Iter Magazine (Concept)

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ANNO 0 - N.0 - NOVEMBRE 2011 - BIMESTRALE P.I. SPA - SPED. IN A.P. - D.L. 353/03 ART. 1, COMMA 1, DCB VERONA. Londra IL MONDO DI RENZO PIANO iter Bruxelles BENIGNI E DANTE AL PARLAMENTO EUROPEO New York DONATELLA VERSACE PER H&M

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Magazine for Viaggi del Ventaglio. Concept designed @ Politecnico di Milano, A.A. 2011/2012, Laboratorio di Metaprogetto © Elisa Codazzi 2012

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anno 0 - n.0 - novembre 2011 - bimestralep.i. spa - sped. in a.p. - d.l. 353/03 art. 1, comma 1, dcb verona.

Londrail mondo di renZo piano

iterBruxelles benigni e dante al parlamento europeo

New York donatella versace per h&m

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itereditoriale

esattamente un secolo e mezzo fa nasceva l’Italia. Oltre che delinearsi i confini dello Stivale, si definivano quelli di un popolo che se

pur molto vario, ha dato i natali a grandi personalità, regalandoci una storia di cultura, arte e innovazioni davvero unica. In concomitanza con l’anniversario, dunque, vogliamo celebrare il Bel Paese dedicandogli questo magazine, omaggiando una terra ricca di bellezze e tradizioni.Attraverso i nostri articoli, le nostre rubriche ed interviste percorreremo assieme un lungo viaggio nell’Italia di oggi, nel suo folclore e innova2ioni, curiosità ed eventi. Un viaggio attraverso tutto ciò che rende il "made in Italy", garanzia di sicurezza ed eccellenza nel mondo, beneficiando della poliedricità di una nazione che si dimostra costantemente al passo coi tempi, mantenendo però salde le radici in una tradizione millenaria che ha ottenuto l’eccellenza lavorando sull’esperienza. Quale titolo allora poteva essere più appropriato, per un viaggio tanto geografico, quanto culturale, se non "Iter", un termine latino che indica sia il viaggio, inteso come spostamento territoriale, sia il percorso, inteso in senso concettuale?Numero per numero cercheremo di intrattenervi, di informarvi e di appassionarvi, con una veste grafica nuova, moderna e raffinata, che vestirà elegantemente le pagine di una rivista disegnata su misura per voi, nostri affezionati clienti.

Buona lettura da tutta la redazione di ITER .

Luca Cagliani Caporedattore iter

iter n.0 : novembre 2011

Editoriale

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itermodail successo di milena canonero l’abito Fa il monaco 04

versace per h&ml’alchimia tra lusso e “loW cost” 08

iterculturaattualità e cultura benigni e dante in europa 12

150 anni dell’unit d’italiail design italiano e il tricolore 16

iterspeciale: renzo pianoprogettare il mondo 20

rubrica: eventi e mostrecose da Fare 28

Indice

novembre 2011 | pag 4

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itercucinaitalian cuisine World summit made in italY enJoYed in hong Kong 32

arte contemporanea nelle terre del chiantiarte e vino 38

intervista allo chef alessandro borghesecooK and rocK 42

alimentazione biologicaamore per il bio 48

rubrica: antichi saporiricette della tradiZione 52

itermovimentol’idrogeno decolla dall'italia rapid 200-Fc 56

tecnologia e sicurezzabraive, l'auto del Futuro 60

iterindice

iter n.0 : novembre 2011Indice

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il successo di milena canonero

Milena Canonero, cele-bre costumista italia-

na, è nata nel 1946 nella pri-ma capitale Torino, eviden-te segno di buon auspicio, visti i numerosi traguardi raggiunti nel corso della sua vita professionale.Studia arte e storia della mo-da a Genova, subito dopo si trasferisce in Inghilterra e come designer ha l’opportu-nità di incontrare molti re-gisti; ma fatale resta l’incon-tro con Stanley Kubrick con il quale collaborerà in sva-riate occasioni. È Kubrick ad affidarle il primo incari-co di costumista per “Aran-cia Meccanica” e in seguito

per film “Barry Lyndon” con il quale si aggiudica il primo Oscar. In una delle sue inter-viste Milena spiega come nacque la creazione dei ve-stiti per “Arancia Meccani-ca”, abiti grot-teschi ed esas-perati,nati dal-la lettura del ro- manzo di An-thony Burgess e dalle visioni di Kubrick le-gate agli aspet-ti della nostra società, vista in modo decisamente grot-tesco. Come dimenticare il crudele e sadico Malcolm McDowell con bombetta e

bastoncino? Come banalmen-te si pensa, la costumista non ha usato questi ultimi per rimandarci a un’imma-gine translata di Charlot, ma-essendo questo un film

molto inglese, la bombetta, elemento di co-stume very bri-tish e simbolo dell'istituzione britannica, po-sata sul capo del cattivo della

gang acquistava un gusto si-nistro e lugubre, dissacran-do la rispettabilità inglese e incutendo terrore. Per il film “Barry Lyndon”,

tre volte premio oscar per i migliori

costumi

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L'abito fa il monaco

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invece, la Canonero si è ispirata alla pittura, pale-sando il proprio gusto per i tableaux-vivants, guardan-do a pittori minori del set-tecento: a Thomas Gainsbo-rough e Joshua Reynolds per l’atmosfera inglese, a pittori tedeschi come Menzel per le scene a lume di candela. Ne nascono costumi di una ric-chezza straordinaria e per la prima volta viene allestito un laboratorio per i costumi di un film in Gran Bretagna. Nel 1981, la Canonero ha vinto il suo secondo Oscar e un BAFTA Award per i suoi costumi del duramen-te acclamato “Momenti di

gloria”: Il guardaroba dise-gnato, composto da bianchi da tennis, maglioni Oxford e flanelle su misura, ha sca-tenato una tendenza verso tale tradizionale “preppie” del tipo di abbigliamento nel mondo della moda. Canonero stessa era anche incaricata di creare la sua linea basata su costumi del film, e ha vinto il premio prestigioso del settore della moda Coty. Ha conseguito a questo successo uno al-trettanto stimolante: il can-didato all’Oscar del 1984 di

“Out of Africa”, i suoi costu-mi contribuirono a lanciare un safari-chic di tendenza,

milena canonero mentre riceve il premio oscar.

Immagine tratta dal film “marie antoniette”.

itermoda

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L'abito fa il monaco

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con un leggero tessuto kaki, forme rilassate e anche ac-cessori come il cappello di Panama in voga a metà de-gli anni 1980. Gli anni successivi consacra-rono definitivamente Milena che prese parte ad una gran quantità di pellicole da

“Dick Tracy” come costumi-sta a “Fortune Tango nudo” come produttrice, ma il suo più recente successo è sicu-ramente nella chiave pop di una coloratissima, morbida, smaltata “Marie Antoinette” diretta da Sofia Coppola nel 2006. Qui la costumista si è

mossa in direzione oppo-sta ai tableaux-vivants e ci ha regalato una moderna contemporaneità del per-sonaggio della capricciosa austriaca conquistando qui la sua terza statuetta.

Immagine tratta dal film “out of africa”.

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Sognate da tempo un ve-stito a stampa tropicale

firmato Versace? Vorreste rubare a Lady Gaga il suo look più recente, ultima te-stimonianza della passione sconfinata che le celebrities nutrono per questa griffe?I vostri desideri fanno a pu-gni con un budget risicato? No problem; il 17 novem-bre verrà lanciata in Italia e all’estero la speciale col-lezione disegnata dalla ta-lentuosa Donatella Versace per H&M.La collaborazione è forse soprattutto la conferma del-la felice intuizione avuta da H&M anni fa: e cioè che è

possibile avvicinare, pur se soltanto per una stagione, un attimo fuggente nel mondo della moda, due uni-versi apparentemente lonta-ni, quello del lusso sartoria-

le e quello del "fast fashion", definizione che per altro a Margareta van den Bosch, oggi creative advisor di H&M, non è mai andata a

genio. Versace per H&M non è solo un grande even-to commerciale, anche se da pochi giorni la collezio-ne è stata lanciata in 300 punti vendita sparsi per il mondo ed è facile intuire quanto lunghe siano state le prime code fuori e dentro i negozi. E non sarà neppure solo un evento mediatico. Anche se l’innaugurazione a New York con la sfilata della collezione disegnata da Donatella Versace atti-rerà cantanti, top model, attrici e star.Nella suggestiva location scelta dal direttore creativo della maison (un molo sul-

un"compendio" dello

stile versaceper h&m

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donatella versace per h&m

L'alchimia tra Lusso e ''Low Cost''

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itermoda

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L'alchimia tra Lusso e ''Low Cost''

donatella versace e margaretha van den bosch.

