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ISCHIA, ISOLA RADON-ATTIVA di Agostino Mazzella La radioattività colpisce … In questi ultimi mesi si è registrata un’attenzione particolare dell’opinione pubblica verso la radioattività, motivata da vari segnali, a volte allarmanti, da parte di vari organi di stampa, basti pensare a fatti di cronaca recente come la morte dell’oligarca russo Berezovskii , avvenuta in circostanze misteriose, secondo alcuni dovuta probabilmente a sostanze radioattive, così come era capitato nel 2006 all’agente dei servizi segreti Litvinenko, avvelenato col polonio 210. Ancora, nei primi mesi di quest’anno, sull’”Eco di Bergamo” l’allarme per livelli di radon tra i più alti in Italia, e successivamente su “La Stampa” articoli sul rischio cancerogeno del radon; perfino sui siti dei movimenti politici italiani arrivano contemporaneamente allarmi in tal senso. Questo per dire dell’attualità del tema in questione. Eppure, forse tanti non ne sono coscienti, viviamo in un ambiente naturale con tracce significative di sostanze radioattive: oltre al radon di cui ci occupiamo tra poco, basti pensare al potassio 40, presente nella crosta terrestre, oppure ai raggi cosmici, alle radiazioni dovute ad indagini diagnostiche o cure mediche, ai test nucleari e alle centrali nucleari … L’esposizione a tutte queste sorgenti naturali o artificiali di radiazioni, dette ionizzanti, proprio per la loro capacità di ionizzare la materia e che vengono assorbite dal corpo umano, procura una dose media efficace annua alla popolazione di circa 2,8 mSv, (milliSievert - unità di misura di questa grandezza fisica); eppure ben il 50% di questa dose media è dovuta al Radon 222 (Rn). Si tratta di un gas nobile radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, che a sua volta proviene dal decadimento dell’uranio. Un gas inodore ed incolore, poco solubile in acqua, che, provenendo dal sottosuolo, si diffonde attraverso le rocce

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ISCHIA, ISOLA RADON-ATTIVA

ISCHIA, ISOLA RADON-ATTIVA

di Agostino Mazzella

La radioattività colpisce …

In questi ultimi mesi si è registrata un’attenzione particolare dell’opinione pubblica verso la radioattività, motivata da vari segnali, a volte allarmanti, da parte di vari organi di stampa, basti pensare a fatti di cronaca recente come la morte dell’oligarca russo Berezovskii , avvenuta in circostanze misteriose, secondo alcuni dovuta probabilmente a sostanze radioattive, così come era capitato nel 2006 all’agente dei servizi segreti Litvinenko, avvelenato col polonio 210. Ancora, nei primi mesi di quest’anno, sull’”Eco di Bergamo” l’allarme per livelli di radon tra i più alti in Italia, e successivamente su “La Stampa” articoli sul rischio cancerogeno del radon; perfino sui siti dei movimenti politici italiani arrivano contemporaneamente allarmi in tal senso.

Questo per dire dell’attualità del tema in questione. Eppure, forse tanti non ne sono coscienti, viviamo in un ambiente naturale con tracce significative di sostanze radioattive: oltre al radon di cui ci occupiamo tra poco, basti pensare al potassio 40, presente nella crosta terrestre, oppure ai raggi cosmici, alle radiazioni dovute ad indagini diagnostiche o cure mediche, ai test nucleari e alle centrali nucleari … L’esposizione a tutte queste sorgenti naturali o artificiali di radiazioni, dette ionizzanti, proprio per la loro capacità di ionizzare la materia e che vengono assorbite dal corpo umano, procura una dose media efficace annua alla popolazione di circa 2,8 mSv, (milliSievert - unità di misura di questa grandezza fisica); eppure ben il 50% di questa dose media è dovuta al Radon 222 (Rn).

Si tratta di un gas nobile radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, che a sua volta proviene dal decadimento dell’uranio. Un gas inodore ed incolore, poco solubile in acqua, che, provenendo dal sottosuolo, si diffonde attraverso le rocce fino a raggiungere l’atmosfera. E’ un gas radioattivo con un tempo di dimezzamento di circa 4 giorni che genera prodotti di decadimento anch’essi radioattivi, ma solidi. Mentre il Rn è un gas inerte, quindi non è in grado di fissarsi, questi ultimi, a seguito dell’inalazione di radon, si localizzano nelle strutture dell’albero della respirazione, dove divengono particolarmente dannosi e possono causare delle neoplasie. Il Rn ed alcuni suoi prodotti, quali il Po 218 e Po 214, emettono particelle alfa, altri, come Bi 214 , Pb 214 e Pb 210, emettono elettroni, ovvero radiazioni beta.

Le radiazioni alfa sono poco penetranti per la loro notevole massa e carica, che le porta ad interagire con la materia con un ingente coinvolgimento di energia, per questa ragione sono facilmente frenate (a tal fine è sufficiente anche un semplice foglio di carta) ma con un effetto fortemente ionizzante. Le radiazioni beta sono decisamente più penetranti nella materia, sono frenate da qualche metro d’aria o da un foglio metallico sottile, per esempio alluminio. Contrariamente alle prime, che sono pericolose solo per contaminazione interna, queste risultano rischiose anche per irradiazione esterna al corpo umano. Molto spesso, in coincidenza con l’emissione di radiazioni beta, vi è anche presenza di raggi gamma, come quelli utilizzati in cobaltoterapia, che risultano molto penetranti e con notevole effetto ionizzante della materia attraversata. Per frenarle sono necessari centimetri di piombo oppure mura di cemento armato dello spessore dell’ordine del metro.

Il radon dove si genera e come entra in contatto con noi ?

Il radon, si è accennato, é un gas nobile presente prevalentemente nel sottosuolo e proveniente dalle rocce uranifere. Questi è libero di muoversi nella struttura delle rocce, per effetto della loro porosità, in particolare in quelle di origine vulcanica, può anche essere presente nelle acque sotterranee. A causa del suo tempo di dimezzamento di circa 4 giorni, prima di decadere può percorrere anche notevoli distanze, fino ad arrivare a contatto diretto con la superficie della crosta terrestre e di qui raggiunge l’interno delle abitazioni. Qui le vie d’accesso possono essere tante (vedi figura 1) : attraverso eventuali fessure nella superficie di calpestio, tubazioni, e più in generale impianti e finestre. Accanto a questa via privilegiata di accesso alle nostre case, ve ne è anche un’altra tipica della nostra terra, dovuta al diffuso uso in edilizia di materiali tufacei, che hanno un contenuto percentuale piuttosto significativo di Rn 222, ma la concentrazione ivi contenuta di tale gas dipende fortemente dalla granulometria di queste rocce.

