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L E T T E R E

DEL SERVO DI DIO

P. GIACOMO CUSMANO

FONDATORE DEL BOCCONE DEL POVERO

N U O VA R A C C O L T A

VOLUME II(1883 -1888)

SCUOLA TIP. «BOCCONE DEL POVERO»PALERMO 1972

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I N T R O D U Z I O N E

Questo secondo volume della «Nuova Raccolta» di lettere del P. Giacomo, che si aggiunge al precedente pubblicato nel 1970, contiene molte e interessanti notizie e una maggior copia di lettere formative indirizzate ai membri delle due Comunità, maschile e femminile, ormai in pieno sviluppo.

Le lettere che ora pubblichiamo, una volta ordinate cronologicamente, nel quadro più ampio di tutta la raccolta, potranno notevolmente contribuire a portare maggior luce su diversi punti sino ad oggi non tanto chiari: Storia delle varie fondazioni - Regola di S. Vincenzo dei Paoli - Regola di Melania o della Gran Madre di Dio - Regolamenti e orari delle varie – Case Regolamenti per l'apertura di nuove Case - Regolamenti per l'ammissíone delle Postulanti - Le due Congregazioni di Carità, parte integrante della grande famiglia del Boccone del Povero.

Per quanto riguarda le lettere formative, vi troviamo lo spirito genuino del P. Giacomo, quello spirito che Egli cercò d'infondere con gli scritti e con le

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parole nell'animo dei suoi Figli, seguendo un'ascetica sicura e tradizionale, vivificata dal suo ardente zelo per la salvezza e santificazione delle anime, e, dal suo grande amore al Signore, al quale stava sempre unito, anche nei momenti più difficili della sua vita, immolata tutta al servizio dei Poverelli.

Mi piace chiudere col lusinghiero giudizio sulle lettere di P. Giacomo, dato a Roma nel 1946 dal teologo censore: «In ciascuna delle lettere che trattano argomenti religiosi e contengono discussioni con anime deboli nella fede e tormentate dal dubbio, il Cusmano trascinato e illuminato dal fuoco della sua carità, non solo diviene eloquente e in sommo grado stringente e persuasivo nelle sue argomentazioni, che desume spesso dalla sacra Scrittura, commentata e applicata con rara perizia; ma appare un vero ed espertissimo Maestro di mistica e ascetica. Il suo stesso stile, asciutto e pedestre, affrettato e asintattico, in queste lettere, alcune delle quali sono lunghissime, raggiunge quasi sempre, in specie nelle perorazioni, le altezze di un affascinante lirismo.

Non è parola, ma fuoco divampante, perché incontenibile!

Leggendo e confrontando, ho pensato, più di una volta, a quel tempo lontano dell'Antico Testamento, in icui la mente del Profeta era direttamente illuminata dal divino Spirito ».

Penso che non si poteva fare encomio più grande del P. Giacomo e dei suoi scritti.

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Ai cari Confratelli l'invito caldissimo di ritornare spesso a questo tesoro inesauribile per trovarvi sempre «nova et vetera»1, cose nuove e cose antiche, cioè insegnamenti adatti a tutti i tempi.

SAC. PIETRO FAZIO S. D. P.

1 Matt. XIII, 52.

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Palermo (Luglio 1881)2

Eccellenza Rev.ma

Il Sac. Giacomo Cusmano, promotore dell'Opera del Boccone del Povero, come è ben noto alla Ecc. V., volendo portarsi a Roma per umiliare al S. Padre le sue più calde preghiere circa la medesima Opera, prega l'E. V. perché si degni munirlo di lettera commendatizia nella quale sia esposto il fine dell'Opera, i quattordici anni di vita che conta, i risultati che finora ha dato sfamando tante famiglie e raccogliendo un buon numero di poverelle, che sono nutrite ed educate nella morale, quindi il desiderio di sovvenire in più vasta

2 Ho avuto il piacere di cominciare questo II Volume della «Nuova Raccolta» con la lettera del P. Giacomo trovata in questi giorni nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Palermo.

In essa P. Giacomo, in occasione di un suo viaggio a Roma, chiede all'Arcivescovo di Palermo una lettera commendatizia, nella quale fosse esposto il fine dell'Opera e il suo sviluppo.

La lettera manca di data, ma dal contesto si ricava che essa è del 1881, e, probabilmente, del mese di luglio, perché in una annotazione, sicuramente scritta dalla Curia, vi si legge: «Palermo, 29 Luglio - Fatto attestato per il Boccone del Povero».

Un sentito ringraziamento a Mons. Salvatore Cambria, che con premura fraterna e squisita gentilezza ha voluto mettere a disposizione questa lettera, che resta essa pure un documento storico e una testimonianza autentica dello spirito del P. Giacomo e della sua Opera.

Chi volesse seguire il costante interesse del P. Giacomo per l'at tuazione della Comunità religiosa, consacrata al servizio dei Poveri, potrà leggere le lettere qui di seguito indicate: 19 Maggio 1868, in «Nuova Raccolta», V. I, 56; 19 Luglio 1870, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 137; 13 Febbraio 1872, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 184; 7 Agosto 1872, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 197; 7 Aprile 1874, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 214; 6 Marzo 1278, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 300; 13 Marzo 1878, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 295; 9 Agosto 1878, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 320; 1880, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 421; Luglio 1881, in «Nuova Raccolta», V. II, p. 9; 1882, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 542; 7 Maggio 1882, in Lettere, V. I, P. I, p. 219; 19 Maggio 1882, in «Nuova Raccolta», V. I, p. 9; 1888, in Lettere, V. I, P. II, p. 471.

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scala la miseria con individui che si consacrino unicamente al servizio dei poveri con regole e costituzioni adatte allo scopo e in cui fosse adottato il principio della posposizione in tutto al povero.

Donde la Congregazione dei Sacerdoti, dei Frati e delle Suore Serve dei Poveri, che con una vita di perfetto distacco ed abnegazione, anzi professando una vita di miseria, possano dedicarsi a tanto alto ministero; infine ricordare che l'Opera fu benedetta, lodata ed approvata da S. S. Papa Pio IX di f.m. con breve del 5 Agosto 1868, istituita canonicamente da Mons. Naselli, Arcivescovo di Palermo, l'8 Dicembre dello stesso anno, giusta il desiderio espresso del sullodato breve, e affiliata alla famiglia di S. Vincenzo di Paolo con documento del Superiore Generale in data del 23 Febbraio 1869.

Potrebbe infine aggiungersi la buona impressione che ha prodotto l'uscita delle Suore in abito proprio per la colletta, l'aumentare delle elemosine e il gran bene che si spera.

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Palermo, 28 gennaio 1883

Rev.mo Sig.r Canonico3

Il mio carissimo Abramo è uno dei miei più interessanti pensieri. Domani di prima ora sarò a visitarlo e consolarlo.

Mi benedica e preghi per me.

Suo Um.mo ServoSac. Giacomo Cusmano

Terre rosse, 7 febbraio 1883

Gentilissimo Sig. (Salvatore Briuccia)

La prego voler consegnare al porgitore due ferri a T di sei metri e cinquanta per uno e di notarli al mio conto.

Sicuro che vorrà favorirmi, La ringrazio e pieno di gratitudine mi scrivo

Suo Um. Servo Sac.te Giacomo Cusmano

3 È il Can. Angelo Marchica, che dall'Ospedale gli aveva scritto un biglietto dicendogli che Abramo, un Ebreo convertito, per l'ultima volta gli voleva parlare.

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Palermo, 19 febbraio 1883

Gentilissimo Sig. Emanuele4

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ho spedito già la balla del cotone pei telai al

Suo indirizzo, domani partirà l'altra della calzoleria.Io forse arriverò venerdì alle 8,30 perché

giovedì ho un puntamento interessantissimo. I telai dovrebbero pure partite domani.

Porterò meco le fatture, ma qui troverà lo scontrino della balla cotone spedita.

Mi creda con profonda stima e rispetto

.Suo Um.o ServoSac. C. Cusmano S.D.P.

Palermo, 28 febbraio 1883

Rev.mo P.e Salvatore

Sia Gesù amato da tutti i cuoriRiscontro io per serenarla sul conto di Suora

Vita, la quale non ha sin'ora potuto curare il riscontro della

4 Molte lettere della famiglia Montana d'Agrigento si trovano bel nostro Archivio; da una attenta lettura di esse si comprenderebbero meglio le relazioni di santa amicizia tra il P. Giacomo e la detta famiglia, la quale ha tramandato ai posteri l'ammirazione per le virtù e la santità del Servo di Dio.

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sua letterina. La stessa sta benissimo in salute, ma le molte faccende non hanno lasciato un momento di tempo, perché oltre le ordinarie, si lavora per fornire -il corredo per una prossima fondazione.

5a Casa, 30 aprile 1883

Ill.mo Sigr Assessore

Di riscontro alla Sua dolorosissima nota del 28 Aprile di N. 2464, manifesto l'afflizione indicibile del cuor mio per la morale responsabilità.

Tornato da Caropepe, molte notizie, hanno, straziato il mio cuore e sento grande bisogno di conforto del Suo animo ben fatto ed amico per guardare le cose in quell'intendimento che le nostre relazioni esigono. Ritengo che il delicato ed amico Suo animo non sarebbe venuto a pronunziare si dolorosa sentenza, se avesse saputo che lo sventurato Miceli non precipitò dal perterra, senza vigilanza, che vuol causarsi all'impareggiabile P. Gambino, la di cui solerzia e carità è oggimai nota a tutto il paese.

È indicibile il mio dolore per l'infausto avvenimento in persona del povero, Di Miceli Sebastiano, ma volere addebitare all'uomo più solerte e caritatevole che io abbia mai conosciuto, al Rev.mo P. Gambino, mi sembra tal cosa da doverla giustificare; e per consiglio della S.V. Ill.ma e per proprio accorgimento non si fanno mai passare i poveri, ma da quello basso ed in-

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terno dove per la tetrazione del locale ancora non adattato ai bisogni dei poveri, quelli che non si fidano affatto di scendere le scale per recarsi nell'altro, vogliono ostinatamente stare per respirare un pò d'aria.

Ora anche questo si è chiuso, ma i Poveri invalidi gridano per volerlo riaperto ed io per le condizioni igieniche di quei poveri infelici La prego a voler presto ordinare che si ripari alla meglio e si faccia presto ad accomodare il piano superiore perché i calori estivi non ci trovino nell'assembramento in cui in atto siamo.

Mi auguro che la S. V. vorrà rilevarmi dalla tristezza in cui sono pel cennate cautele, accertandomi della sua considerazione ed amicizia.

Palermo, 30 aprile 1883

Ill. Sig. Assessore

La Ill.ma Principessa di Scalea mi ha inviato diverse domande di orfanelle ed una di una povera vecchia cieca. Per le prime ho creduto prestarmi ad accoglierle, sperando che la sua benignità, se crede, mi faculti appresso di presentare la domanda per essere ammesse alla retta. Per la seconda non essendo in mia facoltà di poterla ammettere, Le compiego la domanda aggiungendo anche la mia calda preghiera, perché volesse degnarsi , di farla ammettere nella prossima Giunta.

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2 maggio 1883

Gentilissimo Sig. Antonino5

La prego consegnare al porgitore il testamento del Sig. Pignataro Antonino e l'atto di vendita che l'erede Don Felice Pignataro fece a me e terrà il presente per sua cautela.

Mi creda con tutto rispetto

Suo Um.o ServoSac. Giacomo Cusmano

2 maggio 1883

Rev.mo P. Parroco, (Palazzolo)

Io sono sempre pronto agli ordini Suoi quando la S.V. mi assicura che la povera orfanella è di buona morale e non sarà di guasto alle altre; però informo la S.V. che in atto sono in ricerca per un altro locale a causa che questo è pieno in maniera antigienica, e se l'està mi troverà nella stessa condizione, correrò gravissimi rischi. Oltre poi le dico che per sola cibaria ho un deficit, più di L. 6000, oltre il debito della casa ed altri debiti, talché se nella Sua carità potrebbe ottenere l'ammissione Municipale, sarebbe di grande aiuto onde non gravare la posizione più di quanto è gravata, e ciò finché il Consiglio dei Parrochi non risolverà aiutarmi dilatando la colletta per tutto il paese. Allora sì

5 Per la proprietà di S. Giuseppe.

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che si potrebbero fare perle pei poveri e si potrebbero rifugiare tutte le povere orfane.

Padre Parroco mio, mi aiuti, per carità; il Signore alla S.V. ha dato la carità di sentir queste cose; mi protegga dunque colla Sua attività, perché se vede la sparuta elemosina che viene e come debbo pigliare tutto a credito, sentirà vera compassione e delle povere orfane a me affidate e di me stesso ancora. Se può adunque faccia ammettere alla retta Municipale l'orfana Sorrentino.

Mi creda con filiale affetto e rispetto

Suo Um..o e dev.oSac. G. Cusmano S.D.P.

S. Marco, 5 maggio 1883

J.M.J.

Rev.ma Superiora

Sia Gesù amato da tutti i cuoriViene il Maestro D. Lorenzo Vicari con un

numero di calzature assortite. Ella ne farà scegliere una diecina di paia e se il bisogno esigerà di più, non deve arrivare al di là di 15 paia.

La scelta la farà con quelle misure che possono venire a molte in maniera da potere rimediare alla meglio pel giorno di domani perché poi li faremo eseguire appositamente, perché le calzature di corso si trovano sempre di pochissima durata.

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La benedico nel nome del Signore con le Suore e e Orfanelle. Preghino per me

Suo Padre in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 20 maggio 1883

Eccellenza Rev.maPadre dell'anima mia6.

Sono dolentissimo di non aver potuto recarmi dalle Buone Ferlazzo, non solo a causa del S. Ritiro che ho dovuto fare io stesso per la vestizione delle nuove Postulanti, il quale mi ha occupato intieramente sino al giorno della SS. Triade, ma anche perché ritengo che la notizia della missione affidatami dall'E.V. R.ma, da me, giusta gli ordini ricevuti, tenuta in silenzio, sia stato motivo di qualche giudizio a carico mio per quale io non so in quale utilità

Palermo, 21 maggio 1883

Eccellenza Rev.ma

Padre dell'anima mia

Se io avessi potuto dire alla buona Marianna la missione affidatami dall'E.V. R.ma, le mie relazioni

6 Questa lettera restò incompleta. L'indomani ne scrisse un'altra, che è completa.

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con la stessa e con la famiglia intera sarebbero state sempre al loro posto.

Ritornato da Girgenti, io dovetti dare avviamento ai terribili affari che mi aveano fatto ritornare urgentemente da Caropepe, e, appena avviatili per persona che mi assiste, bisognai incominciare il S. Ritiro per la vestizione delle nuove Sorelle, che mi occupò assolutamente sino al giorno di ieri, festa della SS. Triade. Nel corso di detti S. esercizi mi arrivò una lettera di Concettina nella quale mi invitava a recarmi in sua casa perché deve parlarmi di un affare, e mi usava le convenienze che si usano ad un prete che non è confessore, e si firmava come mia umilissima Serva.

Io, per una persona che avea incontrato sin dal momento che arrivai da Girgenti, avea capito che in quella famiglia già non vi era più buona opinione di me, e convalidato da questa lettera, che riscontrai con le stesse convenienze, credo non essere più utile il mio ministero presso quelle anime, sia perché la molteplicità delle cose che mi attorniano non mi fanno arrivare opportunamente ai loro bisogni, e poverine soffrono maggiormente, sia perché il malinteso che ha posto il demonio rende inutile la mia missione.

Non ho potuto pria d'ora scrivere due parole all'E.V. Rev.ma essendo questo il primo momento che ho libero, e la prima lettera che scrivo fra tante che ho a riscontrare. Se l'E.V. crede opportuno che io continuassi a pigliarne cura, mi avvisi, e vedrà come potermi combinare per riuscirvi, se no, mi faccia la ca-

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rità pure di avvisarmi perché non voglio affatto mancare all'ubbidienza, operando senza conoscere la Sua volontà.

Quello che mi fa il demonio io non posso dirlo: temo voglia togliermi anche il suo paterno conforto, ma spero coll'aiuto del Signore di non dimenticarmi giammai che Le ho obbligo della mia vita, che veramente l'E.V. Rev.ma è il padre dell'anima mia. Io sono sicuro, che nel mio doveroso affetto per l'Ecc. V. non ho avuto mai altro fine che quello di vederlo sempre più abbondato delle celesti benedizioni, perché ho inteso il bisogno di vedere centuplicate sulla sua degna persona le misericordie di quel Dio che per suo mezzo mi si è rivelato, e se non avrò altre occasioni e possibilità, non lascerò almeno di pregare perché la infinita bontà la rimuneri condegnamente, non potendo da per me far nulla che basti almeno a mostrarLe la mia gratitudine. Mi sarebbe assai più doloroso se il demonio riuscisse anche a questo; comunque sento in me il desiderio di voler far sempre l'adorabile volontà del Signore.

Vorrei più dirle, ma non credo opportuno di incomodarla più a lungo. In desiderio di ricevere suo riscontro, prostrato al bacio del sacro anello, imploro la paterna Sua benedizione per me e per tutte le anime che il Signore mi ha affidate.

Preghi per me indegnissimoP.S. - Se V.E. potrà fare la carità di fare riunire

da qualche altro la congregazione per questa volta mi

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farebbe gran carità, altrimenti mi avvisi e verrò giovedì sera.

Suo figlio in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, giugno 1883

Eccellenza Rev.ma, Padre dell'anima mia7

Perdoni se, amandoLa filialmente in G. C. vita Nostra, io non so astenermi d'informarLa dei pericoli che minacciano offuscare la Sua santa e luminosa carriera. Non ritorno agli antecedenti, perché tutto ciò che spontaneamente ha pensato ed operato l'Ecc. V. Rev.ma è stato santo e giusto e modellato al tipo dei santi Vescovi che la Chiesa onora come modello dell'Episcopato cattolico.

Mi fermo allo stato in cui trovai le cose di Girgenti nell'ultimo soggiorno della scorsa settimana.

Trovai nella sede il Vescovo Coadiutore, dall'Ecc. V. chiamato; il quale, rimasto solo e senza facoltà, sta come un semplice prete ospitato nel Suo palazzo, destando, senza volere, molta impressione nel popolo ed anche, come credo io, presso Roma.

Tutta la Diocesi ama teneramente la Ecc. V. Rev.ma, e non sa persuadersi quali motivi La spinsero ad allontanarsi dalla Sede al momento che arrivò

7 Dalle Test., V. I, p. 317, in cui è descritto il motivo di questa lettera di P. Giacomo a Mons. Turano.

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il Coadiutore; e, vedendo che lo lasciò senza facoltà e che in tutto continua ad operare il Vicario, ritengono esservi motivo di qualche rivalità. Il non averLo poi rappresentato nella processione del Corpus Domini fu motivo di molti discorsi da per tutto, e particolarmente nel casino; ed io da un laico, che molto stima l'Ecc. V., fui di tutto informato, perché venne a me segretamente per informarsi se io sapeva cosa di questo avvenimento tanto compromettente.

Io voglio supporre che nessuno vi sia che pensi di scrivere alla S. Sede; ma lo stesso scrivere del Vicario a Roma, come se il Vescovo Coadiutore non fosse alla Sede, basta per rivelare tutto e mettere la posizione dell'Ecc.mo Vescovo di Girgenti nello stato più angustievole.

Io non ardisco consigliare nulla, perché non son da tanto; ma prego il Signore caldissimamente perché il Padre dell'anima mia si persuadesse di ritornare al più presto alla Sede a curare la salute di quel popolo che Iddio gli ha affidato, servendosi dell'aiuto che il Signore gli ha mandato in ciò che da sè non può fare per motivo di custodire la Sua preziosa salute, e così continuare la Sua missione con lo zelo che lo ha distinto tra molti e che ha reso testimonianza allo Spirito che sempre lo ha animato all'amore di Gesù Cristo, sua vita.

Qualunque altro consiglio oscura la luminosa carriera del Padre mio, e mette in cimento ogni puro interesse per la gloria di Dio e la salute delle anime.

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Io temo che questa mia scritta abbia ad aggiungere maggior discredito al mio nome, ma sento il dovere di dare anche la mia vita per Colui che mi ha fatto conoscere Gesù Cristo, e riputerei un delitto imperdonabile se io per amor proprio tacessi la verità dinanzi a Colui che mi ha insegnato ad non essere cane muto e che mille volte alla mia presenza ha ripetuto: Propter Sion non tacebo.

Perdoni all'affetto filiale dell'anima mia tanto ardimento: spero non vergognarmene alla presenza Sua quando saremo liberi delle umane cauzioni.

Per ora sono tanto lieto di aver detto la verità per il bene di Colui, a cui tutto devo, ed anche col timore d'incontrare la perdita del Suo paterno affetto che per me è vita.

Ora non mi resta altro che pregare.Benedica l'indegnissimo...

S. Marco, 4 giugno 1883

Rev.do P. Francesco8

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Riscontro la Sua tenerissima lettera che mi ha

commosso sino alle lagrime e ne ho lodato e benedetto il Signore che con tanta predilezione l'invita alla continuazione del Suo ministero sopra la terra. Se l'uni-

8 Al Diadono Francesco Filippello, poi Missionario S.d.P.

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versale giudizio è fondato sulle opere di misericordia, e quelle anime sventurate che non si sono prestate ad esercitarle, per questo solamente, sentiranno intuonare nelle loro orecchie quel terribile: «discedite a me maledicti», che sarà di quel Sacerdote che dimentico di essere seguace di Gesù Cristo nella sublime missione di evangelizzare i Poveri, pensa di avere bene compito il suo ministero, quando gonfio di vana scienza ha potuto raggiungere dignità e lucri che lo distinguono fra tanti. Egli crede che le sue vuote teorie, scompagnate dalla pratica, saranno sufficienti per guadagnare le anime al suo zelo affidate, ma Colui che è l'Eterna Sapienza del Padre ha voluto unire, anzi premettere la pratica alla teoria, «coepit lacere ed docere» ed invogliandoci ad apprendere da Lui la mitezza e l'umiltà del cuore, ci annunzia che la Sua missione è appunto quella di evangelizzare i Poveri, e comincia col nascere povero, con fare sue le miserie di tutti, col mettere sulle proprie spalle i debiti di ognuno e scontarli con la propria vita, col proprio sangue, passando a traverso delle più strazianti torture, senza volersene risparmiare una sola, anzi con avidità di patire quanto più sia possibile ed in ogni genere di sofferenze. Che sorte infinta, Padre mio carissimo, se un buon numero di Sacerdoti avranno la sorte che il Signore concede alla S.V.! Come vedremo tra noi ridestare lo spirito degli Apostoli; come saranno strepitose le conversioni delle anime; come sarà glorificato Gesù Cristo, vita nostra! Ah! sì, Padre mio sia questa l'intenzione colla

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quale la S.V. offrirà la prima Messa in questa chiesa dei Poverelli. S'informi allo spirito di S. Vincenzo de' Paoli, che pure, nella prima offerta dell'incruento Sacrificio, ottenne da Dio le misericordie infinite della Sua carità, che poi divampò per tutto il mondo. Io son lieto di trovarmi in questa via, sebbene indegnissimo ed inutile; e mi auguro che le ossa mie aride, quando il Signore formerà la Comunità dei Missionari alla Vincenziana di quei degni Sacerdoti, risorgeranno alla vera vita e acquisteranno capacità di operare anche qualche cosa per amore di Colui che merita tutto.

Preghiamo assieme perché il Signore ci formi secondo il Suo spirito e mandi gli operai nella Sua vigna.

Desidero sapere dove sia il Suo domicilio per venire a visitarla, se continua ad essere ammalato. La comunità intera la ossequia e pregherà per Lei, implorando il fervoroso Suo ricambio.

Mi creda nel Sacro Cuore del nostro Gesù

Suo aff.mo in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Quinta Casa, 23 giugno 1833

Gentilissimo Sig. Emmanuele (Montana)

Le presento il nostro buon Frate Ferdinando Di Maggio da Torretta: è anima semplice, pronto a lavorare per amore di G.C. e dei Suoi Poverelli, ma ha

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bisogno di essere guidato, essendo questa la prima volta che esce per le campagne a far la colletta.

Sarei venuto insieme a lui; tanto è l'impegno di aiutare i loro caritatevoli sforzi per la casa delle orfane e mi premuro io a farlo quanto prima. Ma l'attualità mia è tale che io non mi fido nemmeno di narrarla. Gli affari sono tali e tanti che io al momento non posso allontanarmi; come avvio le cose mi metterò in ferrovia.

La prego a fare di tutto perché la colletta di campagna vada al miglior modo possibile e si estenda quanto più è possibile. La S.V. avrà cura di dare le analoghe disposizioni perché il buon Frate sapersi regolare a chi consegnare il frumento quando ha la vettura carica per potere continuare la colletta senza venire ogni volta sino al paese. Io vorrei dire un mondo di cose, ma la Sua intelligenza ed il Suo impegno caritatevole non ha bisogno dei miei suggerimenti per disporre le cose al maggior vantaggio possibile.

Mi congratulo assai della buona salute della zia Cacciatore, che ossequio unitamente a tutte le S.re Dame. Ho pregato ed ho fatto pregare per la salute, dell'ottimo Sig. Sindaco, che tanto ama i Poverelli e speriamo che Dio ce lo conservi a molti anni. Sia cortese di presentare a lui i miei più distinti ossequi.

La prego volere contentare il Maestro dei telai, il quale già mandò i pezzi che bisognavano.

Avrei voluto provvedere il nostro buon frate di figure di S. Vincenzo e di S. Francesco, ma non arrivai

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in tempo; ma li manderò sotto fascia. Raccomando alla S.V. di munirlo di una scatola e di tabacco, perché lo domandano tutti girando per la colletta. Io non vorrei che desse incomodo a nessuno pel suo mangiare, per conseguenza la S.V. disporrà che ne fosse munito, che se ritarda a ritornare in paese non fosse privo del necessario alimento. Poverino è stato incomodato e per conseguenza ha bisogno di qualche riguardo. La ossequio con tutto rispetto e mi segno

Suo Um. AmicoSac. G. Cusmano S.D.P.

S. Marco, 26 giugno 1883

Rev.mo Sig. Canonico

Padre mio in G. C.

Scrivo queste due parole per non venire molto spesso ad accrescere le sue fatiche, e nello stesso tempo per ricordarle che giovedì io debbo partire per Girgenti. Se io potessi avere un libro che mi aiuterebbe a svolgere le materie nel modo che a me bisogna, potrei in qualche maniera alleviarla, ma non avendo altro autore che il Canonico Pennino, la S.V. si persuade ch'è proprio una necessità quella d'incomodarla con si viva e fervente istanza.

Profitto di questa occasione per dirle che il Sig. Rosario Cloos, dopo la morte della figlia, non solo non

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ha toccato nulla dell'esazione della Sig. Barba, ma che ha ripianato quella lacuna di una maniera assai interessante, ed in coscienza non gli restano che poche lire a rimborsare che non arrivano nemmeno a cento. Intanto la buona Signora, messa in ombra del passato, in tutte le occasioni di conteggio mostra la sua prevenzione in maniera che il povero D. Rosario, ad onta del suo bisogno, si spinge a licenziarsi. Questo a me non piace nè per D. Rosario nè per la buona Signora; vorrei però che la Signora credesse a quanto io assicuro e che si persuadesse a mettere la scrittura in buona regola, per evitare che simili sospetti avessero più luogo.

A far ciò io vorrei che la forma dei squarci antichi, la Signora se la portasse per sé, unitamente ad un libro di cassa particolare, dove tutto scrivere di proprio carattere, e il Sig. Cloos portare il giornale, o le prime note, sul quale esemplar dare i conti correnti di tutti e il libro cassa per tenere tutto in buona regola. Però deve regolarsi ancora la mercede sull'esazione in maniera da potervi impiegare tutto il tempo necessario.

Aspetto la Sua scritta secondo il mio bisogno e con tutto lo sviluppo lo faccia per carità.

Benedica il Suo indegnissimo figlio in G.C.

Sac.te G. CusmanoS.D.P.

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Agrigento, 10 luglio 1883

Signor Emmanuele Montana

Scrivo dalla casa dei Poveri; perdoni la poca convenienza (Riservata). Le mie trattative col demanio pel convento di S. Francesco di Paola sono al punto che coll'intelligenza dell'Intendente io spingo domanda per averlo ceduto contro il pagamento di sole lire cento.

Dovendo partire da qui ad un'ora, prego la S. V. Ill.ma di chiudere l'ufficio dietro aver letto la mia domanda e volersi degnare di consegnarla personalmente al prelodato Intendente; e ciò per aver diritto di continuare ad accudire collo stesso durante la mia assenza, perché colla massima urgenza e segretezza l'affare si potesse portare a compimento.

In punto ricevo lettera di D.a Angelina Carratello, la quale mi assicura che suo cognato ieri l'avvertì che un suo socio vuole mandare una mula e crede che sia molto buona per noi. Io ho riscontrato di accudire colla S.V. per conchiudere il negozio.

I miei rispetti alla Sua degna famiglia. Mi creda con sincera stima

Suo Um.o e Dev.mo Servo Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 13 luglio 1883

Gentilissimo Sig.r Emmanuele (Montana)

Mi premuro farle sapere che il mulo fu venduto lo stesso giorno che io arrivai in questa per lire no-

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vanta, ed era ancora giovane e senza aver fatto campagne, perché lo riformavano per insubordinazione alla buona disciplina. Fatte indagini per vedere se in altro corpo era possibile capitarne qualche altro, ho saputo che se ne parla in ottobre. Voglio augurarmi che avessero potuto fare buono affare per mezzo del cognato del Sig. Carratello e che la faccenda fosse bene avviata. Io raccomando alla Sua valida protezione la causa di cotesti Poveri, il Signore lo abbonderà di ogni bene se mercé a Sua valida protezione non si perderà un'occasione così favorevole onde provvedere agli enormi bisogni di cotesta povera Casa. Il demonio ha fatto di tutto per fare andare perduta questa fortunata coincidenza di poter fare la colletta di campagna, ma io spero che la S.V. non lascerà via sia per la sottoscrizione che si è aperta in Girgenti, sia per quella che si farà con l'aiuto della circolare di Monsignore Blandini presso tutte le Parrocchie della Diocesi, sia anche per la colletta che farà Frate Ferdinando per le campagne.

Per le macchine di maglie ho scritto alla Superiora. Spero prestissimo farle arrivare la bozza delle circolari in doppio originale, e un numero di poesie per il giorno che il Prefetto verrà a visitare le nostre Orfanelle. Desidero però che la S.V. non la faccia effettuare tale visita senza mia intelligenza, perché vorrei combinare in maniera da metterla a profitto di quelle infelici creature.

Passai le lire 100 a M.o Messina e sto facendo ese-

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guire le cose che bisognano a completare l'ultimo telaio. Ossequio tutti di Sua degna famiglia e con verace stima ho il bene di dirmi

Suo Um.o ServoSac. G. Cusmano

18 luglio 1883

Rev.mo P. Girolamo

Domani è la festa di S. Vincenzo ed io suppongo che la S.V. ci farà l'orazione panegirica, è vero?

È necessario però che ci vedessimo un momento, se non può far gran messa uscirà alle 7,½, serva di Sua regola.

Preghi per me

Suo aff mo in G. C.P. G. Cusmano S.D.P.

30 Luglio 1883

Rev.ma Superiora

Se la madre della ragazza Tutriolo la vuole consegnata, può consegnarla, ma direttamente alla madre; se la madre non è costì, la faccia venire perché ad altre mani non deve consegnarla.

La benedico nel nome del Signore

Suo P . dre in G. C.Sac. G. Cusmano

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Palermo, 30 luglio 1883

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Vi do notizia del felice arrivo della Superiora,

Suor Giuseppina e delle Aspiranti che arrivarono alle 10,½. Noi tutti buoni. Viene costì mio fratello Pietro e mio nipote Giacomino, quest'ultimo, nella qualità di sottotenente, deve dimorare costì per due mesi. Se potete pigliarvi cura di fargli da mangiare e fargli pulire la biancheria, servendosi di Giuseppe per mandarglielo al domicilio, lo farete. Se il di lui domicilio sarà lontano, combinerà mio nipote per diminuire la fatica di Giuseppe.

Raccomando alla vostra osservanza tutta la comunità per questi pochi giorni.

Vi benedico colle Sorelle e con tutte le recluse. Pregate per me. Ho visto i vostri e sono tutti buoni

Vostro P.dre in G.C.Sac. G. Cusmano S.D.P,

Agosto 1883

(Bozza)Ill. mo Signore

Finisco di leggere la Sua pregiatissima e prontamente la riscontro. Spiacemi che la S. V. Illma siasi tante volte incomodata a scrivermi e riscrivermi inu-

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tilmente in Palermo, ma è questa la prima Sua che io ricevo dopo lunghissimo silenzio che mi ha fatto credere che un qualunque impedimento avesse rimandato a miglior tempo l'impegno della Fondazione. Pur tutta volta dopo i quindici dell'entrante Settembre io mi premurerò a venire per visitare la casa e stabilire le riforme se saranno necessarie, non potendoli fare ora che di somma premura son costretto a recarmi in Palermo per preparare quanto è necessario all'imminente aperture delle due case in Monreale.

Le Suore non bastano alle svariate richieste che sono in trattativa e per conseguenza bisogna avere ancora un pochino di pazienza. Se la S. V. Illma vuole abbreviare il tempo può farmi arrivare la pianta della casa ed io anche da Palermo potrò dirle se occorre o no di fare delle novità nella stessa. Io in ogni tempo avrei avuto molto impegno di contentarla, pria di tutto per il bene che può farsi in una comune così bene disposta com'è la Sua e anche a riguardo della S.V. che mi fu tanto raccomandata dall'ottimo P.re Salvatore Lanza.

San Marco, 4 agosto 1883

J.M.J.

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Non arrivai a venire pria di partire e per

conseguenza mando Suora Veronica colla presente, perché ,

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leggendola assieme diate pronta esecuzione a quanto vi scrivo.

Il Signore ci ama e ci vuole veramente secondo il Suo cuore, per conseguenza ci visita colle infermità. Però è dovere che noi ci curassimo, e per questo, perché tu sei tanto sofferente, figlia mia Celeste, e più che Suora Veronica; voglio che, finita la lettura della presente, ti servissi della stessa carrozza, con la quale viene Suora Veronica, per scendere tu in S. Marco e dimorarvi sino a nuovo ordine, lasciando bene informata Suora Veronica delle cose di costì.

Arrivata in S. Marco farai pregare in mio nome la Sig.ra Strazzeri perché s'incomodi a venirti a trovare, e per mezzo della stessa ti fornirai d'una preserva adatta al tuo bisogno, facendola anche eseguire di proposito, se non può trovarsi fatta e buona. Oltre a questo, procurerai di far venire il medico per curarti esattamente la tosse, e le altre infermità che ti travagliano, e farti trovare buona al mio prossimo ritorno.

Ti proibisco qualunque fatica che possa aggravare i tuoi mali finché non sarai rimessa in buona salute, e non sarai ben cautelata. Per ora ti limiterai alla sola sorveglianza e a quelle piccole fatiche che possono sopportarsi senza disaggio. Ti benedico insieme a Suora Veronica unitamente a tutte le Suore di Terre Rosse, di S. Marco e della 5a Casa.

Raccomando a tutti la severità della S. osservanza, senza della quale non potremo piacere a Dio e portare il Suo spirito nel nostro cuore. Mi resta il pensiero del-

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la colletta per aver meco la Suora Marianna; se Suora Chiara potesse supplirla, mi sembrerebbe la più adatta a tale officio; di ciò scriverò a P.re Gambino.

Vi benedico, carissime figlie mie, con tutte le vostre compagne e le orfanelle, pregate per me. Suor Giuseppina potrà supplire Suora Chiara a Terre rosse.

Vostro P.dre in G. C. Sac. G. Cusmano

Girgenti, 12 agosto 1883

J.M.J.

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Scrivo alle tre Superiore di Palermo

coll'indirizzo a quella di S. Marco, perché tutte le Suore avessero le notizie della nostra buona salute e delle nostre vicende.

Lasciai in Valguarnera Suora Marianna e la Superiora e venne meco Suora Rosaria e Suor Maddalena, perché queste orfanelle debbono fare il saggio con l'intervento delle Autorità civili e religiose, e per conseguenza bisogna prepararle un poco. Arrivò qui il melodium, ma manca la base di legno del piede sinistro e non si trovò dentro la cassa: la cassa era chiusa in regola per conseguenza dovette restare costì, o a Terre Rosse; se lo trovate mandatelo.

Io spero essere costì pel giorno dell'Assunzione

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della Mamma nostra Santissima, ma se questi affari mi trattengono qualche altro giorno non state in pensiero. Vi avverto della buona salute di tutti tanto da qui che da Caropepe e del buono andamento della nostra missione. Mi auguro lo stesso delle tre Case di Palermo e ne attendo notizie. Lascio questo poco di spazio alla Superiora e benedicendovi nel nome del Signore con le aspiranti; vi raccomando la S. Osservanza e di pregare per me. La prego mandare ciò che domanda la Superiora Suor Maddalena.

Vostro P. dre in G. C. Sac. G. Cusmano S.D.P.

Girgenti, 14 agosto 1883

J.M.JRev.mo P. Salvatore

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ritorna Frate Ferdinando ed io raccomando

efficacemente alla sua Carità per istillare pel di lui cuore lo spirito della nostra vocazione. Lo stesso col denaro che portò pagò il viaggio e consegnò lire dodici, che ora gli ho restituito per pagare il viaggio, e il rimanente darà conto.

Le acchiudo una mostra di cotone blù per averne inviato un chilo allo stesso punto di colore per mezzo di P. Pasqualino.

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Non posso prolungarmi, solamente le dico che bisogna rimanere perché deve venire il Prefetto giovedì.

Mi benedica con tutti, come io la benedico nel Signore. Preghino per me. Perché non mi ha scritto? mi fa stare in pensiero.

Suo Aff.mo in G. C. Sac. G. Cusmano

Girgenti, 15 agosto 1883 Giorno dell'Assunzione di Maria

J.M.J.Gentilissima Signora

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La povera orfana Antonina Ferrugia è lunatica,

e questa mattina è ritornata in uno dei soliti Suoi disordini, che fece sbalordire l'ottimo P.re Indelicato che si trovava a confessare.

Sua Eccellenza Rev.ma Monsigr Vescovo, Coadiutore, ha manifestato che miglior cosa è di fare uscire quelle che qui non vogliono stare, invece di permettere che molte per il loro cattivo esempio si perdano. Per questo vengo a pregarla, come speciale protettrice di questa povera casa, di volersi degnare di collocarla a servire in qualche buona famiglia dalla S. V. conosciuta per contentarla, e farla uscire in giornata se sarà possibile.

Consegneremo alla madre la piccola Ragusa e la Catalisano dovrebbe passare al Reclusorio.

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Perdoni se ardisco incomodarla di tanto, è però per amor di G. C. e delle anime, che vogliono a lui conservarsi, che io imploro il Suo aiuto caritatevole, e per questo sono sicuro del Suo compatimento.

Mi creda con tutto rispetto.P. S. - Il motivo di tanto disordine fu il

seguente: Ieri sera nell'andare a letto la Nina, la Catalisano, Onofria e Marchetti si facevano la'ricreazione in camicia, perché la Catalisanodenudandosi interamente andava a letto senza camicia. Per questo fu loro proibita la S. Comunione, e per questa giusta punizione ha fatto un inferno. Sia tutto come vuole Iddio.

Suo Um.o e Dev.mo in G. C. Sac. G. Cusmano S.D.P.

San Marco, 22 agosto 1883

J.M.J.Rev.ma Superiora

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Potrà riceversi l'orfanella che verrà

accompagnata dalla Sig.a La Porta. La stessa porta il corredo di prima entrata, perché l'ha provveduto la prelodata Sig.a La Porta. Speriamo che presto si potesse avere una casa più grande per togliere queste povere orfanelle dall'assembramento in cui stanno.

La benedico nel Signore

Suo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

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26 agosto 1883

Rev.ma Superiora

Può permettere che la Butera veda oggi le Sue figlie invece della domenica ventura.

La benedico con le Suore e le orfanelle

Suo P.dre in G. C. Sac. G. Cusmano

San Marco, 2 settembre 1883

J.M.J.Rev.ma Superiora

Sia Gesù amato da tutti i cuori!È venuta la madre di Paolina Fileccia a dirmi

che vuole uscirsi la figlia. Essendo questa ragazza una delle raccomandate dal nostro speciale benefattore, Sig. Barone Starrabba, ho detto alla stessa di farsi fare anche l'ordine di uscita dal prelodato Sig. Barone.

La S. V. ricevendo questo mio biglietto e quello del Sig. Barone, potrà consegnare la figliuola alla madre9.

La benedico nel nome del Signore con tutte le Sorelle e le orfanelle. Preghino per me

Suo P.dre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

9 Non incontro difficoltà. B. Starrabba.

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San Marco, 2 settembre 18,33

J.M.J.Figlia mia in G. C

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Domani, non so a qual'ora, verrà la Principessa

Di Scalea per visitare cotesta casa. Io saprò l'ora questa sera, verso l'Ave, e domani di prima ora potrà venire l'uomo per comunicarvi il puntamento.

Quello che raccomando si è: Far trovare tutto pulito: Casa, Letti, Offici, Sorelle, Orfanelle, e pulite dalla testa ai piedi. I cessi li vorrei trovare pulitissimi, e per conseguenza se avete solfato di ferro, fate sin da ora la solita soluzione per fare che si distrugga l'ingrata esalazione; mettete ancora in piccoli vasi il clorato di calce con l'acido fenico per disinfettare l'aria. Poi, oltre la pulitezza, vorrei trovare l'ordine esattissimo in ogni officio e vorrei che le Suore e le orfanelle ad un tempo dessero mostra di religione e di vera civiltà nei modi, nella prontezza e semplicità.

In questo punto mi viene la seguente riflessione: Se tanto sentiamo il bisogno di essere dinanzi agli uomini, quale sarà il bisogno di trovarci in regola per comparire dinanzi al tribunale di Dio!!!

Profitto di questo pensiero per pregare a stare sempre come vi ho pregato, non per gli uomini, ma per Dio, e così adempiremo ogni nostro dovere e ci troveremo assai ben disposti per quel giorno tremendo!

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Mandate adunque domani e vi farò sapere l'ora in cui arriverà la Principessa.

Vi benedico nel nome del Signore

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

San. Marco, 3 settembre 1883

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La visita della Principessa sarà verso le sei ½.

Se sono a refettorio, raccomando che si disponga tutto con pulitezza e precisamente quel locale di passaggio per la cucina.

Sopra tutto poi è necessario che le Suore e le Orfanelle fossero disposte a questo ricevimento in maniera da lasciare una buona impressione.

La benedico con tutti.Io spero di essere costì un poco prima.

Suo Padre in G. C. Sac. G. Cusmano

4 settembre 1883

La Superiora delle Terre Rosse potrà riceversi la orfanella raccomandata. Riceverà le fedi10.

Suo P.dre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano

10 La Principessa di Scalea con questa mia carta si presenta la povera Orfanella Velardi che raccomando vivamente alla Sua carità.

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4 settembre 1883, giorno di S. Rosalia

La Superiora di Terre Rosse potrà ricevere l'orfanella Rosa Taormina di anni 11 dell'Isola delle Femmine, figlia di Arcangelo e della fu Rosalia Davì.

Faccia la nota del corredo col prezzo per mandarla alla Principessa, se non ha il letto sappia dirle quando può ritornarla.

Terre Rosse, 11 settembre 1883

Figlia mia in G. C.

Io avevo detto alla Buona Signora Scarpinato che per giovedì potea far venire le due villegianti, giusta l'offerta fatta della stanza del pianoforte. Per conseguenza dovrebbe ella avvertirla dell'accaduto per postergare ancora il loro arrivo. Pur non mi sembra prudente che le due Scabbiose passassero nella stanza del pianoforte, perché ivi non sarebbero isolate, invece sarebbero mescolate a tutte sia per la Messa, sia per lo studio del piano che pel passaggio del dormitorio. Mentre della stanzetta che in atto occupano se ne può fare a meno e così tenerle separate. Per l'altra sorella, in atto, abbiamo poco da fare; Suor Emmanuela potrebbe presto rassettare la contabilità e prestarsi all'ufficio, perché io la sospesi da altri uffici per questo breve tempo ch'è necessario a rassettare la contabilità. Spero venire per la confessione. La benedico con tutti nel nome del Signore.

Suo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

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Palermo, 14 settembre 1883

Gentilissima Signora (Montana)

Figlia mia in G. C.Sia Gesù amato da tutti i cuori!La sua materna protezione è un gran conforto

pe me, onde sorreggere la nascente Istituzione nelle molteplici difficoltà che ivi s'incontrano. Dovendo io allontanarmi per pochi giorni di viaggio che farò per l'Italia e per la Francia, sempre per affari dell'Istituzione medesima, sento maggiore bisogno di raccomandarmi alla Sua carità. Io sento sempre più crescer nell'animo mio il desiderio di guadagnare il cuore di coteste Dame al puro amore di G. C., e per conseguenza vorrei che crescesse in Loro il desiderio di avvicinarsi sempre più spesso alla S. Eucaristia, che formino sempre più il loro spirito alla S. ubbidienza ch'è la virtù che dà il merito della vita eterna alle opere che sembrano le più ovvie e di nessun conto. Che si procuri sempre di far tutto per la maggior gloria di Dio e per il bene delle anime, onde non perdere il merito delle opere che si fanno etc. Io procurerò di esonerarmi di questo viaggio, se mi sarà facile che altri per me s'interessi, e allora sarò più tranquillo. Ma per tutti gli eventi la prego di stare molto vicina alla Superiora ed aiutarla particolarmente nelle cose delicate e difficili, che senza il suo aiuto non potrebbero andare a buon termine.

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Particolarmente, poi, le raccomando il buono andamento della scuola e tutto quello che la Superiora le dirà.

Io non ho lasciato di pregare e di far pregare secondo la Sua intenzione. La prego di rendermi la stessa carità, e benedicendola nel Signore di unità all'ottimo Suo Consorte e i Suoi figli con tutto rispetto mi segno

Suo Um.o ServoSac. G. Cusmano S.D.P.

19 settembre 1883

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Facesti bene a fare vedere la povera orfanella

moriente dalla madre e con la debita moderazione ed osservanza potrai fare ripetere la visita. Suora Clemente fu a letto per ordine mio finché non sapeva speculare il modo di cautelarsi, poi si cautelò ed è stata alzata, e al momento mi chiama per volermi parlare alla finestra perché ruppero la chiave della ruota. Intorno alla faccenda del medico ora vedrò cosa posso fare, ma ti prego a volerli nutrire e custodirli. La cura prescritta da De Franchis che la continui.

Ti benedico con le Suore e le orfanelle e spero di venire presto.

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

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Telegramma

Canonico Boscarini

Caropepe – ValguarneraGirgenti 500/16 29 settembre 1883

Corsa diretto questa sera sarò Caldare, lunedì partirò Roma Milano fondazioni.

Giacomo

Palermo, 30 settembre 1883

Ill.ma Sig. Viscontessa

Figlia mia in G. C.Tornato da Girgenti, trovai una Sua scritta nella

quale manifesta il desiderio di volermi vedere per l'affare della Postulante Fazio. Incerto se, nel breve tempo che ho per ripartire alla volta di Roma, avrò il tempo di poter venire, ho pregato il Rev.mo P. Gambino per venire a ritirare dalla carità sua quella somma promessa per fornire di corredo la Postulante sopra segnata. Io intanto farò di tutto per avere una Sua breve udienza per affari importantissimi.

2 ottobre 1883

Vi fo coraggio, o figlie mie, perché ho gran desiderio di vedervi secondo il Cuore di Dio, il quale sebbene tenerissimo e pieno di misericordia, non lascia di essere grande, generoso, pieno di coraggio, di costanza, di fermezza e di tutte le sublimi qualità che com-

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petono al cuore di Dio. Ad ottenere questo sembra impossibile dal canto nostro, ma se noi daremo intieramente a lui il piccolo cuor nostro, avremo in cambio il Suo e così sarà tutto aggiunstato in un momento.

Coraggio, adunque, coraggio e avanti! Figlie mie, bisogna dir davvero; dal detto al fatto vero è che corre un gran tratto, ma è pure vero che le parole senza le opere restano vane. Ora io son sicuro che le figlie mie hanno detto davvero, che vogliono correre in aiuto del loro buon Gesù seguendo il suo esempio, imitando la sua vita; e quale occasione più propizia di questa potranno incontrare per confermare colle Opere questo loro desiderio? Coraggio! figlie mie, la Croce porta al cielo! Non temete di nulla, che il Signore vi aiuterà.

S. Marco, 8 ottobre 1883

Figlia mia in G.C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Desidero che Giuseppina Frenquilli mandi la

letterina per Suo Zio; io l'avea corretta e ci avea detto di copiarla; la prego di consegnarla al Sig.r Ruggieri, il quale va a partire per Roma e la consegnerà allo Zio.

La legga pria di consegnarla e la consegni aperta perché io potessi leggerla.

La benedico nel nome del Signore

Suo P. dre in G. C.Sac. G. Cusmano

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Il giorno di S. Teresa 15 ottobre 1883

La nostra vita è vita di fede nell'adorabile volontà di Dio, e tutte le vicende della stessa, prospere o avverse che siano, dobbiamo accettarle con la stessa pace e tranquillità, perché provengono dalle mani di Dio; noi dobbiamo operare e abbiamo la norma nella legge di Dio e nella S. Regola, ch'è nostro patto o codicillo particolare; e quando manca la voce viva della ubbidienza, basta riflettere un poco con santa calma ai nostri doveri per scegliere sempre quello che ci sembra di maggiore, gloria di Dio ed operare con santa tranquillità; Iddio poi farà il resto, perché la di Lui fedeltà è costante ed immanchevole! e non lascierà mai abbandonata l'anima che in lui confida. S. Chiarafu liberata da un esercito nemico di Barbari che andavano per rovinare il Monastero suo, e fidandosi solamente dell'aiuto di Gesù Cristo, i suoi nemici furono tutti debellati e confusi. Qui non si tratta di nemici, ma di anime dello spirito di Dio, e per questo fanno la vostra missione, non solo utile, ma necessaria. Oh! se voi poteste riflettere, in tutte le circostanze che avete, di essere vittime per l'amore e la gloria di Gesù Cristo vita vostra, di certo non vi angustierebbe lo stare (a Girgenti), ma sarebbe il vostro desiderio e la vostra S. letizia, e se l’ubbidienza vi portasse altrove non si potrebbe però staccare dal cuore il desiderio di ritornarvi, sapendo gli immensi bisogni temporali e spirituali dei Poverelli di Gesù Cristo in cotesta con-

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trada. Animo! dunque, figlie mie, e massima tranquillità di spirito! …

Ti Benedico con tutti.

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 21 ottobre 1883

J. M. J.Figlia mia in G. C.

Sia amato Gesù da tutti i cuori!Levati dalle angustie, procedi in tutta calma e

santo amore. Provvedi per come ti ho detto alle urgenze coi lumi che ti darà il Signore, e procura in questo tempo fortunato di formare il tuo spirito come conviene ad una Superiora delle Serve dei Poveri.

Palermo, 2 novembre 1883

Dilettissima figlia in G. C.

Sia amato Gesù da tutti i cuori!Come è dolce soffrire per Gesù! Io, figlia mia,

non ho cosa da offrire al Signore, perché questo Dio di bontà non volendo nulla da me, e ne ha ragione, non mi dà nulla a soffrire. Però le mie sofferenze sono le afflizioni che tutto il giorno piombano nell'animo mio, e pei Poveri, e per le Serve dei Poveri.

Io mi offro vittima nelle mani di Dio per vedervi risparmiate almeno dalle estreme sofferenze che incon-

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trar potete nel prestarvi in servizio dei Poveri, ma un sentimento continuo mi strazia l'anima e il cuore quasicché voi foste in sofferenze indicibili. Vorrei l'ubiquità per avere la sorte di dividere le sofferenze di tutti, ma non ho mai un minuto disponibile. Sia tutto come vuole Dio.

Come state? che soffrite? scrivetemi sempre con verità. Oh Gesù, almeno sia puro il sentimento di soffrire per voi, e servano le vostre sofferenze per generare nei cuori di tutti la carità, come il sangue dei martiri serviva per dilatare la fede per tutto il mondo!

Vi benedico con tutta l'anima mia, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, con le Dame e le Orfanelle. Pregate per me.

Tuo Padre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

P. S. Non voglio affatto che dormano a due le orfanelle, e non vedo ragione di riceverne quando non vi sono posti ove collocarle e mezzi come mantenerle. Essendovi, prestatevi sempre ove si può fare bene a creature infelici, senza recar male alle altre.

Palermo, 6 novembre 1883

Gentilissimo Sigr Emmanuele

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Scrivo dal negozio del Sigr Celestre, ove ho

potuto ottenere tutta l'economia possibile per l'acquisto

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delle mante. Però sono un assortimento di tre misure e qualità differenti che in media mi danno un risultato di L. 3.24, ma io ho fatto fare la fattura dettagliata perché la S. V. nelle altre a comprare, dovendo scrivere per la commissione, potrà distinguermi quelle che saranno per scegliere.

L'avverto che trovasi presso di me l'ufficio di testo Sindaco per l'esazione delle lire cento, che sin dal giorno 22 ottobre erano state spedite per vaglia costì dal prelodato Sigr. Sindaco. Per conseguenza io ho pagato al Sigr. Celestre L. 148 e resto in debito di quasi L. 100, che sono quelle ad esigersi, ciò per la bonifica che mi ha fatto in favore dei Poverelli di così.

Le spedisco N. 41 mante giusta i suoi comandi, avendoci fatto comprendere una manta della più larga misura che fu ceduta per L. 8.25.

Io fo spinte serie per trovarmi costì il giorno 12. Ma ho bisogno che molte preghiere si facciano in mio aiuto per riuscirvi.

I miei rispetti a tutte le Sigr. Dame, premurino l'acquisto delle altre mante pria che incalzi il freddo, procurino l'accrescimento della colletta per sollevare lo stato di quelle infelici orfanelle, spieghino tutta la loro protezione in loro aiuto e custodia, e Dio le benedirà come io le benedico in Suo nome.

Mi conservi la Sua stima e mi creda sempre

Suo Um.mo e dev. Servo Sac. G. Cusman

P.S. – Nella stessa balla delle mante troverà avvolto il pettine da telaio.

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Palermo, 4 dicembre 1883

Gentilissimo Sig. Emmanuele (Montana)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Sebbene mancante alle promesse, ma per le

ragioni che di presenza le dissi, pure con fiducia vera vengo al Suo cuore amico e caritatevole per riscontrare la Sua che tanto mi addolorò. Qui da quel momento fu ricevuta l'angustievole nuova dell'incomodo della buona Arcangelina, non si è lasciato di pregare da tutte le Suore e dalle innocenti orfanelle. Ho saputo che sebbene non siasi ottenuta la totale guarigione, pure il male non ha tracciato profonde vie e per questo mi lusingo che il Signore vorrà consolarci, allietando il Suo animo paterno e della Sua degnissima Signora. La preghiera ottiene tutto, preghiamo con vera fiducia e speriamo al più presto di sentire la lieta novella. Mi fo lecito in unico foglietto, scrivere due parole alla Sua Signora per affari riguardanti la casa dei Poveri e l'istituzione delle Dame di carità.

Gradisca intanto la S. V. gli attestati del mio sincero affetto per tutti di Sua degna famiglia e mi creda sempre

Suo Aff mo in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

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Ill.ma Signora11

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Non potei venire personalmente pel Santo

Ritiro a causa che questi affari hanno avuto grande bisogno della mia presenza, perché mi trovo in momenti molto interessanti allo sviluppo dell'opera, che sempre dal suo centro tira luce e vita. Questa stessa ragione mi fece mancare a spedire opportunamente il regolamento delle Dame di carità ed ora che sono vicino a farlo stampare, credo opportuno notificarle quanto appresso. L'opera voluta dalla Gran Madre di Dio, come trovasi scritto nella stessa regola, vuole che oltre i Sacerdoti i Frati e le Suore, sorgessero, ovunque s'impianta una Casa di Misericordia, le congregazioni affiliate di Dame e Gentiliuomini di carità, sotto il titolo di Discepole e Discepoli, perché essendo Essi nella Società ptessero attirare tutte le anime al vero amore di Dio, cotanto dimenticato dagli uomini in questi nostri tempi, e servissero di aiuto alle Suore e ai Frati, sotto la di cui direzione vivono, per sviluppare quanto più è possibile l'esercizio di tutte le opere di misericordia. A tal fine la Superiora delle Suore che travarsi nella

11 Questa lettera e la precedente, inviate ai coniugi Montana di Agrigento, si trovano nello stesso foglio autografo di P. Giacomo. Specialmente questa inviata alla Signora è di un valore storico importantissimo, perchè conferma quanto abbiamo affermato sulla « Regola di Melania » e su gli « Statuti delle Dame di Carità » nel Bollett. Uff., n. 3, p. 67, p. 73.

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Casa, è anche Superiora della Congregazione delle Dame, e il tutto dovrebbe procedere colla di costei approvazione dietro avere tutto calcolato in consiglio coi lumi di Dio. Per questo si nominano le due o tre Assistenti, la Segretaria e Vice Segretaria, che compongono il consiglio presieduto dalla Superiora, e poi il Comitato d'attività, che prender deve la parte esecutiva ed anche le proposte delle cose a farsi, per eseguirsi quando saranno approvate dal consiglio. Tutto il rimanente del regolamento sta su questa base. ed io sono stato dispiaciuto che il demonio che mira sempre a sconcertare le opere di G. C., abbia fatto entrare dei puntigli di amor proprio tra le angeliche Dame di Girgenti, perché vede che al gran bene che hanno fatto, altri ancora più grandi ed importanti ne seguiranno, e desidera impedirli.

Spiacemi che per l'incomodo di Suora Caterina e della Superiora, io dovetti fare un mutamento di Suore e di Superiora così precipitosamente; ma però ho avuto cura di scegliere soggetti che possono riuscire al compito, e la Superiora particolarmente sarà per lei come Suor Vincenza, ed io non ho riguardo a queste cose quando si tratta di aiutare Girgenti. Mi auguro che la S. V., ottenuta la guarigione di Arcangelina, farà cose grandi pei Poveri. Però attendo Sua lettera pria di far stampare il regolamento. La benedico con tutti nel nome del Signore.

Suo Um.mo e Dev.moSac. G. Cusmano S.D.P.

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Palermo, 4 dicembre 1883

J M. J.Figlia mia in G. C.12

Sia Gesù amato da tutti i cuori!In punto ricevo la tua e son lieto delle buone

nuove del viaggio che fu felicissimo, così dobbiamo esser lieti delle altre cose che il Signore dispone per la maggiore gloria Sua. Quando partì la Ia Superiora, fecero lo stesso e dicevano anche a me le Signore Dame che erano scontentissime del cambio fatto e che non sapevano adattarsi; ora dicono lo stesso per Suora Maddalena, ma si adatteranno più presto con lei, se, avendo fiducia in Dio, sarà coraggiosa ad affrontare con calma e tranquillità di spirito i primi momenti della Sua nuova posizione. Quando Gesù venne sulla terra, è scritto che la trovò un covile di fiere, costì non sono fiere quelle che lei incontra, ma, educate alla vita del cuore, sono pieni di questi attaccamenti; ma le cose del cuore durano poco, e quanto prima le vedrà a lei af fezionate e, le cose piglieranno una via più piana, perché io sono sicuro che lei si ricorderà il mandato che le diedi pria di partire, cioè di tenere nelle cose lo spirito di Superiora e regolarsi decentemente con loro e senza mancar di riguardi, ma Maternamente diriggendo.

La prima cosa che mi sembra opportuna è appunto quella di avvicinare il Vescovo quanto prima le rie-

12 Alla nuova Superiora di Girgenti.

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sce possibile, ma procuri di farlo con grandissima calma, perché l'erta strada che deve montare per andarvi, se non la fa a passo di formica la strapazzerà molto.

Era questa la mia mag,giore difficoltà di mandarla costì, poi tutte le altre sofferenze interne ed esterne concernenti la casa e i rapporti che debbono tenersi. Io le farò fare una lunga lettera di Suora Maddalena per aversi le informazioni che desidera e potere camminare in regola. Ma lei intanto proceda coi lumi che il Signore le dà, cercando sempre di ottenere la maggior gloria di Dio per la perfetta osservanza e tiri avanti che tutto si aggiusterà.

La Suora Rosaria Margherita Matilde e Teresa, passati questi primi momenti di umana debolezza, ripiglieranno la loro calma, e basteranno anche ad informarla bene di tutto e a consolarla e metterla in tranquillità.

Bada, figlia mia, a rimediare la faccenda delle Maestrine; so che la buona Suora Matilde riceve molte scosse ai suoi santi proponimenti per mezzo loro, e sebbene io la credo ferma e virtuosa, pure è giusto che l'alito tuo materno la conforti e la difenda.

Ti compiego lettera aperta per la prima Assistente, ch'è la Signora Margherita Montana; dopo averla letta, la chiuderai e la farai arrivare all'indirizzo, e se tuttavia l'Arcangelina, figlia della detta Signora, trovasi ancora ammalata, mi sembrerebbe assai utile che, mettendoti nelle vie della carità, andassi tu stessa a recarle la lettera e col tuo dignitoso garbo attirar. tela e consolarla.

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Noi abbiamo pregato molto per la salute di detta angelica bambina, come tu sai e vogliamo notizia dello stato in cui si trova.

Suora Celeste, Suora Fara e tutte le altre come tu le lasciasti, continuano al solito loro. Le Sorelle arrivate e le Aspiranti ebbero buono viaggio, ma Suora Maddalena e Suora Caterina sono state anche più sofferenti coi loro incomodi ai quali ancora non si è potuto dare rimedio.

Terre rosse, 11 dicembre 1883

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuoriScrivo da questa casa ove in atto pernotto, per

essersi avverato da più giorni il passaggio degli orfanelli con Frate Antonio nella casa che aveano i carabinieri al Molo. Qui il Signore, per opera dei benefattori, ha fatto eseguire dei miglioramenti; il refettorio delle orfanelle è sbrigato, la stalla e la pagliera sono pure mattonati e puliti e vi è in buona regola la dispensa ed il refettorio delle Sorelle; la rimessa è pure mattonata e vi si fa il bucato, ed ora si è benedetta la prima pietra nel magazzeno ove si stanno costruendo grandi archi per potere spezzare, sopra, la legname dei pavimenti, ed innalzare la fabbrica per due cameroni. Si sta comprando ancora un'altra casa ed è quella di villeggiatura delle monache del Monastero dei

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sette Angeli, sita all'Uditore, con un muro di cinta fatto di pezzi a carrozzata, che chiude un'altezza di 24 palmi, e salme tre e tumoli quattro di terra di misura legale con fabbricato a modo di monastero e chiesa.

Queste cose però che il Signore fa non lasciano che la nostra miseria perduri allo stesso modo, di maniera che più ammirevole si mostra la mano di Dio, la quale è sempre usa ad operare nel nulla, e del nostro nulla vuol fare le cose.

Tu, fratello mio, sei costì molto angustiato ed io mi sento straziare il cuore non potendoti prontamente aiutare, se i nostri lavoranti avessero l'estaglio di tutto, le tue angustie sarebbero meno, perché ai nostri non abbiamo obbligo di dare soccorsi in danaro, basta il mangiare, il bucato e poi alla fine dell'anno si farà il conto e si pagherà.

Il magazzeno da questa non vende più, vino perché la qualità ...

Orario ed uffici dei FratiOre M.

Orazione 5Sveglia 4Messa della comunità 5 30Sveglia dei Poveri 6Comincia la pulizia della casaMessa dei poveri 7Colazione 8

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Palermo, 21 dicembre 1883 J.M.J.

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Ti scrissi l'ultima mia; scrissi pure al Rev.mo P. Romano, ma non ho avuto nessuna notizia né da te né da lui.

Io qui sono in tante faccende che non potrei nemmeno pensare alle opere di costì, essendo sicuro che tu e il P. Romano vi pensate, e solamente dovrei rispondere alla vostre proposte.

Ti prego, carissimo fratello, di volermi tenere informato e di aiutarmi davvero, che il Signore ti aiuterà e ti verrà un gran merito dinanzi a Dio.

So da D. Ignazio che venne un altro bravissimo giovane, il quale merita di essere preposto alla stesso Inchiappa. Detto giovane, come tu sai, si chiama Giacomo Dicarlo ed è veramente chiamato alla vita religiosa; sa potare e si intende di tutto per la campagna, sa scrivere; insomma ha tutti i numeri per essere messo a caporale, e Inchiappa a sotto caporale.

Desidero sapere se posso provvedere anche dal Parroco due buoni potatori, o se costì l'hai o no provveduti; per gli altri estagliatieri potano loro stessi le vigne, e se le hanno anche a strasatto per la puta o per quanti uomini a migliaio può strasattarsi, e scrivendomi presto con chiarezza, io, occorrendo, ti manderò anche i potatori.

Desidero anche sapere se ti lasciano contento per le colture e quanti uomini a migliaio hanno impiegato realmente per la scalza e ripartitamente per ogni fondo.

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Se gli resta molto a fare dicendomi anche quelli che già sono scalzati. Se conviene strasattare per la zappa del sommacco, anzi desidero che si desse loro a strasatto per tre zappe a patto che zappino in modo di non fare perdere la terra ma in piano in maniera che resti sempre coverto. Desidero ancora sapere se P. Migliore ci dà le piantine di ariddaro, se costì esiste, e quanto sia l'una e l'altra, perché unitamente a quella che qui abbiamo potesse tutta piantarsi strasattando le fosse a farsi e il sotterramento. Se bisogna rimondare le olive e tutto quello che potrebbe sempre farsi per non farli rimanere senza lavoro, avvisandomi tu prima ed io approvandoti la cosa pria di farla.

Desidero sapere ancora se si cominciò la scuola, se si frequentano i Sacramenti, se si fa la S. Orazione. se si fanno le preghiere, se hai pensato di sistemare il bucato, se vuoi la lisciva Fenice; insomma desidero essere sempre informato di tutto per fare che tutto vada come deve andare per riuscire allo scopo.

Chiedo la benedizione al Rev.mo P. Romano e a tutti i nostri Rev.di Sacerdoti.

Saluto e benedico caramente i nostri Confrati in fieri e abbracciandoti caramente mi dico

Tuo affez.mo fratelloGiacomo

P. S. - Salute di tutti al solito senza novità. Affari senza misura. Ritiro, vestizione numerosissimo. Apertura Casa Morreale domenica prossima. Angustie e povertà senza fine. Sia Dio benedetto e lodato in eterno.

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Palermo, 31 dicembre 1883

Io qui sottoscritto, facoltato da S.E. Rev.ma Mo signor Arcivescovo D. Michele Celesia a potere ubiquare la presenza del delegato di Messa del Duca di Terranova, certifico a chi spetta vedere il presente d'avr celebrato e fatto celebrare pel detto legato, e ciò per la decorrenza dal primo maggio a tutto dicembre mille ottocento ottanta trè, e per l'elemosina di lire duecento diciannove e centesimi novantadue. Dico L. 219.9

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IV Dom. di Quaresima, 1884Lo spirito del P. Giacomo Cusmano13

«Poverelli di Gesù Cristo, ringraziate il buon Gesù il quale s'intenerì e commosse al vedere la fame di quella moltitudine: Misertus est super eos. Ringraziate il Buon Gesù, che a noi, suoi apostoli, nella persona dei primi dodici, disse: Facite homines discumbere, vos date illis manducare; riuniteli e serviteli. Ringraziatelo, ché noi, in forza di questo comando, lo abbiamo scelto a modello di sollecitudine, di tenerezza e di carità, e pregate per noi, vostri servi.

Poverelli di Gesù Cristo, voi siete gli amici di Dio, voi siete i nostri protettori, e le vostre preghiere per noi sono parimenti valevoli presso Dio, che quelle dei Santi del Cielo. Voi presso Dio siete onnipotenti, voi

13 Nella IV Domenica di Quaresima dell'anno 1884, il nostro santo Fondatore predicava, nella Cappella della Quinta Casa, intorno al Vangelo che la Chiesa fa leggere in tale giorno: il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci operato da Gesù per saziare la moltitudine. I suoi uditori erano i poverelli quivi ricoverati, e la predica nella sua semplicità apparve sublime, tanto la commozione dell'animo di lui si era comunicata a tutti.

I pensieri riportati sono soltanto alcuni brani, ma essi bastano a farei capire meglio lo spirito del P. Giacomo, il quale, sull'insegnamento di Cristo, ha fatto del Povero un « altro Sacramento ».

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avete le chiavi del Cielo, i vostri voti regolano i tempi e le stagioni. Voi ci risparmiate i flagelli di Dio, voi ci liberate dalla morte eterna, voi siete l'immagine di Gesù Cristo, e per questo i Santi, impediti di visitare Gesù in Sacramento, s'inginocchiavano dinanzi ai Poveri infermi. Infelici coloro che non vogliono apprezzarvi; essi hanno la pupilla rivolta all'ingiù. Ah! che vorrei levare alta la mia voce, e farla sen tire sino ai più, remoti confini del mondo, per invitare tutte le anime a conoscervi e a servirvi.

O anime elette che siete sparse su tutta la faccia della terra; o anime elette che desiderate vedere Gesù, desistete da questo pio desiderio, in ciò vi sarebbe la soddisfazione dei sensi, ma i sensi potrebbero ingannarvi; però venite meco ed io appagherò il vostro desiderio. Volete vedere Gesù? Ecco i poverelli! essi sono come un altro sacramento, imperocché nella persona del povero sta nascosto Gesù.

O voi che fate professione di amar Dio, il Dio nascosto, Deus absconditus, volete anche meglio amarlo? Desiderate voi amarlo come Egli vuole e merita? Venite meco e vi condurrò alla casa dell'amor cristiano; alla casa della carità. Sventura! Quelle anime non vogliono seguire le mie pedate, anzi esse mi ripetono: Ma per amare perfettamente Dio è forse necessario recarsi dove siete voi, nella casa della carità? Infelici!... Ascoltate quello che vi risponde in mia vece lo Spirito Santo: «Come si può amare Dio -che non si vede, se non si amano i propri fratelli che si vedono languire nella povertà? ». O voi che desiderate tesori,

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volete acquistare il tesoro vero? Venite meco, vi farò ricchi. lo vi condurrò dal Levita Stefano, da Francesco di Assisi, da Vincenzo dei Paoli, da Giovanni di Dio; essi vi additeranno il ricco tesoro nella persona dei poverelli, imperocché i poverelli sono il tesoro di Gesù Cristo. Udite infatti la sua voce che a noi dice: Siavi raccomandato il mio tesoro. Gran cosa siete adunque voi, o peverelli di Gesù Cristo. Egli per voi impiegò gran parte della sua divina missione, egli elevò la vostra povertà a sacramento, facendo di voi un ogetto di culto. Essendo così, ecco che io mi prostro ai vostri piedi, e li bacio. Io credo che facendo questo con voi, io lo faccio alla persona stessa di Gesù Cristo. Io tocco le vostre piaghe; curandole e medicandole colle mie mani sacerdotali, io credo di fare tutto ciò allo stesso Gesù Cristo. Voi restate umiliati e confusi, quand'io esercito questi uffici, stimando voi ciò, un avvilimento per la dignità sacerdotale. No: lasciatemi fare liberamente, con ciò nobilito il mio sacro carattere.

Avvilì Gesù Cristo la sua dignità quando curò e servì i poveri e gli ammalati, avvilì la sua dignità quando toccò i morti e i lebbrosi? Il sacerdote che si esercita in questi uffici, rinnova quello stesso che fece Gesù Cristo. Egli, secondo me, continua o rammemora il sacrificio dell'altare; imperocché sull'altare tratta e maneggia il Corpo di Gesù Cristo che fu sacrificato,e crocifisso, che perdette la sanità, essendo stato dalla testa ai piedi ridotto tutto una piaga. A planta pedis usque ad verticem non est in eo sanitas; è nel letto dell'ammalato il sacerdote tratta e maneggia il povero

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coperto di piaghe, che è l'immagine di Gesù Cristo. All'occhio della carne queste sono cose schifose, ma all'occhio dello spirito sono cose divine ... ».

Palermo, 8 gennaio 1884

Gentilissimi Signori

Emmanuele e Margherita Montana

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Riscontro la Loro pregiatissima del 4 volgente,

congratulandomi pria di ogni altro del miglioramento di Arcangelina, per la quale non farò sospendere la preghiera finché non saprò la completa guarigione. Però ad ottenerla, mi sembrerebbe assai utile che le S. V. venissero assieme in questa portando la buona loro figliuola, la quale, col mutamento dell'aria, potrà avere più facilmente il totale riavimento. La Superiora Suora Vincenza, per altro trovasi a Monreale, dove possono facilmente andare quante volte vogliono, essendo a pochissima distanza da Palermo ed in una posizione così amena da prestarle l'occasione d'una bella passeggiata di un'ora, ed ivi potranno poi vedere il Duomo, ch'è un vero monumento d'arte.

Così facendo avremo l'occasione di parlare di tante cose e dare una spinta seria alla posizione di cotesta casa di orfane.

Ho inteso che in atto il Signore ha fatto abbondare la colletta, ma dubito che non sia in quel modo che assicuri la stabilità pel dilatamento della carità cit-

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tadina; queste provvidenze straordinarie, per circostanze particolari o per particolari individui o protezione, assicurano che Dio vuole la cosa, che la Provvidenza veglia sui Poveri e non li lascia mai abbandonati. Ma finché cotesti cittadini, di qualunque condizione essi siano, non partecipano alla carità di G. C., ricordandosi, quando mangiano, degli infelici che restano digiuni, privandosi di un solo boccone di tutto ciò che può conservarsi, la faccenda è sempre dubbia ed il Signore potrà quando che sia mostrare il suo dispiacere.

Però in atto conviene godere della Provvidenza che il Signore manda e pensare a saperla bene impiegare nel sollievo degli infelici, e per questo io sarei lieto se le L. S. venissero assieme perché si potrebbero risolvere tante cose, e potrei dirle confidentemente tante altre cose che mi sembrano necessarie.

Non mi prolungo perché il tempo fugge, e gli af fari mi pressano.

Le auguro buon viaggio e in attenzione di ossequiarli di presenza, con tutto rispetto mi segno

Loro Um.o ServoSac.te Giacomo Cusmano,

Palermo, 14 gennaio 1884

Eccellenza Rev.ma

Le ripetute istanze della buona Suora Agnese Terragrossa, mi spingono a supplicare l'E. V. Rev.ma per-

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ché voglia degnarsi di farla ritornare al luogo della propria vocazione. Poverina è quasi un anno che fa sforzi di virtù ad adattarsi a star sola, e lontana dalle sue compagne, fuori della propria osservanza, e presso una comunità ben diversa di quella a cui fu chiamata, e sembra caritatevole cosa che non fosse esposta a più lunga prova.

Oltre a ciò io sottometto all'Eccellenza V. che fin'ora abbiamo potuto nascondere la di costei presenza in quella casa municipale, ma le imminenti riforme che in essa debbono farsi può essere che mi esponessero a qualche dispiacere, se mai si accorgessero che una monaca, senza loro intelligenza trovasi ivi ospitata.

Sicuro che il paterno animo dell'E. V. Rev.ma vorrà porre urgente rimedio a tale angustia, prostrato al bacio del sacro anello imploro la Pastorale Benedizione14

Suo Um.o Servo SudditoSac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 14 gennaio 1894

Carissimo Adriano

Ti compiego lettera l'ordine del Sig.r Achille Albanese per quaranta carri di piazzolana che mi bisognano alla 5a casa.

14 Nota della Curia: Per l'affare della Collegina S. Agnese Terragrossa al 19 gennaio 1884. Si è scritto analogamente alla Superiora di Misilmeri.

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Mi farai il favore sapermi dire come fare per regolarizzarti la ricevuta, e ancora quello di avvertirmi con quale misura debbo consegnarmela dai carrettieri che la trasportano.

Ho grandissima urgenza di averne una porzione in giornata, per conseguenza esco per trovare i carrettieri, e spedirti, per loro mezzo, la presente, con preghiera di emettere pronto ordine di farli caricare.

Come rilevi dal biglietto stesso di Achille, mi terrai informato del prezzo di costo e mi consiglierai quello che credi più prudente di ritirarla o di pagarla, nella intelligenza che a me ne bisogna anche più di 40 carri, e forse ritirandone una buona quantità potrò fare maggiore economia.

Ti abbraccio caramente

Tuo aff.mo Cugino Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Terrerosse, 25 febbraio 1884

Gentilissimo Sig.r Emmanuele

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Riscontro la Sua del 20 e resto inteso che non

bisogna far nulla per la cappella, perché han costì provveduto ogni cosa. Però per la mia venuta ho a darle una notizia segreta e non molto piacevole. Il MuniciPio di qui, e la Commissione di perpetuo Patronato Pensarono di stabilire il primo nostro puntamento per

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mercoledì prossimo, a fine di formulare le condizioni che devono regolare, l'andamento della 5a casa. e per questo affare cotanto interessante la S. V. si persuade bene che mi è impossibile venire pel venerdì prossimo, e ciò non perché io preferisco questo affare alla riunione delle Dame che mi è carissima, ma perché dovendo dipendere dal loro puntamento, sono costretto a rimanere. Aggiunga: che trovandomi un poco più sofferente per l'incomodo che porto, non mi fiderei al momento di fare un viaggio, e non crederci prudente d'intraprenderlo.

Prego quindi la S. V. di volersi degnare di presentare le mie scuse, e far si che le Sig.e Dame l'accettino benignamente; e dal mio conto, prometto esser costì al più presto possibile, come mi sarò sbrigato di questo importantissimo affare, e la salute me lo permetterà.

Le assicuro che io ho inteso un gran dispiacere di queste coincidenze, ma bisogna far sempre l'adorabile volontà di Dio.

Auguro ottima salute a tutti, ed ogni benedizione del cielo.

La prego di presentare i miei ossequi e di accordarmi sempre di potermi ripetere

Suo Aff.mo in G. C.Sac.te G. Cusmano

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Palermo, 19 aprile 1884

Ill.mo Sig. Barone (Starraba)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Le Sue paterne e caritatevoli premure si

moltiplicano sempre verso figli e beneficati così incorrispondenti.

Io non posso esternarLe il sentimento profondo di gratitudine che porto nell'animo mio, e come arrivano alla tenerezza la più squisita i suoi dolci e affettuosi modi.

Spero che il Signore mi aiuterà ad esternare coi fatti questi sentimenti che profondamente mi fa sentire verso V. S. Ill.ma, a cui debbo tutto il bene che si opera.

La preghiera delle Orfane e di tutto l'Istituto per la S. V. si è fatto sempre, ma ora farò specialmente pregare e pregherò anche io per questa grazia speciale che la S. V. Ill.ma desidera, e il Signore, che accetta come fatto a se stesso tutto ciò che la S. V. ha fatto per i Poverelli, sono sicuro che non si farà vincere in gentilezze.

Se il Signore mi accorda di adempiere parte dei miei doveri e ripianare le lacune del passato, che tanto mi angosciano, pure è nelle benedizioni del cielo che noi imploriamo sulla Sua persona, sulla Sua famiglia, sopra i Suoi affari, che fondiamo tutte le speranze di mostrare la nostra gratitudine: e cosa può fa-

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re il beneficato verso il Suo benefattore fuori della preghiera?

Abbiamo pregato, preghiamo e pregheremo finché il Signore lo abbondi al centuplo di ogni bene temporale e spirituale, ed allora saremo paghi e contenti.

Accetti un attestato del mio più profondo rispetto e ne parteciperà la Sua degna famiglia, e mi accordi sempre di potermi ripetere con ogni osservanza

Suo Um.mo e obb.mo Servo Sac. Giacomo Cusmano

P. S. - La ringrazio della elemosina inviata a nome di P. Q.

3 maggio 1884

Ill.mo Sig. Assessore,

Intesi con quanta amabilità la S. V. Ill.ma, ieri sera, 2, s'incomodò alla quinta Casa per sedare i prodromi di un nuovo tumulto. La posizione delle cose mi obbliga a sottometterle con tutto rispetto le mie idee, non per oppormi a quanto saviamente han creduto disporre perché questi inconvenienti non si riproducano, ma per manifestare i miei convincimenti in una occasione di tanta importanza. Sin dal primo momento che io ebbi l'onore di esser chiamato dalla benemerita rappresentanza municipale, io manifestai che la cosa più difficile pei poveri vecchi è appunto questa di tenerli riuniti in una casa e sotto una moderata disciplina, e molte ragioni io esposi per convincere le SS. LL. di

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questo risultato sicuro di esperienza. La via unica che può fare riuscire a questo utile non solo ma salutarissimo scopo, io l'ho manifestato, ma le mie idee non sono state accolte. Ora è necessario che si desse un esempio; ma è assai più necessario che si ponderi il modo come darlo e che si prepari e si attui la forma radicale per mettere la casa in quella linea che ci farà ottenere veramente i risultati del bene che si vuol fare.

La povertà non è un delitto che priva il cittadino della sua libertà, per conseguenza non può essere punita colla reclusione o con l'esilio, e le leggi che ban proibito le istituzioni mendicanti per sè, non han voluto condannare alla morte il cittadino che, per qua. lunque valido motivo, non può aver mezzo di sostentare altrimenti la sua vita.

Proibire dunque assolutamente al povero di mendicare e privarlo della sua libertà e della sua famiglia perché va mendicando, non è giustizia il farlo; e se questo vuol farsi, sarà sempre un locale di pena e non di beneficenza quello che sarà destinato a raccogliere insieme forzatamente questi poveri infelici, dove i ministri della carità sprecheranno inutilmente i sacrifici della maggiore abnegazione; ed utile, anzi necessario sarà sempre che fossero sostituiti da quelli della giustizia. La necessità massima di distruggere un sì gran male dalla sua radice emerge dalla natura stessa delle cose, ed io mi astengo dal dir dippiù; semplicemente, qual rappresentante di quei poveri infelici, colla più umile e calda preghiera vorrei che le più mature riflessioni ponderino il passo che si è per dare, e che

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al più presto si rimediino le più tristi conseguenze con ordinare le opportune provvidenze.

Con ogni rispetto.

Dev. SuoSac. Giacomo Cusmano

Ppalermo, 15 maggio 1884

Eccellenza Rev.ma

In data del 6 maggio 1884 il sottoscritto rivolgevasi all'E. V. R.ma supplicandoLa di ottenergli alcune indulgenze dalla S. Sede a favore di una Cong.ne di Sorelle di Carità15, istituita a coadiuvare l'Opera del Boccone del Povero. Le indulgenze richieste erano quelle proprie del Terz'Ordine Francescano, e quelle altre che si godono dai Figli e dalle Figlie di s. Vincenzo dei Paoli.

L'oratore fondava le sue speranze di essere esaudito sulle ragioni che lui adduceva in favore dell'Opera da lui diretta. Essa infatti, già benedetta in modo speciale dal S. Padre Pio IX di s.m., addì 24 luglio 1868, era stata canonicamente istituita con Decreto di Mons. Arcivescovo Naselli del dì 8 Dicembre 1868; e più tardi, con lettera del 23 febbraio 1869 aveva anche ottenuto dal Rev.mo Etienne, Superiore Generale della Cong.ne della Missione,la grazia di poter parte-

15 Si tratta delle Dame di Carità.

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cipare a tutti e singoli sacrifizi, preghiere ed altre buone opere di tutta la mentovata Cong.ne.

La sua Domanda fu favorevolmente provveduta dalla munificenza del S. Padre Leone XIII per la parte delle Indulgenze; cioè concesse di potersi dalle dette Sorelle della Cong.ne di Carità pel Boccone del Povero lucrare le indulgenze del Terzo Ordine e quelle delle Istituzioni di S. Vinc. de' Paoli. La data del Rescritto per tali Indulgenze è del maggio 1878, come rilevasi da una lettera dello Spedizioniere Sig. Biscasillas, del 18 maggio 1878, che conservasi in questa Segr.a Arciv.le.

Se non ché essendosi per un equivoco fatto conoscere che la spesa del detto Rescritto era molto grave, e non trovandosi allora il supplicante in condizione di poter erogare quella somma, dovette per allora rinunziare al privilegio ottenuto, sperando più propizie occasioni.

Ora però, essendosi con la grazia di Dio, divulgata di molto l'Opera non solo in città, ma in molti paesi dell'Isola, essendosi anche conosciuto il bisogno di istituire e diffondere la Cong.ne delle dette Sorelle, col titolo di Congregazione di Dame di Carità per il Boccone del Povero, il sottoscritto osa rivolgere alla paterna bontà dell'E. V. R.ma perché in vista della esposta ragione si degni colla Sua volevole autorità impetrargli di nuovo dal S. Padre le dette Indulgenze, essendo che, fattesi recentemente accurate ricerche presso la Sacra Cong.ne di Roma a rinvenire il Rescritto, non è stato possibile ritrovarlo.

Prostrato intanto al bacio del S. Anello, e chie-

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dendole la Pastorale Benedizione, si dichiara col più profondo rispetto.

Di V. E. Rev.ma

Umilissimo SudditoSac.te Giacomo Cusmano

15 maggio 1884Direzione Spirituale16

Quando Gesù finge di abbandonare l'anima, non è vero che l'abbandona; Egli più intimamente all'anima si unisce, anzi è per questo che l'anima crede di essere abbandonata, perché Gesù, dalle relazioni più esterne e perciò più capaci di essere percepite dalla parte sensibile, viene per questa più intima relazione ad internarsi ad unirsi maggiormente, e l'anima crede di averlo perduto, di essere stata abbandonata. Se questa anima è fedele, farà come fece la Vergine Santissima, che lo cercò per tre giorni senza darsi requie, e l'avrebbe anche cercato dippiù se non l'avesse trovato al terzo giorno. Dove lo trovò? nel tempio. Così succederà all'anima fedele nei primi accultamentì che patirà, lo cercherà per le vie, lo cercherà tra i parenti e gli amici, perché di questa maniera e in questi luoghi era abituata a trovarlo, perché non essendo perfetto ancora il S. distacco, è stata abituata' a trovarlo nella

16 Questa lettera e le altre, riunite al principio del 1885, sono state scritte dal P. Giacomo per la direzione spirituale della nipote Suor Giuseppina Marocco, affetta di sordità. (Vedi nota di P. C. Aiello: Lettere, V. 11, p. 13).

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preghiera, nell'orazione, in questo o in quell'atto di pietà, in questo o in quell'esercizio di carità. ma quando però, ricercandolo finché lo trova, riuscirà a trovarlo nel tempio, cioè nell'anima sua, nell'interno più intimo della stessa, allora nei casi simili che spesso si ripetono, saprà bene la via, e smarrendolo, non andrà più a cercarlo per le vie o pei parenti e gli amici, ma andrà dritto dritto a cercarlo nell'anima sua, e tanto più si internerà nei suoi penetrati più intimi finché lo troverà, e sempre con maggiore unione ed intimità. Se nonché questo che io dico è quello che avviene alle anime fedeli; la figlia mia si è regolata con questa fedeltà che io dico? ha procurato di staccarsi da tutto e da tutti ed anche da se stessa per unirsi a Gesù? se ha fatto questo allora felice lei, se no, esamini bene se invece di esser Gesù che si nascondeva, era Lei, conservando attacco per le creature, o amando Gesù con amore interessato e non perché è degno di essere amato sopra tutte le cose.

Mi dica quello che avverte in coscienza la buona figlia mia, ed allora cercheremo.il rimedio di uscire di quest'altra sorta di abbandono in cui l'anima è attiva e non passiva.

Faccia la prima via per trovarlo, ed illuminata dalla Guida lo cerchi nel tempio dell'anima sua, e quando l'avrà trovato, si persuaderà dalla propria esperienza che avviene così, che non lo vedeva perché le era molto vicino. Così avviene anche fisicamente con l'organo della nostra vista materiale: che quando l'oggetto visibile, si avvicina oltre l'angolo della visione

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l'oggetto non più si distingue, ma se è vero che l'oggetto troppo avvicinato all'occhio non si rende più chiaramente visibile, non è ugualmente vero che l'oggetto per questo si è allontanato. Bisogna adunque stare all'angolo della visione per la vista fisica e materiale, e per quella spirituale e divina bisogna sempre stare e crescere nel nostro annientamento per possedere quel gran tutto ch'è Dio.

L'anima adunque che sente l'abbandono di Dio per questa maggiore comunicazione o vicinanza di Dio stesso, deve maggiormente esinanirsi annientarsi, e a far questo è aiutata dallo stesso apparente abbandono, che più fa conoscere il suo nulla e il gran vuoto che resta per la lontananza di Dio; quand'essa adunque rientra in se stessa e nella propria miseria trova la causa di si doloroso abbandono, nello stesso tempo più grande diviene la misericordia di colui che anche in tanta miseria l'ha amato; ed in questa conoscenza della maggiore misericordia di Dio per la sua più grande miseria, essa viene ad acquistare maggiore conoscenza di se stessa, non solo, ma di Dio ancora e per conseguenza avrà fatto un altro passo all'intimità di Colui che solamente può formare la Sua felicità, potrà ricolmare il gran vuoto della propria solitudine.

Cresciuta in questa intimità e continuando fedele ulteriori occultamenti si avvereranno, finché possedendola il buon Gesù sino nei penetrali più intimi, arriva l'anima in quello stato che non vive più in se, e quello stato è di molta maggior pena, e consolazione perché ad un tempo perde tutta se stessa e guadagna

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tutto Gesù. Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus. Qui perdiderit animam suani propter me inveniet eam. Chi perde l'anima sua per me (dice il Signore) allora la guadagna.

Tu adunque, filia mia, devi stare tanto più lieta quanto più puoi patire per Gesù, ed io non parlo pei patimenti del corpo ma per quelli anche dell'anima, e riconoscerai sempre che anche quando questa sola relazione di patimen ti e desolazione sarà quella che Dio vuol accordarti per stare in rapporto di Lui, questo stesso dev'essere per te una grande fortuna.

Il potere fare solamente la Sua volontà insomma deve costituire tutta la Tua felicità, e quando tu pensi che nel maggiore tuo abbandono tu puoi piacere a Lui facendo la Sua adorabile volontà, allora avrai trovato il mezzo di non esserne mai divisi. Questa è la via sicura questo è il segreto della perfezione cristiana e l'anima che l'avrà capito e l'avrà raggiunto incontrerà il Paradiso in terra perché sarà sempre in pace, e sempre unita al Suo Dio in qualunque stato si trova e dirà nei momenti più dolorosi col profeta: « In pace in ama. ritudo mea amarissima ». Ricordati che G. C., vita nostra e nostro regolamento, dopo aver detto: « Deus meus, Deus ineus ut quid deréliquisti me » poi disse: «In manus tuas Domine commendo Spiritum meum ».

Ha bisogno di confessarti? Hai saputo della malattia della Nonna? Non fu avvisata la malattia, ma semplicemente la morte.

Scrivono la verità.

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Palermo, 16 maggio 188417

Ill. mo Sig. Prefetto

L'Associazione del Boccone del Povero tende a dilatarsi sino ai confini d'Italia nostra.

Essa abbraccia i Servi e le Serve dei Poveri, i quali sono gente che vivono del proprio patrimonio, e lavorano pel sollievo di tutte le miserie dell'umanità.

Questa benefica Associazione ha fondate in Sicilia otto case di Poveri inabili al lavoro per qualunque difetto fisico. o morale, di orfani ed orfane, con risultati che hanno attirato l'attenzione di tutti i Municipii di Sicilia, molti dei quali hanno fatto replicate istanze per aversi nei loro Comuni delle Case di misericordia aperte e dirette dalla suddetta Associazione.

Queste Case fondate in distanti paesi, portano un dispendio considerevole alla Associazione per l'uso delle ferrovie che si deve fare.

Or siccome il nostro Governo ha agevolato altre Istituzioni filantropiche, anche straniere, nel ribasso dei prezzi ferroviari, il supplicante, prega la E. V. affinché voglia estendere un tal beneficio alla sud.ta Associazione, concedendole un ribasso sui prezzi ferroviari, analogo a quello di cui godono i militari.

Um.mo e Dev.moSac.te Giacomo Cusmano

17 Oggetto: Richiesta di ribasso nei prezzi delle ferrovie d'Italia.

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Palermo, 19 Maggio 1884

A. S. E. Il Sig.r Ministro - Roma18

Sarà posto in vendita, diviso in sette lotti, il Palazzo della Magione di Palermo.

Il supplicante volendo fare tale acquisto per uso di pubblica beneficenza, cioè per reclusorio delle povere che languiscono in mezzo alle strade, prega l'E. V. che si degni accordargli:

1° La riunione in unico lotto di tutti i corpi di vendita;

2° La trattativa privata per evitare le gare;3° Di costituire in canone reluibile la somma

del prezzo, con cui sarà deliberata la vendita;4° Di affidare allo stesso supplicante la

custodia del giardinetto interno, riserbato alla Società di belle arti, e ciò perché il resto del caseggiato si abbia il riscontro d'aria necessaria ad uno stabilimento.

Il sottoscritto, confidando in quella generosa protezione, che l'E. V. suole concedere alle opere che mirano al sollievo dell'umanità sofferente, nutre speranza che la sua dimanda venga accolta, con benigno favore.

Um.mo Dev.mo ServoSac.te Giacomo Cusmano

18 Pratica per la Casa Mangione.

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Palermo, 1884

A S. E. il Sigr. Ministro della Finanza19

Eccellenza,

Il sottoscritto, avendo conosciuto trovarsi in vendita la Commenda della Magione di questa Città, è venuto nella determinazione di poterla acquistare, affine di destinarla ad uso di beneficenza. Poiché nella sua qualità di Direttore d'un Istituto ben noto qui, sotto il titolo di Boccone del Povero, ha raccolto un numero considerevole d'orfanelli, pei quali gli manca l'opportuno luogo per ospitarli ed educarli.

Il sistema però adottato dal Demanio, di vendere in vari lotti, il detto luogo della Commenda rende molto difficile, per non dir impossibile, il totale acquisto di essi.

Si è per questo che rivolgesi all'E. V., perché si degni disporre che la nominata Commenda venga tutta riunita in unico lotto, e se ne faccia la vendita a trattative private.

Grazia che spera

Il Sac.te Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, 1884

Eccellenza20

Le rimetto le carte che riguardano l'apprezzo del

19 Pratica per la Casa Mangione.20 Idem.

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Palazzo Mangione, con caldissima preghiera di fare rin nire tutto in unico lotto esclusa solamente la Chiesa e i corpi destinati ad uso del Culto.

Il rimanente, compresi anche quei corpi che formano la parte monumentale dell'Edificio, La supplico volersi degnare di farli rimanete come annessi al fabbricato in vendita, altrimenti lo stabilimento rimarrebbe assai disordinaio, e in taluni punti mancante d'aria e di luce, e per questo imporre l'onere della custodia. Per la parte monumentale io assumerci tutta la responsabilità della custodia, rilasciando il soldo all'attuale custode finché avrà vita come ritirato dal servizio, e assumerei l'obbligo all'acquirente, il quale durante vita dell'attuale custode dovrebbe allo stesso rilasciare l'intero soldo come pensione di ritiro e assumere tutto il servizio e la responsabilità.

Questi sono i miei desideri, calcolando tutti i bisogni dello stabilimento che dovrebbe ivi impiantarsi, e rivolgendomi filialmente al paterno animo della E. V., che non mi taccerà di troppa esigenza, se pur saranno impossibili.

Dovendo domani partire colla prima corsa, ardisco presentarLe l'ottimo Sacerdote D. Salvatore Gambino, che con ammirevole abnegazione mi aiuta a lavorare pei poveri e ricordarLe l'urgente bisogno che mi ho di quel piccolo locale di S. Maria delle Vittorie, che trovasi vicino l'Arsenale al Molo, o di un qualunque altro che si potrebbe prontamente occupare.

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Palermo, 20 maggio 1884

A S. S. Ill.ma

Il Sig. Prefetto della Provincia di Palermo21

La cortesia di V. S. Ill.ma mi dà animo a conipiegarLe una mia dimanda al Ministero sull'oggetto segynato al margine; e umilmente La prego a degnarsi di convalidarla con efficace raccomandazione.

