Itinerario tematico Campo scuola Siamo NOCERA UMBRA siamo 2015/pg/TRACCIA TEMATICA PER... · Cosa...

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1 Siamo siamo IL NOSTRO CORPO, TEMPIO DELLO SPIRITO: dentro la nostra opportunità O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate, dunque, Dio nel vostro corpo! (1 Cor 6,19-20) Itinerario tematico Campo scuola NOCERA UMBRA Le quattro tappe del percorso

Transcript of Itinerario tematico Campo scuola Siamo NOCERA UMBRA siamo 2015/pg/TRACCIA TEMATICA PER... · Cosa...

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Siamo

siamo

IL NOSTRO CORPO, TEMPIO DELLO SPIRITO:

dentro la nostra opportunità

O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non

appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo.

Glorificate, dunque, Dio nel vostro corpo!

(1 Cor 6,19-20)

Itinerario tematico

Campo scuola

NOCERA UMBRA

Le quattro tappe del percorso

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1 REGOLA O REGALO?

Noi siamo molto di più del solo corpo: non siamo solo quello che si vede

“esteriormente” di noi. Eppure… senza il nostro corpo semplicemente non esistiamo.

Dovunque siamo, ovunque andiamo, lì c’è anche il nostro corpo: è un dono che ci è stato

fatto con la vita, è un dono da cui mai ci potremmo separare. Possiamo immaginare o

desiderare di stare in più posti contemporaneamente o di vivere in un tempo diverso da

quello in cui ci troviamo ma il nostro corpo, da cui mai ci separiamo, non ce lo permette.

Possiamo pensare di non trovarci insieme ad altre persone, di non trovarci di fronte a

qualcuno che non abbiamo il piacere di vedere ma il nostro corpo non ci permette di essere

“invisibili”. Il nostro corpo ci impone di entrare in relazione con altre persone, di vivere in un

tempo e in uno spazio precisi, ma proprio per questo ci dà unità e unicità.

Abbiamo un dono e riconosciamo di avere, grazie a questo dono, dei limiti.

Ma il limite è sempre qualcosa di negativo? Cosa stabilisce il limite? Se metto insieme i miei

limiti non vengono fuori i “confini” dentro i quali si può realizzare l’opportunità che mi è data

con il dono della vita? Esistono doni che non hanno confini? Esistono cose che non hanno

confini/limiti?

Potremmo dire, semplicemente, “io sono qui”: anziché essere dentro casa a studiare potrei

essere con i miei amici, potrei farmi un giro… ma sono qui! Anziché discutere sempre con i

miei genitori, impuntarmi con mio fratello o mia sorella, potrei andare a vivere da un’altra

parte… ma sono qui, è ancora troppo presto, e poi dove vado? Potrei vivere al le Hawaii su

una sdraia, con una bella bibita fresca, tutti i giorni senza far niente… ma ora sono qui!

Il mio corpo mi riporta, sempre, alla realtà: dura o non dura, faticosa o spensierata…

Per quanto cerchi di fantasticare, per quanto cerchi di evadere da ciò che mi fa sentire

imprigionato, per quanto abbia voglia di volere subito qualcosa, volere subito un

cambiamento… il mio corpo mi riporta “a casa”, dove sono: non posso fuggire dalla realtà!

Questo non è un condizionamento atroce e frustrante e neanche una condanna: è anzi il

punto di partenza più importante, è la nostra opportunità da cogliere. Posso iniziare a

camminare, posso iniziare qualsiasi mio progetto, posso realizzare e valutare qualsiasi mio

sogno e desiderio solo da un punto di partenza “vero e reale”. Posso partire solo da dove mi

trovo, qui e adesso, e insieme alle persone con cui mi trovo a vivere delle relazioni.

Il corpo mi ricorda dunque che ho ricevuto un dono che ha dei limiti.

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DAL LIBRO DELLA GENESI 2,15-17

15Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo

custodisse. 16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del

giardino, 17ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché,

nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire".

DAL LIBRO DELLA GENESI 3,1-13

1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna:

"È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". 2Rispose la

donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto

dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete

toccare, altrimenti morirete"". 4Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete

affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e

sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". 6Allora la donna vide che l'albero era buono

da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo

frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di

fico e se ne fecero cinture.

8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del

giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli

alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". 10Rispose: "Ho udito la tua voce

nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". 11Riprese: "Chi ti ha

fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non

mangiare?". 12Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero

e io ne ho mangiato". 13Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna:

"Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato".

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-------------------------------------- PER COMPRENDERE DI PIÙ IL BRANO

Puoi mangiare di tutto, sei completamente libero. Quello che ho fatto – dice il Signore – l’ho

fatto per te. È tuo……. «Ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne

mangerai». In italiano è stato tradotto un verbo dovere, che in ebraico non esiste; sarebbe

meglio toglierlo. C’è un futuro: non mangerai. Perché se ne mangi, certo muori. Non è di

nuovo un divieto, ma è un avviso, come dire: puoi mangiare di tutto. Tutto quello che ho

fatto è tuo, ma attento: quello è velenoso, mangiandone si muore. Un po’ come sui pali

dell’alta tensione: «Chi tocca, muore». Non sono cattivi quelli dell’Enel, o invidiosi, dicono

semplicemente: Gente, se toccate i fili, ci restate secchi. Se volete toccarli, potete!!!

Un’altra cosa simpatica legata al testo è quella di domandarsi se qualcuno si sia mai messo

a studiare o a ricercare dove fosse quel giardino. Quando trovate articoli in cui si fa cenno al

possibile ritrovamento del sito del Paradiso

Terrestre, abbiate la certezza che quelli non sono competenti sull’argomento di cui stanno

trattando. Qualunque paese fertile, antica oasi, si possa trovare, quello non era il Paradiso

terrestre, potete esserne sicuri: perché il giardino non è geograficamente delimitabile. Il

giardino è il rapporto con Dio, è un buon rapporto con Dio. Quindi la geografia non lo

spiegherà mai!

Poi entra in gioco il serpente … «Egli disse alla donna: È vero che Dio ha detto: ‘Non dovete

mangiare di nessun albero del giardino?» (3,1b).

Questa è l’immagine abituale che ci si fa della «legge» data da Dio all’uomo: Dio ha proibito

di mangiare … E invece dice: «Di tutti gli alberi del giardino potete mangiare» … «Rispose la

donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto

dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete

mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete» (3,2–3) …. Il serpente a questo

punto, dopo aver sollevato il dubbio, pone l’affermazione di tentazione più forte: «Ma il

serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste,

si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (3,4-5).

Il serpente capovolge l’affermazione di Dio: «se mangiate morirete». Dio aveva messo in

guardia l’uomo, difendendolo dalla morte. Il serpente invece dice alla donna: Quello che vi

ha detto Dio non è vero, Dio vi ha ingannato! … Non fidatevi di Dio, Dio non vi vuole bene.

Vi ha detto una cosa, ma è vera un’altra.

Dopo che la donna ha concepito questo pensiero, il passaggio alla trasgressione è cosa

elementare. «Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e

desiderabile per acquistare saggezza» (3,6a).

Tre elementi molto significativi.

- «Vede che l’albero è buono da mangiare»: è il contrario di quello che aveva detto Dio:

«Non ne mangerai perché qualora tu ne mangiassi, certamente moriresti». L’albero

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non è buono da mangiare, è un albero che produce morte. E, invece, appena la

creatura umana dubita della bontà di Dio, vede le cose nel modo opposto: «Vide che

era buono».

- Ma non si vede che un frutto è buono!!! Può essere bellissimo dall’esterno, ma

velenoso all’interno «Gradito agli occhi» e qui si fa riferimento all’aspetto estetico!

- «desiderabile» l’oggetto proibito diventa l’oggetto del desiderio!!!

-------------------------------------- PER LA RIFLESSIONE COI RAGAZZI

LA GRANDEZZA DEL DONO RICEVUTO

Per la comprensione del brano è necessario fare una premessa …………….

In Gen2,16–17 è scritto «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare

di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi

mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti»

Il primo comando che Dio da all’uomo riguarda due aspetti:

- quello del dono (puoi mangiare tutto)

- e quello del limite (ma dell’albero... non devi mangiare)

Il limite in questione è quello fondamentale della corporeità, ovvero la morte … se non mangi

muori… se mangi ciò che è vietato muori… la vita è all’intero di un limite, di un equilibrio che

va compreso e rispettato.

Ci pare opportuno ed importante partire da questo brano come premessa perché ci

permette di parlare prima che della caduta dell’uomo, della GRANDEZZA DEL DONO

RICEVUTO

- cosa è per te un dono?

- quali sono le caratteristiche di un dono?

- perché fare un dono?

- cosa implica fare un dono?

- cosa implica ricevere un dono?

- perché accettare o rifiutare un dono?

- quali sono i tuoi doni, quelli che riconosci …

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considerazioni:

un dono è gratuito

un dono instaura una relazione: tra chi dona e chi riceve

chi dona intuisce il bisogno dell’altro e lo soccorre

non si dona solo per un bisogno dell’altro: si dona anche per il piacere di farlo, per

fare del bene a una persona a cui si vuole bene

il dono non impone una restituzione ma suscita una risposta

un dono può essere rifiutato… rende il donatore fragile poiché chi dona si espone al

rischio di essere rifiutato

LA REALTÀ DEL LIMITE

Accanto al dono dunque emerge la realtà del limite

Il limite vero è connaturale al dono, nel donarci un corpo Dio gli ha dato dei limiti perché

senza un limite nulla può esistere … come in un disegno, senza linee che delimitino lo spazio

e diano definizione non è possibile rappresentare nulla … limite è anche forma, definizione

… conoscere i propri limiti vuol dire conoscere se stessi.

L’esperienza del limite nel corpo apre possibili piste di riflessione… l’accettazione o meno

della propria corporeità. Esperienze del corpo (il piacere, il brivido, l’estasi, il no limit e le

problematiche connesse a tutto ciò … disturbi alimentazione, dipendenze, esperienze

trasgressiva).

- Cosa vuol dire “limite”? Quali caratteristiche ha il limite?

- Il contrario di “limite”?

- Ho dei limiti?

- Quali sono i miei limiti? Perché sono limiti?

- Ci sono dei limiti che appartengono a tutti?

- Posso superare i miei limiti? Quali sì e quali no?

- Se non accetto di avere limiti come posso sentirmi?

- Sarei così lontano dalla paura e dalla voglia di nascondersi di Adamo e di Eva?

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Quanto è grande il giardino di Eden? Ha dei confini? Ha un recinto? Ha delle mura di cinta?

Nel nostro brano chi viene tentato? L’uomo e la donna insieme? Si è più vulnerabili da soli o

quando si è in compagnia? Perché secondo te?

Nel libro della Genesi non si parla di confini: l’uomo e la donna si possono muovere

liberamente nel giardino e il confine, sempre superabile, è il punto dove decideranno di

spingersi i nostri amici. Dio dunque non ha dato confini al giardino.

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È meglio accontentarsi, muoversi sempre dentro il territorio che ormai conosci oppure

spingersi oltre, esplorare qualcosa di nuovo?

Accontentarsi cosa vuol dire? “Rendermi felice”… la cosa che dovrei chiedermi non è allora

“mi dovrei accontentare”… ma… cosa mi rende veramente felice?

Cosa ti dovrebbe portare ad accontentarti di quello che hai scoperto?

Cosa ti dovrebbe portare a cercare qualcosa di nuovo?

Dovrei essere contento di che cosa? Quando posso dire che basta così?

Fin quando dovrei cercare? Fino a dove dovrei spingermi? Fino a dove posso spingermi? Dio

mi ha dato limiti in questo?

C’è un intreccio continuo tra dono e limite

Quante cose si possono fare nel giardino?

L’albero ricorda all’uomo e alla donna la grandezza di un dono (puoi mangiare di tutti gli

alberi del giardino) e la presenza di un limite (dei frutti di questo albero non ne mangerai

altrimenti morirai).

