ISTITUTO COMPRENSIVO ‘’MARIO BOSCO ‘’

Scuola Primaria Eroi Ottobrini

«LA SQUILLE»

L’ APPARTENENZA AL LUOGO E ALLE TRADIZIONI

… attraverso la sensibilizzazione degli alunni ai temi e ai valoripromossi dalla Cattedra Transdisciplinare di Cultura di Pacedell’UNESCO per favorire la cittadinanza terrestre, attiva econsapevole attraverso la conoscenza del proprio territorio…

Scopriamo la ‘’SquiJJe’’ de Lanciane

GLI ALUNNI SCOPRONO LE ORIGINI DELLA SQUILLA

Da oltre 400 anni a Lanciano (Chieti) una parte della liturgia natalizia viene anticipata al giorno dell’anti vigilia: il 23 dicembre, con il rito della "Squilla«, evento molto sentito da tutti i frentani, esportato anche altrove, perché molto significativo dal punto di vista spirituale e della promozione interreligiosa e transculturale della cultura di Pace

Le origini della "Squilla" risalgono al 1607,quando Paolo Tasso, arcivescovo di Lanciano, iniziò arecarsi in pellegrinaggio penitenziale il 23 dicembrealla chiesetta della Contrada «Iconicella», distante unpaio di chilometri dal centro di Lanciano. Laprocessione intendeva rievocare il cammino diGiuseppe e Maria verso Betlemme…

Si articola in due momenti:

quello pubblico e quello privato

Verso l’imbrunire del 23 dicembre, le vie della cittadina si popolano di gente. Alle 18.00 la campana posta sulla torre civica comincia a suonare dando il segnale a tutte le altre chiese della città che di lì a un’ora cominceranno a scampanare per l’inizio della festa.

Allora le persone si scambiano caldamente gli auguri di Natale, mentre si recano alla processione che da piazza del Plebiscito conduce fino alla chiesetta in cui si recava il Tasso, dove si tiene una breve messa incentrata sui temi della solidarietà e dell’amicizia, prima del rientro nella piazza Plebiscito, dalla quale la processione era partita.

IL RITO PUBBLICO

IL RITO PRIVATO

La pratica devozionale ha inizio alle ore 18.00 e si conclude alle ore 19.00. Durante quest’ora, che inizia con il rintocco ininterrotto della campana situata sulla torre civica della Cattedrale «Madonna del Ponte», in Piazza Plebiscito, alla quale si associa il contemporaneo squillare di tutte le campane delle parrocchie cittadine. Tutti si recano presso l’abitazione della persona più anziana della famiglia ove si recita il Rosario e nelle famiglie di diversa cultura religiosa, ci si raccoglie in preghiera. Al cessare dei rintocchi campanari, in ogni famiglia ci si stringe attorno al patriarca nel rito del «baciamano», simbolo della elargizione di grazie, auspici di amore e di buona sorte. Il Patriarca, solo in tale occasione, è investito dal Vescovo dell’autorità di poter concedere la «benedizione», in nome di Dio, a tutta la famiglia. I più piccoli attendono questo momento di gioia poiché, lo scambio dei doni avviene proprio in questa data e non nel giorno di Natale.

Il Rito del baciamano e l’incontro presso la casa del Patriarca segnano il superamento di piccole incomprensioni o contrasti familiari e serve a consolidare il legame della famiglia come fulcro della vita di ciascuno nel momento più magico dell’anno.

In questi momenti di alta valenza pedagogica ed interculturale, basata sui principi dell’amore reciproco e scambievole, che supera l’appartenenza religiosa ed etnica specifica, i giovani vengono sensibilizzati ai valori familiari sociali, interculturali e di autentica CULTURA E «PRATICA» DI Pace.

Il poeta CESARE FAGIANI è l’autore de «La SQUIJJE»(Lanciano, 30 settembre 1901 – Roma, 8 novembre 1965)

Nella poesia di Cesare Fagiani, c’è tutta l’essenza della tradizione

lancianese legata alla Squilla. A dire il vero è molto più di una

ricorrenza, è una emozione che si rinnova e si tramanda da padre a

figlio. Il 23 dicembre la “vucetta fine” della campanella si fa sentire

ininterrottamente dalle 18.00 alle 19.00 «nghe nu ndu da li che sa

d’amore». Quei rintocchi segnano un momento importanti per i lancianesi

che si affrettano a recarsi nelle case dei parenti più anziani, a ritrovarsi

in famiglia, per scambiarsi, quando la campanella termina di suonare,

auguri e pensieri affettuosi.

«gna li sente pur lu lancianese che sta fore». Lo sentono in tutto il

mondo gli emigranti lancianesi

Ma c'è qualcosa in più di un semplice scambio di auguri, c'è la

riconciliazione. Quella “vucetta fine” penetra nel cuore “squaje nu

penzere malamente”. E’ la speranza della rinascita, anche in questo caso,

della famiglia che ritrova una unità antica.

La squilla è “uno scrigno di splendide emozioni da vivere nel raccoglimento spirituale per lasciarsi incantare

dallo stupore, dalla grazia e dalla preghiera”.

Il 23 dicembre, verso l’imbrunire, le vie della cittadina si riempiono di insolita animazione, i negozi abbassano

le saracinesche, i passanti si scambiano gli auguri e ai primi rintocchi della campanella.

Alle 19.00, il patriarca, nelle case che ne sono ancora provviste, viene acceso il camino ed è il capo famiglia

che pone sul focolare il «tecchio» che durerà fino al giorno della Befana.

La campanella quando suona la sera del 23 dicembre chiede pace, invoca solidarietà, onestà, temperanza.