane.Dopo il successo di ‘Ogni giorno ha il suo male’, tor-na il commissario Casabona con un altro avvincente caso da risolvere. In ‘La pietà dell’acqua’, il nuovo imperdibile thriller di Antonio Fusco, il commissario, che con la sua intelligenza e umanità ha conquistato migliaia di lettori, deve occuparsi di un’inquietante serie di omicidi, in un’altra indagine tutta italiana. È un ferragosto rovente e sulle colline toscane ai con-fini di Valdenza viene trovato il corpo di un uomo, ucciso con una revolverata alla nuca, sotto quello che in paese tutti chiamano “il castagno dell’impiccato”. Non un omicidio qualunque, ma una vera e propria esecuzione, come risulta subito evidente all’oc-chio esperto del commissario Casabona, costretto a rientrare in tutta fretta dalle ferie, dopo un’acce-sa discussione con la moglie. Casabona non fa in tempo a dare inizio alle indagini, però, che il caso gli viene sottratto dalla direzione antimafia. Strano,

Esordio coraggioso da parte di Giorgio Bastonini, commercialista, che abbandona momentaneamente i numeri e si diletta con le lettere, pubblicando il ro-manzo ‘Un piemme non omologato in una storia di provincia’, un thriller ambientato a Latina, amplifi-cando il malessere generale di una città che stenta a sottrarsi ai ricatti di una famiglia camorrista che detta legge in ogni dove, attraverso gli occhi e l’azione di

squadra di calcio locale. Il clan usa l’arma del ricatto e l’arroganza per spadro-neggiare in città: aiutato da un barista-tifoso, toccherà al piemme, tra imprendi-tori strozzati, nostalgici del Ventennio, magistra-ti pilateschi, maghrebi-ni terrorizzati, cittadini omertosi, calciatori mi-nacciati, a risolvere una brutta storia di provincia.

pietra, l’antico campanile e il piccolo cimitero. E fra le centinaia di turisti accor-si per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’af-fascinante e indomita gior-nalista francese. O alme-no, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazi-sta avvenuta proprio nel paesino sommerso.

Giorgio Bastonini (Parigi, 1964) sin da bam-bino mostra una propensione alla scrittura, dopo aver escluso la navigazione e la santità. Si laurea in Economia e commercio, trasfor-mandosi in commercialista, poi partecipa al concorso per racconti del festival Giallola-tino. Casualità? Forse. O una congiunzione astrale. Ma l’ipotesi più probabile è che la vita di pendolare in treno che inizia nel 2012, fra Latina e Milano, abbia favorito la scrittura: così diviene uno scrittore in movimento, raro umano, capace di scrivere storie mentre corre a 237 km/h.

Antonio Fusco, commissario di Polizia di Pi-stoia, ha scoperto da appena due anni questa sua inesauribile vena narrativa. Di colore gial-lo. E come poteva essere altrimenti. Un’av-ventura reale, scritta da chi sa. Una storia dove un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, si porta dietro un’inspiegabile catena di omicidi. E tra una fuga a Parigi e un precipitoso rientro sui colli, Casabona sarà chiamato a scoprire che cosa nascondono da decenni le acque torbide del lago di Bali. Qual è il prezzo della verità? E può la giustizia aiutare a dimenticare?

un autore a 237 km/h

cuore di sbirro

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Mondadori, tra spy story e omicidi gialli

e zandel si trasformò in bob Lang

con un colpo di forbici, e il vicequestore Cardosa, sulle tracce della sorella scomparsa a Marsiglia. C’è il detective privato Matteo Montesi, alle prese con un cadavere sventrato nel bosco e due ragazze bion-de forse testimoni dell’omicidio, e c’è il ricercatore dell’occulto Bas Salieri, all’opera in un tetro angolo di Dolomiti su un delitto così efferato da evocare una creatura non umana. E poi monsignor Attilio Verzi, con il suo talento unico nel distinguere gli odori, e Susanna Marino, e tanti altri, professionisti e dilettanti. Altrettanto coin-volgente l’antologia della spy story, dal titolo ‘Noi siamo Legione’. Liberare una prigioniera in una peri-colosa Samarcanda o paracadutarsi sopra una metro-poli fantasma in Angola, esfiltrare un disertore dalla capitale cambogiana o muoversi con l’invisibilità del cecchino nelle ostili terre afghane, sopravvivere alle pallottole tra i ghiacci della Patagonia o scoprire il segreto che lega una tomba dell’Antico Egitto alle spie del Terzo Reich… Che la missione si svolga a Milano o a Malta, a Budapest o a Hong Kong, c’è un manipolo di eroi che non arretrerà di un passo

zioni iperboliche di Marco che a loro volta si fondono con le avventure di Bob Lang, sempre più nella morsa di criminali e donne dal fascino seducente. La forza del romanzo resta la struttura, dove è però presente in maniera forte e convincente tutto lo Zandel che co-nosciamo (e amiamo), con i suoi picchi d’avventura,

