Istituto Cortivo
Transcript of Istituto Cortivo
1
Istituto Cortivo
Corso per Assistente per l’infanzia
Relazione sul Tirocinio
Scuola Paritaria dell’infanzia
-
Allievo
Anno 2018/2019
2
Indice
Introduzione ……………………………pag. 3
A. PARTE OSSERVATIVA …………..pag. 5
- la storia dell’istituto …..pag. 6
- le attività quotidiane ………………..pag. 8
- l’equipe ……………………………..pag. 9
- gli allievi ...…………………………pag. 11
- alcuni casi significativi……………..pag. 13
B. PARTE OPERATIVA ……………...pag. 16
- il profilo dell’assistente all’infanzia .pag. 17
- operando con gli utenti …………….pag. 19
- analisi introspettiva dell’esperienza..pag. 21
C. COLLEGAMENTO CON LA TEORIA
- il gioco come strumento di sviluppo..pag.24
- progetto d’intervento:
C’era una volta un branco di leoncini..pag.27
3
Introduzione
In un mondo che sta cambiando e perdendo i valori fondamentali a
velocità esponenziale, l’unico modo per migliorare la società del futuro
sia partire dall’educazione della nuova generazione.
Ho sempre più spesso la sensazione che in questo periodo storico che
stiamo attraversando, si siano persi e si stiano perdendo quei valori che
mi sono stati tramandati come fondamenta della nostra cultura.
L’uomo, o meglio la razza umana, la più intelligente tra tutti gli abitanti
del pianeta, analizzata anche solo superficialmente, non mi sembra poi
così tanto superiore. In natura non troveremo mai un animale che
inquina il proprio habitat, e non troveremo mai un’organizzazione
sociale guidata dalla speculazione e dalla corruzione.
In natura c’è abbondanza, fratellanza e libertà per tutti, nella nostra
società sempre più disuguaglianza, povertà e schiavitù, soprattutto da
quando la tecnologia è entrata prepotentemente nella vita di ognuno di
noi. I rapporti umani, negli ultimi trent’anni, hanno subito radicali
cambiamenti. Ormai vivere in simbiosi con lo smartphone è una cosa
normale, anche per molti anziani che fino a qualche anno fa erano
terrorizzati già solo dalla parola computer. Lo osservo anche con i miei
genitori, che alla soglia dei 70 anni non riescono a fare a meno della
televisione. Grande merito della tecnologia quello di essere sempre più
facile e intuitiva da utilizzare, e che sarebbe un bellissimo e
potentissimo strumento di apprendimento per lo sviluppo del genere
umano se usato nel modo giusto, ma ormai così tanto ingarbugliato che
anche gli adulti rimangono impigliati nelle trappole del mondo
moderno. Poco male, direi, se capita ad un trentenne, un cinquantenne o
un settantenne, che dovrebbero aver sviluppato una propria coscienza, e
invece ci dovremmo preoccupare un po’ anche di loro, poiché sono o
meglio, dovrebbero essere proprio i genitori i primi a guidare i figli
nella crescita. Quante volte abbiamo assistito o sentito parlare di
bambini lasciati tutto il giorno davanti alla televisione o con in mano lo
smartphone con il quale guardare il cartone preferito o uno dei migliaia
di video che la rete offre e ai quali basta accedere toccando con un dito..
purché questo serva per tenerli a bada durante lo svolgimento delle
4
faccende domestiche, in questo mondo sempre di corsa, caratteristica
saliente della nostra generazione.
Se questi strumenti sono pericolosi anche per una platea di adulti, quali
effetti possono avere su un pubblico di bambini?
E’ abbastanza inquietante vedere una generazione di padri quarantenni
che nata e cresciuta con i videogames, è ancora persa in questa
dimensione, ancora adolescente. Come stupirsi di fronte a casi di
aggressione da parte dei genitori nei confronti dei docenti per un
richiamo o per un voto troppo basso. Il salto tra “mi scusi signora
maestra” e “non rompere prof!” è sintomatico della perdita di autorità
dei professori, incoraggiata spesso nei ragazzi dai genitori stessi. E’
vero che anche questi ultimi sono stati travolti, loro malgrado, dai
cambiamenti repentini delle mode della società nella quale ci si deve
conformare alla massa per vivere, ma dobbiamo invertire la rotta e
arginare la tendenza a perdersi in un mondo surreale.
Creare un ambiente dove ci siano attrazioni più forti della rete non è
facile, ma ogni attimo che riusciremo a rubare ad internet per
riconnettere i nostri bambini ad una vita reale, con una semplice partita
di calcio balilla, o ruba bandiera o nascondino che sia, socializzando
con persone reali, sviluppando capacità manuali e intellettive, sarà un
attimo di vita vissuta in pieno.
Il mio progetto per il futuro è di aprire una ludoteca – doposcuola nella
quale i bambini e i ragazzi possano giocare, leggere, dipingere,
imparare a realizzare manualmente quello che più gli piace, sperando di
sottrarre più tempo possibile all’uso del telefonino e alla visione della
fredda compagna televisione.
5
A. PARTE OSSERVATIVA
- la storia dell’istituto pag. 6
- le attività quotidiane………………..pag. 8
- l’equipe……………………………..pag. 9
- gli allievi…………………………....pag. 11
- alcuni casi significativi……………..pag. 13
6
Storia dell’istituto
L’istituto è stato inaugurato nel 1969 grazie ad un parroco,
che si è prodigato molto per lo sviluppo della parrocchia.
Nato e cresciuto nella realtà contadina sull’appennino tosco-emiliano,
fu ordinato prete nel 1957 e gli fu affidata la piccola comunità di
poco più di 300 persone, gente operosa e con tanta voglia di
fare. Nacquero in quell’anno ben 14 bambini. La necessità di accudire e
di istruire i piccoli fece si che fosse costruito un ambiente che fungeva
sia da scuola materna ed elementare, che da ritrovo per tutta la
comunità. Non esisteva ancora la televisione e la gente, che aveva
voglia di divertirsi e lasciarsi alle spalle il periodo buio della guerra, si
ritrovava nella struttura dove si sperimentavano canti sacri e profani, e
si organizzavano operette teatrali e feste.
Qualche anno dopo ricevette anche l’incarico di scendere a
valle per seguire un’altra comunità, quella della periferia di
una realtà un po’ più grande e frastagliata. I punti di
ritrovo erano vari e il carisma del parroco attirava pian piano sempre più
fedeli. C’era l’esigenza di creare un punto d’incontro comune per tutti i
parrocchiani. Individuata un’area di 20.000 mq, con il sostegno della
curia, del popolo e del ministro originario della
vallata, nacque per prima la chiesa, nel 1967 e con il bagaglio di
esperienza di due anni più tardi fu la volta dell’asilo, vista la
necessità crescente delle famiglie che in pieno boom economico
iniziavano a lasciare il lavoro nei campi per andare a lavorare nelle
fabbriche, soprattutto per le donne L’ambiente, ben strutturato, aveva la
capacità di accogliere 80 – 90 utenti e veniva utilizzato anche dalla
comunità per l’organizzazione di feste, tipo quelle di carnevale, e sagre
paesane, data la presenza nel complesso anche della cucina.
