Joan Queralt LA GOMORRA DI BARCELLONA - llull.cat · quisendo così un nuovo aspetto e con esso una...

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www.editoririuniti.net xx,xx ISBN:978-88-359-9204-2 Meglio di chiunque altro, la Camorra ha saputo sfruttare la globalizza- zione e i nuovi meccanismi dell'economia mondiale espandendosi di paese in paese, di continente in continente. Snodo cruciale di questo mercato è la Catalogna, in particolare Barcellona, città divenuta quar- tier generale di numerosi boss camorristi che da lì controllano le rotte della droga proveniente dal Sud America e dal Marocco, destinata al mercato europeo. Ma non solo. Barcellona e la costa Brava offrono comode latitanze e tante possibilità per riciclare il denaro sporco, in- vestito in redditizie attività commerciali i cui frutti, come in un circolo vizioso, andranno ad alimentare le attività illecite: «In una società come la nostra, prigioniera del primato dell'economia, l'illecito e ciò che è reato si camuffano sotto le vesti dell'attività economica produttiva, ac- quisendo così un nuovo aspetto e con esso una nuova e mendace legittimazione». Le indagini delle forze dell'ordine, imbrigliate da leggi inadeguate e confinate nelle frontiere nazionali, vittime del lento co- ordinamento tra polizie e apparati giudiziari europei, quasi non hanno potere per combattere l'immensità del crimine organizzato. Almeno fino a quando i governi, le istituzioni e la società non decideranno che la lotta alla criminalità organizzata deve essere un obiettivo primario. Affinché questo accada, il primo passo da compiere è svelare questo vasto mondo ancora troppo in ombra. Con questo libro Queralt ce ne dà la possibilità, offrendoci «un fugace e insufficiente bagliore di luce nelle tenebre del bosco della criminalità», grazie a pagine che «costitu- iscono l’inchiesta giornalistica più rigorosa che sia stata realizzata fino ad ora sulla presenza della Camorra in Catalogna». JOAN QUERALT LA GOMORRA DI BARCELLONA Joan Queralt, giornalista e scrittore di vasta esperienza internazionale, ha collaborato con testate spagnole, europee e sudamericane tra cui Revista de Occidente, El Viejo Topo, El País, El Periódico de Catalunya, Diario 16, Avui, la Repubblica, La Opinión e Granta. Originario di Barcellona, è vissuto a lungo in Argentina nel corso degli anni Settanta, pubblicando importanti inchieste politiche. Dalla fine degli anni Ottanta il suo interesse si rivolge verso le mafie: le sue rigorose e approfondite indagini giornalistiche lo portano a scrivere e dirigere il documentario Jueces en tierra de mafia (1995) e a pubblicare i libri Crónicas mafiosas, Sicilia, 1985- 2005 (2006) ed El enigma siciliano de Attilio Manca (2008). Uscito in Spagna nel 2011 (con il titolo La Gomorra catala- na), La Gomorra di Barcellona è stato rivisto e aggiornato dall’autore in vista della sua traduzione italiana. Queralt partecipa regolarmente a conferenze, seminari, programmi radiofonici e televisivi intervenendo come esperto del fenomeno della criminalità organizzata. Joan Queralt LA GOMORRA DI BARCELLONA SULL'ALTRA RIVA DEL MEDITERRANEO Editori Internazionali Riuniti Prefazione di Gigi Di Fiore

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www.editoririuniti.net € xx,xx

ISBN:978-88-359-9204-2

Meglio di chiunque altro, la Camorra ha saputo sfruttare la globalizza-zione e i nuovi meccanismi dell'economia mondiale espandendosi di paese in paese, di continente in continente. Snodo cruciale di questo mercato è la Catalogna, in particolare Barcellona, città divenuta quar-tier generale di numerosi boss camorristi che da lì controllano le rotte della droga proveniente dal Sud America e dal Marocco, destinata al mercato europeo. Ma non solo. Barcellona e la costa Brava offrono comode latitanze e tante possibilità per riciclare il denaro sporco, in-vestito in redditizie attività commerciali i cui frutti, come in un circolo vizioso, andranno ad alimentare le attività illecite: «In una società come la nostra, prigioniera del primato dell'economia, l'illecito e ciò che è reato si camuffano sotto le vesti dell'attività economica produttiva, ac-quisendo così un nuovo aspetto e con esso una nuova e mendace legittimazione». Le indagini delle forze dell'ordine, imbrigliate da leggi inadeguate e confinate nelle frontiere nazionali, vittime del lento co-ordinamento tra polizie e apparati giudiziari europei, quasi non hanno potere per combattere l'immensità del crimine organizzato. Almeno fino a quando i governi, le istituzioni e la società non decideranno che la lotta alla criminalità organizzata deve essere un obiettivo primario. Affinché questo accada, il primo passo da compiere è svelare questo vasto mondo ancora troppo in ombra. Con questo libro Queralt ce ne dà la possibilità, offrendoci «un fugace e insufficiente bagliore di luce nelle tenebre del bosco della criminalità», grazie a pagine che «costitu-iscono l’inchiesta giornalistica più rigorosa che sia stata realizzata fino ad ora sulla presenza della Camorra in Catalogna».

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Joan Queralt, giornalista e scrittore di vasta esperienza internazionale, ha collaborato con testate spagnole, europee e sudamericane tra cui Revista de Occidente, El Viejo Topo, El País, El Periódico de Catalunya, Diario 16, Avui,la Repubblica, La Opinión e Granta. Originario di Barcellona, è vissuto a lungo in Argentina nel corso degli anni Settanta, pubblicando importanti inchieste politiche. Dalla fine degli anni Ottanta il suo interesse si rivolge verso le mafie: le sue rigorose e approfondite indagini giornalistiche lo portano a scrivere e dirigere il documentario Jueces en tierra de mafia (1995) e a pubblicare i libri Crónicas mafiosas, Sicilia, 1985- 2005 (2006) ed El enigma siciliano de Attilio Manca (2008). Uscito in Spagna nel 2011 (con il titolo La Gomorra catala-na), La Gomorra di Barcellona è stato rivisto e aggiornato dall’autore in vista della sua traduzione italiana. Queralt partecipa regolarmente a conferenze, seminari, programmi radiofonici e televisivi intervenendo come esperto del fenomeno della criminalità organizzata.