Fig.1

In generale le radiazioni ionizzanti, proprio per la loro capacità di ionizzare la materia attraversata, producono un danno biologico che è possibile stimare sulla base di un sistema specifico dosimetrico. La legislazione italiana tutela la salute anche attraverso il rispetto dei limiti di dose efficace, limiti che tengono conto dell’esposizione, del tipo di radiazione (alfa, beta, gamma o altro) e dell’energia assorbita. La dose efficace annua globale assorbita da membri della popolazione, non esposta per ragioni professionali, indipendentemente dal fondo naturale e dai valori dovuti ad indagini sanitarie, non può superare il millesimo di Sievert per anno. Nel caso del Rn , al fine di garantire il non superamento di questo limite di dose, viene misurata la concentrazione in aria di questo gas, e viene espressa in Bequerel su metro cubo (Bq/mc), il che sta ad indicare il numero di disintegrazioni nucleari, e quindi di radiazioni emesse al secondo, contenute in un metro cubo d’aria. Come si può facilmente intuire, le concentrazioni all’aria aperta sono poco significative, mentre sono particolarmente interessanti per gli scopi radioprotezionistici le esposizioni al chiuso (dette in door) ad una data concentrazione di Rn espressa in Bq/mc.

La norma italiana (DM 241/2000) prevede all’interno degli edifici una concentrazione massima di 200 Bq/mc; eccezionalmente, per strutture non in cemento, il limite massimo ammissibile è di 400 Bq/mc, e si impone così l’obbligo di bonifica oltre i 500. Conoscendo la concentrazione di radon in un ambiente chiuso, in Bq/mc, si utilizza un fattore di conversione di 20 microSv/anno per ogni Bq/mc. In tale stima si tiene conto di una frazione di tempo di permanenza medio all’interno degli edifici di 0.8 e di un fattore di equilibrio F tra 0.4-0.5. Il fattore di equilibrio F caratterizza il disequilibrio tra il radon e i suoi figli e viene definito come il rapporto tra la concentrazione di radon all’equilibrio coi suoi discendenti e la concentrazione effettiva misurata in aria. Al crescere del valore di F, diventa più alta l’equivalente di dose efficace, e quindi il rischio, perché è maggiore la presenza nell’ambiente dei prodotti solidi di decadimento del radon, che - lo si è detto - sono molto dannosi.

Qual è il danno biologico prodotto dalle radiazioni ionizzanti ed il conseguente rischio Rn?

I danni somatici di tipo deterministico si manifestano solitamente in tempi brevi dalla esposizione e la loro entità dipende dalla dose assorbita; quelli di tipo stocastici, con un lungo periodo di latenza, non dipendono espressamente dalla dose e si manifestano in forma statistica. Infine, i danni genetici, anch’essi di natura stocastica, si manifestano nella progenie degli individui irraggiati.

Sul piano microscopico le interazioni delle radiazioni ionizzanti con le molecole biologiche sono molteplici, vanno dalla rottura di un filamento di DNA, alla cancellazione di una base nucleotidica, alla produzione di radicali liberi, che risultano notoriamente dannosi nei processi vitali. Analogamente, i danni sulla cellula possono coinvolgere, oltre ad alterazioni del DNA, anche la tenuta delle membrane, come quella nucleare, o la mitocondriale, con la conseguente morte o mutazione della cellula, con l’inattivazione dei geni soppressori tumorali e la promozione di una progressione cellulare maligna.

Come abbiamo visto, il radon, una volta inalato, dà luogo ad una produzione di discendenti radioattivi solidi, che si localizzano nelle strutture cellulari delle vie della respirazione, qui le particelle emesse, soprattutto quelle alfa, danneggiano principalmente ed in modo considerevole le cellule delle vie bronchiali, dai bronchi principali (80 micrometri), ai bronchioli (15 micrometri). Il danno biologico è dovuto soprattutto ad un fatto: il range delle radiazioni alfa ( percorso medio effettuato dalle particelle α prima di fermarsi) è dello stesso ordine di grandezza di queste strutture, infatti le particelle irradiate hanno un attraversamento medio nella materia compreso tra i 40 e i 70 micrometri; poiché il loro potere ionizzante aumenta col diminuire della velocità, esse finiscono per cedere quasi tutta la loro energia nell’area di arresto, che coincide – come si evince dalla lunghezza del range – proprio con le dimensioni delle pareti dei bronchi e bronchioli. Il danno biologico che ne consegue può dar conto del notevole fattore di rischio di cancro polmonare che il radon induce nei soggetti esposti a questo gas.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato il radon al secondo posto quale fattore rischio del cancro ai polmoni, subito dopo quello del fumo, con una incidenza tra il 3% ed il 14% su tutti i tumori polmonari (Fonte: WHO Handbook on Indoor Radon 2010). L’ICRP (organismo radioprotezionistico internazionale) nella pubblicazione n.15 del 2010 ha affermato che questo fattore rischio è proporzionale alla concentrazione di Rn in aria inalata e non vi è un valore soglia, al di sotto del quale il rischio è nullo. L’ICRP ha stimato ( sulla base degli studi di Darby et alii del 2005, interpolati con altri studi provenienti anche dall’Europa, Cina e Nord America) che l’incremento del fattore rischio cancro ai polmoni è di circa 8% ogni 100 Bq/mcubo.

Studi compiuti in Italia (fonte:Bochicchio ISS 2005) hanno confermato la stessa correlazione tra rischio e concentrazioni di Rn. Le regioni italiane con un più alto fattore rischio sono il Lazio, la Lombardia, il Friuli e la Campania, con stime percentuali comprese tra il 16% e il 13%.

Particolare attenzione, per quanto attiene al fattore rischio in questione, va data alla concomitanza col fattore fumo: come è noto, il rischio di contrarre cancro polmonare è molto più elevato per i fumatori rispetto ai non fumatori:

· il rischio è infatti quasi proporzionale al numero di sigarette fumate (fonte:N.I.H. USA2012)

· secondo l’agenzia regionale ARPAT (Toscana 2012) il rischio di tumore polmonare per esposizione al Rn di un fumatore è fino a 25 volte maggiore di un non fumatore.