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le rive dell’Hudson River) ci sarà tutta la Manhattan che conta, da Uma Thurman a Blake Lively, da Jessica Alba a Linda Evangelista, He-lena Christensen, Terry Ri-chardson, So-phia Coppola, tutti per vede-re la collezio-ne “low cost” di un marchio del lusso e per assistere alla performance di Prince, amico di lunga data di Donatella. «Da quando ha iniziato a disegnare la collezione, Do-natella Versace ha accom-

pagnato H&M in un viaggio straordinario, che culmi-nerà nell’evento sul Hudson River. La stilista ha estratto per noi l’essenza del marchio Versace, che prenderà vita in

una sfilata ma-gica e indimen-ticabile» , ha spiegato Ma-gareta van den Bosch. Una si-gnora discreta ma implacabi-le, che ha già

accompagnato molti altri stilisti in simili “incursioni” nel mondo del fast fashion. La collezione disegnata da Donatella è fatta da 40 capi

per la donna più 20 acces-sori, da 20 capi da uomo più 10 accessori e da una piccola collezione casa composta da due cuscini e delle lenzuola. La stilista ha dato vita a un vero e proprio “compendio” dello stile Versace: creazioni riprese dagli archivi della maison dal passato fino ai giorni nostri. Per la donna ci sono pezzi simbolo del brand italiano, come gli abiti drappeggiati in magli-na metallizzata, in crêpe di seta con bottoni dorati, con pannelli stampati multico-lor e il classico giubbotto in pelle con borchie Versace. Donatella Versace, che del

alcuni capi h&mdella collezione 2011.

non È unesperimento mediatico,

ma un nuovopunto dipartenZa

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progetto con H&M ha par-lato con grande trasporto fin dalla sua anticipazione, alcune settimane fa a Mila- no, è sembrata più serena, sicura di sé, in pace con gli alti e bassi del passato. Sor-ridente accanto alla figlia, anche lei preda dell’entusia-smo della “contaminazione” di mondi solo apparente-mente lontani. Non è stato solamente esperimento sti-listico, dunque. Nella città di New York, dove si è tenuta l'esclusiva inaugurazione della nuova linea, Donatella Versace ha trovato un nuovo tram-polino di lancio.

itermoda

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invito all'inaugurazionedella collezione

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L a declamazione del Canto dantesco ad ope-

ra di Roberto Benigni è stato il momento centrale del con-vegno promosso dall'Univer-sità per stranieri di Perugia e organizzato in collabora-zione con la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione Europea e i gruppi politici Pdl e Pd al Parlamen-to europeo, a Bruxelles il 9 novembre scorso.L’attore toscano Roberto Be-nigni 59 anni, protagonista, nell’ambito delle celebrazio-ni dell’150esimo anniversa-rio dell’Unità d’Italia, di un evento sulla lingua italiana, si è dilettato in una “Lectura

Dantis” infarcita di richiami all’attualità. «Viva l’Italia» è il grido, pronunciato in ita-liano, francese e fiammingo, con il quale Benigni entra in scena. L’attore, presentatosi

in stampelle e con un’in-gessatura al piede sinistro, si scusa e ne approfitta per ironizzare sulla crisi politi-ca italiana e sulle dimissioni

del premier Silvio Berlu-sconi. Il premio Oscar cita quindi «lo strepitoso model-lo belga», quello di un Paese senza governo da quasi un anno e mezzo, dove però tut-to sembra funzionare per-fettamente. Ma l’excursus all’estero dura poco, Benigni torna presto in Italia, «il Pa-ese della resurrezione, del miracolo permanente». Un Paese «sanissimo, meravi-gliosamente sano, che ne ha passate tante», ma che ha ora l’occasione di vivere «un mo-mento straordinario, perché la speranza si manifesta nel-la disperazione compiuta». Benigni cita quindi alcune

"la lingua italiana come

Fattore di identitÁ

naZionale"

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attualitàe cultura

Benigni e Dante in Europa

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itercultura

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Benigni e Dante in Europa

l’attore premio oscar, roberto benigni

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delle eccellenze, delle inven-zioni, degli artisti che nei se-coli hanno fatto grande l’Ita-lia, «un caso raro di nazione nata prima dello stato».Cita naturalmente Dante del quale legge il 26esimo Canto dell’Inferno. Tra la lettura delle terzine e le loro parafrasi, l’attore rievoca la grandezza della nazione italiana, della sua cultu-ra e della sua lingua; tema, quest’ultimo, scelto apposi-tamente per rappresentare in sede europea il percorso storico che ha portato alla formazione della nazione italiana. Prima e dopo l’uni-ta’ politica del 1861 - si legge in una nota dell’Universita’ per Stranieri – è la lingua ita-liana quale fattore d’identita’ e unita’ nazionale, nonche’ veicolo espressivo prima-rio di un patrimonio civile e culturale che, nel presente, conserva inalterata la sua al-tissima attrattivita’”. Al termine, a Bruxelles, è una standing ovation per Dante, per la lingua italiana e per Benigni. Oltre al premio Oscar Beni-gni, altre personalità sono intervenute per approfon-dire il rapporto tra la lingua italiana e le molteplici valen-ze da questa assunte nel cor-so del travaglio politico e civile che ha condotto all’u-nione nazionale.

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intervento di r. benignial parlamento europeo

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Il 2011 è un anno storico in cui si festeggiano i 150

anni dell' Unità d'Italia, pro-clamata ufficialmente il 17 marzo 1861 quando Vitto-rio Emanuele II è stato no-minato Re.Come logo dell'anniversa-rio sono state scelte tre ban-diere tricolore che rappre-sentano i giubilei del 1911, 1961 e 2011, in un collega-mento ideale tra le genera-zioni. Tutti i settori quindi, da quello culturale a quello pubblicitario, sono coinvol-ti nella celebrazione di que-sta importante ricorrenza nazionale ma, più di tutti, sono i prodotti di design,

architettura,arredamento e moda che trovano espres-sione compiuta e concreta. I marchi del design italiano celebrano questo evento con le riedizioni di alcuni pezzi celebri delle loro collezioni in edizione limitata vestiti del tricolore: gioielli, borse, capi d’ abbigliamento, sedie, tavo-li, divani, letti . Far rivivere la storia è impor-tante. Tra questi, il designer Gaetano Pesce che, per Cas-sina, ha creato una collezio-ne di tavoli tricolore. La forma del tavolo, partico-larmente frastagliata, vuole ricordare la forma della nostra penisola, mentre, la

bandiera tricolore viene ri-proposta fedelmente nella finitura verniciata del tavolo. Altra notizia interessante è che ogni tavolo costituisce una piccola parte della colle

zione realizzata, in quanto appartenente alla serie Ses-santuna, composta da 61 ta-voli, richiamo esplicito della data 1861 (anno dell’Unità

Far rivivere la storia

con oggetti made in italY

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150 annid'unità d'italia

Design italiano e il Tricolore

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anello “gomitolo” indiamanti di damiani italia

itercultura

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Design italiano e il Tricolore

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d’Italia). I sessantuno tavo-li messi l’uno accanto all’al-tro vanno a ricostruire la sa-goma dello stivale. I tavoli sono numerati a se-conda dell’ordine storico in cui, i territori nazionali sono entrati a far parte dello Stato.Altri Brand di spicco che hanno partecipato all’ini-ziativa, creando oggetti a t iratura l imitata sono Adrenalina che ha rivisitato alcune tra le sue più celebri sedute vendute in tuttoil mondo come Sexychair, Shift e ATA, rivestendole con tessuto tricolore, in onore della bandiera ed Edra che, grazie all’opera dei designer Fernando e Umberto Campana, ha pro-gettato la seduta Vermelha: una poltrona confortevole, realizzata con una struttura in acciaio verniciato. Il rivestimento, molto parti-colare, è stato creato attra-verso l’intreccio di 500 metri di cordacolorata di rosso, bianco e verde, con anima in acrilico e rivestimento supe-riore in cotone.Il lavoro è particolarmente lungo, in quanto di fattura artigianale minuziosa in ogni suo particolare che an-cora una volta sottolinea la qualità dei prodotti made in italy. Anche le parti che ri-sultano in eccesso, sono una scelta voluta per creare

un’insolita imbottitura co-moda e piacevole.Rosso Ciliegia, invece, ha presto parte alle celebrazio-ni nazionali ideando “150”,la linea di giochi da tavo-lo creata dagli studenti del Politecnico di Design di Milano per una sfida ad alto tasso di design. Si tratta di 4 giochi classici che sono stati riletti in chia-ve contemporanea: “4 nuo-vi modi di stare insieme e divertirsi in modo alterna-tivo e originale, 4 eleganti oggetti d’arredo Made in Italy al 100% e in materiale ricilabile”. Ecco quali sono.SCACCHI 150 di Davide Abagnale e Davide Airoldi reinterpreta il caratteristico piano da gioco degli scac-chi con una lamina d’accia io inox che sfida le leggi di gravità e trasforma lo sto-rico gioco da tavolo in una partita tutta in verticale.

