Kickoff 2015 Output play team versione finale

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Direzione Generale Proprietà riservata FIGC© 1 KickOff 2015 Gli Output finali degli 11 Play Team

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PPLLAAYY TTEEAAMM 11 -- RReessppoonnssaabbiilliittàà

Sono “figlio dei tempi”, sono membro

del noi di una comunità nel senso più ampio,

una comunità che ha la sua tradizione

e che, a sua volta, è connessa in maniera nuova

con i soggetti che l’hanno generata,

gli antenati più vicini e quelli più lontani.

E costoro mi hanno “influenzato”:

sono quel che sono in quanto erede.

(Husserl, 1929-1035, p.223)

Il calcio al servizio degli altri

Inizia il gioco: palla al centro e fischio dell‟arbitro.

Si parla di socialità, responsabilità, appartenenza.

Si gioca la partita della prevenzione del disagio, non di quello tangibile di cui si occupano la

medicina ma di quelle ferite invisibili che, quando inflitte anche involontariamente riducono la felici-

tà individuale, di un gruppo e di una collettività.

In questo “campo” di gioco stiamo quindi considerando il fenomeno della socialità e come

esso si basi sulla condivisione di un patrimonio collettivo di esperienze che consentono di arrivare

ad un‟unica dimensione: quella del senso comune.

Il calcio così capillarmente diffuso fino ai bambini che lo giocano può e deve essere messo

nella condizione di potere agire positivamente sul senso comune (la “koinè aestesis” di Aristotele -

tipo di conoscenza non teorica “so come si fa” ma pratica “so già come fare”), quel giudizio senza

riflessione, quell‟istinto sociale comunemente sentito da un‟intera nazione, gruppo, popolo e così

via che saranno orientati in modo intuitivo a fare senza pensare di fare!

Descrivere ed entrare nel mondo sociale delle persone significa ricostruire il loro mondo dei

valori, intesi come criteri atti a valutare se stessi, le persone, gli eventi e la realtà esterna in gene-

rale. Sono concetti questi prescrittivi (Fulford, 2995; Sadler 2005) non razionali ma emotivi-affettivi,

che originano nella sfera del sentire (la valutazione è preceduta dall‟esperienza implicita di ciò che

è importante per la persona nella sfera emotiva, Frings, 1997). I valori non sono credenze fredde,

logiche ma sono legati alle emozioni: sono sentimenti motivazionali in quanto si riferiscono agli o-

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biettivi desiderabili o non desiderabili che le persone cercano di raggiungere. Sono obiettivi astratti

e si differenziano per questo dalle norme e dalle attitudini. Guidano le valutazioni delle azioni del-

le persone (inclusi se stessi) e degli eventi come criteri impliciti legati inestricabilmente alle proprie

preferenze emotive e soggettive. Sono organizzati in strutture gerarchiche ordinate tra loro per im-

portanza, articolandosi secondo il loro particolare modo di significare la realtà esterna e quindi in-

terna.

Il calcio, in modo attivo e passivo, contribuisce in maniera significativa alla strutturazione

del “senso comune” inteso, come abbiamo accennato e d‟accordo con Vico, come quel “giudizio

senz‟alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una

nazione o da tutto il genere umano”.

Il calcio offre la grande opportunità di potere contribuire alla costruzione identitaria e di va-

lori di individui, sistemi, società e culture.

Può fare ciò in modo attivo e passivo.

In modo attivo perché, tra le altre cose, oltre a funzionare da potente enzima che facilita

momenti di concreta aggregazione empatica e conviviale, diventa ad esempio anche un marcatore

del tempo sociale “quotidiano”. Volontariamente in questa sede si tralascia il tema della violenza

connessa in modo più o meno diretto e più o meno proprio al mondo del calcio, perché si intende

rivolgere l‟attenzione agli aspetti positivi e sani del fenomeno, fermo restando che l‟importanza da l-

lo stesso rivestita come elemento che contribuisce a garantire l‟ordine sociale risulta fattore sociale

pregnante.

In modo passivo, perché ad esempio il calcio in tutti i suoi aspetti e derivati contribuisce alla

formazione del "sogno esistenziale" di individui e gruppi sociali, alla costruzione di quell'Io Ideale

che muove le fantasie di pletore di ragazzi, e dei loro genitori, a rappresentarsi come futuri famosi

calciatori.

Sarebbe anacronistico e limitativo quindi guardare al calcio solo come mera attività sportiva

mentre appare quanto mai necessario considerarlo come un sistema che contribuisce allo sviluppo

sociale, al progresso educativo e ai cambiamenti culturali di intere aree geografiche del pianeta,

coinvolgendo soprattutto i bambini e gli adolescenti di oggi che saranno gli adulti di domani.

È da tutto ciò che deriva la maggiore responsabilità che si chiede al mondo del calcio:

esempi, non opinioni!

A livello di sistema e strategicamente il calcio va incluso nel dibattito e nelle azioni riguar-

danti le future sfide morali, educative e sociali e di valori comuni, ipotizzando le giuste policies

che potrebbero guidarne lo sviluppo e la regolamentazione, poiché non è eccessivo affermare che

un'operazione del genere ben attuata contribuirebbe a incrementare il livello di "felicità" delle gene-

razioni a venire.

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L‟uomo fa parte del suo ambiente, è in interazione continua non solo con l‟ambiente fisico,

ma anche con le altre persone, legate inevitabilmente dalla dimensione corporea. Questa intera-

zione implica una trasformazione reciproca che determinerà sempre una modificazione della posi-

zione di partenza. Se si studia la personalità unitaria che si manifesta nei suoi atti e nelle sue affe-

zioni, scrive Husserl, si studia anche come essa agisce sulle altre personalità e come subisce i loro

influssi, come si costituiscono le personalità di ordine superiore, come le singole personalità e le

personalità collettive di grado superiore compiono certe operazioni, come si costituiscono, quali

correlati delle operazioni spirituali. Le oggettualità della cultura, gli ordini culturali, ecc.., come si

sviluppano le personalità singole e la personalità comunitaria, come si sviluppano le formazioni

della cultura, in quali forme, secondo quale tipica, e simili […] il termine cultura diventa allora un

titolo che abbraccia le cose reali [….] gli atti conferenti significato di questo uomo in relazione con

le cose che egli prende di mira (pag.348,349).

Studi recenti inoltre hanno dimostrato quanto la connessione sociale, la cognizione sociale,

l‟autoregolazione e la co-regolazione delle emozioni contribuisca a migliorare la realtà sociale nella

quale ciascuno di noi si muove migliorando non solo la qualità della vita e delle proprie percezioni

su di essa ma anche la sensazione di benessere che ne deriva dai comportamenti degli altri sui

propri (Pellmar, T.C., 2001; Berkman, L.E., Syme, S.L., 1979; Hawkley, M.H., 2003). La connes-

sione sociale da sempre ha caratterizzato l‟esistenza umana dispiegandosi come l‟imprescindibile

e mutevole scenario di sfondo delle umane esperienze, cornice di riferimento e orientamento deci-

sionale nei diversi comportamenti umani. Numerose sono le riflessioni sulla necessità di avere un

contesto sociale entro cui agire, molte le teorie elaborate sul perché cerchiamo gli altri e sul perché

siamo spinti al sentirci appartenere ad un contesto specifico: il bisogno etologico

dell‟aggregazione. E‟ stato dimostrato quanto il grado di connessione sociale possa favorire la no-

stra salute e il nostro benessere, diminuire la tendenza dei comportamenti rischiosi quali l‟abuso di

sostanze psicoattive, patologie sessualmente trasmesse determinate da comportamenti promiscui

non protetti, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze da internet, disturbi della persona-

lità, rischi suicidari e disturbi di tipo psicotico che tendono a cronicizzarsi. E‟ stato inoltre dimostrato

che essa previene l‟insorgere di patologie organiche e metaboliche croniche e abbassa notevo l-

mente la soglia di mortalità ( Berkman, L., 1979; Cacioppo, J.T., et al., 2996; Smith, J., 2007; Ha-

wkley, L.C., 2006). E‟stato dimostrato quanto lo stato generale di felicità dipenda, in maniera pre-

valente, dal grado di connessione sociale presente nella vita di ciascun individuo e quanto que-

sto sia determinato in realtà da fattori interni all‟individuo quale la percezione soggettiva della qual i-

tà di tale connessione (House, S.J.,et al., 1988; Owen, N., et al., 2004;).