Nel 1999, per venire ancora una volta incontro alle esigenze della
parrocchia, il complesso è stato oggetto di un ampliamento per la
costruzione di una nuova ala che potesse accogliere il nido per i
bambini da 1 a 3 anni.
Le aule sono grandi e luminose, e sono suddivise in varie sezioni: l’area
nido composta da un ampio salone completamente finestrato arredato
con giochi per la prima infanzia, con annesso il dormitorio, e dal quale
7
si accede anche all’adiacente giardino recintato attrezzato con vari
giochi: scivoli, altalene, giostrine e tricicli.
I bimbi tra i due e i tre anni hanno a disposizione un’altra aula con
banchi e seggiolini dove iniziano a svolgere le prime attività manuali
come il disegno e la pittura, e giochi un po’ più strutturati come la
cucina, la falegnameria, i primi giochi in legno
Anche il bagno dell’area è appositamente suddiviso in due zone, una per
i più piccoli con fasciatoi, e una con servizi igienici per i più grandi che
stanno abbandonando il pannolino.
L’area della scuola materna è quella che occupa la maggior parte della
struttura, con le 3 aule, il laboratorio, la palestra, il dormitorio, i bagni
per i bambini, la segreteria della scuola, il refettorio suddiviso in una
zona per il nido e in una per la materna e la cucina.
Tutte le aule sono ben attrezzate, con spazi assegnati nei quali i bambini
conservano i loro lavori e i loro materiali. Ci sono anche qui varie aree
gioco: la cucina, il parrucchiere, le costruzioni, la falegnameria, vari tipi
di puzzle, giochi in legno, plastilina, libri, bambolotti. In più ogni
sezione è fornita di tutto il materiale che occorrerà per lo svolgimento
della didattica durante l’anno scolastico
I bambini della materna hanno a disposizione un altro giardino,
anch’esso attrezzato con vari giochi, altalene, giostre, scivoli. Del
complesso fa parte perfino un campo da calcio dove in primavera si
svolgono le mini-olimpiadi tra i bambini, che si concluderanno con la
vittoria di tutti.
8
Le attività quotidiane
Le giornate sono organizzate in modo molto metodico:
dalle ore 8:00 alle ore 9:30 si effettua l’accoglienza dei bambini che
inizialmente vengono radunati tutti nella solita aula.
alle ore 9:30, dopo aver recitato le preghiere, si fa colazione con
biscotti, o frutta di stagione, o focaccia, o altro, alternandoli nei vari
giorni della settimana e con la merenda stessa.
Dopo un veloce passaggio in bagno per lavarsi le mani e per i propri
bisogni, verso le 10:00 inizia la didattica. Si scrive il nuovo giorno della
settimana alla lavagna e si contano i giorni trascorsi del mese.
La parte didattica si articola in varie discipline, anche a seconda dell’età
del gruppo di lavoro. Dalla pittura, colorando episodi di racconti biblici
o parti del corpo umano, oppure le forme geometriche, i numeri, le
lettere, o ancora temi ispirati alla stagione o alle festività ricorrenti, alla
manipolazione della plastilina o alla realizzazione di collage, i bambini
sviluppano man mano le proprie abilità manuali ed intellettuali. I bimbi
di 5 anni lavorano anche su libri di testo di pre-scrittura e pre-lettura.
Durante l’orario di svolgimento della didattica si inseriscono
settimanalmente anche altre attività come le lezioni di teatro che si
tengono il lunedì, la pet therapy il mercoledì, il corso d’inglese con
insegnante madrelingua il giovedì e il giocodanza al venerdì.
Tra le ore 12:00 e le ore 13:00 le classi si riuniscono in refettorio dove
la cuoca ha preparato il menu della giornata.
Terminato il pranzo, dopo l’igiene orale, la gran parte effettua il riposo
quotidiano fino alle ore 15:00 e i restanti che non necessitano di
dormire, svolgono attività ludiche e ricreative all’interno di una delle
aule, nel rispetto del silenzio.
Tra le 15:00 e le 15:30 si svegliano i bambini del dormitorio e si
preparano per il ritorno in classe dove li attende la merenda.
Fino alle ore 16:00 di effettua il ricongiungimento con i familiari.
Per coloro che necessitano di un tempo prolungato, l’istituto mette a
disposizione un servizio di prolungamento fino alle ore 18:00.
9
L’equipe
L’istituto ha nel suo organico cinque educatrici che si
occupano esclusivamente del nido, due maestre che seguono l’area
materna, due cuoche e alcuni volontari che prestano il loro servizio per
attività amministrative e di manutenzione.
Fino allo scorso anno scolastico, l’equipe era formata da tre maestre che
seguivano ognuna una fascia di età.
Da settembre però, la vecchia coordinatrice ha lasciato l’istituto per
intraprendere altre strade lavorative, e c’è stato un avvicendamento di
ruolo che, in questo esercizio, viene rivestito dalla maestra più esperta
che vanta ben 18 anni di esperienza nel mondo dell’infanzia ed un
diploma magistrale, integrato con vari corsi di aggiornamento.
L’altra componente dell’equipe, seppur poco più che trentenne, oltre ad
essere laureata in scienze della comunicazione, ha già maturato alcuni
anni di lavoro con i bambini.
Tutti gli alunni adorano le due insegnanti e fanno loro sempre tanti
disegni che adornano i muri delle sezioni.
Sempre molto premurose e affettuose con i loro piccoli allievi, non si
risparmiano richiami a nessuno, ma fatti sempre con il giusto equilibrio
e parlando apertamente.
Preparano assieme i lavori da far svolgere ai bambini e li seguono
assiduamente durante la loro esecuzione, invitandoli sempre a
migliorare le loro abilità e talvolta spronandone qualcuno un po’ perso
nel suo mondo.
Nella fascia pomeridiana si alternano settimanalmente tra dormitorio e
aula, dove prendono posto i piccoli che non effettuano il riposo
pomeridiano e mentre questi giocano, si dedicano al riordino e alla
sistemazione dei lavori e preparano i materiali da usare nelle lezioni
successive.
La didattica segue una programmazione unica, e guida i piccoli in vari
campi d’esperienza: si stimolano le arti grafico-pittoriche con l’uso di
acquarelli, tempere, pastelli, matite a cera, gessetti colorati; la manualità
attraverso la modellazione del pongo e della pasta di sale, della sabbia,
della carta con tecniche di collage; si esplorano gli elementi naturali
come i fiori, i frutti e le foglie delle piante, i cibi, gli animali.
10
Per i più grandi si utilizzano anche libri di testo con esercizi di pre-
scrittura e pre-lettura, che sviluppano le doti di ragionamento e di
apprendimento.
Inoltre, in alcuni giorni della settimana, si effettuano dei moduli
specialistici in riferimento alle indicazioni nazionali che prevedono
lezioni d’inglese con insegnante madrelingua; attività di pet-therapy con
due istruttrici seguono i bambini nella scoperta del mondo animale,
tramite i giochi e il contatto fisico con un Labrador; l’educazione
motoria chiamata giocodanza, è affidata ad un maestro, che riesce a
coinvolgere i piccoli in giochi strutturati divertenti e adeguati alla loro
età, rendendo i piccoli entusiasti di lui; la mini rassegna teatrale,
inaugurata con l’inizio del nuovo anno solare, che vede impegnati
genitori e figli in simpatici skatch sotto la guida esperta di
un’associazione culturale che già da qualche anno opera nelle scuole.
