Koiné - Ottobre/Novembre 2013

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Ottobre/Novembre 2013 Anno XXVIII, Numero 1 L’Editoriale di Federica Fusco Ben ritrovati mauroliciani! Ec- coci qua di nuovo insieme, an- che noi, finalmente, siamo tor- nati sui vostri banchi. Ormai la scuola è iniziata a pieno regi- me, e sono solo un ricordo le giornate di ozio estivo. I compi- ti, le prime interrogazioni han- no già fatto rizzare i capelli sulla testa di qualcuno, e fuggire purtroppo qualcun altro. La no- stra Preside, ormai come con- suetudine vuole, non ha potuto avere un principio di anno sco- lastico sereno, perché ha già dovuto probabilmente affronta- re mille incombenze, da un lato gli alunni fuggitivi o dall’altro proprio non esistenti. E quindi si cerca in tutti i modi di appari- re accoglienti, motivo per cui quest’anno, le prime sono state accolte con un rinfresco propi- ziatorio, scatenando l’invidia degli alunni più grandi. continua a pag. 3 Che Guevara pag. 11 Young Economy pag. 14-16 Speciale Immigrazione pag. 5-10 Occupazione e manifestazioni pag. 29 Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico”

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Giornale libero e democratico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico” di Messina.

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Ottobre/Novembre 2013 Anno XXVIII, Numero 1

L’Editorialedi Federica Fusco

Ben ritrovati mauroliciani! Ec-coci qua di nuovo insieme, an-che noi, finalmente, siamo tor-nati sui vostri banchi. Ormai la scuola è iniziata a pieno regi-me, e sono solo un ricordo le giornate di ozio estivo. I compi-ti, le prime interrogazioni han-no già fatto rizzare i capelli sulla testa di qualcuno, e fuggire purtroppo qualcun altro. La no-stra Preside, ormai come con-suetudine vuole, non ha potuto avere un principio di anno sco-lastico sereno, perché ha già dovuto probabilmente affronta-re mille incombenze, da un lato gli alunni fuggitivi o dall’altro proprio non esistenti. E quindi si cerca in tutti i modi di appari-re accoglienti, motivo per cui quest’anno, le prime sono state accolte con un rinfresco propi-ziatorio, scatenando l’invidia degli alunni più grandi.

continua a pag. 3

Che Guevarapag. 11

Young Economy pag. 14-16

Speciale Immigrazionepag. 5-10

Occupazione e manifestazionipag. 29

Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico”

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SommarioEditoriale pag. 3Speciale elezioni pag. 4

Politically (s)correctL’Italia meta dei profughi pag. 5Terraferma pag. 7Le luci degli aeroporti pag. 9Tutti in cerca di salvezza pag. 10Che Guevara pag. 11

Agri-culturaYoung Economy pag. 14Le Tholos dei Nebrodi pag. 17Un goal per salvarci pag. 18Lo scopo della nostra esistenza pag. 19Ricordi di vita passata pag. 20La mia Australia pag. 21

Angolo della PoesiaOmbre Calanti pag. 24Rosa rubicundior, lilio candidior pag. 24A Peppino pag. 25Incantata Natura pag. 26

ΚοινήIl giornale libero e democratico degli studenti del Liceo Classico “F. Maurolico”, dal 1986

Voci di CorridoioDalle 8 giornate all’11 ottobre pag. 27Uno per tutti, tutti per uno! pag. 29Un inizio nuovo pag. 30Intervista doppia Enzo-Giusy pag. 3111 ottobre 2013 pag. 33Spazio AUT pag. 33

Ipse Dixit pag. 34

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Squadre di esperti stanno cer-cando i mostri che vagano all’in-terno della nostra scuola e che uccidono gli studenti; infatti, si ritiene che l’aura di terrore che aleggia intorno al nostro istituto sia giustificabile con la presenza di mostri a otto teste, che puni-scono gli studenti inadempienti dopo aver loro fatto chiedere otto volte perdono. Parlando seria-mente, l’inizio della scuola è sta-to sicuramente carico di novità. Prima fra tutte, la notizia dell’ac-corpamento con il “Liceo Scienti-fico Galileo- Galilei”. Il maurolicia-no medio, forse, ancora si sta abituando a questa idea oppure sta semplicemente ignorando la cosa. Noi dal canto nostro stiamo provando, seppur con qualche difficoltà, a cercare di iniziare una convivenza con i nostri compagni della provincia. Fa riflettere, so-prattutto gli studenti più “anziani”, questa vicenda, poiché è sintomo di un notevole calo di iscrizioni e di un conseguente disinteresse nei confronti delle materie “classi-che”, che sembrano sempre più diventare superflue nella nostra società. Lontani gli anni in cui le prime classi erano tante e nume-rose. Ciò non toglie che a i “co-raggiosi”, che hanno scelto la cul-tura e il saper pensare, noi di Koinè facciamo gli auguri per questo percorso che hanno ap-pena iniziato. Se, da un lato, si vanno diffondendo sempre più menefreghismo e apatia nei con-fronti della cultura, il nostro gior-nale si fa promotore di cultura e interessi nella piccola, ma non per questo poco valida realtà scolastica. Per questo motivo al-l’interno troverete articoli riguar-danti molteplici tematiche, fra cui ad esempio economia, filosofia e fatti di attualità. Esiste infatti un Maurolico, che guarda al mondo e che comprende che la scuola, con i suoi piccoli screzi e i suoi piccoli problemi non è altro che una “realtà ovattata”, che funge

da palestra per quella che poi fuori di qui sarà la vera vita. Per questo non abbiamo potuto ignorare i cadaveri di Lampedusa, per questo scendiamo (o almeno do-vremmo per questo motivo scendere) in piazza a manife-stare e utilizziamo la scrittura per comunicare le nostre idee e i nostri pensieri su questo mondo sempre più sbagliato. E anche per questo c’è “Aula AUT”, emblema di questa voglia di conoscere, di cambiare la società con le idee. E proprio in periodo elettorale bisognerebbe ave-re ben presente ciò, e sarebbe necessario evitare le soli-te liti, le solite beghe fra liste. Poichè, ormai, siamo abi-tuati a vedere spettacoli disdicevoli, siamo abituati alle malignità fra candidati. Ciò che non dovrebbe essere è diventato consuetudine ed è diventato spesso alla base delle elezioni scolastiche. E’ invece necessario cambiare questo modo di fare “politica”, questo modo di intendere la competizione elettorale. Dobbiamo convincerci che in ogni idea di ogni lista c’è qualcosa da apprendere, c’è uno spunto per cambiare la SCUOLA e poi la SOCIETA’. Chi capisce ciò ha vinto, perché ha capito come si vive e che questa realtà in cui viviamo non è la vita, ma una preparazione ad essa. Nella speranza (chi di speranza vive, disperato muore?) che queste pagine le leggiate, che scriviate e soprattutto che non buttiate il giornale, dietro cui ci sono tanto lavoro e tanto amore. Se proprio non vi piace, diteci il perché e noi vi ascolteremo, poiché alla base di questo giornalino non ci sono solo articoli, ma uno spirito DEMOCRATICO, che ci fa andare avanti e che ci fa mettere passione in ciò che facciamo. E con questa alla prossima!

Κοινή

“I grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa” Sofocle-Edipo re

Attraverso questa frase di Sofocle, noi direttivo e reda-zione di Koinè, vogliamo nel nostro piccolo, ricordare i morti senza nome di Lampedusa. Morti che abbiamo un po’ tutti, a causa della nostra indifferenza, sulla no-stra coscienza e sulle nostre anime. Nella speranza che abbiano, ovunque siano, trovato la “terra promes-sa” , noi li ricordiamo.

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Dario Morgante 3ª D

Giorno 30 Ottobre si sono svolte le elezioni per la rappresentanza dell’organo della consulta provinciale. Pro-poniamo quindi l’intervista al neo-rappresentante Luigi Genovese, capolista della lista numero 3 “Start”, che ha vinto queste elezioni con ben 206 voti. Bene anche Luca Paleologo, rappresentante ad Interim con 74 voti. A Spadafora, invece, ha stravinto Christian Denaro con 311 voti, contro i 131 voti di Serena Buccoliero.

Elezioni della consulta provinciale: ecco i risultati!Vince con 206 voti il candidato Luigi Genovese della lista Start

Risultati elezioniLista COGITO ERGO PROTESTO

(Spadafora)CHRISTIAN DENARO 311 SERENA BUCCOLIERO 131

Lista WE CARE (173 voti)MARIO RESTUCCIA 87GIORGIO FERRARI 43VIRGINIA TRISCHITTA 15CARLO DE LEO 8

Lista START (376 voti)LUIGI GENOVESE 206 LUCA PALEOLOGO 74BIANCA SAVASTA 47ALESSANDRA GILIBERTO 49

SCHEDAIL VINCITORE

Luigi Genoveseeletto con

206voti

Classe Vª C

Luigi è stato due vol-te rappresentante d’istituto: la prima volta con 164 voti nell’A.S. 2011/2012; la seconda con 134 voti nell’anno scola-stico 2012/2013. Inol-tre nell’a.s. 2010/2011 è stato il più votato del ginnasio con 65 voti.

Innanzitutto complimenti per questo straordinario risultato. 206 voti sin-goli e 376 voti di lista sono davvero tanti.Grazie mille. Sono il frutto di tanto la-voro ed è bello pensare che così tanti ragazzi hanno posto la loro fiducia in noi.Iniziamo parlando dell’ecologia, punto molto importante, che hanno proposto entrambe le liste. Che hai intenzione di fare?Bisogna necessariamente continuare il percorso di Paola Benvenga e di Alessandro Buono. L’idea è quella di ampliare il progetto a tutte le scuole della città e possibilmente della pro-vincia. Purtroppo in alcuni istituti que-sta lodevole iniziativa non ha funziona-to, non è il caso del Maurolico, ma da soli si fa poco: quindi sicuramente bi-sogna ampliare questo progetto.

E sul fronte della cultura?Sicuramente è doveroso fare in modo che la popolazione studentesca si in-teressi maggiormente agli eventi cul-turali della nostra città, come ad esempio la notte della cultura. Inoltre un obiettivo importantissimo è quello di esportare il progetto Aula AUT in tutte le scuole della provincia. Ritengo da portavoce che il Maurolico deve essere fiero di aver dato vita a questa fantastica iniziativa.Il primo progetto che attuerai quale sarà? E quale credi siano i progetti più importanti?Non credo ci siano progetti più impor-tanti e progetti meno importanti: cer-cherò sicuramente di realizzarne il maggior numero possibile nel tempo a disposizione. La prima cosa che ho intenzione di attuare è sicuramente la diffusione di uno statuto del comitato

studentesco per fare in modo che tutti i comitati abbiano un’unica legge. Sono già in contatto con gli altri rappresentan-ti di consulta per attuare questa “rifor-ma”, che porterà diversi cambiamenti, come l’introduzione di nuove cariche.Ultima domanda. Forse la più diffici-lie: come si può dare maggiore impor-tanza alla consulta?Bella domanda. Sicuramente lavorando, lavorando tanto e bene. Io personal-mente cercherò di far interessare gli studenti a ciò che la consulta propone sia a livello cittadino sia a livello provinciale. Ritengo che questa carica non sia assolutamente “di minor peso” rispetto a quella di rappresentan-te d’istituto. Grazie mille Luigi e ancora compli-ment.