”Un nuovo design per un gio-co classico che obbliga a

tavolo limited edition “sessantuna”di cassina

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due sedute di adrenalinapoltrona “vermelha” per edra

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confrontarsi in un vero e proprio faccia a faccia”, dico-no i designer.Altro gioco è TRIS 150 di Alessandro Arienti ed, il col-lega Alessandro Boni. Il nuovo Tris rivoluziona le regole del gioco diven-tando 3D per g a r a n t i r e sempre un vincitore. Il già diverten-te gioco da tavolo moltplica al cubo le sue caratteristiche, per una sfida in tre dimen-sioni che non accetta parità.

“Una dimensione in più si-

gnifica avere la possibilità di giocare anche in verticale e diagonale su diversi piani, incrementando l’esperienza di gioco" .OTHELLO 150 di Guido

Albano e Am-bra Bechini. Questa rivisi-tazione re-in-terpreta il fa-moso gioco da tavolo in un’inedita ve-ste intera-

mente in acciaio inox. Infi-ne, DAMA 150 di Riccardo Berlinghieri e Gabriele Bo-nomelli sfrutta un comples-so sistema di incastri e inci-

sioni nati da una lamina d’acciaio inox che, grazie a un’avanzata tecnologia nella lavorazione del metallo, si trasforma in un oggetto pensato anche per stupire, non solo come gioco, ma an-che come componente d’ar-redo ad alto tasso di design. Insomma, una grande ini-ziativa e un’occasione unica per lasciare un omaggio all’Italia attraverso il design, un inno all’Italia, alla sua di-gnità e bellezza, un invito a guardare al futuro tutti in-sieme, con le nostre diversi-tà e specificità.

scacchi, tris e dama 150realizzati per rosso ciliegia

un'iniZiativa per omaggiare

l'italia attraverso

il design

itercultura

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speciale:renZo piano

Progettare il mondo

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Renzo Piano, 73 anni si è laureato nel 1964 al

Politecnico di Milano, ed è considerato tutt'ora l’am-basciatore dell’architettu-ra nel mondo. Dall’afferma-zione da giovane architetto con Richard Rogers per il Beaubourg, le realizzazio-ni del maestro ligure non hanno mai subito una bat-tuta d'arresto, spingendo-lo a realizzare musei, aere-oporti, stadi e architetture iconiche in tutto il mondo.

Piano si è sempre defini-to un «uomo del fare» ma ha sempre avuto molti amici intellettuali, «uo-mini del pensare». A le-garli un'«affascinazione complementare» perché l'architettura «non esiste-rebbe senza quella parte nascosta dell'iceberg che è la radice umanistica e la curiosità sociale», afferma l’architetto genovese vin-citore del premio Nonino di quest’anno. «Un premio letterario e filosofico, mi sono sorpreso quando mi hanno chiamato per dirmi

che mi avevano scelto».ITER lo ha intervistato per riferirvi opinioni e im-pressioni in merito al pre-mio ricevuto e, cogliendo l’occasione, ha raccolto anche notizie interessan-ti riguardo al suo ultimo progetto: l’Auditorium mu-

sicale di Bologna. Architetto Piano, ci spie-ghi che cos’è questo aspetto umanistico che si riscontra dietro l’architettura.L’architettura è prevalente-mente luogo pubblico, co-struzione di città, luogo di civiltà e di incontro, quindi

"l'architettura non esisterebbe

senZa la curiositÁ sociale"

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centre georges pompidou, o beaubourga, parigi.

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in tanto nel dibattito politi-co, di rinunciare a questa unità, a questo capitale. La forza è proprio nel tenere in-sieme Nord e Sud, Est e Ovest, in tutte le loro mani-festazioni.L'Italia contemporanea è davvero un paese con diffi-coltà nella costruzione di luoghi d'identità collettiva?Si, ma ritengo che dipenda dai meccanismi decisiona-li. Anche all'estero si discu-te tanto di un progetto pri-ma della sua realizzazione, anni ed anni, con il massi-mo grado di democrazia, confrontando tutte le posi-zioni, ma alla fine arriva un punto in cui si decide e da quel momento si va avanti. Questo momento della de-cisione manca in Italia e ren-de difficile trovare oggi, mo-menti di sintesi.I giovani dovrebbero aiutare in questo rapporto, ma l’Ita-

lia non pre-mia i giovani talenti. Lei lo dice da tempo. È così. I giova-ni talenti ven-gono penaliz-zati in Italia. Oggi, ma an-

che ieri. Io ho fatto la mia car-riera altrove.Il Beaubourg, lei aveva 33 anni. Come fu accolto? Io e Rogers la spuntammo

questo tratto, è tanto più ri-conoscibile, anche in Euro-pa, quanto più ci si allonta-na e si guarda da lontano.Ha riflettuto durante le ri-correnze e i festeggiamenti-per l'unità del nostro paese? Penso che l'u-nità nazionale sia un capitale imp or t ante , generato dalla complessità, tenuto insie-me da queste radici così me-ticce e profonde che affonda-no nel Mediterraneo, una zuppa di culture. Mi fa orro-re l’idea, che affiora di tanto

avamposto contro la barba-rie. La curiosità e la radice umanistica sostengono e reggono il tutto, la città ma anche l’edificio.La radice umanistica fa pensare all’Italia. Che rap-porto ha con l’Italia, lei che vive fra Parigi e New York? L’italianità non è un passa-porto o un luogo fisico. È proprio quell’eredità uma-nistica, è quella mescolanza di arte, scienza, letteratura, musica, tecnica. Essere italiani è come stare sulle spalle di un gigante: ti fa cogliere la complessità delle cose, te le fa vedere da lontano. Questa attitudine,

"l'italianitÁ È un'ereditÁ

umanistica, non È un

luogo Fisico"

centro culturale Jean marie tjibaou,nuova caledonia.

itercultura

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presentato

su 681 partecipanti. Il nostro punto di forza fu quello di essere scelti da una giuria internazionale, ma all’inizio non fummo ben vi-sti nemmeno lì. Fu necessario un decreto del presidente Pompidou, su suggerimento della moglie, la

signora Claude, per dichia-rarci architetti francesi. Al-lora per costruire bisognava essere Grand Prix de Rome. La grande stagione francese dei concorsi cominciò dopo, con la legge Mitterrand. Quello fu l’inizio della frana che poi ha fatto così bene all’architettura francese.Che cos’è il progetto? Progettare è saper interpre-tare, necessità e bisogni. È falso che i buoni progetti siano quelli che si fanno in totale libertà. L’architetto deve nutrirsi della pura for-za della necessità, prender-la e farla volare.Lo scorso Aprile è stato

renzo piano,building Workshop a genova.

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renzo pianoal lacma di los angeles, 2005.

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presentato uno degli ultimi progetti che la vede protago-nista: il grande Auditorium Musicale di Bologna.Come è nata l’idea di questo suo ultimo progetto?L’idea è stata concepita dal Maestro Claudio Abbado, che vive a Bologna da quan-do dirige l’Orchestra sinfo-nica Mozart. Un’idea grandiosa che ren-derà l’auditorium il centro propulsore del progetto più ampio di rigenerazione ur-bana, una sorta di grande magnete in grado di attrarre e generare attività. Il Giardino del Cavaticcio si trasformerà in un luogo di incontro su cui si affacceran-no tutte le principali attività culturali, rendendo Bologna, una vera e propria cittadina della musica.A cosa vi siete ispirati per la sua progettazione? Sembrerà un’astronave. O meglio, visto che il mate-riale principe sarà il legno, una gigantesca arca.Per la musica. Quindi: un grande Stradivari, per avere un’audio di altissima quali-tà. C’è un aspetto scientifico che ispira il progetto e che ha a che fare con l’acusti-ca, studiata dal giapponese Yasu Toyota, il più grande acustico vivente: poiché il suono per sua natura tende a diffondersi ed espandersi

lare. Questa organizzazione dello spazio migliora la qua-lità della ricezione del suo-no perché tutti stanno alla medesima distanza dall’or-chestra e quindi stanno ‘ad-dosso’ al suono instaurando un rapporto più fisico con la musica. Ciò permette inol-

verso l’alto, ed è in questo modo che esprime tutta la sua bellezza, il progetto as-seconda questa natura fisica del suono verticalizzando lo spazio della sala. L'ambiente potrà accogliere 1800 spettatori, e sarà carat-terizzato da una forma circo-

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Magnani, su un’area par-zialmente liberata dalla de-molizione dell’ Ex Cinema Embassy. Il recupero della settecentesca Palazzina Ma-gnani rappresenta un’im-portante riacquisizione alla

città, di un luogo storico ancora poco noto ma pur tuttavia ricco di suggestio-ni materiali. Inoltre la Pa-lazzina, che sarà collegata all’Auditorium attraverso un percorso interrato e un percorso aereo, ospiterà le attività legate alla presen-za e al lavoro degli artisti: i camerini , le sale trucco, le aeree comuni in cui pro-vare e gli spazi dedicati allo studio della musica. Le soluzioni progettuali in-dividuate in questo Studio di Fattibilità, sono state svi-luppate con la favorevole partecipazione dell’attuale Amministrazione Comuna-le e ci auguriamo che il pros-simo sindaco di Bologna troverà i finanziatori ed ese-cutori necessari alla realizza-zione di questo importante progetto culturale.