E’ stata anche promossa un’iniziativa, con il supporto della cuoca che si
presta volentieri a giocare tra le pentole con i bambini in orario extra
scolastico, con l’intento di far capire loro l’importanza di una sana
alimentazione nella vita di ognuno di noi: un minicorso di cucina
intitolato “piccoli chef” in cui i partecipanti di sono cimentati nella
preparazione di varie portate.
Per gli utenti che ne necessitino, l’istituto mette a disposizione anche un
servizio di tempo prolungato, curato da una terza maestra che opera
spesso all’interno della struttura, anche in sostituzione delle docenti di
ruolo.
11
Gli allievi
L’equipe, avendo perso uno dei suoi membri in quest’anno scolastico,
ha deciso di operare il raggruppamento degli alunni in due gruppi misti:
il primo, quello dei leoni, seguito dalla coordinatrice, il secondo, quello
delle farfalle, seguito dall’altra maestra.
Il gruppo dei leoni è formato da undici bambini di cinque anni a
maggioranza maschile, compagni di classe dall’inizio della materna e
alcuni già dal nido, e da sei bimbi di tre anni, provenienti tutti dal nido
dell’istituto.
All’interno della sezione, prendono posto suddividendosi per età, in
modo che durante la lezione ogni gruppo abbia la sua area di lavoro e
non si disturbino a vicenda.
Per i bambini più grandi questa nuova situazione in cui si sono venuti a
trovare loro malgrado, è stata accettata piuttosto bene, anche se, in
alcuni momenti, si sono verificati alcuni screzi, subito placati dalla
maestra, anche a causa di un piccolo monello a volte un po’ arrogante,
che non si fa problemi neanche a mordere le educatrici.
A volte si nota una punta di gelosia tra i più grandi, per dover
condividere la maestra che avevano avuto sempre in esclusiva, con i più
piccoli.
Ma le tensioni non mancano neanche all’interno del gruppo dei grandi
per la presenza di un altro elemento spesso indisciplinato, che mentre i
compagni che svolgono la didattica continua a giocare, talvolta
disturbando. A volte si accendono piccole rivalità tra bambini che si
frequentano anche in ambienti extra scolastici, con ripercussioni pure
nella vita di scolastica, ma che si risolvono spontaneamente nel giro di
pochi giorni.
Nel complesso il gruppo si presenta omogeneo e brillante nello
svolgimento delle attività assegnate, e anche i bimbi un po’
indisciplinati dimostrano in varie occasioni i loro talenti, carenti solo
per il poco esercizio svolto.
Anche i piccoli di tre anni sono dei buoni allievi, ascoltano l’educatrice
quando gli parla, dimostrano di conoscere e osservare le regole della
scuola e sono generalmente tranquilli, a parte uno. Non mancano
comunque litigate per giochi o libri, oppure qualche tirata di capelli
subito arginati dall’intervento della docente.
12
L’altra sezione, quella delle farfalle, è composta da undici bambini di
quattro anni, a maggioranza femminile, e da sei piccoli di tre anni.
In questa classe, forse per la minima differenza di età, non si avvertono
particolari disagi nella convivenza tra i due gruppi, anzi, molto spesso
vengono richiamati dalla maestra a riprendere il proprio posto perché
tendono a mescolarsi con molta facilità, per la presenza di alcuni bimbi
di tre anni particolarmente loquaci e in grado di produrre ragionamenti
piuttosto complessi.
Il loro lavoro è differenziato per età, pur avendo per oggetto il
medesimo argomento, e i bambini si dimostrano tutti attivi e ricettivi.
Conoscono già i colori primari e secondari, le forme geometriche, le
varie parti del corpo umano, i giorni della settimana, i mesi dell’anno.
Molti di loro, anche tra i più piccoli, dimostrano una buona abilità nei
lavoretti manuali, nel disegno e nella pittura.
La maggioranza femminile si fa sentire soprattutto per la cordialità nei
rapporti tra gli alunni, anche se non mancano episodi di gelosia per i
piccoli gruppetti che si formano tendendo ad escludere qualcuno.
Presenta solamente un elemento un po’ capriccioso, che a volte rimane
isolato nel suo mondo, ma senza disturbare troppo i compagni.
13
Alcuni casi significativi
Dovendo parlare di casi significativi, bisognerebbe parlare di ogni
piccolo, in quanto ognuno di loro presenta peculiarità diverse di cui si
potrebbe discorrere.
Di casi problematici, che fortunatamente sono una piccola minoranza,
ne ho presi in considerazione alcuni.
Il primo di cui vorrei trattare riguarda un bambino di cinque anni, figlio
unico, che fino alla scorsa stagione scolastica sembrava essere molto
diligente, ma da quest’anno, subito dopo le prime settimane di scuola,
ha iniziato ad interessarsi solo al gioco, difficilmente rimane seduto
insieme ai compagni durante la spiegazione della didattica e trova la sua
collocazione ideale nell’angolo giochi tra costruzioni e macchinine.
Capita che per questi suoi comportamenti venga ripreso anche dai
compagni, che comunque trascorrono volentieri il tempo del gioco con
lui. Viene sempre invitato a seguire la lezione, ma partecipa attivamente
solo quando si tratta di svolgere attività manuali di pittura o
modellazione. Dimostra però, quando vuole, di saper svolgere
correttamente gli esercizi di didattica, che siano testi di pre – scrittura,
anche se le pagine del libro rimangono per lo più in bianco, o lavori di
pittura con acquarelli o matite, dai quali si evince una buona manualità.
La parte più spinosa da affrontare è l’esempio che fornisce ai propri
compagni, a volte trascinandone alcuni nei suoi giochi, specialmente tra
i più piccoli, e in particolar modo uno, anticipatario, che lo imita nel
comportamento anche quando magari la maestra sta spiegando.
L’insegnante, che ha un dialogo aperto e diretto con tutti e in particolar
modo con lui, gli parla frequentemente dei suoi comportamenti
cercando di fargli capire perché sono disturbanti nei confronti dei
compagni, facendogli notare le loro lamentele e attirando la sua
attenzione sull’evento che dal prossimo anno cambierà la sua vita: la
scuola primaria e l’inizio del suo cammino di studi che si protrarrà per
vari anni.
Anche i genitori sono stati invitati a dialogare di più con il figlio e a
prestargli più attenzioni; il risultato ha prodotto un maggior impegno
nello svolgimento delle attività e più rispetto per la docente, e per i
compagni con i quali ha iniziato a sedere e lavorare almeno un po’.
14
Altro caso significativo è il piccolo bimbo di neanche tre anni
proveniente dal nido dell’istituto, a tratti un po’ prepotente e aggressivo
che tende ad imitare l’esempio precedente. Spesso giocano insieme
durante la lezione o comunque cerca di inserirsi nel gruppo dei più
grandi, a volte anche insistentemente, tanto da suscitare il loro
malcontento.