Coi sensi della più alta riconoscenza mi rassegno

U.mo dev.mo servitoreSac.te Giacomo Cusmano

Terre Rosse, 26 maggio 1884

Gentilissimo Sig.r Emmanuele (Montana)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Scrivo senza avere presente la Sua ultima e

nemmeno quella della Sua Signora.Mi auguro pria di tutto che la presente La trovi

di ottima salute con tutti di Sua distinta famiglia, e che il Signore, oltre ogni bene temporale che io loro desidero, li ricolmi del Suo santo Spirito e li faccia sempre più santi e caritatevoli, perché piena fosse ed abbondante la loro mercede nell'eternità.

A questo fine io voglio concorrere per vederli arricchiti così, e per conseguenza vengo a pregarli di volersi degnare di riorganizzare la commissione eletta da

21 Pratica per la Casa Mangione. (V. 13 agosto 1887 e ss.).

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S. Ecc.a Rev.ma Mons. Vescovo per fare nuovamente, ed in più larga sfera, la colletta del frumento e dei legumi. Ad ampliare la detta commissione, amerei che invitassero il Marchesino Giambertone ed il cognato dello stesso, Sig. Lumia, ed anche il Sig.r Messina ed altre persone che possono essere influenti, e per lo meno io desidero che raccogliessero 50 Salme di frumento, e almeno una quaterna di salme di legumi, usando il sistema della sottoscrizione come si fece l'anno passato, ma ritirandola in magazzino con maggiore premura, onde arrivare a raccoglierla tutta.

Prego per questa colletta estraordinaria, perché la vedo assolutamente necessgria, e non mi sembra utile condurla di altro modo. Ma però il maggiore mio desiderio è appunto quello di vedere associata tutta la città alla privazione del Boccone del Povero e questo non l'ho potuto ottenere e mi fa sommo dolore, perché senza questo mezzo la Casa delle povere orfane esperimenterà sempre la penuria delle cose necessarie. Per la benedetta Casa non so cosa dire, non avendo potuto ottenere dall'ottimo Sig.r Sciascia di eseguire il mio progetto, ed io mi persuado che si sono distrutti i corpi che esistevano, e avendoli abbassati, si renderanno tanto umidi da non potere servire. Se questo non accadrà, allora io confesserò il mio torto e sarò più contento. Però io desidero che presto le povere orfane, unitamente alle Suore, avessero il loro rassetto. Perché essendo sempre la Casa in fabbrica vi è da far sempre una grande offerta al Signore non potendo conchiudere nulla.

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Io spero venire al più presto, ma loro devono pregare che presto compia questi affari interessanti, che si prolungano ancora.

La prego di presentare a tutti i miei rispetti, e benedicendoLa nel nome del Signore con tutti di Sua degna famiglia, mi segno

Suo Um.mo e Dev.mo Servo Sac.te G. Cusmano

Palermo, 2 giugno 1884

I11. mo Signore22

Il Cuore di Gesù sia amato da tutti i cuori!Abbiamo compianto la perdita del tenerissimo

Suo figlio, Dr. Ludovico, nostro speciale benefattore. La di lui breve dimora in questa terra di esilio, mostra come bene seppe profittarne per guadagnarsi la gloria del cielo, e che il Signore lo trovò maturo pel Paradiso. quando noi appena avevamo saputo apprezzarlo sulla terra.

Anima fortunata!... Noi non abbiamo lasciato di pregare per l'eterno tuo riposo, che il cumulo delle buone opere ti avrà ben presto meritato; e se abbiamo perduto così presto fra noi un sì bello esempio di cristiane virtù, avremo al certo guadagnato uno speciale intercessore presso l'Altissimo...

La fede che ci unisce per la comunione dei Santi,

22 Don Milazzo Litteri (Summarium del Processo, p. 114).

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allevierà il dolore di un tributo così amaro, particolarmente al cuore di congiunti così teneri ed affettuosi, e lo cambierà in quello ineffabile di lieta speranza, la di cui realtà fa beata l'anima che ne arriva al possesso.

Si conforti adunque nella fede gentilissimo Signore, e procuri di rilevare dalla tristezza l'addolorata famiglia. Ludovico non è morto ma vive, e vive di quella vita che non ha più il timore di doverla perdere. Egli è più vicino di noi all'eterno bene e lo godrà eternamente come noi speriamo d'andarlo a raggiungere, imitando il di lui esempio, quando il Signore ci chiamerà a sè. Lo star a lungo in questo esilio è troppa pena all'anima amante, e S. Paolo ci dice che il giusto porta la vita in penitenza e la morte in desiderio.

Vero è che simili esseri non si vorrebbero perdere mai, ma il nostro affetto non dev'esser loro crudele più che sia è Dio che li ama, e la loro felicità è nel possederlo eternamente.

Perdoni se con ritardo io arrivo al compimento d'un si sacro dovere presso la S. V. Ill.ma, la Sua degnissima Consorte, e l'ottimo figlio suo D. Antonino; sperava farvi di presenza questo doloroso ufficio, mal'indefinito ritardo della mia partenza, mi ha risoluto a vergare queste due parole pel sentito affetto che mi lega alla Sua degnissima famiglia pel non mai abbastanza compianto, Ludovico. Sia pace, sia gaudio, sia eterna gloria in lui, ogni pensiero, ogni cura, ogni premura che Egli pigliò pei poverelli di G. C. È promessa di Dio, che non verrà mai meno, sarà al centuplo

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rimunerato chi usa carità verso i Poverelli, perché Dio accetterà come fatto a se stesso quello che faremo al menomo dei nostri fratelli. Legga le ~ divine scritture, e tirerà consolazioni infinite per l'anima, che con sì belli auspici, ci ha preceduto all'eterno soggiorno. E quando per gli affetti naturali il cuore tornerà a sanguinare da questo punto ferito non lasci di rinvigorire il Suo spirito nelle liete speranze della fede.

Sono queste le offerte più care che possono farsi a quel Dio, che non esitò d'immolare l'Unigenito Figlio Suo per la nostra salute; è in questi momenti che la nostra fede cresce in grand'albero nell'anima nostra per l'unione al divino volere e santifica i nostri affetti e li sublima. Sia dunque ad un tempo il miglior sacrificio che il Suo ben fatto cuore possa offrire al Signore, e il più salutare refrigerio per quell'anima benedetta l'unione di questa offerta con l'ostia monda che per noi si è immolata, e faccia Dio che la pace torni nel benfatto Suo cuore, e in quello della Sua Consorte. e del degnissimo figlio Suo D. Antonino, che ossequio distintamente e insieme a Lei benedico nel nome del Signore.

Non mi dimentichi nelle Sue fervorose preghiere, com'io prometto far sempre nelle mie e particolarmente nell'Incruento Sacrificio, sebbene miserabile ed indegno ministro del santuario.

Mi creda con profonda stima e rispetto

Suo Um.o Dev.mo ServoSac.te Giacomo Cusmano S.D.P.

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S. Marco, 20 giugno 1894

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Il Signore ci ha dato la coscienza perché

servisse per norma delle nostre azioni.Se Lei ha fatto bene le sue conf essioni non ha

ragione di stare inquieta. Del resto io Le ho detto sempre di pregare così: Signore, se in questo stato io ci sono per colpa mia, ricordateVi che sono fattura delle vostre mani e redenta dal Sangue preziosissimo del vostro Unigenito Figliuolo e redimetemi intera; se ci sono per volontà vostra, duri la prova quanto piace a Voi, purché Vi glorifichi in ogni mia miseria.

Poi io Le ho detto sempre di fuggire colla mente, col cuore e coi sensi. Tenendo sempre la presenza di Dio facendo atti d'amore verso Gesù Cristo, ricorrendo allo spillo benedetto, e quando ha fatto questo, si offra vittima nello stato delle sue sofferenze come se fosse sulla croce e il demonio fuggirà.

E quando ha fatto questo può fare la S. comunione.

La benedico nel nome del Signore

Suo aff mo in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 30 giugno 1884

Il qui sottoscritto, facoltato da S. E. Rev.ma Monsignor Arcivescovo D. Michelangelo Celesia a potere

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ubiquare la presenza del delegato di Messa del Signor Duca di Terranova, certifico, a chi spetta vedere il presente, d'aver celebrato e fatto celebrare pel detto legato, e ciò per la decorrenza dal primo Gennaio a tutto Giugno mille ottocento ottanta quattro, e per l'elemosina d i lire cento sessanta quattro e centesimi novanta quattro. Dico L. 164.94.

Palermo, 14 luglio 1884

Ill.ma Signora

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Mi premuro a riscontrare la Sua pregiatissima,

trovata qui dopo il mio ritorno da Monreale.La Sua bontà e saviezza mi esonerano da

qualunque indagine per l'accettazione della postulante Sua nipote. Son certo che avrà veramente la vocazione di consacrarsi al Signore in questa S. osservanza, e per conseguenza mi rimetto a tutto quello che la S. V. farà per liberarla anche dalle molestie e dai pericoli ai quali accenna.

Essendo essa sola, e non avendo occasione di farla ad altre accompagnare, la prego volersi degnare di accompagnarla personalmente, o da qualche Signore di Sua fiducia con Sua lettera di accertamento.

Ossequio a tutti di Sua degna famiglia, e pieno di rispetto mi segno

Suo Um.o e Dev.oSac.te G. Cusmano S.D.P.

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Palermo, 14 luglio 1884

Gentilissimo Sig.r Emmanuele (Montana)

Domani applicherò la Messa per l'ottimo e santo Canonico Fasulo e la preghiera delle innocenti orfanelle e dei Poveri tutti delle nostre case sarà perseverante secondo le Sue intenzioni.

La preghiera è onnipotentissima, perché vince l'Onnipotente, e quando il Signore infonde la fede di ricorrere a questo valido mezzo gli effetti sono certi e sicuri, poiché G. C. ha promesso che qualunque cosa sarà da noi domandata in suo nome all'eterno Suo Padre, tutto sarà accordato. Oh! carissimo Sig.r Emmanuele, che gran dolore non è quello di vedere l'umanità così lontana del suo Dio! Da un Dio ch'è Bontà ed Amore essenziale, e che non adopera mai la Sua giustizia nel tempo se non per guadagnarci alla Sua misericordia nell'eternità! Egli che fa sorgere il sole pel giusto e pel peccatore, tocca e visita spesso l'anima che cammina per la Sua via per richiamare la forviata, e sebbene è purtroppo vero che chi dice di non aver peccato mentisce allo Spirito Santo, pure questo spettacolo di vedere l'anima più buona spesso visitata dalle sofferenze e dalle afflizioni è alla giornata, e dovrebbe scuoterci ed interessarci. Gravi sono i flaggelli che pendono sulla testa della misera umanità, e se non pensa a ricondursi pel retto sentiero, un grande abbisso l'attende! Si muova Lei, carissimo D. Emmanuele, pel primo, a dare questa spinta all'evventurosa Girgenti; non tenga come sepolte in cuor Suo le immense

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grazie che il Signore le ha largito; rompa ogni ritegno, e faccia che il buon Gesù nel Sacramento del Suo amore venga giornalmente ad abitare nell'anima Sua. Oh! Egli è il più bello tra i figliuoli degli uomini! Ed essendo Dio, uguale al Padre, non ha saputo nascondere questo Suo gran desiderio di esser cibo delle anime nostre! Perché tante freddure? È il pane della vita e chi lo mangia avrà la vita eterna; ed Egli stesso c'insegna a pregare per averLo giornalmente. Io ho dato a Lei sempre questa preghiera, ma ora sento il bisogno di rinnovarla colle espressioni più calde dell'anima mia, anzi del cuore amantissimo di Gesù. Procuri chi vuole di rendere immortale la sua memoria fra gli uomini per nuovi ritrovati di scienza, per fasti di ricchezze e di gloria, ma Lei, carissimo amico mio, segua il mio consiglio: procuri di nasondersi e di far nascondere tutto cotesto avventuroso popolo nel Sacro Cuore del nostro Gesù. Egli, a questo fine, permise che una lancia crudele l'avesse spaccato, per presentare alla misera umanità un nascondimento sicuro nel forame della Pietra, nella caverna delle misericordie di Dio.

Così si sospenderanno i flagelli della divina giustizia, e tornerà la calma; e saranno accresciute e prosperate le opere della misericordia; e Dio sarà con noi e noi con Dio in ogni momento della vita nostra finché lo possederemo in eterno.

Mi scriva presto e mi tenga informato con confidenza vera, e Dio la benedirà con tutti di Sua degna famiglia, che ossequio e benedico nel nome del Signore insieme a lei.

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Non lasci di pregare e far pregare per me e per l'opera povera e nascente del Boccone del Povero, perché il Signore la dilati, e la prosperi per potere sollevare i poverelli da ogni miseria.

È Gesù che accetta come fatto a se stesso quello che faremo pei Suoi poverelli, li lasceremo languire?

Di nuovo La benedico, pregandola di preesntare a tutti i miei rispetti.

Suo in G. C.Sac.te. G. Cusmano

P. S. - Come fare per Margherita ed Antonina? la prima tenta di uccidere qualche sorella, vi pensi.

19 luglio 1884

... Una Suora, che dall'ubbidienza trovasi messa al posto di Superiora, deve calcolarsi la prima tra le uguali e per questo deve persuadersi che, senza l'esempio della sua perfetta osservanza, la comunità smarrirà lo spirito della vocazione ... Quando il Signore chiama un'aninia a vivere in una comunità, infonde in essa il desiderio di quella tale osservanza che forma lo spirito di quella Regola; e allora quell'anima sarà corrispondente alla grazia della vocazione, quando vive veramente di quello spirito: Chi dall'ubbidienza trovasi al posto di avviare le altre anime alla vera osservanza della Regola, deve osservarla per primo, poiché l'esempio è il migliore modo d'insegnare ciò che si deve praticare ...: e questa sua osservanza sa-

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rà quel buono esempio che basta a far tutti osservanti e a far amare in tutti lo spirito della vocazione e della comunità23.

Palermo, 23 luglio 1884

Per la presente privata scrittura, che vogliamo che abbia valore di pubblico strumento per tutti gli effetti di legge tra il Sac. Giacomo Cusmano, del fu Giacomo, da Palermo e qui domiciliato Piazzetta S. Marco n. 7 e il Signor Antonio Bellotti, del fu Giovanni, nato in Novara e domiciliato in Palermo via Guglielino il Buono, n. 1, si è convenuto e si conviene quanto appresso.

Si premette che da circa due anni il d.o Sign. Bellotti ha fatto il bucato nel proprio stabilimento di lavatura di tutte le biancherie e vestiti del Ricovero degli invalidi, sito alla 5a Casa, in via Molo, e che pe non essere stato bene eseguito in questi ultimi tempi si era licenziato.

Ora volendo ritornare a prendere la detta lavatura, per evitare qualunque inconveniente, si è fatta la presente scrittura per stabilire le condizioni che debbono rispettarsi.

Art. 1°) Primo il Sign. Bellotti si obbliga a rilasciare nelle mani del tesoriere municipale la cifra di L. 400 da servire per cauzione della biancheria che lo stabilimento consegnerà contro ricevuta.

23 Test. V.II, p. 11, p. 248.

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Art. 2°) Si obbliga ancora di consegnare ben pulíta e senza macchie di grasso o di qualunque altra lordura, tutta la roba che a lui si consegna per essere lavata, e si obbliga a tutti gli eventi a ripulire quella che sarà rifiutata per non essere perfettamente pulita.

Art. 3°) Si obbliga ancora il Signor Bellotti a consegnare il bucato ben pulito e ben ordinato di ogni settimana.

Art. 4°) Lo stabilimento consegnerà ad ogni lunedì la roba sporca al detto Sign. Bellotti e durerà a fare questo finché riceverà tutto ben pulito ed esatto.

Art. 5°) La durata di questo contratto sarà per anno uno a correre da oggi stesso. Però se lo stabilimento potrà essere fornito dei comodi necessari per far dentro la lavatura, o se il Sign. Bellotti mancherà a mantenere le condizioni stabilite sia per la pulitezza della biancheria, può il P. Cusmano coll'ordinazione di due testimoni risolvere il contratto.

Palermo, 24 luglio 1884

Gentilissimo Sig.r Emmanuele (Montana)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Le presento Margherita e Antonina; povere

figlie non hanno la sorte di capire la loro posizione.Raccomando alla S. V. di farle arrivare in

buona custodia sino al paese loro natio, e d'impedire che molestassero la quiete della casa delle orfane.

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Ho pena di non avere una casa dove poterle accogliere senza lo scandalo delle altre, e doverle lasciare come desiderano abbandonate a se stesse.

La carità di Dio li proteggerà ovunque, e in questa occasione io sento quanto poco si può fare da un miserabile, quale io sono, quando non si ottiene la benedizione di Dio, e per queste sventurate io credo di non essere stato benedetto, perché tutto è riuscito inutile.

Nessuna notizia mi ha comunicato degli ammalati, noi preghiamo.

Mi ragguagli sulla sorte di queste due poverelle sventurate.

I miei rispetti a tutti e mi creda sempre

Suo Um.o e Dev.moSac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 28 luglio 1884

(Riservatissima)Gentilissimo Sig.r Emmanuele (Montana)

Sia Gesù amato da tutti i cuoriLe sue lettere raramente arrivano; pure io mi

studio a riscontrarle colla massima premura, perché vi è sempre qualche motivo di afflizione che mi sprona a far presto.

Questa volta, oltre le circostanze per cui la S. V. con tanta fede implora l'aiuto della preghiera, che noi

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non abbiamo ancora sospeso, vi è quello dell'aneddoto di Antonina che mi ha amareggiato immensamente. Io fui assicurato dal Rev.mo P.e Decastro ad affidare al saputo Gentil'uomo le due povere donne, ma non disse affatto che'Antonina doveva tornare al di lui servizio e lui, nello asserire questo, ha mentito, e non si è bene regolato. Quanto dispiacere io ho avuto di questa coincidenza, non posso esprimerlo e solo dico che non finirò di sacrificare la mia vita fino a quando il Signore mi darà grazia, se vorra accordarmela, di avere una vostra casa per questi esseri infelici, che, per le loro strane torbidezze, hanno bisogno di essere custodite separatamente, per non vederli capitare a mani crudeli, che non credono all'anima e alla vita eterna. Le assicuro che, se la presenza di queste due povere infelici nella nostra casa avesse costato anche il sacrificio della nostra vita, non avrei loro accordato di andarne fuori, ma perché si rendevano di scandalo alle altre, fu prudenza di consentirvi, ma sempre cercando il mezzo di poterle custodire, ritornandole al loro paese e togliendole dai pericoli che maggiormente s'incontrano nelle città.

Io voglio supporre che il male fatto da quel Signore sia questo solo di aver mentito, ma che altro non vi sia; prego la S. V. di volermene assicurare per rilevarmi dall'immenso dolore, in cui io sono per l'imprudenza da me fatta stando al consiglio del Rev.mo P.e Decastro. Allo stesso tempo la prego a darmi notizie della buona Signorina che è qui venuta, perché io seppi che desiderava esser Suora, e la buona figlia non sembra che avesse questa intenzione.

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Io son pronto a dar la mia vita per un'anima e vorrò fare di tutto per aiutare questa buona figliuola, ma veramente credo che avrei avuto diritto a maggior sincerità.

Alla sua amicizia io ho affidato questo mio sentimento di dolore, però voglio sempre adorare il divino volere, che spesso tira il bene dal male, e trae profitto anche dalla malizia degli uomini per esaltare maggiormente l'opera della sua misericordia.

Mi compatisca; rispetti il segreto che io desidero, e mi onori presto di suo consolante riscontro.

La benedico con tutti di sua degna famiglia e mi creda

Suo Um.o e DevotissimoSac.te G. Cusmano S.D.P.

Quinta Casa, 8 agosto 1884

Ill.mo Signor Assessore

Scrivo di urgenza perché la S. V. si degni provvedere alle gravi inconvenienze che succedono in questa povera casa.

Finché staranno qui Domenico Fiore, Antonino Collorà, Ignazio Cattone e qualche altro di simile stampo, la casa sarà sempre in rumore per le continue risse; la biancheria, i letti, e tutto quello che possono rubare e guastare sarà sempre rovinato, e quello ch'è peggio le loro mostranze immorali sono tali da doverli tenere come fiere nelle gabbie di ferro. Se si fossero

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denunziate le risse e i mancati omicidi che tutto giorno qui si avverano, avrebbero dovuto consegnarsi al potere giudiziario. La prego adunque di volere degnamente provvedere, in caso diverso per la quiete dello stabilimento io li metterò fuori e poi provvederanno ad ospitarli dove meritano per la loro condotta.

Palermo, 11 settembre 1884

Ill.mo Signore24

Una benefica persona avendo regalato al Poccone del Povero un cavallo sauro scuro, di bella figura, il sottoscritto ha creduto farne una riffa per raccoglierne qualche somma, da far fronte ai bisogni sempre crescenti dei poverelli di G. C. da lui ricoverati.

La carità che la S. V. sente così vivamente nel cuore, gli fa sperare che Ella vorrà concorrere al vantaggio di tanti infelici, accettando i biglietti che si onora spedirLe per la detta riffa, accompagnati dai suoi più sinceri ringraziamenti.

Il DirettoreSac.te Giacomo Cusmano

Palermo, 17 settembre 1884 Il giorno delle Sagre Stimmate del P.a S. Francesco

Rev.mo P. Can. Parroco25

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Il gran bene di conoscere la Sua degnissima

per-

24 È una circolare con la firma autografa.25 Al Canonico Saldano per la casa di Monreale.

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sona, e la grazia di tenere la Sua considerazione, precessero di gran tempo la fondazione della Casa di Misericordia in Monreale. Nei nostri rari ma desiderati avvicinamenti, era un ineffabile che sembrava proprio una ispirazione divina che avesse voluto legarci a qualche gran fine. Nella mia pochezza, io non trovava ragione del Suo affetto e per questo, sin da quel momento io cominciai a capire che le interne spinte che mi attraevano alla Sua unione venivano da Dio pel bene dell'Istituzione. A questo la S. V. Rev.ma deve attribuire tutte le facilitazioni accordate per la fondazione in Morreale, tutti gli ostacoli superati, tutti gli inconvenienti sopportati, e tutto lo spirito di deferenza dalla parte mia usata alla Sua degnissima persona per la fiducia immensa che ho inteso nel Suo zelo verace, nella Sua retta intenzione, nella Sua prudenza, nella Sua carità ed abnegazione che per la considerazione tanta beniomamente accordatami, me l'hanno fatto sempre apprezzare come un altro me fuor di me stesso.

Ciò premesso, vengo alla Sua preziosa lettera del 14 volgente capitatami oggi stesso, e dietro averla studiato lungamente per la difficoltà del carattere, sono arrivato a leggerla per intero, e con l'aiuto della Mamma nostra mi accingo a dirLe qualche cosa, e non tutto quello che vorrei dirLe, perché si dovrebbero scrivere dei volumi.

Protesto che il Signore mi ha dato ingegno ed umiltà, che non conosco, sono doni suoi, e non intendo affatto farli servire alla scienza che viene dal pomo vietato.

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Desidero secondo regola camminare sempre nella santa semplicità e sincerità della via che il Signore vuole da noi, e se sbaglio perché son tristo, è senza volere, (ma per la pessima corruzione della mia orrenda miseria)26.

Con santa confidenza, adunque, ispiratami dalla Sua bontà, vengo a dirLe: che il tutto che viene da me, e il nulla che viene dalle Suore, sono due termini veri e, che stanno senza contradizione, e la Sua intelligenza alta dovrebbe vedere questo con molta chiarezza, senza tirarne scandalo o confusione da sentire il bisogno di costituzioni, che potessero aggiustare le cose. Anzi Le dico, che queste genererebbero maggiore disturbo.

Noi conosciamo che la volontà di Dio è efficace, che quella dell'uomo è libera, come questi due termini si esercitano senza collidersi è un mistero alla nostra piccola intelligenza, e tanti errori si deplorano per volere trovare un sistema che concilii questi due veri conosciuti nell'attività del loro esercizio. Così, in date proporzioni la cosa nostra si ridurrebbe. Il certo si è che quando la volontà dell'uomo opera pesando la volontà di Dio tutto è nell'ordine, e l'uomo anche morendo riceve la vita e la possederà eternamente. Al caso nostro, per quanto l'ombra proiettata concorre a far formare la realtà della figura, quello che solamente conviene si è, non che si getti Giona al mare, ma

26 Queste parole dentro parentesi, nell'originale sono tagliate dalla stessa mano del P. Giacomo.

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anche la S. V. Rev.ma, come le tante volte ha fatto sperare, risolva davvero per amore di G. C. ad unirsi a noi, ed allora il tutto e il nulla non formerebbero che una cosa sola.

Che questo mio dire non sia ingegnoso ma sincero, ne sono prova i fatti medesimi e le conseguenze che abbiamo sofferto, e imploriamo sin'ora. Se pria di venire le Suore, come altrove, si avesse preteso dalle Autorità competenti l'accettazione delle condizioni colle quali l'Istituto si obbliga a fondare le Case di Misericordia sotto la Direzione delle Serve dei Poveri, di certo si sarebbero scongiurate tutte queste gravissime angustie che tanto ci hanno afflitto e ci affliggono sena gloria di Dio e senza alcun profitto della salute delle Anime.

E questa è l'unica cosa da farsi, presentare le nostre condizioni e fare che S. E. Rev.ma e il Sindaco le accettino. Le Suore opereranno sempre colla benedizione dell'Arcivescovo con l'accordo del Parroco o di quel Sacerdote, che l'Ordinario potrà delegare a questo officio, ma non potranno mai fare alcuna cosa senza l'obbedienza dei propri Superiori. La S. V. Rev.ma, che stima tanto l'Opera che il Signore, ha fatto ed ha sorretto, sin'ora, si persuaderà benissimo che senza. questa severità d'obbedienza tutto andrebbe in distruzione.

Ovunque le cose nostre sono andate così, e, quando il demonio ha suscitato delle persepuzioni, abbiamo avuto un forte scudo nell'atto d'accettazione delle nostre condizioni, che ha servito molto per mettere a salvo molte anime, e fare che la luce della verità aves-

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se fatto acquistare all'Istituto una maggiore opinione.Qui perché io non badai a questo, a riguardo

della Sua degnissima persona, tutti han procurato abusarne ed ora mi pare che il demonio voglia farmi l'ultima con questo malinteso con la S. V. Rev.ma, che stimo come a Padre e Guida mia. Non mi sconforti per carità, perché se mi manca questo Suo confortoio mi vedo costretto a pregare l'Ec.mo di darmi il permesso di ritirare le Suore, e quanto questo sia nocivo alle anime, al paese, all'Istituto medesimo non ho bisogno di dirlo. Mettiamoci d'accordo fra di noi, e non cerchiamo altro, come la S. V. sempre mi ha insegnato, che la gloria di Dio e la salute delle anime, e tutto sarà salvo.

Mi benedica e mi faccia la carità di riscontrarmi prestissimo, se ritarda a venire.

Mi creda sempre con profondo rispetto27

Terre Rosse, 27 settembre 1884

Carissimo D. Errico

Sia Gesù amato da tutti i cuoriHo dovuto fare una spesa non preveduta nel

pozzo, che si arenò, onde cercare di mantenere l'acqua tanto necessaria a questa povera casa.

Antonino Riccobono e Giuseppe Gambinohanno lavorato due settimane con la mercede di tarì otto al giorno per uno, uguale a L. 3.40 vuol dire L. 6.80.

27 Dalle diverse correzioni e dalla mancanza di firma si capisce che l'originale è una bozza.

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Palermo, 18 ottobre, 1884

Rev.mo P.e Parroco28

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La S. V. Rev.ma ha saputo da qualche tempo

che la mancanza del locale mi obbliga a non potere accogliere le povere Orfanelle. Ho riscontrato anche il biglicuo del Cav.e Sampolo, rifiutandomi per la stessa ragione che mi mette nella impossibilità assoluta.

Oh! se il Suo buono Fratello, mio speciale protettore, volesse aver cura di riunire tutti gli Impresari, Capi Maestri e Maestri Fabbricieri per farmi la carità di concorrere coi loro mezzi e colla loro opera ad accrescere quel Fabbricato! destinerei un salone per il Rev.mo Parroco di S. Ippolito.

Al momento però, siamo nella dolorosa posizione di non poter fare alcuna recezione, e, sono quattro mesi che sono stato costretto a negarmi con tutti.

Perdoni alla mia angustievole posizione e mi creda sempre pieno di affetto e rispetto

Suo Um.o ServoSac.te G. Cusmano S.D.P.

28 ottobre 1881

… Voi fortunate se nel povero vedrete l'immagine di G. C. e lo servite e l'aiutate con tutto amore! Oh! Egli versò tutto intero il suo Sangue preziosissimo

28 Al Parr. G.e Palazzotto, Parroco di S. Ippolito.

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per ognuna di queste anime fatte ad immagine e somiglianza Sua; e se, per vostra cooperazione, vede a Sè ritornare queste anime dal suo Sangue ricomprate, oh! quanto vi sarà grato, quanto vi amerà! quanta misericordia verserà sulle anime vostre! ... Ricordate Tobia che divide il suo pane coi figli della schiavitù in esilio, che lascia il pranzo per seppellire i morti ... e vedete le misericordie e le tenerezze che Iddio usò con lui e la sua famiglia. Iddio accresca la sua Carità nei vostri cuori29

30 ottobre 1884

Figlio mio in G. C.

Spiritus Domini descendat super te et maneat semper in corde tuo30

…………………..Ha fatto bene a mandarmeli (i frati). Il Signore

mi ha concesso di sentirli... potessi farlo spesso...- F. D. è freddo, è in urto con F. C., e si lamenta

per la scuola, va a unirsi coi fratelli che si trovano fuori ufficio. Ci badi la S. V. un po' seriamente. Veda di stabilire un lavoro comune dove tutti quando sono liberi possano lavorare. Faccia venire le fedi di lui e degli altri che non le hanno portate.

- F. G. soffre la ozèna. Mi pare che quando l'accettammo non si badò a quest'incomodo. Per gli altri vi si badi prima d'accettarsi. Ma ora che è con noi,

29 Test. V. II, P. II, p. 258.30 Risultato di un colloquio.

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pazienza, e i compagni abbiano tanta carità da non fargli avvertire la nausea che sentono. Si usino sempre delicati riguardi verso tutti, e specialmente verso quelli che hanno difetti fisici ed anche morali.

Educhi questi figli ad una sincera abnegazione. Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso.

Egli intanto il F. C. è testardo, amante della propria volontà ed anche disubbidiente.

- F. X ha poco rispetto ai Superiori e agli eguali, tende a fare solo il refettoriere.

F. X Pecca di gola; consiglia gli altri allo stesso vizio e a tacere nel resoconto.

- F. X Lascia scontento pel servizio del proprio officio. I bambini li voglio trattare come la pupilla.

- F. X Sgarbato con tutti, poco ubbidiente, poco rispettoso ai Poverelli.

- F. X Molta premura per la famiglia,soverchia vicinanza col Ch. X, manca al resoconto, mormora con persone estranee, ha molta premura di uscire e ha fatto rapporti al ch. X.

- F. X Si lagna del mangiare freddo, pei calzoni, per le 15 lire resoconto.

- F. X Poco garbato anche coi Poveri.- F. X Mormorazioni.- F. C. è leggero, non sufficientemente

eastigato nel parlare, manca di galateo, è scontento del mangiare, manca di carità coi compagni. Io convengo che il di lui compagno abbia quei difetti..., ma se egli considerasse i suoi, avrebbe pazienza. Giacché le cose so. no arrivate a questo punto, gli richiami, l'attenzione a

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fargli vedere quanto egli provochi la pazienza dei compagni, quanta pena cagiona agli altri coi suoi difetti. Egli non vuole tollerare e vuole essere tollerato.

Li educhi a camminare con tutta umiltà dello spirito mediante il vincolo della pace.

Palermo, 26 novembre 1884

Eminenza Rev.ma31

L'Associazione del Boccone del Povero con tutti i Poverelli cui serve, questa porzione più eletta dei Cuori di Gesù e dell'E. V. esternando il suo speciale gaudio per l'esaltamento Vostro al Principato della Chiesa universale, sente il bisogno di partecipare al Padre Suo le speciali grazie con cui il Signore s'è degnato ricolmarla.

Oltre le nuove Case che si sono aperte con felicissimo risultato, e le richieste insistenti anche dai Prefetti delle Provincie di Sicilia, Gesù s'è degnato fornirci mezzi estraordinari per costruire altri sei grandi saloni all'Orfanotrofio delle Terre Rosse, e per la erezone dalle fondamenta di un grande tempio e di un grande stabilimento per gli Orfani con un bel tempio annesso, tanto necessario nella contrada Boscogrande.

È intanto desiderio nostro e dei Benefattori che la prima pietra del nostro tempio da erigersi venga benedetta dall'E. V. Sicuri che non priverà i supplicanti

31 A S. Eminenza il Cardinale D. M. Celesia, Arcivescovo di Palermo.

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suoi figli di tanto onore e di tanta consolazione, speriamo che l'E. V. si degnerà significarci il tempo del desiderato ritorno per tenerci pronti alla solenne cerimonia.

Colla fiducia infine d'affettuosi figlioletti preghiamo la paterna Carità dell'E. V. ad ottenerci dal Santo Padre una speciale benedizione, e qualche segno da consacrarlo colla prima' pietra del nuovo tempio che sarà dedicato a M. SS. del Perpetuo Soccorso32.

Pei Poveri, le Serve, i Servi ed i Missionari de' Poveri imploro genuflesso dall'Eminente Vostra Carità la paterna Benedizione.

Suo Um.o SudditoSac. Giacomo Cusmano S.D.P.

S. Marco, 5 dicembre 1984

Rev.mo P.e Parroco (Palazzotto)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ricevo un Suo biglietto di visita, e quanto in

essa mi scrive, per quanto io penso, mi sembra di essere vero.

Se non sbaglio, questa vecchiarella Bosco era in un ritiro e mancava del necessario mantenimento, ma passando alla 5a Casa avrebbe desiderato di trovare

32 L'idea di questo tempio dedicato a « M. SS. del Perpetuo Soccorso » conferma ancora che P. Giacomo non aveva stabilito un titolo particolare per la Madonna, come protettrice particolare dell'Opera.

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suoi comodi come al Ritiro, e forse per questo non entrò. Le idee che i o ho sono incerte, ma ritengo che veramente dal Barone Turrisi fu ammessa.

Avendo riscontrato, a quanto la S. V. mi ha chicsto, vengo ora a pregarLa in favore della poveretta che Le reca il presente, Giuseppa Sabato, la quale ha il marito inutilizzato e tre figli nudi, senza letto e senza casa.

Il marito dorme in terra nella casa di sua madre, la moglie e i figli al Rifugio. La prego di considerarla nella distribuzione della roba della commissio ne di beneficenza, perché veramente sono in estrema miseria.

Mi benedica e preghi per me

Suo Um.o ServoSac.te G. Cusmano

Palermo, 13 dicembre 1884

Io qui sottoscritto certifico a chi spetta veder la presente d'aver celebrato e fatto celebrare per il legato di messa del Signor Duca di Terranova, e ciò per la decorrenza del primo maggio mille ottocento ottanta tre a tutto ottobre mille ottocento ottanta quattro e per la cifra di L. quattrocento novanta quattro e centesimi cinquanta sette. Dico L. 494.57.

1884 (?)

Ill.mo Sig.r Conte33

Facendo tesoro dei principi caritatevoli che tanto

33 In cerca di locali.

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la distinguono, e dell'eminente posizione che Ella occupa, come ancora della meritata fiducia e stima personale che Ella gode presso il governo, mi permetto indirizzarle la presente.

Mi si offre l'occasione di acquistare dal Sig.r E. Berlino un fondo a casina in contrada Uditore, che lo stesso avea acquistato dal Demanio dello Stato appartenente al soppresso Monastero dei sette Angeli, lotto 1639, e ciò pel prezzo di L. -. Or siccome il Berlino, con ministeriale del 28 febbraio ultimo, ebbe accordato dal Ministero una dilazione di anni tre pel rimanente suo dare in L. 20 m. circa tra interessi e rate arretrate, dovendo io pagare allo stesso la differenza del prezzo tra lo avere del Demanio e quello di compra, non potrei coi fondi di cui dispongo far fronté a tutto, tanto più che, oltre la differenza al Berlino, dovrei in atto pagare al Demanio la prima rata che ascende circa a L. 700. È per questo che mi rivolgo alla S. V. Ill.ma, onde interponga i suoi buoni uffici presso il Ministro personalmente per farmi ottenere l'intero rilascio di detta somma di L. 20/m, dovendo lo stabile servire ad opera di beneficenza o farmi accordare una dilazione di anni dieci, senza interessi, a far principio dal dicembre 1884.

Dovendo detto stabile servire ad opera di beneficenza, come Ella sa, son convinto che il Ministro tanto per lo scopo, quanto per riguardi alla S. V. Ill.ma, mi vorrà concedere quanto sopra ho avuto l'onore di esporre.

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1885

Il giorno del Sacro Cuore di Gesù Direzione Spirituale.

Figlia mia34

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Se tu riuscirai a tenere la presenza di Dio, a

ricevere tutto dalle mani di Dio, a fare tutto per puro amore e gloria di Dio; se tu ti calcolerai sola nella comunità, e in relazione sola di Gesù, il quale ti apparisce sotto la forma di povero, di compagna, di Superiora, di Sacerdote, Superiore; e tratterai seco lui, trattando con tutti con ogni sincerità, semplicità, umiltà, ed ubbidienza, e a questo unirai la prontezza di osservanza dallo sveglio alla dormizione, in ogni atto di comunità, tenendo il silenzio e acquistando il dono della contemplazione nell'attività, allora acquisterai la pace e l'amore di Dio, che vanamente cercherai facendo secondo il tuo cuore o la tua testa. Chi opera secondo il suo talento, non farà altro che pascere l'amor proprio suo, e questo è vero ladro della pace interiore dello spirito, che solamente è ereditata dall'anima che vive

34 A Suor M. Giuseppina Marocco S.D.P.

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dell'adorabile volontà di Dio. Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis.

Le anime che fanno l'adorabile volontà di Dio per la S. ubbidienza, sono quelle che godono la pace del Signore, e che lo glorificano come gli Angioli sulla terra. Impegnati a far questo, e sarai felice, e vedrai scomparire tutte le angustie che ti affliggono e che fanno affliggere. Ti benedico nel nome del Signore. Sia questo il fiore da offrire al Sacro Cuore di Gesù. Fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra.

Tuo P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 1885

Direzione Spirituale35

Padre Giacomo prega la buona Suor Giuseppina ad essere sempre più calma ed ubbidiente, e non pensi affatto di nascondere la sua virtù sotto le apparenze dei difetti, perché questi non sono buoni mai a chi vive in comunità, perché recano scandalo, e il Signore vuole che ognuno di noi sia un profumo di buoni odori.

La benedico nel nome del Signore e speri tutto da lui

35 A Suor M. Giuseppina Marocco S.d.P.

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Palermo, 1885

Direzione Spirituale 36

La Regola, mettendo la Direzione immediatamente nelle mani della Superiora37, vi consiglia a dire di voi tutto quello che riguarda l'anima ed il corpo vostro, delle altre ciò che vedete e udite, senza propri giudizi e per pura carità.

Sac. G. C. S.D.P.

Palermo, 1885 (?)

Direzione Spirituale38

Figlia mia

Io sono un poco angustiato del tuo andamento. Tu desideri amare Gesù, patire per lui, esser pronta ad ogni ubbidienza, e poi per quanto avessi cambiato di luogo e di Superiore, resti sempre angustiata. Io non ho lasciato per quanto ho potuto, di farti capire che

36 A Suor M. Giuseppina Marocco S.d.P.37 « Padre mio in C. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La Superiora mi rimette alla carità di Sua Signoria per dirle che vorrei sapere in che modo devo fare il resoconto sull'orazione e sulle altre cose come la santa regola ordina, se devo solamente dire le mancanze che vi fo o i proponimenti e lumi che possa avere.Mi compatisca se sono sempre st upida.E mi benedica

Sua figlia in C. C.S. Giuseppina S.D.P.

38 A Suor Giuseppina Marocco, S.d.P.

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il segreto della perfezione cristiana sta nel custodire la pace interiore dello spirito, abbracciando con piena unione la volontà adorabile di Dio. La Regola nella quale il Signore ti ha chiamato, ti spinge a questa perfezione con tutta l'abnegazione ch'è necessaria per poterla raggiungere, e tu mentre mostri di averne l'intendimento, e il desiderio, poi sei sempre disturbata, sino al punto di dire che i Signori ti spingono ad abbandonare la vocazione! Io non capisco questo, senza la dolorosa rivelazione che il tuo cuore abbia qualche desiderio che non raggiunge, e per conseguenza sta irrequieto; perché se veramente cercasse il patire, il disprezzo, l'abbandono per amore di Gesù, quando in questo tu capiti, dovresti essere oltremodo contenta, perché avresti raggiunto tutto il tuo, desiderio.

A dir vero, figlia mia, il Signore ti ha fatto grazie straordinarie, perché non gli sei grata? perché non ne vai contenta?

Questo che tu dici, forse, sarà un desiderio interno, ma tu hai manifestato sempre di esser scontenta. In Girgenti me lo dicesti tante volte, forse, perché non sapevi adattarti col carattere della zia, o perché ti sembrava che ti avesse usato riguardi. A Terre Rosse avesti pure dei momenti di umore, da … volesti fare ritorno, ed io tra le pretensioni affettuose della famiglia e i tuoi umori, incontro un continuato disturbo senza vedere alcun guadagno per lo spirito.

Voglio supporre che tu ti spingi sempre a desiderare quello che non fai, o il luogo dove non sei, per motivi di maggiore sacrifizio, o, virtù, questo è nel tuo

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interno ma quello che esternamente risalta è il tuo scontento, e la poca unione alla volontà di Dio per la voce della S. ubbidienza.

Io non ricordo i motivi pei quali hai sofferto di simili disturbi in altre case, ma mi avvalgo di questo che ora stesso mi manifesti, che qui non resti contenta perché non fai niente pei poveri! ma chi la dice questa cosa? Le Suore di S. Marco non sostengono la più penosa fatica pei poveri di tutte le case? Non hanno esse il peso della colletta, delle provviste di ogni genere? E poi una ch'è membro di una comunità, e fedelmente osserva, non porta il merito di tutto il corpo.

E poi quando anche non fosse così, certo che un'anima amante, che vuole in tutto piacere all'amore Suo crocifisso non cerca di far quello che più la contenta, ma quello che più contenta il Suo divino amante e sotto questo aspetto, non credo che mi potrai dire che possa farsi cosa più cara a Lui di quella di ubbidire.

Vedi bene adunque, figlia mia, che in te esiste, una mobilità, che ti può fare cadere facilmente nella tentazione. Tu dici alle volte tante cose, che sarebbe meglio che non si dicessero, e quando poi sei avvertita, dici di averle dette per ischerzo; mostri tanti desideri, e poi ti lusinghi che fossero state delle. ispirazioni, come mi scrivesti nell'ultima volta. Da ciò devi rilevare, e he conviene una maggiore serietà nell'amare e servire il Signore, restando sempre contenta della posizione do. ve il Signore ti tiene, e del tuo interno semplicemente devi farne parte alla Superiora locale ed al Superiore in tutte le circostanze che ti sarà possibile; ad altri non

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si deve mai dir nulla. Non è questione di perdono, se questo fosse, io sarei sempre pronto e pria anche che tu lo desiderassi, ma sempre che queste cose si dicono, e sempre ritornano, perciò quello che conviene si è che tu attendessi veramente ad un fare serio e costante, pel quale, ancorché il demonio, o gli affetti di famiglia. o i desideri dell'amor proprio venissero a disturbarti, tu avessi sempre una norma sicura del come regolarti per non farti ingannare mai più.

E al proposito, io ti domando: hai tu manifestato le tue sofferenze a tuo fratello, o a tuo Sig. Padre? Hai tu manifestato il desiderio di essere Superiora? Hai tu manifestato desiderio di ritornare a Terre Rosse?

Il rimedio per non fare mai peccati è appunto quello di vivere per la regola e per nulla più. La regola t'insegna ad essere sempre unita al Signore per la divina presenza, pel ricevere tutte le cose dalle mani stesse di Dio, pel far tutto per puro amore e gloria di Dio, per l'essere sempre semplice, sincera, umile, e ubbidiente sino alla morte e alla morte della croce, per l'abnegazione di te stessa, cercando sempre di patir tutto da tutti e per tutti, onde rilevare Gesù da qualunque patimento che egli soffre nel menomo tra il tuo prossimo, e per tutto lo spirito di essa39 che bene dovresti conoscere anche a preferenza delle altre.

Poi hai il grandissimo aiuto del resoconto che dovrebbe formare il tuo maggior contento, potendo sapere ad ogni minuto come devi regolarti per lasciare sempre più contento il Signore.

39 Regola.

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Tieni a me che se ti metti un pochino in calma, ti spogli veramente di te stessa ed attendi alla vera osservanza, tu troverai i lumi necessari per crescere nel S. Amore di Dio e trovare la vera felicità in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni ufficio, e con qualunque Superiora, perché la regola ti dice che devi in tutti vedere l'immagine del Tuo Gesù, ed io vorrei sapere che altro potevi desiderare essendo sempre con lui?

Ma io credo che questa osservanza la figlia mia non la fa, e per conseguenza. il demonio la tenta con la superbia di vedersi più capace delle altre, e per conseguenza si vede sottomessa e si dispiace, vede l'operare delle altre e lo renda ... almeno nel suo interno, forma castelli in aria di far maggior bene se tutto potesse disporre da sè, e per conseguenza resta scontenta delle altre disposizioni, desidera ciò che non ha, si dispiace di quello che ha, sino al punto di credere essere una sventura la sordità, che fu il dono di Dio più grande per potersi trovare al punto dove si trova, altrimenti va a trovare dove si troverebbe.

Lascia tutti i castelli in aria, e particolarmente quelli che formi sospettando degli altri giudizi. Vedi in tutti Gesù e vedi che tutti operano e pensano come vuole Gesù, sta nella S. Umiltà, che crescerà in te la vera carità per la regola, amerai Dio in tutti e sarai contenta di ogni cosa.

Getta via gli scrupoli e le malinconie, ma formati una coscienza più retta e più sicura per stare nella S. osservanza e allora G. C. solo ti basterà, e la sua volontà sarà la tua pace.

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Se anche tu pel passato avessi fatto tutto per tua volontà, per questo non devi mai cominciare a fare la volontà di Dio? Ammettiamo che tu sei qua perché lo dicesti, perciò ora che ti ci trovi non devi restare contenta di starvi finché l'ubbidienza non dispone altrimenti?

Mettiamo punto fin qui. Se hai mancato sin'ora, non mancare per l'avvenire. Forma il S. distacco, non solo delle cose tue, ma di te stessa; mettiti nella S. osservanza con ogni calma e serietà, e così facendo arriverai al S. scopo della tua vocazione. Perché se una volta perché manchi, e un'altra perché credi che gli effetti conseguiti siano pure per la tua mancanza, tu non conservi la pace! allora starai sempre in un disordine continuo senza poterlo aggiustare mai.

Non si parli più del passato. Cominciamo da capo, dì alla Superiora che faccia di te tutto quello che vuole il Signore, osserva la Regola, ubbidisci sempre, rendi conto ogni giorno, procura sempre di esser contenta nel lasciare contento Gesù, e per questo domanda sempre alla Superiora che ti avverta di tutto ciò che non resta contenta per correggerti sempre, ed io ti benedico nel nome del Padre del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Sotto il manto e la protezione della nostra Mamma santissima.

Prega per me.

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Palermo, 1885

Direzione Spirituale 40

Tu mi scrivesti41 tante cose per le quali io avendoti mostrato che non eri in buono indirizzo di virtù, ti segnava la via da tracciare, e sperando che tu mi avessi capito e ti fossi messa in calma, conchiudere augurandoti che avessi avuto la forza di cacciare il demonio e di confessarti tranquillamente per non tornare più in simili inganni. Tu ora mi scrivi che ti facesti la comunione' in S. letiza, ma che non sai capire come nella nostra regola in cui tutto si deve dire, io mi fossi dispiaciuto di quanto mi scrivesti.

Io non mi dispiaccio perché tu mi dici le cose, ma perché tu consenti alle cose senza discernere ciò ch'è vizio e ciò ch'è virtù.

La Superiora non è scontenta della tua persona; potrebbe essere addolorata delle tue trasgressioni, se tu ne fai. Essa quando proibisce le cose lo fa perché tu, a causa della tua sordità, non puoi nella comunità adattarti con tutti, né tutti possono avere l'intelligenza di adattarsi con te, e per questo nascerebbero delle inconvenienze che cadrebbero a tuo dispiacere e la Su.periora vuole giustamente evitarti, per esempio: tu a

40 A Suor Giuseppina Marocco S.d.P.41 Ecco il biglietto scritto a P. Giacomo:« Padre mio in G. C.Sia Gesù amato datutti i cuori.Vedo che S. S. si costerna assai per quanto le ho scritto. Io fa prego

farmi conoscere francamente in che ho errato e tranquillare il mio spirito per vincere me stessa e le tentazioni.

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causa della tua sordità hai la voce dissona e leggendo non si capisce quello che leggi; per la stessa causa tu alzi la voce più del bisogno e non l'avverti. lo ti dico queste cose che non ti ho mai detto perché mi è sembrato di mancare di carità, ma ora che debbo farti la carità di persuaderti che queste cose che accadono non sono perché non ti calcolano o perché vogliono di sprezzarti, ma perché effettivamente, per l'udito che ti manca, non potresti sostenere questi uffici se non che a patto di essere o sola o liberissima di fare e far fare quello che vuoi, perché altrimenti debbono necessariamente succedere degli inconvenienti. Tanto è vero questo che io ti dico che tu essendo colla zia, mi dicevi: « Io desidero essere con altra Superiora, perché non ho guida pel mio spirito, vorrei essere lontana dai parenti, perché mi pare che mi vogliono bene e non mi avvertono del mio dovere »; e tu che ti accorgevi di questo, non potevi conoscere come io conosceva le soff erenze e le angustie che es perimentavano tutte le altre suore per le inconvenienze che accadevano per la tua sordità.

Ora che ti trovi in una casa di sole suore e non con una Superiora parente, come tu tante volte desideravi, tu soffri per la ragione contraria, ma non li sai persuadere che questo dipende solamente da quello che ha voluto fare il Signore e pel fine della tua eterna salute, togliendoti l'udito, ma perché le altre Superiore per solo affetto ti hanno lasciato fare ogni cosa senza calcolare le inconvenienze che succedono nella comunità, vuoi ora quello che non volevi questa libertà

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di far tutto, e perché non l'hai, ti angusti. Or io vorrei che tu, profittando di questo momento, potessi arrivare ad esser contenta solamente per fare l'adorabile volontà di Dio, e tanto più quanto più ti accadrà di essere scontenta per tua volontà, perché altrimenti sarai sempre a vagheggiare la virtù, ma non la possederai mai; e crederai sempre di contentare Dio quanto più sarai contenta tu, e non arriverai mai a gustare la squisita dolcezza che prova l'anima, quando con ogni sua tortura può sapere di contentare Dio, e mai potrai avere la sorte di arrivare a soffrire senza conoscere di contentare Dio, ch'è il patire vero che hanno gustato i Santi. Pensa che Gesù stesso fu anche abbandonato dal Padre nei momenti più solenni della Sua passione e morte.

Io vorrei che tu smettessi le tue nervosità, i tuoi concetti, le tue apprensioni per adorare ed amare sempre la volontà di Dio in ogni ubbidienza.

Tu ti angusti della salute di tuo fratello, e questo è naturale; Egli non ha altro che un'asma secca e il medico, crede di potersi guarire colla cura Arsenicale; non mi meraviglio del tuo dolore, ma non mi piace che te ne preoccupassi sino al punto di disturbartene; pensare che ti devi tutta abbandonare nell'adorabile volontà di Dio, pregandolo che si servisse di tutto per santificare e far Suo il fratello tuo.

Mettiti adunque in pace, fi glia mia, ed abbi cura di essere tutta di Dio nella santa osservanza senz'altra sollecitudine, fuori quella di fare la Sua adorabile volontà in tutto per mezzo della S. ubbidienza. E quando

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vuoi render conto delle cose tue, non devi dire: « Tizia fa questo, ma, a me pare, il demonio mi vuol far credere che Tizia facesse questo». Non devi dire: «Io voglio, io desidero, ma il demonio mi spinge a desiderare, mi disturba la pace della S. ubbidienza etc.» e ciò quando la tua volontà non consente, perché il Superiore scrivendoti ti sapesse capire, e non succedesse sempre come è succeduto pel passato, che quando tu dici una cosa, dopo che sei ammonita ti disturbi e di ci: aver detto quella cosa per ischerzo, o che non era tua volontà, ma tentazione etc., perché altrimenti resteremo sempre confusi.

Devi sforzarti ad una maggiore serietà, ad una maggiore sincerità, per non ripetersi queste confusioni, e quando di una cosa non ti persuadi, non ti devi inquietare, apparentemente portando nel tuo cuore una sofferenza che poi ti disturba, ma devi profittare della presenza del Superiore e manifestarti con sincerità finché, convinta della verità, possa evitare di cadere negli stessi inganni che il demonio si piace sempre di riprodurre.

Palermo, 1885 (?)

Direzione Spirituale42

L'esame di coscienza, per regola, deve farsi due volte al g.no, come è prescritto nell'orario; nel primo esame l'anima messa alla presenza di Dio coi lumi dello Spirito Santo pensa e discerne i difetti che ha com-

42 A Suor Giuseppina Marocco S.d.P.

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messo, ne detesta la malizia e promette con vera contrizione di non volere offendere più il Signore; col secondo esame di coscienza, detto esame particolare, l'anima ritorna sul primo esame fatto, e studia la radice dei difetti commessi e così se trova p.e. di aver peccato per superbia, per ira, o per altro vizio capitale, allora coll'aiuto della grazia di Dio deve proporre di fare tanti atti della virtù contraria, come sarebbe nel caso nostro supposto, l'umiltà o la mitezza dello spirito, e di questo modo, esercitandosi nella virtù contraria, vincerà l'inclinazione naturale del cuore sul vizio abituale che la fa cadere nella superbia, o nell'ira, e si educherà di questo modo con atti ripetuti di virtù a vincere anche il demonio che la tenta e acquisterà l'abito contrario, acquistato il quale, sarà facile poi il progresso della virtù.

Non andate al coro? Sai tu in quale ora ritorna il 1° ed il 2° esame? perché non si conoscono? La coscienza avverte sempre delle mancanze che si commettono. Quando non ne trovi vuol dire al certo che volontariamente il Signore ti ha dato grazia di non mancare. Non bisogna mai essere confusa, perché la confusione è del demonio e non di Dio. Dio vuole l'ossequio ragionevole, e tutto ciò in cui possiamo mancare involontariamente ed inavvertitamente, non deve mai confonderci altrimenti cadremo nello scrupolo e nella tentazione e non avremo più la pace e la santa libertà della coscienza, colla quale solamente possiamo tendere a Dio ed incamminarci nella via della virtù. Bando adunque agli scrupoli e alle tentazioni e camminia-

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mo per la sicura coscienza; e se anche potessimo mancare di diligenza nei nostri doveri, nell'aiuto di Dio impegniamoci sempre più ad essere diligenti e sar tutto rimediato; ma la pace del cuore dobbiamo sempre conservarla.

Quando ti confesserai la prima volta col tuo confessore di qui devi dire: «Padre mio, io sono sorda e non posso sentire i Suoi suggerimenti o le sue interrogazioni, per conseguenza mi confesserò delle mie colpe, e per questa prima volta, perché la S. V. conosca la mia coscienza, mi accuso ancora del più grave pecccato della mia vita passata ch'è questo », (e si dice la colpa grave della vita passata) e poi mi accuserò delle colpe che avrò la disgrazia di aver commesso, e quando le avrò detto tutto della confessione delle colpe attuali, conchiuderò sempre la mia confessione, sentendomi sempre accusare di tutte le colpe commesse ne tempo della mia vita, dal'uso della ragione sino alla presente confessione, particolarmente dei peccati contro l'ubbidienza e la purità, dei peccati che ho potuto far commettere agli altri, degli scandali dati ed anche di quelli non conosciuti, per potere avere la grazia della santa assoluzione che mi liberi d'ogni reliquia di male e mi restituisca nella grazia e nell'amore di Dio col proponimento di volere mille volte morire che ritornare ad offenderLo; dopo questo dirò l'atto di vera contrizione e V. S. mi darà un segno battendo la grata e mi farà la carità di darmi la norma come devo far per sapere la penitenza che m'imporrà ».

Quando l'anima abitualmente si esercita a fare

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questi esami di coscienza e si adopera a confessarsi bene, e a correggersi con ogni attenzione e solerzia, questa è veramente l'anima fortunata, che muterà in giardino di delizie il terreno del cuor suo, che pria non produceva altro che triboli e spine.

Via adunque e risolvi, una volta; il celeste Agricoltore viene ogni giorno nell'anima tua e se tu non lo cacci colle tue cattiverie, colle tue inosservanze, cogli umori del cuor tuo che inclinano a versarsi fuori della sua adorabile volontà, Egli stesso lavorerà con te, e ti aiuterà a spiantare le cattive erbe, per mettervi quelle che producon buon frutto e allora l'anima tua sarà colma e felice, in qualunque travaglio e torture, perché dove è Gesù è sempre Paradiso.

Mettiti adunque in questo S. esercizio, e quando ti devi confessare con me o con altri, adotta il sistema che ti ho detto: di dire i peccati, la malizia colla quale li hai commessi, e il numero delle volte che li hai commessi, dirai sempre al confessore che hai pronto il lapis o la matita e la carta se ha bisogno di domandarti schiarimenti o volerti dare delle necessarie ammonizioni, e così, essendo necessario, il confessore ti scriverà quello che crede opportuno e tu risponderai, secondo il bisogno, gli schiarimenti necessari; alla fine ti darà la penitenza e la S. assoluzione. Non avendo bisogno di dirti cosa, allora basta la tua accusa ben fatta, per come ti ho detto, per restare serena di esserti bene accusata; portando nel tuo cuore il vero dolore dei peccati e proponimento di non volere più offendere Dio, perché ritorni a fare quello che dispiace

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a Dio? Figlia mia, noi siamo miseria e per conseguenza ritormiamo sempre a mancare, ma se vogliamo uscire da questo stato, conviene non disperare, ma metterci sempre nella misericordia di Dio, dalla quale solamente possiamo sperare la grazia. Se tu fi fidi di te stessa e disperi dalla divina misericoridia, dbagli assolutamente la via, bisogna fare assolutamente il contrario; diffidare di te stessa e fidare solamente nella divina misericordia e allora quando farai così, tu sentirai maggiore bisogno di essere osservantissima delle più minute cose della regola, temerai di qualunque sciupamento di spirito, misurerai le parole i pensieri; non darai un respiro che non sia pel tuo Gesù e nella sua S. ubbidienza, e ti troverai sempre più abbandonata nella divina misericordia. Ma quando fidi in te stgessa e diffidi di Dio, fari uno sproposto ad ogni passo, resterai sempre scontenta della tua posizione, ne muoverai lagnanza ad ogni momento, resterai scontenta dell'ubbidienza, e volendoti sempre aggiustare a modo tuo, non arriverai mai ad aggiustari a modi di Dio, e farai cose senza giudizio, senza regolarità, senza prudenza finghè perderai la pace interiore e lo spirito della vocazione.

Io non ho rimorso di averti fatto mancare i giusti lumi e di non averti dato i giusti consigli ed ammaestramenti, ma resto assai sconfortato, quando dopo averti parlato o scritto lasciandoti serena, tu ritorni da capo a squinternarti.

Mi sembra che il demonio facesse servire la grazia del Signore a tuo maggior danno, quando dopo averla ricevuto ritorni più disturbata di prima. Non

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Siamo venuti al mondo per altro fine che per fare la adorabile volontà di Dio, e questa tanto più sicuri siamo di farla quanto più certi siamo di non fare la nostra. Per questo è che l'anima veramente amante è la anima più osservante, e quando si ottiene veramente il gusto della S. ubbidienza, l'anima sarebbe pià contenta di patire ogni dolore per lare la volontà di Dio che godere ogni piacere anche di paradiso per fare la propria volontà.

Mettiti adunque una volta in questi veri rapporti del divino amore, e non sarai più disturbata di nessuna cosa, perché prenderai tanto gusto a fare la volontà di Dio in ogni osservanza ed ubbidienza, che ancorché ti fosse ogni cosa penosa, per questo stesso che puoi, p.e., fare il divino volere, sari maggiormente contenta.

Io ho saputo che tu hai detto che lasci di proposito la ubbidienza per avere occasione di poterti più presto confessare, questa mi sembrerebbe una pazzia suggerita dal demonio, che per questo mezzo, che sembra utile all'anima, procura il danno della stessa.

Meglio morire che offendere Dio, figlia mia, e tu che sei venuta in questa S. regola per salvare l'anima tua, fondevi fare a meno di amarlo e in tutte le cose, e sopra tutte le cose.

Io ho pena, ogni volta che ti confesso che non ti posso domandare mai schiarimenti dei tuoi peccati, e per conseguenza non posso mai correggerti come verrei per darti quegli avviamenti che confortano l'anima nel cammino della virtù. Tu ti accusi in una maniera

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generica e poi domandi l'assoluzione, che il povero confessore deve darti, perché non può farsi intendere di altro modo.

Ora tu devi sapere che quando una si confessa deve dire il peccato che ha fatto, manifestando tutta la malizia colla quale lo ha fatto e quante volte lo ha fatto. Per questo la nostra S. regola ci obbliga a fare due esami di coscienza ogni giorno; uno per vedere in che cosa abbiamo mancato, con quale malizia, e quante volte; l'altro, per vedere, in quali peccati siamo recidivi per indagare qual'è il vizio capitale, che sta nel nostro cuore e ci spinge a tanti, radice de' nostri peccati; allora ci dobbiamo impegnare all'esercizio delle virtù contrarie per spiantare dal nostro cuore quel vizio che ci ha fatto commettere tante offese di Dio.

Le carte che si scrivon per tale proposito, debbo. no sempre, lacerarsi e non possono restare scritte se non che per quel momento.

Io conservo questo resoconto che mi hai dato, e ti do la S. ubbidienza di trattenerti in tutto nella S. osservanza, la quale se tu farai, produrrai in te gli effetti della vera penitenza ch'è tanto necessaria in te per uscire di te stessa e cominciare a vivere unita a G. C., tua Vita.

Non avrai altra sollecitudine fuori questa, di osservare la regola e la S. ubbidienza, tanto nel tuo interno che nel tuo esterno, e di scrivermi tutto minutamente, ne chiederai permesso alla Superiora, ciò che devi fare senza perdere molto tempo, ma profittando

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del tempo della S. ricreazione. Se tu sarai fedele a mantenerti osservante, io ritengo che acquisteremo ogni cosa necessaria per l'eterna salute.

Ti benedico

Tuo P. in G. C. S. G. C.

Palermo, 1885 (?)

Direzione Spirituale43

Alla prima domanda44 io rispondo domandando chi ti ha detto che non puoi far nulla? Io ti ho detto che devi fare sempre quello che ti viene comandato dall'ubbidienza. Vedi, come ti lasci andare dietro le tue impressioni? Chi fa l'ubbidienza fa tutto. Alla seconda rispondo che il sempre è di Dio, non è nostro, che abbiamo solamente il presente nelle nostre mani e senza nemmeno poterlo trattenere.

Perché una fosse ammessa al noviziato e alla professione della nostra regola, bisogna che osservi la regola della perfetta ubbidienza e fosse anche per stare sempre seduta, non bisogna che facesse a modo suo tutte le cose.

Impegnati adunque ad essere modello di S. osser-

43 A Suor Giuseppina Marocco S.d.P.44 Biglietto della Suora « Che bene ed utile posso io dare alla

comunità ed ai poveri se per la mia sordità non posso far nulla?La posizione mia deve restare per sempre così?Posso io sperare di essere ammessa al noviziato ed alla Professione?

».

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vanza nell'ubbidienza e non vi è ostacolo per la professione.

Secondo la regola, tutto il tempo della probazione, compreso anche il noviziato, è ... anni, ma però il periodo del postulato, ch'è questo nostro, può essere abbreviato o allungato pria di entrare al noviziato. secondo che il soggetto risponde con maggiore o minore fedeltà e spirito, quello del noviziato è stabilito e quando si manca là, si va fuori.

Preghiamo che il Signore ci facesse secondo il suo Cuore.

Febbraio 1885

Direzione Spirituale45

Figlia mia

Unica è la sorgente della tua sofferenza e dei tuoi disturbi di osservanza e di spirito: il tuo cuore. Una sola diligenza, per allontanare da noi qualunque cosa. che disturba la pace interiore del nostro Spirito. Dio non vuole che tu operi secondo il tuo cuore e la tua volontà ma secondo la Sua che è Santissima, e tu stessa ti sei accorta che per avere, contentato il tuo cuore nel gusto, il Signore ti fece conoscere il suo dispiacere.

Ciò che tu hai chiaramente conosciuto in questo ultimo fatto materiale, da te cennato nella lettera, che mi facesti leggere, è la causa di tutti i tuoi difetti e

45 Questo scritto si trova in un quaderno dove, la religiosa, guidata da P. Giacomo, scriveva giornalmente il suo andamento spirituale. Si tratta di Suor Giuseppina Marocco S.d.P.

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di tutte le tue inquietitudini interne che portano le noie, le inosservanze e gli sfervoramenti, che ti rendono come se fossi sola e abbandonata a te stessa, e spiacemi che anche ridotta in tale stato, tu pensi di doverti abbandonare nelle braccia della misericordia di Dio, non tanto pel convincimento che fuori di questa misericordia vanamente si può sperare negli altri aiuti, quanto perché gli altri aiuti ti mancano.

Ricomponiti, figliola mia, per un poco alla presenza di Dio, nella quale dovresti stare per tutta la tua vita, e senza fermarti mai in altre cose, e vedrai con esame attento che tutti i mali vengono dal tuo cuore, il quale è tuttavia superbo, amante di sé e delle cose sue, pieno di prevenzioni e di amor proprio, tantoché giudica facilmente degli altri. Tu credi che la Superiora ti disprezza per la tua sordità, e per questo si noia di te e delle cose tue, e non ti può vedere etc... Ma se tu portassi un basso sentire di te stessa non dovresti avvertire che sei disprezzata.. e sei un oggetto di cui gli altri si noiano, anzi crederesti il contrario, che tutti ti stimino oltre il tuo merito, e forse perché non conoscono quanto sei inutile. Tu per questo superbo giudizio ti astieni di andare al resoconto e passi in un altro stadio di avvilimento, perché non conoscendo che ti astieni per tua superbia, credi di astenerti per non dare noia e dispiacere alla Superiora. Il demonio, che non dorme, comincia a farti fare delle mistificazioni strane e ti suggerisce eh e la Superiora che ti sta in loco della Mamma nostra Santissima, non manifesta la propria noia, ma quella della Gran Madre di Dio, e

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per conseguenza non sei solamente odiata, disprezzata e abbandonata dagli uomini, ma anche dalla S. Vergine, da Dio stesso e per conseguenza sempre, sotto le di lui perverse ispirazioni, ti fa cadere nello sfervoramento dello spirito e della vocazione in maniera da renderti tutto noioso e angustievole, tutto rovinoso e disperato e così continuando ti porter à a perdere tutto e disperarti...

Io, figlia mia, non voglio difendere né la Superiora, né le tue compagne, né voglio toglierti dalle tue illusioni, ma dico solamente: profitta di queste circostanze per farti avanti nella conoscenza della propria miseria ed acquistare la virtù della s. umiltà. Se arriverai a possederla veramente, allora conoscerai tutto il contrario e le stesse circostanze ti serviranno per farti crescere nell'impegno di star vicino alla Superiora. di studiare tutte le maniere di lasciarla contenta e non tanto perché ti sia benigna, ma perché resti contenta la Gran Madre di Dio per l'interno tuo impegno di contentarla. Se tu facessi così, allora opererebbe in te la grazia del Signore e cresceresti in ogni virtù ed il tuo zelo e il tuo fervore nello spirito e nell'osservanza farebbe a gara cogli ostacoli, che il demonio cercherebbe sempre di presentarti, e lungi di scoraggiarti ed annoiarti, ti troveresti sempre più incoraggiata a sperare nel divino aiuto, e di un trionfo passeresti ad un altro maggiore, e l'anima tua sempre più umile ed esinanita crescerebbe nell'unione del divino amore finché si sperderebbe immedesimandosi nelle fornaci ardenti della carità di quel Cuore divino, che tanto per te ha

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voluto patire. Tu, al contrario, fin'ora vedendo i difetti altrui, non conosci i tuoi, insuperbendoti invece di umiliarti; ti allontani dai Superiori, dalla Mamma Santissima e da Dio; invece di crescere nelle virtù; ti abbandoni al tuo cuore ed è solamente per non disperarti che ti abbandoni nelle braccia della misericordia di Dio.

Tutto questo prova come io ti dicea che ogni male li viene dal proprio cuore e per vederlo guarda un poco il carissimo Ignazio. Che cosa è Ignazio? È un buonissimo figlio, ha il cuore come il tuo, perché ti viene fratello; tu hai la sorte di essere stata educata alla pietà e alla religione, e quel povero figlio al contrario allo sfervoramento e alla miscredenza. La bontà naturale in quel figlio non manca, ma manca l'educazione virtuosa, e per questo si abbandona al consiglio ed in un momento cade in un migliaio di spropositi, e volendo sollevarsi da quelli ne fa altrettanti di peggio. Se Ignazio invece di giudicare le cose col proprio talento dipendesse dal consiglio e dall'ubbidienza, se lungi di sentir tanto di sé, fosse umile, Ignazio sarebbe un figlio santo, un giovane d'oro, perché non secondando il proprio cuore, che anzi calpestandolo farebbe tesoro di tutto per acquistar la virtù.

Tu ti dispiaci tanto di tuo fratello, e forse più di quanto dovresti, perché nella tua innocenza tante cose di lui ti sembrano più terribili di quello che non sono, ma non ti accorgi, che salvo le dovute proporzioni e le diverse posizioni, tu ti trovi a capitare nella stessa causa che produce in te e proporzionatamente le stesse

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conseguenze. Tu pel carattere di tua famiglia, comunque religiosamente educata, e santamente chiamata a vocazione religiosa, non lasci di essere di una attività irrequieta, di una prontanza di decisione spesso precipitata, di una facilità di risoluzione spesso inconsiderata, e per questo il tuo stesso passato non ti serve nemmeno di esperienza pel presente e per l'avvenire. E per conseguenza, se io oggi ti scrivo un volume per serenarti e metterti in via, domani tu sei da capo nelle tue angustie e nelle tue fermate. Se io ti avverto di evitare una tale o una tal'altra cosa, domani ci capiti, come se mai fossi stata avvertita.

Capisco che tali cose succedono a tutti e che non vi sarà anima che arrivar possa alla perfezione senza questa alternativa di cadute e di risorse, ma bisogna convenire che tante anime che sanno romperla presto e bene col proprio cuore, sono capaci di trar profitto della esperienza e delle avvertenze nella via dello spirito. Tra tante cose, io ti ricordo quella che più direttamente ci ha tenuto in tanti travagli, che ci ha fatto' Ignazio più nemico, che ha creato tanti travagli a te nella nostra commoranza religiosa e tanti ostacoli a Marietta nella Sua santa e verace vocazione a dedicarsi al servizio di G. C. nei suoi Poverelli.

Sai qual'è questa cosa che io voglio ricordarti: la improntitudine tua di rendere informata la tua famiglia delle cose tue, dei tuoi umori!...

Ebbene, dopo tante mie avvertenze ieri ricevo una lettera di tua madre che mi prega di sentirti, di confortarti perché tu sei assai sofferente.

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Di questa maniera tu, figlia mia, non raggiungerai mai la meta della vera perfezione e della osservanza; e mentre il Signore, come io vedo, lavora in tutto il tuo maggior bene, tu lungi di tirare profitto per il tuo meglio da tutte le economie di Dio, sarai sempre a ricominciare una fatica che non finisce mai.

Fortunata tu, se veramente nessuno ti ama, se tutti ti odiano e ti disprezzano, e tanto fortunata tu quanto più sarai lieta di essere così disprezzata e abbandonata per amore di colui che volle essere disprezzato e abbandonato da tutti per amor tuo!... E di tutti questi disprezzi e abbandoni ti servi per conoscere maggiormente la tua miseria ed impegnarti a formare in te l'immagine di Colui che dev'essere il tuo amore in eterno.

Bada che senza questa somiglianza non si può entrare in Paradiso, perché G. C. schiuse quelle porte alla misera e di degradata umanità, e senza la sua somiglianza nessun'anima entrerà per quelle porte.

Io ti ho scritto e detto tanto che tu dovresti saperne più di ogni altra sorella. perché molte sono che nemmeno mi hanno parlato una volta.

Ma intanto tu credi di essere sempre abbandonata e negletta. Mettiamoci in S. osservanza, figlia mia, e procura di calpestare sempre il tuo cuore e non dar mai retta alle tue idee e ai tuoi sentimenti, ma solamente alla voce dell'ubbidienza alla S. Regola. Ama, prega, spera e non ti fermare mai nel cammino della virtù e sarai sempre felice. Se nulla hai da dirmi oltre ciò che mi hai detto, come tu finisci di leggere la presente e di mangiare, ed io finirò di confessare la

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Superiora, verrai per pigliarti la S. assoluzione. Ti benedico nel nome del Signore.

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 1885

Direzione Spirituale46

Figlia mia

Quello che dovrai fare quando avrai vinto il tuo cuore è assai bello e infinito: vivere e morire pel tuo caro Gesù. Egli stesso ti mostrerà la via perché lo vedrai e lo seguirai sempre. Devi sapere, figlia mia, che il cuore è come una grande montagna che si frappone tra l'anima e Dio. Quando l'anima resta alle falde di questo gran monte, non può affatto vedere Dio, e se pure vuole seguirLo si trova sempre come tu ti sei trovata, in mille smarrimenti, ma quando l'anima si avventura a salire per questo gran monte, a misura che lo va calpestando, andrà respirando un'aria più pura, e quando poi l'avrà calpestato tutto e starà sulla sua cima, allora vedrà Dio, ne sentirà il grato profumo e comincerà ad esserne attratta a seguirlo senza impedimento. Se tu non mi credi fanne l'esperienza, e quando sarai sulla cima allora mi saprai dire il resto.Chi lai piaceri Misero chi non l'amaRitiene a vile Se la grand'ora il chiamaai piaceri veri Mai più non l'ameràNato non è

(Senza firma)

46 Dal medesimo quaderno, dal quale fu presa la lettera precedente.

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14 marzo 1885

Rev.ma Superiora

Potrà consegnare a mio fratello Giuseppe le L. 300 che sono assegnate pel conto magazzino vino, ritenendo il presente a suo discarico.

La benedico nel Signore

Suo P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

S. Marco, 17 marzo 1885

Rev.ma Superiora

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Può ricevere le orfanelle Domenica Checchina

e Agnese Conigliaro del fu Gaspare e di Caterina Cintura; la madre avrà cura di portare le fedi.

Le stesse orfanelle sono state raccomandate dall'ottimo Signor G. Romano Taibi.

Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, 21 aprile 1885

Eminenza Rev.ma47

Fin dall'anno 1878 il sottoscritto aveva, per mezzo dell'E. V. Rev.ma supplicato presso la S. Sede per

47 A S. Em.za Rev.ma il Card. Michelangelo Celesia.

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ottenere le indulgenze e i privilegi propri dell'Istituto di S. Vincenzo di Paoli e del Terz'Ordine di S. Francesco d'Assisi, non solo pei frati e le suore del Boccone del Povero, ma altresì per la Congregazione delle Dame di carità e per gli Associati alla detta opera, i quali si privassero del boccone giornaliero a sollievo dei Poveri.

Da alcuni documenti che conservansi presso questa Segreteria Arciv.le risulta che il 18 maggio 1878 fu rescritto: Afferant Catalogum Indulgentiarum filiorum et filiarum S. Vincenti a Paulo. Questo Catalogo fu presentato per mani di V.a Em.za Rev.ma in un volume stampato, gentilmente esibito dalla compianta Sr. Teresa, Superiora di queste Figlie della carità, ma sventuratamente andò perduto il volume, anzi tutta la Posizione della Pendenza, come ebbe a scrivere il Biscasillis in data del 17 Maggio 1879.

Finalmente, rifattosi la domanda, si ottennero le sole Indulgenze, non i privilegi, siccome scrisse il suddetto Biscasillis il 16 Ottobre 1819, in una sua lettera, ove dice: «Si è rescritto: Expediatur in perpetuum solum pro Indulgentia Plenaria», e rispetto a tutto altro «negative».

In vista di che, non avendo neppure potuto ottenere quest'ultimo rescritto, il sottoscritto si è risoluto supplicare la Em.za V.a Rev.ma, come fa colla presente, perché si degni volerlo raccomandare nuovamente presso la S. Sede, acciò possa riottenere le Indulgenze richieste nella prima domanda, e già altra volta certamente accordata. E inchinandosi al bacio

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della S. Porpora, e chiedendoLe la Pastorale Benedizione, ha il bene di segnarsi

Umilissimo figlio in G. C. Sac. Giacomo Cusmano

Valguarnera, 28 maggio 1885

Rev.mo P.e Salvatore Boscarini

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Le compiego la lettera pel Principe d'Ucria; non

so se veramente sia lui il tutore del B.ne Fuciliero, ma in ogni modo potrà sempre interessarsi di favorire l'ottimo Cav.e Galifi.

Quello che si è fatto nella casa sta bene, si è detto quello che si dovrà fare pel camerone, e forse presto metteranno mano a lavorare. Il Cav.e D'Amico venne di proposito da Catania, stiede qui poche ore, disse che sta bene là cessione fatta dal Municipio, disse che se il danaro del Sig.r Litteri non basta per fare il salone, come lui lo vuole, allargandolo con archi in maniera da formarvi sopra un gran perterra, dove aprire le aperture del T piano, supplirà lui il rimanente del danaro che potrà bisognare. Sospese la mozione da me data per l'accettazione delle nostre condizioni ed altre trattative, per trattarle quando lui sarà in questa. Promise di sbrigare la cucina appresso i forni e di adattare le stanze circostanti a refettori per destinare a miglior uso le stanze di sopra. Io però sono stato un po'

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invalido ed ho potuto far poco anche in comunità, pure procurerò di avvicinare il Sigr Litteri, che lo vidi al casino appena arrivato, e combinerò con lui tutto il resto.

Se la S. V. ha cosa da dirmi circa il verbale di cessione, fatto dal Municipio la seconda volta, mi avvisi in tempo. Io ho detto qualche parola, perché il Vescovo fosse bene accolto, ma ho trovato cattive disposizioni; dalla parte nostra si sta preparando l'osanna ed altre cose per bene accoglierlo. Pel presente da fargli, mi sembra che si desterebbero le gelosie se almeno, non se ne facesse un altro al Sindaco e alla Commissione, da poterlo tenere nell'Aula Municipale a perenne memoria del benefico pensiero che li spinse a fondare l'Istituzione. Se per questo la S. V. può rimediare costì faccia cose buone, e queste Suore ne profitteranno, purché mandi tutto pria dell'arrivo di Monsignore, che credo sarà vicinissimo, sarà forse verso il 20 di giugno. Resto lieto del progresso spirituale delle nostre orfanelle. Sia Dio benedetto in eterno. Non so capire come così presto si fa uso dei cameroni; meno male che non è per dormire. Badino all'infermeria, e particolarmente per le malattie contagiose, e poi all'igiene pei buoni, che spesso previene e fa evitare tante cause di male.

Fra le impressioni che sento per trovarmi lontano non è ultima quella dell'ottimo Sig.r Celestre, il quale ritengo che non sarà contento della mia lunga assenza. Sia tutto come vuole Dio. Lo abbracci e lo saluti caramente per me, come figlio al Padre.

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Sono lieto della visita fatta dal nostro Eminentissimo Pastore, dal quale imploro una speciale Benedizione, mentre anche da qui prego sempre e fo pregare il Signore perché lo conservi a lunghissimi anni pel bene della Chiesa e per consolazione nostra, cumulando tutto pel bene della di lui bell'anima.

Si abbandoni intero nelle braccia della Mamma Santissima e cresca sem 1 pre più nello spirito

della regola, che Essa ci ha data ed. abbia fiducia di vedersi molto vicino a Gesù C., vita nostra.

E figli della stessa madre si ameranno e saranno sempre vicini!

Godo che la Comunità va bene anche nello spirito, e desidero che vada meglio anche pel carattere di S. Barbara, mentre non lascio di pregare perché il Signore muti questa buona figlia.

Non posso più continuare.Facciano anche le due tavole. purché vada bene

il refettorio finché il Signore non provvede altrimenti.Che si dice pel nuovo fabbricato?Benedico tutti, perché non posso più

continuare.Faccia presto per favorire il Cav.e Galifi.Ringrazio assai il Padre mio Can. Pennino,

chicdo la sua Benedizione, e mi congratulo col P.e Mucoli.

Suo Aff.mo in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

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Palermo, 10 giugno 1885

Reverendo Padre Parroco

La S. V. mi scrive che Vincenzo Begattini è disposto correre al mio fianco pel solo motivo di salvare l'anima che vede in pericolo nella casa in cui si trova. Or questo sublime e santo motivo mi pare, se egli dice davvero, sia sufficiente a renderlo degno di essere ammesso in questa Associazione.

Se non che la S. V. deve farsi certa che il Begattini voglia consacrarsi al servizio dei poveri per amor di Colui, che amò di essere il povero per eccellenza. Questo deve essere l'obbiettò principale per riuscire a seguir le orme di quel Grande, che colla sua inesauribile carità seppe aprire tutte le innocenze e tutti i dolori, che Dio congregava al suo passagio.

Se dunque il Begattini ricordevole delle basi, che G. C. stabilirà a fondamento dell'estremo giudizio, vorrà venire a praticare le opere di misericordia in questa Associazione, sarà il benvenuto.

Lo avverta che risolvendosi a venire, venga fornito di corredo, imperocché ogni persona associata sia in qualità di Missionario o Servo o Serva dei Poveri, porta il corredo a 12, oltre un vitalizio di L. 0,50 al giorno. (Ove però si scorge una vera vocazione il Superiore li riceve come Aspiranti e lavorano all'interno, se uomini coi Servi, se donne colle Serve, e così c'è tempo di sperimentare la virtù, mentre che c'impegniamo a procurare chi li provveda di vitalizio e di roba).

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Palermo, 10 giugno 1885

Carissimo Vincenzo (Begattini)48

Non so esprimerti la gioia che ha inondato il mio cuore nel sentire dal nostro amatissimo P. Parroco che tu saresti pronto correre al mio fianco per consacrarti al culto dei poveri. Iddio benedica questa tua santa volontà e la confermi. Te fortunato se meriterai la grazia di aver l'anima tua da Dio temprata ai sublimi amori dei poveri. I Poverelli per noi sono oggetto di culto, e la povertà un sacramento.

Noi guardando in loro l'immagine di Gesù Cristo, li amiamo, prestando loro servizi di ogni genere della istessa maniera come si presterebbero alla persona reale di G. C., che disse: « Tutto quello che voi farete ad uno di questi miserabili, io lo riguarderò come fatto a me stesso». Santa Fede, che ci fa gustare quelle stesse delizie che gustarono coloro i quali poterono prestare un sollievo o un servizio a G. C. in questo mondo.

Noi serviamo G. C. nell'infanzia e nella vecchiezza, due stadi della vita nei quali il Povero è esposto alle più ineffabili miserie. Gesù Cristo si fece infante per riscattare l'infanzia, e la culla del, cristianesimo è la culla di un infante. Cotale infanzia è tenero ricordo del pellegrinaggio del Verbo di Dio nel mondo: e Gesù Cristo che abbracciò e benedisse i pargoli, con quell'amplesso fidò ai Servi dei Poveri il ministero di rappresentare il grande Sacramento della pietà.

48 Questa lettera è documento di spiritualità bocconista.

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La nostra missione si estende non meno per la vecchiezza, per quell'età che, a ragione della sua impotenza, si rannoda all'infanzia, per quell'età, che essendo l'ultimo crepuscolo della vita, ha mestieri di essere preparata al giorno eterno. Così anche ai vecchi, stracchi della vita e prossimi all'orizzonte dell'eternità, sono apprestati i dovuti servizi ed i mezzi necessarii ad essere apparecchiati al destino immortale.

Palermo, 1 luglio 1885

Io qui sottoscritto facoltato da Sua E. Rev.ma Monsignor Arcivescovo D. Michelangelo Celesia a potere ubiquare la presenza del legato di Messa del Signor Duca di Terranova certifico a chi spetta vedere il presente d'aver celebrato e fatto celebrare pel detto legato, e ciò per la decorrenza del primo luglio 1884 a tutto giugno mille ottocento ottanta cinque per la cifra di lire trecento ventinove e centesimi ottanta sette. Dico 329.87.

Palermo, 29 luglio 1885

Ill.ma Sig.a Principessa

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ho bisogno di una carrozza per fare che le

povere orfanelle fruissero dei bagni marini costruiti dentro la 5a Casa. La provvidenza mi fece regalare un bel cavallo dal Sig.r Varvaro; tra i poveri vecchi della 5a Casa vi è qualche buon cocchiere, mi manca solamente la carrozza e il guarnimento. La S. V. Ill.ma ne avrebbe qualcuna fuor d'uso da potermi prestare finché durano i bagni, unitamente al guarnimento?

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La stagione dei bagni troppo inoltrata mi fa ardito a chiederLe un sì o un no colla massima urgenza.

Perdoni il mio ardimento, mentre pieno di stima e di rispetto mi do l'onore di essere

Suo Um.o ServoSac.te Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, 5 agosto 1885

(Risposta di P. Giacomo alla Sorella)Scrivo nella stessa lettera per accordare il

permesso desiderato, e dirti che non ho ricevuto la lettera colle notizie di Girgenti. Con chi la mandasti?

Giacomino ha premura che deve medicarmi. Io vo meglio. Ti benedico con tutti. Pregate per me.

Tuo F.llo P.dre in G. C. Sac. G. Cusmano S.D.P.49

49 Pubblichiamo in questa nota la lettera che Suor Vincenzina aveva scritto a P. Giacomo per vedere quali relazioni di rispetto e di perfetta sottomissione usava col fratello.

J.M.J. Monreale, 5 agosto 1885Caro Fratello e Padre in Gesù CristoSia Gesù amato da tutti i cuori!Questa mane andammo alla Madonna delle Grazie; riuscì tutto bene e

pregammo tanto per V.S.Ora ho un'altra domanda a farLe: il P. Giordano, confessore delle

ragazze e Padre del Monastero di S. Gaetano, canta la Messa Lui; in detto giorno di festa vorrebbe fatto il favore da V. S. se Possono andare le ragazze per la Messa cantata; avverta però che la chiesa non è frequentata dal popolo.

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Palermo, 15 agosto 1885

I Bozza di testamento di P. Giacomo50

Trovandomi sano di mente e di corpo, e considerando che la morte viene in quei momenti in cui meno si aspetta, ho creduto opportuno di scrivere in questa carta. per screnazione della mia coscienza, l'ultima mia volontà come se al momento dovessi morire.

Dono a Dio l'anima mia e tutto me stesso, e come Dio mi ha fatto grazia di farmi nascere e vivere in seno alla S. Chiesa Cattolica Apostolica Romana, così intendo morire in seno di essa.

Di tutto quello che il Signore mi ha fatto grazia di possedere ed acquistare in questa terra di esilio, volendone anche disporre a Sua maggior gloria ed onore,

50Io in verità non vorrei fargli la negativa mentre si adopera mol to per le nostre ragazze; e con questa occasione faccio fare loro una passeggiata.

Se V.S. non arriverà in tempo a rispondermi, mi avvalerò del permesso che mi diede per la Madonna delle Grazie.

Come va col suo incomodo?Ricevette la lettera che Le mandai ieri riguardante Girgenti?La salute delle Suore come va? Saluti tutti.V.S. ci dia la santa benedizione, e con dovuto rispetto mi dicoSua figlia in Gesù CristoSuor M. Vincenza S.d.P.

N.B. - Suor Nazzarena vuole gli occhiali.? Il P. Giacomo appena sapute le notizie del colera, si affrettò a

scrivere la bozza del suo testamento. Non compilata e non trovata più; il giorno 26 cominciò un'altra bozza, che ho trovato nelle carte vecchie del P. Fici e quasi sciupata a brani, i quali sono raccolti e incollati nel III foglio di questa bozza, cominciata il 15 agosto 1885. (P. Filippello).

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nomino miei credi universali il Rev.mo Sacerdote Canonico Dn Antonio Pennino del fu…, il Rev.mo Sac.te Dn Salvatore Gambino di Dn Giacinto, nato in Parco, il Rev.mo Sacerdote Dn Salvatore Boscarini del Barone Dn Antonino da Valguarnera Caropepe, il Sig.r Dn Salvatore Celestre del fu ... da Palermo, il Sig.r Dn Gaetano Ruggieri del fu ... da Palermo, la Sig.na Dn Vincenza Cusmano del fu Giacomo da Palermo, la Sig.a Marianna Calascibetta del fu- . . da Petralia Sottana, la Sig.na D.a Elisabetta Calascibetta del fu ... da Petralia Sottana, e la Sig.na Maddalena Cusmano di Pietro da ... perché in piena proprietà e dominio si abbiano dal momento stesso della mia morte tutto quello che io lascio sulla terra di beni, mobili ed immobili, urbani e rusticani e qualunque rendita o ragione di credito colle seguenti condizioni:

1° Che di qualsiasi mia proprietà in vicino o lontano paese, che essa sia ai facile o difficile, manutenzione culturale ed esazione, devono tutti uniti tenerne amministrazione comune in piena pace ed amistà e per tutto il periodo di loro vita.

2° La loro prima cura dev'essere quella di sgravare detta proprietà dai debiti e dai pesi; che possono affettarla per renderla quanto prima sarà possibile libera da qualunque peso che possa rendere evizione e molestia.

3° Resa libera la proprietà avranno cura di regolarizzare tutti i titoli e di procedere di accordo ed economicamente ad una esatta e coscenziosa divisione, facendo del tutto nove parti uguali quanti sono gli eredi

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universali da me nominati; e in ogni parte di essa deve essere compresa una nona parte d'ogni singola mia proprietà mobile, immobile, urbana, rusticana; rendita o credito di qualunque siasi. paese, perché ognuno di loro abbia uguale porzione in tutto, e non avranno diritto alcuno durante la vita di essi, miei credi universali, di potere permutare, alienare o gravare d'iscrizione alcuna la parte che ha potuto loro toccare dell'eredità divisa. Ma tutti assieme l'amministreranno duran te loro vita, e di accordo in ogni singola cosa, sottomettendosi nei differenti pareri al voto della maggioranza, e, dove nascesse scissura, sottoporre il caso a S. E. il Rev.mo Monsignore Arcivescovo, al di cui parere saranno obbligati di sottomettersi.

4° Fatta la divisione, come sopra si è detto, ognuno dei miei eredi universali, qui nominati, tirerà a sorte la quota che rappresenterà la propria spettanza, e la tireranno coll'ordine stesso col quale sono stati da me nominati in questo mio testamento, di maniera che l'ultima polizza sarà quella ché spetterà alla Sig.na Maddalena Cusmano di Pietro.

5° Sorteggiate le porzioni, verranno fatte le accettazioni delle singole quote nei libri di amministrazione, perché gli eredi nominati dai miei credi universali potessero con preciso dettaglio rilevare le quote di loro spettanza di ogni singola mia proprietà, e col prezzo effettivo del loro valore, giusta l'estimo della perizia, sulla quale è stata falta la divisione.

6° Ciò fatto, i miei eredi universali debbono stipolare tra loro un atto aleatorio, col quale il prezzo

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della quota di ognuno sarà come capitale posto in società a solo fine di amministrarlo insieme per godere del beneficio dell'uso o dell'usufrutto loro vita durante, e lasciare che la proprietà di questo capitale sociale, costituito dal valore di questi beni mobili o immobili, urbani e rusticani, pel patto aleatorio del contratto sociale venisse ad essere intestata in favore dell'ultimo superstite. E di questo modo la proprietà purgata dei debiti e dei pesi efficienti, custodita e migliorata dalla loro comune e buona amministrazione, verrà ad essere posseduta senza vincoli di sorta da colui, tra i miei eletti, che il Signore vorrà prescegliere, accordandogli di sopravvivere agli altri e questi ripiglierà per intero tutta la mia proprietà.

7° Se mai a taluno o a diversi dei miei credi recasse dispiacere questo patto aleatorio del contratto sociale, che sono tenuti di fare, perché non può esser certo di beneficare i Suoi credi dietro la sua morte e solamente uno tra tutti sarà quello che potrà' godere di questo beneficio, quello cioè che sopravvivera alla morte di tutti gli altri, in questo caso convenendo d'accordo tutti i miei credi universali, già divenuti soci per un contratto aleatorio, a permettere che uno o diversi di detti eredi, universali e soci, potessero contentare il desiderio di beneficare qualche loro successore, avranno la mia annuenza alle seguenti condizioni.

a) Che nominato uno crede di alcuno dei soci tutti gli altri avessero il dritto di nominarlo del pari.

b) Se questo crede nominato è povero e non potrà mettersi in società dal momento stesso che il socio

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lo nomina e la società lo accetta, perché non può versare l'uguale capitale, che ogni socio costituito rappresenta per la quota, del valore dei beni che ha da me ereditato, in questo caso non potrà partecipare né all'uso né all'usufrutto, dei beni che costituiscono la società stabilita dagli eredi universali sul fondo dei,beni ereditati pel presente testamento, ma semplicemente acquisterà il dritto di sostituire il socio, che lo nominerà quando avverrà la di costui morte, fermo restando il patto aleatorio che semplicemente si estenderà alla vita anche degli altri soci, che da questi primi soci potranno, essere nominati ed accettati.

c) Se alcuno dei soci nominati dagli credi. universali potranno avere un capitale uguale alla rata ereditaria di ognuno dei soci antichi, in questo caso impiegando in beni immobili i capitali che, detti nuovi soci possono e debbono apprestare, dal momento che sarà fatto, l'impiego potranno detti nuovi soci essere ammessi come gli antichi al beneficio dell'uso o usufrutto e incontreranno, l'alea di possedere, l'intero capitale, che sarà sempre dell'ultimo che sopravvive.

(Dopo, al principio di un altro foglio, P. Giacomo): Istituisce poi eredi universali, la Sorella Vincenzina Cusmano e la nipote Maddalena, Cusmano pn uguale parte e porzione in quanto al godimento ed usufrutto ed in quanto alla proprietà l'ultima superstite intendendosi essa sola costituita erede, universale anche a titolo di sostituzione.

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Palermo, 16 agosto 1885

Figlia mia in G. C.51

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La mia salute buona, ma i miei incomodi

stazionari mi han tenuto confinato in casa e con tutto questo io non ho avuto tempo di riscontrare varie sue lettere. non solo, ma ne anco di disporre talune cose di somma premura per Lei, stante le esigenze delle buone Dame. Comunque dispiaciuto di queste mie insuf ficienze, pure ho cercato di tenermi in pace anche in queste contrarietà, per far sempre l'adorabile volontà del nostro Dio.

Sono tante le cose che si cumulano in un momento, da renderne impossibile l'esecuzione; e quella della coltre io credo che fu così, ma certamente dovette ricevere i capelli, e la statuetta dell'Assunta. Mi auguro che la Mamma Santissima Le avrà dato l'opportunità di accomodare per la processione, ma pure non lascerò di premurare perché la coltre si compri al più presto e si spedisca. Il Crocifisso della Sig.a Giamporcaro è quasi sbrigato e si spedirà al più presto con sicurezza. Spiacemi che la colletta del nostro cercatore si limitò a 8 salme, speriamo che il Patriarca S. Giuseppe le benedica e che quella fatta dai feudi ci sia assai più abbondante.