Perché Dio ha posto un albero così particolare in mezzo al giardino? Doveva essere visto, ci

si poteva passare vicino, si poteva anche toccare. Non c’è bisogno di andare a cercare

l’albero perché è sempre a portata di mano ed è sempre sotto gli occhi dell’uomo e della

donna. L’albero non è nascosto, non è posto in cima a una montagna o dentro ad un dirupo:

l’albero è in mezzo al giardino… perché proprio questo posto? Se è un albero di cui non

mangiare i frutti perché metterlo proprio in mezzo al giardino? È un caso che sia lì oppure è

una cosa voluta? Se Dio non è un sadico perché vuole questo?

È anche vero che l’albero è posto in mezzo al giardino e questo giardino non ha confini: quale

è il vero limite? E se, paradossalmente, l’albero fosse il punto di partenza? E se,

paradossalmente, l’albero volutamente posto al centro del giardino fosse l’unico e vero

punto di partenza?

Se l’uomo e la donna non si spostano dall’albero? Cosa si perdono? Il dono che hanno

ricevuto è utilizzato se rimangono a piangere sotto all’albero?

Quanti “tipi” di confini hai? Uno è nel corpo… uno è grazie al corpo…

È vero o non è vero che mangiando dell’albero l’uomo e la donna moriranno? È proprio

quello che succede? Cosa succede allora? Dio inganna l’uomo e la donna? Ha paura che

diventino come lui? Aveva ragione il serpente?

Se non muoiono realmente, fanno un esperienza di “morte”? Dopo aver mangiato fanno

un’esperienza positiva? Sono soddisfatti di aver provato a superare il limite?

È sbagliato il fatto che abbiano aperto gli occhi dopo aver mangiato? Su cosa hanno aperto

gli occhi? Vedono la loro nudità e si coprono: perché si coprono? Si vergognano l’uno

dell’altra o hanno paura di qualcos’altro?

Perché l’uomo è portato sempre a scaricare la colpa?

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Perché la donna vuole mangiare il frutto dell’albero proibito? Cosa pensa di raggiungere?

Dove vuole arrivare? Il serpente dicendo che mangiando sarebbero diventati come Dio cosa

vuol far credere alla donna? Non voler avere limiti è una cosa positiva? E se dei limiti ci sono,

se effettivamente non posso fare qualcosa? Dopo aver mangiato del frutto dell’albero come

si sentono? Non si sono voluti accontentare e hanno deciso di mangiare… di superare un

limite… perché si nascondono? Perché hanno paura? L’uomo e la donna sono felici ora? Sono

soddisfatti adesso?

-------------------------------------- UN PERSONAGGIO PER RIFLETTERE

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-------------------------------------- GIOCO APERITIVO

Facciamo una supposizione numerica poi l’educatore dovrà rifare le proporzioni se i ragazzi

sono di più o di meno nel gruppo:

12 persone in un gruppo vengono prima divise in 4 categorie di difetti (limiti), ad esempio:

- occhiali

- non troppo alti

- non troppo magri

- timidi

- chiacchieroni…

la divisione potrà essere anche sommaria e riadattata sul momento, ciò che conta è infine

ottenere 4 gruppi … i ragazzi dovranno quindi, alternando le varie categorie, formare un

cerchio mani sulle spalle e quindi l’educatore dovrà leggere un racconto (gioco d’attenzione)

di tanto in tanto nel racconto vengono nominate le categorie del limite, al che le persone di

quel gruppo alzano i piedi da terra restando appese sulle spalle degli altri, fino a che non

sentono la parola “dono” … la storia nomina prima un difetto alla volta e poi segue subito la

parola dono … poi dirà due difetti insieme … e forse riusciranno ancora nell’impresa …

quando ci saranno tre difetti insieme faranno un bel capitombolo e il gioco

aperitivo è finito … la storia è da scrivere. Scopo del gioco comprendere che i limiti sono

un’occasione per sostenersi reciprocamente …

-------------------------------------- STRUMENTI

DAL FILM FORREST GUMP

La vita ci insegna che bisogna fare il meglio che si può con quello che Dio ti ha concesso

-------------- Chi non vede i limiti delle cose, è matto; chi li esagera, idiota.

Niccolò Tommaseo, Aforismi della scienza prima, 1837

Essere felici significa vedere il mondo come noi lo desideriamo, conoscere i nostri limiti,

accettarli come un dono e non come una sconfitta.

Un po' di umiltà avrebbe più valore di mille onori, ma è soltanto una prerogativa di coloro

che conoscono i propri limiti e, purtroppo, si contano sulla punta delle dita.

Romano Battaglia, Silenzio, 2005

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IL MONDO INSIEME A TE

Max Pezzali

Forse non sarei

come sono adesso

forse non avrei

questa forza addosso

forse non saprei

neanche fare un passo

forse crollerei

scivolando in basso

invece tu sei qui

e mi hai dato tutto questo

e invece tu sei qui

mi hai rimesso al proprio posto

i più piccoli

pezzi della mia esistenza

componendoli

dando loro una coerenza

Come è bello il mondo insieme a te

mi sembra impossibile

che tutto ciò che vedo c'è

da sempre solo che

io non sapevo come fare

per guardare ciò che tu

mi fai vedere

come è grande il mondo insieme a te

è come rinascere

e vedere finalmente che

rischiavo di perdere

mille miliardi e più di cose

se tu non mi avessi fatto

il dono di dividerle con me

Forse non avrei

mai trovato un posto

forse non potrei

regalarti un gesto

forse non saprei

neanche cosa è giusto

forse non sarei

neanche più rimasto

invece tu sei qui

sei arrivata per restare

invece tu sei qui

non per prendere o lasciare

ma per rendermi

ogni giorno un po' migliore

insegnandomi

la semplicità di amare

Come è bello il mondo insieme a te

mi sembra impossibile

che tutto ciò che vedo c'è

da sempre solo che

io non sapevo come fare

per guardare ciò che tu

mi fai vedere

come è grande il mondo insieme a te

è come rinascere

e vedere finalmente che

rischiavo di perdere

mille miliardi e più di cose

se tu non mi avessi fatto

il dono di dividerle con me

Come è grande il mondo insieme a te

è come rinascere

e vedere finalmente che

rischiavo di perdere

mille miliardi e più di cose

se tu non mi avessi fatto

il dono di dividerle con me

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MERAVIGLIOSO

Negramaro

E' vero

credetemi è accaduto

di notte su di un ponte

guardando l'acqua scura

con la dannata voglia

di fare un tuffo giù uh

D'un tratto

qualcuno alle mie spalle

forse un angelo

vestito da passante

mi portò via dicendomi

Così ih:

Meraviglioso

ma come non ti accorgi

di quanto il mondo sia

meraviglioso

Meraviglioso

perfino il tuo dolore

potrà apparire poi

meraviglioso

Ma guarda intorno a te

che doni ti hanno fatto:

ti hanno inventato

il mare eh!

Tu dici non ho niente

Ti sembra niente il sole!

La vita

l'amore

Meraviglioso

il bene di una donna

che ama solo te

meraviglioso

La luce di un mattino

l'abbraccio di un amico

il viso di un bambino

meraviglioso

meraviglioso…

meraviglioso

meraviglioso

meraviglioso

Ma guarda intorno a te

che doni ti hanno fatto:

ti hanno inventato

il mare eh!

Tu dici non ho niente

Ti sembra niente il sole!

La vita

l'amore

Meraviglioso

il bene di una donna

che ama solo te

meraviglioso

La notte era finita

e ti sentivo ancora

Sapore della vita

Meraviglioso

Meraviglioso....

meraviglioso

meraviglioso

meraviglioso

PROPOSTE DI FILM BIG FISH … un figlio rivaluta il rapporto che ha avuto con suo padre e ne capisce doni e

limiti

GIOVENTÙ BRUCIATA (james Dean) …

I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO …

CUORE DI CICCIA …

FORREST GUMP …

il piccolo video in spagnolo che gira su FB e che si conclude con la frase hola jo sii maria

… voglia di vincere)

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-------------- LONDRA 2012

Campioni nello sport, coppia nella vita

«Accettare i propri limiti? È forza» Francesco Cusati e Florinda Trombetta, ciechi, si preparano per le

Paralimpiadi: lei gareggia nel canottaggio

MILANO - Francesco Cusati e Florinda Trombetta non sono famosi come la coppia

Schwazer-Kostner, ma come loro sono atleti - Florinda è in partenza per Londra dove

gareggerà nell’adapitive rowing ovvero il canottaggio -, sono una coppia nella vita.

Diventati ciechi a vent’anni, hanno imparato ad accettare e a convivere con i propri

limiti. Un modo di vivere che hanno portato anche nella pratica sportiva.

DOPING - Si cede al doping quando non si riesce ad accettare i propri limiti. Loro hanno dovuto imparare a

convivere con un limite, la cecità, quando erano ricchi di progetti di vita, oltre che di sport. «La cecità ci ha abituati

ad affrontare i limiti. Ogni giorno troviamo ostacoli e li dobbiamo superare. Io e Francesco usiamo creatività,

inventiva, forza fisica, chiediamo aiuto agli altri. Abbiamo portato questo modo di pensare e agire anche nella

pratica sportiva», considera Florinda. Non tutti. Anche nello sport paralimpico esiste il fenomeno doping: alcuni

sono riusciti a superare molte barriere, ma poi cedono alla tentazione della scorciatoia.

SCONFITTE - «Lo sport è un campo di allenamento continuo per diventare più forti di carattere – dice Florinda -.

Ti poni degli obiettivi che devi raggiungere, ma non è mai subito, non è mai facile. Sulla tua strada incontri

sconfitte. Essere uno sportivo, un atleta significa anche avere imparato a capire, quando non si vince, quando si

funziona, cosa sta succedendo non solo dal punto di vista tecnico, ma dentro di noi». «La tecnologia - aggiunge

Francesco - aiuta molto la vita quotidiana del cieco, nello sport sei tu da solo con te stesso, con il tuo corpo, con

la tua mente».

EQUIPAGGIO MISTO A dirigere la squadra il ct Paola Grizzetti, che segue anche il doppio composto da Daniele

Stefanoni e Silvia De Maria. Il canottaggio è uno degli sport che nasce già integrato. L’equipaggio è infatti misto:

le disabilità sono diverse e ci può essere anche un normodotato e ai remi ci sono maschi e femmine. Per rendere

possibile la pratica di questo sport a chi ha ridotta mobilità agli arti inferiori, l’equipaggiamento è adattato alle

esigenze dell’atleta con sedili speciali e con galleggianti per migliorare la stabilità dello scafo. Ai Giochi di Pechino

nel 2008 il canottaggio fece il suo esordio come disciplina paralimpica e gli azzurri del 4con conquistarono la

medaglia d’oro.

Carmen Morrone

9 agosto 2012

(Corriere della sera)

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-------------------------------------- PER LA PREGHIERA

AMA LA VITA COSÌ COM'È

Ama la vita così com'è

amala pienamente, senza pretese.

Amala quando ti amano o quando ti odiano.

Amala quando nessuno ti capisce,

o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano,

o quando ti esaltano come un re.

Amala quando ti rubano tutto,

o quando te lo regalano.

Amala quando ha senso

o quando sembra non averlo nemmeno un po'.

Amala nella piena felicità,

o nella solitudine assoluta.

Amala quando sei forte,

o quando ti senti debole.

Amala quando hai paura,

o quando hai una montagna di coraggio.

Amala non soltanto per i grandi piaceri

e le enormi soddisfazioni;

amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,

amala anche se non è come la vorresti.

Amala ogni volta che nasci

ed ogni volta che stai per morire.

Ma non amare mai senza amore.

Non vivere mai senza vita!

Madre Teresa di Calcutta

CON TUTTO CIÒ CHE SONO

Signore, benedici le mie mani,

perché le possa aprire

per scoprire i talenti che mi hai donato

e perché sappiano stringere altre mani

e dare senza calcolo.

Signore, rafforza i miei piedi,

così che sappia vincere la noia e l'apatia

e sappia affrontare tutte le paure,

così da poter serenamente camminare

con gli altri sul sentiero della vita.

Signore, tocca la mia bocca,

perché non dica niente

che possa ferire o distruggere,

perché sappia infondere ottimismo

col sorriso e pronunci solo parole sincere.

Signore, purifica i miei occhi,

perché possa scorgere i miei difetti

per affrontarli,

vedere con chiarezza tutte le mie capacità

per valorizzarle

e guardare gli altri al di là delle apparenze.

