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1 TRIBUNALE DI ROMA IL GIUDICE DELL’UDIENZA PRELIMINARE (tel. 0638792563; fax 0639738039) PROCEDIMENTO PENALE N.ro 40402/00 R.G.N.R. (da citare come nostro riferimento) OGGETTO: -Richiesta di Assistenza Giudiziaria. AL DIPARTIMENTO DELLA GIUSTIZIA - U.S.A. ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ A) PREMESSE IN DIRITTO: Il Tribunale di Roma sta procedendo nei confronti di MARION TRUE, nata a Tahlequah (U.S.A.) il 5.11.1948, difensore di fiducia Avv. Francesco Isolabella EMANUEL ROBERT HECHT, nato a Baltimora (U.S.A.) il 3.6.1919, difensore di fiducia Avv. Alessandro Vannucci in ordine ai reati previsti dagli artt. 416 c.p., 81-648-61 n.7 c.p., 81- 61 n. 7 c.p. – 87 – 124 T.U. 490/99, 81, 110, 483 C.P. – 65-66-123 T.U. 490/99 1)Art.416 del Codice Penale (associazione a delinquere); 2)Artt. 110, 648, 61 nr. 7 del Codice Penale (ricettazione); 3)Artt. 110, 81, Codice Penale - 87 e 124 del Testo Unico n.490/99 (omessa denuncia di reperti archeologici); 4)Artt. 110, 81, 483, 61 n. 7 del Codice Penale e 65, 66 e 123 Testo Unico n.490/99 (esportazione clandestina). Art.416 del Codice Penale: art. 416: Associazione per delinquere. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni. Per il solo fatto di partecipare all’associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.................(omissis).

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TRIBUNALE DI ROMA

IL GIUDICE DELL’UDIENZA PRELIMINARE (tel. 0638792563; fax 0639738039)

PROCEDIMENTO PENALE N.ro 40402/00 R.G.N.R. (da citare come nostro riferimento) OGGETTO: -Richiesta di Assistenza Giudiziaria. AL DIPARTIMENTO DELLA GIUSTIZIA - U.S.A. ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ A) PREMESSE IN DIRITTO: Il Tribunale di Roma sta procedendo nei confronti di MARION TRUE, nata a Tahlequah (U.S.A.) il 5.11.1948, difensore di fiducia Avv. Francesco Isolabella EMANUEL ROBERT HECHT, nato a Baltimora (U.S.A.) il 3.6.1919, difensore di fiducia Avv. Alessandro Vannucci in ordine ai reati previsti dagli artt. 416 c.p., 81-648-61 n.7 c.p., 81- 61 n. 7 c.p. – 87 – 124 T.U. 490/99, 81, 110, 483 C.P. – 65-66-123 T.U. 490/99 1)Art.416 del Codice Penale (associazione a delinquere); 2)Artt. 110, 648, 61 nr. 7 del Codice Penale (ricettazione); 3)Artt. 110, 81, Codice Penale - 87 e 124 del Testo Unico n.490/99 (omessa denuncia di reperti archeologici); 4)Artt. 110, 81, 483, 61 n. 7 del Codice Penale e 65, 66 e 123 Testo Unico n.490/99 (esportazione clandestina). Art.416 del Codice Penale: art. 416: Associazione per delinquere. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni. Per il solo fatto di partecipare all’associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.................(omissis).

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Artt. 110, 648, 61 nr. 7 del Codice Penale : Art. 648 : Ricettazione. Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sè o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due ad otto anni e con la multa da lire un milione a lire venti milioni. La pena è della reclusione sino a sei anni e della multa sino a lire un milione, se il fatto è di particolare tenuità. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando l’autore del delitto, da cui il denaro e le cose provengono, non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una condizione di procedibilità riferita a tale delitto. Artt. 110, 81, Codice Penale - 87, 124, e 119 del Testo Unico n.490/99. Art. 87 : Chiunque scopra fortuitamente beni mobili od immobili indicati nell’articolo 2 ne fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco, ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede alla conservazione temporanea di essi, lasciandoli nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenuti. Ove si tratti di beni mobili dei quali non si possa altrimenti assicurare la custodia, lo scopritore ha facoltà di rimuoverli per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita dell’autorità competente, e, ove occorra, di chiedere l’ausilio della forza pubblica. Agli obblighi di conservazione e custodia previsti nei commi 1 e 2 è soggetto ogni detentore dei beni scoperti fortuitamente. Le eventuali spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero. Art.124: E’ punito con l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da lire 600.000 (euro 309,00) a lire 6.000.000 (euro 3.098,00): a).............. omissis ....................; b) chiunque, essendovi tenuto non denuncia nel termine prescritto dall’articolo 87, comma 1 i beni indicati nell’articolo 2 rinvenuti fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea. Art 119: E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da lire 1.500.000 (euro 774,00) a lire 75.000.000 (euro 38.734,00) chiunque destina i beni culturali indicati nell’articolo 2 ad uso incompatibile con il loro carattere storico od artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità. Artt. 110, 81, 483, 61 n. 7 del Codice Penale e 65, 66 e 123 Testo Unico n.490/99: Art. 483 del codice penale: Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni. Art. 65: .E’ vietata, se costituisca danno per il patrimonio storico e culturale nazionale, l’uscita dal territorio della Repubblica dei beni indicati nell’articolo 2 e di quelli indicati nell’articolo 3 ................... omissis................ Art. 66: Chi intenda far uscire dal territorio della Repubblica beni culturali indicati nell’articolo 65 deve farne denuncia e presentarli ai competenti uffici di esportazione, indicando, contestualmente e per ciascuno di essi, il valore venale, al fine di ottenerne l’attestato di libera circolazione.

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L’ufficio di esportazione, entro tre giorni dall’avvenuta presentazione del bene, ne dà notizia al competente ufficio dell’amministrazione centrale, che può, entro i successivi dieci giorni, inibire il rilascio dell’attestato di libera circolazione. L’ufficio esportazione, accertata la congruità del valore indicato, rilascia o nega, con motivato giudizio, l’attestato di libera circolazione. L’attestato di libera circolazione è rilasciato dall’ufficio esportazione non prima di quindici giorni e comunque non oltre quaranta giorni dalla presentazione del bene. Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto dell’attestato di libera circolazione gli uffici di esportazione si attengono ad indirizzi di carattere generale stabiliti dal competente comitato di settore del Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali. L’attestato di libera circolazione ha validità triennale.............. omissis ..................... Art.123: Chiunque trasferisce all’estero cose di interesse artistico, storico, archeologico, demo-etno-antropologico, bibliografico, documentale o archivistico, nonché quelle indicate all’articolo 3, comma 1, lettere d), e) e f), senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione, è punito con la reclusione da uno a quattro anni o con la multa da lire 500.000 (euro 258,00) a lire 10.000.000 (euro 5.164,00). La pena prevista al comma 1 si applica nei confronti di chiunque non fa rientrare nel territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali per i quali sia stata autorizzata l’uscita o l’esportazione temporanee. Il giudice dispone la confisca delle cose, salvo che queste appartengano a persona estranea al reato. La confisca ha luogo in conformità delle norme della legge doganale relative alle cose oggetto di contrabbando. Se il fatto è commesso da chi esercita attività di vendita al pubblico o di esposizione a fine di commercio di oggetti di interesse culturale, alla sentenza di condanna consegue l’interdizione a norma dell’articolo 30 del codice penale. Per ogni problema di diritto transitorio occorresse, si fa presente che i reati previsti e puniti dal Testo Unico n.490/99 erano del pari contemplati dalle leggi n.88/98, n.1089/39 e n.364 del 1909. SI RAPPRESENTA CHE NELLA RICHIESTA VI E’ RIFERIMENTO PURE AGLI ARTICOLI 110, 81 E 61 N. 7 DEL CODICE PENALE CHE COSI’ RECITANO : Art.81 : Concorso formale. Reato continuato. E’ punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata fino al triplo chi con una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge ovvero commette più violazioni della medesima disposizione di legge. Alla stessa pena soggiace chi con più azioni od omissioni, esecutive di un medesimo disegno criminoso, commette anche in tempi diversi più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di leggi. Nei casi preveduti da questo articolo, la pena non può essere superiore a quella che sarebbe applicabile a norma degli articoli precedenti. Art. 110 : Pena per coloro che concorrono nel reato. Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti. Art. 61 nr.7 : Circostanze aggravanti comuni. L’avere, nei delitti contro il patrimonio (ad esempio artt. 624, 648), o che comunque offendono il patrimonio (ad esempio artt.

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65, 66 e 123 del T.U.nr.490/99), ovvero nei delitti determinati da motivi di lucro, cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità. SI AFFERMA CHE IN PUNTO DI DIRITTO I PREDETTI REATI NON SONO DELITTI POLITICI OVVERO REATI CONNESSI CON DELITTI POLITICI. SI FA PRESENTE CHE I DELITTI DI CUI SOPRA SONO RECIPROCI AI VOSTRI REATI A TUTELA DELLA COLLETTIVITÀ E DELLA PROPRIETÀ. SI ATTESTA INOLTRE CHE TRATTASI DI REATI GRAVI, ATTESO IL VALORE ED IL DANNO CAGIONATO ALL’AVENTE DIRITTO E LA PENA EDITTALE.

