John Berger - ilsaggiatore.com · strattismo, non ha mai abbandonato del tutto il figurativo; ha...

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John Berger PERCHÉ GUARDIAMO GLI ANIMALI? Dodici inviti a riscoprire l’uomo attraverso le altre specie viventi Lo sguardo di un cane può interrogare in modo profon- do, indicando realtà che sfuggono all’attenzione umana. Una lepre che attraversa un confine, davanti agli agenti di frontiera, rivela quanto ci sia di arbitrario nelle convenzio- ni che governano il nostro quotidiano. Rispecchiarsi negli occhi di un orango equivale a un viaggio nel tempo lungo millenni, e il bagliore emanato da una lucciola può appa- rire più gelido e remoto di quello di una stella. Da sempre gli animali occupano il centro dell’universo insieme all’uo- mo: nell’antichità venivano utilizzati per popolare lo zo- diaco, e gli indù immaginavano che la Terra fosse sorretta da un elefante, a sua volta in piedi sul guscio di una tar- taruga. Li guardiamo da sempre, esseri senzienti e mortali come noi, eppure radicalmente diversi: osservandoli ab- biamo imparato a definire cosa è umano, e il loro sguardo ci è ancora indispensabile. Oggi gli animali abitano le case di milioni di persone, le loro fotografie invadono il web e i giornali: sono dappertutto, ma stanno scomparendo, perché è sempre più rara la possibilità di un incontro, so- stituita dallo spettacolo di documentari, cartoni animati e giochi. Stanno perdendo il ruolo di messaggeri di un «ol- tre» segreto, dell’abisso che si trova al di là del linguaggio e parla della nostra origine, della nostra solitudine come specie. John Berger analizza questi temi attraverso un ca- leidoscopio di linguaggi e forme testuali – dalla favola alla memoria, dal saggio critico al racconto –, guidato da una scrittura che argomenta con chiarezza e mette a nudo il reale con i delicati strumenti dell’empatia, illuminando la natura di un rapporto che ha dato origine alla pittura e alla metafora, all’arte e all’identità stessa dell’uomo. John Berger (Londra 1926), critico d’ar- te e scrittore, è autore di romanzi, rac- conti, saggi, poesie, sceneggiature e te- sti teatrali. € 16,00 pp. 144 IN LIBRERIA DALL’11 FEBBRAIO

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John BergerPerché guardiamo gli animali?Dodici inviti a riscoprire l’uomo attraverso le altre specie viventiLo sguardo di un cane può interrogare in modo profon-do, indicando realtà che sfuggono all’attenzione umana. Una lepre che attraversa un confine, davanti agli agenti di frontiera, rivela quanto ci sia di arbitrario nelle convenzio-ni che governano il nostro quotidiano. Rispecchiarsi negli occhi di un orango equivale a un viaggio nel tempo lungo millenni, e il bagliore emanato da una lucciola può appa-rire più gelido e remoto di quello di una stella. Da sempre gli animali occupano il centro dell’universo insieme all’uo-mo: nell’antichità venivano utilizzati per popolare lo zo-diaco, e gli indù immaginavano che la Terra fosse sorretta da un elefante, a sua volta in piedi sul guscio di una tar-taruga. Li guardiamo da sempre, esseri senzienti e mortali come noi, eppure radicalmente diversi: osservandoli ab-biamo imparato a definire cosa è umano, e il loro sguardo ci è ancora indispensabile. Oggi gli animali abitano le case di milioni di persone, le loro fotografie invadono il web e i giornali: sono dappertutto, ma stanno scomparendo, perché è sempre più rara la possibilità di un incontro, so-stituita dallo spettacolo di documentari, cartoni animati e giochi. Stanno perdendo il ruolo di messaggeri di un «ol-tre» segreto, dell’abisso che si trova al di là del linguaggio e parla della nostra origine, della nostra solitudine come specie. John Berger analizza questi temi attraverso un ca-leidoscopio di linguaggi e forme testuali – dalla favola alla memoria, dal saggio critico al racconto –, guidato da una scrittura che argomenta con chiarezza e mette a nudo il reale con i delicati strumenti dell’empatia, illuminando la natura di un rapporto che ha dato origine alla pittura e alla metafora, all’arte e all’identità stessa dell’uomo.

John Berger (Londra 1926), critico d’ar-te e scrittore, è autore di romanzi, rac-conti, saggi, poesie, sceneggiature e te-sti teatrali.