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Valentina Foti 4ª F

Carissimi lettori di Koiné,innanzitutto vorrei augurare un buon inizio anno a voi e al nostro giornale, perché possa prosperare e risultare gradito e interessante anche ai nuovi arrivati o, come ci piaceva tanto chiamarli e come noi stessi fummo a nostro tempo chiamati prima che la riforma ci uniformasse alle altre scuo-le, “quartini”. Detto questo, cambierei decisamente regi-stro, avendo deciso di dedi-care il mio contributo di que-sto numero ad una tristissima tematica che, volenti o nolen-ti, ci riguarda da vicino: l’im-migrazione. Per fortuna o pur-troppo, la nostra penisola e nello specifico la nostra isola si trovano in una posizione che da sempre è stata ogget-to di conquiste e punto di contatto ideale fra tutte le na-zioni del mondo civilizzato, come ci insegnano i libri di storia. Custodiamo testimo-nianze di ogni sorta riguardo tutte le grandi potenze che ci hanno governato e le nostre terre conservano buona me-moria dei grandi che le hanno calpestate. Poi i Borboni le hanno regalate a Garibaldi e via discorrendo, fino a giun-gere alla (dis)unità d’Italia e ai giorni nostri, anche se siamo riusciti a conservare nel corso degli anni quell’importanza geografica, pur se sotto aspetti ben diversi da quelli sovraelencati, fino a giungere ad un clima di modesta sere-nità. Certamente non pos-siamo vantare una grande stabilità economica e quella sociale va a mio parere sgre-tolandosi, ma nonostante tut-to ci sono paesi in cui sussi-

stono realtà invivibili, dove gli atti di terrorismo crescono esponenzialmente di giorno in giorno e quelli che sono i di-ritti fondamentali dell’uomo vengono puntualmente cal-pestati se non del tutto igno-rati. È questo il caso di quei paesi che stanno praticamen-te dietro l’angolo, quelli del Medio Oriente, afflitti da regi-mi dittatoriali e soggetti a continue guerre civili e perse-cuzioni. A farne le spese sono persone normali, che non ri-vedono loro stesse nell’em-pietà dei loro governatori e che, colpevoli forse solo di desiderare qualcosa di meglio per loro stesse e per i loro cari, si costringono ad una scelta esasperata e sofferta: spendere il loro denaro per spingersi clandestinamente oltre la frontiera, verso quello spiraglio di luce che rappre-senta l’Italia. Si imbarcano quindi sulle cosiddette “car-rette del mare”, barconi dalle condizioni riprovevoli, in con-dizioni sanitarie precarie e in mano a inaffidabili scafisti, con il rombo del motore che alimenta quella scarica di adrenalina che li pervade al-l’idea di poter riuscire real-mente a cambiare vita. Ma non è certo così facile passa-re inosservati quando nume-rose forze armate, Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Marina Militare, sono pun-tuali nell’inviare pattuglie na-vali e aeree ad ispezionare le calde acque al largo della Si-cilia. Infatti, quando le imbar-cazioni vengono intercettate e condotte al porto di Lampe-dusa, l’isola più vicina, i clan-destini subiscono una prima identificazione tramite im-pronte digitali: quelli partiti al

solo scopo di fare fortuna vengono immediatamente rimpatriati, a meno che non riescano a sfuggire ai suddetti controlli e a permanere clan-destinamente in Italia; quelli che richiedono invece asilo politico vengono accolti, assi-stiti in strutture adibite a tale scopo e successivamente smistati in altri centri italiani. E qui il ciclo apparentemente si chiude. Ma la cronaca di questi ultimi giorni mi spinge ad aprire una dolorosa paren-tesi su quella che è la realtà: le speranze di arrivare a de-stinazione in vita sono scarse. Le imbarcazioni già di per sé malridotte e per giunta sovraf-follate cedono, scoppiano incendi, il mare si ingrossa e notiziari e giornali sono co-stretti ad informarci ormai quotidianamente dell’ennesi-ma tragedia. È di pochissimi giorni fa infatti la notizia del barcone che in seguito ad un incendio è naufragato al largo della spiaggia dei Conigli a Lampedusa intorno alle 6 di mattina. Proveniva dalla Libia e a bordo ospitava circa 500 persone, tra le quali bambini piccoli e donne incinte. I su-perstiti sono circa 150 e i ca-daveri già recuperati 300 (stando alla data di stesura dell’articolo) e si presume che all’interno della stiva del bar-cone affondato a 40 metri se ne trovino circa altri 100.

L’Italia meta dei profughi del Medio OrienteImmigrazione: ecco come si comporta l’Italia, tu da che parte stai?

“La suddetta legge che disciplina il fe-nomeno dell’im-migrazione è la legge Bossi-Fini”

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I primi soccorsi sono stati prestati da alcuni pescatori che rientravano da una battuta di pesca e che hanno lamentato il ritardo nell’in-tervento dei soccorsi marittimi, grazie ai quali forse il bilancio delle vittime sarebbe stato inferiore. Ebbene, per una volta mi sento di difendere le autorità. Ho avuto l’occasione di confrontarmi al riguardo con mio padre, il quale appartiene al corpo della Guardia di Finanza, e mi ha spiegato che sarebbe stato impossibile da parte delle Fiamme Gialle rag-giungere il luogo dell’incidente prima di quando realmente siano giunte (circa mez-z’ora dopo la segnalazione) poiché le unità navali presentano delle apparecchiature e dei motori che necessitano di almeno 30 minuti per entrare a regime e consentire una navi-gazione sicura agli operatori. Inoltre quello che molti non sanno è che le forze dell’ordine operano sotto l’egida dell’agenzia europea Frontex, che si occupa specificatamente del-la vigilanza delle frontiere marittime. Ad ope-rare sono unità navali ed aeree di diversi pae-si europei che hanno un campo d’azione talmente vasto da rendere difficile alle volte mantenere sotto controllo l’intera area marit-tima. Si tratta dunque dell’ennesima specula-zione da parte di gente che è pronta sempre e in ogni caso a puntare il dito contro coloro che tentano di svolgere il proprio lavoro al meglio. In ogni caso, a differenza di altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che non permetterebbero a profughi di guerra nem-meno di presentarsi all’orizzonte, il nostro of-fre da circa dieci anni una legge che li tutela sotto più aspetti. La suddetta legge che di-

sciplina il fenomeno dell’immigrazione è la legge Bossi-Fini, ampiamente criticata so-prattutto in questi giorni dalle personalità poli-tiche chiamate in causa. Questa viene consi-derata poco incisiva riguardo le pene da in-fliggere agli scafisti e alcuni sono addirittura arrivati a dire che sostiene la clandestinità, invitando i profughi a venire qui in Italia con la promessa di aiuti e accoglienza, quando in realtà lo Stato non riesce a sostenere una spesa pro capite giornaliera di circa 250 euro per il sostentamento e le cure mediche di queste persone nell’attesa che ricevano i re-golari permessi di soggiorno. È giusto o è sbagliato dunque inasprire i provvedimenti riguardo ai clandestini, e salvaguardare le casse dello Stato, oppure è meglio continua-re a lasciare tutto com’è (e non sarebbe l’unico campo in cui lo Stato opta per questa soluzione) e salvaguardare apparentemente le nostre coscienze? Credo sia la domanda che in questi giorni alcuni esponenti delle più importanti fazioni politiche italiane si sono posti esprimendosi in merito alla necessità di modificare tale legge al fine di regolamentare la permanenza dei profughi nel nostro Paese. Tale iniziativa andrebbe però praticamente contro l’opinione dell’Ue, che, pur sostenen-do strenuamente una politica di integrazione nei confronti degli stranieri che richiedono asilo politico, sembra aver voltato le spalle sia dal punto di vista morale sia dal punto di vi-sta economico a quella che ormai sembra una problematica riguardante nemmeno più l’Italia, ma esclusivamente la Sicilia.

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Salvatore Varrica 2ª C

Pensavo davvero che una vergogna simile potesse succedere solo nei film,e invece è tutto vero, succede davvero. Sono quasi le cinque del mattino, quando due imbarcazioni clandestine vengono soccorse dalla Guardia Costiera e sbarcano nell’isola di Lampedusa. Ma un’altra unità si aggiunge al convoglio e nel vano tentativo di segnalare la propria po-sizione e sbarcare al più presto, vengono in-cendiate alcune coperte a bordo dello scafo. La barca, che trasporta oltre 500 persone di varie nazionalità, inizia a prendere fuoco e da qui parte il panico generale. Alcuni uomini si gettano in mare, annegando subito, altri re-stano sul barcone, che inizia a barcollare pe-ricolosamente, fino a rovesciarsi.Fin dall’arrivo dei primi soccorsi, si compren-de la grandezza di questa immane sciagura, vengono recuperati i primi sopravvissuti subi-to portati sull’isola. Sono le prime ore del mattino e ancora nessuno si rende conto del terribile accaduto, fino all’arrivo delle prime salme che vengono stese sul molo Favaloro , che nelle ore successive ospiterà le centinaia di cadaveri recuperati dal mare. Successiva-mente spostati in un hangar dove inizierà an-che la dolorosa identificazione dei corpi sen-za vita. Vengono contati circa 120 morti tra uomini, donne e bambini, ma la paura dei soccorritori, che presto si concretizza, è il numero dei dispersi in mare che sarebbe in-torno alle trecento/trecentocinquanta perso-ne. E’ la più grande strage nel Mediterraneo in numero di morti dal dopoguerra. Subito vengono mandati sommozzatori per cercare di recuperare altre vittime all’interno dello scafo,ormai affondato. Le indagini identifica-no un uomo 35enne, originario della Tunisia indicato come scafista, come possibile re-sponsabile di tale tragedia. Solo poche ore dopo la notizia fa il giro dell’Europa e poi de-gli altri continenti, tra lo sgomento generale. Si levano subito cori indignati da parte di poli-

tici e autorità, le stesse che avrebbero dovuto già da tempo porre rimedio ad una situazione inaccettabile, che non coinvolge solo il nostro Paese, ma l’Europa tutta, essendo l’Italia frontiera continentale. L’Unione Europea stessa deve farsi carico del problema immi-grazione e non abbandonare il nostro Paese. “Vergogna, è una vergogna!”. Così commen-ta Papa Bergoglio la nuova “strage degli in-nocenti”, una vergogna, che colpisce le no-stre coscienze, una vergogna che doveva essere evitata. Ma non è certo l’unico ama-reggiato a pronunciarsi: ”Anche l'Unione Eu-ropea sostenga la candidatura di Lampedusa per il Nobel della Pace. Non vi è alcuna ra-gione per pensare che quanto accaduto ieri a Lampedusa sia l'ultima volta",dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano sull’accaduto mostrando rabbia. Parlano anche i superstiti:”Sono passati 3 pescherecci e nessuno di loro ci ha soccor-so” afferma un sopravvissuto a poche ore dall’inabissamento del barcone in cui viaggia-va, sul quale poneva le proprie speranze per cominciare una nuova vita, dove stava per perderla insieme agli altri compagni. Il per-ché, i pescherecci non abbiano dato soccor-so appare chiaro a tutti, così si ritorna final-mente a discutere della cosiddetta “Bossi-Fi-ni”, la legge che in Italia regola le politiche migratorie e occupazionali per gli stranieri. Questa legge discutibile, che ha ormai più di 10 anni, è stata spesso oggetto di critiche e proposte di abolizione o modifica. Ma cos’è la legge Bossi-Fini? “La legge  n.189  del 30 luglio 2002 fu approvata dal Parlamento ita-liano durante la XIV Legislatura e prese il no-me dai  primi firmatari,  Gianfranco Fini,  al tempo leader  di Alleanza Nazionale, e  Um-berto Bossi della Lega Nord, che erano allora vicepresidente del Consiglio dei ministri e mi-nistro per le Riforme istituzionali e la Devolu-zione.” Mediante la suddetta legge in Italia può entrare solo chi è già in possesso di un contratto di lavoro così da ottenere un per-

TerrafermaUna vergogna che non accenna a finire

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messo di soggiorno, ma, nel caso la persona diventasse disoccupata, dovrà rientrare in patria. La legge, inoltre, aumenta da cinque a sei gli anni necessari di soggiorno in Italia per ottenere la carta di soggiorno, che permette -la permanenza a tempo in-determinato (successiva-mente al recepimento di una direttiva europea, sono stati riportati a cinque). Per le persone che chiedono il permesso di soggiorno, ma anche per chi ne chiede il rinnovo, la legge ha introdot-to l’obbligo di rilevamento e registrazione delle impronte digitali. La Bossi-Fini preve-de che le persone senza permesso di soggiorno ma con un documento di identi-tà vengano espulse dal pre-fetto della Provincia dove v e n g o n o r i n t r a c c i a t e . L’espulsione deve essere eseguita  immediatamen-te con “l’accompagnamento alla frontiera” da parte della forza pubblica. Se la perso-na è anche senza documenti di identità verrà portata in quelli che  prima si chiama-vano Centri di Permanenza Temporanea (CPT), poi defi-niti Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), per sessanta giorni, durante i quali si svolgeranno le prati-che per l’identificazione. Nel caso non venga identificato, al clandestino verrà ordinato di lasciare l’Italia entro tre giorni. Lo straniero espulso che rientra senza permesso commette un reato e viene

detenuto in carcere. Riflet-tiamoci un po’ su, riflettiamo su questa legge che preve-de l’espulsione di chiunque venga in Italia per lavorare, per scappare dal proprio Paese e cominciare una nuova vita nel nostro, e non sia in possesso di un con-tratto di lavoro. Quindi se io fossi straniero e venissi qui in Italia per cercare lavoro, pur avendo un documento che mi identifica alle autorità, sarei ben presto scacciato “grazie” alla suddetta legge. È vero che esiste pure chi vuole entrare in Italia non avendo nessuna intenzione di lavorare, ma con tutt’altre ambizioni sarebbe riduttivo “fare di ogni erba un fascio”. C’è chi ha lasciato figli e fa-miglia nel Paese d’origine, un Paese dove magari regna la guerra, dove si sopravvive per miracolo e si muore di fame, per trovare una siste-mazione qui in Italia o per continuare e raggiungere altri paesi europei. Per crearsi una nuova vita, per salvare le persone che si amano. Dopo che uno sfida la morte e intraprende un viaggio estenuante nella speranza di sbarcare in Eu-ropa, qualora ci riuscisse, è giusto rispedirlo in patria? C’è chi parla di spese per sfamare i clandestini. Ma spese di che? Spese che create voi perché li detenete nei sistemi carcerari invece di favorire loro un lavoro onesto che aiuti l’intero Pae-se. Carceri, dove, invece di

padri di famiglia, dovrebbero esserci tanti criminali, ancora a piede libero nelle città do-ve viviamo. Ma continuiamo così, continuiamo a proces-sare immigrati e spedirli in patria invece di processare mafiosi e spedirli in galera! A voi va bene così? Siete sicuri che questo vi faccia como-do? In un Paese in cui devo ancora sopportare partiti politici che predicano il raz-zismo così spudoratamente, Paese dove c’è ancora chi vede annegare un uomo e cambia rotta. A mio parere, il nostro innato senso di ospi-talità gratifica la nostra gen-te, che ha dimostrato in questa triste storia, amore e senso di uguaglianza pur in mezzo a problemi endemici per il popolo siciliano. È diffi-cile trovare una ricetta, un rimedio, ma credo che col-laborando insieme agli stati dell’Unione Europea e a quelli del bacino del Mediter-raneo, si possa trovare una soluzione pacifica e soprat-tutto definitiva. Un’ultima considerazione, i social net-work da ore riportano com-menti inauditi, dove tra-spaiono odio razziale e intol-leranza verso questa povera gente, commenti espressi magari da chi ha avuto un parente o una persona cara migrante nel secolo scorso; sono arrivato a leggere addi-rittura che noi, come popolo italiano, dovremo a questo punto pagare le spese per le bare ed una degna sepoltu-ra.. a voi l’ultimo commento.