B) IMPUTAZIONI ROBERT E. HECHT e MARION TRUE (in concorso con GIACOMO MEDICI, HENRI ALBERT JACQUES nei confronti dei quali si procede separatamente): 1. del reato di cui all’articolo 416 del Codice Penale, perché si associavano tra di loro ed altre persone non identificate o nei confronti delle quali si procede separatamente (Fritz Burki, Harry Burki, Robin Symes, Alì Aboutaam, Hicham Aboutaam, Cottier Angeli Fiorella, Giovinazzo Rodolfo, Becchina Gianfranco), allo scopo di commettere i delitti di cui ai capi che seguono. Associazione avente come fine quello della ricettazione ed esportazione clandestina, anche per interposta persona, di reperti archeologici italiani provenienti da furti e/o da illeciti scavi. Associazione in seno alla quale Hecht e Medici svolgevano il ruolo di promotori e di organizzatori dell’intero traffico illecito, avvalendosi di strutture societarie che facevano a loro capo, come la EDITION SERVICE, la XOILAN TRADE, la FIDUCIARIE TECAFIN tutte con sede legale in Ginevra Avenue Krieg nr.7; l’ARTS FRANC e -ancor prima nel tempo- la HYDRA Gallery, con sede pure, quest’ultime due, in Ginevra ma ad altro recapito. Ancora: direttamente od indirettamente collegate a Hecht e Medici sono la PHOENIX ANCIENT ART S.A. e la INANNA ART SERVICE S.A. (collegata a quest’ultima alla ARIS ANCIENT ART S.A. e alla TANIS ANTIQUITIES LTD) tutte di Ginevra; come pure la ATLANTIS ANTIQUITIES e la ATHENA GALLERIES entrambe di New York e la SUMMA GALLERY di Los Angeles, California. La True, viceversa, una volta divenuta curatrice del J.P. GETTY MUSEUM di Los Angeles (California), utilizzava le strutture societarie di cui sopra ed in particolare si serviva ed adottava, per gli acquisti, le triangolazioni gestite con Hecht e Medici; così partecipando all’associazione stessa. Jacques, infine, quale soggetto che dirigeva per conto del Medici la Edition Service e la Fiduciarie Tecafin, come pure i magazzini presso il Porto Franco di Ginevra (ove venivano ricoverati i reperti archeologici); comunque collaborando all’amministrazione e per gli aspetti commerciali e bancari: rendeva possibile le operazioni e i delitti appresso indicati grazie alle medesime società e segnatamente con la direzione del deposito di cui sopra, partecipando così fattivamente all’associazione in questione. Fatto commesso in Roma o in altre località italiane; come pure in territorio estero, ma con parte della condotta tenuta o con l’evento verificatosi in Italia. Accertato nel giugno 2000. Associazione che ha preso l’arco temporale che va dal 1960 a tutto il giugno 2000; per proseguire sino all’aprile 2002. ROBERT E. HECHT inoltre: 2. del reato di cui agli articoli 81, 648, 61 nr. 7 del Codice Penale perché, avvalendosi del vincolo associativo di cui al capo sub nr. 1, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, adeguato di volta in volta all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, al fine di profitto acquistava, riceveva, e comunque si intrometteva nelle transazioni riguardanti beni archeologici di cui è descrizione nell’allegato sub lett. “B”. Tutti i reperti di che trattasi sono di provenienza illecita perché provenienti da furti e comunque da scavi clandestini ovvero da illeciti impossessamenti od acquisizioni, nonché per la maggior parte da danneggiamento dei siti (tombe ed altro) ove erano custoditi. In particolare Robert E. Hecht assieme alle altre persone già indicate si proponeva come collettore dei

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beni di cui sopra in Roma e comunque in gran parte del territorio italiano, promettendo ed assicurando direttamente o per interposta persona ai vari autori dei furti e/o “tombaroli” l’acquisto dei frutti delle loro illecite condotte; inoltre assicurava, mediante operazioni di compravendita ovvero triangolazioni fittizie o comunque concordate -spesso tra le società di cui sopra è indicazione- il profitto del reato di ricettazione, rendendo il possesso dei beni di che trattasi apparentemente inoppugnabile. Cagionava con tali condotte un danno di rilevantissima gravità al patrimonio culturale ed economico dello Stato italiano. Fatto commesso in Roma o in altre località italiane; come pure in territorio estero, ma con parte della condotta tenuta o con l’evento verificatosi in Italia. Accertato nel giugno e nel dicembre 2000; 3. del reato previsto e punito dagli articoli 81, 61 n.7 c.p., 87 e 124 del T.U.n.490/99 perché, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, di volta in volta adeguato all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, ometteva di denunciare il materiale archeologico di cui all’allegato “B”, così conservando per sè e non temporaneamente ed impedendo inoltre alle Soprintendenze archeologiche italiane competenti di prendere cognizione ed eseguire le ricerche e gli approfondimenti scientifici sui reperti medesimi e sulle aree di provenienza; reperti che a causa della loro decontestualizzazione ricevevano pregiudizio per la loro integrità. Così cagionava allo Stato Italiano un danno di rilevante gravità ed in gran parte irreparabile. Fatto commesso in Roma e comunque in territorio italiano, dove la denunzia andava effettuata. Accertato nel giugno e nel dicembre 2000. Situazione permanente; 4. del reato previsto e punito dagli articoli 81, 110, 483 C.P., 65, 66 e 123 del T.U. n.490/99, perché avvalendosi del vincolo associativo di cui al capo nr. 1, direttamente o per interposta persona, richiesta espressamente della condotta de qua, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso di volta in volta adeguato all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, rilasciava ai Pubblici Ufficiali addetti alle verifiche ed ai controlli doganali false dichiarazioni circa la provenienza, valore e natura dei beni archeologici di cui all’allegato “B”; oggetti di cui talora occultava persino l’esistenza, determinando così provvedimenti e riscontri in tutto o in parte sviati e travisati, come pure false erano le registrazioni e/o annotazioni relative. Contestualmente con tali condotte esportava o faceva esportare dal territorio italiano i reperti archeologici in questione senza darne la dovuta comunicazione agli Uffici Esportazioni, dai quali quindi non riceveva la relativa autorizzazione e/o certificazione. In Roma e comunque in Italia. Accertato nel giugno e nel dicembre 2000. MARION TRUE inoltre: 5. del reato di cui agli articoli 81, 648, 61 nr. 7 del Codice Penale perché, avvalendosi del vincolo associativo di cui al capo sub nr. 1, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, adeguato di volta in volta all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, al fine di profitto acquistava e/o riceveva i beni archeologici di cui è descrizione nell’allegato sub lett. “C”. Tutti i reperti di che trattasi sono di provenienza illecita perché provenienti da furti e comunque da scavi clandestini ovvero da illeciti impossessamenti od acquisizioni, nonché per la maggior parte da danneggiamento dei siti (tombe ed altro) ove erano custoditi. In particolare Marion True assieme alle altre persone già indicate si proponeva come collettore dei beni di cui sopra in Roma e comunque in gran parte del territorio italiano, promettendo ed assicurando direttamente o per interposta persona ai vari autori dei furti e/o “tombaroli” ovvero ai middle-man l’acquisto dei frutti delle loro illecite condotte; inoltre assicurava, mediante operazioni di compravendita ovvero triangolazioni fittizie o comunque concordate -spesso tra le società di cui sopra è indicazione- il profitto del reato di ricettazione, rendendo il possesso dei beni di che trattasi apparentemente inoppugnabile. Cagionava con tali condotte un danno di rilevantissima gravità al patrimonio culturale ed economico dello Stato italiano. Fatto commesso in Roma o in altre località italiane; come pure in territorio estero, ma con parte della condotta tenuta o con l’evento verificatosi in Italia. Accertato dal giugno 2000 in poi; 6. del reato previsto e punito dagli articoli 81, 61 n.7 c.p., 87 e 124 del T.U.n.490/99 perché, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, di volta in volta adeguato all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, ometteva di denunciare il materiale archeologico di cui

