Islam, questo sconosciuto. Ma "quale Islam" ?

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Un breve saggio per cercare di fare chiarezza sull' "Islam", spesso erroneamente considerato un "tutto omogeneo", idea che è frutto di affermazioni precipitose ed erronee, da una parte e dell'altra. Si discuteranno le differenze dottrinarie tra sciiti, kharigiti e sunniti, le distinzioni istituzionali tra Stati musulmani ed islamici, le guerre arabo-israeliane ed infine le dinamiche dei vari gruppi terroristici. Quest'articolo trova i suoi stimoli iniziali nei miei vari viaggi nei Paesi musulmani ed islamici (oltre che in Israele), quali Turchia, Egitto, Tunisia, Marocco, Giordania, Oman ed ultimo, recentissimo, Iran. Il presente studio è il frutto di una mia lunga conferenza (seguita da un vivace dibattito e dalla visione commentata di un documentario di repertorio) tenuta presso il Liceo Scientifico Statale di Viareggio in occasione della "settimana dello studente", lezione alla quale mi hanno giustamente sollecitato gli studenti stessi.

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Islam, questo sconosciuto. Ma “quale Islam”? 1.Premessa. Introduzione: le origini. Scopo di questo lavoro è cercare di far luce su un mondo un tempo così lontano, ma oggi, volenti o nolenti, così vicino (per non dire “nostro”), e soprattutto di tentare di sciogliere un groviglio, un reticolato così vasto, diversificato ed articolato come è il “mondo islamico”, in modo da cercare di avere, proprio cartesianamente, il più possibile le “idee chiare e distinte” prima di pronunciarsi, in un modo o in un altro, evitando affermazioni precipitose ed erronee, dettate soltanto da impulsi ed “istinti”, come tali irrazionali. Gran parte della popolazione della penisola arabica era costituita da beduini nomadi che praticavano il commercio; nel nord della penisola, fra il III ed il IV secolo, sorse il regno degli Hira, caduto poi sotto l’influenza persiana; altro regno fu quello dei Ghassanidi, in lotta con il primo. Tali regni furono il mezzo per la conoscenza del cristianesimo, sia nestoriano che monofisitico1, nella penisola. Il cristianesimo apparve sempre come un’ “ideologia straniera”, legata ad interessi di predominio, economico-politico, sulla penisola. I culti preislamici erano le religioni ebraica e pagana, in maggioranza di tipo panteistico. Ogni tribù, per il resto, aveva un culto autonomo. 2.La figura di Maometto. Maometto (in arabo “Muhammad”) nacque intorno al 570, a La Mecca, da famiglia di mercanti; rimasto orfano prestissimo, fu allevato in povertà da uno zio ed avviato al mestiere di carovaniere. Lesse la Bibbia (probabilmente lesse i vangeli apocrifi2 che circolavano); curò gli interessi di una ricca vedova, che poi sposò e dalla quale ebbe 6 figli (dei quali 2 morti fanciulli). Fino all’età di 40 anni Maometto condusse una vita oscura, viaggiò in Siria ed imparò molto sul giudaismo e sul cristianesimo. Successivamente ebbe la prima visione della “sura” (= grida, versetto del Corano), scritta a lettere di fuoco; poi, sempre in sogno, ebbe una seconda visione della sura. Dopo questa seconda visione si convinse dell’assoluta unità e sovranità della divinità, della paura dell’inferno, dell’iniquità dell’idolatria e del premio che il giusto riceverà in paradiso, si tratta di premi materiali, come le vergini. Attaccò l’idolatria a La Mecca, ove incontrò forti opposizioni. Per queste sue idee fu costretto a fuggire da La Mecca e a dirigersi verso Medina, abitata da molti ebrei, ove troverà un certo appoggio. Condusse da lì una guerra contro l’aristocrazia de La Mecca, dichiarando di avere avuto la rivelazione del solenne dovere della guerra santa (“jihad”); distrugge gli idoli de La Mecca, che diventa meta di pellegrinaggi dei suoi seguaci. Nonostante il suo opportunismo, seppe unire la nazione araba, con ideali più nuovi di quelli bizantini, riuscì a fare degli abitanti dell’arida penisola arabica un popolo. Nel 622 profetizzò una città vicina, Medina (che significa appunto, letteralmente “città del profeta”), segue, nello stesso anno la fuga (in arabo “egira”) di Maometto da La Mecca: ma tale fuga ebbe un significato più profondo rispetto a quello di una semplice fuga, significava infatti la rottura dei vincoli tribali. La prima moschea, a Medina, era di un’estrema semplicità. La figura di Maometto non è indenne da corruzione: si compromise con i capi religiosi de La Mecca. Maometto è ora sempre più convinto dell’uso della forza per convertire prima l’Arabia, e poi tutto il mondo, alla sua nuova religione. Nel 630 conquista La Mecca. Idealizzò il principio della guerra santa: gli ebrei

1 Nestorio, patriarca di Costantinopoli, influenzato dalla teologia asiatica ed in particolare siriana,

sosteneva la presenza della sola natura umana in Cristo, mentre il monofisismo, sostenuto da Dioscoro,

avversario di Nestorio e successore di Cirillo, patriarca di Alessandria d’Egitto, aveva attribuito a Cristo la

sola natura divina. E’ questa, per sommi capi, la ‘disputa cristologica’ che si sviluppa, sulla base di sottili

bizantinismi, nel V° secolo. 2 Per la Chiesa, si tratta di scritti “non ispirati”, e quindi falsi, fuori dal” canone” (che sarà chiuso

definitivamente con il Concilio di Trento, 1545/63).

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dissidenti furono massacrati. Alla fine della sua vita idealizzò una fede universale: “un solo profeta ed una sola fede per tutto il mondo”. Condusse una vita frugale, ammise di non aver mai compiuto miracoli, mostrò una forte tendenza alla poligamia ed una forte umanità con gli afflitti e le vedove, si considerò sempre fallibile e peccatore. Morì nel 632. 3.La religione. Gli Arabi sono un popolo semitico, grazie all’isolamento dell’arida penisola arabica. L’Islamismo s’identifica con il culto e la sottomissione ad Allah. Il termine “Corano” significa, dall’arabo classico “Qu’ran”, “recitazione a voce alta”, è il testo ritenuto infallibile ed immutabile nei tempi e contiene le parole pronunciate da Maometto sotto l’ispirazione divina. Le prime ispirazioni sono brevi, non si dubita della loro sincerità, mentre le posteriori sono più prolisse. Si distinguono 3 periodi nella composizione del Corano: 1)un primo periodo, del quale rimangono alcuni frammenti, si tratta di una lista di esortazioni ad adorare Allah; 2)un secondo periodo del Corano vero e proprio, relativa all’ultima parte dell’attività di Maometto a La Mecca ed ai primi 2 anni di Medina, 3)un terzo ed ultimo periodo, detto “del Libro”, in cui Maometto si dedica a comporre un libro sacro che abbia una rivelazione indipendente. E’ un’opera caotica, i cui temi più insistenti sono il potere di Allah, l’iniquità dell’idolatria, il fuoco dell’inferno, la felicità per i prediletti di Allah. Ben pochi luoghi del Corano non hanno la loro fonte nell’Antico Testamento; inoltre Maometto considerava Gesù un profeta come lui; nel Corano si trovano infatti sporadici accenni ai Vangeli, che dimostrano proprio questo. Ma se la materia non è originale, lo è la forma, da cui traspare la personalità di Maometto, dalla quale il lettore si lascia trascinare. Tranne che in Turchia, il Corano è ovunque letto in arabo, l’ispirazione del testo si riferisce alle stesse parole arabe in cui fu scritto. Si distinguono 2 tipi d’ispirazione: 1)l’ispirazione esterna, concessa ad Abramo, Mosè, Gesù e Maometto, e 2)la guida interiore, che assiste espone, nel proprio linguaggio, la dottrina musulmana. Il ritmo delle sure è irregolare, e proprio per questo capace di trascinare il lettore. La facilità e la precisione delle sue pratiche religiose costituiscono uno dei motivi del successo dell’Islam, il cui ideale di vita è una disciplinata sottomissione, ed il cui scopo un paradiso di delizie materiali. Pur restando, in primo luogo, un libro religioso, il Corano è il punto di partenza per un movimento filosofico e letterario. Musulmano, dall’arabo “muslìm”, significa “sottomesso (ad Allah)”, mentre “Allah” non significa altro che “Dio”. Allah, a differenza, ad esempio, del Dio cristiano, è spersonalizzato, assolutamente trascendente, e non immanente, come il Dio cristiano, che tramite Cristo si fa uomo; Allah è separato da un abisso incolmabile dalle sue creature, sottomesse, ed anche per un musulmano di larghe vedute è inconcepibile la proposta di conversione ad un’altra religione. Il credente ideale è “Abd”, cioè il servo, personificazione della sottomissione (“Abdullah” significa “servo di Dio”, “Magdi Allam” significa “Gloria di Dio”). La “guerra santa” (“Jihad”) è il sacro dovere di assoggettare tutti i popoli non credenti, i “senza Dio”: in questo passo del Corano già si nota il fanatismo musulmano. E’ una dottrina teocentrica. Chiunque può diventare musulmano; fin dal Medioevo, i popoli vinti che non vogliono convertirsi all’Islam devono pagare un tributo. Maometto concepiva la divinità come una forza trascendente ed assoluta, Allah è la contrazione di “Al-Hah”, che significa “il forte”, “il potente”; la sua volontà è arbitraria ed un valico lo separa dalle sue creature. Vi sono 99 eccellentissimi nomi di Allah, con i quali rivolgersi a Lui; i musulmani usano infatti un rosario di 99 grani. La potenza di Allah si esprime anche in un gran numero di appellativi, dei quali i cristiani hanno avversato l’uso, chiamando Padre il proprio Dio, senza servilismi, ma l’islamismo è di 600 anni una religione più giovane del cristianesimo.

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I pilastri fondamentali dell’Islamismo, detti “pilastri dell’Islam”, sono 5: si tratta di pratiche religiose, facili e precise, per il raggiungimento di un paradiso di delizie materiali (come le 72 vergini), e non spirituali, a differenza del cristianesimo. I limiti, per un musulmano, sono nel mangiare e nel bere, non nella vita sessuale. Tali “pilastri” sono i seguenti:3

1. Recitazione del credo musulmano: Allah è l’unico Dio e Maometto è il suo profeta, il suo messaggero; non c’è altro Dio all’infuori di Allah.

2. Recitazione delle 5 preghiere quotidiane: in qualunque posto ci si trovi, si prega sempre in direzione de La Mecca, e 5 volte al giorno, all’alba, a mezzogiorno, a metà pomeriggio, al tramonto e la sera prima di coricarsi. La preghiera, per il musulmano, è un atto di sottomissione assoluta ad Allah, non è una richiesta a Dio, come per il cristiano, in quanto non è possibile alcun colloquio con la divinità. L’orientamento del corpo durante la preghiera era dapprima verso Gerusalemme, poi verso La Mecca. Il fatto che inizialmente si pregasse in direzione di Gerusalemme mostra come Maometto abbia cercato di attirare nelle sue fila anche giudei e cristiani. L’islamismo non è una religione sacerdotale, qualunque musulmano maschio di buona reputazione morale e religiosa può dirigere le preghiere nel tempio, anche se l’incarico è generalmente svolto da un Imam, capo religioso noto per la sua pietà e cultura in materia. L’islamismo non crede alla figura di un mediatore tra il fedele ed Allah: è questa un’analogia con il protestantesimo. I fedeli non si scoprono il capo, ma si tolgono le scarpe e dopo le abluzioni rivolgono il volto verso La Mecca e l’officiante si pone davanti, al centro della fila. Le 5 preghiere hanno lo scopo di costringere il credente a ricordarsi di Allah durante la giornata, anche in modo semplice e veloce.

