ISTITUTO COMPRENSIVO CERETOLO Istituto Statale di Scuola...

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1 ISTITUTO COMPRENSIVO " CERETOLO" Istituto Statale di Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di Primo Grado L’Istituto Comprensivo raggruppa, in un’unica istituzione scolastica, i primi tre ordini di scuola: infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Dell’Istituto Comprensivo Ceretolo si parla per la prima volta nel 1998, all’interno del “Piano Regionale di Dimensionamento Ottimale degli Istituti Scolastici” della Regione Emilia Romagna. In seguito alla riorganizzazione regionale delle scuole, seguita dall’applicazione del piano, l’Istituto Comprensivo Ceretolo nasce ufficialmente nel 2000, dall’unione di diverse scuole che precedentemente facevano capo a diverse direzioni didattiche di Casalecchio di Reno. L’I.C. Ceretolo è quindi un Istituto che serve tutta l’utenza residente nella zona ovest di Casalecchio (Marullina, Ceretolo, Meridiana, zona B), ed ha sede in Viale della Libertà 3, sulla collina di Ceretolo. Qui, nella splendida cornice delle colline bolognesi, oltre alla direzione scolastica e agli uffici di segreteria, si trovano la scuola secondaria di primo grado “Moruzzi”, la scuola primaria “Viganò” Siamo un Istituto Comprensivo Statale del Comune di Casalecchio di Reno (Bo) situato in una zona denominata Ceretolo. Contiamo 1050 alunni suddivisi in 47 classi. Per saperne di più potete consultare il nostro sito Ci trovate all’indirizzo: icceretolo.scuolaer.it

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ISTITUTO COMPRENSIVO " CERETOLO"

Istituto Statale di Scuola dell’Infanzia, Primaria e

Secondaria di Primo Grado

L’Istituto Comprensivo raggruppa, in un’unica istituzione scolastica, i primi tre

ordini di scuola: infanzia, primaria e secondaria di primo grado.

Dell’Istituto Comprensivo Ceretolo si parla per la prima volta nel 1998, all’interno

del “Piano Regionale di Dimensionamento Ottimale degli Istituti Scolastici” della

Regione Emilia Romagna.

In seguito alla riorganizzazione regionale delle scuole, seguita dall’applicazione del

piano, l’Istituto Comprensivo Ceretolo nasce ufficialmente nel 2000, dall’unione di

diverse scuole che precedentemente facevano capo a diverse direzioni didattiche

di Casalecchio di Reno.

L’I.C. Ceretolo è quindi un Istituto che serve tutta l’utenza residente nella zona

ovest di Casalecchio (Marullina, Ceretolo, Meridiana, zona B), ed ha sede in

Viale della Libertà 3, sulla collina di Ceretolo. Qui, nella splendida cornice delle

colline bolognesi, oltre alla direzione scolastica e agli uffici di segreteria, si

trovano la scuola secondaria di primo grado “Moruzzi”, la scuola primaria “Viganò”

Siamo un Istituto Comprensivo Statale del Comune di Casalecchio di Reno (Bo) situato in una zona denominata Ceretolo. Contiamo 1050 alunni suddivisi in 47 classi. Per saperne di più potete consultare il nostro sito

Ci trovate all’indirizzo: icceretolo.scuolaer.it

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e la scuola dell’Infanzia Dozza. A breve distanza sono ubicate la scuola primaria

“Tovoli” e le scuole dell’infanzia “Rubini” e “Arcobaleno”.

Abbiamo acquisito, formalizzato ed esplicitato tutto ciò che occorre per gestire al

meglio l’organizzazione del lavoro che ogni scuola deve affrontare

(POF,Regolamento,mansioni..)ma nonostante siano passati 10 anni dalla formazione

dell’istituto, permangono difficoltà generalizzate a dare all’Istituto un’IDENTITA’

CONDIVISA; ciò è,forse, dovuto alla sproporzione numerica dei docenti per ordine

di scuola( in maggioranza appartenenti alla scuola primaria) e alla forzata

verticalità (dall’infanzia alla media), che non è mai stata fonte di studio e di progettualità condivisa? Questa è stata la spiegazione che ci siamo dati ogni volta

che si sono presentati sintomi di scollamento, di disinteresse tra i vari ordini di

scuola, di mancanza di informazioni sui problemi che riguardavano “gli altri”.

L’intenzione di intraprendere un serio e proficuo lavoro sullo studio di curricoli

verticali è stata ritardata dalla necessità di creare una solida rete di relazioni e di

collaborazioni tra il personale che ci lavora, pertanto il gruppo di lavoro che si

occupa della ricerca ha pensato di iniziare da una sorta di patto formativo tra il

personale della scuola per giungere poi in breve tempo al patto formativo vero e

proprio con l’utenza tutta.

Il racconto dell’esperienza

E’ arrivato il momento di dare inizio al Viaggio per scoprire l’identità del nostro Istituto.

Siamo partiti da molto lontano... senza sapere dove ci avrebbe portato questo viaggio.. Unica certezza: una nebulosa indistinta di malessere, rabbia, insoddisfazione diffusa e generalizzata nel personale e nell’utenza dell’Istituto Comprensivo. ll desiderio: trovare la via per promuovere il benessere di tutta la comunità che fa capo alla nostra scuola. L’opportunità: aderire ad un progetto regionale orientato al miglioramento del contesto scolastico attraverso l’approccio ecologico.

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condotta da

Progetto di ricerca-azione: “Verso un’ecologia del curricolo:scuola, cittadinanza e sviluppo sostenibile”.

Enti promotori: Ufficio Scolastico Regionale, Regione Emilia Romagna e Ansas (ex Irre).

Periodo di svolgimento: dal novembre 2009 a giugno 2011.

Organizzazione della ricerca:

-partecipazione al laboratorio di ricerca-azione sul curricolo ecologico;

-effettuazione della ricerca;

-sperimentazione del modello ecologico;

-raccolta ed elaborazione del materiale e di buone pratiche curricolari;

Definire offerte

formative e

curricoli in

un’ottica

ecologica

Orientare

l’organizzazione

verso la

sostenibilità delle

relazioni e di tempi

e spazi -Combattere l’inquinamento emotivo. -Migliorare le competenze professionali. -Creare abitudini ecologiche. -Armonizzare gli aspetti pratici e funzionali con gli aspetti emotivi.

PROGETTO REGIONALE

“Verso un’ecologia del

curricolo:scuola,cittadinanza

e sviluppo sostenibile”.

La scuola vista come eco-sistema:

curricolo-offerta formativa-competenze

Ri-organizzare le documentazioni che connotano l’istituto (POF,Regolamenti. Ri-orientare i curricoli scolastici.

Il contesto della ricerca

PROGETTO all’interno

dell’Istituto Comprensivo Ceretolo

denominato: “Promuovere il

benessere psico-sociale nella

scuola attraverso la metodologia della qualità”.

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Soggetti coinvolti:

-Gruppo di Progetto:

Scuola dell’infanzia: Brunini Silvia

Scuola primaria: Ivani Sara

Scuola media: Casadio Andrea

Insegnante vicaria: Baldini Alda

-Il Dirigente Scolastico

Rosario Calarco

-Funzione Strumentale per l’organizzazione delle attività d’Istituto

Gagliardi Alessandra

-Gruppo di supporto

AcriDora, PaduanoMariangela, Magli Patrizia, Bortoli PierLuigi, Tomasi Antonella, Pelicioni Valeria, Tamberi

Stefania,Semprini Adriana

-Gruppo di

Progetto -Funzione

Strumentale per

l’organizzazione

-Gruppo di supporto

- Il personale dell’istituto su

base volontaria

- Il Dirigente Scolastico

soggetti

coinvolti

Riflessione

per

concordare i

compiti di vita

da affrontare

Attività

inerenti

Il paradigma

ecologico

azioni intraprese

Analisi della

situazione

iniziale per

individuare il

tema-

problema

Lo sviluppo ricerca dentro nell’istituto

“Promuovere il benessere psico-

sociale nella scuola attraverso la

metodologia della qualità”

Condotta e

documentata

da:

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La motivazione iniziale che ci spinti ad inoltrarci nei meandri della ricerca è stata

dettata dal desiderio di sopperire al senso di solitudine, malessere,

deresponsabilizzazione collettiva colto sia nell’ambito degli organi collegiali

all’interno dell’Istituto sia con l’utenza.

A tal fine abbiamo scelto di utilizzare l’ambiente naturale come metafora per

spiegare il funzionamento dell’ambiente sociale. In entrambi i “contenitori” si

muove il vissuto di ognuno di noi. La comprensione del loro funzionamento

nell’ottica dei vasi comunicanti può recare benefici al benessere personale e

collettivo. Il “terreno” che offre la natura è uno spazio fertile per vivere esperienze

Acquisire le

competenze

necessarie:

-conoscere

-saper fare

-saper essere

-saper divenire

le persone che si occupano

del buon andamento della

nostra scuola

Individuare,

scegliere,utilizzare

strumentazioni operative

Applicazione del modello di

ricerca all’interno dell’istituto

Il Tema/Problema:

riconoscere e affrontare il

malessere e il disagio manifestato

nel contesto lavorativo

Utilizzare l’approccio

olistico

tipico del Paradigma

Ecologico

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formative, per aumentare gli oggetti della conoscenza e per sperimentare

innumerevoli modalità di relazioni nuove che scaturiscono da stimoli emotivi e da

situazioni non usuali.

Gli obiettivi sono stati scelti mirando alla crescita di competenze trasversali in

vista della costruzione di un curricolo improntato alla sostenibilità.

Prioritario è stato trovare gli elementi che “inquinano l’ecosistema scuola

Ceretolo”ed individuare le strategie per migliorare la situazione esistente,

attraverso la diagnosi organizzativa dei vari fattori, privilegiando l’aspetto delle

competenze.

A quel punto è stato necessario creare una rete di relazioni all’interno dell’Istituto

improntata alla conoscenza, alla condivisione, all’interdipendenza, al fine di

promuovere un riconoscimento reciproco dei diversi soggetti.

Infine era importante dare vita ad un sistema di relazioni intenzionali e sostenibili.

La metodologia della ricerca-azione ha seguito il paradigma del modello ecologico,

permettendoci di superare l’approccio analitico (pragmatico ed efficientistico) per

abbracciare l’approccio eco sistemico.

Essa è stata declinata partendo dall’analisi della situazione che ci ha consentito di

individuare i punti sui cui operare e sempre tenendo conto delle energie di cui

potevamo disporre abbiamo progettato una serie di interventi ritenuti fattibili ed

utili al miglioramento.

Un puntuale monitoraggio in itinere e finale, che si è avvalso di restituzioni da

parte dei vari partecipanti, ha consentito un costante ri-orientamento della ricerca

al quale ha partecipato lo staff del progetto regionale vedi in allegato 2.3 e 2.7.

Il gruppo di progetto si è avvalso degli incontri di formazione tenuti al Liceo

Minghetti, della consulenza degli esperti che hanno curato il progetto regionale per

individuare gli strumenti che avrebbero facilitato la buona riuscita degli obiettivi

iniziali.

Abbiamo scelto il Circle time per focalizzare le scelte esplicitate nei documenti di

cui l’istituto si era dotato ( POF e regolamenti) affinché si valutasse come erano

state messe in pratica e fossero funzionali allo star bene di tutte le componenti

della comunità scolastica.

Il circle time ha visto la partecipazione del gruppo di supporto coordinato dalla

maestra vicaria e dalla funzione strumentale per organizzazione delle attività di

istituto, le quali hanno condotto l’attività prendendo spunto da una griglia di

domande predisposta per la riflessione. Tale tabella è reperibile tra gli allegati al numero

1.3

Il secondo strumento utilizzato è stato il Focus group per mettere a fuoco le

problematiche che il circle time aveva delineato. Abbiamo scelto di individuare i

soggetti da intervistare mediante sorteggio tra tutte le diverse componenti che

operano nel nostro Istituto.

Un terzo strumento si è reso necessario per approfondire le tematiche emerse dal

focus group , lo abbiamo chiamato Gruppi di riflessione. Questi gruppi sono stati

formati su base volontaria, tramite invito esteso a tutto il personale dell’istituto.

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I tempi destinati a questa parte del lavoro dedicato alla ricerca svolta all’interno

dell’istituto sono individuabili in tre fasi suddivise in un prima attività di laboratorio

di ricerca-azione sull’impostazione della ricerca; in un secondo tempo abbiamo

sviluppato l’attività all’interno dell’istituto ed infine si è proceduto all’elaborazione

dei materiali e alla raccolta di buone pratiche trasferibili a svariati contesti in cui

emergono problematiche di tipo organizzativo.

Le tappe della RICERCA

Il viaggio inizia con un bagaglio “leggero” di teorie e “pesante” di motivazione e desiderio di miglioramento. Nel nostro percorso abbiamo attraversato “stazioni” diverse, ma, prima di avventurarci nell’itinerario, siamo stati assaliti da un'infinità di dubbi e di domande: Da quale problema dobbiamo partire? Su quali aspetti riusciremo a intervenire? Come faremo a coinvolgere i colleghi e a far percepire loro il nostro obiettivo? Le prime domande che si siamo fatti per dare avvio al lavoro

di RICERCA ci sono servite per orientare il tema/problema

individuato che riguardava il malessere e il disagio provato in

alcuni frangenti della giornata lavorativa.

Cosa vuol dire star

bene a scuola?

Quali sono le

problematiche che

ostacolano il

benessere

scolastico?

Quali strategie

adottare per

superare le

criticità?

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PRIMA TAPPA

L’analisi della situazione esistente è iniziata utilizzando

un’ attività di autovalutazione ottenuta per mezzo di un questionario-obiettivo, in

allegato al numero 2.2, proposto ai docenti alla fine dell’anno scolastico 2008-09.