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all’allegato “C”, così conservando per sé (o per i propri referenti) e non temporaneamente ed impedendo inoltre alle Soprintendenze archeologiche italiane competenti di prendere cognizione ed eseguire le ricerche e gli approfondimenti scientifici sui reperti medesimi e sulle aree di provenienza; reperti che a causa della loro decontestualizzazione ricevevano pregiudizio per la loro integrità. Così cagionava allo Stato Italiano un danno di rilevante gravità ed in gran parte irreparabile. Fatto commesso in Roma e comunque in territorio italiano, dove la denunzia andava effettuata. Accertato dal giugno 2000 in poi. Situazione permanente; 7. del reato previsto e punito dagli articoli 81, 110, 483 C.P., 65, 66 e 123 del T.U. n.490/99, perché avvalendosi del vincolo associativo di cui al capo nr. 1, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso di volta in volta adeguato all’oggettivo rinvenimento dei singoli reperti archeologici, rilasciava (per interposta persona, richiesta espressamente della condotta de qua) ai Pubblici Ufficiali addetti alle verifiche ed ai controlli doganali false dichiarazioni circa la provenienza, valore e natura dei beni archeologici di cui all’allegato “C”; oggetti di cui talora veniva occultata persino l’esistenza, determinando così provvedimenti e riscontri in tutto o in parte sviati e travisati, come pure false erano le registrazioni e/o annotazioni relative. Contestualmente con tali condotte faceva esportare dal territorio italiano i reperti archeologici in questione senza darne la dovuta comunicazione agli Uffici Esportazioni, dai quali quindi non veniva rilasciata la relativa autorizzazione e/o certificazione. In Roma e comunque in Italia. Accertato dal giugno 2000 in poi. Allegato “C” – imputazioni Marion True 1) Tripode etrusco in bronzo - numero d'ordine acquisto P.G.M. 90. AC. 16 2) Candelabro etrusco in bronzo - 90. AC. 17 3) Kylix attica realizzata da Euphronios e decorata da Onesimos 83.AE.362 e altri 4) Testa in marmo Diadumeno di Policleto - 96. AA. 212 5) Affresco lunetta con maschera di Ercole 96.AG.171 6) Pelike apula a figure rosse, attribuita al Pittore di Dario(Trendall) . 87.AE.23 7) Anfora (loutrophoros) apula a fig. rosse, Pittore di Dario(A.D.Trendall) 84.AE.996. 8) Coppa attica a figure nere, attribuita alla scuola del Pittore di Lisippo 87.AE.22 9) Olpe corinzia attribuita al Pittore Vaticano 73. 85.AE.89 10) Oinochoe trilobata corinzia attribuita al Pittore del Vaticano 73 (D.Amyx) 85.AE.88 11) Kalpis attica a figure rosse, attribuita al Pittore di Kleophrades. 85.AE.316 12) Kylix attica a figure rosse firmata da Douris (R. Guy of Princeton) 84.AE.569 13) Pelike apula a figure rosse, attribuita al Pittore di Gravina.(A.D.Trendall) 86.AE.611 14) Cratere a calice attico a fig. rosse, attribuito al Pittore di Egisto ( H.Cahn) 88.AE.66 15) Phiale attica a figure rosse del pittore Douris, ceramista Smikros(da iscrizione) 25 framm.

81.AE.213 85.AE.18 1/9, 85.AE.185 1/3 88.AE.30 90.AE.130 16) Testa maschile in marmo 85.AA.265 17) Cratere a calice a figure rosse firmato da Syriskos. 92.AE.6 18) Kantharos a f. rosse con maschera Pittore della Fonderia ed a Euphronios (R.Guy) 85.AE.263 88.AE.150; 96.AE. 335. 4-5,9 19) Cratere a calice attico a figure rosse, attribuito al Pittore di Berlino. 77.AE.5 90.AE.2, 1-15 20) Statua di Kore in marmo, mutila. 91. AA. 53 21) Cratere a campana apulo a f. rosse attribuita al pittore di Choregos (Trendall '88) 96.AE.29 22) Statua di Tyche in marmo. 96.AA.49 23) Anfora attica a f. nere.Gruppo delle Tre Linee (D.v.Bothmer '96) Fleischman 96. AE. 93 24) Kylix attica a f. rosse, attribuita al pittore Nikosthenes (R.Guy '96) Fleischman 96. AE. 97 25) Anfora pontica pittore di Tityos ( R.Guy) Fleischman 96. AE. 139 26) Antefissa a forma di Menade e Sileno danzanti. Fleischman 96.AD.33 27) Specchio con coperchio decorato a rilievo Fleischman 96. AC. 132 28) Kouros 90.AK.43 29) Testa di Kouros appartenente al reperto precedente 92. AK. 29

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30) Statua di silvano-romana. Coll. Fleischman. 96.AA.211 31) Cratere attribuito al Pittore di Palermo (85. AE. 101) 32) Specchio di bronzo con astuccio, Burky & son 85.AC.87 33) Alabastron corinzio, Burky & son 85. AE. 51 34) Aryballos corinzio, Burky & son 85. AE. 52

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Il processo si trova nella fase della udienza preliminare dinanzi a questo giudice che deve decidere se disporre il rinvio a giudizio dei predetti imputati dinanzi al Tribunale di Roma in udienza pubblica, laddove le prove a loro carico siano ritenute sufficienti per sostenere il giudizio, ovvero se emettere sentenza di non luogo a procedere, ai sensi dell’art. 425 del codice di procedura penale, laddove le prove risultino insufficienti per sostenere il giudizio. Il Pubblico Ministero ha depositato gli atti e le prove con le quali sostiene l’accusa a carico dei due imputati. La difesa di MARION TRUE ha chiesto di esaminare alcuni testimoni ritenendo che le dichiarazioni di queste persone possano verosimilmente scagionare l’imputata da tutte o almeno da alcune delle imputazioni. Questo giudice ha disposto ai sensi dell’art. 422 del codice di procedura penale, apparendone evidente la decisività ai fini della emissione di sentenza di non luogo a procedere alla luce della documentazione prodotta dalla difesa dell’imputata Marion True e delle altre risultanze processuali, l’assunzione delle seguenti prove testimoniali

• BARBARA FLEISCHMAN, nata il 20 marzo 1924, domiciliata in 870 United Nations Plaza, Appartamento 37C, New York, NY 10017

• JULIA TRANNER, Assistente Esecutivo del Direttore del Museo J. Paul Getty, Los Angeles

• CHRISTOPHER HUDSON, Editore (Publisher) per la Fondazione J. Paul Getty, Los Angeles

• SALLY HIBBARD, Conservatore del Museo J. Paul Getty, Los Angeles • KAROL WIGHT, Conservatore Aggiunto del Dipartimento di Antichità del

Museo J. Paul Getty, Los Angeles

Per l’esame di detti testimoni si formula la presente richiesta di assistenza giudiziaria trattandosi di cittadini degli U.S.A. ivi residenti, non esaminabili in Italia, e dovendosi procedere a tale esame davanti a questo giudice e nel contraddittorio delle parti, per la piena validità della prova nel processo pendente in Italia. Si evidenzia, per l’inoltro alle competenti Autorità Giudiziarie U.S.A. ove la presente richiesta trovasse accoglimento, che la Signora Barbara Fleischman, risulta risiedere a New York mentre gli altri testimoni risultano risiedere a Los Angeles. I testi sopra indicati devono essere sentiti in relazione alle seguenti circostanze

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• BARBARA FLEISCHMAN,

- sulle circostanze attraverso le quali si è formata la “Collezione Fleischman”,

- sulla composizione di detta collezione, - sulle pubblicazioni di detta collezione nel tempo, - sulle circostanze dell’acquisto dei beni che secondo l’accusa provengono

da scavi clandestini effettuati in Italia e sono stati esportati clandestinamente, con particolare riguardo alla indicazione dei venditori e degli eventuali intermediari,

- sui rapporti avuti dalla teste e dal sig. Larry Fleischman con il J.P. Getty Museum,

- sulle circostanze in cui la teste ed il sig. Larry Fleischman hanno conosciuto Marion True e sui rapporti avuti con costei, con particolare riguardo all’eventuale ruolo ricoperto dalla True in relazione agli acquisiti dei beni suddetti ed alla cessione/donazione della collezione al J.P. Getty Museum,

- sulle circostanze dell’acquisto dei reperti archeologici poi ceduti al J.P. Getty Museum ed alla scelta delle aree geografiche di provenienza, con particolare riguardo a quei reperti dei quali sono state rinvenute fotografie sequestrate a Giacomo Medici - 1 - Antefissa etrusca a forma di Menade e Sileno danzanti, cat.

96.AD.33; - 2 - cratere a campana apulo a figure rosse attribuito al pittore di

Choregos, cat. 96.AE.29; - 3 - statua di Tyche in marmo, cat. 96.AA.49; - 4 - anfora attica a figure nere attribuita al Pittore di Berlino, cat.

96.AE.92; - 5 - anfora attica a figure nere attribuita al gruppo delle Tre Linee, cat.

96.AE.93; - 6 – kylix attica a figure rosse attribuita al pittore Nikosthenes, cat.

