Iparticolare attenzione: chi poteva temere una ra · Ho deciso di continuare la carriera accademica...

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© LA RIPRODUZIONE E LA UTILIZZAZIONE DEGLI ARTICOLI E DEGLI ALTRI MATERIALI PUBBLICATI NEL PRESENTE GIORNALE SONO ESPRESSAMENTE RISERVATE GIORNALE DI SICILIA Venerdì 4 agosto 2017 32 Cronaca di Palermo Eleonora Troja mamma... spaziale alla nasa a guidare team di astronomi Antonella Filippi I nizialmente i colleghi americani non le rivolgevano particolare attenzione: chi poteva temere una ra- gazza proveniente da una sconosciuta università si- ciliana? Ma questi cervelloni yankees hanno messo in fretta da parte la loro spocchia: «Si sono ricreduti in fretta e hanno apprezzato la mia preparazione di base, tradizionale ma molto solida, e anche la mia versatilità, quella che mi ha permesso di imparare l’uso di diversi strumenti e telescopi». A parlare è Eleonora Troja della University of Maryland, 36 anni, scienziata palermitana alla guida di un team internazionale di astronomi che, utilizzando telescopi da terra e dallo spazio, ha realizzato una fra le descrizioni più dettagliate mai ottenute di un lampo di raggi gamma, le esplosioni più energetiche e violente dell’universo dopo il «big bang». E le sue ricerche sono appena state pubblicate su «Nature», la bibbia delle riviste scientifiche a livello internazionale. Una così - che ha smentito le parole «Fatti maschii, parole femine», attri- buite a papa Clemente VII, nel XVI secolo, che spiccano proprio su un fiocco giallo nello stemma statale del Ma- ryland - come spesso capita a queste nostre latitudini, do- po la laurea è partita in cerca di fortuna, di conferme, di sfide. E ha lasciato Palermo per gli States. «Ho preso la maturità classica al Don Bosco Ranchi- bile, quindi ho conseguito sia la laurea che il dottorato in fisica all’Università di Palermo, con una specializza- zione in astronomia, ottenuta all’Osservatorio di Paler- mo e all’ex Cnr. I corsi sono stati piuttosto difficili, so- prattutto i primi anni, ma di ottimo livello. Infatti ora, con il senno di poi, penso non abbiano niente da invi- diare a quelli di università più prestigiose come Har- vard o Yale». OOO Come è arrivata ai lampi gamma? «Durante il dottorato mi sono specializzata nello stu- dio di esplosioni cosmiche note come gamma-ray bur- sts, o lampi gamma, che avvengono quando delle stelle enormi, 50 volte più grandi del sole, giungono al termi- ne della loro vita e collassano fino a formare un nuovo buco nero. Si tratta di eventi catastrofici. Questo buco nero neonato lancia nello spazio dei getti di materia ed energia che emettono la radiazione gamma osservata dai nostri satelliti». OOO E dopo il dottorato? «Ho deciso di continuare la carriera accademica e ho mandato il mio curriculum a diversi centri di ricerca nel mondo. Ho anche contattato la Nasa: laggiù ho in- viato anche un progetto di ricerca di circa 10 pagine che spiegava cosa studiavo e cosa avrei voluto fare se mi avessero assunto». OOO Non mi dica che l’hanno chiamata, senza neppu- re l’interessamento di un politico, di un senatore qualunque… «Proprio così. Tre mesi dopo ho ricevuto l’offerta per una borsa di studio di 2 anni, chiamata «Nasa Postdoc- toral Program Fellowship». Le cose sono andate bene, il mio lavoro è piaciuto e così mi sono stati dati incari- chi più importanti che riguardavano la missione spa- ziale Swift, in cui c’è anche un forte contributo italiano. E, dopo otto anni, sono ancora lì». OOO Il suo lavoro adesso in cosa consiste? «Continuo ad