Studi compiuti in Italia (fonte: Bochicchio dell’ISS nel 2004) hanno stabilito la seguente correlazione tra esposizione e rischio per fumatori e non fumatori, prendendo come riferimento una persona di 75 anni esposta continuativamente ad una concentrazione di Rn rispettivamente di 100, 400, 800 Bq/mc :

Bq/mc......Non fumatori......Fumatori 100.................(0.5%)...................(12%) 400……........(0.7%)...................(16%) 800.................(0.9%)...................(22%) .

Ci sono strumenti in grado di quantificare la presenza del radon?

Gli strumenti di misura del radon appartengono essenzialmente a due diverse generazioni: sistemi di rilevazione più complessi e meno complessi.

· Sistemi di rilevazione più complessi sono in grado di conteggiare le radiazioni, determinarne la frequenza e l’energia; sistemi più complessi di questo tipo sono anche in grado di restituire uno spettro coi conteggi in funzione dell’energia, il che consente di risalire alle concentrazioni dei diversi radioisotopi presenti nell’ambiente; a questo tipo di strumentazione appartengono le catene alfa o gamma con rivelatori a stato solido o a scintillazione.

· Sistemi meno complessi possono essere quelli a misura diretta come i rivelatori a gas, che si basano sulla corrente generata dalla ionizzazione del gas dovuta alle particelle emesse; altri rivelatori diretti fanno uso di sostanze scintillanti, che emettono cioè fotoni se stimolati da radiazioni incidenti, come nel caso dei cosiddetti fotomoltiplicatori che consentono misure molto sensibili per l’effetto valanga causato dal fotomoltiplicatore.

· Altri sistemi meno complessi sono quelli cosiddetti passivi, che, attraverso misure indirette, sono in grado di dare informazioni in un certo intervallo di tempo sulle concentrazioni dei radioisotopi presenti nell’ambiente. Di questo tipo sono i rivelatori a traccia (CR 39 oppure LR115) , i canestri di carbonio attivo, gli elettreti.

I sistemi di misura maggiormente utilizzati per la determinazione delle concentrazioni di radon in aria sono quelli passivi, proprio per la loro facilità d’uso e la loro capacità di dare informazioni attendibili su un lungo periodo di esposizione.

I rivelatori a traccia : sfruttano il potere penetrante delle particelle (emesse dal Rn e dai suoi figli) che danneggiano lungo la loro traiettoria le molecole del materiale plastico di cui è fatto il supporto del badge, lasciando tracce di dimensioni nanometriche. Le tracce (in figura 2) si rendono visibili ad un microscopio ottico mediante un attacco chimico con una soluzione fortemente corrosiva. Dal conteggio del numero di tracce visibili per unità di superficie si risale alla concentrazione di radon.

(durante l’esposizione) (dopo l’attacco chimico)

Fig.2

I canestri di carbonio attivi: sono costituiti da una scatola metallica cilindrica contenente carboni attivi che assorbono il radon presente nell'aria. Dopo un tempo di esposizione, dell' ordine di qualche giorno, i canestri che assorbono radon, ma non lo rivelano, vengono sottoposti ad una lettura spettrometrica. Dai risultati dell'analisi spettrale, conoscendo il tempo di esposizione e i fattori di calibrazione, si risale alla concentrazione di Rn relativa al periodo di esposizione. La tecnica dei carboni attivi è adatta però a misurare concentrazioni modeste di Rn perché presenta l’inconveniente di dipendere molto dalle condizioni di temperatura ed umidità dell’ambiente.

Gli elettreti: sono costituiti da una piccola camera in contatto con l’aria, in essa il radon ed i suoi discendenti vengono a contatto con una pellicola sensibile di teflon, posta alla base della camera, che è stata precedentemente elettrizzata. Le radiazioni emesse dal Rn e dai figli ionizzando producono cariche in grado di scaricare parzialmente la superficie del disco di teflon. Questa superficie sensibile viene posta a contatto con un elettrometro che consente la misura del potenziale in volt della pellicola. Si effettua la misura del potenziale prima e dopo l’esposizione dell’elettrete ad una distanza di un certo periodo di tempo. Dai volt di scarica della pellicola, attraverso opportuni fattori di calibrazione, si risale alla concentrazione di Rn presente in media, durante quel tempo di lettura, nell’ambiente in cui è stato esposto l’elettrete. A seconda della dimensione della camera e della configurazione scelta, questi rivelatori possono essere utilizzati sia per esposizioni brevi, di qualche giorno, sia per esposizioni lunghe, dell’ordine dei mesi. L’uso degli elettreti è molto diffuso per la loro praticità, economicità ed efficienza.

Quali sono le concentrazioni medie di Rn nelle abitazioni italiane?

In quest’ultimo ventennio vi sono state varie campagne, su diversa scala, per individuare i livelli delle concentrazioni medie di Rn nelle abitazioni degli italiani; tra queste (in tabella 1) viene riportata quella avanzata dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), alla fine degli anni novanta , condotta con un buon campionamento su scala nazionale. In essa sono riportate le medie regionali e la distribuzione dell’incidenza di casi di concentrazioni superiori a 200 e a 400 Bq/mc.

Regione/Provincia autonoma

Rn-222 Media aritmetica ± dev.st.

Abitazioni >200 Bq/m3

Abitazioni >400 Bq/m3

Bq/m3

%

%

Piemonte

69 ± 3

2,1

0,7

V.d'Aosta

44 ± 4

0

0

Lombardia

111 ± 3

8,4

2,2

Bolzano-

70 ± 8

5,7

0

Trento

49 ± 4

1,3

0

Veneto

58 ± 2

1,9

0,3

Friuli V.G.

99 ± 8

9,6

4,8

Liguria

38 ± 2

0,5

0

Emilia-Romagna

44 ± 1

0,8

0

Toscana

48 ± 2

1,2

0

Umbria

58 ± 5

1,4

0

Marche

29 ± 2

0,4

0

Lazio

119 ± 6

12,2

3,4

Abruzzo

60 ± 6

4,9

0

Molise

43 ± 6

0

0

Campania

95 ± 3

6,2

0,3

Puglia

52 ± 2

1,6

0

Basilicata

30 ± 2

0

0

Calabria

25 ± 2

0,6

0

Sicilia

35 ± 1

0

0

Sardegna

64 ± 4

2,4

0

MEDIA pesata per popolazione regionale

70 ± 1

4,1

0,9

Fonte : Bochicchio F et alii "Results of the National Survey on Radon Indoors in the all the 21 Italian Regions" Proceedings of Radon in the Living Environment Workshop, Aprile 1999

Tab.1

Come si evince dalla tabella 1 le regioni a più alta concentrazione di radon sono il Lazio, la Lombardia, il Friuli e la Campania, che in media si attestano più o meno attorno ai 100 Bq/mc, con una più significativa incidenza di abitazioni per così dire “patologiche”, quelle nelle quali viene superato il limite massimo previsto dalla legge dei 400 Bq/mc. La Campania con la sua media di 95 Bq/mc non sembra molto lontana dalla media nazionale di 70, ma questo dato non è significativo in quanto anche in presenza di una media piuttosto bassa potrebbe esserci una incidenza significativa di casi “patologici”, cioè di abitazioni in cui vengono facilmente superate le concentrazioni massime ammissibili riconosciute dalla legge italiana.