Le conoscenze acquisite nel campo dell‟etologia asseriscono, con voce sempre più autore-

vole, quanto la selezione naturale della specie umana abbia determinato l‟evoluzione genetica più

vantaggiosa che predispone ad acquisire caratteristiche sempre più adattative con l‟ambiente cir-

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costante. Questa selezione naturale, per l‟obiettivo di trasmettere i propri geni alla generazione

successiva, ha determinato la struttura gregaria del genere umano attraverso la costruzione impli-

cita di una rete complessa di sensazioni, segnali fisiologici e significati simbolici. Queste sensazio-

ni e questi segnali fisiologici creano collegamenti tra stimoli esterni (ambiente), sensazioni di piace-

re/dolore (emozioni) e comportamenti. Oltre alla trasmissione genetica e alla selezione delle carat-

teristiche fisiche e dei comportamenti più adattativi viene trasmesso l‟interesse umano per lo

scopo, il significato e i valori culturali. Sebbene la propensione umana a desiderare le relazioni

sociali e la tendenza a provare sofferenza in situazioni di isolamento potrebbero essere fattori de-

terminanti nella trasmissione delle informazioni genetiche presenti nelle nostre cellule, riteniamo

che sia, in coerenza con quanto finora esposto, la qualità degli scambi con l‟ambiente e con gli altri

a determinare la scelta dei comportamenti più o meno adattativi.

E il calcio può essere un potente strumento per supportare gli scambi positivi.

E‟ stato dimostrato infatti quanto sia importante non tanto la quantità delle interazioni ester-

ne o sociali a determinare una propensione ad adottare specifici comportamenti quanto il vissuto

che ne sottende. La singolarità con i suoi costituenti è il motivo per cui ogni soggetto ha una modo

unico e particolare di significare situazioni immediate, di relazionarsi con l‟Altro in un mondo stor i-

co-culturale, la cui interconnessione ci modifica, modificandola, in un‟interazione costante.

Di contro, gli studi condotti sul grado di significatività dell‟isolamento sociale nella vita di

una persona hanno messo in evidenza quanto persone che si percepiscono sole mostravano livelli

di stress decisamente più elevati delle persone che si percepivano come non sole, un vissuto di

maggiore affaticamento delle normali attività quotidiane e vissuti intensi di minaccia e di impoten-

za. In conclusione evidenziano una condizione di salute qualitativamente peggiore data

dall‟elevata presenza di patologie organiche croniche, livelli significativi di cortisolo nella saliva al

mattino, una compromissione del controllo della funzione esecutiva, maggiori difficoltà attentive, un

atteggiamento passivo e meno adattativo di fronte alle difficoltà nonché minore propensione a ri-

cercare aiuto o sostegno emotivo e ridotte capacità di problem solving e di improvvisazione. Questi

studi hanno inoltre messo in evidenza, nelle persone adulte che si percepivano come sole, una

maggiore propensione a fare consumo di cibi grassi e aumento del peso ponderale, alterazione del

sonno superficiale, uso maggiore di bevande alcoliche e diminuzione dell‟attività fisica.

Il calcio può farci sentire meno soli e più felici?

In questo senso bisogna iniziare a ritenere che gli interventi che il sistema calcio può com-

piere in modo responsabile attraverso un impegno sociale non devono limitarsi a scissi finanzia-

menti spot di lodevoli singole attività o progetti a vantaggio di situazioni svantaggiate.

E accanto a ciò si dovrebbero individuare da subito azioni concrete, che possano contribui-

re a collocare il calcio non soltanto come “centro” di un sistema sportivo ma anche come “nodo” di

una rete che unisca molti dei diversi ambiti che nell‟insieme partecipano a definire l‟ambiente cultu-

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rale in senso lato nel quale schiere di bambini e adolescenti diventeranno adulti. Sarà attraverso

una condivisione di risorse e obiettivi che il sistema implementerà la tendenza alla sostenibili-

tà, che non sarà soltanto “empatica” ma anche economica, mentre contribuirà a forgiare gli adulti

del futuro.

Il contesto storico-culturale di riferimento, co-determina non solo la cognizione sociale in

termini di regole e senso comune ma anche la configurazione costante e permanente della dimen-

sione identitaria data da una sincrasi tra stili temperamentali, contesti culturali di riferimento, siste-

ma di valori e progettualità. La capacità di percepire le proprie emozioni, di unire sincreticamente le

proprie sensazioni con gli stimoli esterni, di percepire lo stato emotivo di un‟altra persona e di im-

medesimarsi, di instaurare un relazione simpatetica con il mondo esterno e la capacità di negozia-

re e adeguarsi al contratto sociale costituiscono fattori determinanti nella propensione a far fronte

alla propria vulnerabilità e aumentano il grado di resilienza personale. Non stupisce che

l‟impossibilità di stabilire connessioni e di so-stare all‟interno delle trame intessute della propria sto-

ricità porti con sé una modificazione degli elementi neuronali di cui siamo costituiti.

Continuando sulla scia di una connessione vivente tra i diversi aspetti de ll‟accadere umano,

studi neuro-fisiologici evidenziano che la sostanza chimica principale della connessione e della co-

ordinazione sociale è veicolata, neuronalmente, dall‟ossitocina per la sua duplice funzione di or-

mone e di neurotrasmettitore. Mentre da una parte è implicata nella comunicazione tra i sistemi di

organi dall‟altra, e al contempo, è deputata a inviare segnali all‟interno del cervello ed in tutto il s i-

stema nervoso autonomo. Viene definito l‟ormone della calma e della tranquillità ed è coinvolto nei

circuiti neuro-fisiologici del piacere.

Siamo costituzionalmente un‟interconnessione che vive e che muove.

Nell‟esperienza emotiva dell‟isolamento sociale, che indichiamo come solitudine, correlato

ad un aumento della percezione dello stress si evidenzia un aumento del livello del cortisolo nel

sangue, compromettendo non solo la funzione immunitaria ma anche quella cognitiva.

Suo rivale è l‟ossitocina, l’ormone della felicità, in grado di ridurre lo stress ed aumentare

la tolleranza al dolore. E‟ l‟ormone della vita, della propositività, della maternità come della pas-

sione più profonda. E‟ l‟evidenza della relazione.

La resilienza altro non è che la capacità di far fronte alla propria vulnerabilità. L‟essere

vulnerabile non rappresenta uno stato ma la possibilità di essere potenzialmente ferito e non chi

lo è. Nessuno è immune alla solitudine.

Il sistema calcio deve connettersi in modo importante al territorio.

In tal senso ad esempio sarebbe auspicabile la collaborazione tra sistema calcio, Aziende

Sanitarie Locali e Università, prevedendo specifici protocolli d'intervento a favore di bambini vulne-

rabili per le ragioni più svariate, potrebbe aumentare lo stato di benessere e di felicità di bambini e

ragazzi ancora sani ma meno felici perché "sfortunati".

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Una collaborazione con le scuole medie inferiori potrebbe contribuire a ridurre il fenomeno

della dispersione scolastica, l'uso di droghe e la criminalità nonché sviluppare maggiormente

quell'empatia che la pratica di un gioco di squadra favorisce senza eguali; e anche in questo caso

aumenterebbero i livelli di "felicità".

Infine il calcio come potente veicolo d'inclusione sociale per migranti (si vedano gli impor-

tanti risultai del progetto RETE! di FIGC, UCSC e SPRAR) potrebbe riuscire attraverso la creazio-

ne di specifici progetti a sconfiggere la "solitudine" degli stranieri che ancora oggi è uno dei princi-

pali responsabili della vulnerabilità dei popoli in transito.

Insomma, prescrivere, promuovere e includere il calcio potrebbero essere alcuni dei per-

corsi da potere seguire per segnare i goal con cui il 1° play-team propone di andare a vincere la

partita della responsabilità che, sulla base di quanto esposto finora e soprattutto emerso durante i

lavori del tavolo a Kick Off 2015, prevede quattro parole chiave fondamentali:

1) Territorio: necessità di stretto raccordo, creazione e implementazione di coinvolgimento

e network tra società sportive, comitati regionali e provinciali, aziende sanitarie (promozione della

felicità) e scuole

2) Educazione: necessità di educare al calcio come sport, incontro con l'altro e inclusione

sociale: i giovani atleti, i genitori e i tecnici; interventi per educare i sentimenti come strada per il

benessere e la felicità soggettiva e collettiva (vedi ad esempio i risultati e le azioni del Progetto

RETE! e il progetto sviluppato con le Leghe calcistiche per le attività nelle scuole)

3) Immagine e comunicazione positiva: coinvolgere i giocatori "noti" in campagne media-

tiche e presenza sul "territorio" (campetti, scuole, scuole calcio)

4) strategia condivisa a livello nazionale: azioni concrete che riprendono alcuni aspetti

dei punti 1,2,3 sono già in essere ma mancano una strategia e una regia unica con il rischio di as-

sistere ad azioni distribuite in modo casuale e a macchia di

leopardo sul territorio nazionale

e interventi da attuare in modo strategico:

1) progetti azione (tipo la proposta del Progetto pilota ASSIST che unendo tutti i quattro punti

vuole incrementare la felicità e ridurre la vulnerabilità e il rischio di marginalizzazione di bambini e

ragazzi che vivono in condizioni di svantaggio economico e sociale attraverso una collaborazione

tra FIGC, Università Cattolica del

Sacro Cuore e ASL RM B

2) istituzione di una commissione etica nazionale e di implementazione della felicità che pos-

sa costantemente e in modo strutturato e multidisciplinare riflettere, elaborare e inviare fino alle

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società sportive:

A) una carta del comportamento sugli spalti per i genitori dei giovani atleti

B) una carta dei giornalisti finalizzata alla diffusione di stili comunicativi sempre più tesi a valoriz-

zare il rispetto e il lavoro delle figure a vario titolo coinvolte nella realizzazione del gioco del calcio

(anche attraverso una costante formazione sugli

aspetti tecnici del calcio)

C) formazione, monitoraggio e certificazione costante dei tecnici che lavorano con i giovani

e del loro comportamento, con attenzione specifica anche agli aspetti psicologici prima e dopo

il rilascio del certificato di allenatore.

