Italo scelza il pittore che visse due volte

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Catalogo mostra opere di Italo Scelza 1965-2010 Frosinone 12 giugno 2012 villa comunale

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A CURA DI

ALFIO BORGHESESEBASTIANO PALUMBO SCELZA

UN SENTITO RINGRAZIAMENTO A

• Graziella, una grande donna che é vissuta accanto ad un grande artista;

• Akan e Sabatino, che hanno offerto la loro costante compagnia negli ultimi dieci anni;

• Antonio, un uomo dalle grandi dimensioni, fisiche ed umane;• Irma, la zia bella e generosa;• Alessandra ed Enrico, fratelli e figli discreti e sinceri;• Pierluigi, fratello e figlio adottivo;• Claudio, amico sempre presente;• Nabito architects & partners;• Tutti gli amici che hanno conosciuto mio padre.

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...a mio padre.

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Ci siamo scontrati girando l’angolo di un palazzo…. E non ci siamopiù lasciati. Una passione….abbiamo dimenticato la famiglia, ifigli…. Una passione ardente. Uno scandalo in Ciociaria: i miei dice-vano “ Graziella, sciagurata, hai lasciato un uomo buono, bravo, un signore…. Per un pittorucolo. Un pittorucolo…. Italo Scelza, uno dei più valenti artisti italiani,Palumbo all’anagrafe che prende il nome d’arte dal cognomedella madre: dopo gli studi all’accademia a Napoli insegna aCeccano negli anni ’60, poi a Roma, nel 1970 apre lo studio aMilano, nel 1989 in Canada e poi in California. Nel 1997 è a Romacome docente di pittura all’Accademia di Belle Arti. Tra i cicli diopere più famosi, “La Pantas’ma” e nel 2003 quello dedicato alpopolo Masai, dopo un viaggio in Tanzania con il fotoreporter PieroPomponi. Ma è con Rea, Gismondi, Loreti e Floridia ( con i qualifonda il gruppo 5 di nuova realtà) e con gli amici Sughi, Volo,Turchiaro, Calabria, Guida, Mulas e Marotta che nasce il rapportopiù stretto. Un gruppo di banditi, li definisce la moglie, spiritosi, diver-tenti, amanti della battuta e dello scherzo ad ogni costo.ItaloScelza, poi, che si rifugia nel suo studio a Supino, che parla con lamorte, che dipinge la malattia “impietosa testimonianza di un’espe-rienza estrema” – scrive Mario Lunetta. È il ciclo delle “Stanze diCareggi”: presenta una serie di ritratti di persone che recano visibi-li gli effetti della chemioterapia. Un percorso che Italo ha intrapresodal soggiorno in ospedale a Poggio a Caiano, alle cure di Careggi,tra speranza e tentativo di allontanarsi dal male attraverso la pittura,l’arte che esorcizza il dolore così evidente nel ritratto di Graziella, lamoglie appassionata, nell’autoritratto dopo la chemio e nelle rap-presentazioni del letto d’ospedale, del guanciale e del lenzuolo cheappare come un sudario. Alfio – mi ha detto Italo a Supino con unadolcezza infinita – mi devono amputare la gamba. Vedi, mi stoorganizzando, dormirò qui, in salone. Ma vorrei continuare a dipin-gere, ho le mani e la pazienza. Ma queste scale per raggiungere ilmio studio….Organizza una bella mostra, che io possa vivere duevolte. Eccola l’antologica di Italo Scelza, voluta fortemente daGraziella e da suo figlio Sebastiano.Mi aspetto di vedere apparire Italo, da un momento all’altro, che midice:” bravo Alfio, hai fatto una bella esposizione. Sono qui, vi hofatto uno scherzo….per vedere come ve la cavate senza di me”.Che dire Italo…. ci manchi.

Alfio Borghese

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L’AMOUR FOUIl piacere della pittura

Una passione intensa e dura-tura ha legato Italo Scelzaalla pittura, permettendogli

per oltre un cinquantennio diattraversare i territori dell’arte e diesplorare i recessi di un immagi-nario che non conosce regolecerte né approdi sicuri, ma sol-tanto l’urgenza di un progettocontinuamente in progress. La sua centralità non solo non èmai stata messa in discussione,ma con il tempo si è rafforzata,diventando anzi essenziale: seb-bene l’artista sia stato sempremolto attento agli esiti delleesperienze legate alla contem-poraneità, mai ha deviato, mai siè allontanato da una direzioneche sembrava tracciata fin dal-l’inizio, anzi sempre si è sottrattoalla tirannia di rincorrere ad ognicosto la spettacolarizzazionedella novità. Nel percorso di ricerca costruitocon una coerenza che ormaiappare sempre più rara, la pittu-ra, infatti, è stata strumento eletti-vo di espressione, tanto duttileda permettere continue scom-posizioni, variazioni o semplice-mente fratture e rimodellamenti,per favorire contaminazioni for-mali, slittamenti di significato,riappropriazioni concettuali eripensamenti critici del passato.Guidato dalla consapevolezzache soltanto dentro la sogliadella pittura gli sarebbe statopossibile trovare risposte alle pro-prie incessanti interrogazioni eche solo davanti ad una telaavrebbe potuto cercare di scio-gliere i nodi dell’esistenza, halavorato per risolvere la parzialitàdel farsi delle cose nell’assolutez-za dell’arte.Seguendo l’imperativo di unacreatività che non permettederoghe, pretendendo anzidedizione e costanza, e le ragio-