3. Osservare il mese del Ramadan, che è un mese lunare, a ruota nell’anno; è un mese di penitenza e digiuni, come la quaresima per i cristiani. Il digiuno è sempre dopo l’alba e prima del tramonto e riguarda anche l’assunzione dell’acqua. Generalmente, questo comandamento è rispettato anche dai musulmani più tolleranti.

4. Elargire l’elemosina ai mendicanti, ai poveri, ai bisognosi. 5. Recarsi in pellegrinaggio a La Mecca, almeno una volta nella vita. Tuttavia questo

comandamento può essere trasgredito per necessità oggettive, come quelle economiche o fisiche.

E’ ammessa la poligamia fino a 4 mogli, anche se oggi quest’usanza è caduta nei Paesi musulmani e viene osservata in caso di lutto familiare: quando una donna resta, ad esempio, vedova, il cognato talvolta la sposa, senza nemmeno avere rapporti sessuali, ma solo per mantenere la vedova e gli eventuali figli. La setta più rigida ha aggiunto, proprio come “sesto pilastro”, la guerra santa (“Jihad”, che letteralmente significa “sforzo”, interiore ed esteriore, ed impropriamente è stata tradotta dagli islamici più fanatici come “guerra santa”) contro coloro che non vogliono convertirsi. I più rigidi musulmani ripudiano qualsiasi accostamento dell’islamismo ad altre religioni. Il venerdì sera, per il sermone, a richiesta la presenza nella moschea, annunciata dal canto del moazin nel minareto. Sono inoltre vietati l’usura, il gioco d’azzardo, mangiare carne di maiale, bere alcoolici. Nato come movimento nazionalista arabo, l’islamismo si diffuse con la coercizione, il commercio, la colonizzazione, il proselitismo, più nell’area torrida che nelle regioni temperate.

3 Per queste tematiche, cfr. il testo di A. C. Bouquet, Breve storia delle religioni. Uno studio comparato di

tutte le religioni del mondo, con una scelta dei testi sacri più importanti, a c. di M. Cenerini, Mondadori,

Milano, 1979; sicuramente più ampio ed approfondito è il notissimo studio di uno dei maggiori storici delle

religioni, M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, trad. a c. di V. Vacca, Boringhieri, Torino, 1988.

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L’Islamismo si è affermato in India, Africa settentrionale, Africa Orientale, Persia ed arrivò anche, pur senza attecchirvi, in Spagna, Sicilia, Malta, Grecia, Albania, Jugoslavia, Turchia, anche se, negli anni ’70, in Turchia vi è stata una forte reazione anti-islamista; infatti la Turchia è l’unico Stato nel quale, ancora oggi, non si recita il Corano in arabo, bensì in turco. 4. Dopo Maometto. Dopo Maometto, prevalse il principio elettivo: il nuovo capo, invece di “profeta”, fu detto “califfo”. Il problema della successione si pone nel 656, a causa dell’esplodere di controversie religiose. I primi califfi furono i seguenti: 1. Abu-Bakr, che represse i moti separatistici anti-maomettani, consolidando così il

potere interno; 2. Omar, che diede il via a moti espansionistici, mentre consolidava il potere interno; 3. Othman, della potente famiglia degli Ommiadi. Fu assassinato, ed al suo posto

subentrò 4. Alì, genero di Maometto. Con Alì si verifica la scissione tra Kharigiti, sostenitori

della revocabilità del califfato, e Sciiti, che rifiutavano tali norme, in quanto estranee al Corano. I primi sostenevano Moawia, i secondo Alì, che fu assassinato dai primi.

5. Moawia: con lui si verificò la trasformazione dello Stato arabo, l’abbandono del beduinismo e del califfato elettivo per il califfato ereditario. Si trasferì la capitale in Siria, a Damasco. Assistiamo ad una seconda ondata espansionistica, con la quale gli Arabi conquistarono la Spagna (714), ma furono fermati da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers (732). In ogni caso riuscirono ad arrivare all’India.

La famiglia degli Abbassidi, legata al movimento rivoluzionario persiano, rovesciò la dinastia degli Ommiadi, trasferendo la capitale in Mesopotamia, a Bagh-Dad. Gli emiri (governatori), pur dipendendo ufficialmente da tale califfato, divennero sempre più autonomi. Pur rimanendo l’autorità spirituale e religiosa, l’autorità di Bagh-Dad era quasi inesistente. 5. La cultura. Il Corano resta, in primo luogo, un libro religioso, ma fu anche il punto di partenza di un nuovo movimento letterario e filosofico, che diede impulso al rinnovamento della letteratura araba ed allo studio delle varie scienze e della filosofia greca. Il IX e X secolo videro una brillante fioritura culturale, grazie alla tradizione della filosofia greca ed ai contatti con l’India, in filosofia con Averroè, filosofo arabo che operò in Spagna, a Cordova, e che riuscì a fare entrare nella Spagna islamica il pensiero di Aristotele4, in medicina ed anche in ambito filosofico con Avicenna, in matematica proprio grazie ai contatti con l’India. Nel IX secolo, in particolare, si ricordino Le mille e una notte, in ambito letterario. Altri settori culturali in cui gli Arabi furono fiorenti sono l’astronomia, la storiografia, l’arte (si pensi all’Alhambra di Granada, l’Alcazar di Siviglia, la grande moschea di Cordova). Anche in campo agricolo gli Arabi impiantarono nuove culture, come riso, cotone, gelso, canna da zucchero; importante fu anche l’artigianato. I rapporti tra Islam ed Occidente non furono quindi soltanto di violenza e guerra, ma la dominazione araba comportò la frattura delle tradizioni dell’Impero universale e l’Occidente non poté contare che su se stesso per resistere alla pressione espansionistica musulmana. La cultura musulmana fu quindi una sintesi delle varie tradizioni culturali, come quella greca e quella indiana,

4 L’importanza speculativa e culturale di Averroè ( si ricordi di lui il Grande Commento, un commentario alle

opere di Aristotele), esponente della filosofia Scolastica, per l’ingresso in Spagna del pensiero filosofico

greco ed aristotelico in particolare, è paragonabile a quella ricoperta da Cicerone, che costituì il grande

“ponte” tra la cultura greca e quella romana e che consentì quindi l’approdo del pensiero greco a Roma.

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e per questo la possiamo definire eclettica. Solo nell’ambito della poesia l’Arabia conservò una fiorente tradizione autonoma. 6. L’espansione musulmana in Occidente ed i rapporti tra Oriente ed Occidente dal

Medioevo alla caduta dell’Impero ottomano. L’islamismo, espandendosi oltre le frontiere della penisola arabica, come il cristianesimo, dovette adattarsi ad orizzonti più ampi e definire il proprio sviluppo: se il Corano è infatti un testo immutabile nei tempi, la dottrina di Maometto è invece stata costretta ad un’opera di modernizzazione. Prima di quest’epoca, gli Arabi dominavano le coste della Francia meridionale, della Liguria e della Toscana, dai loro covi imprendibili sul Frainet, sulle alpi e sul monte Argentario5. Roma fu assalita nell’846; stessa sorte subirono Bari, Taranto, Pisa e Barcellona. Tali predoni del Mediterraneo erano scorrerie di avventurieri indipendenti, che non avevano rapporti con le strutture ufficiali dell’Islam, ma che contribuirono ad aggravare la frattura tra Oriente ed Occidente. Gli stessi scambi commerciali tra l’Europa e l’Oriente subirono conseguenze. Solo Napoli, Amalfi, Bari, e Venezia continuarono i loro difficili rapporti con l’Oriente, dovendo sottostare a compromessi. In tale situazione la Chiesa consolidò il suo potere spirituale e politico e dopo le gravi perdite subite dall’Impero bizantino, anche a Bisanzio s’accentuò l’esigenza di un più forte potere centrale e l’esercito acquistò maggiore importanza. Il papa Leone III riorganizzò l’esercito, e respinto l’attacco islamico a Bisanzio nel 718, gli inflisse una grave sconfitta in Frigia nel 739. Con Carlo Magno i rapporti tra Stato e Chiesa acquistarono nuovi caratteri, e lo Stato iniziò ad esercitare una sorta di patronato sulla Chiesa: Carlo divenne paladino della cristianità ed uno dei punti del suo programma fu proprio quello della lotta agli Arabi della Spagna, obiettivo non certo facile da realizzare. Salito al trono nel 768, Carlo sconfisse i saraceni nel 772, ma nel 776 fu battuto dai musulmani a Roncisvalle, battaglia nella quale perse la vita il leggendario paladino Rolando; solo nel 785 i musulmani poterono considerarsi totalmente sottomessi, ed i loro territori furono incorporati nell’Impero franco, ma l’attività marinara dell’Occidente continuava ad essere minacciata dalla pirateria saracena, motivo che indusse i più deboli a ricercare quella protezione che sarà, di lì a poco, causa di nascita del sistema feudale. Nel X secolo gli Aglabiti, provenienti dal nord Africa e resisi indipendenti dal califfato, si mossero verso l’Italia, la Francia e conquistarono la Sicilia; Rometta, ultima roccaforte bizantina, cadde nel 965. Tutti questi assalti portarono ad un peggioramento delle condizioni di vita in Europa e indussero le masse contadine a stringersi sempre più attorno ai capi militari: il sistema feudale, in tutti i suoi aspetti, veniva così a consolidarsi. Dopo Carlo Magno l’Impero s’indebolì rapidamente e presto si dissolse; con gli Ottoni, il centro del Sacro Romano Impero si spostò in Germania, ma la situazione non migliorò e Ottone II fu sconfitto a Stilo, in Calabria, dai musulmani. Venezia, autonoma, intensificò invece in suoi contatti con l’Oriente ed il mondo musulmano, con l’esportazione di ferro e legno e con la tratta degli schiavi. Anche Amalfi, altra fiorente repubblica marinara, intensificò i suoi rapporti con gli Arabi della Sicilia, della Spagna, dell’Africa settentrionale e della Siria, fino a quando, nell’XI secolo, perse la sua autonomia e fu inglobata dai feudatari Normanni, ma i suoi traffici commerciali con l’Oriente continuarono comunque per un certo periodo. Genova e Pisa, le altre due repubbliche marinare, sconfissero gli Arabi a Bona, in Algeria, e, alleatesi con i normanni, batterono i musulmani a Palermo; i pisani sconfissero i musulmani alle isole

5 Cfr. lo studio, notevolissimo, dello storico marxista della “Scuola degli Annales” M. Bloch, La società

feudale, Einaudi, Torino.

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Baleari nel 1113 e nell’XI secolo iniziarono a costruire il Duomo di Pisa con gli oggetti preziosi presi ai musulmani. Le grandi civiltà orientali, bizantina ed islamica, raggiunto il loro splendore, cominciarono a mostrare i primi segni di crisi. Nel 1055 i turchi invasero gli attuali Iran (l’antica Persia) ed Iraq e nel 1071 sconfissero i bizantini a Manzikiert, in Armenia, che cadde sotto la dominazione turca. Intorno al 1000 la civiltà musulmana era in piena fioritura, ma si fecero sentire i contrasti interni tra i califfati: 1. In nord Africa, con una più rigorosa concezione di fede; 2. In Spagna, in cui si ebbero Stati indipendenti fino a quando gli Almoravidi imposero

il loro dominio su tutta la Spagna, escluso il regno di Saragozza; 3. In Asia, ove si subì la dominazione turca a Bagh-dad, in Siria ed in Palestina.