Joan Queralt

LA GOMORRADI BARCELLONASULL'ALTRA RIVA DEL MEDITERRANEO

Editori Internazionali

Riuniti

Prefazione di Gigi Di Fiore

Joan Queralt

La Gomorra di Barcellona

Sull’altra riva del Mediterraneo

Prefazione di Gigi Di FioreTraduzione dal catalano di Marcello Belotti

© 2013 Editori Riuniti Int. S.r.l.s.ISBN: 978-88-359-9204-2

La traduzione di questo libro è stata resa possibile grazie al contributo dell’Institut Ramon Llull© della traduzione: Marcello Belotti, 2013Revisione della traduzione: Valentina Piovani

Immagine di copertina: Edouard Golbin, Plaça Sant Josep Oriol, Barri Gòtic (Barcellona, anni ‘80)

Realizzazione editoriale: Andrea D’Ambrosio

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Indice

Napoli-Spagna. Quell’intreccio criminale che parte da lontano di Gigi Di Fiore 9

Introduzione 17

Prima Parte

Barcellona e la guerra di Scampia. La storia di Raffaele Amato 23

2002. Gli antecedenti. Il clan Di Lauro 25

Raffaele Amato, ‘a vecchiarella. Il clan Amato-Pagano 32

Barcellona, l’altra riva della Camorra 38

La ditta catalana di Raffaele Amato 46

La colonia napoletana 55

La guerra di Scampia 60

2005. La cattura di Amato 73

La tregua e la fine del conflitto 84

Il nuovo scenario del crimine 88

La caduta 99

Camorra.cat 111

Gli antecedenti. La tappa di Lucky Luciano e il «caso Bardellino» 115

1983. Il «caso Bardellino» 117

Conoscere la Camorra 131

La geografia criminale di Napoli 138

I camorristi catalani 141

Clan e famiglie presenti in Catalogna 150

I soldi della Camorra e la crescita economica in Spagna. I rischi del capitale criminale 155

Il mercato della falsificazione 162

Considerazioni finali 170

Castelldefels sulle rotte dell’hascisc 187

Il clan di Edoardo Contini, ‘o romano 193

I traffici di Luigi Mocerino 200

Il tesoro catalano di Gino 206

Paoluccio l’infermiere 215

Carrer Gelabert, l’ultimo scenario di libertà 220

Seconda Parte

La globalizzazione del metodo mafioso 229

Globalizzazione. Effetti criminogeni e convergenze criminali 233

I vantaggi della globalizzazione secondo l’ottica criminale. Mafie, borghesie mafiose e sistemi criminali. Il nuovo capitalismo misto: integrazione tra economia legale e illegale 238

Economia, criminalità e democrazia. Il fallimento della politica. Complicità e responsabilità 252

La cultura della legalità: il deficit spagnolo 265

Cultura dell’illegalità, diffusione del metodo mafioso e indifferenza sociale 271

Effetti sociali della corruzione e del crimine organizzato 281

L’indolenza dell’Unione europea 289

Allegati

Membri della Camorra arrestati in Catalogna 305

Camorristi che hanno passato parte della loro clandestinità in Catalogna senza esservi arrestati, o con una presenza discontinua in virtù delle loro attività di narcotraffico 307

Membri di bande e di gruppi criminali relazionati con la Camorra 308

Membri della Camorra arrestati nel resto del territorio spagnolo 310

Altri camorristi individuati (non arrestati) in Spagna negli ultimi anni 313

Sequestro di beni di Luigi Mocerino 314

JoanQueralt,LaGomorracatalana,AngleEditorial,2011

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Introducció

Quiinvestigaiescriusobrelesorganitzacionscriminals,isobrelacriminalitaten general, afronta la dificultat —i sovint la frustració— d’abordar unassumpteenquèsempre,entotselscasosientoteslescircumstàncies,elquese sap és només una part insignificant de la veritat oculta que voldríemconèixer.Comeneljatòpicexempledel’iceberg,elmóncriminalmostraunapetita part de la geografia i impedeix l’accés a la resta del vast paisatge aqualsevolexploradorestranyalasevarealitat.Sàpigadoncsellectorqueaquestespàginessónnomésunpetitfragmentde

la granhistòriaquevoldríemexplicar i que,malgrat l’aportacióquepuguinsuposar com a aproximació i descoberta d’esdeveniments i personatgesignotsfinsara,elmóndelaCamorraqueviuentrenosaltresiambnosaltressegueix sent un territori desconegut. La Gomorra catalana pretén ser unavanç en la recerca de respostes, però no deixa de ser un pasminúscul enaquesta direcció. Un fugaç i insuficient resplendor en les tenebres del bosccriminal.Feta aquesta necessària premissa, diguem també que, malgrat les

limitacions d’origen, aquestes pàgines constitueixen la investigacióperiodísticamésrigorosarealitzadafinsarasobrelapresènciadelaCamorraaCatalunya.Iqueleshistòriesquecomponenlaprimerapartdel’obra,ladeRaffaeleAmatoiladePaoloDiMauroiLuigiMocerino,elsdosúnicscasosdepetició de segrest de béns i unes de les detencionsmés importants fetes aCatalunya,sónexemplesperacostar-nosnotansolsaaquestmónsecret,sinótambéperconèixerelslímitsdelainvestigaciópolicialaEspanyaenmatèriadecrimorganitzat,elsbuitsdelacoordinaciópolicialijudicialeuropea—finsitotentrepaïsostanpròximscomItàliaiEspanya—ilalentitudquellastaelsprocedimentsdelalluitacontralacriminalitatorganitzadaielsseusresultats.Històries útils així mateix per visualitzar la proximitat, difusa i invisible,

dels grans padrins i de les organitzacions criminals a la nostra vidaquotidiana,mésproperadelqueenspodemarribaraimaginar.Una altra dificultat afegida sorgeix a l’estudiós del fenomen criminal i

també al lector interessat: la visió del crim organitzat és plena de lentsdeformants,d’estereotips, llocscomunsiimpostures,enpartresponsabilitatdelcinema,latelevisió,laliteraturailapremsa,iengranpartdelsqui,desdeles instàncies i els organismes oficials encarregats de lluitar contra lacriminalitat, no han sabut—o no han volgut— transmetre a la societat lapercepciórealdelproblema.Així, fins a arribar als nostres convulsos dies, en què la criminalitat

organitzada,quenoladelinqüènciaorganitzada,pocorestéaveureambelstòpicsdifososperlaindústriadel’entretenimentiperlamajoriadelsmitjansde comunicació. Com s’afirma en aquestes pàgines: «El crim organitzat, lesmàfies, handeixatde serun simpleproblemapolicial i judicial, un fenomenparticular d’aquest o d’aquell país, per convertir-se en un dels grans reptesque afronta la comunitat internacional. Un problema global que incideixnegativamentenlavidaielfuturdemilionsdepersones—tantenelspaïsos