ni di un linguaggio di matrice figurativa, declina-to alla luce di posizioni operative capaci di cap-tare e trasformare fermenti e suggestioni diverse,Scelza ha sperimentato senza sosta, a tracciareprospettive di piacere, in cui le immagini trovanosempre la condizione per dispiegarsi suadente-mente sotto i nostri occhi, come sorprendenteesito del conquistato equilibrio tra manualità eintellettualità. L’opera allora si presenta come uncircuito dinamico di riferimenti interni ed esterni,in un continuo rimando tra sostanza pittorica eforma mentale, tanto che se pure l’immagine sipone come concretizzazione di un’idea, nonpuò però prescindere da trovare appagamentonella materia stessa che l’ha generata.Fin da principio, infatti, la pittura gli ha permessodi materializzare l’intensità del proprio sentire, maanche le problematiche di una dimensione cul-turale, in cui differenti assunti propositivi si sonointrecciati e sovrapposti a generare ricercatisconfinamenti e definire orizzonti entro cui divolta in volta muoversi. Essa non solo ha regolato la sublimazione degliaccadimenti che ritmano la quotidianità del vis-suto, ma ha consentito di indagare la densità diun pensiero, diventato con il tempo l’elementoche gli ha permesso di forzare continuamente ilimiti di sé. L’intento è stato tradurre in immagini le sollecita-zioni provenienti dalle esperienze di vita, percostruire un metaforico dialogo con il mondo,attraverso cui mettere a nudo le inquietudini chealimentano il rapporto con la realtà, ma ancheconcretizzare il senso di una pratica di lavoroche ha saputo coniugare memoria e sperimen-tazione, così da poter leggere in controluce isegni dell’arte e le riflessioni sulla sua storia,creando una catena di assonanze, di analogiee riferimenti visivi, che liberano le immagini daogni obbligo. Proprio queste sono le coordinate di un campodi indagine entro cui è giunta a maturazione lapluralità dell’esperienza artistica di Scelza, alpunto che la pittura ha finito per presentarsicome possibilità di decantare l’azione in un pro-cesso di organica strutturazione intorno a ciclitematici, che negli anni hanno contraddistinto ilsuo operato, segnando il corso dei transiti, deirecuperi e delle citazioni. All’interno dei due differenti nuclei propositivi - lamemoria e la sperimentazione - l’artista, infatti,ha definito il proprio linguaggio, in cui il substratoimmaginifico, che ha trovato la sua specificità inuna stratificazione culturale che non può essereignorata, si confronta continuamente con

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l’articolazione legata al tempo presente, per preservare e rendere ancorauna volta attuale la persistenza del passato, attraverso gli strumenti offertidall’arte. Nella sua pittura coesistono l’esigenza di una messa in forma del quotidia-no e la rielaborazione di raffinati esercizi di memoria, tanto che i segni delvivere si mischiano con quelli della creatività, come se questi ultimi fosse-ro l’unico mezzo per chiarire i primi.I quadri allora trasudano un’energia a stento contenuta, eppure sapiente-mente bilanciata da un’impaginazione formale: la pervadente alternanzadi pennellate di intensità diversa, accostate o sovrapposte per cadenzarelo sviluppo di modulazioni cromatiche, spesso portate verso la saturazione,è tenuta costantemente sotto registro sia dall’esigenza di un ricercatoancoraggio alla realtà, per bloccare la crescente rarefazione operata dal-l’intelletto, sia dalla volontà di andare oltre, per potenziare quella capaci-tà di trascendimento insita nella pittura stessa e prendere le distanze dagliimperativi della materia. In essi la sensualità tattile del colore e l’opulenzavisiva dell’immagine suggeriscono da una parte la ricerca di un’armoniaraffinata, mai casuale, creata anzi da un ricercato crescendo di tensioni,che sulla tela trovano momentaneo equilibrio, dall’altra la necessità di unasintesi tra l’emozione del sentire e il rigore di una costruzione intellettuale,che sono entrambi parte integrante del progetto. Tale duplice polarità diventa il confine di una curatissima messa in scena,che non si propone mai come artificio della visione, semmai come il luogodelle apparizioni, che non raccontano, ma alludono e suggeriscono. Ogni propensione esclusivamente narrativa è, infatti, rifuggita, perché ciòche ha intrigato Italo Scelza non è stato mai descrivere il divenire che sidispiega sotto i nostri occhi, ma rivelare la complessità di quella realtà, chesolo con l’arte ha la possibilità di esprimersi completamente. Attraverso la pittura l’urgenza espressiva dell’esistenza tende ad ordinarsi, atrovare una solida organizzazione formale, capace di restituire la ricchezzadell’immaginario da cui proviene e da cui, soprattutto, ha continuato atrarre nutrimento, per dare corpo al profondo trasalimento che scuote chisi abbandona all’arte.