Signore, pulisci le mie orecchie,

perché diventino sorde ai messaggi inutili

ma siano attente ai consigli di chi mi vuole bene,

sappiano ascoltare le parole degli amici

e, soprattutto, udire la Tua voce

che sempre mi parla.

Fa' o Signore, che io possa disporre di me,

con tutto ciò che ho e che sono;

che Tu possa disporre di me,

con tutto ciò che ho e che sono!

E così sia

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2 “TIRARE IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO”

Il nostro corpo è una macchina complessa e meravigliosa ma delicatissima, fragile e a

tempo. Un corpo può ricevere ferite e menomazioni, si può stancare, si può ammalare; un

corpo non può non invecchiare e non morire.

Il corpo dà e promette: la gioia del sentirsi bene, il vigore della giovinezza, il desiderio e la

gioia di muoversi, vedere, toccare, gustare, scoprire… Ma il corpo può anche togliere e

negare: fatica, dolore, sofferenza, senso d’impotenza che sembrano destituire tutto di senso

e di valore, sembrano dirci che siamo in trappola e non c’è via di uscita.

Nel nostro corpo, dunque, si annida un’affascinante, misteriosa e insuperabile

contraddizione: da un lato l’apertura all’infinito, ai grandi desideri, alle grande aspirazioni,

alla gioia di poter vivere delle cose, alla bellezza di fare certe esperienze, alla pienezza della

vita; dall’altro lato, nel nostro corpo viviamo il limite scandaloso di un’umanità goffa e

pesante, inadeguata alle imprese che vorrebbe compiere, mai abbastanza soddisfatta di sé

(troppo debole, o troppo brutta), sempre troppo esposta ai rischi e ai pericoli della vita e

incapace di porvi rimedio stabilmente ed efficacemente.

Ci sono ottime ragioni per fidarsi e altrettante per diffidare, per “gettarsi in avanti e

spendersi” oppure per “proteggersi e conservarsi”.

Il corpo rappresenta in modo concreto, tangibile, letteralmente in carne ed ossa, lo stesso

dramma che l’uomo vive nello spirito, nella propria interiorità: sempre a metà strada tra

un’apertura verso la vita che gli è stata donata, verso cui si sente terribilmente attratto, a

cui sente di volere (e persino di dovere!) dare compimento e una sfiducia radicale, cosmica,

che nasce dalle delusioni, dai tradimenti, dalla paura, dalla mediocrità propria e altrui,

dall’apparente impossibilità di un vero cambiamento proprio e altrui, dalla crudeltà e

incontrollabilità degli eventi, dallo scandalo dilagante del male e dell’ingiustizia.

Ci sono ottime ragioni per fidarsi e altrettante per diffidare, per “gettarsi in avanti e

spendersi” oppure per “proteggersi e conservarsi”.

Dentro questa forbice, quella che si crea tra i nostri desideri e bisogni da una parte e i nostri

limiti e difficoltà dall’altra parte, sta la nostra opportunità. Il nostro corpo e il nostro spirito

ci dicono che, se si vuole camminare realmente, dobbiamo farlo dentro i limiti e le fatiche, a

partire da essi, in un cammino che non è mai in “solitaria”. Diversamente o decidiamo di non

partire o di partire nell’illusione che le cose belle si realizzano solo se va sempre tutto liscio,

se non ci sono difficoltà (mie e degli altri), se non ci sono limiti (miei e degli altri). È un

confronto eterno, un duello che apre la strada ed è l’unica strada della realizzazione dei

nostri bisogni e delle nostre aspirazioni più profonde: realizzare letteralmente vuol dire

renderli “reali”, attualizzati, concreti.

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DAL VANGELO DI LUCA 19,1-10

1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo,

capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della

folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un

sicomòro, perché doveva passare di là.

5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché

oggi devo fermarmi a casa tua". 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò,

tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!". 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al

Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno,

restituisco quattro volte tanto". 9Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza,

perché anch'egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare

ciò che era perduto".

-------------------------------------- PER COMPRENDERE DI PIÙ IL BRANO

Zaccheo (il nome vuol dire “uomo giusto”) è un peccatore pubblico ma non uno tra i tanti

perché è il capo dei pubblicani. Si occupa probabilmente di dazi, tasse, imposte: è

intermediario tra il potere romano che impone le tasse e gli ebrei che le devono pagare. Lui

in mezzo, tutelato e al sicuro perché protetto dai romani ed odiato, dall’altra parte, dal

popolo ebreo costretto a pagare. Zaccheo, nel pretendere il pagamento delle tasse, poteva

chiedere molto di più di quanto chiedevano i romani, ai quali importava di avere quanto

chiesto: quello che Zaccheo chiedeva in più era per se.

Risultato?

Zaccheo è un uomo solo perché isolato e allontanato da tutti, odiato perché sfruttatore,

disprezzato perché ebreo passato dalla parte del nemico romano. La casa di Zaccheo non

poteva riempirsi di ebrei rispettosi della legge ma soltanto di pubblicani: tra i peccatori

pubblici c’è, naturalmente, di tutto e di più…

Il passaggio di Gesù a Gerico non lascia il nostro amico indifferente. Sente parlare di questo

uomo, il paese è in fermento. Tutti sono in prima fila: ci sono gli ebrei doc, figli di Abramo,

rispettosi della legge e delle tradizioni ebraiche.

Zaccheo vorrebbe, anzi vuole, vedere Gesù. Cerca di farsi largo tra la folla che, ovviamente,

fa di tutto per respingerlo e magari si toglie pure qualche soddisfazione: “almeno qui non

hai la meglio su di noi!”… chissà quanti calci avrà preso… il desiderio di vedere chi era Gesù

è però forte: tra lui e Gesù c’è però la folla che lo odia e, tra l’altro, è anche basso di statura.

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Perché non tornare a casa? Non basterebbe dire “almeno ci ho provato”? Cosa vuole in più

Zaccheo? Perché non gli basterebbe tornare a casa? Vuole ottenere quello che vuole, i limiti

e le difficoltà sono ostacoli che cerca, goffamente, di superare: non servirebbe a nulla

tornare a casa, alla solita situazione… vuole portare i suoi desideri e la sua voglia di riscatto

oltre gli ostacoli, oltre i limiti suoi e quelli imposti dalla gente: vuole tirare il cuore oltre

l’ostacolo!

Altre volte si sarebbe arreso ma perché questa volta non si ferma di fronte alle difficoltà?

Cosa lo spinge ad andare oltre?

L’atteggiamento della folla non sembra turbarlo più di tanto: immediatamente trova la

soluzione salendo su di un sicomoro, senza pensare di apparire ridicolo per questo gesto…

ridicolo per chi poi? Per la gente che non lo ha fatto passare e che sarebbe pronta a sparargli

se potesse?

Se si deve guardare al desiderio, Zaccheo supera la folla 10 a 1. La folla anonima è in fila per

vedere Gesù, magari attirata dalle voci dei miracoli, forse speranzosa di vedere qualche cosa

di sensazionale; Zaccheo vuole vedere “chi” era Gesù… c’è un di più. Il desiderio non è vago:

Zaccheo vuole qualcosa di più da Gesù, forse il riscatto da una vita vuota, piena di

risentimenti e di odio ricevuto. Quando il desiderio è forte, quando la sete è forte, le

difficoltà diventano ostacoli da superare che forse riescono a scoraggiare un po’ ma non a

fermare chi vuole ottenere quello che desidera.

Ottiene chi cerca di più, ottiene chi, consapevole dei propri limiti, ha il coraggio e il desiderio

di andare oltre le difficoltà fisiche ed interiori: tra i tanti presenti, Gesù si ferma e sceglie di

fermarsi a casa di Zaccheo e non a casa degli altri. Gesù sceglie chi ha desiderato di più di

vederlo, di più di incontrarlo. Gli altri pensano che meriterebbero di più di Zaccheo che Gesù

si fermasse a casa loro perché loro non sono dei pubblicani, perché loro sono osservanti

della legge e delle tradizioni, perché Dio secondo loro sceglie a chi dare grazie e a chi no…

loro in prima fila ad attendere un riconoscimento, ad attendere un gesto per loro perché si

ritengono migliori di Zaccheo.

La sorpresa della scelta di Gesù li spiazza… è entrato in casa di un peccatore…

Il limite rappresentato dalla folla non è soltanto l’odio provato nei confronti di Zaccheo: c’è

anche quello che pensano di lui, il giudizio che hanno nei suoi confronti. Vogliono mostrare

a Gesù che si sta sbagliando, non può entrare a casa di un poco di buono come Zaccheo.

Zaccheo deve e vuole superare anche questa difficoltà, non vuole assolutamente rinunciare

alla presenza di Gesù: confessa indirettamente a Gesù le sue colpe impegnandosi con gesti

di effettiva conversione, restituendo quello che aveva ottenuto con le sue losche attività.

Quasi come chiedesse ed implorasse Gesù di non andarsene dalla sua casa, ora che

finalmente qualcuno vi è voluto entrare perché effettivamente interessato a lui.

Forse Zaccheo è anche abituato che gli altri parlino male di lui (il giudizio e il comportamento

della folla non lo taccano più di tanto) ma non vuole che parlino male di Gesù.

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Nel caso di Zaccheo il limite (rappresentato dalla sua statura, dalla sua condizione di

pubblicano e dal giudizio della folla) non solo va superato ma non dice la verità di questo

uomo: “non sono quello che gli altri pensano di me, non sono il risultato dei loro giudizi e

dei loro comportamenti, non sono la persona che merita di essere allontanata, emarginata,

accusata, odiata” e se qualcuno riesce a non trattarmi così ma mi accoglie per quello che

sono veramente… io non lo lascio più andare via… sentirmi accolto ed accettato da Gesù mi

fa venire voglia di cambiare atteggiamento, modo di fare e di vivere… voglio essere quello

che Gesù mi ha fatto sentire di essere.

Zaccheo non è né migliore né peggiore della gente di Gerico, anche lui è figlio di Abramo

come loro: in più, rispetto agli altri, ha sicuramente il grande desiderio di riscatto che lo porta

a cercare Gesù a tutti i costi… per cambiare… per smetterla di vivere così… per tornare ad

essere trattato ed accolto come una persona vera… per dare uno strappo alle sue tante

meschinità: le molle pronte a scattare dentro di lui sono tante e potenti!

Questa volta non si può non gettare il cuore oltre l’ostacolo!

/////////////////////////////

Il brano sottolinea alcune contraddizioni

Zaccheo: il nome vuol dire giusto ma è temuto dalla gente

Grande per il ruolo che ricopre e per il giudizio della gente (ricco e un capo dei

pubblicani) ma è piccolo di statura (fisica e morale)

Desiderio di realizzarsi e di emergere dalle sue meschinità piuttosto che dal

rimprovero, dal giudizio e dall’ammonimento della gente

L’odio dei suoi concittadini non lo ha cambiato di una virgola ma la disponibilità e la

mano tesa di Gesù che lo accoglie e non giudica fa scattare in lui la molla e il desiderio

del riscatto

Desiderio del riscatto: quali sono le molle pronte a scattare dentro di noi?

Uno tutto contratto dentro di sé e se uno è pronto a toccare il tasto giusto si apre “il

mondo”…

Zaccheo è abituato alle parole e alle mormorazioni: la sua cattiva fama intacca Gesù

e vuole difendere Gesù. Abituato a che parlino male di lui non vuole che parlino male

di Gesù.

Zaccheo non vuole andare in mezzo alla folla e fa un po’ lo schifignoso ma brucia dal

desiderio di vedere Gesù tanto che sale sul sicomoro.

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-------------------------------------- PER LA RIFLESSIONE COI RAGAZZI

- Paura di essere non accolto, paura di non essere accettato, paura di non essere capito,

fatica, prove, delusioni: per cosa saresti pronto a superare queste difficoltà? Per cosa

saresti pronto a tirare il cuore oltre l’ostacolo?

- Hai mai rinunciato a qualcosa che desideri tanto, che pensi possa essere bella per te solo

perché credi di non essere in grado di viverla o perché pensi sia troppo difficile?