tre agli spettatori di vedersi negli occhi, e non nella nuca come avviene all'interno del-le sale tradizionali. Si crea così, durante l’ascolto della musica, un senso di ap-partenenza e di circolarità emotiva che aumenta anche psicologicamente la parteci-

pazione degli spettatori.Che impatto avrà l'architet-tura sul territorio?L’edificio sarà interamente rivestito in legno: sia all’in-terno che all’esterno, sem-pre per motivi acustici.L’Auditorium sorgerà ac-canto all’antica Palazzina

iterspeciale

"progettare È saper

interpretare necessitÁ e bisogni"

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renzo piano,tavole di progetto

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In occasione dell’anniversa-rio della Giornata Mondia- le della Filosofia istituita-dall’UNESCO, l’Associazio-ne Culturale Nuova Acro-poli ha organizzato, per il giorno 23 novembre, uno spettacolo-conferenza dal titolo “Il mito della caverna ieri e oggi”, che si svolgerà presso la sua sede a Pescara.

10° giornata mondiale della FilosoFia

Quando: 23 nov 2011dove: pescara

Attraverso letture, foto, im-magini, analisi e riflessioni, la serata si presenta come un’ occasione singolare per rivisitare in una chiave mo-derna il racconto descritto dal filosofo greco Platone nel VII libro de “La Repub-blica”. L’ingresso è libero.

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Cose da fare

mostre&eventi

C

C

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itercultura

16° ediZione de “l’artigiano in Fiera”

Quando: 3-11 dic 2011dove: rho (Fieramilano)

16° ediZione del grande presepe artistico

Quando: 1 dic 2011 - 2 Feb 2012dove: salice salentino (le)

Anche quest’anno la città di Milano si veste a tema per le feste natalizie e torna uno degli appuntamenti più at-tesi del periodo che è ormai giunto alla sua XVI edizio-ne. Migliaia di oggetti fatti a mano e prodotti origina-ri di ogni parte del mondo riempiranno gli stand della Fiera di Rho che ospiterà la creatività di circa 3.000 ar-tigiani proventienti da 110 nazioni differenti; proprio l’artigianalità dei prodotti fa sì che la qualità sia garantita e le novità non mancheran-no: i saloni “Abitare la casa”, “Moda e Design” e la nuova area “Passione Creativa”.

Grande passione, cura mi-nuziosa e fedele tradizione.Sono questi i valori che da ben 16 anni contraddistin-guono il lavoro di Alessan-dra Guerrieri e di Francesco Spagnolo che, per il XVI anno del Grande Presepe Artistico di Salice Salentino, sono ben lieti di presentare al pubblico la più Grande Rappresentazione Artisti-ca dei Vangeli dell’Infan-zia di Gesù e del Calvario. Il presepe occuperà un’area di circa 130 mq che ospiterà 24 stupendi scenari realiz-zati con estrema precisione in Cartapesta Ambientale e preziose statuette di 30 cm.

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mostra FotograFica: l’italia a colori

Quando: 18 nov 2011 - 8 gen 2012dove: roma

Inaugurata dal presidente della Provincia di Roma Ni-cola Zingaretti, il 18 novem-bre verrà aperta al pubblico la mostra fotografica “Italia a colori 1861-1935”. Ospitata dal Palazzo Incon-tro e strutturata da Rein-hard Schultz, l’esposizione raccoglie 140 immagini ine-dite provenienti dalle colle-zioni di privati e da archivi di tutta Europa, accomunate da una caratteristica unica: i colori. La mostra presenta un’immagine inedita della storia d’Italia per chiudere in modo eccelso i festeggia-menti dei 150 anni dell’Uni-tà del nostro Paese.

modigliani in mostra al maga

Quando: 19 nov 2011 - 8 gen 2012dove: cuneo

derna e Contemporanea by Silvio Zanella Onlus, inau-gura la sua nuova sede mu-seale allestendo una mostra in omaggio al grande Ame-deo Modigliani. Maurizio Sabatini presenta un’allestimento sobrio e raf-finato costituito da 20 opere dell’autore livornese e com-pletano la mostra 50 splen-didi disegni provenienti dai più rinomati musei e dalle più rilevanti collezioni ita-liane e internazionali e oltre 250 documenti originali che ripercorrono la vita del grande artista.

Sabato 19 novembre la Fon- dazione Galleria d’Arte Mo-

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italian cuisineWorld summit

Made in Italy enjoyed in Hong Kong

prodotto in italia, gustato a hong Kong. e’ stato Questo lo slogan che ha animato l’imponente italian cuisine World summit che si È tenuto nella vibrante ex colonia britannica della cina meridionale.

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itercucina

Hong Kong, otto milio-ni di abitanti e almeno

mille grattacieli, è stata per una settimana capitale della cucina italiana in Estremo Oriente grazie al primo Summit asia-tico di una cu-cina, la nostra, che i cinesi a-dorano al pari della cucina giapponese.Tutto merito del GVCI, il Gruppo Virtuale Cuochi Italiani, virtuale perché i mille iscritti, traguardo ta-gliato una decina di giorni fa, dialogano attraverso un

rio di produttori, distribu-tori e giornalisti. Il tutto senza aspettarsi nulla dalle autorità e dettando sovente loro il modo di comportarsi.Emblematico il caso di Hong Kong. La kermesse era arti-colata in due cene di gala, in apertura e in chiusura, un convegno/degustazione, soprattutto di prodotti pu-gliesi, e una quindicina di cene in dieci ristoranti spar-pagliati nella metropoli. Ecco qui strappare applausi Massimo Bottura dell’Oste-ria Francescana di Modena che ha cucinato al Ristoran-te Grissini nel Grand Hyatt Hotel, Marco Sacco del Pic

l'idea: Far comunicare i cuochi italiani

nel mondo

forum di Google e le e-mail. Per il resto è una realtà mol-to concreta perché è conti-nuo lo scambio di idee, cri-tiche, richieste, complimen-ti e dolori. Ne sono fondato-

ri Mario Cara-mella, chef del gruppo Hyatt, e Rosario Scar-pato, giornali-sta che si divi-de tra Melbou-rne e Buenos Aires. L’idea è

semplice: mettere in comu-nicazione, fino a formare una massa critica, quei cuo-chi che cucinano italiano nel mondo, con un corolla-

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Made in Italy enjoyed in Hong Kong

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colo Lago di Mergozzo (Verbania), ospite del Risto-rante "Va Bene", Giovan-ni Grasso della Credenza (San Maurizio Canavese, Torino) al Ristorante Gaia, Ivan Musoni del Ca’ Vegia di Salice Terme (Pavia) al Ri-storante Angelini nell’Ho-tel Shangri La Hotel. E an-cora: Giacomo Gallina del Gold di Milano è stato guest master chef al Sabatini all’interno del Royal Gar-den Hotel, mentre Antonio De Rosa e Domenico Mag-gi hanno portato i sapori della Puglia. Matteo Scibi-lia infine, della Osteria della Buona Condotta a Ornago alle porte di Milano, ha di-spensato ogni consiglio uti-le per confezione un signor risotto alla milanese. Guai non citare i cuochi ospi-tant i Michele Camolei (Osteria), Claudio Dieli (The Mistral), Vittorio Lu-cariello (Angelini), Giando-menico Caprioli (Isola), Luca Signoretti (Sabatini), Paolo Federici (Va bene), Marco Avitabi le (hotel Hyatt in Asia) , Alessan-dro Angelini (Joia), Michele Senigaglia (Spasso), An-drea Oreste Delzanno e Paolo Monti (Gaia).E tutto quello che di buono possiamo ammirare oggi, ebbe inizio solo vent’anni fa quando la proprietà del

Grand Hyatt Hotel decise che nella sua struttura, nuo-va di pacca, non avrebbe trovato posto un ristorante francese bensì uno italiano. Non vi era nulla e i pionieri di allora sono stati premiati ora, Gabriele Colombo che aprì il Grissini, Pino Pia-

no, ristoratore napoletano, che con il Va Bene segnò il debutto di un posto italia-no fuori dai grandi hotel, e Umberto Bombana con il Toscana, ora chiuso perché il Ritz Carlton riparirà in un nuovo grattacielo, alto quasi mezzo chilometro. Mario

ristorante grissini A fianco: Mario Caramella

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itercucina

Caramella, che sarebbe poi passato al Grissini, arrivò per quarto, al Mistral che fa-ceva cucina mediterranea di ispirazione francese nei sot-terranei dell’Holiday Inn. Si scontrò con manager di im-pronta svizzera, abituati a pasta e pizza, tenne duro e la

vinse anche perché a suo fa-vore parlava l’incasso a fine giornata. Ha detto Caramel-la: «Se oggi qui si mangiano autentici prodotti italiani, è per merito nostro che pun-tavamo i piedi. Abbiamo lottato per avere i tartufi bianchi, i nostri formaggi,

le nostre verdure, i vini, le verdure. Minacciavamo di andarcene, ma la richiesta di Italia nel piatto era tale che la spuntavamo».A Caramella ho chiesto le tre cose che un ristorante italiano all’estero deve avere