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PPLLAAYY TTEEAAMM 22 -- PPaarrtteecciippaazziioonnee

E‟ interessante notare come è presente un paradosso di fondo che vede la “partecipazione” esse-

re annoverata tra i problemi nonostante il calcio sia il fenomeno più universale che ci sia. Il calcio,

considerato la più grande “fede laica” al mondo, presenta alcuni numeri importanti che sono la ba-

se da cui partire per costruire un valore aggiunto che aumenti il grado di partecipazione a tutti i l i-

velli. Sono 1.100.000 i tesserati alla FIGC, dei quali 800.000 under 18, mentre 750.000 sono le

partite giocate per anno (una gara ogni 58 secondi).

Partendo da questo presupposto, l‟obiettivo è quello di sviluppare delle idee che tengano conto di

questi numeri, valorizzando la base della “piramide” del sistema calcio, ma anche il calcio del “do-

po lavoro”, quello dei colleghi o degli amici che si incontrano per giocare e divertirsi insieme nel

tempo libero, quindi target diversi anche per età. Un patrimonio inestimabile per qualsiasi startup-

per. A quest‟ultimo riguardo, l‟“era digitale” dovrebbe essere vista come un’opportunità più che

una minaccia (AMPLIAMENTO DELL’AUDIENCE e RIMOZIONE DEI LIMITI (VoD/archivio).

Due, in sostanza, sono le idee emerse dal dibattito del sabato:

1. creazione di un HUB attraverso il quale incorporare contenuti autoprodotti provenienti

dalle diverse componenti del calcio di base (ad esempio video di gol dei campionati dilet-

tantistici, storie – es. Gazzetta/Corriere), nonché pubblicarne altri creati ad hoc riguardo va-

ri argomenti. Si crea così un canale bidirezionale di comunicazione con i tesserati e tutti gli

appassionati, a cui possono essere trasmessi i valori sani del calcio. In particolare, i conte-

nuti da sviluppare ed offrire potrebbero essere:

- EDUCATION - video di lezioni tenute da allenatori “vincenti”, che possano essere

d‟aiuto per tutti coloro che vogliono imparare e migliorare il proprio approccio nella ge-

stione dei gruppi;

- VALORI - un canale sociale, attraverso il quale trasmettere messaggi di sensibilizza-

zione riguardo a temi quali salute (ad es. il problema dell‟obesità giovanile), etica, le-

game con il proprio territorio ecc., anche al fine di avvicinare al calcio quella parte di

pubblico che associa ad esso valori solamente negativi; a questo scopo i migliori testi-

monial sono gli stessi calciatori, che sono ingaggiati/pagati oltre ai 90 minuti di partita e

possono essere sfruttati per ampliare l‟audience verso cui già svolgono questo ruolo

educativo attraverso le piattaforme digitali;

- LONG TAIL - trasmissione in streaming delle partite delle selezioni nazionali giovanili

non coperte da diritti tv, al fine di mostrare al target giovanile il livello di competitività ri-

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chiesto per giocare, ad esempio, in under 14, e quindi dare loro la possibilità di imme-

desimarsi nei loro coetanei.

- MEMORIA - un archivio storico, grazie al quale poter reperire informazioni, referti di

vecchie gare e pillole riguardanti gli inizi di calciatori celebri

Il messaggio da veicolare al pubblico, in definitiva, è quello di una Federazione vicina a

tutti, sia ai suoi tesserati che a coloro che praticano attività calcistiche amatoriali a livello

non istituzionale. E‟ importante non partire dal presupposto che il tifoso sia tale a prescin-

dere: quest‟ultimo, infatti, va curato e valorizzato attraverso una maggiore attenzione ai

servizi offerti. In tal modo dovrebbe passare un nuovo concetto di FIGC, non più vista come

organizzazione lontana dagli appassionati di calcio, ma parte del loro quotidiano. Un “sog-

getto” che dovrà essere percepito come riferimento naturale per chi ama condividere “cose

di calcio” e che organizzi giochi per creare “engagement”, avendo anche la possibilità di of-

frire premi fortemente esperienziali.

2. Possibilità di estendere il format di “Kick Off”, organizzando:

EVENTO TEDx (Technology Entertainment Design), la cui missione è riassunta nel-

la formula “ideas worth spreading” (idee che vale la pena siano diffuse) può essere

il veicolo di diffusione adatto a questo scopo;

MASS – COLLABORATION Creare continuità anche l‟iniziativa in rete nella forma

di una great conversation di 24 ore divise per gli 11 temi, al fine di allargare il di-

battito e arrivare attraverso il crowd sourcing a soluzioni diverse che valorizzino

l‟eterogeneità della provenienza dei partecipanti da utilizzare per il successivo even-

to di Kick-off per selezionare le idee migliori.

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PPLLAAYY TTEEAAMM 33 -- PPrree--vviissiioonnee

L‟uso dei dati e la loro rappresentazione per mezzo di reti, può aiutare a creare prospettive di sv i-

luppo per la FIGC.

Commerciali

Fidelizzazione di chi segue la Nazionale

Utilizzo hashtag #FIGC, e raccolta utenti following e retwitting.

o Uso di questi contatti per comunicazione in tempi reali con tifoseria (es. evitate quel-

le strade ci sono disordini o incidenti)

o Gratificazione utenza (es. la città che twitta di più ospita la Nazionale)

o Sconti su materiale e biglietti

Creazione di valore a partire dal calcio

o Scuole calcio

o Pacchetti vacanze in Italia per i fan della Nazionale stranieri/espatriati

o Piattaforme informatiche sul calcio, immagini filmati e racconti (aperte e che vendo-

no pubblicità)

o Piattaforma dati data in uso (a pagamento) ad aziende

Piattaforma per far incontrare le persone che vogliono fare i volontari con i bisogni della

Federazione.

Tifosi

Caratterizzazione tifosi

Vendita biglietti personalizzati, tracciabilità acquirenti e fine dei bagarini.

Reputazione tifoseria

Raccolta dati su interessi tifosi per produrre materiale di merchandising sulla marca del-

la squadra, scommesse ecc.

Tramite bitcoin o altro mezzo che individua il tifoso, dare un premio ai comportamenti

virtuosi.

Parte Pedagogica/Tecnica

Utilizzo dati tesserati per raccogliere informazioni su giocatori e tecnici

o Creare griglia per quantificare punti di forza e debolezze

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o Cercare di ottimizzare il progetto tecnico in maniera da selezionare i migliori gioca-

tori e formare le migliori squadre, partendo da analisi dei dati della griglia

Uso delle informazioni raccolte per gratificare tesserati (es. creare competizione tipo Coppa

Italia, aperta a tutte le squadre che si vogliono iscrivere e nel girone finale giocano con

squadre di Serie A)

Uso delle informazioni raccolte per mettere in contatto tecnici e giocatori (es. non servono

più osservatori)

Uso dei dati per migliorare la tecnica e il valore atletico. Partire dall‟allenamento fino dalla

scuola (educazione fisica in poi) sia fisico che di strategia (studio degli schemi)

Si dovrebbe cominciare a pensare ad una piattaforma di e-learning, orientata anche e soprattutto

al mercato internazionale, con l‟obiettivo di valorizzare (e monetizzare) ulteriormente gli straordina-

ri asset tecnici e il know-how a disposizione della FIGC. I contenuti di tale piattaforma riguardereb-

bero in particolare lezioni, testimonianze ed esperienze di rappresentanti di primo livello provenien-

ti dal settore arbitrale e dal mondo degli allenatori e dei preparatori atletici. Molti dei contenuti pos-

sono essere già reperiti all‟interno della Federazione. Un problema potrebbe essere come creare

la struttura. Sarebbe interessante vedere un partecipazione pubblica/privata per creare la piatta-

forma. Non trascurabile impatto appassionati (Open Source Software).