Come nel precedente caso, la maestra a più riprese parla con lui,
cercando di fargli capire che i suoi comportamenti non rispettano le
regole della scuola e feriscono i compagni, a volte anche fisicamente.
Ama lavorare con gli acquerelli, dove dimostra una buona manualità;
durante altri tipi di lavori a cui non è così interessato, si aggrega di buon
grado al compagno più grande e a poco valgono i richiami della
maestra. Pronuncia ancora solo poche parole: babbo, mamma, tato (che
è lui) e li rappresenta sempre nei suoi disegni.
Una causa di questi suoi atteggiamenti penso che vada ricercata nei
lunghi periodi di assenza del padre da casa, che per motivi di lavoro
riesce a vedere solo nel fine settimana. Un altro motivo potrebbe essere
la sua giovane età, essendo il più piccolo della sezione, utilizza
l’aggressività come mezzo per imporsi sui più grandi.
Anche qui è fondamentale l’intervento dei genitori, che dialogando con
il piccolo lo stanno guidando, già con alcuni miglioramenti nel
carattere, e lo dovranno guidare verso il rispetto dei compagni e della
maestra, alla quale sta mostrando più obbedienza.
Sempre tra i bambini di cinque anni ce n’è un altro che ha attirato la mia
attenzione: il piccolo, molto più disciplinato dei due casi precedenti,
soprattutto all’inizio dell’anno scolastico non svolgeva mai la didattica,
perché trovava sempre una scusa o un’altra per distrarsi, dall’appuntare
forsennatamente la matita, a commentare il lavoro dei compagni, al
seguire con lo sguardo i due monelli che giocavano, ai quali si univano
via via quelli che avevano finito i loro esercizi, e nonostante i ripetuti
inviti da parte della maestra ad eseguire il compito, il foglio rimaneva
quasi in bianco. Dopo la pausa natalizia il bimbo si sta impegnando
molto, con notevoli risultati: ancora non ha acquistato la velocità dei
compagni, ma adesso ne svolge almeno una metà.
E’ molto socievole, gioca con tutti ma a volte scoppia a piangere se
qualcuno lo critica. A volte nei suoi comportamenti sembra regredire
alla prima infanzia, età che ha il fratellino più piccolo che frequenta il
nido dell’istituto, come preso da attacchi di gelosia nei suoi confronti.
15
Il continuo dialogo tra insegnante – famiglia, anche al di fuori dei
canonici colloqui scolastici, e da li quello tra genitori – figlio sembra
aver avuto buon esito.
Nel gruppo delle farfalle troviamo un altro caso significativo: parliamo
di un bimbo di quattro anni che mentre tutti i compagni sono seduti ad
ascoltare la maestra, se ne rimane nell’angolo dei peluche a giocare,
seguendo però la spiegazione. Porta ancora il pannolino e pronuncia
pochissime parole, anche se si dimostra capace di ragionamenti
complessi gesticolando e facendosi capire. Anche a lui piace dipingere,
e i suoi lavori sono sempre molto variopinti. La nota dolente per il
piccolo, suona sempre all’ora di pranzo, in quanto molto
capricciosamente rifiuta sempre il cibo che mangiano i compagni: la sua
alimentazione è basata su yogurt, focaccia asciutta, raramente
bocconcini di pollo, sporadicamente mini hamburger di prosciutto cotto.
E la mensa della scuola può alimentare il piccolo così soltanto perché i
genitori hanno presentato un certificato medico.
La soluzione di questo caso sembra un po’ più complessa dei
precedenti, forse per l’inesperienza dei giovani genitori che non
riescono a contrastare i capricci del figlio, lasciando all’istituto l’arduo
compito di educarlo e di correggere i suoi comportamenti.
La maestra, dal canto suo, cerca spesso di donargli anche un po’ di quel
affetto di cui sembra tanto carente.
16
B. PARTE OPERATIVA
- il profilo dell’assistente all’infanzia..pag. 17
- operando con gli utenti……………..pag. 19
- analisi introspettiva dell’esperienza..pag. 21
17
Il profilo dell’assistente all’infanzia
La figura dell’operatore di assistenza è una figura professionale di
recente istituzione, la cui nascita è dovuta principalmente
all’ampliamento dei servizi offerti per l’aiuto alle persone che si trovano
in situazioni di difficoltà, di disagio o di emarginazione sociale.
Il suo ruolo prevede che questo operi a stretto contatto con gli utenti,
con i quali deve stabilire un rapporto di empatia utilizzando le proprie
doti di comprensione, pazienza e flessibilità, adattandosi rapidamente
alle esigenze mutevoli dei fruitori del servizio.
La complessità di questa nuova figura professionale si denota anche a
livello legislativo, in quanto non c’è ancora una sua definizione
omogenea nelle varie leggi regionali: l’operatore di assistenza, infatti,
potrebbe essere dipendente di un ente pubblico come il Comune o
l’Unita Sanitaria Locale, oppure di una cooperativa o di un’associazione
convenzionati con l’ente pubblico al quale forniscono i propri servizi.
Per questo anche le prestazioni dell’operatore variano, variando i
contenuti più o meno estesi attribuiti al servizio di assistenza, andando
dal semplice aiuto domestico fino a più complessi interventi di tipo
sanitario e sociale.
Secondo il rapporto della Commissione Nazionale di studio per la
definizione dei profili professionali e dei requisiti di formazione degli
operatori sociali del Ministero degli Interni, “[…] l’assistente
domiciliare e dei servizi tutelari è un operatore dell’area socio –
assistenziale che, in base ad una specifica formazione, è preposto, a
livello domiciliare o in strutture tutelari, allo svolgimento di una serie di
attività integrate che si qualificano come assistenza diretta alla persona,
aiuto domestico, prestazioni igienico – sanitarie di semplice attuazione
complementari alle attività di assistenza e di tutela, di tramite con
servizi e risorse sociali, al fine di favorire l’autonomia personale
dell’utente nel proprio ambiente di vita nel rispetto della sua
autodeterminazione ed allo scopo di evitare, o comunque con l’obiettivo
di ridurre, i rischi di isolamento e di emarginazione […]”.
La parte fondamentale di tale definizione mette in risalto l’autonomia
dell’utente che l’operatore di assistenza deve stimolare e sostenere,
portando il proprio contributo attivo all’equipe di professionisti che lo
supporta nelle sue mansioni. L’O.S.A., essendo una figura
18
prevalentemente di tipo relazionale, deve innanzi tutto utilizzare in
maniera costruttiva le informazioni acquisite sulla persona e sul suo
ambiente di vita per approcciarsi nel modo giusto con l’utente, la sua
famiglia, la sua comunità. Anche le competenze sociali hanno un ruolo
di primo piano per l’operatore, che grazie al dialogo e al confronto con
altri colleghi può segnalare le difficoltà incontrate, chiedere consigli,
scambiare informazioni ed elaborare, infine, le scelte d’intervento
migliori per il benessere dell’assistito grazie alle competenze di
progettazione interprofessionale.
