Irene Rovai - La città ideale
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9 gennaio 2014
Irene Rovai
La città ideale
Montelupo Demo Lab

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La città ideale – 1480/1490
La città ideale è ancora questa…?

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FASE 1La città ideale è una città intelligente!
Smart cities – città intelligenti – o meglio smart communities non significa città, paesi o comunità che usano la tecnologia ma città che pensano, creano, organizzano in modo innovativo, mettendo al centro le persone.Ma non è un punto di arrivo: è un percorso!
Il cittadinoDa consumatore passivo... a prosumer attivo.PROfessional/PROducer + conSUMER
=PROSUMER

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FASE 2La città ideale è una città che promuove collaborazione e condivisione!
Open DataPA che non solo mette a disposizione i dati (open data, dati aperti e accessibili) – il cui accesso è stabilito dalla legge - ma li rielabora, li rende fruibili per vivere meglio negli spazi urbani. La novità per la PA è che “occorre gestire informazioni piuttosto che luoghi”.
ConnessioneUna città che crea rete cittadine, che supporta le aziende e gli esercizi pubblici a condividere la propria connettività, per essere sempre connessi e accedere ai servizi istituzionali, funzionalità e a documenti di lavoro grazie alla tecnologia cloud.
Vince chi condivide, non chi protegge!

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FOCUS ONOpen data e civic hacker
Il civic hacking è un insieme di pratiche che utilizzano elementi e dati diversamente da come ipotizzati da chi li mette a disposizione, in modo che siano più fruibili.
In che modo gli Open Data potrebbero essere utilizzati nelle nostre città e comunità?
• dai cittadini per realizzare nuovi servizi per migliorare la qualità della loro vita sul territorio
• dalle imprese per sviluppare business nuovi ed esistenti

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FASE 3 La città ideale è una città che innova!
Città come luogo di innovazione: da una parte c’è la città che produce, dall’altra la città che pensa, crea, offre servizi. Non dobbiamo solo spingere da una parte o dall’altra ma supportare tutti i settori in questa recessione.
Nelle zone industriali e artigianali si fa…ma dobbiamo creare anche dei luoghi dove si pensa!Creare dei luoghi di innovazione: nuovi modi di lavorare e di generare processi di condivisione del sapere.

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Ma che c’entra l’urbanistica con la città ideale?
C’entra! Nel pensare e ripensare le nostre città dobbiamo mettere al centro l’UOMO (come nel Rinascimento) e la sua creatività, offrire spazi di confronto e di relazione come agorà.Offrire centri storici interessanti e accoglienti, con negozi e servizi, valorizzando le attività tradizionali e non, creando dei luoghi di incontro e di scambio.
Possibile che oggi siano i centri commerciali ad attrarre di più???Vogliamo centri culturali, biblioteche, piazze, musei, giardini! Dobbiamo ripensare le città come volano per lo sviluppo: a livello di innovazione sociale e a livello di economia.

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Una città ideale anche per le donne
Applicare un’ottica di genere all’ambiente urbano significa chiedersi se le città sono progettate per donne e uomini di ogni età, reddito e razza o non invece per rispondere ai bisogni di pochi.
“Di solito gli ingegneri sono uomini e ragionano con le scarpe da uomo. Nella pianificazione della città, se si vuole che la renda confortevole per tutti, si deve pensare che le donne non hanno sempre delle scarpe senza tacco. Se per una donna la copertura delle strade è confortevole, ciò vuole anche dire che una persona handicappata può circolare senza sbalzi di livello stradale e quindi senza difficoltà. La situazione femminile mi interessa in questo senso, nella varietà delle situazioni esistenti per le donne.”
Catherine Trautmann, ex-sindaco di Strasburgo

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Grazie per l’attenzione!
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Irene