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Gregorio Scrima 2ª C

“Gerusalemme, 11-09-2030

Mi chiamo Khaled e ho tren-tadue anni. Ero ancora ra-gazzo quando nella mia ter-ra, la Siria, scoppiò la guerra civile. Nella mia casa erava-mo in sei: io, i miei due fra-telli, mia madre e i miei due nonni. Mio padre morì ucci-so da una bomba a mano in strada, durante una rivolta, un anno prima che mia ma-dre prendesse la decisione di scappare. Ma non si po-teva andare via. Ci venne detto che per il resto della nostra vita saremmo rimasti a Damasco. Eravamo pove-ri, non potevamo pagare i euro che ci avrebbero portati in salvo, in Italia.

stra vita saremmo rimasti a Damasco. Eravamo poveri, non potevamo pagare i mille ottocento euro che ci avreb-bero portati in salvo, in Italia. Dieci anni dopo, finita la guerra, da un paese del-l’ovest vennero a dirci che c’era un posto per noi a ca-sa loro, che ci avrebbero accolti, dato un lavoro, che avrebbero venduto le loro armi e ci avrebbero vestito, sfamato, dato un posto do-ve abitare. Avrebbero ven-duto i loro aerei e le loro co-razzate, e ci avrebbero co-struito delle scuole dove avremmo imparato la loro cultura e dove noi avremmo insegnato la nostra, come

fratelli. Poi avrebbero tolto ai militari le attrezzature di guerra, e li avrebbero riforniti di calce e mattoni, per rico-struire le nostre città, i nostri templi, le nostre moschee, le nostre strade, le nostre piaz-ze, le nostre case. E ci avrebbero mandato a pren-

dere con degli aerei, senza farci pagare il biglietto, e avrebbero smontato le loro bombe atomiche, e c i avrebbero fatto lavorare nel-le centrali nucleari, e con i soldi dei carri armati avreb-bero curato le nostre malat-tie, ci avrebbero difeso, ci avrebbero abbracciato. Non ci sarebbe stata più guerra per noi, né per nessun altro, non si sarebbero più buttati soldi nella polvere da sparo, nessuno sarebbe più tornato a casa con una gamba o un braccio solo, o chiuso in una cassetta di legno. Non ci sarebbe più stata discrimi-nazione, non ci avrebbero guardato male solo perché

vittime innocenti della cru-deltà di pochi. E dopo tanti anni anche per me è l’ora di andare a vedere questa terra promessa, dove non conta che tu sia bianco, scuro,mu-sulmano, ebreo o cristiano.Ove non conta quello che credi, quello che pensi e da

“Mio padre mo-rì ucciso da una bomba a mano in strada, du-rante una rivol-ta, un anno pri-ma che mia ma-dre prendesse la d e c i s i o n e d i scappare.”

Le luci degli aeroportiSognando un futuro più giusto

civile. Nella mia casa eravamo in sei: io, i miei due fratelli, mia madre e i miei due nonni. Mio padre morì uc-c i so da una bomba a mano in strada, du-rante una rivol-t a , u n a n n o prima che mia m a d re p re n-desse la deci-sione di scap-pare. Ma non si poteva andare via. Ci venne detto che per il resto della no-

che paese vie-ni. Conta che anche tu sei un uomo. E ora o dove vivi, casa è d o v e h a i qualcuno pron-to ad accoglier-t i , qua l cuno c h e t i a m a , qualcuno che ti apprezza per quello che sei. Casa è dove sei al sicuro. E adesso la mia casa, la casa di tutti, è il mondo intero.”

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Futura Venuto 1ª B

Ormai si sa: è da un bel po’ di tempo che Lampedusa è diventata meta di sbarchi clandestini provenienti dal Nord Africa. E’ stato addirit-tura costruito un centro di accoglienza temporaneo, dove gli immigrati pos-sono rifugiarsi nel breve periodo di attesa che dura fino al loro tra-sferimento. La gen-te, perseguitata per motivi politici, reli-giosi o sociali, cerca una via di fuga, pia-nifica una follia in cerca di speranza, e trova rifugio su ciò che gli è più vicino. Una vera e propria strage è accaduta negli ultimi giorni, esattamente il 3 ot-tobre. Un barcone clandestino di im-migranti stava quasi per approdare sulle cos te de l l ’ i so la , quando divampa un incendio, che fa naufragare il tra-sporto causando molte vittime. In to-tale erano circa 500 le persone che viaggiavano sulla nave, i morti finora so-no 94, 151 i sopravvissuti, con un totale di circa 250 persone ancora disperse. Molti i cadaveri ritrovati sulla costa, di donne incinte, bambini e bambine. Tutti in cerca di salvezza. La causa del naufragio si pensa sia

stata un incendio. I superstiti affermano di aver acceso una coperta arrivati in pros-simità della riva, in modo da essere avvistati, ma non si sono accorti che sul ponte era presente della benzina, che in pochi istanti ha avvol-

to l’imbarcazione di fiamme, scatenando il panico a bor-do. Molti si sono gettati in acqua, per cercare di salvar-si, ma con scarsi risultati. La tragedia è stata sentita un po’ da tutti: anche l’Unione europea si sta mettendo in moto per prendere dei prov-vedimenti. Tuttavia, non bi-

sognava aspettare una ca-tastrofe del genere per atti-varsi. Anche se le soluzioni non sono facili da trovare, bisogna cercare di fare il possibile per questa povera gente che ha fatto un ultimo tentativo, ed ha scelto di

chiederci aiuto, e noi siamo in dovere di ac-coglierli. Tutti noi, dal singolo peschereccio all’Istituzione più im-portante, dobbiamo sentirli vicini ed ospi-tarli porgendogli il no-stro aiuto, facilitando la loro integrazione in un modo sconosciuto. Anche se questa è so-lamente una soluzione t e m p o r a n e a . D o-vremmo attivarci infatti a migliorare le condi-zioni dei loro paesi di provenienza, metten-do fine a questi movi-menti di immigrazione causati dalla povertà e dalle disuguaglianze. I nostri primi interventi potrebbero svolgersi in queste terre con po-che leggi a favore dei cittadini più poveri, aiutando la loro inte-

grazione, diminuendo il diva-rio economico, sociale e cul-turale tra ricchi e poveri. Tutti i paesi del mondo dovrebbe-ro aiutarsi tra di loro cercan-do una soluzione affinché questo sterminio di innocenti cessi. Perché siamo tutti fra-telli.

Tutti in cerca di salvezzaRischiare di morire per salvarsi: la dura legge dell’immigrazione

“Una vera e propria strage è accaduta negli ultimi giorni...”

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Pasquale Andrea Calapso 5ª G

Questo contributo vuole es-sere il primo di una -speria-mo lunga- serie di articoli facenti parte di questa nuo-va rubrica volta a far cono-scere le storie di uomini, vi-vendo come noi su questa stessa terra hanno passato la loro vita cercando di cambiarla. Punta a raccon-tare le loro vite in maniera, speriamo, interessante, av-vincente, sapendo che pur-troppo la Storia, nonostante sia importantissima nella formazione culturale di un uomo, spesso alla nostra età viene affrontata con diffi-denza e senza la giusta vo-glia di apprendere, proba-bilmente spesso proprio per via di come viene insegnata.Sento spesso dire che la "Storia è inutile". Non sono proprio d'accordo. Uomini prima di noi hanno vissuto impiegando il loro tempo a combattere contro quel che erano le ingiustizie del loro tempo, certe volte fallendo, certe volte vincendo.. anche se, qualora noi stu-diamo ed appren-diamo le loro storie, questi uomini non hanno fallito, hanno vinto ed avranno vinto per sempre. Potranno essere stati uccisi nella ma-niera più brutale, accusati di chissà quali crimini, la loro scomoda memoria potrà essere violen-tata dalle accuse più infamanti, ma se noi conosciamo le loro opere ed il loro pen-

siero, loro avranno vinto, e noi con loro se continuere-mo quel che loro hanno fat-to. E la prima storia che vo-glio raccontarvi è quella di un uomo che è morto con-vinto che su questa terra "o si vince, o si muore". Dopo oltre quarant'anni dalla sua morte, possiamo affermare che lui ha vinto, e non è mai morto. Quest'uomo è il ben noto Ernesto Guevara detto "Che", nato in Argentina a Rosario, nel 1928 da una famiglia borghese. Fin dalla gioventù, per via della sua agiata condizione economi-ca, può permettersi il lusso della Cultura, dello studio, si dedica oltre che allo studio scolastico anche alla lettura di romanzi e saggi, da Emilio Sa lgar i , passando per Freud, Verne fino a Russel e molti altri. Fin da subito si nota che il ragazzo stava diventando un rampollo ari-stocratico, cosa che sareb-

be stata anche logica per via delle sue condizioni econo-miche agiate: i suoi amici erano i ragazzi delle case popolari, e nel 1951, a soli 23 anni, prima della Laurea in medicina, interrompe il suo corso di studi per partire alla volta dell'America Latina, in motocicletta, con il suo amico Alberto Granado. In questo viaggio, durato circa un anno, si avvicina tramite la lettura dei principali testi, alle teorie marxiste ed os-servando con i suoi occhi le ingiustizie, le disparità eco-nomiche e lo sfruttamento al quale erano sottoposti i la-voratori ed i contadini del suo Continente, se ne con-vince sempre di più, fino a diventare un Rivoluzionario a tutti gli effetti. Nel 1953 con-segue la Laurea in Medicina, e decide di ricominciare i suoi viaggi per l'America La-tina lasciando nuovamente la sua famiglia - ed i suoi

Ernesto Rafael Guevara de la Serna - "Che"

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soldi - in Argentina, parten-do alla volta di diversi paesi sudamericani, fino a fare una prima esperienza di guerri-glia rivoluzionaria in difesa del governo socialista del Guatemala, contro un colpo di stato organizzato e finan-ziato dagli Stati Uniti d'Ame-rica, che riuscì abbattendo il governo socialista legitti-mamente insediatosi. In questa occasione si convin-ce infatti che gli U.S.A. era-no una potenza imperialista, che mira a difendere i propri interessi economici tramite interventi militari nei paesi sovrani, mascherando i pro-pri interessi con le parole d'ordine come "libertà e democrazia". Di questa teo-ria se ne convincerà poi in seguito, nell'esperienza della Rivoluzione Cubana. Infatti dal '55 al '56 ha modo di conoscere i fratelli Castro, Fidel e Raul, ed il resto del gruppo di rivoluzionari cuba-ni, esiliati in Messico dal go-verno del dittatore Fulgencio Batista, appoggiato dagli Americani, che faceva vivere la popolazione in difficilissi-me condizioni economiche, tenendola nell' ignoranza (l'analfabetismo era intorno al 90% della popolazione) e limitando economicamente i servizi sanitari di base. Si unisce a questo gruppo di rivoluzionari che nel Dicem-bre del 1956 sbarcano a Cuba, per cercare di orga-nizzare le masse contadine e lavoratrici cubane per abbat-tere il governo. Appena sbarcati li aspettano le trup-pe del dittatore, che deci-mano la squadriglia compo-sta da circa 60 persone, ri-ducendole a… 12 (altre fonti dicono 17, probabilmente per via di qualche contadino che fin da subito si unì al

gruppo). Dodici uomini, male armati, male equipaggiati, forti solo delle loro idee di giustizia, di libertà, di parità sociale ottnibile solo tramite una rivoluzione. Infatti, dal 1956 al 1959, questi dodici uomini, girando per ogni campagna, per ogni città, per ogni casa dell'isola di Cuba, ottennero un consen-so da parte del popolo cu-bano che li porterà rapida-mente a diventare un eserci-to di migliaia di uomini. La forza delle idee investì i con-tadini ignoranti di Cuba, stanchi dei soprusi e di do-ver pagare quasi tutto quel che guadagnavano per fare arricchire ristrettissime cer-chie di aristocratici e bor-ghesi, che allegramente commerciavano con gli Stati Uniti d'America. La stessa forza delle idee che fece en-trare vittoriosi Guevara e Fi-del Castro a l'Havana, gior-no 1 Gennaio del 1959. La stessa forza delle idee - in questo caso unita alla forza, purtroppo, delle armi - che il 16 Marzo del 1960 fece re-spingere l'attacco della "Baia dei Porci", dove oltre 1500 uomini, avversari della Rivoluzione Cubana pagati ed addestrati dalla CIA, ven-nero sconfitti e fatti prigionie-ri dal "Che" e dai combat-tenti della rivoluzione. Il Go-verno Cubano prese un as-setto economico di tipo so-cialista, abbattendo l'analfa-betismo che ora, secondo l'UNESCO, si attesta allo 0,2%, abbattendo la mortali-tà infantile, che sempre per l'UNESCO, ha il tasso più basso in tutta l'America La-tina. Il livello di frequentazio-ne della Scuola elementare è al 100%, quella media è del 99,7%, ed il 100% dei cu-bani ha insegnamento, vitto

e alloggio nei "college" cu-bani totalmente gratuita-mente. Come, del resto la sanità è gratuita ad ogni li-vello, e Cuba ha il tasso di medici più alto "per abitante" di tutto il mondo (590 ogni 100.000 abitanti).Porto questi dati per mo-strare come l'azione rivolu-zionaria del Che a Cuba sortì gli effetti sperati, tant'è che la Repubblica Socialista Cu-bana è ancora in piedi, no-nostante 54 anni di embargo commerciale da parte degli U.S.A. Ma al di là di ciò, una persona normale, dopo aver rischiato la vita innumerevoli volte per un paese che non è il proprio, avendo vinto la rivoluzione ed avendo otte-nuto il posto di Ministro del-l'Industria, si sarebbe ritirato ad una vita da uomo di Sta-to per il resto della vita.. o almeno così potremmo pen-sare noi. Lui no. Nel 1965 tentò di aiutare i rivoluzionari congolesi a sostegno di Pa-trice Lumumba, ma il tenta-tivo fallì per via della scarsa organizzazione dei guerri-glieri congolesi e del loro estremo settarismo. Nono-stante questo fallimento, si diresse verso la Bolivia in-torno al 1967, per cercare di

“Stupidi coloro che tentano di uccidere le idee con le armi, con le esecuzioni a sangue freddo. Le idee deg l i uomini vivono nei secoli...”