Gerusalemme fu presa nel 1075, ma la mancata organizzazione turca permise a Bisanzio di protrarre ancora a lungo la sua resistenza.

Il fatto che i luoghi santi fossero nelle mani degli “infedeli” fece sorgere l’idea di trasformare le masse di pellegrini in guerrieri, causa la nuova tensione spirituale e la ripresa economica dell’Occidente. Con la prima crociata (1096/99), nel 1099 le armate cristiane espugnarono Gerusalemme, mentre la seconda (1147/49) fu promossa per liberare Edessa (oggi Odessa) dai musulmani; la terza (1188/90) si risolse con la conquista di Cipro e la quarta (1202/04), diretta da Venezia per fini esclusivamente economici, e non certo spirituali, portò alla formazione di un impero latino a Costantinopoli, nel luogo di Bisanzio, e si concluse con il sacco di Costantinopoli nel 12046. Anche in Spagna i regni cristiani proclamarono la loro lotta contro i musulmani: tappa importante per la “reconquista” fu la liberazione di Toledo, avvenuta nel 1080 per opera dei castigliani. Gli aragonesi s’impadronirono di Saragozza; in seguito i cristiani riconquistarono Cordova, Valenza, Siviglia, le Baleari, e il dominio musulmano in Spagna fu ridotto al solo regno di Granada, in Andalusia, ultima roccaforte musulmana in Spagna, che fu liberata dai cristiani nel 1492, con i “re cattolici”, Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia, che, nel 1469, con il loro matrimonio, avevano dato origine alla nascita dello Stato di Spagna, con l’unificazione delle due grandi regioni, Aragona e Castiglia, alle quali si aggiunse ben presto il piccolo regno di Navarra. L’influenza della cultura araba nel mondo latino si dispiegò nei secoli XI, XII, XIII, quando l’Islam aveva già perduto una parte rilevante dei suoi domini nell’Europa occidentale. Un durissimo colpo alla cristianità fu inferto da Maometto II, che nel 1453 conquistò Costantinopoli (già Bisanzio), cambiandone il nome in Istanbul, un nome turco; ciò causò forti preoccupazioni anche a Venezia, che vedeva minacciati i suoi traffici commerciali sul mare. Nasce così l’impero ottomano (dal nome del grande condottiero Othman, del ‘300), in un momento storico in cui stavano nascendo gli Stati nazionali europei, quali Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Confederazione Elvetica, ad Occidente, e Russia e Polonia nell’Europa Orientale (Italia e Germania nasceranno soltanto nell’Ottocento). L’Impero ottomano divenne subito un’entità solida e centralizzata: il sultano aveva poteri illimitati, ma governava con l’aiuto dei vizir (ministri) e pascià (amministratori delle province), mentre l’Impero bizantino, governato dalla dinastia greca dei Paleologi, era ormai in crisi, economicamente e politicamente. L’Impero ottomano comprendeva così molti territori, dall’Asia Minore (Turchia) all’Europa balcanica (Mar Nero, Bulgaria, Albania, Romania, Grecia, Serbia) al nord

6 J. Sumption, Monaci, santuari, pellegrini, La religione nel Medioevo, trad. a c. di M. Lucioni, Editori Riuniti,

Roma, 1891. E’ uno studio molto particolareggiato sulle crociate da parte di uno storico docente ad Oxford.

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Africa (Libia, Etiopia). Crollerà alla fine della prima guerra mondiale, nel 1920 con il trattato di Sevres, quando nascerà il moderno Stato di Turchia. Gli Arabi che erano rimasti in Spagna furono costretti a convertirsi al cattolicesimo, ma Filippo II, convinto che alla purezza di fede dovesse corrispondere una “lempieza de sangre”, di stirpe, perseguitò i moriscos, cioè gli Arabi rimasti nella Spagna meridionale dopo la caduta di Granada (1492), e li espulse. Nella sua concezione razzista, un arabo, anche se convertito, rimaneva sempre un arabo. In questo triste destino Arabi ed Ebrei furono accomunati: anche gli Ebrei (o “conversos” o “cristianos nuevos”) furono perseguitati ed espulsi dal monarca spagnolo. In particolare, i moriscos furono perseguitati ed espulsi perché si erano rifiutati di rispettare la legge che proibiva loro di parlare la lingua araba in Spagna, il cui uso venne vietato anche all’interno della comunità araba. Con Solimano il Magnifico i turchi avevano consolidato i propri domini nel Medio Oriente e nel vicino nord Africa e rappresentavano un serio pericolo per la cristianità. A questo si aggiungevano le frequenti scorrerie di pirati saraceni in Europa. Selim II conquistò l’isola di Cipro, che era un possedimento veneziano e roccaforte della cristianità in Oriente: il papa Pio V istituì allora una “Lega Santa” tra Roma, Venezia, Spagna ed Austria che nel 1571 sconfisse i turchi nella battaglia di Lepanto ed i turchi furono costretti ad abbandonare l’isola di Cipro. Il pericolo islamico non fu però ridotto: nel 1573 i turchi riconquistarono Cipro e nel 1574 fecero di Tunisi una roccaforte islamica. La battaglia di Lepanto rappresentò quindi, per Filippo II, un successo modesto e provvisorio. Come si nota, per Filippo II il cattolicesimo fu quindi più un mezzo di cui servirsi che un ideale da servire7. Nel 1829 (trattato di Adrianopoli) la Grecia conquista la sua indipendenza dall’impero ottomano: con la battaglia di Navarino (1823) era infatti stata sconfitta la flotta turco-egiziana, ed a favore dell’indipendenza greca si erano mosse Francia, Inghilterra e Russia. La Grecia nasce come Stato autonomo, sia pure sotto l’influenza anglo-russa. Nel 1830, con la monarchia assoluta di Carlo X, la Francia inizia la sua espansione coloniale nel nord Africa, con la conquista dell’Algeria. Alla fine dell’Ottocento, nella spartizione del mondo in zone d’influenza coloniale, alla Francia vengono assegnati i Paesi del Maghreb, ovvero Marocco, Tunisia, Algeria, malgrado il tentativo di Otto Von Bismarck (cancelliere di Guglielmo I Hoenzollern) di isolare la Francia nel contesto internazionale della alleanze (con il noto “sistema bismarckiano”), mentre l’Inghilterra si era inoltrata in Egitto, nonostante il precedente tentativo di Napoleone I Bonaparte, che, dopo aver sconfitto gli inglesi nella battaglia delle piramidi, viene sconfitto dal generale Nelson ad Abukir. Nel 1896 il negus d’Etiopia (l’imperatore) Menelik massacra letteralmente le truppe italiane nella battaglia di Adua: l’Etiopia sarà conquistata soltanto da Mussolini nel 1936. La Francia conserva il Marocco nonostante il tentativo tedesco verificatosi con le due “crisi marocchine” del 1905-06 e 1911 (con quest’ultima i tedeschi del Kaiser Guglielmo II Hoenzollern devono abbandonare la baia marocchina di Agadir in cambio di alcuni territori del Congo francese). Nel 1908, nell’ormai debolissimo impero ottomano, un vero e proprio “colosso dai piedi d’argilla” (in quanto ogni provincia governava, di fatto, in modo autonomo dal potere centrale di Istambul), si fa strada il movimento dei “Giovani turchi”, che intende trasformare l’impero in uno Stato moderno. Il movimento riesce a spodestare l’ultimo sultano, Maometto V, ma il nuovo governo, appena formato, apparve subito molto

7 Cfr. il noto studio di F. Braudel, Civiltà ed imperi nel Mediterraneo nell’età di Filippo II, a c. di C. Pischedda,

Einaudi, Torino, 1953.

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debole, e di ciò si approfittarono Serbia, Bulgaria, Montenegro, Grecia e Romania per spartirsi la Macedonia con le due guerre balcaniche del 1912-13. Saranno queste, alcune delle tensioni che porteranno alla Grande Guerra. Con la guerra di Libia promossa da Giolitti nel 1911 e conclusa nel 1912, l’Impero ottomano perde ancora pezzi: la Libia (e le isole del Dodecaneso) viene data all’Italia, malgrado questa conquista si rivelerà ben presto uno “scatolone di sabbia”, come affermò Salvemini (Giolitti aveva dichiarato guerra alla Libia soltanto per accontentare le istanze nazionalistiche presenti massicciamente in Italia fin dai primi anni del secolo). Dal 1912 al 1915 si verifica il terribile genocidio degli Armeni: circa 2 milioni e mezzo di morti, massacrati da un governo moderno, quello dei Giovani turchi. Gli Armeni erano un’etnia cristiana, accusata di tradimento dal governo di Istanbul per non aver partecipato alla prima guerra mondiale a fianco della Triplice Alleanza, cioè della Turchia. La Russia non intervenne in loro favore perché interessata al settore russo dell’Armenia. Furono deportati nei campi di concentramento, nei deserti turchi, e lasciati letteralmente morire di fame e di sete8. E’ stato un genocidio purtroppo ignorato dalla storia che rassicurerà anche Hitler, il quale affermerà che se la storia ha dimenticato il genocidio degli Armeni, dimenticherà anche quello ebraico, ma non sarà così, come sappiamo. Thomas Edward Lawrence, noto come Lawrence d’Arabia, durante la Grande Guerra, era un ufficiale inglese, inviato come spia in Arabia: s’innamorò del Paese, imparò la lingua araba, indossò i vestiti arabi. Lottò contro i turchi, dai quali fu anche fatto prigioniero e torturato, con il sogno di costruire un grande Stato arabo, sogno che mai si avverrà; nel 1917, a Medina, sconfisse l’esercito turco, dando un notevole contributo alla fine dell’Impero ottomano (morirà nel 1935 in un banale incidente automobilistico)9. Nel 1918 con Kemal Pascià10, generale nazionalista e primo presidente della Repubblica di Turchia, detto Ataturk, l’islamismo andò ad assomigliare alle religioni orientali, informi e disorganizzate, in quanto abolì il califfato, lasciando i Sunniti, cioè la maggioranza dei musulmani, privi di un capo. Nel 1920, con il trattato di Sevres, uno dei trattati conclusivi della prima guerra mondiale, si dissolve definitivamente l’Impero ottomano e nasce ufficialmente il moderno Stato di Turchia. Nel 1935 Mussolini inizia la conquista dell’Etiopia, che si conclude vittoriosamente, per le truppe italiane, nel 1936, con la presa della capitale Addis Abeba e la sconfitta del negus Hailé Selassié da parte del generale Pietro Badoglio: l’Italia s’illude di ricostituire un “impero”, mentre inizia l’isolamento italiano da parte di Francia ed Inghilterra, che condannano l’aggressione. 7. Il Medio Oriente e le guerre arabo-israeliane tra gli anni ’40 e ’70: A) La nascita dello Stato di Israele; B) Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto ed Israele. La “Guerra del Kippur”; C) La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina; D) Il “Fondamentalismo”. A) La nascita dello Stato di Israele. Alla fine della prima guerra mondiale la Gran Bretagna era diventata potentissima perché, con il trattato di Versailles del 1919, aveva ottenuto ampi territori Durante la seconda guerra mondiale aveva stipulato accordi con i Paesi arabi. Nel 1944, ad Alessandria d’Egitto, si era costituita, su posizioni filobritanniche, la Lega

8 Cfr. il film “La masseria delle allodole”, regia di Paolo e Vittorio Taviani, Italia, 2007.

9 Cfr. il film “Lawrence d’Arabia”, regia di D. Lean, Italia, 1963.

10 Kemal Pascià Ataturk entrò a far parte del movimento dei Giovani Turchi e diede il suo valido contributo

alla destituzione dell’ultimo sultano dell’Impero ottomano.

