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Lunedì, 9 Aprile 2018 www.corriereimprese.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI, INNOVAZIONE IMPRESE NORDEST Rinascimento Trieste Turchi, cinesi, statunitensi, austriaci, tedeschi (e italiani): da tutto il mondo piovono investimenti. Il nuovo miracolo economico della ex «bella addormentata». Fra un porto sempre più competitivo, la rinascita di Porto Vecchio, il «distretto della scienza», la crescita del turismo. Un punto di riferimento per l’area balcanico-danubiana L’editoriale Una riscossa che fa bene anche al Friuli di Domenico Pecile Q uasi d’incanto - dopo un torpore pluridecennale - Trieste si è risvegliata ebbra di futuro. Ma anche di progetti per trasformarsi in entità internazionale che fa della sua portualità il volano di una scommessa economica senza precedenti. Lo sbocco sul mare, che l’ha fatta diventare il primo terminal petrolifero del Mediterraneo, piace ai cinesi, fa gola ai russi, tenta gli americani e attrae tedeschi, ungheresi e turchi. Già, tutti pazzi per una città spesso ricordata per la sua compassata nostalgia mitteleuropea e per un legittimo orgoglio letterario che ha messo radici con Svevo, Joyce e Saba e che oggi la premia con il primo posto in Italia per abbonamenti teatrali. Trieste ha voltato pagina per innescare il turbo della globalizzazione che la proietta ben oltre. Oltre quella locomotiva del Nordest, di cui era stata sovente mera spettatrice, oltre l’Italia che per anni le aveva preferito Venezia e Genova, ma anche oltre l’Europa che ruotava attorno ai porti olandesi (Rotterdam e Amsterdam), belgi (Anversa) e della Lega Anseatica (Amburgo e Brema). Gli indicatori confermano un trend esponenziale. Ma basta un colpo d’occhio in città per osservare la presenza di stranieri, a caccia di affari, che entrano ed escono da hotel, ristoranti e uffici immobiliari. Il sindaco Roberto Dipiazza, chino su una piantina della città che si allunga fino al colosso Fincantieri, indica i punti strategici della riscossa triestina. Parte dai quasi 700 mila metri quadrati del Porto Vecchio, la cui riqualificazione è destinata a cambiare il volto urbano. continua a pagina 3 Le imprese Dopo l’incendio Roncadin diventa la fabbrica da gustare 14 I soldi Birsa gol, il Chievo vince E il valore del KickBond s’impenna in Borsa 23 La bellezza Quelle mani antiche che hanno fatto il Made in Italy nei secoli 24-25 La visione La rivoluzione 4.0? Il guru giapponese: «Prima gli umani» E stendere le applicazioni tecnologiche dal mondo dell’industria all’intera società, lasciando sempre il capitale umano saldamente al centro: è questo il messaggio lan- ciato a Padova da Satoshi Ku- roiwa, il «guru» giapponese della Factory Automation. «Ho già visto negli anni Ottanta persone che venivano coinvolte in processi con robot senza che fosse spiegato lo- ro come usare il cervello: questo è un errore da non ripetere». a pagina 21 Macciò L’innovazione/1 La spesa ti si legge in faccia: e alla cassa non si farà più coda F are acquisti al supermercato e uscire senza fare coda alla cassa, perché la fila non c’è. CheckOut Technologies, so- cietà veronese, ha progettato un sistema integrato di telecamere ad alta definizione che raccoglie tutte le immagini e, in tempo reale, le invia a un software di riconoscimento facciale che, di- stinguendo tra le diverse persone presenti nel negozio, tiene trac- cia di ogni acquisto. a pagina 27 Pisani L’innovazione/2 Se la realtà virtuale aiuta a imparare meglio e anche prima A ddestrare un pompiere ad affrontare un incen- dio, allenare un chirur- go all’intervento che do- vrà effettuare, addirittura realiz- zare un museo rendendo il visi- tatore protagonista attivo del percorso: sono i diversi campi di applicazione in cui l’utilizzo della realtà virtuale può miglio- rare la vita di ogni giorno, aiu- tando a imparare meglio e pri- ma ciò che c’è bisogno di saper fare per raggiungere l’obiettivo. a pagina 28 Moranduzzo Codice cliente: null

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Lunedì, 9 Aprile 2018 www.corriereimprese.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI, INNOVAZIONE