96.AE.97; - 7 - Testa in marmo Diadumeno di Policleto, cat. 96. AA. 212); - 8 - Cratere a calice a figure rosse firmato da Syriskos. 92.AE.6; - 9 - Anfora pontica pittore di Tityos ( R.Guy), cat 96. AE. 139; - 10 - Specchio con coperchio decorato a rilievo, 96. AC. 132

- sulle circostanze che hanno portato alla cessione della collezione al J.P. Getty Museum,

- sul valore della collezione ceduta; - sui rapporti avuti con ROBERT HECHT, GIACOMO MEDICI, HENRI

ALBERT JACQUES, ROBIN SYMES, FRITZ BURKI, HARRY BURKI, ALÌ ABOUTAAM, HICHAM ABOUTAAM, FIORELLA COTTIER ANGELI, RODOLFO GIOVINAZZO, GIANFRANCO BECCHINA e FRIEDA TCHAKOS NUSSBERGER in relazione all’acquisto dei reperti di provenienza italica poi ceduti, insieme al resto

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della collezione, al J.P. Getty Museum, o, comunque, in relazione all’acquisto, alla offerta e alle trattative intercorse con dette persone in relazione a beni archeologici;

- sulla tenuta e conservazione della documentazione relativa agli acquisti dei beni archeologici facenti parte della collezione ceduta al J.P. Getty Museum o comunque acquistati dai soggetti sopraindicati;

- sulle circostanze ed alla causale della emissione di due assegni, il primo per l’importo di $ 100.000 (check n. 116, Republic National Bank of New York, datato 20 luglio 1995, rinvenuto in copia) ed il secondo per l’importo di $ 550.000 (check n. 4747, Chase Manhattan Bank, N.A., datato 20 marzo 1996, rinvenuto in originale e mai posto all’incasso in quanto sequestrato prima della data apposta sul titolo), rinvenuti in possesso del MEDICI a seguito di perquisizione eseguita il 13.9.1995, insieme a nota – in originale - rilasciata dalla Phoenix Ancient Art S.A. in data 5 maggio 1995 relativa a tali due assegni per l’importo globale di $ 650.000 (somma che la Phoenix SA si impegna a pagare al portatore degli assegni in caso di problemi di incasso), perquisizione che ha portato al rinvenimento ed al sequestro di migliaia di reperti ma anche di foto ed appunti relativi a molti dei reperti ceduti al J.P. Getty Museum;

- se mai i reperti offerti in vendita siano stati mostrati a lei o al signor Lawrence Fleischman riprodotti su foto polaroid:

• JULIA TRANNER

- sulle funzioni svolte per il J.P. Getty Museum; - sugli incarichi svolti da Marion True per il J.P. Getty Museum e sulle

competenze della stessa in relazione a tali incarichi; - sulle persone che hanno ricoperto l’incarico di conservatore delle antichità

del J.P. Getty Museum ed sul periodo in cui tali incarichi sono stati ricoperti, in base alla documentazione ufficiale del Museo;

- sul ruolo svolto da Marion True in relazione alle acquisizioni di materiale archeologico da parte del Museo;

- sulle investigazioni effettuate dal J.P. Getty Museum in relazione alla legittima provenienza e regolare esportazione dai Paesi di provenienza del materiale archeologico acquisito, sia quando la carica di curatrice era ricoperta da Marion True, sia in epoca successiva;

- sulle circostanze della acquisizione della “Collezione Fleischman” da parte del J.P. Getty Museum, con particolare riguardo al prezzo pagato ed alle modalità di pagamento;

- sul ruolo svolto in relazione a tale acquisizione da MARION TRUE; - sulla provenienza dei singoli reperti acquisiti con la collezione Fleischman

che l’accusa ritiene illecitamente scavati ed esportati dall’Italia, in base alla documentazione acquisita dalla Collezione Fleischman o di altra documentazione acquisita dal Museo;

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- sulle circostanze relative all’acquisto dei reperti indicati nella imputazione ascritta a Marion True, sui venditori ed intermediari intervenuti in tali compravendite e sul ruolo svolto da Marion True in relazione a tali acquisti;

• CHRISTOPHER HUDSON

- Sulle funzioni svolte per il J.P. Getty Museum; - Sulla pubblicità data ai 34 oggetti acquisiti dal J.P. Getty Museum che

l’accusa ritiene illecitamente scavati ed esportati dall’Italia con indicazioni delle pubblicazioni sulle quali tali oggetti sono stati presentati;

- sul ruolo svolto in relazione a tale pubblicità da MARION TRUE

• SALLY HIBBARD - Sulle funzioni svolte per il J.P. Getty Museum; - sulle circostanze della acquisizione della “Collezione Fleischman” da

parte del J.P. Getty Museum, con particolare riguardo al prezzo pagato ed alle modalità di pagamento;

- sul ruolo svolto in relazione a tale acquisto da MARION TRUE • KAROL WIGHT

- Sulle funzioni svolte per il J.P. Getty Museum; - sulle circostanze dell’acquisto della “Collezione Fleischman” da parte del

J.P. Getty Museum,

Ai sensi dell’art. 422 c.p.p. le testimonianze che possono portare alla emissione della sentenza prevista dall’art. 425 c.p.p. devono essere assunte dal giudice che procede, in udienza non pubblica e nel contraddittorio delle parti. Per la validità delle prove suddette è obbligatoria la presenza del Pubblico Ministero e dei difensori degli imputati; possono inoltre assistere all’esame dei testimoni gli imputati e la parte civile.

B) V I S T I: • gli articoli 727 e seguenti del codice di procedura penale italiano che dettano le modalità inerenti le rogatorie all’estero; • il Trattato di mutua assistenza in materia penale tra il Governo Italiano e il Governo degli Stati Uniti d’America stipulato a Roma il 9.11.1982; • la convenzione UNESCO formata a Parigi il 14.11.1970 ed adottata dal Governo degli Stati Uniti d’America in data 12.1.1983; • le violazioni di cui al 18 USCA Section 542; al 18 USCA Section 545; al 18 USCA Sections 2314- 2315 ; e al 16 USCA Section 470 ee e 19 USCA Section 1595 dell’ordinamento U.S.A.; • il Memorandum of Understanding del 19 gennaio 2001.

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C) PREMESSE IN FATTO: Come si può rilevare dai capi di imputazione oggetto del presente processo è un enorme traffico di materiale archeologico, provento di furti ovvero di scavi clandestini commessi in Italia, esportato illegalmente all’estero. Nel corso delle indagini nella città di Ginevra, Svizzera, è stato rinvenuto un grande magazzino presso il Porto Franco affittato dalla società Editions Services S.A. e nella disponibilità di Giacomo MEDICI e, a seguito di perquisizione, sono stati rinvenuti quasi quattromila reperti archeologici, molti dei quali di grande importanza storica ed artistica. Insieme a tali reperti sono state rinvenute molte migliaia di fotografie, spesso polaroid, relative ai reperti sequestrati e ad altri diversi e numerosissimi reperti archeologici; molti dei reperti ritratti risultano fotografati prima, durante e dopo il restauro, ovvero ancora sporchi di terra, segno di scavo recente. Da una perizia svolta da noti studiosi della materia, professori Gilda BARTOLONI, Giovanni COLONNA e Fausto ZEVI, su incarico del Pubblico Ministero, è emerso che la massima parte degli oggetti sequestrati al MEDICI, circa 3800 oggetti, interi o frammentari, raggruppati dall’Autorità Svizzera inquirente sotto 2019 numeri d’ordine, provenivano da scavi clandestini operati in Italia. Le fotografie, a seguito di ulteriori investigazioni, sono risultate riferirsi in molti casi a reperti archeologici venduti a collezioni private ed a musei di tutto il mondo ad opera di soggetti diversi dal MEDICI e, in particolare, ad opera di Robert Hecht, Robin Symes, Fritz Burki e delle società facenti capo a tali soggetti; altri beni risultano essere stati venduti dal MEDICI, sempre tramite prestanome o società intestate ad altri (EDITIONS SERVICE, HYDRA GALLERY, Christian Boursaud) in aste tenute dalla SOTHEBY’S di Londra; alcuni dei beni venduti dal MEDICI, o meglio da soggetti indicati come complici e/o prestanome del MEDICI, tramite la SOTHEBY’S sono stati rinvenuti e sequestrati presso il magazzino del Medici in Ginevra dopo che essi erano stati acquistati da soggetti ritenuti collegati al MEDICI; secondo l’accusa tale condotta sarebbe stata motivata dalla volontà del MEDICI di fare apparire legittima la provenienza del bene “riacquistato” da persone indicate come complici, come i fratelli ABOUTAAM e le società loro facenti capo (PHOENIX ANCIENT ART S.A., la INANNA ART SERVICE S.A. ed altri) e di imporre un altissimo prezzo sul mercato, quello di acquisto all’asta. A seguito di perquisizione, in sede di rogatoria internazionale, altri reperti e documentazione varia sono stati rinvenuti e sequestrati nei locali in uso a FRITZ e HARRY BURKI, a Zurigo, Svizzera; tale materiale è risultato ricollegabile a quello trattato dal MEDICI. Fritz BURKI ha ammesso di avere detenuto, restaurato e ceduto come prestanome – in particolare al J.P. GETTY MUSEUM - vari reperti di illecita provenienza ricevuti da MEDICI ed HECHT; nel caso del tripode etrusco sottratto dalla collezione Guglielmi il bene, acquistato dal J.P. GETTY MUSEUM tramite l’interessamento di Marion TRUE, è stato restituito all’Italia appena ne è stata documentata l’illecita provenienza. A seguito di altra rogatoria internazionale, presso l’abitazione di Robert HECHT in Parigi, Francia, sono stati rinvenuti e sequestrati vari reperti archeologici risultati