JoanQueralt,LaGomorracatalana,AngleEditorial,2011

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ricscomenelspobres—,enlasalutdemocràticadelsestats,enleseconomiesienlespolítiquesdedesenvolupamentsocial».Conèixer-lo,disposard’unaperspectivareal,correctaimetodològicasobre

lasevanaturalesa,lessevescauses,lessevesfuncions,elsseusobjectiusilessevesamenaces,ésavuimésimprescindiblequemai.Hoésenlamesuraqueelprocésdetransformacióestàmodificantenprofunditatnotansolslasevanaturalesa, sinó la seva aparença, i es corre el risc que la nova forma devisibilitatamagui laperillositat, fent-nosoblidarels riscosde reduir l’alertasocialdavantdelasevaexistènciaidelessevesactivitats.En aquest procés de canvi del que és i del que representa la criminalitat

organitzada, el blanqueig ja no es refereix únicament als capitals d’origenil·lícit.És lamateixaidentitatdelacriminalitatorganitzada, i ladelessevesactivitats i els seus protagonistes, la que s’està blanquejant fins a perdre elcaràctercriminal.Ocorrequan,enunasocietatcoml’actual,segrestadaperlaprimacia de l’economia, el fet il·lícit i delictiu es transvesteix amb laindumentàriadel’activitateconòmica,totadquirintunnouaspecteiambellunanovaifalsalegitimitat.Succeeixcadavegadaambmésfreqüència,iquanmés ràpida és lametamorfosi imés substancial en termes econòmics,mésconsenssocialtroba.Mésencaraquanlacrisieconòmicaifinancerailadelapolítica afavoreixen l’expansió de la corrupció i la difusió de la il·legalitat,duesdelesportesd’entradadelcrimorganitzat.Per contextualitzar la presència dels padrins i dels clans de la Camorra

napolitanaaCatalunya—assumpteabordatenlaprimerapartdelllibre—enlesdinàmiquesactualsdel’escenaricriminalinternacional,icontribuiraunainterpretacióméscorrectadelproblemaidelsseusriscos,lasegonapartdeLaGomorracatalanadescriu l’evoluciómundial del fenomen en els darrersvint-i-cincanys,irevisacomapartirdelaglobalitzacióeconòmicahacrescutexponencialmentlacolonitzaciódeleseconomieslegalsperpartdelsistemacriminal.Sota el títol «Globalització del mètode mafiós», el capítol analitza els

diversosfactorsqueincideixenenl’expansióimparabledelacriminalitat:elfenomendelaglobalització,onelpaperreguladordelsestatsidelapolíticaen general tendeix a debilitar-se enfront dels grans poders econòmics ifinancers; l’avançdelssistemescriminalsi lasevaintegracióenl’economiailesfinancesi,moltespecialment,lamancadevoluntatrealdelapolíticaperacabar—o si més no, combatre adequadament— amb el fet criminal, quecontinua sense ser un problema prioritari per part dels governs, lesinstitucionsilamateixasocietat.

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Introduzione

Chi fa ricerca e scrive di organizzazioni criminali e di criminalità in generale, affronta la difficoltà – e spesso la frustrazione – di misurarsi con un argomento nel quale, sempre, in qualsiasi caso e in tutte le circostanze, ciò che si giunge a conoscere è solo una parte insignificante delle verità nascoste che vorremmo scoprire. Come nella metafo-ra ormai ricorrente dell’iceberg, il mondo criminale mostra solo una piccola parte della sua mole e non rivela a nessun esploratore esterno il resto del vasto paesaggio sommerso.Sappia dunque il lettore che queste pagine restituiscono solo un piccolo frammento della lunga storia che vorrem-mo raccontare e che, per quanto potranno apportare infor-mazioni utili a conoscere e a scoprire eventi e personaggi finora ignoti, il mondo della Camorra che vive tra noi e con noi continua a essere un territorio sconosciuto. La Gomorra di Barcellona – Sull’altra riva del Mediterraneo vuole segnare un passo in avanti nella ricerca di risposte, per quanto si tratti di un passo minuscolo. Un fugace e insufficiente ba-gliore di luce nelle tenebre del bosco della criminalità.Fatta questa necessaria premessa, possiamo affermare che, nonostante le limitazioni in esse connaturate, queste pagi-

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Introduzione

ne costituiscono l’inchiesta giornalistica più rigorosa che sia stata realizzata fino ad ora sulla presenza della Camorra in Catalogna. Le storie narrate nella prima parte dell’ope-ra, quella di Raffaele Amato, di Paolo Di Mauro e di Luigi Mocerino, i due unici casi in cui sia stato richiesto il seque-stro dei beni, oltre a rappresentare tra gli arresti più impor-tanti realizzati in Catalogna, sono esempi che aiutano non solo ad avvicinarsi ai segreti di questo mondo, ma anche a conoscere i limiti delle indagini della polizia in Spagna nell’ambito del crimine organizzato, l’alternante coordina-mento tra polizie e apparati giudiziari europei – financo tra paesi così vicini come l’Italia e la Spagna – e la lentezza che pesa come una zavorra sul cammino della lotta contro la criminalità organizzata e sui suoi effetti. Sono storie utili anche per dare la percezione della presen-za, diffusa e invisibile, dei grandi padrini delle organizza-zioni criminali nella nostra vita quotidiana, una prossimità ben maggiore di quella che possiamo immaginare.Una difficoltà in più si paventa per lo studioso del fenome-no criminale e il lettore interessato: la visione del crimine organizzato è definita da molte lenti deformanti, da stereo-tipi, da luoghi comuni e falsificazioni, in parte per respon-sabilità del cinema, della televisione, della letteratura e del-la stampa, e in gran parte di coloro che, dalle istituzioni e dagli organismi ufficiali responsabili della lotta contro la criminalità, non hanno saputo – o non hanno voluto – tra-smettere alla società la percezione reale del problema.Così, fino ai nostri convulsi giorni, in cui la criminalità or-ganizzata, che non è semplice delinquenza organizzata, ha poco o nulla a che fare con gli stereotipi diffusi dall’industria dell’entertainment e dalla maggior parte dei mezzi di comu-nicazione. Come si dirà in queste pagine: «Il crimine orga-nizzato, le mafie, hanno cessato di essere un problema solo della polizia, un fenomeno specifico di questo o quel paese:

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La Gomorra di Barcellona

è diventata una delle più grandi sfide che deve affrontare la comunità internazionale. Un problema globale che incide negativamente sulla vita e sul futuro di milioni di persone – in paesi ricchi e poveri, sulla salute democratica degli stati, sulle economie e sulle politiche di sviluppo sociale».Conoscerlo, avere una visione reale, corretta e sistemati-ca della sua natura, delle sue cause, delle sue funzioni, dei suoi obiettivi e delle sue minacce, è oggi più importante che mai. Tale importanza è direttamente proporzionale alla rapidità del processo di trasformazione che sta modi-ficando in profondità non solo la natura stessa della crimi-nalità, ma anche al modo che ha di manifestarsi, e si corre il pericolo che la nuova forma di presentarsi ci faccia di-menticare i rischi cui si va incontro, se si attenua l’allarme sociale sulla sua esistenza e sulle sue attività.In questo processo di cambiamento della natura e di ciò che rappresenta la criminalità organizzata, il riciclaggio di denaro non riguarda soltanto i capitali di origine illecita. Coincide con l’identità stessa della criminalità organizzata e delle sue attività e dei suoi personaggi, di tutto ciò che, ripulendosi, perde il suo carattere criminale.Avviene quando, in una società come la nostra, prigionie-ra del primato dell’economia, l’illecito e ciò che è reato si camuffano sotto le vesti dell’attività economica produtti-va, acquisendo così un nuovo aspetto e con esso una nuo-va e mendace legittimazione. Accade sempre più spesso, e, quanto più veloce è la metamorfosi, e più consistente in termini economici, tanto maggiore è il consenso sociale su cui può poggiarsi. Ancor più, quando la crisi economica e finanziaria, e della politica, favoriscono l’aumento della corruzione e dell’illegalità, due delle porte d’accesso privi-legiate della criminalità organizzata.Per contestualizzare la presenza dei padrini e dei clan del-la Camorra napoletana in Catalogna – questione affrontata

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Introduzione

nella prima parte del libro – in relazione alle attuali dina-miche dello scenario criminale internazionale, e per con-tribuire a un’interpretazione più corretta del problema e dei suoi rischi, la seconda parte de La Gomorra di Barcellona – Sull’altra riva del Mediterraneo tratta dell’evoluzione mon-diale del fenomeno negli ultimi venticinque anni, e mostra come, a partire dalla globalizzazione economica, sia cre-sciuta esponenzialmente la colonizzazione delle economie legali da parte del sistema criminale.Il capitolo che porta il titolo “Globalizzazione del metodo mafioso” analizza i diversi fattori che incidono sull’espan-sione inarrestabile della criminalità: il fenomeno della glo-balizzazione, in cui il ruolo regolatore dello stato e della politica tende a indebolirsi di fronte ai grandi potentati economici e finanziari; l’avanzata dei sistemi criminali e la loro integrazione nell’economia e nelle finanze e, soprat-tutto, la mancanza di volontà reale da parte della politica di farla finita con la presenza criminale – o perlomeno di combatterla adeguatamente –, obiettivo che continua a non essere prioritario per governi, istituzioni e neppure per la medesima società.

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Barcelona,l’altraribadelaCamorraQuanlesdiferènciesentreelnouvèrtexdelsDiLauroielgrupfamiliardelsAmato-Pagano, ara caiguts en desgràcia, comencen a prendre cos, aquestsabandonen Nàpols i es traslladen a Barcelona. ¿Per què precisamentBarcelona?AmatoconeixbéEspanyapelsseusanyscomagestordeltrànsitdedrogues

acomptedePaoloDiLauro, imillorancora lacapital catalana,onharesiditambfreqüènciaioncomptaambsuportsiunainfraestructuraàmpliaieficaç.EltrasllataBarcelona,probablementafinalsdel’any2002oacomençamentsdel2003,noésunaimprovisació.Haestatpreparatambtotdetall.Amatonoarribasol.L’acompanyenalgunsfamiliars,membresde l’estatmajordelclanAmato-Pagano, i algunsdels seus col·laboradorsmés fidels, entre ells el seuequipde seguretat.Un grupal qual es van afegint gradualment, a partir del2003,altresparentsiamics.A ‘oLello l’acompanyenelsseusgermans,elseucunyat Cesare Pagano (a qui alguns anomenen també Paciotti per la sevadebilitat per les sabates dissenyades per Cesare Paciotti) i els seus nebotsCarminePagano,RaffaeleAmatojúnior,‘oPiccirillo,iCarmineAmato,amésdeles seves famílies respectives, a les que no volen exposar a les possiblesvenjancestransversalspròpiesdelaCamorra.En arribar a Barcelona, el clan compta ja amb diversos apartaments a

disposició, que ocupen familiars i col·laboradors. Els dos grups familiarss’adaptenambnormalitatalavidaespanyolaperquèdesdefaanys,almargedelesactivitatsprofessionals,solenpassarlesvacancesd’estiualaCostadelSol, prop de Màlaga, on disposen de magnífiques viles que gaudeixen encompanyiad’algunsdelsamicsméspropers,comaraRitoCalzone,ilPisano,oLucioCarriola.ACatalunya,Amatodisposa,amésamés,del'eficaçsuportdePaoloLumia,

enelqualhadelegatpartdelacompradecocaïnaalscàrtelscolombiansaixícomdelseuposteriortrasllataItàlia.ALumia,unsiciliànascutaMazzaradelVallol'octubrede1967i,comAmato,residentaBarcelonaenaquestaèpoca,les autoritats policials europees el consideren un dels més importantsintermediarisentreelscartellssud-americansdeladrogailesorganitzacionscriminals del sud d'Itàlia. A Barcelona, el sicilià ha aconseguit una sòlidaimplantació i figura com a administrador únic de diverses societats:RestauraliaOlímpic,S.L.,ambseualCentreComercialMarinaVillage;Pouni185, empresa constituïda l'any 2004 i dedicada a la compravenda iarrendament d'immobles ia l'explotació de serveis d'hostaleria, situada alcarrer Marina 19-21; i Rebra SL, dedicada a l'explotació d'activitatscomplementàriesiaccessòriesdenegocisd’hostaleria,especialmentsalesdefesta,iaactivitatsrecreativesid'entreteniment,ambseualcarrerMoià,1,enple centredeBarcelona i a pocsmetres del domicili barceloní de la famíliaAmato.Lumia, que dirigeix des de la capital catalana un potent grup de

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narcotraficants, no només treballa per als napolitans. Gaudeix d'importantsvinclesambalgunesfamíliesdelaCosaNostra,alesqualsproveeixdedrogaperalsmercatsdePalermiTrapani.ABarcelona,Amatose sentméssegur i relaxatqueaNàpols.Envoltatde

parents, el protegeix amés un eficient, ancora que de vegades poc discret,cinturó de seguretat. Un cop a la ciutat, comença a organitzar els seusefectius:alsnapolitansqueresideixenalaciutatialsques’hantraslladatambellhiafegeixjovesafiliatsespanyolsinord-africans,elsqualsincorporaalesactivitats del tràfic de drogues i d’armes. Per descomptat, no perd elscontactesambNàpols, jasiguiambfamiliarsoambaltresafiliatsdelclanDiLauro, o bé amb els representants dels diversos grups i subgrups que,distanciats de la nova direcció, romanen en el territori a l’esperad’esdeveniments.Els èxitsdel clanDiLaurohanestat obradePaolo, però tambédels seus