Non ho avuto tempo e testa di domandare il dono che si vuol fare a Monsignor Vescovo: non so se sia

51 Superiora di S. Cataldo.

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venuto o tuttavia si aspetta, ma mi persuado che non essendo cosa lavorata da coteste orfanelle, dovrebbe essere un dono che abbia un distintivo che lo riguarda, come p.e. un cuscino colle Sue armi, o un paralume colle Sue armi, ma un lavoro qualunque fatto altrove e regalato costì non farà impressione.

Mi avvisi in tempo e ne scriva pure alla Superiora di Terre Rosse se trovasi in tempo di poter combinare qualche cosa, e se questo tempo vi è, abbi cura di mandare il disegno delle armi di Monsignore al più presto.

Mi consolo che per l'orario tutto va bene; procuri pei confessori di combinare al miglior modo possibile; essi, che amano l'Istituzione procureranno il possibile per evitare le ore di comunità.

Mi consolo della Sua ubbidienza: e della sua buona salute, spero che duri sempre così. Pel male agli occhi, io sto in pensiero, e se il bisogno l'esigge, lasci l'ubbidienza a Suor Santa colla assistenza di Suor Rosa quando deve aver da fare coll'esterno e venga per farsi visitare da questi medici.

Per i due ragazzi dell'Aspirante Alessi, come le dissi da principio, non posso riceverli se pria non ho la casa. Essa potrà rimanere ancora in cotesta casa a far la sua prova, e verrà quando potrò ricevere gli orfanelli. Delle altre Aspiranti la S. V. farà venire quelle che han dato buona prova di se e che sono provvedute di corredo e vitalizio, e quelle che effettivamente non lo hanno, devono avere almeno quella carta che si è da me domandata. Le altre che non saranno nelle condizioni volute, rimarranno per partire quando i

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parenti si persuaderanno di regolarizzare la loro posizione.

Io pregherò sempre per ottenere lo spirito della S. osservanza e la perfetta puntualità d'orario, ma finché non terremo la presenza di Dio, non riceveremo tutto dalle Sue mani, non faremo tutto per puro amore e gloria Sua, sarà impossibile la contemplazione nella attività, il silenzio, la semplicità, la sincerità, l'umiltà, e l'ubbidienza che la regola, inculca; bisogna cooperare colla grazia per ottenere l'osservanza religiosa.

Il Maestro Mauro vi spedi tutto, non so se vi arrivarono in tempo, e come riuscì la festa della Mamma nostra.

Diedi commissione pei scoppi necessari.La Ragiera è pronta ma è costata cento e più

lire e tante altre spese si sono fatte, ma non vi è speranza di esserne rimborsate, come credo che non ci sia speranza di ottenere il compimento del vostro corredo, etc.

È sempre giusto che si facessero i biglietti d'invito anche pei primi venerdì del mese, perché molte potrebbero dimenticarselo.

È forse molto lontano il sepolcro, che voi non potete compire la carità di seppellire i morti?

Io credo che il cesso, che Ella mi domanda potrebbe e apitarlo in Caltanissetta, se non lo trova, mi dirà come lo vuole e lo manderò. Mi consolo di quanto mi scrive di S. E.la e mi auguro che questa buona figlia sarà sempre docile ed ubbidiente e crescerà sempre nella virtù. Mi sono assai addolorato di S. A. e sia che voglia o no emendarsi, il ritorno di una Suo-

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ra alla centrale per motivo di disordine, è sempre una grave sventura. Io do a Lei la facoltà di portarla o di trattenerla secondo il Signore la ispira e il bisogno lo esige ma non mai di mandarla sola colle Aspiranti.

Pel tusello, oltre le spese fatte, bisognano altre spese per munirlo d'un rinforzo di ferro e per custodirlo in case adattate, onde poterlo spedire.

Non so capire cosa siano questi tre giovani che vogliono fare una lotteria di oggetti.

Quando debbono farsi delle lotterie si debbono interessare le due Deputazioni del Ricovero e delle orfane, ed esse possono anche adibire in commissione dei giovani che cooperano sotto la loro direzione, ma non si deve permettere che un chiunque faccia delle lotterie, a proprio capriccio, e questo già s'intende senza che vi abbia parte il nostro interno, salvo il caso che la lotteria sia protetta dalle Dame e non sia clamorosa; in questo caso consigliando le cose opportunamente saprò dirLe il da farsi.

Per mettere mano al camerone suppongo che avranno pria costruito in buona regola le nuove latrine. Raccomando di fare bene espurgare il condotto sporco delle latrine del novello camerone per non lasciare sotto motivo d'infezione dovendovi poi dormire le orfanelle. Speriamo che il guadagno del cavallo supplisse alla poco colletta che si fece.

Ricevette le carte di musica, la Madonna e la chioma? Ricevette mia lettera nella quale Le parlavo della madre e del padre di F.lo Luigi?

Come va S. Santa coll'incomodo agli occhi? È

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cosa grave? Se pur deve venire la S. A., pure finché sarà costì conviene che la faccia curare e che stia in infermeria secondo il bisogno; lo dica a nome mio che faccia l'ubbidienza. In quanto al Suo cuore, come al cuore di tutti, bisogna sempre far guerra e tenerlo sempre sotto i piedi, e chi fa questo veramente riuscirà a vedere Dio, e a respirare un'aria pura, senza mutamenti.

Io m'auguro che il Signore l'aiuti ad ottenere questa gran sorte e sarò felice per l'anima sua.

Preghi il Signore che mi faccia presto fabbricare la Casa dei piccoli orfanelli; finché non l'avrò, con mio dolore non posso accettarne nessuno.

Son lieto del colloquio e della conferenza che il Rev.mo P.e Arciprete fece alle Dame e così spero che detta Associazione progredirà per l'aiuto dei Poveri e la Santificazione del paese. Mi consolo che le orfanelle vanno bene nella disciplina e le benedico con tutto il mio cuore.

Ora che avete le panche potete organizzare la Scuola; S. E.la credo che potrebbe sostenere varie classi almeno le più infime.

Io non so se i due orfanelli che sono di ostacolo alla partenza della Cataldo Alessi; lo siano perché essa lavorando guadagnava il loro mantenimento, o perché essa deve averne necessariamente la direzione; nel primo caso se si potrebbe accomodare con un piccolo sussidio e voi potete, Le do il permesso d'aiutarla, nel secondo non abbiamo affatto cosa alcuna da fare, perché in atto non posso riceverli.

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La benedico colle Suore colle orfane e coi Ricoverati. Preghino tutti per me.

S. P. e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

P. S. - I miei rispetti a tutti del Clero, della Deputazione e delle Dame.

Palermo, 26 agosto 1885

Il Bozza di testamento di P. Giacomo52

Trovandomi sano di mente e di corpo, e considerando che la morte viene in quei momenti in cui meno si aspetta, ho creduto opportuno di scrivere in questa carta, per serenazione della mia coscienza, l'ultima mia volontà, come se al momento dovessi morire.

Dono a Dio l'anima mia e tutto me stesso, e di tutto quello che il Signore mi ha fatto grazia di possedere e di acquistare in questa terra di esilio, volendone anche disporre a Sua maggior gloria ed onore, nomino miei eredi universali i Rev. Sacerdoti Can. Dn Antonino Pennino del fu … Dn Salvatore Gambino di Dn Giacinto e Dn Salvatore Boscarini del B. Dn Antonino, ... Dn Salvatore Celestre del fu ... Perché in piena proprietà e dominio si abbiano dal momento stesso della mia morte, tutto quello che io lascio sulla terra di beni mobili ed immobili, urbani e rusti-

52 Vedi nota al testamento del 15 agosto, p. 144.

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cani e qualunque rendita o ragione di credito colle seguenti condizioni.

1° Che di qualsiasi mia proprietà, in vicino o lontano paese, che essa sia di facile o difficile manutenzione, cultura ed esazione, devono tutti e quattro tenerne amministrazione comune, in piena pace ed amistà e per tutto il periodo di loro vita e dove nascessero delle semplici divergenze amministrative facessero sempre loro arbitro l'Arcivescovo di Palermo al cui parere debbono assolutamente ubbidire.

Che nel periodo di due anni, dal giorno della mia morte, economicamente tra loro, e col parere dell'Arcivescovo, ove occorra, facessero ai ogni proprietà quattro parti uguali e le tirassero a sorte. per assegnare nei libri di amministrazione la quota rispettiva di ognuna da servire solamente in caso di percussione.

Resta assolutamente proibito che tra i detti miei credi universali si facessero delle permute per riunire la proprietà.

Palermo, 12 settembre 1885

Sorella e figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Vorrei che il Signore mi desse grazia di poterti

dare una benedizione feconda di tutti i buoni effetti della grazia, e piena di tutti i doni dello, Spirito Santo, perché alle sofferenze che Dio ti dà la sorte di portare pel suo santo amore, tu non aggiungessi quelli che

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vengono dalla natura del cuore. Questa grazia comunicata all'anima tua vorrei che scendesse sopra tutte le Superiore e le Suore, perché da ogni dove l'amore di Dio e la fiducia nel suo S. nome ci facessero forti e pieni del divino volere in ogni circostanza della vita. Ancora qui non, esistono che chiacchiere,o almeno noi temiamo così, perché non solo siamo tranquilli al solito in tutte le nostre cose e con 700 tra vecchi e bambini, ma le sorelle escono al solito per la colletta e trovano ovunque, pane e tranquillità secondo il solito. Intanto da tutti i parenti mi piovono lettere che vogliono venire, che vogliono notizie giornaliere, etc. etc.

Per carità mostriamoci come Dio ci vuole, stiamo ognuno al posto nostro con tranquillità e fiducia in Dio; Egli che ci ha aiutato pel passato, ci aiuterà pel. presente e per l'avvenire. Non mi mettete in questa posizione che mi sembra più difficile del colera, perché se questo male si sviluppa vi sarà la volontà di Dio, e in questa nostra angustia non opera altro che il nostro cuore senza fidarsi di Dio. Per ora non abbiamo altro che timori e preparativi, e pure mancherebbe il tempo, come sempre è mancato, per scrivere spesso, come sarebbe possibile scrivere ogni giorno, andare e venire, se veramente il Signore ci visita col male Asiatico?

State tranquille; se anche il male si svilupperà, abbiamo i rimedi opportuni, e sopra tutto abbiamo la Mamma nostra, la Vergine S. Rosalia, i nostri S. Protettori, G. C. Vita nostra, che ci ha amato e ci amerà sempre... Viva Gesù! e avanti (senza grevianze)...

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Avrai ricevuto la mia e i rimedi per la tua bocca. Avrai veduto Pietrino e famiglia, che per stare più tranquilli anche per Peppino e per la imminente vendemmia, sono partiti per S. Giuseppe. Speriamo che tutto finisca con questi soli timori e che i popoli si riducano a vera penitenza. Io ti assicuro che ancora di vero non mi costa nulla e speriamo che finisce così.

La morte di S. Felicita fu anche della, stessa predetta. Ma le chiacchere del colera hanno prodotto questa dimenticanza di avvertirtene.

Siamo in traffico per costruire una barracca a Terre Rosse, perché se è vero quanto si dice, le ammalate andassero totalmente separate dalle buone. Ma speriamo che ci servirà semplicemente per tutt'altre malattie infettive.

Non ti muovere da costì. Speriamo che P. Gambino potesse venire un momento, ma. se gli affari lo ritardano prego Suor Eloisa a volersi profittare di codesto confessore le confessandosi regolarmente non restare senza comunione.

Non mi sembra prudente, che tu venissi in questa, avendo la responsabilità di codesto stabilimento; vero è che qui tutto è tranquillo, ma se succedesse cosa costì e nella nostra casa, si accennerebbe alla tua imprudza di essere qui venuta.

Il Parroco ha avuto ragione di proibirti. Tutti buoni Ti benedico con tutti. Pregate per me.

Vostro in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

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15 settembre 1885

Tutte buone in case nostra e dei nostri.Si dice che vi il colera; né io né altri che io ho

avvicinato mi hanno detto di averlo veduto. Speriamo che riparta senza farsi vedere da nessuno.

Occorrendo manderò notizie; dall'ovaro potete averle a voce ogni giorno.

State tranquille, ma finchè durano chiacchiere di colera, non dovete affatto venire.

Benedico tutti.

Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, 16 settembre 1885

Rev.mo P. D. Cataldo

Sia Gesù amato da tutti i cuori!

Ella con l'ultima sua mi assicurava che il Municipio volea semplicemente costruire una cucina economica ed una infermeria pei ricoverati l' dentro il convento per mettersi al sicuro.

Ora sento nuovamente che pensano di costruirvi una infermeria per gli esterni, e che sorta d'infermeria!

Per la cucina economica anche per gli esterni io consento, per l'infemeria di riserva per gli interni ed anche per gli esterni li ringrazio. Per l'infemeria dei colerosi esterni non posso consentire perché ci va della coscienza a portare l'infezione nella casa dei Po-

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veri che dobbiamo custodire anche colla nostra propria vita.

Mi faccia la carità di scrivere a posta corrente, perché io ho l'idea di rivolgermi alle autorità competenti, se costì le autorità operano con sì bello criterio. Sia fatta la volontà di Dio! Ella tenga informato di tutto il Rev.mo P. Arciprete, e lo preghi di riunire la Deputazione delle orfane e del Ricovero per rimediare a tanto strano sproposito com'è dovere di coscienza.

Io non intendo che non debbano pensare pei Poveri esterni che possono essere colpiti dal male, ma in locale separato, no in locale attaccato allo stabilimento, perché si contagiano tutti. Sono stanco di scrivere, non ho potuto sapere quali provviste si sono fatte per lo stabilimento.Sento dire che cercano zolfo per disinfettare; che debbano far morire tutti soffocati? Per carità mi scriva cosa s'intende fare in cotesta benedetta città, che io non so definire! Sono tutti buoni e santi, ma io mi sento venir meno quando penso le cose di costì. Adoriamo i disegni di Dio! Mi faccia la carità, s'informi per minuto di tutto, di quello che vogliono fare, o come vogliono farlo, e mi scriva a posta corrente.

Mi benedica come io la benedico nel nome del Signore. Preghi perché il Signore non visiti cotesta città, con questo terribile male. Ma per tutti gli eventi si provveda e faccia tutte provvedere di buono laudano e amministrandolo in tempo come ho scritto alla Superiora, tutti si salvano. Noi tutti buoni e in tutte le case.

Suo in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

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Palermo, 20 settembre 1885

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Il colera progredisce, ma il Signore sin'ora ha

tenuto illese le Case nostre, dei nostri parenti, amici e conoscenti, e veramente mi sembra una grazia particolarissima. Non lasciate di pregare per noi come noi facciamo per voi, p erché il Signore non permetta che si sviluppi costì.

Suppongo che voi partendo avrete con voi portato il laudano liquido di sjderbòn per usarlo alla dose di 15 a 20 gocce in caso di goni, diarrea, che si ripete per la 2a volta anche senza altri sintomi, e in minor dose per piccoli come ricordo avervi detto.

Mi sorprende sentire il Re Gioacchino; è tuttavia in questa, io l'ho del tutto ignorato e non l'ho affatto veduto. Ora sarà impossibile che venisse costì, e conviene, meglio che resti per evitare di mettervi in urto col paese.

Per la manica e la pompa mi sembra impossibile far cosa in questo momento, non tanto per farla qui eseguire, quanto per potervela rimettere atteso che si respinge ciò che viene da Palermo. Del resto essendo senza danaro, conviene, se potete accomodare per quest'anno; e di evitare qualunque spesa; se poi assolutamente non si puo, se trovate, voi possibile la maniera di spedire tanto la manica che il Pezzo da rifarsi alla pompa, mandateli e procurerò di servirvi.

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Nulla mi avete detto delle cose nostre,-e cosa abbiamo a sperare per la vendemmia, se il Signore ci lascia coi vivi.

Non dovete affatto venire in questa per qualunque ragione; se potete mandate del buono vino a Vincenzina in Morreale. Non state in pensiero se ritardano le nostre lettere, perché sebbene esenti di male sin'ora, pure le sollecitudini e le faccende sono tali ch'è impossibile potervi scrivere, spesso; voi però, che lo potete, fatelo quanto più spesso.

Avete fatto l'apprezzo del fondo? Q uesta cosa dovrebbe sbrigarsi mentre ne avete il tempo, perché altrimenti resteremo confusi, poi, quando deve cominciare la cultura.

Uscite colle spese di, vendemmia, censo e fondiaria colla vendita del sommacco e del frumento? Io mi auguro di sì perché sarebbe una gravissima confusione, molto più che ho inteso che siamo in debito col magazzino, il quale, ciò nonostante, è fedele a mantenere l'impegno della fondiaria e della Galici.

Signore, è nel vostro aiuto che io fido, fatemi sempre fare la vostra adorabile volontà.

Ho pregato il carissimo Dn Errico per accudire all'affitto del magazzeno coi Sig.ri Ferrara. Ma non scriveste quanto era il prezzo dell'affitto con tutte le stipe; si regolerà lui colla sua scaltrezza, ma se sapete dettagli, premuratevi a mandarli. Io lo affitterei direttamente al Sig.r Gaggegi, per non incontrare maggiori pretensioni.

Per le altre case del Sardo che cosa hanno fatto? Pensateci pure.

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Vi saluta il Sig.r Caggegi, ed io vi do i saluti di tutti, e abbreciandovi e benedicendovi nel Signore mi dico

Vostro Aff.mo fratello Giacomo

Palermo, 23 settembre 1885

Appello pei colpiti dal cholera

Fratelli!

La mano dell'Onnipotente si aggrava sulla patria infelice. Sotto sì bel sorriso di cielo, è in lutto ed in lagrime la Conca d'oro. Centinaia di umane creature cadono sotto i colpi dell'asiatico morbo. Gemono, fra la vita e la morte, senza pane né tetto, nella miseria più squallida, i tanti diseredati di questo mondo.

Noi sottoscritti, ecclesiastici e laici, ci siamo riuniti attorno al primo Pastore di questa Archidiocesi onde conformarci, da parte nostra, alla gran legge di amore e di carità.

Altri, con abnegazione e slancio meritevoli d'ogni encomio, raccolgono cospicue somme in sollievo della sventura. Noi spigoleremo ciò che resta, ciò che Dio ci riserva, del fraterno affetto, della compassione efficace de' cuori generosi.

Ci raccogliamo col motto di S. Paolo: Charitas Christi urget nos, che sarà la nostra divisa. Non pretendiamo altro, che prender parte, com'è dovere di ognuno, nella nobile, nella santa gara, che offre Palermo, di sollevare i fratelli sventurati.

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Deh! mostriamo co' fatti quanto la religione nostra sia bella, quanto sia santa; come tutto risplende di purissima luce, dove giunge il celestiale suo raggio.

Mostriamo che la Chiesa di Dio, ovunque e sempre, sparge a piene mani, non solo le consolanti dottrine della pazienza evangelica, ma gli opportuni sol lievi della cristiana carità.

Mostriamo che questa carità è forte, è generosa, è divinamente tollerante. Non esclude nessuno. Abbraccia tutti, credenti e non credenti.

Fratelli in Cristo! Soccorrete largamente e con prontezza. Tergete senz'indugio le lagrime di chi soffre e di chi muore. Gli Angeli del Signore recheranno a Lui i vostri sacrificii; riporteranno a voi il suo non manchevole guiderdone.

COMMISSIONE PER LA RACCOLTA DELL'ELEMOSINA PER SOVVENZIONE

DEI COLEROSI

Sua, Eminenza Card. Celesia. Presidente; Mons. Giacomo Daddi, Vesc. di Ginopoli, Vice Presidente; Sac. Giacomo Cusmano; Can. Prof. Isidoro Carini: Mons. Luigi Di Giovanni; Sac. Orlando Giuseppe, Direttore della Sicilia Cattolica; Cav. Salvatore Randazzo Gueli; Can. Antonino Pennino; Sig. Salvatore Celeste Sig. Tommaso Cottone; Sig. Antonio Di Simone di Giuseppe: Sac. Francesco Russo, Cassiere.

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Palermo, 28 settembre 1885

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Fin'ora la misericordia di Dio ci ha aiutato e in

tutte le nostre case si è conservata buona salute. Abbiamo saputo che in Girgenti, Cal tanissetta, S. Cataldo, Valguarnera e Catania non sono stati visitati dal male e per conseguenza siamo tranquilli. La vostra di ieri sera mi consolò, perché mi accertò del pari che fin'ora il paese è libero, come posso assicurarvi di Morreale, ove ebbero semplicemente tre casi di persone, che venivano in Palermo; ma la sorella nostra mi assicura che dopo quei tre casi, non ci è stato nulla, e godono tutti ottima salute.

Fatevi la Santa comunione spesso, pregate sempre tenete sempre pronto il laudano per usarlo al primo apparire di una diarrea per come vi ho detto, e state tranquilli.

Mi congratulo che il buono Gioacchino con la sua famiglia finalmente fu ammesso e si levò dal patire di quella contumacia, che doveva essere molto disagiata, e la saluto caramente con tutti.

Vi abbraccio e benedico tutti nel Signore

Vostro aff.mo fratelloGiacomo

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8 ottobre 1885

Cure mediche usate dal P. Giacomo su i colpiti dal colera

Suor Provvidenza Calderano di Giovanni e d'Anna Fiore, anni 24. Entrata in baracca il giorno 8 ottobre 1885 alle ore 2,1/2. Sintomi: vomito ricorrente limpido, evacuazioni bianche, grampi, occhiaie non molto pronunziate, gelida.

Appena arrivata, nell'intervallo di un'ora si amministrarono: una volta la mistura al cognac, e due volte il rimedio di martino con rosolio di amenta. Non trovandosi tolleranza, si ritornò alla mistura al cognac, che si dovette ripetere più volte in breve spazio di tempo, perché espulsa dal vomito. Si praticò una prima iniezione ipod. col muschio, e dopo due ore altra con muschio e morfina, carte sonopate ovunque nel corpo di questo tempo, frizioni con panni lana riscaldata con linimento. volatile ammoniacate; due iniezioni di tannino con l'enteroclisma. Acqua con rosolio di menta quanta ne avea desiderio. Tutto questo pria di arrivare il medico.

Alle 6 viene il medico, approva tutto, prescrive ogni due ore iniezioni di tannino coll'enteroclisma e ipodermiche di muschio e di morfina secondo il bisogno e anche di liquore ammoniacale se continua l'algidismo, da alternarle e ripeterle ogni due ore.

Dalle 6 pomeridiane alle otto meno un quarto evacuazioni, una volta bianca come osservò il dottore, due nere. Vomito otto volte, sempre limpido come l'acqua

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che ha sparso. I grampi più allontanati, ma sono continuati, il calorico due volte si è diffuso al torace, alle mani; i piedi e le gambe sempre fredde.

Alle 7 pomeridiane si ripetè, l'enteroclisma, il cucchiaio della mistura al cognac, frizioni di lenimento volatile, e di spirito canforato, panni di lana caldissimi.

Alle otto mistura al cognac, iniezione ipod. di muschio al braccio. 8,1/4 vomito al solito, grampi; si avverte un po' di calore alle gambe, occhiaie più pronunziate, dolore al fianco destro, difficoltà di respiro. 8,30 si ripete la mistura al cognac per averla vomitata. Vomito al solito e grampi. 9 vomito e grampi ricorrenti. Si ripete l'enteroclisma con l'oppio e il linimento. Si a ministra il rosolio di menta, si continuano frizioni e panni caldi vicino le dieci, un po' di riposo, si desta dopo pochi momenti, beve e vomita una acqua chiarissima al solito; grampi, strofinazioni, mistura al cognac alle dieci e minuti. 11 iniezione ipodermica, liquore ammoniacale, mistura al cognac; continuano grampi con maggiore intervallo. Continua l'algidismo. Alle 12 mistura al cognac, immediatamente vomita, si amministra un cucchiaio di rum; vuole a forza un poco di ghiaccio. Si fece un'iniezione di morfina; ritornano grampi, si ripetono frizioni con spirito canforato, un poco di riposo, ma sempre algida. All'1,25 un cucchiaio di rum, ritorna a riposare, si sveglia alle 2,1/4 e dice: «Mi sento meglio». Vuol bere e sempre si dà a bere come sempre s'è fatto. Si torna ad amministrare il rum. Calorico diffuso per tutto il

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corpo; l'ammalata esprime un sentimento di ben'essere, si applicò il termometro volendolo osservare alle 3,5 si trovò caduto nel letto perché l'ammalata addormentandosi lo lasciò cadere. Si rimise al momento e si rilevò segnando 36 forse perché mal tenuto. Si amministrò altro cucchiaio di rum, altra iniezione di morfina.

Alle 5,1/2 evacuazione bianca e sconcerto, ma non vomito. Alle 6,1/4 evacuazione bianca e si ripete l'enteroclisma. Dalle 3,33 fu amministrato ad ogni ora il rum. Alle 5,1/2 si amministrò il rosolio di menta, quando si svegliò era sudata maggiormente nel petto e sulla faccia. Sono le ore 8 e 3/4, si è continuato ad amministrare il rum e si prepara l'altro enteroclisma. L'enteroclisma fatto alle nove e mezza fu cacciato alle 11 ma non nero cenerino e lasciava vedere qualche stria bianca e la schiuma bianca; alle 11,15 fu ripetuto l'enteroclisma con laudano e liquore ammoniacale, ma immediatamente fu cacciato, nello stesso letto, dall'ammalata assai prostrata di forze e forse senza avvertenza; calorico assai diminuito, gambe e piedi freddi. 11,30 si è praticata una iniezione ip. con tintura al muschio. Il rum si è amministrato di ora in ora al solito.

All'una evacuazione scura. Alle ore 4,1/2 evacuazione bianca. Iniezione di muschio alle due e alle cinque. Ha preso la mistura al cognac d'ora in ora, ed ora che sono le 9 e 3/4 prese un cucchiaio di rum. Non trattenendo tutta l'iniezione di enteroclisma, si son fatte con lo stesso ent. delle piccole iniezioni po-

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co alla volta. Son le 10,1/2 e non è stato possibile amministrare l'enteroclisma; altro cucchiaio di rum con dieci gocce di laudano. Alle 11 scese per evacuare. fu bianca, si profittò di questo mom ento e rimettendosi a letto si tentò l'enteroclisma, ma inutilmente perché lo cacciava nello stesso momento. Alle 11,1/2 si amministrò altro cucchiaio di rum e laudano e si fece la iniezione di muschio poco dopo, ma continua sempre ad essere fredda.

Ev. come la precedente, più carica di tannino. Si ritentò l'ent. sino alla tolleranza e quello che entrò lo ritenne. Si amministrò una piccola di tannino con l'oppio. All' 1.10 a.m. caccia nel letto la iniezione che avea trattenuto; scende sulla comoda, ev. bianca. All'1,35 si amministra un cucchiaio semplice di, rum; 2,35. Ha riposato; si amministra un cucchiaio di rum; 3,35. Si amministra altra cartina di tannino ed oppio continua a riposare; 4,30 si fa una iniezione ipod. di muschio all'addome. Alle 5,1/4 altra ev. bianca; 5,3/4 si amministra altra cartina di tannino; 6,1/2 si ripete l'iniezione di muschio. 6,40 altra ev. bianca. 7 si amministra un cucchiaio di rum. 9 a.m. va fatta iniezione di muschio; 9,1/2 si amministra un cucchiaio di tannino 10 inizione di caffeina; 10,1/4 presi tre cucchiai di brodo; 11,1/4 un rucchiaio di rum. Alle 12 m. bagno a stufa, durante il quale prese altro cucchiaio di rum; la durata del bagno coi lavori di preparazione e asciuttamento fatto con panni di lana calda e strofinazioni di spirito canforato, e poi va avvolta in una manta di lana riscaldata al fuoco fortemente.

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Doveva farsi l'iniezione del muschio e amministrarsi la pillola del tannino, ma una sincope mortale disturbò l'inferma e fu ritardata l'amministrazione dei rimedi, alle 1,1/2 p.m. fu data la pillola del tannino; alle due fu fatta l'iniezione del muschio; alle tre quella della caffeina. Il calorico non si è diffuso per tutto il corpo, le estremità rimasero gelide, ma le gambe, le braccia, il torace sono accalorati. Sono le 8,1/2 l'ammalata è stata sopita; nelle stesse condizioni ogni ora si è, amministrato il rum., Due volte fu dato brodo, alle 9 fu fatta l'iniezione ip. a.muschio. Ora si amministra un cucchiaio di rum, 9,1/2 continua lo stesso stato di sopore e di algidismo; si amministra un cucchiaio di rum. 10,1/2 si volle, amministrare un po' di brodo, ma fu impossibile, non volle aprire bocca. 11,1/2 si fece una iniezione al muschio. Un cucchiaio di rum. 12 iniezione di caffeina. 12,1/2 un cucchiaio di rum.

11 ottobre 85All'una iniezione di muschio. 1,1/2 cucchiaio di

rum. Alle 2 iniezione di caffeina; 2,1/2 un cucchiaio di rum. È da notare che d'allora che si negò di piglirae il brodo ha tenuto, sempre i denti serrati e del rum somministrato, parte è caduto sul letto; alle 3 iniezione ip. di muschio. 3,1/2 rum al solito; 4 iniezione di caffeina; 4,1/2 un cucchiaio di rum. Alle 5 iniezione di muschio; 5,1/2 rum. Alle 6 iniezione di caffeina; alle 7 al prendere il rum aprì la bocca e si amministrò la pillola del tannino e si fece l'iniezione di muschio.

Alle 8 a.m. prese il brodo e si fece l'iniezione di

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muschio e amministrarono la pillola e, non potendola ignottire, si sciolse nlela bocca stessa, parte l'ignottì, parte la buttò fuori nuovamente. 9,1/2 rum. 10 iniezione di caffeina; 10,1/2 rum e brodo. 11 iniezione di muschio; 11,1/2 rum. 12 l'ammalata era smaniante e dai suoi movimenti si poteva detessere che soffriva qualche dolore. Poco dopo ebbe delle larghe deiezioni colorite e puzzolentissime. Fu pulita con acqua sublimata. Si fece l'iniezione di caffeina, alla mezza rigettò il rum. All'una iniezione di muschio. Alle due iniezione di muschio e brodo.

Alle ore 3 iniezione di caffeina; alle 3,1/2 il rum.

Alle ore 4 p.m. l'iniezione di caffeina e rum.Alle ore 5 p.m. l'iniezione di caffeina. Alle

6,1/2 morì.

Terre Rosse, 14 ottobre 1885

Sorella e figlia mia in G C. (a Monreale)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Senza tua a riscontrare eccomi a darti notizia

dello stato nostro. Tutte le case nostre buonissime; questa di Terre

Rosse continua meglio. Lo stabilimento buonissimo, le ammalate della Baracca migliorano tutte; anche la ragazza Gentile, che pareva gravissima col tifo, dà qualche segno di miglioramento. 1

Mi auguro; che voi e il paese tutto fosse tuttavia esente dal male e ne lodo il Signore.

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Il Rev.mo P. Parroco ritornò di campagna?Il P. Pennicca e famiglia stanno bene? 1 miei

saluti a tutti.Dei nostri abbiamo avuto buone notizie da tutte

parti; anche le Zie dell'Assunta stanno bene, e lo seppi da Mons. Daddi che venne a cresimare questa ragazza Gentile.

Ti prego scrivere spesso ai nostri di S. Giuseppe che vorrebbero notizie spesso ed io sono in ritardo, perché non ho avuto il tempo di riscontrare le loro lettere. Tu che ricevi più spesso mie nuove, puoi a loro comunicarle.

Come va Suor Francesca? Ha fatto le iniezioni di acqua d'amido, o di latte di crusca collaudano? Se le ha fatto, io ritengo che deve star meglio. H laudano in ogni iniezione deve essere da 10 a 19 gocce secondo il bisogno, il liquido non più di due o una perché deve trattenere detta iniezione, e se si fa in maggiore quantità la stimolerà ad evacuare, ed evacuando le farà meno bene.

Io, Suor Maddalena, Giuseppina e Marietta benissimo come tutte le altre di nostra comunità.

Raccomando la S. osservanza come la più efficace preghiera. Però per l'igiene sia generosa in questi tempi che l'organismo ha bisogni straordinari, ed è modificato di una maniera diversa. Farai mangiare tutti della migliore maniera ch'è possibile.

Aiutiamoci colla preghiera; tu sai che la preghiera è onnipotentissima, perché vince l'0nnipotente e per l'intercessione della Mamma e Superiora nostra possiamo ottenere tutto.

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Ti benedico colle Suore, le Orfane e tutti dei nostri benefattori e del popolo di Monreale.

Pregate per me secondo la mia intenzione.

Suo fr.llo e P.dre in G. C. Sac. G. Cusmano S.D.P.

22 ottobre 1885

Tutti buoni; stiamo slogiando dalla baracca. Grazie a Dio tutto è tranquillo, non ho carta53 da serivere. Benedico tutti.

Sac. G. Cusmano

Terre Rosse, 22 ottobre 1885

Giorno della Maternità della B. M. V.

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti l'ultima vostra che mi arrivò dopo

lungo silenzio, e dietro avervi spedito la mia, alla quale non rispondeste che manifestando l'impossibilità del momento.

Io scrivo, e forse per l'ultima volta da questa Baracca, dove si lavora per disinfettarla ed uscirne insieme all'ultima ragazza affetta, che dopo avere sofferto il tifo è già guarita.

53 Scrive su una piccola busta già indirizzata a Suor Maddalena, Superiora della Casa di Terre Rosse.

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In questo campo di battaglia, io non ho lasciato nella mia stessa miseria di pregare, e per tutti, e, a sollievo del mio spirito, non ho potuto far altro che vagheggiare in quali migliore maniera, se il Signore mi conserva, potrò impiegare la vita che mi resta nel servizio del Signore; molte idee si sono affacciate, alla mente, molte ne ha vagheggiato il cuore, ma non potendovi parlare di tutte, mi trattengo a quelle nelle quali tutti avremo parte, e concorreremo a dare esecuzione per realizzarle il 24 ottobre, giorno del S. Arcangelo Raffaele.

La colonia agricola e il Ricovero dei Poveri Vecchi che si farà in campagna. E la Casa per le Orfanelle e le Vecchiarelle che si farà nel Paese. Io dico che concorreremo tutti a farla, non perché voglio che tu, carissimo Pietrino, vi contribuissi colla tua borsa, perché tu hai figli, ma vi contribuirai col cuore adattandoti di buon animo a consentire a questo mio desiderio, e cooperandovi colle facilitazioni che ti saranno possibili. Il Signore accetterà questa parte dei tuoi sacrifici, e ti benedirà e prosperirà in tutto, in questa e nell'altra vita, ed in principale mi deve fare, la" mi sericordia di accordarti quella grazia per la quale tanto, tempo ho pregato e vivamente istanzo per ottenerla. Mi spiace moltissimo che non pensasti di portar teco l'atto di divisione e la lettera di Peppino, per potete fare questo lavoro tanto urgente, e ti prego di procurar modo come potere supplire, purché coscenziosa mente si riesca ad ottenere il valore della tua proprietà per definire questo affare. In ogni, maniera giacché

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tu amabilmente hai consentito, io passo a preparare le cose, per evitare il dannoso ritardo della coltura e di tutto quel necessario avviamento che si deve dare alle cose, per evitare che anche questo sforzo andasse fallito e fossimo costretti a vederci perire senza risorsa.

Giacché le misure sanitarie impediscono la mia venuta costì coi frati, prego voi, carissimi fratelli, di farmi la carità di preparare qualche cosa che è secondo me di somma necessità. Noi in Muffoletto abbiamo due sole camerette, delle quali io ignoro la capacità e l'ostacolo. In esse io vorrei pria di tutto costruire una piccola cappella, facendo costruire un mediante di mattoni in quella dove si è tenuto il fieno, e precisamente dalla parte che confina colla porta che dà nell'antica stalla comune. Questo mediante deve essere costruito in maniera di lasciare uno spazio libero di sette palmi, calcolando anche la spessezza dell'altro, che deve costruirsi addossato al muro esterno delle tavole, e lasciando una porterina di 2 palmi e mezzo di fronte a quella che trovasi in atto che apre nell'antica stalla, per potervi internamente comunicare dal rimanente della stessa stanza, facendo pure una uguale comunicazione nell'altra stanza contigua. Oltre questa porta vorrei aperta altra porta, o una finestra, nel muro che risponde dalla parte dell'atrio o baglio per dare luce alla cappella, però ritengo che prontamente bastereb. be una sola finestra, da cambiarla in porta quante volte crescendo la famiglia, pria di esservi la nuova cappella, le persone che, devono ascoltare la Messa non possono più capire dentro la cappelluccia che ora si

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accomoda. A costruire la quale, oltre i due medianti di mattoni, bisogna la piccola volta che può farsi a soffitta colle canne a quella altezza che credete, proporzionata, ma quanta più alta si può.

Oltre questo incomodo, pel quale desidero la vostra preventiva per mandarvi il danaro bisognevole, dietro il vostro consenso vorrei pregarvi. per sapere se esistono presso di noi delle travi anche di zabara, perché ad evitare che i frati avessero bisogno di venire in S. Giuseppe vorrei costruire delle Pagliaie, non so se sta bene questa parola, ma c'intendiamo. Una grande, da occupare tutto lo spazio della antica stalla, ma questa la costruiranno gli stessi, frati quando verremo. Se presso noi non esiste legname di sorta e ne anco zabare, e non possono queste ultime capitarsi avvisa. temi con vostra lettera, però nel darmi avviso vorrei sapere la larghezza e la lunghezza di detta antica stalla, per potermi portare da qui il legname bisognevole per costruire l'ossatura e rivestirla di Cannizzola a modo di pagliaio, però vorrei sapere se nei nostri forti, vicino al fiume, vi è tanta Cannizzola da poter fare che basti a ricoprire detta Baracca, o se facendola fare, altrove, quanto mi costerebbe la spesa Per questo io credo che C.e Vitale potrebbe darvi sufficiente informazione, perché lui sa costruire di simili baracche.

Di questo modo potrò prontamente aiutarmi, e poi il Signore provvederà.

Vorrei sapere pure che prezzo ha il frumento, se trovo olio costì e se esistono i letti che io mandai, le coverture, il rame, i piatti, la broziera, descrivendomi

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quello che esiste e quello che dovrei portare per sistemare quella Casa di campagna.

Amerei, però, che mi venisse una vostra lettera che parli di tutto e con esattezza per non tornare a serivere e riscrivere.

Tu Peppino, perché nemmeno metti una firma? Tu sei quello che dovresti occuparti a preferenza di Pietrino, di scrivermi di queste cose, e nemmeno mi hai fatto una parola.

Cosa promettono le olive? Se sono buone ne vorrei fatte molte a salamoia nere e bianche.

Si trovano fave? a che prezzo? Lenti ed altri legumi?

Come avete rilevato, siamo al giorno 24 e fino a quest'ora qui siamo liberi dal male; nel paese diminuisce: le altre case buone.

Nostra Sorella e tutti dei nostri buonissimi. Monreale esente e così Catania, Caltanissetta, Valguarnera, S. Cataldo, Girgenti.

Vi abbraccio e benedico nel nome del SignoreScrivetemi

Vostro aff.mo Fr.llo Sempre Giacomo

27 ottobre 1885

Michela Costa di Alessandro e di Alfonsa Bonanno da Palermo di anni 17. Attaccata all'1 a.m., si amministrò il laudano al solito ma si continuavano a ripetere le evacuazioni ed il vomito; alle, 7 si ammini-

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strò 20 gocce laudano in un cucchiaio di rosolio, cominciò a refrigerare; si fece una iniezione di muschio alle 8; alle 8,1/2 si fece l'enteroclisma con laudano e liquore ammonianizzato. Alle 7,1/2, perché avea vomitato il laudano, si amministrò un cucchiaio di mistura al cognac, la vomitò del pari; si diedero, poche gocce del Martino, che immediatamente depose; si tornò ad amministrare il laudano col rosolio, e lo vomitò; si diede altro cucchiaio al cognac che vomitò del pari; si fece una iniezione di morfina alle 9,1/2; si amministrò nuovamente laudano e rosolio, si verificarono dei crampi; si sono ripetute frizioni di spirito canforato. Verificatosi nuovamente il vomito alle 9,3/4, si diede un cucchiaio al cognac. Continuano i crampi, si continuano le strofinazioni. Alle Il si fece il secondo clistere con l'enteroclisma e lo, cacciò dopo pochi minuti e il medico l'osservò. Sino alle 12,40 non ha avuto né vomito né escrezione olerine. Si è lagnata di gran pena allo stomaco e di crampi, si sono ripetute le frizioni di spirito conforato e in continuazione panni caldi alle estremità per richiamare il calorico che, non si desta. Si è praticata una seconda iniezione di muschio. alle 12,40. Di quanto in quanto ha preso qualche poco di ghiaccio. Si sono fatte delle mante calde e si è ridestato il calorico. All'1,1/2 fu ripetuta la iniezione coll'enteroclisma, avvalorato al solito col laudano e la ammoniaca, fu trattenuta quasi per 10 minuti e la cacciò senza emettere altro.

Ritornò a letto, sconcertata, si amministrarono otto gocce di laudano jodurato e un poco di ghiaccio. Si

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lagna di un dolore all'ipocondrio destro, pel quale si sono applicate delle carte senapate continuando il dolore; ora che sono le 3 p.m. si è fatta una iniezione di morfina al punto del dolore.

Alle quattro si è fatta iniezione col tannito di chinino.

Venne il medico alle 4,1/2; alle 4,40 si fece una iniezione ipodermica di muschio. Alle 6 si fece quella di caffeina. 6,1/2 pigliò il gelato; alle 7 p.m. si fece una iniezione nuovamente di muschio, ed il clistere di tannino col laudano ed acqua ammonianizata. In tutto questo tempo ha bevuto dell'acqua, ha preso qualche poco di ghiaccio e non ha avuto né vomito né diarrea, Alle 8 iniezione di caffeina. Alle 9 enteroclisma di tannino con laudano ed am.; è da notarsi che sin da quello fatto col tannito di chinino non l'ha cacciato, e pure ha bevuto molta acqua. Alle 9 si fece pure la iniezione di muschio e l'ammalata disse che si sentiva meglio e sudava freddo dalla fronte e dalle mani. Alle 10 si fece l'iniezione di caffeina, ma l'ammalata era molto agitata, le mancava il respiro, voleva sollevarsi e si dibatteva nel letto; alle 12 si fece quella del muschio; all'1,1/2 morì.

Terre Rosse, 29 ottobre 1885

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Era per consegnare la lettera già preparata al suo

indirizzo, quando mi arriva l'ultima sua. L'ho aperta

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per aggiungere questo foglietto. Le lettere da lei mandatemi le ho spedite al P. Boscarini, il quale potrà farne una copia per farle arrivare al delegato; io potrei farle arrivare copia di quelle spedite a questo frate Luigi, dove vi sono cose di orrore.

Pel Sig. Vassallo, se viene dalle 7,30 alle 8,30 io dissi in questa che in detta ora potevano venire i deputati in casi di urgenza per evitare il sole del giorno e per conseguenza se si limitano a questa ora abbiamo poco da dire; ma siccome questa sarebbe un'eccezione per loro, quando. lei con buone maniere, in occasioni opportune, potrà pregarli di venire in orari più congrui, farà bene, evitando ogni pregiudizio di ottenere questo intento. Quando poi venissero dopo le 8,30, sonato il silenzio, in questo caso senza sapere chi suoni possono non sentirli. Speriamo che si aggiusti la faccenda dei cessi ma badi a farli costruire come io le dicea, in maniera che contengano l'acqua in permanenza per poterli avere puliti come quelli che abbiamo qui. Procuri di fare adattare la pompa che mandi l'acqua in giarre apposite, che si collocheralino sopra le mura vicino alle stanze dove sono i cessi, e con tubi di ferro e di stagno immettano opportunamente l'acqua quanto bisogna per puliziarli e rinnovarli di acqua pulita. Nell'accomodare i detti cessi pensino a fare accomodare il proprio e far aprire la porticina del perterra, prolungando la tettoia come le avea detto di presenza, per evitare che tutti passassero dal loro cesso, volendo passare in cucina segretamente.

Con questo che le ho detto e l'altra qui compiegata avrà quanto desidera.

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La benedico con tutti perché è tardi e non posso più prolungarmi.

Suo P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Terre Rosse, 3 novembre 1885

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Finalmente, caro Peppino, rividi i tuoi caratteri

in una cartolina postale; io non ho lasciato di scrivervi appena ho avuto il tempo di farlo, ma tu hai fatto scrivere a Pietrino solamente e poi ti sei lagnato con Vincenzina che io non scrivo.

La tua cartolina porta la data del 26 ottobre, ma qui mi pervenne ieri l'altro e ora ho il tempo e ti riscontro.

Tutti, buoni qui in S. Marco, e in 5a Casa, e anche in tutte le altre fuori, Palermo; speriamo che pre sto si allontani dalla città interamente il cholera, per serenarci e levare i timori che continuamente ci visitano. Vincenzina mi scrisse ieri, ed assicura che, oltre i tre casi verificatisi ultimamente in Monreale, n'on vi è stato nulla; speriamo che il Signore li liberi, e tenga voi totalmente, esenti

Per le notizie da te datemi, pria di consigliare gli esperti non so cosa dirti; se si può, metteremo sotto il fieno e sopra la cannizzola per tenere più caldi quelli

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che devono abitare la pagliaia, e per evitare il bisogno di molta cannizzola. Io spero comprare un numero di mule militari e così anche colla presenza dei Frati, ai quali sto facendo preparare le cose necessarie, si faranno, le cose colla massima, economia.

Mi meraviglio che portasti qui, la biancheria dei letti, che io avea costì mandata, fu forse per non farla rosicchiare dai topi; ti prego dirmi quanta ne portasti, e a chi la consegnasti, per vedere di ricaffitarla. I letti che sono costì quanti sono? vi sono i cuscini? le mante? Servono in atto per la nostra famiglia o sono fuori d'uso? Dimmi pure che cosa è questo rame che esiste costì, e che altri oggetti, di cucina, e per quante persone possono essere sufficienti a cucinare questi pezzi di rame che si trovano costì.

Sento che Ignazio Marocco è andato in tua casa, carissimo Pietrino, per pigliare oggetti che avete avuto bisogno di avere costì, e suppongo che avrai mandato a pigliare pure le carte necessarie per compiere queste faccende nostre

Noi siamo occupatissimi per mille faccende, ma voi perché state tanto a farei avere vostre nuove?

Scriveteci spesso. Vi abbraccio e benedico tutti, perché non posso più prolungarmi, che devo essere al Municipio per vedere di esigè re qualche cosa, essendo senza danaro.

Vi abbraccio di nuovo

Vostro aff.mo Fratello Giacomo

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Monreale, 14 novembre 1885

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Scrivo da qui perché venni a visitare le Suore e a prendere licenza a Monsignor Arcivescovo di aprire la casa dei frati in Muffoletto e potervi erigere la cappella sacramentale.

Da noi in Palermo tutti bene, qui del pari; voi come state? Ho saputo che il cordone sanitario costì fu tolto, ma voi non me lo avete scritto e per conseguenza io non ho mandato i frati, comunque fosse urgente che ciò si facesse.

Desidero sapere la misura della antica stalla per p rovvedere alla legname bisognevole per costruire la Baracca.

Non mi avete scritto nulla per la costruzione della cappella, che io desideravo che si fosse pria della nostra venuta.

Informatemi se posso avere costì mattoni e calce e gesso, e si farà tutto alla mia venuta insieme ai frati.

Voi per ora non dovete scendere, perché tuttavia il colera non è finito in Palermo. Ma ora che possono venire i carretti potete mandare a pigliarvi la roba per potermi cedere i letti dei frati.

Vorrei sapere con dettaglio quello che esiste costì dei Frati e quello che tu, Peppino, rimandasti in que sta e anche quello che tu prevedi che potrebbe bisognare.

Vi abbraccio caramente e mi segno

Vostro aff.mo FratelloGiacomo

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Muffoletto, 28 novembre 1985

Carissimo Fratello

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Mi manca l'olio; mi farai la carità riempirmi h

caputa che il porgitore ti porta; prego che fosse buono per mangiare.

Mi farai la carità d'informarmi quando parte la carrozza per Palermo, e farai pigliare due posti per conto mio, purché venga qui a pigliarsi i viaggiatori, perché deve partire il frate ammalato.

Padre Gambino domani manderà il sale per salare le olive; se mi hai fatto la carità che tante volte ho pregato di salarmene un poco, devi avere la cura di avvertire qualche persona che potesse fermare il carretto per tenerti quello che potrà bisognarti, e mandarmi qui, pesato, quello che ti avanza; se questo non accade, poi, ti rimanderò da questa quello che potrà bisognarti.

Ti abbraccio e mi segno

Tuo aff.mo FratelloSac.te G. Cusmano S.D.P

S. Giuseppe Jato, 23 dicembre 1885

Figlia mia in G. C.54

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Due parole per dirle che il Signore mi ha tenuto

54 Sig.na Maria Stella Celestre.

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molto contento per la povera anima Sua, e sono certo che la serenità del Suo spirito è stata maggiore pensando alla grande predilezione con la quale il Signore l'ha amato e l'ama tenerissimamente.

Bisogna, figlia mia, benedetta da Dio, crescere sempre in questo spirito di fiducia e di abbandono nelle mani di Dio, e quando il nostro cuore, staccato da tutte le cose terrene, si affida totalmente al divino volere trova anche in questa terra una pace anticipata ch'è foriera di quella che godrà eternamente.

Si avvicina la festa del S. Natale ed io vorrei che la buona figlia mia sentisse la voce degli Angeli, che annunziano la Gloria che si deve a Dio nell'alto dei cieli e la pace che si dona agli uomini di buona volontà in terra, e vorrei che questa voce producesse nel Suo cuore gli effetti salutari per vederla felice con Gesù Bambino nel Suo cuore.

Continui, senza mai lasciarla, la S. Comunione, e se qualche bisogno la costringe, vada dal Canonico Pennino, a cui domando la S. Benedizione.

Avrà inteso le misericordie che il Signore mi ha usato, e domando l'aiuto della Sua preghiera per quelle che tuttavia mi bisognano.

La benedico con tutti di Sua degna famiglia.Cosa dice Gesù nel Suo Cuore? È lieta?55

Suo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

55 da « La Carità », 8 (1895) p. 159.

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Ricetta per il colera del 1885

Come succede la diarrea è si ripetono le chiamate si comincia ad amministrare, il laudano alle ragazze sino ad 8, 10 anni da 4 a 8 gocce ogni mezz'ora finché s'arresta la diarrea, alle mezzane sino a 18, 20 anni da 10 a 15 gocce della stessa maniera, alle grandi da 15 a 20 o in un poco di zucchero o in un cucchiaio d'acqua.

Se con tutto l'uso del laudano la diarrea non si arresta si amministrano le cartine col sottonitrato di bismuto tannino ed oppio coll'intervallo d'un'ora da una cartina all'altra amministrandone tre, quattro, quanto il bisogno esige finché si frena la diarrea. Se succede il vomito si amministra il rosolio di menta papireta a cucchiaio ed anche in maggior dose per le grandi quante volte bisogna per sedarlo.

Lo spirito canforato serve per fare sciogliere i crampi strofinandolo dovunque succedono.

BRANI DI REGOLAMENTI DEL P. GIACOMO

Primi regolamenti per l'istruzione dei Servi dei PoveriV Casa - 188556

1°) La vita di Gesù Cristo copiata dalla SS. Vergine, gran madre di Dio, sarà la regola dei Servi dei

56 Questa data, scritta a matita nel manoscritto di P. Filippello, pare che non sia del P. Giacomo. Questi abbozzi di regolamenti e di uffici per i religiosi e le Suore, quasi tutti senza date, li pubblichiamo alla fine di quest'anno per averli tutti assieme. (Vedi Testim. V. 11, p. 461).

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Poveri. Essi saranno laici e Sacerdoti addetti alla missione di evangelizzare i poveri promuovendo ovunque l'Associazione del Boccone del Povero dalla quale si calcoleranno come Soci Attivi.

2°) Essi se non vengono in comunità già ordinati Sacerdoti entreranno col titolo di semplici frati, saranno coltivati nelle lettere, nelle arti, nella agricoltura e soprattutto nello spirito della Sacra Regola, e, secondo le loro attitudini e disposizioni, i Superiori disporranno del loro avviamento; e dove saranno creduti capaci di ascendere al Sacerdozio saranno a questo fine promossi negli studi e negli ordini sacri.

3°) Essi, Frati e Sacerdoti, lungo il tempo della loro probazione osserveranno con ogni attenzione i seguenti articoli di loro regola.

4°) I) Avranno ogni cura di tenere sempre la presenza di Dio, in maniera, di non ismarrirla mai in tutti i momenti di loro vita.

II) In tutto quello in cui sono passivi: riceveranno tutto dalle mani stesse di Dio, in maniera, che le cose prospere o avverse, riescano loro ugualmente care, perché provenienti da Colui che vuole unicamente il nostro vero bene, e che è degno d'essere amato e servito a costo di qualunque sacrificio.

III) In tutto quello in cui sono attivi: faranno tutto per solo amore e gloria di. Dio e per questo, conoscendo la propria miseria sempre inclinata al male del quale solamente è capace, non faranno mai nulla

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senza ubbidienza, fosse anche per bere un po' d'acqua, saranno sempre semplici, sinceri, umili e ubbidienti sino alla morte e alla morte stessa della croce, e in tutti i loro uffici, e loro andamenti, tale dev'essere la loro condotta da non mancare ma i a questi precetti che formar devono il tipo della loro vita per potere ottenere di copiare in sé la vita di G. C.

5°) Essi staranno col titolo di aspiranti finché non avranno dati segni sufficienti che Dio li abbia chiamati a questa osservanza. Quando poi i Superiori saranno accertati della loro vocazione allora i Fratelli Laici, dietro il S. Ritiro, piglieranno l'abito; preso l'abito attenderanno a formare il loro spirito alla S. Osservanza col titolo di Postulanti e staranno con questo titolo finché i Superiori crederanno opportuno accettarli in Noviziato. Nel Noviziato riceveranno tutta intera la Regola, meno quello che spetta alla professione dei Voti. Ai Voti saranno ammessi solamente quelli che arrivano alla perfetta osservanza. I Sacerdoti passeranno per le stesse promozioni, ma penseranno che, essendo insigniti del carattere sacerdotale di G. C., a preferenza dei Frati Laici, debbono distinguersi per la pratica loro osservanza, memori che G. C., loro Maestro, «coepit facere et docere » e, ammonendo i suoi discepoli, disse: « Chi è il primo sia l'ultimo ».

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Norme da tenersi dal Superiore della 5 Casa

1°) Il Superiore sarà sempre subordinato ai Superiori maggiori, e nelle cose d a rivolgersi farà tutto col loro consiglio.

2°) Procurerà soprattutto di far dimenticare per quanto è possibile la coesistenza nello stabilimento di uomini e donne; e in tutto quello che necessariamente deve esservi di relazione, avrà cura di farla succedere per l'intermedio del P. Direttore Sac. Amato.

3°) Stabilirà tutti gli uffici, praticandoli per primo, per esperimentarne i bisogni, il tempo necessario che impiegherà e l'ordine da tenere nel praticarli.

4°) Avendo stabilito bene l'ufficio, lo consegnerà a chi meglio crede col superiore consiglio, e farà così cogli altri uffici, restando sempre sulla sua coscienza la sorveglianza di tutti pel buon andamento.

5°) È buono che tutti i Frati esercitassero ogni ufficio per esservi sempre pronti in tutte le occasioni, fossero anche quelli che per ragione di arti o di studio fossero obbligati a sostenere la scuola. Per questi però, dopo di avere appreso gli uffici, resta ma prudenza del Superiore con il superiore consiglio di non tenerli in severità di turno quando il bisogno della scuola si renda inevitabile per mancanza di sostituzione.

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22 marzo 1884

Direzione 5a Casa

1) P. 1 Assistente - Direzione delle scuole assumendo per se quello che non può ad altri affidare Assistere e rappresentare il Superiore Generale nelle assenze.

Estenderà la Sua giurisdizione tanto per gli uomini che per le Donne. Ascolterà il resoconto dei Servi dei Poveri siano Padri Missionari o Frati. Ascolterà le confessioni di quelli che si rivolgono a lui per qualche bisogno estraordinario, curerà che tutti nei, giorni stabiliti frequentassero il Sacramento della Penitenza con l'ordinario assegnato. Avrà cura del buon andamento di tutti gli uffici che disporrà secondo la sua prudenza. Provvederà, alla pulitezza dello stabilimento, al benessere dei Poverelli reclusi sia per la parte disciplinare che igienica ed economica. Avrà speciale cura dell'infermeria e soprattutto della cultura dello Spiriio particolarmente con le anime, di. vocazione. Esso sarà coadiuvato dal M.° di Spirito e dal Ministro.

II) Il M.° di Spirito sotto l'immediata dipendenza del Direttore al quale ordinariamente renderà conto.

Il M.° di Spirito avrà cura d'invigilare l'andamento spirituale dei Servi dei Poveri. Egli presenzierà con precisione ione d'orario tutte le osservanze della Santa Regola della Comunità c'particolarmente quelle che riguardano la cultura dello spirito. Avrà cura di fare apprendere ai primi i precetti della regola che si è loro consegnata, e a farne comprendere veramente lo

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spirito ad esercitarne la pratica colla esatta applicazione nei vari uffici.

Sopra tutto metterà ogni diligenza nel fare apprendere loro il Catechismo, le preghiere di comunità, le cerimonie liturgiche della Chiesa, la Santa Orazione e quel sentimnto di verace pietà e devozione che forma il tipo interiore ed esteriore del buon Fratello Servo dei Poveri e a far loro frequentare i Sacramenti spingendoli con caritatevoli premure alla comunione giornaliera. Farà loro anche apprendere i precetti di buona civiltà perché questi formano l'inizio dell'educazione religiosa. Ai secondi, cioè ai Poverelli, procu rerà di renderli contenti del loro stato come quello che li fa più vicini a G. C. Farà loro amare la Povertà come la più sicura ricchezza, come il più dolce gaudio dell'amar Dio che possa incontrarsi in questa terra di esilio e la più lieta speranza pel paradiso. Avrà cura d'istruirli e di farli, istruire dai Frati nel piccolo Catechismo e di far loro esercitare l'amore fraterno, gli atti di pietà e i Sacramenti procurando anche in loro d'eccitare l'amore della Comunione giornaliera. Avrà cura ancora di far loro osservare la s. modestia.

III) Ministro - Il P. Ministro sotto l'immediata direzione del P. Direttore al quale renderà conto. prenderà cura dell'esterna disciplina e dell'economica amministrazione dello stabilimento. Esso avrà cura di istruire e di far istruire i Poveri nella educazione, e di tenere esatto inventario di tutti i mobili, di tutti gli attrezzi di casa, notandone la provenienza e lo stato.

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Terrà uguale inventario dei vestiari e delle biancherie, ne curerà la pulitura e l'opportuna distribuzione, avrà speciale sorveglianza sulla pulitezza dello stabilimento, curerà l'opera dei Frati. Terrà i conti degl'introiti e degli esiti, che potranno aversi nella casa, con chiare e precise diciture tenendo i conti correnti con quelli dai quali ritira il genere ora pagando, ed ora in credito, avvertendo di ritirare e rilasciare le ricevute in regola per non succedere equivoci. Terrà le librette di lavoro pei Poveri, dove noterà con esattezza di peso, il materiale del lavoro consegnato e quello che ritirerà.

Varie cariche

I Assistente: Rev.mo P. D. Salvatore GambinoII Assistente: Rev.mo P. D. Salvatore BoscariniDirettore della V Casa: Rev.mo P. D. Luigi

LuzioDirettore delle Terre Rosse: Rev.mo, P. D.

Antonio AmatoMaestro di spirito della V Casa., Rev.mo P. D.

Francesco FilippelloMinistro della V Casa: Rev.mo P. D. Antonino

InduranteFratello Antonio Ajello, Fr.llo Pietro

Torregrossa, Fr.llo Giovanni Bonafede: addetti il primo per Superiore nella Casa degli orfanelli, gli altri due per coadiuvarlo nella pulizia della Casa e nella disciplina.

I Fr.lli Ferdinando, Emmanuele, Gaetano57.

57 Si vede che si tratta di una bozza non completa, ma utile per la storia.

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Cerca dei Frati (Bozza)

Lunedì I) Sezione: Orti, S. Erasmo, Colonnella, Immacolatella e Sette Cannoli.

II) Sezione: Orti, Brancaccio, S. Ciro, Ciaculli.III) Sezione: Ficarazzi e ficarazzelli.IV) Sezione: Acqua corsari e V. Abate.V) Sezione: Guadagna, S. M. di Gesù e

Falsomiele Orti di via Oreto e Camposanto.VI) Sezione: Orti Porrazzi, Pagliarelli, Villa

Grazia.VII) Sezione: Parco.VIII) Sezione: Scoppo dell'acqua, Portello e

Orti.IX) Bocca di Falco.X) Passo di Rigano, Oritore, Cruillas e

Malaspina.XI) S. Polo, Resuttana e S. Lorenzo.XII) Pallavicino e Partanna.XIII) Tommaso Natale e Case vicine.XIV) Isola e Sferracavallo.

Bozza di orario (pare per la V Casa)

Sveglia dei Frati Ore 4Preghiera, pulitezza propria e del letto

4,30

Sveglia Aspiranti, Orfani e Vecchi

4,30

Preghiera, pulitezza propria e del letto

5

Coro ogni classe nella località designata

5

Messa 5,30Scuola Orfani, Aspiranti sezione separata

6,30

Colazione 7,30Uffici 8

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Coro Ore 12Refezione e ricreazione sino alla

1 pm.

Ufficio 1Coro 5,30Refettorio 6,30Scuola 7Coro 8,30Riposo 9

(Bozza)

La Regola delle Serve dei Poveri

1° Questa regola propone e vuole l'imitazione perfetta della vita di Gesù Cristo el ha per maestra e per 1° Superiora la gran Madre di Dio, perché essa fu la prima che la praticò copiandola in sé.

2° Da ciò facilmente può comprendersi che l'ubbidienza sino alla morte ed alla morte di croce deve formare il grande desiderio di chi si sente chiamata a dedicare la sua vita al servizio di Gesù Cristo nei suoi Poverelli.

3° Un guardo a Gesù Cristo basta per togliere la curiosità di voler conoscere la regola. Cosa fece G. C. per i poveri peccatori? per l'anima nostra medesima? questo deve fare l'anima chiamata in questa, regola al servizio di G. C. nei suoi Poverelli.

4° Gesù essendo….

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Regolamenti e uffici

Tutte le Sorelle secondo il bisogno saranno pronte per la Colletta.

2 Cucina: Suor Pietra e Suor Giuseppina.2 Bucato: Suor Concetta e Suor Maria

Concetta.2 Dispensa: Suor Rosaria e Suor Francesca.2 Disciplina: Suor Maddalena e Suor Amalia.2 Porta: Suor Sofia e Suor Maria.

Uffici interni

Sacristane: Suor Maddalena e Suor Amalia.Robiere: Suor Giuseppina e Suor Maria

Concetta.Refettorio e Pulizia: Suor Santa e Suor Rosalia.Le Sorelle che sono libere dal loro ufficio si

presenteranno alla Superiora, avide sempre di lavorare in servizio del Signore e rilevare le compagne che sono in fatica ed aiutarle.

Quando mancano le Sorelle dell'ufficio per la colletta, quelle che restano saranno pronte a supplirle co me ordina la Superiora.

La Superiora, per le molteplici cure dovendo ha dare in principale all'osservanza della Regola e degli uffici, si farà supplire in quello che può delegarsi.

Si faccia l'inventario di quello che ogni Sorella ha portato, anche delle piccole cose: libri figurine etc.

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(Bozza)

Regolamento Uffici delle Suore

Cucina: Suor Maria Oliva.Scuola: Suor Rosanna - Suor Caterina.Cessi e Dormitorio: Suor Felice e Suor

Gabriela.Dispensa e Refettorio: Suor Colomba e Suor

Giuliana.Colletta: Suor Marianna e Suor Gabriela.La Superiora disporrà che la Suora della veglia,

suonato lo sveglio delle sorelle, le prime due suore che sono pronte vadano in aiuto di quella che ha fatto la sveglia e facciano vestire le Orfanelle delle quali le più grandicelle attenderanno, sotto la direzione delle Suore a vestire, lavare e pettinare le ragazze e poi a rassettare e pulire il dormitorio in maniera che fossero pronte alle 5. Se questo è impossibile, restino due suore, una colle orfanelle già sbriga te e vada con esse nella scuola, ove farà dire le preghiere e fare l'orazione, l'altra, colle orfanelle aiutanti, sbrighi al più presto quelle che restano a pulirsi, a pettinarsi, a passare pel cesso e faccia al più presto per riunirsi tutti nella scuola alla preghiera e all'orazione.

Frattanto le altre Suore avranno pulito il loro dormitorio, gli uffici e la casa tutta e alle 5 o nel coretto particolare loro o nella Cappella, secondo permette il rigore della stagione avendo detto le loro preghiere, fatta l'orazione, e alle 5 e 3/4 saranno in chiesa, o pronte per andarvi, in maniera che alla stessa ora possa uscire la S. Messa e farsi a prima uscita la S. Comunione.

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Le Orfanelle, alla stessa ora, colle altre due Sorelle che con esse han detto le preghiere e l'orazione, si troveranno pure pronte alla S. Comunione, dopo la quale, ascoltata la S. Messa e presa la S. Benedizione, faranno le solite preghiere e saliranno sopra, per lasciare tutto quello che poteva loro servire per la Cappella, affinché nella cappella non vi saranno i comodi opportuni, e si terranno pronti per scendere alle 7 in refettorio.

Dopo la colazione, fatta una breve ricreazione, andranno in scuola, dove quelle delle classi, che non hanno bisogno di prepararsi lo studio, avranno ogni giorno la scuola; quelle che bisognano prepararsi lo studio, alterneranno un giorno, faranno sotto l'occhio della Maestra lo studio preparatorio e un. altro giorno lo ripeteranno alla Maestra, ed avranno spiegata la nuova lezione. La scuola delle lettere sarà dalle 8 alle 10 a.m., ma se occorre che la Maestra abbia bisogno di maggior tempo per profitto delle alunne, lo pigli pure. Finita la scuola di lettere, comincia quella di lavoro e le orfanelle, che possono avere ufficio, andranno all'ufficio dopo la scuola delle lettere.

Il resto andrà come è solito nella nostra osservanza.

Non è mai sufficiente avvertire che ogni Suora, oltre, che deve calcolarsi come l'ultima e la più indegna di tutte, deve in tutti vedere l'immagine di Gesù e, calcolandosi come ße fosse sola a servirlo in tutto quello che vorrà comandarla, sarà attenta, pronta, sollecita e pulita per far tutto bene, accettando tutto quello che vien loro detto o fatto, come detto. o fatto venisse da

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G. C. medesimo, e così nelle prospere e nelle avverse esse manterranno sempre la calma, la pace, l'unione della volontà e con essa tutte le virtù che custodiscono ed alimentano il S. Amore.

Con questo amore trattando sempre solamente con G. C., la Suora osservante saprà sostenere e sistemare il lavoro di ogni ufficio dove potrà essere sistemata in maniera da trovarsi sempre pronta alle ore di comunità.

Non si lusinghi di potere riuscire a possedere il vero, amore di Dio quella Suora che per propria trascoragine e tiepidezza o svagamento non ha cura di essere esatta alla S. osservanza.

La Suora osservante farà sé e le altre sante.La Superiora farà in modo che le Suore a turno

passassero per ogni ufficio.

(Bozza)

Confine della colletta delle Suore

Noce - Scoppo dell'acqua finché è abitato.Via della Zisa, Porta D'Os, ora Colonna rotta,

Strada Mezzomorreale.Via Pietro Pisani, sino alle Case sopra

l'Ospizio.Via Tukori colle strade finché continua

fabbricato.Porta S. Agata fino alla VI Casa.Via Oreto - L'intiera via Lincoln colle strade

finché dura fabbricato; senza toccare giardini, girare per la Marina.

Borgo Acquasanta come sta.

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Via Monte Pellegrino - Lasciano S. Polo - Giardino Inglese resta come sta.

Borgo Grande fino a Terre Rosse, casa nostra.Via Malaspina fino a Valguarnera allo

stabilimento dei Poveri vecchi. Via Lolli araggiungere l'Olivuzza e tutto

l'interno di questo perimetro.

Provvisoria distribuzione degli uffici delle Sorelle in rapporto alle Orfanelle58

Art. 1° - Le Sorelle che in atto trovansi ammesse al servizio delle Povere Orfanelle sono Suor Vincenza, Suor Sofia, Suor Maddalena, Suor Rosaria, Suor Maria, Suor Pietra, Suor Rosalia.

Art. 2é°- Oltre il Superiore, che abbraccia tutto, vi sarà una Sorella col titolo di Economa che terrà la sorveglianza generale di tutti gli uffici per esserne più facilmente informato il P.e Superiore e poter provvedere nei casi di urgenza e nell'assenza del Superiore.

Art. 3° - All'ufficio di disciplina, che modera ogni insegnamento e forma la buona regola di ogni stabilimento, saran delegate tre Sorelle. Una col titolo di Maestra ed avrà l'esclusivo incarico della parte disciplinare. L'altra col titolo di I Assistente ed avrà esclusivamente incarico del lavoro sia interno che esterno.

58 Prezioso documento del nostro Ven. Fondatore, che dovremmo tenere sempre presente e per la diligenza da tenere nei nostri vari uffici e per lo spirito che deve animare le nostre opere.

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La terza col titolo di II Assistente servirà di aiuto alla Maestra ed alla 1 Assistente secondo il bisogno.

Art. 4° - La Sor ella destinata alla Dispensa avrà la cura di ricevere tutte le derrate che verranno dalla colletta e di te nerne esatto notamento sotto la sorveglianza dell'Economa, che passerà tutto ai registri d'introito. Farà lo stesso per l'esito giornaliero che sarà fatto tanto per l'interno che pei poveri esterni. Sarà cura della stessa di tener tutto pulito e ben rassettato in dispensa e a tal'uopo domanderà opportunamente alla Sorella Maestra l'aiuto delle orfanelle destinate in quella settimana a questo ufficio e ciò quando non potrà far tutto da sé sola.

La Sorella dispensiera avrà cura di avvertire l'Economa di tutto quello che manca e deve far ciò sempre con un giorno di antecedenza. perché l'Economa potesse provvedere a tempo debito il bisognevole per l'indomani.

La stessa sorella avrà la cura di preparare i lumi.

Art. 5° - La Maestra avendo la responsabilità dell'importantissimo ufficio della Disciplina non può esser sempre in un luogo. Essa come l'Angelo custode deve avere sempre sotto la sua attenta sorveglianza tutte le orfanelle e la sua attività dev'essere tale che da vicino o da lontano le ragazze debbono sentirne tutta l'influenza. « Iddio mi vede ». Questo pensiero è un bel ricordo perché ogni anima stesse sempre avvertita a pensare ed operare bene in tutte le cose, in tutte le ore, in tutti i luoghi.

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A questo fine le due Assistenti aiuteranno la Maestra in doppio senso: 1° sgravandola dalla materiale attenzione della istruzione e del lavoro che restringerebbe la su aattenzione, localizzandola ad un punto solo dove nemmeno potrebbe badare veramente alla disciplina, dovendo essere applicata a lavorare e far lavorare; 2° evitando pel loro aiuto che la Maestra scendesse molto ad accomunarsi colle ragazze, onde esser maggiormente rispettata l'autorità e più imponente la sua presenza ovunque. Essa adunque procurerà di esser ovunque presente e di non lasciar mai la sorveglianza della disciplina cotanto interessante al buono andamento di tutto lo stabilimento sia presenziando quanto più può le orfanelle, ove crede più opportuna e necessaria la sua presenza, sia avvalendosi delle due assistenti e delle altre sorelle della dispensa e della cucina, le quali, per quanto incombe al loro ufficio, riferiranno alla Maestra i disordini di quelle ragazze che saranno loro affidate, e per la dispensa e pel bucato e la cucina, nonché per la pompa ed altre straordinarie fatiche quando saranno delegate, per la sorveglianza.

La Maestra, quindi, messa d'accordo col Superiore, finché non sarà formulato il Direttorio e non saranno completati gli uffici, delegherà alle sorelle quegli incarichi che sono necessarii per rappresentarla subordinatamente in questo importante ufficio della disciplina e per quel tempo che non potrà esser presente.

Art. 6° - La I Assistente avrà l'incarico della istruzione e del lavoro coll'aiuto ancora della II As-

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sistente, e sempre di accordo colla Maestra ed il P.e Superiore, al quale si ricorrerà da tutte le Sorelle nei casi dubbi, e non previsti dal regolamento. Essa avrà cura di accettare le commissioni con quelle maniere che possano maggiormente acchietare la casa e con quello accorgimento che potrà riuscire a maggior utile dei poveri. Procurerà, da un canto la istruzione di tutte le ragazze, procurando che ogni una sapesse far tutto per l'utile ancora del loro avvenire. Sarà diligente a fornire tutto l'occorrente pel lavoro e far sempre trovare all'ordine ogni cosa per evitare le perdite del tempo che tanto danno reca alla casa e alle anime.

Saprà compatire le cose di tal maniera da non mancare mai a consegnare il lavoro esterno pel tempo che, si è promesso, e allo stesso tempo non deve mettere in dietro il lavoro interno che serve al necessario uso della famiglia. Avrà cura specialissima del lavoro pei famuli perché non difettassero mai di mutande anche pel caso estraordinario o perché bagnati o perché cercassero un ristoro. Per questo e per altre cose simili, ove occorra, potrà anche l'Assistente conferire coll'Economa. Ove occorre alla I Assistente di avere qualche aiuto dalle stesse orfanelle che abbia farne di ufficio sia annuo, mensile o settimanale, conferirà pria di tutto colla Sorella Maestra ed implorerà l'approvazione del Superiore.

Però nessuna delle orfanelle incaricata farà mai a suo modo e senza ubbidienza, qualunque cosa dell'ufficio affidatole, ma sarà sempre subordinata ed ubbidiente.

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In ultimo la I Assistente avrà massima cura di consegnare colla massima economia la roba, che con tanti stenti si è fatta per la misericordia di Dio e la carità dei benefattori, e procurerà colle industrie della carità di formare dagli spogli che vengono ed anche dagli stessi cenci degli abiti utili alla nostra povertà.

Art. 7 - La II Assistente negl'incarichi che riceverà dalla Maestra o dalla I Assistente avrà le stesse attribuzioni. Procurerà la stessa eseguire il suo mandato secondo le norme ricevute, alle quali procurerà rispondere con ogni diligenza e carità.

Art. 8° - Vi sarà una Sorella addetta alla cucina; questa coll'aiuto delle Orfanelle, che la Maestra avrà destinato a detto ufficio, avrà cura di tener tutto pulito, di ritirare opportunamente dalla Dispensiera i commesti bili e di apprestare pr ecisamente all'orario le refezioni necessarie.

Questa Sorella sarà ancora attenta ad avvertire la Dispensiera e l'Economa opportunamente di tutto quello che potrà bisognare in cucina, e sorveglierà ancora le orfanelle addette a fare il bucato per darne esatto conto all'Economa e alla Maestra per quello che riguarda l'economia o la disciplina.

Art. 9° - Vi sarà una Sorella addetta alla porta. Questa avrà cura di tener pulito il parlatorio, il coretto, la stanza precedente la scala e le officine basse, e di opporre all'ora opportuna i lumi lungo la stalla. Sarà pronta ad aprire la porta al primo tocco di campana accertandosi pria dalla finestra delle persone che

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suonano, riceverà le imbasciate e chiamerà coi tocchi della campana quella sorella che sarà ricercata.

La stessa sorella non starà mai oziosa nel suo ufficio, ma si occuperà di quel lavoro che le sarà affidato per farlo localmente, onde non mancare alla propria incombenza.

Art. 10° - Ogni Sorella nel suo ufficio si ricordi sempre che quello che fa è servizio del Signore. L'ubbidienza che l'ha incaricata è la volontà di Dio, che si è degnato di ammetterla al servizio Suo, ed imitando gli angeli, che, ognuno nell'ufficio proprio, hanno le sorti di servire Dio nel cielo, così essa corteggiandolo sempre s'impegnerà nel proprio ufficio a servirlo con ogni amore, diligenza e timore sulla terra. Il migliore servizio è quello che più risponde al comando ricevuto, e per conseguenza ogni sorella avrà sempre la cura di meglio intendere l'incarico che ha ricevuto, perché non operi mai senza ubbidienza e così si andrà sempre meglio formulando il Direttorio e gli Uffici che servir debbono di guida alle Serve dei poveri.

Art. 11° - L'unione vera nello spirito del Signore sarà il primo dovere delle sorelle, le quali per questo solo avranno la sorte di avere sempre Dio in mezzo a loro, e così operando sempre per Lui e colla Sua carità crescera nno sempre nell' amore di Dio e del prossimo e compiranno bene il loro ministero.

Art. 12°- Cercando sempre la gloria -di Dio e la salute del prossimo otterranno certamente la sorte della propria abnegazione, e a questo fine metteranno

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ogni impegnò a distruggere l'amor proprio, che è la negazione assoluta della carità e l'unica opposizione dell'unione dell'anima a Dio, ch'è carità essenziale. Per questo nessuna delle sorelle darà mai ascolto ai movimenti del proprio cuore, il quale è sempre ingannatore anche quando sembra di tendere al bene, ma in tutte le occasioni si lascerà regolare dalle norme dell'ubbidienza, e dove è necessario di operare, anche prima di ottenere un consiglio, bisogna prima tranquillizzare il proprio cuore e scegliere poi quel partito che più conviene alla gloria di Dio e alla salute del prossimo.

Art. 13° - Tutto ciò che disturba la pace e non viene da Dio, ma è l'aura del demonio che vuole impossessarsi dell'ainma ch'è unita al Signore. Bisogna adunque che le Sorelle facciano gran conto della cura dello spirito, e si contentino di perdere tutto purché non perdano la pace del Signore.

Art. 14° - Sarà un precetto per le Serve dei Poveri quello di non perdere mai il tempo, e per questo con ogni scrupolo si guarderanno di non impiegare mai in nessuna faccenda un minuto più del tempo ch'è necessario. Saranno sempre brevi nei loro discorsi necessari, evitando quelli che non sono necessari col santo silenzio che deve cercarsi di tener sempre.

Cogli esterni procureranno di esser brevissimi e non tenersi mai in conversazioni che non riguardano l'esercizio del loro ministero ed operando quel contegno umile, decente, ma attivo, come conviene ad una

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serva che ha bisogno di adempiere ai suoi doveri, per quale ragione ricevuti i comandi, o avendo risposto quel tanto che vien ricercato, non è più libera di perdere il tempo.

Per maggiore amore a questa regola le sorelle procureranno di tenere diversi lavori manuali e facili. come la calzetta e qualche altra cosa di simile, perché facilmente se ne occupassero anche in questi momenti transitori ove assolutamente nol proibisse l'importanza d'un affare che si tratta o la dignità e l'autorità di una persona. Nella ricreazione stessa procureranno di non essere oziose, sebbene sia permesso di astenersene ove fossero stracche e ne sentissero il bisogno o volessero più attentamente occuparsi nella lettura spirituale o in qualunque altro discorso o esercizio che li accende all'amore dolcissimo di Dio.

Art. 15° - Le sorelle saranno sempre gravi, modeste, moderate ed umili in ogni loro andamento, ricordandosi sempre che servono il Signore e sono sempre alla sua divina presenza. Parleranno sempre con l'altezza di voce ch'è necessaria per farsi sentire e non permetteranno mai sfogo, nelle agitazioni, del loro cuore che terranno sempre in uguale calma così nelle prospere come nelle avverse circostanze, e ciò in maniera da non tenere solamente le forme esteriori, ma da pascolar sempre interiormente lo spirito dell'abbondanza di Dio, che così ci unisce a Lui pascendoci sempre della sua adorabile volontà, ch'è, pure vera felicità assoluta e vita eterna.

Art. 16° - Studieranno le 1 Sorelle i caratteri della

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Carità e ognuna ne formulerà un memoriale per imprimerlo nella mente e nel cuore, onde poterla sempre esercitare in tutti i momenti e le circostanze della sua vita, e si ricorderà che Dio è Carità e chi rimane nella Carità rimane in Dio e chi si separa dalla Carità si separa da Dio.

Art. 17° - Si ricorderanno le Sorelle che il loro sposo celeste G. C., vita nostra, disse colla sua stessa bocca che la sua missione fu quella di Evangelizzare i poveri e che era venuto a salvare coloro che perivano. Or Egli, non contando di aver lasciato la sua stessa vita in tale ministero di carità, per mostrarci come questo sia il più gran desiderio del suo cuore, si è voluto far rappresentare dai poveri stessi per invogliarci a seguire il suo esempio.

5a Casa - Norme di massima.

I - Personale

Non si ammetteranno individui se non che con la qualità di Associati, Aspiranti o Ricoverati.

L'ammissione di un individuo si farà alla esibizione di un biglietto di accompagnamento del R. Giacomo, ove verrà dichiarata la qualità con la quale deve ammettersi e la retta da chi avrà corrisposto.

L'uscita dallo Stabilimento, a meno che nel caso di morte, si per metterà dietro disposizioni in iscritto del P. Giacomo o da chi per esso.

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Rimettendo alla Contabilità i talloni di entrata ed uscita del personale, ciascuno di essi verrà accompagnato dal permesso in iscritto del P. Giacomo o da chi per esso, e da tutte quelle carte che riguardano l'individuo entrato od uscito.

II - Ricevute

Tutto ciò che entra nello, Stabilimento dovrà consegnarselo la Superiora, constatandone il peso, la mi. sura od il numero, dovendone la stessa ad ogni richiesta del P. Giacomo o da chi per esso renderne conto.

Le ricevute si rilasceranno staccandole dal registro a madrice, ed in esse gli articoli dovranno essere descritti dettagliatamente facendo, al bisogno, anche uso del dietro dello stampato.

La Superiora avrà esatta cura di fare eseguire le superiori disposizioni senza trascurare l'esatta scritturazione del giornale, dove al solito continuerà a notare i mutamenti d'infermeria, di entrata ed uscita del personale, di ogni altre menoma cosa di derrate, combustibili, arnesi di casa, di cucina, biancherie, vestiario, etc. e avrà cura di fare spedire giornalmente in Contabilità unitamente al detto giornale i talloni di ammissione o di uscita che avranno potuto ricevere con tutte le carte o biglietti di accompagnamento.

Resta, inculcato questo regolamento con ogni severità per evitare tutti i disordini possibili di contabilità ed avere sempre pronto il conto ad ogni richiesta.

Sac.te Giacomo Cusmano

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Programma per fondare una casa di Misericordia

Per fondare una casa di Misericordia sotto la direzione delle Serve dei Poveri, si richiede:

1°) Approvazione del Municipio.2°) Casa sufficiente all'esercizio di misericordia

che viene domandato.3°) Fornimento completo di detta casa, sia pei

poveri che per le Suore, secondo le esigenze del loro Istituto.

4°) Anticipar le provviste di un anno e promuovere l'Associazione del Boccone del Povero, facilitando ed ampliando la colletta.

5°) Rimane a peso dell'Istituto il buon andamento e la pratica esecuzione della colletta non che l'interna direzione dello stabilimento.

6°) L'Associazione con l'apposito Bollettino darà conto ogni anno di tutto il bene che si è operato mercè la carità cittadina.

7°) L'Istituto non rifiuterà mai di ricevere poveri finché vi saranno luogo e mezzi nella casa fondata e assumerà piena cura di loro59.

59 Autografo di P. Giacomo.

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Orario provvisorio per le Suore e per i Fratelli

Sveglia alle 4.Per vestirsi facendo il ringraziamento e la

preghiera e richiamare il punto dell'orazione, acconciare il letto. Alle 4,30, per pulire il dormitorio e la casa e disporre l'occorrente per gli uffici.

In chiesa, alle 5.Preghiera comune - Prima, terza, sesta e nona.

Orazione, comunione e ringraziamento, 1,30.Uffici e colazione, 1,30.Colletta, alle 8.Silenzio interno ed esterno. Mortificazione

delle passioni. Obbedienza, semplicità, abbandono nelle mani di Dio. Viva fede. Lettura spirituale, ricreazione e piccola refezione, vespro e compieta dalle 12 all'1 p.m.

Matutino e Lodi, Rosario, punto dell'orazione, esame di coscienza dalle 4,1/2 alle 5,1/2.

Pranzo e ricreazione dalle 6,1/2 alle 7 1/2.Lavoro finché si può, chiusura di uffici. In dormitorio - Preghiera comune, riflessioni o

risoluzioni pell'orazione, esame particolare di coscienza, 8,1/2.

Riposo alle 9.Nel corso della giornata le Sorelle visiteranno 7

volte Gesù nel Sacramento e la sua e nostra dolcissima Mamma insieme ai nostri Santi protettori, agli angeli custodi e tutti i santi, onorando e glorificando la S.ma Triade Sacrosanta. Lo faranno da vicino o da,Iontano in ufficio o fuori ufficio, secondo il bisogno dividendo

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ad uguali intervalli l'ora della giornata. Negli intervalli di dette visite, al sentire il tocco dell'orologio, ripeteranno la giaculatoria che, dopo il Viva Gesù della sveglia, sarà dalla Suora incaricata annunziata per mandato della Superiora e ripetuta immediatamente da tutte le Suore pria della preghiera.

Le Suore che trovansi sole (cosa che potendo deve sempre evitarsi) le potranno ripetere anche sottovoce quelle che trovansi in compagnia, la prima, che avverte l'orologio, la dirà a voce capace da farla sentire dalle altre Suore o orfanelle che sono vicine. La stessa giaculatoria sarà ripetuta dalla Suora che sveglia le orfanelle.

Orario provvisorio pei Fratelli

Sveglia alle 4. Per vestirsi facendo il ringraziamento e la

preghiera, levare il letto e fare la pulizia, m. 30.Orazione, n. 30. In chiesa, alle 5. In ufficio, alle 6. Colazione, alle 7,30. Colletta, alle 8.Ritorno in casa alle 4 p.m. Faccende di casa

secondo bisogno d'obbedienza. Refettorio, alle 7,30. Preghiera, alle 8. Silenzio, alle 8,30. Riposo, alle 9.

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La mattina, Preghiera comune, prima, terza, 6 e 9, ufficio francescano, Rosario e punto dell'orazione. La sera vespro e compieta, matutino e Laudi Francescane e preghiera comune della sera.

Prescrizioni ai Servi dei Poveri per mantenere vivo lo Spirito e l'orario da osservarsi nelle Case di

Misericordia

A formare lo Spirito necessario per la perfetta osservanza della Regola, i Servi dei Poveri metteran no ogni impegno di tener sempre presenti le seguenti prescrizioni:

1 - Presenza di Dio.2 - Ricever tutto dalle mani di Dio.3 - Far tutto per puro amore e gloria di Dio.Sincerità, Semplicità, Umiltà e Ubbidienza sino

alla morte e alla morte della croce!Portare la perenne contemplazione nell'attività.Rendere conto giornaliero, al Superiore di se

stesso e dei propri compagni nel precetto perfetto della carità.

Osserveranno con esattezza il seguente Orario

Sveglia, alte 4.Per la Preghiera e la vestizione, acconciare il

letto e far pulizia, 30 m.Coro, alle 4,30.

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Messa della Comunità, alle 5.Sveglia dei Poveri, alle 5,30.Messa pei Poveri, alle 6,30.Colazione e Ricreazione, alle 7.Lavoro, alle 8.Preghiera, alle 12.Refettorio pel pranzo, alle 12,30.Lavoro, alle 2 p. m.Cena dalle 4,1/2 p.m. alle 7 secondo il

mutamento delle stagioni, combinandolo in maniera da lasciare l'osservanza dei Servi alle 6,1/2 e non recare il menomo incomodo ai poveri vecchierelli.

1 Poveri che hanno bisogno di stare a letto possibilmente debbono tener si nella Infermeria. Nei dormitori comuni debbono stare quei Poveri che possono osservare l'orario, di comunità, perché alzandosi al suono della campana non ritornassero in dormitorio se non arriva l'orario di andare a dormire.

Nel rimanente del giorno, quelli che possono salire e scendere, le scale andranno tutti nelle sale di lavoro, potendo adattare a questo us o l'antica calzoleria, la stanza prima che ha la porta dinanzi ai cessi, e quella ancora che serviva per stanza di emenda; e il materiale del lavoro potrebbe conservarsi dietro quello steccato di legname fatto, appositamente a tale uso nell'antica calzoleria. Oltre questi locali coverti, permettendolo la stagione, un numero di poveri potrebbero lavorare nell'atrio lungo l'esterna parete delle stanze dette di lavoro.

Quelli che sono storpi e non possono salire le scale

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conviene che possibilmente abitassero nelle stanzette del primo piano e potrebbero lavorare nella corsia che resta fuori la grata di ferro, e permettendolo il tempo anche nel parterre dove a preferenza questi poveri storpi potranno fare la loro ricreazione, giacché gli altri che possono salire e scendere permettendolo il Su. periore possono andare nel parterra di sopra o nell'atrio.

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1886 (?)Appello alla Carità Cittadina

I Poveri sono nostri concittadini, nostri fratelli, coi quali abbiamo comune il Padre lassù nei cieli. Da questo in noi il sacro dovere di soccorrerli, ed in loro il diritto di chiederci almeno il necessario alla vita. Dal non adempimento a questo sacro dovere scaturiscono gl'innumerabili mali fisici e morali, sotto il cui peso languisce e muore il Povero.

Gesù Cristo, per rimettere questo equilibrio, solleva la condizione del Povero assumendone le forme e le sofferenze, e lo riveste della sua maestà dichiarando fatto a Se stesso quel che si fa loro; adesca il ricco col promettergli il centuplo di ciò che altronde ha il dovere di dare, e promette il premio a chi userà carità ai Poverelli.

All'adempimento di questo sacro dovere, al conseguimento di tanto premio v'invitiamo col presentarvi questa scheda da sottoscrivere. Con un boccone del proprio pane, che ognuno lascerà ogni volta che mangia, con minutaglie di pasta prelevata cruda, con piccole porzioni di ogni cosa commestibile capace di conservarsi, con cenci, carta, ossa, cristallo, pianelle e

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quanto vi ha d'ingombro nelle vostre case, avrete la consolazione di preservare l'innocenza degli orfani, l'onore della vedova, la vita del Povero.

Con questo lieve. vostro concorso l'Associazione del Boccone del Povero si promette di poter continuare ad alimentare gli ottocento Poveri circa, che.ha nei suoi Stabilimenti nella sola Palermo, e di raccogliere, se la colletta somministrerà sufficienti mezzi, tutti gli altri, che cercano pane e ricovero.

Le Serve dei Poveri verranno sino alle case vostre per raccogliere questi frutti della vostra Carità, che oltre i tanti beni accennati, vi procacciano tante indulgenze e Messe, come nella pagella di associazione, che vi esibiranno le medesime Suore, la prima volta che si presenteranno alla porta del vostro Cuore.

È bene avvertire che questa sottoscrizione non impone un obbligo maggiore di quello che la Carità stessa esprime, cioè, sebbene l'albero della Carità non si trovi mai senza frutto,. pure tutte le volte che non vi sia cosa alcuna in pronto da fare, le collettrici se ne andranno, per ritornare poi di nuovo, scorso il periodo di otto giorni.

Il DirettoreSac.te Giacomo Cusmano -S.D.P.

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Muffoletto, 3 del 1886

Rev.mo P. Salvatore (Gambino)

P. S.60

M.o Domenico desidera che il Sig. Cangeri faccia questo conto esatto di legname per vedere quello che non hanno mandato, ma certamente crede bisognargli ancora altre 50,1/2 castano e altre 100 tavole, e poi domanderà secondo il bisogno.

Il carrettiere non volle portarsi la lettera chiusa e per conseguenza Le scrivo per posta. Aggiungo che io scrissi al Sig. Gagegi, il quale mi aveva scritto perché ha molto bisogno di denaro, perché io interessassi la S. V. a pagarlo presto. E qui ho bisogno di dirLe che per i miei rapporti col magazzino e mio fratello, io scrissi in questi sensi al buon D. Errico, il quale essendosi comprato 12 botti di vino, conto proprio mio fratello per pagargliele interamente senza fare sconto di debiti ed altro, poi perché deve esigere questa gran somma dal Boccone del Povero, dice di non poter pagare se pria non esige.

Io ricordai i suoi favori e il suo impegno perché le cose nostre andassero avanti, e gli feci riflettere che per quanto impegno può avere la S. V. a pagarlo, sarà impossibile nelle attuali strettezze col Municipio, se pria non arriveremo a ricevete quanto lo stesso ci de-

60 Lungo Post Scriptum ad una lettera inviata a P. Gambino e pubblicata nelle Lett. V. I, P. I, p. 296. Sarà stata una svista di chi curò la stampa del detto volume.

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ve. Però io voglio sistemare le cose e mettermi in buona regola, e gli manifestai il mio progetto. Che le 3.000 lire che rappresentano il capitale F.lli Cusmano nella società, vorrei lasciarle per il solo conto di Don Pietro, il quale dovrebbe accettarle come pagamento sulla cifra che io gli devo della proprietà che ha venduto, e sul resto io pagherei allo stesso il fruttato della banca finché non avrò accumulato tutto il capitale da saldarlo intieramente.

Di questo modo sarebbe aggiustata la faccenda di mio fratello. Al magazzino io prontamente vorrei ripianare ogni credito, ma se lui mi farà avere al 5% la cifra che bisogna perché io potessi restituirla come esigerò dal municipio. Pei debiti antichi coi soci lascerei l'utile che loro ci danno, perché presteranno il nome dell'opera e ci coopereremo a far crescere lo smaltimento con tutti quei mezzi che ci saranno possibili. Però io ritirandomi di aver parte nel capitale magazzino, mi ritiro ancora dall'essere consumatore dello stesso, perché restando i Poveri per conto solo dell'Opera, è necessario fare la massima economia ed io non venderci più il nostro vino al magazzino per ricomprarlo coi prezzi del loro utile, ma lo manderò direttamente, e solo potrò vendere loro quello che mi potrà esuberare. Poi, quando saranno sbrigati tutti i conti, vedremo nelle proporzioni e rapporti di famiglia se sono io solamente che devo concorrere a saldar ogni debito della società o debbono concorrervi altri. Ho creduto urgente informarla di tanto, perché potessimo camminare di accordo e con tutto il garbo possibile in

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questa faccenda tanto delicata, massime per il momento, sia coi rapporti di mio fratello sia con quelli del magazzino, dovendoci ritirare dal prendere tuttavia là il vino, mentre abbiamo un debito così considerevole.

Mi benedica di nuovo

Suo aff.mo in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 17 gennaio 1886

Rev.mo P.e Salvatore

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Un telegramma della Superiora di Canicattì mi

avvisa che la S. V. trovasi già di ritorno costì, ed io mi indirizzo alla Sua volta.

Noi abbiamo avuto delle solide ragioni di risolvere la remozione da cotesta casa delle tre Suore F. C. E., e la Superiora scrivea che non poteva più reggere. Ora dalla distribuzione degli uffici, mi vedo costretto a credere d'avere fatto un grave sbaglio nel mandare queste ultime tre Suore, una perché non vale uno zero, l'altra perché ha bisogno d'essere custodita, la terza perché non vale quanto quella che si vuol rimuovere e non è adattabile per gli altri uffici. La S. V. contando sulle antiche, e provvedendo gli uffici, lascia scoverti quelli della sorveglianza e servizio dei Poveri e dell'ospedale, posti ai quali non possono destinarsi le nuove venute, le quali non servono neppure per

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sostituirsi alle antiche in altri uffici, e per conseguenza è chiaramente provato che fu uno sbaglio. Però dagli uffici che restano scoverti emerge che oltre le ultime venute, bisognerebbero altre suore perché bisognerebbe una maggiore sorveglianza alle porte per non deplorare degli inconvenienti. Io sono lontano e non so se si seguono costì i nostri sistemi.

Si entra e si esce da diverse porte e non da una sola? Le varie sezioni stanno ben chiuse colle chiavi nelle mani della Superiora, e delle Suore, alle quali la Superiora crede opportuno di affidarle?