Problemi:

Dati sono cartacei, passaggio al digitale

Utilizzo della passione (dei genitori per esempio) per la raccolta dati

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PPLLAAYY TTEEAAMM 44 -- CCoonnddiivviissiioonnee

PAROLE CHIAVE

GIOCO le valenze positive e socializzanti del calcio sono legate alla dimensione ludica. E‟ una d i-

mensione che si tende a perdere quando il calcio diventa altro, sfogo di malessere, motivo di fana-

tismo, business ecc. Il gioco porta con sé quella moderatezza così difficile da conciliare con la

passione, si basa su regole (sottolineandone il valore), significa divertimento puro.

INSIEME lo spirito relazionale del calcio è più forte dell‟antagonismo. E‟ un piacere che coinvolge

gli avversari al di là delle loro differenze e ha un potere attrattivo che unisce più di quanto divide,

attirando mondi anche diversi tra loro.

COMPETENZA La capacità del calcio di unire attorno a un grande gioco ha un potenziale econo-

mico non sfruttato che richiede competenze manageriali e di marketing, andando oltre ai percorsi

formativi specialistici. Solo il calcio come brand (e le squadre di conseguenza) può estrarre valore

aggiunto moltiplicandolo e declinandolo su prodotti e servizi.

APERTURA per bonificare la propria immagine e valorizzare il suo potenziale il mondo del calcio

deve aprirsi alla società riducendo le distanze tra l‟ambiente degli addetti ai lavori (federazione,

calciatori, giornalisti, tifoserie forti) e la società in cui il calcio viene vissuto, giocato, visto, seguito

(la grande e la vera “comunità del calcio”).

INDICAZIONI PUNTUALI

1. Più attenzione e visibilità al mondo amatoriale, attraverso contaminazioni mondo alto e

basso

o portare campioni tra i giovani e nelle manifestazioni sul territorio

o creare occasioni di link tra il grande calcio spettacolo e mondi satelliti (calcio

femminile, altri sport)

o Il calcio di serie A (con la forza delle passioni che scatena) come polo di aggre-

gazione delle altre esperienze del calcio, apparentemente minori ma che som-

mate fanno la „coda lunga del calcio‟

2. Comunicazioni istituzionali sui piaceri della condivisione: un nuovo story telling multica-

nale

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o Fiction sul calcio

o Parco a tema sul calcio

o Comunicazioni che legano il calcio (sia seguito che giocato) ai momenti impor-

tanti della vita e della socializzazione „Calcio e…‟(amore, amicizia, crescita, sva-

go, passione..)

3. Sviluppare il concept del „fuori stadio‟

o Intrattenimento dentro e fuori dalla stadio

o Pacchetti turistici integrati che proponga una experience più ampia della sola

partita (cibo, wellness, cultura, natura)

4. Condivisione come dialogo e relazione

o Profilazione, cura del database: avviare una comunicazione costante con gli i-

scritti

o Identificare i diversi segmenti di tifosi come „target‟ interessanti per gli sponsor

o Mappa degli stakeholder

5. Creare modelli di aggregazione dei diversi modi di “fare calcio”

o Calcio a 11

o Calcio a 5

o Beach Soccer

o Calcio Femminile

o Calcio amatoriale

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PPLLAAYY TTEEAAMM 55 -- BBeenneesssseerree

La salute è uno stato di completo benessere

fisico, mentale e sociale e non semplice-

mente l’assenza di malattia e di infermità

Organizzazione mondiale della sanità

In tutto il mondo occidentale si osserva una crescente mobilitazione per affrontare quella che

l‟Organizzazione mondiale della sanità considera un'epidemia globale silenziosa, l‟obesità in-

fantile. Il numero di bambini obesi e in sovrappeso con meno di 5 anni potrebbe passare

dagli oltre 42 milioni del 2013 a 70 milioni nel 2025 senza interventi adeguati. Se non affronta-

ta questa dinamica comporterà il progressivo aumento dei pazienti affetti da patologie croniche con

aumento di spese dell‟assistenza sanitaria pari a oltre il 6% delle spese in ciascun Paese europeo

più i costi indiretti. Secondo gli ultimi dati del sistema di sorveglianza nazionale Okkio alla Salute

coordinato dall'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, le Re-

gioni e le aziende sanitarie locali, l’Italia si colloca ai primi posti in Europa per sovrappeso e

obesità infantile. In particolare i dati evidenziano che i bambini in sovrappeso sono il 20,9%, i

bambini obesi sono il 9,8% e le prevalenze più alte si registrano nelle Regioni del Sud e del

Centro. Non a caso, essendo dimostrata la correlazione tra situazioni socio-economiche di mag-

giore disagio e tendenza all‟obesità. Le classi sociali più svantaggiate sono maggiormente esposte

al fenomeno per la maggior disponibilità ed il basso costo di alimenti ad alta densità energetica e

basso valore nutrizionale. Peraltro sovrappeso e obesità risultano un fenomeno molto grave nei

bambini non solo in termini di salute fisica: le evidenze suggeriscono l‟emersione dell‟isolamento e

di conseguenza una profonda lesione dell‟autostima. Ovunque nel mondo sviluppato si vanno dif-

fondendo le patologie depressive: un cervello che funziona a un livello più basso ha un impatto for-

tissimo in negativo sulla capacità produttiva delle persone.

In cima alle cause figurano sbagliate abitudini alimentari, che possono favorire un aumento di

peso specie se concomitanti: dalle rilevazioni emerge che l'8% dei bambini salta la prima colazio-

ne, il 31% fa una colazione non adeguata, cioè sbilanciata in termini di carboidrati e proteine). Il

25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura e il

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41% dei genitori dichiara che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassa-

te.

Per arrestare la crescita del sovrappeso e obesità nei bambini e giovani il programma europeo

Action Plan on Childhood Obesity 2014 richiama la partecipazione attiva di una vasta gam-

ma di stakeholder tra cui la società civile.

Il PT BENESSERE è stata l‟occasione per richiamare alla discussione comune esperti di nutrizio-

ne, educatori, medici, epidemiologi stabilendo contatti con tutti i soggetti che hanno programmi ad

hoc sull‟obesità. Allo scopo di favorire l‟interazione con altri stakeholder attivi sul punto è stata sol-

lecitata la collaborazione con Expo e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

L’Italia è il Paese della dieta mediterranea, che rappresenta il nostro modello socio- nutrizionale

per eccellenza. Nonostante ciò, i bambini sembrano non tenerne conto visti i dati sull‟obesità che ci

collocano su posizioni allarmanti. Occorrono, dunque, azioni tese a far crescere la cultura degli

adulti in genere su problematiche che riguardano i rischi dell‟obesità giovanile e una sinergia inte-

rattiva fra il calcio ed altre agenzie dell‟educazione nel promuovere campagne di sensibilizzazione.

Non solo. Prioritario è anche programmare interventi per lo sviluppo di conoscenze relative

alle abitudini alimentari, tenendo conto delle routine comportamentali dei bambini e degli a-

dolescenti che, sempre più, utilizzano smartphone e social network come sistemi di comunicazio-

ne (mediante, ad esempio, la creazione di piattaforme digitali a tali scopi dedicate). È stato scienti-

ficamente provato che il gioco calcio, oltre alla sua matrice ludica, esercita una forte azione sul

condizionamento fisico dei soggetti di tutte le età, in special modo rivelando un‟azione preven-

tiva e terapeutica verso patologie cardiovascolari e del metabolismo in genere. Il sistema calcio e

le istituzioni demandate ad organizzare le attività costituiscono lo spazio ideale per poter fornire li-

nee guida al fine di elaborare programmi di lavoro e dare indicazioni che garantiscano stimoli suff i-

cienti (quantità e qualità dell‟esercizio).

Basandosi sulle prescrizioni contenute nelle linee guida internazionali per una sensibilizzazio-

ne precoce, a partire già dai primi anni di vita, e naturalmente l‟incremento dell’attività fisica, il

PT BENESSERE ha gettato le basi perché si lavorasse nel medio periodo a una strategia orga-

nica di interventi. Finalizzata per esempio, e siamo qui già all‟interno delle operazioni auspicabili,

alla sostituzione nella dieta di cibi potenzialmente dannosi con cose altrettanto buone e sane.

Nel corso del dibattito è emersa la necessità di coinvolgere nell’azione di contrasto al fenome-

no del sovrappeso e dell’obesità le scuole calcio, alla luce della loro capillare presenza sul

territorio: esse devono avere un ruolo attivo nella vita di piccoli e piccolissimi, fare da “educa-

tori”, anche perché banalmente gli allenatori possono essere assai influenti a quell‟età. Va capita-

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lizzato il ruolo trainante sul piano della psicologia dell‟età evolutiva degli allenatori e delle figure

tecniche del calcio, rispetto ai genitori e a figure del mondo della scuola, nel trasmettere norme e

consigli da seguire. Studi recenti hanno evidenziato come ulteriore problema il fatto che i ge-

nitori non abbiano un’idea reale della condizione dei propri figli: per esempio, tra le madri di

bambini in sovrappeso o obesi, quasi il 40% non li ritiene tali e soltanto il 29% pensa che mangino

troppo. Essenziale risulta anche il coinvolgimento di pediatri e consultori, così come di ospedali

e università.