IMPRESENORDEST

Rinascimento TriesteTurchi, cinesi, statunitensi, austriaci, tedeschi (e italiani): da tutto il mondo piovono

investimenti. Il nuovo miracolo economico della ex «bella addormentata». Fra un

porto sempre più competitivo, la rinascita di Porto Vecchio, il «distretto della scienza»,

la crescita del turismo. Un punto di riferimento per l’area balcanico-danubiana

L’editoriale

Una riscossache fa beneanche al Friulidi Domenico Pecile

Quasi d’incanto - dopoun torporepluridecennale -Trieste si è risvegliataebbra di futuro. Ma

anche di progetti pertrasformarsi in entitàinternazionale che fa della suaportualità il volano di unascommessa economica senzaprecedenti. Lo sbocco sulmare, che l’ha fatta diventare ilprimo terminal petrolifero delMediterraneo, piace ai cinesi,fa gola ai russi, tenta gliamericani e attrae tedeschi,ungheresi e turchi. Già, tuttipazzi per una città spessoricordata per la sua compassatanostalgia mitteleuropea e perun legittimo orgoglio letterarioche ha messo radici con Svevo,Joyce e Saba e che oggi lapremia con il primo posto inItalia per abbonamenti teatrali.Trieste ha voltato pagina perinnescare il turbo dellaglobalizzazione che la proiettaben oltre. Oltre quellalocomotiva del Nordest, di cuiera stata sovente meraspettatrice, oltre l’Italia che peranni le aveva preferito Veneziae Genova, ma anche oltrel’Europa che ruotava attorno aiporti olandesi (Rotterdam eAmsterdam), belgi (Anversa) edella Lega Anseatica (Amburgoe Brema).Gli indicatori confermano untrend esponenziale. Ma bastaun colpo d’occhio in città perosservare la presenza distranieri, a caccia di affari, cheentrano ed escono da hotel,ristoranti e uffici immobiliari.Il sindaco Roberto Dipiazza,chino su una piantina dellacittà che si allunga fino alcolosso Fincantieri, indica ipunti strategici della riscossatriestina. Parte dai quasi 700mila metri quadrati del PortoVecchio, la cui riqualificazioneè destinata a cambiare il voltourbano.

continua a pagina 3

Le impreseDopo l’incendioRoncadin diventala fabbrica da gustare

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I soldiBirsa gol, il Chievo vinceE il valore del KickBonds’impenna in Borsa

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LabellezzaQuelle mani anticheche hanno fattoil Made in Italy nei secoli

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La visione

La rivoluzione 4.0?Il guru giapponese:«Prima gli umani»

E stendere le applicazionitecnologiche dal mondodell’industria all’interasocietà, lasciando sempre

il capitale umano saldamente alcentro: è questo il messaggio lan-ciato a Padova da Satoshi Ku-roiwa, il «guru» giapponese dellaFactory Automation. «Ho già vistonegli anni Ottanta persone chevenivano coinvolte in processi conrobot senza che fosse spiegato lo-ro come usare il cervello: questo èun errore da non ripetere».

a pagina 21 Macciò

L’innovazione/1

La spesa ti si leggein faccia: e alla cassanon si farà più coda

F are acquisti al supermercatoe uscire senza fare coda allacassa, perché la fila non c’è.CheckOut Technologies, so-

cietà veronese, ha progettato unsistema integrato di telecameread alta definizione che raccoglietutte le immagini e, in temporeale, le invia a un software diriconoscimento facciale che, di-stinguendo tra le diverse personepresenti nel negozio, tiene trac-cia di ogni acquisto.

a pagina 27 Pisani

L’innovazione/2

Se la realtà virtualeaiuta a impararemeglio e anche prima

A ddestrare un pompieread affrontare un incen-dio, allenare un chirur-go all’intervento che do-

vrà effettuare, addirittura realiz-zare un museo rendendo il visi-tatore protagonista attivo delpercorso: sono i diversi campidi applicazione in cui l’utilizzodella realtà virtuale può miglio-rare la vita di ogni giorno, aiu-tando a imparare meglio e pri-ma ciò che c’è bisogno di saperfare per raggiungere l’obiettivo.

a pagina 28 Moranduzzo

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2 Lunedì 9 Aprile 2018 Corriere Imprese

Il mondo investenella «nuova» cittàA Trieste è tornatoil rinascimento

Lo slancio arriva dalla riqualificazione del Porto Vecchio, un’area immensache giaceva da decenni in uno stato di semiabbandono, ma anchedall’afflusso di risorse private come nelle operazioni Sonsub e Mid HoldingIl sindaco Dipiazza: «Passo il tempo a ricevere delegazioni ed esaminare proposte»

Turchi, cinesi, statunitensi, austriaci, tedeschi e,naturalmente, italiani. Sembra che il mondointero negli ultimi tempi abbia deciso di inve-stire a Trieste. Una sorta di miracolo per unacittà che fino a pochi anni fa era consideratauna «bella addormentata», con una popola-zione anziana e in continuo calo, e che oggi,invece, sta iniziando un rinascimento, secon-do in Italia solo a quello della Milano postExpo, che fa vagheggiare un ritorno ai fastiasburgici che ne fecero una piccola metropoli

europea.«Se nei miei precedenti due mandati mi

divertivo a inaugurare qualche cantiere e in-contrare i cittadini - racconta il vulcanico sin-daco della città, Roberto Dipiazza –, in questomio terzo mandato mi sono trasformato inuna sorta di immobiliarista e passo il tempotappato nel mio ufficio a ricevere delegazionidi investitori che vogliono avviare qualche atti-vità a Trieste».