Prendiamo per esempio la regione Toscana, dove l’agenzia ARPAT nel 2010 ha compiuto una campagna di misura molto puntuale sul territorio, dalla quale è scaturito che, pur in presenza di una media regionale molto al di sotto di quella nazionale e lontana dai limiti massimi ammissibili, circa un terzo dei comuni riportati in tabella 2 presentano concentrazioni superiori ai limiti dei 200 Bq/mc e soprattutto oltre il 20% con valori anche superiori ai 300 Bq/mc. Ciò sottolinea la necessità di possedere il maggior numero di dati possibili per poter elaborare uno screening attendibile della presenza di radon in door. Ai fini della tutela della salute è evidente che diventa poco significativo il dato medio regionale dell’esposizione in door, piuttosto lo è la conoscenza puntuale dell’incidenza dei casi “patologici” che necessitano di un repentino intervento di bonifica.

Prov

Comuni della TOSCANA

N° abit.

Bq/m3

% > 100 Bq/m3

% >

200 Bq/m3

% >

300 Bq/m3

SI

Abbadia San Salvatore

39

205

71%

36%

19%

GR

Arcidosso

28

143

56%

22%

9%

LU

Bagni di Lucca

5

124

46%

20%

10%

GR

Capalbio

5

181

55%

34%

23%

LI

Capraia Isola

20

84

27%

7%

2%

PT

Cutigliano

5

167

57%

31%

19%

MS

Fivizzano

5

80

27%

7%

2%

GR

Isola del Giglio

22

157

54%

27%

15%

LI

Marciana

18

161

45%

25%

16%

LI

Marciana Marina

15

111

37%

13%

6%

GR

Massa Marittima

3

250

51%

38%

31%

PI

Montecatini Val di Cecina

19

344

37%

22%

15%

AR

Montemignaio

7

175

50%

29%

19%

GR

Montieri

10

90

29%

9%

4%

SI

Piancastagnaio

28

211

67%

38%

23%

LU

Piazza al Serchio

3

192

52%

37%

29%

PT

Piteglio

19

106

33%

12%

5%

GR

Pitigliano

16

155

71%

24%

7%

SI

San Quirico d'Orcia

5

14

0%

0%

0%

GR

Santa Fiora

24

240

71%

42%

26%

GR

Sorano

19

289

78%

50%

33%

MS

Zeri

6

98

30%

11%

5%

Tab.2

Quali sono le concentrazioni in door di Rn sull’isola d’Ischia?

Cominciamo con l’analizzare il caso degli ambienti scolastici isolani …

Negli anni tra il 2006 ed il 2011 sono state condotte numerose campagne orientate alla misura delle concentrazioni di Rn in alcune scuole isolane, ciò è stato possibile anche grazie alla collaborazione degli studenti del Liceo Statale Ischia nell’ambito del Progetto Envirad condotto in collaborazione con l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ed il Dipartimento di Fisica dell’Università “Federico II” di Napoli. Le misure sono state effettuate sia con rivelatori a traccia, sia con elettreti, con esposizioni brevi di durata quindicinale e misure lunghe condotte su due semestri. I dati ottenuti con entrambi i metodi di misura hanno dato risultati confrontabili nei limiti della deviazione standard. Inoltre, misure di taratura degli elettreti della RAD ELEC E-PERM hanno confermato un alto grado di affidabilità di questi dispositivi che nelle misure successive sono stati utilizzati in via quasi del tutto esclusiva.

La media delle concentrazioni di Rn in aule scolastiche isolane su un campione di 50 aule è di 230 Bq/mc, un dato significativamente più alto della media di 144 Bq/mc stimata per le scuole campane, come si evince dall’istogramma (fig. 4) tratto da un recente studio della sezione di NA dell’INFN ed Università “Federico II”.

The arithmetic mean annual radon concentration is 144 Bq/mc … The fractions of rooms where radon concentrations exceed the reference levels of 200, 400 and 500 Bq m−3 are 21.3%, 7.6% and 4.5% respectively (Fonte: Radon concentrations in schools of the Neapolitan area di V. Roca et alii in Radiation Measurements 2009).

Fig.4

Nella tabella 3 sono riportate le misure relative al Liceo Statale Ischia nelle sue diverse sedi:

 

 piano dei locali

Concentrazione del Rn in Bq/mc

Deviazione standard

sede v. M. Mazzella

 

 

 

aula PC

p. terra

1203

46

archivio

"

1301

72

aule

"

366

32

aule

I° piano

282

17

 

 

 

 

sede Lacco Ameno

 

 

 

lab informatico

sotterraneo

683

82

lab inglese

"

336

22

aule

I° piano

187

18

aule

piano terra

52

5

 

 

 

 

sede v. Morgioni

 

 

 

aule

P. rialzato

107

30

Laboratorio

P. rialzato

 58

 17

aula magna

P. sotterraneo

87

14

Tab.3

I valori delle concentrazioni riscontrate sono in media più alti nella sede di v. M. Mazzella, una struttura edificata in tufo, risalente agli anni sessanta, avente il massetto del piano terra poggiato sul terrapieno, privo di vespaio, quindi in presenza di tutte le condizioni ideali per una facile trasmigrazione del Rn dal sottosuolo all’ambiente interno all’edifico. Le misure effettuate sulle altre due sedi del liceo hanno fornito valori nettamente inferiori alla precedente, in particolare nell’ultima, costituita da una struttura in cemento armato risalente ad una ventina d’anni fa.