Si premette che il presente monitoraggio non ha alcuna pretesa di scientificità né

alcuna validità ai fini statistici ma si prefigge lo scopo di sondare la percezione

degli intervistati rispetto alle seguenti aree:

1. Clima dell’ambiente lavorativo

2. Comunicazioni all’interno dell’istituto

3. Organizzazione delle attività scolastiche

4. Conoscenza dei documenti che regolano l’istituto

5. Organizzazione degli organi collegiali

Di seguito esplicitiamo in percentuale le risposte ottenute:

1- Ritieni che il tuo ambiente di lavoro sia piacevole e sereno?

10 % per nulla -12 % abbastanza-78% completamente.

Se lo è, perché? E’ collaborativo, è rispettoso, ci sono buone relazioni tra colleghi

Se non lo è, perché? Ci sono difficoltà relazionali ed organizzative;c’è confusione;

c’è scarsa comunicazione e poca collaborazione con i colleghi e i collaboratori

scolastici

Cosa proponi per superare eventuali disagi? Farci aiutare da personale di supporto;

fare attività si formazione; collaborare di più con i genitori; avere la presenza del

Dirigente alle riunioni.

2- Ritieni di essere opportunamente e tempestivamente informato su tutto ciò che

avviene nell'istituto?

26% mai -34% spesso-36% sempre-4% non risponde

Cosa proponi per migliorare? Avere un maggiore coordinamento da parte dei

referenti; avere maggiore chiarezza, avere maggiore confronto.

3- Ritieni di avere sufficiente spazio per la programmazione ed attuazione

dell'attività didattica?

18% per nulla-16% abbastanza-64% completamente

Hai proposte da fare a questo proposito? Avere più momenti per poter

programmare.

4- Ritieni che tutti i Progetti a cui hai aderito siano stati ben scelti per soddisfare i

bisogni della tua classe ?

2% per nulla- 14% abbastanza-84% completamente.

5- Conosci adeguatamente il POF, l’allegato al POF, i Regolamenti di Istituto ?

22% per nulla-34% abbastanza-42% completamente.

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Hai qualche idea per migliorare la diffusione di questi fondamentali supporti alla vita

dell’Istituto?

Istituire un sito internet per far conoscere l’istituto; inviare copie dei materiali via

e-mai;aggiornarsi maggiormente; creare una modulistica da poter scaricare da

internet.

6-Ritieni che l'organizzazione del Collegio Unitario sia adeguata?

56% per nulla-18% abbastanza-26% completamente

Hai qualche idea per migliorare l’organizzazione del Collegio dei docenti?

Per migliorare l’organizzazione dei collegi docenti si ritiene che i collegi separati

siano più utili.

Da questi dati si anticipava il tema/problema che avremmo affrontato nella ricerca

di istituto:individuare con maggiore chiarezza i problemi per dare risposta a

malesseri e disagi che ostacolavano il buon andamento lavorativo.

Ed eccoci in viaggio, desiderosi di un nuovo modo di relazionarsi e di riaffermarsi, attraverso la ricerca di senso che dà valore all'azione educativa la quale, non necessariamente, deve arrivare subito all'utenza anche se ad essa è sempre destinata.

SECONDA TAPPA

Ricerca ed individuazione degli elementi” inquinanti”

l’ecosistema scuola Ceretolo Durante la prima tappa abbiamo capito che le caratteristiche del paradigma ecologico, in quanto portatore di elementi tra loro integrati e sostenibili dal punto di vista del sistema, potevano aiutarci a riappropriarci di una visione olistica delle dinamiche relazionali intercorrenti all’interno del nostro istituto.

A tal fine, ci siamo resi conto che avremmo dovuto percorrere una strada nuova, nel complesso meno dispersiva, anche se più rischiosa, cioè affrontare le problematiche in modo meno virtuale, quindi più reale.

Ad ognuno di noi non sfuggiva certo il fatto che l’esperienza reale è più avventurosa del pensiero teorico,e che, soprattutto quando gli attori mettono in campo le loro aspettative e le loro difficoltà in modo chiaro e leale, crescono le incognite e i rischi. I risultati ottenuti, a volte faticosamente, sono però più duraturi nel tempo. Si tratta in sostanza di trovare percorsi solidi, semplici e condivisi per raggiungere l’obiettivo senza perdere il gusto dell’avventura.

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Nell’ambito della ricerca sono stati via via precisati gli elementi più significativi del

modello di approccio ecologico Vedi 1.1 in allegato:Quaderno 1-

Azzali,Bertacci,Betti parte1 che la nostra scuola ha cercato di riadattare

all’organizzazione complessiva dell’istituto

In particolare, mancava nel nostro istituto una visione relazionale che, analizzando l'interazione e l'interdipendenza dei sistemi delle relazioni, ci avrebbe portato a configurare le relazioni stesse secondo un modello (pattern), senza dimenticare l'aspetto valoriale che abbiamo discusso e concordato in vari momenti della ricerca partendo dallo spunto offerto dal paradigma ecologico 1.2 in allegato:Quaderno1-

Azzali,Bertacci,Betti parte2 al quale questo tipo di esperienza ci avrebbe portato

in termini di: libertà intesa come valore essenziale per gestire l'imprevedibile e l'imprescindibile; solidarietà intesa come orizzonte etico orientato alla creazione e al mantenimento delle condizioni ritenute più adatte a mantenere l'equilibrio di tutta la comunità; sostenibilità intesa come sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri; responsabilità intesa come obbligo morale; equità intesa come necessità di tenere conto dei bisogni essenziali; limite riferito alla necessità di riconoscere le limitazioni imposte dallo stato; principio di precauzione inteso come sospensione del giudizio sulla sostenibilità futura.

A questo punto abbiamo avviato il lavoro all’interno dell’istituto con un circle time, composto da 12 persone- che hanno chiesto di partecipavi e che, in parte, rappresentano l’istituto in quanto responsabili di plesso, componenti di commissioni, funzioni strumentali . Nello svolgimento del circle time, il tema REGOLE appare molto “gettonato”: si ha l’impressione che le regole possano guidare, proteggere il lavoro e rafforzare la struttura scolastica. Immediatamente scaturisce il problema del rispetto delle regole che ci vengono imposte e che ci siamo date; ci accorgiamo che abbiamo corposi regolamenti poco conosciuti ed ancor meno utilizzati….e allora come fare? Imporre? Informare? Deregolamentare?

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Quanto possono essere utili le regole per facilitare la risoluzione dei conflitti? Dalle regole al CONTROLLO sull’applicazione delle regole medesime e al controllo generale dell’apparato Scuola Ceretolo il passo è breve. Il controllo viene visto come ancora di salvataggio nelle situazioni difficili e conflittuali e per questo andrebbe fatto in “situazione”. Si chiama in causa, ,ovviamente,, il Dirigente Scolastico e si riconosce che non può essere sempre presente in ogni situazione….Che fare? Chi e fino a che punto può sopperire alla funzione di dirigente? A questo punto la discussione si sposta,spontaneamente ed opportunamente, sulla PROFESSIONALITA’, vista in modo trasversale tra tutto il personale che opera nella scuola. Ogni ruolo ricoperto può essere arricchito e valorizzato dalla capacità di mettersi in gioco, di stare al passo con i colleghi, di essere presenti e partecipare in modo attivo e consapevole. Vengono messi a fuoco i ruoli di responsabilità delle figure che rappresentano e che coordinano; le loro prerogative sono il saper stare e gestire la rete di relazioni, essere competenti e informati, sapersi mettere in primo piano solo quando serve. A questi colleghi si riconosce una rappresentatività pertanto sono portatori di esempio. Il passaggio successivo è riservato all’ORGANIZZAZIONE, che è il tema centrale della nostra ricerca. Questo tema, ampiamente trattato in numerosi incontri precedenti il circle time, è affrontato con più decisione e chiarezza rispetto agli altri aspetti evidenziati grazie alle discussioni ed ai confronti pregressi. Si sente la mancanza di strumenti adeguati per condividere tematiche, valori e scelte comuni, che sono alla base di una buona organizzazione lavorativa. Infine, ma non ultima si ravvisa la difficoltà generalizzata a dare all’Istituto un’IDENTITA’ CONDIVISA; ciò è,forse, dovuto alla sproporzione numerica dei docenti per ordine di scuola( in maggioranza appartenenti alla scuola primaria) e alla forzata verticalità (dall’infanzia alla media), che non è mai stata fonte di studio e di programmazione. Un altro argomento molto sentito è quello degli ORGANI COLLEGIALI. Partecipare a tali riunioni sembra un peso per tutti, le ragioni possono essere ricercate nella

scarsa informazione sulle regole (ammesso che ci siano e che siano funzionali) che governano gli organi collegiali? Certamente, c’è un rifiuto delle riunioni collegiali come semplici report ma, quando si può discutere, gran parte dei colleghi è infastidito (perché?)… Sarà colpa degli ambienti poco adatti ad accogliere tante persone?… Non sarà che pianifichiamo male ed in modo poco condiviso l’andamento delle riunioni? O cos’altro?

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Il contributo di una collega della scuola media che ci racconta il suo vissuto

rispetto ad un collegio dei docenti unitario

Se un pomeriggio d’inverno un insegnante al Collegio Docenti…..

Aula grande, buia, finestre solo in fondo; un tavolone di formica marroncino; seggioline da bambini allineate di

fronte. Entrano le maestre, spostano le seggioline per disporsi a gruppi: a seconda del tipo di scuola – materna

elementare – a seconda del gruppo di appartenenza; a seconda del ruolo – a tempo determinato a tempo

indeterminato. Si notano le figure di spicco perché hanno una piccola ‘corte’ intorno. Lo spazio si modifica, non

è più asettico, non è più neutro. Entrano gli insegnanti delle medie e completano la trasformazione: si

sistemano nelle file in fondo. Alcune si cercano per sedere vicine, altri nell’estremo fondo a cercare luce ed

aria, uno spazio libero vicino per fumare. Entrano il dirigente e la vice e siedono al tavolone di formica.

E lo psicodramma può avere inizio……

……per continuare la lettura si rimanda all’intero documento allegato 2.4

TERZA TAPPA

Dopo dell’analisi e discussione dei dati emersi dai questionari ed il circle time ci siamo preoccupati per il panorama che si andava costituendo: colline e montagne di problemi, immense distese di paure ed incomprensioni, fiumi di accuse,sentieri di scuse… Dovevamo andare avanti nella ricerca per prendere coraggio fino ad intravedere, sullo sfondo, un arcobaleno di richieste:d’intervento, di miglioramento, di revisione, di controllo, di gestione, di formazione e informazione. E siamo ripartiti più motivati e consapevoli di poter apportare qualche miglioramento sia al sistema organizzativo sia a quello relazionale.

Abbiamo poi deciso di continuare la ricerca utilizzando la metodologia del focus group: pertanto abbiamo estratto a sorte i nominativi dei partecipanti, scelti con il criterio della rappresentatività, tra le diverse componenti dell’Istituto scolastico. A questo punto si trattava di rendere operativo il modello standard del focus group: trovare le domande, chiarire le aspettative di soluzione, analizzare i risultati. Il gruppo di lavoro ha ricercato materiali per poter gestire correttamente i focus group che si possono visionare in allegato 1.4. L’attività si è aperta con alcune riflessioni sulle modalità relazionali che avevamo davanti, sui problemi e sulle aspettative di soluzione emerse dalle discussioni quotidiane tra le persone. Gli eventuali rimedi venivano ricercati nell’intervento dei superiori (direzione), scaricando i problemi, ricercando affannose soluzioni attraverso l’emissione di

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procedure d’ufficio (cercando poi la via per schivarle) e inevitabilmente richiedendo risorse ulteriori rispetto a ciò che si aveva.

Il gruppo condivideva che, partendo da un simile approccio, fosse difficoltoso pensare alla conduzione del focus group in modo efficace: senza anticipare i contenuti, senza giudicare, saper sfruttare le risposte per aprire a nuove problematiche, non arenarsi davanti a ciò che produceva una tale modalità di approccio relazionale.

Si è pensato ad una batteria di domande inerenti la definizione della propria professione: -nome, cognome,scuola,attività svolta all’interno della scuola -i compiti legati alla professione (come valuti le tue mansioni? riesci ad ordinare i tuoi compiti a livello di importanza?) - la relazione tra categorie (con quali altre categorie ti interfacci quotidianamente? per quanto tempo puoi occuparti dei tuoi compiti principali senza essere interrotto/a? riesci a far sapere alle categorie con cui ti interfacci quali sono i tuoi bisogni?) - valutare le proprie mansioni (cosa ti piace fare? cosa non ti piace fare? cosa vorresti fare e non riesci o non puoi?cosa vorresti modificare? -modalità di partecipazione alle decisioni (in quali contesti ti senti più a tuo agio per prendere decisioni? hai degli strumenti adatti per far sentire i tuoi bisogni? ).

Si è predisposta,poi,una seconda batteria di domande atte a testare quale fosse l’andamento sul fronte della condivisione dei problemi ed alla loro soluzione: - approfondire la percezione degli organi imputati all’analisi dei problemi e a prendere soluzioni condivise (ritieni che ci siano spazi e tempi adeguati alla risoluzione dei problemi? ti prepari in anticipo quando devi parteciparvi? hai a disposizione il materiale che ti serve per farlo? sai a chi rivolgerti per acquisire il materiale che potrebbe esserti utile? pensi che il tuo contributo sia utile?)

- il tempo dedicato alla risoluzione dei problemi e al miglioramento (l’organizzazione esistente ti sembra congrua? hai proposte di cambiamento?) - le risorse disponibili ( le persone sono impiegate al meglio? le risorse economiche bastano? gli strumenti di cui disponi sono adeguati? di cosa senti il bisogno per migliorare?)