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ripetere l'esperienza rivolu-zionaria. Anche lì il tentativo rivoluzionario ebbe molta difficoltà ad attecchire, e le truppe governative (an-ch'esse, stranamente, ap-poggiate dagli USA) riusci-rono a mettersi sulle tracce del Che e lo catturarono, dopo circa un mese di inse-guimento insieme ai pochi rivoluzionari superstiti dalla repressione governativa, l'8 Ottobre del 1967. Dopo

averlo catturato lo uccisero brutalmente ed a sangue freddo. Prima di morire, ap-pena arrivò il boia, disse: «Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uc-cidere un uomo». Stupidi coloro che tentano di ucci-dere le idee con le armi, con le esecuzioni a sangue fred-do. Le idee degli uomini vi-vono nei secoli, ed anche quando la speranza sembra essere perduta, leggendo,

scoprendo la forza di un' idea, la si può trasmettere agli altri uomini che si trova-no nelle proprie condizioni, e ricominciare a cambiare tut-to, ricominciare a vincere, lasciando la nostra storia ai posteri, sperando che un giorno qualcuno, quando e dove ce ne sarà bisogno, la possa far rivivere. Hasta la victoria sempre, comandan-te!

“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.”ERNESTO RAFAEL GUEVARA DE LA SERNA

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Alessio Vetrano 4ª D

Salve a tutti Mauroliciani, siete pronti per la nuova se-zione del nostro caro Koinè? Siamo lieti di presentarvi il nuovo progetto “Young Economy: Economia Tra i Giovani”. Il progetto nasce per dare più esclusiva e in-novazione in aggiunta alle già molto care nostre sezioni del giornale scolastico prefe-rito dagli studenti. Young Economy aprirà le porte ad un nuovo modo di pensare fin da giovani, con lo scopo di potersi proiettare verso nuove realtà ed esperienze economiche, fin da giovani, e darà la possibilità a tutti coloro che vorranno cimen-tarsi in un business o che già hanno esperienza nel

settore o idee in mente. I nostri articoli potranno an-che servire come fondamen-ta per chi volesse intrapren-dere un’attività o semplice-mente volesse rendersi con-to se sia capace di fare un piccolo progetto di marke-ting. Ed è con estrema mo-destia che ho proposto, alla riunione della redazione del Koinè di creare questa nuo-va sezione poiché mi ritengo la persona adatta a realizza-re un’idea del genere. Infatti al momento possiedo un negozio online con tanto di gruppo, Facebook sia priva-to che aperto a tutti e una pagina fan. Mi occupo di organizzazione di vario ge-nere di eventi (Concerti, Happy Hour, Disco Bar e discoteca). Nei prossimi arti-

coli m’impegnerò affinché gli argomenti ed i progetti siano di varia natura e provvisti di una sorta di guida con indi-cazioni, consigli e “trucchetti del mestiere”. Come nasce Young Economy? Data la mia esperienza, riflettendoci sopra ho deciso di dar vita a questo progetto per condi-videre le mie esperienze e i miei consigli con tutti voi, con l’intento di dare la pos-sibilità anche ad un nuovo tipo di articolo dalla lettura più leggera e curiosa. Infine invito tutti voi a leggere gli articoli della nuova sezione di contribuire attraverso idee, articoli e critiche positi-ve o negative.Detto questo vi saluto e vi invito all’inno-vazione : Young Economy!

Young Economy: Economia tra i giovani!Un nuovo progetto per l’anno scolastico 2013\2014

Alessio Vetrano 4ª D

Organizzare un evento è un impegno importante, fatico-so, divertente, per coloro a cui piace, ma davvero molto impegnativo. Pertanto vi illu-strerò tramite una scaletta argomentativa le fasi dell'or-ganizzazione di un evento:

1. La base più importante in assoluto è far parte di un gruppo o crearne uno. Infatti come molti di voi già sanno, organizza-re in solitudine, non solo fa male alla salute, ma è anche molto triste. Fare parte di un gruppo porta a costruire un rapporto

di amicizia molto pro-fondo e inoltre è un'atti-vità divertente e allo stesso tempo benefica per le nostre tasche nel caso in cui il nostro in-tento fosse di guada-gnarci e riuscirci con il successo della serata, o semplicemente riuscire a creare un'atmosfera pia-cevole per divertirsi. Fa-re parte di un gruppo però non è così tanto semplice. Infatti è fon-damentale che tra i membri e amici vi siano valori solidi come il ri-spetto, la fiducia, la se-renità, la coerenza e la serietà. In un gruppo tutti

hanno il diritto di dire la propria opinione ed è importante decidere tutti insieme quale siano le decisioni migliori nel ri-spetto di ogni singolo membro e dell'andamen-to della serata.

2. Secondo passo, nonché fondamentale, è sceglie-re la tipologia di evento. Tuttavia la scelta può ri-sultare complicata alle prime armi, poiché esi-stono diversi tipi di even-to:

-Serata in discoteca, la più diffusa in assoluto. Target musicale in base al locale (Electro House, Commercia-le, House, Minimal,etc.)

Come organizzare un eventoPrimo articolo della nuova rubrica YOUNG ECONOMY

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-Happy Hour-Aper i t ivo, evento che è nel “boom” del suo andamento e sta carat-terizzando quasi tutti i giorni della settimana, per eccel-lenza il giovedì, il venerdì e la domenica. Target musicale generalmente Disco Soft Bar e Deep House.-Concerto, evento molto ambito dagli organizzatori per il suo prestigio e la sua importanza nell'ovvio caso in cui l'ospite sia un'artista o una band di invidiata fama.-Eventi a tema, fanno parte anch'essi della prima cate-goria, ossia delle serate in discoteca e si differenziano in particolare Halloween, Na-tale e Carnevale.-Pomeriggi giovani, evento destinato ad un target di età tra i 12 e i 15 anni, per dare la possibilità anche ai più piccoli che di norma non possono andare a ballare negli orari notturni.

3. Una scelta molto im-portante e allo stesso momento difficile é il loca-le! Infatti per ottenere buoni risultati all'interno di un evento è fondamentale prenotare un locale che abbia le caratteristiche giuste per il genere, la quantità e le esigenze del-l 'evento. Sicuramente

prendendo come esem-pio la nostra città, potre-mo ben sapere che nel caso in cui si organizzas-se un evento con più di 1000 persone la scelta sarebbe molto ristretta tra Glam, Centro Multicultu-rale Officina e in alcuni casi una villa privata. Inol-tre dopo aver scelto il lo-cale, sarà basilare pren-dere degli accordi con il proprietario.

4. La base di un evento è quella di prendere degli accordi con la proprietà del locale a cui siamo in-teressati affinché l'evento vada nel migliore dei modi. Prendere degli ac-cordi consiste nel decide-re se l'incasso della sera-ta verrà diviso in base ad una percentuale o verrà pagato l'affitto del locale e le varie spese dal gruppo organizzativo stess. Sce-gliere il tipo d'accordo è abbastanza semplice. Avremo infatti due possi-bilità:

-La prima possibilità è quella di organizzare un evento in un locale dove è fondamen-tale prendere degli accordi in percentuale per riuscire a coprire le varie spese dello staff senza il rischio di "an-

dare sotto" con l'incasso. Dunque il locale sarà molto d’aiuto nell'organizzazione dell'evento dal punto di vista burocratico.-La seconda possibilità è quella di AFFITTARE il luogo in cui si vorrà organizzare un evento nel caso in cui fosse una villa privata o un locale per svolgere un concerto. In questi casi è consigliato affit-tare poiché sarà più sempli-ce gestire l'incasso e preve-dere quale saranno le sorti di un evento.

5. Come pubblicizzare un evento? Bene, ovviamen-te per far sì che un evento vada bene ci dobbiamo assicurare che venga ben pubblicizzato. Vi sono di-versi metodi per sponso-rizzare un evento, tra i più utilizzati sono:

- La creazione del-l’evento su Face-book, dove vengo-no specificate le caratteristiche del-l'evento.

- Invito di partecipa-zione cartaceo.

- Locandine. - Condivisione evento

su Facebook con re lat ivo “tag” d i amici. Inoltre ci sa-ranno anche le varie

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“voci di corridoio” che aiuteranno ad a s s i c u r a r e c h e l ' e v e n t o v e n g a pubblicizzato.

6. Attrazioni e staff musicale sono tra le scelte più im-portanti di un evento. In-fatti stabilire un tema può cambiare e dare la svolta ad un evento, come ad esempio succede nelle occasioni festive come H a l l o w e e n e carnevale. Scegliere il Dj o i DJs è una scelta che può variare in base alla selezione musicale di un determinato tipo di even-to, dal budget economico disponibile e dalla possi-bile disponibilità di un membro del gruppo che svolge come professione artistica tale carica.

7. Durante l'organizzazione di un evento si andrà in-contro a spese dello staff musicale, stampa di lo-candine, prevendite o invi-ti, gadgets per le varie tematiche e varie ed eventuali spese.

8. Cos'è un PR? “PR” sta per Public Relations, ov-

vero degli amici o simpa-tizzanti dell'evento che collaboreranno con gli organizzatori per pubbli-cizzare e portare gente all'evento con un minimo di profitto economico. La figura del PR è sempre in via di sviluppo con il pas-sare degli anni, ma nel mio caso preferisco evita-re di usare questa abbre-viazione che può essere intesa come un atteggia-mento di superiorità. In-fatti io ritengo che non esistano “PR” ma amici e persone che fanno parte di un gruppo cui interesse sia divertirsi ed abbattere la monotonia della nostra città. 

9. Cos'è la SELEZIONE? Vengono chiamate” Se-lector” le ragazze che fanno parte dello staff di un evento che si occupa-no durante l'ingresso a "selezionare" e determina-re chi sia adatto ad entra-re all'evento organizzato. A primo impatto potrà sembrare "pregiudizio" e "discriminazione", ma se in un evento è specificato che dovrà esserci un de-terminato tipo di abbi-

gliamento questo deve essere rispettato.

10.Ultimo e importante con-siglio è stabilire una mo-dalità d'ingresso che sia conveniente. Come tutti sapete esiste l'entrata in lista e l'entrata in un tavo-lo. L'entrata in lista asso-lutamente più consigliata da me è 10€ con diritto d'ingresso e 1 consuma-zione/15€ con diritto d'in-gresso e 3 consumazioni. Per quanto riguarda l'en-trata nel tavolo è sicura-mente la scelta migliore per un gruppo di amici che vuole avere comodità e servizio del locale.

Concludendo, ecco a voi uno schema riassuntivo del-le basi di un evento.-Gruppo organizzativo-Tipologia di evento-Locale-Accordi con il locale-Sponsorizzazione-Temistica-Staff musicale-Spese -Public Relations-Selector-Modalità d'ingressoUn caro saluto e un ringra-ziamento a tutti i lettori.

“Organizzare un evento è un impegno importante, fa-ticoso, divertente, per coloro a cui piace, ma davvero molto impegnativo. Pertanto vi illustrerò tramite una scaletta argomentativa le fasi dell'organizzazione di un evento”

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Giovanni Altadonna 3ª C

Che la Sicilia sia da sempre stata meta privilegiata dalla colonizzazione, per la sua felice ubicazione geografica e la sua stessa natura di iso-la, è cosa nota. Forse un po’ meno dibattuto é il fatto che una buona parte dell’im-menso patrimonio archeolo-gico della nostra Isola sia ancora da scoprire, sia nel-l’ambito dello scavo di nuovi siti, che approfondendo lo studio di quelli già noti ma non valorizzati quanto meri-terebbero per il loro valore storico-etno-antropologico.