In queste misure ricorre l’obbligo di dover precisare che il tipo di muratura di cui è costituita la struttura da monitorare è rilevante in quanto nella nostra regione, molte costruzioni, soprattutto quelle anteriori agli anni 60, venivano edificate con pietre di tufo e solo in tempi più recenti si è diffuso l’uso del cemento armato. Le rocce tufacee hanno un tenore più o meno alto di Rn in base alla loro granulometria; il gas resta incapsulato negli interstizi fin quando, soprattutto a seguito di uno stress meccanico, viene rilasciato nell’ambiente circostante, un po’ come una spugna che strizza acqua allorquando viene compressa. Le concentrazioni di Rn nelle abitazioni edificate con materiale tufaceo hanno un valore in media più alto di un fattore 1,4 rispetto a quelle in cemento armato, ciò lo si evince molto chiaramente dall’ istogramma della figura 5, dove la distribuzione delle concentrazioni in abitazioni di tufo è più distesa sull’asse delle ascisse rispetto a quella delle abitazioni in cemento armato, indicando una maggiore incidenza di valori più alti di radon nella prima tipologia di abitazioni.

Fonte: Radioattività naturale nelle abitazioni – indagine in Campania – Regione Campania con Dipartimento di Fisica e Servizio di Radioprotezione Univ. Federico II” Napoli - pag 18

Fig.5

Quanto detto rende conto dei valori più alti di Rn nell’edificio di via M. Mazzella costruito in tufo e con un cattivo isolamento col sottosuolo.

A tutto ciò va aggiunto anche un ulteriore elemento: le concentrazioni in door dipendono molto anche dal piano dove viene effettuata la misura, in generale vi è una dipendenza inversa al crescere dell’altezza del piano. Infatti, tendenzialmente, ai piani superiori si riscontrano concentrazioni minori di quelle rilevate a piano terra o ancora di più in quelli interrati. Tutto ciò dipende evidentemente dalle condizioni locali di ventilazione che possono favorire la diluizione del gas radioattivo nell’ambiente chiuso.

Nelle tabella 4 sono riportate le misure condotte in altre scuole del comune d’Ischia:

Tab.4

Da un confronto dei risultati relativi a queste ultime tre scuole emerge ancora una volta il dato inconfondibile che in strutture di tufo, come nel caso della vetusta Scuola Elementare “Marconi”, edificata nel periodo fascista, le concentrazioni di Rn sono in media più alte rispetto alle prime due, e molto prossime a quelle registrate nella sede del liceo di v. M. Mazzella, anch’essa in tufo.

Passiamo ora ad analizzare il caso delle abitazioni private isolane …

Riportiamo in tabella 5 un elenco di abitazioni nelle quali tra il 2007 ed il 2011 sono state effettuate misure di concentrazioni di Rn con gli elettreti E-Perm della Rad Elec, già descritti in precedenza ed utilizzati in configurazione LST (utilizzando una camera più grande e per un tempo breve di esposizione di circa 15 giorni) e in configurazione SLT (con una camera piccola ed un tempo lungo di esposizione di almeno un semestre):

codice

località

configurazione

piano

conc. di Rn (Bq/mc)

errore %

C1

ISCHIA

LST

I

273

 13

C2

"

SLT

I

245

 16

C3

"

SST

I

238

 15

C4

"

SST

I

217

 18

C5

"

LST

I

264

16

D1

"

LST

T

658

11

D2

"

LST

T

242

13

D3

BARANO

LST

ST

716

11

D4

FORIO

LST

T

455

11

D5

CASAMICCIOLA

LST

ST

290

13

D6

FORIO

LLT

T

236

17

D7

CASAMICCIOLA

LST

T

298

15

D8

"

LST

T

384

12

D9

FORIO

LST

T

710

11

D10

FORIO

LST

I

248

14

D11

BARANO

LLT

T

348

14

D12

"

LLT

I

211

19

D13

ISCHIA

LST

II

125

23

E1

CASAMICCIOLA

LST

T

179

31

E2

LACCO AMENO

LST

I

291

17

E3

BARANO

LST

II

204

28

E4

FORIO

LST

T

258

20

E5

ISCHIA

LST

I

168

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E6

LACCO AMENO

LLT

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136

22

E7

BARANO

LLT

ST

260

 18

E8

BARANO

LLT

ST

865

 

E9

ISCHIA

LLT

ST

377

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F1

CASAMICCIOLA

LST

I

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CASAMICCIOLA

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I

171

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BARANO

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570

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F4

BARANO

LST

I

430

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F5

BARANO

LST

T

316

15

F6

ISCHIA

LLT

T

349

13

G1

ISCHIA

LST

T

395

13

G2

"

LST

T

213

17

G3

"

LST

T

270

15

G4

"

LST

T

267

15

F1

"

LST

II

270

21

F2

"

LST

I

470

14

Tab.5

La concentrazione media delle abitazioni isolane poste a piano terra o interrato (T oppure ST) è stata di 370 Bq/mc, ovvero di poco inferiore al limite massimo ammissibile di 400. Invece la concentrazione media delle abitazioni isolane poste ai piani superiori è stata 194 Bq/mc, di poco inferiore al limite dei 200 Bq/mc previsto per le strutture in cemento armato, e che la normativa internazionale considera come valore di guardia. Ciò ad ulteriore conferma che l’altezza dei piani influenza sensibilmente il livello delle concentrazioni perché la via principale d’accesso del radon è rappresentata dal suolo ed il gas fa il suo ingresso nelle abitazioni soprattutto grazie alle fratture presenti nelle fondamenta. Inoltre, nei piani più alti si hanno anche maggiori opportunità di ventilazione, tutto ciò lo si evince chiaramente dal grafico in fig.6 elaborato sulla base delle misure isolane riportate in questo articolo.

Distribuzione delle concentrazioni per piano (ST=sotterraneo; T=terraneo; I piano ; II piano)

Fig.6

Nella fig. 7 sono riportate le concentrazioni di Rn in funzione del piano (dati ARPA Emilia Romagna), il grafico ci dice che a partire dal secondo piano i valori divengono praticamente costanti; questo ci conferma che evidentemente il Rn nei piani più alti è dovuto principalmente all’emissione delle pareti dell’abitazione, mentre le fondamenta sono troppo distanti per dare un loro contributo.

Fonte: Il radon ambientale in Emilia Romagna – ARPA Emilia Romagna 2007

Fig. 7

Infine riportiamo nell’istogramma della figura 8 la frequenza dei casi di abitazioni isolane che presentano delle concentrazioni di radon comprese nei rispettivi intervalli di valori tra: 0-100, 100-200, … fino a 800-900 Bq/mc.