Una volta focalizzata la potenziale griglia di domande sono state estratte a sorte le 16 persone alle quali abbiamo di partecipare al primo focus group: 2 tra il personale amministrativo; 4 (di cui 1 supplente) tra il personale collaboratore; 5 (di cui 1 supplente) tra il personale docente di scuola dell’infanzia;

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6 (di cui 1 supplente) tra il personale docente di scuola primaria; 4 (di cui 1 supplente) tra il personale docente di scuola secondaria di primo grado; Si è deciso di invitare i colleghi con una lettera che inseriamo in allegato 2.5, che illustrava, per grandi linee, il progetto di ricerca finalizzato a migliorare l’organizzazione dell’istituto. Abbiamo inoltre approfondito i contenuti metodologici per la conduzione del focus group. Al materiale già precedentemente condiviso abbiamo studiato altre modalità per agevolare l’attività del conduttore e dell’osservatore esterno. Proponiamo una sintesi di tali modalità:

- il conduttore focalizza l’argomento; - evita di forzare lo sviluppo della discussione in una determinata direzione nel

seguente modo: tacendo, rilanciando, evitando di esprimere opinioni personali e di appoggiare una tesi (tutti hanno ragione);

- chiarire le diverse posizioni e non giudicarle; - contenere un leader( si intende leader chi pensa che le proprie opinioni siano

più giuste, sono gli altri che gli attribuiscono questa parte..)che assume un ruolo di guida all’interno del gruppo, attraverso il rilancio dell’argomento scorporandolo da chi lo dice, “obbligandolo”a prendere la parola per ultimo

- cercare di far parlare chi non parla: rassicurare e facilitare, chiamare in causa in modo indiretto sorridendo e fissando ripetutamente la persona, chiedendo direttamente cosa ne pensa;

- l’osservatore esterno rileva: chi prende la parola, le modalità non verbali per comprendere quale atmosfera circola nel gruppo; i “sì” che dal tono della voce,dalla velocità della risposta,dall’espressione del viso smentiscono il dichiarato; i silenzi prolungati,gli sguardi verso il basso,le persone che disegnano..sono segnali che nella dinamica relazionale c’è qualcosa che non va;

Questa è la relazione che illustra l’analisi degli esiti del focus group

Relazione del Focus group del 2 dicembre 2010

PARTECIPANTI

Al focus group hanno partecipato 8 persone:

- 1 personale A.T.A;

- 2 insegnanti di scuola dell’infanzia;

- 3 insegnanti di scuola primaria;

- “ insegnanti di scuola secondaria di primo grado.

TEMI APPROFONDITI

Si è cercato di acquisire informazioni riguardo tre tematiche:

-cosa vuol dire STARE BENE A SCUOLA;

- quali PROBLEMATICHE ostacolano lo star bene a scuola;

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- quali STRATEGIE adottare per superare le problematiche individuate;

Le risposte date dai partecipanti possono essere così schematizzate.

COSA VUOL DIRE STAR BENE A SCUOLA

- sentirsi utili;

- avere una buona relazione con gli alunni;

- avere una buona relazione con tutto il personale scolastico;

- riuscire ad esplicitare al meglio le proprie risorse positive e la propria

professionalità;

PROBLEMATICHE CHE OSTACOLANO LO STAR BENE A SCUOLA

- lo stress dovuto al carico di impegni e responsabilità che non riguarda

direttamente il lavoro con gli alunni e che, troppo spesso, ricade solo sulle

spalle di alcuni. Sono sempre gli stessi insegnanti a ricoprire determinati

ruoli, non tutti hanno voglia di mettersi in gioco;

- manca la possibilità di confrontarsi con i colleghi e con altro personale

scolastico; ciò porta ad una scarsa conoscenza del lavoro altrui e delle

responsabilità reciproche, con la conseguente tendenza a svalutare

vicendevolmente le “fatiche” e il lavoro degli altri;

- cattiva gestione delle riunioni: ci sono poche possibilità di incontrarsi per

classi parallele; spesso durante le riunioni si parla poco del gruppo classe e

della programmazione per affrontare altre problematiche inerenti l’Istituto

(gli insegnanti riconoscono anche una propria responsabilità nella cattiva

gestione delle riunioni);

- il collegio dei docenti unitario: spesso si affrontano tematiche specifiche di

un grado di scuola che risultano poco chiare per tutti gli altri insegnanti e ciò

provoca da una parte noia e dall’altra difficoltà nel momento in cui c’è da

esprimere un voto;

- rapporti con le famiglie: i genitori delegano completamente l’educazione dei

propri figli; tendono ad intromettersi nella gestione e nell’organizzazione

della vita scolastica; non sempre credono nella scuola e nella professionalità

del personale scolastico che spesso viene trattato con sufficienza e

maleducazione;

- rapporti con gli alunni: forte maleducazione,soprattutto nelle classi di scuola

superiore; spesso il tempo della lezione è dedicato alla risoluzione di

problematiche disciplinari e non alla didattica con la conseguente perdita del

valore di istruzione intesa come “educare attraverso le discipline”.

QUALI STRATEGIE ADOTTARE PER SUPERARE LE PROBLEMATICHE

- avere maggiori occasioni di confronto con i colleghi e con tutto il personale

scolastico (il focus group è stato riconosciuto come valido strumento);

- essere più produttivi e partecipativi nelle riunioni;

- far sì che ci sia un cero turn over nelle varie commissioni dell’Istituto;

- prevedere alcuni collegi divisi per ordine di scuola;

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- stilare un regolamento chiaro,preciso e condiviso da tutto il personale

scolastico;

- ricevere maggior supporto da parte della dirigenza nella gestione delle

problematiche.

Davanti a noi vecchi e nuovi scenari: gli stessi problemi di organizzazione, le solite frustrazioni relazionali, la reiterazione degli atteggiamenti scorretti,ma una nuova consapevolezza da cui nasceva una forte volontà di miglioramento, rafforzatasi all’interno del gruppo coinvolto nel focus group. Sullo sfondo, ancora avvolta nella nebbia, la consapevolezza della necessità di cercare insieme l’azione di miglioramento.

QUARTA TAPPA

Abbiamo, in seguito, allargato il gruppo, proponendo di avviare una discussione sugli interrogativi più frequenti che accompagnano le nostre giornate lavorative. La finalità dei nuovi gruppi, chiamati “di riflessione” era individuare i punti forti e i punti deboli del nostro sistema. Il gruppi di riflessione si sono incontrati martedì 22 marzo, ed erano composti da rappresentanti di tutte le tipologie di operatori del nostro istituto, che sono intervenuti volontariamente,rispondendo all’invito di partecipazione invito in

allegato 2.6.

Sono stati predisposti tre gruppi, coordinati da Silvia, Sara ed Alessandra, dislocati in tre ambienti differenti i quali tramite un brainstorming hanno individuato le criticità del sistema.

Le risposte sono state organizzate in base al modello già utilizzato per il focus

group evidenziando le tre macro aree di indagine, diagnosi e intervento indicate nel

nostro progetto: organizzazione, relazione, atteggiamenti.

Le prime risposte sintetiche date dai gruppi di lavoro:

17

1. ORGANIZZAZIONE (Compiti e Metodologie)

INFORMAZIONI

Non arrivano….Arrivano in ritardo… Servirebbero meno commissioni se ci fosse

più condivisione di informazioni…..Sono sommarie……Non sono “ufficiali” e scritte

ma verbali….

NORMATIVA

Ignoranza sulla normativa…..Confusione normativa….dovremmo conoscere meglio i

diritti sindacali e le norme contrattuali….

RUOLI

Orari di servizio non sempre equi… Sostituzione assenti non sempre effettuate…

Scarsa chiarezza (non c’è equità nella concessione di permessi/ ferie)…. Serve più

chiarezza nei compiti, ruoli, mansioni degli operatori

Non c’è una organizzazione chiara e precisa dei ruoli…..

GESTIONE

Mancanza di regole condivise nel plesso….Difficoltà ad assumere e mantenere

decisioni (collegio, interclasse)….Scarse opportunità di confronto fra docenti sulla

didattica (programmazione d’istituto, classi parallele)….Carenza di spazi per lo

svolgimento delle attività…. Spesso facciamo orari poco produttivi….

2. RELAZIONE

FAMIGLIE

….Genitori distaccati, poco interessati alla didattica…...Mancanza di confronto

fra colleghi prima di comunicare alle famiglie……

ATA

……Difficoltà di applicazione del mansionario e nell’organizzazione dei

ruoli……Poca collaborazione….

DOCENTI

….Manca unità fra i docenti dei diversi ordini di scuola….Poca comunicazione

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3. ATTEGGIAMENTI

DOCENTI

…Scarso interesse a capire che cosa succede negli altri ordini di

scuola...difficile gestione del materiale informativo che “sparisce”

GENITORI

...Tante pretese...

ATA

...Non sempre disponibili …

Abbiamo analizzato le risposte emerse e ci siamo resi conto che l’attenzione è stata focalizzata sull’individuazione delle criticità che normalmente sono più facilmente individuabili, mentre sarebbe stato opportuno arrivare a definire anche i punti forti perché da lì si dovrebbe partire per effettuare azioni di miglioramento. Preso atto che per ora si tende ad appoggiarsi sui singoli individui portatori di eccellenze, ci siamo presi l’impegno di analizzare in una fase successiva della ricerca la questione riguardante i punti forti dell’ecosistema scuola Ceretolo.

19

QUINTA TAPPA

Risoluzione di un problema organizzativo utilizzando il paradigma ecologico

La contingenza ci ha spinti,poi, ad abbandonare il piano teorico per calarci nella realtà e sperimentare nella pratica il paradigma ecologico precedentemente studiato. Il problema è emerso durante il collegio dei docenti del 10 maggio 2011 allorché è stata affrontata la questione dell’organizzazione oraria per la scuola primaria per il successivo anno scolastico. All’atto della discussione, che vedeva contrapposte due posizioni antitetiche, è apparso subito evidente che l’esiguità delle informazioni,in possesso della maggioranza degli insegnanti non avrebbe permesso una votazione dettata da una scelta consapevole. Pertanto la metà degli aventi diritto al voto si è astenuta e la mozione prescelta è risultata fragile in quanto espressione della minoranza del collegio. Tale mozione è stata aspramente criticata a livello di consiglio di istituto in quanto avrebbe comportato enormi disagi all’utenza. Al fine di affrontare in maniera ecologica il problema emerso è stata creata una commissione tecnica formata dai docenti rappresentanti presso il consiglio di istituto e dai responsabili dei plessi di scuola primaria e coordinata dalla docente vicaria. La metodologia adottata dalla commissione è stata la seguente: circle time per far emergere le tematiche di fondo e i gruppi di riflessione composti da docenti di scuola primaria per individuare i punti a favore e i punti contrari di ogni tematica precedentemente individuata. Si propone in modo schematico il contesto della “messa in campo” del curricolo ecologico: L’attività della commissione tecnica si è orientata sulla ricerca delle tematiche che

sottendono alla scelta delle ore da destinare alle classi prime per l’anno scolastico

2011-12.

Si documenta schematicamente il percorso effettuato:

*:tematiche di fondo

ƒ:punti a favore e punti contrari

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*A proposito dell’opportunità di avere il terzo pomeriggio facoltativo

ƒA favore del terzo pomeriggio facoltativo: Contro il terzo pomeriggio facoltativo:

- dare la possibilità di fare solamente le 27.30 (due pomeriggi obbligatori) alle famiglie che l’hanno richiesto ed ai bambini che faticano a restare a scuola tre pomeriggi; -avere l’insegnante di classe durante la mensa come tutti gli alunni della scuola; - la presenza dell’insegnante a mensa è un momento educativo importante;

- tempo scuola ridotto all’essenziale;

- adeguare al “ribasso” il tempo scuola si corre il rischio, non tanto remoto, di avallare, inconsapevolmente, tagli ulteriori nell’assegnazione dei futuri organici;

*E’ importante l’insegnante di classe a mensa (a prescindere dalla normativa)?

ƒÈ importante perché: Non è fondamentale perché:

-è un momento educativo; -dà pari opportunità ad alunni e docenti dei due tempi scuola

-come insegnanti dovremmo privilegiare la didattica; pertanto, in termini di priorità, la sorveglianza alla mensa è la prima cosa da cui bisogna svincolarsi per dare prevalenza alla didattica; -si può salvaguardare il momento educativo affidandolo a personale con formazione pedagogica adeguata che presti molta attenzione al valore educativo della pausa pranzo.

*Le due prime a tempo normale possono essere configurate con due tempi scuola diversi

h 27.30 e h 29.30 ?

ƒVantaggi: Svantaggi:

- soddisfare le richieste delle famiglie (da verificare);

- squilibrio nel curricolo dell’o.f.; - difficoltà nella gestione degli orari; -difficoltà nella didattica in caso di insegnanti in parallelo che lavorano sulle due classi con t.s. diverso;

-secondo qualcuno non rappresenta uno squilibrio ma una diversificazione

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*Progetti destinati a sopperire alla insufficienza di ore di compresenza (es. figura di un educatore professionale pagato dal contributo volontario)

ƒVantaggi: Svantaggi:

- disporre di una figura qualificata che aiuta la gestione delle situazioni più complesse; - se può “facilitare” con la sua presenza la possibilità di fare le uscite didattiche evitando la presenza di due insegnanti;

-sarebbe didattica pagata dai genitori; -essendo un esterno non può lavorare con i bambini senza la presenza dell’insegnante;

-bisogna controllare la normativa e le eventuali responsabilità; -vedere se si può implementare (con risorse provenienti dal contr.volont.) il progetto “Educatore di plesso”-Asl e Comune riservato ai bambini certificati- -chiarire cosa si intende per situazioni complesse; Si è chiesto alla commissione di dare un parere rispetto alle seguenti affermazioni al fine di ottenere una serie di concetti condivisi per costruire criteri generali per impostare la

formulazione degli orari di assegnazione dei docenti alle classi:

Strutturare orari il meno spezzati possibili; -accettando che comunque può esserci la possibilità che opportunamente regolamentati ed equilibrati (es. non più di uno spezzato a testa alla settimana) si possono e si devono fare, dopo aver verificato la insussistenza di qualsiasi altra soluzione. Garantire un’ora di compresenza per classe; -assolutamente sì; l’eventuale residuo andrebbe ridistribuito sulle classi a t.p. Evitare “scavalchi” tra scuole; a) laddove esistono le condizioni, è opportuno evitarli.

b) l’utilizzo della formula dello “scavalco” non sembra poi tanto deleteria e drammatica se è vero che allo stato attuale trova applicazione tanto nella scuola dell’infanzia, quanto nella scuola media. Rimane opportuno valutare l’applicazione di tale formula sulla base di adesioni volontarie oppure seguendo una graduatoria interna.