Il servizio medico dell'ospedale ha ore segnate in maniera che il servizio dei vecchi potrebbe portarsi con orario diverso dalla stessa Suora? Tra gli ammalati, i Ricoverati e le orfane io credo che non si arriva ad una 8° d'individui. Trovansi costì 14 Suore e dal conto che la S. V. fa, bisognerebbero mandarsene altre per essere al coverto dai temibili inconvenienti, e queste ultime dovrebbe cambiarsi con altre più probate, più laboriose, onde riuscire più adatte al bisogno.

Io vorrei che le Suore fossero tutte abili a tutto per potere spesso cambiare d'u'fficio, vorrei che ognuna avesse un lavoro comportabile per non' essere gravate sopra le forze. Vorrei che in caso d'incomodo potessero essere rimpiazzate da altre, perché alle buone figlie che dedicano la loro vita per la carità non mancassero della carità, che possono avere bisogno nelle opportune ricorrenze. Però temo sopra tutto che in una casa si riunissero più Suore di quelle che bisognano, e per molte ragioni. La S. V. che si trova sul luogo, tenendo

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in conto le idee che le ho dette, risolva quello che crede opportuno.

Per quanto occultamente si è fatto, qui si parla del dono arrivato, a me sottomesso, ad altri avvisato.

Io, Padre mio, non lascio di compatire, ma il mio compatimento non muta gli inconvenienti che dinanzi gli occhi miei sono gravissimi per cotesta comunità, e per le altre che possono venirne a conoscenza.

Desidero sapere qual'è il giorno della scadenza del Sig.r Montana. e giacché tutte le cose devono alla centrale, se V. S., girando, potrà avere degli aiuti opportuni, non sarebbe male portarli al Suo ritorno. Non lasci di sentire il resoconto e di dire qualche parola alla Superiora, che ha l'ufficio di disturbare ogni ufficio, e a tutte le altre, che ne hanno bisogno. La messe si avvicina ed è grave dolore non trovare il solo frumento eletto!

Replico che lascio nelle Sue mani il movimento di coteste Suore, può lasciarle e può portarle, come in Domino crederà più opportuno. La benedico con tutti e l'accerto della buona salute di tutti.

I miei rispetti per tutti i Benefattori. Ringrazi il Sig.r Eugenio, che mandò L. 100 alle orfanelle di qui per la preghiera fatta, ed io non ho potuto riscontrare la Sua lettera. Faccia le mie scuse.

Suo in G. C. Sac.te G. Cusmano S.D.P.

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29 gennaio 1886Il giorno di S. Francesco di Sales

I - Risposta a Mariannina Ferlazzo

Riscontro l'ultima Sua e così credo aver fatto per tutte le precedenti, anche a firma della buona D.a Concettina.

Quando la pregai per tremila, fu appunto perché ella mi avea detto che il Padre nostro avea lasciato in suo potere L. 5000 ed ero sicurissimo di potere riscuotere dalla Banca le somme già contrattate, che tuttavia non ho potuto esigere.

Di seguito il Padre avrebbe dovuto pagarmi le spese necessarie della fondazione che volle a Girgenti, e ancora mi avea promesso di pagare tutte le spese di mie gite e ritorno per la Congregazione, delle dame di carità, ed io, non avendolo potuto più avvicinare, sono stato tranquillo in coscienza di poterne fare compenso.

Ora rimetto tutto alla sua equità e spero favorevole risultato.

Per D.a Peppina, indipendentemente da questo affare, io sarei pronto ad accettarla in casa nostra, e procurare di non farla in nulla soffrire, con tutti i mezzi che mi saranno possibili se essa non incontra difficoltà a passarvi, e la S. V. accetterebbe questa mia offerta. Io non credo di avere mai menomato il mio vero zelo e la mia vera amicizia, e per questo, ossequiandoLa con tutti di Sua famiglia, mi dichiaro

Um.mo e Dev.o in G. C.Sac.te Giacomo Cusmano

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II - Risposta a Mariannina Ferlazzo

Di riscontro all'ultima Sua, vengo a dirle che non ho lasciato mai sue lettere senza riscontro, e per conseguenza non vedo ragione di alcun dispiacere pel mio silenzio. Durante la preziosa vita di Monsignor Turano io stava sempre ad attendere la liquidazione di un conto che direttamente pendeva tra me e lui per far compenso col mio dare presso la S. V.

Ora che Monsignore più non esiste, io vivo sicuro che la S. V. vorrà compensarmene pria che io venissi a pagare la cifra della quale potrei rimanere debitore presso la S. V. e che sarò pronto a saldare con quella dilazione che vorrà concedermi.

Sicuro della sua equità, ossequiandoLa con tutto rispetto ho l'onore d'essere

Suo D.o Sac.te Giacomo Cusmano

Palermo, 4 febbraio 1886

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!È molto tempo che non scrivo, perché sono

stato e sono tuttavia in grandi travagli ed angustie, perché il Municipio mi deve dare più di dodici mila lire, che io debbo ad altri, e non abbiamo ancora potuto far nulla di certo.

È un pezzo ancora che non ricevo vostre lettere,

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e veramente sento il desiderio di sentire vostre nuove, e sapere qualche cosa di Muffoletto e della campagna. Se costì avete avuto le continuate piogge e vento continuo come sono state in questa, credo che nemmeno i maestri avranno potuto lavorare, e quelle baracche, se hanno retto senza guastarsi, saranno a tutta prova.

Io vi mandai 200 lire per vaglia, 300 per mezzo del Maestro da voi proposto, e 800 lire per l'ultimo vaglia. Amerei sapere che cosa si è fatto di questo danaro, e a che sono i lavori, tanto della fabbrica che nella campagna.

Come state voi in salute e tu, Pietrino, come vai colle tue sofferenze? Noi tutti buoni.

Don Biagio Tomasini è ritornato, Don Enrico qui presente vi saluta e domani andrà per vedere il vino di Cusmano a Castelvetrano e portare i campioni, giac ché tu, Pietrino, ancora non ritorni.

Io vorrei sapere quanta fu la produzione di questo anno e quanto quella che spetta a te ed a me, per pensare a quello che si deve fare, anche nello interesse tuo, pel pagamento del fruttato. Se a te piace vorrei stabilire il pagamento a semestre, come quello del gran libro. Così facendo, tanto coi frutti miei che coi guadagni e lo stipendio del Magazzeno potresti tirare avanti finché, cumulato il capitale, potrò io restituirtelo. Tu, Peppino, cosa hai fatto, sei stato in Muffoletto? Scrivimi pure, avresti più tempo di tutti per farlo.

La mia salute al solito Vincenzina fu in questa nella settimana passata è deve ritornare; sta pure al

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suo solito. Suor Maddalena, Giuseppina e Germana stanno bene, così tutti dei nostri.

Vi abbraccio caramente. Benedico Carolina e Carmela, e con invariabile affetto, mi segno

Vostro Aff.mo fratello Giacomo

P. S. Che risultato ebbe la nostra creta cotta da Rieli?

29 marzo 188661

La Superiora Celeste non ha denaro: i congregati ancora non l'hanno portato, per conseguenza non ha potuto comprare nulla.

Gli stessi dissero che porteranno L. 700 per pagare i debiti e comprare il rimanente dell'oro e della seta.

Se Lei crede di far comprare la seta della Sig.ra Sinagore, lo faccia pure, purché si paghi quando i congregati porteranno il denaro.

Per la piccola vetrina, comunque serva, pure può mandare a pigliarsela, anzi se lu Zupeppi può, se la porterà ora stesso.

Benedico tutti.

Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

61 Risposta di P. Giacomo, scritta nella stessa lettera inviata da Suor Maddalena alla Superiora Celeste.

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Palermo, 15 del 1886

Rev.da Superiora

Riceva le due ragazze che spedisce in cotesto Ricovero il Rev.mo B.le Lo Jacono e già sono state accettate dall'Assessore Sig. B.ne De Spucekes.

Alla prima Giunta avrà l'ufficio in piena regola.

Sac. Giacomo Cusmano

San Marco, 13 maggio 1886

Figlia mia in G. C.62

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Accolga le Suore che le invio. La Benedico e

vado a mettermi in Tranwais per venire.

Suo F.lo e P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 3 giugno 1886

Carissimo D. Paolino (Maltese)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ella sa che io, tanti anni addietro, e precisamente

quando l'Amministratore dei censi di Muffoletto procedeva a mio carico per gli arretri del canone, fui

62 Biglietto trovato fra le pagine del «Direttorio per assistere a moribondi etc.».

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obbligato a fare offerta reale. La banca del credito Fondiario avea già deliberato in mio favore il mutuo di L. 31000, ma io non avea un centesimo in mio potere, e avendo saputo che la Sig.ra Ferlazzo avea In suo potere L. 5000 di conto di Monsignore, perché dovea comprare rendita per le sue nipoti, mi feci lecito di pregarla per rilevarmi da quella angustia, nella sicurezza che facendo il mutuo, avrei potuto restituire la somma prestatami.

Di seguito a questo affare tutta la catastrofe degli avvenimenti, tra i quali, la fondazione della casa a Girgenti pei Poveri, il doloroso allontanamento del Padre mio, e la di lui morte! Fatti tutti che la S. V. non ignora.

Se io non fossi stato allontanato dal Padre mio, certamente quel S. Vescovo avrebbe compito le sue promesse o dandomi le somme dovute per la fondazione e i viaggi, o facendo compenso con quelle che di suo conto la Sig.na Ferlazzo mi avea prestato, e che io non avea potuto restituire perché il mutuo colla banca non si è ancora realizzato.

Dopo parecchi mesi della morte di Monsignore, ri. cevo una lettera della prelodata Signorina per via di posta, e raccomandata, nella quale manifestava molto risentimento pel mio silenzio alle sue precedenti e minacciava procedure pel danaro non pagato.

Io come prima mi fu possibile la riscontrai, assicurandola che non avea mai lasciato una sua lettera senza risposta, che non avea restituito il danaro a tempo debito, perché il mutuo tuttavia colla banca non

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si è realizzato, ma le aggiungeva che avendo un debito con Monsignore che già era morto, e un credito contro lo stesso per la fon dazione della casa a Girgenti, era mio desiderio che si fosse fatto un compenso.

Di riscontro a detta mia, mi ebbi una lettera più calma pure raccomandata per mezzo della posta, nella quale mi si dice: che quel danaro prestatomi non era di Monsignore ma era suo, ed essa non me l'avea detto, perché Monsignore le avea proibito di confidarmi che te avesse fatto questo dono; e per conseguenza bisognandole pel mantenimento di D.a Peppina, si sarebbe contentata di averlo a L. 100 al mese per sussidiarla nel ritiro.

Questa lettera, come lei vede, toglie ogni speranza al compenso da me desiderato, e mette la posizione delle cose in ben altra linea. Se io avessi mezzi d'interessarmi di quella povera., vedova, avrei risoluto di scongiurare le ulteriori pretensioni rinunziando a qualunque diritto; ma non potendo, pensava di esporre tutta la circostanza a Monsig ore Blandini, e procurare di ottenere da lui quanto il Padre mio mi avea promesso pagare per la fondazione di Girgenti, e così trovare la maniera come uscire da questa faccenda d'interesse.

Non avendo permesso la mia salute, e i miei affari, che io fossi ritornato in Girgenti, non ho potuto riscontrare quella lettera, e già ne ho ricevuto, per la stessa via, una terza, nella quale, mettendo da parte ogni rapporto antecedente, si scende agli insulti ed alle minacce.

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Queste sono le circostanze per le quali io sarei tentato di desiderare il danaro, perché vorrei sempre ricomprare la pace a peso d'oro, ma, dovendo e volendo stare sempre nelle mani di Dio, dobbiamo essere apparecchiati a tutto.

Nella stessa lettera, non si dice più che questo danaro bisogna per la vedova, ma bisogna per pagare un debito col patrocinatore che ha sostenuto a proprie spese tre giudizi, e si minaccia, che se io non riscontro subito, e non rimetto L. 1000, sarà interessata la S. V. di comporre questo affare, e se non potrà riuscire colla sua insistenza, sarà ceduto il credito al patrocinatore, il quale avrà l'impegno di sfidarm i in giudizio.

Stando le cose a questo punto, io questa mattina ero ritornato in casa sua, perché ieri mi aveano fatto sperare che la S. V. fosse venuta alle 11. Aspettai sino alle 3,1/2, ed ora, dietro avere pregato le Sue sorelle di passarle una mia ambasciata, sto in casa a scrivere la presente, aspettando che la S. V., pria di ritornare in campagna, si degnasse passare da qui per potergliela dare in caso che non potesse trattenersi un momento per ascoltarmi a voce.

Io conosco il carattere della Sig.na Ferlazzo, conosco ancora i miei demeriti, e comunque di mia volontà non avrei voluto far nulla per attirarmi il di costei dspiacere, pure non mi lagno del modo come essa mi scrive, e come da un pezzo ha creduto giusto trattarmi. Iddio, che ci deve giudicare, vede la verità delle cose e questo solo mi basta. Intanto dovendo la S. V. essere interessata per trattare questo affare, crede, o

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pur no, che io abbia diritto a compenso? Nella negativa, approva che per la mia impotenza io implori la carità di M.r Blandini?

Attendo un suo riscontro per impegnare l'opera mia al migliore indirizzo che sarà possibile.

Mi creda con stima ed affetto invariabile.

Sac.te Giacomo Cusmano S.D.P. Suo aff.mo in G. C.

Palermo, 4 giugno 1886

Figlio mio in G.63

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ritorno a scrivere per dirLe di fare uscire il

fieno dalla casa e dai stalloni per collocarlo lontano dalla stessa in qualche punto che può stare meno esposto alle intemperie, ed ivi, oltre essere bene imburgiato, vi faremo una pennata colle zabare e le tegole. Ma lo allontani dalla casa di legno, per carità. Io non sono partito per l'impegno di non abbandonare cotesta casa nascente, ma ancora non ho potuto trovare danaro; spero averlo quanto prima, come ritorna il Sig.r Caggegi.

Dovrei scrivere al Rev.mo P. D. Natale, ma non posso al momento perché Sclafani fa premura di partire. Mi faccia il piacere di dirgli di supplire in atto

63 Al Superiore della Colonia.

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con una formola manoscritta per mettersi in relazione coi feudatari, perché non so che tempo mi, farà perdere la stamperia.

P.e Filippello perché non ha scritto a Delisi? La benedico con tutti.

Suo P. e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 11 giugno 1886

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato la tutti i cuori!Io non lascio di pregare perché il Signore le

accordi tutta la grazia per lo stato al quale ha voluto chiamarla e nel quale, se lei risponde con fedeltà, non solamente avrà il mezzo sicuro di santificare l'anima propria, ma quello ancora di santificare le anime che il Signore le ha affidate da vicino e da lontano. Dio non si fa vincere in gentilezze, e la misura dei sacrifizii è sempre la stessa colla quale Egli largisce il suo divino amore alle anime predilette. Per questo i Santi si sentivano più lieti quanto più avevano da soffrire per amore di G. C., e questo desiderio era tanto forte nei loro cuori da far loro esclamare: o patire o morire, patire e non morire. Sì figlia mia, ed io non lascerò di pregare perché il Signore accetti l'amor suo il suo cuore e le dia in cambio il suo divino Amore, suo Cuore divino, per vederla non più sofferente in

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questa offerta che ella fa dei suoi più cari affetti e di tutta se stessa, ma piena di Spirito Santo e di santa unione alla divina Volontà, ch'è ragione di tutta gioia, e di eterna ilarità e beatitudine. Stia adunque sempre tranquilla e non dubiti mai di nulla quando gli affari mi ritardano lo scrivere.

………………………………….La benedico con tutte le Suore, augurandomi

che in questo sacro novenario allo Spirito Santo abbiano ricevuta nuova infusione di grazia per la santa osservanza cotanto necessaria alla salute delle proprie anime e alla consolidazione della vostra santa comunità nel sublime ministero della glorificazione di Dio e della salute delle anime.

…………………………………..La benedico colle Suore, le Aspiranti, le

Orfane, le Vecchie, i Vecchi e gli Ammalati.

Suo Padre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

S. Marco, 15 giugno 1886

Sorella e Figlia mia in G. C.64

Sia Gesù amato da tutti i cuori 1Il materasso che era qui, di Suor Concetta, suo

64 Ecco la lettera di Suor Vincenzina, a cui risponde P. Giacomo.V Casa, 15 giugno 1886

Caro fratello e Padre in Gesù CristoSia Gesù amato da tutti i cuori!Questa mane quando venne il padre di Sr. Concetta, io non volli

andarci, per evitare qualunque discorso. Intanto, girando per gli uomini, si trovò un materasso con la fascia rossa e lo mandarono; il padre di Sr. Concetta come lo vide disse di essere suo, senza incaricarsi di altro e domani viene a prenderlo.

Il detto materasso intanto è di Suor Emanuele e non già di Suor Concetta, trovandosi di differente colore; Suor Giacinta e Suor Letterina dicono che il materasso di Suor Concetta, durante la malattia di Suor Letterina, si usò per essa, perciò si trova in S. Marco, quello di qui se lo portò.

Badi V. S. a farlo ricercare bene.Ci benedica tutti nel Signore e mi creda.

Sua figlia in C. C.Suor M. Vincenza S.D.P.

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Padre mi ha detto che se lo portò. La detta Suora, come dice Suor Eloisa avea un solo materasso di lana ed era troppo pieno, per questo dividendo la lana nell'altra fodera ne fece due mediocremente pieni. Uno era qui e se lo portò, l'altro essa ha detto a suo padre che dovrebbe trovarsi a Terre Rosse, ma si sono fatte tutte le accurate ricerche e non si è trovato né qui né a Terre Rosse. Restava di vedere in codesta casa, ed io scrissi al P. Gambino di fare ricercare nella sezione degli uomini, perché avendo visto il guanciale che il padre di detta Suora portò per mostra, ricordai di avere visto nella mia stanza un materasso dello stesso colore; se poi sia di Suor Concetta o, di Suor Emmanuela, non posso dirlo da qui, però essendo venuto il detto padre colla mostra per cercarlo costì, avresti potuto vedere se realmente era uguale a quella oppure no. nel primo caso conviene consegnarlo, nel secondo no; ma non so capir dove poterlo più cercare, avendolo fatto attentissimamente in tutte le case senza trovarlo.

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Faccia la carità di dire al P. Gambino che andai al Municipio e bisogna tornarvi domani per esigere, e fatta la esazione, verrò costì, se piace al Signore: lo faccia sapere pure a Fr. Giacomo che saluto caramente. La benedico con tutti e mi segno

Suo Fr.llo e P.e in G. C. Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 30 giugno 1886

Io qui sottoscritto, facoltato da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Michelangelo Celesia a potere ubiquare la presenza del delegato di Messa del Signor Duca di Terranona, certifico a chi spetta vedere il presente d'aver celebrato e fatto celebrare pel detto legato, e ciò per la decorrenza dal 1 Gennaio a tutto Giugno milleottocento ottanta sei e per l'elemosina di lire centosessanta quattro e centesimi novanta quattro. Dico 164.94.

Palermo, 1 luglio 1886

Io qui sottoscritto facoltato da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo D. Michelangelo Celesia a potere ubiquare la presenza del delegato di Messa del Signor Duca di Terranova certifico a chi spetta vedere il presente di aver celebrato e fatto celebrare pel detto legato e ciò per la cifra di lire trecento ventinove e centesimi ottanta sette e per la decorrenza del 1 Luglio 1885 a tutto giugno mille ottocento ottanta sei. Dico 329.87.

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Palermo, 2 agosto 1886

Faccia lei e faccia fare la preghiera per le vocazioni, senza ritirare quelle di Messina. Per gli auguri e le offerte della S. Comunione, e dell'incruento Sacrificio nella ricorrenza del mio Onomastico, rendo grazie infinite, ed a vicenda io offersi il Sacrificio e pregai per ricambiare ad ognuno centuplicati tutti beni desideratemi o desiderati per l'incremento dell'Opera a maggior gloria di Dio e salute per le anime, Perché tra i poveri che entrarono non entrò anche quello del P.e Russo? ora che non vi sono più posti cosa posso io fare? mi scriva. Hanno fatto bene a fare regolarizzare dai Sindaci l'entrata dei poveri appartenenti ad altre comuni.

Furono ricevuti i Poveri di Corleone? questa comune numerosa potrebbe essere utile per la colletta ordinaria. Sta bene che si chieda l'accertato della buo na salute del povero, o meglio che non abbia malattia, che ha bisogno di cura, perché non abbiamo al momento infermeria.

È giusto che si istanzi pel corredo. Vedrò di mandare una lavagna della 5a Casa, ma lì servono pure.

Comunque le rappresentanze nostre fossero andate a rendere gli omaggi all'Eminentissimo, pure fu buonissimo quello fatta da costì per telegramma65.

65 Questo brano di lettera è pubblicato nelle Lett. V. I, P. II, p. 476. lo ripubblichiamo perché vi troviamo indicata la data e l'ultimo pensiero conforme all'originale.

Dal contesto pare che la lettera sia stata indirizzata a Muffoletto a P. Filippello.

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2 agosto 1886

Congregazione di Carità ad imitazione delle Dame di Carità66

Il Consiglio sì compone del Superiore della casa e di tre Assistenti ed un segretario che si scelgono trai primati del paese che sono più invogliati alla carità. Questo consiglio è presieduto dal Superiore il quale conosce la regola e i bisogni della casa e per conseguenza può fare la proposta al consiglio direttivo per riparare ai maggiori bisogni non solo, ma può suggerire quelli indirizzi che sono più confacenti allo spirito della regola nostra. Prese le deliberazioni delle cose da eseguirsi il primo Assistente senza bisogno che vi sia il Superiore riunisce o tutta l'assemblea, o i comitati, o uno dei comitati, secondo il bisogno, e fa mettere in esecuzione le cose deliberate dal consiglio direttivo e secondo l'indirizzo da quello dato di questa Congregazione, ch'è la stessa che in varie comuni si è da noi stabilita per le Signore sotto il titolo di Dame di Carità, ne abbiamo i regolamenti che messi in pratica hanno dato risultati brillantissimi.

Stabilendo adunque la congregazione di carità anche per gli uomini potremo avere ottimi risultati pel vantaggio dei Poveri, ma avremo anche il bene di coltivare lo spirito di tutti quelli che ne faranno parte. perché vi sarà una riunione mensile in chiesa ad ogni primo venerdì di mese per la comunione riparatrice dove oltre al colloquio della comunione si farà una

66 Per il Superiore di Muffoletto.

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conferenza sulla carità ed un resoconto delle opere fatte e da farsi.

Con questa congregazione un sacerdote zelante potrebbe procurare di richiamare i cittadini, che senza sapere ciò che fanno si sono riuniti in società democratica, e togliendo le. gare di partito unificare tutti nello spirito della carità di G. C. vita nostra.

Di questo modo eviteremo le pastoie che ci metterebbe una commissione di patronato, ed avremo un maggior numero di persone che possono affezionarsi all'opera e santificarsi per l'esercizio delle opere di carità, le quali essendo sempre sotto la direzione del Superiore non potrebbero fare sviare le cose dal retto tramite.

Non si scoraggi pel conto proprio, ma perseveri a raggiungere la vita della fede nell'adorabile volontà di Dio per mezzo della S. osservanza e guadagnerà tutto67.

Suo in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

S. Marco, 17 agosto 1886

Rev.ma Superiora

Si presenta col presente D.r Marco Marfia per fa-

67 Anche questo mezzo foglio è pubblicato nelle Lett. V. I, P. II, p. 474, e lo ripubblichiamo perché vi troviamo la data, e per la sua importanza :storica riguardante la Congregazione di Signori e delle Dame di Carità (Vedi: « Regola di Melania », Bollett. Uff . n. 3, p. 67; « Statuti delle Dame di Carità », Bollett. Uff., n. 3, p. 73; « Nuova Raccolta », V. I, P. 25, n. 44; p. 30, n. 61).

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re adacquare le piantine di agrume che poi deve portarsi in S. Giuseppe; lo faccia assistere dai nostri ortolani.

Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 30 agosto 1886

Ho parlato con Compare Vitale per questa faccenda del fiume nel senso stesso come parlai con lei e mi pare che le cose vanno; speriamo che il Signore ci aiuti.

Farò eseguire presto la Madonna pel nostro altare «Io sono l'Immacolata Concezione», come comparì a Lourdes, e farò scrivere dal Sig.r Ruggieriper l'acqua e speriamo che si debelli ogni male.

Coraggio! la croce porta al Cielo.Ho procurato l'Avvocato al nostro aspirante,

ma non so ancora quale esito si ebbe la causa; scriverò appresso.

La benedico con tutti, mi faccia la carità di darmi notizie più spesso, ad opta del mio silenzio68.

Suo P.e in G. C.Sac. te G. Cusmano S.D.P.

68 Pare la finale di una lettera indirizzata al Superiore (fratello) della Colonia. Pubblicata nelle Lett., V. I, P. II, p. 476-7. La ripubblichiano perché vi traviamo la data.

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Palermo, 17 settembre 1886

Sorella e Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i Cuori!Ricevetti il suo telegramma ed ho scritto in tale

data al P. Boscarini in Caropepe per le cose di là. Ora scrivo due parole a lei per non lasciarla senza notizie nostre, non avendo avuto tempo di scriverle pria d'ora.

Qui le cose sono come lei le lasciò. Suora Celeste sofferente molto con lo stomaco, Suor Maddalena ha i suoi alti e bassi al solito ed ora ha il macchinista per le macchine da magliera. Io piuttosto bene ma coi miei incomoducci, nel tutto si tira avanti. Viva Gesù.

Ho inteso che le cose di costì vanno come io le supponeva; speriamo che la vostra carità sappia compiere con ogni sacrificio la missione di accendere il fuoco del divino amore in ogni cuore per vedere rinnovellato lo spirito di tutto il paese e prosperata la casa dei Poveri.

Raccomando l'esatta osservanza, l'esattezza dell'orario, chiudere le porte esterne per educare il paese più da principio a non succedere le solite inconvenienze che danneggiano tanto lo spirito della Comunità per la mancanza della S. osservanza.

Non ho inteso se avete speso costì le L. 1000 per il corredo dei poveri o se avete scritto al Sig. Ingraita, e neppure ho avuto dettagli soddisfacenti della vostra collocazione costì. Mi auguro che un bel giorno riceverò una sua lunga lettera che non mi lascia a desiderare nulla.

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Io vidi il Sindaco, che dimorò in questa due giorni, mi disse che prontamente si apre il ricovero, l'ospedale come si finiranno le modifiche che già sono in esecuzione, ma mi manifestò altri desideri per le orfane e i progetti. Se il Signore sarà contento di noi io credo che si potrà fare un gran bene costì. Pazienza, coraggio, osservanza e avanti, col dolce nome di Gesù si farà tutto.

Avete scritto al Vescovo? Io credo sempre che il cappellano e il Confessore debbono essere scelti da Lui e, dissi al Sindaco che io sarei contentissimo di avere il Sac. Gioacchino, come Cappellano nostro, ma lo stesso ha molto da fare e non potrà sempre venire, e lui mi promise che in questo caso faranno fare la scelta dal Vescovo.

Dissi ancora che noi ovunque andiamo dipendiamo dal Vescovo, e siccome i regolari non dipendono dai Vescovi, non possiamo noi sceglierli.

Come è stato col raffreddore? Come stanno tutte le Suore? Sono bene cautelate nelle loro stanze? Si trovano molto scomode? Mi scriva tutto.

La Superiora Celeste e tutte le Suore chiedono la sua benedizione e salutano le sorelle e i Poverelli di Gesù Cristo.

Non posso più prolungarmi. La benedico colle Suore, e i Poverelli e mi dico nei Sacri Cuori di G. e M.

Tutti dei nostri bene, anche F. Giacomo che venne oggi in questa e la saluta S.V.

Suo F.llo in G. C.Sac.te G. Cusmano

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P. S. - Il macchinista venuto per le macchine di maglieria è interessato dalla casa anche per le macchine da cucire Hoss, che sono veramente le macchine migliori che io conosco e di maggiore durata.

Se vi abbisognano macchine da cucire e avete il danaro potremo farli venire, mi avvisi. S. G. C.

Palermo, 1886

Rev.mo Signore69

La pia Associazione del Boccone del Povero ha per iscopo di occorrere da per tutto ai bisogni della umanità sofferente, e sembra che il Signore l'abbia voluto benedire, dilatandola in varie città e paesi dell'Isola.

Essa intanto pel grande numero dei Poveri, che ha ricoverati in Palermo, anche dai paesi circonvicini, per le grandi spese a cui si è accinta per ingrandire i suoi Ricoveri. ed Orfanotrofi, d'ambo i sessi, e per i nuovi che ha intrapreso a fabbricare, verte in urgenti bisogni, e cerca un caritatevole e valido aiuto da chi comprende ed insegna la Carità di Gesù Cristo.

Essendo questo divino ufficio specialmente dei Parrochi ed Arcipreti, la pia Associazione a loro si rivolge, e da loro spera l'incoraggiamento e l'aiuto.

Si chiede dalla pia Associazione che ogni Parroco predichi al suo popolo: I° che questa Associazione al presente accoglie nella sola Palermo circa 400 vecchi

69 Circolare ai Parroci e Arcipreti.

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Poveri e Povere inabili al lavoro, e li prepara a morire tranquillamente nel bacio del Signore; 2° che educa circa 400 Orfani ed Orfane nelle lettere, nelle arti, ed in ogni genere di lavori, preserv ando la loro innocenza e nobilitando il loro cuore; 3° che aumentando i ,mezzi potrebbero aumentare le opere di misericordia. 4° che coloro che vi concorrono dividono coll'Associazione il merito di tanto bene.

Spinga i capi di famiglia a sottoscriversi, per una elemosina qualunque, sia in denaro o in derrate, cioè: frumento. legumi, vino, olio, cacio, farina, ed altri commestibili, a cui sono annesse moltissime indulgenze concesse dalla santa sede e 100 da S. Em. il Card. Celesia per l'equivalente di ogni boccone, che ne ricaverà il Povero.

All'uopo i R.mi Parroci potranno deputare qu. alche zelante Sacerdote, che ne assuma le fatiche, e ne divida con loro il grande onore e l'infinito meritò.

La pia Associazione. quando si avrà dal zelante Parroco la nota delle varie offerte, manderà i suoi collettori, che portando seco tutto l'occorrente per iltrasporto, andranno alle case degli stessi oblatori per raccogliere i frutti della loro Carità.

La pia Associazione confida molto in quest appello alla Carità dei Parrochi, sia pei premi che G. Cristo ha promesso a chi sposa la causa del Povero, sia perché a nessuno mancherà almeno una delle svariate offerte, che si posson fare, sia perché questa Istituzione che mira a tanto bene e crescente, è sotto il paterno patrocinio di S. E. il Card. Celesia, che la raccoman-

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da, ed a cui si darà cotno della colletta ottenuta, sia perché quest'Istituzione è la prima e sola nata in Sicilia, sia per non restare indietro a coloro che usurpando il titolo della Carità non operano con Gesù Cristo.

La S. V. Rev.ma, a niun secondo nelle Pastorali sollecitudini, non lo sarà anche in questa gloriosa impresa di Carità, che sa meglio ispirare chi più la sente. Acchiudo all'uopo N. … schede di sottoscrizione e mi segno con ogni osservanza.

Di V. S. R.ma

Um.o ServoSac.te Giacomo Cusmano

Palermo, 13 dicembre 1886

Eccellenza Rev.ma

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Rivedere i Suoi pregiati caratteri dopo tanto

tempo che li desideravo o fu per me una impressione carissima; il tema però della Sua lettera era gravissimo, e non avendo potuto cedere sin dal primo momento agli ostacoli che spontaneamente si presentarono agli occhi miei per mettermi assolutamente nelle Sue mani, ho dovuto pensare e ripensare dinanzi al Signore e mi vedo costretto ad umiliarLe quanto segue70.

70 Prima bozza di una risposta ad un Vescovo che proponeva la fusione di un istituto col nostro.

Proposte di fusioni il P. Giacomo ne ricevette varie: Parroco Bonelli, Can. Di Francia, Sac. Carolli, Mons. Saeli (P. Filippello).

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Palermo, 13 dicembre 1886

La gioia di rivedere i suoi venerati caratteri fu per me accompagnata dal dorolè di non poter tosto cedere ai suoi desideri, tante furono le difficoltà che spontaneamente mi presentarono, appena letta la preg.a Sua del…

Ho pregato indegnamente, e fatto pregare il Signore, per aver lume in un affare si grave; ma tutto mi mostra non essere volontà di Dio la proposta fusione, o qualsiasi altro collegamento fra i due Istituti. L'unità dello scopo, non include unità di mezzi; e V. E. sa su quali basi è fondata la nostra piccola regola e come sia impossibile che venga abbracciata da chi non abbia vocazione vera.

Una miscela sarebbe un gravissimo pericolo allo spirito di due Istituti e invece di aiutarli a vicenda, li esporrebbe ad inevitabile rovina. Aggiungo, nonostante il moltiplicato numero delle nostre Piccole Serve dei Poveri, le case son cresciute di tanto, e le richieste di vari comuni son tali che mi rendono impossibile assumere altri impegni. Nell'interesse di migliorare le condizioni di quelle che già esistono, sono risolutissimo di concentrare tutte in esse le mie povere forze, cessando per ora da qualunque nuova fondazione. Spero che l'E. V. considerando colla sua esperienza le ragioni che le umilio, voglia conservarmi la sua valida protezione, e come pegno di essa mi conceda la sua benedizione, mentre con filiale rispetto baciandoLe il S. Anello, ho bene di essere71.

71 Seconda bozza della lettera indirizzato ad un Vescovo.

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Palermo, 14 dicembre 1886

Al R. Commissario dei Monumenti e Scavi di Sicilia 72

Nel progetto di risanamento della città di Palermo presentato dal Municipio, va compresa le demolizione della Chiesa monumentale di S. Marco. Ora essendo ciò contrario alle leggi che vigilano la conservazione dei monumenti del regno, prego la S. V. Ill.ma a far di tutto presso le autorità competenti acciocché il detto progetto non sia eseguito, potendosi con qualche leggiera variante ottenere il risanamento di questo rione e la conservazione dell'edificio monumentale.

Sicuro che la S. V. accoglierà favorevolmente la mia preghiera, la ringrazio vivamente…

Palermo, 31 dicembre 1886

Io qui sottoscritto facoltato da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo D. Michelangelo Celesia a potere ubiquare la presenza del delegato di Messa del Signor Duca di Terranova certifico a chi spetta vedere il presente d'aver celebrato e fatto celebrare pel detto legato e ciò per la decorrenza del 1 luglio a tutto dicembre mille ottocento ottanta sei e per l'elemosina di lire cento sessanta quattro e centesimi novantaquattro. Dico 164.94.

72 Testim. V. II, P. II, p. 15.

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Palermo, 1887

Ill. mo Sig. Prefetto73

Scrivo con la punta del cuore temprata nell'amore vero che parte dal Cuore ardente di Gesù Cristo Uomo-Dio, unica realtà in questo mondo di miserie, ove ogni apparenza non è che larva e vanità.

Non la Sua carica, che io vedo onorata dalla Sua persona, non i suoi meriti personali e la benefattezza del Suo Cuore, che io ho stimato sempre, mi muove a vergare queste parole sotto la emozione provata nella sorte avuta di poterLa riabbracciare prima di partire; ma la Sua bell'anima, che porta la bellezza primogenita di Dio a cui somiglianza fu fatta, la Sua bell'anima ricomprata dal sangue di Gesù Cristo, nostra via, verità e vita, mi muove a scrivere la presente. Sì, per quest'anima sento il bisogno anche d'immolare la mia vita; e, per conseguenza, tolleri che io espanda in questo modo il mio cuore, e sia tra i primi a congratularmi con Lei per la riparazione che il Signore ha portato al Suo onore, come foriera di quella che porterà

73 Si tratta del Sig. Conte Cesare Bardassano, Prefetto della nostra Provincia, calunniato ed ingiustamente umiliato, il quale nel 1887 ebbe onorevole riparazione del torto subito (v. Testim. V. I, 323).

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all'anima Sua, esaltandola coll'amore vero, eh e è in Gesù Cristo Verbo di Dio umanato, per cui solo sono fatte tutte le cose, e senza di cui non esiste che il nulla, e un nulla, più nulla dello stesso nulla, in ordine fisico, che è il nulla morale, il peccato!..,.

Mi riami in questa realtà del vero amore. Io lo bramo, lo desidero, lo spero; e, in questo amore, con ogni stima e affetto mi riprotesto

Tutto Suo Sac. G. Cusmano

S. Marco, 4 del 1887

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La Superiora di Monreale mi scrive che domani

dovrebbero andare le orfanelle a baciare la mano a Monsignore Arcivescovo, e l'anno scorso gli portarono un complimento. Quest'anno non si trovano cosa alcuna da regalare, potete voi approntare un copri piede o altra cosa per questo fine? nell'affermativa mi farete la carità di consegnarla ben cautelata al porgitore, e mi avvertirete con vostra scritta di quello che sarete per mandare.

La benedico con tutti74.

Suo Sac. G. Cusmano

74 L'originale sta assieme alla lettera del 13 dicembre 1886.

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Palermo, 9 gennaio 1887

Figlio mio in G. C.75

Sia Gesù amato da tutti i cuoriLa posizione nostra finanziaria ha bisogno di

molta fiducia in Dio e di molta carità nei Frati per condurre a buon termine l'impianto fatto della Colonia Agricola. Sul vino gravano molti debiti per prezzo di fondi di Don Pietro, che conviene presto levare per non pagare frutti, del debito della Galici e della Sig.na Silvestri, oltre poi abbiamo il censo e la fondiaria e le spese necessarie della coltura di campagna e i miglioramenti possibili.

Quello che resta, di tutto cuore io sono pronto a darlo ai poveri senza nemmeno pensare a prelevare una mezza lira né per me, né per Fra Giacomo, né per Suor Vincenza, né per lei, né per gli altri buoni frati; comunque per regolarità di queste prime vestizioni si dovrebbero dare a tutti quelli che ne difettano degli atti di assegno onde metterci in sicuro.

La possibilità però di questa tenue proprietà non presta tutta questa sufficienza, e se la colletta di S. Giuseppe e di tutti gli altri paesi vicini non si anima al punto di potere supplire a tutti i bisogni di cotesta casa non vedo possibile di poterla durare senza venire alla distruzione di tutta la proprietà (la quale se si distrugge levandomi anche i debiti, per amore dei Poveri, io sono più lieto di conservarla).. Però sento il

75 Al Fratello, Superiore di Muffoletto.

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bisogno di dirle: che bisogna pensarsi seriamente alla colletta se non vogliamo venire tanto presto alla di. struzione, perché se pure venderemo tutto il vino a qualunque prezzo, potremo pagare i frutti dei debiti che abbiamo, i censi, la fondiaria, dare qualche tenue aiuto ai poveri, e poi dobbiamo passare a, vendere i fondi per continuare per altri pochi mesi a sussidiare i poveri, dovendoci sdebitare e alla fine o la colletta ci aiuta o dobbiamo chiudere.

Adunque, dovendo essere la colletta il cespite nostro, conviene cominciarla da principio e così avere un cani o per l'occupazione agricola degli orfanelli. Ella mi rimprovera perché da qui non si pensa alla povera colonia; ma io credo che non rifletteva che tutto quel. lo che fin ora si è fatto costì è venuto di queste povere case o dai debiti che qui si sono contratti.

Se qui si fosse impiantata la Zecca potremmo lagnarci anche per le menome cose che da questa non si spediscono, ma quando queste case sono ridotte al punto di mancare tutto per gli aiuti che hanno dato costì per fabbrica, per vestiari; per derrate, per danari, per medicine, per.paramenti sacri, per calzature, per vetture etc. etc., mi pare che con un tantino di prudenza non dovremmo lagnarci affatto degli aiuti che da qui non si mandano.

Ella ha ragione di chiedere del danaro, avendo contratto degli impegni; ma di stazionarsi in S. Giuseppe facendo telegrammi sopra telegrammi abbandonando la Comunità, e scrivendo poi senza considerazione di questa posizione, non mi sembra giusto.

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Si consegnarono i campioni del vino al Commissionato della casa estera, ma passerà ancora molto tempo per concertarsi la vendita (se il Signore la farà concertare); in quanto al vino del Sig.r Celeste, allora mi avea detto che avrebbe preso cura di smaltirlo tutto lui; poi disse a lei che avrebbe fatto il carretto, finalmente domandò di averne conservate semplicemente 15 botti e ultimamente mi disse otto.

Avea lui spontaneamente detto che compensandosi quello che doveva avere per la roba presa per S. Giuseppe, il rimanente dovevamo pagarlo tutto assieme, per sopperire a cotesti bisogni, ed io ne profittai76 e feci pagare il mercante vicino questa casa di S. Marco, ritirandosi loro la fattura soddisfatta, ma oltre questo non ho avuto ardire di pretendere nulla, perché essendosi ridotti ad otto botti di vino, non credo che potremo esiggere una molta somma, dovendogli pagare i debiti contratti. In questa posizione Ella si piazza in S. Giuseppe e fa telegrammi! ma cosa poteva io fare? dovetti pregare il Sig.r Ingraita di spedirle 1000 lire per restituirglieli' come si esige la retta di 5a

casa, la quale è tanto in deficit che qualche giorno quei poveri frati sono anche rimasti senza pane, e per loppiù non hanno che un solo piatto di riso, e taccio di tutto il resto delle angustie e dei travagli che ci preoccupano da non restarci un momento pel divino ufficio, e lei si crede da tutti abbandonato!... Eh!, fra-

76 Questa lettera sino a questo punto è pubblicata nelle Lett. V. I, P. III, p. 7.

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tello Superiore, bisogna tenere la calma nelle maggiori tempeste! L'ubbidienza deve formare una grande armonia nell'esercizio della carità per potere arrivare a superare tutti gli ostacoli che il demonio frappone per stancarci e farei abbandonare l'impresa cominciata! Non dobbiamo essere solleciti a volere sparire per sottrarci dalle posizioni difficili, ma dobbiamo maggiormente stringerei ed unificarci, volendo meglio sopra di noi le angustie degli altri che scaricarci dalle nostre.

Dia mano alla colletta, istanzi col Sindaco di S. Giuseppe e con quelli degli altri paesi, così tirerà.

Come tornerà il P. Boscarini da Canicattì, lo farò correre a Partinico, a Balestrate, vedremo quello che potrà fare per stabilirvi l'associazione. Come avrò le pagelle le manderò. Ma lei che ha il carico di cotesta casa non trascuri i momenti per fare da sé e con l'aiuto possibile del P. Natale.

Qui il P. Filippello ha avuto la febbre; come sarà buono e si sbrigherà, farà ritorno. Fr. Plauto va meglio. Io al solito e così tutti dei nostri.

Ho pagato la potatura e la licenza a Geloso L. 11.05 e 5 lire a Giovanni Occhipinti, il quale pure altre volte ha preso denaro.

Come avrò risposta pel vino, la terrò avvertita. Le invio 4 pacchi di riso e forse uno o due di legumi, se Dagnino li darà. Perché non mandò sacchi volendo qualche cosa di S. Marco?

La benedico io con tutti.

Suo aff mo in G. C.Sac.te. G. Cusmano S D.P.

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Palermo, 21 febbraio 1887

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Bisogna avere la pazienza di aspettare Iddio

che viene, ed Egli ha buona ragione di farsi aspettare, e tu non puoi lagnarti.

Io te lo dissi che bisognava pregare e stare fedele ad aspetiarlo perché Iddio aspettato verrà. Certo è che io ho avuto tutta la buona intenzione e fin'ora non mi è stato possibile, prega e spera, ma dici davvero e il Signore ti consolerà. Giusto questa mattina io mi sono assai interessato dell'anima tua, ma pure è necessario che io venissi per avere da te il permesso di potere parlare delle cose tue a chi di ragi ne; se vuoi abbre viare dammi per lettera questo permesso, ed io ti aiuterò più presto, se il Signore mi aiuta.

Ti benedico nel nome del Signore.

Tuo Padre in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

2 marzo 1887

…a matutino letizia77

Si è presentato M.o Baldassare Labruzzo e per disposizione del Signore mi trovava in tasca duecento lire che non erano mie e li ho pagati a lui ritirando il

77 Questa lettera pare indirizzata al Fratello, Superiore della Colonia.

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suo biglietto. Lo stesso mi disse che poteva soccorrerle sino a L. 800 purché io li avessi pagato qui il 24 di aprile.

Ho molte scadenze per la fine di aprile, spero che potrò pagare anche questa, per conseguenza potrà farseli dare e comprare il frumento. Procuri però di non fare mancare il necessario facendo la più grande economia. Procuri di fare eseguire bene ed al più presto la zappa di marzo, e dopo per la prima ricorrenza festiva farà venire i Frati che le sembrano disposti a potere vestire l'abito, ché faremo il S. ritiro e li vestiremo per ritornare costì.

So che l'incanna non è sbrigata e per conseguenza bisognerebbero affittarsi degli uomini per fare la zappa di marzo pria che indurisca il solco. Se succede che potrò capitare del danaro lo manderò, ma di certo abbiamo le L. 800 che andrà soccorrendo M.o Labruzzo, faccia colla sua prudenza.

Dovrei riscontrare una lettera del Rev.mo P. Filippello ma Comp. Vitale le dirà che giorni ho avuto e quali siano le attuali nostre faccende. Abbiamo gravemente ammalato il nostro Frate Pasqualino; ci aiutino colla preghiera.

Abbraccio e benedico tutti nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Abbraccio i Rev.mi P.e Migliore e Filippello.Raccomando la colletta, la scuola, la S.

osservanza, la coltura.Li benedico di nuovo.Se le riesce possibile di capitare 4 Carretti, man-

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derà B.A,1/2 per Dn Salvatore Celeste, B1/2 per Terre Rosse di quello di falso colore, B2 Ceragnolo fino per S. Marco; se i carri saranno 3 del colorito fino ne manderà una botte. Tornerà Vitale per accompagnarlo.

Suo P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano

Palermo, 16 aprile 1887

Carissimo fratello

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Io soffro immensamente per le afflizioni che

circondano la tua famiglia e ammalano tanto l'anima e il corpo tuo. La tua salute temporale ed eterna mi è carissima più di me stesso, e la tortura, nella quale io sto, mi leva la vita. Però la mia posizione è tale di fronte alla comunità che genera in me una sofferenza che equivale a quella che mi viene dal canto tuo.

Superando me stesso mi son fatto dare lire cento dalla Superiora, di pertinenza di una aspirante alla quale si deve farnire il corredo; del resto io sono circondato di debiti e si patisce ovunque la vera povertà, e tu non ignori che ho debiti fino a Girgenti e a Caropepe, e che il Signor Caggegi non ha lasciato di minacciarmi di andarsi a svendere il vino di S. Giuseppe.

Però io tengo che se tu mi avessi, contentato a vivere col santo timore di Dio, frequentando i Sacramenti, e facendo tutto d'accordo nella pace del Signo-

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re, senza operare inconsideratamente le cose, la nostra posizione non sarebbe a questi estremi, o se le estremità fossero venute a visitarci, di certo non servirebbero per ridurci alla disperazione, ma per farei crescere nella virtù.

Pure la misericordia di Dio è sempre pronta a venire in nostro aiuto, ed io mi spingo a dirti che non dobbiamo mai disperare, ma bisogna avvicinarci pria di tutto a Dio, e poi, colla pace del Signore, procurare di mettere in buona regola le cose nostre perché, potendomi giustificare di una maniera qualunque colla comunità, di accordo cercassimo di rimediare alle angustie presenti, e dico presenti, perché l'avvenire non mi si presenta con caratteri di molta afflizione, se con buona regola tutti di tua famiglia vogliono concorrere al bene.

Ti mando adunque L. 100 per toglierti l'angustia della fondiaria, ma.ti avverto che oltre ai pagamenti, dei quali colla tua nota mi accerti la ricevuta, ve ne sono degli altri che debbono regolarizzarsi.

Contentami fratello mio, mettiti in grazia di Dio, regolarizza i conti, e vediamo anche di potere prendere a profitto qualche cifra pel bisogno giornaliero finché vi potranno essere delle risorse, che pur bisognano procurarsi per accorrere ai bisogni della fami glia. Il Sig. Caggegi non si è fatto più vedere, mi man. dò il conto col Signor Cloos, ma non so cosa pensa di fare. Credimi con invariabile affetto

Tuo fratello Giacomo

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Palermo, 24 aprile 1887

Proprietà di Suor Clementina

La proprietà di Suor Clementina proviene dalla dote materna ché rimasta vedova di Vito La Rosa sposò Antonino Mangiaracina nullatenente. La Madre, nata Francesca Gentile, in La Rosa pel primo matrimonio, la dote che portò al primo marito fu un tumulo di terra pieno a vigne ed olive detto Clemente, tumoli 3 a Bresciana, due coverti ad olive ed uno svelto, altri tre tumoli ad olive in detto fondo detto Madonna di Trapani, due mondelli di terra svelta detta Corsali, Tumoli 3 e due mondelli svelta detta Fontanelli nel fondo Guardiola. Una casa terrana in via del collegio e biancheria. Il primo marito portò Tumolo uno e mondelli due terre svelte contrada Fontanelle, due catodi via Orologio, quali immobili alla di lui morte, uniti ad un cavallo, oggetti di casa., frumento ed altro furono inventariati pel prezzo di Onze 141.

La detta Francesca Gentile ebbe dal primo marito tre figli, due maschi chiamati Pietro e Vito ed una femina, che nacque la prima, chiamata Antonia. Detti tre figli erano in casa quando detta Francesca sposò a seconde nozze Antonino Mangiaracina.

Detto Antonino Mangiaracina pigliò possesso di tutta detta roba, sposò la prima figlia alla quale diede la sua dote, che s'ignora in quale proporzioni si fu.

Maritò il primo figliastro maschio, il quale avea fatigato nella roba, e non gli diede altro che un tumolo di terra coverta a vigne, compresa nella porzione

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di dote della madre, contrada Fontanelli, e le due case del Padre defunto, via Orologio e tre quarti della terra del defunto Vito La Rosa, e la zia diede onze 20 delle quali comprarono una vettura e i piccoli mobili che furono compensati nella divisione detta eredità di detta zia in favore della madre.

Detta zia Angela Gentile pria di morire divise la sua roba e alla sorella Francesca Gentile in La Rosa le pervenne un filaro ad olive nel fondo di Clemente, sopra descritto, nella estensione di un quarto di terra più tumoli due e mondelli svelte due in contrada Fontanella. Poi alla morte della stessa pervennero alla Sorella onze quattrocento in titoli fruttiferi. e 30 salme in frumento, delle quali sole 15 salme pervennero a mani del secondo marito, perché delle altre 15, 5, non si poterono esigere, 10 restarono a Bartolo Diluvio, marito della prima figlia Antonia La Rosa, e due a Pietro La Rosa.

Finalmente si sposò pria della morte della zia lo ultimo figlio chiamato Vito ed ebbe una mula, onze dieci, tre quarti di terra di quella del Padre, un tu, molo di terra e vigne alle Fontanelle descritta sopra nella dote materna.

Da questo secondo matrimonio la Francesca Gentile, vedova La Rosa, sposa di Antonino Mangiaracina, ebbe una sola figlia chiamata Vincenza; il Padre Antonino Mangiaracina visse con detta moglie 37 anni e lungo questo tempo coltivò e accrebbe tutto il patrimonio; lo stesso, da Gennaro 74 sino all'80, fu vedovo; al Gennaro 81 forse contrasse nuovo matrimonio

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con Maria La Croce dalla quale pria di morire ebbe una figlia, ma pria di averla fu colpito di una malattia per la quale perdette la parola.

Qui si premette che dopo avere rassettato la figlia della moglie Antonia, dandole ad arbitrio suo quello che volea durante la sua amministrazione e vivente ancora la moglie Francesca, pigliò a censo e migliorò coll'aiuto dei figli maschi dellá moglie un fondo detto della Campana (N.B. il detto Antonino non era assolutamente nullatenente, ma avea un migliaio di viti contrada Ingegna, che poi fu accresciuto di altro tumolo di terra alla morte del Padre suo al 48, che migliorato con altro migliaio di viti col sudore anche dei figliastri, fu poi cambiato con tre migliaia di viti contrada Mesilli nel fondo Campana: oltre ciò al suo matrimonio avea una mula fausa) dell'estensione di salme tre circa di te rre nel fondo Campana, facendo delle regalie agli enfiteuti che l'aveano abbandonato, e coll'aiuto dei figli lo migliorò tutto a vigne, 30 migliaia, comprò le case di Bascio e Gentile in via Collegio e le migliorò ed ingrandì col camerone di sopra.

In questo punto percepì l'eredità della cognata Angela Gentile e pigliò a censo il fondo detto del Celso, nello stato di Mazara, proveniente da asse ecclesiastico, colle debite condizioni imposte dalla chiesa, dell'estensione di tumoli 20, dove piantò 1000 viti e il rimanente è terra svelta. Più dai titoli fruttiferi che componevano le oz 400 della cognata Angiola, espropriando taluni debitori morosi, comprò una casa con 4 corpi, via S. Michele, vicino la Matrice, che poi die-

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de a censo per oz 7 all'anno ad Antonino Rubino.Il detto Antonino Mangiaracina, alla morte

della moglie Francesca nel 1874, fece all'unica figlia Vincenza un atto di donazione nell'occasione che volea passare a seconde nozze, e le donò metà delle case in via Collegio, composta di 4 stanze, compreso il camerone ed il cortile, i mobili ivi esistenti, onza una di rendita sopra una stanza data in censo a Rosa Maggio ed oz 6 di rendita sopra fondi a Tre fontane e Campana Vecchia, intesa contrada Mosca, pagati da Indelicato, che poi passarono oz 3 a Pantaleo che continua a pagarli ad oz 7 a Giovanni Digiorgi, che restitui il capitale in vino quando la detta figlia Vincenza entrò nell'Associazione del Boccone del Povero. Passato dopo tempo a seconde nozze, il detto Mangiaracina fu colpito di paralisi alla gola e restò senza parola, e per questo non potendo continuare ad amministrare fece un secondo atto di donazione alla figlia di tutta intera la proprietà, meno quattro tumoli di terra in contrada Campana con un migliaio e mezzo circa di vigna, che disse di avere donato alla moglie, se pria o dopo il matrimonio non si sa, e riservando il diritto di qualche altro nato che poteva venire. e dopo per procura della detta figlia, fatta al fratello uterino Vito La Rosa, si continuò ad amministrare durante il periodo della malattia del Padre e poi dopo la morte fino ad ora, 24 aprile 87.

La figlia donataria, morto il Padre, fece una carta privata alla vedova La Croce, la quale ebbe una figlia durante l'ultimo periodo della vita del defunto

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suo padre; in detta carta privata la vedova fece rinunzia ai supposti diritti della stessa e la Vincenza per questo, a titolo vitalizio, assegnò oz 10 all'anno. Morto il Padre, il fratello Vito ha amministrato:

Stato attivo - Case. via Collegio comprese nella prima locazione, locate a Nuolo Polizzi per l'annuo locro di

oz 16.

L'altra metà 4 stanze e un baglio locate a Salvatore Firenze per

oz 9.

Più oltre tre case aggregate dopo un anno alla locazione di Polizzi per

oz 3.15

Più dalla Sig.a Rosa Maggio censo

oz 1.

Più di Pantaleo oz 3.Da Rubino oz 7.Più censo sopra le terre S. 2. 2. Fontanelle

oz 3.

Campana dai F.lli Mangiaracina

oz 21.15.

Da Luppino oz 7.Più onze tre che esige da Luppino la vedova

oz 3.

oz 74.10

Celso fu venduto pria della donazione per onze400 al 7.1/2 p% da pagarsi al 30 all'anno coi frutti a scaletta delle quali il defunto ha asse oz 150 coi frutti.Riparto oz 74.10Sulle oz 250 al 7.1/2 p % sul fondo Celso Il procuratore esasse oz 50 di capitale e restano ad esigersi oz 200. L'annualità dei frutti è stata pagata anteci-

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pata per conseguenza i fratti esatti nel primo anno dopo la morte di Dn Antonino furono oz 15 e non 22.15

oz 15.

oz 89.10

Più tumoli 27 frumento per addita di salme 13.8 a rinnovare per

oz 50.

oz 139.10

Palermo, 29 aprile 1887

R.mo P.e Arciprete

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Con filiale rispetto vengo a chiederle infinite

scuse, perché con tanto ritardo riscontro le sue pregiatissime, nelle quali veniva a propormi nuovamente la cucina economica pel timore della invasione colerosa.

Se la S. V. R.ma ben si ricorda, nel settembre dell'85 si voleva fare lo stesso, ed io dietro replicate lettere scritte alla S. V. ed al Sig.r Luigi Vassallo, conobbi la necessità di far venire personalmente il P.e Boscarini per evitare tanto la costruzione della cucina. economica, quanto quella del Lazzaretto nella stessa casa del Ricovero.

In simili occorrenze il Lazzaretto deve costruirsi igienicamente in locale remoto dall'abitato, ed il personale dedicato al servizio non deve più essere in contatto con nessuno, e intanto si pensava di formare Laz-

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zaretto nel casalino dietro la gebbia dove non potevano capire più di due o tre letti, lasciandolo senza volta, senza mattonato, senza latrina ed ivi dovevano riceversi i colerosi. Per la cucina economica una fornace costruita in gesso senza tiraggio in un bugigattolo dove il fumo doveva rendere impossibile di entrarvi e una provvista di legumi doveva formare la cucina economica.

S. Marco, 27 maggio 1887

Rev.mo Padre Parroco (Palazzotto)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!La ringrazio immensamente della carità che mi

usa pregando per la mia salute, grazie al Signore un po' meglio.

Ho ricevuto i suoi graditi comandi e son pronto a servirla pel tempo che le consorelle avranno bisogno, resta solo la difficoltà dell'orario che io spero adattarlo alle loro consuetudini, ma se vi sarà qualche piccolo ritardo perché ci troviamo in ritiro, avranno la pazienza di aspettare.

Le auguro buona salute con tutti di Sua famiglia, che ossequio distintamente.

Mi creda pieno di stima e gratitudine.

Suo Um.mo e dev.mo ServoSac.te G. Cusmano S.D.P.

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5 giugno 1887

... sebbene mi persuado essere una grande rovina il vedere costì del vino78, pure lo lascio libero a venderne qualche partita per rimediare a coteste urgenze, raccomandandomi molto alla sua prudenza per evitare i danni che come dicono, cagiona il monopolio fatto dai sensali. Pria che lei fosse partito da questa, lo pregai di spedirmi due campioni in bottiglie ben cautelate con paglia, come quelli che vengono di fuori, in una scatola di legno per poterli spedire come pacco postale al buono D.n Tommaso Vitale; chi sa potesse essere qu esto un buon mezzo di fare affari; me li mandi presto che li spedirò. Oltre ciò, Dn Antonio portò un certo Martorana, suo amico, e vuole pure i campioni; potrà parlare collo stesso se si potesse combinare una vendita senza sensali sarebbe utile. In Partinico i prezzi sono ben diversi e pure in Bagheria e altrove, ma in S. Giuseppe le cose vanno così. Sia tutto come vuole Iddio. Dn Antonio desidera essere ammesso all'osservanza degli Aspiranti, comunque si persuada che la prudenza vuole che si aspetti ancora per potere vestire l'abito, lo contenti persuadendolo però ad essere con questo solo desiderio: Fiat Mihi secundum verbum tuum.

Non posso più prolungarmi perché Dn Antonio è ritornato col carrettiere e fanno premura.

Vorrei però che le cose nostre non fossero a cono-

78 È chiaro che si tratta di un brano finale di una lettera, di cui manca la prima parte.

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scenza dei laici. La benedico con tutti e mi segno

Suo in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

N. B. Scriverò con più quiete per la posta.

16 giugno 1887

Figlia mia in G. C.

Domani alle 7,1/2, al massimo alle 8, vi farete trovare all'ospedale di S. Francesco Saverio con l'ammalata che deve entrarvi, quella che è a letto, e che non ha voluto dire alle Sorelle le sue sofferenze. La Sig.ra D.nna Bettina si farà trovare all'ospedale e combinerete tutto.

Vi benedico nel nome del Signore. Pregate per me.

Vostro P. in G. C. Sac. G. Cusmano

Luglio 1887

Ill.mo Sig.r Barone (Turrisi)79

Torturato oltre il solito dal mio cronico male80, non ho le forze di venire a trovarla per congratularmi

79 Testim., V.I, p. 322.80 Il P. Giacomo era stato operato, per la seconda volta, il 12 giugno

di questo stesso anno. Vedi Lett. V. I, P. III, p. 72; la prima volta era stato operato nel marzo 1881, proprio mentre si apriva la V Casa.

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con Lei e ringraziare il Signore che ha voluto conservarla al potere, onde, compiere l'opera iniziata in favore dei Suoi Poverelli. Nello stesso tempo, col particolare e sincero affetto che mi lega alla Sua degnissima persona, mi premuro pregarla di volere accrescere la solennità delle sacre funzioni in onore della Vergine S. Rosalia, nostra speciale Patrona e Protettrice, col decoro della onorevole presenza della Sua degna persona tanto in chiesa che per la processione, ed io come sarà possibilitato a poter venire a ringraziarla di tanto, domanderò grazia di poterle umiliare qualche altro mio desiderio, nato dal profondo rispetto ed affetto sincerissimo, che mi legano alla S. V. Ill.ma col quale ho il bene di ripetermi con ogni osservanza81

Suo Um.mo e dev.mo Servo Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 10 luglio 1887

Eccellenza82

Perdoni il mio ardire, ma sono in condizione di sentire tutto il bisogno della sua paterna protezione.

Sotto la direzione delle nostre Suore, dette Serve dei Poveri da più anni si è fondata una casa in Val-

81 Per l'amicizia e ammirazione scambievole tra P. Giacomo e il Barone Nicolò Turrisi, Sindaco di Palermo, vedasi: «Quando la vita si fa dono » di P. Fr. Capillo: Cap. « Le Case dell'Opera », P. 80; « Bollettino Ufficiale dei Ser vi dei Poveri », n. 3, p. 7.

82 Al Prefetto di Palermo.

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guarnera Caropepe, dove esistono quattro sale per infermeria di malattie comuni, un ricovero di Poveri vecchi d'ambo i sessi, ed un'orfanotrofio femminile.

Quella casa è zeppa di Poveri, ed il Municipio pensò opportuno di mandare i carabinieri e impiantare in una sala di detto stabilimento il Lazzaretto per le provenienze sospette da Catania, e forse ha in animo di stabilirvi l'ospedale, pei colerosi.

Questa violenza contro ogni legge sanitaria meriterebbe una pronta emenda per evitare il danno diquei Poverelli; io non avrò mezzo di procacciarla, e per questo mi rivolgo alla Sua carità, se crede opportuno di telegrafare al Sig.r Prefetto di Caltanissetta per ottenere lo sgombro immediato di quel locale e trasferirli in quella casa di cui si avvalsero nel colera dell'85.

Perdoni la mia audacia, ma mi aiuti per carità.Mi creda con verace stima e rispetto.

Suo Um.mo ServoSac.te Giacomo Cusmano

Palermo, 5 agosto 1887

Eminenza83

Il Sac. Giacomo Cusmano espone alla S. V. quanto segue:

Nel 1876 gli venne offerta dal Sig. Scrifani un

83 Di questa lettera abbiamo la fotocopia dell'originale, certa mente trovato nell'archivio arcivescovile da P. Gaetano Dolcimascolo.

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legato di Messe del Duca di Terranova, da celebrarsi a S. Maria di Gesù.

« E non ci sono i Monaci? » rispose egli subito. «Come potrei accettare questa offerta quando le 329.87 lire, a cui àmmonta appena il legato, nemmeno basterebbero per le spese occorrenti di andata e ritorno? »

Pregato caldamente dall'amico ad accettare, ché i Monaci non potevano o non volevano, un so-lo mezzo, pensò egli, ci sarebbe per servirla: che l'Autorità ecclesiastica riduca e ubiqui la S. Messa.

Accettato il partito, il supplicante ne pregò l'E. V. e la Messa fu per iscritto ubiquata e ridotta.

Appena ottenuta questa grazia, fu richiesta dal Demanio di rilasciarne le certe dell'anno 76 di cui si era in ritardo. Alle prime domande fu giudicato ragionevole non rispondere; ma messo alle strette e mi nacciato anche Ai sospensione, si recò egli personalmente all'ufficio: « Signori, Voi che scherzate o dite davvero? Non posso rilasciare le certe se le Messe non sono realmente celebrate, e non possono celebrarsi se non col tempo ».

Persuasi della ragione non si tornò ad insistere, e per alcuni anni la cosa andò regolarmente. Da una parte vennero rilasciate le certe nella forma consacrata da V. E. e dall'altra fu data la corrispondente elemosina.

Siccome la più parte dei Padri del Boccone del Povero, sono per mala ventura, come suol dirsi, privi di Messa, se ne sono da loro celebrate in anticipo un cumulo, che, secondo la tassa diocesana, ammonta alla somma di L. 10000. Sicché rinunciare al legato sareb-

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be perdere l'elemosina così degli anni scorsi come e principalmente a decorrere.

Si è domandata più volte la somma fin oggi dovuta in L. 1401.91, ma sventuratamente non si è potuta ottenere, ed indagato il perché di questo fatto, fu dopo molto tempo risposto che al legato va annessa la celebrazione annua. di un funerale, di cui bisogna lasciare il relativo certificato.

Vero o non vero quest'onere annesso, sono stati pregati i Padri di S. Maria di Gesù a celebrarli; ma essi si sono rifiutati recisamente, sicché non c'è il verso di esigere ciò che è dovuto secondo giustizia.

Eminenza, trattasi di una somma considerevole, di cui massime in questi giorni, i Poverelli hanno urgente bisogno. Può Ella ubiquare il funerale come ubiquò le Messe?

Se è nelle sue facoltà di farlo, il sottoscritto ne fa supplica caldamente, e sicuro che vorrà in questo caso, come in tanti altri, mostrare cuore di Padre verso tanti Povesi figli anche alle sue cure commessi, ne La ringrazia vivamente.

Prostrato umilmente al bacio della Sacra Porpora, ha l'onore di segnarsi

Umil.mo Figlio e Suddito Sac. Giacomo Cusmano

A S. E. Rev.maCard. Michelangelo Celesia Arcivescovo di Palermo

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Palermo, 5 agosto 1887

Eccellenza84

Mi perdonerà certamente l'E. V. Ill.ma se tuttavia a.spettando la completa rimarginazione delle ferite per l'operazione subita, mi avvalgo della presente per implorare il suo sapiente consiglio, e la sua valida protezione. Per misericordia di Dio in Valguarnera Caropepe sin'ora si gode ottima salute, ma quel Sigr. Sindaco, è tuttavia ostinato a volersi servire della sala dello stabilimento per infermeria colerosa, in caso di bisogno. Anzi, alle varie e ripetute istanze per rimuoverlo da tale concetto, risponde: che il Municipio a tale scopo erogò la cifra necessaria per abbellire detta sala, perché potesse servirsene in tutte le occasioni di ricorrenze epidemiche e contagiose. Talché un fatto cotanto riprovevole, secondo le leggi sanitarie, vuol sanzionarlo come massima, per ripeterlo in tutte le occasioni di epidemia e di contagio, fosse anche la peste bubonica.

L' E. V. vuol permettermi che, io inviandole tutti gli opportuni documenti, La supplichi di farmi ottenere un parere del consiglio sanitari o provinciale? Un giudizio cotanto apprezzabile del consiglio sanitario della Provincia di Palermo, mi darebbe animo a rivolgermi anche al Ministro, se il prelodato Sig.r Sindaco volesse tenerlo in non cale.

Un suo caritatevole riscontro mi sarebbe di gran

84 Nuova richiesta al Prefetto di Palermo.

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sollievo per continuare a cooperarmi in salute di quel povero stabilimento.

Mi creda pieno di stima ed immensa gratitudine.

Palermo, 13 agosto 1887

Ill.mo Signor Assessore85

Per opera dell'Ill.mo Sig.r Prefetto, tre anni ad dietro, io ottenni dal Ministero la trattativa privata, sulla base della perizia di apprezzo, dell'intero Palazzo di Magione che si esponeva alla vendita in quattro lotti.

Nella concessione fatta, il Ministro consentendo a tutte le condizioni della mia supplica, rimetteva però la condizione di dichiarare l'ente morale dell'opera. Essendo questo impossibile, supplicai il Sindaco Sig.r Marchese di Favara di volersi degnare di acquistarlo in mio nome, esibendomi a dare in garanzia una sufficiente cautela sopra immobili di mia proprietà. Consentì il Sig.r Sindaco alla mia proposta e d'ufficio scrisse al Sig.r Intendente di Finanza, che poteva con me conchiudere le trattative, essendo lui pronto a firmare l'acquisto in mio nome.

Le trattative arrivarono al punto che, di accordo l'Ingegniere demaniale Sig.r Maisani, e l'Ingegniere comunale Sig.r Russo, dovevano vidimare quei corpi per vedere se stavano bene in relazione all'apprezzo

85 Pratica per il palazzo Mangione (vedasi, 19 maggio 1884 e ss.).

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fatto, per venire di seguito all'atto di acquisto. In quel punto il Sig.r Marchese presentò la sua dimissione e gli Assessori anziani che lo sostituirono trovandomi io in Roma, lasciarono tanto in sospeso l'affare, che l'Intendente di, Finanza, dietro avere notificato che se in otto giorni non riattaccavano le pratiche, si sentiva sciolto dalle precedenti trattative e sarebbe passato alla vendita; vendette di fatto uno dei quattro lotti, e per fortuna quello che era come una appendice al resto del fabbricato. Dietro lungo tempo, avendo avuto notizia certa che tuttavia si sarebbe potuta ridestare la pratica, tornai a supplicare il Sig.r B.e Turrisi, il quale ha già fatto eseguire la rivista della perizia, e risultata la convenienza dell'affare, non resta che stipolare il contratto.

Avendo io notificato alla Provincia, la quale avea in questo tempo domandato l'acquisto del lotto occupato dai Carabinieri, quanto ho esposto di sopra, si è dichiarata pronta a desistere, quante volte il Municipio accerta la verità del mio esposto.

È necessario adunque, volendo ultimare questa pratica, che l'onorevole Sig.r Sindaco accerti la Provincia che quanto io ho esposto è pur vero, e che è pronto ad agevolarne l'acquisto pei poverelli colla propria firma, essendo io pronto a dare la necessaria cauzione, ed ordinare che fosse stipolata la bozza del contratto che potrà essere prestissimo legalizzato.

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Palermo, 188786

Eccellenza (Prefetto)

Privo da tanto tempo del bene di rivederLa, per una bronchite che mi sequestrò in casa, ed ora per la operazione della fistola87, vergo la presente per compiegarLe mia istanza, onde portare a compimento lo acquisto della Magione pei Poveri.

Giusto il rimasto a voce ho ottenuto dai Sig.ri Deputati: che le trattative, pel lotto dalla Provincia domandato, non fossero state spinte. Intanto ho profittato di questo tempo per riattaccare le trattative a mezzo del Municipio con l'Intendenza di Finanza, e le cose sono a tal punto, che l'unico ostacolo per firmarsi il contratto d'acquisto di tutto intero il fabbricato ad uso dei nostri Poverelli, incontra il solo ostacolo della domanda pendente della Provincia. È mestieri che la Porvincia benignamente si ritiri, perché il Municipio compia l'acquisto caritatevole in favore mio pei Poverelli, e per questo ritengo avere il favorevole voto di ogni singolo Deputato Provinciale.

La E. V. adunque, che tanto mi favorì nelle trattative col Ministero, che sono antecedente a quelle della Deputazione Provinciale, sono sicuro che vorrà compiere l'opera benefica, facendomi ottenere che la Deputazione ritiri la Sua domanda per l'unico l'otto dalla stessa preteso, e lasci che io liberamente possa farne

86 Ci manca la data precisa di questa lettera, ma la pubblichiamo qui per seguire meglio la pratica per il palazzo Mangione.

87 Operazione fatta il 12 giugno: vedi Lett., V. I, P. III, p. 72.

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l'acquisto per mezzo del Municipio, dichiarandomi sempre pronto, come pel passato, ad accogliere i Poveri della Provincia essendovi il luogo e le condizioni necessarie volute dallo stabilimento.

Mi creda con tutto rispetto.

Palermo, 19 agosto 1887

Ill.mo Sig.r Prefetto88

Per mezzo di questo Ill.mo Sig.r Prefetto ho conosciuto le informazioni prese dalla S. V. Ill.ma sulla infermeria colerosa preparata nel salone sottostante all'ospedale civico della comune di Valguarnera, per la quale appoggiato dalle leggi sanitarie mi faccio animo a muovere reclamo per evitare che si fosse importato l'asiatico male dentro l'unico stabilimento di quella comune che racchiude circa un centinaio di persone.

Nel far questo non avea altro animo che quello di patrocinare la causa della giustizia e dei Poverelli, alle mie cure affidati, senza negarmi, ove il temuto flagello visitasse quella Comune, di prestare colle nostre deholi forze il caritatevole aiuto ai. poveri colerosi, ma in locale separato dallo stabilimento, igienicamente preparato a tale scopo.

Ad evitare un si grave inconveniente pregai quell'Ill.mo Sig.r Sindaco di volere desistere dal progetto da lui ideato, ed impegnarsi a procurare altrove un lo-

88 Al Sig. Prefetto di Caltanissetta, al quale ha creduto opportuno rivolgersi direttamente per la questione della Casa di Valguarnera.

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cale assolutamente separato dall'abitato; e se questo fosse stato impossibile, era mestieri che avesse licenziato i Poveri infermi di malattie ordinarie, i Poveri vecchi, le povere vecchie e le Orfanelle, perché le leggi sanitarie non permettevano di costruire una infermeria colerosa dentro uno stabilimento.

L'effetto di questa mia lettera fu questo, che il Sig.r Sindaco mandò gli agenti municipali accompagnati dai carabinieri, fece aprire a forza il locale, sloggiò i poveri vecchi invalidi, che col suo orale permesso e non abusivamente abitavano quella sala, e avendo fatto costruire un piccolo mediante per dividere quella località dal rimanente dello stabilimento, credette già d'avere separato quella sala dal rimanente dello stabilimento, lasciando aperta la finestra di detto salone, che mette nel chiostro dello stabilimento, aperte le finestre che stanno sotto a quelle della infermeria ordinaria, e lasciando per uso dell'infermeria colerosa un cesso che si appartiene ai poveri ricoverati e che stava unito a tutti gli altri cessi dello stabilimento per l'unico condotto che va a scaricarsi in un tombino dello stradale dove si verificherebbe con massima facilità il contagio nei molti passeggieri. che continuamente vi transitano.

Dopo questo, Ill.mo Signore, credetti opportuno scrivere nuovamente a quel degnissimo Sig.r Sindaco, pregandolo a voler desistere da questa impresa non approvabile, e ciò nei sensi della più sentita amicizia, ma continuò ad ostinarsi. Per fortuna di detta mia seconda lettera trovasi la minuta che le compiego di uni-

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ta alle copie del di lui primo e secondo riscontro.Intanto che io faceva queste pratiche dirette,

questo Ill.mo Sig.r Prefetto, commosso in favore di quei Poverelli, indirizzava alla S. V. Ill.ma il mio reclamo, che ha esperimentato, ritirando le relazioni che mi sono state comunicate.

Dalla nota della S. V. Ill.ma che questo Ill.mo Sig. Prefetto mi ha fatto perven ire, rilevo che l'onorevole Sig.r Sindaco con una destrezza immensa, la questione sanitaria l'ha fatto divenire pura questione di diritto di proprietà, contentandosi di asserire che quella località è assolutamente separata dallo stabilimento, e rapportando una storia, che io smentisco cogli acchiusi documenti, viene a dichiararmi come un indiscreto pretensore che vuole abusare dei favori ricevuti per rendersi cinicamente ostile al bene di una intera comune in un frangente così terribile dell'invasione colerosa.

Mentre non è vero che io avessi domandato la cessione, che il Municipio ha fatto a particolari benefattori, che hanno ingrandito lo stabilimento con ingenti spese, anzi io ne rifiutai la cessione.

Ill.mo Sig.r Prefetto se io non fossi trattenuto là per l'interesse di un centinaio di Poveri, che in diverse condizioni il Municipio stesso mi ha affidato, come la S. V. rileverà dalla compiegata copia di deliberazione, quando m'invitarono ad accettare la Direzione ed il Servizio di quella casa, che in varie sezioni, ma in unica casa, in unico ambiente atmosferico, in unica comunicazione di latrine, raccoglie l'Ospedale civico

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per malattie non contagiose di uomini e donne, ricoveri di Poveri, che accoglie le tre sezioni di vecchi, vecchie ed Orfanelle.

Come potrà rilevare, facendosi mandare la copia della deliberazione che crea la commissione per l'ospedale, la quale è allo stesso tempo incaricata del Ricovero. Come potrei anch'io provare con gli uffici a fin ma per l'ammissione degli ammalati dei vecchi, delle vecchie invalide. delle Orfanelle.

La S. V. Ill.ma rileverebbe quanta verità ha po tuto raccogliere dalle ricevute informazioni, dalla quale si rileva che l'ospedale solamente appartiene al Municipio e che il resto mi è stato ceduto perché io raccogliessi i Poverelli di quella comune. E per mezzo di un gran numero di testimoni potrei anche provarle che il Sig.r Sindaco è stato sempre in questa strana pretenzione d'introdurre i mali contagiosi in detto stabilimento, ma è stato sempre legalmente contrastata questa strana pretesa, e l'ostinazione di vincere lo spinge a tanto, dicendo che abusivamente siasi occupata quella. sala delle suore, mentre per lo spazio di più di un anno, perché non si volle aderire a destinar quel locale per malattie epidemiche e contagiose, si ostinò a tenere i Poveri ricoverati in locale umido e mal sano, e allora si piegò a consentire che detti poveri passassero in detta sala, quando il maggior numero dei componenti la Commissione manifestarono questo desiderio accordando oralmente il permesso.

Tanto vero che dovette permetterlo, perché avendo le tante volte visitato personalmente i Poveri rico-

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verati in quella sala, non mosse affatto una lagnanza contro il supposto abuso di quella Superiora.

E che sia un impegno di dominante questa ingiusta lotta, emerge anche dalla prontezza colla quale senza curarsi di avere asserito che pel mediante divisorio eseguito, quel locale è come se fosse assolutamente separato, dice che sono io che nel caso debbo lasciare il locale per procurarmelo altrove, essendo facile invece di una sala di procurarne 10, 15 quanto bisognerebbero per lo stabilimento, e senza pensare di avere asserito, che per mancanza di mezzi, il Municipio non può trovare altrove un locale, si dichiara pronto a volermi aiutare per procurarne uno immensamente più grande e più costoso per lo stabilimento.

Signore, io avrei potuto dirigermi al Ministero, dietro un parere di questo consiglio Sanitario, se avessi l'impegno matto di vincere pel solo capriccio di superare in uno impegno.

Ma essendomi rivolto alla giustizia della S. V. Ill.ma, ho creduto di sdebbitare la mia coscienza per la salute di quei poverelli che il Municipio stesso mi ha affidato.

In quanto a noi, finché la violenza non ci strapperà dai poveri, siamo pronti a dividerne la sorte e dove l'ostinazione di quel funzionario vorrà confinarci.

Saremo anche pronti ad assumere il Servizio, ma non in quei locali dove per legge sanitaria non possono essere trasportati.

Di questa violenza siamo pronti a subirne le conseguenze, ma non a partecipare al delitto.

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Sono sicuro che la S. V. Ill.ma non metterà agli atti questa mia ultima nota, ma colle Sue savie indagini io la prevengo che non desidero affatto la menoma umiliazione di quel funzionario, che rispetto e stimo tanto e che avrebbe grandissimi numeri, se non fosse troppo caldo ed ostinato.

Palermo, 29 agosto 1887

(Incompleta)Ill.mo Sig. Prefetto (Caltanissetta)

Perdoni se le svariate sollecitudini con ritardo mi fan rivolgere alla S. V. Ill.ma per mettere in chiaro le circostanze che riguardano la pretesa del Municipio di Valguarnera Caropepe, che intende per massima stabilire l'infermeria contagiosa dentro lo stabilimento dei Poveri e l'ospedale civico di quella comune.

Dalla pregiata Sua del 3 volgente diretta a quest'Ill.mo Sig.r Prefetto, e da lui trasmessami in originale, rilevo che del mio reclamo sull'infermeria colerosa di Valguarnera si è voluto fare una questione di diritto di proprietà, mentre in fatto è una esigenza di pubblica salute.

Io non contrasto a quel comune alcuna parte del locale destinato ai mendici, agli orfani, agli ammalati. Chiamato ripetutamente a prestare caritatevole assistenza a quegli infelici, accettai, e fin dal milleottocentottantadue si è procurato di provvedere ai loro bisogni nel miglior modo possibile.

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Tutto si è fatto d'accordo col Municipio, nel cui nome una speciale Commissione ha diretto e dirige l'andamento di tutto intero quell'Istituto. L'occupa. zione stessa della sala, che ora si vuole destinare a Lazzaretto pei colerosi, non fu fatta abusivamente, ma con orale permesso del Sig.r Sindaco, il quale, venuto spesso a visitare i vecchi ivi ricoverati, non ha reclamato giammai contro il supposto abuso.

Sig.r Prefetto, non è punto questione di proprietà, è imperioso bisogno di tutelare quel molteplice Istituto, che mi ha mosso a pregare quel Sindaco a desistere dal suo progetto. Anzi mi permetto soccartarle qui una lettera a lui diretta in proposito, affinché Ella si persuada delle intime ragioni che mi muovono.

Le fo considerare come le precauzioni usate dal Sindaco non valgono a rimuovere il pericolo della diffusione del contagio in quel locale. Giacché né la chiusura delle porte né il piccolo mediante che divide la sala dei colerosi dal resto dello stabilimento possono bastare, quando si sa che una finestra di detta sala mette nel chiostro dello stabilimento, ed altre finestre vi sono aperte sotto quelle che appartengono all'in fermeria ordinaria; ed inoltre per la sala dei colerosi non vi è che un cesso comune cogli altri dello stradale.

Se questo sia isolamento, se risponda alle esigenze sanitarie prescritte da pertutto, la S. V. I. può bene giudicarlo. E posto l'eventuale caso di dover usare come lazzaretto quella sala, come potrebbe preservarsi il resto dell'Istituto, dove albergano un centinaio di vecchi? Mi si dirà, in tal caso: uscite fuori, e portate

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altrove i vostri poveri, le orfane, gli ammalati comuni; il Municipio vi presterà il suo valevole appoggio.

Quegl'infelici, Sig.r Prefetto, sono veramente miei, perché la carità mi lega loro, ma essi non son meno del Municipio di Valguarnera, che mi invitò ad ospitarli, e. che in ogni caso deve provvedere alla loro tutela. Ma io non so come potrebbe tutelarli facendoli tutti sloggiare da quel locale, in un disastroso momento di epidemia, per racchiuderli in altro luogo opportuno.

Mentre si dichiara impotente di trovare altrove una sola sala per l'infermeria colerosa in sostituzione di quella legata allo stabilimento. Ecco il vero stato della quistione, ecco ciò che mi ha mosso a reclamare.

Io non mi rifiuterei nel caso temuto, di prestare. ogni assistenza anche ai colerosi, in un lazzaretto, ove fosse tenuto secondo le leggi sanitarie; ma io sento il dovere di coscienza di provvedere agli altri infelici che mi sono stati affidati.

Ed è perciò che insisto presso la S. V. Ill.ma pregandola che nella sua saggezza trovi mezzo onde scongiurare il pericolo.

Ad ogni modo noi staremo sempre coi nostri poveri, dividendone la sorte dovunque ci troveremo costretti ad abitare e perché ho assunto l'impegno di servirli coi mezzi che il Comune e i privati possono apprestarmi;……………………………

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29 agosto 1887

Gent.mo D. Alfonso Spina89

Sia Gesù amato da tutti i cuori!L'immensa moltiplicità degli affari delle nostre

case, le assicuro che impedisce assolutamente dal potere adempiere a certi doveri che d'altronde richiederebbero per sé buona pezza di tempo; per cui Ella sarà tanto buona da perdonare il Canonico suo compare pel ritardo a scriverle, e me ancora se pure con poca prontezza rispondo alla sua del 20 corrente. E grandemente mi dispiacque leggere a che ella attribuisce il silenzio del P. Boscarini, perché quelle sue parole mi significarono l'idea assai poco favorevole alla nostra Associazione, che le si è fatto venire in mente in questi ultimi tempi, mentre mi pare che Ella non pensava così di noi tempo addietro.

Crede Ella infatti che i maltrattamenti e gli insulti, per quanto grande si fosse la miseria nostra, debbono pur nondimeno trovarci tanto lontani dal volerci sforzare a compiere i nostri più stretti doveri, che avessimo a giungere a tanto da non voler neanco rispondere per lettera a chi ci ferisce spietatamente? Per amor di Dio cancelli dal suo bell'animo queste idee, e sia anco più benevolo nel giudicarci.

Che anzi noi altro compenso non aspettiamo per i sacrificii nostri, che lo spregio e la guerra, perché questo ci promise il Signore che avremo ad aspettarci

89 Questa lettera e la seguente sono delle bozze.

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dagli uomini. E se il nostro Gesù dopo aver beneficato il genere umano fu confitto in croce, e continuamente è crocifisso nel cuore de' cristiani prevaricatori, ché meravigliarci se la contraddizione e la persecuzione ci aspetta dopo aver fatto per amor di Gesù, così poco da dir quasi niente?

E crede Ella che noi fossimo cotanto miseramente attaccaticci all'opinione nostra e alle nostre cose da volere che altri a diritto o a torto ci difenda? Non è così, Signor D. Alfonso carissimo, non è così: dappoi che null'altra cosa ci ha mosso a metterci di fronte a cotesto Municipio, che la giustezza della causa per cui combattiamo. E godo altresì grandemente, della protesta ch'Ella fa, di amore ed interesse per la nostra associazione; dappoi che per questo piglierò animo a giuistificarmi in questa, facendole osservare che le ragioni da lei addotte non fanno al caso nostro per quanto io mi creda, né valgono tanto da provare che il torto sta per noi.

Che vale infatti l'osservare che le Eroine e gli Eroi del cristianesimo ch'Ella vanta a buon diritto corrono nelle battaglie a prendere i feriti, e negli ospedali a curare i colpiti da' flagelli di Dio senza sputar dubbi e difficoltà? Certo noi non riputiamo dubbi e difficoltà per scampare da un qualsiasi pericolo, ma solo mettiamo avanti delle ragioni per far sì che non si nuoccia alla vita di cento, per provvedere ad un solo, cui in mille altre maniere potrebbesi sovvenire. Ella dice che molta meraviglia e sorpresa recò in Valguarnera la mia nipote la quale disprezzando la morte stava le ore in-

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tere abbracciata con la giovinetta Lamantiá colpita di etisia; ma in questo mia nipote non fece alcunché di straordinario al nostro Istituto, dappoi che le nostre Suore, i nostri Frati, tutti noi aspiriamo ardentemente a dar la vita nostra pei nostri fratelli: né credo, che, per nostra sventura, siamo venuti meno, in qualche circostanza; al nostro dovere.

A D. Alfonso Spina

La regola del Boccone del Povero non doveva rispondere alle lettere che contraddicono le idee, anzi aspetta la contraddizione e propone tutto abbracciare per G . C. e rispondere con amorevolezza e compati mento a tutti gli oppositori etc. Epperò non si vuole e he altri mentisca perché i Superiori dell'Opera vadano in sollucchero.

Se quelle lettere sono parto dell'amore ch'egli nutre per l'opera, il cui bene grandemente gl'interessa, si possono chiamare in campo le ragioni, e vedere se è stata colpevole in questi fatti l'Istituzione.

I dubbi e le difficoltà non si sono sputate dall'Opera pel mancanza di carità, o per timore, ma per giusta legge di carità, la quale non vuole che per soccorrere un solo se ne facciano perire cento, quando d'altronde si può soccorrere quello in mille altre maniere. Mia nipote ha fatto il suo dovere, ha fatto quello cui ardentemente aspirano senza distinzione le Suore, che è esporsi a morire vittime per la carità di G.C.

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Per costruire le Baracche di Lazzaretto per le persone sospette non si desta l'ira del popolo pei pregiudizi. Quelle piccole baracche di legname si costruivano due anni or sono in tutti i paesi, perché i provenienti da luoghi sosp etti vi scontassero la contumacia.

E poi non si può trovare per tutto una qualunque casa di qualche privato posta fuori dell'abitato come in tanti paesi si fece due anni addietro? L'ospedale si avrebbe potuto costruire nel caso di sviluppo di epidemie. E quando questo non si fosse potuto fare, non si sarebbe potuto trovare un luogo qualunque isolato pei colerosi, non si sarebbero potuto curare gli attaccati anche nelle loro abitazioni come anche si fa in Palermo, adottando tutti i mezzi di isolamento che suggeriscono le leggi igieniche in tali circostanze?

Non capisco come lei voglia costringerci a rigettare un principio accettato da tutti in questi tempi, come unico mezzo per ovviare il male dato e non concesso che quei principi fossero falsi, immuni etc. lasciando di discutere su questo. E poi, quando il colera è penetrato in un luogo, in una famiglia, bisogna adoperare i mezzi per combatterlo, e se un Padre, una Madre etc. non può conservare gli altri membri della famiglia, penetrato che vi è il colera, non può dirsi crudele etc., si dirà certamente. crudele quel Padre etc., che non usa le precauzioni per impedire che il male penetri, o peggio, ve lo importa con un mezzo qualunque.

L'argomento che lo stabilimento non nacque per le orfane e per i mendici non fa, perché è sempre vero

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che in atto ivi si trovano orfane e mendici, e se al 67 si poterono ivi portare i colerosi perché vuoto, questo ora non può farsi senza grande responsabilità di coscienza.

Se nel paese vi fossero poveri colpiti di tifo, vaiuolo, scarlatina, non sarebbero certamente le suore a rifiutarsi di curarli, anzi li curerebbero con maggiore amorevolezza e carità degli altri, perché più infelici; ma ciò non toglie chequesti attaccati di malattie contagiose dovrebbero appartarsi dagli altri e impedire che gli altri ne soffrissero il contagio.

Nessuno nega che assistere i colerosi è eroismo, nessuno nega che noi dobbiamo farlo, per obbligazione stessa dell'Istituto che abbiamo abbracciato, ma non so come lei può persuadersi a volere che noi gettassimo le orfane nel pericolo della vita quando si fa tanto per liberarle da questopericolo. Se un padre sente la spinta generosa di gettarsi magnanimo all'assistenza dei colerosi, certamente avrà cura di risparmiare i suoi figli, e non li violenterà certamente per ispingerli alla morte. Se qualcuno altrimenti operasse non saprei come caratterizzare una simile azione. Si può disporre della propria vita per un motivo più alto, ma io non. so dove sia scritto che si può e si debba anche disporre della vita altrui. Non capisco quello che lei dice. Ma ciò non può essere etc.

Se bisogna gettarci nelle mani di Dio, tanto da non adoperare i rimedi che Egli stesso per mezzo dei periti nell'arte può farei sapere per iscanzare la morte, perché il Municipio vuol costruire ospedali e adope-

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rare mezzi per non fare propagare il colera? E se il Sindaco deve fare questo, perché non dobbiamo farlo noi riguardo agli infelici da noi custoditi?

Il Sindaco è il padre di codesto popolo; non lo sono io di quelle infelici orfane e di quegli infelici vecchi?

Non mi sembrano idee sue.

1887

Carissimo Compare90

Il primo del volgente settembre in questa infermeria colerosa mi è pervenuta una vostra lettera di 16 facciate, nella quale lungi di trovare uno riscontro alla mia, che l'avea provocata, trovo la istruzione di un processo contro la nostra istituzione, che voi amate tanto, ma che pure non potete fare a meno di condannarla come scandalosa, egoista e vendicativa, e perché tanti complimenti pria di me voleste fatti al P. Cusmano, avete a Lui posto l'indirizzo. Occupato tanto seriamente nell'assistenza dei colerosi che per miseri cordia di Dio e per la esatta ed ammirevolissima assistenza delle nostre Suore infermiere si sono tutti gua-

90 P. Boscarini scrive a Don Alfonso Spina in difesa di P. Giacomo e dell'Istituto di Valguarnera. C'è riportata la lettera di P. Giacomo al Sindaco.

L'originale di questa lunga lettera è di P. Giacomo, e quindi si può dedurre che la lettera fu fatta da P. Giacomo a nome di P. Boscarini; il linguaggio e le stesse correzioni confermano questa ipotesi.

Conforta pure questo mio giudizio la nota di P. Filippello nella seconda lettera inviata a Don Alfonso Spina il 14 settembre dello stesso anno.

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riti, non ho avuto tempo di potervi riscontrare, ora però che il Signore ci ha fatto la grazia di chiudersi detta infermeria, ed abbiamo un poco di tregua, per verace affetto e per l'inalterabile amicizia che vi conservo mi accingo a riscontrarvi.

Voi esordite la vostra col dirmi che non eravate in paese quando avvenne l'occupazione del salone e che ritiratovi il giorno 24 da campagna, con ritardo riscontrate la mia dell'11 agosto la quale mi avea ridestato il dolore di quel dispiacevole avvenimento che vi,era stato rapportato da P.e Alfonso, da mio zio Litteri e dalla Superiora, e conchiudete il vostro esordio rassegnandovi al divino volere che spesso permette, il male per tirarne il bene.

Poi ad onor del vero dichiarate che di questo fatto doloroso non se ne parla più forse per prudenza di non tramandare ai posteri un fatto, che dai nemici dell'opera sarà rapportato come uno scandalo, dai regitori della detta opera e dai Protettori di questa come un arbitrarialismo e dispotismo del Sindaco; e non volendovi dimettere né da parte dei nemici, ne in quella dei Protettori, tramandate ai posteri l'ardua sentenza.

Permettete, carissimo compare, che io vi faccia osservare che la vostra posizione comincia ad essere equivoca pria anche di entrare in materia, perché solo interpretando il silenzio, che da tutti si tiene, voi non sapete se dovete dichiararvi come siete protettore dell'opera. e nemico della stessa.

Ma la vostra lettera non finisce qui, anzi ora in-

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comincia, perché a questo punto voi mi domandate permesso di narrarmi la storia dell'accaduto, del quale non foste testimone, ma che avete, come voi dite, ragranellato dagli amici ed oppositori dell'opera, e dal vostro rapporto io rilevo che il Sig.r Sindaco spaventato e confuso da un tumulto popolare che volea la contumace per la provenienza sospetta, riunita la giunta Municipale e la commissione sanitaria, risolvono di mandare le persone provenienti da locale infetti nel salone del convento, e senza perder tempo a scrivere una deliberazione, a voce per mezzo di un servente comunale si manda l'ordine alla Superiora di sloggiare dal salone i Poveri vecchi, e tenersi pronta a ricevervi in detto locale cinque persone che venivano da Catania.

Che questa risoluzione dovette essere fatta in un momento di grave spavento e di terribile confusione, io non vi metto alcun dubio, il fatto stesso le dice perché nessuno dei consiglieri, che anche barbaramente si vanta di essere nemico dell'opera, avrebbe potuto pensare ad una risoluzione così ingiusta ed iniqua di costituire il Lazzaretto dentro uno stabilimento, che rac chiude ammalati, vecchi invalidi ed orfanelle miserabili, i quali per la condizione del loro assembramento, della loro salute, della loro età, della loro povertà, della loro miseria sarebbero stati come la polvere che si avvicina al fuoco. Molto meno poi l'avrebbe potuto fare il Sindaco, il quale, per la sua intelligenza ed il suo particolare affetto per l'opera ed il suo dovere diretto per la custodia paterna di quelli infelici, avrebbe

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dovuto lottare contro tutti, espropriare un qualunque fabbricato, fuori dell'abitato e assolutamente separato, per usare la dovuta misericordia agli infelici che venivano da luoghi sospetti e dar loro la dovuta assistenza ed ospitalità.