Le tessere del mosaicoAlla base di questa improvvisa attrattività c’è

il comporsi in un mosaico fatto di varie tessereche Trieste possedeva già, ma che fino a pocotempo fa non dialogavano fra loro: il porto,sempre più competitivo; una concentrazionedi istituzioni scientifiche di elevato valore, frale quali un anello di sincrotrone fra i piùimportanti al mondo; la quarantennale espe-rienza di Area Science Park nel favorire il tra-sferimento tecnologico; due distretti indu-striali come quello del caffè e del navale-nauti-co; una crescente ospitalità turistica; le oppor-tunità di sviluppo economico e urbanisticogenerate dai 65 ettari del Porto Vecchio, solorecentemente sdemanializzati e passati al Co-mune; il completamento delle competenze del

porto franco, approvato finalmente nel 2017dopo oltre vent’anni d’attesa; un interporto inprogressivo ampliamento; il vicino aeroportodi Ronchi che il mese scorso ha inaugurato,fra i primi in Italia, il polo intermodale; nonda ultimo, una posizione geografica e un ruolostorico che ne fanno un punto di riferimentoper l’area danubiano-balcanica.Tessere che si sono composte grazie al lavo-

ro tenace e costante delle diverse istituzionicittadine e regionali, capaci di mettere da par-te le diverse opinioni politiche, le rivalità cam-panilistiche e i contrasti del passato per mar-ciare unite verso un obiettivo comune. Un la-voro portato avanti, fanno notare alcuni osser-vatori, da persone per lo più non di originetriestina, «perché spesso chi viene da fuori hala capacità di vedere opportunità che chi viveda sempre in un certo luogo non riesce ariconoscere».

Il nuovo slancioA dare lo slancio definitivo per l’inizio di

questo rinascimento triestino sembra esserestato, però, soprattutto l’arrivo a soluzione del-l’annosa questione del Porto Vecchio. Dopo lasdemanializzazione dell’immensa area, che dadecenni era in stato di semiabbandono, a set-

di Carlo Tomaso Parmegiani

PRIMO PIANO L’INCHIESTA

Terzo mandato Il sindaco Dipiazza e l’ex Fiera cittadina

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3Lunedì 9 Aprile 2018Corriere Imprese

tembre 2017 è stato firmato il primo protocollofra Comune, Regione e Autorità Portuale gra-zie al quale si potranno usare i primi 50 milio-ni di euro stanziati dal ministero dei Beni edelle Attività culturali e del Turismo (Mibact).In realtà negli anni scorsi era già stato avviatoun primo parziale recupero dell’area, con laristrutturazione, la trasformazione in sedemuseale e l’apertura alle visite della vecchiaCentrale Idrodinamica (attiva dal 1891 al 1988),nonché dei 37mila metri quadri del Magazzi-no 26, trasformato in sede di eventi e mostre.Con i fondi in arrivo dal Mibact, però, si do-vrebbero realizzare nell’area, oltre che opereinfrastrutturali e viarie, anche il nuovo Museodel Mare, il restauro di «Ursus», l’enorme grugalleggiante costruita nel 1914, e la nuova sededel Centro internazionale di ingegneria geneti-ca e biotecnologia (Icgeb).

Gli investitori privatiFondi pubblici a parte, però, il rilancio del

Porto Vecchio ha già attratto l’attenzione degliinvestitori privati. È, infatti, notizia recente lacreazione da parte di un gruppo di imprendi-tori locali del Trieste Convention Center. Lacordata è decisa a investire parecchio per rea-lizzare, insieme al Comune (secondo le logi-che del project financing) un centro congressida tremila posti che sarà pronto in tempo perospitare le manifestazioni collegate a Esof2020 (l’Euro science open forum). Già a fineottobre dello scorso anno, poi, la Sonsub, con-trollata del gruppo Saipem, terminata la ri-strutturazione del Magazzino 23, aveva avviatol’attività del proprio polo mondiale della robo-tica subacquea, dove il colosso internazionaledel settore oil&gas testerà le attrezzature, qualirobot e droni, utilizzate nelle situazioni diemergenza dovute a sversamenti di petrolio inmare e formerà gli ingegneri e i tecnici specia-lizzati in quel particolare tipo di operazioni disoccorso.Queste le iniziative già avviate o in fase di

