Joshua Bell - Società del Quartetto di Milano -Società del … · 2018. 2. 23. · Joshua Bell...

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Foto © Ovidiu Micsik Foto © Richard Ascroft Joshua Bell VIOLINO Sam Haywood PIANOFORTE STAGIONE 2017 | 18 martedì 27 febbraio 2018 | ore 20,30 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

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Joshua BellVIOLINO

Sam HaywoodPIANOFORTESTAGIONE 2017 | 18 martedì 27 febbraio 2018 | ore 20,30

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

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SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO

COLLABORANO CON LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO

LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A

MEDIA PARTNER

Consiglieri di turno

Maria MajnoCarlo Sini

Direttore artistico

Paolo Arcà

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.

Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:

• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici

• evitare colpi di tosse e fruscii del programma

• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista

Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

Consiglio direttivo

Antonio Magnocavallo presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Marco Bisceglia consigliere delegato, Ilaria Borletti Buitoni, Anna Calabro, Maria Majno, Mario Bassani, Lodovico Barassi, Salvatore Carrubba, Andrea Kerbaker, Marco Magnifico Fracaro consiglieri

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Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791)

Sonata in si bemolle maggiore K 454 (ca. 22’) I. Largo - Allegro II. Andante III. Rondò. Allegretto

Richard Strauss (Monaco di Baviera 1864 - Garmisch-Partenkirchen 1949)

Sonata in mi bemolle maggiore op. 18 (ca. 30’)I. Allegro, ma non troppo II. Improvisation. Andante cantabile III. Finale. Andante - Allegro

Intervallo

Gabriel Fauré (Pamiers 1845 - Parigi 1924)

Sonata n. 1 in la maggiore op. 13 (ca. 24’)I. Allegro molto II. Andante III. Scherzo. Allegro vivo IV. Finale. Allegro quasi presto

… più altri brani, a sorpresa, annunciati direttamente dai musicisti

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Fiumi di inchiostro sono stati versati per descrivere, spiegare, analizzare, giustificare storicamente la forma-sonata, pietra miliare dell’espressione musicale nella tradizione occidentale. Assai lungo è l’arco temporale in cui si collocano gli albori, la maturazione e il declino dei vari tipi di composizioni, tipicamente strumentali, designati con questo nome, anche se la “sonata” che questa sera funge da leitmotiv è quella classica consolidatasi in ambiente viennese nella seconda metà del diciottesimo secolo, e il cui riverbero arriva fino al ventesimo secolo, per lo meno, sotto forma di titolo, di omaggio a un nome che molto ha significato nella storia della musica. Certamente, una Sonata di Pierre Boulez ha costruzione e presupposti estetici consoni al suo tempo.

Tre capolavori, quelli presentati da Joshua Bell e Sam Haywood, che da Mozart a Fauré, attraverso Strauss, illustrano il cammino della Sonata nella reinvenzione formale vissuta tra Otto e Novecento. Le composizioni che ascolteremo, lungi dallo scarnificare la ricchezza di questa forma largamente impiegata anche in partiture orchestrali di epoca classico-romantica, mettono bene in evidenza la prima caratteristica inconfondibile: il confrontarsi di elementi in opposizione - i due temi o gruppi tematici - in un drammatico processo di ricerca di una sintesi. Ricerca dell’unità partendo dalla consapevolezza della dualità insita nell’uomo e nelle cose, un’istanza che attraversa molte epoche; sul piano musicale, forse mai come nella forma-sonata la rappresentazione di questa idea diventa una vera urgenza. Appaiono in questo contesto

Il fascino discreto della tradizione

Le composizioni che ascolteremo mettono bene in evidenza il confrontarsi di elementi in opposizione

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Il fascino discreto della tradizione

appropriate le parole del musicologo Hans Keller che, in uno scritto del 1957 dedicato al collega Rudolph Réti, si rivolse così a chi è chiamato a decifrare il linguaggio talvolta ermetico della musica: «Fate che le vostre analisi dimostrino l’unità interna dei capolavori che studiate. O tacete».