Per poter fare un salto di qualità bisogna poi ammodernare e rivalutare l’impiantistica sportiva

nelle scuole: gli istituti devono aprirsi al contesto sociale per permettere la pratica e il movimento.

Accordi tra soggetti diversi ed enti locali per creare playground liberi e pubblici (oltre la visione tra-

dizionale degli oratori) farebbero da volano per la diffusione dell‟attività fisica. Una strada potrebbe

essere anche quella di utilizzare i parchi in chiave sportiva, aree che molto spesso risultano ab-

bandonate e prive di una concreta destinazione d‟uso.

Il concetto in sintesi è riuscire a garantire il movimento per ogni tasca ed età. Tutti concordano poi

nel rimarcare un deficit di conformazione urbanistica e la grande quantità di impianti malgestiti sul

territorio, con la conseguenza di vedere aumentato il gap delle famiglie meno abbienti nel sostene-

re i costi per la partecipazione allo sport. Una buona ragione, questa, perché si promuova

un’azione di lobby per arrivare a soluzioni legislative e amministrative percorribili in funzio-

ne di garantire maggiore fruibilità delle strutture.

Sbagliato sarebbe inoltre non considerare l‟impatto comunicativo di cui dispongono le “celebrità”

sportive, rispetto ai giornalisti, nel trasmettere una adeguata educazione alimentare ai più piccoli.

Una linea di sviluppo in capo alla realtà del calcio organizzato potrebbe essere rappresentata per-

tanto, secondo le conclusioni del PT BENESSERE, dalla realizzazione di campagne nei media

per incoraggiare le fasce giovani alla pratica sportiva. Il tutto in un linguaggio il più possibile

chiaro e comprensibile, non tecnico.

Un possibile progetto di riferimento riguarderebbe lo studio di una piattaforma on-line, a disposi-

zione degli oltre 666.000 giovani tesserati nell‟ambito dell‟attività del Settore Giovanile e Scolastico

della FIGC e dei loro genitori (oltre un milione di persone) e finalizzata alla promozione della cultu-

ra dell‟educazione alimentare (es. come ci si alimenta prima, durante e dopo un allenamento di

calcio).

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PPLLAAYY TTEEAAMM 66 -- RRiiggoorree

1. Il gruppo ha operato una disamina delle problematiche inerenti i rapporti tra le società ed i so-

stenitori. Il gruppo ha positivamente valutato le recenti novità normative in materia con particolare

riferimento ai contenuti dell‟art. 12 comma 8 del C.g.s. nonché all‟adozione d i linee guida per favo-

rire lo sviluppo di relazioni tra la tifoseria, i club e i tesserati nel rispetto dei principi della cultura

sportiva, della non violenza e della pacifica convivenza, definendo ruoli ed attribuzioni dei soggetti

e delle figure che hanno rapporti con la tifoseria (SLO). Il gruppo ritiene opportuno:

1.1. Affiancare alle politiche di natura repressiva, politiche fondate sul dialogo e l‟inclusione, im-

plementando meccanismi che garantiscano l‟accreditamento/riconoscimento delle associazion i dei

sostenitori che aderiscano ai principi e valori dell‟Ordinamento sportivo;

1.2. Favorire la partecipazione alla governance della società per step progressivi dei rappresentan-

ti delle associazioni accreditate/riconosciute (partecipazioni in qualità di uditori, costituzione di or-

ganismi endosocietari con funzioni di natura consultiva);

1.3. Sostenere, particolarmente nell‟ambito dilettatistico, l‟azionariato popolare (attraverso lo stru-

mento delle società cooperative dittantistiche) od i “ Supporters Trust”;

1.4. Valutare in chiave prospettica la possibilità di riconoscere alle associazioni dei sostenitori ac-

creditate/riconosciute “cittadinanza-sportiva” ossia il riconoscimento agli aderenti alle predette as-

sociazioni dello status di soggetti dell‟ordinamento sportivo.

2. Il gruppo ha effettuato un‟ampia disamina delle diverse “responsabilità” previste dal vigente Co-

dice di Giustizia Sportiva. In particolare quanto alla responsabilità oggettiva rispetto allo status quo

il gruppo propone una rivisitazione delle normative vigenti indicando le seguenti linee-guida:

2.1. Operare una netta distinzione tra le ipotesi di responsabilità oggettiva inerente le condotte r i-

feribili ai sostenitori e quella inerente le condotte riferibili ai tesserati e, specificatamente, alla re-

sponsabilità da illecito sportivo.

2.2. Specificare con un maggior grado di puntualità i contenuti delle circostanze attenuan-

ti/esimenti di cui all‟art. 13 del C.G.S. ed in particolare dell‟art. 13 comma 1 lett. a) individuando

specifiche linee guida cui dovranno attenersi la società nella predisposizione dei modelli organizza-

tivi e di gestione di prevenzione.

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2.3 Prevedere, nell‟ipotesi, di responsabilità oggettiva per illecito sportivo, un sistema omologo a

quello di cui all‟art. 13 C.g.s. attraverso la tipizzazione di plurime circostanze attenuanti (a titolo

meramente esemplificativo l‟adozione ed attuazione dei modelli ex L. 231, l‟assenza di effettivo

vantaggio), ricavabili anche dalla prassi applicativa degli Organi di Giustizia Sportiva, che ove con-

giuntamente accertabili possano esimere da responsabilità limitando, pertanto, a poche fattispecie

concrete la “responsabilità senza colpa”.

3. Il gruppo ha, inoltre, affrontato il tema della responsabilità presunta di cui all‟art. 4, comma 5,

del C.G.S. La norma mira ad impedire che la società commetta illeciti, o tragga vantaggio da ille-

citi da essa non ignorati, commessi da soggetti ad essa estranei, dei quali non debba altrimenti r i-

spondere, a titolo di responsabilità diretta od oggettiva non essendo coinvolti propri tesserati. Ri-

spetto all‟attuale assetto normativo il gruppo propone di ricondurre la fattispecie dell‟illecito perpe-

trato da soggetti terzi a vantaggio delle società.

4. Il gruppo ha affrontato il tema della durata del vincolo sportivo nell‟ambito dell‟attività non pro-

fessionistica. Si ritiene debba operarsi un più attento contemperamento tra le esigenze delle socie-

tà ed associazioni sportive e quelle degli atleti. Rispetto a questa fattispecie, propone una rivisita-

zione della normativa indicando le seguenti linee-guida:

4.1. Rideclinazione del tesseramento nelle fasce di età compresa tra i 6 e 16 anni quale

patto educativo-formativo tra società e/o associazione, atleta e famiglie di durata pari alla singola

stagione sportiva;

4.2. Previsione della durata annuale del vincolo per i tesseramenti successivi al compi-

mento degli anni sedici in ambito non professionistico; per quanto attiene, per contro, le società

professionistiche facoltà, al compimento dei sedici anni, di stipulare contratto di lavoro ex art. 4 L.

91/1981 od in alternativa di un contratto di apprendistato per la qualifica nonché per l‟assolvimento

dell‟obbligo di istruzione fino al compimento dei 19 anni;

4.3. Creazione di meccanismi indennitari e/o premiali in favore delle società e/o associa-

zioni di puro settore giovanile e L.N.D. che hanno partecipato al percorso formativo educativo

dell‟atleta nell‟età compresa tra i sei e i sedici anni. In occasione di ogni tesseramento successivo

al compimento degli anni sedici e fino al compimento dei 21 anni la società che procede al tesse-

ramento sarà tenuta a corrispondere alla Federazione una somma di danaro (parametrata alla ca-

tegoria di appartenenza). La Federazione provvederà alla redistribuzione della somma ripartendola

tra tutte le società e/o associazioni che hanno contribuito alla educazione e formazione (6-16 anni)

dell‟atleta in misura percentuale e ponderata all‟incidenza nel processo educativo-formativo.

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PPLLAAYY TTEEAAMM 77 -- CCrreeaattiivviittàà

Il calcio, fatto di cultura, è un pezzo epico della nostra storia, una leva di riscatto popolare. Etnico,

come sintesi tra etica ed identità nazionale.

Il calcio, patrimonio etico culturale, come forma di globalizzazione del senso estetico, un linguag-

gio, emozioni, bellezza atletica, che hanno radici più profonde nei sogni e nelle riflessioni condivi-

se.

Un fenomeno culturale e identitario di rebranding della Nazionale, in termini di heritage, valori e le-

ve. Attraverso un processo di rafforzamento dell‟identità istituzionale e ridefinizione di identità na-

zionale. Il mito della maglia e le bandiere che l‟hanno sostenuto ed edificato.