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Araba, alla quale parteciparono Egitto, Transgiordania11, Iraq, Libano, Arabia Saudita e Yemen. Alla fine della II guerra mondiale l’idea della formazione di uno Stato ebraico nell’area palestinese divenne ineliminabile per due motivi: 1) Gli orrori perpetrati dai nazisti nei confronti degli Ebrei; 2) il fatto che nessun Paese

volesse ospitare gli Ebrei sopravvissuti alla Shoah12. In Palestina si erano già rifugiati, durante la II guerra mondiale, gli Ebrei scampati al genocidio, e , dopo la guerra, l’esodo degli Ebrei verso la Palestina aumentò considerevolmente. Tale esodo massiccio causò delle tensioni tra le due comunità, quella palestinese, di religione islamica, e quella ebraica. Una nave, “Exodus”, nel 1945, appena finita la guerra, partì dal porto di Amburgo verso la Palestina, carica di Ebrei, ma la flotta britannica la bloccò al largo della Palestina e la costrinse a tornare la porto di Amburgo. Gli Ebrei iniziarono una serie di attacchi terroristici antibritannici, in quanto l’Inghilterra stava facendo una politica antiebraica per tutelare i suoi interessi economici con i Palestinesi. L’Inghilterra, di fronte a tale ondata di attacchi terroristici, chiese l’intervento dell’O.N.U. (appena fondata nel 1945 come riedizione” della Società delle Nazioni), che nel 1947 creò lo Stato di Israele ed uno Stato Arabo, entrambi in Palestina. Gerusalemme, rivendicata sai dagli Arabi che dai Palestinesi, fu dichiarata città neutrale. La risoluzione dell’O.N.U. fu però respinta dalla Lega Araba, che non la riconobbe, e nel 1948 gli inglesi lasciarono la Palestina; David Ben Guriòn, leader del movimento ebraico sionista13, proclamò la costituzione dello Stato di Israele nello stesso 1948, ma la Lega Araba dichiarò immediatamente guerra ad Israele con lo scopo di distruggere questo Stato sul nascere; tuttavia gli israeliani vinsero questa guerra nel 1949. Circa 1 milione di palestinesi si rifugiarono in Cisgiordania14, sotto la protezione della Giordania; gli Ebrei occuparono la fascia costiera della Palestina tranne la striscia di Gaza15, che restava egiziana, la Galilea a nord e la parte occidentale di Gerusalemme, mentre la parte orientale rimaneva palestinese.. Lo Stato di Israele, negli anni immediatamente successivi, conobbe un grande incremento economico e divenne lo Stato più ricco del Medio Oriente. B) Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto ed Israele. La “Guerra del Kippur”. Tuttavia l’esistenza dello Stato di Israele continuava a non essere accettata dai Paesi arabi e nel 1967 scoppiò un altro conflitto: il presidente egiziano Nasser chiuse il golfo di Aqaba per impedire lo sviluppo del porto egiziano di Eilat, sul mar Rosso. Il governo ebraico di Tel- Aviv scatenò un’offensiva che si concluse con l’occupazione, in soli 6 giorni, del Sinai, della striscia di Gaza, della Cisgiordania e della parte araba di Gerusalemme. L’ O.N.U., pur riconoscendo allo Stato di Israele il diritto di esistere e di autogovernarsi, chiese allo Stato di Israele di ritirarsi dai territori occupati. Intanto, fin dal 1964, i palestinesi avevano già costituito l’O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), sotto la guida di Yasser Arafat, che diede il via ad una serie di azioni terroristiche contro Israele ed i Paesi occidentali che lo appoggiavano.

11

S’intende la Palestina Orientale, ad est del fiume Giordano. 12

Cfr. il film “Exodus”. 13

Il Sionismo è una corrente politica dell’ebraismo nata alla fine dell’Ottocento ed inizialmente minoritaria

in seno all’ebraismo, ma poi divenuta maggioritaria dopo la Shoah, il cui obiettivo primario è la costituzione

dello Stato di Israele. 14

La Cisgiordania è un territorio senza sbocco al mare, sulla riva occidentale del fiume Giordano, nel Medio

Oriente. Fa parte, congiuntamente alla striscia di Gaza, dei territori palestinesi e dello Stato di Palestina. 15

La “striscia di Gaza” è una fascia costiera (formalmente politicamente indipendente) di circa 360 km.,

confinante con Egitto ed Israele, ma di fatto abitata da popolazione araba.

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L’O.L.P. aveva la sua base in Giordania, ove regnava il re Hussein, che si trovava nella difficile situazione di mantenere, da un lato, buoni rapporti con i Paesi arabi moderati, ma dall’altro voleva anche mantenere fedeltà alla causa palestinese sostenuta dall’Egitto di Nasser. Con la “Guerra dei 6 giorni” la Giordania aveva perso i territori della Cisgiordania (cioè le terre ad ovest del fiume Giordano), ma soprattutto Hussein temeva l’O.L.P., che mirava a rovesciare la monarchia e ad instaurare la repubblica, con l’appoggio indiretto dell’Unione Sovietica e l’ostilità degli U.S.A. Hussein mobilitò l’esercito e nel 1970 riuscì a cacciare i Feddayn, cioè i guerriglieri palestinesi, dalla Cisgiordania, ma la Giordania fu isolata dagli altri Paesi arabi filopalestinesi. Nel 1970 muore Nasser e l’Egitto passa sotto la presidenza di Sadat, che, d’accordo con la Siria, il 6 ottobre 1973 attaccò Israele, nel giorno della festività ebraica del Kippur (che in ebraico significa “espiazione”). Questa guerra del 1973 fu chiamata “Guerra del Kippur”. La guerra, dopo le prime iniziali sconfitte israeliane, si concluse con una sostanziale situazione di parità, dal punto di vista territoriale, e nel 1978 si pose fine al conflitto con la pace tra Egitto ed Israele, sancita dagli accordi di Camp David, sotto la direzione americana del presidente Jimmy Carter. Israele restituì all’Egitto il Sinai, ma non la striscia di Gaza, che rimase israeliana. I Paesi islamici più integralisti accusarono Sadat di essere un moderato che aveva tradito la causa araba; Sadat fu ucciso nel 1981 dai fondamentalisti islamici. Il nuovo presidente egiziano fu un moderato, Muhammad Mubarak, che ha mantenuto buoni rapporti sia con l’Occidente che con il mondo arabo. C) La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina. L’Algeria era una colonia francese fin dal 1830, con il re di Francia Carlo X, ed era abitata da molti contadini francesi poveri che non avevano prospettive in patria e che i connazionali chiamava dispregiativamente “pieds noir” (“piedi neri”). Tra il 1943 ed il 1945 in Algeria esplose una rivolta contro lo sfruttamento francese, capitanata da un ufficiale, Muhammad Ben Bella, ma i francesi repressero la rivolta nel sangue. Gli Algerini crearono un Fronte di Liberazione Nazionale mediante la lotta armata: nel 1957, la tremenda battaglia di Algeri16, vide una nuova vittoria francese. Nel 1956 Marocco e Tunisia avevano intanto ottenuto l’indipendenza dalla Francia, che fu accusata, da ampi settori dell’opinione pubblica europea, di voler mantenere un possedimento coloniale anacronistico. De Gaulle, nuovo presidente francese, dopo altri incidenti, avvenuti ad Algeri nel 1960, trattò con il fronte algerino. I colonialisti francesi considerarono De Gaulle un traditore e tentarono un colpo di Stato a Parigi, nell’aprile 1961, ma il colpo di Stato fallì perché l’esercito restò fedele a De Gaulle che, nello stesso 1961, con l’armistizio di Evian, propose un referendum per decidere il destino dell’Algeria. Il referendum, svoltosi nel 1962, diede ragione agli indipendentisti e nacque così la Repubblica indipendente di Algeria, che attuò subito una politica socialista filosovietica. Lo. scrittore e filosofo esistenzialista francese Jean-Paul Sartre condannò le repressioni e le torture attuate dai francesi in Algeria, che denunciò pubblicamente in un suo scritto17, schierandosi così apertamente dalla parte del popolo algerino, contro il colonialismo francese D) Il “Fondamentalismo”. E’ sinonimo di “fanatismo”, “integralismo” nel seguire la vera fede, è la fedeltà assoluta al Corano, che non può errare. Il Corano è un libro sacro non soggetto alle mutazioni della storia, al Corano devono essere subordinati lo Stato e le istituzioni civili. Il termine ha origine nei Paesi cristiani, in particolare nell’area statunitense protestante, nella convinzione che la Bibbia sia il fondamento della fede e vada presa alla lettera, ma tra

16

Cfr. il film “La battaglia di Algeri”, regia di G. Pontecorvo, Italia, 1966. 17

Cfr. J. P. Sartre, Introduzione a H. Alleg, La tortura, Einaudi, Torino, 1958.

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Otto e Novecento il termine entra nei Paesi islamici, come presso i “Fratelli musulmani” in Egitto, e vi si radica dopo la II guerra mondiale. “Jihad” significa letteralmente “sforzo”, interiore ed esteriore, il termine è stato tradotto come “guerra santa” dagli islamici più fanatici. Tale “sforzo” è volto ad affermare la vera fede. Nell’interpretazione dei “Fratelli musulmani” coincide con l’idea del conflitto armato per restituire all’Islam le proprie terre; nell’Occidente cristiano e nello Stato ebraico sono intravisti i principali avversari della rinascita islamica. E’ un atteggiamento difensivo, non offensivo. Sunniti: non esistendo nell’Islam una Chiesa unica a cui fare riferimento, sono sorte varie correnti, Sunniti e Sciiti sono le più importanti. I Sunniti, di gran lunga maggioritari nei Paesi musulmani, sono fedeli al Corano ed alla Sunna, un altro libro sacro ispirato da Allah che integra il Corano (come il Talmud per gli Ebrei); Sunna significa letteralmente “consuetudine, tradizione”. Per i Sunniti, più moderati degli Sciiti, la religione è tramandata dai califfi, che sono stati eletti dopo la morte di Maometto, e così i Sunniti negano la successione ereditaria del califfato per affermare il principio elettivo. Il “Consiglio degli Ulema” è la massima autorità sunnita. Sciiti: Sono moralisti ed integralisti e ritengono che ogni tanto Allah invii delle persone, gli Ayatollah (significa “voce di Dio”, in arabo), che riconoscono come massima autorità. Si distinguono dai Sunniti perché non credono nella Sunna, non riconoscono il Consiglio degli Ulema e credono solo nel Corano e nel califfato ereditario, e non elettivo. L’unico discendente di Maometto è suo genero Alì e considerano illegittima la discendenza dei califfi che non proviene da Alì. Figura centrale è l’Imam (come è stato l’Imam Khomeiny in Iran, ad esempio), guida della comunità e discendente di Alì. L’Imam conduce la preghiera del venerdì alla moschea. Gli sciiti rappresentano circa il 10/15% per cento dei musulmani, quindi un’esigua minoranza, mentre i Sunniti rappresentano circa il restante 85/90% dei fedeli. Il Mullah guida la scuola del Corano, è un maestro del Corano. Il Moazin chiama alle preghiere quotidiane, annunciando l’ora della preghiera dal minareto (oggi tale annuncio è spesso registrato ed annunciato da un altoparlante). Da un punto di vista istituzionale dobbiamo distinguere i a)Paesi musulmani (come il Marocco, la Tunisia, l’Egitto), che accettano la “sharìa” soltanto nell’ambito del diritto di famiglia (la “sharia” è la legge del Corano, “sharìa” significa appunto “legge”) dai b)Paesi islamici (come Iraq, Iran o ex Persia, Afghanistan, Yemen, Arabia Saudita), che seguono la sharìa anche nell’ambito del diritto pubblico, privato, penale, civile. 8) Il Medio Oriente dagli anni ’50 agli anni ’80: A)Iran B)La guerra tra Iran ed Iraq C)Siria D)Afghanistan E)Il movimento palestinese: una nazione senza Stato F)La guerra civile in Libano. A)Iran. Dal 1921 in Persia (attuale Iran) dominava la dinastia dello scià (imperatore) Pahlavi, che governava con una dittatura militare. Il ministro delle finanze Mohamed Mossadeq fu esiliato perché oppositore al regime dello scià, e tornò in Persia dopo la II guerra mondiale, diventando nel 1951 primo ministro ed iniziando una politica nazionalista e socialista, con la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere, ma questo non piacque allo scià, che lo estromise nuovamente dal potere nel 1953, mentre stava iniziando una politica di opposizione all’ultimo scià Reza Pahlavi, che era un uomo corrotto sostenuto dagli U.S.A., ma