- A volte si creano situazioni che ci portano a non tentare, a non provarci, a non rischiare…

magari preferiamo nasconderci, lasciar stare… pensi di essere l’unico a provare queste

cose? Hai mai pensato di aiutare un tuo amico che prova queste cose, pensando a cosa

piacerebbe che gli altri facciano a te in queste situazioni?

- Quali sono le molle pronte a scattare dentro di noi?

- Le tensioni che accumuliamo?

- Ciò che non accettiamo pienamente?

- I giudizi che ci sentiamo addosso?

- Le contraddizioni che ci sembra di incarnare?

- Mettersi o meno in gioco … tirare il cuore oltre l’ostacolo …

- Le paure, le delusioni… possono bloccarci, fermarci: la paura ci spinge a non uscire, a

non provare amicizie nuove, a non continuare a inseguire nostri sogni… se ti fermi cosa

ti perdi?

- Quanti “tipi” di confini hai? Uno è nel corpo… uno è grazie al corpo….

- Puoi fidarti di qualcuno che ti aiuti a superare queste prove, qualcuno con cui ti puoi

confidare e consigliare?

- Qual è la paura più grande che ti porti dentro? A cosa porta la paura?

- Ti è mai capitato di voler essere amico/a di qualcuno e di non volerti neanche avvicinare

per la paura di non essere accettato o giudicato male?

- Per realizzare nostri desideri e sogni a volte incontriamo delle difficoltà, ci scontriamo

con i nostri limiti. Hai mai pensato che qualcuno possa aiutarti a realizzare quello che

desideri? Se qualcuno ti aiuta hai paura che quello che riesci ad ottenere sia meno tuo?

Conquistare da soli la mèta a tutti i costi oppure insieme ad altri? Cosa vuol dire

condividere un sogno? È così bello realizzare un sogno e non avere la gioia di

comunicarlo, di condividerlo, di raccontarlo a nessuno?

- Sei solo tu ad avere bisogno degli altri o anche gli altri potrebbero aver bisogno di te?

Come ti sentiresti se riuscissi ad aiutare un tuo amico a realizzare un suo desiderio, un

suo sogno? È più facile aiutare o essere aiutati?

- Hai mai rinunciato a dire quello che pensi, a fare qualcosa per la paura di quello che gli

altri avrebbero potuto dire di te, per la paura di essere preso in giro?

- Bello, desiderabile è il contrario di faticoso? Faticoso significa impossibile?

Molte volte iniziamo a fare delle cose che ci piacciono, che abbiamo desiderato da lungo

tempo ma quando arriva la fatica e delle difficoltà arriva anche tanta voglia di tornare

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indietro. A partire dai corsi in palestra ai rapporti con le persone, da un’escursione in

montagna alla realizzazione di un progetto sul quale avevamo puntato tanto, da un

passatempo o un hobby a una bella relazione di amicizia: c’è uno slancio iniziale, una

voglia matta all’inizio di tante strade che percorriamo da soli o insieme ad altre persone

ma al sopraggiungere di difficoltà, di fatica, di sudore… alcune situazioni corrono il

rischio di essere messe in discussione. Faticoso sembra voglia dire che è impossibile

raggiungere un traguardo: la fatica ha il potere (non sempre e menomale!) di farci

perdere il desiderio di cose grandi e no. Rinunceresti a qualcosa di bello solo perché

costa fatica? Rinunceresti a un’esperienza importante, sulla quale avevi puntato tanto,

che avevi tanto desiderato… solo perché diventa difficile realizzarla? Ti è mai successo?

Quando? Te ne sei pentito? Perché?

E se a camminare non eri solo, se a vivere un’esperienza importante eri insieme ad altri,

magari a degli amici… se ti accorgi che a vivere la fatica è un tuo amico, che un tuo amico

è tentato di fermarsi, di tornare indietro¸ di rinunciare? Andresti avanti per la tua strada?

Il tuo sogno è più importante dell’amicizia che hai? Saresti disposto a rallentare, a

prenderti più tempo?

- Prova a pensare a due grandi delusioni che hai avuto. Perché sei rimasto molto deluso?

Cosa riguardava e chi riguardava? Cosa hai provato? Hai provato scoraggiamento?

La tematica porta a mettersi in gioco. Io vorrei fare ma temo quello che pensano gli altri: la

gente mormora… il terrorismo delle mormorazioni che uccide il nascere delle buone volontà

Quando uno si decide di mettersi in gioco non è abbandonato a se stesso: sulla strada di

Zaccheo c’era un sicomoro. Gesù “doveva” passare di lì, quando decidi di metterti in gioco

Dio è pronto ad offrirti delle opportunità.

L’adolescenza è un cambiamento fisico ma stimola ad un cambiamento interiore.

Gesù avvicina un uomo che è chiamato peccatore ma è un uomo che desidera un

cambiamento nel comportamento e nel cuore perché stufo di una certa vita interiore.

-------------------------------------- UN PERSONAGGIO PER RIFLETTERE

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-------------------------------------- GIOCO APERITIVO

la squadra (supponiamo sempre 12 persone) viene divisa in 2 sottosquadre a ciascuna è

consegnata una busta con del materiale: qualche

elastico, stecchini da spiedino, scotch un cuore di polistirolo , qualche ataches qualche

puntina o fermacampioni e del cartoncino … dovranno

quindi costruire una catapulta funzionante entro un tempo di 10 minuti … vince chi lancia il

cuore più lontano … morale della favola … la

catapulta sfrutta il principio di una tensione accumulata per raggiungere un obiettivo …

Zaccheo è uno che aveva accumulato il peso del giudizio

altrui … erta carico come una molla … Gesù tocca il tasto giusto nel suo cuore e sblocca certe

tensioni che si tramutano in generosità e

disponibilità

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-------------------------------------- STRUMENTI

MI FIDO DI TE

Jovanotti

Case di pane, riunioni di rane

vecchie che ballano nelle cadillac

muscoli d'oro, corone d'alloro

canzoni d'amore per bimbi col frack

musica seria, luce che varia

pioggia che cade, vita che scorre

cani randagi, cammelli e re magi

forse fa male eppure mi va

Di stare collegato

di vivere di un fiato

di stendermi sopra al burrone

di guardare giù

la vertigine non è

paura di cadere

ma voglia di volare

Mi fido di te mi fido di te

mi fido di te mi fido di te

io mi fido di te

ehi mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

Lampi di luce, al collo una croce

la dea dell'amore si muove nei jeans

culi e catene, assassini per bene

la radio si accende su un pezzo funky

teste fasciate, ferite curate

l'affitto del sole si paga in anticipo prego

arcobaleno, più per meno meno

forse fa male eppure mi va

Di stare collegato

di vivere di un fiato

di stendermi sopra al burrone

di guardare giù

la vertigine non è

paura di cadere

ma voglia di volare

Mi fido di te mi fido di te

mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

mi fido di te mi fido di te

io mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

Rabbia stupore la parte l'attore

dottore che sintomi ha la felicità

evoluzione il cielo in prigione

questa non è un'esercitazione

forza e coraggio

la sete il miraggio

la luna nell'altra metà

lupi in agguato il peggio è passato

forse fa male eppure mi va

Di stare collegato

di vivere di un fiato

di stendermi sopra al burrone

di guardare giù

la vertigine non è

paura di cadere

ma voglia di volare

Mi fido di te mi fido di te

mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

eh mi fido di te mi fido di te

mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

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SIAMO CHI SIAMO

Ligabue

Conosco una ragazza di Torino

che ha un occhio mezzo vuoto

e un occhio pieno

e parla sempre di partire

senza posti in cui andare

prendere soltanto il primo volo

siamo chi siamo

siamo arrivati qui come eravamo

abbiamo parcheggiato fuori mano

si sente una canzone da lontano

nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai a non aver capito

ma poi ci fu una distrazione

o forse fu un’insolazione

a dirmi non c’è niente da capire

di tutte quelle strade

averne presa una

per tutti quegli incroci

nessuna indicazione

di tutte quelle strade

trovarsi a farne una

qualcuno ci avrà messi lì

siamo chi siamo

un giorno c’era un doppio arcobaleno

un giorno c’hanno attaccati al seno

un giorno c’hanno rovesciato il vino

siamo chi siamo

siamo arrivati qui come eravamo

abbiamo parcheggiato fuori mano

tu non chiamare più che ti richiamo

conosco una ragazza di Salerno

che non ha mai tirato giù lo sguardo

non sa che cosa sia la pace

non dorme senza un po’ di luce

ancora un altro segno della croce

di tutte quelle strade

saperne solo una

nessuno l’ha già fatta

non la farà nessuno

per tutti quegli incroci

tirare a testa o croce

qualcuno ci avrà messi lì

siamo chi siamo

il prezzo di una mela per Adamo

il tempo dell’ennesimo respiro

e gli anticorpi fatti col veleno

siamo chi siamo

la nebbia agli irti colli forse sale

non ci si bagna nello stesso fiume

non si finisce mai di avere fame

conosco le certezze dello specchio

e il fatto che da quelle non si scappa

e ogni giorno mi è più chiaro

che quelle rughe sono solo

i tentativi che non ho mai fatto

siamo chi siamo

siamo arrivati qui come eravamo

si sente una canzone da lontano

potresti fare solo un po’ più piano?

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VIVERE LA VITA

Alessandro Mannarino

Vivere la vita è una cosa veramente grossa

C’è tutto il mondo tra la culla e la fossa

Sei partito da un piccolo porto

Dove la sete era tanta e il fiasco era corto

E adesso vivi….

Perché non avrei niente di meglio da fare finché non sarai morto

La vita è la più grande ubriacatura

Mentre stai bevendo intorno a te tutto gira

E incontri un sacco di gente

Ma quando passerà non ti ricorderai più niente

Ma non avere paura, qualcun’ altro si ricorderà di te

Ma la questione è…Perché???

Perché ha qualcosa che gli hai regalato oppure avevi un debito…e non l’hai pagato???

Non c’è cosa peggiore del talento sprecato

Non c’è cosa più triste di una padre che non ha amato…

Vivere la vita è come fare un grosso girotondo

C’è il momento di stare su e quello di cadere giù nel fondo

E allora avrai paura perché a quella notte non eri pronto

Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe e sarai l’uomo più forte del mondo

Lei si truccava forte per nascondere un dolore

Lui si infilava le dita in gola….per vedere se veramente aveva un cuore

Poi quello che non aveva fatto la società l’ha fatto l’amore…

Guardali adesso come camminano leggeri senza un cognome….

Puoi cambiare camicia se ne hai voglia

E se hai fiducia puoi cambiare scarpe…

Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada

E cambiando strada puoi cambiare idee

E con le idee puoi cambiare il mondo…

Ma il mondo non cambia spesso

Allora la tua vera Rivoluzione sarà cambiare tè stesso

Eccoti sulla tua barchetta di giornale che sfidi le onde della radiotelevisione

Eccoti lungo la statale…che dai un bel pugno a uno sfruttatore

Eccoti nel tuo monolocale… che scrivi una canzone

Eccoti in guerra nel deserto che stai per disertare

E ora…eccoti sul letto che non ti vuoi più alzare…

E ti lamenti dei Governi e della crisi generale…

Posso dirti una cosa da bambino???

Esci di casa! Sorridi!! Respira forte!!!

Sei vivo!!!…cretino….

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Le possibilità dell'uomo sono infinite. Come infiniti sono i suoi limiti.

Roberto Gervaso, La volpe e l'uva, 1989

ALEX ZANARDI

DAL LIBRO "VA' DOVE TI PORTA IL CUORE" - SUSANNA TAMARO

Quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa

che non avevi mai visto prima: la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni

passo c'era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là

una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l'hai imboccata

senza accorgertene, qualcun'altra non l'avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non

sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente

provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l'hai fatta, sei tornato indietro invece di andare

avanti. Il gioco dell'oca, te lo ricordi? La vita procede pressappoco allo stesso modo. Lungo i

bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle o non viverle

a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non

lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.

Superare un limite, un confine stabilito, prima che coraggio, è disciplina, esperienza,

aiuto della scienza, della medicina, della fisiologia, della psicologia. Solo concentrando

nel corpo e nella mente queste cose si può diventare padroni dell'estremo.