Fig. 8

Nelle abitazioni isolane la media in door delle concentrazioni di Rn risulta di 247 Bq/mc. Delle 40 abitazioni prese in esame, circa il 20% di esse presentano valori superiori al limite dei 400 Bq/mc. Si tratta evidentemente di un dato statistico rilevante, soprattutto se si tiene conto che la media isolana è già doppia di quella campana, valutata in 97 Bq/mc (Fonte: Misure Rn in Campania - Roca et alii 1995-1997), mentre la media nazionale è di 70 Bq/mc. Per confronto, si tenga conto che una recente campagna di misure condotte in abitazioni della penisola sorrentina ha prodotto una concentrazione media di 132 Bq/mc (fonte: Indoor radon concentration measurements in some dwellings of the Penisola Sorrentina,Quarto et alii 2013). E’ evidente quanto la geologia del posto ed i criteri locali di edificazione incidano significativamente su una presenza così cospicua di Rn negli ambienti chiusi dell’isola d’Ischia.

Il radon e le acque termali

L’isola d’Ischia è famosa anche per la diffusa presenza sul suo territorio di scaturigini naturali, molte delle quali termali. La presenza di Rn in esse è molto variabile ed è caratteristica della zona su cui insistono le sorgenti. Dal punto di vista radiometrico termale l’isola potrebbe essere suddivisa sommariamente in tre aree: i comuni di Ischia e Barano con acque la cui concentrazione di Rn è solitamente inferiore ai 100-200 Bq/l; Casamicciola con numerose sorgenti termali molte delle quali con concentrazioni che arrivano fino ai 900 Bq/l; Lacco Ameno e Forio con la presenza di acque termali molto ricche di Rn, alcune delle quali in concentrazioni superiori ai 1000 Bq/mc, come nel caso della sorgente S.Restituta nel comune di Lacco A. con i suoi 2800 Bq/l.

Quest’ultimo dato non deve spaventare perché in Italia vi sono altre sorgenti con un tenore di radon molto più alto, come nel caso di Lurisia in Piemonte, che presenta concentrazioni anche superiori ai 20000 Bq/l.

La scarsa solubilità del Rn in acqua fa si che gran parte di questo gas si diffonda facilmente nell’aria in prossimità della superficie libera dell’acqua; il coefficiente di trasmissione è abbastanza alto, si stima che in condizioni di equilibrio si possa raggiungere anche il 70%. Questo ci spinge a considerare gli ambienti termali isolani luoghi in cui potenzialmente possano raggiungersi o anche superare i limiti massimi di concentrazione in aria. Naturalmente i valori che si misurano dipendono molto dalle condizioni di isolamento e di ventilazione dei locali in cui viene manipolata acqua radioattiva. Infatti in letteratura sono reperibili dati che ci dimostrano come nello stesso ambiente, pur con una manipolazione costante delle stesse quantità di acqua termale, si possano riscontrare concentrazioni in aria variabili nel tempo fino ad un fattore 20 . Questo dato ci insegna due cose: da un lato quanto le scarse condizioni di isolamento e ventilazione dei locali termali possono causare un accumulo “patologico” di Rn in aria, ma dall’altro apprendiamo come un adeguato sistema di areazione degli stessi ambienti può abbattere quelle concentrazioni, riconducendole in poco tempo a valori accettabili.

La mia esperienza di misure di radon nelle Antiche Terme Comunali effettuate nel corso di un quadriennio mi ha portato a questi risultati:

· nelle cabine di balneofangoterapia si sono rilevate concentrazioni di Rn in aria tra 74 - 296 Bq/mc (dipende molto dalle condizioni di ventilazione locale)

· nella cabina idromassaggio concentrazioni di Rn in aria tra 74 - 407 Bq/mc (quasi il 50% del Rn presente nell’acqua si libera in pochi minuti per l’azione meccanica dello spruzzo)

· nell’ambiente circostante alla piscina (al chiuso) concentrazioni di Rn in aria tra 68 - 296 Bq/mc ( dopo circa 5 gg dal ricambio dell’acqua la concentrazione si dimezza, successivamente si stabilizzano i valori minimi indicati) .

Per ridurre queste concentrazioni, soprattutto nelle aree di transito, uffici, sale di attesa, ho fatto installare in ogni corridoio un estrattore che potesse consentire il ricambio d’aria e le osservazioni sperimentali mi hanno portato a concludere che in questi ambienti il livello di Rn si dimezzava nell’arco di appena venti minuti di lavoro d’estrazione.

Tenendo conto del fattore di occupazione annuo T del personale lavoratore termale, del fattore F di conversione dalla concentrazione di Rn in dose assorbita, indicando con C la concentrazione in aria di Rn, si ottiene che la dose efficace media D assorbita in un anno può essere espressa dalla semplice relazione:

D = C ∙ F ∙ T in unità Sv/anno.

La stima della dose efficace media annua per il personale lavoratore risulta:

· nelle cabine la media (su 4 anni di misure) è 3,7 mSv/anno ( tra 2,7 – 4,8 mSv/anno)

· nell’idromassaggio la media (su 4 anni di misure) è 4,1 mSv/anno ( tra 3,4 – 4,4 mSv/anno)

· nella piscina (al chiuso) la media (su 4 anni di misure) è 2,3 mSv/anno ( tra 2,2 – 2,4 mSv/anno) .

Tenendo conto che la dose efficace media annua dovuta all’esposizione alle radiazioni naturali in Italia risulta 2.8 mSv/anno, l’esposizione dei lavoratori termali può essere sensibilmente più alta della dose dovuta al fondo naturale. In Italia per il personale lavoratore è prevista una dose efficace annua non superiore a 3mSv/anno, quindi il personale operante in cabine poco ventilate e soprattutto nelle cabine di idromassaggio potrebbe anche superare la dose massima ammissibile. Ciò impone naturalmente una conoscenza puntuale delle concentrazioni e la messa in atto di un efficace sistema di ventilazione. Queste stime di dose sono molto vicine a quelle valutate molto recentemente dal Dipartimento di Fisica dell’Univ. Federico II di Napoli per alcune terme dell’isola d’Ischia (fonte: Radon concentrations in air and water in the thermal spas of ischia Island – Pugliese et alii 2013).

Ci sono sistemi efficaci di bonifica del radon?

Quest’ultima considerazione, in merito al problema dell’abbattimento delle concentrazioni di Rn, ci spinge ad affrontare la delicata questione dei sistemi di bonifica (fig. 9). Gli interventi di bonifica si differenziano notevolmente in base al livello delle concentrazioni da dover abbattere:

a) il metodo più semplice ed immediato consiste nell’ accrescere il livello di ventilazione dei locali assicurando un maggior numero di ricambi d’aria giornalieri;

b) un sistema abbastanza economico è quello dell’estrazione forzata dell’aria dai locali da bonificare ;

c) un metodo più impegnativo consiste nell’ accrescere l’isolamento del suolo migliorando la ventilazione del vespaio (anche con un sistema forzato);

d) una soluzione costosa, ma valida (soprattutto se non si dispone di un vespaio), è la depressurizzazione del suolo.