Stimola l’interazione tra i componenti del nucleo familiare e gli estranei
per creare occasioni di inserimento ed integrazione con il vicinato e la
comunità in genere. Sa individuare le risorse umane, materiali e
strutturali presenti nel territorio, offrendo spunti di collaborazione fra le
varie realtà.
Gli aspetti più in visibili del suo lavoro sono sicuramente quello
operativo e quello organizzativo che si traducono in un aiuto concreto,
trovandosi ad operare con minori in difficoltà, nello svolgimento delle
varie attività giornaliere come la pulizia personale, la vestizione,
l’assunzione dei pasti, il riordino della stanza o della casa in cui gli
utenti vivono cercando di svilupparne le abilità più adeguate,
affiancandoli durante lo svolgimento delle loro attività nei vari ambienti
predisposti alla socializzazione e all’integrazione sociale, stimolando le
loro capacità di interazione con i coetanei e di apprendimento, dando
fiducia e incoraggiandoli nel superamento delle difficoltà e dimostrando
apprezzamento per i successi ottenuti, accompagnandoli ad eventuali
visite mediche o attività sportive e/o ludiche, eseguendo prestazioni
sanitarie elementari come la rilevazione della temperatura o la
medicazione di piccole ferite o l’assistenza nel seguire le prescrizioni
mediche.
19
Operando con gli utenti
All’interno dell’istituto non vi sono casi che richiedono la
presenza di un operatore di assistenza dedicato ad utenti particolari.
La mia esperienza a scuola è stata quindi di supporto alle insegnanti,
con un aiuto nella preparazione dei materiali da utilizzare per lo
svolgimento delle attività assegnate e nel controllo di come queste
venivano svolte, con una maggiore attenzione dedicata a quei bambini
che a volte per la loro distrazione durante la spiegazione della maestra
sembravano non aver capito bene il compito da svolgere oppure
dimostravano qualche difficoltà in più. Gli alunni, soprattutto quelli più
piccoli, quando mi chiedevano aiuto avrebbero voluto che fossi stato io
a svolgere per loro le attività, ricevendo però in risposta un diniego,
seguito da una nuova spiegazione da parte mia e da consigli pratici per
superare le eventuali difficoltà, date essenzialmente dall’immaturo
controllo del proprio corpo. Ho sempre cercato di far capire ai piccoli
che se avessi fatto io il lavoro al loro posto, non sarebbero riusciti a
sviluppare la manualità e le capacità necessarie per eseguire l’esercizio,
che si acquisiscono con il tempo facendo tanta pratica.
Varie volte mi è stato richiesto di seguire un bambino in particolare,
cercando di spronarlo nello svolgimento degli esercizi in quanto questo
avendo la tendenza a distrarsi spesso, arrivava alla fine della lezione
senza aver fatto nulla, passando il tempo a guardare i compagni che
stavano lavorando oppure quelli che avendo terminato il proprio
esercizio, potevano dedicarsi ai giochi. Parlando con il piccolo, ho
cercato di fargli capire che se avesse eseguito i suoi esercizi come
facevano gli altri, avrebbe potuto giocare con loro evitando i continui
richiami della maestra, dettati soprattutto dal fatto che avendo cinque
anni è ormai prossimo all’inizio della scuola primaria.
Frequentemente ho parlato anche con l’altro bambino di cinque anni, il
monello che preferisce passare la giornata giocando, cercando di capire
il motivo dei suoi comportamenti e facendo leva anche con lui sul solito
discorso, che anche lui dal prossimo anno inizierà il percorso scolastico
vero e proprio, senza ottenere risultati. Anzi, a volte, magari facendo
attività di pittura o di disegno, sembrava quasi sfidare gli adulti
scarabocchiando il foglio su cui doveva lavorare e appallottolandolo per
poi tornare indisturbato ai suoi giochi.
20
Un altro compito che mi è stato affidato durante il tirocinio è quello di
sorveglianza dei bambini durante le attività ludiche, per evitare che
corressero in classe e si litigassero i giochi, in particolar modo per la
presenza di un bimbo di neanche tre anni che spesso con prepotenza li
strappava di mano ai compagni, generando a volte, soprattutto tra i
coetanei, reazioni con aggressioni anche fisiche. Ma graffi e tirate di
capelli a volte si sono verificati anche tra gli altri alunni, e non solo nei
momenti di gioco. Non è possibile evitare che certi episodi si
verifichino, ma l’importante è arginare subito l’evento e spiegare ai
piccoli le conseguenze delle loro azioni.
Dopo pranzo, mentre la maggioranza dei bambini effettuava il riposo
pomeridiano, intrattenevo quelli che rimanevano svegli leggendo loro
dei libricini o raccontando alcune favole, a volte facendo dei disegni
con loro, altre volte giocando con il didò o facendo semplici giochi di
prestigio, catturando il loro interesse per dieci/quindici minuti circa,
dopodichè la loro attenzione inevitabilmente iniziava a vacillare, e i
piccoli si dedicavano al gioco libero, evitando il più possibile di fare
confusione che avrebbe disturbato il sonno dei compagni.
Verso le ore 15:00, mentre una maestra accompagnava i bimbi svegli in
bagno, mi spostavo nel dormitorio per aiutare l’altra insegnante a
svegliare e preparare i bambini a tornare in classe dove li attendeva la
merenda, prima del ricongiungimento con i familiari.
Il rapporto con le componenti dell’equipe è stato da subito molto
cordiale, nonostante i timori e le perplessità della nuova coordinatrice,
che in questo anno scolastico si è ritrovata a ricoprire suo malgrado un
ruolo che, nonostante la sua lunga permanenza all’interno dell’istituto,
non aveva mai svolto, sommato alle preoccupazioni derivanti dal dover
gestire per la prima volta un tirocinante uomo di una certa età.
Trascorsi i primi giorni di tirocinio, i dubbi sulla mia presenza
all’interno della struttura sono però svaniti, visti il mio impegno a
seguire scrupolosamente le indicazioni che mi venivano fornite e la mia
disponibilità a collaborare alle attività didattiche. Inoltre il forte senso di
responsabilità maturato anche come genitore hanno in breve conquistato
la fiducia delle maestre e delle altre figure educative con le quali mi
sono trovato più raramente ad interagire.
21
Analisi introspettiva dell’esperienza
L’esperienza vissuta assieme ai bambini è stata entusiasmante e
stimolante, anche se non priva di qualche difficoltà.
Interagire con i minori, che per quanto piccoli già a tre anni sono
persone formate, per quello che mi è stato insegnato dalla coordinatrice,
offre innumerevoli spunti di riflessione, anche perché la loro mancanza
di filtri li rende spontanei e sinceri nelle loro manifestazioni ed
espressioni. Bisogna sempre ricordare che sono piccoli, ma non stupidi.
Anzi, quello che ancora a volte riesce a sorprendermi è proprio la loro
capacità di realizzare ragionamenti anche molto complessi, che a volte
persino un adulto stenta a fare.
Una delle difficoltà maggiori che ho incontrato è stata quella di essere
l’unica figura maschile ad operare all’interno delle sezioni, fatta
eccezione per le due ore settimanali in cui si tengono le lezioni di teatro
e di attività motoria, e di essere stato visto più come padre piuttosto che
come educatore, soprattutto da alcuni bambini che soffrono per la
carenza di affetto da parte del proprio genitore. Forse in qualche
occasione anch’io mi sono posto più come papà invece che come figura
educativa, avendo due figli piccoli di cui uno proprio della loro età.