anticscoronels,comaraAmato,capsd’importantsiestratègicssubgrupsqueformen part de l’organització i són hegemònics en zones decisives per alcontrol territorialdeSecondigliano idelmercatde ladroga.Amatosapquehad’aprofitaralseufavor lescrítiquesquecreixencontraCosimoielsseusgermansenlamesuraquehad’evitarladesunióielsenfrontamentsentreelsvellscapozonas,divergènciesqueestansentfomentadesperla jovedirecciódel clan i que només poden beneficiar els seus adversaris. Els primersinterlocutorssón,doncs,elsanticsaltscomandamentsdelclan.GrupscomeldeMugnano, comelsMaranesi, implantats al barrideMonteRosa i dirigitsperRaffaeleAbbinante,elgrupdeRosarioPariante ieldeGennaroMarino.Progressivamentseliuneixenaltresgrupsidirigents.Pocsmesosdesprésdel’arribadad’Amatoielsseus,Barcelonacomençaa

esdevenir el centre conspiratiu en el qualmaduren els primersmovimentstàctics, es van definint les estratègies a seguir i es concerten les aliancesinicials, elsacords i les traïcionsquereforçaranprimer l’escissió imés tardelsplansmilitarsperalcopd’estatdefinitiu.Demanerareservada,d’amagatdelsDiLauro, importantsoficialsdelclanviatgenaBarcelonaper trobar-seamb Amato, posar-lo al dia de la situació, conèixer les seves intencions iconcertarestratègies.IdeBarcelonacapaNàpolsviatgentambéelsoficialsiels ambaixadorsd’Amatoper reunir-seambels representantsdelsdiversosgrupsisubgrupssatèl·litsdelclanDiLauro.Elpontentrelesduesciutatsesperllonga durant mesos, cada vegada amb més intensitat, i sorprèn que,malgrat l’assiduïtat i el nombre i la importància dels viatgers en el móncamorrístic napolità, el trànsit criminal escapi a la vigilància policial, quenomésintervédosanysdesprés.Entre els primers a anar a Barcelona hi figuren Giacomo Migliaccio,

Giacuminoa’femminella,iGennaroMarino.Aparentment,Marinoarribaambel propòsit d’intervenir en el conflicte, però en lloc d’arranjar lesdesavinences i convèncer Amato per tal que torni a Nàpols, li explica queCosimovolassassinar-lo.Unaintervencióquevaresultardeterminant.Marino,aquiesconeixenl’ambientcriminalcomaGennyMckayperquèel

seugermà,quehaperdutlesduesmansdurantunaemboscada,s’assemblaal homònim personatge d’unwesternmolt en voga als anys seixanta, és el

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capopiazzadelesCasesCelestes,unadelesprincipalszonessuburbanesdevendadecocaïnadeSecondigliano.DurantanyshaestatelpupildePaoloDiLauro, el qual, per demostrar-li el seu afecte, li regala el punt de vendaalliberant-lo de l’obligació de pagar una part dels beneficis a la casamare.Tots els beneficis, excloent-hi naturalment els costos de la compra de ladroga, sónpera ell.Ungest extremqueGennyMckay agraeix regalant-li alpadrí un Rolex d’or massís i als seus fills potents motocicletes del modelTransalp.Marinoésuncapo,unapersonarespectadaalclan.Quanhaestatnecessarijugar-se-lanohadonatmaiunpasenrere:el1992,perexemple,ésundelssospitososdel’homicididequatrecamorristesdeSant’Antimo.8Peraixò,perlasevaexperiènciaipelseuprestigi,perlafidelitataCiruzzo

‘omilionario, quan el fill d’aquest, Cosimo, decideix acabar amb el sistemavigent, segons el qual els traficantsdel clan es beneficiende la vendade ladrogamitjançantunpercentatgede la inversió realitzada i handepassar apagar una nova quota, Marino es nega a acceptar la nova regla i decideixposar-sealcostatd’Amato.MarinoiAmatos’alienicomencenaincorporarales seves files els voluntaris disposats a participar en l’enfrontament ques’acosta.S’obre un període incert, ple de temors i sospites, de freqüents i

prolongades converses telefòniques entre Barcelona i Nàpols, entreSecondigliano i Mugnano, de trobades entre afiliats per conèixer la sevaposiciórespectealsbàndolsiconvèncerl’altrapartdelsavantatgesdecanviarde front.Reunions en les quals elsmembresd’unbàndol adopten les sevesprecaucionsdeseguretat,esconvidenamanifestarlesopinionsambeltomésbaix i esmantenena l’esperadels esdevenimentsperprendre lesdecisionsmés convenients. Conscients, uns i altres, de la dificultat que el contenciósentreelsfillsdePaoloDiLauroielsqueaviatcomencenaserconegutscomelsespanyolsesresolguifinalmentdemaneranocruenta.PeralclanDiLauroelmomentésdelicat,perquènos’hanrecuperatancora

dels danys causats per les declaracions dels primers penedits del’organització.Una circumstància quehadeterminat l’aparició d’un elementd’inseguretatidedebilitatdesconegutfinsaleshores.Ambelmàximlíderalaclandestinitat i alguns dels seus capos sota pressió de les autoritats, l’últimque el clan necessita és la possible proliferació de divisions i traïcionsinternes.Imenysancoraunaguerra.No obstant això, les acusacions d’infame volen d’una riba a l’altra de

l’organització com a preludi de la violència quemesosmés tard fuetejarà lasevageografiafísicaimésenllàd’ella.Lareconciliaciósemblacadavegadamésdifícil i llunyana. També perquè l’actitud dels Di Lauro, la seva voluntatmanifestadeprovocarmalentesosno tan solsentreells iAmato, sinó tambéentreellialgunsdelsseuscol·laboradorsmésfidels,resultainsofrible.Amatos’esforçaaespecificarque lasevadesaparició—aNàpolsancoranoesparladeBarcelona—novoldirquehagiabandonatels seushomesperpor, comintenten fer creure des de les trinxeres enemigues, sinó que es tractamésaviat d’un recurs per evitar les tensions que podrien provocar l’esclat delconflicte.Apocapoc,enelsmesossuccessius,lesposturesesvandefinint,itambées

JoanQueralt,LaGomorracatalana,AngleEditorial,2011

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vandelineant les filesd’unbàndol ide l’altre.Eldelsqueromanenfidelsa lanovadirecciódelclan ield’aquellsque,percontra,confien laresolucióde lacrisiaAmato,siguiquinasiguilasevadecisiófinal.PerquèaviatquedaclarquelarevoltacontralanovallevadelsDiLauroestàencapçaladaper‘avecchiarella,l’homeambelquals’hadeparlarcomagarantiaperalfutur.