La Sonata “Strinasacchi”, K 454 del catalogo mozartiano, venne composta nell’aprile 1784 in occasione di un concerto pubblico per sottoscrizione – allora definito accademia – della violinista italiana Regina Strinasacchi. La giovane, nata a Ostiglia (Mantova) nel 1761, “putta” del Conservatorio della Pietà di Venezia, aveva intrapreso una brillante carriera concertistica e si presentava per la prima volta al pubblico viennese proprio nella primavera del 1784. Ciò imponeva a Mozart una linea progettuale formalmente più ampia rispetto a quella riservata alle altre Sonate per violino e tastiera composte nel decennio viennese, ideate per un pubblico di amatori.La stima che Mozart provava per la virtuosa violinista italiana si evince da una lettera di Wolfgang al padre Leopold: «Abbiamo qui la celebre violinista mantovana Strinasacchi; suona con molta sensibilità e molto gusto. Sto per l’appunto lavorando a una Sonata che eseguiremo insieme giovedì in teatro durante la sua accademia». Sappiamo da Georg Nikolaus Nissen, che cita a sua volta una testimonianza di Costanza Mozart, che il compositore quel giorno si sedette allo strumento, dinanzi all’imperatore Giuseppe II, con un manoscritto non ancora completo sul quale improvvisò e che la parte destinata al violino fu recapitata alla giovane musicista solo la sera prima; l’autografo conservato a Stoccolma conferma la curiosa circostanza.

Le qualità della Strinasacchi dovevano essere particolarmente notevoli se anche il rigido Leopold, violinista e teorico dello strumento (ricordiamo il suo fondamentale trattato Versuch einer gründlichen Violinschule del 1756), ne tesseva le lodi alla figlia Nannerl «Non suona una sola nota senza espressione. E anche il suono è bello».Questa Sonata si distingue da quelle giovanili e dalle altre della maturità per una certa “temperatura” virtuosistica. Il maestoso e solenne Largo introduttivo, piuttosto raro nelle sonate mozartiane e concepito nello spirito delle ultime Sinfonie di Haydn, presenta potenti accordi che si

Questa Sonata mozartiana si distingue da quelle giovanili e dalle altre della maturità per una certa “temperatura” virtuosistica

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Nella Sonata op. 18 di Strauss molti musicologi leggono influenze schumanniane e brahmsiane

oppongono tra i due strumenti. Il dialogo preannuncia un dualismo quasi beethoveniano fra l’elemento “maschile”, aggressivo e quello “femminile”, dolce e tenero. Il canto spetta al violino e il pianoforte lo sostiene e nel contempo lo avvolge armonicamente. La vetta poetica della Sonata è raggiunta nell’Andante, sublime momento meditativo: il primo tema in mi bemolle maggiore, sereno e ampio, esposto dai due strumenti con pari ruolo, è seguito dal secondo motivo, d’intenso lirismo, presentato questa volta dal solo violino. Nella parte centrale la violenza affettiva dei passi modulanti conferisce un senso di smarrimento del percorso armonico non lontano da quello della Fantasia in do minore K 475. L’Allegretto finale, nella forma di Rondò, è luogo di giochi, scherzi, eco tra i due strumenti, che Mozart tratta come personaggi di un’opera buffa; un omaggio questo al virtuosismo della Strinasacchi e all’estro del suo pianista d’eccezione.

«Nella nostra epoca l’unico rivoluzionario era Strauss», affermò nel 1923 Arnold Schönberg in uno scritto dal titolo Neue Musik, musica nuova. Parole che possono fornire una chiave per affrontare l’ascolto della Sonata in mi bemolle maggiore. L’op. 18 è una composizione giovanile di Richard Strauss. Fu ultimata nel 1887: lo stesso anno in cui l’autore, nato dieci anni prima di Schönberg, nel 1864, lavorava al suo poema sinfonico Don Juan. La sonata per strumento solo e pianoforte non poteva certo