La loro vivacità ed esuberanza mette spesso alla prova la pazienza di chi
se ne deve occupare, ma utilizzando la giusta dose di autorevolezza nel
far rispettare le regole, la situazione è sempre rimasta sotto controllo.
Per catturare la loro attenzione non basta schioccare le dita, bisogna
saperne stimolare l’interesse e la fantasia. A volte ho inscenato qualche
semplice gioco di prestigio che avevo imparato catturando la loro
attenzione e scaturendo simultaneamente l’euforia di tutto il gruppo.
Una cosa che mi ha dato molta soddisfazione è stato assistere ai loro
progressi, specie tra i più piccoli, nel disegno e nella pittura, dopo
avergli spiegato e dimostrato che è più facile svolgere queste attività
con una migliore impugnatura degli strumenti di lavoro.
Una comunicazione diretta e sincera che li metta sul piano degli adulti è
certamente la base per ottenere risultati soddisfacenti, anche nei casi un
po’ più difficili da gestire. Ho infatti notato che è molto più efficace il
dialogo che i rimproveri, che comunque non devono mancare quando
necessari. In un paio di occasioni in cui dei piccoli si erano allontanati
dal gruppo per riporre i propri effetti personali nello zainetto e si
22
stavano dilungando per chiacchierare, al mio invito a tornare
velocemente con gli altri mi è stato risposto: “tu non sei la maestra, con
ci puoi comandare”. Così ho spiegato che il mio non era un ordine,
bensì un consiglio per evitare il richiamo, giunto puntualmente, da parte
della maestra. Dopo l’episodio, i due piccoli hanno cambiato
atteggiamento nei miei confronti, prendendo in maggior considerazione
i consigli che gli davo.
Non sono mancati nemmeno morsi e botte da parte dei più esagitati, ai
quali è bastata una mia occhiata un po’ burbera e un richiamo
dell’educatrice per placarne gli animi, seguito dalla richiesta della
spiegazione del gesto, anche se la domanda raramente ha ricevuto
risposta.
Nel complesso, comunque, ho avuto la fortuna di poter svolgere il
periodo di tirocinio in un istituto frequentato da bambini che non
presentavano particolari disagi e che hanno dimostrato a più riprese di
essere brillanti, attenti e nella maggior parte dei casi ben educati.
23
C. COLLEGAMENTO
CON LA TEORIA
- il gioco come strumento di sviluppo....pag. 24
- progetto d’intervento:
C’era una volta un branco di leoncini..pag. 27
24
IL GIOCO COME STRUMENTO DI SVILUPPO
Per i cuccioli dei mammiferi giocare è la maniera per conoscere il mondo
che li circonda in un ambiente protetto dai genitori e per prepararsi ad
affrontare le sfide che la vita metterà loro di fronte.
Questo vale sia per gli animali, che hanno un’infanzia relativamente breve,
sia per l’uomo, per il quale l’età infantile si protrae fino ai dodici anni
circa, e che diventa adulto intorno ai venti, oggi forse anche oltre.
Negli adulti la parola “gioco” è sinonimo di ozio, un modo per passare il
tempo al di fuori degli impegni lavorativi e familiari di tutti i giorni.
Per i bambini questa è invece l’attività fondamentale per crescere e
svilupparsi, il loro vero e proprio lavoro. È un’attività spontanea e
volontaria che da al bambino, fin da piccolissimo, tanta soddisfazione e il
benessere che gli produce il giocare con le varie cose che incontra sul suo
percorso è il motore che gli consente di sviluppare la manualità e la
conoscenza dell’ambiente circostante, la fantasia e la creatività, la capacità
di analisi e di conseguenza l’apprendimento.
Nei primi mesi di vita sperimentano giocando le reazioni del proprio corpo
e acquisiscono la padronanza delle dita, delle mani, delle braccia
afferrando vari oggetti per esplorarli con la bocca, gettandoli a terra per
udirne il rumore. Giocano tantissimo con le proprie corde vocali quando
iniziano a rendersi conto che posso produrre e riprodurre i suoni che
sentono. Partono giocosi gattonando alla scoperta di questo nuovo mondo
pieno di sorprese meravigliandosi per tutto quello che vedono e per i vari
obiettivi che man mano realizzano, ponendosi sempre altre mete da
raggiungere.
Intorno alla fine del primo anno di vita in genere scelgono un oggetto,
spesso un giocattolo, ma a volte anche una pezza di stoffa o il ciuccio, che
prende il nome di “oggetto transizionale”, che aiuterà i piccoli nelle fasi di
separazione dalla madre e che li accompagnerà fino anche ai cinque o sei
anni, dandogli un senso di serenità durante i periodi di assenza della figura
materna. In questo periodo iniziano anche a sperimentare il gioco
simbolico, facendo finta di dormire mentre gli adulti li osservano giocare,
o di bere da una tazzina vuota. Iniziano a giocare con gli oggetti
nascondendoli per poi ricercarli, o nascondendosi per farsi ritrovare
preferibilmente dalla mamma, allontanando così le angosce per la perdita
e la separazione dalla madre.
25
Crescendo imparano a camminare e a correre, ad arrampicarsi, e il gioco
diventa gioia nel saltare e tuffarsi sul letto, rotolarsi, fare la lotta, dando
così sfogo alle capacità motorie acquisite perfezionandole.
Grande interessere rivestono anche i giochi con le costruzioni e gli incastri
in genere, che permettono lo sviluppo dell’intelligenza e della manualità.
In questo periodo hanno anche una grande attrazione per il cibo, adorano
essere nutriti e accuditi come fossero ancora lattanti, ma adorano anche
nutrire sia gli adulti che le bambole o i peluches. Sono stimolati da tutto
quello che si può fare con la bocca, che oltre a mangiare, può servire a
sputare e soprattutto mordere, il modo con cui i bambini esprimono
essenzialmente i loro desideri distruttivi. Tematiche analoghe si presentano
anche nei giochi simbolici di lotta, guerra e distruzione, attraverso i quali i
piccoli esteriorizzano le proprie paure, esorcizzandole grazie alla presenza
degli adulti che saranno al loro fianco anche per impedire che il gioco
possa arrecare danni agli altri.
Questa età è caratterizzata dal piacere di accumulare giocattoli, anche dello
stesso tipo, stimolato dal possesso più che dai giochi stessi, tendenza
rafforzata dall’attuale sistema economico.
Nel secondo anno di vita assistiamo, con l’inizio della fase anale,
all’interesse crescente per elementi come l’acqua, la sabbia, la creta, con i
quali i bambini amano giocare e sporcarsi, per realizzare ad esempio torte
pasticciando acqua e farina, oppure plastilina. Sono attratti dai colori,
amano usare i pastelli o le matite a cera o i pennarelli piuttosto che gli
acquarelli e le tempere, utilizzandoli sia con le mani che con i pennelli.
L’importante è esprimere graficamente il proprio mondo interiore.