€ 16,00pp. 144

In lIBrerIa dall’11 feBBraIo

eric Salerno, giornalista, inviato specia-le, esperto di questioni africane e me-diorientali, è corrispondente del Mes-saggero. Con il Saggiatore ha pubblicato: Uccideteli tutti! (2008), Mossad base Italia (2010), Rossi a Manhattan (2013).

€ 19,00pp. 280

In lIBrerIa dall’11 feBBraIo

Eric SalernointrigoUna guerra taciturna prende campo in Australia alla fine della Seconda guerra mondiale. Un gioco al massacro si ramifica sotterraneamente per le strade, nelle case, nei luoghi della sicurezza quotidiana. A Melbourne, Felix, oro-logiaio ebreo di antica tradizione, incarna l’invisibile anel-lo di congiunzione tra due mondi in inconciliabile coabita-zione: da una parte i sopravvissuti alla Shoah, reduci rosi dalla propria storia, dilaniati dal desiderio di vendetta e, insieme, dal bisogno di oblio, arrivati nel continente per sfuggire a un passato sanguinoso e ricostruire un’identi-tà frantumata dalle persecuzioni naziste e dai massacri nei campi di concentramento; dall’altra i nazisti, scampati alla giustizia nei luoghi più remoti del mappamondo, che vivono sotto falso nome, svolgendo i lavori più comuni e sorridendo. Carnefici e vittime, sterminatori e sterminati camminano inconsapevolmente per le stesse strade. Fe-lix rintraccia i nazisti. E li uccide. Tra riunioni clandestine e sopralluoghi in incognito a Gerusalemme, l’orologiaio e la sua cerchia di compagni progettano esecuzioni cruen-te, assemblano ordigni artigianali, ammassano appunti, schedule e fotografie, tenendo sotto tiro ogni minimo so-spetto. In Intrigo, insonnia e rabbia, sublimate dalla ra-zionalità della premeditazione, compongono un miscuglio alchemico esplosivo e letale. Attraverso il racconto di Eric Salerno tutto diventa progettazione maniacale e interpre-tazione degli orrori rimasti invendicati, che ora popolano la vita dei superstiti come spettri. Ma, se le colpe ricado-no dai padri ai figli, lo stesso accade per le ossessioni. E spetterà a Vera, la figlia dell’orologiaio, fare i conti con un inquietante segreto.

allen everett è professore emerito di Fisica alla Tufts University di Medford, nel Massachusetts.

Thomas roman è professore di Scien-ze matematiche alla Central Connecticut State University.

€ 24,00pp. 368

In lIBrerIa dal 18 feBBraIo

Allen Everett Thomas Romancome viaggeremo nel temPoUna guida scientifica alle scorciatoie del nostro universoPossiamo viaggiare nel tempo? Riusciremo mai a prende-re scorciatoie in grado di coprire le distanze interstellari in pochi secondi? La fantascienza – da Star Treck a 2001: odissea nello spazio ai recenti successi di Avatar e Inter-stellar, passando per i più diversi tipi di incontri ravvici-nati – ci ha abituato a salti nell’iperspazio, esplorazioni intergalattiche, ipervelocità, viaggi supersonici, ma quan-te di queste visioni saranno effettivamente realizzabili, se non oggi, nel nostro immediato futuro? In Come viaggere-mo nel tempo, Allen Everett e Thomas Roman affrontano queste domande e passano in rassegna le possibilità più allettanti aperte dalla ricerca contemporanea: dalla rela-tività ristretta alle inaspettate connessioni teoriche fra il tornare indietro nel tempo e il muoversi più veloci della luce, dalle differenze paradigmatiche fra i viaggi nel futuro e nel passato alle macchine del tempo inventate dall’uo-mo – «macchine» che poco hanno a che vedere con le più sofisticate astronavi o i più improbabili macinini dell’im-maginario fantascientifico, ma sono piuttosto costruzio-ni fisiche squisitamente ipotetiche. Nato da un manifesto amore per la fantascienza e i suoi autori, H.G. Wells per primo, e da un’altrettanto evidente passione per il rigore analitico, Come viaggeremo nel tempo non è solo un libro sullo spazio e le sue imperscrutabili distanze, sulla mate-ria e l’energia, ma anche e soprattutto un racconto – visio-nario e avventuroso, eppure scientificamente solido – di come la fisica e la tecnologia stanno cambiando le nostre percezioni, la realtà in cui viviamo e, da ultimo, noi stessi, abbattendo le barriere di quello che è finora rimasto il più insondabile dei misteri: il tempo.

don angelo Casati (1931), sacerdote, poeta e scrittore. Tra le sue numerose opere ricordiamo: Sulla soglia. Poesie 1984-1994 (2003), Sconfinare per grazia (2013), I giorni della tenerezza (2013), Il sorriso di Dio (2015).