Importante l‟idea di un utilizzo attivo della memoria, come costruzione di un luogo fisico e cul turale

della nostra storia e della nostra cultura; va quindi analizzato il ruolo degli impianti sportivi e degli

stadi nell‟identificazione di luogo fisico e l‟influenza del fattore di spettacolarizzazione e contamina-

zione.

Entrando all‟interno dei progetti delle scuole, guardare all‟insegnamento dello sport ed in particola-

re del calcio come più complessa metafora della vita, guardando ad esperienze di school federa-

tion cup.

Rivisitando alcuni meccanismi di gestione della passione come la tessera del tifoso, pensare ad

una tessera della famiglia, per tifosi ed appassionati non solo per le partite del proprio club ma per

l‟intero mondo degli eventi federali, aperti e non chiusi, delle manifestazioni sportive e ludiche affe-

renti al sistema calcio.

Un laboratorio Italia, un gruppo di lavoro permanente affianco alla federazione, fucina di idee e

progetti, estro e creatività ma soprattutto spinta ad una nuova progettualità.

Un lavoro di sintesi e definizione di un nuovo modello Paese da comunicare e da esportare fuori

dall‟Italia ma che parli italiano nello stile e nella sostanza.

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PPLLAAYY TTEEAAMM 88 -- SSppeettttaaccoollaarriittàà

Il lavoro del Play Team dedicato al tema della “spettacolarità”, e più nello specifico

dell‟impiantistica e infrastrutturazione sportiva, si è concentrato su 3 argomenti principali:

il confronto sul tema del rapporto tra gli impianti calcistici e le comunità locali di apparte-

nenza;

l‟analisi dello “stadio del futuro”, ovvero dei requisiti e delle funzionalità che verranno richie-

ste all‟interno degli impianti di nuova generazione;

la definizione di alcune proposte progettuali, come ad esempio la predisposizione da parte

di un gruppo di esperti coordinato centralmente dalla FIGC di un documento contenente le

linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti calcistici italiani,

comprendendo, oltre agli stadi del calcio professionistico, anche gli impianti legati al movi-

mento dilettantistico e giovanile.

La composizione eterogenea del tavolo di lavoro (presidenti e amministratori d‟importanti club cal-

cistici italiani, ingegneri, architetti, manager sportivi e anche semplici appassionati) ha permesso la

costruzione di una discussione di ampio respiro, estremamente stimolante, in grado di produrre un

output condiviso tra tutti i partecipanti ai lavori.

Nel corso della discussione sono emerse alcune considerazioni di grande rilevanza: innanzitutto,

l‟assoluta impossibilità di definire un modello univoco, standard e categorizzato di “stadio italiano”,

in termini di progettazione, richiesta di servizi, funzionalità e soprattutto capienza, in quanto ogni

realtà locale e territoriale presenta peculiarità e specificità proprie. Gli stessi modelli esteri di riferi-

mento – in particolare Germania e Inghilterra - , approfonditi all‟interno della discussione, non pos-

sono costituire modelli importabili acriticamente, essendo per approccio culturale, scenario eco-

nomico e ambito sociale, difficilmente adattabili al contesto italiano, in quanto provenienti da realtà

ambientali evidentemente differenti da quelle presenti nel nostro Paese.

Se, tuttavia, il “modello italiano” non può essere definito in modo univoco per quanto concerne gli

aspetti più di natura tecnico-progettuale e morfo-tipologica, è allo stesso tempo plausibile individu-

are alcune linee guida virtuose che, laddove applicate, potranno auspicabilmente favorire la cresci-

ta del profilo infrastrutturale del calcio italiano e del livello di servizi offerti all‟interno degli impianti

italiani. Una sorta di individuazione di un DNA dello stadio italiano in grado di costituire il filo rosso

che lega i singoli interventi nei differenti contesti.

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Un primo concetto chiave riguarda il fenomeno dello “stadio come luogo”, in contrapposizione

all‟impianto concepito unicamente come “oggetto”: gli stadi di calcio dovranno sempre più esprime-

re un‟architettura, una funzionalità e una spazialità che siano in grado di valorizzarne la presenza

sul territorio, la riconoscibilità, il senso di appartenenza, la funzionalità trasversale e anche una ve-

ra e propria responsabilità “didattica” che, da sempre, lo spazio ha su comportamenti e abitudini.

Lo stadio inteso, perciò, come elemento caratterizzante dell‟area circostante, un polo di aggrega-

zione non solo per i tifosi bensì per l‟intero contesto locale. In tal senso, il tema dello “stadio urba-

no” assume rilevanza centrale: un impianto concepito come vero e proprio “pezzo di città”, perfe t-

tamente integrato nel tessuto urbano circostante e in grado di creare occupazione, fornire prodotti

e servizi alle diverse comunità di residenti (in questo senso l‟analisi del contesto locale assume ri-

levanza centrale) ed eventualmente (soprattutto nel caso di investimenti in nuovi impianti) agire

come “catalizzatore” per un processo di riqualificazione del quartiere o de lla zona dello stadio.

Un edificio, perciò, manifesto del concetto del non consumo di suolo, principale paradigma del co-

struire contemporaneo.

Occorrerà in futuro, a tal fine, rafforzare sempre più il meccanismo della “consultazione” tra la so-

cietà di calcio che gestisce l‟impianto e gli stakeholder presenti nel territorio circostante. La parola

chiave in questo caso è “condivisione”. Uno stadio, in sintesi, in grado di creare relazioni e rap-

presentare elemento di condivisione, anziché divisione. Una possibile proposta alla FIGC, in que-

sto senso, riguarda la maggior valorizzare della figura - già “suggerita” all‟interno del Manuale delle

Licenze UEFA, ma attualmente prevista negli organigrammi di appena 2 società di Serie A - del

“Community Liaison Officer”, ovvero del responsabile all‟interno dei club calcistici dei rapporti con

la comunità e il territorio. Si tratta, come è evidente, di una figura centrale, soprattutto per quanto

riguarda i progetti di investimento in nuovi impianti, a cui delegare il coordinamento con la comuni-

tà dei residenti e l‟analisi dei bisogni delle realtà locali che lo stadio può soddisfare. Una posizione

manageriale che all‟estero sta trovando sempre più valorizzazione.

Un caso trattato all‟interno del Play Team (e riassunto nella documentazione fornita per il supporto

nei lavori) è quello dell‟Aviva Stadium di Dublino, la cui costruzione è stata costantemente monito-

rata da un Project Monitoring Committee (PMC) composto, oltre che dal relativo Community Liason

Officer, anche da rappresentanti dell‟ente proprietario dell‟impianto, dell‟amministrazione comunale

e delle diverse comunità di residenti; un meccanismo virtuoso, che ha permesso di attenuare le

prime resistenze da parte della comunità locale rispetto al progetto del nuovo impianto, di eliminare

alcune criticità progettuali che avrebbero provocato malumori nella zona dello stadio, posizionato a

2,5 km dal centro storico di Dublino (es. abbassamento della curva nord e creazione di una coper-

tura trasparente, per minimizzare il più possibile l‟effetto ombra sulle case poste a ridosso della

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parte nord della struttura) e di creare prodotti, servizi e iniziative a supporto del quartiere (es. trust

annuale di €100.000 finanziato dall‟ente gestore dello stadio per il supporto a progetti sviluppati

dalle diverse comunità locali all‟interno del quartiere, anche a livello di investimenti infrastrutturali).

Uno stadio che rappresenta, in estrema sintesi, un‟infrastruttura “personalizzata” al luogo.

Ulteriore tema di grande rilevanza trattato all‟interno del Play Team ha riguardato il livello e la qua-

lità dei servizi da offrire all‟interno degli stadi. La discussione si è concentrata sull‟analisi delle

“prestazioni” che gli stadi devono fornire oggi e che dovranno fornire nei prossimi 10/15 anni, per

intercettare i consumi del futuro, i gusti della società del domani e rispondere alle esigenze di

competitività economica delle società calcistiche, secondo alcune principali dimensioni di riferimen-

to, come ad esempio sociologia, tecnologia e multimedialità. Dalla discussione è emerso quanto lo

stadio a livello architettonico e ingegneristico debba sempre più inseguire una logica di flessibilità,

adattabilità, versatilità e modularità, con la realizzazione di impianti in grado di cambiare conforma-

zione a seconda del relativo utilizzo.

Il tema della “sostenibilità” dovrà sempre rappresentate l‟elemento centrale. Un esempio riguarda

l‟aspetto ambientale: aziende appartenenti al settore della green economy stanno sempre più in-

vestendo nel calcio, sia a livello di sponsorizzazioni (solo in Germania si contano oltre 20 differenti

brand appartenenti al fotovoltaico che sponsorizzano club di Bundesliga) che in termini di sviluppo

di sinergie e iniziative congiunte (es. implementazione di pannelli fotovoltaici negli stadi e nei centri

di allenamento, sistemi per il recupero dell‟acqua piovana o lo smaltimento dei rifiuti, ecc…). Ecco

quindi una nuova possibile area di intervento per la FIGC: l‟organizzazione di workshop tematici,

fiere, convegni e altri momenti di incontro tra le società calcistiche e le diverse aziende apparte-

nenti a questo settore che stanno investendo di più nel mercato calcistico, a livello italiano ed in-

ternazionale, con l‟obiettivo di avvicinare ulteriormente il comparto della green economy e facilitare

l‟attivazione di accordi, contatti e sinergie.