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provenire dall’Italia e materiale fotografico relativo, in alcuni casi, ai medesimi reperti ritratti in altre e diverse foto rinvenute e sequestrate al MEDICI; è stato altresì rinvenuto e sequestrato un manoscritto dello HECHT, una specie di memoriale che racconta le vicende del rilevantissimo traffico di reperti archeologici scavati in Italia condotto da HECHT sin dagli anni ’60, in sodalizio, oltre che con Fritz BURKI ed altri, con Giacomo MEDICI, il quale lo riforniva soprattutto di importanti reperti etruschi ma anche di reperti provenienti dal sud di Italia. Per quello che più specificamente attiene all’oggetto della presente richiesta di assistenza giudiziaria si evidenzia che all’esito delle numerose rogatorie internazionali, ivi comprese quelle già svoltesi negli U.S.A., a New York e Los Angeles, e della documentazione trasmessa dal J.P. GETTY MUSEUM è emerso che molti reperti che si ritiene siano stati illegalmente ricevuti ed esportati da MEDICI, HECHT e dagli altri soggetti indicati come complici di costoro, sono stati acquistati dal J.P. GETTY MUSEUM direttamente o mediante l’acquisizione della collezione FLEISCHMAN, alla quale erano stati in precedenza venduti alcuni di tali reperti; si tratta dei beni elencati, sub 1 – 34, nell’allegato “C” relativo ai capi di imputazione ascritti alla TRUE. In particolare i beni acquisiti dal J.P. GETTY MUSEUM con un ruolo attivo, secondo l’accusa, svolto da MARION TRUE risultano i seguenti: 1) Tripode etrusco in bronzo - numero d'ordine acquisto P.G.M. 90.AC.16 Risultato provento di furto, la cui vendita illecita coinvolge l’Atlantis Antiquities di Hecht, Fritz Burki, Giacomo Medici. L’entrata dei reperti al museo risulta avvenuta il 2/6/87 come attesta la scheda di informazione dove, nello spazio riservato al nome del proprietario compare prima il nome Burki, poi cancellato e sostituito a penna con Atlantis Antiquities - J. Rosen. Ciò a seguito di una lettera che F.Burki invia al P.Getty Museum, con la quale dichiara che gli oggetti sono di proprietà dell’Atlantis Antiquities. Il J.P. Getty Museum nel 1997 ha restituito all’Italia il tripode bronzeo vulcente. 2) Candelabro etrusco in bronzo - numero d'ordine acquisto P.G.M. 90.AC.17 Reperto acquistato insieme al tripode indicato al n.1 3) Kylix attica realizzata da Euphronios e decorata da Onesimos -numero d'ordine acquisto P.G.M. 83.AE.362 e altri Nel mese di Febbraio 1999 il P.Getty Museum ha restituito all’Italia la kylix attica a figure rosse decorata con Iliupersis, opera realizzata tra il 490-480 a.C. da Euphronios e decorata da Onesimos. La kylix risulta trafugata agli inizi degli anni ‘80 a seguito di uno scavo clandestino eseguito a Cerveteri in località S.Antonio. Tra il 1983 ed il 1990 il P. Getty Museum acquistò vari gruppi di frammenti di questa kylix attraverso l’European Art Market e ne comunicò l’acquisto nel Bollettino delle nuove acquisizioni pubblicato nella rivista “J.P.Getty Museum”, nonché nei vari contributi scientifici apparsi sia sulla stessa rivista che nella collana “Greek Vases in the J.P.Getty Museum”. Nel 1991 D.Williams pubblicò la kylix nella rivista “Greek Vases 5” e nell’addendum affermò di aver visto

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nel 1990 una fotografia di un altro frammento della kylix, relativo all’orlo, diviso in tre parti, dandone una chiara descrizione. Tra la documentazione fotografica rinvenuta a Ginevra sono state individuate una serie di fotografie dei vari frammenti che compongono la kylix, inequivocabilmente riprese subito dopo il loro ritrovamento a seguito dello scavo clandestino, e le fotografie della stessa kylix solo parzialmente ricomposta. Inoltre sempre tra le foto sequestrate compare una polaroid che raffigura solo la parte centrale della kylix unita ad un altro frammento, recante una scritta a margine ”Prop. P.G.M.” che potrebbe significare “proposta al P.G.M”. In una dichiarazione che R. Hecht scrive su carta intestata dell’Atlantis Antiquities il 29/5/87, si afferma di aver ricevuto da Medici, in commissione per la vendita, 20 piatti attici e vari frammenti attici a figure rosse databili al 490-480 a.C., al prezzo di $ 2.000.000. Conclude la dichiarazione specificando che gli oggetti sono stati consegnati al P. Getty Museum che ha rilasciato una ricevuta all’Atlantis Antiquities; in una lettera che Marion True scrive a Medici nel gennaio 1992, ringraziandolo per la donazione di una testa di Kouros, aggiunge: “Accludo a questa lettera con i miei complimenti, una copia di Greek Vases 5. Spero che tu la gradisca. Penso che troverai molti pezzi inclusi che riconoscerai” evidentemente riferendosi agli ultimi frammenti della Kylix di Onesimos inviati. Il Medici ha deciso di restituire il frammento indicato da D. Williams al Sostituto Procuratore della Repubblica Italiana che conduceva le indagini. Documentazione fornita dal Getty - una parte della kylix - 83 AE 362 - acquistata dalla Galerie Nefer (Freda Tchakos). Originariamente (1960) era nella collezione J.Rosenbaum (direttore dell'Art Antiqua), fu acquistata da S.Schweitzer di Arlesheim. Alla sua morte fu venduta alla Nefer nel gennaio 1983. - altri frammenti della kylix furono acquistati nel 1985 dalla Hydra Galerie (Christian Boursaud) provenienti dalla collezione Zbinden di Ginevra. Il prezzo di questo acquisto è stato discusso da M.True con v. Bothmer. - Nel Luglio 1998 il P.G.M. informa D. von Bothmer, il quale aveva donato nel 1984 un frammento della coppa, di aver intenzione di restituire la kylix allo Stato italiano, che ne aveva fatto richiesta. 4) Testa in marmo Diadumeno di Policleto - numero d'ordine acquisto P.G.M. 96.AA. 212 Tra le foto in sequestro a Ginevra è stata individuata una foto polaroid raffigurante la testa in marmo, copia di età romana del Diadumenos di Policleto, trafugata da Venosa. La testa è stata restituita all’Italia dal P.Getty Museum insieme alla kylix di Onesimos. Documentazione fornita dal Getty: - "Partial gift" dei coniugi Fleischman, presentato nel 1993 al P.G.M. insieme ad un'antefissa etrusca, (vedi Antefissa a forma di Menade e Sileno danzanti. Fleischman 96.AD.33) - precedentemente da Robin Symes, 30 marzo 1987.

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5) Affresco lunetta con maschera di Ercole 96.AG.171 Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -affresco 96. AG. 171. lunetta con maschera di Ercole quale dono della Collezione Fleischman. - acquistato da Burki, 27 luglio 1987. L'affresco del Getty appare collegabile ad altro affresco sequestrato a Ginevra ed ora in Italia. 6) Pelike apula a figure rosse, attribuita al Pittore di Dario(Trendall) . 87.AE.23 Acquisita dal PGM nel 1987 (87.AE.23) e pubblicata nel Getty Museum Journal 16, 1988, p. 144, n. 7. La pelike compare tra i negativi in sequestro (neg. 91 E), fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 74 e volume fotografico “oggetti passati”) Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistata dalla Burki & Sohn (Fritz Burki) tramite l'Atlantis Antiquities J.Rosen (R. Hecht) -in prestito al Getty dal 1985 Presentata già ricomposta da frammenti.Mai pubblicata prima. Tra la documentazione a corredo dell'oggetto n. 20, "Antiquities Department File Object 20" pag. JPG02020 e sgg, compare una nota interna del museo firmata dalla True dalla quale emerge che i pezzi venduti da Burki sono in realtà commerciati da Hecht. 7) Anfora (loutrophoros) apula a fig. rosse, Pittore di Dario(A.D.Trendall) 84.AE.996. Acquisita dal PGM nel 1984 (84.AE.996) e pubblicata nel Getty Museum Journal, 13, 1985, p. 170, n. 24. L’anfora compare nel negativo (neg. 91 E), insieme alla pelike precedente, fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico nero “oggetti passati”). Nella polaroid l’anfora appare rotta. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistata dalla Atlantis Antiquities J.Rosen (R.Hetch) -precedentemente l'Atlantis lo aveva acquistato da F. Burki luglio '84. Presentata completa ricomposta da parecchi frammenti. 8) Coppa attica a figure nere, attribuita alla scuola del Pittore di Lisippo 87.AE.22 Acquisita dal PGM nel 1987 (87.AE.22) e pubblicata nel Getty Museum Journal 16, 1988, p. 142, n. 5. La coppa compare tra i negativi in sequestro (neg. 89 F) fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 81, foto 3/68 decorazione interna e foto 3/62 e 3/63 decorazione esterna). Nelle polaroid la coppa appare rotta. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistata dalla Burki & Sohn (Fritz Burki) 1987