mancare nel bagaglio dell’esordiente maestro di origine bavarese, la cui produzione musicale iniziale risentiva di un’impostazione classicistica; d’altra parte, rivoluzionari non si nasce: lo si diventa solo avendo compreso lo status quo, in tutte le sue ramificazioni e profondità. Da vero rivoluzionario, Strauss - che elaborò uno stile personalissimo - non potè mai sottrarsi al fascino esercitato dal passato: questo continuò ad affiorare sotto forma di citazione stilistica in molte delle sue pagine, se non addirittura ad ispirarle, in una geniale fusione con il “nuovo”.La forma-sonata è dunque un passaggio d’obbligo per Strauss, che la vita portò a gravitare proprio attorno a quella stessa Vienna cui si lega la nascita del genere. L’op. 18, in cui molti musicologi leggono influenze schumanniane e brahmsiane, è tripartita: all’Allegro ma non troppo iniziale segue una Improvisation. Andante cantabile; chiude un Finale. Andante-Allegro. Il modo in cui il musicista impiega gli utensili a sua

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disposizione rivela i suoi interessi profondi: espressività e cantabilità, combinate con grandi volumi sonori, qui abilmente creati dalla tastiera. Strauss oltre che compositore fu un abilissimo direttore d’orchestra: sua anche una revisione del celebre trattato di strumentazione di Hector Berlioz, curata nei primi anni del Novecento. Già in questa ‘fatica’ giovanile che ci apprestiamo ad ascoltare, nel primo ma soprattutto nel terzo movimento il pianoforte ha una timbrica orchestrale, spesso ottenuta attraverso il raddoppio e la moltiplicazione simultanea di suoni e linee melodiche. Oltre alla potenza sonora e all’estensione dei registri impiegati, non sono infrequenti i passaggi di agilità: si realizza così un insieme funzionale che nell’orchestra è ottenibile solo grazie all’apporto degli strumenti appartenenti alle diverse sezioni. Nel secondo movimento della Sonata si riconosce invece l’altro grande filone straussiano, quello rappresentato dall’opera e dalla ininterrotta produzione di Lieder: la parte del violino è qui strutturata in funzione della continuità narrativa, alla stregua di una composizione vocale; il tutto senza snaturare le caratteristiche di uno strumento che offre notevole duttilità timbrica.

La predilezione di Fauré per l’accostamento del pianoforte agli archi, all’interno della sua ampiamente celebrata musica da camera, ricalca indubbiamente la lezione schumanniana, di cui ripercorre con i toni vellutati tipicamente francesi l’irrequietezza romantica. La sua inconfondibile impronta stilistica è ben definita dalle parole apparse sulla Rivista musicale Italiana nel 1914: «Musica amabile, graziosa, deliziosa come un paesaggio all’acquerello, un ritratto in miniatura, una porcellana di Sèvres, tutti oggetti da salotto ma che possono essere preziosi». La prima fase della produzione del compositore, nella quale si colloca la Sonata n. 1 op. 13 in si bemolle maggiore per violino e pianoforte, risente dell’assimilazione del linguaggio e dell’estetica

del Romanticismo. Al momento dell’ideazione Fauré aveva trent’anni e nonostante si trovasse in una situazione professionale dignitosa – era maestro di cappella alla Madeleine – stava vivendo solo la fase iniziale del suo travagliato percorso musicale e formativo.Scritta nel 1875-1876, l’op. 13 fu dedicata alla celeberrima cantante

La musica di Fauré è «amabile, graziosa, deliziosa come un paesaggio all’acquerello, un ritratto in miniatura»

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Pauline Viardot, per la cui figlia il compositore nutrì una sventurata passione. Pubblicata da Breitkopf, ebbe un vasto successo e fu da subito prediletto brano di repertorio per violinisti e pianisti, anticipando di un decennio la notorietà della Sonata di César Franck. Al centro dell’interesse di Fauré si poneva proprio in quel periodo la ricerca armonica, qui indagata tramite arpeggi e movimenti scalari, e trattata come denso flusso di suoni. L’impianto della composizione è quello classico in quattro movimenti e l’Allegro molto iniziale adotta lo schema della “regolare” forma sonata. Il rapporto tra i due strumenti è pienamente dialettico, nonostante l’incipit sia affidato al solo pianoforte, particolare che mette in luce il ruolo che la scrittura pianistica rivestirà all’interno dell’intero brano. Il primo movimento acquisisce così uno slancio schumanniano, in cui la personalità e il gusto estetico di Fauré si palesano nello sviluppo, luogo di soluzioni armoniche modali e più libera ricerca timbrica. L’Andante, tenero e malinconico, è una mélodie del violino, estesa al pianoforte in una sovrapposizione polifonica espressiva su base ritmica costante e cullante di un metro ternario composto. Perla della Sonata è l’Allegro vivo, Scherzo di grande spirito, dove i pizzicati dell’arco competono con gli accordi della tastiera; un Trio dai toni riflessivi fa da contrasto con la ripresa del tema di Scherzo che conclude incisivamente il movimento. L’Allegro quasi presto è un Rondò che ha come ritornello un’ampia melodia lirica e in cui torna la melodiosità scorrevole del primo movimento, accesa da un energico e sincopato tema del pianoforte nella sezione centrale. Il materiale tematico viene infine ripreso, con uno sguardo allo Schumann pianistico di Arabesque op. 18, in un esaltante gioco conclusivo.