L'estremo è ricerca. Del limite da superare, della meta più lontana che un uomo può

proporsi di raggiungere. E, una volta che l'ha raggiunta, l'estremo diventa un ulteriore

limite, una meta ancor più lontana.

Patrick De Gayardon

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PROPOSTE DI FILM Levity

Settantadue ore

-------------------------------------- PER LA PREGHIERA

Ascoltavo la storia della tua vita, Signore Gesù,

e sognavo d’incontrarti, magari nel bel mezzo di una difficoltà o di una fatica.

Volevo che mi regalassi il tuo affetto e la tua pace, la fede e la speranza.

Poi ho capito che ora ti servi dei corpi e delle anime

di chi ha voluto seguire i tuoi passi,

per far rivivere, umilmente, le tue qualità.

E ho capito che lo posso fare anch’io, diventando un tuo discepolo.

La strada sarà lunga, ma il bello è che tu mi aiuterai,

ispirando i miei gesti e i miei pensieri.

E quando finalmente riuscirò a guardare il mondo con i tuoi occhi,

a custodirlo con le tue mani, a spronarlo con le tue parole,

ad amarlo con il tuo cuore, non sarà più lo stesso.

E sarò esattamente quello che avevi immaginato, creando me…

UN PAIO DI SCARPE (1886) Vincent Van Gogh

“Gettarsi in avanti e spendersi”

oppure “proteggersi e conservarsi”?

Che tipo di scarpe sono?

Cosa noti nel dipinto?

Come sono fatte queste scarpe?

Quanto sono state indossate?

Potrebbero essere indossate ancora?

Perché dipingere qualcosa che forse

merita solo di essere buttato in un

cassonetto?

È solo un paio di scarpe?

Chi ha indossato queste scarpe? Una

persona che per tutta la vita è stata

seduta su una panchina?

C’è “bellezza” in questo quadro?

Se sì, dove?

Cosa ti piace e cosa non ti piace in questo

quadro?

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INNO ALLA VITA La vita è un'opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, valorizzala.

La vita è amore, vivilo.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La via è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un'avventura, rischiala.

La vita è la vita, difendila.

Madre Teresa di Calcutta

CHIESI A DIO…

Chiesi a Dio di essere forte

per eseguire progetti grandiosi:

Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.

Domandai a Dio che mi desse la salute

per realizzare grandi imprese:

Egli mi ha dato il dolore

per comprenderla meglio.

Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:

Mi ha fatto povero per non essere egoista.

Gli domandai il potere

perché gli uomini avessero bisogno di me:

Egli mi ha dato l'umiliazione

perché io avessi bisogno di loro.

Domandai a Dio tutto per godere la vita:

mi ha lasciato la vita

perché potessi apprezzare tutto.

Signore, non ho ricevuto niente

di quello che chiedevo,

ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno

e quasi contro la mia volontà.

Le preghiere che non feci furono esaudite.

Sii lodato; o mio Signore,

fra tutti gli uomini

nessuno possiede

quello che ho io!

Scritta da Kirk Kilgour, famoso pallavolista

rimasto paralizzato nel '76 a seguito di un

incidente durante un allenamento. La preghiera

è stata letta da lui in persona di fronte al Papa

durante il Giubileo dei malati a Roma

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3 DI CHE STOFFA SEI?

Chiunque comunichi con un altro lo fa necessariamente attraverso il corpo, mediante

la voce, i gesti, le espressioni, le strette di mano, gli abbracci, gli sguardi... Il corpo “media”

le nostre relazioni con gli altri e con il mondo; a volte questa mediazione può esserci

d’impaccio, perché ci sentiamo limitati nella nostra capacità di espressione e di

comprensione, perché lo scambio di idee, emozioni e sentimenti non è uguale per tutti né

istantaneo. Eppure, che lo vogliamo o no, il nostro stesso corpo ci mette in relazione con gli

altri: è praticamente impossibile evitarlo.

Quante sfumature ha un gesto, o uno sguardo, o una parola detta con un certo tono rispetto

a un concetto che si travasasse da mente a mente, come fosse un file trasferito da un

computer all’altro?

Il nostro corpo, così come è fatto, da solo dice che è stato pensato apposta per comunicare,

per entrare in relazione: occhi per guardare, per commuoversi, per comunicare emozioni e

sentimenti; mani e braccia per abbracciare, accarezzare, difendersi; orecchi per ascoltare

quello che altri hanno da dire; una bocca, una voce per parlare a qualcuno… siamo esseri in

relazione, persone che si realizzano, si costruiscono, si comprendono, crescono aiutate,

stimolate (o anche osteggiate) dal rapporto che abbiamo con gli altri. Non è possibile evitare

questa dimensione: il fatto stesso di esistere ci mette in relazione, ci inserisce dentro a una

comunità. A partire dalla famiglia, dal nostro rapporto con i genitori: non sono proprio loro

che ci aprono, nella relazione, al mondo? Non sono proprio loro che ci aprono alla vita

insegnandoci a parlare parlando, ad amare amandoci, ad osservare, a toccare, ecc.? Se non

ci avessero insegnato questo? Se non potessimo fare questo come sarebbe la nostra vita?

Come possiamo pensare la nostra vita se non incontrassimo mai nessuno, o forse peggio

ancora, se incontrassimo delle persone e non riuscissimo a comunicare benché la minima

cosa, la minima emozione, il nostro stato d’animo, quello che pensiamo?

Il nostro corpo, insomma, ci dice che non possiamo esistere da soli, che non possiamo

comunicare, realizzarci, crescere, realizzare sogni e progetti da soli, come fossimo isole

sperdute in mezzo a un oceano… se devo parlare ho bisogno di qualcuno che mi ascolti, se

devo abbracciare ho bisogno di qualcuno che accolga il mio gesto. Il solo fatto di esistere mi

mette in relazione con qualcuno.

E se tutto questo fosse impedito? Se non riuscissi a comunicare? E se gli altri non volessero

comunicare con me?

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DAL VANGELO DI MARCO 5,1-20

1Giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. 2Sceso dalla barca, subito dai

sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. 3Costui aveva la sua

dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, 4perché più

volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e

nessuno riusciva più a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti,

gridava e si percuoteva con pietre.

6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi 7e, urlando a gran voce, disse: "Che vuoi

da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". 8Gli

diceva infatti: "Esci, spirito impuro, da quest'uomo!". 9E gli domandò: "Qual è il tuo nome?".

"Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti". 10E lo scongiurava con insistenza

perché non li cacciasse fuori dal paese. 11C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci

al pascolo. 12E lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". 13Glielo

permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò

giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.

14I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la

gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. 15Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato

seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero

paura. 16Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e

il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.

18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare

con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che

il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te". 20Egli se ne andò e si mise a

proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

-------------------------------------- PER COMPRENDERE DI PIÙ IL BRANO

Il corpo mi mette in relazione con gli altri: è inevitabile.

Il corpo dell’indemoniato del Vangelo come te lo immagini? Un uomo che continuamente,

notte e giorno, urla e si percuote il corpo con delle pietre… cosa vuole comunicare? Credi

solo sia il gesto di un folle, di un pazzo che si sta auto-massacrando?

Qualcuno (in quanti?) ha deciso di allontanare dalla comunità un uomo che costituiva un

problema: ma un luogo non vale l’altro…

29

Viene portato in un cimitero, tra le tombe. Viene legato con catene come fosse una bestia:

l’intenzione? Provare a domarlo come fosse un animale selvatico da addomesticare…

Il corpo di un uomo viene legato con delle catene e le catene vengono spezzate: solo perché

è indemoniato? Forse potrebbe trattarsi della ribellione di un uomo che non ci sta ad essere

trattato da bestia?

Un indemoniato che ha la forza di spezzare delle catene e dei ceppi non potrebbe avere la

forza di tornare in paese? Chi lo fermerebbe se non sono riusciti a bloccarlo così?

Il pensiero ci spinge a ritenere che alla fine, la decisione di rimanere ad abitare in mezzo alle

tombe sia proprio sua: perché? Quali alternative avrebbe? Tu torneresti da chi ti ha voluto

trattare così? Questo uomo ha un problema e non è colpa sua: una comunità intera decide

che deve essere allontanato. Nessuno riesce a risolvere la sua difficoltà o forse la sua

difficoltà non interessa neanche più di tanto… la vita di questo uomo viene giudicata

meritevole di essere vissuta solo in mezzo alle tombe, in un luogo di morte.

L’indemoniato avrebbe la possibilità di tornare in paese ma perché ci dovrebbe tornare?

Il corpo comunica, non può non comunicare… cosa comunica secondo te il corpo di questo

uomo che si percuote “continuamente, notte e giorno”? Perché urla se nessuno vuole

ascoltarlo?

L’arrivo di Gesù è l’arrivo di una persona straniera, uno che non è del posto e che non fa

parte della comunità dell’indemoniato.

Per il nostro “amico” rappresenta un’occasione da cogliere immediatamente: corre, si

precipita ai piedi di Gesù e gli chiede “che cosa vuoi da me”? Sembra normale questa

domanda? Se qualcuno che non conosci corresse verso di te e ti dicesse “che cosa vuoi da

me?” cosa risponderesti? Perché si precipita e poi se ne esce fuori con una domanda del

genere?

Ti scongiuro in nome di Dio non tormentarmi: lo stato di una malattia che a volte ti porta ad

una abitudine al male… il cambiamento ti spaventa e preferisci non cambiare: tanto chi mi

ascolterebbe? Tanto ormai ci sono abituato, ormai va bene così, che c’è di male, tanto è lo

stesso.

Il comportamento schizofrenico di questo indemoniato sembra evidenziare il

combattimento di una persona che vive tra la voglia di essere salvato e la voglia di essere

lasciato in pace

Gesù domanda subito il suo nome perché è a partire dalla sua identità che si può

ricominciare a camminare. A rispondere è Legione, a venir fuori è il nome di ciò che sta

creando problema al nostro amico.

Nessuno era stato capace di capire il nostro amico, per tutti è un indemoniato che va

allontanato e che merita solo di “vivere nella morte”. Nonostante tutto, attraverso il corpo

e il suo modo di comportarsi, l’uomo che era stato buttato in un cimitero non ha mai smesso

di manifestare la sua sofferenza, la sua insoddisfazione, la sua disperazione… nessuno lo ha

capito, nessuno lo ha ascoltato più. Gesù arriva dove altri non sono riusciti ad arrivare,

comprende e vede quello che altri non avevano compreso e visto.

30

Non siamo di fronte ad un indemoniato e basta, siamo di fronte a una persona che sta

chiedendo aiuto.

Il comportamento della gente continua ad essere disarmante: ora che il “problema” è risolto

hanno paura. Hanno paura del gesto di Gesù, hanno paura di vedere l’indemoniato (lo

chiamano ancora così benché ormai non lo sia più!) seduto, vestito e sano di mente…

Ti stupisce il comportamento di questa gente? Cosa ci vedi?

Il corpo di questo uomo “seduto, vestito e sano di mente” cosa comunica adesso? Cosa ha

da dire a noi? Quest’uomo è un indemoniato oppure è…?

Dall’inizio del brano del Vangelo, in fin dei conti, a comunicare tutte queste cose che cosa è

stato? Solo il corpo? Non era forse lo spirito che chiedeva al corpo di ribellarsi? Non era forse

il cuore di questo uomo a chiedere il conto di quello che stava succedendo attraverso il

corpo?

Ti stupisce la richiesta dell’uomo che chiede a Gesù di rimanere con lui?

Ti stupisce la richiesta di Gesù che invece gli chiede tornare a casa? Tra chi lo ha allontanato

e lo ha portato in mezzo alle tombe non ci sono forse anche i familiari? Tornare a casa

perché? Cosa c’è bisogno di ricostruire? Cosa c’è bisogno di far capire ai familiari? Si poteva

evitare tutta questa sofferenza da parte di questo uomo?

Siamo destinati a vivere come isole, o siamo portati a vivere in una comunità? Il nostro cuore

“respira” allo stesso modo se viviamo sempre da soli o se, viceversa, viviamo della relazione

con gli altri? Possiamo dire di non aver bisogno delle altre persone?