Dai tre anni, iniziando a frequentare la scuola materna e altri bimbi
cominciano a socializzare con i coetanei, imparando a condividere spazi,
oggetti e a farsi rispettare e apprendendo che ci sono regole che vanno
rispettate. Da qui in poi assistiamo all’esplosione del gioco simbolico, in
cui i piccoli si cimentano nei ruoli più disparati: dallo chef al medico, dal
genitore al neonato, dalla maestra al campione di automobilismo o al
calciatore preferito, dal principe all’elfo o al drago: la fantasia galoppa
inarrestabile spronata più che mai dalla soddisfazione dei propri interessi
edipici e dal desiderio di conoscere e capire i meccanismi di
funzionamento degli oggetti e del mondo in generale.
La televisione con i cartoni animati, gli smartphone e i pc con i
videogiochi rapiscono facilmente l’attenzione dei bambini di questa età,
26
poiché la loro intelligenza rappresentativa non si basa tanto sul linguaggio
quanto sulle immagini e sull’azione.
L’inizio del percorso di istruzione obbligatoria proietta i bambini in un
mondo ben diverso da quello frequentato fino a quel momento, che allarga
i loro orizzonti sociali, ma pieno di regole e di obblighi che sottraggono
tempo al divertimento, trasformando il concetto della parola “gioco”
facendogli assumere il significato di cui parlavamo all’inizio: l’attività
diventa così un semplice svago per i bambini subissati da compiti di
matematica e di italiano, ai quali si integrano solo poche ore di educazione
motoria, educazione musicale ed educazione artistica, che lasciano ben
poco spazio alla libera espressione dei piccoli e che porterà al rapido
declino anche del gioco simbolico.
Il gioco, fondamentale per tutti i bambini, assume un valore ancora
maggiore per il piccolo che vive situazioni di disagio o di difficoltà, poiché
durante questa attività vive nel suo mondo fantastico alienando, nel
periodo di tempo che questa dura, i problemi che incontra nella vita reale.
Qui è indiscutibilmente il protagonista superdotato della sua avventura, in
grado di affrontare qualsiasi situazione, valgono le regole che lui decide, e
questo gli permette di sviluppare e rafforzare la propria autostima.
Divertendosi, impara a risolvere i problemi che il gioco presenta e
acquisisce abilità manuali utili per lo svolgimento dello stesso che gli
serviranno poi nella vita reale.
Inoltre può riuscire a sentirsi pienamente integrato con i suoi compagni di
gioco, se si stabiliscono tra i partecipanti delle regole che non discriminino
il bimbo in difficoltà.
27
Progetto d’intervento
C’era una volta un branco di leoncini
Questo progetto si rivolge al gruppo dei bambini di cinque anni, che sono
prossimi all’inserimento nella scuola primaria, con lo scopo di anticipare,
tramite un racconto creato ad hoc, cosa li attende durante il futuro anno
scolastico, cercando di spronare i più pigri e gli indisciplinati a rivedere i
loro comportamenti per evitare le spiacevoli conseguenze che questi
atteggiamenti potrebbero procurare nel loro nuovo percorso.
La maggior parte del gruppo non avrà problemi particolari, poiché quasi
tutti hanno già acquisito delle buone basi di scrittura e lettura, e procedono
speditamente nell’esecuzione degli esercizi assegnati. Tra di loro, però, ci
sono un paio di elementi che potrebbero trovarsi in seria difficoltà: uno
perché nonostante il miglioramento nella seconda parte dell’anno, ancora
trova spesso occasioni e pretesti per distrarsi, l’altro perché continua ad
avere un comportamento da menefreghista per le attività didattiche
interessandosi solo al gioco.
Lo scopo del progetto è quello di mostrare a tutti le differenze tra la scuola
materna e la scuola primaria, sottolineando gli atteggiamenti inappropriati
non tollerati nella scuola dell’obbligo.
Il progetto vedrà coinvolto il maestro di recitazione con il quale verrà
scritto il copione che verrà messo in scena durante una delle sue lezioni.
La trama della storia sarà incentrata sulla crescita del branco di leoncini,
che ormai fatti grandi devono iniziare a mettere da parte i giochi ed
iniziare a cimentarsi con la vita della savana, dove ci saranno guai per i
malcapitati che non hanno imparato le lezioni dell’infanzia.
Per inscenare la storia verrà utilizzata la palestra, nella quale verrà allestito
un teatrino per le marionette che saranno animate dalle maestre.
Le marionette verranno costruite dai bambini di cinque anni utilizzando un
tubo di cartone pitturato a tempera, una pallina da tennis per la testa della
marionetta, fili di lana giallo paglia per la criniera e la coda e bottoni per
gli occhi fissati con la colla.
Istituto Cortivo
Corso per Assistente per l’infanzia
Abstract
Scuola Paritaria dell’infanzia
-
Allievo
Anno 2018/2019
L’istituto e’ stato fondato alla fine degli anni sessanta da un
parroco che, nato nell’appennino tosco-emiliano ai tempi della seconda
guerra mondiale, si è sempre prodigato per la propria comunità.
Visto l’impegno che metteva nella sua opera di canonizzazione, la curia gli
affidò presto alcune parrocchie della periferia di Dopo pochi
anni, l’esigenza di riunire le varie parrocchie, portò all’acquisto di un’area
di 20.000 metri quadri in aperta campagna dove furono edificate prima la
chiesa e poi l’istituto. Il complesso, nato come scuola materna, era in
grado di ospitare circa novanta bambini, ma veniva utilizzato dalla
comunità anche come centro di ritrovo nel quale venivano organizzate
anche attività ricreative per adulti e feste paesane. Alla fine degli anni
novanta, la struttura è stata oggetto di un ampliamento con la costruzione
dell’ala riservata all’asilo nido.
L’area della scuola materna è formata da un’aula laboratorio, la palestra, il
dormitorio, i servizi igienici per i bimbi e le tre sezioni dove si svolgono le
attività giornaliere. Le sezioni sono ben organizzate, con varie zone per i
giochi, tavolini e sedie per lo svolgimento delle varie attività didattiche e
scaffali personalizzati dove gli allievi ripongono i propri materiali e i
propri lavoretti.
L’area nido è composta da una grande sala attrezzata con giochi per la
prima infanzia, con annesso il dormitorio, e un’aula attrezzata con varie
zone giochi. Troviamo inoltre i servizi igienici per le educatrici e quelli per
i piccoli, suddivisi in un’area con fasciatoi e un’altra con veri e propri
servizi igienici per i bimbi un po’ più grandi.
Troviamo infine il refettorio, suddiviso con pareti mobili per separare
l’area per i bimbi del nido e per quelli della materna e la cucina.
All’esterno della struttura troviamo due giardini attrezzati con vari giochi,
uno adiacente alla struttura riservato ai piccoli del nido, l’altro distaccato
per quelli della materna. Inoltre è a disposizione del complesso anche un
piccolo campo da calcio.
Le giornate dei bambini sono organizzate in modo molto metodico: dopo
la fase dell’accoglienza, che va dalle 8:00 alle 9:30, durante la quale tutti i
bambini vengono radunati in un’unica classe, c’è un veloce passaggio in
bagno dopo il quale ognuno raggiungere la propria classe di appartenenza.