Ma voi dite che la confusione e lo spavento li spinse tanto, ed io per questo avrei saputo compatirli senza muovere il menomo lamento.

Andiamo avanti. Il servente comunale porta questa ferale sentenza alla Superiora e la Superiora risponde che senza ordine del P.e Cusmano non poteva far nulla, questa risposta accende il Sindaco all'ira e rimanda il servente con una guardia di sicurezza pubblica, intimando alla Superiora che sgombri il salone altrimenti sarebbero scesi i carabinieri a sgombrarlo colla forza; la Superiora risponde che senza ordine del Suo, Superiore non cedeva bonariamente, e il Sindaco manda i carabinieri, si mette violentemente in possesso del salone, uscendo fuori quei poveri vecchi, che nemmeno potevano alloggiarsi nella loro antica dimora, perché piena di legni; fa costruire una tabia e questa basta per custodire quei poveri infelici dal contagio del colera, e dopo avermi rapportato questo fatto inqualificabile, voi domandate: « fece bene o male il Sindaco nel far questo? fece bene o male la Superiora nel dire che non poteva far nulla senza il permesso del suo superiore?...».

Qui mi fo lecito dirvi che il fatto non fu compito in un, giorno come voi dite, ma in due, e che il Sindaco non ricevette i soli rifiuti dalla Superiora, ma le pre-

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ghiere di volerle accordare almeno il tempo di un solo telegramma, e questo stesso fu negato, e le vessazioni e le violenze furono sostenute con zelo da martire da cotesta buona Superiora. Il telegramma arrivò pria di eseguirsi la violenza, mentre i carabinieri si presentavano alla Superiora, fu spedito immediatamente all'ottimo Sig.r Sindaco, il quale dietro averlo letto diceva all'inserviente che lui non conosceva ne Superiora ne Superiori, voleva così, e così si doveva fare, e aggiungeva che noi coll'abuso ci eravamo impadroniti del salone, il salone è cosa del comune e per conseguenza non vi ha diritto nessuno.

Dietro questa risposta i carabinieri misero fuori i poveri vecchi dal salone, che nemmeno poterono alloggiarsi nell'antica dimora perché piena di legni, fecero eseguire la tabia che basta alla garanzia di ogni contagio ai poveri dello stabilimento, chiusero il portone di fuori con un catenaccio e andarono via. Questo fatto però non precedeva la domanica 10 luglio, ma il lunedì sera 11 luglio, e per conseguenza Sindaco e Consiglieri potevano riflettere a quel che facevano.

Ditemi un poco, carissimo, compare, se una tabia basta per evitare il contagio del colera, perché il Municipio non pensò di affittare una casa dove vi era maggiore isolamento, e se non potevano spendere questo danaro di affitto, che sarebbero state pochi centinaia di lire, perché non farla altrove detta tabia che si dovette fare nella casa dei Poveri?

Ditemi un poco, compare, se il popolo che mise in timore il Municipio avesse abitato dentro quello

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stabilimento si sarebbero mandati i Carabinieri per preparare il Lazzaretto in quel salone? Certamente quella famiglia, proveniente da Catania, non doveva andare ad abitare in nessuna casa di quelli che gridavano « Contumacia, Contumacia », ma dovevano avere una casa per sé; ebbene se una tabia basta per evitare il pericolo del contagio perché non facevano convincere dai carabinieri quei tumultuanti che stessero all'ordine che il Municipio avrebbe avuto cura di tenerli isolati nella loro casa, finché vi sarebbe stato timore dello sviluppo del male?

Se questo non si fa contro un popolo, che con tanta violenza e mancanza di rispetto s'impone contro la autorità col disordine di un minaccioso tumulto, perché si fa contro una povera Suora che sempre del suo dovere domanda un momento di tempo per sentire la voce dell'ubbidienza? quale principio di civiltà, di galateo, di giustizia può giustificare questo fatto?

Ma questo non è tutto. Il P.e Cusmano lo stesso giorno Il quando spedì il telegramma nel quale pregava il Sindaco di volere aspettare la lettera, che arrivava con la posta, scriveva in questi termini al prelodato Signore:

«Mi è stato telegrafato che cotesto onorevole Municipio ha deciso di formare il Lazzaretto per le provenienze sospette nel salone sottostante alla infermeria ordinaria; suppongo che questa risoluzione sia stata presa in un momento di confusione, che non abbia dato luogo a riflettere come questo si opponga ad ogni legge sanitaria, la quale inculca che il Lazzaretto de-

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ve essere assolutamente isolato e lontano da qualunque abitato. Questo pensiero si era manifestato anche nell'epidemia dell'85, ma poi fu altrove costruito. Io mi rivolgo alla Sua intelligenza e alla Sua paterna carità verso quei Poverelli, per volere persuadere gli onorevoli consiglieri a preparare altrove il Lazzaretto, ma se questo sarà impossibile e dovranno necessariamente servirsi di quella sala, io sono sicuro che la S. V. penserà pria di tutto a metter fuori di quel locale gli ammalati, i vecchi, le orfane e userà' la cortesia di avvisarmi per disporre opportunamente di ciò che mi appartiene ».

Questa lettera arrivava nelle mani del Sig.r Sindaco il giorno 12 e lo stesso in data del 13 riscontrava così91.

91 Oggetto: Locale per Lazzaretto.Valguarnera, 13 luglio 1887 Rev.mo SignoreNon ha fondamento alcuno la notizia telegrafica, data alla S. V. Rev.ma da

questa Superiora delle Serve dei Poveri, giacché questo Municipio ha stabilito il Lazzaretto, o casa di osservazione, in altra località isolata, e non già nel salone sottostante all'ospedale, destinato esclusivamente ad infermeria, nel disgraziato evento di una invasione colerica.

E perché possa questo salone, senza pregiudizio della salute dei ricoverati nell'ospizio e nell'orfanotrofio, servire all'uso cui fu destinato fin dal suo nascere, per cui questa comunale azienda si sobbarcò ad una ingente spesa, ma il Municipio ha provveduto sin d'ora al suo completo isolamento, chiudendo tutte le porte e gli andi ti che lo mettevano in comunicazione coi corpi soprastanti. Si assicuri, Rev.mo Sig.r, che la tutela dei Poveri e delle Orfanelle mi sta tanto a cuore, quanto interessa a Lei, che, a buon diritto merita il nome di Padre di tutti questi diseredati dalla fortuna, ma così come m'in teressa la salute e l'incolumità di costoro, mi corre uguale obbligo di tutelare anche quella di questi cittadini, a spese di cui fu adattato il locale, che ho dovuto fare sgombrare allo scopo su indicato, costretto dalla imperiosa circostanza che ci minaccia.

Mi creda con profondo rispetto e sentita stima.Il Sindaco: S. Arena

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Come potete da voi stesso riflettere il Sindaco comincia con dare una smentita alla Superiora, negando che si volea fare il Lazzaretto nello stabilimento, ma con questo conviene esser giusto che lo si facesse il locale isolato e poi non so se per aggiungere il disprezzo al sopruso, o perché tuttavìa durava nello smarrimento del tumulto, continua a dire che nel salone si prepara l'infermeria colerosa, e ciò perché l'Azienda Municipale a questo fine avea sostenuto una ingente spesa.

Conviene che il Lazzaretto deve essere isolato dall'abitato, e conchiude che l'infermeria colerosa può farsi dentro lo stabilimento, mercè una prodigiosa tabia che distrugge la possibilità del contagio...

Qui io domando a voi: fu per lo smarrimento cagionato dal tumulto del popolo che il Municipio pensò d'invadere forzosamente il salone per ricevere. nello stesso giorno le 5 persone che arrivavano da Catania come in luogo di osservazione? O avevano, smarrito la testa tanti anni addietro quando non vollero permettere al Sig.r D'Amico, che avesse adattato quella sala pei poveri ricoverati, e deliberarono di gravare l'Azienda comunale dell'ingente spesa per farne una infermeria sola in caso di malattie contagiose ed epidemie che?

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Ma giacché come asserisce il Sindaco, la Superiora mentì quando mi comunicò per telegramma che si volea fare ivi il Lazzaretto, quale ragione avea il Sindaco di non accordare il tempo per aversi dal Superiore una risposta telegrafica, con quale moralità e civiltà si procede con tanta violenza contro le Suore e Poverelli?

Qui voi state muto non sapendo biasimare o lodare né il Sindaco né la Superiora, ma che siete pure spaventato dal tumulto? o le vostre idee sono del tutto cambiate? E non ricordate Voi che quando il P. Cusmano intese dal Sindaco che quel salone volea destinarsi a quell'uso la disapprovò, perché contraria ad ogni giusto criterio, ed opposta ad ogni legge sanitaria, ed il Sindaco dispiaciuto delle giuste opposizioni del P. Cusmano e non volendo cedere ai Poveri ricoverati quella sala, andò a trovarlo in convento nelle ore vespertine per farvi passare l'infermeria degli uomini e lasciare la corsia di sopra per le sole donne?

Voi foste presente tanto al discorso fatto al municipio, quanto a quello fatto in convento, ed io vi ricordo che il P.e Cusmano a questa seconda disposizione del Sindaco opponeva:

1° che non vi era necessità di mettere gli uomini infermi sotto e lasciare le sole donne sopra, perché il numero degli ammalati capiva commodamente in quella infermeria;

2° perché il locale di sopra era più salubre di quello di sotto;

3° perché il locale di sopra era decentemente diviso e bene adattato;

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4° perché il servizio avrebbe richiesto maggior numero d'infermiere, e gli ammalati per ricevere una tazza di brodo l'avrebbero avuta fredda per la distanza della cucina e tante altre ragioni che ora non ricordo.

Ma con tutto questo il Sindaco non volle accordare l'uso di quella sala pei Poveri ricoverati, dicendo che avea scritto al Ministero che dovea servire per infermeria, e se veniva una visita trovando ivi gli invalidi, avrebbe potuto rimproverarlo, e non valsero le ragioni del P.e Cusmano il quale diceva: «Ma i vecchi, per la stessa vecchiaia non sono essi ammalati, non hanno essi il bisogno di stare sempre a letto, e, poi, se viene una visita e trova vuoto quel salone, non è peggior cosa che trovarlo occupato dei poveri vecchi? Pure voi in quel giorno consolaste il P.e Cusmano dicendogli che avea ottenuto molto in quel giorno dal Sindaco, avendolo dissuaso di farne uso per malattie contagiose, e che essendosi contentato per ora di lasciarlo libero, a poco a poco si sarebbe piegato di concederlo pei Poveri vecchi. Le vostre parole si verificarono ed il salone col di lui permesso fu occupato dai Poveri ricoverati.

Oltre ciò, voi ricordate al certo che nel colera dell'85 il PadreCusmano mi fece venire, o meglio mi fece restare costì, ed il principale motivo fu questo, per evitare che quel locale fosse stato destinato per Lazzaretto o per infermeria colerosa. E tutte queste cose vi erano note e le vostre idee erano uguali alle mie.

Ora, carissimo compare, come va che vedete le

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Cose diversamente? È forse questo per la ingente spesa fatta dal Municipio in quella sala, mattonandola con mattoni di Bergamo e costruendo il cesso coi marmi?

Ma la spesa di 3 o 4 mila lire dà il diritto al Municipio di violare le leggi sanitarie, d'importare il colera nello stabilimento? e forse non sarebbe bene impiegata, facendola servire pei Poveri vecchi? Voi dite che il nostro rifiuto ci fa accusare di tradimento.

Fu forse Padre Cusmano interrogato dal Municipio pria di fare la spesa in quel locale, che sin da principio destinava per infermeria colerosa e per questo la mattonava di mattoni di Bergamo e vi costruiva il cesso coi marmi, e P.e Cusmano consentì, ed ora fa il tradimento di aver fatto fare questa ingente spesa, negandola per quest'uso? o è stato il Municipio che trattando l'Istituzione come persone di servizio, crede potere disporre di tutto e di tutti nelle sue ingiuste e mal calcolate pretese, senza tener conto delle buone regole dell'ospitalità e della giustizia?

Voi dite che il nostro rifiuto ci accusa di egoismo, perché colla scusa di custodire i Poveri vogliamo esentarci dal servizio di colerosi per evitarci il contagio. Ma questo è smentito dal fatto, perché le nostre Suore qui sono state a servire l'infermeria colerosa come mi trovo avervi scritto di sopra. È smentito ancora dalla seconda lettera del P.e Cusmano, diretta al Sindaco che quindi trascrivo.

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Palermo, 15 luglio 1887

Ill.mo Sig.r Sindaco92

Venuti ad impiantare costì una casa di Misericordia, dove si è avuta cura dei Poveri infermi d'ambo i sessi, dei Poveri vecchi d'ambo i sessi, resi invalidi al lavoro proficuo, delle povere orfanelle abbandonate. per custodirle ed istruirle in. maniera da potersi procacciare da vivere, e poter essere buone madri di famiglia, dei Poveri esterni, pei soccorsi ch'è riuscito possibile il dare; ritengo che uno accordo caritatevole dovrebbe far trovare alle Suore uno scudo, una protezione nell'autorità locale, che le ha chiamate ad operare il bene, perché maggiormente si dilati la loro operosità secondo le norme del proprio Istituto.

Se questo è utile, anzi necessario, in tempi tranquilli, molto più nel caso assai imponente di una epidemia, o di un qualunque altro flagello che visita minaccioso un popolo intero.

Nell'amara congiuntura in cui versiamo, io scongiuro e deploro, quanto il colera, il disaccordo che ha rotto il legame necessario, che legare dovrebbe la Sua Autorità paterna all'attività caritatevole delle Suore, che, secondo le norme della loro Istituzione, vorrebibero prima lasciar la vita che mancare al sacro dovere di prestarsi in aiuto dei Poverelli di. G. C.

La Superiora chiedeva soltanto un tantino di tempo, per mettersi in regola coll'ubbidienza, onde po-

92 Stampata: Lett., V. I, P. III, p. 160; ma la ripubblichiamo perché in questo contesto farà più luce alla storia.

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tersi prestare alle esigenze del momento, ed io fui pronto a riscontrare per telegrafo, e scrivere alla S. V. Ill.ma per la posta, ma i carabinieri, per suo mandato, avevano compiuto la missione di sloggiare i Poveri vecchi per preparare il Lazzaretto (così allora si dicca) per le provenienze sospette.

Avrei mille argomenti per provarle la stima ed il rispetto verace che mi legano alla Sua degna persona e come individuo e come autorità del paese, ma è saero il dovere della giustizia, e respinti dalla S. V. i rapporti dell'amicizia e della paterna protezione, fui costretto ad informare l'autorità competente per esaminare il caso e disporre il da fare.

Se le leggi sanitarie non permettono che il Lazzaretto fosse in rapporto all'abitato, come la S. V. può persuadersi che possa impiantarsi dentro uno stabilimento l'ospedale dei colerosi? che vale che muri le porte? restano le finestre! resta la comunicazione dei cessi! resta l'ambiente atmosferico dello stesso abitato. e tutti quei veicoli incalcolati ancora dalla scienza! pei quali, ad onta di ogni sorveglianza, di ogni rigore sanitario, restano deluse le migliori speranze.

Si cerchi adunque di dare il vero aiuto al Povero, servano i Carabinieri per tutelarci dai malfattori, per custodire l'ordine nell'operare il bene, e non per spaventare le creature che si dedicano ad essere martiri della carità, anche difendendo la giustizia.

Faccia la carità, Sig.r Sindaco, di procurare altro locale, tutti i mezzi di cura e disinfezione, un medico, un cappellano, e le stesse Suore che si negano ad ac-

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cogliere i colerosi dentro lo stabilimento, dove sono obbligati a custodire tanti ammalati, tanti poveri vecchi invalidi, tanti infelici orfanelle, voleranno a chiudersi coi Poveri colerosi, a fare il sacrificio della loro vita per poterli salvare, prestando loro tutti gli aiuti che la religione e la scienza suggeriscono in tali momenti.

Lei mi dice che io sono il P.e dei Poveri, ed io le dico che lei è Padre d'un popolo intero, dal quale i Poveri non vanno esclusi.

Sono questi i momenti in cui il Municipio deve prestarsi ad ogni aiuto e per tutti, perché il bene dello stesso individuo è bene comune.

Qui vi sono 6 ospedali, ma pei colerosi si è cercato il 7 fuori l'abitato. Vi sono molti stabilimenti, conventi e Monasteri, ma nessuno ha pensato di stabilirvi né Lazzaretto, né infermerie colerose, perché deve farsi costì questa casa nell'unico stabilimento dove si raccoglie tutta la miseria e l'infelicità del Paese?!

Leviamo questi malintesi, Ill.mo Sig.r Sindaco, e stendiamoci la mano per aiutare gl'infelici. Io dico questo, parlando sempre da amico e da buon Servo Suo. Prepari altrove il locale e saremo insieme ad aiutare i Poveri colerosi. Se poi nella sua autorità non crede di accettare le mie preghiere e le mie offerte, io la rispetterò sempre, com'è mio dovere, ma non posso transigere cogl'interessi dei Poveri alle mie cure commessi.

Smentito dal Suo telegramma diretto al Prefetto di Caltanissetta, per l'equivoco di Lazzaretto e Ospe-

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dale di colerosi, bisognai comunicare la Sua stessa nota, ed ora parteciperò anche questa mia lettera. Dico questo per conservare verso di lei i sentimenti della più verace amicizia, e perché io non mi sono opposto per nuocere alla Sua persona, ma per adempire al mio dovere verso quegl'infelici che la S. V. stessa mi ha affidati. Avendo fatto questo, ho fatto tutto, il resto è la Provvidenza che deve disporlo per l'ordine dei Superiori, che debbono avere il lume di Dio nell'amministrare la cosa pubblica, a me non resta che dividere la sorte dei Poveri ai quali per G. C. ho consegnato la mia vita.

Mi creda con profonda stima e rispetto.Ditemi, caro compare, dopo questi documenti il

nostro rifiuto è tradimento? è egoismo? o sono queste calunnie, intemperanze che mostrano la poca urbanità e giustizia nel nostro paese?

Fin qui però, caro compare mio, avete fatto come Pilato avete condannato, lavandovi le mani, il povero P. Cusmano e l'Istituzione. Ma in quel che segue non fate così.

Voi seguitate dicendo:«E ditemi, carissimo compare, cosa avreste fatto

«voi, il Re Cusmano ed anco il Papa? Per altro non«si trattava d'altro che di semplice contumacia di per-«sone che venivano da Catania? E ditemi cosa avre-«ste fatto voi, o P. Cusmano, che si sarebbe ritrovato«Sindaco se avesse inteso in quel momento che av-«venne quel fatto, che non cinque persone sospette,

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«ma attaccati di colera provenienti da Catania erano«alle porte del paese in pericolo di morire? Per ti-«more di contagiare i racchiusi nello stabilimento, vi«sareste rifiutato a farli entrare nel salone per farli«morire come cani esposti al sole, oppure avreste avu-«to i coraggio di farli mettere in qualche stamberga«del vicino paese?«Possibilmente io, che non mi ho la carità di«G. C., avrei operato da barbaro e pagano, ma voi,« o P. Cusmano li avrebbe fatto entrare nella vostra«stanza e senza tema avreste dato il letto, e la vostra«vita ».

Qui, carissimo compare, le vostre idee mi fanno perdere la bussola, mi fan venire il mal di mare alla testa, e vorrei passarmene senza più riscontrare né questo né i capitoli che seguono, ma la nostra amicizia mi incoraggia a mettere l'opera mia per condurvi nel giusto sentiero e lodando sempre il vostro cuore ben fatto, non prendo nulla in pregiudizio ed offesa, ma cercherò solamente di raddrizzare le idee.

In questo lungo periodo voi volete scusare il Sindaco, ma questo P.e Cusmano lo fece spontaneamente calcolando la confusione del momento. La vostra ipotesi non regge perchè né il Sindaco decise di portare in casa propria i supposti colerosi, né Padre Cusmano si è negato di pigliarli seco per usar loro tutta la carità. Ma il Sindaco per non riceverli nel paese li mandava allo stabilimento, e P.e Cusmano diceva questi Poveri son pure vostri cittadini e per conseguenza avete pure l'obbligo di custodirli, datemi un altro locale ed io penserò ad averne cura.

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Se P.e Cusmano poi fosse stato il Sindaco, sin dal momento che si pensava di far sostituire il Municipio al Sig.r D'Amico per riattamento del salone, avrebbe invece lasciato fare a quel benemerito Protettore detta sala pel servizio dei Poveri vecchi, ed in caso di bisogno, per gli ammalati ordinarii, ed in altro terreno separato, con quello stesso danaro o con qualche altra cosa dippiù avrebbe fabbricato una infermeria per le malattie di contagio, come fanno in tutto il mondo, con divisione di uomini e donne e con tutto il necessario a portare bene al servizio, e dove all'imprevista fosse stato sorpreso dai colerosi catanesi, cosa impossibile ad un preveggente ed istruito Amministratore avrebbe espropriato una casina isolata di campagna, ed ivi organizzato il servizio in un momento senza conimettere l'ingiustizia di salvare la vita di cinque con esporre cento alla morte. La virtù cristiana, carissimo compare, educa ad operare il bene col nostro sacrificio, e quando questa virtù si possiede sino all'eroismo, si arriva ancora a dare la vita pel bene del proprio nemico, ma questa virtù si ottiene dalla grazia di Dio, ed ognuno di noi per possederla deve molto travagliare nello spogliamento di se stesso per acquistare tanto amor di Dio e del prossimo da poter copiare in se G. C., vita nostra. Ma non dava nessuno il diritto di pretendere l'altrui sacrificio pel proprio vantaggio, o peggio, pel proprio capriccio, e peggio ancora, col danno dei terzi.

In questo caso lo stupido e strano sofferente si farebbe anche reo dell'altrui delitto.

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È gran virtù che uno si presenti a sacrificare la propria vita per salvare quella di un altro, ma è grande ingiustizia sacrificare la vita di un altro pel proprio vantaggio, e peggio, esporre la vita di un'intero stabilimento per non procurare un altro locale.

Da quanto vi ho detto certamente vi convincerete che non fate bene a dire che il Sindaco non è degno di tanto biasimo, ed è assai curioso che non credendolo degno di biasimo per l'importazione del colera dentro lo stabilimento, poi, lo vogliate condannare pei modi coi quali è stato sempre consueto a trattarvi.

Questo è semplicemente effetto del suo carattere caldo ed impetuoso, ma quello è una violazione di legge e di giustizia e di carità e di tutto, e tanto più terribile quanto più ha trovato delle giuste, e ragionevoli opposizioni, e quanta maggiore sarebbe stata la espropriazione di una casina isolata, per la quale nemmeno avea bisogno di pronto danaro, ed avrebbe trovato maggiori commodi per l'esattezza del servizio, che non poteva trovare in un solo salone, dove ad un tempo dovea mettere uomini e donne, infermieri ed infermiere, medico, cappellano, farmacia, disinfettanti, cucina, ammalati, morti etc. etc., non volendosi mettere in aperta comunicazione con tutto lo stabilimento.

La maggiore urbanità e convenienza nel di lui procedere non avrebbe mutato l'ingiustizia dell'esecuzione, e chi, per amore della giustizia, si oppose finché fu possibile, colla forza si sarebbe anche opposto con la delicatezza dei modi.

Del resto della vostra lettera permettete che io mi

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astenga di continuare il riscontro; entra in materia che senza il vostro buon cuore e la vostra retta e sincera intenzione potrebbero calcolarsi come offesa e calunnia diretta contro il P.e Cusmano e l'Istituzione, non solo, ma contro la regola e i sani principi del S. evangelo; io l'ho inteso parlare sempre del tema da voi accennato, ma non nel modo come voi l'avete espresso, e vedo giornalmente quanto gran bene opera l'osservanza della S. Regola; sta bene operare sempre con l'umiltà e la mitezza cristiana, e questo come avete potuto rilevare dai documenti inseriti e dall'esposizione storica del fatto si è usata; anche la stessa Superiora scrisse a mia Matrina per intercedere presso il Sindaco e liberare i poverelli dall'inculcato flagello, ma tutto è stato vano e i doveri di giustizia non possono trascurarsi per timore del proprio danno o per rispetto umano. Bisogna soprattutto aver cura di star bene dinanzi a Dio e non dinanzi agli uomini, che trovarono anche da dir male di G. C. e portarlo alla morte della croce posponendolo anche a Barabba.

Io però non so capire come voi che sempre avete diviso le mie idee, ora vedete le cose diversamente, e come applicando principi che insieme abbiamo inteso dal P. Cusmano e che tanto profitto hanno recato alle anime nostre, venite ora a conseguenze così strane ed opposte, e vi mostrate molto inclinato a giudicare l'opera nostra come la giudicano i nostri nemici: quelli perché la vorrebbero distrutta e voi perché vorreste farla risorgere dall'errore dei tradimenti, degli scandali e dalle vendette, alle quali si è abbandonata per

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mancanza di carità e per lo spirito di egoismo, al quale intieramente sembravasi che siasi abbandonata.

A questo mirano le dette vostre maniere nell'accusare rei di tante mancanze e il P.e Cusmano e la regola, vorreste ricondurci a migliore osservanza. Ma i fatti non sono andati come voi avevate capito.

Ma il ricorso fatto al Prefetto di Caltanissetta non fu scritto da P.e Cusmano, fu prodotto dalla lettura che questo Sig.r Prefetto fece della lettera del mio caro Padrino, dove si era andato per consiglio, e tanto lui che la commissione sanitaria di questa dissero che l'introduzione delle malattie contagiose dentro uno stabilimento sono da impedirsi, anche ricorrendo al Ministro; Padre Cusmano fu costretto a manifestare la verità delle cose al Prefetto di Caltanissetta quando dalle informazioni date da cotesto Municipio, le cose non si trovarono più nella linea della verità, per non restare colla taccia di calunniatore.

Egli, però, è al par di me dolentissimo che il Sindaco ancora non pensa di volere aggiustare questa partita colla amicizia che dovrebbe legarli allo scopo di operare il bene, e sarebbe pronto a qualunque umiliazione ed anche a qualunque interesse, raccogliendo di porta in porta la somma dal Municipio impiegata, perché si togliessero dalla mente il pensiero dell'infermeria contagiosa dentro lo stabilimento, e permettessero che sin da ora si cominciasse a preparare un locale adatto ed isolato nella vicina campagna, in quelle maniere che le leggi sanitarie prescrivono.

Se voi v'impegnerete a questa buona opera, con-

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tate sul Padre Cusmano che farà ogni sacrificio per riuscire allo scopo, e salveremo il paese senza condannare alla morte i Poveri dello stabilimento.

Il colera oggi più che mai è italiano, e l'avremo spesso con noi; pensare a questo è un dovere principalissimo dell'amministrazione comunale, ed il pretenderlo dal P.e Cusmano non è né odio, né egoismo, né vendetta, ma è un sacro dovere che in nulla si oppone all'umiltà e alla mansuetudine che ci insegnò Gesù Cristo; quando saremo di presenza torneremo meglio su questo argomento e vi farà vedere per minuto lo sbaglio di questi raziocini, ma per darvi una idea generale vi dico, caro compare, che nostro Signore G. C. visse trentatrè anni in mezzo agli uomini, e la Scrittura ci dice che si trovò come in un covile di fiere, piire come voi ben dite, e insegnò la mitezza e l'umiltà del cuore. Però questo non proibì a G. C. di rimproverare le ingiustizie e le iniquità degli uomini, né di confondere colla Sua dottrina i dottori della legge, né di cacciare dal tempio i profanatori, né di sottrarsi col rendersi invisibile dalle loro ingiuste violenze. Solamente quando arrivò il tempo che dovea consumarsi il gran delitto, che ad un tempo dovea mostrare la grande iniquità degli uomini e la gran misericordia di Dio disse: « Haec est ora vestra et potestas tenebrarum », e si consegno in mano dei suoi nemici sino alla morte e alla morte della croce.

S. Paolo, apostolo di G. C. e della Sua carità, non lasciò di sfolgorare le false dottrine di Simone Mago, e di confonderlo coi Suoi miracoli, non lasciò di difen-

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dersi dalle calnnie degli Ebrei, né di appellarsi a Cesare per ottenere la Giustizia e conservare se stesso in vita per la salute delle anime.

Carissimo Compare, mettiamo a posto le idee e non gettiamo inutilmente le nostre parole. Il colera è un flagello di Dio, ed inutilmente si cerca di sfuggirlo, se Dio non ci custodisce, ma questo che importa che possiamo portare ovunque il contagio senza scrupolo di coscienza? ma questo che importa che chi è obbligato a custodire le persone a lui affidate, deve permettere che il contagio gli sia inoculato anche a violenza?

Se questa stravaganza puo adattarsi come principio di moralità, perché il Sindaco, la Giunta municipale, il consiglio sanitario, tutto il paese vuole che si porti nel salone dello stabilimento e non s'introduca in paese? Perché nel volersene loro liberare, vogliono sacrificare i Poverelli e questo non reca scandalo? E il desiderio delle Suore che col loro sacrificio di vita vi dicono portiamoli in altro locale, e li assisteremo noi, e questo reca scandalo a tutto il paese? State sicuro, carissimo compare, che il proprio interesse, che è in ognuno di noi, forma in atto questo strano giudizio; quando saremo tranquilli, si ricrederanno tutti, e finirà come l'affare della povera orfanella, che si volea fare consegnare a forza a quella donna, dalla quale si era levata per motivi gravissimi.

La resistenza della Superiora allora sembrò uno scandalo, poi si conobbe essere stata una giusta difesa dell'innocenza.

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Io suppongo che il primo sarete voi che apprezzerete le cose così, e per conseguenza aspetto questo momento e poi ci parleremo.

Semplicemente torno a riflettere che, se il Signore avesse castigato il nostro paese, e in quella unica sala fossero stati trasportati i poveri colerosi, come sisarebbe dovuto fare per la divisione di uomini e donne, come per gli infermieri e le infermi ere etc.

Sono cose non pensate, non calcolate sotto tutti i rapporti, che resi di ragione pubblica farebbero vergogna al nostro colto paese e giustificherebbero lo scandalo che voi pure dite essersi dato dall'Istituzione e dal P.e Cusmano in principale, che educa le Suore all'ubbidienza in cose di sì lieve importanza.

Il P.e Cusmano vi ossequia tanto con tutti di vostra degna famiglia e vi prega di presentare i suoi rispetti a tutti gli amici e conoscenti, particolarmente al Sig.r Sindaco che in nulla ha inteso agire contro di lui, che stima e rispetta tanto, ma solamente ha desiderato e desidera che quella sala fosse tolta dalla infausta destinazione, cooperandosi anche lui a preparare un altro locale, e per tutti gli eventi, gli chiede scusa di qualunque cosa che gli ab bia recato dispiacere.

Da parte mia non posso dirvi quanto mi è dispiaciuto questo avvenimento e per la cosa in se stessa e pei dispiaceri di P.e Cusmano, di mio Padrino e delle buone Suore.

Speriamo però che il Signore faccia presto per vostro mezzo accomodare le cose e che tutto finisca in bene.

Vi abbraccio caramente ...

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Agosto 31, 1887

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Aggiungo qui due parole per assicurarle delle

buone notizie del nostro paese, dove da tutti si dice che il male sia minore e che nelle nostre case si goda buona salute, meno l'orfanella Marietta Mareschi; è stata disturbata un poco e ha fatto angustiare con la diarrea ed il vomito, ma di quanto ne ho inteso, ora è meglio. Preghiamo e speriamo.

La sua promessa l'adempirà quando io sarò costì, non perché io non fossi guarito dalla fistola, ma perché non posso espormi ad un viaggio. Mi congratulo che le ammalate sono già guarite e che le postulanti o aspiranti anelano il momento. Preghino esse il Signore che presto ci. liberi dal male e poi ci parleremo, perché vi è qualche difficoltà che deve rimuoversi. Non posso prolungarmi perché debbo fare altre lettere.

La benedico nel nome del Signore, con tutte le Suore e le Orfanelle.

Suo P.in G.C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Palermo, 8 settembre 1887

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!È dolorosa la notizia che io debbo darle, ma pure,

è piena di celesti consolazioni. La buona Suora Bri-

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gida per la quale abbiamo pregato tanto ottenne la grazia di volare al cielo piena di meriti per le sue rassegnate sofferenze. Venerdì al tocco della prima campana che ricordava la morte del nostro Santissimo Redentore volava al cielo quell'anima benedetta per unirsi eternamente al suo divino Amante per cui solamente aveva sospirato sulla terra. La comunità tutta è desolata per sì grave perdita mancandole inaspettatamente un sì bello tipo di virtù e di osservanza che molto promettea pel suo buono esempio e pel suo verginale candore; ma pure porta la sicurezza d'avere un altro soggetto al cospetto di Dio che può tanto bene patrocinare la causa della nostra Istituzione, tanto da lei amata, e dei Poverelli. Procuriamo di imitarla nella santa virtù e non lasciamo intanto di pregare requie per l'anima di lei.

Tutti bene, domani si canterà il Te Deum per disposizione di Sua Em. l'Arcivescovo.

Non posso più prolungarmi.La benedico con tutti.

Suo Padre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Palermo, 14 settembre 1887

Carissimo Compare93

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Dopo tanto aspettare ho ricevuto una vostra gra-

93 Lettera scritta da P. Giacomo per conto di P. Boscarini, diretta a D. Alfonso Spina (P. Filippello).

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ditissima che non è affatto un riscontro alla mia lettera, né un'eco delle vostre antiche idee sulle attuali emergenze. Se ben vi ricordate quando il Municipio volle sostituirsi al Cav. D'Amico per l'adattamento del camerone, si teneva da tutti avesse potuto servire per dormitorio dei Poveri vecchi ricoverati, e voi ancora eravate a dividere la stessa idea. Dopo che fu finito, s'intese l'idea che volea destinarsi per infermeria in un caso di malattia epidemica.

Questa idea appena manifestata al P.e Cusmano, fu dallo stesso disapprovata, perché contraria ad ogni giusto criterio ed assolutamente opposta alle leggi sanitarie. Di questo la prima volta che venne il P.e Cusmano, se ben vi ricordate, si occupò direttamente col Sig.r Sindaco, il quale convinto delle sane ragioni del P.e Cusmano, comunque dispiaciuto, pure conveniva che sebbene non potea impiegarsi a tale uso, pure non poteva cederlo pei Poveri ricoverati, perché avea scritto al Ministero che quella sala serviva all'ospedale e non poteva invertirla ad altro uso; né valsero le preghiere per persuaderlo che quei poveri, per la stessa vecchiaia, erano ammalati, e che il Ministero, semmai fosse venuta una visita, sarebbe rimasto più contento di trovarvi i poveri vecchi, invece di trovarlo. vuoto. Di tutto questo voi ne dovreste conservare memoria, e dovreste pensare ancora che alle ore vespertine dello stesso giorno, il Sig.r Sindaco recatosi all'ospedale, proponeva al P.e Cusmano di passare gli uomini ammalati nel salone, e lasciare la corsia di sopra per le sole donne, e P.e Cusmano dovette stentare un mo-

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mento perché questo progetto avesse avuto esecuzione, quando gli ammalati fossero stati in tanto numero da rendersi insufficiente la sola corsia di sopra e ciò per la maggiore esattezza del servizio, giacché sarebbe stato necessario di raddoppiare il personale del servizio così pel giorno che per la notte, essendo in punti così lontani e dovendo girare quasi tutto lo stabilimento per portare una tazza di brodo, collo scomodo delle scale. Ed io vi ricordo che quando il Sindaco desistette da questa seconda pretesa, voi eravate lieto, perché a poco a poco speravate che il Sindaco si fosse persuaso di far servire quella sala pei poveri ricoverati, che tanto male passavano i giorni nel locale malsano dove si trovavano.

Oltre ciò voi ricordate al certo che nel colera dell'85 il P.e Cusmano mi fece venire, o meglio mi fece restare costì, ed il principale motivo fu questo, per evitare che quel locale fosse stato destinato per Lazzaretto o per infermeria colerosa. E tutte queste cose vi erano note e le vostre idee erano uguali alle mie. Ora, carissimo compare, come va che vedete le cose diversamente e che applicando principii, che dite avere ricevuto da P.e Cusmano con tanto spirituale profitto dell'anima vostra, vi trovate a conseguenze tanto opposte? A dire il vero nella nostra confidenza ed amicizia dalla vostra lettera io non ricavo altro che essendo cambiati i vostri convincimenti, procurate con mitezza, e servendovi d'ogni argomento, che possa o no servire al vostro scopo, venire alla conchiusione che la nostra istituzione non pratica i principi che profes-

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sa, ciò che reca tanto scandalo, e ritenete che si combatte l'infermeria colerosa dentro lo stabilimento, non per principi di giustizia e di carità verso quei poveri infelici, che sono stati affidati alle nostre cure, ma per volere custodire le nostre persone. E non contento di aver detto tanto poco, aggiungete che abbiamo voluto vendicarci ricorrendo contro il Sindaco all'autorità del Prefetto, mentre con una parola amica e sottomessa si sarebbe potuto ottenere assai di più, senza scandalizzare un popolo che si sente predicare la carità ed il perdono, mentre si vede praticare l'egoismo e la vendetta.

Sentite, caro compare, nostro Signore G. C. visse trentatrè anni in mezzo agli uomini e la scrittura ci dice che si trovò come in un covile di bestie feroci, pure insegnò a noi la mitezza e l'umiltà del cuore. Però questo non proibì a se stesso di rimproverare le ingiustizie e le iniquità degli uomini, né di confondere con la sua dottrina i dottori della legge né di cacciare dal tempio i profanatori, né di sottrarsi col rendersi invisibile dalle loro ingiuste violenze. Solamente quando arrivò il tempo, che dovea consumarsi il gran delitto, doveva ad un tempo mostrare la grande iniquità degli uomini e la infinita misericordia di Dio, disse: «Haec est ora vestra et potestas tenebrarum» e si con.segnò in mano dei suoi nemici, e come agnello portato al macello la Sua bocca giammai non si apri.

S. Paolo apostolo di G. C. e della Sua carità, non lasciò di sfolgorare la falsa dottrina di Simon Mago e di confonderlo coi suoi prodigi, non lasciò di difen-

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dersi dalle calunnie degli Ebrei, né di appellarsi a Cesare per ottenere la giustizia.

Voi ignorate la storia di questi fatti. Dal pensiero di formare l'infermeria colerosa dentro lo stabilimento, alla violenta occupazione del salone passarono diversi giorni, il P.e Cusmano scrisse al Sindaco nelle maniere più umili e più amiche, ricordò gli antecedenti, pregò di procurare altrove un locale isolato, assumendo la cura dei poveri colerosi, ma prevedendo la ingiusta ostinazione, fece anche di più, disse che al Municipio non riusciva possibile di capitare altro locale isolato e doveva necessariamente servirsi di questo; allora era sicuro che l'ottimo Sig.r Sindaco avrebbe pensato di metter fuori dallo stabilimento ammalati vecchi, ed orfane, ed avvertirlo di tanto per poter dare le opportune disposizioni per le Suore, e le disposizioni certamente, sarebbero state quelle di metter tutte le Serve al servizio dei poveri colerosi, perché già sgravati dall'obbligo coscienzioso di custodire i poveri alle loro cure affidate. Sì, sta bene, ed è questo lo spirito della nostra istituzione, sacrificare la propria vita per aiutare il prossimo che languisce nelle afflizioni, ma è strano, stranissimo quello che voi asserite che si faccia bene ad uno, sacrificando un altro, che pure è stato affidato al ministero della nostra carità e cerca la nostra tutela, il nostro. aiuto. Voi che sentite così stranamente la carità e che tirate i sani principii a tali eccentricate conseguenze, oscurando tanto la nostri istruzione che non avete esitato di darci tanti salutari istruzioni, perché non offriste la vostra casa, i vostri

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letti, il servizio vostro e dei vostri, onde arrestare tanto scandalo? Carissimo compare, mettiamo a posto le idee e non gettiamo inutilmente le nostre parole. La violenta invasione del salone non fu fatta in un momento, vi fu la lettera del P.e Cusmano, della quale avrebbero potuto servirsi per trattare le cose con maggior calma e giustizia, invece fu di seguito a detta lettera, e al telegramma che si passo a queste misure, e allora non fù per vendetta ma per necessità che si dovette informare il Prefetto per impedire che i colerosi fossero introdotti dentro lo stabilimento. Padre Cusmano stima tanto il Sindaco che ritornò a scrivergli, e quella lettera mi commosse, ma si ebbe una seconda risposta, nella quale si metteva la vita di tutti i poveri in rapporto alla spesa fatta dal Municipio nel salone, e si trovava di minore importanza, e con parole vaghe ed inconcludenti si dicea di stare tranquilli a subire tanta ingiustizia, perché il Municipio avea pure l'interesse dei poveri .

Se io che tanto amo mio Padrino, ho avuto dispiacere di questa estrema necessità di far sapere le cose al Prefetto, non posso finire di dirlo, ma si andò dal Prefetto per avere un consiglio, e quegli si formalizzò tanto di questo procedere che non solamente volle lasciate le lettere per scrivere a Caltanissetta, ma consigliava anche di scrivere direttamente al Ministro. Questo non si è fatto perché non si vuole la vendetta che voi dite, ma che i colerosi e le malattie di contagio non vadano dentro lo stabilimento, e questo non per questa volta ma per sempre. Che meraviglia che

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il Municipio comunque povero pensi a provvedere un locale per simili sventure che possono tanto spesso visitare il paese? Si fanno debiti per tante cose, non si possono fare per questa che riguarda la vita di tutti i cittadini? Il Municipio di Palermo non lascia mezzo intentato per isolare le stesse case dove succede il colera; quello di Monreale, comunque poverissimo ed indebitato, pure ha fatto lo stesso, e costì la piccola spesa fatta nel salone, che sarebbe stata bene impiegata per levare dall'umido quei poveri vecchi, deve essere argomento per condannarli al contagio del colera!... È buono non parlarne di questo argomento finché il Signore fa conoscere a tutti la verità e la giustizia in questo affare, che anche sarebbe nocivo allo stesso paese, giacché i materiali fecali di tutto lo stabilimento vanno a piombare nel tombino dello stradale e sarebbe questo un bel mezzo il coltura dei microbi colerigeni per impestare tutti coloro che passano per quella via.

Il Municipio è guidato da persona che dovrebbe avere tutta la scienza; ha il suo consiglio sanitario e si viene a queste conclusioni che un mediante è sufficiente ad evitare dall'infezione colerosa! State sicuro, carissimo compare, che quando finirà l'urto che il demonio ha saputo suscitare finirà come l'affare della povera orfanella, che si voleva fare consegnare a forza a quella donna dalla quale si era levata per motivi gravissimi. La resistenza della Superiora allora sembrò uno scandalo; poi si conobbe essere stata una giusta difesa, dell innocenza lo suppongo che il primo sarete voi che apprezzerete le cose così e per conseguenza aspetto questo momento e poi ci parleremo.

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Semplicemente vi fo riflettere che se il Signore avesse castigato il nostro paese, in quella unica sala fossero stati trasportati i poveri colerosi, come s'avrebbe dovuto fare per la divisione degli uomini dalle donne, come per la cucina, come per gl'infermieri e le infermiere? Sono cose non pensate, non calcolate sotto tutti i rapporti, che resi di ragione pubblica, farebbero vergogna al nostro colto paese, e sotto tutti i rapporti giustificherebbero lo scandalo che voi dite che si è dato dall'Istituzione e dal P.e Cusmano, in principale che educa le Suore alla S. obbedienza in cose di tanta lieve importanza.

Palermo, 21 settembre 1887

Gentilissimo Sig.r Alfonso Spina94

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Dopo l'Hosanna, deve aspettarsi il Crucifige

chiunque con sincera risoluzione vuol seguire il Crocifisso.

E questo è disposto da Dio, sia per avvicinare a se le anime che fedelmente lo cercano, sia per purgarle dalle loro miserie. È questo, carissimo D. Alfonso, il motivo pel quale il Signore ha voluto permettere che si fosse suscitata questa tempesta che, secondo me, non cederà se il Giona di questa barca sbattuta, che son io, non sarà pronto al volere di Dio. Ed io son pronto, o Signore, ad abbracciare la vostra Croce, ma questo desiderio che voi da molto tempo mi avete fatto sen-

94 Ancora la questione di Valguarnera durante il colera.

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tire, o mio Dio, io non so se l'ho fedelmente seguito. Da che ricevei la Sua, carissimo D. Alfonso, a me diretta, ma scritta a suo compare Can. Boscarini, io esaminai per qualche tempo la mia coscienza, ma non seppi convincermi dei torti che nella stessa mi si addebitano. Intesi il bisogno di far leggere la Sua ai miei Superiori, e trovai nel di loro parere un conforto al mio spirito troppo abbattuto, sia per le sofferenze fisiche, che da qualche tempo mi hanno visitato, sia per questi enormi disturbi morali che mi sono venuti da Valguarnera e senza motivo ragionevole, anzi per sostenere la giustizia. I Superiori, a cui giornalmente quasi do conto di tutte le cose mie, mi dissero di sollevarmi da quest'abbattimento, non solo per le amarezze passate, ma anche per quelle a venire, e ciò perché sono convinto, esser questo il mio dovere, garantire i Poveri che mi sono stati affidati; non perché gli altri che possono pure avere bisogno restassero abbandonati nella loro rovina, ma perché si procuri di aiutarli senza punto nuocere ai primi. È stato questo il mio intendimento sin dal primo momento che io capii che il Municipio volea destinare il salone ed uso di Lazzaretto, o d'infermeria colerosa, e questo io sperava dalla bontà d'anima naturale dell'ottimo Sig.r Sindaco, e dalla di lui intelligenza. Ne tentai le vie per ben due vole, ma il Signore non mi accordò la grazia di raggiungere questo fine per mezzo del prelodato Sig.r Sindaco. Consigliai per maggior sicurezza questo Sindaco, il Sig.r Prefetto, la Commissione sanitaria, e tutti mi confermarono in questo mio, dovere, anzi fu uno di

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questi che scrisse direttamente al Sig.r Prefetto di Caltanissetta, ed io mi trovo in questo rapporto senza averlo da me stesso pensato. La di Lei lettera io avrei voluto trattenerla e riscontrarla io stesso, per non fare partecipare a tanto dolore l'ottimo P.e Boscarini, ma dovetti consegnarla, e se tuttavia non l'ha riscontrata, è da credersi, che in parte il mio ritardo, in parte gli affari interessanti che lo tengono seriamente occupato, non gli avessero lasciato il tempo di scriverle. Pure io per mezzo del telefono l'ho avvertito del suo sollecito, e spero che presto le scriverà. Chiunque ha letto le sue lettere, tanto quella a me indirizzata e scritta al P. Boscarini, quanto quest'ultima a me scritta e indirizzata, interpretano di ben altra maniera di che io la comprenda. La S. V. ama l'Istituzione quanto uno di noi. La crede esposta al biasimo di tanti per questo nostro rifiuto; e non persuaso della Giustizia che ci obbliga a tanto, ci paragona alle Figlie della Carità, alle Figlie di S. Anna che si trovano ovunque nei campi, di battaglia nelle infermerie colerose e ovunque la Carità li spinga, e appena nati se fosse possibile, ci vorrebbe oltre i confini delle stesse; e per spingerci a tanto non cura anche se ci tratta come gli Amici di Giobbe!

Il nostro Istituto, carissimo D. Alfonso, non è numeroso di tante migliaia di Suore quante sono le prelodate Figlie; vi sono tante Case pronte che io non ho potuto aprire per mancanza di Suore, e i pesi che portano le nostre Suore sono tali e tanti; lavorando in tutto colle loro mani, che non possono abbandonare

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un ufficio per abbracciarne tanti. Lei non deve guardare le cose senza metterle in un profilo logico e calcolato. Quando noi saremo in tanti, quanto sono quelle benedette ed ammirevoli figlie, speriamo che il Signore ci accordi Grazia di contentare il Suo ben fatto e caritatevole cuore, non dico per emulare quelle sante e virtuose figlie, ma almeno per seguirne l'esempio, ma finché per fare una Casa ne dobbiamo abbandonare un'altra, non sarà possibile che il misero nostro nome' si spanda per tutto il mondo, come quello di queste grandi Eroine di Carità. Noi dobbiamo per ora stare nella nostra nullità ed aspettare che il Signore faccia di noi ciò che ne vuole,. e quando vuole. Lei deve guardare le cose - così. Le Figlie di S. Anna e della Carità che hanno affidati gli Ospedali ordinari, ricevono dentro quegli ospedali colerosi? quelli che hanno i Ricoveri di mendicità, ricevono nei loro ricoveri Colerosi? quelli che hanno gli Orfanotrofi ricevono nelle loro case i colerosi? Se questa da loro non si fa a nessuna parte, d ve capire, che non è giusto di farsi, e no che siamo noi che non lo vogliamo fare per custodire la nostra vita. Quando abbiamo detto che siamo pronti a caricare ad un minor numero di Suore l'enorme servizio. dello stabilimento, perché un numero di, esse andassero a servire i colerosi, come può farsi questa ingiuria?

Né dal dovere morale e civile che abbiamo tutti di osservare le leggi sanitarie risulta che il Padre e la Madre a cui il figlio è colpito dal colera, debbono abbandonarlo come un cane, per salvare la loro vita.

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Questo è assolutamente contro la carità. La Madre assiste il figlio, il figlio la Madre, ma l'autorità che tutela la vita di tutti isola quella casa dal commercio degli altri, che non debbono assistere l'ammalato e la provvede di tutti i mezzi necessari per la cura e per gli alimenti. Chiunque sente la carità di andare in aiuto di un infelice che pena con questo male, può andare liberamente ad aiutarlo, ma non può mettersi in contatto coi buoni, se pria non resta qualche giorno nel Lazzaretto e non si disinfetti coi mezzi conosciuti dalla scienza, e la legge potrebbe punirlo. Ma Lei limitando la sua mente, dice: « Io so che il colera è un flagello di Dio e lo avrà colui che Dio vuol flagellare ad onta di tutte le precauzioni possibili»; questo è vero, ma non è ugualmente vero, logico e morale che per questo, uno può lasciare senza colpa e senza immoralità le misure sanitarie! Lei sa, che non è giunta l'ora sua, non morirà e per questo crede essergli lecito di gettarsi di un balcone, di avvelenarsi? questo non vuole dire né ragione né morale.

Che dire, poi, quando non riguardiamo le misure, sanitarie a riguardo dei terzi, che per mezzo nostro potrebbero contagiarsi?!

Qui almeno si opina così, dal Prefetto, dal Sindaco, dalla Commissione Sanitaria, dai Preti, dai laici, etc. etc. Se voi avete altre leggi ed altre dottrine estendetele sino a noi, e allora vi daremo ragione.

Né vale il dire che con questi principi lasceremo abbandonati i colerosi a morire soli, senza assistenza, sulle pubbliche vie, perché questo adattando le misure

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sanitarie da noi non si fa. Anche sulle pubbliche vie vi sono stati degli individui attaccati dal colera, ed anche i Sacerdoti l'hanno caricati sulle spale per metterli nela carrozza destinata a questo servizio per portarli all'infermeria colerosa.

Carissimo D. Alfonso, il male sta nel credere che può farsi l'infermeria colerosa nello stabilimento, ma avendo una infermeria isolata, che potrebbe facilmente aversi e senza pronto dispendio, espropriando temporaneamente una casina isolata, e così non succederebbero tutte le mancanze di carità che Lei suppone. In ogni modo noi saremo sempre a dividere la sorte dei nostri Poverelli, quando anche gli abusi ci mettessero in tanta barbara posizione.

La prego ora, carissimo D. Alfonso, di volermi scrivere dietro maturo e coscienzioso esame, non per lodarmi, che non merito lode, ma intendano un poco ragionevolmente secondo i lumi della scienza e le leggi che ci regolano.

Mi creda con affetto e gratitudine invariabile.

12 novembre 1887

Figlie mie carissime in G. C.

Grande come il mare è la mia afflizione! l'eco sola di essa penetra al profondo del cuore alla divisione dell'anima!... A chi assomiglierò io mai?... Nulla io provo nelle desolanti scene della sconvolta materiale natura!... nella parola più eloquente, nell'im-

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maginazione più fervida ed esaltata, nella più squisita sensibilità di un mare perfetto!...

Poiché non può essere che naturale tutto ciò che dalla natura proviene. Ma la desolazione inonda l'anima mia, che l'attrista fino alla morte, non ha i confini di tutto ciò ch'è materiale e sensibile, ed io sento che la natura ne resta distrutta.

Gran Dio! io non posso rivolgermi che a voi, perché voi potete capire quello che io sento, ma non so esprimere e per commuovere il vostro misericordioso cuore, io vi ricordo l'agonia dell'orto del vostro Unigenito dell'uomo Dio. Il di lui Sacerdozio impresso in me pel sublime carattere che vi ha lasciato il Sacramento dell'Ordine, mi fa partecipare a quella stessa agonia, per quanto è dato al mio corto intendimento, alla mia orrenda miseria, ed in essa, io mi avvedo di aver manifestato l'idea vera, l'immagine perfetta della tristezza indicibile che rende desolata l'anima mia! Gesù è nel momento il più terribile, il più interessante della sua vita mortale, quando prostrato dinanzi a Voi, colla faccia sulla polvere, si prepara al gran sacrificio del calvario pel riscatto dell'umanità che ha amato tanto! Egli freme! prega! geme! suda sangue! agonizza! Sarà forse lo spavento che può sentire in lui l'umana natura alla vista delle grandi torture che lo attendono? Sono i flagelli? la corona di spine? i chiodi crudeli? la terribile croce? forse che lo spaventano così? Ma egli non mostra affatto questo spavento nelle sue, sofferenze che incontra più tardi con animo forte, con dolcezza amorosa, con imponenza di

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vina! Sarà forse l'amarezza indicibile adunque che allaga il Suo Cuore per la orrenda ed indicibile ingratitudine degli uomini, che avrebbero ricambiato il suo immenso amore con l'odio il più esagerato, colla persecuzione la più crudele, col disprezzo il più orrendo, flagellandolo, coronandolo di spine, facendolo morire per la croce, posposto a Barabba. Ma no, Egli mostra il contrario nel desiderio che ha sempre avuto d'immolarsi per gli uomini, nella stessa preghiera che fa dalla croce medesima: « Padre perdonateli perché non sanno quello che fanno! » Oh! no, nulla di tutto questo è il vero motivo del suo gemito! Egli geme perché non sa se il suo eterno Padre accetta il suo sacrificio! ed esita che per non essere accetto andasse perduta la povera umanità, che ama più di se stesso e al di sopra di qualunque suo patire.

Sì, o Signore, ed appunto questo è il mio dolore. Perdonate se il più orrendo peccatore, il più indegno tra i vostri Ministri ardisce di somigliare il suo dolore, la sua desolazione per le anime che gli avete affidate a quella stessa dell'Unigenito Figlio Vostro! Come la vostra bontà non ha sdegnato d'insignire del sublime carattere del Sacerdozio questa miseria, come la vostra bontà non ha lasciato d'infondere zelo verace per le anime e paterno amore per chi mi avete affidato come a figlio, così compatite, o Signore, che io dal posto ove mi avete voluto mettere rechi il gemito che sento! Sì, o Gran Dio, è una continuazione di quello stesso che vostro figlio intese nell'orto di Getsemani, io son lieto di averlo saputo esprimere, e per levare tutto quello

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che esiste d'indegno nella mia miseria, vi ricordo e vi offro quello stesso del figlio vostro in pro di queste anime che mi avete affidato. Io ho procurato di fare tutto dalla parte mia per tirarle fuori dalle, terribili violenze, dai funestissimi inganni in cui vuol trascinarli il demonio, ma tutto è stato inutile, i sacrifici non senibrano accetti dalla, maestà vostra, e le violenze della bestia continuano in modo da vedere tutto in rovina.

Gran Dio, io non ho a chi rivolgermi se non che a Voi.

Palermo, 11 dicembre 1887

(Circolare)Rev.mo P. Parroco95

I poverelli ricoverati presso la Colonia Agricola di S. Giuseppe Jato nella miseria in cui versano implorano gli aiuti della carità; ma la carità è venuta sensibilmente meno, a segno che oggi difettano delle cose di prima necessità, e noi non troviamo mezzo on de sopperire ai loro primissimi bisogni.

In tali angustie ci affrettiamo a raccomandare la causa dei poveri ai Rev.mi Parroci, essendo essi i sacerdoti fedeli che il Signore ha suscitato secondo il Suo cuore a pastori dei popoli. Sicché come pastore suscitato da Dio a pascere codesto gregge la S.V., a misura della carità che anima il suo cuore sacerdotale si degni di predicare, specialmente quando i suoi par-

95 Questa circolare e le altre due, che portano la stessa data, sono inviate a firma del P. Giacomo (P. Filippello).

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rocchiani vengono a ricercare la legge dalla sua bocca, che quei poverelli che non hanno come sfamarsi, non hanno come vestirsi, e come riparare contro i rigori dell'inverno.

Così disposti i cuori dei fedeli, sarà facile ai Servi dei poveri, quando passeranno per la colletta, di raccogliere il frutto della carità, e i poverelli avranno di che sfamarsi, di che vestirsi, e di che ripararsi dal freddo della rigida stagione.

Per questo scopo abbiamo indirizzato un appello agli onorevoli Sindaci, ma desideriamo che la parola della S. V. animi sempre più la carità premurosa di codesto Sig. Sindaco e di tutto il Municipio in favore di tutti i nostri poverelli. Infine, dovendo dire una parola di ringraziamento ai rev.mi Parroci, che sostengono la casa dei Poveri, e insieme al popolo che mette in pratica gli esempi e gli insegnamenti del pastore, lascio la parola al Signore che dice: Inebriabo animam sacerdotum pinguedine et populus meus bonis meis adimplebitur. Quanto ho domandato fin qui è pei nostri poverelli. Per me la prego di far pure la carità di tenermi presente nelle sue fervorose preghiere.

Professandomele obbligatissimo, ho il bene di raffermarmi. Della S. V. Ill.ma e R.ma.

Palermo, Il dicembre 1887

(Circolare)Ill.mo Sig. Sindaco

Nei pressanti bisogni in cui versano i poverelli

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della Colonia agricola presso S. Giuseppe Jato, è necessario fare appello alla carità degli onorevoli Municipi delle comuni che sono a quelle più vicine.

Questa Associazione, che appresta la Casa che ha, e tutti i servizi possibili, che richiede l'umanità sofferente, abbisogna della carità cittadina per apprestare i quotidiani alimenti, e per sopperre ai molteplici bisogni di corredo, di casermaggio, nonché di tutto l'occorrente in casi di malattia, così facile nei Poveri vecchi, i quali per la loro cadente età così frequentemente si infermano.

E poiché, essendo i poveri di tutti, l'interesse comune, noi di fronte alle urgenze che ci spingono, ci affrettiamo di pregare la S. V. che si degni:

1 - di voler permettere ai nostri Soci attivi, i quali portano il nome di Servi dei poveri, che in cotesto comune passino a domandare dai buoni cittadini lo spontaneo boccone, o qualsiasi quantità di qualsivoglia genere di commestibile, di cui generosamente vorranno privarsi, perché i nostri poverelli non abbiano a soffrire la penuria. I Servi dei Poveri nel presentarsi ai caritatevoli cittadini altro non chiedono che il superfluo, anzi l'inutile, tutto quanto è inservibile agli usi della vita, tutto ciò che v'ha di incalcolabile.

2 - Che si degni di caldeggiare presso la sua Onorevole Giunta che codesto Municipio si cooperi pure per le fabbriche necessarie ad accogliere i poverelli di questo comune.

Il locale è così angusto che non ci è possibile ricevere altri poveri, e ci riesce abbastanza doloroso l'es-

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sere tante volte costretti a non ricevere il poverello che ci viene inviato.

Il Municipio che delibera di ampliare il presente ricovero per quel determinato numero dei poveri che vorrà mandare, si avrà dalla parte nostra un conto separato delle collette ordinarie ed estraordinarie, che si faranno allo stesso comune pei suoi poveri ed esso da parte sua aiuterà solamente nei casi che la carità dei privati non foss e sufficiente pei medesimi poveri. Sicuro che il nos tro appello troverà un eco nel cuore di tutti e che gli Onorevoli Municipi non vorranno in questa impresa restare ad altri secondi.

Palermo, Il dicembre 1887

(Circolare)

I bisogni dei Poverelli i ricoverati nella Colonia agricola crescono a misura del numero dei medesimi poveri che nella stessa si sono aumentati. Ed a misura dei bisogni che crescono i mezzi sono venuti sensibilmente meno, con grande disagio dei poverelli, i quali per la loro età cadente sentono al doppio le funeste conseguenze della penuria.

Venute meno le risorse per sopperire ai loro primi bisogni, i nostri poveri s i trovano in questo inverno senza convenienti vestiti, privi del debito servizio da letto, difettosi di mutande, e quasi del tutto malcondizionati.

Sanguina a noi il cuore al vedere tanta parte di umanità in così misere condizioni. Sono fratelli nostri e vuole umanità che veniamo in loro aiuto. Gli in-

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teressi sono comuni: i poverelli ci appartengono: in unità di azione dunque stendiamo insieme la mano.

Epperò non potendoci più reggere l'animo a vedere i poverelli in così angosciose penurie, fu necessario negli ultimi del mese p.p. prendere una quantità di roba relativamente discreta dall'ammontare non meno di lire 1000, da doversi pagare in varie rate.

Spinti da tali urgenti bisogni preghiamo la S. V. che voglia per la sua autorità:

1 - Rianimare la colletta. In questa è una piccola offerta che si domanda; ma sarà un eminente atto umanitario privarsi quotidianamente di un boccone. Il cittadino col boccone del pane che offre, o con l'offerta di qualsiasi obolo in qualsivoglia genere di commestibile, senza avere per nulla svantaggiata la propria condizione, avrà nella sua parte vantaggiata la condizione del suo compaesano96.

2 - Ugualmente come le altre comuni, dove abbiamo pure ricoveri ed orfanotrofi, stanziare nel bilancio qualche sussidio pel corredo e casermaggio, proporzionatamente al numero dei poveri di cotesto paese ricoverati nella nostra colonia.

3 - Coordinare il servizio del medico e della farmacia, disponendo che questi poveri, emendo appartenenti a codesto Comune, possano godere del beneficio del medico e dei medicinali che il Municipio concede alla classe povera. E poiché i poveri ricoverati in questa colonia sono di ambo codesti paesi, noi domandiamo il ministero di ciascuno dei due medici di costì di-

96 Si tratta dei paesi di S. Giuseppe Jato e Sancipirrello.

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stribuito a sei mesi. Distribuita pure a sei mesi domandiamo la distribuzione dei medicinali.

Fiduciosi nella carità che codesto Municipio usa verso i suoi poveri, noi ci auguriamo che questi poverelli non abbiano a restare esclusi dal partecipare ai benefici effetti dell'efficace compassione che è tanto propria dei capi del popolo.

Palermo, 25 dicembre 1887

Eccellenza Rev.ma97

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Non ho coraggio nemmeno di chiedere le

dovute scuse, tanto mi aggrava il mio lungo mancare a riscontrare le sue pregiatissime, ma è tale la mia pochezza ed inutilità che, per quanto volessi impegnarmi ad adempire personalmente questo mio dovere non vi riesco mai o quasi mai.

Il Paterno suo animo è quello di cui mi fido per ricomparire, anche per lettera, alla Sua presenza, non potendo, come avrei desiderato, venire personalmente.

La miglior partita di sistemare le relazioni coi RR. Deputati delle opere Gioeni mi sembra quella che siamo soliti praticare ovunque: noi mandiamo le condizioni colle quali siamo pronti accettare le fondazioni delle Case di Misericordia, i RR. Deputati con una loro Deliberazione amministrativa le accettano, e si de-

97 Lettera chiarissima di P. Giacomo sul modo d'impostare le nuove Case di Misericordia.

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gnano farne arrivare copia autentica se non credono aver bisogno di schiarimenti maggiori, e così le cose andranno con la massima tranquillità.

L'opera del Boccone del Povero non ha ragione di esistere dove non può fare il bene mendicando98, e per questo non può accettare una casa dove le rendite sono tante da non lasciare campo alle Suore di accrescere il numero dei Poveri colla carità cittadina. Con questa intelligenza io ho creduto non far contro regola, accettando cotesta fondazione, dove un numero limitato di poveri potranno avere la retta da Mons. Gioeni; stabilita ciò, lascia il campo alle Suore di raccoglierne altri, mendicando, e mi ha prestato l'occasione di mostrare la mia gratitudine alla E. V., ai RR. Deputati. La Deputazione adunque accettando le condizioni qui acchiuse, tolte le spese d'impianto, non avrà obbligatoriamente altro incomodo che quello di pagare la retta di quei poveri che loro, dietro proposta della Superiora, ammetteranno, avendo le condizioni volute dal Fondatore, e le necessarie a poter far parte nella convivenza nostra. Questo organizzamento risponderà con maggiore semplicità al discarico mensile presentando le giornate di dimora di ogni povero, con l'alto e basso del numero, che potrà aversi nello stabilimento, oltre poi al resoconto annuale che si farà dell'opera, come comincerà a stamparsi il nostro Bollettino99.

98 Bellissima questa frase, che esprime lo scopo primo della sua Opera.

99 È chiaro lo scopo del Bollettino.

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L'uscita dei poveri per mancanza di disciplina o per qualunque atro motivo, che reca danno al rimanente dei ricoverati, dipenderà esclusivamente dalla Superiora; comunque, come V. E. ha potuto osservare, non si fara mai novità senza economico accordo con l'E. V. e i RR. Deputati.

L'importantissima regola che le chiavi dello stabilimento stessero sempre in potere della Superiora, per evitare che all'insaputa della stessa, nessuno, oltre i Poveri invalidi potesse penetrare dentro lo stabilimento, è adottata anche pei Missionari dell'opera ove non si trovano delle valide opposizioni per modifiche a farsi nel fabbricato. La prego quindi di volere patrocinare questa causa non solo pel R.mo Padre Marchica, che deve farla da Cappellano ordinario, come l'E. V. dispone, ma anche per alcuno di noi quando saremo al caso di poterne avere bisogno, costruendo una piccola stanzetta limitrofa a quella dell'ottimo P. Marchica e indipendente assolutamente per qualunque bisogno dal necessario commercio interno dello stabilimento. Fuori le ragioni di ufficio pel nostro ministero secondo le speciali incombenze, ci deve fare la carità di renderci liberi da qualunque soggezione, e fare in modo che lo stabilimento dei Poveri, ove abitano le Suore, sia assolutamente diviso con porta di clausura restando la chiave in potere della Superiora.

Non potendo mandare al momento più di quattro Suore, dipenderanno dalla Superiora della casa delle Orfane colla quale i Deputati potranno sempre rivolgersi, finché non vi sarà una Superiora locale.

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Con tutti di questa povera comunità ho pregato e pregherò sempre perché il Signore La conservi a molti anni e la ricolmi sempre più delle Sue benedizioni, molto più in queste feste natalizie, che c'introducono nell'anno novello, che le auguro pieno di ogni bene temporale ed eterno.

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Palermo, Casa di S. Marco, 1 del 1888

Eminenza Rev.ma

In un momento così solenne per l'Augusto Sovrano della città santa e del mondo intero, mentre i cuori di tutti i figli devoti palpitano del più caldo affetto pel nostro Santissimo Padre, noi pusillus grex, umili Missionari dei poveri, raccolti sotto la vostra verga pastorale, o Eminentissimo nostro Principe, ci prostriamo pure a deporre i nostri sentiti auguri.

Ardenti di vivissimo desiderio di essere presenti alla singolare Festa che in atto si celebra in cotesta prima Sede del cattolico mondo, ci rechiamo sulle ali dello spirito a partecipare dell'universale entusiasmo.

Eminenza Rev.ma, anche noi siamo figli affettuosi del S. Padre, e soldati fedeli del sovrano Principe: degnatevi dunque di presentarci ai suoi augustissimi piedi e metterci a sua disposizione. I nostri cuori di altro non palpitano che di eseguire i sovrani comandi di Lui, nostro Duce e nostro Re.

Implorate dunque per noi le più copiose benedizioni che ci confermino nella nostra vocazione e tengano sempre desto nei nostri cuori lo spirito sacerdotale e uno zelo veramente apostolico.

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Per tanta copia di beni che imploriamo per mezzo vostro, o veneratissimo Pastore, noi ci prostriamo ancora ai vostri piedi a baciare il lembo della sacra porpora, e facendo anche a Voi pel nuovo anno di grazia i più felici Auguri, vi preghiamo caldamente di unire all'apostolica la pastorale vostra benedizione100

Umil.mo Figlio e SudditoSac. Giacomo Cusmano S.D.P.

7 Gennaio 1888

Rev.mo Arciprete di Montemaggiore Don Mercurio Sclafani101

Per essere ammessa una vergine all'osservanza di questa Regola, bisogna pria di tutto la vocazione di servire Gesù nei Poverelli, non curando fatiche e patimenti perché come Gesù volle patire e morire per noi, così noi dobbiamo portare nel nostro cuore il desiderio di patire e morire per Gesù, servendolo nei poveri che saranno affidati alle nostre cure. Oltre ciò, bisogna un corredo che costa L. 500, e un vitalizio per lo meno di L. 0,50, al giorno, perché i Poverelli non vengano defraudati della carità che per loro si raccoglie, e per non incorrere nel veto delle leggi che hanno abolito le Istituzioni mendicanti per sé. Quello che

100 Di questa lettera abbiamo la fotocopia, ricavata da una documento della Curia Arcivescovile. La calligrafia della lettera, non è del P. Giacomo, ma la firma è autentica.

101 Testim., V. II, P. II, p. 196.

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io posso fare, se questa buona figlia ha la vera vocazione, si è accettarla come Aspirante per vestire l'abito quando per mezzo della propria famiglia o di qualche benefattore il Signore potrà provvederla di quello che è necessario per potere esser Suora. La S. V. se ha bisogno di maggiori schiarimenti, mi scriva.

Intanto, pria che io potessi accettarla, la S. V. de ve farmi arrivare le fedi di Battesimo, Cresima, buoni costumi, frequenza di Sacramenti, verginità secondo la pubblica estimazione, vaccinazione, buona salute ...

S. Marco, 7 del 1888

Carissimo Fratello (Pietro)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!È da più tempo che io soffro e prego, sperando

che il sacrificio del cuor mio, offerto al Signore, mi avesse fruttato il bene della tua amicizia cordiale e fraterna. Sembra che volesse avvicinarsi questo momento desiderato, e mi animo a scriverti queste due parole nell'impotenza di comunicare teco altriment i.

Io non amo di ottener cosa alcuna a tuo discapito, e non ho mai avuto questo pensiero per il passato; anzi, ho creduto sempre di agire in maniera di cooperare al maggior bene tuo e della famiglia; avrò potuto ingannarmi, ma le mie intenzioni sono però state sempre rette, comunque tu avessi potuto avere motivi di credere il contrario.

Vorrei in una maniera qualunque, anche scriven-

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do, poter mettere in chiaro le cose nostre, perché potessi ottenere almeno il bene di non vederti soffrire moralmente, se materialmente non mi sarà possibile di rimediarne le circostanze. Pure, come ho detto a Giovannino, anche per questo sono pronto a far tutto quello che può dipendere. dalla mia volontà, contegno tandomi sempre di quello che potrà riuscire a tuo maggior comodo. Sono sicuro che le brighe del demonio non riusciranno a farti capire in cattivo senso quanto ti ho scritto, e che vorrei contentarmi a ravvicinarti, in un modo qualunque.

Spero che in questi giorni si verifichi l'esazione per la quale, ad ogni costo, si procurerà di mettere in regola il pagamento mensile, e non lascerò neppure di procurare il possibile per contentarti anche per la sorte. Però, è convenientissimo che le cose nostre si mettano in regola, e per questo anche bisogna quella pace e quella calma che tanto desidero per vederci uniti e tranquilli nella grazia del Signore.

Io, non ho lasciato mai di pregare per la tua salute e prosperità, e perché il Signore ti abbondi di ogni suo dono, benedicendoti in tutto.

Mi auguro che questo novello anno mi porti la gran consolazione di vedermi da te creduto qual

mi dichiaro

Tuo aff.mo fratelloGiacomo

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S. Marco, 14 gennaio 1888

Rev.mo P.e Parroco (Palazzotto)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ho ricevuto il Suo coniando e con mio

dispiacere sono costretto negarmi per ragioni che le umilierò di presenza. La S. V. mi avrà al certo per iscusato, e crederà anche preventivamente che deve riuscirmi affatto impossibile questo atto di vera carità per negarmi colla S. V. Rev.ma.

Mi benedica con tutti di questa nascente comunità e, pieno di stima e rispetto, mi creda sempre

Suo Um.o Servo ed Amico Sac.teG. Cusmano S.D.P.

Gennaio 1888

Eminentissimo nostro Padre102

In pari data mi permetto inviarLe l'elenco dei privilegi ed indulgenze che godono i Padri Redentoristi tanto in virtù di concessioni loro fatte dai Sommi Pontefici quanto in virtù della comunicazione che hanno con vari ordini religiosi.

Nell'umiliarlo all'E. V. mi fo ardito farLe riflet-

102 Questa preziosa lettera è ricavata da una fotocopia di un originale, che trovasi nella Curia Arcivescovile, con la seguente annotazione dall'ufficiale di curia: - Boccone del Povero - al S. Padre, 18 gennaio 88. - Roma - Per privilegi dei Redentoristi.

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tere che, domandando noi alla S. Sede a favore nostro la estensione delle dette facoltà ed indulgenze, desideriamo che fossero pure estese, per quel che li può riguardare, le grazie dei Fratelli Redentoristi non solo ai nostri Frati ma anche alle Suore.

V. Eminenza che ci fece sperare che ne avrebbe parlato a voce col S. Padre, ci sarà benigno di presentare le nostre istanze e siamo sicuri che col valevole patrocinio dell'E. V. e per la munificenza del nostro amato e venerato Pontefice verranno coronate di esito felice, tanto più che l'E. V. potrà sottomettere allo stesso S. Padre che se la S. Sede è stata così proclive ad estendere i detti favori spirituali a varie Congregazioni di missioni, come quelle di Napoli e Nola, che constano di Sacerdoti secolari, tanto più vorrà essere larga verso di noi che viviamo in comunità sotto una regola.

Nel rinnovarLe adunque le mie umilissime preghiere per tanto bene che potrà procurare a noi, ai Frati, alle Suore, ai Poveri e a tutti i fedeli, Le compiego, ove mai occorra, la supplica per il S. Padre e prostrandomi al bacio della Sacra porpora, Le chiedo per me e per tutti i Padri la pastorale benedizione.

Um.o.Figlio e. SudditoSac. Giacomo Cusmano S.D.P.

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Marzo 1888

Prezioso episodio103

Quantunque il mio desiderio incominciò così ad attuarsi, e l'Opera da me tanto vagheggiata e deside rata avesse pigliato buono avviamento, pure mi restava questa spina al cuore. Era quella un'Opera secondo il cuore ed il volere di Dio, o non piuttosto un affetto dell'ardore del mio cuore e della mia industria e scaltrezza umana?...

Passai molto tempo in questa agitazione, e l'Opera continuava ad avere il suo sviluppo.

Io non mi serenai finché non andai dal S. Padre, gli esposi tutto, com'era avvenuto, gli dissi chiaramente qual'era il motivo della mia agitazione.

Egli mi incoraggiò a continuare con zelo sempre crescente, a non aver premura perché la Chiesa (mi disse il S. Padre) in queste cose va con i piedi di piombo: vuole che queste Istituzioni fossero prima approvate dai vari Vescovi, e poi da questi stessi si cura che la chiesa le approvi... Da quel punto mi serenai. Io son sicuro che l'Opera è voluta da Dio, e che il mio cuore ci ha avuta poca o nessuna parte.

103 Questo prezioso episodio P. Giacomo lo narrò durante l'ultima sua malattia.

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LETTERE VARIESENZA DATA

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AVVERTENZA - Le seguenti lettere di questo nuovo volume sono tutte senza data; esse sono indirizzate a persone ecclesiastiche, religiose e laiche.

Avvertiamo che proprio per la mancanza di date non abbiamo potuto dare un ordine cronologico; inoltre può darsi che alcune di esse siano una ripetizione di altre lettere con le date, già stampate, essendoci molto difficile fare un confronto con tutte le altre lettere di ben sei volumi.

La pubblicazione di queste lettere ha pure la sua importanza, perché esse portano nuova luce alla storia dell'Opera e allo spirito del nostro Ven. Fondatore.

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LETTERE ALLE SUORE SERVE DEI POVERI

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Questo dev'essere il nostro più ardente

desiderio e a questo devono sempre mirare le nostre Opere.

Movendoti sempre dal principio della vera carità, non temere mai di sbagliare. Il Signore ti darà sempre i lumi più opportuni e la grazia della direzione per l'ufficio, che Dio ti affida, non ti mancherà mai. L'amore poi per la gloria di Dio e per il bene del prossimo, che ti è affidato, ti darà nei momenti più difficili una fecondità di risorse che costituisce l'aiuto di Dio ...

Il demonio non credere che la finirà per ora, bisogna essere sempre disposte alla lotta e non mai deporre lo scudo della fede, la corazza della carità, la spada della giustizia, la visiera della prudenza, l'elmo del S. Timore di Dio, la maglia della rettitudine e le calzamente della sicurtà. Armato così l'animo non si perderà mai; il coraggio non verrà mai meno e ci acquista quella calma che costituisce i veri campioni di Gesù Cristo e addestra a quei colpi maestri e vittoriosi che salvano le anime e glorifichino Dio in tutte le congiunture della vita. L'arte della guerra non basta apprenderla per teoria, bisogna anche una più lunga pratica per conoscerla veramente e profondamente,

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in essa si riporta qualche ferita, ma sono le ferite che onorano, che distinguono il valoroso combattente.

Coraggio! La Croce porta al Cielo! Non sarà coronato se non colui che avrà legittimamente combattuto.

Abbiamo giurato di morire per colui ch'è morto per noi; qual'altra gioia può desiderare il nostro cuore fuori di morire per Gesù?

La nostra Missione

Fidati sempre di Dio che non ti abbandonerà mai. Le circostanze dove tu ti trovi sono invariabili perché in esse potrai fare qualche cosa per amore del Signore ...

La nostra missione è doppia: aiutare i Poveri per rendere più mite la loro sofferenza e guadagnarli a Dio. Avvicinare i ricchi ai Poveri, per renderli capaci di guadagnarsi la grazia del Signore onde procurare la loro eterna salute.

Io adunque insieme alle anime delle povere orfanelle, ti raccomando quelle delle Dame di Carità ed in Particolare quelle delle Signorine. Procura coi modi della grazia d'innamorarle di Gesù Cristo e allora avremo guadagnato tutto. Prega assai il Signore per questo e adoperati quanto più puoi e speriamo che il Signore ti benedica. Io vi metto ogni giorno nel costato del nostro amato Gesù. Ti benedico con tutte le Suore, le orfane e le recluse. Pregate per me.

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Direzione spirituale1041)

J. M. J.

Gesù mio Misericordia

Padre mio in G. C.

Tutto concorre ad abbattermi maggiormente. R. E per questo diverrai più forte! - Sia lodato Dio, che così conoscerò la mia miseria. R. E quanto più la conoscerai, conoscerai Dio. - Dalle sue calde parole io ricavo ogni bene. Ma lo stato mio di aridità mi fa restare sempre stupida. R. L'essere arida con Dio importa essere veramente di Dio. Non dobbiamo cercare le consolazioni di Dio, ma il Dio delle consolazioni. -

Che posso dire quando non ho altra forza che quella della fredda volontà. - R. Fiat voluntas Tua -

Tutto quello che V. S. mi dice, io voglio farlo. Per fare la corona, ancora non ho potuto trovare i grani. R. Quando Dio vorrà. - In tutto vorrei essere sempre avvisata delle mancanze che commetto per correggermi. R. Sarà quando vuole Iddio l'avviso che tu desideri. - Ma nessuno aiuto io ho alla mia terribile posizione. R. Non è vero, perché Gesù non lascia mai di aiutarci opportunamente, spesso lo stesso abbandono è il vero aiuto, abbandonati allo stesso abbandono e ti sarà di aiuto. -

Le cose dette in generale non so dedurle per me.

104 Si tratta della nipote Suor Giuseppina Marocco, affetta di sordità. (V. nota delle Lett., V. II, p. 13).

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R. Applica tutto a te stessa. - Se Dio mi tiene ne salutare abbandono, che devo fare. R. Starvi lieta.

Comprendo che tutta la causa ne è la mia super bia. R. Umiliati. - Vedo che è terribile per lo stato mio. R. E questa è salute. - Vorrei liberarmene, ma più credo d'uscirne più vi inciampo. R. Prega fiduciosa. -

Vedo che la comunità e nessuno ha bisogno di me. R. Dio solo bisogna. - Ne provo scoraggiamento. R. Umiliati. - Ma poi mi persuado che meriterei peggio. R. E Dio ti ama! - Ed il cuore di dire Viva Gesù non mi dà. R. Dillo sempre con tutto il cuore.

Dal primo momento che io entrai in questa casa, io mi avvidi che mi incominciava tempo di più guai. R. Oh! gran sorte! - Trovai da parte della comunità ogni freddezza e non sapea capire il perché . R. Perché Dio ti ama assai. -

Avrei voluto infocare tutte. R. Fallo sempre -Ed invece sono peggiorate le mie freddezze. R. Bruciale. - Ed or vedendomi tanto inutile. R. Sopporta te stessa e sii pronta a tutto. - E di peso a tutte, vorrei starmene sempre nascosta sotto il letto. R. Anzi cerca con ogni sottomissione di scendere alle più basse fatiche. -

Se è vero che tutto dispone Dio. R. Verissimo. - Devo essere lieta della mia totale abnegazione. R. Certamente. - E per stare nel perfetto abbandono in Dio come devo fare? R. Abbandonati intieramente in Lui. -

Io non ho voglia di nulla chiedere ne pensare. R.

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Ma sii pronta ad accettare tutto e di pensare sempre a Dio.

La salvezza della povera anima mia e di quelle di tutto il mondo io rimetto al volere di Gesù. R. E la supplichi e la desideri quanto Egli la vuole? -

Dopo questo trovo inerzia in tutto. R. Se chiami inerzia lo stare nella volontà di Dio, questa è grande attività. -

Chi sa che non sarò la rovina di tutte per la mia superbia. R. Fatti la salute di tutti per la tua umiltà. -

V. S. abbia con me sempre tutta la carità che si ha per un'anima che sta per morire. R. E se starai nella carità vivrai eternamente.

Tale mi sento. R. E chi muore a se stessa vive a G. C. vita sua.

Mi benedica per amore della Madre mia Maria. R. Sempre.

Sua figlia in G. C.S. M. G. S.D.P.

Leggendo quanto scriveva ieri mi persuado di tutto e spero che la Madre pietosissima mi darà la grazia di ben profittarne mentre me ne dà la volontà.

Per le cose sulla osservanza, d'ogni cosa io voglio fare come devo. Ma un gemito sento che chiede aiuto onde conoscere particolarmente ogni minima trasgressione, questo conforto non l'ho avuto mai. R. Aspetta quando Dio vorrà.

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Per tutto quello che potrei fare col volere della Superiora io non so chiederlo, persuasa che sono l'ultima fra l'ultime e molto più non avendolo detto. Devo confessare che l'amor proprio si risente sempre nelle mancanze e correzioni. R. Manifesta tutto e contentati di tutto.

Direzione spirituale

J.M.J.

E vita tua in eterno

Figlia mia in G. C.105

Sia Gesù amato dal tuo cuore verginale.È inutile, figlia mia, non abbiamo come fare se

non consentiamo alla nostra distruzione. Iddio non opera in noi. Tu sai che il nostro gran Dio si compiace di operare nel nulla e finché noi saremo qualche cosa dinanzi agli occhi nostri, Egli non opererà in noi. Bisogna adunque avere questo gran coraggio e gemere sempre per averlo per potere pregare insieme al S. Vescovo di Ginevra:

«Vi è caro, o Signore, di operare sul nulla, adunque se sono qualche cosa ancora dinanzi gli occhi miei, finite di distruggermi per incominciare in me l'opera vostra ».

E questo lavoro di abbattimento di distruzione in te sarà principio di costruzione e di edificazione per la prodigiosa mano di Dio, che sarà compito e per-

105 Alla nipote Giuseppina Marocco.

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fetto quando tutto il tuo sarà abbattuto e distrutto! Non gemere, no, figlia mia, per questo, ma esulta in G. C. tuo salutare! Egli t'insegna come si vince perdendo, come si trionfa essendo umiliati, come si vive morendo e come si spunta alla gloria pel totale annientamento.

Il Patriarca S. Francesco che copiò in sé G. C., impiego tutta la vita facendo orazione su questi due punti: « Signore! fatemi conoscere chi sono io e chi siete. Voi?» e in queste due' conoscenze il Suo niente

si unì al tutto di Dio e Francesco e Ge sù furono unica cosa, non solo nell'anima e nello spirito ma, anche nel corpo che come quello di G. C. fu stimmatizzato!...

Avanti avanti, Signorina, ma voi volete portare ancora le delicatezze della vostra antica educazione! Alla Scuola del Nazareno bisognano altre idee, altri linguaggi, altre abitudini, altre pratiche, altri desideri, altri amori, altri convincimenti, altri trasporti, altri interessi, altre cure, insomma bisogna che l'uomo vecchio si cambi nell'uomo nuovo, e allora le percezioni e i gusti saranno diversi e quando voi, frequentandola con attenzione, vi farete avanti, comprenderete che per edificare bisogna distruggere, che, per vivere bisogna morire, che per essere glorificata bisogna essere distrutta e ciò perché dal secolo le cose si vedono dello rovescio e poi dalla scuola di Gesù si apprendono nella vera dirittura, e quando vi sarete adusata a questa scuola, leggerete in tutto con l'occhio di Dio e finiranno questi sbigottimenti, e i vostri gusti saranno cambiati, e le vostre percezioni saranno esatte e tirerete la luce

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dalle tenebre, la consolazione dal dolore, il piacere dal dispiacere, il gusto dalla nausea, il contento dallo scontento. il riposo dal travaglio, la pace dalla guerra, l'amore dall'odio, il conforto dall'abbandono, e tutto in voi sarà ordinato e Dio vi possederà e voi lo possederete!...

Via adunque, non più frivolezze; alla scuola, alla scuola, studiate sempre, è la vostra regola la vita di Gesù, se vi sembra oscura, ve ne do una copia fedele in quella di Maria, ch'è Madre e Superiora vostra. Studiate! imitate! e sarete felici nel tempo e nella eternità.

Pax vobis.

Vostro Padre in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Appunti di P. Giacomo

(Elenco di Suore)

1 Sr. Celeste; 2 Sr. Pulcheria; 3 Sr. Chiara; 4 Sr. Clementina; 5 Sr. Sofia; 6 Sr. Virginia; 7 Sr. Dorotea; 8. Sr. Feliciana; 9 Sr. Giuliana; 10 Sr. Angiola; 11 Sr. Giacinta; 12 St. Agrippina; 13 Sr. Mattia; 14 Sr. Assunta; 15 Sr. Eloisa; 16 Sr. Serafica; 17 Sr. Stella, deve curarsi; 18 Sr. Marta, -19. Sr. Ildegabla; 20 Sr. Rosina; 21 Sr. Colomba; 22 Sr. Lucia; 23 Sr. Vita; 24 Sr. Letterina; 25 Sr. Petronilla; 26 Sr. Nicoletta.

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Aspiranti ...27. Pera: nessuna lagnanza, vivezza di

desiderio e di sacrificio.28. Campagna: buona figlia, ma pigra e

manchevole in tutto.29. Fraccomio: affiatata a S. Clementina, porta

rapporti, ammalata.30. Barone.31. Calascibetta.Domandare al Canonico Boscarini se può

organizzare in maniera da far trovare tutto pronto al vecchio che viene pel mangiare di Terre Rosse.

Fare venire il carretto per portare la pesca alla 5a casa.

Fare mettere le barre di ferro nelle finestre del pozzo di lame.

Parlare ... per l'operazione delle orfanelle.Al personale 27 di fatto 26.Il legno preso nel tempo del coro, e gettato a furia.

Ad un Superiora106

... per conto della retta dei poveri ammalati, ma poi non sta a noi tutto il resto. Dica adunque al R.mo Canonico Arena e allo stesso Gabelloto che si rivolga col

106 Stampata in parte nelle « Lettere di P. Giacomo Cusmano » del P. Mammana, 1898, p. 121.

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Sindaco e non s'impiccino loro a farla da amministratori di un fondo che non è proprio. Per la rimonda, spetta ai Poveri il legno e questo, è necessario che si custodisca per non mancare di legno quando potrà bisognare. A sorvegliare la stessa esecuzione della rimonda per custodire il benfatto degli alberi, bisogna che lo stesso Municipio, che amministra, metta una persona esatta perché tutto vada bene, giacché voi non potete averne cura, e non ne avete l'intelligenza.

Gesù Cristo parlando a Nicodemo diceva: «Bisogna nascere di nuovo, e così entrare nel regno di Dio!»

Cosa importa nascer di nuovo? Nascer di nuovo importa che l'uomo, il quale per la sua prima vita avuta in Adamo, doveva essere immortale tenendosi nell'innocenza naturale in cui Dio l'avea creato; avendo perduto l'innocenza e con essa la vita, servendosi dei suoi sensi e della sua ragione che lo indussero a cadere nel peccato di origine; per riacquistare la nuova vita in G. C., non deve più vivere della sua ragione e dei suoi sensi, ma deve vivere di fede nella volontà di Dio. Cosa è la fede? La fede è quel dono che Dio gratuitamente infonde all'anima nel S. battesimo pel quale, l'anima credendo a tutto quello che il Signore ha rivelato per mezzo della S. Chiesa, si conserva sempre nella osservanza dei divini comandamenti e così vive di fede nella volontà di Dio.

Qual'è la Suora che possiede questa nuova vita, che può entrare nel regno di Dio? La suora che possiede questa nuova vita, e per conseguenza può en-

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trare nel regno di Dio, è quella, che non vive più dei suoi sensi e della sua ragione, ma di sola fede nella volontà di Dio.

Come può conoscersi se una Suora possiede que. sta nuova vita? Se essa tiene sempre la presenza di Dio, se fa ogni cosa per puro amore e gloria di Dio, se ama la di lui compagnia e porta sempre la contemplazione nella attività, e ama sempre di fare l'obbedienza, allora è certo che questa Suora possiede questa nuova vita. Ma se non ha mai la presenza di Dio, o spesso la perde pel gusto che sente di trovarsi in mezzo alle creature, se piglia le cose dalle mani delle creature, se fa le cose per piacere a se stessa o alle creature, se si trattiene sempre in compagnia del suo amor proprio, non contemplando Dio nell'attività, ma pensando a se stessa, alle creature che ama o dalle quali vorrebbe essere amata, questa povera Suora non vive della vita novella portata da G. C. e che conduce alla vita eterna, ma vive della vita naturale portata dal vecchio Adamo la quale finisce colla morte.

Io vi auguro questa nuova vita in G. C. e con essa avrete ogni bene nel tempo e nell'eternità, e la pace del Signore sarà sempre con voi.

Alle buone Suore che mi hanno scritto, io dico una parola di paterno affetto nella carità di G. C. vita nostra.

Vi benedico colle orfane, coi poveri e gli amma. lati. Vi assicuro della buona salute di tutti e raccomandandomi alle vostre preg hiere mi soscrivo

Vostro P.e in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

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Figlia mia in G. C.

Et dixit nunc coepi: Haec mutatio dexterae Altissimi: Non è vero no che tu devi dannarti, che devi continuare nella stessa maniera di vivere. Una volta che il Signore ti dà la grazia di ravvederti, si può aggiustare ogni cosa. «Signore, cominciamo da capo» diceva S. Teresa ogni qualvolta riguardava se stessa, e così perfezionandosi sempre progrediva nella virtù che la fece santa e gran santa.

Tu, figlia mia, non sei S. Teresa e con più ragione guardando un poco te stessa devi sentire il bisogno di cominciare da capo. Ma no di disperarsi perché la disperazione è l'ultimo delitto e non mostra un verace pentimento... Calmati, figlia mia, e confortati. Mentre il Signore ti avverte, vuol dire che vuole il mutamento e no la disperazione. Mentre ti chiama, è segno che vuol farti sua e non ti vuole separare da Lui. Risolvi adunque sul serio e appunto perché non puoi fidarti di te stessa tanto manchevole e tanto debole, appoggiati a Gesù Cristo vita tua inseparabilmente. Tienilo nella tua mente, nel tuo cuore, vedilo in tutti gli esseri che sono fattura delle sue mani. Ricevi da Lui tutto quello che ti arriva per ogni via, per ogni mezzo. Nella tua attività sia norma del tuo operare il suo amore e la sua legge, nelle passività l'amore solo ti basta per essere sicura di piacere a Lui. Abbi un solo pensiero, un solo desiderio e a questo miri tutto l'essere tuo, in ogni momento della tua vita, a Gesù Cristo vita tua, Amore tuo, Sposo tuo, Amante tuo, tutto tuo.

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Se questo farai, tutto sarà in regola; la pace sarà nel tuo cuore, l'anima tua sarà il tempio di Dio. La Sacra Triade vi abiterà perennemente e dopo una vita santa avrai una eternità beata.

Tuo Padre in C. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Ad una Superiora per mantenere lo spirito nella Comunità

... casa di Dio, perché nella casa di Dio il suo danno sarà più terribile e sarà causa di far dannare la maggior parte delle anime che dovea guadagnare a G. C. colle sue virtù e col suo buono esempio.

Tante però risolveranno di mutar vita ed io mi voglio augurare che saranno tutte, e queste possono avere mille incomodi, mille impotenze, mille limitazioni, mille incostanze, che li mettono nella condizione di mancare; «Spiritus prontus est caro autem infirma»; lo spirito è pronto ma la carne è inferma. Tengano queste, adunque, il loro spirito sempre pronto. basta a me e basta anche al Signore la prontezza dello Spirito, e per questo mezzo, tanto presto, sarà anche guarita la carne; ma non facciano al contrario che per la infermità della carne infermano anche lo spirito. La Suora che non può alzarsi allo sveglio, che non può mangiare o tutto o parte al refettorio, non deve essere pronta a dir non mi fido, e rompere l'ubbidienza della S. regola a suo piacere; e nemmeno per questo non mi

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fido, deve procacciarsi in atto l'annuenza della superiora per carezzare l'infermità della propria carne; ma pronta nello Spirito della sua S. vocazione, ch'è quello che l'ha fatto venire a vivere in questa regola, l'amore di patire e morire per G. C. dovrebbe farla sollecita a profittare di quella indisposizione per offrire al buon Gesù, col fatto e non colle parole, lo spirito del suo sacrificio, alzandosi quando la sua carne non si fida, o mangiando quando ne sente la nausea, e poi se da questo riceverà una conseguenza che rende visibile alla Superiora la di lei sofferenza, spunterà quel rimedio che deve per ubbidienza accettare, ma con dolore dell'anima sua, perché la priva di continuare a soffrire per l'amor Suo crocifisso. In breve la Suora ch'è pronta nello spirito, comunque per mai cercare da se stessa di essere tolta dalle sofferenze, che può incontrare per amore di G. C., e per conseguenza non deve mai cercare i permessi e la esenzione in atto, ma semplicemente pel dovere che ha di render conto di tutto alla Superiora, e no alle compagne, perché questo è proibito ed è sorgente di moltissimi mali, deve dire, per precetto di regola tutto quello che soffre nell'anima e nel corpo, non per essere rilevata dalle sofferenze, ma per essere indirizzata a far tutto servire per immolarsi interamente a G. C., vita sua; e quando succede che la Superiora coi lumi di Dio dispone anche in allevio del suo soffrire, deve essere ubbidiente anche colle lagrime agli occhi, abbracciando questo profondo dolore in cambio di quello di cui viene risparmiata.