€ 20,00pp. 320

In lIBrerIa dal 18 feBBraIo

don Angelo Casatil’alfabeto di dioCome innamorarsi della bellezza dell’uomo e del creatoUn uomo percorre le strade della sua città, il corpo minu-to, la fronte ampia. Scruta le persone, gli edifici, la natura, scruta se stesso e raccoglie la presenza di Dio intorno a sé. Le parole che gli affiorano alla mente o gli balzano al-la vista danno vita e sostanza a un alfabeto che si scrive con le lettere degli uomini ma che il Vangelo trasforma, aprendo a significati nuovi. Per don Angelo Casati parole come Altro, Denaro, Innamorarsi, Orme, Pietre, Schiettez-za, Silenzio sono l’occasione per avvicinarsi a ogni per-sona, varcare i confini che la quotidianità ha eretto con le sue paure, slabbrare un ritmo che ci siamo imposti ma che nulla ha a che fare con il tempo di Dio. E così la parola Contemplazione, che non è richiesta febbrile ma incanto sui volti delle persone, indugio sulle loro storie, torna ad avere pienezza; la parola Famiglia descrive il luogo dove sorprendersi davanti al mistero di un figlio, il luogo dove insegnare a parlare ma anche ad ascoltare; le parole Giu-stizia e Umanità rivelano una volta di più il loro intreccio profondo, come dice la Bibbia. Con la voce tenera e insie-me saggia che da sempre lo contraddistingue, don Angelo Casati riscopre la luce di parole che credevamo così logore e abusate da aver perso significato, racconta quanta vita e quanta fede stanno dietro le espressioni – le più sem-plici – che costituiscono il nostro lessico familiare con Dio, e incoraggia il lettore a comporre il proprio alfabeto, stru-mento imprescindibile per tornare a una spiritualità che sia immediata, aperta, dialogica; una spiritualità che, sola, può aiutare ad affrontare questa nostra contemporaneità.

Paul Klee è nato nel 1879 a Munchen-buch see e morto a Muralto nel 1940.

€ 29,00pp. 424

In lIBrerIa dal 18 feBBraIo

Paul Kleediari1898-1918L’arte di Paul Klee è stata un esempio travolgente di eclet-tismo, un continuo attraversare le soglie che dividono discipline e linguaggi: pittore tra i più significativi dell’a-strattismo, non ha mai abbandonato del tutto il figurativo; ha unito la sperimentazione grafica e pittorica all’attività come violinista con l’orchestra di Berna, e un costante im-pegno teorico alla ricerca nel disegno e nell’incisione. So-prattutto, non ha mai smesso di varcare i confini tra vita e pittura, e tra natura e arte, considerando l’opera come una pianta il cui sviluppo non è mai separato dal terreno da cui emerge. I Diari – che il Saggiatore ripropone arric-chiti da un’inedita introduzione di Hans Ulrich Obrist – non si limitano a testimoniare l’osmosi costante tra i due piani: ne costituiscono l’incubatrice, il luogo in cui la vita è già arte, ma non ancora dipinto. Custodi della straordi-naria avventura umana e creativa di Paul Klee, questi diari sono una testimonianza tra le più coinvolgenti del xx se-colo: dai ricordi dell’infanzia in Svizzera all’amore per Lily, dai primi passi del figlio Felix all’amicizia con Kandinskij, fino ai mesi passati sul fronte occidentale durante la Gran-de guerra. E poi i viaggi cruciali. In Italia, dove ritrova una natura amica – mai imitata, ma svelata fino alle leggi più intime – e dove conosce e rifiuta il barocco. E in Tunisia, dove vive un’esperienza panica con il paesaggio scopren-do il proprio talento per il colore. I Diari sono un’opera compatta e autonoma, autoritratto di un grande artista e insieme romanzo di formazione di una nuova arte, che non cessa di essere contemporanea.