In questa prospettiva mi so-no proposto di fornire un breve excursus su uno di questi “monumenti fanta-sma”: la capanna a “tholos” dei Nebrodi orientali. Se pu-tacaso vi trovaste a passare dalle parti di Floresta, Ucria, Raccuja, San Piero Patti o Montalbano Elicona, proba-bilmente avrete l’occasione di osservare delle costruzioni in pietra di forma variabile, in genere a forma piramidale, a capanna o a campana: sono i cosiddetti “cùbburi” (così chiamati nel dialetto locale; dal latino cubescere, “dormi-

re rannicchiati”), antichi mo-numenti ascrivibili morfologi-camente alle tholos micenee (ma che al contrario di que-ste non sono interrate), da cui il loro soprannome. Dis-seminati su un’area piuttosto vasta fra i centri abitati sopra citati, sui monti Nebrodi, fra 900 e 1400 m di quota, questi numerosi edifici (ne esistono decine di forme di-verse) presentano in effetti chiare affinità strutturali con altri monumenti analoghi nel-l’ area mediterranea: mi rife-risco, oltre alle già citate tombe a tholos di Micene, e solo per restare in territorio italiano, ai nuraghi sardi, ai d a m m u s i d e l l a S i c i l i a sud-orientale e di Pantelleria, ai trulli pugliesi, alle caciare marchigiane e abruzzesi. Le principali caratteristiche del cubburo sono: la pseudo-cupola, la pianta circolare, l’ingresso basso e stretto, la disposizione delle pietre, che avviene in modo concentrico e senza l’ uso di malta. Al-meno due di queste caratte-ristiche sono comuni con ognuna delle costruzioni si-mili di cui sopra. È probabile che le diverse culture siano

Le “Tholos” dei Nebrodi Misconosciuti tesori archeologici “di casa nostra”

“Che la Sicilia sia da sempre stata meta privilegiata dalla colonizzazio-ne è cosa nota”

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Un goal per salvarci, un goal per domarli tuttiIl calcio: un modo per riscattarci in Europa e nel mondo

giunte indipendentemente a soluzioni architettoniche comuni sulla base di comuni esigenze. A questo punto viene spontaneo chiedersi: quale funzione hanno (avuto) i cubburi dei Nebrodi? Erano avamposti militari come al-cuni nuraghi? Avevano la funzione di tombe come le tholos micenee? Erano rifugi agresti per i pastori locali come i trulli di Alberobello e le caciare dei Monti della Laga? Alla luce delle attuali conoscenze, l’ultima ipotesi sembra la più attendibile, considerato anche che que-sti curiosi edifici fino a tempi recenti erano (e forse ancora sono) adibiti a pagliai e de-positi di attrezzi agricoli. Ma

a quando risalgono questi curiosi edifici? Varie ipotesi fanno risalire la costruzione dei primi esemplari ad un epoca molto remota, alcune ipotesi la collocano persino in età preistorica. Quel che è certo è che la tecnica co-struttiva, rimasta pressoché invariata nell’ arco di millen-ni, ha permesso che molti di questi monumenti ci perve-nissero praticamente intatti, e che molti cubburi venisse-ro costruiti per esigenze agricole fino ai primi anni del secolo scorso. E adesso la domanda logisticamente più importante: cosa si è fatto per promuovere questi mo-numenti, anche sotto il profi-lo della fruizione turistica?

Qualche convegno, pubblici-tà su vari siti web e la realiz-zazione di sentieri tematici, ma giudicare dall’interesse quasi nullo verso questi re-perti di grande valore stori-co-sociale da parte dell’opi-nione pubblica, direi che ciò non è sufficiente. Sarebbero auspicabili iniziative da parte delle istituzioni competenti, e degli stessi comuni in cui ricadono i siti e, ovviamente, un cambiamento di mentali-tà che (ri)porti l’”italiano me-dio” a considerare la cultura non un sinonimo di noia ca-nicolare, ma di occasione per migliorarsi umanamente e, perché no, anche di arric-chirsi, cosa che in Italia oggi non avviene.

Antonio Bottari 3ª B

Una goccia di sudore. Una goccia di sudore scivola sul terreno in cui verrà deciso il destino di una nazione. Undici guerrieri muniti di tacchetti e un numero dietro la schiena. Un numero che rimarrà per sem-pre nella storia. Loro decide-ranno le sorti del nostro ormai “defunto” Paese. Un goal per permetterci di rialzare la testa. Se come “eredi” di Roma non siamo stati in grado di reclama-re il nostro posto in Europa, cerchiamo una possibilità di riscatto sul campo da calcio. Un goal ci salverà o, forse, renderà più sopportabile la crisi che, giorno dopo giorno, stres-sa il portafoglio. Una magia antica che, da secoli, attraver-sa ogni generazione: una ma-gia che avviene in un campo di erba verde, delineato da righe

bianche, quasi a voler fermare la suggestione del candido pal-lone, indiscusso imperatore dei nostri cuori. Si, esatto, sto par-lando della nazionale italiana di calcio. Da poco ci siamo quali-ficati ai mondiali del Brasile, dopo essere arrivati terzi alla “Confederation cup”. È fanta-stico sapere che nel mondo ed in Europa siamo tra i primi in ambito calcistico. Germania, Francia, Olanda, messe nuo-vamente in ginocchio da coloro che ora vengono considerati “deboli”. La nostra nazione, non è bella solo perché rappre-senta una bandiera di cui pos-siamo vantarci; no, rappresenta anche la capacità di noi italiani di accettare l’altro, senza con-siderare il colore della pelle o le origini. Basti pensare, infatti, a Balotelli ed El Shaarawy che, nonostante non siano italiani

“puri” rappresentano forse me-glio la nostra nazione, rispetto ad altri che noi consideriamo italiani “doc”. Non importa co-me sei e chi sei, ma conta co-me puoi far risplendere la na-zione agli occhi del mondo. Perciò consiglio di non abbat-terci e di non arrenderci se qualche volta va male. Basta rialzarsi e riprendere a correre, seguendo quegli uomini che tentano ogni giorno di realizza-re il nostro sogno: ritornare i numeri uno. Iniziando con la nazionale e magari, chi lo sa, anche il nostro governo tra un paio d’anni ci permetterà di risplendere agli occhi del mon-do. Mi concedo la licenza di modificare il sigillo di Federico Barbarossa, cioè “Roma caput mundi” in “Italia caput mundi”.

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Giulia Carnevale 5ªC

"Ikigai". <<Il motivo per cui ci alziamo la mattina, lo sco-po della nostra esistenza>>. Come il giapponese riesca a racchiudere in così poche sillabe uno dei motivi più sentiti e critici per il genere umano, non so proprio: sei lettere e un dramma, anzi, più che dramma, un labirinto per cui pochi trovano il pro-prio filo di Arianna. Siamo seri, come può un adole-scente, indeciso perfino su cosa indossare la mattina a scuola, essere assolutamen-te certo di come volersi rea-lizzare? La vita ci apre tal-mente tante strade alla no-stra età, che perdere la vera rotta è più che plausibile. Ma la mancanza di certezze as-solute non giustifica affatto la mancanza di un credo. Il credo è un tempio sacro in cui si racchiude la nostra identità, i nostri valori, le no-stre speranze cariche di

ambizioni. E quello di cui oggi la realtà risente di più è proprio la mancanza di fidu-cia da parte dei ragazzi, la forza, nell'affermare il proprio credo. Ci piace tutto pronto, facile e preconfezionato, ma non siamo superficiali come molti adulti pensano. La veri-tà è che ognuno di noi viene terribilmente paralizzato dal-la paura del fallimento, di non essere abbastanza, di deludere le aspettative. E fra un rischio di carattere e una certezza di massa, la scelta spesso ricade sulla più facile fra le due. Ma noi, noi ragaz-zi, siamo molto più che una scelta facile. Noi siamo la forza motrice di una genera-zione intera, la possibilità di rinascita del mondo di do-mani, o per non andare troppo lontano, della scuola di domani. Credete che sia più alto il prezzo da pagare di un credo non accettato o doverlo rinnegare per far parte di qualcosa che in

realtà non ci appartiene af-fatto? Il masochismo, che sembrava tanto una leggen-da metropolitana, si consu-ma ogni giorno, ogni volta che ognuno di noi ha davan-ti qualcosa che lo disgusta e, invece di affrontarlo, ab-bassa lo sguardo, fa un re-spiro profondo e si cala nella parte. Quel respiro profon-do, che rischia di essere la porta per la mediocrità, bi-sogna prenderlo per farsi coraggio e lottare per il pro-prio credo ogni volta che se ne ha l'occasione, perché è anche vero che non sempre si ha la possibilità di poter cambiare la realtà partendo da un respiro profondo. Ed è anche vero che la realtà si può cambiare solo se prima ci si cerca e, con un po' di fortuna, ci si trova. Ma c come trovarsi senza un ideale?

Lo scopo della nostra esistenza “ikigai”Cosa nasconde una semplice parola

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Giorgio Cardile 2ª C

Hai presente quando, tanti anni fa, c'erano quei vecchi giochi dove il personaggio aveva le vite limitate? Le console erano pesanti e ingombranti, spesso si rompevano e i giochi a volte si bloccavano, ma tutta questa imperfezione aveva un suo fascino, e quel fa-scino ti aveva conquistato da bambino. Passavi ore davanti a quello schermo quadrato, che proiettava centinaia di colori, e dentro te proiettava personalità, emozioni, sentimenti, rabbia a volte. Ogni livello comple-tato si faceva sempre più dura, e tu ti impegnavi sempre più, e poi c'era quel livello troppo difficile dove perdevi tutte le vite che ti erano rimaste, il livello ti fa-ceva impazzire, sembrava fosse fatto apposta per non essere superato. E tu ti stancavi di provare, toglievi la cartuccia dalla console e ne mettevi un'altra, magari con un gioco più semplice da finire. E nel frattempo quella cartuccia, buttata chissà dove, prendeva pol-vere, e col passare del tempo, te ne dimenticavi, e finiva in uno di quei baratri senza tempo e spazio dove vanno a finire ciò che di-mentichiamo, ciò che non siamo in grado di superare. Magari anni dopo sei cre-

sciuto, e cerchi disperata-mente quella cartuccia, che ti ricordava così tanto la tua infanzia. Ma poi, quasi sub-dolamente, un ricordo or-rendo ti balena in testa: l'avevi venduta a un merca-tino dell'usato, per pochi spicciol i , sconoscendo completamente l'importan-

za che aveva per te, e ora l'avevi perduta per sempre, ma magari era nelle mani di un bambino che l'avrebbe trattata meglio, si sarebbe

preso cura di lei, in modo che non finisse più nel bara-tro. Era una strana emozio-ne, non saprei descriverla con precisione: eri felice per lei, che magari aveva un nuovo padrone migliore, ed era meglio che si stesse scordando di te, dopo il modo in cui l'avevi trattata.

Ne eri triste però, perché c'è sempre stata per te, e tu te ne sei liberato in maniera così meschina, che quasi meriti di fare questa fine.

Ricordi di vita passataQuando ci si ferma a ricordare

Disegno di Giorgio Cardile

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Κοινή Agri-cultura

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Giulia Furnari 4ª C

Tra vent’anni sarete più de-lusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontana-tevi dal porto sicuro. Pren-dete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

Mi chiamo Giulia, ho sedici anni e quest’estate ho vissu-to in Australia. Ho sempre amato viaggiare, ma farlo da turista è diverso, poiché ci sono facce di una cultura che puoi conoscere solo at-traverso un’esperienza co-me la mia: le idee, le abitu-dini, il sistema educativo e scolastico, il modo di pensa-re, tutto ciò che va oltre il confine del “visitare” un pae-se, e si acquisisce “vivendo-lo”.Come ero stata avvertita, anch’io ho riscontrato delle difficoltà. In primis, la solitu-dine: sono arrivata in quella

che avrei poi chiamato  ca-sa  e mi sono resa conto di essere del tutto sola, a mi-gliaia di chilometri lontana da tutti quelli che mi volevano bene. In secondo luogo la cultura: ho vissuto con delle persone che sono cresciute in un ambiente diverso dal mio, e sono apparsa “stra-na” ai loro occhi per cose

normalissime ai miei occhi, che solitamente faccio sen-za pensare, per abitudine. E infine, la lingua: ho dovuto spesso chiedere di ripetere a chi mi parlava, e mi sono più volte ritrovata a interrompere

per dire “aspeeeeeeetta, come si scrive questa paro-la?” tirando fuori la mia ado-rata applicazione  Dictionary. Ma, dopo un po’ di tempo, tutto è migliorato. La solitu-dine si è trasformata in indi-pendenza, e ho creato le-gami indissolubili con amici e con la mia famiglia ospi-tante. Mi sono resa conto che mi volevano davvero bene, e che la loro, anzi la nostra casa non sarebbe stata più la stessa senza di me. Ho capito che non po-tevo mettere i cereali in una tazza se non volevo sembra-re impazzita, dato che lì la tazza è adibita a quel beve-rone che loro osano chiama-re caffè. Dopo un paio di settimane mi sono inoltre resa conto che  Dictiona-ry  poteva restare al sicuro nella mia tasca perché non ne avevo più bisogno, finché un giorno, soddisfazione enorme, parlando con un ragazzo, nel nominare l’Italia ho visto dipingersi sul suo volto la confusione seguita dalla sorpresa quando ho spiegato di essere una ex-change studenti. L’Australia è sempre stata il mio sogno, forse perché due giorni di viaggio devono por-tare davvero lontano. L’ho vista per la prima volta all’al-ba, dal finestrino di un aereo prima di atterrare a Sydney, e anche se sarebbero dovu-te trascorrere ancora alcune ore prima di arrivare a Can-berra, dove io ho vissuto, ero già in fibr i l laz ione, preoccupata ed emoziona-tissima per l’incontro con la mia famiglia.