La Superiora, da Madre, penserà di sentire gior-

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nalmente il resoconto da tutte le suore, accordando, con l'orologio alla mano, 5 minuti per una, ed esperta in questo ufficio, avrà il destro ad informarsi di tutto, facendo domande, che evitano gli inutili trattenimenti, che spesso si riducono dannosi per chi parla e per chi ascolta, e per 10 Sorelle avrà bisogno di destinare a questo ufficio 50 minuti, che nelle diverse ore della giornata potrà comodamente trovare, purché siano nelle ore di ufficio, e non in quelle di osservanza. Non deve mai la Superiora ascoltare il resoconto nelle ore di coro, di refettorio, di dormizione, di ricreazione, che sono le ore in cui la comunità sii riunisce agli atti comuni, e per conseguenza la prima deve essere la Superiora, pel buono esempio, a correre a dette osservanze, evitando che le stesse relazioni esterne arrivassero ad impedirla.

Ma deve scegliere questo tempo dalle ore 9,1/2, che le restano libere per l'esercizio del suo ufficio di Superiora, e di queste ne destinerà tante per ricevere le persone esterne, tante per la sorveglianza e l'indirizzo degli uffici, tante pel resoconto, tante per la corrispondenza, e poi quando avrà bisogno di approfondire qualche cosa, ritornerà a chiamare questa o quel. l'altra Suora per tornare a sentire con più dettaglio questa o quell'altra notizia che riconosce necessario sentire.

Si regolerà sempre con tutti, imitando in tutto il buon Gesù e procurando di guadagnare tutti a G. C. Con questo buon andamente della Superiora, ogni Suora regolerà bene il proprio ufficio: tutta la casa sarà

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ordinata e la virtù delle suore si trasf onderà nelle orfane, nelle Dame, e sarà compita la missione della santificazione della casa e del paese dove il Signore vi ha mandato.

Ho letto il resoconto, ma desidero sapere se quelle che mancano alla sveglia vanno a dormire all'ora di comunità, o se invece si trattengono, a chiacchierare, o si riservano a fare altri affari nell'ora che devono dormire.

Se coricandosi ad orario dormono o pur no, e in questo ultimo caso, se questo dipende da sofferenze fisiche per ragioni di malattie, o per disagio di letto, o di stanza etc., e ciò perché per amore dell'osservanza si procuri il rimedio opportuno per non mancare al dovere.

Il resoconto va bene, ma lei, figlia mia, poi deve informarmi di questi motivi per vedere se la trasgressione è effetto di sciupamento di spirito, o se per semplice infermità della carne che si manca. In quest ultimo caso sia sempre indulgente purché lo spirito sia sempre vivificato, perché basterà questo per portare la totale guarigione, ma dove lo spirito è infermo, esauriti i mezzi della carità, bisogna troncare il membro cancrenato, altrimenti tutto il corpo sarà contagiato.

Resto qui perché è tardi, se potrò scriverò qualche parola per ogni buona Sorella.

Preghino tutti per me, crescano nello spirito Santo, e mi consolino colla buona osservanza.

Benedico lei particolarmente perché il Signore la conforti nello Spirito, dovendo servire di modello e di

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esempio e guida alle altre. Dove però per motivo di salute ha bisogno di esentarsi, si faccia guidare dalla buona Suora Rosaria e stia tranquilla.

Suo P. e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Avvertenze alle Postulanti per gli Esercizi Spirituali

Le postulanti nel santo ritiro osserveranno con tutta -perfezione le ore della comunità.

Il tema dell'orazione, tanto le Postulanti che la comunità intera, lo desumeranno dalle conferenze che si andranno facendo secondo lo svolgimento, dei S. Esercizi di S. Ignazio.

Le ore delle meditazioni saranno la prima dalle 8 alle 9 a.m., e la seconda dalle 3 alle 4 p.m.

Le Postulanti dopo la meditazione si terranno un quarto d'ora, per lo meno, in coro a riflettere su quello che avranno inteso, poi passeranno in dormitorio, dove continuando sempre a meditare scriveranno i lumi che ricevono dal Signore sullo stato della loro anima e le risoluzioni che formeranno per emendarsi. Chi non sa scrivere si farà aiutare dalla Suora assistente.

Dopo questo, attenderanno, secondo il tempo che avranno libero e l'opportunità, a quelle fatiche che la Superiora nella sua prudenza crederà opportuno di occuparle, ma con tutta la severità del silenzio, della modestia e della contemplazione, che esige la regola ed il santo ritiro.

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Ad intervalli proporzionati la Sorella che vigila il ritiro, le chiamerà per fare la lettura opportuna che trovasi nel libro dei santi esercizi, perché maggiormente le verità annunziate fossero ben contemplate dalle loro anime, e così torneranno a fare dopo la seconda predica.

Il canto della mattina in chiesa e della sera per esercizio col maestro sarà condotto con quella sobrietà e pietà che sempre si richiede e molto più nel S. ritiro.

È da notarsi che l'osservanza che si esige dalle Postulanti nel S. ritiro non è una eccezione per quei giorni solamente che durano i S. esercizi, ma è la scuola per formarle alla S. osservanza di tutta la vita, e che in tali giorni è di maggiore continuato rigore, perché devono formare al cospetto di Dio una risoluzione che sarà foriera della loro sorte eterna. Quando poi la risoluzione sarà formata e l'anima già avviata nella via della perfetta abnegazione ed unione all'adorabile volontà di Dio, allora resterà la stessa osservanza della contemplazione e del silenzio, ma la porteranno nell'attività della loro vita, e di diverso avranno solamente l'apparato esterno dei S. esercizi, che è fatto di proposito per tenerle, senza alcuno esterno svagamento, nel silenzio della contemplazione. In altre parole apprenderanno nel S. ritiro, come devono portare la contemplazione nell'attività, e tutta l'osservanza della vita.

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Relazioni su alcune Postulanti

I - Suor Maria Eufemia Bono, Maddalena nel secolo, di anni 20, nata in Naro dal fu Gaspare, contadino, e di Concetta Gallo. Si deve scrivere per le fedi; sa leggere, ma non sa scrivere. Entrata in religione a Girgenti l'ultimo d'Agosto 83, venuta in Palermo all'8 Dicembre 83. Vestì l'abito il 25 Dicembre 83. Domandata se continuava nello stesso fervore di vocazione. R.: « Sì signore ». Non sa fare nulla di lavori domestici, nemmeno cucire; è stata impiegata all'ufficio della colletta, e alla 5a casa al bucato per 4 mesi; ammalata ed vomito, dietro avere sofferto dolori allo stomaco dopo 4 mesi di detto incomodo, fu ritornata in S. Marco. Sa fare pasta a mano e ha bisogno di ripassarsi la dottrina.

II - Suor Ursola Zerilli di anni 23 da Bolognetta. Bisognano le fedi. Fu alla scuola sino alla terza. Entrata in religione il giorno 12 Giugno 83. Vestì l'abito il giorno 14 Ottobre 83. Deve ripassarsi la dottrina eristiana, ha due anni e 6 giorni che prese l'abito. Interrogata se persevera nell'amore della vocazione ha detto: « Sì, signore, coll'aiuto di Dio », D. Perché lo desidera? R.: « Per amare Dio e avere la sorte di guadagnarmi il Paradiso ». D. Bastano l'abito e questo desiderio per raggiungere questi due fini? R.: «No, signore, bisogna l'abito interiore della S. osservanza, e le opere che la stessa impone». È stata interrogata in genere sull'osservanza, istruita sull'esame partico-

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lare, intimata all'osservanza e al resoconto come sarà chiamata.

III - Suor Cristina Concetta Maltese dal Parco, di anni 19, mancano le fedi. Entrò il g.no ... 1883. Vestì l'abito il g.no 20 Maggio 83, analfabeta, sa cucire, lavori materiali tutto. Ha bisogno di apprendere la dottrina cristiana, ha 2 anni che vive in religione. D.: È contenta di avere scelto questo stato? R.: Si, Signore. D.: Sente nel suo cuore la stessa consolazione che provò nei primi momenti che vestì il S. abito? R.: Si, Signore. D.: Desidera di volere permanere in questo stato? R.: Sì, Signore. D.: Per quale motivo desidera di perseverare in questa vocazione? R.: Per farmi santa. D.: Basta per farsi santa questo desiderio, unito all'abito che con tanto piacere ha indossato? R.: No, Signore. D.: Dunque che cosa bisogna perché lei raggiunga lo scopo della sua vocazione? R.; Bisognano le virtù e le buone opere. D.: E quale mezzo lei ha che. può facilmente farle acquistare le virtù per potere praticare le buone opere? R.: La perfetta osservanza della S. Regola; deve formare l'abito interno delle virtù, e dare lo spirito di praticare le buone opere che essa impone. D.: Resta contenta nella Sua coscienza di aver bene osservato la regola in questi due anni e 5 mesi che vive in Religione? R.: No, Signore. È stata interrogata in genere sull'osservanza, e n'è stata istruita per esaminarsi e prepararsi a render conto come sarà chiamata.

IV - Suor Nunziata nel secolo Margherita Russo

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da Girgenti, di anni 24. Bisogno le fedi, legge male non sa la dottrina cristiana, cuce mediocre, fa calzature, ed è capace di sostenere le fatiche materiali domestiche, ma non esercitata. Entrò in religione il 3 Dicembre 1883. Vestì l'abito il g.no 25 dello stesso mese, pel S. Natale, per conseguenza è un anno, 10 mesi e giorni che si esercita nella S. Regola.

Interrogata se persevera collo stesso fervore nell'amore della vocazione ha risposto: Sì, Signore. D.: Perché lei desidera di servire il Signore in questo stato? R.: Per farmi santa. D.: Basta per farsi santa questo solo desiderio, unito solamente al S. abito che ha indossato con tanto piacere? R.: No, Signore. D. Dunque che cosa bisogna, perché lei raggiunga il fine della sua vocazione? R.: Bisognano la carità e le virtù che io non ho. D.: E se il Signore darà a lei la carità e le virtù interne, crede lei che potrà farsi santa senza le opere buone? R.: No, Signore. D.: Dunque bisognano pure le opere buone per farsi santa? R.: Si, Signore. D.: E quale mezzo lei crede che può esserle utile per acquistare la carità e le virtù, e spingerla costantemente all'esercizio delle opere buone? R.: La perfetta osservanza della S. Regola, che deve formare l'abito interno della carità e di tutte le virtù che accompagnare debbono le buone opere imposte dalla stessa regola per essere meritorie dinanzi a Dio. D.: Resta contenta in coscienza di avere osservato la, S. Regola -in questo anno, 10 mesi e giorni che vive in religione? R.:, No, Signore.

Interrogata in genere sulla S. osservanza è stata

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intimata ad esaminarsi bene per rendere conto come sarà pronta e chiamata.

V - Suor Genoeffa Mancuso, nel secolo Maria Antonia, da Canicattì, di Francesco e di Maria Capizzi di anni 26. Bisognano le fedi. Venne in comunità il giorno 4 Settembre 1883. Vestì l'abito il 25 Dicembre 83. Sa leggere e scrivere mediocremente; arrivò alla seconda elementare; sa cucire, sa fare crochet, filè, cingoli, fiori d'organdi, ricami in bianco; stira, lava, fatiche domestiche, sa fare dolci. Ha bisogno di ripassare la Dottrina cristiana. È un anno, 10 mesi e 20 giorni che vive in religione.

D.: È contenta di avere scelto questo stato? R.: Contentissima. D.: Sente nel suo cuore la stessa consolazione che provò al momento che vestì il S. abito? R.: Sì, Signore. D.: Desidera di volere permanere in questo stato? R.: Sì, Signore. D.: Per quale motivo desidera di permanere in questo stato? R.: Perché Dio mi ha chiamato in questo, e corrispondendo con fedeltà, potrò salvare l'anima mia e quelle che il Signore mi affida. D.: Basta per raggiungere questo fine il desiderio che lei ne ha e l'abito che ha indossato con tanto piacere? R.: No, Signore, bisogna tutto il corredo delle virtù unito alle opere buone. D.: Quale mezzo lei crede che può farla riuscire ad arricchirsi delle virtù che fanno meritorie le opere buone? R.: La S. osservanza della nostra Regola. D.: Resta contenta dell'osservanza tenuta fin'ora della S. Regola? R.: No, Signore.

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È stata interrogata ed istruita su i doveri della S, osservanza e avvertita di prepararsi al resoconto quando sarà chiamata.

Per Suor Amalia

A Suor Amalia dille che serva Gesù, osservando e facendo osservare la regola con ogni esattezza e previgenza, e che abbia tutta la cura dei Poveri, amando e rispondendo a Gesù che così da noi vuol essere amato e servito; io la riscontrerò appresso ed esattamente.

Dille pure che stia lieta e che non dia luogo alle sue angustie e fantasie, ma stia sempre serena nella S. ubbidienza.

Suor Teodora

Risconttando al R.mo P.e Agatone, all'articolo delle aspiranti dirà così:

Ho fatto sapere al P.e Giacomo quanto la S. V. mi scrive intorno alle Sue penitenti, che aspirano ad abbracciare questa S. regola, e mi ebbi la seguente risposta che le comunico.

«Le vere vocazioni non si rifiutano ancorché mancassero di qualche mezzo materiale necessario, come sarebbero il corredo, o la mezza lira vitalizia, però debbono pervenire da famiglie per lunghe generazioni intemerate, debbono essere vergini, d'intemerati costumi107, abituati alla frequenza dei sacramenti, di buo-

107 Vergini, qui vuol dire che non siano né sposate né vedove.

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na salute, e pronte a qualunque lavoro e sacrificio per servire Gesù nei Suoi Poverelli.

Se unitamente alle qualità morali hanno pure il corredo ed il vitalizio, entrano col titolo di Postulanti, e fatta la prova, vestono l'abito e si avviano pel loro noviziato. Se mancano o del corredo, ch'è a 12, o del vitalizio, per lo meno di mezza lira al giorno, in questo caso, sono ricevute col titolo di Aspiranti, e quando la Provvidenza, o per mezzo di qualche benefattore, o della comunità stessa potrà essere fornita del corredo o del vitalizio che le manca, allora entrano nel S. Ritiro e prendono l'abito, dopo di che faranno il loro noviziato.

A queste condizioni il P.e Cusmano, che tanto unitamente rispetta la S. V. R.ma, è pronto ad accettare le buone figlie che la S. V. vorrà proporre, mandando le fedi di nascita, di verginità e buoni costumi, di vaccinazione e buona salute, unitamente alla loro domanda corredata del consentimento dei propri Genitori, e alle informazioni particolari che la S. V. R.ma farà la carità di dare ».

18 marzo

Palermo, la vigilia di S., Giuseppe

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Si accerti sul conto della mia salute e di tutti che

possono interessarla, perché io terrò sempre alla pro-

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messa che le ho fatto: sarò premuroso di avvertirla o di farla avvertire ove il bisogno lo esiga, e quando non le scrivo nulla, deve stare sempre serena. Siamo tutti buoni in salute.

Se la Gaetani si corregge e la lascia contenta, potrà farla venire, perché io voglio aiutarla, ma essa non mi deve spingere a premiare il vizio, ma la virtù.

Quando verrà la Gaetani, se la N. dà buona prova della sua vocazione e guarirà della malattia nervosa, può farla venire l'orfanella delle figlie di S. Anna la manderà quando potrà farsi Suora. Giorni prima della loro partenza mi scriverà per la Guarrasi, così della Boneficia, della Russo e della Rosselli.

Del resoconto ci parleremo appresso, perché siamo nel gran travaglio della festa di S. Giuseppe.

Scriverò appresso alla buon Suora Adonata; per ora le dico di essere amante della S. obbedienza. Per Crocifissa benedico tutto ciò che dispone Monsignor Vescovo, al quale ho scritto e qui compiego la lettera.

Il Sig.r Celeste si è messo a disposizione di Mons. Vescovo, purché le Orfanelle si affermino in cotesta casa e la cappella sia ridotta come io le dissi. Di questo ho pure informato Monsignore, dal di cui consiglio farà dipendere tutto.

La benedico con le Suore, le Orfane e le Vecchiarelle. Preghino tutti per me.

Suo Padre in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

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Figlia mia in G. C.108

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Potrà con un poco di gomma incollate nel libro

che porta sempre seco un tantino di carta, quanto basta per notare gli appunti che le sono necessari, per ricordare le cose che vuol dirmi, ma in modo che possa capirli lei solamente.

Quando poi l'avrò intesa, risolveremo se deve o no lacerarlo, perché le cose di coscienza non si devono mai scrivere.

La benedico nel nome del Signore e della Mamma nostra.

Suo P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

Lettera incompleta109

... patto di scontarlo a tanto al mese che non sia più di una trentina di lire; a questo fine ti compiego due parole del Rev.mo P. Antonio.

Parlai ancora col padrone dell'asina e lo mandai a pregare col Sig. Messina, che si fa la comunione nella nostra Chiesa, di volere pagare la mesata di L. 7,80 invece di restituire la somara; oltre, di lui interessai Don Lugrio Messina ed il Ch. Marchica per persuader-

108 Risposta ad una penitente che per confessarsi bene esprime il desiderio di scrivere in un foglio i propri peccati.

109 Forse indirizzata alla Sorella.

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lo anche a voler pagare gli arretrati che per nove mesi sarebbero L. 63,50, così si potrebbe comprare una giovane e buona somara per la colletta e la buona orfanella riavrebbe la pensione; preghiamo il Signore e procura anche pel Rev.mo Antonio d'ottenere quanto da noi si desidera.

Peppino ancora a Caltanissetta e verrà sabato accompagnando una, postulante che mi dà il Segretario Can. Diliberto con la rendita di mezza lira e forse più; speriamo che fosse di buona salute e veramente vocata. Per la buona giovane di Siculiana potrai scrivere che posso accettarla come semplice aspirante fino a quando il Signore non la provvederà anche per mezzo mio del vitalizio necessario; gli farai riflettere che in questo modo, col titolo di aspirante lavorerà pei poveri, farà la sua prova e comunque non avrà l'abito di sorella, meriterà molto al cospetto del Signore.

A D. Eleonora, che bisognai lasciare così in fretta, ditele che stesse tranquilla, che alla mia venuta porterò la guastella, e la toglierò dall'angustia in cui si trova per la scala, facendola voltare di altro modo o rimediando altrimenti.

Vi benedico nel nome del Signore assieme alle buone sorelle che amo trovare secondo il cuore di Dio e la virtù della santa regola.

A tutte le orfane e recluse una benedizione particolare per non darmi dispiacere lungo la mia breve assenza e non dubito, che farà di tutto per consolarle e nel miglior modo possibile.

Sono già stato trovato dalle buone Suore. Suor

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Maddalena in compagnia di Peppina Tranquilli e di Pietrino vennero e mi trovarono in casa.

Sono tutte buone le sorelle e vi salutano tutte, ma tengono pena che io vi lasciai perché vi suppongono in una posizione poco dissimile da quella ove siete e per conseguenza sono dolenti di vedermi qui per avervi abbandonate sole. Coraggio, figlie mie, Gesù Cristo è con noi, chi sarà contro di noi?

Si avventa il demonio nella persona stessa di colui che guardate e riverite come la persona stessa di Gesù Cristo e per conseguenza la vostra fede metterà sempre lo scudo di G. C. contro le armi del demonio che non vi feriranno giammai, ma invece guarirete i poveri indemoniati come succedeva con G. C. medesimo, il quale nella sua carità non curava nemmeno la preghiera di coloro che lo supplicavano di volerli lasciare come erano, come l'indemoniato di Gerasa, che si avvicina a Lui uscendo dai sepolcri per dirgli anche in modo supplichevole: lasciateci, qui; G. C. ascolta la preghiera ed opera come se, avesse chiesto il contrario, caccia i demoni, e voi sapete che una legione intera erano più demoni, e un numero immenso di porci che ne furono invasi si gettarono al mare.

Abbiate sempre cura caritatevole di tutte; Iddio le santificherà e santificherà anche voi e vi prepara la corona della sua gloria.

Vi benedico e arrivederci.

Vostro P. in G. C.P. G. Cusmano S.D.P.

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Figlia mia carissima in G. C.110

Rispondo con ritardo alla tua letterina, ma senza mancare alle mie promesse, poiché la tua non era di urgente riscontro.

Ti sei afflitta che a causa delle dirotte piogge hai dovuto lasciare la S. Comunione; ed anche io sono dolente di ciò, sapendo per esperienza, quanto è amaro lo star diviso un momento solo dall'unico amore dei nostri cuori. Ma ciò, Figlia mia, non ci togliedalla Sua adorabile volontà, la quale è più soave del paradiso. Lasciare Dio per Dio, non porta perdita alla povera anima nostra, né diminuisce l'amore dei nostri cuori, poiché migliore cosa è possedere Dio in quel modo che Egli vuol'essere da noi posseduto, che cercare di possederlo a modo nostro. Meglio è esser crocifissi con G. C. che regnare nel mondo; e quando già il Signore ci ha dato la sorte di chiamarci all'ombra della sua croce e separarci dal mondo, quale dolcezza maggiore, e quale più utile guadagno che fare la sua santa, soave e sempre adorabile volontà? Ma tuttavia l'anima nostra non ha vera fame di Dio, e come le inferme, che hanno poco appetenza, che sebbene bisognano di nutrizione umana, meglio gli intingono saporosi che la carne, anzi di questa sentono nausea e si negano spesso a volerla mangiare, o se la mangiano, non la vogliono senza un intingolo saporoso. Carolina, Figlia mia, procura di sentire la vera fame di Dio e provare il, vero gusto nel nutrimento sostanziale, se vuoi presto raffor-

110 Nipote Carolina.

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zarti e salire con tutta robustezza la santa montagna. Su quelle vette l'aria pura e senza mutamento ti guarirà da ogni infermità.

La tua vista, elevata così sopra il creato, s'innalzerà a vagheggiare il suo creatore, e così liberata dalle catene che ti tenevano come rilegata nel basso della valle, tu signoreggerai il mondo ed esulterai come gigante nella via di Dio.

Fatti la Comunione ogni giorno.Papà non priverà senza ragione questo primo

bisogno dell'anima, anzi sono sicuro che vorrà anche appagarlo per sé . Dì lo stesso alla Nonna, a Carmela, a Gioacchino. Ma ove l'ubbidienza tel vieti, fattene cento anni, centomila volte cento collo spirito, adorando il Suo divino volere, che si diletta venire in te con questa privazione.

Sta lieta ed esulta in G. C. tuo salutare, e fa che tutti esultino i compagni della tua stessa sorte. Ti benedico con la Nonna, il Papà, Nené, Gioacchino, Carmela, Vincenzo, Peppino, Mariuccio.

Pregate tutti per me.

Figlia mia carissima in G. C. (a Carolina)

Son contento che la mia lettera ti sollevò un poco, ma lo sarei di più se mi avessi scritto quanto ti addolora, per darti conforto. Dal giorno che l'anima incomincia ad essere tutta di Dio, le angustie e i malcontenti scompariscono. Comincia ad esserla da questo

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momento e tutto sarà finito. Lo spirito del Signore non è spirito di noia e di afflizione; « servite Domino in laetitia », diceva il Reale Profeta, e a noi conviene, ispirarci a detta parola ch'è del divino spirito. Adunque se non ti fidi da te sola a reggere in tanto travaglio, scrivimi subito e ti consolerò.

Ricordati che G. C., vita tua, per amor tuo volle soffrire sino all'abbandono del Padre suo, e noi, che meritiamo tanto di pena pei torti nostri, non vogliamo soffrire nulla?

Ubbidisci, figlia mia, scrivimi come meglio puoi, e poi il Signore mi darà il lume per consolarti da lontano.

Non lasciare, figlia mia, la S. Comunione; senza questo pane quotidiano, l'anima s'indebolisce e muore.

Ah, figlia, non far morire ciò che il Signore alimenta col suo corpo, col suo sangue, colla sua anima, con la sua stessa divinità; fa' invece ogni sforzo per mantenere questa vita ch'è la caparra di quella che godrai nell'eternità, se sarai sempre fedele ed ubbidiente.

Ti benedico con tutti. Prega per me.

Rev.ma Superiora

Potrà riceversi l'orfanella Provvidenza D'Amico, figlia d'Ignazio e della fu Rosalia Palazzolo, di anni ... da Palermo.

La stessa è raccomandata dal Senatore Francesco

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Paolo Perez e quanto prima avrà l'ammissione del Municipio. Porterà il letto e le mutande per un pronto accomodo.

La benedico nel nome del Signore.

Suo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Figlia mia in G. C.

Riscontro la tua letterina ricevuta col ritorno di Papà, il quale arrivò qui felicemente l'altro ieri notte.

Pria di tutto ti accerto della buona salute di tutti, compreso Mario, il quale sta bene al suo solito.

La pace del Signore sia nel tuo cuore e in quello di tutti cotesti nostri, e con essa tutti i beni verranno ad allietare l'anima tua, buona figlia mia. Non dare retta ai motivi che ti disturbano; il Signore vuol'essere servito in santa letizia, e la Sua adorabile volontà allieta le anime che volontariamente l'abbracciano. Sta bene, ed io sono contento che l'anima tua non prova più gioia nelle cose del mondo, ma appunto per questo la tua pace e la tua consolazione dev'essere al colmo.

Figlie mie in G. C.

Pagate le L. 200, che mandò lo zio al Sig.r Cavaliere e nient'altro per ora. Il Signore non ha permesso che io vi avessi rilevato da tanta angustia sino

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ora; sia tutto come vuole Iddio. Per tutt'altro aspettate che io venga e ci parleremo; non vi abbandonate al cuore, ma al volere di Dio.

Vi benedico nel Signore. Pregate per me.

Vostro Padre in G. C. Sac. G. Cusmano

Figlie mie in G. C.111

Spero tutto: bisogna amare ed adorare la SS.a volontà di Dio Ma giacché mi parlate d'ispirazioni, scelgo di pregare per la mia guarigione, ma proibisco assolutamente che altri e particolarmente potessero pregare per fare il cambio. Vi benedico nel nome del Signore e della Mamma nostra SS.

Per la Superiora di Girgenti

La Rev. Superiora di Girgenti farà sapere al R.mo Can. Raia che anelo di avere presto una casa per le povere ree pentite, ma finché la Provvidenza non mi aiuta, l'esperienza mi ha ammaestrato che, mescolando queste creature con quelle innocenti, lungi di esercitare la carità, si manca alla carità e si ottiene la rovina delle altre.

111 Risposta a Suor Amalia e a Suor Giuseppina, che si sentivano ispirate a pregare per la guarigione di P. Giacomo o ad accettare volentieri il suo patire.

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Nella stessa casa di Gi rgenti questa esperienza fu dolorosissima, ed il rimedio unico fu quello di espurgare la casa da questo elemento.

Se poi vi è un caso di vera penitenza, qui, abbiamo la casa del Buon Pastore e bisognano L. 102 per farla entrare e durarvi per quattro mesi; se poi lo stabilimento può mantenerla a proprie spese e resta, se no bisogna pagare altre L. 102 per altri quattro mesi, e così di seguito finché lo stabilimento la terrà a proprie spese. Se detta ragazza darà lunga prova di vera penitenza, allora potrà far parte di un ordine religioso detto delle Maddalene, ove vivono tante in comunità di vera penitenza, amando e servendo il Signore.

Presenti i miei rispetti al R.mo Sig. Canonico e lo persuada a volere aiutare così questa povera anima e a pregare il Signore perché io potessi riuscire ad avere una casa nostra per questo esercizio di vera carità, senza far pagare nulla. Per le Signorine di Menfi, che vogliono farsi suore, bisogna meritabilmente il vitalizio di mezza lira al giorno e il corredo una volta tantum a 12 secondo le consuetudini della comunità.

La comunità non vuole proprietà e per conseguenza non può accettare il capitale. Se poi si tratta di vere vocazioni o mancano di qualche cosa, sia pel corredo che pel vitalizio, potranno accettarsi come Aspiranti per vestire l'abito quando a quello che loro possiedono la Provvidenza manderà i mezzi per altra via di fornirli del tutto.

Bisogna però conoscere, pria di accettarle, tutte le loro qualità.

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Palermo, il giorno di S. Giacomo Ap.

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Il mio protratto silenzio è stato prodotto dalla

molteplicità degli affari che non mi lasciano un momento libero e di riposo.

Il tuo ritardo a scrivere nel mese di maggio, mi fu doloroso, ed io fino a quell'epoca avea tenuto esatta corrispondenza. Quando ritornasti a scrivere accennavi a lettere che io non avea ricevuto e ti riscontrai con una lettera lunghissima alla quale non desti adeguata risposta.

La mancanza dell'ubbidienza nell'intraprendere l'assistenza al domicilio, e nell'accettazione delle aspiranti, non mi ha fatto sentire la gioia che avrei dovuto provare negli esercizi di carità che il Signore vi ha fatto sostenere. Spero che quanto prima ne potessimo trattare di presenza su questo argomento e formare le norme necessarie.

La mancanza del corredo e del vitalizio nelle nostre aspiranti è un gravissimo tarlo nella nostra Istituzione, e dovrebbe, assolutamente evitarsi; pure mi è doloroso quando sento che si tratta di avere vocazioni, e vorrei aiutarle.

Per conseguenza farai così: quando alcuna si presenta per manifestare il desiderio di essere accettata, l'accoglierai con tutta amorevolezza, e la informerai di tutto quello che bisogna, tanto pel corredo che pel vi-

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talizio, interessandola a volersi assicurare se può questo ottenere dai suoi parenti o benefattori. Intanto, tu avrai cura di pigliare le più accurate informazioni, e quando tutto è favorevole, sia pei notati, che per la morale condotta, allora alle ripetute istanze dell'Aspirante, dirai alla stessa di dirigersi a me con una sua lettera, o dei Genitori o parenti che la tutelano, per fare la formale domanda, esponendo tutto quello che può fare per corredo e vitalizio; e detta lettera, per tuo mezzo, arrivera a me, ed io riscontrerò come m'ispira il Signore. Farai adunque regolare a questo modo le attuali aspiranti e manderai al più presto queste lettere di petizione che io le riscontrerò.

Intorno alle cose che tu aspetti, spero poterle portare alla mia venuta, se il Signore mi concede la possibilità di farla.

Ti accerto della buona salute di tutti, anche dei parenti delle nostre sorelle, che a te unite benedico nel nome del Signore. Raccomando a tutte la S. osservanza spirituale e materiale. Bisogna far tutto solamente per amore e maggior gloria di Dio, e ricevere tutto dalle mani di Dio; e questo Dio deve essere a noi presente per poterlo amare sempre di più. Raccomando la S. orazione e lo spirito della contemplazione nell'attività, la sincerità, la semplicità, l'umiltà, e l'ubbidienza!... per vedervi sempre unite all'adorabile volontà di Dio, ch'è la sorgente di ogni bene.

Non posso più prolungarmi; di nuovo ti benedico con tutti. Pregate per me.

Vostro P.e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

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Palermo, il giorno di S. Pietro

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Io offro al Signore il mio dolore giornaliero e

prego sempre che cambi in consolazioni di spirito le afflizioni del cuore.

Ti acchiudo L. 15; tanto ho potuto trovare e sallo Iddio come ti potranno servire.

Ti benedico con tutti.

Suo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano

P. S. - Presenterai a Papà l'acchiuso biglietto.

Palermo, il giorno della SS. Triade

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!1. Sento con rassegnato dolore quanto la S. V.

mi scrive di S.a Crescenzia. Il P.e Gambino consente a mandarla per vedere se l'aria le fosse stata giovevole, ma, essendo così, conviene, se non migliora, di ritornarla in questa e poi risolveremo il da farsi.

Come sta Suor Domitilla e le altre sorelle che sono incomodate?

2. Oh! S. osservanza! Mettiamoci nelle relazioni del nostro Dio per mezzo della S. Fede, che ci deve accompagnare in tutto per la S. obbedienza.

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Preghiamo, figlia mia, perché il Signore ci aiuti. La benedico con tutte le, Suore e le orfanelle.

Suo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

P. S. - Lei come sta? La Superiore G.le è qui, ricevette la Sua lettera e la riscontrerà. La saluto e benedico con tutte le Suore.

Alla Superiora della V Casa

La Superiora di 5a Casa si riceverà la Suor Antonia Russo, e consegnerà a Suor Rosalia le Suore Ninfa, Feliciana, Modesta e Mansueta. Avrà cura di fare arrivare la roba di dette Suore in S. Marco, ma presto, in giornata.

Sac. G. Cusmano S.D.P.

Palermo, il giorno di S., F. di Sales

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Le rimetto le cose di Suor Eloisa dove troverà

anche le mutande di Suor Nicoletta che trovasi al bucato e n. 4 veli nuovi che le si fecero qui, perché dà Terre Rosse non li portò quando passo in questa. Qui le compiego le chiavi delle casse di Suor Eloisa; ella

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farà l'inventario di tutto quello che riceve e ne manderà qui ricevuta. Ma tutte le carte scritte o lettere ed altro che potrà in esse trovare, lo conserverà per consegnarlo a me, e così ogni altra cosa che può essere ricordo di qualunque compagna.

Per far questo sceglierà un momento in cui potrà lei presenziare questa consegna, e pria di quel momento terrà le chiavi in Suo potere.

Io spero venire presto. La benedico con tutti.

Suo P. e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Carissime Figlie mie in G. C.

Il mio viaggio fu felicissimo, tranquillissimo; fui col mio compagno solo sino a Lercara, e poi sopraggiunsero delle buone persone da Palazzo Adriano e arrivai felicemente in questa alle 8,20.

Trovai la città in festa, ma tutto tranquillo. Arrivai in casa senza nessuno vedermi e le Sorelle si sorpresero a trovarmi co sì inaspettatamente.

Appena arrivato m'informai della salute di tutti dei nostri e tutti son buoni, compresi anche i parenti di tutte le Suore. La prima di cui pigliai informazioni fu la Madre di Suor Fortunata e le Suore ultimamente l'aveano veduta buonissima, così mi hanno assicurato dei parenti di Suor Caterina, di Suor Amalia e di Suor Maria; potete adunque starvi tranquille per questo riguardo, ed anche sui panici timori per l'attuale festa, perché si gode massima tranquillità.

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Non ho tempo di prolungarmi né posso scrivere com'è mio dovere a S. E. R.ma; lo farò questa sera, perché al momento ho bisogno di sentire quanto è accaduto nella mia assenza per mettermi in corrente.

Scrivetemi di tutto e particolarmente dell'esito della Pinsella.

Saluto e benedico tutti e come se fossi di presenza. Pregate per me. Le Suore vi salutano caramente e vi invidiano o meglio sentono la S. emulazione.

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Ad una Superiora

... faremo di tutto per contentare il paese. Non ogni male viene per nuocere; speriamo che questo disturbo e questa persecuzione servissero per ingrandire l'opera del Signore.

Viva Gesù, e avanti sempre collo stendardo della carità sotto la protezione della Mamma nostra santissima.

Io mi auguro che il Sindaco, persuadendosi, ritornerà col suo buon cuore a metter in regola le cose e a lasciarci la libertà di operare il bene col suo aiuto.

La benedico con tutte le Suore, le Orfane e i Vecchiarelli, che intendo benedire singolarmente nella carità ardente di Gesù Cristo.

Stia bene in salute, figlia mia, e non si trascuri; sono momenti nei quali la sua salute è doppiamente in-

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teressante. Io sto benissimo; è pel pensiero che ho di voi che sento la mia miseria.

Ditemi tutto ogni giorno con verità e precisione. La Super. Gen. è a Canicattì.

Tutti buoni, la benedico di nuovo.

Suo P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

7 agosto, giorno di S. Gaetano

La Suora che va per la colletta, oltre la benedizione della Superiora, chiederà al buon Gesù di essere benedetta e prosperata, pria di uscire a cercare la elemosina pei Poverelli; e, quando questa elemosina la domanderà veramente con lo spirito della carità di Gesù Cristo, non potrà mai mancare il necessario alla vita, perché G. C. con pochi pani e pochi pesci sfamò una immensa popolazione; e non è questa la prima volta che il Signore ripete questo miracolo nella nostra casa ...112

Figlia mia in G. C.

Scrivo queste due parole per mandare l'acchiusa in tempo, perché passando l'ovaro potessimo consegnarla a lui, raccomandandogli di portarla subito alla Supe-

112 Test., V. III, p. 278.

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riora. Ditegli che vi è acchiusa una cosa di somma importanza e che deve cautelarla bene.

Noi tutti buoni; più tardi ci vedremo.La benedico con tutti.

Suo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Figlia mia in G. C.

Sia amato Gesù da tutti i cuori.È assai dolce all'anima assaporare i carismi di

D io, e sentire quella dolcezza che non gustata non si intende mai, ma non è in questo che si piace al Signore. Egli per venire a noi non prescelse la via dei fiori, ma quella delle spine, e tu lo sai, figlia mia, quanto volle patire per te, e come nello stato di vittima sta sempre al cospetto del Padre Suo, per implorare continua misericordia sulle anime nostre.

Abbracciamo la croce che Egli ci dà, saremo certi di ritrovarlo per questa via, perché è appunto quella per la quale Egli è venuto a noi; camminandovi non vedi tu le orme del Suo Prezioso Sangue che Egli vi ha stampate? perché adunque ti smarrisci, perché non acquisti nuova costanza?

Qual segno più sicuro che lo troverai prestissimo se non questo che ti accerta di essere quelle le orme sue? Oh! accresca Egli nel tuo cuore verginale il desiderio di immolarti al suo amore e ti faccia capire che nessuna cosa è più preziosa della sua volontà manifestata dall'ubbidienza e dagli stessi eventi!

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Ed è in questa volontà di Dio che ti impongo nel suo santo nome di stare sempre lieta, di crescere sempre nello spirito dell'abnegazione e del martirio, consumandoti nel desiderio di essere vittima di chi è vittima per te, e di crescere nella fiducia pregando per ottenere la salute e le forze per prestarti ad ogni suo servizio.

... I beati sono beati .... e i viatori solo quando son o nella Croce con G. C. possiedono Dio e vivono nella sua volontà; e da questo è vero, verissimo quanto rivelò S. Teresa che noi patendo e i beati godendo abbiano la vera felicità; ed io da Padre non posso desiderarvi altrimenti.

Vi benedico tutto nel nome del Signore. Pregate per me. Arrivederci a presto. Vi prego non perdere mai la S. Comunione.

Vostro Padre in G. C. Sac.te Giacomo Cusmano S.D.P.

Disposizioni per il colera

…l'elemosina potranno uscire a cercarla quante volte il Signore permetterà che si sviluppi il colera nel paese, o se i benefattori si dispiaceranno di vedervi dinanzi la loro porta, ecc., insomma mi scriva di tutto per vedere in tempo cosa devo fare per mettere in sicuro la Vita di cotesti nostri Poverelli. Intorno a prestarei per l'assistenza dei colerosi, sarebbe il mio desiderio, ma sembra che non possiamo effettuarlo. Se noi

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fossimo costì per fare semplicemente la scuola, e ci trovassimo nelle vacanze e per conseguenza senza alunne, o le alunne si allontanassero per l'occasione del colera in questo caso, essendo libere e senza alcuna responsabilità, l'avrei avvertito a mettersi a, disposizione del Sindaco per l'assistenza dell'ospedale dei Poveri, attaccati di colera. E se non avessero trovato locale pronto, vi avrei scritto di offrire a questo fine la vostra stessa casa. Ma avendo un'interno da dover custodire, e per conseguenza da separare dal commercio esterno del paese per evitare possibilmente che il male entra in casa; ed essendo così poche di numero, che in tempo ordinario non bastate all'ufficio, come vi sembra possibile di abbandonare la propria responsabilità, per assumerne un'altra alla quale tutte assieme non potete bastare, dovendovi prestare di giorno e di notte al servizio dei poveri ammalati? e se si sviluppa il male in casa vostra verranno quelli di fuori ad assisterli?

Non avendo altri mezzi per mantenimento giornaliero, la colletta non si può lasciare ancorché i cittadini non volessero più contribuire, perché il vostro girare per gli associati servirebbe per fare sapere che i Poveri che muoiono di fame, non muoiono per colpa vostra, ma perché essi non danno più il soccorso necessario; e voi non potendo trovare credito, non potete supplire altrimenti. Gli uffici tutti interni devono portarsi allo stesso modo; dunque chi può andare ad as sistere gli ammalati esterni? e se avrete ammalati interni, sarà anche una sollecitudine di più!

Se poi pensassero a provvedervi per la. cibaria, e

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per tutto quello che potrà bisognarvi, potreste disporre di due Suore solamente, e due Suore possono bastare per sostenere il servizio di un ospedale di colerosi? Né potete dirmi facciamo a muta, il servizio, perché allora non custodirete più l'interno; la vostra carità che sarà ammirata dal paese, sarà a danno dei vostri Poveri, perché voi vi porterete il contagio. Da tutte queste riflessioni io ho dovuto conchiudere che non avendo altre Suore da poter mandare esclusivamente per questo fine di venirsi a chiudere cogli ammalati in qual. che ospedale per portarne il servizio, dobbiamo contentarci che il Signore ci faccia crescere p er arrivare a potere avere questa gran sorte.

Del resto speriamo che il Signore circoscriva a Palermo questo flagello e non lo faccia passare altrove, ma quando si presentassero delle occasioni che ci metterebbero nella condizione di poterli prestare, mi scrivano e risolveremo dinanzi al Signore.

Qui il male continua, ma le nostre case finora sono libere e si gode buona salute. La colletta viene meno perché la maggior parte degli associati sono scappati, ma la Provvidenza non ci ha abbandonato, tiriamo avanti con buona igiene.

Non pretendano continue lettere perché abbiamo molto da fare. Ritengano se mpre le buone notizie finché non sentano da noi stessi che il Signore ci ha visitati, e preghino con fede e fervore, e la loro preghiera sarà la nostra salute.

Ossequio il Rev.mo P. Arciprete e tutti del Clero. Al Rev.mo P. Gaetano i miei particolari rispetti.

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Per gli esercizi e le prediche procureremo un tempo più opportuno, per ora pregate.

La benedico con tutte le Suore, le Orfane e i Ricoverati.

L'accerto dei ben'essere di tutte le nostre case, e dei nostri congregati, e tornando a. benedirli mi segno.

Suo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

P. S. - La buona S. Fragale ieri non volle affatto partire in compagnia della famiglia Maira, e la vidi contenta di aver fatto questa risoluzione; è una buonissima figlia, ma mi sembra assai timida nelle sue risoluzioni; la stessa è di buonissima salute come siamo tutti bene.

Terre Rosse, il giorno di tutti i Santi

Figlia mia in G. C.113

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Scrivo senza riscontrare le tue, ma per dirti la

consolante notizia che da più giorni non si sono ripetuti casi di colera nelle nostre case di Terre Rosse e 5a Casa e si gode buona salute. S. Marco è stato sempre esente e così continua.

Ho avuto nuova che in Monreale siasi avverato qualche altro caso, ma la Superiora non mi ha scritto.

113 Superiora di Girgenti.

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Speriamo che fosse smentita questa notizia. Preghiamo. Per la povera figlia che vuole andare a servizio io le avevo detto sin da principio che quando non vogliono più accettare il buono consiglio, non possiamo tenerli a forza, e per conseguenza col Consiglio del Vescovo, al quale le Dame sono sicuro che presteranno il consenso, ed anche il buon Sig. Messina procurarle una buona Patrona, a patto però che poi non può più rientrare.

È momento che devo spedire la lettera e non posso più continuare. Ti prego far sapere al Sig. Montana, che ossequio e benedico con tutta la famiglia, che domani partirà il pacco.

Ti benedico con tutti.

Tuo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Figlia mia114

Gesù vide la città di Gerusalemme e pianse sopra di essa! così leggiamo nella divina scrittura, e le ragioni sono facili ad intendersi. Così io scrivo in questa carta che mi fa vedere l'anima vostra e che mi attrista per vederla in un tumulto disordinato di affetti!

Grande quanto il mare è l'afflizione che lo stato dell'anima vostra mi reca e vorrei colle mie lagrime vedervi in sentimenti più santi e più ordinati. Oh! come è possibile che si ami il Signore da un cuore che

114 Ad una Suora addolorata per la morte del fratello; pare che non si tratti di una Serva dei Poveri.

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sente così per gli affetti del mondo? Il vostro linguaggio è desolante, sembrate un'anima senza Dio che si abbandona perdutamente negli affetti materiali! Io non credo che non debbono sentirsi simili perdite, ma non tanto da dimenticarci, ch'è Dio che le ha ordinate! Dio è Padre! Dio è Amante! e quello che fa è sempre per meglio delle anime che ha ricomprate col sangue suo! perché adunque non tenere queste idee? Volete manifestare che il dolore da voi sofferto è stato tale da credere anche un miracolo il sopravvivere, fatelo pure, ma in tutte le espressioni dovete tenervi nella fede e nell'unione del divino volere, mostrando tutta la calma e la rassegnazione, altrimenti la vostra lettera non avrebbe nulla, di diverso da quella che potrebbe scrivere una qualunque persona del mondo; voi avevate tradito la vostra missione ch'è quella di predicare colla vostra pratica e col vostro esempio l'evangelo di G. C. e sentirne il modo. Vedete da queste spontaneità qual'è, lo stato del vostro cuore; e riflettete se con un cuore così disposto, può bene portarsi il ministero dell'apostolato che Dio vi affida? e considerate se ho ragione di piangere!...

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LETTERE ALLA SORELLA VINCENZINA

Carissima Sorella

Per dirti che ti amo teneramente in G. C ,Vita nostra, di unita ai nostri fratelli, sorelle, cognati, nipoti, zii, zie e tutti, vergo la presente.

Gli affari sono indicibili, e non ho tempo, desidero tue lettere, nuove di quella famiglia interessante, e dei nostri poverelli, e sopra tutto del tuo spirito.

Il nostro Padre che ti benedice è lieto, perché tu lo assicuri che le cose vanno bene e perciò crede che io potrò qui rimanere a lungo.

Ti abbraccio e vado per la Messa, se no, non potrò dirla. La Superiora di queste sorelle, che reca la presente, ritornerà dopo il ritiro; quante cose che vorrei dirti! ma non posso. Ti abbraccio e benedico con tutti.

Tuo aff.mo f.llo in G. C. Sac.te G. Cusmano

Norme per la visita di parenti uomini per le ricoverate Sorella e figlia mia in Gesù Cristo

Viene la donna di servizio di S. Chiara per visitare sua cognata La Bue, e viene insieme al marito,

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ch'è fratello dell'ammalata, una sorella della stessa e la figlia.

Io ho detto così che le donne saliranno per un momento, il fratello se non reca incommodo salirà, altrimenti aspetterà nella stanza di ricevimento.

Voi vi regolate come credete più conveniente; se non c'è motivo di proibire il di lui passaggio dal dormitorio, lo farete salire. Io non so se avrò tempo di potere venire; le mie sofferenze sono al solito.

Vi prego di fare andare avanti il fornimento delle vesti e l'altra biancheria pei poveri perché è pressante il bisogno.

Vi benedico nel nome del Signore.

V. P. in G. C.Sac. G. Cusmano

P. S. - Al P. Antonio darete un uovo la mattina, oltre tre once di carne a mezzogiorno per 40 giorni, come fu prescritto, e un po' di vino etc.

A Suor M. Vincenza Cusmano - Monreale

Al somarello darete due once di farina di majorca sciolta nell'acqua e vi mettere un poco di nitro purificato, invece di farlo salassare, e per mangiare invece di orzo gli darete crusca e gramigna che in Monreale si capita facilmente.

Se il male non passa ripetere la medicatura ogni settimana.

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Sorella e Figlia mia in G. C.115

Il Sig.r Enghelman fece ritornare in questa da Cagliari il commesso viaggiatore, che ha dato a Terre Rosse l'istruzione delle macchine da maglierie e da cucire simili alla vostra; lo stesso pria di ripartire, forse, verrà per darvi le analoghe istruzioni, ed io vi avviserò se converrà pagare a lui la macchina in pronti contanti; per ora è buono che sappiate che si deve scontare a L. 12 al mese ed io ho già inviate al Sig. Enghelman le cambiali che scadono ogni tre mesi, nella cifra di L. 72 per questa vostra, e per un'altra macchina uguale, spedita in S. Giuseppe Jato; per conseguenza se non si combinerà di pagarla in contanti, vi avviserò le epoche opportune per farmi arrivare il danaro, per trovarmelo pronto alla scadenza di ogni cambiale.

Salute di tutti, comunità e parenti, grazie al Signore, buona. Affari senza fine, ed uno più importante di un altro, e per questo vi prego a non stare mai in pensiero pel nostro silenzio.

Il Sig.r Sindaco venne, mi portò la pianta, ma sono costretto a rimetterla per avervi apposta la leggenda, e farvi segnare la chiesa. Lo stesso mi disse che ripartiva l'indomani colla prima corsa e per conseguenza non ebbi il bene di rivederlo e di farlo avvicinare dal P. Boscarini. Non si parlò di nessuna cosa sul serio, mi piace vederlo disposto ad ogni cosa buo-

115 Alla sorella Vincenzina, in Agrigento.

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na; speriamo che prestò rimandi la Pianta colla leggenda, come il P. Boscarini gliela spedirà, perché già l'Ingegniere Torregrossa è pronto a svilupparvi la pianta del nuovo fabbricato, per sistemare ordinatamente l'Ospedale, il Ricovero e l'Orfanotrofio.

Per la messa vada o scriva a Monsignor Vescovo, ma se pensa di andare, s'informi pria di tutto se trovasi in Girgenti o sia uscito per la sacra visita.

Io ritengo che trovasi in Girgenti e scriverò anche io. Ma io ricordo che tempo addietro mi scrissero che si era trovato il legato di una messa, e che si pensava dal R.mo P. Arciprete e dal Sindaco di destinarla all'Ospedale; svanì forse questo legato?

La messa per noi è necessaria, e non vale poterla ascoltare dall'altarino quando non avete il commodo di potervi fare la S. comunione, e non avete nessun diritto a coltivar la cappella del sacramento. Avvertitemi su questo articolo assai importante.

Spiacemi avere inteso qualche cosa d'inosservanza di talune Suore di San Cataldo e di costì, mi auguro che i Suoi savi provvedimenti non li facciano ripetere. Le Superiore non si fanno per anzianità, ma per quei numeri che possono far sostenere l'ufficio e ognuna dovrebbe non ambire questi posti, ma di stare subordinata a qualunque soggetto che i Superiori scelgono, riguardandola come la presenza di Dio e della Mamma nostra SS.

Il P. Boscarini non ha potuto venire perché col mio stare in casa è stato maggiormente aggravato di affari. Preghiamo e speriamo che crescessero presto i

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Sacerdoti per poter essere meno aggravati di affari ... ma sembra difficile.

Un asino comprarono per la casa? perché non comprarono una somarella?

Mi chiamano per mangiare; è già tardi e la carta è per finire, ma basta per potervi tutti benedire con tutto il mio cuore ed a nome di Dio e della Mamma nostra.

F.te Giacomo è stato ed è ancora qui con me, sta bene e la saluta caramente. La benedico di nuovo. Preghi e faccia pregare per me.

Suo F.llo e P.e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Sorella e Figlia mia in G. C.

I Poveri Meli, Sardina e Datese che vengono per la colletta mancano di calzette e di scarpe, e poverini soffrono.

Mi dicono che quando escon o e ritornano non possono vedere né il calzolaio né la Superiora.

Pensateci per non farli restare così.

V. o P. in G. C.P. Giacomo Cusmano

Carissima Sorella

Quanto dolore io sento di vederti ancora qualche affetto non rassegnato ed unito all'adorabile volontà di Dio!

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Peppinella sta così pingue che sembra veramente una madre Abbadessa ed il medico ritiene che la pinguedine fosse eccessiva. La stessa mesi addietro ebbe uno sfogo alla faccia che risanò prestissimo, ma ha sofferto la tigna Sangurante. Ora è anche meglio di questo altro male e si procura di far nascere i capelli in un vano quanto un soldo che trovasi sprovveduto.

Lo stato generale della stessa è buonissimo, così sono tutti, cioè buoni, eccetto delle piccole sofferenze che durano ancora per l'ottalmia granulosa, scofale etc.

Il mio stare al solito, stato generale buonissimo, località alti e bassi.

Suor Maria, Suor Amalia, Suor Caterina, Suor Giuseppina, Suor Fortunata state tutte tranquille. Aspetti (chi attende mia risposta), la mia prossima venuta, ma state serene nella S. osservanza e non perdete la Comunione.

Pregate perché presto potessi sbrigarmi con questo Municipio e poter venire costì.

Vi benedico tutte nel nome del Signore e nel S. Cuore del nostro Gesù.

Vostro P.e in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Sorella e Figlia mia in G. C.

La tua letterina mi fu di somma consolazione. Benedica sempre più il Signore che l'amano nei Suoi poverelli e accendono nei loro cuori la Sua carità.

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Se potete mettere due vesti alle vecchiarelle, ma pulite, mi piacerebbe appresso provvederemo a comprare un drappo di poco costo per fare un ... al proposito.

Sia benedetto il Signore che ci allieta così nel suo spirito: è questa la più bella consolazione.

Viene Suor Pietra e Suor Caterina; la prima non so, se resterà sempre costì finché soffre con naso, la seconda deve ritornare. Chi può venire insieme di Suor Pietra? Scrivimi in proposito.

Ti benedico con tutti della vostra S. Comunità e compagnia.

Pregate per me.

Vostro P.e in G. C. Sac. G. Cusmano

P. S. Non ho tempo di potere scrivere a Suor Veronica, lo farò appresso.

La mia salute al solito; le sofferenze però sono minorate o pel riposo o pel medicamento, non so.

Come sentirò la possibilità verrò e andremo da Mons. Turano.

Mando carne, pasta, cacio, estratto per fare domani pasta al sugo e razioni come giorno di paradiso116

Di nuovo Vi benedico.

Il giorno di S. Chiara

Sorella e Figlia mia in G. C.

Non ho avuto tempo di scappare un momento, e

116 In occasione dei santi esercizi ai poverelli della V Casa.

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per questo ti scrivo due parole interessandoti di aver un po' di cura per la tua salute e di quella delle buone sorelle.

Vi benedico tutte nel Signore ch'è vostro amore, vostro conforto, vostra guida, vostro tutto.

Pregate per me.Domani ci vedremo piacendo al Signore.Le sorelle hanno raccolte un numero di posate

ed altri utensili che vi manderò con nota.

A Suor Vincenzina

Ho fatto avvertire il porgitore, cognato della orfanella Tuttolomondo, per evitare l'inconveniente di farlo entrare insieme ai parenti consanguinei, o l'altro di restar fuori.

Potranno adunque, fargli vedere la ragazza; per altro viene insieme alla sua sposa ch'è sorella della detta orfanella.

Sac. Giacomo Cusmano

Carissima sorella e Figlia mia in G. C.

Venisti ed io non ti vidi, ho conservate per te L. 110 e spero portarteli presto. Desidero nuove delle cose di costì e della salute di tutti.

Fo due parole in fretta perché l'ovaro aspetta.Ti benedico con tutti.

Tuo Fratello e P. in G. C.Sac.te G.. Cusmano S.D.P.

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Carissima Vincenzina

La zia ha passato la notte in continue ambasce, non ha pigliato nessun sussidio né medicamenti, qualche piccola cosa che di quando in quando ha pigliato l'ha trattenuto in bocca e raramente l'ha inghiottito. I polsi sono più depressi e per gli spasimi sofferti ha sudato. Dirai a Suor Teresa117 questo stato e la farai risolvere secondo quello che il Sacro Cuore le ispirerà. Come vanno cotesti ammalati?

Ti benedico con tutti.

Tuo P. f.llo in G. C. S.te G. Cusmano

S. V. - In punto una piccola reazione ha sollevato i polsi e ha fatto ritornare il colore. Il resto continua allo stesso modo.

Giacomo

117 Nella malattia della zia implorò le preghiere di Suor Teresa al S. Cuore e prenda conto delle ammalate.

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LETTERE AI SUOI FRATELLIProprietà di S. Giuseppe Jato

I due affari sembrano già combinati.Il compratore del fondo è pronto a comprarlo

capitalizzandolo al 5%, però, com'è giusto, vuole, che si conservi la gabella corrente colla passata per pigliare il prezzo medio che sarebbe oz 1400, e vuol pattuire sul prezzo netto e non sul lordo, restando intieramente padrone assoluto di quello che compra. Ciò essendo tutto è compito perché l'affare delle soggiogazioni non lo disturba essendo sicuro della cautela che potrebbe avere.

Pel secondo affare dei censi, ho trovato delle difficoltà, ma nel seguente progetto sembra appianarsi ogni cosa.

Si desidera sapere pria di tutto quanti sono i fondi censiti e di ognuno si vuole la estensione, la ragionata del canone e la natura dei benfatti. Si vuol sapere ancora se la estensione del terreno comunale ove è fabbricato il paese appartiene ai fondi in parola. Se sono liberi di qualunque peso, iscrizioni, soggiogazioni etc. e nel caso se si darebbe sufficiente garenzia per evizione e molestia possibile. Si desidera sapere con quali patti demaniali è stata la censazione in parola, se il canone è o no redimibile per espressa condizione.

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Per detto affare l'acquirente offre oz dieci mila pei censi, oz due mila per le case, magazzini e qualunque altro dominio che si esercita sul territorio comunale. Però desidera che facendosi il contratto, si combini in modo che, senza nulla ledere ai diritti di chi compra e di chi rende, possa però combinarsi in modo che apparentemente ed amministrativamente resti tutto nello stato come si trova e come continuasse sempre a possedere il principe. Ciò si vorrebbe per sempre di modo che la stessa casa baronale che il compratore acquista sarebbe sempre a disposizione del Principe, abitandola il compratore con un suo amministratore.

Con queste condizioni potrebbesi ora stesso conchiudere la vendita, però il possesso ed il pagamento del prezzo dovrebbe stabilirsi pel prossimo venturo ottobre, dietro avere fatto l'esperimento dell'esazione di una annualità nei due raccolti del grano e dell'uva o dell'olio.

Tutto ciò s'intende pel netto valore dei conti in parola con tutte le dovute garenzie per evizioni e molestie.

S. Giuseppe Jato

Carissimi

Sono stato nell'aspettativa di abbracciarti, caro Pietrino, molto più perché ci sarebbero molti buoni affari per te e mi piacerebbe che tu ne facessi la scelta. Fra gli altri, Salvatore Ajello è pronto a far società con te per pigliare in affitto un quarto di fondo di Per-

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ciana, di cui sono qui gli avvisi. Spero che la mia speranza non resta delusa. Io sto qui, ad aspettare nuova delle cose di costì e nessuno mi scrive, neanco il nostro buon Padre, del quale vorrei fatta la gran carità di venire qui, per dare gli esercizi chiusi ai Sacerdoti, unitamente al Canonico Guarino e ne attendo risposta. Desidero sapere pure se mi approva di notificare l'atto ai gabelloti, che tuttavia non hanno pagato la gabella, onde mettere in sicuro i vostri interessi. Se mi approva di fondare qui coll'aiuto del P.dre Riccobono e dell'Arciprete una fabbrica di tessuti affine di aprire un asilo alla innocenza e alla virtù, riunendo le orfane e le pericolanti sotto la protezione delle Sorelle, quale cosa sembra molto bene avviata e forse per concludersi.

Abbraccio tutti, chiedo la benedizione al nostro buon Padre, alle Zie, ai RR.di PP. Bocconisti e con affetto invariabile mi segno

Vostro aff.mo Fr.llo Giacomo

Caro Peppino, ti prego pagare al Sig. Licari Don Ciccio, che saluterai affettuosamente dal canto mio, il gas-oleo smerciato, e lo pregherai a mandarmene, se vuole, una quantità qui, per mezzo del nostro carrettiere, affine di risparmiare la portatura, ma con tutta la economia possibile e senza pagare dazio, perché qui lo vendono a lire 24 la cassa; che ne farò deposito presso P. D. Francesco Riccobono e da Don Salvatore

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Ajello colla scadenza che lui vorrà. Mi manderai ancora un quintale di zolfo mulito, ma prestissimo; e se il Sig. Licari vorrebbe farne qui ancora un piccolo deposito, mi piacerebbe ancora perché potesse restare qualche piccola cosa pei poverelli.

Ti abbraccio - Giacomo.

P. S. - Dirai al Sig. Licari che la di lui carità farà sorgere qui uno stabilimento, come meglio saprà alla mia venuta.

Palermo, il giorno del S. Nome di Gesù.

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato dal tuo cuore!Papà ti farà gradire un piano che io ti mando,

perché tu al tempo debito potessi apprendere la musica, e come S . Cecilia dalle terrene armonie ti potessi elevare alle celesti.

Ti benedico con Mamà, Papà e famiglia tutta; fatti santa.

Tuo Padre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Questione di prelazione118

(1) Questa cifra non sembra uguale a quella notata nell'atto di acquisto.

118 La presente dichiarazione e la seguente, trattandosi di questioni di famiglia, crediamo opportuno metterle tra le lettere indirizzate ai fratelli. Cfr. Lett. « Nuova Raccolta », V. L, p. 414.

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(2) Cominciate pria della morte del Sac. Riccobono fu fatto al 2,1/2 per 100, ed invece facendosi scudo dell'atto simulato di acquisto passare alle ostilità inaspettate.

(3) È consentita da supposto dominio sia negli atti scambiati sia per la trattativa iniziata ped finalizzare tutto alle buone.

(4) I canoni pagati conservarono illeso il diritto di prelazione, perché furono pagati con tale condizione e così accettati i pagamenti dal Sac. Riccobono e suoi rappresentanti.

(5) Nessuna condizione seria stabilisce la compravendita canoni Riccobono. Non si può dedurre il prezzo, per calcolo proporzionale, dalla cifra pagata a colpo o strasatto, perché la cifra dei canoni comprati comparisce incerta pel patto firmato, che dà diritto alla Sig.ra Perez di presentare lo stato documentato dei censi medesimi per vedere realmente chi erano gli enfiteuti, a quale cifra veramente ascendevano i canoni e quale estensione di terreno possedeva ognuno di loro con segnare i confini. Non si potea ritenere come prezzo di acquisto la disparata cifra di rifazione tra i due contraenti per la differenza possibile (la quale per altro da Riccobono fu anche falsificata nell'atto intimato, perché la stabiliva al 5 invece del 7 p %, come realmente era pattuita nell'atto) e ciò perché non presumersi che sia il prezzo di acquisto quello della rifazione, quando tra l'uno e l'altro esiste una differenza molto seria.

(6) Cade in perenzione l'istanza, perché Ricco-

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bono promise accomodarsi pria di morire e l'Arciprete subito promise contentarsi del 9,1/2 p% perché veramente era stato questo il tasso della compravendita in parola e con questa condizione si aspettava dicendo il tempo propizio, attese le liti insorte tra i coeredi Riccobono di reclamare ogni cosa. Tanto vero che nessun'atto della loro parte fu spinto per fare anche perimere il diritto. E solo quando all'invito dei Sigg. Cusmano per ultimare all'economia le trattative stabilite successe l'inaspettato rifiuto, si è continuato il giudizio che già ha ottenuto la sanzione del diritto loro.

(7) Non è vero, si è risposto alla nota (4).(8) L'offerta reale non comprende le annate

tutte, se ciò è vero, lo sbaglio può correggersi, ma se esistono pagamenti, sono sempre colla riserva dei diritti. Però se i Sig.ri Cusmano saranno costretti a soffrire una istruzione e per questo torto suo procedimento saranno costretti a perdere tuttavia tempo in prolungati esami; in questo caso ritornano a pretendere l'istruzione nel senso loro di provare o colla dichiarazione dei convenuti e pel fatto proprio che l'acquisto fu al 2,1/2, o essere trattati a provarlo con testimoni.

(9) I Sig.ri Cusmano rappresentano il defunto D. Gioacchino Cusmano a titolo singolare per acquisto fatto due anni prima che Riccobono avesse acquistato i canoni della Sig.ra Perez, la quale non conservò il diritto di prelazione perché accettò i pagamenti del canone del nuovo enfiteuta.

Gli appellanti non han potuto rinunciare la vendita, perché fu fatta nel nome di Rosalia Gaetani, mo-

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glie di Pietro, già morta, e poi il detto fondo con analogazione del tribunale fu permutato col Sac.te Giacomo e Vincenza Cusmano.

Continua la questione di prelazione

Perché la S. V. Ill.ma potesse conoscere internamente la posizione veridica delle cose per la lite che è pendente tra i Sig.ri Cusmano contro l'Arciprete Ferruggia, i Sig.ri Riccobono ed il Sindaco di S. Giuseppe, permetta che le narri quanto appresso.

I Sig.ri Cusmano, antichi enfiteuti della Sig.ra Perez, possedevano in Muffoletto S.me 13 terra dell'abolita misura di oz 18.2. Una terza parte di detti beni da una di essi coeredi fu alienata in favore del Sig.r Felice Pignataro ed al momento che il Riccobono Sac.te Dn Francesco attendeva all'acquisto di tutti i canoni della Sig.ra Perez, il Sac.te Giacomo Cusmano attendeva all'acquisto di detta porzione da sua zia come sopra alienata. Or dovendo lo stesso fare un mutuo colla Banca del credito fondiario per compire detto acquisto e per compire detto mutuo, essendo necessario di riluire i canoni tanto lui che gli altri coeredi pensarono di esercitare la prelazione avendo inteso che il Riccobono avea comprato alla ragione del 9,1/2 p%.

Comprati detti canoni il Sac.te Riccobono intimava copia di detto atto d'acquisto ai Sig.ri Cusmano per riscuotere una resta di canone dagli stessi dovuta alla Sig.ra Perez, e fu allora che i detti Sig.ri Cusmano secondo legge notificarono al prelodato Sac.te Ricco-

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bono che intendevano preferirsi e che erano pronti a pagare il prezzo che lui avea anticipato per le loro partite una alle spese e gli interessi che per legge si doveano. Fu inutile ogni legale procedimento fatto, perché il Riccobono si fosse degnato a manifestare il prezzo dell'acquisto fatto, onde comporre come di giustizia questa vertenza e per conseguenza i Sig.ri Cusmano lo citarono dinanzi questo Tribunale per sentire convalidare l'offerta e far dritto alla prelazione domandata.

Fu allora che avvicinatosi il Sac.te Cusmano al Sac.te Riccobono nella di lui casa in S. Giuseppe Jato, si venne al partito di accomodare alle buone questa vertenza ed il Sac.te Riccobono prometteva farlo dopo otto giorni, quando in Sua mente pensava di doversi trasferire in Palermo.

Il Signore dispose diversamente ed il Sac.te D. Francesco Paolino Riccobono cessò di vivere.

Il Sac.te Dn Francesco Ferruggia, che per la intima relazione che avea collo zio era sempre a parte di tutti i di lui affari e per l'amicizia col P.e Cusmano era anche informato minutamente d'ogni cosa, seppe con ogni probabilità tutte le cose dallo zo e con ogni certezza fu informato dal P.e Cusmano pria dell'accomodo già iniziato collo stesso e poi dopo la morte del prelodato zio, fu pregato da P.e Cusmano in questi sensi:

«R.mo P.e Arciprete, V. S. sa la promessa di accomodo che lo zio mi avea fatto alla presenza di suo parente Sac.te Dn Salvatore Riccobono; ora che egli

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è morto, spetta alla S. V. e all'erede universale il diritto di finalizzare questa mia faccenda ». Ed egli rispose in questi sensi: « Senta, P.e Cusmano, veramente mio zio acquistò i censi di Muffoletto al prezzo da lei notificato del 9,1/2 p%, ma siccome si sostennero molte spese, la prego di volersi preferire al 9 p% invece del 9,1/2 p% restando per questo esonerato dal concorrere alle spese legali già fatte». Ed il Sac.te Cusmano a tale onesto parlare diceva: « Io accetto la condizione che la S. V. mi offre, ed aggiungo dippiù, che riuscendo a finalizzare l'acquisto di Pignataro, pel quale forse dovrò reluire e non preferirmi in questo caso la ragionata, anche meno del 9 ».

Con queste scambievoli promesse si stava amichevolmente tanto da parte dell'Arciprete, nella qualità di Segretario giudiziario, che da parte dell'Erede universale ad aspettare il compimento dell'acquisto, che, sebbene con atto di compromesso, la vendita fosse stata sin da principio accertata, pure, per una serie di ostacoli incontrati nelle scritture, non potè regolarizzarsi pria del 25 giugno 1879.

A tale epoca invitato amichevolmente l'Arciprete se volea intervenire nell'atto per riceversi il capitale secondo l'accordo stabilito, si negò a farlo ed invece disse che non pensava affatto a quanto si asseriva dal P.e Cusmano e che invece, dovendo aver cura degli interessi dell'Ospedale, passava a fare procedimento per gli attrassi del canone. A tali inaspettate ostilità si cercò ogni mezzo dal P.e Cusmano per evitare una lite fra ecclesiastici e si arrivò al punto che anche dai le-

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gali contrari si riconosceva il diritto della prelazione dei Sig.ri Cusmano, talché si fece una riunione in casa dell'Avvocato Radicella per stabilire tutti di accordo il modo come fare l'offerta reale, trattandosi che oggi, per la morte avvenuta del P.e Riccobono, detti canoni costituiscono parte delle rendite lasciate a fine di fare l'ospedale per indi espletare ogni cosa, dopo la approvazione del consiglio provinciale.

L'Arciprete dovea intervenire in detta riunione e non intervenne, ma i legali che lo rappresentavano riflettendo che per l'atto simulato di acquisto di detti canoni il minor prezzo che potea supporsi non era ... dal 7 p% non potendo per questo addivenire alla promessa ragionata del 9, dissero: « Stiamo all'atto ».

Fu vana ogni insistenza del P.e Cusmano per procurare di accordo pel ramo amministrativo un'approvazione del Consiglio Provinciale, onde espletare economicamente questa faccenda, fu creduta comunemente necessaria la lite per fare decidere dai magistrati la simulazione in parola. Ma sarà vero che la questione si tratterà a questi limiti e non si cercherà di avversare il diritto stesso della prelazione già riconosciuto come certo dai legali? che non si negheranno le verità asserite e non si cercheranno di distruggere o di ostacolare i mezzi di prova?

La vostra giustizia, Ill.mi Magistrati, è l'unica guarentigia dei Sig.ri Cusmano, non mai per l'innanzi adusati alle liti.

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Carissimo Fratello,

Ti rimetto la tua scritta e le L. 100. Dissi a Salvatore di passare dalla casa del Sig. Cloos e pregarlo a venire da te. Tu lo pregherai di andare a trovare D. Peppino Di Bartolo alla Borsa, e pregarlo a lasciare per quest'ultima volta la stessa cambiale firmata da P. Riccobono, perché al momento non è possibile che lo stesso lasciasse gli affari di campagna per questo affare, e poi aggiusterò i conti col Rev. P. D. Pasquale, e colle scadenze venture saranno direttamente a trattare per queste faccende, e sono sicuro che P. D. Pasquale le pagherà.

Tuo aff. FratelloGiacomo

Carissime Fratello

Ti prego darmi L. 5 per Pignataro, perché non ho potuto rimediare altrimenti.

Conviene fare il conto per convincimento comune che tuttavia questo infelice, che si chiama Felice, ha tutto il diritto ad avere qualche cosa e non conviene lasciarlo perire di fame.

Tuo aff. Fratello Giacomo

Carissimo Fratello Pietro

So da Peppino che tu hai bisogno di molto danaro, ma noi siamo come Tantalo condannati ad aver

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l'acqua sino alle labbra senza poter bere. Se non si fossero pagate le 300 lire saremmo in regola o meno angustiati. Se avresti mandato l'atto di nota Presti Giacomo s'avrebbe potuto sbrigar il mutuo. Qui si ha dovuto pagare il Duca - il Sig. Cloos ha avuto bisogni imperiosi e di una cifra pure considerevole - e queste L. 100 che ti mando sono del danaro che ci ha pagato il Municipio, oltre aver pagato quanto dovea a Peppino ed avergli prestato circa 200 lire pel Duca.

Ti prego andare tu stesso a far la copia dell'atto facendoti anche accompagnare dal Rev.mo P. D. Paquale e mandarlo subito.

Dalla parte nostra procureremo mandarti quanto più sarà possibile e manderemo anche lo zolfo ma bisogna aver pazienza.

Darò carico a Vitale di mezza botte forzato e mezza botte aceto forte. Al ritorno dello stesso, spero mandarti zolfo e danaro.

In quale stato si trova la campagna? l'uva è scarsa è presa di male? le fave? il frumento?

La mia salute un po' meglio sembra che volesse fermarsi la cicatrice interna, speriamo; il rimanente dei nostri al solito. Tu come stai? Carmela?

Benedico Carmela ed abbracciandoti mi segno.

Tuo aff.mo FratelloGiacomo

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Carissimo Totò119

Ricorre il tuo giorno onomastico e manifestiamo i voti del nostro cuore per la tua vera felicità temporale ed eterna; che Iddio ti conservi a molti anni in perfetta salute e ti abbondi di ogni prosperità, per formare il conforto e la consolazione della tua famiglia.

Avrei voluto aggiungere quanto tu mi ordini, ma ti scriverò in brevi giorni se il Signore mi aiuta. Accetta i saluti di tutti e per tutti ed abbracciandoti con Peppina credimi sempre.

Carissimo Vincenzo

Stamane mi dimenticai pregarti per lo scambio che dobbiamo fare del tavolino e per favorirmi l'orologio.

Sicuro della tua amabilità, ho incaricato frate Arcangelo.

Carissimo Fratello

Ti scrissi con Pietrino Patti a cui diedi incarico di completare con te, suo Padre e Pignataro la faccenda delle cose; non ti dimenticare quanto ti ho scritto per tutto quello che bisogna di acconci.

In punto arriva il carretto con le travi; sono segnati come tu mi scrivi, ma io non resto contento per-

119 Salvatore Marocco, marito della sorella Giuseppina.

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ché di spessezza, nel mezzo, il massimo arriva a 16 cent., e tre anche sotto 15. Uno è tutto pieno di gruppi al più non posso, uno è sgangato e fiaccato nella estremità; però sono anche più lunghi di sette metri.

Non essendo stato tu presente quando il carrettiere li caricò ho voluto avvisarti di tanto, perché le marche potevano essere rifatte in altre travi. Avvisami se dai connotati credi esser quelli che tu scegliesti.

Tutti poi lungo la larghezza sono colla bocca aperta a scaglie a scaglie.

Il carrettiere non volle contentarsi delle L. 4.25, che tu mi dicevi pagargli; si pigliò 2 lire soltanto, perché dice che pagò una lira e mezza, non so perché. Ritorna a te per esser pagato; farai tu quello che credi opportuno.

Ti abbraccio e credimi

Carissimo Fratello

È qui Giuseppe Inchiappa, il quale sembra che si voglia regolare con maggiore onestà degli altri. Tutti, eccetto lui solo, a poco a poco si sono ritirati, il nostro Peppino non si vuole incaricare di nulla. D. Ignazio mi disse che ebbe proibito d'interessarsi di queste cose nostre e tutto va a rovina. Pure mi dice che la vigora è in coltura, che erba non se ne vede, che le vigne che restano ancora sul tripo sono circa 14000 e sembrano come se avessero avuto il bastardo, e lui è pronto a fare quello che noi vogliamo. Io penserei così: di fare chiamare, collo stesso, Dn Ignazio Gambino,

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e fare da lui riorganizzare gli estagliatari all'adempimento del proprio dovere, perché altrimenti saranno costretti a danni ed interessi. Intanto questo Giuseppe Inchiappa, passando dal Parco, ritorni subito a S. Giuseppe per non lasciare sola la nostra campagna e organizzare in maniera le cose che presto potesse finirsi il bastardo, per cominciare l'impaga e poi dare il maniato.

Ti prego di scrivere tu stesso a Dn Ignazioperché io non ho carta, pregandolo di fare partire gli uomini collo stesso Giuseppe, onde non perdere tempo. Manderai allo stesso Dn Ignazio il conto del dare d'ogni uomo ed io vorrei che lo stesso Dn Ignazio desse loro i soccorsi per non confondere il conto e comminare in maniera che le colture potessero finirsi senza reste inesigibili.

Capitai un poco di carta e fo io stesso due parole a Dn Ignazio e sotto tu scriverai il resto; poi ci dobbiamo vedere.

Tuo aff.mo Fr.llo Giacomo

Carissimo Fratello

Se dura la faccenda di Dolcemascolo, credo giusto di aprire un conto corrente per lui, e questo, sarebbe il conto nostro.

Poi tutti altri conti, che il Sig. Dolcemascolo potrebbe avere di bisogno, o se li porterebbe lui o si porterebbero nell'interesse di lui, e ciò declinerebbe assolutamente la nostra responsabilità.

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Carissimo Fratello

Ti compiego una fede di L. 382.70 e L. 20 a compimento di L. 402.50. Se Zingone ti favori allora la detta fede di L. 382.70, la restituirai tu stesso al Sig. Ruggiero; le lire 20 me li restituirai.

Ti saluto caramente

Tuo aff.o Fratello Giacomo

Carissimo Fratello

Ho gli occhiali di Monsignore e debbo parlarti per l'affare Pignataro; fammi la carità di passare un momento.

Tuo aff.o F.llo Giacomo

Carissimo Fratello

Frate Vincenzo, poverino, mancò per l'angustia di suo fratello; si è pentito e mi è stato consigliato dai Superiori di usargli misericordia, per conseguenza nella sicurezza della tua bontà lo invio, sperando che riesca nell'emenda.

Allo stesso tempo ti fo sapere che Frate Arcangelo è mancato per affari urgenti di casa, verrò ad informarti.

Sac. Giacomo Cusmano

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Caro Pietro

Fammi la cortesia di far vaglia in mio nome per P.dre Pietro Spallino, Castelvetrano, di L. 134, meno il dazio che si deve pagare dalla stessa somma.

Il danaro l'ho consegnato a tuo figlio Vincenzo; collo stesso mi manderai il vaglia.

Tuo Giacomo

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LETTERE A MONS. TURANO, A P. GAMBINO, A P. BOSCARINI E AI FRATELLI COADIUTORI

S.D.P.

Rev.mo Padre in Cristo (Mons. Turano)

Un affare interessantissimo mi spinge a chiederle una breve conferenza questa sera, dì 28 corrente. Ritornerò alle ore 22 per ritirare il di lei puntamento, e per l'ora e pel luogo.

Sarà cortese lasciarlo scritto se uscirà pria che io venissi.

Mi benedica e mi creda sino alla morte120

Suo ubb.o fig.o um.o Giacomo Cusmano

A Mons. Turano

Poi, Le assicuro che se il Signore non tenesse la pace miracolosamente nel mio cuore, ovunque non si trovano che elementi di guerra.

Vorrei dirle infinite cose, ma appunto perché sono molte mi astengo di tutte.

Approva che si facesse in questa Chiesa l'esposizione del Divinissimo, ogni giovedì, dalle 8 sino a due

120 (Risposta) - Stasera ad ora 1,1/2.

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ore dopo l'Ave Maria, in perpetua commemorazione dell'istituzione Eucaristica?

Stabilendo con questa occasione i sacramentisti come sono in Roma. Ammettendo nella stessa chiesa, ma in luoghi distinti uomini e donne per succedersi in abito distinto alla S. Adorazione. Mi approva che serivessi a Roma per ottenere che invece di esporre l'Ostia nel solito Ostensorio si facesse eseguire una statua del Redentore quanto il vero per come comparì alla B. Margherita Alacoque è nel cuore spargente e radiante collocarvi l'Ostensorio?

In un secolo in cui un sensismo spudorato tenta distruggere ogni sentimento di religione e la sensile divozione al Cuore di Gesù sembra l'unico mezzo di riparare a tanti mali, io credo che riunendo alle forme sensibili la reale presenza del Redentore dovrebbe rubarsi tutti i cuori d'una maniera sorprendente.

Una sua lettera alla buona D. Bettina che trovasi in gravissime angustie sarebbe una grandissima misericordia; per la speranza che si avea di abitare la casa di M. Cervello restò sulla strada, e costretta a rifugiarsi dai suoi fratelli vi soffrì moltissimo. Tuttavia si spera potere avere la casa desiderata; l'aiuti colla sua preghiera. Benedica le Figlie mie con una speciale sua benedizione perché possano veramente farsi sante. Mi benedica con mia sorella e con tutti.

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Padre mio in G. C.

Non so se l'E. V. ha ricevuto tutte le mie lettere per le quali Le ho dato notizie della salute di Sua sorella.

La stessa dopo 12 giorni di stare

Proposta a Mons. Turano

Giacché è piaciuto così a S. D. M. che sulle spalle della S. V. pesasse una intera Diocesi e una Diocesi di tal fatta, il primo e più interessante affare è questo di badare, con ogni studio e fare che tutto vada bene per la gloria di Dio e la salute di quelle povere anime riserbando alla direzione degli altri affari quel tempo che supera ai doveri d'ufficio.

Il soggetto più interessante della Diocesi è il povero Vescovo e bisogna pria del tutto pensare al di lui benessere per quanto permette il Signore, bilanciando le cose secondo la possibilità dei mezzi.

Però siccome è necessario che un uomo veramente abile e affezionato prenda cura delle cose domestiche, se V. E. crede scegliere a ciò il buon Don Rosario, bisogna, per non lasciare luogo a nessuna osservazione, pensare a sistemare la di lui, famiglia da un lato e mettere la condizione dello stesso in Girgenti in modo da potere aiutare la famiglia medesima.

Il Vescovo, inoltre, per le circostanze personali del clero della Diocesi, ha bisogno di custodire e di mostrare libera da qualunque coazione la sua azione,

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e per fare ciò, fino a quando non sarà interamente canibiato Io spirito di quel clero, ha bisogno di persone esclusivamente sue, indipendenti e piene del vero zelo di G. C., per rinnovare la faccia di quella terra sotto la direzione e l'ispirazione del Vescovo.

San Marco - Il giorno del Trionfo del Santissimo Sacramento

Eccellenza Rev.ma

Padre dell'anima mia

Appena finito il Ritiro, domenica ultima, scrissi all'E. V., ma non arrivai a impostarla perché il nipote della Monica Borsellini mi avverti che V. E. Rev.ma era qui. Con questa occasione io credea poter postergare la mia gita a Girgenti per la solita riunione e sperava venire per avere il bene di rivederla e sentire le Sue disposizioni. Fatto sta che finora non ho potuto, e da Girgenti mi scrivono che assolutamente mi vogliono non solo per la riunione, ma per la rinnovazione del contratto delle ritirate che abitano vicino il Monastero grande, perché il Municipio e il Prefetto vogliono mettere mano a restaurare il locale, e per tante altre cose che sarebbe lungo il dire.

Il padrone della casa delle recluse dice che, se non si rinnova il contratto in questo mese, affitta ad altri la casa e V. E. si persuade che questa sarebbe una rovina perché resterebbero in mezzo la strada oppure si dovrebbe cedere a loro l'antica casa licenziando le orfane che non capirebbero più lì dentro. In que-

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sta emergenza, per mettermi al sicuro, ho vergato queste due parole supplicandola di una risposta pronta per sapere se devo andare e cosa devo fare.

Io spero avere il tempo di venire a prendere la sua benedizione se mi ordina di partire; per conseguenza la supplico di una pronta risposta perché mi resterebbe tanto da fare in queste pochissime ore da non poterlo dire.

Prostrato al bacio del S. Anello imploro la sua benedizione121

Suo figlio in G. C.Sac. G. Cusmano S.D.P.

Rev.mo P.e Gambino

Scrivo in fretta perché gli affari mi han pressato e mi pressano d'ogni lato. La S. V. deve sapere che il progetto del nostro noviziato a S. Giuseppe il primo a cui io lo comunicai fu il R.mo P.e Arciprete, che ho stimato e rispettato sempre e bisogna dirlo che lo accolse con tutto amore.

A questo fine dopo la di lui approvazione cominciai a trattare l'affare col Sig. Pignataro per l'acquisto della casa e del fondo; queste trattative furono lunghe

121 (Risposta) - Carissimo P. Giacomo Di tutto quello che mi hai scritto va fatto quello che Dio ti ispira ed io

te lo benedico. Vincenzina m'incaricò dirti che ti bacia le mani. Io prima di partire la feci chiamare. Ti benedico con la famiglia dei poveri.

Tuo Aff.mo Padre

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e penose ma pure non ha mancato per me, perché ho avuto sempre pronto il danaro presso la Banca, e solo per le iscrizioni, che gravavano a carico del venditore si dovette perdere molto tempo a regolarizzare la scrittura, e quando questi ostacoli finirono cominciò la lite.

Avendo sin da principio fatto l'affare colla banca, io, non per elezione ma per necessità, ero costretto a riluire i canoni; fu per me una consolazione quando intesi dal sensale che la Sig.ra Perez volea vendere i censi e lo stesso volea esibirli a mio fratello. Poi essendosi presentato a trattare l'acquisto di detti censi il R.mo P.e Riccobono di felice memoria ...

Per la Tipografia

Si accudisca presso i fratelli Mozzarella, Via S. Sebastiano, n. 50, 2. p., i quali hanno fatto sapere esistere nei magazzini di Dogana n. 24 casse caratteri, e bisognano circa 600 lire per ritirarle. Dimorando, tuttavia in Dogana, corrono delle spese; bisogna far presto per ritirarle; iò P.e Gambino è pregato far tutto con urgenza

Rev.mo P.e Salvatore

La S. V. mi dice che l'una e l'altra hanno un fortissimo dolore allo stomaco ma non parla di altro; se trattasi di solo dolore si dovrebbe indagare la causa per fare un'indicazione, ma pure da per me le dico

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di fare praticare una iniezione ipodermica di Ifroclorato di morfina allo stomaco, se qualche Suora la sa fare; però trattandosi di tutt'altro incomodo, come pare da quello che la S. V. mi dice, potrebbe anche adibire il medico, e se ha dubbi anche il Di Bella, il quale mi disse che quando il portone è chiuso, può chiamarsi dalla porta del Papireto dove sporgono i Suoi balconi.

La ringrazio di avermi usato la carità di avvertirmi di prima ora; ritengo che farà lo stesso più tardi. Qui ancora grazie al Signore non abbiamo cose serie per la Superiora, il resto benino.

Aiutiamoci scambievolmente colla preghiera.

Suo aff.o in G. C.Sac.te G. Cusmano S.D.P.

P. S. - Dal semplice dolore e dal giovamento avuto dei fomenti e del semicupio suppongo che trattasi di faccenda uterina; se è vero potrebbe continuare i fomenti, potrebbe fare insesso caldo per agevolare maggiormente la fluizione dei mestrui, se la iniezione di morfine non giova, ma dovrebbe molto giovare.

G.o

Rev. P.e Dn Salvatore

Intesi dal Sig. Gulì che il biglietto che diressi all'ottimo Consiglio della società degli interessi cattolici servì per amareggiare maggiormente quei cuori benfatti, giacché la cassa non è in posizione di beneficare

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quella povera famiglia per come si desiderava, ma che però per una sola volta disposero qualche cifra a beneficio della stessa, la quale è acchiusa in un biglietto a mio indirizzo e resta tuttavia in Segreteria. Ora attesa la somma urgenza in cui trovasi il prelodato Sig. Gulì, la prego se può, di consegnare d.o biglietto; consegnare allo stesso il contenuto valore ...

Rev.mo P. Dn Salvatore (Boscarini)

La buona Suor Agnese aspetta libri e roba per potere uscire; per amore del cielo, li mandi in vista anche con F.te Ferdinando, se non trova altra persona sicura.

Intesi che il Signore non volle consolarmi per le ficazzane dei poveri.

Spero che riuscirà il pranzo e che arriverà il vino.

Se viene il Commendatore Ruggieri, membro della nostra commissione di patronato, mi raccomando alla S. V. pel tranquillo andamento delle cose.

Spero che Suora Maddalena riesca a mandare tutto il bisognevole.

Viva Gesù. I libri bisognano assai a S. Agnese.

Suo aff mo in G. C.Sac.te G. Cusmano

Al Superiore di Muffoletto

….e devono curarsi Giordano con l'olio fenato e Giannocla con l'acqua fenata per lavare la fistola con

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una seringhetta e all'esterno pure con l'olio fenato.Ho pagato a Geloso L. 7 pel trasporto dello

zolfo.Nulla mi scrisse della giumenta; Antonino

vuole mandate n. 80 tavole di un ballo largo e n. 17 trave abete di p. 26. Io mandai il biglietto per sapere l'importare ma se questo supera il prezzo della giumenta come fare? La giumenta può essere utile? Sia fatta la volontà di Dio! tutto è affligente.

Suo nipote vuole procurato un impiego ed io ho lavorato e lavoro per contentarlo ma sin'ora non sono riuscito a nulla, mi aiuti colla Sua preghiera. Faccia i miei rispetti al P.e Migliore, al P.e Filippello; come avrò le altre circolari le spedirò, ma credo che lo farò per Mezzo suo.

Al Sig. Gaggegi tante cose per me, mi auguro di vederlo assai pingue, ma egli non mi ha scritto nulla. Cosa pensa di fare della barba e del mustaccio?

Qui gli affari sono senza misura e nemmeno ho potuto scappare per S. Cataldo.

La benedico coi nostri cari Frati, Poveri e amici e Benefattori.

Suo P. e in G. CSac.te G. Cusmano S.D.P.

P. S. - Resto inteso della combinazione fatta per la colletta. Speriamo che Dio la benedica. Sento dire che pensano di mettere il fieno dentro le case o dentro l'atrio delle baracche, per carità non lo facciano. Debbono metterlo al punto da me designato nella discesa per la creta imburgiandolo accanto al cozzo delle Fiche

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d'india ed ivi, a maggiore cautela, colle zabare e le tegole potranno anche combinarvi una tettoia che lo ripari dalla pioggia. Eviti per carità di metterlo dentro o vicino le case per evitare qualche pericolo d'incendio; che Dio ci salvi. Bisogna il notamento delle case delle mobilie per fare presto l'assicurazione. Non la dimentichi e venendo porti la pianta di legno fatta da Eugenio.

Memorandum

I. Riscontrare la lettera del Vescovo di Girgenti.

2. Dire a P. Boscarini di mandare le carte che promise a M.o Spoto.

3. Riscontrare la lettera del Vescovo di... 4. del parroco di S. Caterina.5. Dire al P. Gambino le commissioni di

Canicattì! 6. Al P. Boscarini Comm.i Canicattì e lettere.7. Suor Susanna operazione.

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LETTERE ALLE MONACHE DEL MONASTERO VALVERDE122

Il giorno dell'Assunzione di Maria

Figlia mia in G. C.

Io sto bene ma senza un momento di tempo a mia disposizione. Cosa bellissima, perché il tempo è di Dio e non è mio ed è assai buono che ne disponesse Lui anzicché io. Anzi desidero che voi preghiate assai, per-

122 Le seguenti lettere sono inviate alle monache del Monastero Valverde; esse fanno parte di quelle con le date, inviate alle medesime monache, che vanno dal 24 settembre 1874 al 16 gennaio 1681, pubblicate nel V. I, P. I da pag. 108 a p. 124, e nella «Nuova Raccolta » V. I, da p. 242 e p. 457.

In esse sono spesso ripetute le destinatarie: Veronica, Celeste, Rosina, Suor Giovanna e le nipoti di Mons. Turano: anime affidate alla direzione spirituale del P. Giacomo dallo stesso Monsignore, dopo la sua nomina a Vescovo di Agrigento.

Dal contesto e da due note di Mons. Ajello (Lett. V. I, p. 108; p. 129) si ricava che le due sorelle Calascibetta divennero, poi, Suore Serve dei Poveri, mentre la Rosina pare che abbia lasciato il Monastero (v. lettera a p. 443).

Mi sembra utile, per dare allo storico futuro una visione d'insieme, pubblicare qui le pagine delle lettere con le date, già stampate:

Lett. V. I, P. I, pp. 108, 109, 110, 129, 130, 131, 134, 135, 137, 138, 139, 142, 143, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 155, 156, 178, 180, 181, 182, 184, 185, 186, 187, 188, 1189, 191, 194. 195, 196, 204, 205, 206, 207, 208, 2091 210, 211, 213, 214.

Lett. «Nuova Raccolta» V. I, pp. 242, 243, 263, 264, 287, 313, 319, 322, 338, 343, 346, 347, 349, 450, 451, 454, 457.

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chè io non lo defraudi mai né in questo né in altre cose, ma potessi fare in tutto la Sua adorabile volontà e sempre per la Sua maggior gloria.

Ecco la ragione perché non venni ieri; molte penitenti restarono senza confessarsi affatto. Fiat! Fiat!

Pel medico, io ci ho pensato ed ho parlato; incontro una sola difficoltà che spero superare domani, e poi vi scriverò se non potrò venire.

Vi benedico nel nome del Signore.

V. Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Il Signore non permette che io avessi il vostro aiuto, ed il demonio cerca di aggravare di più.

Però facendo la Sua adorabile volontà, tutto sarà guadagnato. Figlie mie, non si tratta della nostra indegnità, non date ascolto al demonio; capisco che noi non siamo mai degni pel nostro merito, perché non meritiamo nulla; ma quando Dio ci chiama, è Dio stesso che ci fa degni per la Sua bontà. Voi siete sicure che Dio vi chiama, perché adunque vi torturate con questi strani pensieri. Se Dio ritarda le Sue misericordie bisogna aspettare e pregare.

Del resto voi sapete che non manca per voi, manca invece per noi e per le nostre posizioni, ed io se volessi abbandonarmi alle stesse impressioni, potrei trovare che l'indegno sia io di ricevere tanto bene; sta-

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te tranquille; aiutatemi colle vostre preghiere e domandate, fra le altre, al Signore che mi faccia secondo il Suo cuore e che mi dia il dono della bilocazione, ed anche più, per riuscire almeno a un diurno di ciò che devo fare.

Vi benedico nel nome del Signore.

Carissime Figlie in G. C.

Ripetete l'atto di contrizione e la penitenza, e continuate la S. Comunione; al ritorno vi scriverò.

Vi benedico con tutti.P. S. Non so se arrivero a Malta.

Rispettabile Suor Sofia

Figlia mia in G. C.

Non siamo venuti al mondo che per farvi l'adorabile volontà di Dio, la proponeva di potere sbrigare in giornata la mia scritta, ed invece e ho dovuto dare retta a tutt'altro.

Mi è dispiaciuto ciò perché Ella può averne disturbo.

Figlia mia in G. C.

Le spose di Gesù Cristo trovano il loro conforto nel divino Amore. Queste angustie e tribolazioni so-

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no delle sensibilità che debbono essere distrutte. Coraggio! figlia mia, la Croce conduce al Cielo! Scrupoli e malinconia fuori di casa mia! Così gridava il gran S. Filippo Neri.

Io sono meglio assai; per cautela mi tengono in casa. Sia fatta la volontà di Dio.

Non posso prolungarmi. Ti benedico con Veronica, Rosina e Suor Giovanna. Prega per me. Dì a Veronica che domani riscontrerò la Sua lettera.

Tuo P.dre in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Avrei voluto scriverti pria d'ora, ma il tempo sempre manca. Suppongo che ti sarai regolata sempre con la S. Ubbidienza; e questa sola virtù basta per continuarti la S. Comunione senza scrupoli.

In tutte le angustie abbandonati intera nell'adorabile volontà di Dio e sentirai allietare il tuo cuore e confortare il tuo spirito a maggiori travagli.

Non dare mai retta al demonio e sarai sempre nelle vie sicure del Signore.

Prega per me e pigliati ogni giorno la S. Benedizione, che io ti do sempre alle 5 del mattino e alle 20 della sera.

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Figlia mia

Il Signore vede il tuo interno e la tua retta intenzione supplisce a tutte le altre perplessità che ti angustiano. A me dà la luce sufficiente per guidare l'anima tua ed assicurarla.

Non credete che sono mancati i medici, tutto ho fatto in luona regola, non state in pensiero.

Spero venire presto. Ti benedico nel Signore con Veronica, Rosina e Suor Giovanna. Prega per me.

Tuo P.e in G. C.Sac.te G. Cusmano

Carissime Figlie in G. C.

Sono le 2 a.m. e lo zelo ardente di Dio fa vegliare il Padre delle anime vostre nel gemito della preghiera per la eterna vostra salute; oh! se potessi trasfondere tutta l'importanza di questo affare, giusta. mente chiamato unica, di leggieri vi accorgereste com'è sommamente necessario che un gran mutamento, una grande trasformazione succeda in noi per conseguirla!