E’ possibile garantire per tutti i cinque anni il modello offerto a.s. 2011-12; - è opportuno che il tempo scuola dedicato alla didattica sia stabile per tutti e cinque gli anni Il CdI non ha escluso la possibilità di cambiare alcuni aspetti degli attuali modelli t.n. (es. mettere l’educatore a mensa per le classi quinte); - preferiremmo di no, ma essendo il primo anno che siamo costretti a ragionare in clima di vera

austerity… forse sarebbe il caso di valutare bene la questione

22

Assegnare alla scuola Tovoli 11 ore (provenienti da part time) invece di un posto intero; a) Ok.

b) badando che ogni classe di t.p. abbia il medesimo numero di ore di compresenza Soddisfare i “desiderata” dei colleghi per l’assegnazione della classe; - in prima istanza non dare per scontato il soddisfacimento dei “desiderata”, ma limitarsi ad una

pura e semplice segnalazione. Completato il quadro delle rilevazioni, sarà poi il dirigente scolastico a decide sulla base delle varie esigenze e delle particolarità dei vari contesti. Una volta presa la decisione si dovrà evitare qualsiasi richiesta di modifica successiva per garantire una sostanziale correttezza nei confronti di tutto il personale

Prevedere alternanza tra colleghi nell’offerta delle ore di compresenza della classe verso le classi che necessitano di tali ore; Utilizzare i criteri di assegnazione dei punteggi (come per i trasferimenti) per assegnare d’ufficio i colleghi alle classi dove si devono dare ore di compresenza; - in subordine a domande individuali tutte accettabili ovvero solo se si soddisfano le richieste di

tutti

Relativamente all’insegnamento della lingua inglese: dove è possibile è opportuno procedere con lo scambio di ore di didattica;

SEGNALAZIONE DA PARTE DELLACOMMISSIONE DI ALTRI PUNTI CHE

L’ INTERPLESSO SCUOLA PRIMARIA DOVEVA CHIARIRE NELLA RIUNIONE DEL DEL 23 GIUGNO

- per il tempo normale: perché ci sono insegnanti che fanno tutte le 22 ore in una sola classe mentre altre sono su più classi?

Credo che si debba suddividere il “disagio” tra tutti, stabilendo “paletti” tipo: ° non avere più di tre classi ° insegnare la stessa materia in classi parallele

- assegnare, possibilmente, un docente titolare in ogni classe prima entrante; - i docenti titolari di classe che fanno inglese si rendono disponibili a fare inglese solo in un’altra classe (indicazione data dal collegio anche se la normativa non lo prevede)

23

Ulteriore materiale messo a disposizione dell’interplesso di scuola primaria del 23

giugno 2011 al fine di disporre di tutti gli elementi per scegliere il tempo scuola da

offrire alle nuove prime classi:

A)ORGANIZZAZIONE CON H.27,30 DI LEZIONE SENZA DOCENTE A MENSA (MOZIONE VOTATA A MAGGIORANZA NEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL 10 MAGGIO 2011)

Inizio

lezioni

Fine

Lezioni

mattino

Pausa

Pranzo

relax

Inizio

lezioni

Fine lezioni

pomeriggio

Lunedì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Martedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:00 16:30

Mercoledì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Giovedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:30 16:30

Venerdì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

B)OPZIONE CHE PREVEDE UN’ ORGANIZZAZIONE CON H.27,30 DI LEZIONE

CON IL DOCENTE A MENSA

Inizio

lezioni

Fine

lezioni

mattino

Pausa pranzo

e relax

Inizio

lezioni

Fine lezioni

pomeriggio

Lunedì 8:30 13:00 docente 14:00 16:30

Martedì 8:30 13:00 docente 14:00 16:30

Mercoledì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Giovedì 8:30 13:00Educatore

Masi

14:30

esperto

16:30

esperto

Venerdì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

24

C)OPZIONE CHE PREVEDE UN’ ORGANIZZAZIONE CON H.29,30 DI LEZIONE

SENZA IL DOCENTE A MENSA

Inizio

lezioni

Fine

lezioni

mattino

Pausa pranzo

e relax

Inizio

lezioni

Fine lezioni

pomeriggio

Lunedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:30 16:30

Martedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:00 16:30

Mercoledì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Giovedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:00 16:30

Venerdì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

D)OPZIONE CHE PREVEDE UN’ ORGANIZZAZIONE CON H.27,30 DI LEZIONE CON IL

DOCENTE A MENSA E IL TERZO POMERIGGIO FACOLTATIVO PER GLI ALUNNI

Inizio

lezioni

Fine

lezioni

mattino

Pausa pranzo

e relax

Inizio

lezioni

Fine lezioni

pomeriggio

Lunedì 8:30 13:00 docente 14:00 16:30

Martedì 8:30 13:00 docente 14:00 16:30

Mercoledì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Giovedì 8:30 13:00 Educatore

Masi

14:30

esperto

16:30

esperto

Venerdì 8:30 13:00 Pomeriggio a casa

Risoluzione del problema

L’interplesso dei docenti di scuola primaria prende in considerazione tutte le proposte, ascolta la relazione della commissione tecnica, si confronta ed infine esprime tramite votazione palese il suo parere. Durante il collegio dei docenti unitario del 29 giugno 2011 sono stati esposti i risultati emersi dalla ricerca della commissione e dall’interplesso dei docenti di scuola primaria. I docenti degli altri ordini di scuola, informati in maniera dettagliata e corretta, hanno potuto partecipare consapevolmente alla discussione ed esprimere una votazione ragionata che è stata condivisa il 30 giugno 2011 dal consiglio di istituto.

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SESTA TAPPA

Anno Scolastico 2011-12

La ricerca-azione proseguirà sul seguente “binario”: -ricerca dei punti forti su cui far leva per accelerare il processo di miglioramento; -catalogazione ed organizzazione dei documenti amministrativi utili allo svolgimento della professione; -promozione di iniziative inerenti la formazione “ecologica”; -ri-organizzazione dei tempi, degli spazi, delle relazioni,dei curricoli, delle metodologia nella prospettiva ecologica privilegiando la centralità del ruolo dello studente. I docenti dell’istituto hanno ricevuto la restituzione della ricerca tramite il documento in allegato2.8 e successivamente interpellati durante l’ultimo collegio dei docenti dell’a.s.2010-11 esprimono il desiderio di approfondire nell’ordine i seguenti argomenti: 1)possibilità di confrontarsi in modo più efficace con colleghi e utenza attraverso il miglioramento delle competenze relazionali. 2)abbassare lo stress dovuto al carico di impegni e responsabilità attraverso apposite metodologie informative e formative. 3)migliorare la gestione delle riunioni attraverso apposite metodologie e strategie. Per individuare i bisogni ed i desideri degli alunni abbiamo avviato in due classi campione della scuola secondaria di primo grado una attività di sondaggio che ha dato i risultati che sono documentati in allegato2.9. Su questi dati sarà opportuno interrogarsi e dare risposte perché è dai ragazzi che emerge una vera e propria aspettativa ecologica.

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E il viaggio continua con questo auspicio:

“La scuola che vorrei dovrebbe essere immersa nella natura per poter seguire le lezioni all’aperto riparandoci quando piove sotto una semplice tettoia in plastica…magari trasparente. Intorno alla mia scuola un grande campo aperto che stuzzica il desiderio di libertà. Gli oggetti che servono a scuola sono custoditi in un magazzino dal quale si possono prelevare al bisogno. Le lezioni si seguono molto bene se noi alunni siamo tutti in un’unica fila davanti alla cattedra ed alla lavagna. Ogni alunno è dotato di un comodo banco e di un computer che dialoga con il computer dell’insegnante…….”

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ricordando com’era iniziato tramite il contributo di una collega che fa parte del gruppo che ha coordinato la ricerca:

NARRAZIONE IN QUATTRO FASI DI UNA AVVENTURA SENZA INIZIO ( E SENZA FINE?) 1A FASE, OVVERO DI COME CI SI RITROVA SU UN SENTIERO CHE HAI SEMPRE SAPUTO ESISTERE, MA CHE FATICAVI A VOLER IMBOCCARE Non ricordo neppure quando esattamente ho detto di sì, ma che mi sia sentita chiamata in causa dalla opportunità di condividere con alcuni colleghi di altri ordini di scuola una "ricerca-riflessione" del nostro essere istituto comprensivo, è innegabile! Da anni (forse da molto prima che mettessi piede a Ceretolo) sento (e sostengo) la grande opportunità che la verticalità offre, insieme ad un misto di "superbia" nel voler comunicare/contagiare gli altri ordini di scuola nella peculiare risorsa che la scuola dell'infanzia (e l'aver iniziato a lavorarci alla fine degli anni '80, provenendo da un percorso universitario che stimolante è dir poco.....) mi ha insegnato: il lavoro in team. Sicuramente gioca un ruolo fondamentale sentire che persone che stimo si sentono coinvolte, quanto me, anche se non ne afferro ancora la specifica motivazione, ma questo mi basta. Se ho un rammarico, è solo di aver "colto" nella maggior parte dei colleghi il tipico sviare lo sguardo di tanti studenti al momento dello scorrere del dito sul registro per scegliere l'interrogato del giorno, seguito dall'immancabile respiro di sollievo e sguardo di riconoscenza quando il "volontario" alza la mano... Così inizio a camminare , con un misto di voglia di nuovo e conferma di idee già "covate " da anni , nel bosco della educazione in chiave olistica: prati già conosciuti di "attenzione alla strutturazione dello spazio educativo/educante", piccoli e grandi cespugli di "valori" che individuano i confini (condivisi o no, da rispettare o sfondare) di un percorso educativo; essenze diverse di approcci didattici, a volte cipressi, alti, indipendenti, ben delineati, altre volte contorti ulivi piegati dagli anni ma ancora fecondi; a volte tronchi di grosse querce avvolte di edere, confuse nel loro portamento da innumerevoli tronchi secondari che vi si sono appoggiati, altre volte ancora chiome familiari ma dalla difficile (per mia ignoranza) classificazione botanica. 2A FASE: OVVERO DI COME SI AGGIUNGONO COMPAGNI DI VIAGGIO Molto conta il passaparola, a volte accompagnato dalla fiducia che l'amicizia professionale crea. Altrettanto (forse) la sensazione che l'opportunità offerta sia qualcosa da cogliere prima che scappi. Sicuramente la capacità di qualcuno di noi (...) di saper raccontare e motivare altri. Ciò non toglie che alla prima occasione in cui ci si ritrova con nuovi compagni in questo sentiero, avverto che non solo il numero, ma anche le aspettative danno nuova forza e entusiasmo a me (in particolare) e credo a tutti: viviamo ( e ci confidiamo poi) di aver sentito negli altri lo stesso passo faticoso ma gratificante dell'ascolto reciproco, la stessa attenzione ai colori e agli umori di questo bosco scolastico, lo stesso bisogno di saper ri-trovare, al suo interno, un percorso di senso che sia non solo condiviso, ma gratificante. E iniziare con voci e approcci nuovi a cercare di conoscere questo bosco, cercarne gli avvallamenti, le zone d'ombra, le radure, le vie cieche e le scorciatoie; provare a fermare qualche viaggiatore solitario, a volte spaventato da questo nostro viaggio, altre volte refrattario a farsi avvicinare.