Giacomo di Girolamo, giornalista, è di-rettore del portale Tp24.it e della radio rmc 101. Collabora con la Repubblica e Il Sole 24 Ore. È autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro L’invisibile (2010), di Cosa Grigia. Una nuova mafia invisibile all’assalto dell’Italia (il Saggiato-re 2012, finalista al premio Piersanti Mat-tarella) e Dormono sulla collina (il Saggia-tore 2014). Per le sue inchieste ha vinto nel 2014 il Premiolino, il principale premio giornalistico italiano.

€ 17,00pp. 248

In lIBrerIa dal 18 feBBraIo

Giacomo Di Girolamo

contro l’antimafiaMatteo Messina Denaro, l’invisibile, è il più potente boss di Cosa nostra ancora in libertà. A lui dalla radio della sua città, Marsala, si rivolge ogni giorno Giacomo Di Girolamo nella trasmissione Dove sei, Matteo?, e a lui si rivolge in questo libro: stavolta, però, con un’agguerrita lettera di resa. Di Girolamo non ha mai avuto paura di schierarsi dalla parte di chi si oppone alla mafia. Ma ora è proprio quella parte che gli fa paura. Ha ancora senso l’antimafia, oggi? Ha avuto grandi meriti, ma a un certo punto si è ri-dotta alla reiterazione di riti e mitologie, gesti e simboli svuotati di significato. In questo circuito autoreferenziale, che mette in mostra le sue icone e non aiuta a coglie-re le complesse trasformazioni del fenomeno mafioso, si insinuano impostori e speculatori. Non è più questione di «professionisti dell’antimafia»: oggi comanda un’oli-garchia dell’antimafia, e chiunque osi metterla in discus-sione viene accusato di complicità. Scrive allora a Matteo Messina Denaro, Di Girolamo, e scrivere al grande anta-gonista è come guardarsi allo specchio: ne esce riflessa l’immagine di una generazione disorientata, che assiste inerme alla sconfitta di un intero movimento, alla banalità inconcludente delle lezioni di legalità a scuola, alle derive di un giornalismo impegnato a frequentare le stanze del potere più che a raccontare il territorio. Provocatorio e ta-gliente, Contro l’antimafia è un libro iconoclasta, amaro, che coltiva l’atrocità del dubbio e giunge alla conclusione per resistere alle mafie serve ripartire da zero, abbando-nando la militanza settaria per abbracciare gli strumenti della cultura, della complessità, dell’onestà intellettuale, dell’impegno e della fatica.

david Graeber (1961) ha insegnato a Yale e ora è professore di Antropologia alla London School of Economics. Il Sag-giatore ha pubblicato Debito (2012) e Progetto democrazia (2014).

€ 21,00pp. 224

In lIBrerIa dal 25 feBBraIo

David GraeberburocraziaPerché le regole ci perseguitano e perché ci rendono feliciSiamo sommersi dalle scartoffie. Bollette, multe, moduli: è l’età della burocratizzazione totale. Ma come ci siamo arrivati? Di solito si pensa che la deregolamentazione sia un cambiamento positivo: meno lungaggini e meno regole che soffocano l’innovazione, il commercio e l’iniziativa in-dividuale. E invece le riforme volte alla liberalizzazione del mercato e alla riduzione della burocrazia incrementano esponenzialmente le norme da interpretare, i moduli da riempire e le code da sopportare. La cultura burocratico-aziendale, nata nel mondo della finanza americana degli anni settanta, ha progressivamente invaso uffici pubbli-ci, università, ogni ambito della vita quotidiana. Il potere pubblico si è alleato con l’interesse privato e si è fatto strumento di un sistema sempre più arbitrario, che usa la lingua della razionalità e dell’efficienza per nascondere obiettivi irrazionali: estrarre ricchezza per il profitto dei privati. Ma c’è un problema ulteriore: perché le regole ci attraggono? I rapporti burocratici – freddi, meccanici, im-personali – sono anche facili e prevedibili, e ci offrono l’opportunità di sperimentare situazioni in cui l’ambiguità e la complessità della vita – la comprensione delle dina-miche di una discussione in famiglia o di una rivalità sul lavoro – vengono spazzate via. È l’utopia delle regole. Il motivo ultimo e nascosto del fascino della burocrazia è la paura della libertà. Come immaginare, dunque, una socie-tà davvero libera? Dopo Debito, già diventato un classi-co, David Graeber spiega le ragioni profonde della nostra ambiguità nei confronti della burocrazia e delle regole, a cui non riusciamo a sottrarci nonostante la loro evidente stupidità. O forse proprio per questo.