Bisogna che l'uomo vecchio si muti nel nuovo. Bisogna che il vecchio. Adamo muoia in noi con tutte le sue terrene e perverse inclinazioni, per vivere soltanto Gesù Cristo, Adamo novello, con tutte le sue celesti elevazioni spirituali e divine. Ed io presento a voi, mie buone figlie, la bella e graziosa metamorfosi del bruco in farfalla siccome la immagine della stupenda e divina trasformazione, che attende da Dio cia-

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scun fedele in G.C. La Sapienza incarnata medesima, Colui ch'era l'eterna Parola, desumeva dalla natura i paragoni delle verità eterne, che ci voleva dettare, poiché la natura è tutta ripiena di figure sensibili delle cose celesti. Nella elonquenza sublimissima delle Scritture il mondo materiale diviene un mondo cristiano, acciocché per le opere di Dio, nella creazione delle cose visibili, si veggano e siano intese chiaramente le cose invisibili e la virtù della grazia di G. C. nella rigenerazione del Cristiano, nella rinnovazione della faccia della terra per lo spirito di Dio vivo.

Il destino del bruco adunque non è di rimanere verme si brutto, che striscia per terra e si pasce di fango. Egli ha per esso nell'alta ragion di natura un destino migliore. È mestieri ch'ei passi nello stato di larva, e poi in quello di crisalide o ninfa dorato, e finalmente diventi farfalla, adorna di vaghi colori, coronata di brillanti, che si nutre di miele e d'aria purissima, e spieghi verso il firmamento il suo volo. La natura che la invita a tanto, gliene ha dato l'istinto. La Provvidenza, ossia la mano di Dio, lo prepara, lo assiste, e lo rende sufficiente a questa nobile trasformazione; ed esso dal lato suo coopera colla natura per la distruzione, dell'antico suo essere; ossia per la felice trasformazione mirabile di sé bruco, in sé farfalla. Esso lavora, ma più di esso lavora la natura, ed ei vi coopera a tutta sua possa. Così, non l'insetto soltanto, ma la natura cooperante con l'insetto ne eseguisce la trasformazione mirabile. E in tal metamorfosi tutto in esso trasformasi, restando lo stesso animale.

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Esso si trasmuta notabilmente di aspetto, e di bruco prende la forma di crisalide e poi di farfalla. In queste sue mute esso getta non solo l'intero inviluppo esterno, ma eziandio l'intonaco del canale intestino, e dei tubi della trachea. Gli occhi, la testa, il corpo intero. il colore, la forma, la figura, tutto in lui cambia, tutto prende forma novella. Quantum mutatus ab illo! Dall'immagine di morte passa felicemente ad una vita migliore, da quella specie di sepolcro, ov'era nello stato di crisalide, risuscita e viene fuori farfalla gloriosa e bella così.

Figlie mie in G. C.

Non sto molto bene in salute, e pure non sono ammalato. Procuriamo far sempre l'adorabile volontà di Dio e come Dio ci vuole è il nostro meglio. Ho fatto vedere l'orologio: è un polso cilindro, e uguali macchine non durano molto, si sfridano e si guastano presto; però non è esagerato il prezzo di L. 20. Sarebbe buona occasione quando si vende qualche orologio del monte, però se vi risolvete a comprar questo non fate male.

Celeste, sta serena per ubbidienza nello stato in cui ti tiene il Signore e nei dettami dell'ubbidienza; nessun'anima ubbidiente si è mai dannata.

Vi benedico nel nome del Signore. Lunedì spero venire. Pregate per me.

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

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Figlia mia in G. C.

Tutto per Gesù. Ecco la intenzione che può tenere a verso nelle vicende della vita. Iddio faccia all'anima vostra quello che voi fate ed avete fatto a quella di Rosina.

Io non ho cosa in contrario. Oggi se ci arrivo, spero di ritornare, se no domani, e allora ti darò tutta la soddisfazione che desideri. Preghiamo per l'anima della buona ed insidiata Rosina e perché il Signore ci dia la grazia di servirlo bene in questa occasione.

Vostro in G. C.Sac. G.Cusmano

Il giorno di S. Caterina

Figlia mia in G. C.

Veramente Dn Rosalia è ammalata, ma mi ha promesso che vi servirà con tutta l'attenzione. Osservate con ubbidienza scrupolosa l'odine del medico e per tutto.

Sta serena per la tua coscienza ed aspetta che io potessi venire, perché dal canto mio verrò come prima mi sarà possibile.

Ti benedico con Celeste e Suor Giovanna.Prega e fa pregare per me.

Tuo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano

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Figlia mia in G. C.

Io avea detto di no alla buona Dn. Rosilla, ma forse non ti avrà detto nulla. Ti ringrazio di tutto quello che mi mandasti, ma non posso consentire che sia cosa da poveri se non che per la tua carità.

Stasera scriverò al Segretario e poi farò la letterina per lo zio, il quale ha tutta la ragione di lagnarsi del mio involontario ritardo.

Riposa sul divino volere, figlia mia, insieme a tua sorella Rosina e Giovanna. Se state sempre dove Dio vi ha posto, la felicità sarà sempre con voi. Vi benedico nel Signore.

Vostro P. in G. C.

Il giorno del SS. Salvatore

Figlie mie in G. C.

Continua quanto può a cautelarsi la buona Celeste e come io vengo ci parleremo.

Grazie per tutto il resto. Continuate la comunione, che dici che non vuoi fartene, e l'altra che dà buono esempio, oltre la sacramentale, ne faccia molte spirituali.

La povera Dn Rosalia ha aspettato assai, ristoratela.

Vi benedico nel Signore, pregate per me

Vostro aff.o P.e in G. C.Sac. G. Cusmano

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Figlia mia in G. C.

La buona donna, da te mandata, può meglio che la mia scritta assicurarti del mio vero miglioramento. È sempre vero che le vostre sofferenze promanano da ciò che non si sta alla voce dell'ubbidienza. La prima volta che potrò venire, ti accorgerai facilmente che il mio, per come ti ho detto, è stato un incomodo da nulla. Il Signore ha voluto darmi un poco di riposo. Tu non lo credi ed ecco l'angustia; io, avendotelo assicurato tanto, non posso far altro; pregherò il Signore che ti faccia credere alle mie parole.

Non mi sono mai lagnato di dolore di petto, almeno durante questo piccolo incomodo. Chi ti dice queste belle notizie? Sia fatta la volontà di Dio.

Pel resto, spiacemi che pria di partire il Canonico non mi scrivesti; avrei potuto far qualche cosa. Io, se non fosse pel vostro soffrire, vorrei però sperare altrimenti, e per ragioni che vi dirò di presenza. Se potete, dite alla buona v. Amica che procuri di tenere impegnato il quartino finché io possa uscire. poi penseremo. Se coteste buone monache vi pressano, dite che aspettate la mia guarigione. Celeste come sta? perché non mette una firma.

Ho pensato che veramente se debbo stare ammalato finché durano le provviste, che ho ricevute, avrete un bell'aspettare; se vi conviene che io tardassi a venire, allora continuate. Con ciò non intendo disgradire il vostro affetto, ma bisogna frenare la carità in talune circostanze. Iddio vi rimuneri.

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Ti benedico con Celeste, Rosina, Suor Giovanna e le Turano. Pregate tutte per me.

Vostro P. in G. C. Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Si presenta l'occasione di avere una buona giovane per servire nella vostra casa; desidero sapere quello che voi gli date, perché io ho detto che si mangia per non morire e si dà una piccola razione mentre il lavoro non manca. Ora si desidera sapere effettivamente quello che voi date perché la giovane è di ottima morale e possiamo stare sicuri. Benedico tutti.

Tuo P. e in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Non mettere dubbio alle mie asserzioni e serenati con Celeste pel conto della mia salute; io sto bene. Ho desiderio di venire anche per confessarsi, ma se non riesco in giornata a poter venire, non credere che sia per motivi di salute, ma per gli affari. Se il medico è persuaso che la cautela è bene applicata e può camminare, fate pure, ma con prudenza. La miliare sparì? se tuttavia continua eviti il fresco.

Vi benedico nel nome del Signore pregate per me. Mio nipote continua. La famiglia angustiata.

Vostro P.e in G. C.Sac. G. Cusmano

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Alle buone Figlie mie in G. C.

Figlie mie in Gesù Cristo

Il vostro silenzio mi fa stare in pensiero, eccetto il caso che il Signore vi avesse così unito all'adorabile sua volontà da tenervi in somma quiete. Pur tutta volta è sempre buono scrivere per levare dalle angustie e per sapere quello che opera il Signore nelle anime vostre. Io suppongo che la S. Comunione sia il vostro pane quotidiano, e che siate in tale disposizione da potervela continuare, regolandovi con sicura coscienza per come vi ho detto.

Verrò presto. Vi benedico.Papà parte.

V. Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Ti prego nel nome del. Signore di mandare una volta sola al giorno Dn Rosidda, e devi mandarla quando ha finito di fare tutte le sue faccende.

Ieri venne o tre o quattro volte e portò la tua, ma io non ebbi tempo di scrivere ed opportunità.

Iera, sera poi venne P. Impeduglia ed era risentito assai per questo, come rileverai dall'acchiusa. Noi non dobbiamo far ridere a spalle nostre e particolarmente nelle cose ove io desidero tutto il contrario. Io sto meglio, serenati, fà ciò che ti ho detto a nome, di Dio, senza alcuna lagnanza e sta in pace.

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Ho scritto in fretta, perché attorniato d'un mondo di gente, e la buona Dn Rosidda, che vi serve con amore vero, è più di un'ora che attende.

Vi benedico nel Signore. Pregate per me.

Vostro P.e in G. C. Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Io sto benissimo. Spiacemi se Celeste si trascura nelle sofferenze, e ti prego rammentarle l'ubbidienza.

Io ti prometto che verrò quanto prima sarà possibile, ma non posso dirtelo perché non dipende dal mio volere, ma dalle possibilità che mi darà il Signore. PregaLo.

Ti benedico con Celeste e Suor Giovanna.

Tuo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Deus Charitas est, et qui in Charitate manet, in Deo manet. Io non posso proibire, buona figlia mia, tutto ciò ch'è secondo lo spirito della carità. Ma la carità perfetta è nella volontà di Dio. Amiamola sempre e contentiamoci di tutto quello che il Signore dispone.

Rosina già è fuori la comunità. Iddio lo permise, rassegniamoci senza altre angustie, e preghiamolo che

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la custodisca. Egli è la custodia vera delle anime e, quando vuole, non ha bisogno di questo o di quella circostanza. Custodì i bambini di Babilonia nella fornace del fuoco. Custodì tante anime vergini nella più feroce persecuzione. Potrà farei anche questa carità. Preghiamolo.

Ti prego stare serena per ubbidienza.Ti benedico con Celeste e Suor Giovanna.Io mi premuro a venire.Di nuovo ti benedico.

Tuo P. e in G. C.Sac. G. Cusmano

A M. Veronica C.

Figlia mia

Ripeto, sta serena; che piaga e piaga, sono semplicemente irritate la fauci e nulla più.

Io spero che ci vedremo presto non pensare a tante angustie.

Ti benedico con tutte.

Tuo P.e in G. C.Sac. G. Cusmano,

Figlia mia in G. C.

Eseguisci letteralmente quello che ordina il medico anche pel mangiare e procura dalla parte tua di mettere ogni opera per custodire la salute perché ser-

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ve pure a Dio. Io non sono riuscito a fare altri miracoli come quella sera; gli affari si moltiplicano e, per conseguenza, il tempo non basta ed ho il dolore di non essere ritornato, molto più che sento che non siete tutti a partecipare dell'Agnello immacolato.

Pregate per me. Vi benedico nel Signore. Arrivederci presto.

V. o P. e in G. C.Sac. G. Cusmano

Figlia mia in G. C.

Iddio accetti la vostra prontezza nella S. umiliazione ed operi, per questo, secondo la sua misericordia.

Io non posso, darvi ubbidienza in mio utile apparente. Fiat voluntas Dei.

Figlia mia in G. C.

Un momento pria di partire per S. Giuseppe ti scrivo due parole per dirti di star lieta e continuarti la S. Comunione.

Se occorre cosa, oltre l'ordinario, e senti il bisogno di ricorrerti, ti ricorri, purché stai lieta. Se il Signore ti fa sentire la voce dell'ubbidienza, continua senza angustie la S. Comunione.

Ti benedico con tutti. Abbraccio la zia e lo zio.Prega per me.

Tuo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

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P. S. Se lo Zio può mandarmi L. 300 in S. Giuseppe, per tre mesi, mi farebbe un particolare favore purché arrivino al massimo giovedì p. v.

Non lascio di raccomandare la S. Comunione.

Figlie mie in G. C.

La stessa sera che vi promisi, ad onta della gran folla e della mia stanchezza, andai da M. Arcivescovo e colla voluta riserva notificai la vostra risoluzione.

Monsignore non fece difficoltà, perché intese che vi era il consenso del vostro Vescovo e tutto il piacimento di V. Sig. Zio, il quale avrà cura del vostro trasferimento alla casa dei Poveri. Suppongo che senza queste particolarità non avrebbe consentito per timore di nuovi disturbi possibili; per conseguenza, vedete bene essere necessario il consenso volontario e consenso dello zio. Vi benedico nel nome del Signore.

Vostro P. in G. C. Sac. G. Cusmano

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LETTERE A P. PASQUALE RICCOBONO E A VARI ECCLESIASTICI

Rev.mo P. Dn Pasquale

Domani le invierò le carte che V. S. aspetta, però mi premuro farle sapere che l'articolo della iscrizione non può rimuoversi, che la idea di bandizzare la gabella coi tamburi fu dallo stesso approvata, a fine di ottenere miglior vantaggio non solo, ma di scegliere le persone più oneste e solvibili.

Mi permetta, R.mo P. Dn Pasquale mio, che io le ripeta che sarei stato molto contento se si fosse realizzato quanto mi disse compare Vitale, cioè che Suo Sig. Padre unitamente a lui non avrebbe fatto scappare le migliori vigne di Muffoletto; voleva dirglielo di presenza, ma mi distrassi.

Se non lo crede conveniente va bene, ma se per altro motivo vuole abbandonare l'idea, Le assicuro che ne porterei gran dolore con questi miei.

Da mio zio mi vien scritto che i miei cugini desiderano alquanto stipe che mi sono state restituite da che li tenea in affitto, io ho risposto che, per un antecedente che ho con V. S., non posso disporre se non ricevo sua risposta; La prego, se può avere mezzo di locarle e custodirle bene con altri, scrivermi che non me le può cedere, perché io non amo aver da fare con chi mi è parente.

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Mi benedica con questi miei ed invariabilmente mi creda

Suo Aff.o Servo ed Amico Sac. Giacomo Cusmano

Rev.mo P. Dn Pasquale

Io non posso esprimere il mio dolore per le angustie che involontariamente le ho recato, e non so cosa rispondere alle sue che mi hanno afflitto d'una maniera indicibile.

Però sono al caso di dirle che già tutto è ultimato e lunedì si passerà l'atto al notaro; come l'atto si passerà alla banca, e sarò certo che in 15 giorni sarà tutto compito, pregherò il Sig. Drago che mi ha promesso aiutarmi, e farò passare alla S. V. quel tanto che può, per saldarlo poi intieramente come si finirà l'affare, che questa volta sembra veramente conchiuso.

Quando poi non avremo più conti, la S. V. mi perdonerà certamente e non lascerà di apprezzare le mie rette intenzioni pei poveri, che mi han fatto accettare tanti suoi spontanei favori, non sapendo che dovea passare tanto tempo e che si doveano cumulare tanti aneddoti rovinosi.

Come tutto sarà compito io verrò a preparare la casa per le Serve dei Poveri, ed avrò il tempo di chie derle tutte le dovute scuse e di mostrarle la mia, gratitudine.

Accetti tanti ossequi per la Sua degna famiglia. Mi benedica con tutti e mi creda sempre.

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P. S. - Ho ricevuto la Sua per M.o V.o Pizzo e sto procurando di collocarlo prontamente in un forno; quando il Signore mi darà l'opportunità lo ritireremo, se persevera nel proponimento di servire i poveri.

Suo Um.o ServoSac. G. Cusmano,

Post scriptum123

Mio fratello desiderava congedare tutti i nostri conduttori per locare le cose con aumento, perché sin'ora si sono affittate come li affittava la felice memoria di nostro Signor Padre, senza aumento alcuno in compenso dei pesi accresciuti. Ad evitare tale spesa oziosa, V. S. Rev.ma, investito di tutti i poteri all'uopo che le trascrivo, per la presente faccia la carità di chiamarli tutti e stipolare un atto privato nel quale oltre un aumento, proporzionato sul locro, che lascio alla sua prudenza, li farà obbligare a pagare gli arretri che potranno avere nel corso dell'anno; chi non verrà a firmare tale atto, avrà fatto il congedo, mettendoci in sicuro però onde non perdere gli arretri.

Per suo regolamento Le trascrivo i locri che attualmente si pagano da codesti nostri conduttori cioè: Ingoglia oz. 3 e tarì 24; Vincenzo Gaglio oz. 3 e tarì 15; Giuseppe Finocchio oz. 4 e tarì 24. Per Michele Sciara potrà saperlo dallo stesso, avendo suo zio nel-

123 Scritto per P Pasquale.

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l'affitto che gli fece aumentare il censo che io non rammento per le altre case. Per ora non faccio alcuna cosa, aspettiamo avviso.

Rev.mo P. Dn Pasquale

Due parole per testificarle la devozione mia e della mia famiglia, riserbandomi riscontrare la sua col prossimo Ordinario.

Compri l'olivo migliore che può capitare e, se non le reco grave incomodo, le metta al sale pria di mandarle, altrimenti finirà di perdersi nel viaggio. Per Raso è giusto che si veda nello stato di Sezione quanto lui asserisce ed essendo così si faccia il compenso.

Faccia tutto quello che crede per le case e le cose nostre; quando manda l'atto, però, se ha danaro, mi faccia la carità di rimettermi quanto crederà necessario per passarlo alla Iscrizione.

Perdoni, io scrivo con tutta la libertà. V. S. mi accorderà sempre il compatimento che merita un uomo tanto strano quanto sono io.

Tanti rispetti ai suoi tutti da parte di questi miei, che con me le chiedono la benedizione.

Mi creda con stima, affetto e rispetto invariabile

Suo aff.o AmicoSac. Giacomo Cusmano

Rev.mo P. Dn Pasquale

Pieno di gratitudine per l'interesse che la S. V. ha pigliato delle cosucce di famiglia mia, da mentre

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non vorrei affatto aggravare di nuovi travaglia la sua degna persona, pure per la posizione in cui io mi trovo, di non poterli personalmente sostenere, sono costretto a profittare della sua bontà, unica ancora di speranza che il Signore per sua bontà al momento mi lascia.

Dico questo per esternarle il mio immenso soffrire nel darle tanto incomodo in affari di tanto materiale strapazzo, e vorrei affatto allontanare da noi per potere attendere sempre più alle interessanti faccende della gran missione che ci è stata affidata.

La S. V. però saprà, come l'ape, tirare il miele da questo fiore collocato in mezzo alle spine essendo sempre mosso da un motivo di carità.

Rev.mo P. Dn Pasquale

Tengo la Sua ultima da me tanto tempo desiderata, però resto nella medesima angustia, perché io tutt'ora non posso esser certo che il g.no 10 agosto sarà sbrigato il mio affare presso la banca. Anzi dall'andamento già conosciuto sono certo che non ci potrò arrivare. Or io che per aver ma ncato la prima volta, quando mi credo tutto pronto e ridente ai miei desideri, ne piango tuttavia le conseguenze; consideri quale impressioni ricevo dal potermi trovare una seconda volta in simile posizione!

Scrivo alla S. V. come potrei scrivere a mio Padre o a mio fratello, tanto confido nella Sua bontà ed

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amicizia, ma pure non lascio di soffrire pensando alla molestia che le ho recato e sono costretto recarle finché non si compie questo benedetto affare su cui è poggiata tutta la mia risorsa.

Di conseguenza per quanto riguarda il vino, io son pronto a chiudere il negozio per riaprirlo quando avrò i mezzi di tenerlo ben fornito; ma siccome dalla parte mia mi sono obbligato a ritirare il vino di Suo Sig. Padre al prezzo di oz. 8.12 come fu comprato, vorrei ritirarlo per adempire in parte al mio dovere, ma lo adempimento al dovere senza l'adempimento del dovuto pagamento è tale indelicata delicatezza che mi fa nascere il desiderio di lasciare ogni impresa, svendere quello che ho per pagare quanto debbo ed abbracciare la povertà come unico tesoro mio sulla terra finché il Signore si degnerà di chiamarmi all'altra vita dopo avermi perdonato dei tanti peccati coi quali ho avuto la barbarie, la crudeltà, la disgrazia immensa di offenderlo.

Talché, Padre mio, io non manderò a ritirare il rimanente del vino sino a quando V. S. non mi dirà di versare il 10 agosto quello che mi potrò trovare in casa per finire di pagare il resto che devo, tanto a V. S. che a Suo Sig. Padre, come avrò finalizzato il negozio colla Banca il quale sembra dovere finalizzarsi al più presto.

Mi faccia la carità di riscontrarmi quanto prima le riesce comodo per levarmi da questo incerto.

Mi compatisca, mi benedica con tutti di questa povera casa e mi accordi sempre di potermi ripetere.

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P. S. - La prego ripetermi quanto mi scrisse pel Sig. Albanese perché non è stato possibile di rinvenire la Sua.

Suo Um.o ServoSac. G. Cusmano

Rev.mo Signore (P. PasquaIe Riccobono)

Ho infinite testimonianze del suo affetto e della sua vera amicizia, e la sollecitudine, che la S. V. si prende delle cose mie e della mia famiglia, è tal conforto per me che mi tiene sereno in coscienza; in questo fatto però dell'entrata, io credeva fare la stessa causa lasciandole vuote, perché dovevo fare il traffico di smerciare qui il vino, avrebbe potuto servire per nostra carretteria, e tirare a nostro utile l'affitto che si dovrebbe pagare a qualunque fondaco, avendo però l'utile e la sicurezza di non avere molestato il vino; del resto se questo mio pensiero non può avere effetto, V. S. non deve angustiarsene affatto, ma deve compatire solamente la mia grandissima imprudenza per averle scritto in passato con tanto impegno; ora le dico che resto contentissimo che sia affittato a Ragusa.

Sarebbe lungo il dialogo tra me e P. D. Gaetano, e quello con D. Paolo Briuccia se volessi riferire il tutto; vengo alte ultime conclusioni. Dietro avere esposto il tutto al P. D. Gaetano, io diceva: «Lascio ogni cosa sulla sua coscienza». Egli però freddamente mi rimise a D. Paolo, il quale mi dice che coscienziosa-

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mente io devo a lui oz. 50, perché lo stivile, giusta la perizia fatta da M.o Giovanni Cipollina, che sarà cortese ringraziare particolarmente da parte mia, aveva il merito di oz. 200 quando io, glielo consegnai, ed ora le stipe sole riconsegnate vanno oz. 250. Io dissi al Sig. D. Paolo che non si usa affatto di apprezzare lo stivile, ma si fa l'affitto per restituirlo in buono stato di concia locativo, coma fu da noi convenuto, e quantunque lui avesse fatto cerchiare le stipe di cerchi di oro, io sarei in diritto, secondo consuetudini ed il convenuto, di pretendere la concia di quelle che non possono contenere il vino; voleva sostenere che io le avessi consegnate in cattivo stato, mentre lui stesso comprò due volte la legname perché la prima non piacque, e furono i suoi maestri, sotto la direzione dell'onestissimo M.o Giovanni Cipollina, che ne fecero eseguire la concia secondo l'onta, non solo, ma con lusso rifiutandomi tutte quelle che. non gli andavano a genio, ora con un apparegno ingiusto, perché allora non si approvarono perché non è convenuto così, mi restituisce le stipe senza concia, mancando alla espressa convenzione del trattato di locazione concepito con i sensi della acchiusa copia. E poi quale giustificazione per lo stivile minuto, che non più esiste? È onesta scusa dire «non mi fu consegnato», quando di proposito ad onta che mio fratello si restò quasi per altro mese costì, non si volle fare da D. Antonio il verbale di consegna? E perché questo verbale non si fece ha diritto di negarmi gli oggetti da me consegnati? Dovevano esser vecchi ed inservibili per non aver voluto fare il verbale di con

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segna; diceva D. Paolo: «Erano in ottimo stato, ma dato e non concesso, che fossero stati inutili per estrema vecchiezza, dovevano conciarsi e per conseguenza si sarebbero rinnovati; e poi per essere vecchi aveva diritto di non fare verbale di consegna? Bastava mettere nel verbale lo stato in cui si trovavano (ed era buonissimo). Ma le ragioni per cui non fu fatto detto verbale sono le seguenti: 1°) perché senza far calcolo di quello che poteva trovare nel mio magazzino, il Siguor D. Antonino si era fornito di ogni utensile necessario alla fabbrica del vino; 2°) perché nel mio magazzino, non fecero altro che conservare vino, e non fabbricarlo, e per questo, senza coscienza, non calcolando il mio interesse, non pigliarono pensiero di custodire tutti gli oggetti da me lasciati in loro potere, come V. S. volle unitamente che le feci in passato.

Il Signor D. Paolo restando nel proponimento ad onta delle mie buone ragioni, si contentava, che io ne scrivessi a V. S. per essere meglio informato dei fatti e della giustizia in questa faccenda. La prego far presto, perché non abbiamo tempo da perdere. Dovendo comprare spirito, V. S. se ne vuole, lo avvisi prestissimo. Peppino verrà e presto bisogna però che operi e faccia trovare il magazzino tutto conciato e impostato. Pigli per noi il buonissimo M.o Gaetano da Montelepre, quello che stava a curatolo di Cavoso. Mi avvisi delle spese che fa per la concia e per legno, che si pagheranno da questo Signor Vitale.

Sono più giorni che devo mandare la presente, ma la natura degliaffari che mi attorniano mi mettono nel-

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l'impotenza di pensare anche agli affari miei.Mi benedica con questi miei, da V. S. tanto

beneficati e mi creda sempre. Preghi per me moltissimo.

Suo Servo ed Amico Sac. G. Cusmano

Rev.mo P. Nunzio (Russo)

È molto tempo che non ricevo sue lettere e l'animo mio ha sofferto un'insolita tristezza dal protratto silenzio suo. Sembrami come se fosse cominciata per me quella funesta divisione che temo sempre, comunque la meriti e non sappia far nulla per esserne liberato. Dall'altro canto la sua attività diminuita mi fa credere che le sue forze venissero anche meno, e sento desiderio di sapere veridiche nuove della sua salute. Mi scriva adunque, buono P. Nunzio, e mi scriva con dettaglio, per lasciarmi sereno sul conto suo.

Mi scriva ancora per ridestare il fuoco che sembra spento nei nostri cuori, una specie di sopore ci ha resi come sonnolenti nelle vie del Signore, e bisogna di quando in quando rinnovare lo spirito, per riparare le perdite quotidiane e ritornare con nuova lena all'intrapreso cammino!

Il Boccone del Povero qui ancora non è estinto, ma languisce, le missioni del villaggio sono quasi perdute, ed una specie di stupidità ci tiene come inerti tra tante sconfitte! Oh! sacro cuore di Gesù, Amore e vita nostra, saettatemi con un raggio del vostro divi-

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no amore ed incendiateci dello zelo ardente della vostra gloria e della salute delle anime...

Come è possibile. P. Nunzio mio, di durarla così in questa morte che si chiama vita?

Da buono Maestro Mauro si proponea di stabilire in questa chiesa di S. Marco la perpetua commemorazione dell'istituzione della S. Eucaristia, col seguente regolamento: Ogni giovedì Messa alle 8, comunione generale con fervorino, esposizione del Divinissimo sino alle ore due. Nel corso della giornata gli associati, tanto uomini che donne, succedersi alla adorazione coll'abito da sagramentisti, ad ora debita il Confitemini ed il sermone e poi, a due ore, la benedizione.

Eccellenza

Quest'opera, diretta sempre al bene delle anime, ha procurato sempre di dividere unitamente al pane materiale il pane spirituale …

Per incarico ricevuto da Mons. Arcivescovo vengo a supplicarla di voler ordinare che una delle quattro Messe, che si celebrano nella Chiesa della SS. Trinità, alla cappella della Addolorata, fosse celebrata in quella Chiesa che Monsignore destinerà; e ciò perché il Padre, in di cui cambio si vuole detta presenza soltanto, potesse prestare la sua caritatevole assistenza ad un villaggio povero, sito sopra un monte a sette miglia dalla città, dove da circa un anno per mancanza di mezzi, e di Sacerdoti non hanno potuto ascoltare la S. Messa, e molto meno frequentare i Sacramenti.

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Sicuro che la carità dell'E. V. vorrà prestarsi a tanto bene, ardisco domandarle grazia di consegnare al porgitore il detto ordine per….

Rev.mo Signore

Non so se la S. V. R.ma ha saputo come il Signore si è degnato visitare la mia famiglia con la perdita di sette parenti intimi, quattro dei quali interessantissimi, sotto tutti i rapporti.

Ciò non pertanto l'incomodo sofferto dal caritatevole fratello suo ci fu di sommo dolore, e le più calde preghiere si fecero da tutti per conservare il Padre dei poverelli a lunghi anni in piena sanità per vederlo sempre più benedetto e prosperato sino al compimento dei disegni dell'Altissimo, che sarà la ricca mercede di coloro che operano il bene.

Nel congratularmi pertanto seco lei per averlo inteso del tutto rimessa in salute e ai suoi soliti affari, se può onorarmi di suo riscontro sarei lieto.

Rev.mo Signore

L'interesse che deve sentirsi per una povera orfanella e la profonda stima e rispetto che sento per la S. V. Rev.ma, mi avrebbero spinto a ritenere ora stesso la sua raccomandata. La mancanza attuale però del corredo, e la dovuta convenienza per le autorità municipali, mi obbligano a pregarla di volersi degnare a farla accettare dal signor Sindaco notificando che la povera madre la fornirebbe del corredo necessario.

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Faccia questo con premura e la mandi anche nella giornata di domani e sarò lieto di poterla servire.

Mi creda con profondo rispetto.

Rev.mo P. Datino

Venne P. Mammana e disse che V. S. R.ma deve andare, come la prego, a Cruillas ed io alle 9 all'Olivella.

Verrò io a medicare il buono Dn Vito, ma un po' più tardi del solito.

La carrettella per V. S. è puntata di seconda oraverso le 9 lei andrà quando crede conveniente, non importa se aspetta.

Mi benedica; saluto Dn Vito caramente.

Suo f. in G. C.Sac. G. Cusmano

Rev.mo ed Ill.mo Signore

Sicuro di manifestarmi ad un cuore pieno di carità, vengo ad esporle che sono straziato dal dolore di vedere mancare anche il pane alle povere orfanelle che sono raccolte in questo pio luogo, perché la colletta, che scema ogni giorno, si è ridotta a tal frazione da non bastare neanche per l'interno. Mi vedo costretto a lasciare nella estrema disperazione quel. buon giovane Sanguedolce, che, tuttavia sperando una collocazione, non ha altra speranza fuori del mio aiuto, che da due giorni non ho potuto dargli assolutamente.

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La speranza della collocazione, dietro la venuta del Ministro, è divenuta certezza per questo povero giovane, poiché il Ministro promise all'Ill.mo Signor Principe di Scalia che, dietro un di lui rapporto, avrebbe chiamato l'antecedente e provveduto a si grave urgenza.

Ma il momento è fatale, e non avendo io come aiutarlo, non so a chi rivolgermi meglio del benfatto animo della S. V. Ill.ma.

Mi perdoni, Padre mio, se mi rendo importuno rivolgendomi tanto spesso ad incomodarla.

(Circolare)

L'Ill.mo Signor Prefetto di questa Provincia di Palermo, visto il gran bene che procura alla società l'Opera del Boccone del Povero coi frutti della carità, che si raccolgono o dalle Serve o dai Servi dei Poveri, ci ha autorizzati con suo decreto a far la colletta dentro i limiti della sua giurisdizione e per la città e per le campagne.

Intanto a riuscire in tanta impresa di carità, oltre l'autorizzazione prefettizia, ci bisogna l'autorizzazione e l'assaggio dei Vescovi pei paesi loro contenuti nei limiti di questa Provincia, facoltando il Missionario Bocconista che verrà nei paesi della loro Diocesi a predicare ed all'uopo anche a confessare, raccomandando ai Parroci l'Opera, il Missionario e la colletta.

È bene intanto far conoscere all'E. V. e ai Parroci, che l'Opera del Boccone del Povero mira ad aiu-

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tare tutti i bisognosi dei paesi ove si potranno aprire le case; pei piccoli comuni che non possono arrivare ad impiantare l'Istituto nei propri paesi, concorrendo alle spese dell'ingrandimento di questa Casa di Palermo, potrebbero, in proporzione dei loro aiuti, avere il bene di mantenervi dei ricoverati secondo il regolamento del nostro istituto.

Abbiamo nei nostri stabilimenti moltissimi Poveri e Povere dei paesi della provincia.

(Bozza)

Rev.mo Sig. Canonico

Ringraziandola per la cortesia usatami nell'onorare di suo pronto e consolantissimo riscontro la prima mia, profitto dell'amicizia usatami per pregarla nuovamente. La Sig.ra Zia sua, che da 2 anni, unitamente alle figlie trovasi in questa casa, anela pel desiderio di rimpatriare a fine di rivedere per qualche tempo i suoi figli e trattare da vicino taluni affari di proprio interesse. Consigliato questo, Sig. Dn Ferdinando ed il Sig. Dn Matteo disapprovarono tale viaggio, ed io ho cercato di farlo posporre per ottenere l'annuenza di cotesti figli e che il buono, Dn Melchiorre fosse venuto per accompagnarle. Diverse lettere si sono inviate per questo fine ... di Dn Pietrino ed al Signor D. Luigi Consiglio, onde invitare a venire il prelodato Dn. Melchiorre, ma non si è potuto ottenere alcun riscontro. Ora prego la S. V., Rev.ma per darmi dettagliate nuove di tutti e consigliarmi come regolare tale faccenda.

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Accetti infiniti ringraziamenti da parte mia e di questi suoi parenti.

(Bozza)

Rev.mo P. Dn Salvatore

Monsignore crede che io non mi potessi sbrigare per ritornare mercoledì per come era mio desiderio, ed io mi premuro pregarla per sospendere opportun amente l'appuntamento del Sig. Serretta e del Sig. Ragioniere municipale del ramo appartenente alla Beneficenza.

(Bozza)

Rev. mo Signore

Frate Francesco da Ciminna, ex cappuccino, inteso nel secolo Francesco Migliaccio o Nigliaccio, figlio del fu Francesco e di Rosaria Di Nicola, trovandosi a lavorare in quest'opera nascente di beneficenza, mi ha interessato scriverle quanto appresso:

Esistendo un legato di onze seicento, lasciato dalla fu Principessa di Baucina per la famiglia Migliaccio o Nigliaccio, desidera dalla sua carità tutte le fedi dell'Albero della famiglia.

Rev.mo P. Dn Giovanni

Né come povera ne come Serva dei poveri è stata

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trattata l'avventurosa verginella che il Signore ha tanto decorata col merito del martirio. Le leggi d'ospitalità e la carità cristiana impongono le norme secondo il bisogno.

Questa povera casa ha bisogni in ogni tempo e per conseguenza non può mai rifiutare i soccorsi caritatevoli, ma ai particolari bisogni, e con qualunque necessaria convenienza, si rimedia sempre col sacrificio.

Stia serena la S. V. R.ma unitamente al R.mo P. Parroco e al R.mo P. Mucoli che andrà tutto in buona regola e per qualunque tempo.

Semplicemente la prego di non far sapere ad ani.ma viva il luogo che accoglie questo sacro deposito, perché Superiori disposizioni vietano ogni visita.

Mi creda con profonda stima e rispetto.

Suo Um.o e Dev.mo Servo Sac G. Cusmano

Rev.mo P. Segretario

Per ordine di Mons. Arcivescovo si deve convocare il consiglio per mercoledì p., giorno 20 volgente, alle 11 a.m.; nel suo palazzo. I consiglieri sono: 1) B.ne Di Stefano, 2) B.ne Ferraia, 3) Marchese di Spedaletto, 4) Principe di Galati, 5) Marchese Policastrello, 6) Avv. Costantino, 7) P. Girgenti, 8) P. Lanza, 9) P. Vannacci, 10) Parroco Colombo, 11) Parroco Agnello, 12) Parroco Faia, 13) Can. Boccone, 14) P. Brinci.

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Le compiego i biglietti che riempiti e firmati la S. V. si degnerà consegnarsi al datore opponendovi l'indirizzo per dividerli in giornata.

Mi benedica e preghi per me.P. S. Io desideravo parlarLe per affari di

somma importanza.

(Bozza)

Sconoscendosi affatto tra noi la grande e ammirevole opera delle Piccole Sorelle dei Poveri, istituita in Francia dall'Abate Lepailleur, nel febbraio del 1867 nasceva in questa l'Opera del Boccone del Povero onde rimediare per quanto possibile ai guasti che faceva la fame.

A tal'uopo si desideravano anime generose che avendo da vivere dal canto loro mettessero tutto nelle mani dei Superiori per avere la sorte di essere ammesse come Serve dei Poveri.

Di riscontro alla Sua pregiatissima del 3 volgente vengo a dirle che l'opera del Boccone del Povero non è la stessa che è sorta in Francia sotto il titolo delle Piccole Sorelle dei Poveri. Era a noi sconosciuta quella pietosa istituzione, quando, a riparare i gravi guasti che faceva la fame, il Signore faceva sorgere il Boccone del Povero nel desiderio che da questo piccolo germe avesse potuto sortire una istituzione capace a poter sollevare la miseria della povera umanità, ser-

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vendo come incentivo a far sorgere tra noi le opere di S. Vincenzo de' Paoli con costituzioni adattate ai bisogni dell'Isola nostra; è per questo che si è sempre desiderata la regola di S. Vincenzo e l'esercizio stesso della sua carità, però si è cercata in coloro che vogliono abbracciarla uno spirito tale per cui mettessero nelle mani dei Superiori quello che possiedono per aversi la sorte di essere ammesse come Serve dei Poveri e contentarsi di riparare ai bisogni di loro vita con quello che ai poveri stessi sopravanza.

Questa vita che sembrava impossibile a sostenersi da umane creature è appunto osservata dalle Piccole Sorelle dei Poveri, le quali però limitano l'esercizio della loro carità ai soli vecchi.

Rev. Signore

Fra le altre industrie di carità con che i moderatori di questa pia Opera si studiano di sovvenire la miseria sempre crescente e lagrimevole dei poverelli di Gesù Cristo una ne appresta la riduzione delle Messe risultante dall'aumento dell'elemosina testè decretato da Mons. Arcivescovo.

Si è però che il sottoscritto avendo avuto affidata la celebrazione di alquante Messe potrebbe essere erogata in vantaggio dell'Istituto, ha il bene di rivolgersi alla S. V. R.ma pregandola umilmente nel Signore perché fra le messe che si avrà disponibili voglia applicarne quel numero che Le ispirerà la Sua pietà secondo

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l'intenzione de' donanti e cedendone l'elemosina a benedizio di questi poveri.

Il sottoscritto chiedendo scusa alla S. V. Rev.ma della importunità a cui è costretto dalle estreme con. dizioni in cui versa l'opera, La prega pel caso che si accetta la domanda a fargli sapere il numero delle Messe che assume a celebrare e il tempo della celebrazione.

Di che ringraziandola sentiamente nella carità di Gesù Cristo ha il bene di segnarsi

della S. V. Rev.ma Umilissimo Servo

Rev.mo P. Pietro

Quando la S. V. R.ma sarà in questa, sono sicuro che mi userà grande indulgenza e non crederà più che io la dimentichi così facilmente e poca cura pigli della sua amicizia. Mi creda, Padre mio, non ho minuto di requie, passo senza posa da una cosa all'altra, e senza elezione, in modo da non poter far mai quello che voglio, spesso quello che devo, ed al contrario debbo far sempre quello che si presenta. Da molto tempo che ricevetti una sua carissima alla quale riscontrai, ma tuttavia la lettera è nel cassone per motivi di convenienza. Ora ritorno a scrivere e spero poterla imbucare prontamente per sottometterle finalmente le mie idee in ordine a quello che si degnò domandarmi.

Chiamati al sublime ministero del Sacerdozio, la gloria del Signore dev'essere l'unico movente di tutte

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le nostre occupazioni, perduto sarà sempre il nostro tempo ed il nostro zelo quando non sarà impiegato a questo fine. Or io sicuro per principio ed anche per propria esperienza che non adempiremo mai bene il dovere nostro se non quando faremo il divino volere, ho vagheggiato sempre con gran desiderio il vivere in comunità per trovarmi sempre sotto una sicura ubbidienza. Questo la S. V. mi ha insegnato pel suo stesso esempio e per la sua vocazione e questo sento ora di ripeterle al proposito della sua doamnda. Interroghi il Signore per gli organi legittimi della sua direzione e poi quando sapremo che il Signore la vuole qui, mi, comandi per tutto quello che posso volere colla mia cooperazione e partecipare a tanto piacere e consolazione.

Al Rev.mo P. Pagano

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Non potevo aspettarmi una diversa risposta da

lei, che tanto ama la casa di S. Cataldo, e per cui tanto ha sofferto e soffre. In ciò vedo come il Signore lo addestra al maneggio delle sue armi, prima di slanciarlo alla battaglia. Che il Signore lo benedica e lo fortifichi sempre più in questo agone del proprio annientamento, per comparire solo G. C. ed avverarsi il detto dell'Apostolo: « Vita vestra abscondita est cum Christo in Deo ». In questo studio di rivestirci di Gesù Cristo. «Induite novum hominem » oh povero me, quanto

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motivo ho di umiliarmi e di confondermi chiuso come sono a tutte le ispirazioni della grazia: sono come l'uovo che quanto più cuoce tanto più indurisce. Preghi per la povera anima mia.

Sento la necessità di replicare che la mia lettera precedente fu scritta al Sac.te Pagano, Servo dei Poveri; presa in un altro senso, getterebbe lei in un mare di angustie, e me in un ginepraio di spiegazioni inutili, avendo date le più importanti nella stessa lettera. Lei mi dice: « Mi scriva da fratello », ed io più che a fratello ho scritto, e come tale l'ho trattato. Diversamente mi crederei in dovere di domandarle mille perdoni, per le tante mancanze commesse verso di lei, e certo non mi sarei preso tanta libertà se in me non corrispondesse questo fraterno affetto e confidenza.

Eccellenza Rev.ma

L'ottimo Sig. Sebastiano Puglisi, mio intimo parente. fu destinato costì all'ufficio di primo Segretario presso la Intedenza di Finanza.

Lo stesso, per persona sua amica. ha fissato una stanza mobigliata presso il migliore Albergo che trovasi costì, ma non può averla prima del giorno 13 a causa della prossima venuta del Re.

Essendo assolutamente necessario trovarsi in ufficio pel giorno Il volgente, è venuto a trovarmi ieri sera e mi ha fortemente interessato di supplicare l'E. V. R.ma perché voglia degnarsi ordinare che fosse

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ospitato in Seminario o in qualunque altro locale che dipende dall'E. V. R.ma.

Il giorno di S. Chiara

Rev.mo P. Parroco (Palazzotto)

Raccomando alla Sua carità la povera Signora che le reca il presente la quale oltre alle grandi sventure che l'hanno gettata in gravissimi mali materiali, trovasi ancora in gravissime angustie spirituali, dalle quali col caritatevole zelo della S. V. R.ma può essere sollevata.

La ringrazio a nome di G. C. e con profonda stima e rispetto mi segno

Suo Um.o Servo Sac.te G. Cusmano

Rev.mo P. Parroco (Palazzotto)

Presento alla S. V. R.ma il R.mo P. Dn Luigi Lumia, Economo di Canicattì, ed il R.mo P. Beneficiale Sac.te Dn Pasquale Gelardi; hanno premura di celebrare la S. Messa per affari urgenti che devono compire pria di partire.

L'ho inviato alla Sua chiesa sicuro che vorrà favorirmi e la ringrazio.

Mi benedica nel Signore.

Suo Um.o ServoSac.te G. Cusmano

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Rev.mo P. Dn Domenico (Pizzoli)124

Con ritardo vengo ad eseguire un incarico pervenutomi da parte di D.na Rosalia Erianni da una parte, e dallo Illustre Marchese di Ganzaria dall'altra.

La prima m'interessava di spedirle un numero degli acclusi biglietti, ed il secondo ne aggiunse altri cinquanta, interessandomi di pregarla caldissimamente ed in suo nome, onde volere impegnare l'III.mo e R.mo P. Salvatore a farli distribuire ai Sacerdoti trattandosi di beneficare una buonissima giovanetta che merita veramente di essere aiutata.

Mi si aggiungeva di poterne spedire ai RR. PP. Briuccia, Evola e quanti altri sacerdoti che crederà capaci di concorrere a tanta carità, perché egli si interessa di distribuire il resto fra i Signori e le Signore del paese.

I risultati che si avranno, il prelodato Sig. Marchese desidera averli direttamente dalla S. V. per evitare le perdite di tempo che potrebbero essere nocive se opportunante non sarà conosciuto il numero dei biglietti che restano non venduti.

Sicuro che la carità non si rifiuterà a tanto favore, ringraziandola sentitamente con tutto rispetto mi ripeto.

Il giorno di S. Giuseppe

Rev.mo P. Dn Domenico (Pizzoli)

Le compiego i due biglietti di lotteria che le promise la buona Rosalia Erianni.

124 Carità, 19 marzo.

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Più ne compiego altri cinque pel R.mo p. Salvatore che la Sig.na Guarino desidera presentare per mezzo della S. V.

Se può colla Sua carità dare altre agevolazioni mi onori di Suoi comandi.

Mi creda con profondo rispetto.

Suo Um.o ServoSac.te G. Cusmano

Rev.mo Sig. Canonico125

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ho letto la sua preziosissima lettera che mi

commosse profondamente, e che mi avrebbe spinto a qualunque sacrificio per venire prontamente in suo aiuto. Dovendo però in tutto uniformarci al divino volere, La prego prontamente di cercare una discreta dilazione alle sue scadenze, e rivolgere le Sue istanze direttamente a S. E. R.ma Monsignor Arcivescoo Guarino, pel di cui mezzo trattando le cose, saremo sicuri far quello che il Signore ha disposto.

Non si confonda nel momento delle sue angustie: i tesori della Provvidenza sono inesauribili, ed io sono certo che il Signore l'aiuterà. Sarò lieto se questo il buon Gesù vorrà fare per mezzo della mia inutilità e ne aspetto gli ordini per impegnarmi a servirla.

Ho rivisto con immenso piacere i caratteri del

125 Can. Annibale Di Francia.

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l'ottimo Canonico Carini e sarò pronto a seguirne i consigli.

Non mi dimentichi nelle sue fervorose preghiere e particolarmente nell'incruento sacrificio; prometto fare altrettanto per la S. V. Rev.ma così. miserabile come sono, e pieno di stima e rispetto mi segno.

Suo Umi. o e Dev.oSac. Giacomo Cusmano S.D.P.

Ill.mo e Rev.mo Superiore126

Riscontro la pregiata nota della S. V. in data del lo ottobre, con la quale, oltre le analoghe istruzioni per i pagamenti a farsi, mi facea rimessa delle due fedi di credito, una di lire 1624 e l'altra di lire 153.24 unitamente all'elenco dei pensionisti ed elemosinisti a peso di cotesta Mensa Vescovile. Di aver ricevuto le dette fedi di credito, Le compiego la quietanza da me firmata, permettendomi, per esattezza, di farle osservare che la quietanza in parola è per lire 1625.58, mentre io ne ricevetti 1624 solamente pei pensionisti, e per l'altra polizia degli elemosinisti in lire 153.24 non mi è pervenuto mandato da firmare.

Aggiunga a questo che le somme da pagare, giusta l'elenco inviatomi, non tutte sono esatte, ed io, usando accorgimento, ho regolarizzato le partite errate co-

126 P. Giacomo incaricato alla distribuzione delle elemosine a carico della Mensa Vescovile di Girgenti.

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me rileverà dal notamento compiegato dei pagamenti faatti pria di ricevere privato avviso di sospensione da questo Signor Economo Generale, e per le ragioni alla S. V. note, come oggi stesso mi avvisa con nota del 6 volgente, nella quale trovai compiegata fede di lire 12.75 per spese di posta.

Intorno però all'ordine datomi di rimettere pria le fedi di vita quietanzate e poi mandarmi il denaro, debbo dirLe ch'è veramente ineseguibile, perchè m'implicherebbe lungamente in quest'affare, che di altro modo si può sbrigare, in un giorno; e poiché non gode la fiducia del suo costituente, non potrebbe avere quella dei terzi che debbono essere pagati. Dico questo perché mi fu detto dai pensionisti medesimi, ai quali arrivai a comunicare tale disposizione. Avendolo detto a quei pensionisti che vennero a pagarsi, risposero che a riguardo mio avrebbero fatto tutto, ma non si è fatto mai così; la persona costituita a pagare ha pagato sempre contro quietanza.

Unitamente al conto troverà compiegate le fedi di vita quietanzate e la fede di credito con la quale Le rimetto la rimanenza della somma in L. 1142.05.

Rev. Signore127

Commossa teneramente della misericordia di G. C. che ha ispirato al ben fatto suo animo e delle pie-

127 Copia di lettera scritta da P. Giacomo a nome di Suor Vincenzina.

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tose Signore che vi hanno concorso, un sentimento di carità verso queste povere creature, vengo nel di Lui nome e di tutte queste orfanelle a ringraziarla della tela di cotone inviata. Oh! se si ridestasse in tutti i cuori la carità di G. C., come finirebbe lo strazio della povertà abbandonata che oggi mai ripete fra noi le scene della più crudele barbarie! un poco che si darebbe. da tutti coloro che hanno qualche cosa, formerebbe il molto che bisogna pei poveri, e senza avvedercene sarebbe sollevata ogni miseria, e s'impedirebbe la disperazione di tanti che attirano l'indignazione di Dio colle loro imprecazioni contro i ricchi che vivono dimentichi delle loro sofferenze.

Il Signore accetta come fatto a se stesso quello che si fa ai Suoi Poverelli carne la S. V. m'insegna, propaghi adunque la S. V, R.ma questo sentimento di carità in tutti i cuori come lo sente nel suo, e procuri di moltiplicare questi atti di misericordia verso queste povere orfane che difettano di moltissime cose e Dio la compenserà colla misura del suo cuore divino. Sarei pronta ad accettare la sua caritatevole offerta per far venire le Suore una volta al mese costì per raccogliere il Boccone per queste povere, ma avrei il bisogno del mezzo di trasferimento e ritorno per le suore, e del trasporto degli oggetti raccolti, oltre di che dovrei esser sicura che le suore potessero essere qui di ritorno pria dell'ave per non pernottare fuori di casa.

Se la S. V. R.ma lo crede, mi dà le opportune informazioni, ed io, colla benedizione di Monsignor Vescovo, mi metterò all'opera. Mi benedica nel nome

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del Signore con la comunità intiera e mi accordi di Potermi ripetere con ogni rispetto.

P. S. - Mio fratello la riverisce molto, il P. Castagnolo non l'ho più eduto, ma come verrà le scriverò.

Sua Um.a Dev.aSuor M. Vincenza Cusmano S.D.P.

Rev.mo P. Parroco

È un pezzo che conosco questa buona giovane, ma poverina non ha il corredo e il vitalizio, che bisogna per dedicarsi al servizio dei Poverelli. Se la S. V. Re.ma trova mezzo come rimediare alle dette condizioni, delle quali non si può affatto far di meno, sulla sua assicurazione per le vocazioni sono prontissimo ad aiutarla.

Mi creda con profonda stima e rispetto.

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LETTERE DIRETTE A PERSONE VARIE

Gentilissimo Dn Felice

Vado a confessare e non posso perdere un minuto di tempo per oggi. Preghi per me e ricevasi le racchiuse L. 8, mi creda con affetto.

Progetto d'industria a vantaggio dei Poveri

Eccellenza

Segno le ispirazioni che Iddio mi dà e mi fa quindi animoso per esporre all'Ecc. V. quanto segue: Da molto tempo mi sono addetto ad impiantare in questa città l'Istituzione tanto benefica del Boccone del Povero, che, non ostante tante traversie, con la grazia delSignore a poco a poco si è estesa. È mancata però un'occasione direi quasi decisiva, la quale finalmente si era offerta. Persone opinatissime da me intimamente conosciute sotto tutti i riguardi hanno costituito un Opificio per molitura con macchine a vapore. Desso con un capitale di L. 100.000 frutterebbe in modo incalcolabile, ad aversi questa cifra, si è aperta una trattativa con taluni ricchi negozianti del paese che entre

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rebbero come soci per dividere quei profitti in proporzione del capitale conferito. Intanto saputo ciò, proposi a quei signori, che accettano il partito seguente. Troverei io il capitale di lire cento mila che avrebbe garantito in tutto regola dai detti signori sopra immobili; questo capitale frutterebbe il 5 o 6% a vantaggio del creditore.

Intanto i Poveri entrerebbero come soci nei profitti da dividersi, difalcato il 5 o 6%, in proporzione del capitale suddetto.

Che l'Opera Pia ne abbia un immenso vantaggio non è a dire, è notevole intanto che l'amministrazione alla quale piglierei parte io stesso ed al finire al portinaio; queste immense economie accrescerebbero il fondo di cassa dell'Opera Pia, che colloca vergini pericolanti, che raccoglie orfani e li istruisce in qualche mestiere, che sfama intere famiglie e le ricopre e le alberga.

L'E. V. non soffrirebbe alcun disturbo sborsando questo capitale, che, con le debite cautele assicurato, produrrebbe un utile onesto ed in tanti Poveri che ne ricaverebbero gli altri vantaggi, benedirebbero il Sognore re e pregherebbero per la sua salute e per il maggior benedell'anima sua. Eccellenza, non ho potuto resistere all'impulso che il Signore mi ha dato, e a discarico della mia coscienza consegno nelle sue mani questo progetto.

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Ill.mo Sig. Barone128

Dietro avere ricevuto i Suoi favori per mezzo dell'ottimo e comune amico Sig. Palazzotto, con positivo mio dolore veggomi tuttavia costretto a restituirle la bozza del contratto d'enfiteusi e ciò, non per avere mutato di proponimento o per mancanza di fiducia nella sua degnissima persona, ma perché non so decidermi a firmare quei patti che prevedo con sicurezza di non potere adempire.

Però a contentare il Suo desiderio e testimoniarle intanto il mio sincero affetto ed il mio profondo rispetto, se la S. V. Ill.ma lo consente, io mi dichiaro pronto a tenere per conto mio quello spazio di terreno che potrà essere sufficiente per la fabbrica della chicsa e le necessarie comunicazioni collo stabilimento di Terre Rosse, e ciò a riscontro di quel canone reluibile che saremo per stabilire, senza nulla pretendere dalla S. V. Ill.ma, purché non mi obblighi a compierla in epoca determinata e, possano concordarsi le condizioni del contratto. Questo per mostrarle che se mi vedo costretto a rinunziare alla costruzione del nuovo stabilimento nel suo terreno, perché la S. V. non crede giusto di concordare le formule dell'atto già dalla S. V. abbozzate, pure io non mi niego a prestare l'opera mia per fare sorgere la chiesa che con tanto desiderio la S. V. ha manifestato volere ...

128 Al Barone Boscogrande per la fabbrica della Chiesa a Terre Rosse (P. Filippello).

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Contabilità

Per tenere esatta la contabilità bisognano tre libri. Uno in cui si notano tutti gli introiti e tutti gli esiti di qualunque natura siano e per come avvengono. perché la contabilità non è altro che la storia di tutti gli introiti ed esiti e. quanto più esatti sono i primi appunti 6 le prime note, tanto più esatto riesce il conto. Per conseguenza nelle prime note si deve scrivere tutto colla massima chiarezza, senza lasciare cose che debbono ricordarsi colla memoria, e non importa se per uscire fuori una cifra si ricolmino due, 10, 20 linee del registro purché tutto sia chiaramente espresso; p.e. supponiamo che lo spazio che qui resta sia il libro delle prime note

Prime Note

Introiti Esiti28 Novembre. Pane la C.a Ch. 30Pagato

15.30

Carne per l'infermeria - Pagata

4.30

Introiti dal R.o P. E. C. Siragusa

100

Verdura per la Comunità Ch.o10Pagata

80

Elemosina della colletta 5.60Per acconciare le stivalette di….

2.30

Pasta per la comunità Ch. 10 a pagarsi

4.20

Mussolino C.ne 100 per la Com.a pagarsi

100.40

105.60 127.50

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Supponendo che il conto sopra notato sia la storia fedele dell'introito e dell'esito di detto giorno, poi detto conto si passa all'altro libro o registro che si chiama Conto corrente.

Conti Correnti

Comunità

28 Nov. 82 Ch. 10 pasta 4.2029 Nov. 82 D. Ch. 3 pane 15.50a 6 Dic. pagati in conto 60.35

(Bozza)

Tornato da S. Giuseppe, mi prestai da P. Zuccaro L. 250 e L. 50 dei poverelli per pagare le L. 300, che lasciai a P. Dn Pasquale sul danaro del deposito a farsi per la licitazione129; furono restituiti.

Poi mi prestai L. 100 dal Canonico; furono restituite. Mi prestai L. 150 colla pignorazione del cupone presso il Sig. Corradi.

P. S. - Abbozzai la presente nel caso di non trovarla in casa.

Avviso importante

Si fa noto al pubblico che nel locale dell'Associazione del Boccone del Povero sito dentro l'atrio della

129 Vendita all'incanto.

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chiesa dei SS. Quaranta Martiri al Casalotto trovasi un assortimento completo di calzatrice d'ogni genere, di ogni qualità, di garantita durata e a prezzi discreti.

Si augura la suddetta associazione di trovare il favore del pubblico essendo il guadagno destinato a profitto dei poveri. L'Associazione non può servire sino a domicilio, ma s'impegna di eseguire entro il termine di sei giorni le commissioni ricevute nel locale suindicato. Le persone che non possono incomodarsi a venire di presenza, si degneranno mandare una calzatura di misura. I pagamenti si fanno spontaneamente alla consegna.

I moderatori dell'opera in parola hanno pare ricorso alla industriosa carità di aprire, al medesimo scopo, nella piazza dei SS. Quaranta Martiri al Casalotto, al n. 12, un negozio di vini sinceri di ottima qualità e a buon prezzo. Vi si trova un variato assortimento di vino vecchio paglino, colorato e nero. La buona accoglienza che s'è fatta sin'ora da più di un anno da coloro che si sono serviti al Magazzino dei Poveri e la località con cui si procede da chi non ha altro fine che sollevare la miseria di tanti infelici, fanno sperare per l'avvenire più numeroso concorso.

Allo stesso oggetto si apre in detto magazzino un deposito di petrolio americano raffinato, di prima qualità. Si vende a stagnoni interi, fatti apposta per uso casereccio, di nuovo modello molto agevole a riempire i lumi.

L'Associazione va sicura che non saranno pochi coloro i quali vorranno con loro vantaggio cooperare a queste industrie di pietà cristiana e cittadina.

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Progetto per una Società Operaia

Ad evitare le gravi perdite che i proprietari di giardini risentono per le continue frodi e pel poco interesse che i commercianti pigliano, in favore dei loro committenti, si è pensato di formare una società di onesti proprietari, i quali concorreranno per azioni al, la formazione d'un capitale da potere istituire tre case, una in Sicilia una i n- Inghilterra e l'altra in America.

Nell'organizzazione di questa società doppia mira debbono avere colorò che ne debbono sanzionare i regolamenti.

La prima dev'essere quella di organizzare talmente l'andamento delle case che si apriranno da assicurare senza dubbio la conservazione e l'incremento dei capitali che ne formeranno la base perché si abbiano una solidità reale ed una vita certa e duratura.

Il secondo sarà quello di apprestare tanto agli associati quanto a qualunque onesto committente (secondo le opportunità ed i particolari regolamenti) la più accorta e premurosa assistenza che il proprietario stesso potrebbe usare nel proprio interesse.

La società avrà cura di riunire un capitale che basti nel primo impianto a stabilire una centrale in Palermo e due soccorsali una a Leverpool e Taltra a Noojork, lasciando poi all'incremento dei capitali e della società l'apertura di altre case altrove secondo converrà al maggiore sviluppo degli affari. Il fondo di cassa sarà riunita a concorso di azione, ogni azione sarà di L....

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Tutti gli associati saranno divisi in due categorie, la prima nel N. di ... sarà quella dei soci fondatori i quali solamente avranno il diritto di amministrare e ciascuno nell'ufficio che gli sarà affidato, portando tutta intera la responsabilità dell'incarico ricevuto a norma dei regolamenti della società. Il Principale o il Presidente di questa rappresentanza sociale avrà il pieno potere di disporre ogni cosa come arbitro supremo, ma sempre sotto le norme del regola mento sociale. Pei casi non previsti o per le nuove misure d'ingradimento non si farà mai cosa alcuna che non sia stata decisa ed approvata da tutto il corpo amministrativo o dalla maggioranza dei soci fondatori.

I Soci fondatori oltre tutte le qualità personali, a norma dei regolamenti, debbono concorrere alla formazione del capitale sociale nel N. di ... azioni.

I soci semplici non saranno ammessi, se non dopo l'unanime consenso dei fondatori o colla maggioranza di un terzo dei loro voti.

Quelli che verranno ammessi resteranno sottomessi a tutte le leggi ed i regolamenti della società senza poterne allegare ignoranza, comunque per ciascuno di loro non si formoli un nuovo contratto ma un. semplice brevetto privato, ove, però, sarà apposta la firma di tutti i soci fondatori.

Oltre le qualità personali, a norma dei regolamenti sociali, bisogna che il semplice socio impingui almeno di una sola azione il capitale commerciale.

Se per qualunque ragione verrà a mancare un socio fondatore, questo come sopra sarà scelto dagli altri soci fondatori, d'ambo il numero dei semplici soci.

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Ogni socio, o fondatore o semplice, in eccedenza delle dovute potrà prendere tutte le azioni che vuole.

Il capitolo sociale non potrà ritirarsi pria di finire l'epoca della società stabilita.

Art. 1. - La casa non farà affari con firme, ma sempre in pronti contanti.

Art. 2. - Oltre una piccola cifra che possa essere sufficiente alle spese giornaliere, che possono prevedersi, non si terrà mai in cassa un danaro ozioso, ma il cassiere avrà cura, sotto personale responsabilità, di versare giornalmente in cassa sicura e fruttifera tutti i capitali esuberanti. La società sarà ferma pel periodo di anni. I diritti di commissione, di senseria, di magazinaggio, di provvigione, i frutti sulle spese ed oltre, secondo i regolamenti, andranno a fondo di cassa pel corso di un anno, alla fine del quale, fatto bilancio, si ripartiranno pro rata capitale e tolte le spese necessarie pel mantenimento della casa, la metà del netto guadagno sarà pagato ai soci e metà andrà ad impinguare proporzionatamente il capitale rispetto di ognuno, restando a fondo di cassa sino allo scioglimento della società.

Subito che le case succursali avranno stabilito le loro relazioni ed avvisano esser pronti a ricevere commissioni, tutti i soci avranno diritto d'inviare le loro mercanzie.

Sarà obbligatorio per tutti i soci che spediscono da parti ove trovasi una rappresentanza della casa di non preparare la mercanzia se non avrà pria ottenuta l'approvazione del Presidente o del rappresentante.

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Le rifrazioni debbono farsi obbligatoriamente nei magazzini della società.

I conti particolari saranno sempre mandati per la centrale, onde regolarizzare sempre la scrittura la quale avrà sempre la cura di farli arrivare ai committenti.

La società avrà diritto di ritirare generi in prezzo; restando sempre gli utili a fondo di cassa come sopra.

Il guadagno o la perdita avrà sempre a carico del singolo socio che spedisce la mercanzia, però ogni socio sarà sempre obbligato a lasciare un terzo del suo guadagno nella cassa sociale pel periodo d'un anno, dopo il quale metà sarà distribuito ai soci e metà resterà ad aumentare il capitale come si è detto sopra.

I soci che volessero spedire la mercanzia nell'interesse della società, devono prima ottenere l'annuciiza del presidente, il quale pria di spedire secondo i regolamenti la data mercanzia, stabilirà il prezzo di costo della stessa, e i guadagni e le perdite che s'incontreranno saranno a conto sociale.

Tutte le mercanzie che si spediranno nell'interesse della società, pagato il prezzo di costo al socio, si terrà per un anno il guadagno a fondo di cassa, e poi fatto bilancio, tutti gli associati l'avranno ripartito secondo il valore delle mercanzie il numero delle casse inviate ritenendo il terzo ad incremento di capitale.

Ove il bisogno l'esiga, o per l'apertura di altre succursali o per qualunque siasi impresa utile alla società, potrà, a voto unanime o con maggioranza di un

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terzo del corpo amministrativo, riscuotersi e dai soci fondatori o dai soci semplici una quota proporzionale di rifazione ed incremento del capitale stabilito.

È proibito ai soci di spedire le loro mercanzie ad altre case di commercio, ove esista una rappresentanza della società.

Il decimo di qualunque siasi netto guadagno sarà versato annualmente a beneficio dello stabilimento del Boccone del Povero ove dai poverelli s'implorerà sempre la celeste benedizione per la prosperità temporale ed eterna di una società così benefica e caritatevole e di ogni singolo socio d'essa.

Gentilissimo Dn Gaetano130

Figlio mio carissimo in G. C.Ieri passai dalla Sua casa, perché dovetti essere

dal Sig. Avv. Di Marco; avrei voluto vederla ma non fu possibile.

Ora mi avvalgo del presente per pregarla a nome del Signore nostro, che volle, sin dalla sua nascita, abbracciare la più estrema povertà, nascendo in una grotta in mezzo agli animali ed esposto ai rigori dell'invernale stagione; se può inviarmi qualche cosella chiusa in biglietto per mezzo dello stesso Abramo che le reca il presente.

Le auguro tutte le celesti benedizioni per le feste

130 Spirito del P. Giacomo nel chiedere la Carità.

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Natalizie. Nasca Gesù Bambino nel suo cuore e vi porti la pace che Egli donò agli uomini di buona volontà e l'unisca in tutto al Suo S. volere da non vivere più in sé, ma in G. C., ch'è vita e pace e sicura ricchezza!...

La benedico nel Signore con tutti di Sua degna famiglia.

Ill.mo Signor Duca

Il Signor Giambruno mi ha fatto sapere che sarebbe venuto direttamente dalla S. V. e forse nell'animo di ripetere direttamente il contratto. Il contratto dovrebbe rinnovarsi in maggio 80, ed io vorrei che il Signor Duca non mi togliesse il magazzino, perché ho buona speranza che la società volesse allargare il negozio e per conseguenza il magazzino potrebbe servire per uso proprio.

In ogni modo, non avendo avuto il bene di poterle parlare, ieri stesso, promisi di ritornare oggi alle 11 a.m., ma non pensai che era giorno festivo e dovea per conseguenza trattenermi in Chiesa. Ad evitare quindi che la S. V. stesse per me impedita inutilmente, mi premuro avvisarla che verrò sabato alla stessa ora.

Perdoni l'involontario ritardo, e pieno di stima e rispetto, con ogni osservanza mi dò l'onore di essere.

Sig. Francesco La Malfa

Per ridestare lo spirito dell'antica carità presso i nostri Bottegai, che nei principi di questa pietosa isti-

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tuzione con molta abbondanza largivano le loro elemosine per queste povere orfanelle, questa Direzione supplica la S. V. di volere riassumere la condotta della consueta colletta delle frutta e dello scaccio e di qualunque altra cosa, che le riesce facile nella prossima ricorrenza del S. Natale.

Sicuro che la Sua carità accetterà con piacere questo pietoso ufficio, le anticipo infiniti ringraziamenti a nome di Gesù Bambino, che accetterà come fatto a Se stesso quello che la S. V. farà per fare in prò di queste povere orfanelle; si esibisce di prestare al suo ordine l'opportuno accompagnamento131.

Ill.mo Sig. Cavaliere

Intesi dal degnissimo Suo Fratello R.mo P. Dn Mariano che la S. V. è dolentissima di essersi meco rifiutata per un favore così interessante; posso dirle con quanto dolore lessi il Suo biglietto dal quale con sicurezza sperava la consolazione desiderata, ed incoraggiato dallo stesso, ritorno a supplicarla a nome di G. C. e della Mamma nostra Santissima per rilevarmi dall'immensa afflizione in cui sto se la S. V. non mi aiuta.

Le assicuro che io non le recherò il menomo interesse: se mi dà oro, le restituirò oro, e spero anche prima del termine di due mesi, perché non resta a fare altro che la legalizzazione degli atti.

131 Circolare per la colletta in occasione del S. Natale.

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Ill. mo Signore132

La valida speranza che io avea del suo aiuto pel deposito a farsi domani, a vista dei positivi vantaggi che presenta il fondo e dei pratici consigli del Sig. Tornabene, mi avea fatto pronunziare che il depositosi sarebbe fatto con certezza. Rimesso al Sig. Caramazza mi ottenne la seguente risposta, che con sicurezza mi aspettava. Egli disse così: «Io conosco molto bene la felice posizione del Sig. Di Paula; se lui vedesse bene in questo affare, potrebbe farlo con facilità; quanto a me io ho limitato gli affari miei e poi bisognerebbe altro tempo per combinare le opportune cautele ».

A tale risposta non credendo opportuno aggiungere una parola d'insistenza, chiesi le dovut e scuse per l'incomodo datogli e andai via. Mio fratello dovea ritornare dal Patrocinatore Santoro per dirgli l'ultima sua risoluzione e stabilire il da farsi per questa mattina; domani avrei voluto ritornare da V. S. e non ebbi l'animo di farlo, perché mi avea detto di venirlo a trovare per oggi al negozio, ed ora mi fo lecito mandare con tanta premura ad ora così indiscreta, perché, in caso di una sua affermativa, avessi il tempo di arrivare opportunamente a sbrigare ogni cosa. Io sono sicuro che se V. S. mi aiuta a fare questo primo deposito, tutto andrà bene, per la benedizione che ne ho avuta dal mio buon Padre in G. C., Canonico Turano, e per questo mi son fatto ardito ad incomodarla per questa ultima volta; nel caso però che la S. V. crederà op-

132 Per la proprietà di S. Giuseppe Jato.

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portuno negarsi, accetterò senza angustia il suo rifiuto come un volere di Dio e ne abbandonerò ogni pensiero. Reputo però sempre a grande fortuna la sorte che ho avuto per questo mezzo di fare la sua conoscenza e le dico la mia servitù.

In attesa di suo riscontro mi do il bene di essere con ogni stima e rispetto.

P. S. - Prego mandarmi col latore la certezza della sua annuenza o del suo rifiuto, perché mio fratello potesse andare a trovare in casa il Patrocinatore.

Suo Um.o Servo Sac.te G. C.

Signor Nicolò Dagnino - Palermo

Con gradimento particolare abbiamo ricevuto la base del regolamento da lei stabilito. Però, giusta il rimasto fra noi, la sua lettera, avrebbe dovuto essere nei sensi seguenti:

Volendo impegnarmi allo smercio delle semole e farine prodotte dall'Opificio Scrofani in Casa della S. V. rappresentato, sarei pronto accettarne l'incarico alle seguenti condizioni:

1) Il mio magazzino sarà il deposito generale dello stabilimento pei detti prodotti;

2) Tutto il prodotto, eccetto le crusche, sarà a mia disposizione e mi obbligo di curarne la vendita tenendomi ai prezzi dei listini che mi verranno consegnati.

3) Si terranno come vendute a prezzi dei listini

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tutte le semole e le farine consegnate al mio ordine. 4) Le vendite che farà l'amministrazione

centrale dello stabilimento sugli stessi prezzi dei listini faranno unico conto colle vendite mie.

5) Dal prezzo ricavato giusta i listini dalle vendite fatte tanto per conto mio che per L'amministrazione centrale dello stabilimento, sarà prelevato il 3%, dal quale tolto l'1%, come sensalia, il 2% che resta come provvigione alla vendita, sarà diviso a parti uguali tra me ed il Sac. Giacomo Cusmano.

6) Ove sarei necessitato per i bisogni della piazza ad impegnarmi alla vendita di farine e semole, che formere bbero la concorrenza a quelle prodotte dallo stabilimento Scrofani e C.i, in modo da sospenderne la lavorazione, allora e per quel tempo che durerà tale concorrenza, la provvigione del 3% su dette farine o semole, che da me saranno vendute, sarà da me divisa col Sac. Giacomo Cusmano e nelle stesse proporzioni di sopra, onde riparare alle perdite che lo stesso si avrebbe per l'arresto della vendita dei prodotti dello stabilimento.

Una sua lettera firmata in questi sensi sarebbe accettata con altra mia, ed ecco tutta la cautela ch'è necessaria fra noi che non fermeremo che un solo interesse con tutta quella legalità che conviene ad uomini onesti.

Credo che Ella non troverà nulla da emendare a quanto le propongo, ed in attenzione dei Suoi comandi con tutta stima mi segno.

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Ill. mo Signor Marchese

Ad assicurare sempre più il buon andamento delle responsabilità da me assunte con l'atto privato del giorno 2 dicembre e posto per vigore il giorno dell'Immacolata, notifico alla S. V. Ill.ma che usando della facoltà accordatami all'art. 12 della citata convenzione, ho sostituito alla sorveglianza dei magazzini dentro l'opificio Scrofani, mio fratello Giuseppe Cusmano, ed alla amministrazione centrale dell'Opificio, sita in via grande del teatro S. Cecilia n. 27, mio fratello Pietro Cusmano. E questo perché la S. V. accetti le loro firme che qui al margine fo controsegnare.

Mi creda con tutta stima e rispetto.

Ill.mo Signor Giovan Battista

Fratello mio carissimo in G. C.

Le rimetto l'atto annotato dal Sig. Radicella. Sono sicuro che la S. V. non troverà ostacolo ad accettarlo, giacché dette note in nulla mutano la base dell'atto, e solamente danno pieno sviluppo a quel principio di,pietà e giustizia che la S. V. farà tanto ammirare il primo getto.

La prego volerlo prontamente rinviare colla sua approvazione, accompagnato da lettera al Sig. Marchese, per togliere presto l'angustia sempre crescente al mugnaio francese, e poi poter preparare l'occorrente onde inaugurare l'apertura come la S. V. farà ritorno.

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E perché tutti non abbiano la sua mente, è desiderio comune che Ella si degni mandare attuato in un quadro sinottico, dimostrativo e pratico, tutto lo sviluppo amministrativo e contabile dell'atto medesimo, notando la S. V. le cifre proporzionate degli utili che debbono far base alla somma giustizia ed equità impresa nell'atto, il quale in tutti prodotto l'ammirazione del circolo di ...

Sia lode al Signore. Le auguro ottima salute e perfetto risultato degli affari, a quale effetto ho fatto pregare queste orfanelle. Accetti i saluti di questi amici. Mi creda con stima, affetto e gratitudine somma.

Carissimo Vincenzo

È qualche tempo che io progetto al Sig. Stagno un affare di 15 a 20 sacchi al g.no di semola e crusca da servire per le truppe, ma quando l'affare dalla parte mia era del tutto quasi finalizzato, il Sig. Stagno lo escluse per la poca fiducia che ispirano quegli appaltatori. Con mio dolore però ora ho inteso che forse con minore vostre convenienze lo stesso affare sarà conchiuso per mezzo di Dn Giuseppe Galisi; trovare ora il Sig. Stagno interessa la tua amicizia per patrocinare la causa dei poveri. Si vuole che gli appaltatori, oltre le cambiali consegnassero i buoni ed io farò avere anche i buoni nella cifra che cautelano il vostro interesse, ma questo però dev'essere, non si deve levare l'affare dalle mani mie, essendo stato il primo a trattarlo. Anzi ti prevengo che domani il Galisi con Montanini

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e Lacerve devono andare alle 12 a trovare il Sig. Sta gno per cercare di conchiudere direttamente colla loro presenza ed io vorrei che tu ora stesso mi affermassi l'affare in modo da essere……….

Carissimo Dn Paolino

Radicella non credette giusto di scrivere lui; vuole invece che scriva lei d'accordo al Sig. Lamanna, e per non sbagliare, io rinnovai con lo stesso Radicella le conclusioni dell'ultima giunta.

Si devono cancellare tutte le postille che troverà cancellate, e si deve fare una carta privata per la cautela di evizione e molestia che deve darmi il Sig. Silvestre per tutto il periodo del di lui apparente dominio, e questa resterà nelle mani del Sig. Radicella.

Si deve fare allora….

Proposte - Industrie - Domande

1. Provincia ove avremo l'influenza di fare pria stabilire l'Associazione.

2. Una riduzione del 25% sulla ferrovia per agevolare le caritatevoli escursioni delle Suore ed il trasporto delle derrate.

3. L'affrancamento del dazio pei generi che si portano per elemosina.

4. Un altro locale, S. Alfonso al Carmine e altro per dividere le vecchie dalle giovani.

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5. Un permesso di potere fare delle lotterie per tutte le spese d'impianto per le scuole, per le sale di lavoro e per tutto quello che l'attività industriosa delle Suore potrà proporre.

Sicure che il cortese e caritatevole animo della S. V. Ill.ma non vorrà negare nulla di quanto il comitato di attività si ha fatto animo a supplicarla, con ogni osservanza ossequiandola si sottoscrivono

Pro memoria

Il Duca di Monteleone, alla morte di Sua figlia Lauretta, Duchessa di Cumia, istituì una messa quo. tidiana nella chiesa di S. Maria di Gesù. Oggi il fondo culto per noia perdere la rendita vorrebbe far celebrare la messa depurata dalle ritenute del 30 p%, del 4%, del 13 e 20 p%, non trovandosi nessun prete che voglia fare questa equitazione ogni giorno spendendo dei suo la spesa di vettura, si domanda l'autorizzazione di poterla celebrare in Palermo, rilasciando il corrispondente certificato di averla celebrato in S. Maria di Gesù.

Si domandino Pulpito, Calici, Paravento, Paramenti sacri, Ostensorio, Perpetuo, Pisside, Croce gestatoria.

L'atto di Licari. Sig. Fingnon e compagni Cloos. La vecchiarella raccomandata da Disimone per Malaspina.

La ragazza del P. Briuccia pel Boccone del povero o collegio. Lettere al P. Mucoli.

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Ill. mo Signore

L'amministrazione del fondo Culto, in data del 20 febb.o 1887, con nota di N. 26607/72127 inscrisse apposita partita di assegno nella somma di L. 329,87 e con decorrenza del I° gennaro 1876, a favore del sottoscritto, per l'adempimento del legato Terranova.

Di seguito il Ricevitore demaniale del 3° ufficio di questa, dopo aver comunicata in data 5 marzo 77, N. 32/608, la nota suddetta, si faceva premura d'incitare con altro nota 20 aprile 1887 N. 32/2557, il sottoscritto ad esibire la dichiarazione di adempimento del d.o legato per il periodo dal 1° gennaro a 31 dicembre 1876; reiterando anche codesto invito con una altra nota 17 settembre 1877 N. 32/2853.

Il sottoscritto Sac.te Cusmano, appena terminato il soddisfacimento dell'obbligo assunto (giacchè coscenziosamente prima gli era impossibile) si fece premura d'inviare la dichiarazione pretesa, continuando, da quel giorno a tutt'oggi, la celebrazione delle messe per lo adempimento del legato in parola. In conseguenza egli acclude alla presente due altre dichiarazioni di celebrazioni di messe riguardanti il suddetto legato Terranova; l'una cioè pel periodo del l' gennaro a tutto dicembre 1878, perchè la S. V. possa disporre di emettersi.il corrispondente mandato in di lui favore.

Ill.mo Sig. Prefetto

Il sottoscritto avendo richiesto copia del progetto della transazione, firmata tra i Sigg. Cusmano e gli Am-

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ministratori dell’Opera Pia, istituita dal defunto Sac. Dn Francesco Paolino Riccobono nella comune di San Giuseppe Iato e già omologata da questo Consiglio provinciale nella tornata del 27 novembre 1880, non ha potuto ottenerla.

Prega la S. V. Ill.ma a voler riscontrarla del perchè non si è potuto ottenere la copia richiesta.

Tanto spera.

Ill.mo Sig. Assessore

Lo strazio insopportabile, che ha addolorato il sottoscritto per un immoralissimo avvenimento, lo spinge a supplicare, l'animo suo ben fatto per apporre rimedio alla rovina certa di due creature ancora innocenti!

Concettina e Nunzia Cocco, figlie del fu Ludovico e della vivente madre che non ardisco nominare, all'età la prima di 13 e la seconda di anni 12, assai avvenenti, per lo scandalo in cui vive la madre insieme ad un'altra figlia di maggiore età, dalla stessa sedotta, si videro dalla stessa abbandonate sulla pubblica via e costrette a procacciarsi da vivere, si trovano assai mal sicure esibendosi a chi le comanda per qualche servizio.

Lo scrivente, per ragione di vicinanza di domicilio informato di tutte le nere circostanze, sente il dovere di rivolgersi alla S. V. Ill.ma perché colla Sua autorevole influenza possa al più presto…..

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Palermo il giorno di S. Michele Arcangelo 133

Caritatevole Signore134

Nel ringraziare questa mano benefica, che tanto opportunamente è venuta in soccorso di queste povere orfanelle, non posso fare a meno di elevare la mente alla infinita bontà di Dio, che per questa via solleva lo spirito languido della fede nelle anime indebolite dalle sofferenze e dall'abbandono.

Un soccorso così provvido ed opportuno arriva come centuplicato e non solo serve a sollevare i corpi ma le anime.

Pregano sempre pei benefattori queste povere orfanelle, ma faranno per questo incognito speciale preghiera e per le persone da lui specialmente raccomandate.

Si è ricevuta la somma inviata in biglietto chiuso. Iddio la rimuneri al centuplo nell'anima e nel corpo.

Mi creda con stima e gratitudine

Suo Um.o ServoSac. Giacomo Cusmano

Gentilissimi Sig.ri Piricò135

È dalla loro carità che io ricevo una volta la settimana un poco di carne pei poveri. Questa settimana

133 29 Settembre.134 Ringraziamenti ad un benefattore che vuole, conservare l'incognito.135 Carne per i Poveri

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fà sotto tre chili e non può essere sufficiente nemmeno per fare il brodo. Se possono farmi la carità di farmene capitare altri 4 chili, anche pagandola alla ventura settimana, resterei tenutissimo. Li prego di tanto a nome di Gesù Cristo, e con ogni rispetto mi segno

Um.o ServoSac.te G. Cusmano

Ill.mo Sig. Giuseppe Stagno

In attesa del suo riscontro alla mia precedente vergo la presente per dirle che i bisogni di questa povera casa mi spingono a domandarle quel tanto che si degnò accordarmi di provvigione per l'affare della crusca già compito. A tale oggetto le compiego la ricevuta da me firmata, pregandola di voler consegnare al porgitore, fratello mio, il valore della stessa.

Sig.ri Fratelli Carini136

È molto inoltrato il tempo dei bagni ed io non ho avuto possibilità di ritornare per sentire quale carità sono disposti a farmi pei poveri.

Io ho vecchi d'ambo i sessi e orfanelli d'ambo i sessi, le donne sotto la sorveglianza delle suore, e gli uomini sotto la sorveglianza dei Frati e dei Sacerdoti.

Vorrei pei vecchi d'ambo i sessi e per gli orfanel-

136 Pei Bagni.

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li i bagni al Sammuzzo, e per le orfanelle e le Sorelle allo Stabilimento bagni, vicino Cutò.

Se le S. L. mi facessero carità, se mi dicessero per quanti di ogni partita vorrebbero farmi la carità di darmi i bagni franchi diariamente. e senza legame d'orario, perchè debbo dipendere dal comodo del trasporto, e se pel dispiacere che possono venire all'uno e all'altro stabilimento bagni, se si contentano che io pagassi la metà del costo.

Ill. mo Signore

Per incarico ricevuto dalla Sig.ra Elisabetta Albanese, vedova Strazzeri, La prego, se può, di ammettere gratuitamente alla scuola del convitto, dalla S. V. diretto, il giovanotto Giovannino Strazzeri come esterno, e dove non incontra difficoltà, la supplico voler fare quanto più presto il bistallo di ammissione.

Perdoni, Ill.mo Signore, se per mancanza di tempo non sono venuto prima e personalmente a supplicarla di tanto, ed ora per riparare a tale ritardo mi avvalgo del presente.

Suo Um.o ServoSac. G. Cusmano

(I Bozza)

Ill.mo Signore

Ho ricevuto Ch.i 20 pani per queste povere orfanelle e la ringrazio sentitamente a nome del Signore.

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Ardisco supplicarLa di voler tenere presente questa povera casa nelle future distribuzioni, perchè l'elemosina viene meno.e si esperimentano i bisogni della vera miseria.

(II Bozza)

Il sottoscritto pieno di gratitudine viene a certificarla di aver ricevuto Ch.i 20 pane per queste povere orfanelle.

Coglie questa occasione per notificarle che i bisogni di questa povera casa sono grandi ed estremi, perchè la S. V. Ill.ma potesse tenerla in particolare considerazione nelle distribuzioni future, riservandosi di venire personalmente a pregarla per altre pendenze presso il Municipio che si augura portare a buon esito, mercè la valida e caritatevole Sua protezione.

Um.o e Dev.mo Servo Sac. G. C. D.re

(Biglietti da visita)

Il Sac. Giacomo Cusmano ossequiando distintamente il Sig. Rosario Puleo, prega volere ascoltare l'amico Sig. Francesco Bellomo per un affare di molta importanza, e lo ringrazia.

Il Sac. Giacomo Cusmano, prega i carissimi Antonino e Domenico Puleo di farsi vedere un momento con somma urgenza per affari gravissimi.

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Il Sac. Giacomo Cusmano, prega l'Ottimo Sig. Malleo Gulì per avere un'ottima cassata per otto, dovendo servire per complimento, avvisandola dell'importo che riceverà in giornata.

Ill.mo Sig. Presidente

Le compiego una petizione del Sig. Gioi Mancuso, gentil'uomo assai colto e distinto, che per dispiaceri di famiglia trovasi in una posizione che strazia veramente il cuore.

Lo stesso è capacissimo di sostenere qualunque uf ficio burocratico, e sarebbe assai decoroso per lui se potesse essere temporaneamente occupato in un'impiego finché riconciliato allo zio ricchissimo.

Ill.ma Sig.ra Duchessa

Il Sig. Barone Turrisi certamente l'avrà informata delle ottime qualità del Sig. Tommaso Vitale, che ha in trattativa la gabella di porzione del giardino, che la S. V. Ill.ma possiede in Roccella.

Il d.o Vitale, dietro Suo ordine, avvicinato il Sig. Cappellani, ha inteso dallo stesso che si rifiutano le modifiche fatte all'atto e si insiste a volere ridurre a 6 anni il periodo della gabella.

Se è questa decisamente l'opinione della S. V. Ill.ma, il Vitale si vede costretto a desistere di una trattativa che credeva conchiusa. Se però crede che po-

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trebbe ritornarsi a modificare altrimenti l'articolo della garanzia, desidera che la S. V. Ill.ma faccia sapere la Sua volontà per vedere di conciliare le cose.

Sicuro della carità che la S. V. Ill.ma ha avuto per me, mi son fatto lecito di pregarla per questo affare, e ciò perchè l'ottimo Sig. Vitale è stato sempre uno speciale protettore di questa pia Opera.

Mi creda con profondo rispetto

Ill.mo Signor Intendente

Il sottoscritto, nella quale veste di Direttore del Reclusorio delle orfane, avendo bisogno di un altro locale, La supplica a volergli cedere in affitto l'ex convento di S. Francesco di Paola. E siccome il detto ex convento in molti punti minaccia rovina, e qualche corridoio, che solamente potrebbe ridursi abitabile, ha bisogno di molta spesa, offre loro la cifra di lire cinquanta annui.

Essendo urgente il bisogno, se nulla osta la prega di una pronta risoluzione.

Figlio mio carissimo in G. C.

Finisco di leggere la Sua affettuosissima lettera che mi ha dato nuove dettagliate di ogni cosa, e mi accingo a riscontrarla com'è mio dovere, nell'animo ancora di recarle consolazione. Pria di tutto conforto la Sua fede pel miglioramento della sua sofferente fi-

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gliuola e le assicuro che la perfetta sua rassegnazione al divino volere sarà la più efficace preghiera perchè la sua stessa fede si renda efficace ad ottenere la grazia tanto sospirata.

La conforto ancora per l'ubbidienza a cui accenna nel caso che avesse bisogno di ricoverarsi; vorrei che stesse nei limiti assegnati per sua maggiore tranquillità, ma nel caso contrario, non deve angustiarsi. La benedico nel nome del Signore.

Resto contentissimo pel maggior comodo che ha trovato onde potere con tranquillità esercitare gli atti religiosi. Non era affatto a dubitare che cotesti buoni abitanti avessero adempito ai doverosi atti di rispetto e gratitudine verso le S., V., anche per la memoria del loro segnalato e distinto benefattore, e contentissimo resto della buona impressione che la S. V. ne ha ricevuto.

Mi auguro che, così bene avviate le cose, la S. V. trovi di stare bene occupato nei giorni che farà dimora costì, e che l'aria la tratti benissimo con tutti di sua degna famiglia per vederli ritornare in ottima salute.

Rev. Suor Teresa137

Fu con la S. V. che io, pria della festa di S. Vincenzo, parlai per una Signorina di distinto casato, la quale desidera ritirarsi in casa delle Figlie della Ca-

137 Per una vocazione contrastata.

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rità. La S. V. mi disse che la casa per le ritirate trovasi in Napoli, ma che sarebbe stato utile che la Signorina avesse avvicinato, qui, le Sorelle per risolvere con migliore accordo un tale affare.

Ora la Signorina in parola desidera un puntamento con la S. V. o colla Superiora per conchiudere qualche cosa di definitivo; ma io credo mio dovere di prevenirla che la famiglia della stessa non è di buono animo a contentarla in tale risoluzione, e condiscende a forza per timore che i di lei nervi potessero soffrirne disturbo.

In una circostanza così delicata io desidererei che la S. V., accogliendola colla solita carità che l'è propria, sappi condursi in maniera da non farla decidere a tal partito, e procurare d'abbonarla per restare in famiglia; sono sicuro che non mancherebbero industrie alla Sua carità, ma dall'altro lato ho timore che la stessa potrebbe credere che vi sia un qualche accordo, e ne tiri motivo di maggiore sconforto.

Ill.mo Sig. Ricevitore

Il sottoscritto ritornato in questa, la sera del 24 volgente, trovò la sua nota di n. 1099, colla quale lo premura a. stipolare il contratto di locazione dell'ex Convento di S. Francesco di Paola.

Fermo nel proponimento di volere ottenere tale concessione pel bisogno urgentissimo di diminuire l'assembramento ante igienico delle Orfane che qui si tro-

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vano riunite, ha fatto visitare il locale ad un Ingegniere, il quale ha dichiarato che non è affatto abitabile se pria non si ripara dalla imminente rovina che minaccia. Or lo scrivente dovendo sostenere una spesa considerevole, pria di venire a firmare il contratto di locazione desidera sapere se è possibile di ottenerla senza patto di risoluzione in caso di possibile vendita per un periodo di anni tanto lungo quanto è necessario, onde poter compensare le spese di riparazione, e se ciò è impossibile, se può concertarsi, a brevi termini, la compra-vendita a trattative private e a pronti contanti; nell'uno e nell'altro caso, però, si desidera tutto intero il fabbricato, compresi i corpi bassi, perché ivi solamente potrebbero adattarsi la cucina e tutte le officine necessarie ad uno stabilimento; oltre di che, essendo ivi le cisterne, la casa mancherebbe dell'acqua, se i corpi bassi fossero divisi e le riparazioni a farsi sarebbero impossibili, se non si conciliano gl'interessi di comproprietari.

La prego in fine di volerlo informare di ciò che sarà possibile per venire con somma urgenza al compimento dell'affare.

Ill.mo Sig. Prefetto

La casa, che l'Istituzione del Boccone del Povero occupa in Monreale per la caritatevole esibizione dei RR.PP. Parroci, sarebbe da preferirsi a qualunque altra, se le acque abbondantissime che trapelano per le mura non l'avessero ridotta così umida da rovinare la

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salute delle povere orfanelle e delle Suore che ne hanno la cura.

Conoscendo che le Moniali di S. Michele, essendo ridotte in poco numero, non sarebbero opposte a cedere una frazione del loro Monastero e che tutti di quel clero R.mo e del popolo, non esclusi i componenti l'attuale amministrazione Municipale, con piacere vedrebbero di questo modo rimediato un sì gran inconveniente per la salute dell'intero stabilimento dell'Asilo delle povere Orfanelle, mi fo animo di chiedere all'E. V. e all'onorevole Deputazione il permesso di poter temporaneamente occupare quella località che sarà sufficiente e che, senza loro incomodo, potrebbero cedere le prelodate Moniali, trattandosi di dovere servire per le Orfanelle raccolte dalla nostra Istituzione.

Mi fo animo a sperare che l'E. V. vorrà accordarmi tanto favore essendo pronto quell'Istituto, come ha fatto anche pel passato, ad accogliere non solo le orfane di quella città ed Archidiocesi, ma quelle ancora della Provincia, purché si abbiano le condizioni volute dal regolamento.

Ill.mo Sig. Sindaco

Di seguito alla riunione tenuta in cotesta aula municipale, vengo a ripeterle che l'Istituto oltre le condizioni contenute nei sette articoli del programma di fondazione, che cotesto Onorevole consiglio accettò ed approvò ad unanimità di voti, non ha nulla a pretendere, essendo unico desiderio dell'opera quello di fare il be-

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ne mercè l'aiuto della carità cittadina secondo le proporzioni che risulteranno dal maggior numero degli associati al Boccone del Povero.

Il Bollettino annuale darà notizia a tutti gli associati del miglior uso che si è saputo fare delle contribuzioni raccolte a beneficio dei Poverelli.

Per quello che riguarda il sussidio annuo, che cotesto caritatevole municipio le ha voluto graziosamente accordare per questo ospedale e ricovero di mendicità, l'istituto si obbliga a presentare il conto mensile dei sussidi ricevuti secondo le prescrizioni dei medici e i necessari bisogni dei poverelli, che verranno ammessi dalla Commissione di perpetuo patronato.

Ill.mo Sig. Sindaco

Ad appagare al più presto possibile il voto unanime di questa caritatevole comune colla pronta inaugurazione dell'ospedale e ricovero di mendicità, vengo a notificarle, che sebbene la cosa esiga ancora delle molte spese per prestarsi al bisogno, ed il corredo non è che ai primi inizi, pure conviene dar principio alle opere di misericordia che avranno il loro completo ed esatto sviluppo mercè l'aiuto della Provvidenza. Le opere di Dio nascono sempre da piccoli esordi, e quando Dio dà quella pazienza longanime che regge a sopportare stenti e superare gli ostacoli che si parano avanti più.......

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Industrie per i poveri

... dolce non far nulla, che tanto piace a coloro che fanno ricchezza della loro povertà per tirare con improba analteria dai laboriosi cittadini quella pietosa elemosina che serve a nutrire la loro accidiosa ed infingarda povertà.

Oltre ciò s'industriano a stabilire degli spacci di generi che industriosamente possono dare un lucro per la manipulazione, e per conseguenza, vorrebbero attirare la pasteria, la panizzazione, i dolci, e quanto altro potrebbe farsi, perchè il povero si educhi a tirare il suo mantenimento dalla legge comune del lavoro, facilitando anche con apposite macchine le membra utili degl'invalidi che non potrebbero a tutto prestarsi, su questi mezzi e tanti altri ancora da loro proposti e che sarebbe lungo il ripetere, noi con somma edificazione abbiamo ricavato che questa italiana istituzione onora la patria nostra, è alla portata dei tempi e merita di essere ovunque garentita, perché arrivi al suo pieno sviluppo e produca gli effetti salutari che ripromette.

Sia lode alla S. V. Ill.ma, al Sig. Sindaco e a Sua E. R.ma, che le han fatto venire fra noi, e noi con nostra buona volontà c'impegneremo a mostrare quanto apprezzato abbiamo questo tesoro da noi pria sconosciuto.