La mia AustraliaStoria di un’avventura trans-continentale

“ L’ A u s t r a l i a è sempre stata il mio sogno, forse perché due giorni di viag-gio devono portare davvero lontano”

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Agri-cultura Κοινή

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Poi è stato tutto facile, ci siamo abbracciati e siamo andati a casa. Prima di arri-vare ci siamo fermati su una collina a guardare il panora-ma, e ho subito notato di essere in un paese con una varietà di animali impressio-nante: gli uccelli sugli alberi emettevano suoni particola-rissimi, e un’echidna, in ge-nere animale timidissimo, ha iniziato a zampettare decisa dritta verso i miei piedi senza paura, quasi a volermi dare il benvenuto!Quella sera, prima di andare a dormire, ho alzato gli occhi verso il cielo, l’immenso cie-lo australiano blu scuro, do-ve le stelle splendono e illu-minano la notte. Ho subito notato la Croce del Sud, quella rappresentata sulla bandiera. Un cielo diverso, stelle diverse, e in quel mo-mento ho realizzato di esse-re dall’altra parte del mondo. Altro impatto notevole è sta-to con la scuola, veramente diversa: sono stata catapul-tata in una realtà fatta di uni-formi, armadietti, pranzi alla mensa, computer ovunque, balli scolastici e school bus-ses, nei quali ci si siede con una vera e propria gerarchia (più sei “vecchio”, più in fon-do puoi sedere: gli ultimi po-sti sono riservati ai  seniors, coloro che frequentano il college, cioè gli ultimi due anni). E gli studenti sono suddivisi in Case, come in Harry Potter!Ho passato le prime due settimane a perdermi tra i vari edifici che costituivano il mio istituto, comprendente enormi campi da tennis, atletica, palestre (la più pic-cola era quattro volte la pa-

lestra grande mauroliciana!), giardini, laboratori, cucine, mensa, una cappella e per-sino un recinto con dei polli!La giornata scolastica è resa poco stressante da lunghi intervalli e pause pranzo, e il tempo in cui si studia è ab-bastanza limitato, conside-rando che i test sono con-centrati nell’ultima settimana di ogni term  (dieci settimane di scuola) e gli orali sono più presentazioni di ricerche o lavori di gruppo che interro-gazioni.I singoli studenti scelgono le materie da studiare, e c’è un forte senso d’orgoglio per l’appartenenza alla propria scuola. Ma, ciò che più mi ha sbalordita, è il rapporto professore-alunno, essendo io abituata a quello formale consueto in Italia: il modo di rivolgersi è molto più rilassa-to e diretto, e alcuni profes-sori sono a tutti gli effetti amici degli alunni, che si confidano con i loro magistri, raccontandogli i loro pro-blemi e andando in cerca di consigli. Si viene a volte a creare un legame fortissimo: i miei insegnanti sono stati punti di riferimento durante la mia esperienza, persone che mi hanno dato fiducia, gratificazioni e mi hanno in-segnato moltissimo. È un’esperienza che fa cre-scere sotto tanti punti di vi-sta. Innanzitutto ti fa com-prendere il rispetto nei con-fronti degli altri e delle loro diversità, che siano di cultu-ra, religione, origini, colore della pelle, orientamento sessuale, specie nel paese dei canguri, uno dei più mul-tietnici al mondo. La sua popolazione comprende gli

aborigeni, purtroppo ormai malvisti dalla società a cau-sa del loro scarso grado di civilizzazione, e immigrati da oltre 200 paesi: i miei amici a scuola si meravigliavano di come io fossi “tutta italiana” mentre loro avevano spesso quattro nonni che per primi emigrarono in Australia, ognuno da un paese diver-so.Ciò che più mi ha colpito del vivere australiano è il rispetto delle regole, l’ordine e l’or-ganizzazione, caratteristiche tipicamente poco riscontra-bili negli italiani, e che mi ha infastidito ritrovare al ritorno. Il livello della vita, poi, è mol-to più alto rispetto all’Italia: la famiglia tipo può permettersi casa a due piani con giardi-no e piscina, casa sulla co-sta, e viaggio annuale (l’Eu-ropa è la meta più ambita!). Il lavoro c’è per tutti, e i giova-ni, di conseguenza, si pos-sono permettere di sognare di più rispetto a noi riguardo il loro futuro. La legge inoltre permette agli adolescenti di    lavorare part-time dai 14 anni e guidare dai 16, e questo li rende molto più indipendenti, maturi e co-scienti del valore del danaro. Nel quinto continente esi-stono una flora e una fauna che non si trovano in nessu-n’altra parte del pianeta. I canguri si vedono tutti i gior-ni saltellare nelle colline di fianco le strade, più o meno con la frequenza con la qua-le noi vediamo qui i gatti: basti pensare che  attual-mente si contano 20 milioni di canguri, quasi uno per ogni abitante! Andando a passeggiare per i boschi si possono facilmente vedere

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Κοινή Agri-cultura

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koala, ornitorinchi, emu, wallaby, ma anche dingo, serpenti, ragni o insetti vele-nosi. Infatti, l’Australia è il paese con il più grande nu-mero al mondo di animali che possono uccidere un uomo. Vicino alla costa, at-tenzione a coccodrilli, squali, meduse giganti o persino polipi e pesci velenosi, e nel deserto, al centro del paese, è possibile trovare anche cammelli, varani, gechi, lu-certole, scarafaggi e scor-pioni. Insomma, quando dopo il ritorno ho trovato un ragnetto nel bagno mia ma-dre si è sorpresa nel vedermi scacciarlo con tranquillità piuttosto che fuggire urlante come avrei fatto prima di partire.Di questo viaggio mi reste-ranno per sempre nel cuore i miei amici, con cui mi sento molto spesso tuttora, ma soprattutto la mia famiglia, a cui sono rimasta incredibil-mente legata, specie per

quanto riguarda mia sorella, che è diventata per me co-me una sorella vera.Io ho scelto di partire anche per allontanarmi da questo paese dove niente sembra funzionare, da questa città, dalle persone che ci vivono e dalla mentalità. Ma poi ho sentito uscire dalla mia boc-ca le parole “Sono Italiana” grondanti di orgoglio. Ho scoperto cosa vuol dire pa-triottismo,  che per me non ha mai avuto una particolare importanza: sono diventata fiera del mio paese e delle mie origini, e non soltanto quando si parlava di cibo! E, udite udite, ho scoperto che il “cuttigghio” non è un’attivi-tà tipica del messinese, ma tutti parlano di tutti ovunque!Inizialmente ho deciso di partire soprattutto per eva-dere. Ho scelto il luogo più lontano dove potessi anda-re, ma poi ho capito che non importa quanto lontano tu vada, non puoi scappare da

te stesso, puoi solo cercare di cambiare, migliorarti, af-frontare le tue paure.Quindi, a tutti coloro che non sono felici della loro vita consiglio di partire. A tutti coloro che vogliono migliora-re la loro conoscenza di una lingua consiglio di partire, anche se il risultato potrebbe essere venir presi in giro dai vostri amici perché non ri-cordate l’italiano al ritorno, come è capitato a me! A tut-ti coloro che si sentono ab-bastanza maturi per abban-donare la loro vita e andare alla ricerca di loro stessi, o a coloro che desiderano ma-turare, consiglio di partire. Lo scambio culturale è un modo per conoscere un'al-tra faccia del mondo, ma soprattutto voi stessi.Dovrete essere pronti a met-tere in discussione le vostre certezze, ad abbandonare tutto e tutti. Ma ne vale la pena.

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Angolo della Poesia Κοινή

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L’Angolo della Poesia

Pensavo di poterci riuscire, Cadere davanti a tutti e risalire,

Ma dopo aver girato tutto l'universo, Ora non so dove andare, con chi stare,La mia strada sembra non aver verso,

Ma non mi tiro indietro sono ancora disposto ad amare.

Alessio Vetrano 4ª DDisegno di Ludovica d’Audino 2ª D

Ombre calanti

La pesantezza la si avvertecome un piombo.Fa scivolare le palpebre nell'oblio e nel buio dei pensieri.Si addensano pesanti, stanchi,veri.Presenti come l'aria, fragili come i respiri.

Erika La Fauci 5ªG

Rosa rubicundior, lilio candidior

Rosso come il sangueBianco come le ossaRosso come la solitudineBianco come il silenzioRosso come i nervi di una belvaBianco come il cuore di un dioRosso come l'odio che sgorga sciogliendotiBianco come il dolore che ti agghiacciaRosso come l'ombra che divora la notteCome un sospiro che trapassa la lunaSplende di bianco, si spegne di rosso Giorgio Cardile 2ª C

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Κοινή Angolo della Poesia

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A Peppino

Notti funnaun si virunumancu li denti,passa l’unama iddu un sapinenti,davant’a li binarici su ossa ruttipezz’i cainnepari parima iddusi ni futti,viri na lucirussain menzu ali so’ restiquaiccuno attrova i mussa,pensaa so’ patri scacciatur’i n’autoI cussa,ammazzatu!r’a stissamalatia:nà muntagnai mieiddai lurdia.Nasci lu sulinà iunnata friscachi s’annava cucennu,lu ferroveritira u frenu,talìa,viri un pirtusuin ta lu tirrenu;lu ventu è caimmu,

è na’ nuttata chi ci ciucia r’in capu,u canuscìavagià i quannuera nicu,ca currìevarirennuin menzu a li ficu,s’avvicinae iecca nà vuciS’arricogghiCinisie s’arricampar’i Terrasinipuru lu mari.U suli cancia culuriunnè nuimmali,u ventu ciuciaancora chianuin menzua la scenama supra a tieista ri so’ ma’frisca un ran tifunichi ci scumogghiali penserie ci scafazza la iunnata,chiuri l’occhiun sicunnue viria so’ figghiuammazzatucu nà pitrata.Scumpariun picciutteddue Tano strincicu nà mano u giuinnali

cu n’autraun cuteddufinì appenarì tagghiarisi lu panipì mettiria cipudda,quannutrasunusenza tuppuliariddu cristianichi i coppoliin t’e maniaddumannanu scusama un serv’a nenti,Tanu ci tiran’inciuriaa la matrichi i fici fitenti.Intra o paisisi camina tutt’assemiappressu a na barachina sulu r’i n’idea ca vucianu insemulaa tutte le ureLA MAFIA UCCIDEIL SILENZIO PURE“Chi succirì !?”Addumannavuciannu,“Don TanoScusassi, Pippinufici arrè danno!”

Andrea Santoro 5ª F

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Angolo della Poesia Κοινή

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Incantata Natura

C’è un vicolo a sud lontano anni luce dal transito terreno … un casale campagnolo e d’intorno la Natura che dell’umanità d’oggigiorno non ha tollerato il suo deterioramento.

Tra vacillanti spighe di grano e ariose castità di silenzio verde volteggiano risplendenti le farfalle.

Oscillato dalla brezza il grano e suscitato il primo profumo di delizia si congedano i venti, le piogge, la neve e qualsivoglia ammutolisce. La Natura che si incontra a estremità del vicolo si esibisce diffondendo: colori, profumi, sapori.

Percepisco a estremità del vicolo il sorriso del fanciullo sul prato che sta per frusciare un titolo: INCANTATA NATURA

Ylenia Crupi 1ª A (Spadafora)

Foto di Gregorio Scrima 2ª C

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Κοινή Voci di Corridoio

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Pasquale Andrea Calapso 5ªG

Fin dall'anno scorso il nostro Liceo è stato orgogliosamen-te l'avanguardia di tutti i licei messinesi nell'organizzazione delle varie proteste dell'Au-tunno caldo nella nostra cit-tà. Lo possiamo dichiarare in maniera convinta, ma senza arroganza e superbia, poiché è un merito che ci è stato attribuito anche dai ragazzi delle altre scuole, per via del-la nostra presenza in prima fila in qualsiasi evento che coinvolgesse la popolazione studentesca riguardo le mi-sure governative che si sono susseguite l'anno scorso. Faccio un excursus per colo-ro che sono entrati que-st'anno, ed anche per chi

invece ha semplicemente piacere nel ricordare: La mo-bilitazione cominciò giorno 12 Ottobre, quando scen-demmo nelle strade in circa 3000 secondo le stime della Questura di Messina e dei giornalisti, per manifestare, parallelamente a tutte le altre città d'Italia, il nostro sdegno nei confronti dell'ennesima misura governativa volta a tagliare fondi alla Scuola Pubblica: la Spending Re-view, che oltre ai tagli com-portò licenziamenti del per-sonale ed abbassamento generale dei salari del perso-nale scolastico. Purtroppo questa norma non fu abro-gata, come del resto la Ri-forma Gelmini, di cui ancora paghiamo le conseguenze.