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per essere considerato tale. Netta la risposta: «Un cuoco italiano e non uno che ha studiato in Italia; l’olio extra vergine di oliva; pasta e riso al dente, nulla di precotto. C’è un quarto punto: non u-sare aglio trita-to. Noi italiani diamo sapore al cibo con l’a-glio ma non lo m a n g i a m o , però all’estero il 90% delle bruschette han-no l’aglio a pioggia sopra». Verissimo ed è altrettanto vero che i cuochi italiani ora nel mondo sono lontanissi-

mi dallo stereotipo che a New York preparava pasta al pomodoro, magari con le polpette. Ad esempio, Marco Torre, neo-sposo e attuale executi-

ve-chef al Gris-sini, sanreme-se, è cresciuto professional-mente da Pao-lo & Barbara nella città dei fiori e ha avu-to esperienze

da Arnolfo in Toscana e da Ezio Santin alla Cassinetta poco fuori Milano, questo perché si sappia che chi va all’estero è uno di peso, non

un cuochino in fuga. Così come a Hong Kong segna un passo in avanti l’apertura un anno fa del Domani, ri-storante che si ispira diretta-mente alla cucina di Mauro Uliassi a Senigallia.Tra le tante novità del Sum-mit è stato inaugurato “The

cantina e sala del ristorante otto e mezzo bombara."oggi

si mangiano autentiche italianità

per merito nostro"

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immagini del ristorante "otto e mezzo bombana"

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itercucina

Italian Wine List Awards”, premio pensato per indivi-duare le migliori italian wine list di Hong Kong. Il primo premio è andato a

“Otto e Mezzo Bombana”, che vanta una lista pensata dal bravissimo Danilo Nico-letti. Alla cena, sponsorizza-

ta dalla regione Piemonte, organizzata in suo onore erano presenti il console ge-nerale di Hong Kong e Ma-cao Alessandra Schiavo, Andrea Ferrero Presidente del Consorzio Di Tutela Ba-rolo Barbaresco Alba Lan-ghe e Roero, i rappresentati

dell’Enoteca Regionale Pie-montese e il presidente del consorzio vini Pietro Ratti. Il ristorante "Otto e Mezzo Bomabana" è stato appena premiato e inserito tra i ven-ti migliori ristoranti asiatici meritandosi la tredicesima posizione in classifica.

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Prende forma il proget-to “Pievasciata Borgo

d’Arte Contemporanea”, ov-vero l’arte incontra le terre del vino. Siamo a Pievascia-ta, una delle tante località che compongono il Comu-ne di Castelnuovo Berar-denga, in provincia di Sie-na, territorio di confine, a sud del capoluogo, sospeso tra Chianti Classico e Crete Senesi. Quattro nuove ope-re d’arte, installate lungo le strade che s’inoltrano in queste colline, punteggiate dalle chiome degli olivi e disegnate dalle geometrie dei vigneti, arricchiscono questo angolo di terra rendendolo

idonei e, identificati i pro-prietari, è stata scritta loro una lettera dalla Provincia di Siena e dal Comune di Castelnuovo Berardenga, nella quale si informava del

progetto e si in-vitava a collabo-rare, o donando un’opera o met-tendo a disposi-zione un angolo dei loro terreni, comunque dan-do una mano.

Dopo un anno questo è il ri-sultato: quattro opere sono già state installate, due su terreni di proprietà pubbli-ca e due su terreni privati”.

ancor più attraente per una visita che non sia solo dedi-cata alla degustazione vino o al piacere della tavola.Il progetto “Pievasciata BAC”, sollecitato e curato da Pie-ro Giadrossi, è partito a set-tembre di un anno fa e oggi ci offre i suoi primi frutti. “Dopo un'a-nalisi attenta e dettagliata del territorio, effettuata con il presidente  della Provincia di Siena, Simone Bezzini – spiega Giadrossi – sono stati localizzati alcuni siti

un perFetto connubio

Fra arte, colori, luce e natura

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arte contemporaneanelle terre del chianti

Arte e vino

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itercucina

Giadrossi è molto soddisfat-to per questo buon inizio. "Credo che Comune e Pro-vincia abbiano percepito che qui nel Chianti non si può vivere puntando solo sul vino e che occorrono nuove iniziative che contribuisca-no a qualificare l’attrattività di questi luoghi”.Il progetto prevede l’in-stallazione di almeno una dozzina di opere nel borgo e dintorni. “Sono convinto – afferma Giadrossi – che la nostra idea contribuirà sicuramente ad aumentare la visibilità del territorio ed anche la presenza di turisti ita-liani e stranieri; non solo, ma

certamente favorirà le vi-site al borgo da parte delle scuole della Provincia.”Piero Giadrossi cura l’aspet-to artistico del progetto, si-tuato proprio a Pievasciata,

che raccogliere opere ed in-stallazioni lungo un percor-so di circa un chilometro, in un perfetto connubio fra le opere, la terra, gli alberi,

i suoni, i colori, la luce e ogni altro elemento natu-rale; qui l’opera dell’uomo non ha inteso prevaricare la natura, ma si limita ad integrarla ed esaltarla,così come le quatt ro nuove opere da poco realizzate. “L’invito che faccio – afferma ancora una volta Giadros-si – è rivolto ai privati e a chiunque ritenga di avere la possibilità di installare un’opera sul proprio terre-no, purché sia visibile dalla pubblica via: contattatemi per valutare insieme come fare per realizzare un’instal-lazione e quale artista con-tattare. Intanto, approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno dato una mano alla realizzazione di que-ste quattro opere, in par-ticolare Annalisa Giovani, assessore alla cultura del Comune di Castelnuovo Berardenga, e Claudio Ca-sini geometra della Pro-vincia e tutti gli sponsor, pubblici e privati.”Pievasciata si sta così tra-sformando in un centro d’ar-te contemporanea che riesce a integrare felicemente arte e natura, coinvolgendo artisti testimoni di una multicul-turalità che non può che far bene ad un territorio già fa-moso in tutto il mondo per il suoi vini, i suoi borghi anti-chi, le sue specialità gastro-

le terre del chianti,

centro di arti multiculturali

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opera 1: “chianti classico”

opera 2: “omaggio al palio”

opera 3: “incomunicabilà”

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itercucinanomiche e il suo paesaggio, sempre più anch’esso ope-ra d’arte da preservare.Opera 1 “Chianti Classico” di Edi Susilo (Indonesia). Blocco unico di lava vulca-nica di 3 metri di altezza. Posizionato su terreno della Provincia, sulla S.P. 408 al bivio per San Sano. Opera 2 “Omaggio al Pa-lio” di Sandro Bessi (Italia). Cavallo in acciaio corten tagliato a laser, di dimen-sioni 1:1 posizionato sulla S.P.9. Il cavallo verrà illu-minato la notte.Opera 3 “Incomunicabili-tà” di Piero Giadrossi (Ita-lia). Due cabine telefoni-che originali inglesi e due manichini, uomo e donna, che si telefonano invece di aprire le porte e parlarsi. Posizione su terreno della Provincia che ha provve-duto a ricostruire il muro e pavimentare il sito. Ubicata di fronte alla Pieve di San Giovanni Battista. Opera 4 “Gli struzzi metropo-litani” di Yu Zhaoyang (Cina). Proposta tramite computer graphics dall’artista cinese, è stata realizzata dalla Essem-me di Colle Val d’Elsa in me-tallo ed ancorata ad una base in cemento. L’idea dell’in-serimento nei cipressi (gli originali guardavano nelle finestre di un grattacielo) è di Alessandro Pinciani.

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opera 4 “gli stuzzi metropolitani”

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I ronico, piacevole da se-guire, godereccio, e so-

prattutto eccellente in cu-c ina . St i amo p ar lando di Alessandro Borghese lo chef mediatico più seguito del momento. Intrattiene, ogni giorno su Real Time, i cuochi in erba a suon di rock ‘n roll e piatti semplici ma gustosi. Ma chi è Alessan-dro, il cuoco che tanto piace alle donne italiane con il suo sguardo a metà tra l’orienta-le e il mediterraneo? Nonostante provenga da una famiglia raffinata (è figlio di Barbara Bouchet e dell’imprenditore Luigi Borghese) è un tipo piut-

tosto alla mano. Quando lo incontriamo, si presenta insieme alla moglie e basta-no un paio di caffè per farci parlare come due amici di vecchia data ritrovati.