Però senza l'aiuto dell'alta sua autorità vediamo inutili i nostri sforzi, e con piena fiducia ci facciamo a chiedere:

1) I fondi che la S. V. Ill.ma e l'onorevole Sig.

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Sindaco hanno promesso per migliorare la casa, perchè colla nostra economia ed attività fossero bene impiegate a ripulirla e renderla abitabile da umane creature.

2) Un ... permesso che le Suore potessero presentarsi in ogni paese della

Ill.mo Sig. Cavaliere

Da che il Signore mi accordò il bene di poter fare la sua conoscenza ed ebbi l'onore di avvicinarla per la prima volta, non è stato più possibile che io fossi stato libero all'ora segnatami dal R.mo P. Orlando per venire a trovarla. Essendo ora in estremo bisogno, la S. V. Ill.ma vorrà accordarmi compatimento, se per lettera io ardisco manifestarle le mie serie angustie e domandi il suo aiuto.

Sono in trattativa colla Banca del Credito fondiario pel mutuo che mi è necessario a fine di finire di pagare il fondo comprato per la casa del noviziato come la S. V. conosce e già si è ordinata la perizia. Intanto, sia per la coltura della campagna, che mi restò in economia, sia pel deposito a farsi con grande urgenza presso la Banca in parola onde esigersi la perizia, avrei bisogno, finchè il mutuo si effettua, di tre o quattro mila lire, fosse anche a 5 o 6 cento lire la settimana per saldare la coltura ed occorrere alle necessarie spese.

Cavaliere III.mo, non mi abbandoni in questo momento, mi apra paternamente il suo cuore, ne la prego a nome del Signore e dei Suoi poverelli, e nell'affermativa che vorrà agevolarmi, io verrò per meglio

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informarla e stabilire la necessaria cautela onde levarmi dalla estrema angustia in cui verso.

Ill.mo Sig. Principe di Castelreale

Trovandomi tre stabilimenti di poveri senza alcuna messa, e mancandomi i mezzi pecuniari per procurarle, prego caldamente la S. V. di volere consolare la ns. miseria, far deliberare in favore di queste povere chiuse tutti quei spezzoni di legati di messe di cui cotesto Onorevole consiglio potrà disporre, restando a mia cura di procurare da Monsignore Arcivescovo l'ubiquazione della presenza per la soddisfazione delle disposizioni dei più testatori.

Sicuro che vorrà proteggere insieme agli onorevoli consiglieri la causa di questi poveri nella circostanza più interessante, qual'è quella della coltura religiosa, ringraziandola a nome di G. C., con ogni osservanza mi do l'onore di essere.

Ill.mo Sig. Commendatore

Ella avrà certamente saputo che il Consiglio del Banco non vuole darmi più di L. 21000, che non bastano a potere compiere il mio affare.

Il Sig. Cavaliere Aldisio, che si è interessato della mia posizione, desidera essere informato dalla S. V. Ill.ma sullo stato della mia cautela: e, se la S. V. lo assicura che le L. 31.000, che la banca del credito fon-

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diario allora volea darmi, restano bene cautelati, è pronto a procurare di aiutarmi.

Ill.mo Sig. Cavaliere

Non potendo venire personalmente perchè l'incomodo mio non...

Trattenuto in casa dalle mie solite sofferenze, mi avvalgo del presente per ricorrere, alla Sua caritatevole protezione.

A quest'ora dovrei essere in S. Giuseppe Jato per preparare tutto l'occorrente per la vendemmia che si approssima a gran passi.

Intanto io trovami nella condizione che, se il Consiglio del Banco di Sicilia non stipola domani, ch'è il giorno ordinario delle sue Settimanali riunioni, i1 primo contratto del mutuo già approvato dalla Giunta degli avvocati della Banca del credito Fondiario, non potrò arrivare affatto a trovarmi opportunamente per la vendemmia e gli interessi della povera casa mia andranno assolutamente in rovina.

Negozio dì una cambiale

Io contava sul danaro che dovea darmi in mutuo la Banca del credito fondiario per occorrere fra le altre cose, alle spese della imminente vendemmia. Per causa però di un concordato, che deve farsi tra i creditori di colui che mi vende il fondo, passerà ancora del tempo e l'uva si perderà.

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Può Ella, per mezzo del Sig. Ciotti, far negoziare una cambiale presso la Banca Nazionale per pagarsi immediatamente che il mutuo sarà fatto?

È questa l'unica risorsa che potrei avere.

Ill.ma Signora138

Dopo nove anni di lavoro, in mezzo alla miseria la più affligente, nel più forte delle angustie pel completo abbandono e per le malattie che in atto trava. gliano lo stabilimento, la Provvidenza solleva le forze del mio animo con una interessante risorsa. Trattasi di aver trovato una sorgiva d'acqua abbondantissima di un fondo di mia proprietà, la quale per la sua posizione potrebbe irrigare circa 12 salme di detto terreno, ove per consiglio di diversi periti potrebbe formarsi un giardino di agrumi assai interessante. A redimere però il canone che grava sopra detto fondo, a comprare un pezzetto di terra che frastaglia la proprietà in parola, e finalizzare la spesa per l'impianto a giardino, ho bisogno di prendere a mutuo L. 25000, offrendo in cautela il detto fondo, libero da qualunque iscrizione e senza altro peso che quello solo della fondiaria.

Il Signore mi ha fatto pensare di ricorrere alla protezione della, S. V. Ill.ma per ottenere dal Suo Ill.mo consorte il mutuo in parola, con quella ragionata di frutti che crederà giusto di stabilire, e per quel

138 Sig.ra Elisabetta Witakar - Palermo.

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periodo che sarà creduto sufficiente al facile rimborsò della somma mutuata.

Se non vi fosse l'utile dei poverelli, non avrei avuto il coraggio d'incomodarla per simile affare, ma sotto questo riguardo mi sono animato a farlo nella sicurezza che il Suo animo caritatevole non vorrà negarsi ad aiutarmi in una risorsa così interessante.

Se oltre la cautela di detto fondo, di 15 salme, migliorato a vigneto, delle quali s.me 12 irrigato dalle acque e piantate a giardino, di anno in anno raddoppierebbero sempre più la cautela, si vorranno altri fondi, potrei ancora esibirli.

Perdoni se per l'urgenza dell'affare ho ardito supplicarla per la presente riserbandomi di venire personalmente dopo due giorni a ricevere la sua risposta, che mi auguro favorevole.

Iddio La rimuneri per la immensa carità che sarà per farmi nella riuscita di detto affare.

Mi creda pieno di stima e rispetto.

Um.o e Dev.o Servo Sac. G. C.

Ill. ma Signora

La persona, che, per mezzo mio, domandava alla S. V. Ill.ma la società dell'ottimo suo consorte, onde esercire la macchina delle farine, non avendola potuta ottenere, ritorna a supplicarla per ottenere a mutuo fruttifero, colla ragionata che si crede conveniente, la somma di Lire centomila, con cautela sopra immobili,

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da scontarla sul terzo del netto guadagno della macchina stessa nel periodo del tempo che vorrà stabilire. Se questo può farsi, al suo avviso farò venire la persona interessata, si presenteranno i titoli, e quando la cautela sarà sufficiente sì combinerà l'affare.

Ma mi perdoni se ardisco incomodarla così. È un affare in cui si esercita una doppia carità, verso quell'onesto gentil'uomo, che resterà rovinato se non troverà questo aiuto, e verso questi poverelli che avrebbero un utile su tutto lo smercio, se detto affare si combinerà.

Sicuro che vorrà presto onorarmi di un suo riscontro, ossequiandola con tutto rispetto, mi do l'onore di essere.

Gentilissimo Dn Mariano

Sia cortese sapermi dire a che cifra ascende la spesa necessaria per le robe di Dn Tommaso Di Falco, quel giovane che io inviai alla S. V. con un mio biglietto, e sarà cura mia assumere la responsabilità del pagamento mensile in L. 12.

Ho voluto far così per non ritardare ancora la esecuzione.

Sig. Giuseppe Bruno di Palermo139

La felice memoria di Suo Figlio era solito dare

139 Per procurare il dolce ai poveri.

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60 cannoli per queste orfanelle e, per invogliare gli altri confetturieri, mi rilasciava un Bono munito della Sua firma e del bollo proprio del negozio.

Rivolgendomi alla S. V. per quella carità che vuol fare, la prego però non privarmi del Bono che agevola tanto la colletta presso il Sig. Gulì e gli altri negozianti da lei……

Carissimo Francesco

Proposi di vedere ieri il Sig. Pignataro per avere altro tuo consiglio.

Vere o non vere le iscrizioni che vincono, quella di Nené sembra, se mal non mi avviso, più prudente.

Ill.mo Sig. Prefetto140

Sono nove mesi che si attende una provvidenza opportuna per avviare al bene questa povera casa delle orfane. La svariata ed inevitabile mescolanza di esseri ivi raccolti ha bisogno di località separate per l'avviamento di una buona disciplina, tanto necessaria alla vita di uno stabilimento, e finché le cose durano a questo modo, si deve stare solamente a testimoniare il male senza poterlo né prevenire né correggere.

In questo stato di cose, mi rivolgo al paterno animo della S. V. Ill.ma nella sicurezza che dove non cre-

140 Minaccia di ritirare le Suore dalla casa di Agrigento.

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de di potere apprestare un pronto aiuto che valga al buon avviamento, si degni accordarmi permesso di portare meco le Suore, per ritornare ad un semplice suo cenno quando sarà possibile che si rendano utili secondo le norme del proprio istituto.

La urgenza degli affari, che mi chiamano da più giorni a Palermo, mi spinge a supplicarla a volersi degnare di accordarmi di sue disposizioni quanto prima le riesce comodo.

Ossequiandola con profondo rispetto, mi do l'onore di essere con ogni osservanza.

Ill.mo Sig. Prefetto141

Son dieci mesi che trovansi in questa nostra città le Serve dei Poveri, comunemente intese le Suore del Boccone del Povero, che la S. V. Ill.ma d'accordo all'Onorevole nostro Sig. Sindaco e a S. E. R. M. Vescovo fecero qui venire per porre un argine alle gravi inconvenienze che il malcostume e la fame operavano nell'antica e mai sempre abbandonata casa delle Orfane. Liete speranze fin dal primo momento si ebbero di vedere rimodellare quella lurida e mal disposta casa alla forma di uno stabilimento ben messo, colle analoghe divisioni per togliere le svariate miscele di esseri dalla dannosa mescolanza, di ostacoli, il progresso di una buona disciplina.

141 Pare che sia stata scritta da P. Giacomo a nome delle Dame di Carità di Girgenti (P. Fazio).

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Chiamate da Monsignor Vescovo a riunirci in Associazione sotto il titolo di Dame di carità per accorrere in aiuto di dette buone Suore a migliorare la condizione di quella povera casa, con strazio vivissimo del nostro cuore abbiamo dovuto osservare ch'è stato un gran torto quello di non averlo fatto pria d'ora, e aver lasciato per sì lungo tempo queste benefiche e distinte Suore senza nessun valido appoggio in mezzo a tantodisordine, e senza rimedi al grave peso di mantenere ed educare, senza mezzi opportuni, un numero interessante d'infelici, che tanto più lo sono per quanto meno mostrano di capire sì grande beneficio, e forte reazione oppongono a respinger la mano che vuol beneficarle.

Questo commovente, spettacolo per mille ragioni ci ha commosso e ci ha spinto alla impresa di far nostra la causa di quelle povere creature e delle martiri Suore, che ne portano il peso e molto più che da vicino abbiamo potuto rilevare che quella istituzione non può essere più adatta pel bisogno dei tempi e delle circostanze particolari che riguardano la Casa in parola.

La S. V. Ill.ma certamente ha dovuto saperlo per la scelta fatta tra le svariate altre che avrebbe potuto chiamare, e a causa della Sua bella scelta ci facciamo lecito manifestarle come ci ha commosso lo spirito semplice, affabile e caritatevole di quelle candide Suore, che piene di vera abnegazione hanno, non dico un verace affetto su quelle povere infelici, ma una specie di culto pel quale son sempre pronte a far proprie le loro sofferenze e non lasciano costo di qualunque loro

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tortura, di procurare con industriosi e caritatevoli mo di di sgravare ogni afflizione degli afflitti, senza recar peso o molestia agli associati benefattori che le aiutano.

Loro vivono in associazione puramente laica, senza voti, libere di poter ritornare in famiglia se il sentimento della carità verso la povera umanità sofferente venisse meno nel loro cuore; rappresentano semplicemente i socii attivi di. questa vasta associazione che sotto il titolo del Boccone del Povero, colla privazione di un boccone e dei vestimenti fuor d'uso, delle stesse pianelle vecchie ed anco delle ossa della carne, del vetro rotto, e delle mondiglie, apprestano a quelle buone Suore la materia di operare tante meraviglie di beneficenza, mentre dal canto loro, oltre che dare il loro vitalizio, sacrificano la loro stessa vita in servizio dell'umanità languente, avendone cura dalla culla alla tomba, esercitandosi in ogni opera di misericordia.

Oltre questo mezzo della colletta, la quale non incorre il veto della legge, perché è limitata ai soli associati, e le associazioni sono garantite dal governo nostro costituzionale, aggiungono il lavoro che forma la base del loro programma d'istituzione e tutte quelle industrie che a misura dei mezzi e della protezione che incontrano procurano di esercitare, e per conseguenza le calzolerie, le sartorie, i lavori di ogni genere, sono per loro un fondo di risorsa e un prodigioso mezzo di risorsa per rilevare il povero dal142……

142 Penso che sia proprio del P. Giacomo, diretta al Prefetto di Girgenti nei primi tempi d'apertura della Casa (Suor Teresina S.d.P.).

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Superiore dei P. Ricordanti?143

Notamento dei Privilegi e delle Indulgenze concesse ai PP. ascritti alla Venerabile Congregazione dei Ricordanti dei quali esistono documenti in un libro legato in pelle nera, che si conserva dal Segretario, oltre alla formale delle fedi.

Giorni 41 in ogni ora impiegata nel santo ufficio in assistenza a bene morire non solo ai sacerdoti, ma ai Chierici e ai Nunzii, e in ogni quarto d'ora ai PP. che assisteranno da mezzo giorno sino alle ore 20. Concessa il 19 novembre 1751 dal R.mo Arcivescovo di Palermo G. Placido Moplino.

Bolla Pia Mater, per l'indulgenza plenaria e Benedizione Papale concessa sin dal 1747 dal Sommo Pontefice Benedetto XIV, accordata ai PP. Ricordanti una al privilegio di ascoltare le confessioni sacramentali degli infermi d'ambo i sessi ai sacerdoti non abilitati per lo innanzi, con piena facoltà di assolvere dai riservati quante volte perdurano in si tanto servizio. 17 dicembre 1749 dal R.mo Arcivescovo G.

Conferma dei detti privilegi dietro la bolla del 1775, accordata il 6-3-1775 l'assoluta facoltà d'ascoltare le confessi oni con ampia e piena facoltà d'assolvere da qualunque censura, pena canonica e caso riservato all'ordinario eziandio che ricercasse speciale delegazioni. Al 22 nov. 1803 volendo l'arcivescovo R., privare i PP. dalla facoltà di assolvere dai Casi intrigati, dietro istanza del P. Prefetto si ottennero tutte le facoltà

143 Nota del P. Filippello.

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come pel passato, ma dietro che l'ammalato era stato munito dei Sacramenti; ciò vuol dire che pria i Padri non pagellati non possono ascoltare confessioni. Confermato d.o P. dal Ciantro Fontana lasciando alla coscienza dei Superiori la scelta dei soggetti che ammettono nella congregazione, estendendolo forse per tutta la città.

14 Settembre 1840. Si conferma il P.o dell'indulgenza plenaria dal Card. Are Pignatelli.

Dal V. C. Cervello si accorda per le confessioni senza la clausola di essere munito dei Sacramenti e per l'indulgenza, estendendo l'uno e l'altro per tutta la città.

Al 15 nov. 1854. Si convalida ugualmente dall'Arcivescovo Naselli ... in ogni ora d'assistenza dall'ora una di notte sino allo spuntare del giorno, da mezzo giorno sino a vespero ogni quarto d'ora. Una bolla del Sommo Pontefice Clemente XIV data in marzo 1771. Nel funerale sono indulgenze dai 1 ai Il Vespri pei fedeli e col pirvilegio di tutti gli altri pei defunti. Per anni 7. Si bisogna rinnovare.

Signore144

La S. V. non potendo accordare o cedere all'Opera la casa dei Benfratelli offriva a voce un pecuniario sul fondo dei risparmi che la pubblica istruzione avrebbe fatto sulle pigioni delle scuole.

144 Al Signor Assessore della Pubblica Istruzione, Prof. Bruno. Per le case S. Marina e Torrebruno.

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Profittando il sottoscritto delle buone disposizioni della S. V. Ill.ma, ed essendo venuto a conoscenza che i palazzi Santa Marina e Torrebruno dovranno subaffittarsi, chiede che per la durata del contratto sieno accordati dal Municipio per uso della suddetta Opera, una per gli uomini, l'altra per le donne, ove quella di S. Marina non fosse sufficiente a subire l'esatta divisione voluta dai regolamenti.

Il sottoscritto ardisce avanzare tale domanda sicuro che la S. V. l'accoglierà.

Signore145

La Sign. Vostra Ill.ma conoscerà certamente dall'ufficio della Pubblica Istruzione del quarto nobile del Palazzo S. Marina, sulla salita dei Crociferi e quella di Torrebruno in piazza Ballarò. Il Sig. Assessore Prof. Bruno, così ben disposto ad agevolare l'Associazione, non potendo cedere ad uso della medesima l'ex convento dei Benfratelli, spontaneamente offrirà un aperto pecuniario sul fondo dei risparmii, che la Pubblica Istruzione avrebbe fatto sulla pigione delle scuole. Profittando quindi di tale buona disposizione del Sig. Assessore, questa Direzione con gran fiducia ricorre alla valida protezione della S. Vostra per ottenere o gratuitamente o a subaffitto discreto o dilazionato le case sopra indicate, per destinarne una per gli

145 Al Signor Sindaco di Palermo. - Per l'affitto della Casa S. Marina e Torrebruno.

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Gli uomi e l'altra per le donne, qualora quella di S. Marina non fosse sufficiente o subirà l'esatta divisione dei regolamenti.

Pel Direttore, il Vice Direttore

Ill.mo Sig. Commendatore

La S. V. Ill.ma certamente non ignora che la carità degli attuali Amministratori Municipali ha chiamato questa pia opera per aver cura dei poveri del nostro paese.

La Quinta casa è stata destinata a così santo scopo, e molta spesa è necessaria per ridurla come bisogna.

Il Municipio ha fatto e continua a fare con molta generosità tutto quello che può; è necessario però che si chiami in concorso la carità cittadina, ed è questa la missione affidata allo scrivente, per la quale si rìvolge alla S. V. Ill.ma. Si è costruita la cucina economica, si sono cavati due pozzi per la penuria che si fa delle acque di corso in quelle contrade del molo; ma per la prima è urgentissimo il bisogno di una leva con ruota d'ingraggio per scendere facilmente le caldaie, e pei secondi bisognano urgentissimamente ancora due o tre pompe aspiranti e prementi.

Chi scrive non ha il coraggio di limitare la carità della S. V. Ill.ma né di mostrare pretensione, soltanto ha manifestato l'urgente bisogno, ed è sicuro ch'Ella si degnerà ordinare la pronta esecuzione coi prezzi di semplice costo senza utile, così la sua mano benefica

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concorrerebbe e lieto porgerà la sua benefica mano all'impianto. Se poi la S. V. vorrà con maggiore generosità concorrere all'impianto della casa dei poveri, è il Signore che terrà come fatto a se stesso quello che sarà per fare ai Suoi Poverelli ed in questa e nell'altra vita ne avrà centuplicata mercede.

Ill.ma Signora Baronessa

Io qui sottoscritto, ossequiandola pria di tutto sotto quest'altro onorevolissimo titolo, La ringrazio, a nome di Gesù Cristo, dell'elemosina inviata per proprio conto nella cifra di lire venti, e mi fo lecito di porgere per Suo mezzo uguali ringraziamenti alla Ill.ma Signorina, che spontaneamente ha voluto concorrere a beneficare questa pia Istitutzione con l'elemosina di lire dieci.

Le povere Orfane pregano per la prosperità dei loro benefattori, e lo faranno particolarmente per la S. V. e l'onorevole famiglia, che accorderà sempre allo scrivente l'onore di potersi ripetere con tutto rispetto.

Ill.mo Signore

Preoccupato dall'urgenza di sbrigare l'affare perché Suor Calvat e la compagna oggi alle 5 potessero partire da Napoli, non pensai affatto di pagare l'importare del telegramma, Ella mi perdonerà certamente

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se a riparare la mia involontaria dimenticanza, mi fo lecito compiegare la lira dovuta ripetendo infiniti ringraziamenti per la carità usatami.

Ill.mo Sig. Duca

Perdoni se, travagliato da mille angustie, ho dimenticato di saldare il pagamento del magazzino, le tante volte ripromesso. Ella conosce i miei impegni, e se avessi animo di mancare menomafente ai miei doveri, o di adempirli sotto le pressioni legali. Mi accordi adunque il Suo benigno compatimento e non mi tolga mai la valida Sua protezione.

Ricevasi qui compiegate L. 128 a compimento di L. 740, stante il pagamento fatto in maggio di L. 612 e col Suo comodo…

Ill. mo Signore

Il sottoscritto nel rilasciare ricevuta di N. venti Kilogrammi di pane, che la S. V. si è degnato mandare per le orfanelle raccolte in questo pio luogo, non può astenersi di manifestarle i più vivi ringraziamenti, perché l'opera veramente versa in angustie estraordinarie.

Il DirettoreSac.te G. Cusmano

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Cose da dire al Sindaco146

Ringraziarlo pei favori fatti. Far voti per ottenere di rimanere. Procurare nella brevità del tempo di compire il pagamento delle fatture di Celeste, di Zinnamo, di Distefano, del calderaio ed altre che possono essere in corso.

Ottenere che si ordini di farsi le imposte a tutte le aperture esterne per evitare che i poverelli morissero di freddo e che si mettessero ovunque i cristalli. Che si eseguissero i comodi opportuni pei Poveri, lavarsi la faccia. Che confermi l'approvazione data per la riparazione necessaria nei pilastri murati, onde potervi lasciare le aperture necessarie per fare passare la, luce nel refettorio e negli altri corpi. Confermare la demolizione dei corpi superiori ed invece di spendere danaro per fare scendere i materiali, farlo impiegare per costruire le due sale dove vi è la terrazza.

Risolvere se questo nuovo fornimento di biancheria e letti ch'è stato ordinato per cinquanta deve farsi esclusivamente per gli uomini, avvertendo che il fornimento sia fatto e per 130, e i poveri già ricevuti sono in maggior numero.

Ordinare che si eseguissero le panche necessarie e si comprassero un discreto numero di sedie. Se si facessero degli armadi, delle tavole non solo nel refettorio, ma in tutti quei luoghi ove simili comodi o mobili sono necessari.

146 Sicuramente si tratta della Quinta Casa.

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Pro memoria per la Quinta Casa

Che delle scuole comunali dentro la 5a Casa ... Che per la Duchessa Mont'Alto pei giardinetti e per la stradella dove debbono farsi i cessi.

Approvazione per la costruzione dei serbatoi dell'acqua pei corpi superiori e pel cammino dell'acqua.

Tavole e panche per refettorio, Cappella e stanza di lavoro. Sedie per tutti e altri mobili necessari per le stanze di ricevimento. Gas. Risolvere se si debbono fare armadi per la biancheria. Lumi. Vasi notturni grandi e piccoli. Bicchieri e ciotole. Cannate e quartare. Pettini e spazzole. Biancheria da tavola. Tovaglie da faccia. Fazzoletti. Vesti. Pel fornimento di altri cinquanta se deve esser per uomini o per donne.

Le donne sono 62 vecchie e 22 orfanelle. 8 Sorelle e 20 Aspiranti. Tot. 112.

Ovatte. Calzature. Calzoleria. Si devono fare le calzature per gli uomini?

Come accomodare il refettorio per gli uomini?Se si devono bucare tutte le stanze pel

passaggio o se si deve eseguire la ricostruzione, riparazione degli archi.

Se si deve eseguire la demolizione delle piccole celle nel corso superiore.

Se si deve profittare della pietra che si demolisce per costruire i due saloni nel perterra.

Se si debbono costruire le imposte in tutti gli interni ed esterni in detto quarto superiore.

Le sorelle sono nel N. dei Poveri pel corredo, ma

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hanno bisogni eccezionali. Trabbacche di ferro d.e di Mussolino 2 f. la. Armadio secondo il castano. Cristalli. Rapporti tra il Municipio e l'Istituzione.

Colletta. Cucina economica. Pesca. Colletta sui vapori al Molo. Debite ricognizioni e permessi.

Barche. Provviste. Frumento. Legumi. Carbon Coche. Carbone di legno. Legno. Olio. Vino. Disposizioni per la pentola di Papiè.

Colletta al Macello, agli Scari delle frutta, alla Pescheria. Carrettelle per le collette e pel trasporto alla 5a casa con vettura. Carrettella per la cucina. Gru per elevare le caldaie e salire il mangiare degli infermi. Istruzione di un picco lo arbitrio per la pasta. Pane e pasta del Parco. Diario. Danaro pei Maestri e pei Poveri. Bilancia e statera.

Cose a farsi

I. Parlare al Prefetto per la Casa di Maggione, per la ferrovia, per la colletta di campagna, per quella di città, per Sancipirrello.

2. Parlare a M.r Arcivescovo per la regola, per la Sig.a Sesti, per la messa di S. Marco, per la vestizione dei Frati, pei Chierici. Per la nomina delle Assistenti e Segretaria delle Dame di Carità.

3. Parlare al Canonico Romano per le Dame da invitare. Accudire colle stesse e concertare la prima riunione.

4. Fare eseguire le carrettelle, compresa quella di S. Cataldo, le forme per la carta. Le mappe di lana per paratore.

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5. Concertare coll'Assessore le cose della 5a

Casa e la villeggiatura di F. Pietro.6. Avvicinare la Sig.a ...7. Comperare i tubi per l'acqua del mare, e per

quella che deve portarsi in S. Marco.8. Parlare al Can.o per la Regola.9. Parlare al P. Girolamo pel ritiro dei Frati e

disporre i vestiti.10. Pensare a sistemare 5a Casa e Terre Rosse.Mondone Filomena gode L. 12 e 75 e questo

assegno l'ha pel titolo di donzella fatta da M.r Lojacono, la quale maritandosi come fece avrebbe dovuto avere il diritto ad esiggere oz 200 o a continuare la pensione di onza una al mese. Ora si trova tolta dalla nota; comunque l'avessero collocata come pensionista la stessa è veramente povera e pericolante per là Sua età ed è fortunatamente penitente di P. Russo.

Carissimo Enrico (Albanese)

Mi sono premurato a farti arrivare le notizie da te chieste sul funesto periodo del colera nelle povere case dell'Associazione. Io credo di avere fatto sopra le forze per adempiere al mio dovere verso i Poverelli, affidati alle mie cure, e son sicuro che il tuo imparziale giudizio mi mostrerà illeso dalle accuse che a mio danno si motteggiano.

Sono lietissimo per avere inteso che si avvicina

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l'epoca del tuo ritorno in patria, e con anticipo ti domando un momento per poter conferire su un affare assai interessante. Pria che tu partissi, per mezzo di varie persone, ti avea fatto chiedere tanto favore, ma gli affari forse non te lo permisero. Ti abbraccio caramente con invariabile affetto.

Ill. mo Signore

Il giovane Salvatore Sesta, che le reca il presente. desiderando una onesta collocazione, volea essere da me raccomandato a persona influente e collo stesso tempo caritatevole. Io allora mi ricordai della S. V. Ill.ma.

Ill.mo Sig. Principe

Il porgitore del presente, Giuseppe Maggio di Andrea e Maria Gagliardo da Palermo, recentemente congedato dopo otto anni di servizio militare nell'artigheria col grado di sottoufficiole, presentò parecchi mesi addietro una sua domanda per ottenere un posto qualsiasi nelle ferrovie da mettersi in esercizio o in quelle…………………..

Ill.mo Sig. Principe

Il Dr. De Franchis, con ripetuti biglietti, mi ha spinto ad accedere colla S. V. Ill.ma per ottenere qualche cosa sul danaro da distribuirsi.

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Via, dia un calcio alle panche della scuola, salti sul primo treno che incontra e venga a respirare le aure pure della carità, per satollarne i suoi polmoni, che di altro ambiente par che non vivano. Venga con l'ottimo P. Naro.

Gentilissimo Dn Giosuè

Abramo mi dice che si è smarrito anche. il mio secondo biglietto e che la S. V. ne vuole un terzo.

Io le scrivea per avere una piccola boccetta di solfato ottimo di chinino. Volea ancora l'acido fenico e già ho ricevuto l'uno e l'altro.

La pregava ancora di mandarmi il conto per procurare di saldarlo al più presto possibile.

Ora la prego volermi rimettere della tintura di mirra di china.

Promesse di preghiereNon posso fare nulla di meglio che pregare e

far pregare per la sua salute temporale ed eterna, ed accelerare per questo colle più vive istanze i preziosi momenti che la metteranno in unione vera di Dio e di quella dell'anima, la di cui temporale divisione l'ha così terribilmente amareggiata.

Sembra che la lettura del suo libro mi avesse convinto a mutare desideri e, mentre le ho augurato vita lunga e giorni pieni per le provvide cure verso la sua

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numerosa e benedetta famiglia, esser così cambiato da desiderare i momenti della sua morte.

Ma la S. V. conosce il mio connaturato misticismo ed avrà capito che io non so esprimerlo.

Ill.mo Sig. Sindaco

In esecuzione dei Suoi ordini, le compiego la domanda del Sig. Faraone unitamente all'ufficio degli Amministratori del R. Collegio di Musica.

È verissimo che il chiedente trovasi senza impiego e sfornito di ogni altro mezzo di sussistenza, per conseguenza se il Municipio non l'aiuta, il di lui figlio perderebbe veramente la piazza che ha saputo guadagnarsi collo studio.

Sono sicuro che il Suo cuore paterno farà di tutto per rimediare tanta sventura, e pieno di gratitudine e profondo rispetto, mi do l'onore di essere

Suo Um.o e Dev.o Servo

Ill.mo Sig. Presidente147

Ripeto infinite scuse perché nemmeno oggi posso aver l'onore di far parte dell'intimato consiglio. Per non lasciare di concorrere dalla parte mia alle interessanti elezioni del Rettore e del medico dello Stabilimento, Le umilio quanto appresso.

147 Al Presidente di Malaspina.

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Per Rettore, se il consiglio facesse buon viso alla elezione del mio proposto R.mo P. Gaspare Pecoraro, io insisterci nel mio voto, sicuro di dare allo Stabilimento un soggetto adorno di tutti i requisiti all'ufficio che deve portare. Nel caso di rifiuto, dove fosse lecito far nuova proposta, presenterei il R.mo P. Dalessandro, professore e direttore degli studi al Seminario dei chierici; ma se si deve scegliere fra i tre proposti, io do il mio voto alla S. V. per l'ottimo P. Gambria. Quanto al medico, fo osservare che, durando la proprietà del Sig. Cacioppo, questo che viene ad eleggersi non è che un secondo medico, e mi sembrerebbe ingiustizia non eleggere colui che in atto trovasi in esercizio.

Mi accordi l'onore potermi ripetere, con ogni stima e rispetto.

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APPUNTI DI PREDICHE

Colloquio

Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi.Qual lieto annunzio non è mai questo alle

vostre orecchie, caritatevoli Dame?!Esso è un'eco che da lunghi secoli risuona nella

chiesa di G. C., e le anime vive nella fede e vigilanti sono soltanto quelle che l'intendono: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo.

Fu questa, o anime avventurose, la voce che risuonò nel deserto quando Giovan Battista predicava il battesimo della penitenza a quel popolo di predilezione .che per la sconoscenza di Dio avea ridotto il suo cuore come arida terra e deserto, dove mai cade la rugiada dal cielo né dolce e soave zefiro vien mai a raccogliere dai verdeggianti steli i grati profumi che gli apprestano i variopinti fiorellini.

Ma l'impeto delle bufere più imperversanti soffiava in quell'arido suolo, ove soli triboli e spine mettevano profonde radici e le belve più feroci rendevano più desolante quella squallida e spaventevole solitudine, e Giovanni il precursore gridava: «Preparate le vie del Signore, fate rette le di lui vie, quando vide

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scendere un uomo nelle acque del Giordano che domandava a lui di essere battezzato ed esclamò nello S pirito Santo: «Ecco l'Agnello di Dio, ecco chi toglie i peccati dal mondo»; e una voce fu intesa dal cielo: «Questo è il Figliuolo mio prediletto in cui ho posto le mie compiacenze».

Appunti sulla Trinità

Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo canta gloria tutto il Paradiso, mentre s'eleva di quaggiù sull'ali della Fede il cantico della terrena Gerusalemme, quasi emula della celeste, e l'una e l'altra intonano la gloria di colei che le innamora, e la bontà che le fece cotante, mentre adorano nella Triade sacrosanta e la proprietà delle persone e l'unità dell'essenza, e l'uguaglianza della maestà!

Io veggo dunque fissando l'occhio, confortato dal lume della Fede, per entro all'abisso dell'essenza di Dio come un Oceano immobile, immenso, infinito; e in questo oceano tre oceani, un oceano di potenza, un oceano di luce, un oceano di vita e questi tre oceani, penetrandosi l'un l'altro senza confondersi non formano che un medesimo oceano, una medesima unità indivisibile, assoluta ed eterna, e questa unità è Colui che è, e al fondo della sua essenza un nodo ineffabile lega tre persone fra esse, e i loro nomi sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; ivi è una generazione misteriosa, un soffio misterioso.

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Il Padre è come una potenza che dentro dell'esser infinito non ha che un solo atto, completo, illimitato, il quale è la stessa essenza infinita.

E il Figliuolo è siccome una parola, permanente, completa, illimitata, che dice ciò che opera la potenza del Padre, ciò che egli è, ciò che è l'esser infinito.

E lo Spirito Santo siccome l'amore, l'effusione, la aspirazione mutua del Padre e del Figliuolo, che li anima d'una vita comune, che anima d'una vita permanente, completa, illimitata, l'Essenza infinita.

E questi tre sono un solo, e questi tre sono Dio, e si abbracciano, e si uniscono nell'unico penetrabile santuario dell'unica sostanza, e questa unione, questo abbraccio nel seno della immensità è l'eterna gioia, la voluttà eterna di Colui che è.

E nelle profondità di questo infinito Oceano nuota, e fluttua, e si dilata la creazione-, come un'isola dilaterebbe, incessantemente le sue rive in mezzo ad un mar senza limiti.

Bozza di predica a Suore nel giorno della loro Professione

Figlie mie, ecco il giorno più segnalato della vita vostra, giorno di gioia inenarrabile, di gaudio senza misura che capire non potrebbe nel nostro piccolo cuore, se verament e fosse intesa e capita dalle, menti nostre. Voi oggi, sebbene in diversa posizione. avete promesso e ratificato le vostre nozze coll'Agnello Immaco-

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lato, nozze che nell'eterno giorno saranno poi consumate in quel gaudio, in quella gioia, che non avra mai mutamento, che costituirà la vostra eterna beatitudine nell'alto grado di gloria, in cui le Vergini Spose del Verbo umanato saranno a Lui dappresso nell'estasi dell'amore divino, che esprimeranno con un cantico che non sarà dato a nessuno il capirlo. Fortunate! Non così Adamo, innocente, apriva la sua bocca al primo sorriso nel terrestre paradiso. Egli, sebbene creato innocente, e per questo posto in un luogo di delizie, era privo della grazie: e per questo lasciò scappare assai lungi da sé la vita che il Verbo gli aveva comunicato. Caduto nel divino divieto, per l'insidia del demonio, eccolo carico di catene, bandito da quel luogo di delizia, condannato alla morte e morte amarissima, che lo separa da Dio nel tempo e nell'eternità e da tutti i beni che godea nello stato dell'innocenza.

Egli, che in quello stato, aveva la conoscenza di Dio, Egli, che conosceva tutta l'armonia del creato, e per le relazioni delle creature fra loro e per la relazione che conservano col Verbo di Dio, principio della vita, per cui tutte cose son fatte, Egli, che con tan ta sapienza, ha imposto ad ogni creatura quel nome che gli toccava, Egli ora fugge per nascondersi dagli occhi di Dio, da cui non conserva che un'idea di terrore e di spavento; i suoi sensi si sono ribellati contro la sua ragione, come la sua ragione si è ribellata contro Dio, e la natura tutta è commossa contro l'uomo ribelle, e per conseguenza tutto è invertito, tutto è disordine in lui, creato a signoreggiare i suoi sensi

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e ad elevarsi a Dio colla sua ragione, eccolo ridotto uno schiavo delle sue passioni, del suo amor proprio, condannato alle tenebre e alla morte.

Senonché o benedette Figliuole, il Verbo di Dio, questo principio essenziale, per cui tutte le cose son fatte, ebbe compassione dell'uomo decaduto, ed Egli, che possiede la vita, nell'eccesso della Sua infinita misericordia, pensa di ridonarcela. Ed eccolo Adamo novello, rivestito dell'umana natura, ci ha in Sé incorporati come un sol tutto, e nel novello Eden, nel Paradiso terrestre, ch'è la Sua chiesa, passando per la morte, è risuscitato comunicando a noi per le acque salutari del Battesimo, come dice l'Apostolo, questa nuova vita che ci ha rigenerato alla grazia. E quesia grazia ha sollevato l'uomo dal suo avvilimento, anzi non solamente l'ha reintegrato, ridonandogli la conoscenza di Dio etc., ma gli ha donato la vera vita divinizzandolo in C. C.

E questa vita, o avventurose figliuole, avete voi ricevuto per il S. Battesimo, ed oggi avete avuto confermata per la vocazione religiosa. A voi come a Gio. vanni vien detto che non morirete, poiché la vita, che vi è stata comunicata, è la vita vera, la vita del Verbo, anzi è il Verbo medesimo, ch'è vita vostra; e uniti a Lui pel celeste sponsalizio, voi vivrete in eterno.

Bozza di predica a Suore nel periodo natalizio

Gridava il Battista nel deserto: «Preparate la via del Signore, e vedrà ogni uomo il Salvatore di Dio ».

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Or Giovanni è l'espressione, è la sintesi della Chiesa che lo precorse, egli raccoglie in sé lo spirito di tutti i profeti, egli la fede e la carità di tutti i giusti, egli il desiderio ardente di tutti i patriarchi per Gesù Cristo. E quando Giovanni esulta dinanzi a Gesù Cristo, sono in lui tutti i Profeti, tutti i patriarchi, tutti i giusti che esultano sin d'Abramo, pel desiderio di colui che dovea venire nel nome del Signore, desiderato da tutte le genti.

O spose fortunate, svegliate sempre più il vostro desiderio e il vostro amore per G. C. venuto che starà con noi personalmente fino alla consumazione dei secoli nei sacri cibori eucaristici.

Oh! Io veggo, diceva l'antico Sinagoga, lo veggo il Messia sospirato, ma non al presente: lo scorgo, ma non da vicino. E tuttavia essi ne aveano pieni di desiderio veramente l'anima, il cuore e la carne.

L'anima, gridava il Profeta esprimendo il desiderio di tutta la chiesa, l'anima mia è assetata di te, la mia carne ti brama in terra arida ed asciutta, senza acqua.

Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivo. Noi ti desideriamo come il cervo assetato desidera l'acqua, come il deserto la pioggia. L'anima nostra si consuma e vien meno pel desiderio del Salvatore di Dio.

Ma deh! perché mai il Signore differisce il suo Cristo? Egli ha posta dinanzi a se una nuvola, perché non penetri sino a lui il nostro gemito. E noi alziamo le grida come nei dì solenni nella casa del Signore,

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tanto che si rompa il saldo diamante de' cieli, e scenda il desiderio dei colli eterni.

Al Cristo venturo rendono testimonianza la legge e i profeti, questa era la voce di tutta la sinagoga, questo l'ardente desiderio. Il Cristo venturo si predicava ogni sabato, questo si ripeteva ogni giorno, a questo si pensava in ogni momento. Del Cristo parlava il Padre alla famiglia, di lui il Maestro agli scolari, di lui il Sacerdote ai fedeli. Del Cristo si trattava nelle conversazioni, questa era la buona novella che s'attendeva da secoli, quel popolo non conosceva altra storia; chiamava non popolo, o popolo barbaro le genti che la ignoravano; e riguardava come non terra, o terra deserta i più floridi regni del mondo che non accoglievano la storia della promessa del Cristo.

Di questo erano occupate le menti, per questo avvampavano i cuori. E ne erano tanto inebriati, era sì forte la brama e la passione che ne sentivano, che nei discorsi familiari, mentre ragionavano di cose aliene. mentre trattavano tutt'altri affari, si riduccano a parlar del Messia. Questa è la economia di tutte le Scritture, questo è lo stile dei Profeti. Non sono voli lirici, sono slanci di amore, era la eloquenza del cuore anzi che quella del sillogismo, si sentivano trasportati dallo Spirito di Dio, e volavano al Messia.

Ohime! G. C. lontano traeva a sé così fortemente i cuori di quegli antichi, presente ha si lontani i nostri!'Non veduto era ardentemente amato; posseduto è così indegnamente negletto! Di che si occupano le menti de' cristiani? Per chi sospirano i loro cuori? In che

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s'impiegano le loro lingue? Quali sono le loro letture? Di che si discorre nelle loro conversazioni! Ohimè ! essi vivono come, coloro che non hanno speranza. Ah! svegliamoci dal letargo di morte! ravviviamo la fede e nello spasimo della più ardente carità rallegriamoci alla lieta novella del venuto Messia.

E voi anime fortunate, vergini elette agli eterni sponsali del Figliuolo di Dio. Oh! esclamate con la espressione più viva del vostro cuore: « Chi mai annunzierà al mio diletto che io languisco d'amore per lui? Deh che si rompa il saldo diamante dei cieli, che pieghi le sfere e venga.

Me baci il mio Re con quei baci delle sue labbra adorate. Al suo aspetto il mio cuore arderà siccome in fornace, fluirà quale cera toccata dal fuoco. No! non ha il mondo nello sfoggio maggiore della sua vaghezza lusinga che basti a destarmi nel cuore veemenza ed ardore cotanto. Le bellezze più floride, i vezzi più ammalianti sono ombre vane, sono vuoti fantasmi, sono digiuni elementi, né gettano da sé tal soave fragranza, perché inebriato il mio cuore s'avventi ad essi, come a suo centro. Non è terreno quell'unico oggetto dei miei sospiri, no, quello che m'arde il petto non è fuoco mortale. Solo di voi m'asseto, né potrò mai correre ingannata ad altri lusinghieri oggetti; voi solo somigliate a voi stesso.Voi siete l'alta ascosa cagione che mi agita, che mi fa spasimare, pel vostro desiderio mi consumo, per la vostra insaziabile brama potentemente mi struggo. E se mille anni sono per voi come il giorno di ieri che passò, il giorno di ieri che passò fu lungo e

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per me al pari di mille anni. Ah! quanto lenti mi sono sembrati nell'aggirarsi i cieli, e le ore stentare a muoversi e trapassare!... No, non a s sonno in amarvi, anche nel sonno della notte la vostra divina immagine si fa presente al mio spirito, l'ardente desiderio pel vostro corpo ha divorato il mio cuore. Carni adorate del mio Gesù deh! perché fu così avara la chiesa, nel dispensarvi ai suoi figli? Perché mi s'impedisce di sfamarmi ad ogni momento di voi? Perché non mi è data la sorte di portarvi perennemente nel seno? lo offrirei il mio petto per vostro altare, il fuoco che m'arde nel cuore consumerebbe questi attimi santi. Pisside sacra, Iddio non ama di abitare né tempii manufatti dagli uomini, ini, cedimi il tuo ufficio, io gli offrirò un tempio vivo nel mio seno.

Deh! vergini figliuole di Gerusalemme, se mai trovaste l'oggelto tenero dell'amor mio. Ah! ditegli che il mio cuore languisce per Lui. Oh! come ne soffre la fame il mio cuore, come cervo s'asseta, come colomba geme, più che madre ama il suo tenero figliuolo, io vi amo; o amabilis super amorem mulierum. Non si seate tanto estuare l'Etiope quando il sole lo guarda nel pieno meriggio, come io brucio per voi. Venite amor mio, voi solo potete temperarmi l'ardore colla celeste rugiada che vi stilla dal capo. Fonti d'acque vive, torrenti d'eterna voluttà, oceano senza sponda né lido, ch'io m'immerga e mi confonda tutta in voi, siccome goccia d'acqua fa nel seno in mezzo del mare. Che io sussista in voi, come sussistono in voi gli accidenti del pane Eucaristico, perduta la loro sostanza. Che si con

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fonda, anzi si perda la mia nella vostra persona. Quis mihi det te fratrem meum sugentem ubera matris meae! Come dentro stia il mio cuore potrà intenderlo soltanto chi spasima d'amore per voi. Non omnes capiunt verbum istud. Non tutti? Oh! si potrà dunque da creatura vivente non ardere di un tal fuoco! Deh! che si dilati, o Signore, il vostro regno, che si riveli il vostro spirito a tutta quanta la terra ».

E voi, caste spose del verbo incarnato, desiderate tutte o il suo amore o la morte, perocché la vita senza il suo amore è peggiore della stessa morte.

Ma già spira l'odore dei suoi unguenti, sento la voce del mio diletto, ecco egli viene. Oh! veniat dilectus meus in hortum suum, comedat fructus pomorum suorum.

Appunti sulla Trinità

Initium sapientiae timor Domini. Il principio della sapienza è il S. timor di Dio.

Ill.me Dame e figlie mie in G. C.

Dio! quest'Essere sublimissimo, unico per la Sua essenza, e perciò necessariamente chiuso nel mistero della Sua aseità, s'intende e si ama eternamente; per questo sussiste in tre Persone: Padre, Figliuolo e Spirito Santo.

Questo Dio è puro spirito, semplicissimo, a sé, eterno, infinito, immenso, prediio di tutti i perfetti attributi, non distinti dalla Sua Essenza divina. Egli,

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nell'eterna intelligenza di Sé, genera eternamente il Suo Verbo, Dio consostanziale al Padre, e nello stesso atto eterno della generazione si ama; da questo eterno atto di amore, dal Padre e dal Verbo procede eternamente lo Spirito Santo, Dio uguale al Padre e al Figliuolo. Tre Persone divine, un solo Dio.

E questo Dio Trino e Uno è a sé, e perciò eterno, senza principio e senza fine. È solamente Colui che è, e tutti gli esseri da Lui ricevono la loro esistenza, non per emanazione o partecipazione della Sua natura divina, ma per la potenza operativa della Sua essenza o attività essenziale della Sua natura che, operando in se stessa o ab intus, come dicono i teologi, genera eternamente l'eterno Suo Verbo, il Suo Figlio prediletto, consostanziale, distinto, per l'atto stesso della generazione, dalla Persona del Padre che lo genera per l'intelligenza di se stesso, che in Dio, attività essenziale, è Persona sussistente nella stessa essenza divina, e per l'amore essenziale, principio e ragione della generante - eterna intelligenza, procede dal Padre e dal Figliuolo, consostanzialmente, lo Spirito Santo, personalmente distinto dal Padre che genera e dal Figlio che è generato.

E questa operosità, esercitata da Dio ab intus, (che) per quanto limitata, l'intelligenza umana può, con l'aiuto del lume della fede, penetrare nell'intendimento della divina essenza, ci mostra la più alta perfezione dell'Essere divino e come sia necessaria in Dio la trinità delle Persone nell'unica essenza di Sua divinità.

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Questa appunto è la Sapienza alla quale crediamo e ci sforziamo di arrivare, camminando come si può da misere creature al raggio di luce della fede e affissandola nella stessa essenza divina troviamo che la verginale potenza generante del Padre è esaurita nel generare l'unico Suo eterno Figliuolo consostanziale, riproducendo Sé in se stesso nell' atto di amore che è Spirito Santo, e quest'atto eterno dell'attività potenziale ab intus dell'essenza divina comprendiamo per quanto ci è dato che deve formare l'eterna necessaria felicità dell'Essere divino e come questa è arrivata sino a noi per questa intelligenza medesima è uno spettacolo tanto sorprendente da non farei per nulla meravigliare della incomprensibilità dell'essere di quella Sapienza da cui tutto promana.

Questa Sapienza, quest'Amore infinito e potentissimo è nostro Dio, il quale perché Egli è ci fa essere perché Sapienza ci fa sapere, perché Amore ci fa amare, perché beatitudine ci fa beare, ed è per la... ad altro pensare che allo studio di questa divina Sapienza, che nella, potenza del Suo amore, nell'estasi della Sua perenne beatitudine ha voluto chiamarci dal nostro nulla.

Appunti di Conferenzetenute alle Dame di Carità di Agrigento

Uno scopo importantissimo, I.S.e, Vi ha fatto chiamare in questo luogo dal n. P. alla presenza del Pastore divino, che egli visibilmente vi rappresenta i

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di lui importantissimi interessi unitamente ai vostri, ed in qualunque stato e condizione sociale vi troviate, non che a quelle di numerosi popoli che compongono la vasta Diocesi Agrigentina, pesano sul Suo cuore, come quel cuore che per la pienezza del Sacerdozio diG. C., per la missione direttamente affidatagli e per la grazia che in essa è congiunta, trovasi più alla portata d'intendere l'eco di quel divin cuore, che accoglie tutti i bisogni della intera umanità, e vittima di amore si offre per riparare le svariate miserie che l'affliggono, la travagliano, l'avviliscono e la mettono nella privazione assoluta di ogni vero bene.

Voi avete risposto con ubbidienza pronta e amorevole al Suo dolce invito, e qui con animo filiale e generoso voi siete riunite come pecorelle amorose attorno al Pastore, come eletta schiera ordinata ai cenni del gran capitano per sentire dal Suo labbro e dalla sua parola gl'imponenti bisogni che vi ha fatto chiamare all'appello e tutto quello che voi potete e dovete fare per rispondere alla gran missione che comprende in uno i più grandi interessi vostri, delle vostre famiglie, della vostra città, della vostra Diocesi e di tutto il mondo; come l'interesse di Dio e della sua gloria, che come causa ad effetto si compenetrano i disegni amorosi di Dio colla prosperità e felicità temporale ed eterna di tutte le creature.

Questa grave importanza mette in evidenza il vostro spirito e chiama a grande attenzione la vostra mente nel seguire le mie parole, che qual'organo del vostro pastore e per sua ubbidienza vengo a manifestarvi

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le sue paterne e pastorali premure per sostenere la causa, della gloria di Dio e della vostra salute.

Povero e ignorante qual'io mi sono, non fo che sfiatare l'energia dello zelo ardente di colui che m'investe e che mi anima a chiamarvi a cooperare in questo gran mistero e per questo pria che io cominci di supplire, di rivolgere fervorosa, e fidente preghiera al Dio dell'amore che, qui nascosto ed esinanito nel sacramento eucaristico, sta con quel cuore ardente che brucia d'amore per tutte le sue creature, perché vivifichi la mia morta parola e la faccia arrivare come strale vibrato dal cuor suo nel vostro e vi accenda della Sua carità, perché possiate portare Sempre con voi questo fuoco per appicarlo nel cuore dei vostri congiunti, dei vostri amici, dei vostri concittadini e così divampando dilatarsi per tutto il mondo.

Dio creatore:Conoscere i rapporti che si legano a Dio come

nostro Creatore tanto più estesamente, intimamente e profondamente importa dare una spinta assai seria all'obbligo che abbiamo di amarlo e servirlo con tutta la nostra mente, con tutto il nostro cuore, con tutte le nostre forze.

Le ragioni come ognuna di voi può facilmente prevedere sono moltissime, ma noi ci limiteremo a guardarle da tre semplici aspetti:

1 - Dall'atto stesso della creazione in se medesimo considerato.

2 - Dal fine della. creazione medesima.3 - Dagli interessi e dai vantaggi che l'uomo ne

ricava.

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E, 1°: considerando l'atto creatore in se medesimo: noi vediamo che Dio per creare ha impiegato la Sua Onnipotenza.

E.R. S.M. C. D.Abbiamo veduto nella 1° conf. l'importanza

della missione che l'E. N. Pastore ci affida chiamandoci a prendere cura della classe più abbandonata ed infelice dell'umana società; com'essa risponde al compimento di tutta la legge che si compenetra nei due grandi precetti di amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo nostro come noi stessi per amore di Dio; come G. C. Signore nostro ci ha dato l'esempio perfetto di questa importantissima e necessaria osservanza, scendendo sino alla nostra miseria, facendola sua per soddisfare la divina giustizia dei debiti nostri e versare sopra di noi i tesori infiniti della sua grazia, colla quale arriviamo ad essere elevati alla sorte di figliuoli di Dio ed essere eredi del paradiso.

Osservammo dalla descrizione del finale giudizio che l'esercizio delle opere di misericordia non è un consiglio per le anime che vogliono camminare per la via della perfezione, ma un dovere comune di tutti i credenti per avere la sorte di essere benedetti ed ammessi al gaudio eterno del paradiso; perché l'omissione di queste opere costituisce il motivo di attirarsi la maledizione dell'eterno giudice nel fuoco eterno.

Osservammo che non può amarsi il prossimo senza amare pria Dio, poiché Dio è amore sostanziale, è l'amore per essenza, e scompagnando l'amore del prossimo da quello di Dio, non può aversi il vero amore,

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ma un amore disordinato che non è secondo la carità. Osservammo come l'amore che tende all'unione, ha bisogno della conoscenza dell'oggetto amato per appiccarsi ai nostri cuori, e vediamo, con nostro dolore, come il secolo nostro per la sconoscenza di Dio va lontano da questo Amore sostanziale e versa sempre più in gravissime miserie che lo porteranno agli abissi.

Vedemmo la gran necessità di adoperarci per portare questa conoscenza di Dio nelle nostre famiglie. avendola pria noi per la frequenza dei Sacramenti della S. Comunione, la frazione del pane che diede a conoscere G. C. ai Discepoli di Emmaus.

Vedemmo come G. C. essendosi fatto povero per noi riunì nell'amore del povero l'amore suo e ci diede il facile mezzo di amarlo e di salvarci.

Vedemmo in ultimo in G. C. il primo e più interessante povero e nel momento più solenne della sua vita mortale, quando pendeva dalla croce. Intesimo il Suo più gran bisogno in quella voce che disse: Sitio! e questa sete ci commosse e ci spinse a dissetarlo colle nostre anime, coi nostri cuori di cui Egli ha questa sete ardentissima e con quella di tutti i vostri congiunti, concittadini, etc.

Nella 2° conferenza a cominciare lo studio di questa conoscenza di Dio tanto necessaria per guadagnare il suo amore parlammo della dignità grandissima dell'anima cristiana e, di volo e per generali notizie, la rilevammo dalla creazione, dalla conservazione e dalla redenzione per ritornare appresso su questi argomenti ed ispirarci all'amore di Dio colla maggiore sua conoscenza.

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La 3° fu di occasione pel S. Natale e guardammo le relazioni tra la grotta di Betlem e la istituzione del Boccone del Povero.

Ora continuando il corso delle nostre conferenze, scopo delle quali è appunto quello di conoscere sempre più per maggiormente amare Dio, e il prossimo per amore di Dio, onde meritarci l'eterno compenso.

Appunti di predica

Adhuc quadraginta dies et Ninive subvertetur.Fu questo il terribile annunzio che il profeta

Giona, suo malgrado, dovette recare a quelle vaste e popolate città per volere di Dio, di quel Dio che ad un cenno ha chiamato dal nulla tutto il creato e la sua stabile base ha voluto costituire nel nulla. Di quel Dio che guarda i monti e si liquefanno come cera. Di quel Dio che dice, e gli elementi tutti ubbidiscono.

Or siccome non è mai che questo Dio onnipotentissimo ruoti nel tempo la spada fulminea della stia giustizia senza un fine di misericordia, riserbandosi di usarla solamente nella sua severità nel giorno eterno, Ninive convertita a penitenza fu liberata da quel tremendo flagello.

Pure questo Dio è immutabile nei suoi proponimenti. I Cieli e la terra passeranno, ma un jota solo, una sola virgola non passerà dalla sua legge finché non sia tutto avverato e il terribile giorno dell'ira sua, della vendetta terribile di sua giustizia verrà.

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Questo giorno è riservato a Lui solo, ed Egli per preservare le anime buone che vogliono amarlo non ha lasciato di annunziarlo sempre pei suoi profeti, pel suo Figlio medesimo, per gli apostoli suoi, perché come quelli di Ninive scampassero dalla sua tremenda giustizia, le fortunate anime che sapranno servirsi ugualmente di questo formidabile annuncio per far penitenza e tutta senza misericordia si versi sopra coloro che l'han disprezzata.

E quando tutte avverate saranno le vicende terribili descritteci dal veggente di Patmos e l'ultimo Angelo finirà di versare la feccia del calice che consumerà l'iniquità del mondo e la terribile bestia delle sette teste, su cui sopra siede la donna che porta in fronte la terribile Bestemmia dell'iniquità e del peccato, sarà sbalzata nel profondo degli abissi, allora come G. C. medesimo dice….

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PANEGIRICO DI S. VINCENZO DEI PAOLI

Dedit ei latitudinem cordis sicut arenam quae est in litore maris. (Nel III de Re).

Il Signore gli diè un'ampiezza di cuore siccome l'arena ch'è nel lido del mare.

Nel comparire per la prima volta alla vostra presenza da questo pergamo, per intesser l'elogio dell'apostolo della carità, S. Vincenzo de' Paoli, al vedere per la prima volta su questo altare la sua augusta figura, che attira l'attenzione di tutti, come l'oggetto di tutto il rispetto, e di tutta la venerazione, il timido e conimosso mio cuore non può che tremante osar di prendere la parola.

Abbagliato per lo splendore di sì grande gloria, schiacciato sotto il peso di tanti prodigi cumulati nel periodo di una vita di ottanta cinque anni, sbalordito per le svariate opere che da tutti i punti del mondo ripetono con entusiasmo il nome del gran bene attore dell'umanità intera, io vedo che la mia voce è flebile, ch'è impotente a dirizzarvi parole degne di tanto soggetto.

Pure a contentare in qualche modo la vostra cortese aspettazione, io non potrei meglio, carissimi fra

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telli, venerabili figlie della Carità, io non potrei meglio, dicea, delineare l'elogio del vostro tenerissimo Padre, sorriso dei Pirenei, onor della Francia e del sesto decimo secolo, S. Vincenzo de' Paoli, quanto dipingendolo con le vere sue tinte, il genio della carità cristiana.

Dissi: genio, non solo Eroe, essendo ogni Santo un Eroe nella Chiesa Cattolica, poiché la santità non si acquista se non per grande energia di animo, per lo spirito di sacrificio, pel trionfo sull'arbitrio e sui sensi, dominando se stesso, e rispondendo così per via di sforzi magnanimi alle onnipotenti sollecitazioni della grazia, se non ché ogni Eroe nella Chiesa di Dio sorte dal suo Spirito dispensatore di ogni dono perfetto una caratteristica tutta sua propria nell'eroismo della santità!

Vincenzo de' Paoli ebbe il genio della carità, o Sorelle, fu sommo nell'Eroe cristiano il vostro Patriarca, come altri nel secolo ha il genio della guerra, delle arti, dell'industria.

Questo fu l'eccelso dono largitogli dalla Provvidenza, a questo rispose egli con tutta la vivezza del suo cuore, questo è il distintivo che gli ha dato la Chiesa nel consesso dei Santi, e questo vi verrò io dimostrando qual caratteristica del suo encomio: Vincenzo de' Paoli il genio della carità per l'intelligenza del cuore.

O cuore ardentissimo di Vincenzo, che al solo nome di carità ti agitavi tanto, che sembravi come balzargli fuori dal petto, ti acqueta per poco, o cuore beato, ti accheta, tu abbraccerai nella tua immensa carità

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tutta l'umanità infelice, tutte le generazioni, tutti i secoli e dovunque ed in tiitto diffonderai siccome un calore di nuova vita.

Qui aiuti il mio dire, e ridesti in me la grazia del Sacerdozio, lo Spirito del Divin Sacerdote che venne a portare questo fuoco sulla terra, e che dilatò il cuore a Vincenzo col santissimo incendio della carità, e noi vedremo da prima quanto fu grande questo divin sentimento nel suo cuore; dappoi ammirevole e sorprendente nelle sue. opere.

Vincenzo de' Paoli mostrò sin dai suoi teneri anni che la misericordia era nata con lui, poiché ancora fanciullo per alleviar la miseria dei poverelli si condanna egli stesso alla fame, onde pascer quei miseri in cui gli vien dato incontrarsi.

Reduce, le tante volte dal mulino, ove il padre mandavalo ad attinger della farina, dovea non incontrar poverelli per non vuotare a piene mani nel loro seno i suoi sacchi con grande sollecitudine e letizia.

Ecco i lampi del genio che farà sbalordire la terra e le farà esclamare attonita: «È questo dunque il figlio di un povero contadino, o non più tosto un segno, un prodigio della destra mano, di una superiore ed arcana, ma sempre manifesta e adorabile Provvidenza di Dio? ».

Suo padre l'ha più volte sorpreso nell'esercizio di questa ingenua carità, che già mette radici e produce frutti in così verdi anni, egli prevede che il figlio suo avrà viscere di compassione, e tosto gli cade in pensiero, nel vedere in lui così fraterna dolcezza, che Dio voglia forse formarne un Pastore delle anime.

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Egli obbedisce alla Provvidenza che pare cominci a dichiarare i suoi disegni nell'inclinargli il cuore così soavemente a virtù, e costui, che mai non fece istruire nessun altro dei suoi figli, vuol distinto quest'uno col beneficio della educazione.

Giovinetto, poi, quando in altri il genio guerriero sogna fama ed allori, il genio della carità pensava che v'ha più gloria nell'asciugare una lacrima anzicché nel versare torrenti di sangue per conquistare Imperi.

Ei ripeteva spesso che le consolanti parole del Salvatore «Venite, venite ad me omnes», venite, venite, o amati fratelli, nel dolore e nella miseria, venite meco e camminiamo assieme nella via della salute; se fa d'uopo piangere, soffrire, piangiamo, soffriamo insieme sotto gli sguardi del nostro Padre Celeste: ed oh! mio Dio! esclamava: fatemi la grazia di essere utile a tutti! Questa era la passione dominante di quel giovine Eroe, l'unico sentimento che facea palpitare quel cuore generoso sin dal primo rompere dei suoi grandi affetti.

Quando la Provvidenza fa comparire questi gemi redentori sulla terra, se facesse spuntare allo stesso tempo, e fermare un corpo luminoso sul luogo della nascita, tutti i miseri, tutti i figli del dolore, tutti coloro che abitano nella polvere, per una certa mutua comunicazione, per una certa simpatia di cuore, si leverebbero e andrebbero a domandare: Dov'è il Padre degli infelici ch'è nato?...

Dopo gli studii preparatorii al Sacerdozio fatti ad Acqui e Tolosa, Vincenzo de' Paoli fu ordinato Sa-

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cerdote. Egli avea desiderato ardentemente d'incardinarsi al ministero sacro acciocché la sua vita potesse essere consacrata tutta intera a sollievo degli infelici per la gloria di Dio, poiché egli considerava il Sacerdozio Cattolico come il voto, come l'olocausto, come l'oblazione perfetta, come il sacrificio in persona! Il Sacerdote, sovente egli ripeteva, dev'essere come la permanenza dello Spirito nell'anima, e della carità di Gesù Cristo quaggiù sulla terra.

Per celebrare la sua Prima Messa, Vincenzo presceglie una cappella solitaria, lontana dall'abitato. Oh! Chi l'avesse veduto la prima volta alla mensa eucaristica inebriato del vino premuto nei colli del celeste tripudio! Come gli commovea le viscere l'amore per Gesù Cristo trattandone i Santi Misteri! com'era immersa quell'anima ardente nella contemplazione delle celesti delizie!

Egli offerse Gesù Cristo; e si offrì con Gesù Cristo, e offrì con Lui tutta la Chiesa, tutta l'umanità infelice che sentiva pesare sul suo cuore proprio come se fosse stato egli solo il cuore di tutta l'umanità, cuore, il quale risente, per una certa secreta comunicazione con le. membra, tutti i mali onde sono esse travagliate.

Ma che dissi mai: il cuore? Anzi quasi fosse sol'ei l'umanità infelice, tutti i suoi mali ricadono sopra lui, che abbandonandolo al tumulto della carità ardentissima lo fanno correr sollecito al sollievo dei miseri.

Così per la prima celebrazione dei Santi Misteri in quella chiesa solitaria, mentre da un lato ebbe tut-

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to l'agio di sfogare l'ardente suo cuore dinanzi Gesù Cristo, dall'altro egli diè a conoscere, che gli abitnati della campagna sarebbero, a preferenza di ogni altro, l'oggetto del suo zelo e del suo sacrificio.

Senonchè per meglio sovvenire alla miseria bisogna ch'ei senta per esperienza il dlolore e sia esposto alla prova più dura della pazienza più invitta. Così Colui medesimo che era Dio ed era l'eterna beatitudine, vestiva Egli stesso le nostre debolezze, e si circondava delle nostre infermità, acciocché fosse misericordioso, e, simile in ogni cos ai fratelli, in quanto che essendo Egli stesso tentato, ed avendo sofferto, potesse sovvenire coloro che sono tribolati.

Vincenzo de' Paoli adunque partito da Marsiglia, ove era andato per esigere una piccola eredità, avea preso la via del mare a fine di arrivare più presto a Barbona, e di economizzare le spese del viaggio in favore dei poveri. Qui, come ha scritto Bossuet raccogliendo le memorie dei primi suoi anni, conviene far parlare lui stesso: «Il vento fu favorevole, scrisse Vincenzo, ma Dio permise che tre briganti truchi che costeggiavano il golfo, per prendere le barche che venivano da Lingua d'Oca, ci avessero data la caccia e attaccato sì vivamente che due o tre dei nostri furono uccisi, tutto il resto feriti, e noi costretti di arrnderci a quei felloni.

«Io ebbi un colpo di freccia che mi servirà come il suono di un bronzo all'orecchio per tutta la vita. Essi ci incatenarono e poi proseguirono il loro corso facendo mille ruberie. Infine carichi di bottino, dopo,

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una settimana, presero la volta di Barberia, tana e spelonca di ladri. Quivi pervenuti, dopo averci spogliati, ci fecero vestire un paio di calzoni, indossare una casacca, indi con la catena al collo ci fecero girare per ben cinque o sei volte la città di Tunisi. Noi fummo condotti al mercato pubblico, dove i mercanti ci visitarono, proprio come si fa nella compra di un cavallo o di un bue, facendoci aprire la bocca per osservare i nostri denti, palpando le nostre coste, tastando le nostre piaghe, e facendosi ora andare di passo, or trottare e correre, poi levar dei pesi, quindi lottare per conoscere la forza di ogn'uno, e mille altgri di tali brutalità.

«Io fui venduto ad un pescatore, e da lui a un vecchio medico. Dopo un anno un rinnegato di Nizza di Savoia, mi comprò e mi condusse nelle montagne dove il paese è estremamente caldo e deserto. Egli avea tre donne, una era greca scismatica, un'altra maomettana, di costei si servì, come di strumento, la immensa misericordia di Dio, per liberare suo marito dall'apostasia, e me dalla schiavitù.

«Curiosa costei di sapere la maniera nostra di vivere veniva a visitarmi tutti i giorni al campo dove io lavoravo. Un giorno essa si comandò di cantare le lodi del mio Dio. Allora mi ricordai dei figliuoli d'Israele prigionieri! Del "quomodo cantabimus in terra aliena" e piansi!… Po colle lacrime agli occhi cominciai il salmo "Super fulmina Babilonis" quindi la "Salve Regina…". Ella ne fu tanto allettata che era come estatica; la sera disse al marito che egli avea avuto

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gran torto di abbandonare la propria religione, che essa stimava estremamente buona ».

Signori, come sapete il rinnegato si converti, e se ne fuggì con Vincenzo de' Paoli, che lo condusse ad Avignone e lo fe' entrare in un convento di Frati Ospitalieri. Vincenzo arrivò a Parigi sotto i più brillanti auspici. Egli avrebbe potuto fissarsi in corte (per la quale aveva avuto una missione importante dal Cardi D'Osiat ad Enrico IV), ma Vincenzo ama di essere cortigiano di un altro regno più vasto e più, duraturo, ch'è il regno dei cieli.

Ed ecco Vincenzo al servizio degli infermi nell'ospedale della Carità in S. Germano; e dall'altro lato cooperare col Cardinale di Berulle per la fondazione dell'Oratorio, e con S. Francesco di Sales per l'Istituto della Visitazione.

Gli uomini chiamati da Dio, per esercitare una azione possente nella Chiesa, sentono una forza che li attira gli uni verso gli altri. Essi si riconoscono, prontamente e si affrettano di mettere in comune i loro sforzi in vantaggio dei loro simili per la gloria di Dio.

Il Cardinale di Berulle volle che Vincenzo accettasse la carica di Curato di Chátillon, e Vincenzo dopo avere edificato quella parrocchia, pei suoi esempi e le sue buone opere, fu obbligato abbandonarla lasciando provato: che un buon Curato è un tesoro prezioso per una parrocchia. Quanti prodigi di beneficenza, quante conversioni non vi avea egli operato!

Il giorno della sua partenza fu un giorno di dolore per tutta la contrada; gli infelici lo piangevano

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proprio come si piange nella morte dell'unigenito, lo lamentavano come i figli lamentano il padre defunto. La Provvidenza però apriva un campo immensamente più vasto al genio della carità.

Chiamato nella casa di Emmanuele di Gondì, generale delle galere di Francia, egli vi passa tre anni, consacrando tutto il suo tempo a far delle missioni nelle terre dell'illustre Signore; l'unica cosa, che ivi addolora il suo cuore, è di vedersi altamente onorato in mezzo a quelle splendide esistenze. La sua umiltà ne è ferita al vivo; però egli prende il pretesto di un piccolo viaggio per ritirarsi nel fondo della Bresa, poiché le grandi imprese si maturano nel silenzio di Dio. Ma qual ritiro è quello che egli sceglie?

Nel corso di tre anni passati nella casa del Generale delle galere, egli visitava regolarmente gli infelici condannati alla catena; pare che la Provvidenza a lui li avesse avvicinati per metterli sotto la custodia del suo zelo. Questo spettacolo ha sommamente commosso l'anima sua; ei non può più contenere l'impeto della sua pietà, parte senza dichiarare il suo disegno, ed oh! che teatro luminoso ha aperto la Provvidenza al genio della carità di VincenzoErrore. Il segnalibro non è definito.!

In quei luoghi di espiazione dove si trovano riuniti insieme le due grandi miserie che affliggono i figliuoli di Adamo, la sprituale e la temporale... Ohimè! dov'è la mano che asciughi colà una lacrima? d'ov'è il cuore che vegli al sollievo di quegli infelici? dov'è la lingua che affidi quegli oppressi? dov'è il fratello che sovvenga il fratello?

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Ogni uomo che si dice filantropo, ogni sacerdote, per cui sarebbe debito ed onore, rifugge da quegli infelici come da belve feroci! Ohimè! pensava il genio della carità, se le galere non avessero che perle e rubini, tutti vi correrebbero, però che non vi sono se non che anime ricomprate dal sangue di Gesù Cristo tutti ricusano di sovvenire quei miseri; adunque saranno miei perché non sono di nessuno.

Ed egli apparì colà come un Padre, come un amico, come un angiolo di conforto; ed ecco mutarsi in rassegnazione il furore, in p reghiere le bestemmie, in calma ed in pace la smania dei condannati. Egli li tira fuori dalla corruzione, rende loro una coscienza, e per essa il sentimento della dignità umana. Egli ne ascolta il pianto con gran pazienza, compatisce alle loro pene, raccomanda agli ufficiali di trattarli più umanamente, li abbraccia, ne asciuga le lacrime, piange al loro pianto, bacia le loro pesanti catene, e rende loro più consolata la vita e meno aspra la morte.

Numeroso drappello d'infelici, dove siete voi? Il mio cuore vi cerca in questa chiesa come il più eloquente testimone di quel Genio di carità; io vorrei vedervi in questo momento affollati attorno a me, come voi lo eravate attorno a lui quant'ei veniva ad addolcirvi le amarezze della vita, e sentirvi insieme proclamare il protettore dell'afflitta umanità!

Ma deh! chi è mai quell'infelice, che si morde le carni, si strappa i capelli, e bestemmia colla rabbia dei disperati? Egli è l'unico sostegno d'una numerosa famiglia, ha lasciato derelitta una giovane moglie coi di-

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sgraziati figliuoli; e Vincenzo che fa? Oh! come venne veduto quello spettacolo commoventissimo e quel genio di carità, gli scintillarono subito gli occhi, gli avvampò subito il viso, e paternamente cadendo a lui Sul collo, dammi le tue catene, gli dice. che io cono. sco per esperienza quanto è dura la tua condizione, va, va a consolar la famiglia, resterò io prigioniero in tua vece, come Gesù Cristo si è fatto servo per noi.

Mirate, Signori, il genio della carità col remo alle mani, colla catena ai piedi durarla tre lunghi anni in quella umiliantissima condizioni, senz'altro testimonio che Dio solo! ...

Ferri onorevoli della schiavitù volontaria del genio eroico della carità, deh! perché non siete voi esposti in questo altare come peregrino monumento della gloria del cristianesimo? Voi mostrereste alla società quali sono veramente i cittadini scevri di ambizione e come ne è feconda soltanto la eroicamente benefica religione di Gesù Cristo.

Il generale di Gondì istruito del sacrificio di questo virtuoso dissertore si affretta a farne conscio il Re, e Luigi XIII per fare risplendere il trionfo di Vincenzo de' Paoli nel luogo stesso di sua umiliazione, lo nomina elemosiniere generale delle galere, dignità che tuttavia si conserva dai superiori della sua congregazione come retaggio di sua gloria.

Ma Vincenzo non si limita alle sole funzioni di tale ufficio; non basta questo all'attività del suo zelo. La Provvidenza ha per lui altre mire, e già sì affretta ad aprire un nuovo sentiero al genio della carità che

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si manifesta in lui con tanto splendore, per mezzo del dono improvviso che il di lui nome gli procura, della ricca casa di S. Lazzaro; e quivi, questo degno ministro di Gesù Cristo, dotato nel grado più eminente del dono di parlare degnamente di Dio, risana i costumi pubblici della capitale, aprendo in essa gratuitamente ogni anno, a più di ventimila uomini di tutti gli stati, quei ritiri cotanto salutevoli, il di cui uso ancora sussiste.

Ma tosto si accorge che il bene, che si opera, non viene sostenuto dal ministero dei pastori, ed egli pieno di grande zelo propone al Cardinale, Arcivescovo di Parigi di rianimare lo spirito ecclesiastico di quella vasta Diocesi, modello di tutte le altre chiese francesi.

Preposto quindi all'istruzione dei giovani chierici, Vincenzo de' Paoli, collo stabilimento dei Seminari in quella capitale e in tutto il reame, compie il voto tanto caldo, e poscia così fertile, del Concilio di Trento; e rigenera il clero di Francia, il quale, grazie a questa immortale istituzione, diviene il primo clero dell'Europa.

Allora fu che tutto lo Spirito del Sacerdozio di Vincenzo de' Paoli, attorniato di una legione di emuli infiammati del di lui spirito e zelo, si caccia fuori del suo ritiro con quel corteggio di santi Preti, che, camminando sulle sue vestigia, si sparsero per tutto il regno, propagandovi i suoi benefizi e la sua gloria. Così egli, quasi senza saperlo, stabilisce la sua Congregazione della Missione, approvata soleirmemente e tanto encomiata nella Chiesa Cattolica.

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Ivi, come in un Cenacolo Apostolico, si formano quei Missionari zelanti che percorrono tutto il mondo ad aleggiar le miserie degli afflitti, e farsi tutti a tutti, per guadagnar tutti a Gesù Cristo; ed Egli ne destina una gran parte alle missioni straniere, per estendere l'impero di Gesù Cristo, spreggiando abitualmente ed oscuramente tutti gli orrori della proscrizione, della cattività, della fame, della peste, e del martirio; legandone altri alla porzione eletta del suo povero popolo, retaggio del suo zelo; egli li consacra così ad istruire e santificare quei poveri abitanti delle campagne, in mezzo ai quali egli è nato, e sostenere in seguito le sue ammirabili istituzioni, formando nei seminari dei zelanti curati per tutta la Francia.

Così quel cuore generoso eccitava lo zelo dei suoi successori, nei quali perpetua in questa terra l'ardore della sua carità. Ah! lo Spirito del Signore si è riposato sopra questo uomo e gli ha dilatato il cuore perché non sfugga alcun infelice dalla sua immensa carità: « Dedit ei latitudinem cordis, sicut arenam quae est in litore maris ».

La storia di un uomo adorno di verace gloria, qui troverebbe il suo fine, e sembrerebbe degnamente compita, ma quella di S. Vincenzo de' Paoli è qui il punto donde incomincia, come vedremo dopo breve respiro.

Egli non è punto, miei fratelli, dei Santi, che Dio suscita nella sua Chiesa, come degli uomini grandi formati alla Scuola del mondo. Questi somigliano a delle meteore, che brillano un momento nell'orizzonte, per

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estinguersi ben presto; il loro passaggio su questa terra getta un gran rumore, il loro nome risuona in ogni parte, le loro gesta attirano la stima pubblica, eccitando a un tempo l'ammirazione e l'entusiasmo; ma questa gloria va ad estinguersi nelle tenebre della tomba. Un'iscrizione sul marmo o sul bronzo ricorderà la loro memoria; la loro vita occuperà una pagina della storia, ma alla fine la loro carriera finisce colla loro vita; ed il rumore che essi han fatto va a perdersi nel silenzio della morte.

Una sorte più gloriosa è riservata agli uomini che la Provvidenza ha scelto per essere gli strumenti della sua saggezza e della sua misericordia. Il principio della loro grandezza è nel seno di Dio, essa partecipa della sua immutabilità. La sorgente delle beneficenze, di cui essi sono i canali, viene dal Cielo e per consegunza essa non dissecca giammai.

Vincenzo de' Paoli, arrivato all'età di anni cinquantacinque per la carità del suo cuore ricorda con dolorosa esperienza tutti i mali che affliggono la povera umanità, ed egli niente stracco delle sostenute fatiche, niente spossato della cadente età, con nuovo zelo, con giovanile ardore si affatica a colmare di opere buone gli avanzi di una vita vicina a fuggirgli di pugno.

E in prima, senza incaricarci dell'esame minuto delle sue elemosine particolari, di cui riesce impossibile il tesser la tela, osservate, miei fratelli, sin dal primo suo stabilimento, che, Vincenzo de' Paoli vuole imitare in qualche guisa, l'eternità della Provvidenza, colla stabilità dei soccorsi che egli assicura agli infe-

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lici. Tutto il bene che egli ha fatto, sussiste anche ora; possiamo noi dire di lui con Salomone «ed è irremovibilmente fermo nell'Altissimo ». « Stabilita sunt hona illius in Domino ».

Durante il corso della sua vita Pastorale a Chatillon egli avea formato un'associazione caritatevole del fiore del suo gregge, per vegliare a sollievo dei poveri e per l'economia delle elemosine. Ma tali erano le benedizioni di che il cielo coronava le sue virtù che ciascuna delle opere sue buone diventava per la religione un pubblico stabilimento. Questo piccolo ruscello forma infatti ben tosto un gran fiume, secondo l'espressione dei libri santi.

La confraternita per gli ammalati che Vincenzo de' Paoli ha fondato a Chátillon, serve di culla all'ammirabile stabilimento delle Figlie della Carità, di cui il nostro secolo rispetta i servigi, come uno dei più bei titoli di gloria della religione; e ancora l'Inghilterra ne ha richiesto ai nostri giorni alcune colonie alla Francia.

Vincenzo de' Paoli che credeva, egli dicea, alle buone e alle cattive razze, esige che in questo Istituto altre non vengano ammesse che aspiranti provenienti da famiglie illibate per molte generazioni, e che mai si rallenti la severità di questo nuovo ordine di prove, delle prove di virtù.

Egli rimuove l'ozio dalle sue figlie dilette, rendendosi padrone di tutti i loro momenti a nome degli infelici e ricolmando la loro vita intera di quel nucleo di virtù celesti, che il servigio degli ammalati richiede. Altro dovere loro non impone che il sollievo della languente umanità.

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«Voi non avrete, egli dice loro nella sua regola, altri monasteri che le case dei poveri, altri chiostri che le strade della città, e le sale degli ospedali, non altra clausura che la obbedienza, non altro velo che una santa modestia; e, per mantenere in un Istituto cotanto eroico, l'ardore di uno zelo sempre rinascente, non vuole. che si ammettano alla professione, se non dopo cinque anni di prove, né permette allora che si leghino coi voti, che solo per un anno, e vuole che in ogni anno, scorso in certa guisa nel fervore di un continuo noviziato, rinnovisi così dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini, il merito della loro prima consacrazione.

Infiammato per i felici successi, Vincenzo de' Paoli dilata le funzioni di questi Angioli visibili della Provvidenza, e loro domanda virtù tanto vaste, quanto i bisogni pubblici, e le stima da tanto da poter deporre nelle loro mani tutte le sue buone opere.

Queste degne figliuole di sì buon Padre, animate di tutto il di lui Spirito, servono di madri agli orfani, si consacrano all'educazione dei fanciulli, assistono gli ammalati, le vedove, i vecchi, i prigionieri, i forzati, i poveri; vanno spiando tutti i mali della specie umana, onde nessuno lasciarne senza sollievo, pugnano incessantemente contro tutti i disastri, che nascono dalla indigenza, o dall'età o dalle malattie o dalle sventure dei loro simili, contano le virtù più preziose per l'umanità nel novero delle funzioni ordinarie del loro stato, e compiono con una santa gioia il ministero della carità, il più stomachevole per la natura, ma il più onorevole agli occhi della religione nelle città co-

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me nelle campagne, sulle galere, come nelle prigioni, nei ridotti oscuri della miseria, come nei pubblici asili.

Così in mezzo alla decadenza universale degli Ordini religiosi, il cielo, che protegge visibilmente le Figlie di Vincenzo, onde mettere per ogni dove la loro commovente innocenza, tra la sua giustizia e le umane miserie, non cessa di moltiplicare i loro stabilimenti e i loro buoni successi in tutto il mondo.

Quante infaticabili Figlie della Carità, discredate dalle ricchezze e dalle felicità delle loro famiglie, hanno rapito poco fa alta meraviglia gli infedeli dell'oriente. I popoli delle contrade più lontane le chiamano ancora con preghiera e fanno benedire, per tutto dove si mostrano, il nome della Francia e di Gesù Cristo.

Anche noi abbiamo avuto la sorte di vederle correre pel nostro paese al conforto dei poveri infermi, e adirsi con zelo instancabile all'educazione delle avventurose fanciulle, e se la mancanza dei nostri aiuti e conforti, o fratelli, non arrestasse i loro passi, anche qui avrebbe mostrato l'esperienza, che la fama che le precorse fu minore della verità. Cosa per altro logica, poiché la fama stessa non può esagerare le opere del vero genio della carità, manifestato dalla Provvidenza in Vincenzo de' Paoli a sollievo dell'umanità; genio il quale instancabile nel suo esercizio a nuove opere si accinge.

E qui, negli ospedali esistenti, ridesta lo spirito d'ordine, di vigilanza, di economia, di umanità e di quella verace pietà, ch'è l'anima di tutte le buone opere.

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E là, a sollievo dei poveri schiavi di Barberia, ne stabilisce dei nuovi, e fonda mezzi per loro riscatto e per la corrispondenza colle famiglie. Un Ospizio particolare per i forzati che egli libera dalle prigioni, erige a Marsiglia, un altro a Parigi per la classe più sventurata, gli alienati di mente, e qui un refugio per le ree pentite, e là un asilo per le orfane; e tanti e tanti altri quanti ne domandano le afflizioni e i bisogni dell'umanità.

Lo spettacolo del dolore sopra l'anima sua è onnipossente; nessuno ostacolo lo rattiene, nessuna impresa gli sembra difficile. Egli intraprende la impresa di togliere la mendicità dalla capitale, Parigi, e collocar tutti i poveri nei depositi per essere istruiti ed occupati. Ecco l'origine della Salpetriera.

Questo progetto gigantesco era stato concepito da S. Giovanni Crisostomo per la città di Costantinopoli, Errico IV e Maria dei Medici erano stati tentati, ma senza effetto, di realizzarlo in Parigi. Or ciò che un gran Vescovo Santo non avea mai intrapreso, ciò che un gran Re ed una grande Regina avevano appena tentato, il genio della carità lo vuole, lo comincia, e lo finisce in un anno.

La Lorena, la Piccardia e la Sciampagna, devastati da venticinque anni di guerra, dalla peste e dalla fame, non ai ricchi, non ai grandi, non al re, dirizzano la voce gridando al soccorso; solo ricorrono a quel povero Prete, la cui voce pubblica ha contrassegnato, in fondo alle loro Provincie, dicono essi eloquentemente, siccome l'intendente degli affari di Dio.

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Tosto Vincenzo, che avrebbe potuto credersi già esausto pei suoi stabilimenti pubblici, soccorre gli ospedali, i monasteri, la nobiltà, i lavoratori, i soldati di quelle contrade. La sua carità, secondo l'immagine dei libri Santi, è un fiume di benedizioni che diffonde per tutto l'abbondanza.

Ma qual nuova scintilla ha eccitato l'incendio della carità di Vincenzo? Voci di pianto hanno risuonato al suo orecchio, esse mandano un gemito e un'eco di tristezza estrema al suo cuore. « Ploratus et ululatus multus! Quoniam Pater meus et mater mea dereliquerunt me... ». Mio Padre e mia Madre mi hanno abbandonato! Ohimè! un bambino rigettato dal seno della madre che l'ha generato! Anche le balene allattano i loro figliuoli, e l'uomo è divenuto più crudele.

Questo attentato ai più forti sentimenti della natura si può egli spiegare? Oh! corruzione immensa dell'umano cuore! Innumerabili bambini trovati nella città di Parigi, affidati a mani mercenarie, erano tuffi condannati alla morte, o ad una vita peggiore della morte.

Il cuore di Vincenzo de' Paoli è commosso vivamente a quello spettacolo di dolore. Egli ottiene dalle Dame di Parigi d'incaricarsi del mantenimento di dodici di questi infelici. In una assemblea generale da lui presieduta si presenta la generale risoluzione d'incaricarsi di tutte quelle povere creature.

Ma la spesa coll'andare del tempo ammonta a più di quarantamila lire annue, e già è in dubbio se deve cessare quell'opera. Allora Vincenzo non è più quel-

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promotore paziente del bene pubblico, per l'innanzi si timido e moderato; ora è divenuto l'angiolo impetuoso della misericordia, che si slancia in seno alle contraddizioni per pugnare contro le pusillanimità dei ricchi, e circondarli d'un immenso numero di culle vicine a trasformarsi in feretri.

Dio gli ha dato, come al Profeta Isaia, una lingua sapiente per sostenere colla forza della parola tutte quelle spiranti creature.

«Un solo giorno», dice egli, a quelle Dame timide che hanno poca fede: « Io non vi chiedo più di un giorno solo; la Provvidenza ci suggerirà qualche salutevole risoluzione». Così egli parla e convoca pel giorno seguente un'assemblea estraordinaria.

Egli fa collocare nel santuario, nelle braccia delle Figlie della Carità, cinquecento di quei poveri bambini, di cui vuol fare udire le grida, e difendere la causa per l'ultima volta, ascende sul pergamo incaricato del più tenero interesse, che un oratore abbia mai difeso e col cuore oppresso da quella carità, che pareggia nell'anima sua tutta l'energia dell'amore Materno. (Miei fratelli, voi ora ascolterete lui stesso). Egli mescola già i suoi singulti coi loro gemiti, vuole eccitare e raccogliere rapidamente, fra i suoi uditori, quei slanci irresistibili di carità, quei primi movimenti di commiserazione che sono sempre nobili e generosi, e dirigendosi tosto a quel sesso compassionevole, che gli fa corona, dice con queste parole, di che io scrupolosamente mi guardo dal mutare una sola:

«Orsù, mie Signore, voi avete adottato questi

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bambini; voi siete divenute le loro madri secondo la grazia, dopo che le loro madri secondo la natura li hanno abbandonati. Vorreste anche voi abbandonarli per sempre?

«Cessate in questo istante di essere le loro madri e divenitene i giudici; la loro vita e la loro morte sono nelle mani vostre, io prenderò i voti e i suffragi; è tempo che voi pronunciate la loro sentenza, eccoli dinanzi a voi, essi vivranno se proseguirete voi ad averne un'amorosa sollecitudine, domani periranno tutti se voi li abbandonate! » ...

Signori, l'eloquenza non ci offre più sublime momento, essa non ha mai ottenuto più bello trionfo. Questa parola d'una eloquenza calma e penetrante ha ottenuto che quelle creature vivranno; tanto che vi avrà nel mondo un crocifisso, ed un cuore d'uomo, attireranno tutti i voti.

E al momento fu dotato ad acclamazione l'ospedale dei trovatelli a Parigi.

Teneri figli della carità di Vincenzo, se, voi foste qui dinanzi l'altare, i vostri cuori commossi palpiterebbero dinanzi la sua immagine Paterna, la vostra lingua innocente lo fregerebbe di più bello encomio che non fanno le mie parole. Voi ripetereste questo nome carissimo, e si porrebbe uno splendido fine al suo elogio: « Ex ore infantiuni et lactentium perfecisti landem ».

Però, voi miei fratelli, mi perdonerete se ancora stanco la vostra cortese attenzione, pregandovi di accrescere sempre più il vostro culto e la vostra devo-

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zione verso sì gran Santo, genio immortale della carità cristiana, Padre comune degli infelici, aiutando con ogni mezzo e con ogni zelo questo santo istituto che farà palpitare fra noi le fibre del suo cuore, spargendo ovunque i benefici influssi della sua carità.

E voi, o angelo tutelare della Provvidenza, proteggete dall'alto delle dimore eterne queste vostre figlie che avete mandato, tra noi, fate rivivere in loro il vostro Spirito. Eccitate il cuore di queste avventurose fanciulle, primizie del loro zelo, per profittare dei loro virtuosi insegnamenti, e crescere nelle vie di Dio. Accendete nelle anime nostre una scintilla di quella carità di cui foste consumato. Parlate con quella voce che penetrava il cuore del ricco indurito, per destare in esso la commiserazione, che ripeteva nei palazzi dei re il gemito della miseria abbandonata, che attirava intorno a voi tutti gli uomini sensibili e compassionevoli, e rendeva la Provvidenza vi sibile ed attiva in tutta la estensione della Francia; affinché dopo aver compiuto, a vostro esempio, ciascuno nel nostro stato, la misura del bene che possiamo sperare in favore degli infelici, veniamo a parteciparne con voi la ricompensa nel seno della eterna Misericordia. Così sia.

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INDICE

Introduzione, p. 5 Al Card. Celesia, p. 9, 65, 72, 105, 135, 267,

335, 339. Mons. Turano, p. 17, 20, 26. S. Ecc. Rev.ma, p. 243, 244, 331 (Impostazione

di una Casa di Misericordia). Al Can. Annibale di Francia, p. 471. Al P. Salvatore Gambino, p. 35, 217, 219. Al P. Francesco Filippello, p. 22, 235. Al P. Boscarini, p. 137. Al Parroco Palazzotto, p. 15, 102, 106, 263,

339. Al Can. Saldano, p. 97. Ad un Rev.do Parroco, p. 140. A Vincenzo Begattini (Vocazione), p. 141. Al P. Cataldo Pagano, p. 158, 167. Arciprete Don Mercurio Sclafani (Vocazione),

p. 336. Al P. Nunzio Russo, p. 456. Al P. Pietro, p. 466. Ad un Rev.mo Signore, p. 473. Ai fratelli S.d.P., p. 230, 236, 249, 253. Alle Suore S.d.P., p. 39, 46, 47, 53, 87, 91,

102, 149, 178, 231, 253, 323. Direzione Spirituale, p. 74, 109, 110, 111, 117,

120, 127, 128, 134, 347. A Suor Vincenzina, p. 143, 155, 170, 232, 239. Ai suoi fratelli, p. 55, 57, 143, 160, 164, 172,

180, 182, 183, 223, 255. Spirito del P. Giacomo, p. 61. Al Sig. Ministro, p. 79, 80. Al Sig. Prefetto, p. 78, 81, 82, 247, 273, 507,

517, 519. Al Sig. Assessore, p. 13, 14, 70, 96, 271, 498,

522 Al Sindaco Barone Turrisi, p. 265. Al Sindaco di S. Cataldo, p. 508. Alla Sig.ra Principessa, p. 142. Al Barone Starraba, p. 69. Al Sig. Conte, p. 107. Al Barone Boscogrande, p. 479. Al Sig. Commendatore, p. 524. Al Commissario dei Monumenti, p. 245. Al Presidente di Malaspina, p. 533.

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Alla famiglia Montana, p. 24, 28, 42, 48, 50, 64, 65, 82, 89, 93, 94.

Testamento di P. Giacomo, p. 144, 154. ai colpiti di colera, p. 162.

Alla Sig.na M. Stella, p. 183. Appello alla carità cittadina, p. 215. Questione sul Lazzaretto di Valguarnera, p.

262, 266, 270, 274, 279, 282, 284, 287, 311, 318.

Circolari, p. 241, 326, 327, 329, 460. Al Sig. Milazzo Litteri, p. 84. Contratto per il bucato della V Casa, p. 92. Assistenza medica per il colera, p. 165, 176. Mariannina Ferlazzo, p. 222, 223. Don Paolino Maltese, p. 226. Industrie per i Poveri, p. 477, 483, 491, 494,

510. Interesse per il sollievo ricreativo dei Poveri, p.

487, 488, 499, 500,501, 502. Ad un caritatevole Signore (Gratitudine), p.

499. Alla Sig.ra Witaker, p. 514. Brani di Regolamenti., p. 185, 188, 189, 191,

192, 193, 194, 195, 197, 198, 206, 207, 208, 209, 210, 211.

Prezioso episodio, p. 341.

Lettere senza data

Alle Suore Serve dei Poveri, p. 345. Alla sorella Vincenzina, p. 393. Ai suoi fratelli, p. 403. A Mons. Turano, a P. Gambino, a P. Boscarini e

ai Fratelli S.d.P., p. 421. Alle Monache del Monastero Valverde, p. 431. A P. Pasquale Riccobono e a vari Ecclesiastici,

p. 477. Appunti di Prediche, p. 535. Panegirico su S. Vincenza. dei Paoli, p. 553.

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Errata corrigeGratitudine gratitudine Pg. 19 r. 18effettuire effettuare Pg. 29 r. 26denundandosi

denudandosi Pg. 37 r. 9

ceelbrare celebrare Pg. 59 r. 5filia figlia Pg. 77 r. 5i il Pg. 79 r. 14Magion Mangione Pg. 81 r. 1oservante Osservante Pg. 125 r. 5mael male Pg. 164 r. 8cognak cognac Pg. 165 r. 10Pernica Pennicca Pg. 171 r. 2( , Pg. 203 r. 10Errigo Errico Pg. 217 r. 15atra altra Pg. 261 r. 8conobi conobbi Pg. 262 r. 21lazareto lazzaretto Pg. 262 r. 22necessaramente

necessariamente

Pg. 315 r. 12

dela della Pg. 360 r. 2buoa buon Pg. 369 r. 16poevri poveri Pg. 391 NotaV C Pg. 393 r. 2imploro implorò Pg. 401 Notaciluidro Cilindro Pg. 437 r. 16Domenco Domenico Pg. 502 r. 25trattatura trattativa Pg. 511 r. avocati Avvocati Pg.fandato fondato Pg. 567 r. 15

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Modifiche Apportateperché perché Tutto il txtsé sé Id.Terre rosse Terre Rosse Id.veste Inserita; da

controllare nell’originale

Pg. 504 – r. 10

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