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l’opposizione allo scià andava in una direzione diversa da quella di Mossadeq. Infatti in Iran su stava facendo strada un movimento che auspicava il ritorno all’islam più puro (con lo scià le donne avevano, ad es., conquistato certi diritti, come quello di non portare obbligatoriamente il velo e di poter accedere all’Università), in direzione anti-occidentale. Lo scià governava come un dittatore con la Savak, la polizia politica segreta, che uccideva, torturava, arrestava anche sulla base di minimi sospetti, chi si opponeva al sanguinario regime dello scià. La Savak agiva senza controllo e riferiva soltanto allo scià, che aveva anche la piena fiducia dell’esercito. Nel 1973 l’Iran era un Paese ricchissimo, ma la popolazione viveva in povertà, nelle campagne l’unico combustibile era lo sterco di animale seccato. L’opposizione allo scià si avviò nelle moschee grazie agli sciiti, che assunsero anche un ruolo politico, che probabilmente lo scià aveva sottovalutato, o che comunque non intendeva punire in quanto avrebbe toccato l’autorità religiosa. Dal 1977 al 1979 si compì la vera rivoluzione degli ayatollah, i capi religiosi, che nel 1979 fecero cadere lo scià Reza Pahlavi, che espatriò, e l’Iran divenne una repubblica islamica sciita retta dagli ayatollah (= capi religiosi), in particolare da uno di questi, l’ayatollah Komeini, che resse il Paese dal 1980 al 1989. L’Islam divenne uno Stato confessionale, a religione musulmana sciita, nel quale la legge coincideva con l’applicazione letterale del Corano. Fu instaurato un regime ferreo, in particolare con le donne, caratterizzato da antioccidentalismo ed antiamericanismo, e fu facile per Khomeini avere l’appoggio della popolazione, dato che lo scià aveva avuto negli U.S.A. un valido alleato. Tuttavia, sebbene in piena guerra fredda, Khomeini prese le nette distanze anche dal socialismo sovietico, in quanto sia il capitalismo occidentale che il socialismo erano considerati atei e tendenti a distruggere, sia pure in modi differenti, le tradizioni e le gerarchie sociali per ricercare solo un benessere materiale. In questo consiste la grandezza, ed anche la destabilizzazione, creata dall’Iran di Khomeini: costituire un modello politico basato sulla religione e indipendente sia dall’U.R.S.S. che dall’Occidente filoamericano. B) La guerra tra Iran ed Iraq. Quando nel settembre 1980 il dittatore iraqueno Saddam Hussein, al potere in Iraq con una dittatura militare fin dal 1979, invade l’Iran, l’azione fu ben vista non solo dai sovietici, ma anche dagli occidentali, che vedevano nell’invasione iraquena la possibilità di fermare il regime khomeinista. Si previde un conflitto breve, che invece si rivelò lungo e sanguinoso, durando 8 anni. Saddam Hussein era interessato ai pozzi petroliferi iraniani. L’Iran si difese con i “Pasdaran”, i giovani “guardiani della rivoluzione”, che attaccavano a “onde umane”, ricordando una tattica in auge nella I guerra mondiale. Dopo 8 anni, senza esiti, Saddam Hussein pose fine al conflitto, non avendo più il sostegno della NATO e degli Stati Uniti. Khomeini morì nel 1989. C)Siria. In Siria nel primo ‘900 era nato il partito Baath (“rinascita”, in arabo), che nel 1953 si fuse con il partito socialista arabo e si estese a macchia d’olio in tutta la penisola arabica, con una forte connotazione nazionalista. Nel 1963 il partito Baath prende il potere in Siria ed in Iraq. Nel 1973 in Siria prende il potere Assad, che lo conserverà fino al 2000, con una dittatura militare. D)Afghanistan. Dal 1919 l’Afghanistan era uno Stato indipendente, in quanto la guerra di liberazione dalla Gran Bretagna si era conclusa. Nel 1934 l’Afghanistan è una monarchia costituzionale ed entra nella Società delle Nazioni e nel 1946 nell’O.N.U., dopo la sua neutralità durante la II guerra mondiale. Negli anni ’50 iniziano le tensioni con il Pakistan, in quanto il governo afghano appoggia un movimento indipendentista pakistano, per l’indipendenza della regione del Pathanistan e nel 1961 si rompono i rapporti diplomatici tra Afghanistan e Pakistan.

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Nel 1973 un colpo di Stato porta all’instaurazione di una repubblica con Sardar Daud, antisovietico, ma nel 1978 c’è un altro colpo di Stato, comunista e filosovietico, di Karmal, che tuttavia incontrò la resistenza di numerose tribù montane locali, tra cui quella di etnia pashtun, tradizionalista, antimodernista ed antisovietica. I ribelli iniziarono ad organizzarsi militarmente contro il governo di Karmal. L’Unione Sovietica di Breznev nel 1979 inviò allora l’Armata Rossa in difesa di Karmal, ma le tribù afghane si organizzarono con i mujaheddin, i guerriglieri di montagna, armati dagli Stati Uniti, che dopo 10 anni di guerriglia, nel 1988, sconfissero definitivamente l’U.R.S.S., che dovette ritirarsi. Tra i mujaheddin armati dagli Stati Uniti vi fu lo sceicco Osama Bin Laden, che sarà poi tristemente noto come “lo sceicco del terrore” in funzione antiamericana ed antioccidentale. E)La guerra civile in Libano. Il Libano è un Paese a maggioranza musulmana sunnita, con una minoranza di cristiani maroniti (cioè cattolici) e di drusi (sciiti radicali). Dal 1946 era indipendente e nel 1948 partecipò, come Paese membro della Lega araba, alla guerra contro il neonato Stato di Israele, ma con una posizione moderata e filo-occidentale, grazie al presidente Camille Chamoun (in carica dal 1952 al 1958). Nel 1962 fallisce il tentato colpo di Stato da parte di un gruppo di filo-siriani che volevano assoggettare il Libano alla Siria, formando così una “Grande Siria”. Il nuovo presidente, Charles Helou, dovette affrontare il problema dei profughi palestinesi rifugiati in Siria dopo la guerra dei 6 giorni, con la costruzione di campi profughi palestinesi. Ma proprio in questi campi sorsero gruppi di terroristi dell’OLP contro Israele. Questo aumentò le tensioni interne tra i civili libanesi ed i cattolici ed altri cristiani che abitavano il Libano da una parte ed i palestinesi dall’altra: nel 1975/76 il Paese fu lacerato da una guerra civile; i siriani entrarono in Libano, ma nel 1982 anche gli israeliani entrarono in Libano e cacciarono i palestinesi da Beirut, la capitale; l’OLP trasferì così la sua base a Tunisi. Inutilmente L’Onu cercò di stabilire la pace: le forze dell’ONU furono massacrate dai terroristi. Nel 1982 nei campi profughi di Sabra e Chatila vi furono orrendi massacri, dove i cristiani uccisero centinaia di palestinesi, compresi donne e bambini, ed i palestinesi non intervennero a fermare il massacro; nel 1984 l’ONU si ritirò ed il Libano divenne un protettorato della Siria. F)Il movimento palestinese: una nazione senza Stato. Negli anni ’70 le iniziative terroristiche dell’OLP si intensificarono e raggiunsero l’apice con lo sterminio della squadra israeliana alle olimpiadi di Monaco nel 1970. Nonostante questo, il presidente egiziano Sadat cercò la pace con Israele, che fu raggiunta con gli accordi di Camp David nel 1978, sotto l’egida americana. Sadat sperava che questo fosse il primo passo per una pace duratura, ma gli integralisti arabi accusarono Sadat di essere sceso a patti con il nemico principale, gli ebrei. In Israele, con la presidenza di Menahem Begin, esponente del partito nazionalista e conservatore Likud, si iniziò, nel 1978, ad invadere il Libano meridionale, per attaccare i campi profughi palestinesi, dai quali erano partiti raid palestinesi contro la Galilea, sia con lanci di missili che con i feddayin, i guerriglieri palestinesi. Tra il 1983 ed il 1985 gli ebrei abbandonarono in Libano, dopo essersi attirati pesanti accuse da parte del mondo arabo e delle sinistre di tutto il mondo. In Israele seguirono governi alterni di coalizione tra il partito nazionalista conservatore Likud di Begin, che si era dimesso nel 1984, ed il partito laburista di Shimon Peres. Nel dicembre 1987 nei territori arabi occupati dai palestinesi (Cisgiordania e striscia di Gaza) iniziò l’intifada (in arabo “sollevazione”, “rivolta”) da parte dei civili palestinesi, che iniziarono a lanciare pietre (fu la cosiddetta “rivolta delle pietre”), usate come proiettili contro Israele. Il leader palestinese dell’OLP Yasser Arafat dichiarò di riconoscere lo Stato di Israele, a patto che fosse riconosciuto anche lo Stato