Al començament del 2003, els desplaçaments d’Amato i els seus entreBarcelona iNàpolsesrepeteixen.Al febrer,agentsde l’EsquadraMòbildeNàpols identifiquen la presència en un apartament de via Campània, aCaserta,delgrupdefidelsqueconstitueixenl’entornmésproperaAmatoidel seu estat major. Han tornat de Barcelona per gestionar elsesdeveniments des de l’interior del territori. CesarinoPagano es troba alcomandament de les operacions i sovint, igual que faran el seu germàDomenico, Elio Amato i Carmine Amato, repetirà les anades i tornades aEspanya,gairebésempreaBarcelona, ienalgunaocasióalaCostadelSol,especialmentaMàlaga.En el decurs del 2003, la ubicació d’Amato continua sent unmisteri en el

submóndelaCamorranapolitana.LasevapossibleresidènciaaEspanyaésunrumorestèsquenotrobaconfirmació.Lesestadesnapolitanes,d’altrabanda,contribueixen a confondre ancora més els seus adversaris. A l’abril, perexemple,a travésde lesescoltes telefòniquesaalgunsmembresdel clanDiLauro,sesapqueésaNàpols.Lanotíciaque‘avecchiahatornatcirculaperlesviessubterràniesdelsdisconformesidelsadversaris.Tambéesdiuqueelseuretornobeeixaldesigderesoldrelescontrovèrsiessorgidesambelvèrtexdelclaniaclarirlasituació.Apartdelfetqueelseuallunyament,quemainoha estat voluntari, i la confusió estan provocant grans dificultats deproveïment de droga al clan, perquè el principal canal d’importació ésprecisamentelseugrup.L’any2003és,enefecte,unaèpocadedesconcertid’actitudsambigüesque

noacabenperassumirperfilsclars inecessaris.Noobstantaixò, totsemblaindicarque en aquestesdatesAmatonovol trencar ancora els seus vinclesambelseuvellcapPaoloDiMauro,ambquihatreballatcolzeacolzedurantanys i a qui reconeix ancora com el seu capo. Pel que sembla, ‘o Lello volaclarirelseupaperieldelsquehandirigitenaquestsanysl’aprovisionamentieltràficdedroguespercomptedelclan.Elseuinterèsésdoble:d’unabanda,volaclarir lessevesdiferènciespersonalsambelvèrtexdelclani,de l’altra,preténassumirelpaperdemediadorenunmomentenquès’estàposantendubte la fidelitat de personatges propers a ell, estigmatitzats per la novageneraciódelclan.Enteoria,éslapersonaidòniaperaaquestafunció.Ésunhome de prestigi dins del clan, respectat pels afiliats que no tan solsreconeixenlasevacapacitatdegestióenelgrannegocideladrogai lasevaserietata l’horad’assegurar l’aprovisionamentde totes lesplacesdevenda,sinótambéelprotagonismeassumitenelsmomentsdifícils.ÉsprobablequeAmatopensiquel’aventuraqueestàcomençanta liderar

comptaambuncontext favorablealsseus interessos.LaCamorraciutadanaestàencrisi,algunsdelscaposméspotentsromanenalapresóil’adversari,

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després d’una llarga temporada de fuites i arrestos, es veu abocat a leslimitacions de la supervivència. Un buit que demana ser ocupat, propiciperquèellpuguiimposarlasevahegemoniaeneltràficd’estupefaentsnotansolsal’àreaciutadana,sinómoltmésenllà.Siguinquinssiguinelspropòsits,elsseusintentsnofansinóprovocarl’efectecontrari:reforçarelsrecelsdelshomesdeDiLauro,queveuenenlessevesmaniobresienlesdelsseusfidelsconstantsmostresderebel·liaitraïció.Almargedelesaccionsdiplomàtiques,delessevestravessiesielsseustràfics,aBarcelonaAmatoielsseustampocdescuidenelsnegocisfamiliars,aradesdelaperspectivad’unfuturespanyolque,amitjàtermini,espreveudurador.

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Barcellona e la guerra di Scampia. La storia di Raffaele Amato

con trafficanti albanesi, un affare per cui si fa aiutare da un traduttore, né più né meno che il nipote del primo ministro di Tirana.

Barcellona, l’altra riva della Camorra

Quando le divergenze tra il nuovo vertice dei Di Lauro e il gruppo familiare degli Amato-Pagano, ora caduti in di-sgrazia, cominciano a prendere consistenza, questi abban-donano Napoli e si trasferiscono a Barcellona. Ma perché proprio Barcellona? Amato ha conosciuto bene la Spagna per il suo passato di gestore del traffico di droga per conto di Paolo Di Lauro, e meglio ancora la capitale catalana, dove ha soggiornato frequentemente e conta su supporti e su un’infrastruttura ampia ed efficace. Il trasferimento a Barcellona, probabil-mente alla fine dell’anno 2002 o all’inizio del 2003, non è frutto di improvvisazione. È stato preparato in tutti i det-tagli. Amato non arriva da solo. Lo accompagnano alcuni familiari, membri dello stato maggiore del clan Amato-Pa-gano, e alcuni dei suoi collaboratori più fedeli, tra cui le sue guardie del corpo. È un gruppo a cui si vanno aggiungen-do gradualmente, a partire dal 2003, altri parenti e amici. Accompagnano ‘o Lello i suoi fratelli, il cognato Cesare Pa-gano (che alcuni chiamano anche Paciotti per la sua debo-lezza per le scarpe disegnate da Cesare Paciotti) e i suoi ni-poti Carmine Pagano, Raffaele Amato junior, ‘o Piccirillo, e Carmine Amato, oltre alla maggior parte delle loro rispetti-ve famiglie, che non vogliono lasciare esposte alle vendette trasversali tipiche della Camorra. Al suo arrivo a Barcellona, il clan ha già a disposizione di-versi appartamenti, che vengono occupati da familiari e collaboratori. I due gruppi familiari si adattano tranquil-

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lamente alla vita spagnola perché da anni, accanto alle at-tività professionali, erano soliti a passare le vacanze estive sulla Costa del Sol, vicino a Malaga, dove dispongono di magnifiche ville che sfruttano in compagnia di alcuni degli amici più vicini, come ad esempio Rito Calzone, il Pisano, o Lucio Carriola. In Catalogna, Amato si vale, sempre più, dell’efficace aiu-to di Paolo Lumia, al quale ha delegato parte dell’acquisto della cocaina dai cartelli colombiani come il conseguente trasporto in Italia. Lumia, un siciliano nato a Mazzara del Vallo nell’ottobre del 1967 e, come Amato, residente a Bar-cellona in quello stesso periodo, è considerato dalle autori-tà di polizia europee uno dei più importanti intermediari tra i cartelli sudamericani della droga e le organizzazioni criminali dell’Italia meridionale. A Barcellona, il siciliano si è solidamente insediato e figura come amministratore unico di diverse società: Restauralia Olímpic, S.L., con sede presso il Centre Comercial Marina Village; Pouni 185, dit-ta costituita nel 2004, che si dedica alla compravendita e alla locazione d’immobili e a servizi di ristorazione, situata nella via Carrer de Marina 19-21; e Rebra S.L., che si dedica all’offerta di attività complementari e accessorie alle impre-se di ristorazione, specialmente sale per feste, e per attività ricreative e d’intrattenimento, con sede nella via Carrer de Moià 1, nel pieno centro di Barcellona e a pochi metri dal domicilio barcellonese della famiglia Amato.Lumia, che dirige dalla capitale catalana un potente grup-po di narcotrafficanti, non solo lavora per i napoletani. Si vale di importanti legami con alcune famiglie di Cosa No-stra, a cui procura la droga per i mercati di Palermo e di Trapani.