Come è nata la tua passione per la cucina e quando hai capito che saresti potuto diventare uno chef?Alla domanda su cosa avrei

voluto fare da grande, ai tempi della scuola, ho sem-pre risposto: il cuoco. Sono cresciuto aiutando mio pa-dre in cucina la domenica mattina per preparare il gustoso ragù, tipico del-la tradizione partenopea. Sono nato a San Francisco, e ancora adesso ci torno per andare a salutare mia nonna; già a dieci anni aiu-tavo a preparare dei sapori-ti strudel di mele. Per anni ho preparato la mia torta di compleanno a tema! Tra le tante ce n’è una a forma di tavola da surf, come lo sport che amo praticare d’estate in California. La cucina è

la cucina È un paradiso dove liberare la passione e la Fantasia

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intervista allo cheFalessandro borghese

Cook and Rock!

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itercucina

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Cook and Rock!

chef e conduttore televisivo,alessandro borghese

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radiso dove dare libero sfo-go alla passione, al talento, alla fantasia, allo studio. Un luogo unico che è diventato, come diceva mio padre: un rifugio che ti sostiene come una madre, una compagna, una carriera.Parlaci in breve della tua carriera da chefDopo il diploma all’Inter-national School di Roma mi sono imbarcato sulle navi da crociera e per i succes-sivi tre anni ho lavorato tra fornelli e piatti da lavare. La mia sveglia iniziava a suona-re alle 5.30 del mattino, e do-vevo abituarmi fin da subito agli odori della cucina e agli ordini del capo chef che do-vevano essere eseguiti sen-za sgarrare! Una volta sulla terra ferma, sono iniziati i miei corsi e le mie tante esperienze come cuoco nel-le cucine Europee, America-ne e Italiane. Navigare per il Mondo da un emisfero all’altro dona estro e ispira-zione. La mente si allarga e aiuta la creatività. Viaggiare è stato fondamentale per la mia crescita umana e pro-fessionale, ho gestito più di un ristorante. E oggi sono un cuoco a tempo pieno che lavora sia in televisione dal 2004 e sia per la mia socie-tà - il “Lusso della semplici-tà” - di catering per grandi eventi privati e aziendali, la

mattina molto presto, dopo aver letto i quotidiani e aver preparato la colazione per mia moglie, vado nel mio laboratorio di cucina e or-ganizzo il mio team ai menu per i banqueting e i catering da preparare per gli eventi richiesti. Sono anche som-

melier, mi sono appassiona-to ai vini durante gli anni del liceo, leggevo “Wine Spec-tator” e prendevo appunti circa la complessità del vino. Un buon piatto senza il vino giusto non è completo!.Come sei arrivato in TV? Ci stavi già pensando?

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itercucina

Pura fortuna! A volte il de-stino ci cambia i giorni sen-za chiedere il permesso. Nel 2004, mi sono trovato di fronte una scelta, da un lato si stava cercando un cuoco a cui affidare un programma e dall’altro mi era stato chie-sto di partire per la Cina e

gestire un noto ristorante. Ho seguito il talento e oggi conduco diversi program-mi tutti i giorni in TV.Per quale motivo voi cuo-chi recentemente siete di-ventati dei personaggi? È merito solo della Tv?Siamo stati relegati nelle

cucine con il grembiule sporco di sugo per tanti anni, poi c’è stato il ribal-tone e siamo diventati fin troppo di moda, tanto che ci sono molti ciarlatani in giro. Credo non sia merito solo della Tv, perché cuci-nare piace alle persone, ri-entra nella quotidianità, è una cosa grazie alla qua-le ti puoi rilassare. La gente è stufa di politica, vuole farsi due risate e imparare qualcosa di costruttivo e forse adesso si è accorta di avere un grande patrimo-nio gastronomico che gli altri sfruttano meglio di noi.Che significa?Tutto il mondo viene in Ita-lia per mangiare, ovunque ci sono chef che hanno fatto i soldi con la cucina italiana. Era ora che anche noi cuo-chi del Bel Paese ci accor-gessimo di ciò che abbiamo. Che cosa pensi del celebre chef Gordon Ramsay?Adoro Gordon, sono solo meno biondo e molto più tranquillo di carattere. È un amico, apparentemente un pazzo scatenato che in real-tà è una persona splendida. Anche se io non sposo la sua filosofia del “si lavora me-glio sottopressione”.Chi è stato il tuo mentore in cucina e da dove prendi ispirazione?Ho avuto tanti maestri e di

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ognuno ricordo qualcosa in particolare; a ventidue anni ho seguito alcuni stage di cucina nella capitale fran-cese, uno proprio presso un ristorante molto impor-tante di Parigi. Ricordo bene il discorso di benvenuto del capo chef ba-sato sull’umil-tà, lo studio e la tenacia; so-no parole che mi accompagnano tutti i giorni ancora oggi. L’ispira-zione, a volte, può nascere anche dalle proprie passioni, come per me sono la musica

e l’arte. Quando cucino la musica è sempre presente, il mio spiedino Rocket Queen è nato mentre ascoltavo il brano dei mitici Gun’s and Roses, da cui appunto pren-

de il nome.Quali sono le tue passioni,oltre la cucina?

“Sono un mo-tociclista con l’ipod sempre acceso che ama leggere gli au-

tori della Beat Generation e che adora fare surf nella Baia della sua città di nascita, San Francisco. Sono affascinato dalla tecnologia, a me piace

essere connesso con il mon-do, mi piace ispirare, inse-gnare e intrattenere attra-verso il mio sito o collegato direttamente con il mio so-cial network. Oggi abbiamo la fortuna di avere alla mano, il più moderno mezzo di comunicazione della nostra

le parole chiave?

umiltà, studio e tenacia

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itercucina

epoca. In rete esistono mol-te realtà che ci permettono di lavorare in ogni luogo con una batteria carica. Se dovessi dare un con-siglio a chi ti segue, quali sono i segreti per stupi-re in cucina?Direi che è necessario sor-

prendere, anche nella sem-plicità, perché c’è tanta o-mologazione in giro, e spes-so chi mangia è distratto e non si sofferma su cosa sta ingerendo. Dunque bisogna studiare e sperimentare tut-ti i giorni. Anche per prepa-rare un piatto semplice ci

vuole testa. Devi conoscere tutti gli ingredienti necessa-ri e trovare quali si legano meglio per trovare il giusto abbinamento ed ottenere un risultato ottimo. Far da mangiare non è facile, è una grande responsabilità e ci vuole molta intuizione.

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ora la cucina biologica

È Facile, veloce e per tutti i gusti

quali sono i benefici che se ne possono trarre? E qual è la cucina che ne deriva? La cucina biologica utilizza solo i prodotti che derivano dalla coltivazione omoni-ma, ossia quel sistema di coltivazione di cereali, frut-ta e verdura che non fa ri-corso all’uso di fertilizzanti sintetici e di pesticidi. Residui di entrambi que-sti composti sono infatti normalmente contenuti in quantità più o meno ridotte negli alimenti prodotti con un’agricoltura chimica che ogni giorno finiscono nei nostri piatti. Parecchie pa-tologie, che spaziano da leg-

Oggigiorno, nei pro-grammi televisivi, sui

giornali, nelle sala d’attesa del medico oppure in In-ternet, si sente sempre più discutere di alimentazione sana e di cibi biologici. L’aumento di manipolazio-ne industriale degli alimenti e la incremen-to drammati-co delle aller-gie collegate all’assunzione, insieme al cibo quotidia-no, di coloranti, pesticidi e conservanti di vario tipo, ha innescato una presa di co-

scienza generale circa l’im-portanza della qualità di quello che si ingerisce, per la salute della mente e del corpo. Ecco che allora i cibi prodotti secondo i principi

del l’agricol-tura biologica sono necessa-riamente usci-ti dalle nicchie seminascoste di negozi ed erbor ister ie specializzate

dov’erano sino ad ora con-finati, per comparire sugli scaffali dei supermercati. Ma cosa si intende esatta-mente per cibo biologico? E

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alimentaZionebiologica

Amore p er il Bio

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itercucina

gere intolleranze alimentari a casi di cancro e ad altre malattie degenerative, sono infine state scientificamente correlate con l’accumulo nel nostro organismo di questo tipo di veleni. È ovvio che la possibilità che oggi si ha di ricorrere ad alimenti

“puliti”, facilita un cammi-no individuale e collettivo di recupero della salute. Il recupero poi è anche plane-tario, perché un’agricoltura che non fa uso di sostanze chimiche non inquina le falde acquifere, non stermi-na miliardi di microrgani-

smi e insetti utili, non lascia depositi di metalli pesanti, non sterilizza i terreni e non ne provoca l’erosione. Ma l’alimentazione e la cucina biologiche che ne derivano non hanno solo questa pur grande finalità. L’analisi del-la situazione nutritiva at

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Amore p er il Bio

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tuale che è derivata da que-sto strumento si è spinta un po’ più in là. Si è affermato che il ritorno ad un’alimentazione sana non può essere distinto dal-lo scopo di ripristinare con-dizioni ottimali di perfetta forma fisica e mentale. Per realizzare questa condi-zione gli esperti consiglia-no pasti a base di prodotti sì biologici, ma anche inte-grali. Si è visto, infatti, che la pasta, il riso, i biscotti, il mais e il pane, utilizzati nella loro forma integrale, ossia quando non sono stati sottoposti a processi di raf-finazione sbiancanti, demi-neralizzanti e devitalizzan-ti, sono un'ottima ricetta per una salute duratura.Varie scuole di cucina natu-rale, come ad esempio la macrobiotica, hanno svi-luppato in questo senso un insieme di conoscenze ve-ramente interessanti, sia dal punto di vista nutrizionale che da quello del gusto.