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palestinese e nel 1980 annunciò la nascita dello Stato di Palestina nei territori di Cisgiordania e striscia di Gaza. Ma la disponibilità a mediare, da parte di Arafat, non piacque agli integralisti islamici, che incrementarono il fondamentalismo, ostile al laicismo di Arafat ed a qualunque accordo con Israele: questo fondamentalismo caratterizzò il movimento di Hamas, fondato dallo sceicco Ahmad Yassin nel 1987 (il movimento fu fondato poco prima dell’intifada del dicembre 1987). Giovani indottrinati da fanatismo religioso islamista diventano bombe umane che si fanno esplodere in attentati suicidi nei mezzi pubblici e nelle città israeliane. E’ questa la “fratellanza islamica” in sostegno della causa del popolo palestinese. Yassin aderì anche al movimento fondamentalista dei “Fratelli musulmani” (movimento piuttosto forte anche in Egitto dopo il 2010). 9.Il mondo arabo e l’Occidente dal 1990 al 2003. A)La guerra del Golfo. Nel 1998 il nuovo presidente americano è il repubblicano George Bush. Liberista in materia economica, assistette anche al crollo dell’Unione Sovietica e del comunismo in Europa orientale. Nel 1990 il dittatore iraqueno Saddam Hussein invase il piccolo Stato del Kuwait per impadronirsi delle risorse petrolifere, delle quali il Kuwait è ricchissimo: in questa occasione sia gli USA di Bush che l’URSS di Gorbaciov si allearono contro l’Iraq, imponendo sanzioni economiche alle quali aderì anche parte del mondo arabo, ad eccezione del’OLP di Arafat, che era contrario a misure contro uno Stato che difendeva gli interessi dei palestinesi, e della Giordania, che ospitava molti filoiraqueni. Il 25 agosto l’ONU approvò il blocco navale all’Iraq. Il 29 novembre 1990 l’ONU approvò la risoluzione 678, che imponeva un ultimatum all’Iraq: se non si fosse ritirato entro il 15 gennaio 1991, l’ONU autorizzava un intervento armato; nel frattempo gli USA si erano già appostati sul golfo persico con un contingente di portaeri, mezzi da sbarco, carri armati, bombardieri ospitati dall’Arabia Saudita, che aveva aderito alla condanna dell’aggressione al Kuwait. L’ultimatum fu rifiutato dall’Iraq e il 17 gennaio 1991 partì l’attacco aereo all’Iraq, detto operazione “Desert storm” (“Tempesta nel deserto”): furono 40 giorni di bombardamenti mirati su obiettivi strategici con le cosiddette “bombe intelligenti” telecomandate da avanzatissimi sistemi computerizzati, che avrebbero dovuto risparmiare i civili, ma questo non fu di fatto possibile e furono colpite zone urbane molto popolate. Saddam reagì bombardando Israele e l’Arabia Saudita, con lo scopo di sollevare il mondo arabo e di trasformare il conflitto in una guerra contro Israele, ma il suo scopo fallì perché Israele non reagì. Il 24 febbraio scattarono le operazioni via terra, che in soli 3 giorni liberarono in Kuwait, ma Saddam, prima di lasciare il Paese, incendiò i pozzi petroliferi kuwaitiani. La sconfitta in Kuwait non portò alla caduta di Saddam, che anzi rafforzò il suo prestigio interno, facendo la parte della vittima degli occidentali ed atteggiandosi a difensore dei popoli arabi oppressi: Saddam scatenò violente repressioni contro i curdi, che abitavano il nord dell’Iraq, e contro gli sciiti filoiraniani, dal momento che anche l’Iran si era schierato contro l’Iraq nella guerra del golfo. Nel 1993 gli USA, insieme a Francia e ad Inghilterra ripresero i bombardamenti contro l’Iraq, ma non piegarono il dittatore: imposero un pesante embargo economico che danneggiò soltanto la popolazione civile. B)Israeliani e palestinesi, una pace mancata. All’inizio degli anni ’90 il premier israeliano Rabin cercò una pace con i palestinesi, pace che incontrò il favore di Arafat. Rabin era infatti convinto che erano preferibili “i dolori della pace all’angoscia della guerra”. Seguirono una serie di incontri diplomatici che culminarono negli accordi di Washington nel settembre 1993, conclusi con la

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celebre stretta di mano tra Rabin e Arafat, alla presenza del presidente americano, il democratico Bill Clinton, il presidente egiziano Mubarak ed il re di Giordania Hussein. Israele riconosceva l’OLP come rappresentante del popolo palestinese e s’impegnava a ritirare le truppe dalla Cisgiordania: Gaza e Gerico passavano sotto il controllo palestinese dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), primo embrione di uno Stato di Palestina. L’OLP riconosceva il diritto di Israele a vivere in pace. Ma gli estremisti di entrambe le parti ostacolarono la pace con una serie di reciproci attacchi terroristici: nel maggio 1994 un colono israeliano fece strage di palestinesi in preghiera nella moschea di Hebron e nel novembre 1995 il premier israeliano Rabin fu assassinato. Gli accordi di pace non erano piaciuti agli integralisti musulmani, che avevano accusato Arafat di “morbidezza”. Israele, rimasto senza una guida autorevole, era timoroso verso la pace: il nuovo premier fu Benjamin Netanyahu, leader di partito conservatore e nazionalista Likud, che ostacolò il processo di pace con i palestinesi, disattendendo gli accordi di Washington del 1993. Ma nel 1999 vinse il laburista Ehud Barak, che riprese le trattative di pace, incontrandosi, nuovamente a Washington, con il ministro degli esteri siriano: gli israeliani si ritirarono dal Libano, ma la pace non si realizzò. Nel 2000 un altro accordo di pace, ancora sotto l’egida di Bill Clinton, a Camp David: Barak riconobbe l’amministrazione palestinese su Gerusalemme Est, ma Arafat considerò insufficienti i risultati raggiunti, e la pace fallì nuovamente. Il nuovo leader del partito Likud era un oltranzista, Ariel Sharon, che era contrario al ritiro degli israeliani dai territori occupati: visitò il Monte del Tempio, luogo di culto considerato sacro dai palestinesi, che reagirono scatenando una nuova intifada, durata 18 mesi, e rendendo sempre più lievi le speranze di pace. Nel 2000 Barak si dimise e nel 2001 fu eletto presidente israeliano proprio Sharon: Clinton, nello stesso 2001, tentò un’altra mediazione, senza successo. La situazione degenerò con una serie di attentati terroristici kamikaze, Arafat si dimostrò incapace di controllare il terrorismo palestinese e Sharon considerò Arafat un nemico di abbattere, complice dei terroristi. Con i kamikaze l’escalation di violenza divenne allarmante: furono colpiti obiettivi sia militari che civili con delle vere e proprie “bombe umane” che si facevano esplodere. Il 1° giugno 2001 un kamikaze palestinese si è fatto esplodere in una discoteca di Tel-Aviv, provocando 21 morti. Nel dicembre 2001 le forze israeliane assediano il quartiere di Arafat, Ramallah, isolando il leader palestinese. Seguirono attacchi terroristici dei palestinesi, che scatenarono una terza intifada (dopo quelle del dicembre 1987 e del 2000, durata 18 mesi). Nell’aprile 2002 l’esercito israeliano rioccupa la Cisgiordania bombardano i campi profughi di Nablus e Jenin, quest’ultimo in particolare, ove vi furono centinaia di morti. Nel giugno 2002 gli israeliani iniziarono la costruzione di un muro lungo 350 km. tra Israele e Cisgiordania, in particolare su territorio giordano, con lo scopo di isolare i territori palestinesi e controllare meglio la frontiera israeliana, ma il muro fu criticato anche dagli americani, tradizionali alleati degli israeliani. Nel settembre 2002 il segretario generale dell’ONU Kofi Annan preparò un nuovo piano di pace, insieme all’Unione Europea, all’ONU, alla Russia ed agli USA, presieduti da George Bush junior: la cosiddetta “mappa stradale” o “Road Map”, ma Sharon, che era stato confermato come premier israeliano, rifiutò ogni trattativa, compresa la Road Map, che prevedeva 3 fasi:

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1. cessazione degli attacchi terroristici da entrambe le parti, riconoscimento dello Stato di Israele e restituzione, da parte di Israele, dei fondi confiscati ai palestinesi;

2. indire nuove e libere elezioni palestinesi e costituzione di uno Stato palestinese provvisorio entro il 2003, da occupare per 2/3 la striscia di Gaza e per il 40% la Cisgiordania;

3. costituire, entro il 2005, uno Stato di Palestina entro confini definitivi. Nel giugno 2003 Sharon si dichiara favorevole ad accettare la Road Map, incoraggiato dall’ascesa, quale primo ministro dell’ANP, di Abu Mazen, moderato, gradito anche agli USA: al vertice di Aqaba israeliani e palestinesi accettano la Road Map, ma dopo le prime speranze di pace, la situazione degenera nuovamente perché Abu Mazen entrò in contrasto con il leader dell’OLP Arafat, che accusò Abu Mazen di essersi troppo ammorbidito su posizioni filoamericane. Abu Mazen allora dichiarò guerra ad Hamas, fondata dallo sceicco Yassin, ed alla Jihad islamica, due dei principali gruppi terroristici palestinesi. Abu Mazen, date le incomprensioni con Arafat, nel settembre 2003 si dimise da primo ministro dell’ANP, la cui carica fu affidata, per volontà di Arafat e del suo movimento politico Al Fatah, ad Abu Ala: le tensioni con Israele restavano fortissime e la Road Map solo un vago ricordo. Abu Mazen aveva anche accusato la scarsa influenza americana sugli israeliani e la scarsa volontà di trattativa di Israele. C)I principali gruppi terroristici palestinesi. 1. Hamas. E’ il più noto gruppo terroristico, costituito da 300 elementi, ha utilizzato i kamikaze fin dal 1992 ed ha come obiettivi la “distruzione di Israele” (Yassin) e la creazione di uno Stato islamico nei territori palestinesi. 2. Jihad islamica. E’ una costola di Hamas, fondata da un centinaio di militanti; sono radicali e fondamentalisti ancora più di Hamas, sul piano religioso; su quello politico condividono gli stessi obiettivi di Hamas. 3. Hezbollah. Sono sciiti fondamentalisti, hanno la base in Libano (soprattutto nel Libano del Sud ed a Beirut) ed il sostegno economico e militare dell’Iran. Loro obiettivo è la costruzione di uno Stato fondamentalista islamico al posto di Israele. Il termine “Hezbollah” significa “partito di Dio”. 4. Brigate martiri Al Aqsa. Hanno partecipato alla seconda intifada ed il loro scopo è conquistare consenso presso gli islamici più estremisti, attratti da Hamas e dalla Jihad, ma da alcuni anni hanno iniziato ad usare i kamikaze, proprio come i gruppi islamici più estremisti. E’ il gruppo militare di Al Fatah, il movimento politico di Arafat. D)Algeria. Uscita dalla guerra di liberazione antifrancese, l’Algeria avviò una politica economica socialista e si avvicinò alla lotta di liberazione del popolo palestinese ed alle lotte di liberazione del terzo mondo, ma nel 1979 il nuovo presidente Benjadid Chadli non riuscì a far fronte alla crisi economica incalzante, della quale si approfittarono gli integralisti islamici, che volevano spostare l’attenzione dalla questione sociale e creare uno Stato islamico. In Algeria, uno Stato islamico integralista. Alle elezioni del 1990 il FIS (Fronte di Salvezza Islamico) riportò una schiacciante vittoria.; il FIS aveva anche appoggiato Saddam nella guerra del golfo; nel 1992 Chadli si dimise. Le nuove elezioni ribadirono il successo del FIS, ma a questo punto il capo dell’esercito Mohamed Boudiaf prese il potere con un colpo di Stato, ma subito dopo fu ucciso in un attentato e l’Algeria sprofondò in una guerra civile. Gli integralisti massacravano spietatamente chiunque manifestasse idee laiche, ma il nuovo presidente, un altro militare, Bouteflika ha stretto un accordo con il FIS concedendo l’amnistia ai ribelli del FIS che si fossero arresi.