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9) Olpe corinzia attribuita al Pittore Vaticano 73. 85.AE.89 Acquisita dal PGM nel 1985 (85.AE.89) e pubblicata nel Getty Museum Journal,14, 1986, p. 188, n. 24. L’olpe compare tra i negativi in sequestro (neg. 89 E) fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 23) Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistati da Robin Symes nel marzo 1985 due vasi corinzi (insieme al n. 85.AE.88) -nella documentazione fornita, insieme ai due vasi risulta acquistato un terzo reperto, la cui descrizione è stata cancellata; l'ammontare totale è di 125 mila $. Questo oggetto appare però descritto nella documentazione del reperto successivo (vedasi sub 32) come specchio di bronzo con astuccio. -i reperti provengono da N.Y (242 East 52nd street, 10022) e prima ancora da Londra. Arrivato ricostruito con abbondanti incrostazioni sull'ansa ed all'interno della bocca. Mai pubblicato né esposto prima. Responsabile acquisto A. Houghton e M.True. 10) Oinochoe trilobata corinzia attribuita al Pittore del Vaticano 73 (D.Amyx) 85.AE.88 Acquisita dal PGM nel '85 (85.AE.88) pubblicata nel Getty Museum Journal,14, 1986, p.188, n. 23. L’oinochoe compare tra i negativi in sequestro (neg. 89 F) fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 23). Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistati da Robin Symes nel marzo 1985 due vasi corinzi (insieme al n.16 85.AE.89) ed uno specchio di bronzo con astuccio. 11) Kalpis attica a figure rosse, attribuita al Pittore di Kleophrades. 85.AE.316 Acquisita dal PGM '85 (85.AE.316) e pubblicata nel Getty Museum Journal,14, 1986, p. 192, n. 51. La kalpis compare tra i negativi in sequestro (neg. 89 F), fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 81, foto n. 3/202). Nella polaroid la kalpis appare rotta in più punti. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistata da Robin Symes nell'ottobre 1985, presentata ricomposta da frammenti. -portata negli Stati Uniti da Londra due anni prima. -precedentemente acquistata da un venditore svizzero 12) Kylix attica a figure rosse firmata da Douris (R. Guy of Princeton) 84.AE.569 Acquisita dal PGM '84 (84.AE.569) e pubblicata nel Getty Museum Journal,13, 1985, p. 169, n. 23. La kylix compare tra i negativi in sequestro (neg. 89 F) fotografata nella vetrina del Museo e tra le polaroid in sequestro (volume fotografico n. 81, foto 3/83 decorazione interna e foto 3/145-3/146-3/147 decorazione esterna), appare rotta nelle polaroid che mostrano la decorazione esterna. Documentazione fornita dal P.Getty Museum:

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-acquistata da R. Symes nel novembre 1984 insieme ad un altro reperto omesso in documentazione. - due anni prima risultava a N.Y. dove fu prenotata da J. Frel. -precedentemente era a Londra. -originariamente comprata sul mercato svizzero. Presentata restaurata da sei frammenti con quattro piccole tracce di incrostazione.. 13) Pelike apula a figure rosse, attribuita al Pittore di Gravina.(A.D.Trendall) 86.AE.611 Acquisita dal PGM '86 (86.AE.611) e pubblicata nel Getty Museum Journal,15, 1987, p. 163, n. 16. La pelike compare tra le polaroid in sequestro (cfr. volume fotografico n. 74) rotta e con tracce evidenti di calcare. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistata da Burki & Sohn (Fritz Burki) nel 1986. -presentata in foto nel 1985. Proposta già restaurata con integrazioni. 14) Cratere a calice attico a fig. rosse, attribuito al Pittore di Egisto ( H.Cahn) 88.AE.66 Acquisito dal PGM nel 1988 (88.AE.66) e pubblicato nel Getty Museum Journal,17, 1989, p. 113, n. 20. Alcuni frammenti del cratere compaiono nelle polaroid in sequestro. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -acquistato da Christoph Leon (CH) nel maggio '88 che lo ha venduto per conto della collezione Morat Institute of Art di Freiburg (Mrs. Charlotte A.Morat di Ginevra) -già acquistato alla Munz und Medaillen Basel. -spedito al P.G.M. insieme ad un altro reperto debitamente cancellato. -prima esposizione alla Andre Emmerich Gallery N.Y 1979/8. -esposto ancora al Morat Intitute fuer Kunst und Kunstwissenschaft 1983/1987. Ricostruito con integrazioni approssimative. 15) Phiale attica a figure rosse del pittore Douris, ceramista Smikros(da iscrizione) 25 framm. 81.AE.213 85.AE.18 1/9, 85.AE.185 1/3 88.AE.30 90.AE.130 La phiale attica fu pubblicata per la prima volta da M. Robertson in Greek Vases in the P.Getty Museum, 5,1991 pag. 75 e s. Opera di grande rilievo, firmata dal grande artista e decorata, sia all'interno che all'esterno, con elaborate scene figurate (divinità sedute, scena di combattimento e figure correnti). Reca nella parte esterna un graffito in caratteri etruschi. La prima acquisizione di frammenti avviene nel 1981 (81.AE.213) e se ne ha notizia nel P. Getty Journal 14, 1986, pag. 191, n. 44; vengono segnalate acquisizioni di due gruppi di frammenti, in tutto 12, che vanno ad unirsi al primo (85. AE. 18. n. 9 framm. e 85. AE. 185. n. 3 framm.). I 12 frammenti recano una generica indicazione di provenienza da "European art market"., Nel 1989, poi, appare nel Getty Museum Journal 1, 1989 pag. 111 n. 16 la notizia dell'acquisizione, avvenuta l'anno precedente, sempre attraverso l’"European art market", di un'ulteriore frammento della phiale (88. AE. 30) che si congiunge con i

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frammenti precedenti. Nel 1990 (Getty Museum Journal, 19, 1991 pag. 139 n. 18), quindi, grazie ad una donazione anonima, viene acquisito un nuovo frammento (90. AE. 130). Infine nel 1992. nella pubblicazione di D.Buitron Oliver, Douris, p. 74 n. 29, viene citata l'acquisizione di altri 3 frammenti, senza alcuna indicazione della provenienza. Uno dei frammenti (poi 90 AE 130) è stato rinvenuto nella documentazione fotografica sequestrata a Ginevra. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: -25 frammenti ricevuti in dono da Werner Nussberger del 1981. -2 frammenti acquistati da Burki & Sohn (Fritz Burki) nel 1982. Precedentemente i due fr. erano nella collezione S.Schweitzer di Arlsheim dal 1940 -non si presentano documenti -e poi a Bellinzona -acquistati dalla Galerie Nefer (Freda Tchakos) un totale di 13 frammenti, in più lotti, il 31/1/85 - 31/5/85 e 31/3/88. - dono da parte di Robin Symes del '90, acquistati dal Symes in Svizzera nel '88. I due frammenti 90.AE.130 sono presenti tra le foto sequestrate a Ginevra. 16) Testa maschile in marmo 85.AA.265 Acquisita dal PGM nel 1985 (85.AA.265) e pubblicata nel Paul Getty Museum Journal 14, 1986, p.181 n.7 La testa compare tra i negativi in sequestro (neg. 89F) fotografata in esposizione nel museo e tra le polaroid in sequestro (vol. A nero, pag. 14). Nelle due polaroid la testa appare sporca di terra Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistata da Robin Symes che la vende per conto della Hill Samuel & Co. Ltd. del luglio 1985. Il reperto risulta arrivato con leggere incrostazioni di una mistura di argilla ferrosa e carbonato. In una nota 27/7/88 si parla dell'orecchio sinistro riattaccato, mentre nella pubblicazione in Paul Getty Museum Journal 14, 1986, p.181 n.7 la testa risulta mutila di entrambe le orecchie. Nelle foto polaroid trovate in sequestro a Ginevra la testa presenta le stesse mancanze, mentre nella foto scattata nel museo dallo stesso Medici il reperto esposto risulta integrato dell'orecchio destro. Nella documentazione risulta che il frammento dell'orecchio è arrivato nel novembre '85, poiché era rimasto inavvertitamente in possesso del Symes. In una nota nel "Antiquities Department File Object 24" pag. JPG02868 il frammento risulta invece donato da R.Guy. 17) Cratere a calice a figure rosse firmato da Syriskos. 92.AE.6 Acquisito dal PGM '92 (92.AE.6) e pubblicato nel Getty Museum Journal, 21, 1993, foto 107, n. 10 Il cratere compare nelle polaroid in sequestro (vol. 74 pag. 19) in una fase di restauro molto rozza; compare poi in due foto di grandi dimensioni in B/N e a colori a restauro completato (busta n. 118). Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistato da L. Fleischman nel febbraio 1992 insieme ad altri 8 reperti per un valore complessivo di 5,5 milioni $.