Loredana Rea

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Roma ore 24_1965_olio su tela_cm 160x120

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Ipotesi di Crescita Tecnologica. “La Cittá” - 1968 - di Daniele Majone

“Ma, ora, l’urlo è dentro le immagini, perché tutto è immerso nel vuoto: porte e fine-stre viste come frammenti di una realtà metafisica, sono indicative di una esperien-za che non consente piú illusioni sull’abitabilitá umana di una cittá. Le immaginisuccessive, materiali plastici e metallici, fabbriche, hangars, stadi, edifici ci dannoconferma di una vocazione costruttivista, legate come sono al mondo della tecni-ca. Esse sono costruite con un geometrismo allucinante e se indubbia è la presache afferra per un deciso nitore cromatico, si sente tuttavia che una sorta di ambi-guità viene alla superficie per il dramma incombente: da un lato il fascino dellabellezza che è conquista dell’uomo – il prodigio tecnologico è ormai incontestabi-le -, dall’altro la paura che è nell’inconscio, come uno spettro che è in noi, che amano a mano ci divora, vanificando ogni tentativo di liberarcene: la macchinaperfetta che abbiamo costruito per inseguire un sogno, ci scoppierà tra le mani esará la fine…”.

Ipotesi sull’Esito di una Crescita Tecnologica - Roma 1971 - di Guido Giuffré

“L’artista, in altre parole, si muove lungo una prospettiva scelta con la partecipecoscienza di appartenere a un tempo che di scelte non ne lascia troppe – e lodimostra il cammino compiuto dalla sua pittura, da una materia corposa e da unavisione mossa, anzi sommossa da una spinta romantico-espressionista, all’apprododi queste calcolate politezze; ma su quella prospettiva opera poi con ammirevolefedeltà alla matrice lirica ch’è la sua piú profonda, ad essa riducendo ogni assun-to intenzionale, che senza smentirsi cambia tuttavia natura, e il giudizio si colora diironia, e lo sgomento stupisce in una estasi incantata e disincantata insieme.Prendiamo coscienza, sembra voler dire Scelza, dello slittamento pericoloso eassurdo che stiamo vivendo; ma la sua pittura confonde la semplicità di quel con-cetto, lo smentisce e lo arricchisce, ne annega il senso letterale in quello diun’esperienza ben piú complessa e implicante, dove la ragione è quella appuntodella fantasia, e non v’è rischio senza la salvezza – limitante quanto risolutiva – del-l’arte”.

I Giardini del Futuro – “Paese Sera”, novembre 1971 - di Duilio Morosini

“Verrá il giorno in cui avrete quartieri e giardini con uno spazio da vendere ed in cuitutto vi apparirà piú pulito, passato all’autoclave. Nelle sue grandi distese, lastre dipolaroide (per il dosaggio e filtraggio razionale della luce) proteggeranno e rigene-reranno quotidianamente la vostra vista messa alla prova dal lavoro. Sottosuoli concentrali termiche ed impianti di irradiazione di raggi ultra violetti – diventati serviziurbani- vi garantiranno climatizzazione ed elioterapia nelle stagioni piú impervie.Respirerete aria ed assorbirete acqua senza smog e senza batteri: depurate dagiganteschi distributori di ozono. Da questo mondo, passato al vaglio di tanti scher-mi e filtri (nel quale la nevrosi resterà un brutto ricordo del passato), da questo razio-nalissimo habitat, guarderete al Falansterio di Fourier come ad un preistorico epi-sodio della filosofia utopistica. Ebbene, questo potrebbe essere uno dei modi dileggere la favola avveniristica dipinta dal giovane Italo Scelza (galleria Ciack).Naturalmente, come tutte le favole, anche questa ha la sua morale”.

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La piazza d’Italia_1970-71_olio su tela_cm 200x180

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Un Meridionale nella Megalopoli - Aprile 1972 - di Italo Avellino

“L’impatto col metallo risveglierá poi la sua vena pittorica, la sua indole poeticafatta di angosce e paure che il pittore esalta con la nitidezza della sua grafia, conla chiarezza dei suoi colori. Nessun crepuscolo, molta solitudine. Dove andrá ItaloScelza? Una risposta c’è, a nostro avviso, nell’ultima delle sue tele: “il grande prato”.Un quadro notevole. Uno squarcio di pianura composto da un tappeto di tubi verdi,azzurri, marrone che si perde nell’orizzonte: la campagna metafisica di domani?”.