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E)Turchia. Negli anni ’90 la situazione dei curdi si è aggravata, relativamente al rapporto con la Turchia: nel 1995 l’esercito turco invade il Kurdistan, ma nello stesso anno il governo di Ciller è stato travolto da scandali, che hanno portato al potere il partito islamico del Refah (“benessere”, letteralmente, in turco), guidato da Necmettin Erkana, che ha dato vita ad uno Stato confessionale, ma dopo un solo anno, nel 1997, il governo è stato assunto da Mesut Yilmaz, fortemente anti-islamico. A causa di tale instabilità, l’Unione Europea ha respinto, nel 1998, la richiesta turca di entrare a far parte della stessa U.E. Le elezioni del 1999 hanno visto la vittoria del partito democratico di sinistra di Bulent Ecevit, ma nel 2002, nuove elezioni hanno portato al potere il partito islamico moderato AKP di Tayyip Erdogan, cha ha dato il via ad una linea laica; Erdogan è tuttora al potere, ma il suo prestigio è compromesso per un tacito aiuto che il suo governo sta fornendo ai terroristi dell’I.S.I.S. (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria) del califfo Al-Baghdadi. La Turchia è tuttora fuori dall’Unione Europea. F)Afghanistan. Il ritiro dell’Armata Rossa ha dato luogo ad una sanguinosa guerra civile e nel 1992 Muhammad Najibullah è costretto a lasciare il potere all’etnia tagika di Rabbani, fortemente presente al nord del Paese, anche se in forte contrasto con il ministro della difesa Ahmad Shah Massud. I talebani (studenti delle scuole coraniche di etnia pashtun, dominante nel centro-sud del Paese) occuparono progressivamente il Paese, con l’aiuto del vicino Pakistan ed il tacito assenso degli U.S.A., che auspicavano, in un modo o in un altro, la normalizzazione della situazione. Per questo non ostacolarono Osama Bin Laden, futuro “sceicco del terrore”, già aiutato dai ‘democratici’ Stati Uniti nella precedente guerra contro l’Unione Sovietica. Nel 1996 i talebani occupano la capitale Kabul e Rabbani fu destituito: si formò il governo dei talebani, che instaurò un regime islamico rigidissimo: alle donne fu imposto il burqa e fu loro vietato di lavorare e di studiare, furono proibite addirittura la musica, la televisione e qualsiasi rapporto con l’estero, tuttavia gli U.S.A., data l’importanza strategica del Paese, non interruppero le relazioni diplomatiche con l’Afghanistan. Nelle montagne del nord del Paese continuava intanto la guerriglia tra le tribù di etnia tagika e quelle di etnia pashtun. G)Iran. Dopo Khomeini l’Iran intraprese una via di modernizzazione, più laica, e nel 1998 divenne una repubblica presidenziale Per due volte consecutivamente venne eletto, alla guida del Paese, Rafsaniani, con oltre il 90% dei voti. Cercò di attenuare il fondamentalismo e di riprendere i contatti con l’Occidente. Nel 1997 venne eletto un altro moderato, Mohammad Khatami, che entrò però in contrasto con l’ayatollah Alì Kamenei, un severo integralista: tali contrasti portarono il Paese a scontri di piazza violentissimi da radicali islamici e laici, rappresentati da studenti ed intellettuali; nel luglio del 1999 feroce fu la repressione contro gli studenti che manifestavano a Teheran. Ma le elezioni del 2000 e del 2001 videro uscire rafforzato ancora Khatami, che ha proseguito a condurre il Paese verso una linea moderata. H)L’immigrazione. Nel luglio 1999 un rapporto ONU denuncia la preoccupante crescita demografica nei Paesi sottosviluppati dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina (centro-meridionale), Paesi ad economia sostanzialmente agricola, con presenza di enormi differenze sociali. La popolazione mondiale cresce a 6 miliardi, mentre negli anni ’70 era la metà (3 miliardi e mezzo) e nel 1990 era di 5 miliardi.

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Nell’Europa i partiti della destra nazionalista denunciano, a loro volta, l’invasione di ‘orde islamiche’, incrementate anche da profughi provenienti dall’Est europeo dopo la caduta del comunismo (1989/91). L’Europa occidentale sta inevitabilmente andando incontro ad un fenomeno di multiculturalità che è stato però da varie forze politiche rigettato ed ha portato a gravi episodi di razzismo. Tra i problemi di cui si sono dovuto fare carico i Paesi ospitanti vi è quello, non ultimo, della richiesta di cittadinanza e dell’aumento della criminalità e quello, recentissimo, del terrorismo di matrice islamista. I)L’11 settembre 2001. La mattina dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti furono il tragico oggetto di un tremendo attacco kamikaze di integralisti islamici, rivendicato dall’organizzazione terroristica Al-Qaeda, comandata e sovvenzionata dallo sceicco Osama Bin Laden. Due aerei dirottati si scagliano sulle Twin Towers, le “torri gemelle” di New York, alte oltre 400 metri, sede del World Trade Center, causando 3000 morti. Un terzo aereo si è schiantato sul Pentagono, ma di questo non si è trovata traccia e sembra che l’esplosione sia avvenuta dall’interno. Un quarto aereo è misteriosamente scomparso. Tuttavia esperti fisici hanno messo in dubbio che il calore sprigionato dalle esplosioni abbia potuto causare il crollo immediato dei grattacieli di New York ed a tutt’oggi gli eventi dell’11 settembre restano avvolti nel mistero. Erano tutti aerei dell’American Airlines dirottati da esperti piloti arabi, che avevano studiato nei Paesi occidentali ed in America. La famiglia Bin Laden, inoltre, di ricchi petrolieri in affari con gli Stati Uniti, aveva lasciato il Paese proprio il giorno prima dell’attentato. Questa la dinamica degli attentati: -alle h. 8,55 un aereo dell’American Airlines (Boeing 767) si schianta contro la torre nord, che crolla alle h. 10,00: -alle h. 9,16 un secondo aereo si schianta contro la torre sud, che crolla alle h. 10,27; -alle h. 9,40 un’esplosione colpisce il pentagono ed alle h. 0,37 crolla un’ala del pentagono, tuttavia la causa dell’esplosione, attribuita dagli U.S.A. agli attentatori arabi, resta un mistero; -alle 10,05 si schianta al suolo, in Pennsylvania, un altro aereo dell’American Airlines. Il presidente Bush, repubblicano, si trovava in visita ad una scuola elementare: viene tempestivamente avvisato, ma non sembra dar segni di stupore e finisce la visita con la massima tranquillità. Il presidente americano George Bush ha chiesto al leader dei talebani afghani, il mullah (capo religioso) Omar, di consegnargli Bin Laden, rifugiato in Afghanistan, ma questi si è rifiutato e gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra all’Afghanistan. Entro il 2001 cade la capitale Kabul e l’importante città di Kandahar viene assediata: il regime talebano è finito, al prezzo di moltissimi civili afghani innocenti morti, tra cui donne, bambini e feriti ricoverati presso gli ospedali di Emergency del dott. Gino Strada, medico italiano molto impegnato nel volontariato e nelle campagne di pace. Agli Stati Uniti è sfuggito di mano il mostro che loro stessi avevano creato, Bin Laden. L’Afghanistan è stato distrutto dai raid aerei americani, accompagnati da avanzate via terra, ma Bin Laden non è stato trovato; sarà scovato anni dopo, in Pakistan, ed ucciso nel suo stesso rifugio. In Afghanistan s’instaura un governo controllato dagli americani, mentre continua la guerriglia con i talebani.

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L)L’attacco all’Iraq di Saddam Hussein. Non avendo trovato Bin Laden in Afghanistan, gli Stati Uniti dirigono allora la loro attenzione verso l’Iraq di Saddam Hussein, accusato a)di avere rapporti con lo sceicco del terrore; b)di sovvenzionare il terrorismo islamico; c)di essere un tiranno in politica interna, responsabile di uccisioni e torture e quindi violatore dei diritti umani; d)di non avere smantellato le armi di distruzione di massa (armi, chimiche, batteriologiche, nucleari), come previsto dalle risoluzioni O.N.U. Ad una guerra verso l’Iraq non sono invece d’accordo la Russia, la Francia di Chirac e la Germania, che considerano destabilizzante un conflitto dell’Occidente in quell’area; è inoltre fortemente contraria alla guerra la Chiesa di Giovanni Paolo II, che considera il conflitto soltanto una carneficina di innocenti, come poi infatti si rivelerà. A fianco degli Stati Uniti si schierano i Paesi dell’Est Europa ex comunista, l’Inghilterra del laburista Blair e la Spagna, mentre l’Italia di Berlusconi mantiene una posizione inizialmente oscillante, in quanto Berlusconi sa che l’opinione pubblica è contraria ad un intervento militare. In tutto il mondo si levano le voci del pacifismo, con la bandiera arcobaleno ed i movimenti di sinistra e no-global (in Italia la voce più forte è quella del leader comunista Fausto Bertinotti) che accusano gli Stati Uniti di essere interessati non tanto a trovare Bin Laden quanto ad impossessarsi degli immensi giacimenti petroliferi dei quali l’Iraq è ricchissimo e ad instaurare l’egemonia politico-militare in Medio-Oriente. Ma Bush è forte del consenso americano, ancora ferito dall’attacco dell’11 settembre; a Bush si oppongono, in America, soltanto pochi intellettuali. In Iraq vengono inviati, con il consenso di Saddam Hussein, ispettori O.N.U. con il compito di trovare le armi di distruzione di massa, ma non vengono trovate, nonostante le accurate indagini su tutto il territorio iraqueno. Allora Bush chiede a Saddam di lasciare il Paese, ma il dittatore rifiuta l’ultimatum americano del 17 marzo 2003; il 20 marzo 2003 iniziano i raid aerei americani su Bagdad e su altri centri considerati strategici, ma ovviamente i bombardamenti colpiscono tantissimi civili innocenti. Iniziano anche le operazioni via terra, condotte da americani, inglesi e curdi. Cade anche l’importante città di Bassora. Saddam viene trovato soltanto alcuni mesi dopo, ma non vengono mai rinvenute le armi di distruzione di massa che, secondo gli Stati Uniti, Saddam possedeva. Dal maggio 2003 l’Iraq viene occupato militarmente dalle forze alleate, compresa l’Italia, e a Bagdad si forma un governo fantoccio messo in piedi da Bush, mentre la popolazione iraquena, anche se contenta per la caduta di Saddam (sarà giustiziato anni dopo, in seguito ad un lungo processo) e la fine della dittatura, non vuole un’occupazione militare straniera ed inizia a compiere una serie di guerriglie contro il regime straniero insediatosi, che ha dimostrato come agli Stati Uniti interessasse soltanto avere nel Medio Oriente una zona d’influenza coloniale. Il 12 novembre 2003 un comando italiano di carabinieri viene massacrato da un attacco kamikaze, 19 sono le vittime, ma si tratta di soldati italiani mercenari. In Italia è forte la protesta per la presenza di truppe italiane su un suolo straniero.