Fig. 9

Il caso a) è il più scontato e naturalmente va proposto allorquando le concentrazioni di Rn in gioco sono ai limiti della norma; tutto è affidato essenzialmente alle buone abitudini delle persone che vi abitano o che vi lavorano, alle quali viene consigliato di aprire frequentemente porte e finestre al fine di garantire un maggior numero di ricambi d’aria giornalieri. Ovviamente ciò può bastare solo per concentrazioni non “patologiche”, nel qual caso si rende indispensabile il ricorso a metodi più efficaci.

Il ricorso all’estrazione d’aria – caso b) - si rende necessario nei casi di concentrazioni oltre i limiti previsti ed è un metodo utile ad assicurare un numero adeguato di ricambi d’aria giornalieri, soprattutto in ambienti naturalmente poco ventilati, dove è indispensabile un impianto d’aria forzata con una portata adeguata.

Con concentrazioni piuttosto elevate ed in presenza di un vespaio - caso c) - un metodo efficace consiste nell’installazione di un sistema di aspirazione forzata nel vespaio sottostante al piano terra, dove vengono realizzate anche varie bocchette di aereazione, in modo da abbattere considerevolmente le concentrazioni di Rn in questo luogo che solitamente costituisce il serbatoio privilegiato per l’accesso del gas nell’edificio sovrastante.

Infine - caso d) - soprattutto in assenza di vespaio e di concentrazioni molto elevate di Rn nei locali al piano terra, viene richiesto un impianto di depressurizzazione del sottosuolo. Sotto la superficie dell’edificio viene realizzato un pozzetto per la raccolta del radon che grazie ad un sistema di aspirazione dell’aria crea una adeguata depressione in modo da raccogliere il gas presente nel sottosuolo, ed espellerlo all’esterno dell’edificio, onde evitare che vi si accumuli dentro. Personalmente ho potuto constatare, con dati alla mano, che questa soluzione, seppure piuttosto complessa ed esosa, riesce ad offrire un ottimo risultato.

La scelta del metodo di bonifica da seguire va naturalmente affidata a personale competente e, naturalmente, dopo aver effettuato un congruo numero di rilevazioni di radon nel corso dell’intero anno solare, questo per mettersi al riparo da eventuali dati puntuali che potrebbero non avere alcuna rilevanza statistica.

Oltre a questi metodi più usuali, recentemente ho potuto sperimentare un tipo di soluzione completamente diversa, ovvero l’applicazione di una vernice minerale alle pareti, soffitto e massetto del pavimento, che ha il compito di arrestare significativamente il passaggio del gas radon. La membrana prodotta dall’essiccazione di questa vernice minerale offre una porosità molto fine che è in grado da ridurre sensibilmente il passaggio di questo gas.

Personalmente ho potuto provare questa tecnica in un locale al piano terra del Liceo Classico “Scotti” in v. M. Mazzella ad Ischia in cui le concentrazioni annue si aggiravano sui 1200 Bq/mc. In questo locale tra il dicembre 2007 e gennaio 2008 si è deciso di intervenire con una bonifica di quest’ultimo tipo. Per indagare sulla provenienza di così tanto Rn si è proceduto al sollevamento del pavimento e si è potuto constatare che sotto al pavimento vi era un massetto esiguo ed ormai polverizzato, oltre non vi era null’altro: mancavano sia il solaio, sia il vespaio, tutto ciò ad ulteriore prova che la via maestra dell’ingresso del radon in door resta il cattivo isolamento col sottosuolo. Non a caso la misura effettuata allorquando è stato sollevato il pavimento ha dato valori di 1900 Bq/mc (vedi figura 10).

Fig.10

A questo punto non ci restava che eseguire un massetto di cemento ex novo, sul quale è stata stesa la vernice Radonstop, e solo dopo la sua essiccazione si è proceduto alla posa del nuovo pavimento. Analogamente sull’intonaco delle pareti e del soffitto si sono eseguiti due strati di questa vernice. A conclusione dei lavori la concentrazione del radon in questo locale – eseguita con porta e finestre chiuse – è risultata di 600 Bq/mc, realizzando così un abbattimento di circa il 50% rispetto ai valori consolidati, prima della bonifica.

E’difficile poter attribuire questo risultato esclusivamente alla vernice Radonstop, un certo beneficio sicuramente è stato apportato anche dalla posa del nuovo massetto e dalla nuova pavimentazione, interventi che hanno isolato meglio l’ambiente dal sottosuolo.

Le concentrazioni di Rn sono sensibili ad eventi sismici ?

La questione del sottosuolo ci porta infine ad un tema di notevole interesse che riguarda la connessione tra eventi sismici e le cosiddette anomalie di Rn. Il grande pubblico forse ricorderà il caso sollevato a L’Aquila, dove furono segnalate delle alterazioni nelle concentrazioni di radon nei mesi antecedenti l’evento tellurico del 2009.

In letteratura scientifica viene spesso riportato il caso di Taškent, capoluogo dell' Uzbekistan (ex URSS), che nell’aprile del 1966 venne colpita da un violento terremoto di magnitudo 7,5. Nei mesi precedenti all’evento le concentrazioni del Rn, registrate in pozzi profondi di una vasta area attorno alla zona epicentrale, erano andate rapidamente crescendo fino a quasi triplicare il loro valore di fondo (tale variazione è detta anomalia). Dopo l’evento sismico i valori erano immediatamente ritornati a quelli di fondo. (Fonte: On forerunners of strong tectonic earthquakes Dokl. Akad. Nauk SSSR - Ulomov, V.I., Mavashev, B.Z., 1967).

Una interessante anomalia fu registrata anche a Vulcano nel 1981 e si è visto che essa era dovuta ad una crescita della pressione in profondità associata ad intrusione magmatica. Anomalie sono state frequentemente registrate presso i maggiori complessi vulcanici del mondo (Hawai, Piton de la Fournaise, Etna, El Chichon, Campi Flegrei, ecc…).

Il terremoto di Kobe (magnitudo 7.2 profondità 14 Km) avvenuto sotto il mare tra Kobe e l’isola di Awaji il 17 gennaio del 1995 fu annunciato da una anomalia positiva nelle concentrazioni di Rn al suolo che videro un incremento con circa un fattore 3 (Fonte:“Anomalous radon emanation linked to preseismic electromagnetic phenomena” Y. Omori et alii - Natural Hazards and Earth System Sciences 2007).