I contenuti Urbani – Aprile 1972 - di Dario Micacchi

“Le immagini di cittá e di natura che qui presenta Italo Scelza sono ricche di signi-ficati e la serenità della visione è come la preparazione a un’apparizione altra por-tatrice di significati altri. I quadri sono sempre costruiti con energia, grazia, ironia. Ilfatto che il mondo sia dipinto come uno spazio dove l’immaginazione puó muo-versi con movimenti quasi musicali, di balletto – il “ballet mecanique” di FernandLéger, perché no? -, non significa cancellazione o svista dei contenuti tragici e vio-lenti del mondo, anzi. Italo Scelza parte dalla realtà ma corre avanti con l’immagi-nazione. Venuto alla cittá dai luoghi di antica campagna e di piú antica natura,ora ne restituisce, un’immagine costruita dal punto di vista della cittá, con le ideee l’esperienza della cittá industriale, tecnologica e consumistica. Le occasioni poe-tiche per quella che diventerà l’immagine visionaria possono essere le piú quotidia-ne e banali: i materiali plastici e metallici dei cantieri, le fabbriche, le macchineindustriali, le vernici, i vapori chimici, il gioco e il conflitto di tutto ció con l’anticanatura: ne viene fuori un <palcoscenico> lirico neometafisico con un balletto diforme e colori ben armonizzati tra il minerale e l’organico”. “ L’immagine ironica hauna sua calcolata ambiguità: c’è bellezza delle cose ma anche spettralitá. Da pit-tore intensamente lirico com’è, Italo Scelza lascia all’uomo, e non alla tecnologiae alle macchine, il significato e la prospettiva della costruzione”.

Le Immagini del Tempo - Milano 28 febbraio 1976 - di Mario De Micheli

“Ecco il punto: oggi come ieri, per Scelza, la pittura è un’operazione in cui il domi-nio razionale dello stile è fondamentale, ma è fondamentale perché il processocreativo è per lui, essenzialmente, un processo di conoscenza. Come non era neo-romantica la radice della sua utopia, cosí non è irrazionale l’immagine del <nega-tivo> che egli intende rappresentare nelle sue ultime prove. In fondo il suo giudiziosul <negativo> prende significato proprio dalla natura o qualità della sua utopiaprecedente. Scelza intellettualizza le sue emozioni, dá loro pungente precisione,calzante sigillo formale. Anche la rappresentazione del <negativo> si dichiara conuna fisionomia plastica limpida e tesa. Solo la bellezza, in arte, possiede il poteredella persuasione. E Scelza ci persuade del <negativo>. I suoi <grovigli> sonoquindi il motivo emblematico, enunciato con rara perspicuitá, di ció che non fun-ziona nella funzionalità della società tecnologica, sono l’indice catotico celatosotto l’apparente perfezione del sistema.Ma si bad: al tempo stesso tali <grovigli>, nella bellezza della loro enunciazioneformale, fanno ricrescere in noi il desiderio di veder restituire il valore della strumen-tazione tecnologica al servizio dell’umano. E’ cosí, nuovamente, il <negativo> sirovescia nel suo contrario. L’utopia rifiorisce”.

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Le immagini del tempo tre_1977_olio su tela_cm 130x130

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Gli Stucchi Colorati dal Sole - Catania 1983di Paolo Portoghesi

“Italo Scelza ci mette di fronte, dopo averli decontestualizzati, brandelli di cittá,frammenti di architettura scelti in funzione della loro densità, della loro ricchezza for-male. Il Barocco meridionale, le cornici di pietra intagliata servono di spunto peruna indagine fredda su alcuni catalizzatori della memoria collettiva, all’interno deiil pittore ritrova la sua immagine rimossa”.“Scelza, con grande forza evocativa e con la spregiudicatezza di chi persegue unfine istintivo, ci racconta il nostro raffronto viscerale e ambiguo con la cittá, il nostroattaccamento ai suoi segni, la nostra rinuncia a collegarli in un tessuto rigoroso epedante”.“Scelza, con le sue ispirate riflessioni ci aiuta a far luce su quel “grande ordine neidettagli” che è la grande forza delle cittá antiche, la grande eredità perduta daritrovare”.