Dopo aver letto tutto il brano, pensi che il problema vero sia il fatto che quest’uomo è

indemoniato o forse il problema vero è un altro? Si deve essere per forza indemoniati per

essere trattati così o per trattare gli altri così? A volte non basta di meno? Purtroppo…

-------------------------------------- PER LA RIFLESSIONE COI RAGAZZI

- Abbiamo sempre voglia di comunicare? Quando è più semplice comunicare e con chi?

Ci sono cose che non diresti mai a nessuno? Perché?

- Ti capita di non riuscire a comunicare, far capire, quello che hai dentro? Cosa provi?

- Tanto più le cose non ti riguardano, tanto più è più facile parlarne… Cosa è più facile

comunicare per te?

- Cosa avresti pudore/vergogna di comunicare?

- Quando è più facile rimanere da soli e quando più difficile? Quando hai voglia di

rimanere da solo?

- Quando è che vuoi assolutamente qualcuno accanto a te? Perché? Di cosa senti più

bisogno?

31

- Siamo davvero così capaci di comunicare anche attraverso il nostro corpo? Eppure

spesso sembra ci piaccia farne a meno: quante volte ci piace comunicare sentimenti,

esternare commenti su facebook e non essere capaci di farlo di persona? Forse perché

nessuno riesce a vederci negli occhi, a cogliere il tono della nostra voce… forse perché

non saremmo capaci di dire le stesse cose di persona… cosa ci frena? Ti piacerebbe se

chi ti vuole più bene non avesse mai il coraggio o la voglia o la capacità di dirtelo e di

dimostrartelo di persona? È proprio più semplice usare una “macchina” per tirare fuori

davvero quello che pensi o quello che senti?

- Quando una amico ti dà una pacca sulla spalla o ti dà il “cinque”… chi è in gioco?

- la spalla e la mano;

- le due mani;

- i due corpi;

- le due persone intere?

- Cosa non diresti mai solo per SMS o Whatsap o FB? Ti è mai capitato di farlo? Cosa non

ti piacerebbe mai sentirti dire solo su SMS o Whatsap o FB? Perché? Ti è mai successo?

- “Gli occhi sono lo specchi dell’anima”: hai mai sentito questa frase? Cosa significa per

te? Hai mai capito quello che prova una persona solo guardandola negli occhi? Quanto

è importante? Nel nostro Vangelo un uomo ha cercato di comunicare con molto di più

dei soli occhi… eppure in pochi (uno solo in realtà) lo hanno capito: era così difficile?

- Hai mai capito lo stato d’animo di una persona dal suo comportamento esteriore, dai

suoi gesti, dal suo modo di camminare? Ti piacerebbe che questo possa accadere anche

verso di te? Ci sono cose che non riusciresti mai a dire a parole? Ti piacerebbe essere

capito anche senza dire nulla? Sempre?

- Si può dire tutto solo a parole, senza comunicare stati d’animo, emozioni, sentimenti?

Forse no… perché?

- Non puoi vivere senza gli altri: è proprio vero per te? Come ti fa sentire questa cosa? È

un limite per te? È una cosa che ti dà fastidio sapere che hai bisogno degli altri? Se ti dà

fastidio, perché? Pensando soprattutto a che cosa? Dove, invece, provi più consolazione

pensando che non sei mai da solo e che hai bisogno di qualcuno?

-------------------------------------- UN PERSONAGGIO PER RIFLETTERE

32

Edvard Munch – L’URLO (1885)

Questo è senz’altro il quadro più celebre di Munch. In esso è condensato tutto il rapporto angoscioso

che l’artista avverte nei confronti della vita. Lo spunto del quadro lo troviamo descritto nel suo diario:

Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue…

mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.

Lo spunto è quindi decisamente autobiografico ma ha una indubbia capacità di trasmettere sensazioni universali.

Il quadro presenta, in primo piano, l’uomo che urla (l’artista stesso). Lo taglia in diagonale il parapetto del ponte visto

in fuga verso sinistra. Sulla destra vi è invece un innaturale paesaggio, desolato e poco accogliente. In alto il cielo è striato di un rosso molto drammatico. L’uomo è rappresentato in maniera molto visionaria. Più che ad un corpo, fa pensare ad uno spirito. La testa è completamente calva come un teschio ricoperto da una pelle mummificata. Gli occhi hanno uno sguardo allucinato e

terrorizzato. Il naso è quasi assente, mentre la bocca si apre in uno spasmo innaturale. L’ovale della bocca è il vero

centro compositivo del quadro. Da esso le onde sonore del grido mettono in movimento tutto il quadro: agitano sia il corpo dell’uomo sia le onde che definiscono il paesaggio e il cielo. Restano diritti solo il ponte e le sagome dei due uomini sullo sfondo, sordi ed impassibili all’urlo che proviene dall’anima dell’uomo. Sono gli amici del pittore, incuranti della sua angoscia.

L’urlo di questo quadro fa emergere tutta l’angoscia racchiusa in uno spirito tormentato che vuole esplodere in un grido liberatorio. Ma nel quadro non c’è alcun elemento che induca a credere alla liberazione consolatoria. L’urlo rimane solo

un grido sordo che non può essere avvertito dagli altri ma rappresenta tutto il dolore che vorrebbe uscire da noi.

-------------------------------------- GIOCO APERITIVO

C’è un uomo (l’educatore) che deve andare ad un colloquio di lavoro, ma è sprovvisto di un

abito adatto, ed è convinto che presentandosi solo col misero abito che ha non sarà assunto,

aiutiamolo confezionando con forbici e spillatrice e carta di giornale e scotch di carta un

bellissimo smoking inclusa la tuba… scopo del gioco creare un legame tra “abito” e “dignità”

della persona… elemento che emergerà nella lettura e comprensione del brano

dell’indemoniato geraseno

-------------------------------------- STRUMENTI

33

VITA SPERICOLATA – Vasco Rossi

Voglio una vita maleducata

di quelle vite fatte fatte cosi'

voglio una vita che se ne frega

che se ne frega di tutto si'

voglio una vita che non e' mai tardi

di quelle che non dormo mai

voglio una vita di quelle che non si sa mai

e poi ci troveremo come le star

a bere del whisky al roxy bar

o forse non c'incontreremo mai

ognuno a rincorrere i suoi guai

ognuno col suo viaggio

ognuno diverso

e ognuno in fondo perso

dentro i cazzi suoi

voglio una vita spericolata

voglio una vita come quelle dei film

voglio una vita esagerata

voglio una vita come steve mcqueen

voglio una vita che non e' mai tardi

di quelle che non dormi mai

voglio una vita, la voglio piena di guai

e poi ci troveremo come le star

a bere del whisky al roxy bar

oppure non c'incontreremo mai

ognuno a rincorrere i suoi guai

ognuno col suo viaggio

ognuno diverso

e ognuno in fondo perso

dentro i cazzi suoi

voglio una vita maleducata

di quelle vite fatte fatte cosi'

voglio una vita che se ne frega

che se ne frega di tutto si'

voglio una vita che non e' mai tardi

di quelle che non dormi mai

voglio una vita

vedrai che vita vedrai

e poi ci troveremo come le star

a bere del whisky al roxy bar

oppure non c'incontreremo mai

ognuno a rincorrere i suoi guai...

SIAMO FATTI PER AMARE - Nek

Abbiamo gambe per fare passi

trovarci persi avvicinarci e poi

Abbiamo bocche per dare baci

o meglio dire per assaggiarci

Se un pianto ci fa nascere

un senso a tutto il male forse c'è

io sono pronto a vivere

ti guardo e so perché

Siamo fatti per amare nonostante noi

Siamo due braccia con un cuore

solo questo avrai da me

Fatti avanti amore! Fatti avanti amore!

Abbiamo mani per afferrarci

girare insieme come ingranaggi e poi

Abbiamo occhi con cui vediamo

ma se li chiudi ci riconosciamo

Perfetti come macchine

miracolo di nervi ed anime

io non ti chiederò perché ti stringo e credo a te

Siamo fatti per amare nonostante noi

Siamo due braccia con un cuore

solo questo avrai da me

Fatti avanti amore! Fatti avanti amore!

Senti quanto rumore il cuore fa da solo

dividiamolo in due

io la tengo per te la sua parte migliore

Fatti avanti amore!

mmm

E fatti avanti amore!

Oohh! Uuuhhh!

Siamo fatti per amare!

Nonostante noi

siamo due braccia con un cuore

solo questo avrai da me

Fatti avanti amore!

Tu fatti avanti amore!

Fatti avanti amore! Fatti avanti amore!

34

DAL FILM PATCH ADAMS

Se cominciassimo a parlare di solitudine sapremmo per certo che non ci sono farmaci.

Non c'è industria medica che tenga, basta l'amore umano. E la cosa meravigliosa è

che non serve una scuola di formazione per essere amanti. Tuttavia c'è sempre uno

squilibrio tra quanti continuano ad "ammalarsi" di questa malattia e coloro i quali

cercano, ognun per sé, di arginarla.

L'umorismo mi ha salvato la vita.

L'essere clown è solo un espediente per avvicinare gli altri,

perché sono convinto che se non cambiamo l'attuale potere

del denaro e della prevaricazione sugli altri,

non ci sono speranze di sopravvivenza per la nostra specie.

Per noi guarire non è solo prescrivere medicine e terapie, ma lavorare insieme

condividendo tutto in uno spirito di gioia e cooperazione.

DAL FILM I 100 PASSI

- Per farti ascoltare certe volte devi fare la voce grossa.

- E invece no. Perché se fai la voce grossa fai capire che stai male.

Non ti fai ascoltare. Non ti fai sentire.

"Sai cosa penso? Che questo aereoporto in fondo non è brutto, anzi, visto

così dall'alto. Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura

vince sempre, che è ancora più forte dell'uomo, e invece non è così. In fondo tutte le cose

anche le peggiori una volta fatte poi si trovano una logica una giustificazione per il solo fatto

di esistere. Fanno ste case schifose con le finestre in alluminio i muri di mattoni, i balconcini,

la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine i geranei la televisione... dopo un po' tutto fa

parte del paesaggio. Cioè esiste, nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente

a distruggere la bellezza." Ho capito e allora? " " e allora invece della lotta politica, la

coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ste fesserie bisognerebbe ricordare alla gente

cos'è la bellezza, aiutare a riconoscerla a difenderla.

Hunter Doherty "Patch" Adams (Washington, 28 maggio 1945)

è un medico, attivista e scrittore statunitense.

Ha fondato il Gesundheit! Institute nel 1971. Ogni anno organizza gruppi di volontari,

provenienti da tutto il mondo, per recarsi presso vari ospedali di diversi Paesi del mondo,

travestiti da clown, con l'obiettivo di far riscoprire l'umorismo agli orfani e agli ammalati. È

generalmente riconosciuto come l'ideatore di una terapia olistica molto particolare: quella del

sorriso, anche nota come clownterapia.

35

DAL FILM ALLA LUCE DEL SOLE

- Don Puglisi: Eminenza, senta, i grandi cercare di cambiarli è pura illusione,

ma i piccoli... Lei dovrebbe vedere i loro occhi. Sono lì che non aspettano

altro di giocare. Ed invece all'età di andare a scuola fanno da corrieri alla

mafia. E poi, sembrerebbe una bestemmia, ma per molti di loro la strada è

mille volte meglio della casa. Ecco: sottrarli alla violenza, dargli l'opportunità

di studiare, di imparare l'italiano, di crescere liberi; questo è il progetto.

- Cardinale: Allora di un sogno sei venuto a parlarmi?

- Don Puglisi: No, no eminenza, anche se i sogni colorano il mondo.

-------------------------------------- PER LA PREGHIERA

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto:

possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore,

che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta...

forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me.

Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora a librarmi con Te

perché vivere non è trascinare la vita,

non è strapparla, non è rosicchiarla:

vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento;

vivere è assaporare l'avventura della libertà,

vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa

di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore:

Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello,

e aiutarlo a volare.

Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi:

non farmi più passare indifferente

davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala,

inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine

e si è ormai convinto di non essere più degno di volare con Te:

soprattutto per questo fratello sfortunato

dammi, o Signore, un'ala di riserva.

Don Tonino Bello

36

LA CARITÀ È COLLABORAZIONE

Un volto è bello solo quando ogni singola parte è in armonia con tutte le altre.

Allora la sua visione vi colpisce.