avvio nel Porto Vecchio, che offre, tuttavia, lospazio ad altri progetti, con una prospettivatemporale di almeno 10 anni. Da un lato, infat-ti, c’è la porzione in cui insiste il porto francoche potrà attrarre aziende, come Saipem stes-sa, interessate a sfruttarne le agevolazioni, dal-l’altro ci sono gli enormi volumi disponibiliche lasciano immaginare la realizzazione dispazi residenziali, direzionali o a uso turistico,così come ci sono aree utili per progetti, comequello ventilato da investitori statunitensi, perla creazione di un grande marina.I piani dei privati che interessano Trieste,

tuttavia, non riguardano solo il Porto Vecchio,ma anche altre zone della città. Si va dall’inve-stimento da circa 65 milioni di euro nell’areadell’ex fiera, portato avanti dall’austriaca MidHolding, al dirimpettaio impegno ipotizzatoda una catena discount tedesca; dal nuovoalbergo che sarà aperto in pieno centro dallacatena Hilton a quello che sarà realizzato nellastorica Villa Hausbrandt, fino ai progetti diriutilizzo dello storico Palazzo Carciotti sulleRive che andrà all’asta fra pochi mesi.«Sono convinto – conclude il sindaco - che

tutto questo fermento porterà a nuovi posti dilavoro e a una ripresa della città anche dalpunto di vista demografico. Come ai tempi diMaria Teresa d’Austria, anche se in modo piùcontenuto, Trieste potrà attirare nuovi abitantiprovenienti dall’Italia e dal mondo e andareben oltre i 208mila attuali, confermandosi cit-tà accogliente, cosmopolita e multiculturale».

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L’editoriale

Se la riscossa di Trieste può(e deve) fare bene a tutto il Friuli

SEGUE DALLA PRIMA

Dal Mibact sono arrivati già 50 milioni di euroda canalizzare in progetti che dovranno essereultimati per il 2023. Poi si sofferma sul porto, sulsuo domani che lo incoronerà di spessore mondialegrazie a un sistema ferroviario che ha sbaragliato icompetitor sloveni. Un porto franco unico inEuropa rispetto alle caratteristiche doganali. Egrazie al porto, il Fvg diventa il terminale della Viadella Seta in un rapporto strategico con la Cina,che lo ha indicato come unico scalo di riferimentoitaliano insieme a Genova.

L’amministrazione comunale è letteralmente asse-diata da proposte economiche e richieste di partner-ship. È di questi giorni l’interessamento dal Venezuelaper un’area a San Dorligo che ospita 70 mila metriquadrati di capannoni. È lì che i venezuelani voglionoutilizzare il coltan, l’oro blu più prezioso dei diamanti,per produrre microprocessori. Dall’onda gigantesca diquesto sviluppo emerge pure il turismo che cresceanno dopo anno (mezzo milione le presenze nel 2017).

«Se lo dico agli amici del centrodestra si arrabbia-no – rivela il sindaco –: mi sarebbe piaciuto che laSerracchiani fosse rimasta in sella altri due anni. Il suoappoggio è stato determinante». L’assist all’ex gover-natrice, «rea» di essersi fatta in quattro per rilanciareil capoluogo regionale, non piace a quei friulani tifosidi un dualismo esacerbato con Trieste. Dipiazza, friu-lano doc, taglia corto: «Se cresce Trieste, cresce ancheil Friuli e viceversa. Dai, stoppiamo gli autonomismifuori tempo e facciamo squadra». Il superamento del-la rivalità passa soprattutto attraverso il porto, patri-monio regionale e non solo di Trieste, in virtù dell’in-treccio virtuoso con l’interporto friulano di Cervigna-no e la ferrovia. Due anni fa, l’ex sindaco RobertoCosolini e il presidente dell’autorità portuale ZenoD’Agostino piombarono a Udine per spiegare quantoe come il porto di Trieste avrebbe fatto lievitare anchel’economia friulana. Erano prove tecniche di una di-stensione tanto concreta quanto necessaria. L’inci-piente internazionalizzazione di Trieste è destinata alevigare antiche diffidenze. Prova ne sia che il rilanciodel settore del mobile, sia nel Pordenonese sia nelManzanese, è stato reso possibile anche grazie adaccordi con Fincantieri per realizzare gli arredi per lenavi.

Insomma, la Trieste che si trastullava nelle nostal-gie asburgiche o che rimaneva ancorata a una grigiaquotidianità economica figlia di un confine, quellocon l’Est comunista, che mortificava l’intero tessutosocio-economico, è alle spalle. Erano anni, quelli, incui Roma pensava alla città in termini di sovvenzionie assistenzialismo. Il Fondo Trieste e il Fondo Gorizia,che graffiavano nel profondo l’etica del fasin di bessoi(facciamo da soli) dei friulani, erano il paradigma didue weltanschauung antitetiche. Poi, Shengen ha por-tato il primo scossone alla rivalità. Eppure – ricordaDipiazza – la quotidiana «invasione» di turisti dall’Estaveva indotto i commercianti a bocciare lo sviluppodella rete autostradale, per paura che questi bypassas-sero Trieste e se ne andassero in Veneto. Preistoriarispetto alle multinazionali che hanno fiutato il busi-ness. Trieste e il Friuli non possono farsi scappareun’occasione di rilancio davvero epocale. Anche per-ché l’economia si colloca al di là di divisioni anacroni-stiche. La classe politica sa che adesso la dualitàTrieste-Friuli si giocherà, casomai, soltanto sul versan-te delle rappresentanze istituzionali. Ma questo è unaltro capitolo.