Paola Rossetti e Creusa Suardi Conservatorio “G. Verdi” di Milano

Studentesse di Discipline storiche,

critiche e analitiche della musica

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Joshua Bell violino

Cresciuto a Bloomington, Joshua Bell ha ricevuto il suo primo violino

all’età di quattro anni. A dodici si dedicava già seriamente allo strumento,

ispirato dal suo maestro e mentore Josef Gingold. Due anni più tardi ha

debuttato con la Philadelphia Orchestra e Riccardo Muti. La sua fama

si è consolidata con il debutto, giovanissimo, alla Carnegie Hall e alla

Avery Fischer Hall di New York. Nel 1989 si è diplomato all’Università

dell’Indiana, dove tuttora insegna alla Jacobs School of Music, meritando

il “Distinguished Alumni Service Award”, e dove è stato nominato “Indiana

Living Legend” e ha ricevuto un “Arts Award” dal Governatore.

Apprezzato per l’instancabile curiosità e per i suoi molteplici interessi

in ambito musicale, nel 2011 è stato nominato Direttore Musicale

dell’Academy of St Martin-in-the-Fields.

Nel 2007 è stato protagonista sulla stampa internazionale per la

performance in incognito nella metropolitana di Washington DC, un

esperimento condotto da un giornalista del Washington Post, la cui

“La musica classica deve essere ascoltata con attenzione. Non è un semplice sottofondo.”

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storia ha vinto un Premio Pulitzer.

Nella stagione appena conclusa è stato protagonista di concerti con

la Filarmonica di New York e Alan Gilbert, Filarmonica di Los Angeles

e Gustavo Dudamel, Wiener Philharmoniker, Gewandhaus di Lipsia,

Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte e la Filarmonica della

Repubblica Ceca. È stato in tournée con l’Academy of St Martin-in-

the-Fields, con l’Orchestra del Festival di Verbier, con la Swedish Radio

Symphony e Daniel Harding e con l’Orchestre de Paris sempre diretta da

Daniel Harding. In recital si è esibito in tutto il Nord America con Alessio

Bax e Sam Haywood. È stato inoltre artist in residence al Kennedy Center

e alla National Symphony Orchestra a Washington.

Attento anche al repertorio contemporaneo, ha interpretato in prima

esecuzione mondiale brani di Nicholas Maw, John Corigliano, Aaron Jay

Kernis, Edgar Meyer, Behzad Ranjbaran e Jay Greenberg.

Convinto del valore educativo della musica Joshua Bell è membro del

“Committee on the Arts and the Humanities” del Presidente emerito

Obama. È inoltre impegnato nel programma “Turnaround Arts” che offre

programmi culturali nelle scuole più disagiate e partecipa al progetto

“Education Through Music” che fornisce strumenti musicali a migliaia di

bambini dei centri urbani americani.

Èmembro del comitato artistico del Kennedy Center Honors, e membro

del CDA della New York Philharmonic.

Ha inciso, in esclusiva per Sony Classical, più di quaranta CD che hanno

meritato importanti riconoscimenti. Nel 2016 è uscito “For the Love of

Brahms” con l’Academy of St Martin-in-the-Fields, Steven Isserlis e

il pianista Jeremy Denk. Ricordiamo inoltre “French Impressions” con

Jeremy Denk, le Quattro Stagioni di Vivaldi con l’Academy of St Martin-

in-the-Fields, il Concerto di Čaikovskij con i Berliner Philharmoniker e

la partecipazione alle colonne sonore dei film “The Red Violin”, premio

Oscar nella categoria miglior brano originale, “Iris” e “Defiance”.