A Barcellona, Amato si sente più sicuro e rilassato che a Napoli. Circondato da parenti, è protetto da un’efficiente,

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pur se a volte poco discreta, cintura di sicurezza. Una vol-ta in città, comincia a organizzare i suoi effettivi: i napo-letani che già risiedono nella città e quelli che si sono tra-sferiti con lui, a cui aggiunge giovani affiliati spagnoli e nord-africani, incorporati nel traffico di droga e di armi. Naturalmente, Amato non perde i contatti con Napoli, con i familiari o con altri affiliati del clan Di Lauro, o con i rap-presentanti dei diversi gruppi e sottogruppi, che, messi da parte dalla nuova direzione, rimangono in territorio napo-letano in attesa degli eventi. I successi del clan Di Lauro sono stati opera di Paolo, però anche dei suoi antichi colonnelli, come per esempio Amato, capi di importanti e strategici sottogruppi che fanno par-te dell’organizzazione, e sono egemonici in luoghi decisivi per il controllo territoriale di Secondigliano e del mercato della droga. Amato sa che deve sfruttare a proprio favore le critiche crescenti su Cosimo e i suoi fratelli, ma al contem-po deve evitare che si producano disunione e scontri tra i vari capizona, divergenze che vengono fomentate dalla gio-vane direzione del clan e da cui possono trarre vantaggio i suoi avversari. I primi interlocutori sono, dunque, quelli che costituivano gli antichi e prestigiosi gruppi di coman-do del clan. Gruppi come quello di Mugnano, come i Ma-ranesi, radicatisi nel quartiere di Monte Rosa e diretti da Raffaele Abbinante, il gruppo di Rosario Pariante e quello di Gennaro Marino. Progressivamente si uniscono a questi altri gruppi e dirigenti. Pochi mesi dopo l’arrivo di Amato e dei suoi, Barcellona comincia a diventare il centro cospirativo in cui maturano i primi movimenti tattici, vengono definite le strategie, si formano le alleanze iniziali, si prendono accordi e si pre-parano tradimenti che daranno forza alla scissione e più tardi ai piani militari per il colpo di stato definitivo. In for-ma riservata, di nascosto dai Di Lauro, importanti ufficiali

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del clan si recano a Barcellona per incontrarsi con Amato, metterlo al corrente della situazione, conoscere le sue in-tenzioni e concordare strategie. E da Barcellona a Napoli si spostano anche gli ufficiali e gli ambasciatori di Amato per riunirsi con i rappresentanti dei diversi gruppi e sotto-gruppi satelliti del clan Di Lauro. L’andirivieni tra le due città si prolunga per mesi, con il passare del tempo si fa più fitto, e sorprende che, nonostante l’assiduità, la notorietà e l’importanza che coloro che viaggiano hanno nel mondo camorristico napoletano, gli spostamenti dei criminali rie-scano ad eludere la sorveglianza della polizia, che intervie-ne solo dopo due anni.Tra i primi ad andare a Barcellona, figurano Giacomo Mi-gliaccio, Giacumino ‘a femminella, e Gennaro Marino. Appa-rentemente, Marino arriva con il proposito di mediare nel conflitto, però, invece di cercare di appianare i disaccordi e fare con Amato opera di persuasione affinché torni a Na-poli, gli spiega che Cosimo vuole ammazzarlo. Una confi-denza che risulta determinante. Marino, che è conosciuto nell’ambiente criminale come Genny Mckay, perché suo fratello, che ha perso le due mani durante un’imboscata, si paragona con l’omonimo perso-naggio di un western molto in voga negli anni Sessanta, è il capopiazza delle “Case Celesti”, una delle principali zone suburbane di vendita di cocaina a Secondigliano. Per anni è stato il pupillo di Paolo Di Lauro, il quale, per dimostrar-gli il suo affetto, gli ha regalato il punto di vendita liberan-dolo dall’obbligo di pagare una parte dei benefici alla casa madre. Tutti i guadagni, sottraendo naturalmente i costi dell’acquisto della droga, sono per lui. Un gesto eccezio-nale: per ringraziare il padrino, Genny Mckay gli regala un Rolex d’oro massiccio e ai figli potenti motociclette del mo-dello Transalp. Marino è un capo, una persona rispettata dal clan. Quando è stato necessario giocarsela, non ha fat-

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to mai un passo indietro: nel 1992, per esempio, è uno dei sospettati dell’omicidio di quattro camorristi di Sant’Anti-mo8. Per tutto ciò, per la sua esperienza e per il suo presti-gio, per la fedeltà a Ciruzzo ‘o milionario, quando il figlio di questi, Cosimo, decide di farla finita con il sistema vigen-te, secondo cui i trafficanti del clan traggono profitti dalla vendita della droga, e impone una percentuale dell’investi-mento realizzato e perciò di pagare una nuova quota, Ma-rino rifiuta di accettare la nuova regola e decide mettersi dalla parte di Amato.Marino e Amato si alleano e cominciano a reclutare nelle loro file volontari disposti a partecipare allo scontro che si avvicina.Si apre un periodo incerto, denso di timori e sospetti, di frequenti e prolungate conversazioni telefoniche tra Barcel-lona e Napoli, tra Secondigliano e Mugnano, di incontri tra affiliati con il fine di conoscere la loro posizione rispetto alle due fazioni e di convincere l’altra parte dei vantaggi che conseguirebbe cambiando fronte. In queste riunioni i membri di ciascuna fazione adottano rigide precauzioni di sicurezza, gli affiliati vengono invitati a manifestare le pro-prie opinioni con tono cauto e si resta ad aspettare lo svol-gersi degli eventi per prendere le decisioni più convenienti. Coscienti, gli uni e gli altri, del fatto che è difficile che lo scontro tra i figli di Paolo Di Lauro e quelli che ora comin-

8 Il punto di vendita delle Case Celesti, controllato da Marino, ren-deva a Ciruzzo introiti di trecento milioni di lire alla settimana, secondo il pentito Maurizio Prestieri. Genny Mckay è stato catturato dalla polizia poco dopo l’inizio della guerra di Scampia, nel novembre del 2004, men-tre si trovava in una riunione nella quale, a quanto sembra, si doveva pianificare l’offensiva finale contro i Di Lauro, in cui era previsto l’uso di bombe oltre che di fucili mitragliatori. Con lui, sono stati imprigio-nati altri importanti colonnelli secessionisti, come per esempio Gennaro e Raffaele Notturno, arrestati durante il conflitto più sanguinoso. Gen-naro Marino nel giro di tre settimane ha perso un cugino e suo padre, uccisi dai sicari di Di Lauro.