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Tutto questo, mentre da una parte l'erbario che ci accompagna ( e che sappiamo di condividere con altri viaggiatori in altri boschi) si arricchisce di nuove pagine, non sempre utili per noi, non sempre decifrabili, a volte non consultate/consultabili. Ma che ci consente di mantenere la rotta. A volte di sostare a prendere fiato, seguendo il percorso di altri. 3A FASE: OVVERO DI COME LE NECESSITÀ PRIMARIE TI FANNO RALLENTARE A COGLIERE FRAGOLE Poi, come in ogni viaggio che si rispetti, quel buchino nello stomaco. La percezione che per continuare a camminare, rischio di perdere di vista me stessa, il mio essere dentro il bosco. Meglio: rischio di camminare solo per arrivare a una meta che diviene più importante del percorso stesso. Al bordo del sentiero accorgersi che un mare di fragoline rischia di marcire, e sono lì per me. Anzi, proprio per coglierne la dolcezza e la sfumatura ho deciso di incamminarmi, per ri-iniziare a vivere con altri la profondità di questo bosco, la presenza di piani di attenzione diversi, la visione olistica. Ecco: ci siamo: riconosco in me, in maniera più consapevole che nel passato, che la ricerca e l'avventura mi portano a leggere e vivere in maniera particolare la quotidianità, e questo mi fa bene. Fa bene al mio stare sotto l'albero dove mi trovo ora, fa bene alla mia capacità di ascoltare i compagni di viaggio, fa bene a capire i silenzi di alcuni e le parole prima inascoltate di altri. Fa bene ai bambini con cui lavoro e a me e alla mia collega che lavoriamo con loro. Forse tutto questo non è immediatamente "utile" ai compagni di viaggio, ma confido nella loro comprensione: a turno, capiterà che qualcuno rallenti a cogliere fragole, affidando la ricerca del sentiero a chi accetta di prenderti per mano, e tiene gli occhi più verso l'alto. Basta saperlo, accettarlo, organizzarsi. 4A FASE: OVVERO DI COME SI PROSPETTA IL SENTIERO A VENIRE E infatti, si arriva all'oggi: non fuori dal sentiero, ma consapevoli di essere ad un bivio fondamentale: da una parte, una prospettiva di "conclusività", percorso finito, bosco esplorato, bene, facciamo altro. Dall'altra, la consapevolezza che è il sentiero stesso a essere lo scopo del viaggio. Ho (abbiamo?) condiviso scoperte, fatiche, speranze, prospettive, delusioni. La sensazione che si possa godere di questo bosco, dei suoi profumi e dei funghi marci, delle sue ombre, ristoratrici o inquietanti che siano, se siamo consapevoli che tutto fa parte di esso, e che coglierne una sola parte non è nè realistico nè onesto. Ma che la capacità di ascoltare e organizzare la conoscenze che lo stare insieme ci porta, ci consente di viverlo in tutte le sue opportunità, sperando di riuscire sempre ad avere l' onestà intellettuale di agire nella prospettiva di miglioramento, e non di lamentarsi sterilmente. BUON VIAGGIO A ME E A TUTTI I MIEI COMPAGNI Silvia

29

ALLEGATI:

strumenti della ricerca

Figura 1.1 Le caratteristiche del paradigma ecologico- parte 1

Dal quaderno di lavoro n.1, punto di partenza della nostra ricerca

Paradigma Ecologico, caratteristiche:

Olistico:

l’oggetto viene considerato come totalità complessa visione globale della “cosa”:

Impegno metodologico a considerare tutti gli aspetti di un “oggetto” non separatamente, ma nel loro

insieme …..economico e sociale, dell’equità e della giustizia, dell’alfabetizzazione , della salute.

………complessità della cosa: gestione di una pluralità di punti di vista interrelati:

sul piano empirico guardando alla situazione si rilevano sempre “disordini, complicazioni,

aleatorietà nelle varie situazioni” cioè aspetti concreti che sfuggono alla “regola”, al

progetto, al modello di riferimento

sul piano logico difficoltà di costruire teorie adeguate e coerenti, contraddizioni, esistenza

di una varietà di teorie non riconducibili ad un unico punto di vista. Si è imposta la consapevolezza che

ogni punto di vista consente di esplorare aspetti della realtà e non altri, e perciò contiene in sé il

proprio limite, e che sono proprio altri punti di vista, diversi e magari antitetici, che consentono di

indagare quel limite, avendo a loro volta le loro zone di

inesplorabilità. Assunta l'idea di irriducibile, cioè di un limite strutturale, costitutivo di ogni

teoria.

Di fronte allo sforzo del soggetto, individuale o collettivo, di costruire un ordine cognitivo (teoria) e

prassico (progetto), resta sempre un margine di «caos e disordine ineliminabile», che ha però una

funzione positiva, come momento rivelatore della necessità di allargare, cambiare, aprire nuove

prospettive e conduce all' accettazione di diversità, incertezza, provvisorietà, incompletezza……

Figura 1.2 Le caratteristiche del paradigma ecologico-parte 2

Dal quaderno di lavoro n.1

Paradigma Ecologico, caratteristiche:

…..solidarietà: l’orizzonte etico non solo proprio del presente e soggettivo-individuale, ma

collettivo e orientato al futuro: da affrontare non in termini di realizzazione di un piano dettato

dall’alto, né di un cammino verso una meta fissata a priori, ma di creazione e mantenimento delle

condizioni ritenute più adatte a mantenere l’equilibrio di tutta la comunità biotica (da cui dipende la

nostra stessa sopravvivenza). .. non si può prescindere dall’impegno educativo.

sostenibilità

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Rapporto Brundtland: “uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità

delle generazioni future di soddisfare i propri. [...] la soddisfazione di bisogni e di aspirazioni umane

costituisce il principale obiettivo dello sviluppo”

Elementi:

responsabilità: sentire l’obbligazione morale di prendersi cura della natura e di ogni

essere umano e agire di conseguenza

equità: necessità di tener conto dei “bisogni essenziali dei poveri della Terra, ai quali va

riconosciuta priorità di scelta nelle politiche da adottare”;

limite: riferito alla necessità di riconoscere le limitazioni imposte dallo stato della

tecnologia e dall’organizzazione sociale alla capacità ambientale di soddisfare esigenze presenti e future:

- limiti estrinseci e contestuali

-condizione intrinsecamente limitata della conoscenza umana e delle risorse naturali

-principio di precauzione: poiché molti fattori sono sconosciuti o imprevedibili, il giudizio sulla loro sostenibilità

futura dipende dalle conoscenze di cui disponiamo………..

1.3 GRIGLIA DOMANDE PER LA PREPARAZIONE DEL CIRCLE TIME

Suggerimenti per l’analisi di situazione

Riporto un esempio di domande complessive da cui siamo partiti:

Scelte educative • Quale persona, quali atteggiamenti, quali competenze vengono assunte nell’istituto per definire gli scopi reali

dell’attività?

• Le diverse componenti hanno contribuito alla loro formulazione?

• In quale misura e in che modo incidono sul funzionamento organizzativo quotidiano, sulle scelte curricolari,

sulle scelte didattiche?

Scelte curricolari • Con quali criteri si scelgono gli argomenti all’interno del curricolo obbligatorio – quota nazionale? Si tiene

conto degli interessi degli alunni? Della loro esperienza?

• Con quali criteri si scelgono il curricolo obbligatorio – quota locale? Con quali criteri si sceglie il curricolo

facoltativo?

Scelte didattiche • Come vengono motivati gli alunni?

• Come si accerta la situazione di partenza?

• Con quali mediatori si attiva il processo di insegnamento – apprendimento?

• Nella scelta e nella presentazione degli argomenti si tiene conto della complessità della loro struttura e della

possibilità di differenziare i livelli di trattazione?

Scelte organizzative ♦ Partecipazione:

* intorno a cosa ci si sente coinvolti (in particolare nel processo decisionale)?

* intorno a cosa si vorrebbe essere coinvolti e per fare che cosa?

* modalità della partecipazione

• preparazione incontri (o. d. g., documentazione)

• durante gli incontri si dispone di quanto serve per capire, partecipare, decidere?

• uso del tempo:

* che cosa sarebbe da rinforzare / da migliorare / da cambiare?

31

♦ Risorse (persone, denaro, spazi, strumenti, etc.):

* sono impiegate in modo funzionale?

* quali sono soddisfacenti?

* quali sono carenti?

♦ Organizzazione del lavoro:

* quali condizioni si possono considerare funzionali ed adeguate?

* quali sarebbero da rinforzare / da migliorare / da cambiare? ♦ Clima (percezione del clima):

* che cosa fa star bene ?

* che cosa non fa star bene?

♦ Reti di relazioni:

* interne: come sono i rapporti di servizio fra le diverse componenti: frequenti? collaborativi? conflittuali?

su quali problemi? Possono migliorare?

* esterne: come giudichi le attività esterne ? quali difficoltà incontrano? possono migliorare?

♦ Regolamento

* è conosciuto? è applicato? è osservato? è adeguato ai compiti nuovi a cui la scuola è chiamata?

• risponde alle aspettative di tutte le componenti? si può migliorare?

Scelte amministrativo – finanziarie la scuola intrattiene con enti esterni rapporti di collaborazione regolati da accordi formali?

che rilevanza hanno, nell’ambito di questi rapporti, le scelte formative, le scelte curricolari, le scelte

didattiche?

che cosa si potrebbe migliorare: le modalità di coinvolgimento del personale della scuola? degli alunni? dei

genitori? degli esperti esterni?

sono riconoscibili nella parte discrezionale del bilancio dei criteri organici di programmazione?

quali sono le priorità riconoscibili nel bilancio attuale?

sono funzionali alle scelte formative, curricolari e didattiche?

quali sono gli aspetti, le esigenze, i problemi, che dovrebbero essere affrontati in modo diverso: con maggiore

attenzione? con maggiore determinazione? con una più ampia consultazione?

1.3STRUMENTI PER LA GESTIONE DEL FOCUS GROUP-DIAGNOSI DELLA SITUAZIONE

DIAGNOSI DELLA SITUAZIONE CON IL METODO DELLA RICERCA ECOLOGICA

Tabella da utilizzare per la rilevazione concreta dei problemi e dove si palesano

PROBLEMI CONOSCENZE VALORI METODOLOGIA ATTEGGIAMENTI

Da individuare col

focus group

-

--

RICERCA DEI PROBLEMI ATTRAVERSO FOCUS GROUP: possibili piste per ricercare i problemi

andando direttamente alla fonte quindi laddove si palesano:

-studiare la situazione (relazioni/competenze) –disagio (situazione/persona) –disfunzione (ciò che non

funziona, che non fa raggiungere l’obiettivo).

-analizzare la giornata dall’ingresso alla chiusura della scuola.

-studiare le aree per funzioni.

32

1.4STRUMENTI PER LA GESTIONE DEL FOCUS GROUP-NOTE PER IL CONDUTTORE

Intervista Può essere rivolta:

a singoli a gruppi; è una metodologia oggi molto diffusa, chiamata “focus group”. Serve per mettere a fuoco i punti di vista di un’area di persone rispetto alla quale il gruppo può essere considerato

campione sufficientemente rappresentativo. Il gruppo può arrivare alle 15 persone circa. Vantaggi: • possibilità di analizzare diversi aspetti • facile da preparare • flessibile: si possono esplorare aspetti non previsti • interattiva: si possono approfondire le risposte • in gruppo: tempo breve di effettuazione • risultati elaborabili in breve Svantaggi: • l’intervistatore può influenzare • chi risponde può essere condizionato da ciò che è “socialmente accettabile” • nel caso in cui si facciano diverse interviste, queste non sono necessariamente identiche

i risultati non sono elaborabili in termini quantitativi

NOTE PER IL CONDUTTORE DI FOCUS GROUP Le indicazioni sono sostanzialmente uguali per l’intervista individuale e per il focus group

1. Fondamentale per questo tipo di analisi è l’ empatia sul piano relazionale associata con la neutralità sul piano

dei contenuti per creare con il gruppo un clima produttivo per la diagnosi. Bisogna rispettarne i tempi di

discussione, le dinamiche interne e le capacità. L’importante, alla fine, è di essere entrati in possesso dei punti

di vista sulle questioni che costituiscono l’area di indagine del progetto.

2. Spesso il conduttore, anche il più esperto, si affaccia al focus group con la preoccupazione per i risultati da

raggiungere. L’atteggiamento che dovrebbe emergere, invece, è quello dell’ascolto. Chi conduce non esprime

alcun punto di vista, ma è teso a far esprimere le opinioni e a fare segnalare i problemi, captando i pareri, i

vissuti, le percezioni attraverso le parole di chi si apre al dialogo. La volontà di capire e di far saltar fuori le

cose non deve pertanto concentrarsi su domande specifiche e rigidamente prefissate: talvolta ci sono

domande che “non funzionano” e che quindi devono essere riformulate o tralasciate.

3. Una buona metodologia di dialogo è il procedere dal generale al particolare. Spesso le persone preferiscono

infatti partire da domande aperte e generali, che non creano resistenze o disagi… per POI giungere alle

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questioni più specifiche. Spesso, tra l’altro, chi porta il suo punto di vista di utente non conosce in modo

approfondito o strategico le questioni che vengono messe sul tavolo. A questo scopo si consiglia di iniziare con

un brainstorming ampio, con un giro di domanda generico, ma che possa consentire a tutti di esprimere

un’opinione, scaldando l’ambiente e rompendo il ghiaccio e la diffidenza. Questo momento iniziale potrebbe

durare circa una mezz’ora e, se osservato con attenzione, può essere rivelatore di aspetti interessanti. Si può

iniziare rivolgendo ai partecipanti domande generiche, tipo “rispetto alla situazione complessiva, rispetto a…

che cosa vedono, pensano, vorrebbero, ecc?” Si vedono allora le priorità che riconoscono ai problemi e ai punti

di vista, in quale direzione vanno le insistenze. Via via si possono fare domande su aspetti precisi. Molto utile è

nel corso della conversazione chiedere chiarimenti, senza intonazione critica, specificazioni, esempi, ecc.

Materiali dell’istituto utilizzati nella ricerca

FIGURA 2.1 RIFLESSIONI SUL PARADIGMA ECOLOGICO

Schematizzazione del paradigma ecologico

L’ecologia come sistema si presta ad integrare i vari aspetti di ogni ambiente.

Il sistema scuola è basato su interazioni .

La sostenibilità è espressione del concetto di buona vita sia psicologica che relazionale.

Consente di tenere al centro le competenze.

Riconosce le regole come strumento di convivenza.

L’etica che esprime è riferita ai criteri personali che maturano dentro l’individuo e può essere

condiviso a livello sociale.

L’approccio ecologico può mettere in movimento energie e sinergie per raggiungere un

miglioramento.

Organizzare la scuola attraverso il paradigma ecologico

Il gruppo , prendendo spunto dal questionario* proposto ai docenti a fine giugno 2010, focalizza una

serie di ostacoli che impediscono il sereno andamento delle dinamiche psico-sociali all’interno della

scuola come ad esempio la partecipazione attiva e consapevole alle riunioni collegiali, la difficoltà a

mediare tra i desideri e i bisogni personali rispetto al beneficio collettivo, l’organizzazione deficitaria

nel passaggio delle informazioni, le frequenti accuse il proprio “superiore” o almeno ritenuto tale di non

risolvere i problemi…

Tramite l’ approccio ecologico al curricolo –vedi documento relativo al quaderno di lavoro n°1- (che

deve essere olistico, relazionale e valoriale) si cercherà di apportare un miglioramento organizzativo

all’interno dell’istituto comprensivo.