Nella biblioteca del perfetto giallista non può manca-re. ‘Essere Bob Lang’ di Diego Zandel è un roman-zo che detta tempi, modi e leggi di come si scrive un giallo. E di come prende forma e vita un romanzo nel romanzo. La struttura è da sé originale. All’inizio ci troviamo dentro un perfetto meccanismo thriller, con protagonista Bob Lang, giornalista d’assalto che si muove nel quadro di Cipro, un po’ guascone un po’ sornione, dove i servizi segreti, mafia russa e avven-turieri non meglio identificati sono a caccia di una preziosa icona greca, non risparmiandosi colpi per ac-caparrarsela, mentre si staglia sull’isola mediterranea l’immancabile femme fatale. Una donna che risulta differente da Susy, moglie di Marco, il vero protago-nista del romanzo, padre di un bambino, grigio e im-bolsito impiegato di banca, scontento della monotonia della vita che gli sfugge, nello scenario della Roma di oggi, gran sognatore, capace di trasformare dallo sportello dell’istituto di credito ogni persona e ogni episodio della sua normalità in un particolare del ro-manzo che sta scrivendo. Un romanzo che a un certo punto fonde realtà e finzione, che vive delle esagera-

Dietro la regia di Franco Forte, direttore editoriale delle collane da edicola di Mondadori, ecco due per-le di Segretissimo e Il Giallo Mondadori. L’antologia ‘Delitti in giallo’ è un piccolo capolavoro del giallo: ci sono il commissario capo Erica Franzoni, impe-gnata a risolvere il caso di un’insegnante sgozzata

pur di portarla a termine. I loro nomi sono leggen-da. E il risultato è garantito quando a entrare in azione sono personaggi del cali-bro di Chance Renard il Professionista, lo Sniper per eccellenza Russell Brendan Kane, il luogo-tenente Dario Costa, Oli-ver McKeown in codice Banshee, Nightshade e Carlo Medina, Rebecca Bannister alias Agente Nemesis, e tanti altri.

di scontri, di romanticismo, di nostalgia e di cinismo. Colpo di scena assicurato nel-la parte finale. In un romanzo del genere non potevano man-care le citazioni tratte da ‘Il falcone maltese’ di Dashiell Hammett, oltre ad alcune pa-gine dove Zandel ci invita a riflettere, attraverso le paro-le dello scrittore Sebastiano Monti, dedicate alla situa-zione editoriale italiana al giorno d’oggi.

Ecco i fantastici dell’antologia ‘Delitti in giallo’: Cristiana Astori, Manuela Costantini, Stefano Di Marino,Annamaria Fassio, Andrea Franco, Diego Lama, Enrico Luceri, Massi-mo Lunati, Marco Phillip Massai, Marzia Musneci,Carlo Parri, Ilaria Tuti. Ed ecco qui quelli della spy story: Alan D. Altieri, Andrea Carlo Cappi, Claudia Salvatori, Enzo Verren-gia, Errico Passaro, Fabio Novel, Giancarlo Narciso (nella foto), Rey Molina, Secondo Signoroni, Stefano Di Marino.

Diego Zandel è nato nel campo profughi di Servigliano da genitori fiumani. È autore di diversi romanzi, tra i quali ‘Massacro per un presidente’ (1981), ‘Una storia istriana’ (1987, ripubblicato nel 2010 con il titolo ‘Il figlio perduto’), ‘I confini dell’odio’ (2002), ‘L’uomo di Kos’ (2004) e ‘Il fratello greco’ (2010). Molti i suoi racconti pubblicati in antologie. Ha scritto, in collaborazione con Giacomo Scotti, ‘Invito alla lettura di Ivo An-dric’, Premio Nobel jugoslavo per la letteratu-ra (Mursia 1981).

I legionari

A scuola dai duri