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ciano a essere conosciuti come gli spagnoli, possa risolversi in modo incruento.Per il clan Di Lauro il momento è delicato, perché i suoi affiliati non si sono ancora ripresi dai danni causati dal-le dichiarazioni dei primi pentiti dell’organizzazione. Una circostanza che ha introdotto nel clan un elemento d’insi-curezza e di debolezza, sconosciuto fino allora. Con il líder máximo in clandestinità e alcuni dei suoi capi tallonati dalle autorità dello stato, l’ultima cosa di cui il clan ha bisogno è la proliferazione di divisioni e di tradimenti al suo interno. E meno che mai, di una guerra. Nonostante ciò, le accuse d’infame volano da una riva all’al-tra dell’organizzazione, come preludio della violenza che mesi più tardi esploderà in tutto il territorio dei clan e an-drà anche oltre. La riconciliazione sembra di giorno in giorno più difficile e lontana: anche perché l’atteggiamento dei Di Lauro, la manifesta volontà di provocare malintesi non solo tra loro e gli Amato, ma anche tra il proprio clan e alcuni dei collaboratori più fedeli, risulta insopportabile. Amato si sforza di spiegare che la sua sparizione – a Napoli ancora non si parla di Barcellona – non vuol dire che abbia abbandonato i suoi uomini per paura, come tentano di far credere dalle trincee nemiche, ma che la sua partenza è sta-ta decisa al fine di evitare tensioni che potrebbero provoca-re lo scoppio del conflitto.A poco a poco, nei mesi successivi, le posizioni si vanno de-finendo, e si vanno anche delineando le file di una fazione e dell’altra. Coloro che restano fedeli alla nuova direzione del clan e quelli che, al contrario, affidano la soluzione del-la crisi ad Amato, qualsiasi sia la sua decisione finale. Per-ché presto appare chiaro che la rivolta contro la nuova leva dei Di Lauro è capeggiata da ‘a vecchiarella, l’uomo con cui si deve trattare per ottenere garanzie per il futuro.

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All’inizio del 2003, i viaggi di Amato e dei suoi tra Barcel-lona e Napoli si ripetono. In febbraio, agenti della Squa-dra Mobile di Napoli individuano, in un appartamento di via Campania, a Caserta, la presenza del gruppo di fedeli che costituiscono il giro più vicino ad Amato e al suo sta-to maggiore. Sono tornati da Barcellona per far fronte agli eventi dall’interno del territorio. Cesarino Pagano ha il co-mando delle operazioni e spesso, come faranno suo fratel-lo Domenico, Elio Amato e Carmine Amato, farà avanti e indietro dalla Spagna, andando quasi sempre a Barcellona, e in qualche occasione sulla Costa del Sol, in particolare a Malaga.Nel corso del 2003, il luogo dove risiede Amato continua a essere un mistero nel sottobosco della Camorra napoleta-na. Che forse si trovi in Spagna è una voce che si diffonde, ma non trova conferma. I suoi soggiorni napoletani, d’al-tra parte, contribuiscono a confondere ancora di più i suoi avversari. In aprile, per esempio, attraverso intercettazioni telefoniche di alcuni membri del clan Di Lauro, si sa che si trova a Napoli. La notizia che ‘a vecchia è tornata, circola per le vie di comunicazione sotterranee di quelli che non sono d’accordo e degli avversari. Si dice anche che il suo ritorno è dovuto all’intento di risolvere il disaccordo sorto con il vertice del clan e di appianare la situazione. Inoltre il suo allontanamento, che non è stato mai volontario, e la confu-sione che si è generata stanno provocando grandi difficoltà nelle forniture di droga al clan, dato che il principale cana-le d’importazione è proprio il gruppo di Amato.L’anno 2003 è, in effetti, un periodo di incertezza e di at-teggiamenti ambigui, dai lineamenti non chiari. Nono-stante ciò, tutto sembra indicare che in questo periodo Amato non vuole ancora troncare i vincoli con il suo vec-chio capo Paolo Di Lauro, con cui ha lavorato gomito a go-mito per anni e che riconosce ancora come il suo capo. A

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quanto pare, ‘o Lello vuole avere chiarimenti sul suo ruo-lo e su quello di coloro che hanno diretto in questi anni il rifornimento e il traffico di droga per conto del clan. Il suo interesse è doppio: da un lato, vuole che si chiarisca il personale dissenso con il vertice del clan; dall’altro, vuole assumersi il compito di mediatore in un momento in cui si sta ponendo in dubbio la fedeltà di personaggi vicini a lui, stigmatizzati dalla nuova generazione che ha preso il potere nel clan. In teoria, lui è la persona idonea per que-sto scopo. È un uomo di prestigio all’interno del clan, ri-spettato dagli affiliati che gli riconoscono non solo la sua capacità di gestione nel grande business della droga e la sua serietà nell’assicurare il rifornimento di tutte le piaz-ze di spaccio, ma anche la sua capacità di intervenire riso-lutivamente nei momenti difficili.È probabile che Amato pensi che la nuova avventura che sta per vivere possa valersi di un contesto favorevole ai suoi interessi. La Camorra cittadina è in crisi, alcuni dei capi più potenti si trovano in carcere e l’avversario, dopo un lungo periodo di fughe e frenate, si vede costretto ai li-miti imposti dalle necessità di sopravvivenza. Si tratta di un vuoto che chiede di essere occupato, che è propizio ad Amato, perché ora può imporre la propria egemonia nel traffico di stupefacenti non solo all’area municipale, ma in una zona molto più ampia. Qualunque siano le intenzioni, i suoi tentativi non fanno altro che provocare l’effetto con-trario: rafforzano le diffidenze degli uomini di Di Lauro, che vedono nelle sue manovre e in quelle dei suoi seguaci continue prove di ribellione e di tradimento. Accanto alle azioni diplomatiche, alle trame e ai traffici, a Barcellona Amato e i suoi non trascurano gli affari di fami-glia, anche in previsione di un futuro spagnolo che potreb-be prolungarsi sul medio periodo.