In quest’ ultimo decennio sono stati meglio studiati i meccanismi fisici presenti nelle rocce responsabili delle anomalie (in diminuzione o in aumento) dell’emissione di radon osservati sul terreno prima di eventi sismici o vulcanici. Infatti, il comportamento delle rocce sottoposte al notevole stress degli eventi sismici o vulcanici è diversificato in base alla loro struttura. Molte rocce hanno un livello variabile di porosità; alcune, come basalti o graniti contengono piccolissime cavità, che, sottoposte a un carico, tendono a cedere radon e quindi daranno luogo ad un aumento di emissione di questo gas (anomalia positiva).

Invece, i tufi, presenti nelle aree vulcaniche e nelle zone di faglia, che contengono un’alta percentuale di spazi vuoti, spesso superiore anche al 30%, sottoposti a carico, ‘imploderanno’, per poi fratturarsi, cosicché il rilascio di radon, dapprima diminuisce (anomalia negativa), per poi aumentare rapidamente rispetto al valore di fondo. Grazie ad un adeguato monitoraggio del radon e degli altri segnali precursori, con una adeguata conoscenza del contesto geologico, è possibile individuare segnali premonitori anche con bassi margini di errore. (Fonte: Vinciguerra - ING ed Università Roma 3 – 2010).

Ulteriori informazioni in questa direzione potranno giungerci dalla rete di monitoraggio dei gas, tra cui il Rn, che è stata installata nelle aree vulcaniche più vive del paese: Campi Flegrei, Vesuvio, Vulcano, Stromboli, Etna. Evidentemente le anomalie di radon da sole ancora non sono in grado di fornire indicazioni univoche sull’approssimarsi di eventi sismici o vulcanici, ma vi sono sufficienti prove scientifiche per annoverare comunque anche il radon tra i possibili precursori di tali eventi.

Per concludere: quali prospettive per il futuro?

Da questa sommaria panoramica sulle problematiche connesse alla presenza del radon sulla nostra isola possiamo trarre alcune evidenti conclusioni:

· i dati in nostro possesso sulle concentrazioni di Rn negli edifici pubblici e nelle abitazioni fin ora indagate ci fanno ritenere che, se da un lato è ingiustificata qualsiasi forma di allarmismo, dall’altro, non si possono escludere situazioni puntuali, con concentrazioni in door elevate e quindi a rischio per la salute; sono proprio questi casi che hanno necessità di essere meglio individuati al fine di poter mettere in campo efficaci interventi di bonifica;

· la carenza di una indagine capillare, simile a quelle già condotte in alcune regioni del Nord Italia, ci spinge a richiedere all’ ARPA della Campania un monitoraggio su una più ampia base di dati statistici per l’aggiornamento delle concentrazioni di Rn sulla nostra isola ed in particolare nelle abitazioni isolane;

· per quanto riguarda il rischio per i lavoratori esposti a radiazioni ionizzanti va segnalato il caso delle terme isolane che, anche sulla scorta delle determinazioni effettuate recentemente (2013) dall’ INFN di Napoli, possono configurarsi come luoghi in cui le dosi medie efficaci annue possono superare – almeno in talune aree – i valori massimi consentiti per la popolazione; pertanto bisognerebbe avviare uno studio aggiornato e completo sulle concentrazioni e sulle esposizioni al Rn dei lavoratori (principalmente fanghini e bagnini) che operano negli ambienti termali isolani;

· infine, l’isola - per le sue peculiarità geologiche - potrebbe rientrare nella rete per il monitoraggio nel sottosuolo del Rn e degli altri gas che vengono considerati precursori di eventuali fenomeni simici e vulcanici, la qual cosa potrebbe rivestire anche un rilevante ruolo di protezione qualora questa rete di rilevazione ci consentisse di poter implementare un ipotetico sistema locale di “ Alert “ per eventi tellurici.

Il testo è stato pubblicato nel libro: “Ischia, Patrimonio dell’Umanità - Natura e cultura”

Edizione DoppiaVoce Napoli 2014

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tempo
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CONCENTRAZIONE RADON prima-dopo bonifica
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1952
774
624
636

Foglio1MISURE PRIMA DELL'INTERVENTO DI BONIFICA:DOSIMETROCONFIG.DESCRIZIONEDATADURATACONCENTRAZ.erroremisuraesposizioneBq/mcelettreteLSTApr-0410 gg12055%RL 115semestreanno 2005I° semestr.11806%RL 115semestreanno 2005II°semestr.12007%elettreteSSTprima dell'inizio lavori porta+finestra chiusa12/7/073 gg195210%MISURE DOPO DELL'INTERVENTO DI BONIFICA:DOSIMETROCONFIG.DESCRIZIONEDATADURATACONCENTRAZ.erroreelettr.misuraespos.Bq/mcelettreteSSTdopo rimozione pavimento;tutto chiuso;contatto terreno12/11/072gg371710%LSTdopo nuovo massetto solaio senza pavimento; finest.aper.12/22/0711gg117711%SSTdopo radonstop; senza pavimento1/11/083 gg166210%SSTdopo 1 mese dalla conclusione lavori2/18/083gg60711%LSTdopo 1 mese dalla conclusione lavori2/18/088gg62412%SSTdopo tre mesi dalla conclusione lavori4/11/084gg63611%LLTdopo quattro mesi dalla conclusione lavori2/18/0870gg77412%Apr-041205Apr-051180Oct-051200Dec-071952Feb-08774Feb-08624Apr-08636

&C&"Arial,Grassetto"&16MISURE PRESIDENZA LICEO CLASSICO ISCHIA

Foglio10000000

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Foglio2DOSIM.CONFIG.DATADURATACONC.Rnerroremisuraexp.Bq/mcelettreteLSTApr-0410 gg12055%RL 115semestreanno 2005I° semestr.11806%RL 115semestreanno 2005II°semestr.12007%elettreteSST12/7/073 gg195210%CONFIG.DESCRIZIONEDATADURATACONC.erroreelettr.misuraespos.Bq/mcSSTsenza pavim12/11/072gg371710%LSTnuovo mass.12/22/0711gg117711%SSTtutto chiuso1/11/083 gg166210%SST1 mese dopo2/18/083gg60711%LST1 mese dopo2/18/088gg62412%SST3 mesi dopo4/11/084gg63611%LLT4 mesi dopo2/18/0870gg77412%

Foglio3