Nel contesto della discussione ci si rende conto che le interazioni personali determinano le situazioni

pertanto cambiando le interazioni si possono cambiare le situazioni.

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Un secondo aspetto ritenuto fondamentale è relativo alle competenze professionali di chi opera in

contesti relazionali devono comprendere delle solide competenze nella gestione consapevole

dell’emotività.

Questa importante competenza rientra nel contesto delle competenze “a vivere” che sono funzionali ai

seguenti compiti di vita:

- combattere l’inquinamento emotivo

- avere la capacità di essere sereni anche in caso di problemi

- decidere quando sia il caso di fissare l’attenzione sulle situazioni negative

- essere consapevoli dell’importanza che hanno le microazioni per creare le abitudini ecologiche.

La formazione professionale deve dare la possibilità di poter gestire tutti gli aspetti relazionali che si

attivano nell’ambito della propria mansione.

Abbiamo utilizzato la teoria della RET (tecnica cognitivo-comportamentale) perché spiega il

meccanismo che sottende alla formazione delle idee, delle aspettative e delle regole personali che

provocano spesso il disagio emotivo.

“….La RET sostiene che l’essere umano può ridurre lo stato d’animo disfunzionale e i relativi comportamenti inadeguati o autolesionistici se sono disposti ad affrontare un percorso che comincia con il riconoscere la loro responsabilità nel procurarseli….”

Una formazione professionale continua da parte di tutti il personale che permetta di aumentare tutte le

capacità e potenzialità personali ed un sostegno da parte di un esperto (senza pensare al modello

clinico) diventano due capisaldi fondamentali per avvicinarsi all’obiettivo della promozione del

benessere psicosociale a scuola.

Questi supporti allentano l’ansia e limitano la fretta di raggiungere la soluzione ai problemi.

Il modello a cui la RET fa riferimento è il seguente:

Evento (situazione oggettiva)

Pensiero Opinioni Valori Stereotipi Filtri mentali (generalizzazioni) Preconcetti non funzionali

Componente meramente fisiologica immodificabile

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FIGURA 2.2 MODELLO DI QUESTIONARIO DI SODDISFAZIONE/VALUTAZIONE PER GLI INSEGNANTI

Scuola di appartenenza: Infanzia Primaria Media

1- Ritieni che il tuo ambiente di lavoro sia piacevole e sereno?

(per nulla) 0__1__2__3__4__5 (completamente)

Se lo è perché?___________________________________________________________________________

Se non lo è,

perché?___________________________________________________________________________

Se provi disagio, questo è collegato a:

Team di classe

Team di plesso

Relazione con lo staff

Relazione con la dirigenza

Relazione con i servizi amministrativi

Relazione con il personale ausiliario

Relazione con i genitori

Relazione con gli alunni

Cosa proponi per superare eventuali disagi?--------------------------------

2- Ritieni di essere opportunamente e tempestivamente informato su tutto ciò che avviene

nell'istituto?

(mai ) 0__1__2__3__4__5 (sempre)

Cosa proponi per migliorare?--------------------------------------------

3- Ritieni di avere sufficiente spazio per la programmazione ed attuazione dell'attività

didattica?

(per nulla) 0__1__2__3__4__5 (completamente)

Hai proposte da fare a questo proposito?-----------------------------------

4- Ritieni che tutti i Progetti a cui hai aderito siano stati ben scelti per soddisfare i bisogni

della tua classe ?

(per nulla) 0__1__2__3__4__5 (completamente)

5- Conosci adeguatamente il POF, l’allegato al POF, i Regolamenti di Istituto ?

(per nulla) 0__1__2__3__4__5 (completamente)

Hai qualche idea per migliorare la diffusione di questi fondamentali supporti alla vita

dell’Istituto?---------------------------------------------------------

6-Ritieni che l'organizzazione del Collegio Unitario sia adeguata?

(per nulla) 0__1__2__3__4__5 (completamente)

Hai qualche idea per migliorare l’organizzazione del Collegio dei docenti?---------------

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FIGURA 2.3Modello di richiesta formazione/consulenza (max 3/4 incontri)

Fase progettuale Tipo di consulenza Indicazione della persona e

date ipotizzate

1 - Contenuto del progetto

1.1 qual è il tema / problema

oggetto del progetto?

1.2 quali sono i compiti di vita

di riferimento?

1.3 a quali bisogni formativi si

vuole dare risposta?

1.4 quali comportamenti concreti

- compiti situati (di vita) si

considerano? / in quali situazioni di vita prima - durante – dopo la scuola?

Compiti concreti:

-avviamento della fase diagnostica

per individuare,tramite apposita

metodologia, strumenti idonei a

raccogliere dati relativi all’organizzazione

di tutte le attività funzionali dell’istituto

-lettura e condivisione dei dati

-progettazione operativa per giungere al

miglioramento dell’esistente

Prof. Franco Azzali:

7 ottobre 2010

28 gennaio 2011 5 maggio

2011.

Consulenza telefonica al

bisogno

2 - Quali sono le competenze da

formare?

2.1 tenendo conto dei compiti

situati definiti al punto 1.4 quali

prestazioni adeguate vengono

individuate per definire le

competenze?

2.2 quali sono perciò le

competenze da formare?

2.3 quali obiettivi operativi si

definiscono?

quali valori mancanti /

da sviluppare

quali saperi mancanti /

da sviluppare

quali modalità di relazione- di organizzazione mancanti /

da sviluppare

Competenze da formare:

-conoscere strumenti utili a raccogliere

dati all’interno di una organizzazione

scolastica

- individuare pratiche per gestire i dati

emersi

- approntare strumenti per progettare il

miglioramento dell’esistente

2.4 CONTRIBUTO DI UN COLLEGA RISPETTO AL VISSUTO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI

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Se un pomeriggio d’inverno un insegnante al Collegio Docenti…..

Aula grande, buia, finestre solo in fondo; un tavolone di formica marroncino; seggioline da bambini allineate di

fronte. Entrano le maestre, spostano le seggioline per disporsi a gruppi: a seconda del tipo di scuola – materna

elementare – a seconda del gruppo di appartenenza; a seconda del ruolo – a tempo determinato a tempo

indeterminato. Si notano le figure di spicco perché hanno una piccola ‘corte’ intorno. Lo spazio si modifica, non è

più asettico, non è più neutro. Entrano gli insegnanti delle medie e completano la trasformazione: si sistemano

nelle file in fondo. Alcune si cercano per sedere vicine, altri nell’estremo fondo a cercare luce ed aria, uno spazio

libero vicino per fumare. Entrano il dirigente e la vice e siedono al tavolone di formica.

E lo psicodramma può avere inizio……

In questo setting si avverte, così come in uno psicodramma di Moreno, l’importanza assunta da elementi della

comunicazione quali lo sguardo, l’azione, l’intesa. Le parole non sortiscono alcuna trasformazione attiva delle

dinamiche. I soggetti parlano da ‘io ausiliari’, è il proprio ruolo che parla di sè, forse si vorrebbero condividere

emozioni, vissuti, commenti, ma non vi è un protagonista che raccolga su di sé questi ‘fatti’. Non si riconosce il

ruolo del regista terapeutico, non vi è il consenso sociale. Si assiste alla messinscena di universi solipsistici.

I membri dei vari gruppi fanno da eco al gioco rappresentato e restituiscono al protagonista il suo dramma così co-

me è riflesso nei loro sguardi. Vi è reciprocità fusionale tra pochi, ma non incontro vero, empatia,

compartecipazione problematica. Pochi osservano le scene dalle quali è stata osservata la propria scena. I

protagonisti non scoprono ss stessi. Eppure vi è ugualmente comunicazione. Non si può non comunicare, ha

ragione Bateson. Anche i silenzi, gli sguardi di disapprovazione, la freddezza non danno fine al gioco, lo ri-

orientano.

Come passare dallo psicodramma al sociodramma? Siamo un gruppo, after all!

Desiderio Posizioni diverse…. Replica ragionata…. Disponibilità al confronto…. Ascolto….. Toni di voce regolari…. Serenità, Bonarietà….. Resistenza, Gagliardia….. Curiosità, Interesse…… Pazienza ….. Senso di utilità…. Fastidio ….. Passione…. Appartenenza….

Realtà Conflittualità personali…. Aggressività gratuita…. Irrigidimento sulle proprie posizioni… Non ascolto… Toni di voce sempre alti… Rabbia…Stanchezza… Disinteresse…Insofferenza…Senso di inutilità…Fastidio… Non appartenenza

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Le mie considerazioni tra realtà e desiderio

Il presupposto sarebbe che vi fosse un modo di affrontare i problemi o i conflitti dal

punto di vista della collettività, all'interno della quale vi saranno poi tanti singoli modi

di viverli quanti saranno i componenti del gruppo. La questione sociale dovrebbe

diventare prioritaria in quanto frutto dell'interscambio tra i singoli mondi privati. Ipotizzare un collegio docenti come momento catartico che risvegliasse l’azione,

un’opportunità per i singoli individui che trovano nuovi spazi per nuove emozioni e

future azioni (didattiche e relazionali). Il gruppo diventa supporto al singolo, anche

laddove non vi è convergenza di opinioni e di pratiche. L’altro è sempre presente nelle

nostre vite, come modello, amico, nemico, soccorritore o avversario. Risoluzione dei

contrari: l’identità personale si fonde con tutti i processi di relazione ecologia

dell’interazione.

Il regista-manager-terapeuta deve infondere il coraggio di sognare.

Nell’incertezza della scuola d’oggi, nel suo disfacimento in assenza di modelli

teorico-didattici-culturali di riferimento, coscienti che l’unico interesse dei governi

succedutisi negli ultimi decenni è di contenere la spesa destinata alla cultura, cioè alla

formazione di cittadini sapienti, coscienti e responsabili, in mezzo ad una pervasiva

barbarie dei costumi e dei valori trasmessa da televisioni e giornali, è consolante, a

volte, pensare di star, comunque, assistendo ad un’epoca di passaggio. Possiamo

sognare una scuola migliore, un mondo migliore. Uomini di cultura, filosofi,

intellettuali sono stati tutti ‘licenziati’ venti o forse trenta anni fa, per far posto ai

tecnici, agli esperti, agli specialisti. Forse ha funzionato in campo scientifico(?). Ma

nel campo della cultura e dell’istruzione è stato un fallimento. Ci troviamo a

rimpiangere Croce e Gentile: almeno erano due filosofi!

Eppure, la scuola, così come è ormai da anni, è indifendibile. Non funziona. Ingessata

in una burocrazia antifisiologica, impegnata a risolvere miriadi di contingenze

pratiche ed imprevedibili, la trasmissione delle idee, l’amore per il sapere è affidato

agli sforzi personali di singoli insegnanti spesso considerati, anche dagli stessi

colleghi, idealisti o addirittura fanatici. Un insegnante deve saper compilare

perfettamente registri grossi ed antidiluviani, redigere verbali che nessuno leggerà

mai, compilare pagelle in ogni riquadro con formule desuete quanto incomprensibili,

ma l’unica cosa che nessuno controllerà mai e che mai verrà riconosciuta, né a livello

di responsabilità né a livello economico, è se quell’insegnante sa insegnare,se ha le

conoscenze e le competenze per farlo, se ama insegnare, se è adatto a svolgere una

professione (!?) tanto ‘dedicata’ quanto delicata per l’alto tasso relazionale che mette

in campo su più fronti.

Ora la domanda è: possono gli insegnanti dare un contributo alla scuola? Non che

qualcuno ce l’abbia mai chiesto, ma … possiamo sognare anche noi?

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Forse, partendo dalla propria piccola realtà, e approfittando della tanto sbandierata

autonomia scolastica, ogni istituto potrebbe darsi una sorta di protocollo da seguire

per non disperdere energie, anzi raccogliere i buoni esempi.

Proviamo a immaginare senza declinare….

1 - STABILIRE LE COMPETENZE IMPRESCINDIBILI PER GRADI

DIVERSI DI SCUOLE

Stilare un vero e proprio curricolo verticale d’istituto, non tanto nei contenuti-

peraltro facilmente reperibili – quanto piuttosto nelle competenze, sia disciplinari sia

trasversali. Ne conseguirà la definizione delle attività più o meno importanti da

svolgere e le eventuali rinunce ad attività più ludiche e rilassanti da fare.

2 – STABILIRE I SAPERI NECESSARI DA PARTE DEGLI INSEGNANTI

A rotazione, prevedere corsi -obbligatori- di aggiornamento sia disciplinari sia

metodologico-didattico da parte di gruppi di insegnanti, incluso l’auto-aggiornamento

con lettura di testi specifici e con produzione di materiali da divulgare tra i colleghi

(in fondo, anche gli alunni scrivono relazioni a conclusione delle esperienze che gli

insegnanti propongono…). Piuttosto che uscire con le classi –esperienza sempre più

caotica e dispersiva- chiedere alle varie associazioni di affinare e approfondire i

propri interventi, renderli più ‘alti’ in qualità per essere fruiti dai docenti che potranno,

poi, arricchire il proprio insegnamento. [alcuni lo stanno già proponendo]

3 – FARE PROPOSTE DI LETTURE, FILM, MOSTRE, CONCERTI, EVENTI (piccolo

numero) CHE TUTTI GLI INSEGNANTI SI DEVONO IMPEGNARE A LEGGERE,VEDERE

E VISITARE DURANTE L’ANNO SCOLASTICO – Creare un patrimonio condiviso di

esperienze culturali per accrescere il senso di ‘appartenenza’. Spendere una parte dei

soldi della scuola per l’arricchimento culturale degli insegnanti.