Domenico Pecile© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo sviluppo

L’aeroporto di Ronchi torna a vedere l’utile (3 milioni nel 2017)«E con il polo intermodale saremo finalmente attrattivi»

P er supportare il rilancio di Trieste e del-l’intera regione, secondo molti osservato-ri, è necessario avere un aeroporto locale

efficiente. Indubbiamente la recente inaugura-zione del polo intermodale, che integra «Trie-ste Airport» con il trasporto pubblico sia ferro-viario che su gomma, è un passo in avanti.«Il nostro piano industriale – spiega il diret-

tore generale Marco Consalvo – ha da un latol’obiettivo di ristrutturare l’azienda aeroporto(obiettivo centrato con un utile di 3 milioni dieuro nel 2017, ndr) e di dare un appeal com-merciale allo scalo nei confronti delle compa-gnie aeree. In tal senso il polo intermodale ciconsente di uscire dal profilo esclusivamenteregionale, collegandoci alle zone limitrofe esarà determinante per trovare un partner indu-

striale forte, aumentare i voli e incrementare ivolumi sia dei passeggeri, sia delle merci. Alriguardo puntiamo, ovviamente, anche a unrapporto forte con il porto di Trieste».

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dello scalo

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5Lunedì 9 Aprile 2018Corriere Imprese

Se a consacrare il rilan-cio di Trieste sono statila sdemanializzazione ei progetti di rilancio delPorto Vecchio, è indub-

bio che ad avviare la rinascitaeconomica della città e, comedice il sindaco Dipiazza, «latrasformazione di Trieste in unbrand riconosciuto nel mon-do», sia stata la ripresa del Por-to. Dopo alcuni anni di gestionidiscusse, infatti, l’arrivo nelfebbraio 2015 di Zeno D’Agosti-no come commissario straordi-nario (poi nominato presidentedell’Autorità portuale del-l’Adriatico orientale nel novem-bre 2016), è conciso con l’avviodi un rinnovato impulso allosviluppo dello scalo triestino.D’Agostino, infatti, grazie

anche al costante sostegno siadella presidente della RegioneDebora Serracchiani sia deisindaci triestini, nel giro di po-chi anni è riuscito a ridare vita-lità al Porto, che ha inanellatouna serie di risultati tali daportarlo a diventare uno deiprincipali scali marittimi italia-ni e, per alcuni aspetti, euro-pei.«Oggi – spiega D’Agostino –

il dinamismo territoriale nelmondo sembra essere guidatoprevalentemente da città chehanno coscienza delle proprie

risorse e che riescono a cresce-re senza attendere l’aiuto deigoverni. È il caso di Singapore,New York, Hong Kong, Londra,che hanno come caratteristicacomune l’essere sull’acqua el’aver creato grandi aree finan-ziarie ed economiche, il tuttonon disgiunto da una grandesostenibilità. In Italia, invece,molto spesso le città sull’acquasono state considerate luoghicritici e in difficoltà. Noi, a Tri-este, senza volerci paragonarealle grandi metropoli citate pri-ma, abbiamo tentato di sfrutta-re le risorse e le potenzialitàche esistevano e che nel passa-to asburgico erano state allabase del fiorire della città, con-vinti che anche oggi il portopossa essere la scintilla per cre-are economia e valore. In que-st’ottica, il coordinamento diPorto Nuovo, Porto Vecchio eporto franco, portato avanti in

maniera autonoma, senza cer-care alibi per la poca o scarsaattenzione romana, è già e puòessere ancora di più in futurola base del rilancio del ruolo diTrieste».Ragionando in questo modo,

il porto di Trieste ha ottenutonegli ultimi anni una crescitanotevole, che ha avuto la piùrecente conferma nella fre-schissima inaugurazione delterminal Ro Ro al Molo V, pa-gato al cento per cento da inve-stitori privati (in prevalenzaturchi) che vedono in Triesteuna possibilità di sviluppo. Unterminal che consentirà di por-tare il numero dei treni merciin partenza dallo scalo maritti-mo a 13mila all’anno, ribaden-do il ruolo di primo porto ita-liano per traffico ferroviario,che si affianca a quelli di primoporto nazionale per tonnellag-gio totale di merce movimenta-

ta (con quasi 62 milioni di ton-nellate) e di primo porto petro-lifero del Mediterraneo.«Un altro elemento interes-