Jean Genet è nato a Parigi nel 1910 e morto, sempre a Parigi, nel 1986. Il Sag-giatore pubblica in Italia le sue opere narrative.

€ 21,00pp. 304

In lIBrerIa dal 25 feBBraIo

Jean GenetQuerelle de brestUna nave attracca al molo di Brest, sulla costa atlantica.A bordo, un equipaggio di marinai contrae i muscoli an-nodando le funi. Tra loro, Georges Querelle si staglia per grazia e violenza, per la bellezza serafica dei lineamenti e l’andatura imperiosa che lascia scorgere un lato impe-netrabile e sinistro. Aitante narciso del mare, angelo della solitudine votato all’autodistruzione, il giovane è l’ogget-to del desiderio di chiunque lo incontri, e contrappone alle avances dei corteggiatori, uomini e donne, un’aura di dominazione che scatena le fantasie più bestiali. A Brest la natura ribelle di Querelle trova pieno appagamento. Il bordello La Feria è il ricettacolo di ogni forma di perversio-ne, e l’arrivo del giovane in città destabilizza la vita degli altri personaggi, piegati alla coercizione dei suoi ricatti psicologici. Nono, il proprietario del bordello, il poliziotto Mario, il giovane operaio Gil e l’adultera Lysiane: Querelle si muove da un partner all’altro, senza inibizioni né limita-zioni morali. Seduce, se vuole sedurre. Tradisce, per noia o convenienza. Uccide, quando decide che il gioco erotico deve ultimarsi nella sua più idilliaca risoluzione.Espulsione della soggettività, denuncia dell’omofobia nel-le sue ipocrisie, indagine negli strati più profondi della psicologia umana: Querelle de Brest è la sola opera pro-priamente romanzesca di Jean Genet, e rivela l’influsso esercitato, all’epoca della scrittura, dalla frequentazio-ne dell’autore con Jean-Paul Sartre, che la rende ancora più centrale per una narrazione della cultura occidentale contemporanea.

Margaret Mead (1901-1978) ha inizia-to la carriera di antropologa a ventitré anni, con un’importante indagine alle Samoa sul passaggio fra adolescenza ed età adulta, sfociata nel saggio L’adole-scenza in Samoa. In seguito ha pubbli-cato una quarantina di opere in partico-lare sui rapporti fra psicologia, biologia e cultura.

€ 28,00pp. 416

Margaret Meadmaschio e femminaL’uomo mundugumor ha un’unica moglie ma la tratta co-me se ne avesse molte. L’uomo arapesh ha più mogli ma tratta ognuna come se fosse l’unica. I manus, monogami puritani circondati da poligami, credono che nel mondo ci sia carenza di donne; fidanzano i figli il più presto possibi-le e parlano di una lotta tremenda sostenuta dallo spirito del mondo per guadagnarsi l’anima di ogni donna appena morta. Margaret Mead esplora gli usi e i costumi sessuali di sette popoli indigeni del Pacifico, con cui ha vissuto e che ha lungamente studiato, comparandone le tradizioni con quelle della società occidentale contemporanea. Ne emerge sia l’irriducibile molteplicità delle culture sia l’in-cidenza dei costumi sull’organizzazione della psiche e del consesso umano, soprattutto nell’ambito della differen-ziazione di genere. Ma se ogni società è unica e diversa, e se il carattere dell’individuo, il suo comportamento, i suoi desideri sono sovradeterminati dall’ambiente in cui si forma, c’è un’unica conclusione possibile: quasi tutto è cultura, quasi nulla è biologicamente innato e universale: è la fondazione del relativismo culturale. Margaret Mead mette al bando ogni valutazione etnocentrica riconduci-bile al darwinismo sociale e adotta una prospettiva ra-dicalmente transculturale, mettendo in luce l’inestricabi-le intreccio di biologia e cultura nel condizionamento del pensiero e dell’azione. Riconoscere l’arbitrarietà dei valori e la convenzionalità dei costumi genera il rispetto per le culture e la possibilità di sottoporre a critica i valori della società occidentale. E così Maschio e femmina non è so-lo un classico dell’antropologia: è una pietra miliare dello spirito umano.

In lIBrerIa dal 25 feBBraIo