Oltre alla sostenibilità ambientale, di rilevanza centrale anche quella economica; in questo senso,

le nuove tecnologie e le nuove tipologie di servizi (es. stadium app) potranno apportare un signifi-

cativo valore aggiunto. Con investimenti minimi si potrebbe aumentare esponenzialmente il livello

di servizi e di fruibilità degli stessi all‟interno degli stadi già esistenti. Il riferimento va, ad esempio,

alla possibilità di mettere a disposizione di tutti gli spettatori la rete wi-fi (tale requisito potrebbe

gradualmente essere inserito nei criteri di ammissione ai campionati), considerando anche quanto

l‟utilizzo di internet, applicazioni personalizzate (valorizzando eventualmente anche la presenza di

sponsor e partner) e social network permetta di intercettare e fidelizzare maggiormente il target più

giovane dei tifosi e di creare un completo database dei diversi spettatori presenti all‟evento, con

conseguenti significative potenzialità connesse all‟implementazione di modelli di marketing relazio-

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nale e di Customer Relationship Management. Il futuro è quindi da ricercare nei cosiddetti “web-

stadi”, completamente cablati e in grado di recepire con maggior flessibilità i futuri sviluppi tecnolo-

gici e far vivere agli spettatori un'esperienza a 360 gradi legata all'uso dei new media e della banda

larga.

Unio Stadio-Smart, che permetta agli utenti di approcciare lo stadio – il luogo – con modalità, mez-

zi, ritmi eco-compatibili e, appunto, sostenibili, al fine di vivere un‟esperienza dall‟elevato valore

aggiunto, un valore superiore rispetto alla possibilità di guardare la partita passivamente a casa,

diventando figura attiva, in grado di personalizzare il più possibile i servizi in base ai mutevoli biso-

gni degli spettatori-clienti e che offrano una corporate hospitality di qualità, organizzata su più livelli

di prezzo e di offerta, agganciata alle peculiarità turistiche e artistiche delle città, alle specialità ga-

stronomiche locali e in grado di intercettare anche i flussi turistici della zona. Anche in questo caso,

il ruolo della FIGC può essere quello di agire da “filtro” tra il settore calcistico e quello dei principali

provider di servizi internet che più stanno investendo nel settore calcistico, attraverso

l‟organizzazione di workshop e momenti di incontro.

Dai temi analizzati e discussi dal Play Team, in estrema sintesi, emerge l'idea di uno stadio urbano

e non decentralizzato, innervato nel tessuto cittadino e che permetta eventualmente di riqualificare

aree oggi degradate. Uno stadio ispirato alla logica della “plurifunzionalità”, aperto il maggior nu-

mero possibile di giorni alla settimana per iniziative, attività ed eventi “corporate” ma anche specif i-

catamente indirizzati ai diversi stakeholder presenti nella comunità locali (aziende ed esercizi

commerciali, società sportive dilettantistiche locali, scuole e università, associazionismo locale,

comunità di residenti, ecc…). Un impianto di nuova concezione, costruito da zero oppure ottenuto

ristrutturando quelli già esistenti, ma pensato e calibrato sulle esigenze attuali e future dei tifosi e

delle comunità locali. In questo senso, tra le varie proposte avanzate, la più interessante riguarda

sicuramente la richiesta alla FIGC di valutare la possibilità di elaborare delle linee guida di valore

strategico per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti calcistici italiani sulla falsariga

di quelle che la UEFA ha già proposto e indicato a livello internazionale (UEFA Guide to Quality

Stadiums), commisurandole alle peculiarità della realtà italiana. Da questo punto di vista, potrebbe

essere interessante attivare una sinergia tra FIGC, università ed esperti di primo piano del settore

per la redazione di un documento in grado di produrre un grande valore aggiunto e che verrebbe

messo a disposizione di tutti i soggetti che intendono investire in un nuovo impianto o nella riquali-

ficazione dello stadio esistente. Rispetto al documento UEFA, che riguarda solo e unicamente sta-

di di grandi dimensioni, si potrebbe pensare di allargare il perimetro di riferimento per lo studio ita-

liano anche agli impianti calcistici di base e a quelli utilizzati dai club dilettantistici presenti sul terri-

torio (ad oggi la bibliografia su tale tema è estremamente limitata).

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Un‟ultima proposta, forse la più attuabile, elaborata all‟interno del Play Team 8 riguarda la creazio-

ne di un vero e proprio laboratorio tecnico permanente, costruito con la presenza di manager

FIGC, esperti del settore e mondo accademico (es. Politecnico di Milano) che possa costituire un

vero e proprio punto di riferimento (in termini di consulenza e supporto) per tutti quei soggetti che

intendono investire in un nuovo impianto o riqualificare lo stadio già esistente, in una logica di ec-

cellenza e di formazione continua.

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PPLLAAYY TTEEAAMM 99 -- EEqquuiilliibbrriioo

KICK OFF 2015 - GRUPPO DI LAVORO EQUILIBRIO: 5 x 7

Il Gruppo di Lavoro Equilibrio (GLE), al fine di individuare l‟oggetto delle Raccomandazioni alla

FIGC, ha innanzitutto verificato che la sua composizione soddisfacesse i requisiti di pluralismo e

diversità, con particolare attenzione alle competenze ed alle passioni calcistiche.

Il GLE ha poi identificato cinque specificità dell‟industria calcio, di cui tre caratteristiche almeno

dell‟Italia:

1) La peculiarità (positiva) del prodotto calcio: il suo successo è legato alla capacità di poter

rappresentare per ogni consumatore una fonte potenziale di soddisfazione al contempo alta

e variabile (un prodotto “alto rischio/alto rendimento”);

2) La peculiarità (positiva) del mercato: il mix tra globalizzazione e innovazione tecnologia al-

largano in modo inedito il perimetro dei mercati di fruizione, in qualunque dimensione (geo-

grafica, culturale, temporale);

3) La peculiarità dell‟offerta: il prodotto calcio è offerta da una pluralità di società calcistiche,

assolutamente eterogenee per obiettivi, caratteristiche produttive e di governo, dimensioni;

4) Una peculiarità (negativa) delle regole: l‟incapacità di garantire l‟assenza di squilibri eco-

nomici e finanziari;

5) Una peculiarità del regolatore: nell‟assetto di governo del regolatore (la FIGC) sono rap-

presentati i regolati;

Il GLE ritiene che la peculiarità 4) inefficacia delle regole, rappresenti un rischio rilevante per

l‟industria calcio Italia, in quanto può minare sia la peculiarità 1) prodotto, che la peculiarità 2) mer-

cato . Squilibrio genera squilibrio.

Per affrontare tale rischio, il GLE, assumendo che la peculiarità 3) – eterogeneità nell‟offerta – non

la si voglia cambiare (scelta politica), raccomanda di individuare e/o rafforzare, per ogni tipologia

di società calcistica:

1) Regole sulla trasparenza, correttezza e comprensibilità della situazione reddituale,

patrimoniale ed organizzativa, anche più stringenti di quelle previste per le società non

calcistiche; la certificazione obbligatoria potrebbe essere finanziata anche con mec-

canismi mutualistici;

2) Regole sulla sostenibilità economica e finanziaria, attuale e prospettica, anche ba-

sati su meccanismi di rating;

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3) Regole sulla professionalità ed onorabilità di amministratori e proprietari, inclusa la

trasparenza dell‟assetto della proprietà e del controllo;

4) La definizione delle regole di cui ai punti 1-3 nonché delle relative regole automatiche

di sanzione per le violazioni devono essere affidate ad un organismo dotato dei requi-

siti di indipendenza ed accountability, se del caso esterno e professionale;

5) Regole mutualistiche finalizzate al rispetto della sostenibilità economica e finanziaria

devono essere caratterizzate anche da meccanismi ad incentivo efficaci, in termini di

mantenimento della peculiarità del prodotto e del mercato

6) Il meccanismo delle regole ai punti 1-5 deve essere esportabile internazionalmente,

in quanto esempio di buone pratiche, e nel contempo difendibile, rispetto a normative

internazionali che viceversa ne intacchino l‟efficacia

7) Il GLE ritiene che regole efficaci nate dall‟industria calcio, aumentandone la robu-

stezza e la credibilità, possano contribuire a rafforzarne la legittima domanda di mi-

gliori regole generali, quali quelle legate: 1) all‟attrazione rispetto ad investimenti e-

steri, inclusi quelli connessi a manifestazioni internazionali; 2) alle infrastrutture,

con particolare attenzione agli stadi; 3) alla tutela dei marchi; 4) in generale allo svi-

luppo dell‟industria medesima.