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- precedentemente da Robin Symes, Londra 1988. - un frammento fu presentato al museo nel '88 da Fritz Burki. Mai pubblicato ne esposto prima. Ricomposto da frammenti con integrazioni ridipinte, presenta minime incrostazioni e tracce di radici. Tra le foto in "Registrar File Object 28" pagg. JPG03432 (e sgg) è riprodotto il reperto restaurato, ma con le integrazioni non ridipinte e senza un'ansa, come appare nelle polaroid di Medici. Nelle pagine JPG03217/18 al redattore è sfuggita la parola statue sicuramente spedita insieme al cratere. Nella pag. JPG03194 dell' Antiquities File Object 28 si informa che: a) REH (R.Hecht) ha una foto del pezzo prima del restauro; b) la lettura dell'iscrizione è stata fatta nel 1981 da R.Guy, il quale afferma che la firma dell'artista è stata letta per la prima volta da Ines Jucker ( curatrice della mostra Italy of Etruscans insieme a F.Cottier); c) H.Cahn dice che HAC ( Cahn stesso) ha letto per primo l'iscrizione; d) per il graffito si rimanda ad una lettera di D.von Bothmer del 18/1/89. Responsabile acquisto M.True e Sally Hibbard. 18) Kantharos a f. rosse con maschera Pittore della Fonderia ed a Euphronios (R.Guy) 85.AE.263 88.AE.150; 96.AE.335. 4-5,9 Acquisito dal PGM in tre diversi lotti di frammenti (85.AE.263; 88.AE.150; 96.AE. 335. 4-5,9) Il pezzo è pubblicato nel Paul Getty Museum Journal 14, 1986, p. 192 n. 55, senza foto; in “Capolavori del Paul Getty Museum, Antichità, 1997, pag. 42; nel Paul Getty Museum. Handbook of the collections, 1997, pag. 49 dove sono riportate tutte le date delle diverse acquisizioni. Il kantharos compare tra le foto in sequestro: - vol. nero A pag. 13 (4 polaroid del pezzo già restaurato). - vol. 9 (tre foto di grandi dimensioni B/N con evidenti lacune) - busta 118 (foto di grande dimensione a colori in cui il pezzo appare ricomposto ma senza integrazioni). Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistato da Burki & Sohn (Fritz Burki) 1985, presentato ricomposto parzialmente da frammenti. - proveniente dal mercato svizzero, fu acquistato poi da R.Symes nel 1982. - altri frammenti 88AE.150. sono stati acqustati da R.Symes mentre gli 11 frammenti 96.AE. 335. sono stati acquistati dalla Acanthus (Brian Aitken). Mai pubblicato né esposto in precedenza. Il reperto fu visto per la prima volta da J.Frel ed a lui offerto da R.Symes nella primavera del 1984. Quando M.True nell'autunno dello stesso anno va da Symes per discutere dell'acquisto del Kantharos questo era stato già venduto ad altri. Lo stesso pezzo venne poi presentato da F.Burki al Getty per la proposta di vendita. 19) Cratere a calice attico a figure rosse, attribuito al Pittore di Berlino. 77.AE.5 90.AE.2, 1-15 Acquisito dal PGM in più anni a partire dal 1977 (77.AE.5) fino al 1990 (90.AE.2, 1-15), ogni volta in lotti di frammenti più o meno numerosi.

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Le acquisizioni sono pubblicate nella rivista Paul Getty Museum Journal, 13, 1985, p. 169, n. 21 e n. 22; PGMJ, 16, 1988, p. 143, n. 6; PGMJ, 17, 1989, p. 111, n. 16; PGMJ, 18, 1990, p. 166, n. 4; PGMJ, 19, 1991, p. 139, n. 16. Il cratere viene poi pubblicato nel volume Greek Vases in the Paul Getty Museum, 6, 2000, p. 159. Il cratere si compone quindi di numerosi frammenti acquisiti nel corso di sei anni insieme a molti altri frammenti di ceramica attica: a titolo di esempio si cita l’acquisizione del 1987 per un totale complessivo di ben 189 frammenti di vasi diversi. Alcuni dei frammenti che compongono il cratere acquisiti dal PGM compaiono nelle polaroid in sequestro: si tratta dei frammenti indicati nella pubblicazione del 2000 con la lettera c, parte del frammento b ed il frammento j (rispettivamente figg. 1e, 5b, 5e), che trovano perfetta corrispondenza nei frammenti individuati nel volume fotografico n. 74, pag. 19. Un altro gruppo di frammenti pertinenti sempre al cratere in questione si riscontra nel volume 74 alla pag. 20. In totale i frammenti individuati tra le polaroid in sequestro sono 15 e la loro tipologia corrisponde perfettamente alla descrizione fornita in occasione dell’ultima acquisizione del 1990 da parte del PGM, proprio di 15 frammenti. Documentazione fornita dal Getty: - un primo lotto di 10 frammenti viene donato da Herbert L. Lucas nel 1977. - Polak Vasek nel 1982 dona altri ? frammenti provenienti dalla collezione Schweitzer, - nel 1984 il Getty acquista un frammento dalla Galerie Nefer proveniente dal mercato svizzero, - nel 1985 vengono donati da Dietrich von Bothmer 8 frammenti, in parte provenienti dalla ex Ariadne Gallery e in parte dal mercato europeo, - 1 frammento, proveniente dal mercato svizzero, viene acquistato da Fred Schultz nel 1987 - 5 frammenti vengono donati da Robin Symes nel 1988 passati in mostra al Met. Responsabile acquisto J.Frel e M. True. 20) Statua di Kore in marmo, mutila. 91.AA.53 Acquisita dal PGM nel 1993 (93.AA.24) e pubblicata nel volume Capolavori del Paul Getty Museum, Antichità, 1997, pag. 34. La stessa statua compare nelle fotografie in sequestro, evidentemente sporca di terra e con rotture molto fresche (vedi volume fotografico n. 79, foto dal n. 1/99 al n. 1/110 e foto n. 1/192). Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistata da Robin Symes del giugno 1993. Mai pubblicata ne esposta prima. 21) Cratere a campana apulo a f. rosse attribuita al pittore di Choregos (Trendall '88) 96.AE.29 Acquisito dal PGM nel 1996 (96.AE.29), è pubblicato in The JPG Museum. Handbook of the Collections, 1997, f. 54 e nel Catalogo Fleischman, pag. 125, n. 56. Lo stesso cratere compare nella documentazione fotografica in sequestro (vol. n.81, 2 polaroid n. 3/215; vol. n. 83, 2 foto pag. 53). Documentazione fornita dal P.Getty Museum:

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- acquistato dalla collezione Fleischman. - precedentemente da F. Burki 10/2/88 Presentato ricomposto da numerosi frammenti.Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pagg. 124-125 n.56 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M.. Il pezzo viene collegato iconograficamente ad un nuovo vaso di REH (R.Hecht) vaso di Atreo 22) Statua di Tyche in marmo. 96.AA.49 Acquisita dal PGM nel 1996 (96.AE.49) e pubblicata in The JPG Museum. Handbook of the Collections, 1997, pag. 24 e nel Catalogo Fleischman, pag. 237, n. 120. La stessa statua compare nelle fotografie in sequestro prima della pulitura (volume fotografico n. 79, foto n. 1/85 Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistata dalla collezione Fleischman . - precedentemente da R.Symes, estate 1989. Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag. 237, n. 120 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M.. Mostrata in precedenza da Giacomo MEDICI a Marion TRUE nel caveau di una banca di Ginevra, come riferito dalla TRUE nel proprio interrogatorio. 23) Anfora attica a f. nere.Gruppo delle Tre Linee (D.v.Bothmer '96) Fleischman 96.AE.93 Pubblicata nel Catalogo Fleischman, pag. 83, n. 35, fig. pag. 84-85 La stessa anfora compare nelle fotografie in sequestro nel volume fotografico n. 83, foto pagg. 14-15-16-17-19-40-41 e volume n. 81, polaroid nn. 3/133 e 3/135. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - dono dalla collezione Fleischman . - precedentemente da F.Burki 10/6/89 Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag. 83, n. 35 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M. Tra la documentazione del "Antiquities Department File Object 38" pag. JPG05882 si evince che RG (R. Guy) ha affermato che il reperto è stato rinvenuto insieme ad un altro con Gigantomachia ancora in possesso di REH (R.Hecth) ed ad un terzo vaso, hydria del pittore di Wurzburg con scena di partenza, che è ancora in possesso di R.Symes. 24) Kylix attica a f. rosse, attribuita al pittore Nikosthenes (R.Guy '96) Fleischman 96.AE.97 La kylix è pubblicata nel Catalogo Fleischman, pag. 94, n. 39. La stessa kylix compare nelle polaroid in sequestro (volume fotografico n. 81, foto nn. 3/59, 3/60, 3/67) Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - dono dalla collezione Fleischman . - precedentemente da Robin Symes, aprile 1988. Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag. 94, n. 39 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M.