Gli Stucchi Colorati dal Sole - Catania 1983di Gianfranco Proietti

“E fu un uomo nuovo, con determinazione assoluta ed un orgoglio sconosciuto,perché la posizione antropocentrica assumeva l’ampio respiro della coscienzacosmica. E da qui inizia “al termine di questa evoluzione, il terrore del giudice uni-versale”, l’uomo cede al “brivido metafisico”, all’angoscia davanti al “silence eternel des espaces infinis, allo stupore per il lungo, ininterrotto respiro del-l’universo”.L’arte barocca è pervasa da questo brivido, dall’eco degli spazi infiniti, dall’intimaunitá dell’essere. Di questa atmosfera è intrisa l’ultima e nuova opera di Italo Scelza,che ci riporta alla memoria le stesse emozioni nel raccontarci il mistero ed il fasci-no del barocco e della sua wolffiana espressione pittorica. Le strutture lignee e pit-toriche, gli “stucchi colorati dal sole”, sono di vaste dimensioni dove il colore trion-fa e la forma è nell’architettura medesima, al tempo stesso scultura e parte dell’in-sieme di una vasta scenografia, colma di magica atmosfera e passionalità”.“Oggi, sulla soglia di un altro grande cambiamento nel pensiero umano, determi-nato sempre piú dallo sviluppo ed uso delle tecnologie dei nuovi mezzi di comuni-cazione e di memorizzazione, Scelza dipinge lo smarrimento dell’uomo dinanziall’incognita di questa era. Nello smarrimento, particolare di ogni era in transizionee segno del nostro tempo, ecco apparire i corpi abbandonati dell’uomo d’oggisenza piú volto definito, accanto a spazi volutamente non dipinti quasi in attesa diuna nuova identitá non trovata”.

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La loggia dei crociferi_1989_olio su legno in rilievo_cm 200x220

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Il Mosaico e la Piscina – Sesto Fiorentino 1989di Gianni Pozzi

“Certo, i tempi adesso sono cambiati, lo riconosce anche lui, non c’è piú l’ideolo-gia e si crede poco alla possibilitá di intervenire nella vita collettiva. Ma Scelzacrede anche che certe esperienze, <se recuperate e continuate con intelligen-za>, possano sopravvivere”.

La “Zattera della Medusa” con gli occhi di un contemporaneo “Il Tempo”, 9 novembre 1991 - di Franco Simongini

“Le crisi ideologiche hanno provocato solo apparentemente un congelamento dipensiero e di azione, ma il pittore, che ha la fortuna di vivere il quotidiano non solosul piano realistico, ma soprattutto su quello immaginario, vive queste crisi, inmaniera diretta e intensa, e le trasmette nelle sue opere con tutta la forza e la vee-menza immaginativa perché restino e possano fissare date importanti”.

Paesaggi e Ombre Lunghe in un Crepuscolo di Luce“Il Messaggero”, 21 ottobre 1991 - di Vito Apuleo

“Come fotogrammi visti alla moviola scorrono cosí sulla retina dell’artista i brandel-li della sconvolgente terribilitá di quel capolavoro risolvendosi in suggestioni emo-zionali. Ció non per un pedissequo omaggio (a Géricault) ma in virtú di un gioco dirimandi che trova Scelza impegnato ad analizzare la situazione del vissuto leggen-do di quell’opera il senso di dissipazione della società che il suo significato racchiu-de”. “Quasi per illusione ottica le forme, allora, tenderanno a riassemblarsi per costruireuna rinnovata unitá nel cui spazio l’uomo possa tornare a guardarsi attorno”.

La Zattera dei Naufragi, tema caro agli artisti “Corriere della Sera”, 30 ottobre 1991 - di Enzo Bilardello

“Colori vivaci pur sotto cieli procellosi, corpi affastellati, pose manieristiche, citazio-ni da altri dipinti costituiscono gli ingredienti di una pittura movimentata, nella qualeil senso del trascorrere, della storia rapinosa degli elementi è tutto, e solo puó tem-perarla la gradevolezza del colore, la ricchezza di una strutturazione cromatica chepermane sempre rassicurante e confortevole in un orizzonte che ondeggia e sifrantuma”.

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La zattera nella grande lunetta_1994_olio su legno_cm 105x220

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Il Costruttivismo Mentale - Castello di Fumone - 1995di Carlo Pedretti

“Definirei la pittura di Italo Scelza una forma di costruttivismo mentale, manipolazio-ne di oggetti che possono esistere solo come concetti, testimonianze di eventiaccaduti, un modo quindi di replicare il tessuto misterioso dei sogni alla luce delSole. E pittura solare lo è, quella di Scelza, nell’avvicendarsi di immagini cui nonsempre è conferita presenza umana, ma che dell’umanitá condividono il pulsarecome nel flusso del sangue rapportato a quello dei fiumi, accenti d’acqua spumo-sa a ravvivare l’immobilitá del cielo come esordio di spettacolo pirotecnico para-dossalmente mediano, visione sottesa, quindi, di uno spazio non mai astratto etanto meno astruso, ma perfino con connotazioni territoriali, dove si puó individua-re il percorso, sia pure tortuoso, verso la solarità”. “La pittura di Scelza, per dirla conuna espressione che rischia di suonare cliché, è un universo che si espande in ognidirezione, popolato di punti focali che fanno della prospettiva della memoria uncontinuo sconvolgimento pur sempre dominato dalla ragione, e che puó, quindiassumere connotazioni musicali come a evocare il leggendario suono delle sferedell’universo pitagorico. Ed è cosí che Scelza puó trasmettere sulla stessa lunghez-za d’onda di Leonardo. Egli stesso è solare, ottimista, costruttivo. Nell’etere dei nostrisentimenti, delle nostre ansie e incertezze, delle nostre sofferenze e angosce, il suomessaggio ci giunge, chiaro e distinto, come se viaggiasse da sempre nel tempo”.