sante di Trieste – aggiungeD’Agostino – è quello dell’inno-vazione. L’innovazione, la ricer-ca, con la presenza di migliaiadi ricercatori da tutto il mondo,a Trieste ci sono da decenni,ma spesso non avevano inte-grazione con il mondo esterno.Recentemente abbiamo pensa-to che fosse importante utiliz-zare tutta questa capacità intel-lettuale, questi cervelli, per rea-lizzare cose interessanti per ilporto e per la città. Si aprono,così, nuove possibilità per ilporto industriale, inteso noncome porto per l’industria pe-sante, come avveniva in passa-to, ma come porto per un’indu-stria leggera, innovativa, ad al-to valore aggiunto e a bassoimpatto ambientale. Si pensiall’investimento di Saipem o alfatto che recentemente abbia-mo portato a visitare il sincro-trone alcuni operatori interes-sati al porto e al punto franco:sono rimasti entusiasti dal-l’idea di poterlo utilizzare perdeterminate analisi su alcunitipi di prodotti molto avanza-ti».Se in alcuni operatori ser-

peggia la preoccupazione che

Trieste, visti i suoi successi,possa suscitare le invidie di al-tri porti e possa trovarsi a do-ver affrontare ostacoli creati adhoc, il fatto che siano sempredi più gli stranieri a interessar-si allo scalo giuliano costituisceuna sorta di salvaguardia. Pro-prio gli operatori internaziona-li, che hanno fatto e farannocospicui investimenti, sonoquelli maggiormente interessa-ti ad avere un porto che conti-nui a operare al meglio, diven-tandone i più importanti alleatiistituzionali.

Traffici cresciuti del 32% a marzoIl porto traina il «sistema Trieste»

IlpresidenteD’Agostino:«Quièscoccatalascintillachecreaeconomiaevaloreperlacittà»Iprivati(turchi) investononelMoloV,grandiopportunitàdall’innovazione

Con queste prospettive, ilporto triestino, i cui traffici afine marzo erano aumentati del32% rispetto allo stesso mesedel 2017, può immaginarsi unfuturo con numeri in ulterioree prorompente crescita.«Quello che conta, però –

conc lude modes t amen teD’Agostino – non sono i nume-ri del porto ma ciò che si river-bera sulla città, cioè i numeriche riuscirà a ottenere in futu-ro Trieste».

C.T.P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

PRIMO PIANO LA CITTÀ E IL MARE

L’eredità asburgica

L’importanza strategica del punto franco:anche le produzioni industriali(caso unico in Europa) sono tax freePioggia di richieste dalla Cina alla Russia

U no dei grandi atout del Porto di Trieste nella difficilepartita con la concorrenza internazionale è sicuramente ilpunto franco. Attivo fin dalla «patente» concessa nel XVII

secolo dall’imperatore Carlo VI d’Austria, finalmente, dopo oltrevent’anni d’attesa, ha trovato nel decreto Delrio-Padoan del luglio2017 una regolamentazione definitiva, che ne amplia di moltol’operatività e che, al contempo, concentra i poteri nelle mani delpresidente dell’Autorità Portuale consentendogli, fra l’altro, diinsediare, spostare o modificare le zone franche (all’interno delterritorio dell’ex provincia di Trieste) a seconda delle necessità.Fondamentale, poi, è stata la scelta di consentire che nel puntofranco triestino, unico in Europa, si possano anche svolgeretrasformazioni industriali: in questo modo, le agevolazioni fiscalinon riguarderanno solo le merci di passaggio, come avvienenegli altri porti franchi del continente, ma anche le produzioniindustriali, che potranno essere realizzate ed esportate fuoridall’Ue senza pagare tasse al fisco italico.

Tutto ciò ha immediatamente attratto gli investitori, con ri-chieste di insediamento al porto franco (che, a oggi, riguardagran parte del porto nuovo, una parte del porto vecchio e partedell’interporto di Fernetti) in arrivo oltre che dall’Ue, anche daCina, Iran, Russia, Turchia.

«L’interporto di Trieste – conferma il presidente, GiacomoBorruso – sarà punto franco nell’ex area Wärtsilä acquisita adicembre 2017 e che si sviluppa su 150mila metri quadri scopertie 74mila coperti. Ciò ci consentirà di ospitare oltre alle consueteattività di intermodalità, anche fasi conclusive di processi pro-duttivi industriali e di essere, quindi, particolarmente attrattiviper importanti aziende italiane ed estere, nei confronti dellequali stiamo svolgendo un’intesa attività di promozione. Al con-tempo stiamo valutando quali possano essere i metodi miglioriper far conoscere alle Pmi del nostro territorio le opportunitàofferte dall’interporto e dal punto franco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

e il decreto Delrio-Padoan

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6 Lunedì 9 Aprile 2018 Corriere Imprese