Guarda la pietra come pesa e rotola: essa è collaborazione di tutti i granelli di polvere

di cui è impastata e che tendono tutti verso una stessa mèta.

Costruire una comunità significa costruire un ovile abbastanza grande

affinché l’intero gregge vi si addormenti.

Significa costruire un palazzo abbastanza vasto

affinché tutti gli uomini vi si possano sistemare

senza abbandonare nulla dei loro bagagli:

non si tratta di amputarli per farli stare tutti dentro.

Costruire una comunità significa

ottenere in prestito da Dio la sua mantellina da pastore

per poter accogliere gli uomini in tutta la vastità dei loro desideri.

Così avviene per la madre che ami i figli:

uno è timido e affettuoso, l’altro pieno di vita, l’altro ancora forse è gracile e sofferente.

Però tutti, nella loro diversità, commuovono il suo cuore…

e tutti, nella diversità del loro amore, sono al servizio della sua gioia.

Non puoi fare nulla senza l’amore.

Antoine de Sainte-Exupéry

37

4 ASCOLTA LA TUA SETE!

Insomma, il corpo parla sempre dello spirito: vive la stessa avventura dello spirito, ne

condivide gli entusiasmi, gli slanci, ma anche i drammi, le lacerazioni e i tormenti.

Ma è anche vero che il corpo parla sempre con lo spirito. Lo spirito, infatti, non può vivere

senza il corpo e continuamente gli rappresenta i suoi bisogni, tutt’altro che immateriali e

intangibili. Lo spirito ha bisogno del corpo per realizzare i suoi desideri e i suoi sogni: il

desiderio di bellezza (hai mai provato a stare per tanto tempo in un posto brutto, chiuso,

sporco, caotico?) , il desiderio di un contatto vero con gli altri (il dialogo, il bacio, l’abbraccio,

lo stare insieme), il desiderio di un contatto profondo con se stessi (l’esigenza di un po’ di

quiete e di silenzio, di un po’ di tempo per pensare e per meditare), il desiderio di

“distensione” (intesa sia come rilassamento dopo lunghi periodi di concentrazione o di lotta

interiore), etc.

Naturalmente, anche il corpo ha bisogno dello spirito e chiede insistentemente che i suoi

bisogni siano soddisfatti con qualità e puntualità: il bisogno alternato di attività e di riposo

dell’intelletto, il bisogno di gioia e di allegria (cioè l’esperienza concreta del piacere), il

bisogno di un riscontro concreto a quel che si dice, si spera, si pensa, si crede, si comprende

(cioè la necessità di fare esperienze visive, tattili emotive, affettive che diano forma e

sostanza alle scoperte intellettuali e spirituali), etc.

Lo spirito si esprime attraverso il corpo: non si può amare il corpo senza amare lo spirito.

Dall’altra parte, il corpo non è semplicemente un involucro di carne ed ossa preso in prestito

dall’anima (la sola componente immortale dell’uomo) per “navigare” nello spazio-tempo. Il

corpo non è la prigione dello spirito, ma (dice San Paolo) il tempio dello Spirito che Dio ha

donato all’uomo.

Non esiste un doppio binario, quello del corpo e quello dello spirito. Esiste un unico grande

mistero chiamato uomo, che è collegato ad un altro grande mistero chiamato Dio: se provi

a separare ciò che è indissolubilmente unito, fin dalle fondamenta, rischi di frantumare

l’identità di ciò che cerchi, il suo volto vero, e di trattenere tra le dita solo caricature o brutte

copie di un originale ormai perduto.

Corpo e spirito hanno una loro bellezza della quale prendersi cura. Proprio perché siamo uno

e non siamo la semplice somma di corpo e spirito, non possiamo trascurare l’uno vantaggio

dell’altro: se non mi prendo cura del mio corpo non potrò realizzare appieno i desideri dello

spirito, così come se non mi prendo cura dello spirito non potrò mai realizzare appieno di

bisogni del corpo: il corpo chiederà il “conto” allo spirito e viceversa nel caso contrario.

38

DAL VANGELO DI GIOVANNI 4,5-30

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva

dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il

viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad

attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". 8I suoi discepoli erano andati in città a fare

provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi

da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i

Samaritani. 10Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:

"Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli dice la

donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque

quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo

e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". 13Gesù le risponde: "Chiunque beve di

quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete

in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per

la vita eterna". 15"Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più

sete e non continui a venire qui ad attingere acqua".

16Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". 17Gli risponde la donna: "Io non ho

marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti

e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero".19Gli replica la donna:

"Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi

invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21Gesù le dice: "Credimi,

donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi

adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene

dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito

e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che

lo adorano devono adorare in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il

Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". 26Le dice Gesù: "Sono

io, che parlo con te".

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna.

Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". 28La donna intanto

lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29"Venite a vedere un uomo che mi ha

detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". 30Uscirono dalla città e andavano da

lui.

39

-------------------------------------- PER COMPRENDERE DI PIÙ IL BRANO

Individuare i propri bisogni non è questione scontata.

Non stiamo parlando di bisogni immediati ma di quelli più profondi: sono questi ad essere

fondamentali!

Col brano di Vangelo di questa tappa, siamo di fronte alla storia “frammentata” di una donna

che non riesce ad ascoltarsi e a comprendersi e per questo non sa che pesci pigliare…

Come se ad un certo punto, qualcuno di noi provasse il bisogno della sete e non sapesse che

per soddisfare questo bisogno basterebbe bere un bicchiere d’acqua: per quanto potrebbe

resistere? E se non sapesse neanche dare il nome al bisogno? Col passare del tempo il

bisogno come diventerebbe? E chi vorrebbe soddisfarlo ma non sa come fare? Proverebbe

magari a trovare delle soluzioni, dei “tappabuchi” che però non lo accontentano… intanto il

desiderio rimane, cresce e si rischia (nel caso della sete) di morire di sete.

Se il bisogno non è la sete o la fame o il dormire… se si tratta di qualcosa di più profondo?

Forse non si muore fisicamente ma certamente ci si sentirebbe insoddisfatti, tristi e frustrati.

Ci sono dei bisogni che ci spingono verso dei valori profondi che ci attraggono, dei quali

sentiamo la necessità perché senza di essi ci sentiamo menomati, incompleti, insoddisfatti:

amare ed essere amati, essere accolti, essere ascoltati e compresi, donarsi, essere accettati

per quello che siamo, realizzarsi, potersi esprimere per quello che sentiamo…

Stiamo parlando di qualcosa di profondo che ha bisogno di essere “dissetato”: se non

riuscissi a capire come fare? Se non riuscissi neanche a dare il nome alla tua sete?

È questo il problema angosciante della nostra amica samaritana che pensa di dissetare la

sete di amare e di essere amata cambiando continuamente marito… come se la soluzione

fosse quella… forse lo sa che non è quella ma come fare diversamente? Se non lo so? Se

nessuno mi ha mai aiutato a capirlo?

L’incontro presso il pozzo di Giacobbe è l’incontro di Gesù con una donna che mostra la sua

strafottenza di fronte ai primi tentativi di approccio di Gesù.

Non appena il discorso è portato sul tema della sete e dell’acqua, stranamente la donna

sembra sentirsi a suo agio, sembra percorrere un ideale sentiero dentro il quale si ritrova:

parlare di sete, di fonte, di acqua, di dissetarsi… non è in fin dei conti “ricostruire”, parlando

di altro, il puzzle frammentato del cuore di una donna che non ha capito ancora che al posto

della sete di acqua c’è la sua sete profonda di essere amata e di amare?

Gesù sta parlando di bisogni essenziali, della necessità di soddisfarli ricercando quello che è

giusto per acquietarli, altrimenti si continuerà ad avere sete in eterno…

40

La donna samaritana forse non riesce neanche a dare il nome al suo bisogno: dovrebbe

imparare innanzitutto ad “ascoltare la sua sete” e a capire cosa deve cercare poi per

acquietarla. Potrebbe smetterla di bere inutilmente appresso a delle fonti che non la

porterebbero da nessuna parte, che non la porterebbero a dissetare proprio niente!

Da cosa capiamo che Gesù ha fatto “bingo” comportandosi così e portando il ragionamento

su questo tema dell’acqua? Di punto in bianco cambia discorso: apparentemente se ne esce

con qualcosa che non c’entra nulla. È la richiesta di andare a chiamare suo marito: Gesù sa

da dove partire, sa dove arrivare, sa dove vuole portare la donna per aiutarla a capire la

fonte della sua insoddisfazione.

Gesù le svela che conosce la sua situazione familiare e, appena toccato il tasto dolente, la

donna immediatamente cambia discorso… proprio come quando a noi capita di essere

smascherati in qualcosa che ci mette in imbarazzo… Bingo!

Se la donna si comporta così vuol dire che Gesù ha fallito, che si è sbagliato?

Bisognava parlare di altro e comportarsi diversamente?

La donna era venuta al pozzo, nell’ora di mezzogiorno, per non farsi vedere da nessuno:

probabilmente sentiva su di se la vergogna di essere giudicata dalla gente del posto come

“una poco di buono”. Nell’ora della calura chi sarebbe andato al pozzo? Gesù era lì… lei con

una brocca in mano perché aveva bisogno di prendere dell’acqua: aveva bisogno di bere lei

e il “marito” che è a casa…

Dopo aver incontrato Gesù, dopo aver parlato con lui, dopo essere riuscita a capire da dove

partire, da chi farsi aiutare, verso dove andare per smetterla di continuare a cercare invano

qualcosa che potesse soddisfare per sempre la sua sete di essere amata e di amare… dopo

tutto questo, lascia la brocca per terra, lascia una cosa che diventa il segno di un bisogno più

grande che ormai ha un nome, un bisogno più grande di quello di bere dell’acqua ad un

pozzo. C’è qualcosa di più importante del bere dell’acqua contenuta in una brocca!

Lo spirito chiede al corpo e il corpo, finalmente, ora risponde

Il corpo chiede allo spirito e lo spirito, finalmente, ora risponde

Dove sta il corpo e dove sta lo spirito nel nostro testo? Non è possibile rispondere dicendo

“qui o là”: non siamo fatti di “scatole” con sopra scritto il nome della scatola. Siamo un

“unico”, non siamo la somma delle parti e questo brano lo mette molto in evidenza.

Anche la samaritana è nata per vivere “in grande” ed ora, finalmente, può farlo… non le è

risparmiata la fatica di cercare ancora ma non può più fare a meno di ascoltare la “dritta”

che le ha offerto Gesù. Può continuare a vivere come ha fatto fino adesso ma, a questo

punto, sarebbe da stupidi continuare ad essere infelici se hai potuto scoprire come dissetare

la tua sete di felicità e di vita piena. Non serve più continuare a cercare di soddisfare bisogni

profondi in modo ingannevole.

In che senso Gesù è stato la salvezza per questa donna? Come l’ha salvata? Da che cosa?

41

-------------------------------------- PER LA RIFLESSIONE COI RAGAZZI

- Puoi sempre fare quello che desideri?

- E quando si desidero cose che non è possibile soddisfare immediatamente? Se non è

possibile fare “tutto e subito”?

- Se provi ad ascoltare cosa c’è nel profondo di te… quali sono i desideri più grandi che

hai? Di cosa senti di avere più bisogno?

- I tuoi desideri più grandi: pensi sia semplice soddisfarli? Lo puoi fare davvero senza

pensarci troppo su?

- Senti che questi tuoi bisogni sono capiti da chi ti è più vicino?

- Hai mai parlato di questi tuoi bisogni con qualcuno?

- Ti è mai successo di avere difficoltà a far capire agli altri di cosa hai veramente bisogno?

- Senti che chi ti è vicino riesce a comprenderti?

- È solo lo spirito ad avere desideri, a volere felicità, a desiderare di piacere, a sognare? Il

corpo ha dei desideri? Se sì, quali? Si può fare a meno di tenerne conto? Si può fare a

meno di considerare i bisogni, le necessità del corpo?

- Si può dire che il corpo ha “bisogni” e lo spirito ha “desideri”: che differenza c’è? È

importante questa differenza? Sono più importanti i bisogni o i desideri? O forse… sono

importanti tutti e due?