Suona su un violino Stradivari Huberman del 1713 e utilizza un archetto

francese costruito da François Tourte del XVIII secolo.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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Sam Haywood pianoforte

Sam Haywood ha studiato con David Hartigan, Paul Badura-Skoda e

Maria Curcio alla Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna

e alla Royal Academy of Music a Londra. In seguito al suo successo

giovanile nella selezione “BBC Young Musician of the Year”, ha meritato il

prestigioso “Isserlis Award” della Royal Philharmonic Society.

Con un repertorio molto ampio, si è esibito nelle principali sale da

concerto del mondo, sempre con grande successo di critica sia come

solista sia in formazioni cameristiche. Dal 2010 collabora stabilmente

con Joshua Bell e con il violoncellista Steven Isserlis.

Nella stagione in corso sono previste tournée come solista, con Joshua

Bell negli Stati Uniti e in Europa, e alcuni recital con Mark Padmore

(Schubert, Winterreise), il Quartetto Elias, Mariko Hara e Nobuko Imai.

Dal 2013 è co-fondatore e direttore artistico del Solent Music Festival in

Gran Bretagna.

Sam Haywood considera particolarmente importante il lavoro con i

giovani: è ambasciatore della West Lakes Academy, ha scritto un’opera

per bambini e partecipa regolarmente a “family concerts”, laboratori e

master class. La sua Song of the Penguins, per fagotto e pianoforte, è

pubblicata da Emerson Editions. Ha inoltre ideato memorystars®, un

metodo che permette di ridurre drasticamente il tempo necessario per

la memorizzazione di uno spartito musicale o in generale di qualsiasi

testo stampato.

In campo discografico ha registrato per Hyperion le opere per pianoforte

del pianista e compositore russo Julius Isserlis (nonno del violoncellista)

e pubblicherà la registrazione dei Preludi di Charles Villiers Stanford.

Per le celebrazioni del bicentenario di Chopin, ha realizzato la prima

registrazione della storia sul pianoforte Pleyel appartenuto allo stesso

Chopin.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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BIGLIETTI

IN VENDITA PRESSO

9.3 Ingresso intero € 10 € 20Socio FAI € 5 € 10Socio Società del Quartetto € 5 € 10Under 26 € 5 € 5

Società del Quartetto, via Durini 24, Milano, da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30Call Center 89.22.34 (servizio a pagamento)Punti vendita VivaticketOnline su www.quartettomilano.it e www.vivaticket.itda un’ora prima del concerto a Villa Necchi Campiglio, secondo disponibilità

Quartetto DàidalosBeethoven Dodaro Verdi

Quartetto Echos Haydn Vacchi Schumann

Quartetto EposHaydn Dall’Ongaro Schubert

Quartetto IndacoMozart Boccherini Schubert Puccini Stravinskij Sollima

Quartetto FauvesMozart Galante Borodin

20.1

27.1

28.4

24.3

10.29.3

Quartetto MauriceBach Fedele Šostakovič

3.2

Quartetto di Cremona

Webern Beethoven

Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 MilanoTel 02 795 393 www.quartettomilano.it [email protected]

INFORMAZIONI

in collaborazione con

Tutti i concerti ore 17,30 eccetto il 9 Marzo ore 18,30

in collaborazione con

MUSICA NEL TENNIS dedicata a Etta Rusconi A VILLA NECCHI CAMPIGLIO Via Mozart 14 Milano