4 – CONTROLLO DELL’EFFICACIA DIDATTICA ED EDUCATIVA DA PARTE DI

UNA COMMISSIONE PRESIEDUTA DAL DIRIGENTE SCOLASTICO. Stante la libertà

d’insegnamento, nei metodi e nei contenuti, la possibilità di raggiungere le

competenze stabilite deve essere garantita a tutti gli alunni.

5 - STILARE UNA SORTA DI ‘SCHOOL PROSPECTUS’ -SUL MODELLO DELLE

SCUOLE EUROPEE- CHE CHIARISCA L’OFFERTA FORMATIVA DELLA SCUOLA MA

ANCHE I DOVERI DEI GENITORI E LE LORO RESPONSABILITA’ DAVANTI AI DANNI

ARRECATI DAI PROPRI FIGLI E AGLI ATTEGGIAMENTI DI MALEDUCAZIONE DEGLI

STESSI. Documento da firmare da parte dei genitori.

6 – CLASSI APERTE PER ALCUNE DISCIPLINE A SECONDA DEI LIVELLI

(almeno alla scuola media)

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……………………………………………………………………………………….to be continued,

PATRIZIA MAGLI

Figura 2.5 Lettera invito al focus group

“Ma cosa ci faccio io qui ?”

Ti porto via qualche minuto per raccontarti di Matteo che è un bimbo di tre anni ed ogni

mattina arriva a scuola e con aria perplessa mi chiede:”Ma cosa ci faccio io qui?”

Io sono Alessandra Gagliardi, insegnante di scuola dell’infanzia, quando mi hanno proposto di

fare la Funzione Strumentale addetta al coordinamento di tutte le attività dell’Istituto

Comprensivo Ceretolo ho provato lo stesso senso di smarrimento di Matteo. Mi sono data

questa risposta: “ Il mio compito è di migliorare l’organizzazione del nostro istituto, cercando

di dare una risposta al Matteo che è in ognuno di noi quando ci si sente un po’ persi perché

non si sa a chi rivolgersi, non si sanno gestire i problemi relazionali ed organizzativi”.

Per raggiungere il mio obiettivo ho bisogno del tuo aiuto. Ti invito quindi a collaborare con me

e ti propongo di trovarci con dei colleghi GIOVEDì 2 DICEMBRE alle ore 16,45 presso la

scuola Viganò, per chiacchierare insieme utilizzando la semplice tecnica del focus group.

Ti chiedo infine di darmi conferma della tua partecipazione …

Ti ringrazio della collaborazione

Alessandra Gagliardi

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Figura 2.6 Lettera –invito per i gruppi di lavoro

Vogliamo raccogliere gli interrogativi più frequenti che accompagnano

le nostre giornate lavorative:

……arrivano sempre le circolari? …..quando arrivano chi le deve

leggere? …ma i supplenti ci sono ancora? …..manutenzione e pulizia degli

ambienti scolastici…. …..genitori invadenti. Che fare? …..ragazzi maleducati. Come

gestirli?

Vuoi essere dei nostri?

☺ Si partecipo all’incontro del 22 marzo

No non partecipo perché _________ ________________________________

Se non puoi partecipare e vuoi segnalarci un problema che ti sta a cuore puoi scrivere

una email ad Alessandra

oppure con un messaggio scritto indirizzato ad Alessandra Gagliardi che lascerai in segreteria

Chi fa cosa? Come si fa?

Troviamoci martedì 22 marzo alle 17:00 presso la scuola Viganò per discuterne insieme

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FIGURA 2.7 ESEMPIO DI ATTIVITA’ DI RI-ORIENTAMENTO DELLA RICERCA

-scambio di riflessioni tra il gruppo di lavoro e lo staff di ricerca-

Incontro del gruppo di lavoro Il gruppo di lavoro si confronta sull’impostazione dei focus group da proporre al personale della scuola. L’attività si apre con alcune riflessioni di modalità relazionali che abbiamo davanti ai problemi e sulle aspettative di soluzione che emergono anche dal questionario (A) dalle riunioni e soprattutto dalle interazioni quotidiane tra le persone. I rimedi vengono ricercati dai superiori (direzione), scaricando i problemi, ricercando affannose soluzioni attraverso l’emissione di procedure d’ufficio (cercando poi la via per schivarle) e inevitabilmente richiedendo risorse ulteriori rispetto a ciò che si ha. Come ho già detto, questa è una corsa in avanti da evitare. La situazione non è mai “oggettiva”, ma è sempre come noi la pensiamo. Spesso ci sono aspetti che noi non consideriamo, priorità diverse da quelle a cui noi pensiamo. Spesso il problema non è esattamente dove noi crediamo. Spesso la possibilità di avanzamento è in punti diversi da quelli che noi vorremmo. Ricordiamoci: se il problema è come tu lo formuli e la soluzione è come tu la pensi, perché non l’hai ancora risolto? Forse perché il problema ha, o ha anche, aspetti diversi da quelli ai quali pensi, forse perché la soluzione alla quale pensi di fatto non è attuabile. Altrimenti, perché non viene attuata? Insomma, la metodologia della “Qualità” che stiamo usando (che ha impostazione olistica, per questo è omogenea al nostro approccio e la usiamo), serve proprio per superare le visioni pre-costruite, operare quello che gli esperti chiamano breaktrough = squarcio attraverso = squarciare il velo delle nostre pre-interpretazioni, vedere oltre, uscire dai “deja vù”. Il gruppo condivide che dato un tale approccio sia difficoltoso pensare alla conduzione del focus group in modo efficace: senza anticipare i contenuti, senza giudicare, OK ! saper sfruttare le risposte per aprire a nuove problematiche, non arenarsi davanti a ciò che produce una tale modalità di approccio relazionale. Si è pensato ad una batteria di domande inerenti la definizione della propria professione:

Per Adriana, Dora,Alessandra,Silvia, Andrea, Patrizia e Sara. Questi sono gli appunti dell’ultimo incontro… Ora dobbiamo rispondere a queste domande: -Chi si offre a condurre l’intervista? -Riconosciamo alle persone intervenute un recupero per le ore impegate? A questo proposito avete altre idee? Fatemi sapere. Grazie a tutti Alda

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-nome, cognome,scuola,attività svolta all’interno della scuola questo si acquisisce prima, non nel foc.gr; nel f.g. tempo e clima devono essere di conversazione, non di indagine -i compiti legati alla professione (come valuti le tue mansioni? riesci ad ordinare i tuoi compiti a livello di importanza?) - la relazione tra categorie (con quali altre categorie ti interfacci quotidianamente? per quanto tempo puoi occuparti dei tuoi compiti principali senza essere interrotto/a? riesci a far sapere alle categorie con cui ti interfacci quali sono i tuoi bisogni?) - valutare le proprie mansioni (cosa ti piace fare? cosa non ti piace fare? cosa vorresti fare e non riesci o non puoi?cosa vorresti modificare? -modalità di partecipazione alle decisioni (in quali contesti ti senti più a tuo agio per prendere decisioni? hai degli strumenti adatti per far sentire i tuoi bisogni? ). Una seconda batteria di domande atte a testare come sta andando sul fronte della condivisione dei problemi ed alla loro soluzione: - approfondire la percezione degli organi imputati all’analisi dei problemi e a prendere soluzioni condivise (ritieni che ci siano spazi e tempi adeguati alla risoluzione dei problemi? ti prepari in anticipo quando devi parteciparvi? hai a disposizione il materiale che ti serve per farlo? sai a chi rivolgerti per acquisire il materiale che potrebbe esserti utile? pensi che il tuo contributo sia utile?) - il tempo dedicato alla risoluzione dei problemi e al miglioramento (l’organizzazione esistente ti sembra congrua? hai proposte di cambiamento?) - le risorse disponibili ( le persone sono impiegate al meglio? le risorse economiche bastano? gli strumenti di cui disponi sono adeguati? di cosa senti il bisogno per migliorare? La griglia così redatta è molto utile

1. per chiarirvi con voi stessi e tra voi 2. per impostare le domande di precisazione, per le domande stimolo bisogna essere più

indeterminati Il conduttore la tiene presente in testa (anche sul tavolo, scritta, perché no) per vedere cosa esce spontaneamente e cosa va sollecitato. Tenete presente che nella griglia si avverte molto la vostra visione / interpretazione della situazione. Chiariamo: 1. Le domande da fare sono di due tipi:

a. Domande stimolo: i. servono per avviare la conversazione senza influenzamenti, per far venire fuori “quello che i

partecipanti vedono, come lo vedono” , non la conferma / disconferma di quello che voi avete già visto e pensato (questa è la tecnica del questionario, vi invito a riflettere su questa differenza).

ii. Per questa ragione devono essere ampie, su problemi “grossi” della situazione, non “micro - puntuali”, in modo che ciascuno scelga cosa dire e dica ciò che gli viene spontaneamente in mente. Mi riferisco al punto 3 del file che vi ho mandato “focus gr.- interviste” , 2° parte “Note per il conduttore”.

iii. Ciascuno viene così sollecitato a dire ciò che sa e ciò che pensa su un determinato argomento, motivando le proprie affermazioni.

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Allora, quali sono gli argomenti /problemi di cui volete parlare? In sostanza, per le batterie di domande che avete preparato, trovate alcune etichette di sintesi, centrate sulla situazione. Prima di andare sugli aspetti di funzionamento che premono a voi, cercate di capire quali sono quelli che premono agli altri. Es.: secondo voi, quali sono le cose che funzionano meglio, per le quali vi sentite meglio, ecc. e quali sono quelle che funzionano meno? Perché? Quali sono i problemi più importanti del nostro istituto, che dipendono dalle scelte che si fanno nell’istituto (importante questa precisazione, altrimenti si apre un inutile muro del pianto sulle scelte fatte a livello nazionale)

A seconda di ciò che le persone dicono potete rendervi conto di quali sono le preoccupazioni, le sensibilità, le attenzioni, ecc. Potreste scoprire che sono diverse da quelle alle quali voi pensate…

2. Domande di precisazione: si fanno senza incalzare, con naturalezza, dentro il discorso, così come questo gira, rilanciando eventualmente quando si crea silenzio, per chiedere precisazioni. Queste possono essere tutte quelle che avete formulato nella griglia.

Una volta focalizzata la potenziale griglia di domande sono state estratte a sorte le 16 persone alle quali chiediamo di partecipare al primo focus group: Si decide di invitare i colleghi con una lettera che illustra per grandi linee il progetto di ricerca finalizzato a migliorare l’organizzazione dell’istituto. Abbiamo inoltre approfondito i contenuti metodologici per la conduzione del focus group. Al materiale già precedentemente condiviso abbiamo aggiunto le seguenti modalità per agevolare i conduttori:

- il conduttore focalizza l’argomento; ATTENZIONE!!!!!!!!!! WARNING!!!!!!!!!!!!! Il rischio di influenzamento è altissimo! Perciò non si focalizza!!!! Non è un gruppo di riflessione, elaborazione, approfondimento, ma di diagnosi. E’ sufficiente spiegare che - si chiede il “loro” punto di vista sui problemi dell’istituto - preme il loro punto di vista così com’è e per questo si vuole ascoltare e ciascuno è

massimamente libero di esprimersi - evita di forzare lo sviluppo della discussione in una determinata direzione nel

seguendo modo: tacendo, rilanciando, evitando di esprimere opinioni personali ed evitando di appoggiare una tesi (tutti hanno ragione);

- chiarire le diverse posizioni e non giudicarle; - contenere un leader( si intende leader chi pensa che le proprie opinioni siano più

giuste, sono gli altri che gli attribuiscono questa parte..)che assume un ruolo di guida all’interno del gruppo, attraverso il rilancio dell’argomento scorporandolo da chi lo dice, “obbligandolo”a prendere la parola per ultimo

- cercare di far parlare chi non parla: rassicurare e facilitare, chiamare in causa in modo indiretto sorridendo e fissando ripetutamente la persona, chiedendo direttamente cosa ne pensa; OOOKKK!

- l’osservatore esterno rileva: chi prende la parola, le modalità non verbali per comprendere quale atmosfera circola nel gruppo; i “sì” che dal tono della voce,dalla velocità della risposta,dall’espressione del viso smentiscono il dichiarato; i silenzi prolungati,gli sguardi verso il basso,le persone che disegnano..sono segnali che nella dinamica relazionale c’è qualcosa che non va.

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Prima restituzione del lavoro svolto Il “viaggio” inizia con un desiderio: migliorare l’organizzazione del nostro ambiente di lavoro. Abbiamo sperimentato alcuni strumenti adatti ad individuare le aree che necessitano di miglioramento. Grazie alla partecipazione di molti colleghi sono emersi i seguenti aspetti su cui intervenire per raggiungere la prima tappa di miglioramento dell’organizzazione:

- avere maggiori occasioni di confronto con i colleghi e con tutto il personale scolastico ; - essere più produttivi e partecipativi nelle riunioni; - far sì che ci sia un certo turn over nelle varie commissioni dell’Istituto; - prevedere alcuni collegi divisi per ordine di scuola; - stilare un regolamento chiaro,preciso e condiviso da tutto il personale scolastico.