Le cifre

9%La popolazioneA Trieste si registra la percentualerecord a livello nazionale discienziati sulla popolazione totaledella città: il 9% dei residenti (unoogni undici abitanti) è occupatonel settore della ricerca

63Le bandiere IcgebSono 63 Gli Stati membri dell’Icgeb(organizzazione internazionale eintergovernativa che opera nel campodella genetica molecolare e dellebiotecnologie) in cui lavorano, nellesedi di Trieste, Cape Town e New Dehli,500 persone provenienti da 38 Paesi

65Le aziende in AreaSono 65 le aziende e startupattualmente insediate in AreaScience Park, la città della ricercafondata a Trieste nel 1981 comeente pubblico nazionale dedicatoalla ricerca scientifica

1.280I dottori di ricercaSono quasi 1.300 gli studentiche, nel corso degli anni dal 1978al 2016, hanno ottenuto ildottorato di ricerca (Phd) allaSissa, la prestigiosa Scuolainternazionale superiore di studiavanzati che compiequarant’anni

Uno scienziato ogni11 abitanti e unadozzina abbondan-te di istituzioniscientifiche di livel-

lo internazionale, fanno diTrieste una delle città più«scientifiche» d’Italia ed’Europa e stanno alla basedel rilancio della città.Il rapporto di Trieste con

la scienza nacque in tempilontani, quando, nella se-conda metà del XVIII seco-lo, fu istituita in città laScuola di Astronomia e Na-vigazione da cui, dopo varietrasformazioni, è derivatol’attuale Istituto nazionale dioceanografica e geofisicasperimentale (Ogs). A metà‘800, poi, venne fondatol’Osservatorio astronomicoe sorsero numerose associa-zioni dedite agli studi scien-tifici. Un passo ulteriore fucompiuto nel 1924 con lafondazione dell’Università.Il vero impulso alla cre-

scita di quello che è oggiconosciuto nel mondo co-me «Sistema Trieste», si eb-be, però, nel 1964 quando,grazie all’iniziativa del fisico

pakistano Abdus Salam(premio Nobel nel 1979), fuavviato il Centro internazio-nale di Fisica Teorica (Ictp)che oggi porta il suo nome.Da metà anni ’70 furono poicreati una serie di entiscientifici che oggi dannolustro alla città: la Scuolainternazionale superiore distudi avanzati (Sissa) nel1978; l’Area di ricerca, oggiArea Science Park, nel 1981;l’Accademia mondiale dellescienze per il progressoscientifico dei paesi in biadi sviluppo (Twas) e il Cen-tro di ingegneria genetica edi biotecnologia (Icgeb) nel1983; l’Immaginario scienti-fico nel 1986; il Centro in-ternazionale per la scienza el’alta tecnologia (Ics) nel1988; fino all’anello di Sin-crotrone Elettra nel 1993 eal Consortium on science,technology and innovationfor the south (Costis) nel2007.Non è, dunque, un caso

se la città è stata scelta perorganizzare l’edizione 2020dell’Euro science open fo-rum (Esof), la manifestazio-

ne biennale che rappresen-ta il principale evento euro-peo dedicato al dibattito trascienza, tecnologia e socie-tà, che si terrà a Trieste dal4 al 10 luglio 2020 e i cuipreparativi stanno già im-pegnando la comunitàscientifica e l’intera città.«Indubbiamente – sostie-

ne Stefano Casaleggi, diret-tore generale di Area Scien-ce Park – la comunità scien-

tifica a Trieste è storica-mente molto forte. PerArea, la cui missione è fareda ponte fra la scienza, ilmercato e le aziende, pro-muovendo anche le impreseinnovative, è indubbiamen-te un aspetto positivo. Inquesto periodo ci stiamoimpegnando proprio permettere maggiormente incontatto il mondo della ri-cerca con quello dell’impre-

Ogni undici triestinic’è uno scienziatoAvanti con Esof e ArgoDecolla il nuovo Piano per l’alta tecnologiaE nel 2020 arriverà l’Euro science forum

❞FantoniCredo checi siano tuttii presuppostiper un notevolerilancio

Vedo ancheunmovimentosignificativodelle piccoleimprese versol’innovazione

PRIMO PIANO LA CITTÀ DELLA RICERCA

La cittàdella scienzaUna vedutapanoramicadell’AreaScience Park,fondata aTrieste nel1981

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PD

7Lunedì 9 Aprile 2018Corriere Imprese

Le cifre

1.000I progetti di ricercaSono un migliaio i progetti diricerca, provenienti da 89 Paesidiversi, proposti mediamente ognianno a Elettra Sincrotrone,l’impianto che ospita numerosesorgenti di luce ultraintensa

80Esof dal mondoSono 80 i Paesi coinvolti in Esof2020, l’Euro science openforum , principale eventoeuropeo dedicato al dibattito trascienza, tecnologia e società,che si terrà a Trieste dal 4 al 10luglio 2020