L’Altrove di Italo Scelza - Desertiade, 1999di Giuseppe Neri

“Tele giocate sul blue che tende a sconfinare sul nero, solo a volte screziato datracce di colore piú vivido, queste opere si caricano di una marcata valenza sim-bolica e quello che esse ci comunicano non è tanto il mistero delle notti orientali,un tema per altro caro a un certo filone di decadentismo europeo, ma la lucidapresa di coscienza della condizione umana, che sotto tutti i cieli sotto tutte le lati-tudini è diventata sempre piú aleatoria e drammatica”. “Scelza, artista di lungocorso, che è stato sempre spinto da un’ansia di ricerca, da una volontà di decifra-re le contraddizioni del reale e che non ha mai rifiutato di misurarsi né con <i mirag-gi> della tecnologia né di confrontarsi con i grandi temi della tradizione, ´e appro-dato, in questa fase piú recente al suo lavoro e sulla soglia del terzo Millennio, aduna interrogazione estrema, radicale sulle sorti dell’uomo”.

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Malinconia nera_2003_olio su cartone_cm 105x81

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“Scarpe da deserto tra i Masai” - 2004di Sergio Zuccaro

Italo non scherzarevieni fuoricome faccio a riconoscerti tra tutte queste faccedai non giocaredove sei forse dietro la maschera biancaqui c’è una stoffa a quadretti rosso e bludove ti sei cacciatoeppure non c’è confusione nel tuo studioè solo pieno di facce

dopo il tuo trasloco da vialereginamargheritaambienti vuoti finestre chiusela luce che penetra a faticate li ricordi gli in abitacoliora non frammenti piú ma lo stesso sono luoghianche la zattera con tutti i suoi legni esplosiè diventato un mezzo di espatrioora capisco chi volevi traghettareè per questo che accumulavi cartoniera un esodosei andato tu di personascarpe gialle da desertopantaloni verdi pieni di taschei tuoi rullini sono rimasti vuotii tuoi príncipi neri li hai nascosti dentro un drappopoi nel tuo studioal riparo dei pregiudizili hai tirati fuori

dai non scherzarelo sai che non sopporto l’ansiaquale sei di queste facceforse questo con gli orecchini di lamina d’oroforse Agamennone ne portava di ugualia anche i nostri eroi pastorio sei questo con il collare di perline verdidai non scherzareio con tutti questi Masai non so chi sei tumi guardano e non pretendono nientela traversata non è certo stata facilesu quelle tue zattere sconquassateavrai dovuto evitare le rotte consuete per sfuggire alcontrollo dell’anagrafeall’immigrazione cosa hai raccontatoma io ti conoscosei capace di tuttosei riuscito a traghettare un intero popolo

dai esci fuoriche festeggiamo il tuo ritorno

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Donna di arusha_2004_oilio su cartone_cm 67x63

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“I fuochi della speranza nei blu dell’odierna stagione” – “La Pants’ma”Anagni 2008 - di Massimo Struffi

“Ancora oggi, infatti, mi piace inoltrarmi nei sconcertanti misteri delle ombre chepopolano le tele ed i personaggi di Italo, improbabili protagonisti di astratte vicen-de e di ancestrali memorie pescate per assurdo anche nella tradizione folk. Unalettura che inizia dubbiosa, nell’atmosfera avvolgente degli ultimi blu di Italo Scelza,e che poi ritrova, pur nei piú contenuti bagliori dei soui odierni rossi-arancio, quellasperanza e quella gioia del vivere che, nonostante tutto ció che accade nelmondo, credo che ancora ci accomuni e che permea da sempre il suo lavoro”.

“Italo Scelza: gli squilibri metamorfici della materia - “La Pants’ma” Anagni 2008 - di Mario Lunetta