Tornammo poi in piazza giorno 14 Novembre, in un corteo di cui ricordo la testa di fronte al Tribunale in Via Tommaso Cannizzaro e la fine… davanti al Palazzo del-la Provincia, accanto a piaz-za Antonello. Quella volta inondammo le strade della nostra città (secondo la Que-stura ed i giornali eravamo 6000.. ed anche secondo me), sempre parallelamente al resto d'Italia, per manife-stare contro il DDL Aprea, Decreto Legge che sostan-zialmente avrebbe trasforma-to gli Istituti Pubblici in Enti Privati, svendendo i riforni-menti da parte dello Stato di luce, gas e materiali a com-pagnie private che avrebbero lucrato enormemente, con i

Dalle Otto Giornate del Maurolico all'11 Ottobre 2013

Il lato rivoluzionario del Maurolico tra passato e presente

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Voci di Corridoio Κοινή

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soldi delle tasse dei cittadini, pagate per mantenere anche una scuola pubblica, che quel decreto avrebbe so-stanzialmente in gran parte svenduto ai privati. Per via della gravità della Legge, in tutta Italia partirono le occu-pazioni, e la prima scuola ad occupare nella provincia di Messina fu proprio il Mauroli-co. Indimenticabile la riunio-ne tra tutti i rappresentanti d'Istituto e di Consulta per decidere le sorti dell'occupa-zione delle nostre scuole.. appena arrivai trovai un Luigi Genovese, nostro rappresen-tante d'istituto che, dopo avermi salutato, mi disse "dunque che facciamo, lo occupiamo questo Mauroli-co?!" Ero al settimo cielo. Ma sfiorai sensazioni paradisia-che quando, al termine della riunione, dopo ore di discorsi inutili da parte di diversi ra-gazzi che si opponevano al-l'occupazione delle scuole per i più futili motivi (poi tutti rivelatisi falsi nella pratica, come immaginavamo), uno degli altri nostri rappresen-tanti, Pierbasilio Currò, si al-zò in piedi e tuonò, con il dito puntato verso il tavolino dove vi erano seduti i principali oppositori dell'occupazione, "il Maurolico lunedì 26 occu-perà, voi fate quel che me-glio credete!", al che se ne andò, e noi dietro lui. Si do-vrebbe scrivere un libro per descrivere le otto meraviglio-se giornate del Maurolico Occupato. Si respirava nel-l'aria felicità, amore, rabbia e voglia di cambiare, di diver-tirsi, di imparare in maniera diversa: organizzammo oltre 30 conferenze sui temi più disparati: politica, economia, legal i tà, comunicazione, educazione sessuale, droghe leggere, storia, mafia, storia

della Sicilia nonché cinefo-rum ed altre attività di diverso tipo, sia ludiche che culturali. A detta di tutti la migliore oc-cupazione di tutta la città, nonché la prima a scattare, ed a catena tutte le altre. Nei mesi successivi il Maurolico, dopo aver conosciuto l'As-sociazione Peppino Impasta-to in una delle suddette con-ferenze, insieme ad essa creò il progetto culturale au-togestito "Aula Aut", con il quale in Aula Magna organiz-zò diversi eventi culturali sulla scia di quelli dell'occupazio-ne. A breve questo progetto culturale ricomincerà al Mau-rolico, ed aprirà i battenti in tante altre scuole della città. Ma il nuovo progetto di cui volevo parlarvi avviandomi alla chiusura è il "Movimento Studentesco Aut - Unione degli Studenti Messina": questo movimento studente-sco (in collaborazione con l'Unione degli Studenti, sin-dacato studentesco naziona-le) nasce dall'esperienza del-l'Aula Aut e dal suo nucleo direttivo, allargandosi a tutti gli altri Istituti della città; si occupa della diffusione delle tematiche riguardanti la Scuola Pubblica e le batta-glie da condurre per farla ri-nascere come la desideria-mo noi, e tutti gli altri studenti d'Italia. Si occupa poi del-l'organizzazione di momenti di scambio culturale e di in-formazione, come di mo-menti di protesta e contesta-zione generale. Uno di questi è stato il corteo di giorno 11 Ottobre: tutta l'Italia è scesa in piazza per dire basta ai tagli alla Scuola Pubblica a vantaggio di quella privata, per dire no alla disparità di finanziamenti tra Nord e Sud, per opporsi alla disoccupa-zione giovanile che ha tocca-

to quest'anno il 39,1%, per proporre una legge al Diritto allo Studio in Sicilia, regione a statuto speciale e con un parlamento (Assemblea Re-gionale Sicilia) in grado di legiferare autonomamente da quello Nazionale (per fortuna) sull'Istruzione e sulla Sanità. Tramite questa legge voglia-mo fissare un tetto minimo di finanziamenti che lo Stato obbligatoriamente deve in-viare alla Regione Sicilia, e con i quali miglioreremmo la nostra disastrosa edilizia scolastica, finanzieremmo i corsi extracurriculari, po-tremmo istituire il comodato d'uso per i libri di testo ed un servizio di trasporti scolastico efficiente per i ragazzi che abitano in provincia, tutte misure volte ad alleggerire le spese economiche di ogni studente e di migliorarne la vita scolastica, in un conte-sto economico nazionale di-sastroso, e sempre più disa-stroso per i più poveri e per la classe media. Queste so-no state le nostre rivendica-zioni, condivise dai ragazzi delle altre città siciliane con cui siamo in contatto, e ci hanno portato ad inondare le strade della nostra città gior-no 11 Ottobre. Il Maurolico è sempre in prima fila, e dun-que, ha aderito ufficialmente, come le altre scuole della città ed anche quest'anno.. non faremo nemmeno un passo indietro!

“Dunque che fac-ciamo, lo occu-p i a m o q u e s t o Maurolico?!”

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Κοινή Voci di Corridoio

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Chiara Conti Nibali 4ª C

Quando si fa qualcosa di nuovo o per la prima volta, quando si sperimenta, si ha sempre il timore di fallire, di non essere compresi. E, lo ammetto, quando mi è ve-nuto in mente di organizzare un torneo di calcio femminile per la scuola, ne avevo pa-recchio. Adesso che si è conclusa questa settimana di fuoco e che anche l'even-to di stamattina è andato a buon fine, posso dire di es-sere realmente soddisfatta. Soddisfatta di aver riscontra-to tanta voglia di partecipa-re, collaborare e rendersi utili da parte dei miei compagni; soddisfatta di aver realizzato qualcosa di diverso, di diver-tente, di coinvolgente; sod-disfatta di aver messo lo sport in primo piano; soddis-

fatta che anche le ragazze siano riuscite in qualcosa

che normalmente non com-petere loro; soddisfatta di aver avuto la maturità (in-sieme chiaramente alle altre due organizzatrici, impecca-bili!) di risolvere (quasi) ogni imprevisto; soddisfatta di aver messo da parte le "fa-zioni politiche" che in questi mesi di scuola hanno un'im-portanza (forse troppo) rile-vante, per un unico obietti-vo: il Maurolico e i suoi stu-denti. Sono convinta che per risollevarci dalla situazione di crisi in cui versa la nostra scuola di questi tempi, la soluzione migliore sia risve-gliare lo spirito di apparte-nenza che nutriamo nei suoi confronti, la voglia di essere uniti e di collaborare, di fare ognuno qualcosa per essa. È compito di tutti noi che

crediamo ancora di non aver fatto la scelta sbagliata, che chiamiamo "casa" queste quattro mura, che nonostan-te tutto sentiamo questo isti-tuto nostro, "salvare" il Mau-rolico, dare un motivo ai ra-gazzi per iscriversi qui, per non emigrare in altre scuole alle prime difficoltà, ma per andare avanti, per non ab-bandonare, per non gettare la spugna. Vivere il Mauroli-co come una grande fami-glia credo sia il primo passo per creare un ambiente ac-cogliente, vivibile, amabile, e questo dipende da noi. Ognuno nel suo piccolo, con le sue idee, con le sue inizia-tive, ha non solo il diritto ma in questo periodo particolare anche il dovere di fare senti-re la propria voce!Voglio concludere questa piccola riflessione intanto con un sentito ringraziamen-to a tutte le persone che hanno reso possibile la riu-scita del torneo di stamatti-na, prendendone parte con qualsiasi ruolo, e poi con un augurio speciale e tante rac-comandazioni alla mia scuo-la e ai miei compagni. Ad maiora semper!

Uno per tutti, tutti per uno!Quando le ragazze indossano i tacchetti

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Emanuela Ruggieri 1ª B

Ciao a tutti, il mio nome è Emanuela e frequento il pri-mo liceo.Probabilmente per voi sarà triste ritornare sui banchi di scuola, ricominciare a stu-diare, affrontare le lezioni e (forse, non so ancora esat-tamente) le dure interroga-zioni a cui siete stati sotto-posti gli anni precedenti; ma da un altro punto di vista sono sicura che sarete felici di re-incontrare i vostri amici, rivivere le emozioni di grup-po e, in generale, RICO-MINCIARE. Beh! Per me in-vece è il contrario: nuovi compagni, nuove attività ed esperienze, il tutto ovvia-mente accompagnato dalla conoscenza dei professori che ci sopporteranno (“al-meno quanto faremo noi con loro”) per ben cinque anni, sperando che ogni co-sa vada per il verso giusto. Ad ogni modo, per me è come vivere un’altra vita, è come leggere un libro di cui non immagino il contenuto o come andare a vedere un film senza titolo e trama e sento che, in qualche modo, la protagonista e l’autrice sono io e nessun altro e che solo io posso decidere cosa fare del mio domani, o me-glio, del mio “finale a sorpre-sa”. L’idea di scrivere un ar-ticolo per questo giornalino mi è venuta circa una setti-mana fa quando, con un gruppo di mie compagne di classe, ho deciso di parteci-pare alla prima riunione del Koinè che da subito mi ha affascinato ed intrigato: non è stato per niente come mi sarei immaginata, bensì mol-to più... impegnativo. Si è

discusso di vari problemi e iniziative riguardanti la scuola e tutto ciò mi ha fatto para-gonare la redazione del giornale scolastico ad una società in piccolo dove si prendono decisioni più o meno importanti, ci si con-sulta e confronta ed infine si crea una vera e propria co-munità. Da quel momento il desiderio di voler dare anche il mio contributo ma, al tem-po stesso, il dilemma su quale argomento poter trat-tare; così mi sono informata parecchio ed interessata a varie problematiche sociali o ad avvenimenti di particolare e attuale importanza ma so-no arrivata alla conclusione che sarebbe stato preferibile scrivere qualcosa di un po’ più personale, almeno per il mio primo articolo. Perciò ho deciso di voler introdurre brevemente le mie impres-sioni e i miei pensieri sul “Maurolico”. Durante la mia prima settimana ero molto ansiosa e preoccupata, ave-vo paura di non incontrare persone con cui relazionarmi con serenità, di rimanere so-la e di non trovarmi bene coi professori e temevo anche le nuove materie, ma poi ho stretto amicizia con i com-pagni e ho notato che pro-vavamo tutti le stesse emo-zioni; conoscendo gli inse-gnanti, inoltre, mi sono resa conto che erano delle per-sone serene, pronte a dare a ciascun alunno ( o“discen-te”, come un professore ha precisato) la giusta dose di sapere e voglia di migliorarsi. Dopo sono iniziati i veri compiti, le vere spiegazioni ed è cambiato un po’ tutto perché oramai eravamo pronti e carichi per iniziare

un nuovo capitolo di studi (quello decisivo); abbiamo conosciuto così anche il lato severo dei docenti così co-me altre caratteristiche dei compagni. I rapporti miglio-ravano e ci siamo ritrovati ad essere come una grande famiglia che, durante la terza settimana, si è estesa a tutto il liceo. Infatti abbiamo inizia-to ad appassionarci agli stu-di classici e alle varie attività che essa propone: dal greco (non so se è una cosa stra-na o del tutto normale..) alle lezioni interessanti e coinvol-genti dei prof, fino all’Ave Maria di Schubert che pun-tualmente ogni giorno alle 12:00 inizia a risuonare in tutta Messina permettendo di distrarci almeno per un po’ dalla lezione del giorno. Finalmente sto iniziando a sentirmi parte di qualcosa, di un gruppo ben più esteso rispetto al solito, e questo mi fa molto piacere: mi piaccio-no i locali, la gente che li fre-quenta e che è sempre di-sponibile a fare amicizia, perciò sono contenta di ave-re scelto questa scuola fra le altre per poter migliorare e approfondire ulteriormente le mie conoscenze Forse que-ste mie idee cambieranno radicalmente fra una setti-mana o, addirittura, fra qual-che giorno ma finora posso r i tenermi soddisfat ta e quando, ad esempio, mi chiedono che scuola fre-quento ed io rispondo “Vado a l l i c e o C l a s s i c o F.Maurolico”, non posso evi-tare di sentire dentro me un’emozione strana ma pia-cevole, che penso si chiami “orgoglio”.