Quartetti d’Italia

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martedì 6 marzo | Quartetto Artemis Mendelssohn - Quartetto n. 3 in re maggiore op. 44 n. 1 Šostakovič - Quartetto n. 5 in si bemolle maggiore op. 92 Mozart - Quartetto n. 19 in do maggiore K 465 “Le dissonanze”

martedì 13 marzo Daniel Lozakovich violino Alexander Romanovsky pianoforte Mozart - Sonata n. 26 in si bemolle maggiore K 378 Schubert - Fantasia in do maggiore op. 159 D 934 Beethoven - Sonata n. 9 in la maggiore op. 47 “A Kreutzer”

venerdì 23 marzo | Radu Lupu pianoforte Schubert - Sei Moments musicaux op. 94 D 780 - Sonata in la minore op. 143 D 784 - Sonata in la maggiore op. post. D 959

mercoledì 4 e giovedì 5 aprile Piccolo Teatro Studio Melato Gloria Campaner pianoforte Natan Sinigaglia visual artist Mousiké Concerto per pianoforte e realtime graphics system Bach / Siloti - Preludio in si minore BWV 855a Pärt - Für Alina Bach - Suite inglese n. 3 in sol minore BWV 808 Skrjabin - Studio in do diesis minore op. 2 n. 1

Prokof’ev - Toccata op. 11 In collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

martedì 10 aprile | Quartetto Mucha Haydn - Quartetto in re maggiore op. 76 n. 5 Hob.III.79 Janáček - Quartetto n. 1 “Sonata a Kreutzer” Dvořák - Quartetto n. 13 in sol maggiore op. 106

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai Soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi

Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Antonio Magnocavallo, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò,Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti

Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi,Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Alberto Conti, Nora del Torre, Liliana Konigsman Sacerdoti, Marco Magnifico Fracaro

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Tel 02 795 393 | [email protected]

via Durini 24 - 20122 Milano |

www.quartettomilano.it

Per la stagione 2017/18 la Società del Quartetto ha attivato i seguenti progetti in collaborazione con: CONSERVATORIO “G. VERDI” Biennio di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica

PROGETTO NOTE DI SALA

Maria Grazia Campisi, Giulia Ferraro, Lorenzo Paparazzo, Paola Rossetti, Creusa Suardi, Maurizio Tassoni

Supervisori: Pinuccia Carrer docente di Discipline musicologiche e Antonio Schilirò ex docente di Storia della musica

FONDAZIONE ARNOLDO E ALBERTO MONDADORI

PROGETTO EDITORIALE SOCIAL NETWORK

Alice Gualandris, Marta Mazzucchelli, Irene Milazzo, Valerio Talevi

Docente: Marco Cadioli

IED, ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN

PROGETTO GRAFICO PROGRAMMA DI SALA

Camilla Agazzone, Alessia Arrighetti, Antonija Bubalo, Edoardo Campagner, Arianna Cassani, Tommaso De Bonis, Federico A. Fava, Sofia Fonda, Alice Porcella, Federico Sartori, Giulia Sigismondi

Staff: Dario Accanti coordinatore del corso triennale in Graphic Design, Sara Canavesi assistente triennale

Docente: Silvia Lanza, Studio 150up

PROGETTO FOTOGRAFICO Cristiana Cappucci, Valentina Colombo, Ilaria Cutuli, Eleonora Dottorini, Angela Guastaferro, Alessio Keilty, Marta Lunardi, Andrea Puxeddu, Luca Taddeo

Staff: Silvia Lelli coordinatrice del corso di formazione avanzata, Sabrina Radice assistente Master

Docente: Silvia Lelli

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PROSSIMO CONCERTO martedì 6 marzo 2018, ore 20.30

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

CLASSICA HDMUSICA PERI TUOI OCCHI

“La musica esprime ciò che non può essere dettoe su cui è impossibile rimanere in silenzio”

Victor-Marie Hugo

Quartetto ArtemisCostituito nel 1989 da quattro studenti della Musikhochschule di Lubecca, il Quartetto Artemis ha studiato con i celebri Quartetti LaSalle, Alban Berg, Emerson e Juilliard. Nel 1996 ha vinto il primo premio al concorso ARD di Monaco di Baviera e al concorso Paolo Borciani di Reggio Emilia, meritandosi la prima scrittura presso la nostra Società nel 1998 (tornando nel 2002 e nel 2006). Formazione che nel repertorio classico ha il suo punto forte pur spaziando fino a tutto il Novecento, si ripresenta al Quartetto con un programma disteso su tre secoli con il romantico-classico Mendelssohn, il modernista-classico Šostakovič e il classico-classico Mozart.