“Continua la strategia metaforica. Alla metafora esplicitata della competizione vio-lenta subentra l’esibizione incosciente del proprio malessere e della solitudine deisingoli, uomini e donne. Nessuno comunica con nessuno. In posizione frontale, pro-filata o di schiena, questi personaggi chiusi in un soma bestiale appartengono auna qualche specie zoologica non piú chiaramente definibile. La loro è, se lo è,un’umanitá sordida e priva di coscienza. I volti esprimono soltanto pulsioni defunte.I corpi disfatti manifestano un residuo celibe di erotismo bestiale. La zoologia brutavince sulla definizione dell’armonia fisica. Cosí, in parallelo, e si direbbe sul filo cupodi una dialettica piatta, anche le acque della piscina sono piú che altro una diste-sa bituminosa, plastificata, finta. In un mondo senza piú forma, senza piú differen-ze, anche la natura è ridotta a elemento artificiale”.“Ecco, il discorso di Scelza non procede sul filo di un racconto in qualche modocredibile, in qualche modo accettabile per la communis opinio, per il SensoComune Estetico che ha finito ormai per tollerare le provocazioni dell’”avanguar-dia” accademizzata. Il suo discorso procede invece per salti di scenario, per lacer-ti di racconto, per tracciati allegorici che non si illudono di pervenire a un’unitá persempre perduta. Ed è, necessariamente, un discorso di forte autoconsapevolezzae di profonda istanza visionaria (e critica). Lo è, come dicevo all’inizio, crudelmen-te e implacabilmente, perché scompaginare le carte è la sola funzione – e stareiper dire, il solo dovere – che oggi spetti a un artista che lavori con il linguaggio intermini non corrivi”.“Da quello straordinario pittore che è, Italo Scelza si è ancora una volta fortemen-te pronunciato. Ora la parola, ma prima ancora l’ascolto, sono ai riguardanti”.

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La pantas'ma_2007_olio su tela_cm 219x190

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“Imago Mortis” - “La Pants’ma” – Anagni 2008 di Marco Maria Gazzano

“Un’opera d’arte di ispirazione “universale” che dichiara le sue radici; nonchéautenticamente “intermediale” per il sapiente intreccio dei linguaggi espressivi cheha saputo coinvolgere. Ma anche un’opera “epica”, rocciosa, scolpita come lefigure umane nei capitelli romanici e al tempo stesso realistica come nei volti delle“vie crucis” medioevali che i segni stilizzati e i colori inattesi di Scelza hanno fatto –straniandoli – riapparire”.

“Imago Mortis” - “La Pants’ma” – Anagni 2008di Antonio Poce

“Imago Mortis è anche un “colpo basso”: coacervo emozionale che non ammet-te distinzioni fra reale e immaginario, fra essere e divenire, poiché tutto trasmuta nelcrogiuolo incandescente della creazione e della percezione. Una striscia di luceche fonde le intese vibrazioni della voce proiettando le nostre anime tra le atmo-sfere dilatate del sogno”.

“I Disastri di una Terra” - Avellino, 23 novembre 1999di Domenico Guzzi

“Qual è, dunque, l’ambito di Scelza? Si crede di poter dire che questo s’identificanella situazione di un realismo estraniante (ricordo un quadro d’anni settanta daltitolo” Piazza Italia”) che, per essere tale, prende fiato e corpo sulla meditazione deicodici surreali e, per via di questi, metafisici. Il che per nulla esclude i termini di unimpegno anche ideologico (un altro quadro dello stesso periodo: “Officina Uno”),ma sempre e comunque piegato al prioritario impegno del far pittura. Parimenti,avendo citato Metafisica e Surrealtá, vorrá dirsi che il luogo dell’accennato estra-neamento trae, si, dall’una e dall’altra, tenendo peró a mente gli assunti di un dia-logo tra Sigmund Freud e Salvador Dalí nel quale il primo dice al secondo che quelche lo interessa della sua pittura non è l’inconscio, ma il <metodo della simulazio-ne>”. “ Credo di poter dire che la pittura di Scelza, nei suoi vari momenti e passag-gi, si collochi comunque in questo ambito. Che è estraniante in quanto accettal’incongruo (apparente) quale formulazione compositiva ed interlocutoria; estra-niante, ancora, perché non rigetta la memoria storica!”.

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Il tuffo_olio su cartone 2008_cm 114x92

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Per “Progetto”: Memorie e Macchine - 2000 di Marcello Carlino

“Sono esercizi di memoria, infatti, le riscritture e le rielaborazioni compiute, con pun-tualità e scrupolo analitico, con acribia, su modelli iconici e, in specie, su un uni-cum testuale di Géricault; sono lavori di memoria quelli che si improntano, intratte-nendoli in uno studio e in un confronto e derivandone ispirazione e materia (e cifree logiche di composizione da restituire e da riusare), ai modelli progettuali e, sidirebbe, ai protocolli di ricerca di Leonardo. La memoria per Scelza, intanto e inessenza, memoria di arte, di stili e di tradizioni pittoriche, di iconografie che hannosuscitato l’immaginario collettivo e animato in profondo percorsi di cultura.”“Perché il naufragio è apocalisse, ma è pure palingenesi; e Scelza a me pareponga l’accento, in questo ciclo ispirato a Géricault, piú sulla palingenesi che sul-l’apocalisse: sul nuovo inizio, insomma, che è da sperare, e da cercare (e da cer-care facendo appello alla memoria e a un nuovo umanesimo), in quella che orasi mostra come una terra desolata, una landa sconvolta abitata dalla morte e dalsenso della fine.”