Grazie al supporto di ricet-tari ben calibrati è possibile oggi fare in modo che que-sto tipo di cucina non sia più di difficile esecuzione e che soddisfi tutte le esigen-ze di ogni famiglia, riuscen-do anche a rispettare i tem-pi veloci della vita moderna

e adattandosi ai gusti di tut-ti, grandi e piccini. “Come e cosa mangiare fa parte delle più importanti decisioni quotidiane. La sa-lute, il benessere e la consa-pevolezza del mondo sono prodotte direttamente da questi elementi”.

bolzano, città capoluogo dell’o-monima provincia, collocata in una valle abbracciata dalle alte montagne che la circondano, apre le porte a “biolife 2011 – sapori e profumi, salute, sostenibilità”.dal 18 al 20 novembre 2011 la

città altoatesina sarà votata al biologico. per questa tre giorni il pro-gramma stilato è davvero molto intenso e si articola tra convegni, degustazioni e dibattiti.

eventi

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Preparazione:Affettate il pane ricavando 16 fettine alte 1cm. Ponete le fette di pane a to-stare in forno a 200° fino a che diventeranno dorate (basteranno pochi minuti), poi estraetele e lasciate in-tiepidire per un attimo. Affettate finemente il lardo.Lavate e dividete in quarti i pomodori e tritate il ro-smarino; disponete il lardo sul pane tostato, dopodiché cospargetelo di pepe maci-nato; posizionate su ogni bruschetta un pezzetto di pomodoro e il rosmarino tritato grossolanamente. Servite immediatamente.

bruschette al lardoe rosmarino

(per 4 persone)200 g di lardo di colonnataUn filoncino di pane (tipo baguette)4 pomodori ciglieginoun rametto di rosmarinopepe macinato fresco q.b.

ingredienti

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Ricette della tradizione

antichisapori

C

C

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itercucina

piZZocheri valtellinesi

Preparazione pasta:Mescolare le due farine, impastarle con acqua e la-vorare per circa 5 minuti. Con il mattarello tirare la sfoglia fino ad uno spesso-re di 2-3 millimetri dalla quale si ricavano delle fasce di 7-8 centimetri. Sovrap-porre le fasce e tagliarle nel senso della larghezza, otte-nendo delle tagliatelle lar-ghe circa cinque millimetri. Cottura e condimento:Cuocere le verdure in ac-qua salata, le verze a piccoli pezzi e le patate a tocchetti, unire i pizzoccheri dopo 5 minuti (le patate sono sem-pre presenti, mentre le ver-

ze possono essere sostitui-te, a secondo delle stagioni, con coste o fagiolini). Dopo una decina di minuti raccogliere i pizzocheri con la schiumarola e versarne una parte in una teglia ben calda, cospargere con for-maggio di grana grattugia-to e Valtellina Casera a sca-glie, proseguire alternando i pizzoccheri e il formaggio. In una pentola soffriggere il burro con l’aglio lasciando-lo colorire per bene, prima di versarlo sui pizzoccheri.Senza mescolare servire i pizzoccheri ancora bollenti con una spruzzata di pepe macinato fresco.

(per 4 persone)400 g di farina di grano saraceno100 g di farina bianca200 g di burro250 g di formaggio valtellina casera150 g di formaggio in grana da grattugia200 g di verze250 g di patateuno spicchio di aglio pepe macinato q.b.

ingredienti

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Filetto al pepe verde

Preparazione:Per preparare il filetto al pepe verde per prima cosa legate il filetto con dello spago, schiacciate con il pestacarne un cucchiaio di grani di pepe verde sgoc-ciolati dalla salamoia e fate-li aderire premendoli sulla superficie delle 4 fette di carne. Sciogliete una noce di burro in una padella e fate scottare i filetti a fuo-co allegro 2 minuti per lato, dopodiché toglieteli e con-servateli al caldo. Deglassa-te il sughetto rimasto con il brandy, e unite la senape.Versate poi nella pentola la panna fresca, il resto del

pepe verde, il sale e fate addensare leggermente il tutto a fuoco moderato. Po-nete di nuovo i filetti qual-che secondo in padella a insaporire con il sughetto. Disponete i filetti al pepe verde su piatti da portata scaldati, servendoli ben caldi e cosparsi della salsa di cottura.

Consigli:Se preferite sentire l’aroma del pepe verde, ma non il suo gusto piccante, evi-tate di pestare i grani col pestacarne e limitatevi ad aggiungerli interi alla pre-parazione della salsa.

ingredienti(per 4 persone)

un bicchierino di brandy1 grossa noce di burro4 fette di filetto di manzo (circa 150-200 gr l’una)150 ml di panna2 cucchiai di pepe verde in grani in salamoia2 cucchiai di senapesale q.b.

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itercucina

Preparazione:Sbucciate le pere, tagliatele a quarti, togliete i semi e la parte dura centrale e ada-giatele in un tegame largo senza sovrapporle, versate a filo il vino bianco e fate cuo-cere a fuoco allegro fino alla completa evaporazione del liquido di cottura.Nel frattempo tritate il cioc-colato fondente e sciogliete-lo a bagnomaria, aggiunge-te 100 gr di burro a pezzetti; mescolate per sciogliere il tutto e lasciate intiepidire.Intanto in un mixer sbat-tete il restante burro con 50 gr di zucchero e i tuorli d’uovo, fino ad ottenere una

bella crema liscia e chia-ra, alla quale aggiungerete il composto di cioccolato fuso ormai tiepido. Versa-te il composto ottenuto in una ciotola capiente e unite gli amaretti sbriciolati fine-mente, la farina e il lievito setacciati con cura.Montate gli albumi a neve ferma e una volta pronti, in-corporate il resto dello zuc-chero sbattendo per qual-che secondo ancora. Unite delicatamente gli albumi monatati a neve al compo-sto di cioccolato e amaretti, mescolando dal basso verso l’alto, per incorporare aria e non smontare l’amalgama.Dividete l’impasto in due parti e versate la prima metà in una tortiera imburrata e infarinata del diametro di 22-23 cm, quindi coprite il tutto con le pere che a loro volta coprirete con il resto della preparazione.Mettete la vostra torta in forno preriscaldato a 180° per almeno 40 minuti. Una volta pronta, lasciate ripo-sare per circa 10 minuti la torta nella tortiera per farla raffreddare, in modo che non si afflosci, quindi to-glietela dallo stampo con delicatezza e spolveratela con dello zucchero a velo. Servitela tiepida o, ancora meglio, fredda.

torta al ciocco-lato e pere

ingredienti(per 4 persone)

100 g di amaretti170 g di burro200 g di cioccolato fondente200 g di farinamezza bustina di lievito700 gr di pere4 uova350 ml di vino bianco moscato100 g di zucchero

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un aereo che non inQuina? da oggi il sogno È diventato realtà. il primo velivolo al mondo alimentato ad idrogeno si chiama rapid 200-Fc, ed È stato interamente realiZZato in italia da un team di lavoro italo-europeo.

l'idrogeno decolla dall'italia

Rapid 200-fc

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È stato battezzato "Rapid 200-fc", è italiano ed è il

primo prototipo di aereo al mondo propulso ad idroge-no. Nato da un progetto ita-lo-europeo e coordinato dal professor Giulio Romeo, il velivolo ad emissioni zero è stato presentato al pubblico nel luogo più adatto ad ac-cogliere gli sguardi verso il futuro: lo spazio Stazione Futuro delle Officine Gran-di Riparazioni, uno degli eventi principali in occasio-ne dei 150 anni dell’Unità d’Italia. L’aereo supertecno-logico ha un’ apertura alare di 10 metri e nel corso della fase sperimentale messa in

itermovimento

atto lo scorso anno, ha su-perato un test di volo di 40 minuti con buoni risultati. Ottime le prestazioni: è in grado, infatti, di raggiunge-re una velocità di 145-150 chilometri/h e possiede una autonomia di circa un' ora. Alimentato mediante gene-razione di corrente ad alto potenziale, in un sistema di ionizzazione e di ri-combi-nazione dell’idrogeno che ha per prodotto finale circa 100-110 Amps di corrente elettrica a 200-240 V, pos-siede, inoltre, per garantire la sicurezza delle operazio-ni di volo, una seconda fonte di energia costituita

giulio romeo è un docente al dipartimento di ingegneria aeronautica e spaziale del politec-nico di torino dal 2001. laureatosi al politecnico in ingegneria aero-nautica nel 1973, è attivo nel cam-po dell'insegnamento dal 1980 ricoprendo una cattedra fissa da poco più di un decennio. da quasi 40 anni da il suo contributo alla ricerca aeronautica partecipando a progetti italiani e internazionali.