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La FIGC è chiamata a produrre Valore e a destinarlo ai propri interlocutori, così come ha la neces-

sità, di spiegare, proprio perché soggetto cardine del sistema calcio, quali forme di Valore le sono

proprie, tramite quali attività e progettualità le produce, quali risorse (capitali) impiega per poterle

concretizzare, quali rischi possono comprometterne la capacità realizzativa. Analizzando le inter-

connessioni esistenti tra Valore, attività, capitali e rischi si ottengono spunti utili alla rappresenta-

zione organica, ma sintetica, di come la FIGC declini i propri obiettivi strategici.

Partendo da un inquadramento statutario e dalla mappa degli stakeholder presentata nel bilancio

sociale 2014, si possono individuare le forme di Valore che l‟attività federale è tenuta a produrre:

esse sono di natura diversa e fanno riferimento alla sfera dei valori intangibili (es il brand,

l‟immagine e la reputazione, la coerenza comportamentale mantenuta al proprio interno piuttosto

che monitorata e richiesta agli altri attori del sistema), finanziari (es l‟equilibrio piuttosto che la

massimizzazione del risultato da attività commerciali, sociali (es l‟aggregazione e l‟inclusione, la

lotta alla violenza e alle discriminazioni, la tutela dei minori, la salute fisica dei tesserati) o orga-

nizzativi (es i risultati sportivi, le qualifiche tecniche dei tesserati, l‟innovazione e lo sviluppo delle

infrastrutture e l‟incremento del profilo di competenza delle risorse umane che ne compongono la

struttura).

Tra le risorse (i capitali) la cui rilevanza è maggiore per poter produrre quei Valori individuati, ci so-

no sicuramente il capitale finanziario (le cui fonti sono sia effetto delle politiche contributive e del

tesseramento sia risultato di una gestione commerciale efficace di diritti TV, sponsorizzazioni, e-

venti e merchandising), il capitale umano (i circa 480 tra dipendenti e collaboratori), il capitale in-

tellettuale (il know-how e l‟organizzazione con le proprie regole di funzionamento, il brand FIGC e

gli asset “le squadre nazionali”, i sistemi informativi e il sito internet come snodo nella comunica-

zione esterna), il capitale sociale e relazionale (l‟insieme dei rapporti istituzionali, sul territorio,

con le organizzazioni internazionali oltre che la catena che dalla Federazione, per il tramite, delle

Leghe e delle Componenti Tecniche, delle squadre, dei tesserati e delle famiglie raggiunge gli oltre

40 milioni di appassionati di calcio in Italia), il capitale produttivo (il Centro Tecnico Federale di

Coverciano, le sedi e le strutture formative e ricettive). Meno rilevante, per la natura stessa

dell‟attività federale, il capitale naturale (quanto consumato dal capitale produttivo in termini di ri-

sorse naturali).

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Il collegamento tra quelle forme di Valore (in output) e i capitali necessari e disponibili per generar-

le (in input) transita per le iniziative, le attività e la progettualità necessaria a rendere concretamen-

te realizzabili gli obiettivi definiti. Tra queste rilevanti le iniziative per aumentare la managerialità

interna e, in un‟ottica di indirizzo, delle società sportive. Gli interventi e i progetti che, sfruttando le

continue novità tecnologiche e lo sviluppo della rete come media di riferimento di un pubblico

sempre più “nativo digitale”, mirano a migliorare la percezione su cosa la FIGC è, su cosa si im-

pegna e con quali risultati, sviluppando così il bacino potenziale degli appassionati e dei tifosi. Ri-

pensare la relazione con il sistema scolastico dell‟obbligo consentirà di ampliare lo stesso bacino

degli appassionati e di veicolare ai giovani i primi insegnamenti sul valore dello sport, della vita

sana e di un adeguato stile alimentare. Interventi sulla riconoscibilità degli asset proprietari con-

sentiranno di aumentare il senso di appartenenza delle persone, di riconoscibilità degli stessi

come centri di eccellenza e di prevederne di nuovi quale strumento utile allo sviluppo di iniziative

di merchandising e di valorizzazione del brand. Infine, ancorché sia in realtà prioritaria, la gestio-

ne tecnica finalizzata al raggiungimento dei risultati sportivi nelle competizioni alle quali le nazio-

nali partecipano.

Quanto è stato prodotto dal Play Team 10 “Valore” costituisce la base per la progettualità sulla

quale la FIGC si è già impegnata ponendosi tra gli obiettivi del 2015 la predisposizione del primo

bilancio integrato: evolvere dalla logica multi-stakeholder del bilancio sociale verso la focalizzazio-

ne sulla creazione del valore rappresenta la sfida che, come primo passo nel KickOff 2015, è stata

intrapresa, per la prima volta al mondo, da una Federazione sportiva.

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Parole chiave: Governance, Digital Platform, 4F, P V < A S

L‟Italia ha l‟occasione di candidarsi a diventare laboratorio di innovazione del calcio come modello

culturale, sociale ed economico. Una nuova fase costituente, che definisca una chiara divisione di

ruoli tra Federazione e Leghe, prendendo a esempio il modello di rapporto tra Banca Centrale in-

dipendente e Banche Commerciali con separazione tra controllato e controllore, per evitare feno-

meni di cattura regolatoria, con lo scopo di promuovere democrazia e meritocrazia. Leghe minori

trasformate in “agenzie di servizio” con la responsabilità di implementare le direttive, così da ass i-

curare economie di scala e trasparenza. Piattaforme tecnologiche abilitanti per Leghe e squadre,

che facilitino le funzioni di indirizzo e controllo nella gestione del “fair play finanziario” con processi

cloud, che garantiscano vigilanza e governance centralizzate, e piattaforma informativa tecnico-

atletica interoperabile.

Innovare l‟intero ecosistema con un approccio da digital platform, ridisegnare un modello della

domanda in logica esperienziale, prendendo atto che i metadati di tifosi e tesserati sono un asset

importante. Affiliazione al team e appartenenza al movimento devono costituire congiuntamente

momenti inscindibili della nuova “social experience”, standardizzata centralmente affinché possa

essere operativamente sfruttata dalle Leghe e dalle rispettive squadre. Questa piattaforma, tra-

sversale all‟intero movimento calcistico di tifosi e praticanti, dovrà abilitare il “life-cycle

management” per massimizzare il senso di appartenenza ma anche la creazione e

l‟appropriazione di valore economico, attraverso gli effetti di complementarietà sia in termini di pro-

dotti (merchandising, wearable devices, editoria e strumentazione tecnica, etc.) sia in termini di

servizi (pratica, infrastrutture e attrezzature di leisure and wellness, software di analisi e di profila-

zione, etc.).

Il calcio italiano ha numeri e potenzialità per diventare fattore trainante di crescita globale

dell‟economia e della società italiana: football come quarta “F” dell‟eccellenza italiana insieme a

fashion, food & furniture (4F). Pianificazione di tournee all’estero per gare ufficiali, da collegare

con la promozione dei diritti gratuiti di streaming video a fronte dell‟iscrizione alla piattaforma di af-

filiati alla Federazione. Creazione di un Parco tematico dedicato, con uno stadio ipertecnologico

di nuova generazione dove giocare le partite della nazionale e di Coppa Italia, che potrà avere d i-

versi percorsi esperienziali e sezioni dedicate.

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Il valore dei Prezzi moltiplicati per Volumi di servizi in logica tradizionale (ingressi e diritti televisivi)

è strutturalmente inferiore al valore implicito di Affiliati moltiplicati per un valore medio di Sottoscri-

zione, non necessariamente monetario. Solo aggregando e governando l‟enorme patrimonio delle

identità e dei profili comportamentali, il calcio può recuperare un terreno di sostenibilità economica

e organizzativa, nel rispetto dei principi sportivi di competizione collaborativa. La somma delle sin-

gole squadre non sarà mai superiore al tutto dell‟intero movimento. Il massimo valore si genera a t-

tirando il massimo livello di attenzione umana da parte degli utenti di tutto il mondo. E‟ opportuno

utilizzare modelli “freemium” che prevedono l‟accesso gratuito, sussidiato dalla pubblicità, di grandi

masse di utenti ai servizi di base, con meccanismi di pricing crescente e progressivo al crescere di

servizi e di esperienze. Contro la pirateria la fruizione universale dell‟esperienza di base è un obiet-

tivo razionale per massimizzare il valore del movimento, legalizzata attraverso lo scambio di meta-

dati trasparenti, che poi l‟intero ecosistema potrà sfruttare a scopi commerciali. Questo approccio

potrebbe essere sperimentato offrendo a Paesi esteri crescenti diritti in streaming digitale, in mo-

dalità “freemium”, a condizione che gli utenti siano certificati e autenticati.