200Gli eventi previstiEsof 2020 porterà per unasettimana a Trieste almeno 200eventi legati al mondo dellascienza e della tecnologia,coinvolgendo non solo la comunitàscientifica ma l’intera città

5.000I partecipantiSono calcolati in 5000 ipartecipanti scientifici attesi incittà per Esof 2020.L’organizzazione dell’Euro forumdarà a Trieste una spinta decisivaper fare della città il punto diriferimento per l’area balcanica e ilCentro.-Est Europa

sa. In tal senso recentemen-te siamo stati individuatidalla Regione, dal Miur edal Mise come coordinatoridel programma Argo, che intre anni e con un budget di9 milioni di euro, intendeaiutare l’Autorità Portuale ei decisori politici a indivi-duare quali siano i filoni dialta tecnologia più interes-santi. Il tutto per mettere inrete competenze e infra-

strutture al fine di ottimiz-zare le risorse, soprattuttoeconomiche. L’obiettivo co-mune è di aumentare lacompetitività del territorio eattrarre nuove imprese tec-nologicamente avanzate, so-stenibili e a basso impattoambientale, dando vita a unnuovo piano di sviluppo in-dustriale e creando posti dilavoro qualificati».Il piano Argo, presentato

nelle scorse settimane, mirain particolare a svilupparequattro progetti che potran-no costituire occasioni disviluppo per la città e l’inte-ra regione: la creazione delPorto dell’innovazione indu-striale in collaborazione conl’Autorità Portuale e l’azien-da logist ica Samer&CoShipping; l’avvio di un polodi generazione di impresead alto tasso di innovazio-

ne; l’attivazione di una piat-taforma a supporto della di-gitalizzazione delle impresesu scala regionale; infine, larealizzazione di piattaformescientifiche e tecnologicheaperte alle imprese che vo-gliano lavorare a progettiinnovativi.«In sintesi – spiega Casa-

leggi – vogliamo partire daivalori del territorio, che aTrieste sono la logistica,con un porto che funzionaperfettamente, e il notevolenumero di laboratori di ri-cerca e istituzioni scientifi-che di altissimo livello. In-vestiremo per rendere quei

valori punti di attrazioneper chi cerca di trasformarele merci in un contesto dialta tecnologia».In questa situazione com-

plessiva, l’appuntamentocon Esof 2020 sarà una ve-trina eccezionale per mette-re in luce le caratteristichemigliori del «Sistema Trie-ste».«Credo che Trieste abbia

tutti i presupposti per vivereun notevole rilancio – affer-ma Stefano Fantoni, respon-sabile di Esof 2020 e presi-dente della Fondazione in-ternazionale Trieste per ilprogresso e la libertà dellescienze, alla quale si deve lacandidatura della città perla manifestazione scientifica– perché accanto al gradua-le rafforzamento in atto di

tutte le attività scientifichedella città e del territorio,soprattutto per quanto ri-guarda la parte internazio-nale, stiamo assistendo an-che a un movimento signifi-cativo delle piccole impreseverso i progetti di innova-zione. Spero che Esof possaaiutare a rafforzare ulterior-mente il dialogo fra la com-ponente scientifica e lacomponente produttiva in-novativa».Esof durerà una settima-

na ma, secondo gli organiz-zatori, va considerato anchel’importante lavoro prepara-torio, che dura due anni, eche sarà un’occasione pertrasformare una parte delPorto Vecchio in un luogodove sviluppare il dialogofra scienza e produzione. Iltutto per creare un Portodell’Innovazione, una sortadi Silicon Valley triestina,che potrà diventare un polod’attrazione molto forte perulteriori scienziati e lavora-tori qualificati, «come si stagià vedendo – chiarisce Fan-toni - con il numero assaielevato di richieste in arrivo,che riguarda anche ricerca-tori italiani pronti a tornaredall’estero, anche rinun-ciando a compensi più ele-vati. Certamente – concludeFantoni - la “nomination”per Esof è molto importan-te, ma altrettanto importan-te, in vista del rilancio delterritorio, è la strategia chesi sta attuando in città e intutto il territorio, anche sot-to la spinta di Esof 2020,verso i Balcani e il Centro-Est Europa, che mira a faredi Trieste un punto di riferi-mento per tutta l’area».

C.T.P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Area SciencePark è stataindividuatadalla Regione,dal Miur e dalMise comecoordinatricedelprogrammaArgo: in treanni, e con unbudget di 9milioni di euro,il piano intendeaffiancarel’AutoritàPortuale diTrieste e idecisori politicinell’individuazione di qualisiano i filoni dialta tecnologiapiù interessantida sviluppare.In particolaremira asvilupparequattroprogettiinnovativi chepotrannocostituireoccasioni disviluppo per lacittà e l’interaregione

Argo

L’obiettivoCreare un Portodell’Innovazione, unasorta di Silicon Valleytriestina

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