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Rapid 200-fc

da un pacco di batterie ai polimeri di Litio da 20 kW in grado di garantire poten-za supplementare o alter-nativa durante il decollo e durante il rullaggio iniziale. Per la messa a punto del ve-livolo, del sistema energeti-co e di quello elettrico, sono state coinvolte dieci enti ed aziende a vario titolo nel progetto “Enfica Fc” (ENvi-ronmentally Friendly Inter City Aircraft powered by Fuel Cells) portato avanti della Comunità Europea. Il team è costituito dal Poli-tecnico di Torino(Capofila, Skyleader (Cz) (realizzazio-ne del velivolo), Intelligent

il prototipo del veivolorapid 200-fc

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Energy (Uk) (progetto e re-alizzazione delle Fuel Cells ad H), APL (Uk) (ha curato i serbatoi e l’alimentazione ad alta pressione), Mavel Elettronica (progettazione e realizzazione di inverter e controllo elettronico della potenza), Università di Pisa (prove in laboratorio del si-stema elettrico). Il progetto è stato selezio-nato dal comitato di pro-grammazione aeronautica e spaziale della Comunità Europea tra diverse centi-naia di progetti presentati, con un costo di 4.5 milioni di euro di cui 2.9 finanziati dalla Commissione Euro-pea. I buoni risultati otte-nuti finora fanno presup-porre che, a breve, sarà già possibile utilizzare a bordo di velivoli da trasporto dei sistemi ausiliari alimentati ad idrogeno. Tra i sistemi analizzati sembrano di pos-sibile realizzazione l’APU (Auxiliary Power Unit), il sistema di retrazione dei carrelli di atterraggio, il si-stema di condizionamento dell’aria, il sistema di anti- glaciazione delle superfici portanti e, tra i vantaggi di un velivolo di questo tipo, vi è anche la sua estrema si-lenziosità che è una caratte-ristica che potrà migliorare fortemente la qualità di vita nei pressi degli aeroporti.

la stazione Futuro torino 2011 è una mostra allestita all’interno delle Officine Grandi Riparazioni dal 17 marzo al 20 novembre. curata da riccardo luna, diret-tore di Wired, la mostra accom-pagna i visitatori in un viaggio alla scoperta dell’italia che ci attende nel nostro futuro.

attraverso ologrammi, realtà aumentata e video in 3d sono esposte tutte le innovazioni che permetteranno di vivere una nuova rivoluzione industriale fortemente legata alla diffusione di massa di internet e alle nuo-ve scoperte scientifiche già oggi in fase di sperimentazione nei laboratori dei centri di ricerca. nell’allestimento, che ricostru-isce lo spaccato di una ideale città delle idee, ognuna delle 12 tematiche (internet, energia, chimica verde, rifiuti, territorio, cibo, salute, casa, lavoro, spazio, mobilità e tessuti) è rappre-sentata in un’ isola espositiva costituita da blocchi di elementi cubici comunicanti tra loro che permettono al visitatore di sce-gliersi il proprio percorso parte-cipando in modo attivo e creativo all'evento.

torino 2011Stazione futuro

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itermovimento

Ma qual è l’obiettivo acca-rezzato dal gruppo di la-voro? Portarlo a diventare presto un vettore funzio-nante ad idrogeno che pos-sa essere utilizzato per voli intercity e intra-regionali: “L’obiettivo di questo pro-gramma -spiega infatti Ro-meo- è quello di costruire un aeroplano funzionante ad idrogeno sfruttando al meglio la tecnologia mobi-le per creare un velivolo in grado di collegare le città in volo, eliminando totalmen-te l’impatto sull'ambiente”. “Il piano di lavoro finanzia-to dalla Ce, inoltre, si arti-cola in due studi: Il primo

studio prevede la modifica di un aeroplano leggero bi-posto con motore elettrico alimentato completamente ad idrogeno. Su questo ve-livolo, i test di volo mira- no ad individuare vantaggi tecnici e miglioramenti di rendimento ottenuti dalla nuova generazione di po-tenza elettrica”. “In parallelo

-conclude Romeo- si stan-no svolgendo, collaborando con i partner Israel Aircraft Industry, Universite’ Libre de Bruxelles ed Evektor, studi di tipo prettamente teorico che, nella fase ini-ziale, non avranno imme-diata applicazione pratica, a causa dei limiti tecnologici attuali non indifferenti, ma che mirano a permettere di utilizzare concretamente i propulsori ad inquinamen-to zero per equipaggiare i velivoli del segmento regio-nal o intercity da 20-30 pas-seggeri, prima di aspirare a progetti ancora più estesi.”

collegare le città in volo

eliminando l'impatto

ambientale

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il prototipo del veivolorapid 200-fc

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Alla Conferenza Mon-diale dei veicoli Intel-

ligenti, il Vislab, il laborato-rio dell’Unità di Parma che studia la guida autonoma, torna a far parlare di sé, presentando il prototipo di quella che è stata definita l’auto del futuro.Questo concentrato di tec-nologie chiamato Braive, realizzata da scienziati ita-liani guidati dall’ingegnere elettronico Alberto Broggi, è un’ autovettura derivata dalla Hyundai Sonata sulla quale sono stati installati numerosi sensori (10 tele-camere per una visuale a 360°, 3 laser a singolo pia-

no, 1 laser a 4 piani, 16 fa-sci laser, DGPS e IMU) per la percezione dell’ambiente circostante e un innovativo sistema drive-by-wire gra-zie al quale il veicolo può

guidare autonomamente.I moderni sensori permet-tono di rilevare ostacoli, ad esempio i pedoni, e suonare il clacson; se la distanza si

rivela critica l’auto frena da sola. Tra le grandi innova-zioni proposte dalla vettura troviamo lo Stop&Go che permette di gestire la guida in colonna in totale auto-nomia: il sistema intervie-ne regolando la velocità di spostamento del veicolo in base a quella del veicolo precedente che verrà segui-to anche in termini di traiet-toria, agendo sullo sterzo. Numerose altre caratteri-stiche rendono quest’auto davvero unica: spegnimen-to automatico degli abba-glianti quando sopraggiun-ge un veicolo in direzione inversa, riconoscimento di

il Futuro dell'auto

È made in italY

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tecnologiae sicureZZa

Braive l'auto del futuro

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itermovimento

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itermovimento

Braive l'auto del futuro

alberto broggi, ingegnere a capo del progetto

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tutti i cartelli stradali italia-ni, controllo della distanza di sicurezza e relativo cruise control; l’auto è anche prov-vista di ricerca e calcolo au-tomatico dei parcheggi. La presentazione in ambito internazionale del veicolo intelligente BRAiVE (acro-nimo di BRAin drIVE) è avvenuta alla Conferenza Mondiale dei Veicoli Intel-ligenti tenutasi a Xi’an in Cina. Durante la manifesta-zione il VisLab è stato pre-miato con l’Institution Lead Award, conferito dall’orga-nizzazione americana IEEE (Intelligent Transportation System Society) e destinato ai gruppi che si sono dimo-strati punti di riferimento nel settore della ricerca sul-la mobilità intelligente.“BraiVe è un progetto di assoluta eccellenza, un con-centrato di tecnologia stu-diato minuziosamente sia negli interni che negli ester- ni” sottolinea all’ADNKRO- NOS il rettore dell’Univer-

sità di Parma Gino Ferretti e l'obiettivo del laboratorio VisLab è quello di realizza-re, al termine del progetto, un’ auto in grado di com-piere un percorso imposta-to su mappa, anche di con- considerevole difficoltà, in maniera autonoma, sicura e

con ampie garanzie di affi-dabilità, con lo scopo finale di rimpiazzare l'uomo che, a causa dei suoi frequenti errori alla guida, provoca il 93% degli incidenti strada-li, il quale potrà godersi il viaggio in tutta tranquillità e sicurezza.

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interni dell'automobilebraive

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numero 00 | novembre 2011itereditrice Quadratum s.p.a.

sede legale ed amministrativa: scuola del design

(politecnico di milano)via durando, 10 - 20158 milano - italY

sito web: www.itermagazine.it - email: [email protected]

presidente e amministratore delegato: matteo carinidirettore editoriale: luca cagliani

responsabile settore IterCultura: mila belloniresponsabile settore IterCucina: elisa codaZZiresponsabile settore IterModa: matteo carini

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