“Imago celsitudinis” – “Fides et Ratio”, Supino – 2000di Lepinus Philómelos (as Giuseppe Agostini)

“Come tutti i quadri di Scelza, l’interesse puramente pittorico fa passare in secon-d’ordine ogni altra considerazione, fosse pure – come in questo caso- di livello teo-logico. Si tratta di una pittura che è riuscita a mantenersi “pura” per la impressio-nante superficie di dieci metri quadrati, con il puntiglio terribile di una pittura dicavalletto. Infatti qui nulla è corrivo, nulla è negligente o sommario, nulla è abbre-viato o compendiato o comprensivo, ma tutto piuttosto è dettagliato o specifico”.“ Se Scelza ha seguito un impulso di generosità significa che nella vita si è adde-strato alla generosità come una virtú costante e quindi, nel momento di una scel-ta, è la virtú lungamente esercitata che ha avuto il sopravvento”. “ Gli effetti dellaesplosione, della deflagrazione di questa pittura veramente flegrea si addolciran-no con il tempo e con la frequentazione, in un processo di acquisizione e di fruizio-ne, di alta tolleranza dell’opera nuova che si affratella con le opere antiche, nellaconvinzione di fede che la pace è possibile soltanto attraverso la bellezza”.

“Fide set Ratio”, Supino - 2000di Michele Colagiovanni

“Il popolo dei credenti é convocato, in chiesa, anche a battersi il petto per le colpecommesse nei secoli in nome della fede imbrandita, piú che vissuta. Tutta la palaappartiene all’uomo e quindi, con-temporaneamente, alla ragione e alla fede,che sono le componenti irrinunciabili dell’umanesimo integrale. A me pare chequesta asserzione sia incisa con la dovuta drammaticità. Ogni spettatore diventaun fedele, se si pone nella condizione esistenziale dell’uomo dipinto da Scelza”.

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Ricordando Raffaella_2008_olio su tela_cm 130x125

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“I Disastri di una Terra” - Avellino 2000 - di Benito Grasso

“Caro Italo, ho visto il materiale della tua cartella ricevendone la conferma che die-tro la tua pur festosa mediterraneità si cela la capacità di cogliere e di raffigurarecon intensità il buio, il dolore della vita. Ma tu vai oltre e rappresenti con forza anchela luce, la speranza di una nuova vita”.

“I Disastri di una Terra” - Avellino 2000 - di Generoso Picone

“Escono dall’archivio delle più chiare e dolenti memorie questi appunti d’artista diItalo Scelza. Sono un documento di vita, una testimonianza sofferta, un grido didignità ferita che a vent’anni dal terremoto riportano a quei giorni di distruzione emorte, ricompongono una toponomastica degli affetti. Una geografia dei senti-menti che mai più potrà essere ripristinata”.

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Il nuotatore_2008_olio su cartone_cm 114x92x2008

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“Il “Male di Vivere” nella pittura piú recente di Italo Scelza” - Masai - 2004di Floriano De Santi

“Per Scelza ogni ciclo costituisce una passione esclusiva, come un incatenamentoper un soggetto, per un taglio compositivo, un odi et amo che ha un’aurora e untramonto non solo nel contenuto, ma soprattutto nel colore, che spesso tendeall’assoluto, intimamente misto com’è all’espressione della materia. Alcune “naturemorte” alternano nella tavolozza preziose variazioni di ocra, di bruni scurissimi, quasiplumbei. I “ritratti” dei Masai invece sono avvolti da dense ombre, definiti comesono da poche linee essenziali: ognuno nel fondo pone da tipo a tipo un interro-gativo, un’ansia nascosta, qualcosa che il pittore cerca frettolosamente di carpirenella maschera, nel prósopon del volto o tra le pieghe dei capelli. In queste figuremisteriose e toccanti del mondo africano, si è creato un contrappunto, piú che unvero contrasto, fra la trama colorata degli ornamenti e dei vestiti e il nero che lalimita, l’assedia, le fa un rispecchiamento negativo,fra bellezza splendente e il suovelame, tra la figura e il nulla: qualcosa che arricchisce l’immagine, le toglie ognifunzione realistica, la doppia di angoscia e quasi di una disperazione ontologica.Cosicché, quand’anche il quadro in piena luce brilli di tutti i suoi gioielli, resta sem-pre in esso l’aspettazione o l’incubazione di quell’ala tenebrosa che fa di ognidipinto di Scelza un inventario di solitudini: la morte dentro la vita che ha ossessio-nato Soutine e Varlin come il male piú grande, come pathei mathos, conoscenzaattraverso la passione dell’esistere”.

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Il volto grigio_2008_olio su tela_cm 80x75

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“IL PITTORE CHE VISSE DUE VOLTE”

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La danza dei merli_2010_olio su cartone_cm 120x70

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FINITO DI STAMPARE CON I TIPI DELLA EDITRICE FRUSINATE SRLNEL MESE DI GIUGNO 2012