Contributo per la prosecuzione del lavoro

ORA CHE SI STA APPROSSIMANDO L’INIZIO DELLE TUE MERITATE VACANZE TI INVITIAMO A SCEGLIERE UN AMBITO CHE VORRESTI MIGLIORARE NEL PROSSIMO

ANNO SCOLASTICO:

abbassare lo stress dovuto al carico di impegni e responsabilità attraverso apposite metodologie informative e formative

possibilità di confrontarsi in modo più efficace con colleghi e utenza attraverso il miglioramento delle competenze relazionali migliorare la gestione delle riunioni attraverso apposite metodologie e strategie

Il gruppo di lavoro dell’ecologia del curricolo

La funzione strumentale di coordinamento di tutte le attività di Istituto

2.8 Promuovere il benessere psico-sociale nella scuola attraverso la metodologia della qualità.

VIAGGIO ALLA RICERCA DELL’IDENTITA’DEL NOSTRO ISTITUTO

“Ci vuole molto tempo prima che le persone trovino la loro faccia. Non sembrano nate col loro viso, la loro fronte,il loro naso, i loro occhi. Acquistano tutto con l’andare del tempo ed è una cosa lunga,bisogna aver pazienza.” Joseph Roth

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2.9 LA SCUOLA CHE VORREI Excusatio non ( ?) petita. Premetto che la predetta ricerca non ha alcuna pretesa di scientificità né alcuna validità ai fini statistici, semmai si è prefissa lo scopo di ascoltare i desideri degli alunni in materia di gestione degli spazi e dei tempi, nel campo della didattica curriculare e extracurriculare e nell’ambito dei rapporti tra studenti e docenti. Finalità della ricerca.

• Avviare una riflessione sui desideri e sull’immaginario degli studenti, al fine di adeguare, per quanto sia possibile, l’organizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, delle attività didattiche e ricreative, partendo dalle istanze degli alunni.

• Modificare ( anche in maniera minimale) l’atteggiamento della comunità educante nei confronti degli alunni, i quali devono essere considerati al centro dei processi educativi nonché soggetti attivi nella costruzione dei medesimi.

• Riprogrammare ( a livello individuale, di Consiglio di Classe e, ove sia possibile, di Istituto) le attività didattiche e l’organizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, alla luce dei suggerimenti forniti dagli alunni.

Soggetti coinvolti Alunni: hanno aderito alla ricerca, su base volontaria, 14 alunni (su 20) della classe I D e 6 alunni ( su 20) della classe II D. Comunità educante: il docente di Lettere ( progettazione e gestione dell’attività), Consiglio di Classe, Dirigenza. Modalità di lavoro e strumenti utilizzati Il docente di Lettere ha proposto agli alunni di fornirgli alcuni suggerimenti al fine di migliorare l’organizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, la programmazione e lo svolgimento delle attività extracurruculari e delle attività didattiche, i rapporti tra i docenti e gli studenti. Il docente ha, inoltre, spiegato i ragazzi che si trattava di un’attività non oggetto di valutazione, a cui poteva aderire, su base volontaria, chiunque lo avesse richiesto, specificando che i suggerimenti da loro espressi sarebbero stati tenuti in debita considerazione sia da parte degli insegnanti del Consiglio di classe sia da parte della Dirigenza. Agli alunni sono state proposte due diverse modalità per la raccolta delle loro istanze:

• Esposizione libera dei desideri, dei suggerimenti, delle critiche, ecc., sotto forma di breve testo, di elenco, di mappa delle idee, ecc.

• Compilazione di una griglia ( riportante alcuni indicatori predisposti dall’insegnante). Le scelte degli alunni, che hanno aderito alla proposta, si sono così ripartite:

Strumento utilizzato Classe Prima

Classe seconda

Totale

Esposizione libera 7 6 13 Griglia predisposta dall’insegnante

7 0 7

Per evitare di influenzare gli studenti, l’insegnante ha evitato volutamente di fornire lunghe spiegazioni su alcuni concetti particolarmente complessii quale quello di metodo di insegnamento e di studio, essendo egli più interessato a capire quale fosse la reale percezione degli alunni rispetto a tali aspetti

47

del processo educativo piuttosto che a ricevere risposte “esatte”. Ha, comunque, rassicurato gli studenti sul fatto che nessuna opinione sarebbe stata considerata errata e ha, altresì, invitato gli alunni, che avevano scelto di compilare la griglia, a non completare quegli indicatori, considerati da loro troppo complessi o scarsamente significativi. Raccolta dei dati e loro rielaborazione. Come prevedibile, la raccolta e la rielaborazione dei dati contenuti nell’apposita griglia sono state meno laboriose rispetto a quelle dei dati presenti nelle libere esposizioni scritte dagli alunni, dalle quali sono, però, emerse alcune considerazioni, difficilmente classificabili in parametri predefiniti, che contengono indicazioni estremamente utili a fare luce sulla vasta gamma di aspettative, di speranze, di sentimenti di disincanto e disillusione, che anima i nostri ragazzi. È, infine, interessante notare come la maggior parte degli studenti, almeno a questa età, tenda ad assimilare il metodo di insegnamento con l’atteggiamento tenuto dal docente e ad identificare il metodo di studio con momenti di socializzazione o, al contrario, di isolamento dal gruppo. I dati possono essere, a grandi linee, raggruppati in sei grandi aree:

1. Gli spazi: edificio ed aule. 2. L’organizzazione oraria. 3. Attività ricreative, sportive e laboratoriali. 4. Attività didattiche: metodo d’insegnamento e di studio, compiti a casa. 5. Rapporto con gli insegnanti. 6. Gite e visite di istruzione.

I DATI EMERSI DALLA RICERCA

La scuola che vorrei. Indagine condotta tra gli alunni delle classi I e II D delle” Scuole Medie Moruzzi” di Ceretolo Parte prima: gli spazi 1- L’edificio scolastico 1 A L’ubicazione Dati anagrafici

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Scarso traffico

Presenza di aree verdi ( Giardini, parchi, prati)

Vicinanza al mare

All’interno di un bosco

In montagna

Su una collina

Su un’isola in mezzo al mare

Centro commerciale

In mezzo alla città

In una piazza

1- F 11 X X 2- F 11 X X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X X 7- M 11 X X 8- M 11 X 9- F 11 X 10- M 11 X 11- F 11 X X 12- F 11 X X 1-B Struttura dell’Edificio

48

Dati anagrafici

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Edificio a tre piani ( uno destinato alle prime, un altro alle seconde, l’ultimo alle terze)

Aula d’ informatica e di scienze

Biblioteca più grande

Aule più spaziose

Aule a piano terra1

Grande campo sportivo adiacente

Presenza di un magazzino in cui tenere tv, computer, ecc.

Grande palestra

Segreteria e presidenza all’interno dell’edificio

Costruito con un materiale diverso dal cemento

Tre piccoli edifici affiancati (uno per le medie, uno per le elementari e uno per le materne)

Aule costituite da capanne

1- F 11

X X X

2- F 11

X X

3- M 11

X2

4- M 11

X

5- M 11

X X

6- M 11

X X X X

7- M 11

X

8- M 11

X

9- F 11

X X X X X X3

10- M 11

X

11- F 11

X X X X X

12- F 11

X X

1 “Perché gli zaini sono troppo pesanti da portare su per la scala” 2 “ Con parquet e spalti” 3 “ Vorrei che fosse costruita interamente in vetro”

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Dati anagrafici

Risposte degli studenti

Sesso ed età Soppressione dell’aula insegnanti, al fine di adibirla a laboratorio

Presenza di aule per il sostegno e l’insegnamento individualizzato

Biblioteca più grande

Aule più spaziose

Bagni più grandi

Campo da basket

Presenza di un magazzino in cui tenere tv, computer, ecc.

Grande palestra

Aule apposite per ripetenti

13. M11

X X X

14. F12 X X 15. F

12 X X

16.M12 X 17- F 12

X

18 F 12 X 2 L?aula 2 A Caratteristiche dell’aula e arredamento Dati anagrafici

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Orologio

Lavagna interattiva

Banchi più grandi

Banchi e sedie nuovi

Un computer per ogni alunni e uno per l’insegnante

Aule spaziose

Aule tinteggiate di bianco

Aula più “colorata”

Aula con finestre più piccole

Armadi grandi

Più carte geografiche appese al muro

Finestre più grandi

1- F 11

X

2- F 11

X X

3- M 11

X

4- M 11

X X4

5- M 11

X X

6- M 11

X5

7- M 11

X

8- M 11

X X

9- F 11 X X X X 10- M X X X X X X

4 “Per non distrarre gli alunni” 5 “ In modo da avere una piccola biblioteca di classe”

50

11 11- F 11

X X X

12- F 11

X X X X

Dati anagrafici

Risposte fornite dagli studenti

Sedie più alte

Lavagna interattiva

Banchi più grandi

Presenza di poster

Poltrone con massaggiatore incorporato e schienale reclinabile

Aule spaziose

Aule imbiancate

Aula più “colorata”

Evitare “voli pindarici”, tanto non cambia nulla

Armadi grandi

Più carte geografiche appese al muro

Aggiunta di una luce sulla lavagna

14 -F 11

X X X X

15 -M 12

X X X X

16- F 12

X X X X

17- F 12

X

18- F 12

X X

19- F 12

X

2 B La disposizione dei banchi Alunno SessoEtà

Risposte fornite dagli alunni

Sesso ed età

Ferro di cavallo

Disposti frontalmente per file

Banchi più grandi

Uno accanto all’altro

Senza alcuna regola

Canonica File da dieci

Davanti alle finestre

In ordine

In fila per tre

1- F 11 X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X6 5- M 11 X 6- M 11 X 7- M 11 X 8- M 11 X 9- F 11 X 10- M 11 X 11- F 11 X7 12- F 11 X 3- L’organizzazione oraria

6 “ Come in un labirinto” (?) 7 “ In modo che nessuno si lamenti”

51

3 A- Il tempo scuola Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Sei ore di lezione al giorno

Sabato a casa

Mai due o più ore consecutive con il medesimo insegnante

Quattro ore di lezione al giorno

Entrata alle 9 ed uscita alle 14

Pausa di cinque minuti dopo ogni ora di lezione

Entrata alla 7, uscita alle 12

Cinque ore di lezione al giorno

Entrata alle 8.30

Quattro giorni di 5 ore e due di 6

Si entra alle 9 e si esce alle 14 o alle 15

Materie teoriche alle prime ore, pratiche alle ultime

1- F 11 X X 2- F 11 X X 3- M 11 X X 4- M 11 X X X 5- M 11 X X 6- M 11 X X X 7- M 11 X X X 8- M 11 X X X8 9- F 11 X 10- M 11 X X 11- F 11 X X 12- F 11 X X 13-F 12 X 3 B- L’intervallo Dati anagrafici

Risposte fornite dagli alunni

Sesso ed età

Durata 30 minuti

Due intervalli di 15 minuti

Durata 45 minuti

Durata 20 minuti

Durata di 1 ora

Durata 50 minuti

Inizio alle 12, termine alle 12.50

Ricreazione in cortile

Ricreazione nel corridoio

1- F 11 X X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X 7- M 11 X 9- F 11 X9 10- M 11 X 11- F 11 X X 12- F 11 X 13- F 12 X 14- F 12 X 15- F 12 X 8 “Perdo sempre il pullman” 9 “ Per rilassarmi e parlare con le mie amiche:”

52

4- Attività ricreative, sportive e laboratoriali. 5 Metodo ( atteggiamento) dell’insegnante, metodo di studio, compiti a casa. 5 A Metodo ( atteggiamento) dell’insegnante. Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Scherzoso nei momenti opportuni, serio in altri.

Permissivo

Molto severo “come una volta”, in modo che ci sia silenzio e si capisca di più.

Far svolgere esercizi alla lavagna

Alcuni insegnanti dovrebbero essere più severi.

Più attenti agli alunni e solerti nel punire gli atti di “bullismo”

Il docente dovrebbe tenere vicino a sé i ragazzi in difficoltà od indisciplinati.

Rigore e serietà

Approfondire gli argomenti trattati

Utilizzo lavagna interattiva

Libri, computer, ma soprattutto racconti.

1- F 11 X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X

Dati anagrafici

Risposte fornite dagli alunni

Sesso ed età

Visite agli zoo

Nuoto Danza Basket Calcio Più ore di ginnastica settimanali da svolgersi all’aperto.

Atletica Cucina Meccanica Film Lettura individuale di propri libri

Laboratorio scientifico

1- F 11 X X 2- F 11 X 3- M 11 X X 4- M 11 X X X 5- M 11 X X X 6- M 11 X 7- M 11 X X 9- M. 11 X X X X 10- M 11 X 11- F 11 X X 12- F 11 X 13- F 12 X 14- F 12 X 15- F 12 X

53

7- M 11 X 8- M 11 X 9- F 11 X 10- M 12

X

11- F 12 X 12-F 12 X 5 B Metodo di studio Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età Leggere e ripetere.

In gruppo a casa di amici.

Individuale, perché ci si concentra di più.

Studiare con le amiche

1- F 11 X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X 5 C Compiti a casa Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età Pochi ma buoni Massimo cinque o sei esercizi, assegnati con largo anticipo.

Nessun compito.

Pochi, non più di tre esercizi

Più si studia a casa, meglio è.

1- F 11 X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X 7- F 11 X 8. M 11 X

54

6. Rapporto alunno- docente. Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Buono

Maggiore attenzione agli alunni

Di amicizia o professionale, a seconda dei casi.

Confidenziale, ma non troppo. .

Va bene come sono adesso.

Colloqui individuali tra alunni ed insegnanti.

Amichevole

Professionale

Vogliamo essere trattati da adulti e non da bambini.

1- F 11 X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X 5- M 11 X 6- M 11 X 7- F 11 X 8. M 11 X 9 F 12 X 10 F 12 X 7. Gite scolastiche Numero di questionario

Risposte fornite dagli studenti

Sesso ed età

Teatro Museo Più uscite Una al mese. Di lunga durata.

Due o tre all’annoi.

Settimana bianca

1- F 11 X X 2- F 11 X 3- M 11 X 4- M 11 X X 5- M 11 X X 6- M 11 X X 7- F 11 X 8. M 11 X 9. M 11 X 10 F 12 X X X 11 F 12 X