E’ il momento della preghiera, al quale segue la colazione, dopodichè
iniziano le attività didattiche: si inizia scrivendo il giorno della settimana e
designando il capotreno, colui e colei che guideranno il gruppo per la
giornata nei vari spostamenti tra bagno, mensa e dormitorio. Le attività
didattiche si articolano tra lezioni svolte in classe, durante le quali i bimbi
vengono guidati dalle maestre, e quelle svolte nell’aula di laboratorio con
l’insegnante madrelingua inglese oppure in palestra, dove si tengono le
lezioni di pet therapy, quelle di recitazione e il giocodanza.
Verso mezzogiorno, concluse le attività didattiche, i piccoli vengono
accompagnati in bagno e si preparano per il pranzo.
Alle 13:00, terminato il pasto, i bambini vengono nuovamente
accompagnati in bagno, dove si esegue l’igiene orale dopodichè la
maggioranza di loro si raduna nel dormitorio per il consueto pisolino. Chi
non effettua il riposo pomeridiano si trasferisce nella sezione della
coordinatrice, dove rimarrà fino alle 15:00, momento in cui i compagni si
sveglieranno e ci sarà la merenda.
Dalle ore 16:00 il ricongiungimento familiare a conclusione della giornata.
Fino allo scorso anno scolastico l’equipe della scuola materna era formata
da tre maestre, ma quest’anno la vecchia coordinatrice ha lasciato l’istituto
e il suo incarico è stato affidato alla più anziana delle due rimaste, che
vanta diciotto anni di insegnamento nella scuola materna. Al suo fianco
una maestra poco più che trentenne, ma laureata e che ha già maturato
alcuni anni di servizio con i bambini. La programmazione delle attività
didattiche viene decisa di comune accordo dalle due insegnanti, seguendo
le indicazioni generali fornite per le scuole materne, e guidano i piccoli
nella loro formazione che spazia tra vari campi d’esperienza: dalla
drammatizzazione di passi della bibbia alla conoscenza di lettere e numeri,
dal coding al disegno e alla pittura, dalle stagioni agli elementi della
natura, dalle forme geometriche alla realizzazione di lavoretti per i propri
familiari per feste e ricorrenze particolari e altro ancora, il tutto per
favorire lo sviluppo delle varie intelligenze degli utenti.
Al loro fianco troviamo anche altri professionisti che coadiuvano le due
titolari di ruolo come l’ingegnante d’inglese madrelingua, quelli di
educazione motoria e di teatro, e le due educatrici che praticano la pet
therapy.
Gli utenti della struttura sono bambini da uno a cinque anni: fino ai tre
anni i piccoli sono accolti al nido, dai tre ai cinque frequentano la scuola
materna.
Fino alla scorsa stagione scolastica, i bimbi della materna erano
raggruppati per fasce d’età, quest’anno però, mancando un’insegnante,
l’equipe ha deciso di creare due gruppi misti, smistando i bambini di tre
nelle due sezioni: abbiamo quindi un gruppo, quello dei leoni, formato da
piccoli di cinque anni e da sei bimbi di tre, l’altro, quello delle farfalle,
composto dai quattro anni e anche questo con sei elementi di tre. La
convivenza tra le diverse fasce d’età è ben tollerata, anche se nella sezione
dei leoni, abituati ad avere la loro maestra in esclusiva dall’inizio del
percorso post nido, a volte affiora qualche tensione quasi guidata dalla
gelosia. L’affetto delle maestre comunque riesce sempre a stemperare i
malumori. Gli allievi dimostrano nei loro lavori di essere brillanti e di
recepire quanto viene loro insegnato.
Ci sono solamente poche eccezioni: la prima riguarda un bambino di
cinque anni, che fino allo scorso anno era abbastanza diligente. Con
l’inizio del nuovo anno scolastico, però, il suo atteggiamento è cambiato
ed è diventato un po’ ribelle, soprattutto nei confronti della maestra.
Disinteressato alla maggior parte delle attività didattiche, rivolge spesso la
sua attenzione ai giochi,anche mentre i compagni svolgono gli esercizi,
suscitando talvolta la loro irritazione. Nonostante ciò, tutti giocano
volentieri con lui.
Nella solita sezione c’è un altro caso che ho osservato: un bimbo di
neanche tre anni che sembra soffrire per la frequente lontananza del padre,
che sfocia non di rado in atteggiamenti prepotenti nei confronti dei
compagni di classe, forse anche perché il più piccolo del gruppo. Il suo
spirito ribelle si sposa bene con quello del compagno più grande, al quale
si aggrega frequentemente, generando rimproveri da parte dell’insegnante,
la quale poi finisce sempre per dargli l’affetto che un po’ gli manca.
Inoltre, tra i bambini di cinque anni, ne troviamo un altro che presenta
anche lui sintomi di gelosia, probabilmente nei confronti del fratellino più
piccolo che frequenta il nido dell’istituto, che oltre ad essere sempre molto
distratto durante la didattica, piange con estrema facilità per ogni critica
che gli viene mossa, sia da parte degli adulti, che da parte dei propri
coetanei.
La sezione delle farfalle invece presenta un solo caso un po’ asettico: si
tratta di un bimbo di quattro anni che ancora parla pochissimo, anch’egli
un po’ a se stante durante le lezioni, ma alla fine abbastanza partecipe alle
attività proposte. Il suo problema più grande però si verifica durante l’ora
del pranzo, in quanto mangia solo tre o quattro cose, tant’è che alla mensa
della scuola è stato perfino presentato un certificato medico per
permettere alla cuoca di potergli preparare solo quegli alimenti di cui si
nutre, nonostante non presenti alcun problema di allergie o intolleranze
alimentari.
Trascorrere il periodo del tirocinio con i bambini è stata un’esperienza
entusiasmante ed edificante, anche se per la mia età e per il fatto che sono
un uomo ha generato qualche preoccupazione nei genitori, ai quali i figli
parlavano spesso di me, sempre però rassicurati dall’intervento delle
maestre, indice della stima che sono riuscito a guadagnare da loro.
I miei compiti durante il tirocinio sono stati quelli di osservare come si
svolgevano le lezioni, aiutando magari alcuni piccoli che sembravano
incontrare qualche difficoltà, sorvegliare i bambini durante i loro giochi
per evitare che si litigassero giocattoli o libri, e intrattenere quelli che non
effettuavano il riposo pomeridiano con la lettura di alcune storie, semplici
giochi di prestigio, disegni. Ho prestato il mio aiuto anche alle maestre
nella preparazione dei materiali utilizzati durante le attività didattiche.
La parte sicuramente più difficile è stato separare il ruolo di operatore per
l’infanzia da quello di padre, avendo due figli di cui uno proprio della loro
età, e cercare il loro rispetto, visto che fin dall’inizio non sono stato
considerato, ovviamente, al pari delle insegnanti, bensì un adulto che
frequentava la loro scuola.
Tanta soddisfazione è arrivata dagli affettuosi abbracci dei piccoli, che
spesso mi hanno regalato anche i loro disegni, che conservo con cura
assieme ai ricordi dell’esperienza vissuta.