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10.Il Medio Oriente dal 2004 al 2015 e l’incubo del terrorismo in Europa ed in Occidente. A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni americane con Iran e Siria. B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane. C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan senza pace. La situazione in Iraq e la morte di Saddam. D)Il terrorismo: una questione del XXI secolo. E)L’Isis e gli attentati di Parigi. A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni americane con Iran e Siria. L’11 marzo 2004, alla vigilia delle elezioni, che vedevano favorito il premier Aznar, tredici bombe esplodono in diverse stazioni, facendo 150 morti tra i pendolari. Aznar ha avanzato l’ipotesi, poi smentita, che gli attentati fossero imputabili ai separatisti baschi, forse per evitare ricadute sul voto, qualora fossero stati opera degli integralisti islamici, data la presenza dei soldati spagnoli in Iraq; in realtà erano opera di Al-Qaeda. Ma i risultati ricaddero invece negativamente su Aznar e le elezioni furono vinte dal socialista José Luis Zapatero, che ritirò immediatamente le truppe spagnole dall’Iraq ed intavolò invece trattative con l’ETA (movimento separatista basco). Inoltre ha varato leggi a sostegno della laicità dello Stato, come il matrimonio omosessuale. Il 7 luglio 2005 varie bombe esplodono nella metropolitana ed in un autobus di linea a Londra, provocando 50 morti. Il presidente Blair, appena rieletto, si è ritirato dalla scena politica nel 2007: la popolazione gli rimproverava la permanenza delle truppe inglesi in Iraq, a fianco degli Stati Uniti. Intanto l’amministrazione repubblicana del presidente americano Bush, costituita da Condoleezza Rice e dal ministro della difesa Rusmsfeld (dimessosi nel novembre 2006), dopo aver preso atto che Saddam Hussein non possedeva armi di distruzione di massa e non era il mandante degli attentati dell’11 settembre, ha mantenuto una posizione di tensione nei confronti dell’Iran e della Siria, considerati “Stati canaglia” e sostenitori dell’azione terroristica di Hezbollah (“partito di Dio”, sono sciiti sostenitori dell’idea dello Stato islamico, molto forti in Iran); in particolare sono aspre le tensioni con l’Iran, che ha continuato ad arricchirsi di uranio, per scopi civili, secondo la versione del governo iraniano, per produrre armi nucleari secondo gli Stati Uniti. B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane. Nel 2004 a Parigi muore Arafat, dopo che era stato assediato dagli israeliani di Sharon a Ramallah, nel suo quartier generale. Israele inizia un ‘disgelo unilaterale’: ritira i coloni nella striscia di Gaza e contemporaneamente prosegue la costruzione del muro al confine cisgiordano, per difendersi da eventuali attacchi kamikaze, nonostante le proteste internazionali ne contestassero la legalità. Sharon abbandona il partito nazionalista Likud e fonda un proprio schieramento, il partito Kadima. Ma poco dopo , dopo essere caduto in coma, anche Sharon muore, ed il nuovo presidente israeliano è Olmert, nuovo leader del partito Kadima, che vince le elezioni del 2006, alle quali crolla il partito Likud. Nel gennaio 2006 si tengono le elezioni anche per il parlamento palestinese, che vedono la vittoria del partito di Hamas, estremisti islamici che non riconoscono il diritto ad esistere da parte di Israele, mentre viene sconfitto il partito di Al Fatah, il partito corrotto di Arafat, anche se non mancano violenti scontri tra gli schieramenti di Hamas e Al Fatah. Nel novembre 2006, dopo il rapimento di un soldato israeliano da parte del partito di Hezbollah, Israele attacca il Libano meridionale, con tremendi bombardamenti aerei ed penetrazioni via terra nel territorio libanese; a Beirut, la capitale, vi sono centinaia di morti. La risoluzione ONU 1701 del 14 agosto 2006 ha posto fine al conflitto con una pace siglata sotto la supervisione italo-francese, che si sarebbe sostituita in Libano al posto

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degli israeliani: Israele ritira le truppe dal Libano, ma secondo i libanesi sarebbe stato un ritiro solo parziale. C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan senza pace. La situazione in Iraq e la morte di Saddam. Nel frattempo proseguono le tensioni americane contro Iran e Siria, accusati di armare il partito Hezbollah. Il nuovo presidente iraniano, dall’agosto 2005, è Mahmud Ahmadinejad, rappresentante dell’ala oltranzista del fondamentalismo islamico, che è arrivato addirittura a negare la shoah ebraica della II guerra mondiale. In Afghanistan i talebani continuano, di fatto, a controllare il Paese con la guerriglia, mentre il presidente Karzai, un ‘burattino’ degli Stati Uniti, controlla soltanto la capitale Kabul. Nel giugno 2004 gli Stati Uniti hanno, almeno formalmente, restituito la sovranità nazionale all’Iraq: le elezioni del gennaio 2005 hanno visto la vittoria degli sciiti e dei curdi del nord, mentre i sunniti hanno boicottato le elezioni e continuano ad opporsi al processo di democratizzazione del Paese, considerato un’imposizione americana. Nel dicembre 2005, dopo nemmeno un anno, si tengono nuove elezioni, vinte ancora dagli sciiti, ma i sunniti questa volta non hanno boicottato le elezioni e si sono attestati su risultati buoni. Ma il Paese continua ad essere lacerato da continui attentati ai civili, che hanno creato un clima da guerra civile tra la minoranza sunnita e la maggioranza sciita. Moltissimi sono i rapimenti e gli ostaggi, da ambo le parti. Nell’ottobre 2005 inizia il processo a Saddam Hussein, che si concluse, dopo molte discussioni, con la sua condanna a morte, avvenuta il 30 dicembre 2006. D)L’Isis e gli attentati di Parigi. Le origini dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria) risalgono al 2004, quando il califfo Al-Zarqawi fonda un gruppo terroristico per combattere il regime americano in Iraq ed il partito sciita che lo sosteneva, dopo la caduta di Saddam. A partire dal 2012 lo Stato Islamico dell'Iraq è intervenuto nella guerra civile siriana contro il governo di Baššār al-Asad e nel 2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano e scelto come propria capitale Raqqa, ha cambiato nome in Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS). Nel 2014 l'ISIS ha espanso il proprio controllo in territorio iracheno (con la presa in giugno di Mossul), proclamando la nascita del "califfato" il 29 giugno 2014. Le rapide conquiste territoriali dell’ISIS hanno finito per attirare la preoccupazione della comunità internazionale, spingendo gli Stati Uniti e altri Stati occidentali ed arabi moderati ad intervenire militarmente contro l'ISIS, con bombardamenti aerei in Iraq da agosto 2014 ed in Siria da settembre 2014. Dapprima alleato di Al-Qaeda, l'ISIS se ne è definitivamente distaccato nel febbraio 2014, diventandone il principale concorrente per il primato della jihad mondiale. A partire dall'ottobre 2014, altri gruppi jihadisti esterni all'Iraq e alla Siria hanno dichiarato la loro affiliazione all'ISIS, assumendo il nome di "province" dello Stato Islamico: tra queste, si sono particolarmente distinte per le loro attività la provincia del Sinai, attiva nella regione egiziana del Sinai. L'attentato terroristico alla sede parigina della rivista satirica “Charlie Hebdo” del 7 gennaio 2015 ha causato la morte dodici persone e di undici feriti ed è stato rivendicato da Al-Qaeda. La motivazione dell’attacco sarebbero state alcune vignette satiriche su Maometto. Sempre a Parigi, gravissimo l'attentato multiplo del 13 novembre 2015 al teatro Bataclan, allo Stadio ed a tre ristoranti parigini, in cui hanno trovato la morte 130 persone; quest’attentato è stato rivendicato dall’ISIS.

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Dopo quest’ultima aggressione, la Russia di Putin e la Francia di Hollande hanno iniziato a bombardare i territori siriani controllati dall’ISIS. Il conflitto è tuttora in corso. E)Il terrorismo: una questione del XXI secolo. La scelta di Bush di dichiarare guerra sul campo al terrorismo ha lasciato perplessi gli esperti di strategia: un’inchiesta del “New York Times” del del 2006 ha sostenuto che il clima di tensione internazionale è aumentato dopo la guerra americana all’Iraq, ritenuta una “sporca guerra” (nota espressione che fu usata dai pacifisti per la guerra del Vietnam) combattuta solo per il petrolio, nella certezza che né Bin Laden, né le armi di distruzione di massa sarebbero state mai trovate. E’ comunque indubbio che dopo gli attentati dell’11 settembre l’Occidente percepisce il mondo musulmano con estrema e crescente diffidenza: Islam e terrorismo vengono associati senza alcuna distinzione e senza tener conto che la maggioranza dei fedeli islamici vive pacificamente e che i musulmani sono le prime vittime del terrorismo fondamentalista. Forme di fanatismo occidentale vedono la guerra al terrorismo come “scontro di civiltà” o “guerra di religione”, nell’idea apocalittica tra Bene e Male. In questa prospettiva la dimensione del dialogo interculturale ed interreligioso, più volte ribadito dalla Chiesa cattolica e dall’Islam, corre il serio rischio di arrestarsi, avvantaggiando i fomentatori dell’odio. Le guerre contro l’Afghanistan e l’Iraq hanno incrementato l’avversione musulmana verso l’Occidente e messo a rischio anche il ruolo dei Paesi arabi moderati in uno scenario mediorientale sempre più incandescente.

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BIBLIOGRAFIA

A) FONTI PRIMARIE

• Corano, trad. a c. di F. Peirone, 2 voll., Mondadori, Milano, 1990.

B) FONTI SECONDARIE

• Bloch M., La società feudale, Einaudi, Torino;

• Bouquet A. C., Breve storia delle religioni. Uno studio comparato di tutte le religioni del mondo, con una scelta dei testi sacri più importanti, a c. di M. Cenerini, Mondadori, Milano, 1979;

• Braudel F., Civiltà ed imperi nel Mediterraneo nell’età di Filippo II, a c. di C.

Pischedda, Einaudi, Torino, 1953;

• Eliade, Trattato di storia delle religioni, trad. a c. di V. Vacca, Boringhieri, Torino, 1988;

• Hosseini K., Il cacciatore di Aquiloni, ed. Piemme, 2004; • Hosseini K., Mille splendidi soli, ed. Piemme, 2007;

• Sartre J. P., Introduzione a H. Alleg, La tortura, Einaudi, Torino, 1958;

• Sumption J., Monaci, santuari, pellegrini, La religione nel Medioevo, trad. a c. di

M. Lucioni, Editori Riuniti, Roma, 1891.

FILMOGRAFIA

• “Exodus”;

• “La battaglia di Algeri”, regia di G. Pontecorvo, Italia, 1966;

• “La masseria delle allodole”, regia di Paolo e Vittorio Taviani, Italia, 2007; • “Lawrence d’Arabia”, regia di D. Lean, Italia, 1963;

• “Viaggio a Kandahar”, di Mohsen Makhmalbaf, Francia-Iran, 2001.

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INDICE CAPITOLI PARAGRAFI PP. 1.Premessa.Introduzione: le origini.

1

2.La figura di Maometto. 1 3.La religione. 2 4. Dopo Maometto. 4 5. La cultura. 4 6.L’espansione musulmana in Occidente ed i rapporti tra Oriente ed Occidente dal Medioevo alla caduta dell’Impero ottomano.

5

7. Il Medio Oriente e le guerre arabo-israeliane tra gli anni ’40 e ’70.

8

A) La nascita dello Stato di Israele. 8 B)Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto

ed Israele. La “Guerra del Kippur” 9

C)La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina. 10 D)Il “Fondamentalismo”. 10 8.Il Medio Oriente dagli anni ’50 agli anni ’80.

11

A)Iran. 11 B)La guerra tra Iran ed Iraq. 12 C)Siria. 12 D)Afghanistan. 12 E) La guerra civile in Libano. 13 F) Il movimento palestinese: una nazione senza

Stato. 13

9. Il mondo arabo e l’Occidente dal 1990 al 2003.

14

A)La guerra del Golfo. 14 B)Israeliani e palestinesi: una pace mancata. 14 C)I principali gruppi terroristici palestinesi. 16 D)Algeria. 16 E)Turchia. 17 F)Afghanistan. 17 G)Iran. 17 H)L’immigrazione. 17 I)L’11 settembre 2001. 18 L)L’attacco all’Iraq di Saddam Hussein. 19 10.Il Medio Oriente dal 2004 al 2015 e l’incubo del terrorismo in Europa ed in Occidente.

20

A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni americane con Iran e Siria.

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Page 26: Islam, questo sconosciuto. Ma "quale Islam" ?

25

B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane. 20 C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan

senza pace. La situazione in Iraq e la morte di Saddam.

21

D)L’Isis e gli attentati di Parigi. 21 E)Il terrorismo: una questione del XXI secolo. 22 BIBLIOGRAFIA 23 A)FONTI PRIMARIE 23 B)FONTI SECONDARIE 23 FILMOGRAFIA 23 INDICE 24