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25) Anfora pontica pittore di Tityos ( R.Guy) Fleischman 96.AE.139 L'anfora è pubblicata nel Catalogo Fleischman, pag. 190, n. 90. La stessa anfora compare nelle fotografie in sequestro con evidenti incrostazioni (volume fotografico n. 70, polaroid pag. 1) e a restauro eseguito (volume n. 82, foto da n. 4/88 a n. 4/93). Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - dono dalla collezione Fleischman . - precedentemente da Fritz Burki 10 febbraio 1988). Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag. 190, n. 90 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M. Attribuito al pittore di Tityos da R.Guy, l'autenticità viene messa in discussione da D.v.Bothmer. Tra la documentazione del "Antiquities Department File Object 40" pagg. JPG06015/16 c'è il rapporto della Daybreak sull'analisi alla termoluminescenza che data la ceramica a circa 2230 anni fa. Responsabile acquisto K. Wight. 26) Antefissa a forma di Menade e Sileno danzanti. Fleischman 96.AD.33 Un'analisi più approfondita merita questa antefissa proveniente dall'Etruria meridionale, come indicato nel Catalogo Fleischman, pag. 195, n. 92. Esaminando la fotografia che appare sulla copertina del catalogo è facilmente percepibile l'originaria frammentarietà dell'oggetto: in particolare, la parte inferiore dell'antefissa appare ricomposta dopo un accurato restauro, ma restano comunque evidenti le lacune della terracotta e le tracce di bruciatura nella parte inferiore. Nella documentazione fotografica in sequestro è stata rintracciata una polaroid che mostra la parte inferiore della stessa antefissa, accostata ad una parte superiore non pertinente ma dello stesso tipo (vol. fotografico n. 59, polaroid pag. 14, della quale si fornisce un ingrandimento per maggior chiarezza). Inoltre, sempre nella documentazione in sequestro (vol. fotografico n. 59, polaroid pag. 17 e vol. 78, polaroid pag. 42) sono state rintracciate altre 2 polaroid che mostrano analoghe antefisse appena estratte da uno scavo clandestino (anche in questo caso si forniscono gli ingrandimenti delle due polaroid). Si precisa che, sebbene nessuna delle due antefisse dell'allegato 21 corrisponda alla parte superiore dell'antefissa della collezione Fleischman, è certo, secondo i consulenti, che tutti i frammenti di antefisse raffigurati nelle polaroid in sequestro, di identica tipologia, provengano da uno stesso sito dell'Etruria meridionale, come per altro indicato nel catalogo stesso. L'antefissa che compare sul Catalogo Fleischman è stata acquisita dal PGM nel 1996 (96.AD.33) insieme a tutta la collezione. Va comunque evidenziato che l'antefissa proveniva dalla collezione Hunt ( vedi catalogo Wealth of the ancient world, 1983, n. 16 ) e fu posta in vendita alla Sotheby's di New York, insieme a tutta la collezione Hunt, nell'asta del 19 Giugno 1990. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - acquistata dalla collezione Fleischman . - precedentemente da R. Symes, acquistato alla Sotheby's di N.Y 19 giugno 1990 asta della collezione Hunt.

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Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag. 195, n. 92 da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M. Presentato ricomposto da 5 frammenti riassemblati in epoca recente. Il reperto è arrivato con il n. 93.AA.68 nel novembre 1993 insieme alla testa del Diadumeno (93. AA. 67) . Esposto precedentemente (1983-86) in diversi musei nella collezione Nelson Bunker Hunt. Il reperto viene attribuito come provenienza da Cerveteri sulla base di informazioni, sul suo rinvenimento, avute da REH (R. Hecht). Responsabile acquisto M. True J. Padany e K. Wight. 27) Specchio con coperchio decorato a rilievo Fleischman 96.AC.132 Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag.179, n. 83. da M.True e K.Hamma. Lo stesso compare nella documentazione fotografica in sequestro (neg. 99A) dove appare con evidenti residui terrosi ed in uno stato di conservazione antecedente al consolidamento. Documentazione fornita dal P.Getty Museum: - dono dalla collezione Fleischman . Presentato con tracce di tessuto Pubblicato nel Catalogo Fleischman , pag.179, n. 83. da M.True e K.Hamma all'epoca della mostra al P.G.M. mentre non è mai stato pubblicato prima. N.B: Nella nota a pag. JPG06157 del "Antiquities Department File Object 42" c'è scritto: From Atlantis, november 1989. 29) Testa di Kouros 92.AK. 29 Il reperto, pubblicato nel Getty Journal 20, 1992, risulta appartenente ad un torso di imitazione acquistato dal museo precedentemente (90. AK. 43). La testa risulta frutto di una donazione. Tra i documenti sequestrati a G.Medici vi sono parecchie fotografie della testa (vedi vol. 79 marmi nn. 1/174.175-180-181-182) Nei carteggi intercorsi tra M.True e il Medici, oggi in sequestro, si accenna ad un dono da parte di quest'ultimo di una testa di kouros falsa che, a detta della True, sarà molto utile allo studio del Kouros del P.G.M. 30) Statua di silvano-romana. A Passion for Antiquities p. 339 n. 179. Coll. Fleischman. 96.AA.211 Statuina di Dioniso con animale, ritratta tra le foto sequestrate a Ginevra a Giacomo Medici 31) Cratere attribuito al Pittore di Palermo 85. AE. 101 proveniente dalla Lucania, Italia; acquistato per $ 60.000 da Fritz Burki, l’ 8.3.1985 32) Specchio di bronzo con astuccio, acquistato da R.Symes nel 1985 per c/a 40 mila dollari 33) Alabastron corinzio 85. AE. 51 34) Aryballos corinzio 85. AE. 52

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E’ di particolare rilevanza ai fini della decisione del presente processo conoscere le circostanze degli acquisti dei reperti archeologici indicati nell’allegato “C”, con specifico riferimento al ruolo svolto da Marion TRUE negli acquisti dei suddetti reperti da parte del J.P. GETTY MUSEUM, negli acquisti effettuati da parte della Collezione FLEISCHMAN e nella acquisizione della collezione FLEISCHMAN da parte del J.P. ETTY MUSEUM, nonché alle circostanze dei singoli acquisti – sempre con riferimento ai reperti che l’accusa ritiene provenire da scavi clandestini compiuti in Italia - da parte della Collezione Fleischman. D) TUTTO CIO’ PREMESSO QUESTA AUTORITA’ GIUDIZIARIA ATTESTA CHE TUTTE LE MISURE RICHIESTE SONO AMMISSIBILI E COMPATIBILI RISPETTO ALLA GRAVITA’ DEI FATTI, NEL PROPRIO ORDINAMENTO; E CHIEDE DI : • esaminare come testimoni le seguenti persone - Barbara Fleischman - Julia Tranner - Christopher Hudson - Sally Hibbard - Karol Wight • esaminare, previa autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria U.S.A. procedente, le persone informate sui fatti che dovessero essere indicate dai testimoni suddetti • autorizzare questa Autorità Giudiziaria richiedente, il Pubblico Ministero, i difensori dei due imputati, gli imputati, la difesa della Parte Civile a presenziare all’esame dei testimoni • autorizzare questa Autorità Giudiziaria richiedente, ai sensi dell’art. 14 co. 4 del trattato bilaterale, a porre domande sulle circostanze sopra indicate alle persone da esaminare sulle circostanze sopra indicate e su quelle rilevanti che dovessero emergere dall’esame. Si fa presente, in proposito, che ai sensi dell’art. 422 del codice di procedura penale vigente in Italia solo il giudice che procede può condurre l’audizione dei testimoni e le altre parti processuali (pubblico ministero, difensori degli imputati, difensori di parte civile) non possono porre domande direttamente ma solo a mezzo del giudice • acquisire -per la successiva consegna a questa Autorità rogante- tutta la documentazione del caso prodotta dai soggetti sopra indicati o comunque acquisita; • indicare la data ed il luogo ove le persone verranno esaminate Rimane a disposizione per ogni richiesto chiarimento.

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Si chiede la cortesia di Codesta Autorità Giudiziaria di evadere con la consentita urgenza la presente domanda di assistenza. E ciò per i seguenti motivi il processo è stato rinviato alla udienza del 7 ottobre 2004 ed a tale udienza dovrebbe essere emessa la decisione. E)ALLEGA: - traduzione della presente richiesta di assistenza giudiziaria in lingua inglese. Si ringrazia sentitamente per la collaborazione ed assistenza già concessa nell’ambito del presente processo e per l’assistenza che potrà essere offerta in relazione alla presente richiesta Roma, il 13 maggio 2004

Il Giudice del Tribunale di Roma dott. Guglielmo Muntoni