Un inizio nuovoStoria dei primi giorni di liceo

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Chiara Conti Nibali 4ª C

Terribili leggende sui professori del Mauroli-co popolano Messina: mostri spietati, esseri senza cuore. Molti non osano pronunciare i loro nomi, altri rabbrividiscono al suono del-le loro voci. Ai fortunati studenti sopravvis-suti è dedicata quest'intervista. No, le ri-sposte non sono modificate e sì, sono sim-patici e divertenti così come sembra!NOME: Vincenzo COGNOME: Caleca..ma se lo sai perché me lo chiedi?? LUOGO DI NASCITA: Messina La data non la chiediamo per rispetto... Ecco brava sorvoliamo! ORIENTAMENTO POLITICO: Sinistra ORIENTAMENTO RELIGIOSO: Nessuno, laico totale QUALI SONO I SUOI HOBBIES?: I miei hobbiesssss? Computer, leggere, televisio-ne, sport zero, carte, stop. LE TRE COSE CHE AMA DI PIÙ: Ma non me l'hai chiesto sopra?? I puzzles, leggere e chattare, mi piace molto chattare.QUAL È LA SUA PROFESSIONE?: Inse-gnante IL VOTO PIÙ BASSO CHE ABBIA MAI MESSO:2 IL VOTO PIÙ ALTO CHE ABBIA MAI MESSO: 10 IL PIACERE PIÙ GRANDE DEL SUO ME-STIERE: (silenzio) quando i ragazzi riesco-no a superare il test d'inglese meglio di al-tri. ADESSO QUELLO REALE...: (ride) Quan-do i ragazzi riescono a superare il test d'in-glese meglio di altri. PERCHÉ HA DECISO DI SVOLGERE QUESTA PROFESSIONE?: Me lo sono sempre chiesto, diciamo perché mi piace stare a contatto con i giovani.SI È MAI PENTITO DELLA SUA SCELTA?: Sì da quando ho saputo che da Abercrom-bie & Fitch cercano modelli!

IL "DISCIPULUS DIXIT" PIÙ DIVERTEN-TE CHE ABBIA ASCOLTATO: "Per chi suona la campanella" L'ANEDDOTO CHE RACCONTA PIÙ SPESSO AI SUOI ALUNNI: Un alunno a cui era stato detto "sit down" mi ha rispo-sto "no prufessuri, down nun me l'avi a diri" PER COSA CREDE CHE GLI ALUNNI LA ADORINO?: Mi adorano?? PER COSA CREDE CHE GLI ALUNNI LA ODINO?: Non lo so, forse nei compiti in classe sono un po' seccante.....CHE VOTO SI DAREBBE COME PRO-FESSORE?: È impossibile.. Io 8, notare la mia grande presunzione!

Adesso ritorni giovane, e quindi studen-te, per un attimo...

IL CANTANTE PREFERITO: Baglioni

IL FILM PREFERITO: L'esorcista

IL SOGNO NEL CASSETTO: Entrare in politica.

IL VOTO PIÙ BASSO CHE ABBIA MAI PRESO: 2

IL VOTO PIÙ ALTO CHE ABBIA MAI PRESO: 10

LA MATERIA PREFERITA: Inglese

LA MATERIA ODIATA: Matematica

IL PROFESSORE PIÙ TEMUTO: Sincera-mente non ricordo, penso nessuno in parti-colare.

COPIAVA O FACEVA COPIARE?: Facevo copiare!

LA BRAVATA CHE NON POTRÀ MAI DI-MENTICARE: Durante un compito in clas-se di inglese praticamente abbiamo fatto tutti il tema uguale al mio.....

Intervista doppia: Enzo - Giusy

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Voci di Corridoio Κοινή

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VENIVA CONSIDERATO PIÙ UNO "SNOBBINO" O UNO "ZALLO"?: Snob-bino!

SE VIVESSE ADESSO LA SUA ADOLE-SCENZA, SI ISCRIVEREBBE AL MAU-ROLICO?: Se ci fosse inglese sì, ai miei tempi non c'era.

L'INTERVISTA È FINITA. COSA SI SEN-TE DI AUGURARE AGLI STUDENTI E ALLA SCUOLA?: Di resistere in questo momento di difficoltà.NOME: Giuseppina COGNOME: De Mento LUOGO DI NASCITA: Castroreale La data non la chiediamo per risp...: 10/06/1953 ORIENTAMENTO POLITICO: Destra ORIENTAMENTO RELIGIOSO: Profonda-mente cattolica QUALI SONO I SUOI HOBBIES?: Ballo, lavori a maglia e uncinetto, la lettura.LE TRE COSE CHE AMA DI PIÙ: Il mare, la libertà e l'indipendenza, che è legata alla libertà.QUAL È LA SUA PROFESSIONE?: Inse-gnante IL VOTO PIÙ BASSO CHE ABBIA MAI MESSO: 2 IL VOTO PIÙ ALTO CHE ABBIA MAI MESSO:10 IL PIACERE PIÙ GRANDE DEL SUO ME-STIERE: Essere a contatto con i ragazzi. ADESSO QUELLO REALE...: Ricevere dai ragazzi la forza di andare avanti.PERCHÉ HA DECISO DI SVOLGERE QUESTA PROFESSIONE?: Perché amo molto il contatto con gli altri e poi perché nell'animo, nonostante la tarda età, mi sono sempre sentita giovane.SI È MAI PENTITO DELLA SUA SCELTA?: MAI. IL "DISCIPULUS DIXIT" PIÙ DIVERTEN-TE CHE ABBIA ASCOLTATO: Un giorno ho detto ai ragazzi di prima: "Oggi parliamo

della I declinazione" e uno di loro ha alzato la mano: "Prof, mi scusi, ma sta spiegan-do?". Allora io ho risposto: "Sì, perchè siete stanchi?", e lui : "No, perchè pensavo non spiegasse mai!"L'ANEDDOTO CHE RACCONTA PIÙ SPESSO AI SUOI ALUNNI: Le mie fanfa-ronate giovanili! PER COSA CREDE CHE GLI ALUNNI LA ADORINO?: Io mi auguro che mi adorino! Ma sicuramente per la mia coerenza. PER COSA CREDE CHE GLI ALUNNI LA ODINO?: Ahhh perchè io sono molto rigida nelle materie che insegno! (ride) CHE VOTO SI DAREBBE COME PRO-FESSORE?: Difficile, diciamo un 8 dai..

Adesso ritorni giovane, e quindi studen-te, per un attimo...

IL CANTANTE PREFERITO: Un tempo De André, oggi Jovanotti IL FILM PREFERITO: Via col vento IL SOGNO NEL CASSETTO: Fare la gior-nalista e girare tutto il mondo. IL VOTO PIÙ BASSO CHE ABBIA MAI PRESO: Io? 4 in greco con Celesti! IL VOTO PIÙ ALTO CHE ABBIA MAI PRESO: 10 LA MATERIA PREFERITA: GrecoLA MATERIA ODIATA: Matematica IL PROFESSORE PIÙ TEMUTO: Celesti COPIAVA O FACEVA COPIARE?: Nooo, facevo copiare! Madre Teresa di Calcutta ero!LA BRAVATA CHE NON POTRÀ MAI DI-MENTICARE: Eheh, l'aver messo la colla sulla sedia di Celesti che mi ha sospesa per due giorni! VENIVA CONSIDERATO PIÙ UNO "SNOBBINO" O UNO "ZALLO"?: Mah, forse... Non so, diciamo snobbina. SE VIVESSE ADESSO LA SUA ADOLE-SCENZA, SI ISCRIVEREBBE AL MAURO-LICO?: Sì, perché no? L'INTERVISTA È FINITA. COSA SI SENTE DI AUGURARE AGLI STUDENTI E ALLA SCUOLA?: Di realizzare i loro sogni.

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Κοινή Voci di Corridoio

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Dario Morgante 3ª D

4500 è un numero enorme, immenso. 4500 è un nume-ro storico per una città defi-nita da troppi "morta". Una città che è lo specchio di quelle nuove generazioni imputate di avere troppi iPhone e pochi valori. E posso dire che quell'undici ottobre dalle 9:30 di mattina, non hanno manifestato 4500 automi urlanti. Quel giorno le strade di Messina non erano bloccate da alunni senza voglia di studiare. Quel gior-no 4500 ragazzi avevano la consapevolezza di ciò per cui manifestavano. E i motivi ormai li sappiamo quasi a memoria: lo Stato, invece di

finanziare la cultura e di con-seguenza la scuola pubbli-ca, stanzia da anni soldi per scuole private, che per co-stituzione non possono usu-fruire di soldi pubblici. Il Mo-vimento AUT, neo movimen-to studentesco organizzato-re del partecipatissimo even-to, mira inoltre alla creazione di una legge al diritto allo studio regionale scritta dagli studenti, raccogliendo pro-poste e idee da ogni studen-te liceale o universitario della Sicilia. Insomma, grandi progetti che hanno portato in piazza tutte gli istituti su-periori di Messina, il Galileo Galilei di Spadafora (a cui siamo accorpati da que-st’anno) e il liceo Lucio Pic-

colo di capo d’Orlando. Il Regio Liceo ha aperto il cor-teo mostrando una discreta partecipazione a quella che è stata definita da molti me-dia l'inizio della rivoluzione, come più volte ha ripetuto Sonny Foschino, presidente dell'associazione Peppino Impastato, a Piazza Munici-pio dopo il corteo che si è svolto senza intoppi. Hanno anche parlato il sindaco Re-nato Accorinti, ragazzi e pro-fessori del Nautico Caio Duillio, che si trovano senza banchi,sedie e addirittura senza aule, Pasquale Calap-so e Luigi Genovese, ragazzi del nostro liceo.

11 Ottobre 2013Quella manifestazione che sa di rivoluzione

Foto di Giuseppe Starrantino 2ª D

Dopo la successione di eventi realizzati da Aula Aut da Marzo sino a Giugno, l'attivo sta lavorando per continuare il cammino di questo meraviglioso proget-to. Con la creazione del mo-

vimento AUT, di cui Pasqua-le Calapso, Emanuele Paleologo (Maurolico) e Claudio libro (Bisazza) sono i porta-voce eletti democraticamen-te dal movimento stesso, che unisce tutti gli istituti messinesi e della provincia, punta a diffondere il proget-to Aula AUT e a creare una rete studentesca. Aula AUT nel frattempo sta mettendo piede nei restanti licei della nostra città: il Nautico ha già

avuto la disponibilità da par-te della dirigenza, mentre con il Bisazza, La Farina,Seguenza e Archimede è già iniziata una (speriamo) frut-tuosa collaborazione. L'atti-vo inoltre invita tutti i ragazzi del Maurolico a proporre e dare idee per quella che è la NOSTRA Aula autogestita.

Spazio AUTNotizie dall’Aula AUTogestita

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Voci di Corridoio Κοινή

Discipulus Dixit

4ª C:Prof. F.: “Ragazzi in quest'opera viene rappresentata la decollazione di San Giovanni”

Alunno: “Professoressa decollazione nel senso che vola?”

Ipse Dixit

Prof. Caleca:Clarissa è ricca nel senso come povera.

Prof. Caleca:Robinson Crusoe è il primo autore

importante dell'età augustea.

Prof.ssa Federico:Francis Bacon è quello che tutti

chiamano come Ciccio Pancetta.

Prof.ssa Gullì:A Carnevale ci vestiamo da Quasar.

3ª D:Prof. disegna un cerchio perfetto.

Alunno: “arrivau giotta!”

Prof.ssa Mazza:Mammut e babbut

Alunno: “… e solo la Repubblica Ce-ca non accettò il patto”.

Prof.ssa Mazza:“Certo, erano ciechi!”

Prof. De Francesco:Ora siamo al Liceo, si scende in

campo, adesso giochiamo contro la Spagna: vuoi stare in panchina o es-

sere titolare?

Prof. De Francesco:(entrando in classe) “Bene, entriamo

a Roma!”

Prof.ssa Mazza:Alcuni adoravano Gesù, altri Allà,

Aquà…

Alunno: “Prof., cosa c’è?”Prof.ssa Gullì:

Hai presente quel proverbio cinese? Non quello del fiume… ecco, pensa a

quello.

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La RedazioneIl DirettivoFrancesco Abbadessa 4ª CFederica Fusco 5ª E Dario Morgante 3ª DFrancesco Ravesi 5ª EMario Restuccia 5ª F

I Redattori

Emanuela Ruggieri 1ª BFutura Venuto 1ª BAntonio Bottari 3ª BGiorgio Cardile 2ª CGregorio Scrima 2ª CSalvatore Varrica 2ª CGiovanni Altadonna 3ª CChiara Conti Nibali 4ª CGiulia Furnari 4ª CGiulia Carnevale 5ª CAlessio Vetrano 4ª DValentina Foti 4ª FAndrea Santoro 5ª FPasquale Andrea Calapso 5ª GErika La Fauci 5ª G

Ylenia Crupi 1ª A (Spadafora)

Vignettisti e fotografiMarea Mammano 2ª AGiuliana Tanner 1ª BGiorgio Cardile 2ª CGregorio Scrima 2ª CLudovica D’Audino 2ª DGiuseppe Starrantino 2ª DVirginia Gregorio 5ª EDomenico Pino 5ª F

La testata dell’a.s. 2013/2014 è stata realizzata da Domenico Pino 5ª F

Stampato presso Società Cooperativa Spignolo a.r.l. - Via Maffei 8, Messina ME - Tel. 090 717340 - Fax 090 6415659

Page 36: Koiné - Ottobre/Novembre 2013

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Virginia Gregorio 5ª E

Giuliana Tanner 1ª BMarea Mammano 2ª A