- Puoi trascurare il corpo, non tener conto dei suoi bisogni, dei suoi tempi, delle sue

esigenze e continuare imperterrito a realizzare i tuoi desideri dello spirito? Il corpo può

chiedere “il conto” allo spirito? In che senso?

- Puoi trascurare lo spirito, non tener conto dei suoi desideri, dei suoi tempi, delle sue

esigenze e continuare, come nulla fosse, come se non fosse importante, a realizzare i

bisogni del corpo? Lo spirito può chiedere “il conto” al corpo? In che modo? In che

senso?

- Cosa vuol dire per te “prendersi cura”? Come prendersi cura dello spirito? Come

prendersi cura del corpo? Se non mi prendo cura del mio corpo come posso realizzare i

desideri dello spirito? Se non mi prendo cura dello spirito, il corpo ne risente? Se non mi

prendo cura del corpo, lo spirito ne risente?

- A volte si comprano delle cose con l’imballaggio a rendere: bottiglie, scatole,

confezioni… a guardarle da fuori non si direbbe, a volte, che sono vuote… eppure lo

sono. Imballaggi “belli fuori ma vuoti dentro”

- “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è il titolo affascinante di un romanzo dei primi

anni ’80. Un titolo con parole poi riprese da molti perché “affascinanti”: ma sono parole

dure come la pietra! L’inconsistenza, la leggerezza delle persone è insostenibile: è

questa leggerezza ad abitare le persone, i loro corpi, le loro decisioni. Se lo spirito è

l’abitante del corpo, se è lo spirito a presentare i sogni e i desideri più grandi, come

prendersene cura perché sia il più bello possibile? Da dove partire? Se lo ascolti, non è

lo stesso spirito a parlarti e a dire quello di cui hai più bisogno?

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- La bellezza dello spirito: da cosa si capisce che uno spirito è bello se non si vede?

- Da cosa dovrebbe essere fatto, necessariamente, lo spirito di una persona?

- Spirito o cuore o anima… quanti “tipi” di cuore hai? Uno è piccolo… uno non ha pareti…

- Da cosa viene limitato lo spirito di una persona? Da cosa viene aiutato ad esprimersi?

- Dove può esprimersi lo spirito di una persona?

- Il “luogo” dove si esprime lo spirito è indifferente? Lo spirito di una persona si esprime

nel corpo di quella persona: in che modo il corpo può aiutare lo spirito a compiere le sue

aspirazioni più grandi? E se il mio corpo non mi piace? Quanto conta la bellezza esteriore

del corpo in questo discorso? C’è qualcosa che conta di più? Se sì, cosa conta di più?

- Quanti “tipi” di sete hai? Una non passa mai… una ricomincia sempre…

- Quando hai tanta fame, o tanta sete, o tanto freddo o tanto caldo, o quando sei

ammalato, è coinvolto solo il tuo corpo? In che senso?

- Quando sei innamorato o quando hai un grande desiderio, è coinvolta solo la tua anima?

Di quanti pezzi sei fatto?

- Il corpo cresce, matura, diventa adulto così come lo spirito di una persona ha bisogno di

cresce, di maturare, di diventare adulto? È come se anche lo spirito fosse un bambino

che ha bisogno di essere aiutato a crescere: puoi crescere da solo? Puoi diventare

“grande” da solo? Può un bambino nel corpo e nello spirito sapere di cosa ha bisogno

per crescere nel corpo e nello spirito? Perché farsi aiutare da chi è “grande”, adulto nel

corpo e nello spirito? Perché è saggio fare questo? Un istruttore, un maestro, un

allenatore… cosa hanno in più rispetto ai loro allievi? Se adesso di venisse chiesto di fare

da maestro, da istruttore… accetteresti? Gli allievi di cosa hanno bisogno? Tu sei pronto

a dare qualcosa che aiuti a crescere? È solo di “qualcosa” che gli alunni hanno bisogno?

-------------------------------------- UN PERSONAGGIO PER RIFLETTERE

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-------------------------------------- GIOCO APERITIVO

Divisi in due sotto-squadre e armati di bicchieri di plastica (quella dura, tipo quelli trasparenti

e lisci per la birra) e cordino (almeno 15 mt a squadra) costruiranno un interfono a filo e si

dovranno scambiare dei messaggio … ogni postazione (4 … 2 per squadra) avrà un foglio con

messaggi da inviare e un foglio per trascrivere quelli che arrivano … vince la squadra che

trascrive meglio i messaggi … scopo del gioco saper prestare l’orecchio a delle voci che

giungono da lontano e che hanno cose importanti da dire … le frasi da trascrivere saranno

quindi frasi dei salmi

-------------------------------------- STRUMENTI

ESSERI UMANI

Marco Mengoni

Oggi la gente ti giudica, per quale immagine hai.

Vede soltanto le maschere, non sa nemmeno chi sei.

Devi mostrarti invincibile, collezionare trofei.

Ma quando piangi in silenzio, scopri davvero chi sei.

Credo negli esseri umani. Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che hanno coraggio,

coraggio di essere umani

Credo negli esseri umani. Credo negli esseri umani.

credo negli esseri umani che hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Prendi la mano e rialzati, tu puoi fidarti di me.

Io sono uno qualunque, uno dei tanti, uguale a te.

Ma che splendore che sei, nella tua fragilità.

E ti ricordo che non siamo soli

a combattere questa realtà.

Credo negli esseri umani. Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Credo negli esseri umani. Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che hanno coraggio…

HO UN PENSIERO CHE PARLA DI TE

Vasco Rossi

E... vuoi da bere Vieni qui tu per me

Te lo dico sottovoce… Amo te

Come non ho fatto in fondo

con nessuna resta qui un secondo

E... se hai bisogno e non mi trovi

cercami in un sogno

Amo te quella che non chiede mai

non se la prende se poi non l'ascolto

E... uo... e.... sei un piccolo fiore per me

e l'odore che hai mi ricorda qualcosa va bè...

non sono fedele mai forse lo so

E... quando sento il tuo piacere che si muove lento

ho un brivido tutte le volte che il tuo cuore

batte con il mio poi nasce il sole...

E... uo... e.... ho un pensiero che parla di te

tutto muore ma tu sei la cosa più cara che ho

e se mordo una fragola mordo anche te

uo... e... sei un piccolo fiore per me

e l'odore che hai mi ricorda qualcosa

va bè... non sono fedele mai ora lo so

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IL PICCOLO PRINCIPE E IL MERCANTE DI PILLOLE Il rischio dell’estinzione dei desideri profondi a favore di quelli ingannevoli.

"Buon giorno", disse il piccolo principe.

"Buon giorno", disse il mercante.

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.

Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva piu' il bisogno di bere.

"Perche' vendi questa roba?" disse il piccolo principe.

"E' una grossa economia di tempo", disse il mercante.

"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre' minuti la settimana".

"E che cosa se ne fa di questi cinquantatre' minuti?"

"Se ne fa quel che si vuole..."

"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei

adagio adagio verso una fontana..."

MESSAGGIO PER UN’AQUILA CHE SI CREDEVA UN POLLO – Anthony De Mello

Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.

L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata e

l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini.

Per tutta la vita l'aquilotto fece quel che facevano i polli nel cortile,

pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e

insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di

qualche decimetro.

Trascorsero gli anni e l'aquila divenne molto vecchia.

Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido

uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti

d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate.

La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?", chiese. "E'

l'aquila, il re degli uccelli", rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo.

Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli".

E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

Anthony De Mello ricorda che spesso "la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo

impegnati a fare altri progetti", mentre ce ne stiamo addormentati aspettando che qualcosa

succeda. Il suo non è solo un invito, è un grido: "Svegliatevi!". Con grande umorismo e tanta

semplicità, tra parabole indiane, battute, storielle divertenti, ci porta ad aprire gli occhi, a

sbarazzarci delle tante etichette che gli altri ci affibbiano e dietro le quali noi stessi talvolta

ci nascondiamo, e a prendere in mano ogni aspetto della nostra vita.

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DAL FILM IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON

“Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto,

per essere quello che vuoi essere.

Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi.

Puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo.

Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio.

Spero che tu viva tutto al meglio.

Spero che tu possa vedere cose sorprendenti.

Spero che tu possa avere emozioni sempre nuove.

Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi.

Spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita.

E se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero.”

UN TEST PARTICOLARE

Cosa voglio fare nella vita?

Ricorda: non esistono risposte giuste o sbagliate, esistono solo le tue risposte. Alcune delle

risposte che troverai non saranno una novità per te, ma altre potrebbero davvero accendere

una lampadina. Let’s start!

1. Per cosa sei disposto a soffrire oggi?

2. Come ti immagini la tua vita tra 5 anni?

3. Cosa faresti se non avessi paura?

4. Cosa faresti se fossi sicuro di non poter fallire?

5. Quali sono i tuoi 3 più grandi talenti?

6. Se ti rimanesse un’ora di vita, come la spenderesti?

7. Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentito vivo?

8. Quali sono le 5 cose per te più importanti?

9. Quale lavoro saresti disposto a fare anche gratis?

10. Chi è la persona che ammiri di più al mondo?

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------------------------------------- PER LA PREGHIERA

SALMO 120

Alzo gli occhi verso i monti:

chi mi potrà aiutare?

L'aiuto mi viene dal Signore

che ha fatto cielo e terra.

Il Signore non ti lascerà cadere,

veglia su di te, senza dormire.

Certo non dorme né riposa,

lui, che veglia su Israele.

Su di te veglia il Signore,

ti protegge con la sua ombra,

sta sempre al tuo fianco.

Il sole non ti colpirà di giorno,

né la luna di notte.

Il Signore proteggerà la tua vita,

ti proteggerà da ogni male.

Il Signore ti proteggerà

quando parti e quando arrivi,

da ora e per sempre!

SALMO 139

Signore, tu mi scruti e mi conosci,

tu sai quando seggo e quando mi alzo.

Penetri da lontano i miei pensieri,

mi scruti quando cammino

e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie;

la mia parola non è ancora sulla lingua e tu,

Signore, già la conosci tutta.

Dove andare lontano dal tuo spirito,

dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei,

se scendo negli inferi, eccoti.

Ti lodo, perché mi hai fatto

come un prodigio;

sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo.

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CONCLUSIONE

Fatta questa premessa diventa, forse, più comprensibile perché Gesù Cristo, figlio di Dio, per

salvarci si sia fatto uomo, in carne ed ossa: Gesù aveva un corpo come il nostro, nel quale è

vissuto su questa terra, nel quale è morto e nel quale è risorto. Così come il nostro corpo è

pura relazione, perché ci mette in contatto con tutto e con tutti, perché fa da ponte tra ciò

che sta dentro e ciò che sta fuori di noi, allo stesso modo il corpo di Gesù è il punto di

congiunzione tra il Padre e l’umanità, tra il Cielo e la Terra, tra l’Eterno e la finitezza, la

mortalità che è propria della nostra carne. Il corpo di Gesù è garanzia che questo “ponte di

passaggio” tra Dio e noi non è un’elucubrazione, un’astrazione, un parto della mente o della

fantasia, ma è carne e sangue: si può vedere, si può toccare, si può sentire. È attraverso una

relazione intima, viscerale, persino sanguinolenta che avviene la redenzione dell’uomo (cioè,

letteralmente, il riscatto pagato per liberarci dalla schiavitù della morte: “siete stati comprati

a caro prezzo”, dice San Paolo): pur di salvare la mia carne (sì, proprio la mia carne, cioè la

mia parte irrimediabilmente fragile, la parte perdente e sofferente, la parte sconfitta in

partenza), Gesù ha donato la sua. Se avesse voluto salvare solo il mio spirito, Egli avrebbe

potuto fare un’operazione puramente “spirituale”, senza spargimento di carne e di sangue

(tanto meno il suo).

Ora posso dire di trovarmi in una relazione molto intima e molto carnale con Gesù: posso

ancora dire, accettando la provocazione di San Paolo, di appartenere solo a me stesso?

Se sono in una relazione vera con qualcuno, cadono le barriere e gli steccati che separano

ciò che è mio da ciò che è dell’altro; soprattutto, non mi è più lecito dire “sono mio,

appartengo solo a me stesso”.

LE LETTURE DELLA DOMENICA (2 AGOSTO) cadono a pennello su questo!