occuparmi di lampi gamma. Circa un an- no fa io ed il mio gruppo abbiamo osservato un’esplo- sione eccezionale, avvenuta ad oltre 9 miliardi di anni luce di distanza ma, nonostante la grande distanza, chiunque munito di un semplice binocolo l’avrebbe potuta osservare. Uno dei grandi problemi nello stu- diare questo tipo di esplosioni è che finiscono dopo qualche secondo, praticamente è come cercare di foto- grafare dei fuochi d’artificio: il tempo di prendere l’iPhone in mano, mettere a fuoco e già non si vede più nulla. Lo stesso capita con i nostri telescopi. Dopo tanti tentativi andati male, finalmente l’anno scorso siamo riusciti a raccogliere i dati durante l’esplosione stessa. Io, tra l’altro, ero in vacanza a Palermo quando è avve- nuta questa esplosione». OOO E che ha fatto? «Ricordo ancora che mi stavo preparando per andare a mare con mia madre e mia figlia, quando il satellite Fer- mi ha iniziato a inviare messaggi di allerta e sono dovu- ta rimanere a casa per coordinare le osservazioni». OOO Ne è valsa la pena, però… «Sì, perché l’evento ci ha permesso di capire come fan- no i buchi neri a emettere questi potentissimi getti di energia. Le nostre misure mostrano che la chiave di tutto è il campo magnetico, che permette di formare questi getti e accelerarli fino a velocità vicine a quelle della luce. Abbiamo capito quale meccanismo produ- ce la radiazione gamma osservata, un aspetto al centro di un dibattito decennale all'interno della comunità scientifica». OOO Diciamo che abbiamo capito… Ma non si sente un po’ diversa, speciale? «Diversa da sempre, perché mi sono posta domande a cui pochi prestano attenzione. Mi chiedo come faccia- no le persone a vivere senza sapere come funziona l’universo: secondo me è un peccato perdersi il suo meraviglioso spettacolo. Speciale un po’ sì perché ho avuto la possibilità di raggiungere obiettivi che pensa- vo irraggiungibili». OOO Parliamo della sua vita privata, da una parte all’altra dell’Atlantico. «Certo. Tutta la mia famiglia vive a Palermo. Io sono fi- glia unica ma ovviamente famiglia vuol dire anche zie, zii e cugini di vario grado che io cerco di vedere il più possibile quando torno, soprattutto per farli conoscere a mia figlia Bianca che altrimenti cresce “troppo” ame- ricana». OOO Parliamo di Bianca… «Ha due anni e mezzo ma io già cerco di “sicilianizzar- la”. Un esempio? Va pazza per panelle e gelo di melone. Col tempo spero che ami il mare come me, per questo ogni estate la meta delle nostre vacanze è San Vito Lo Capo, dove anche io andavo da piccola». OOO La sua Palermo di quando viveva qui… «Trascorrevo le mie giornata in via Archirafi, dove ha sede la facoltà di Fisica, o a Palazzo dei Normanni, dove c'è l’Osservatorio astronomico». OOO Insomma per diventare come lei bisogna sempre stare con gli occhi al… cielo? «Ma no, nel weekend uscivo con degli amici per andare nei pub o a ballare. Cambio Cavalli ed il Blow Up in piazza sant'Anna erano i posti che frequentavo di più. La “mia” Palermo è oramai difficile da riconoscere, un po’ perché la città mi sembra molto trascurata e ogni volta che torno la trovo sempre più allo sbando, un po’ perché molte delle persone che conoscevo si sono tra- sferite per cercare lavoro al nord o fuori dall’ Italia». OOO Siamo alle solite, che peccato… «Nonostante questo Palermo mi manca moltissimo: i primi anni mi mancavano le solite cose: il cibo, il mare, le belle giornate di sole. Ho dovuto sostituire l’arancina con la specialità della zona in cui vivo negli Usa, le “crabcakes”, polpette di polpa di granchio. Ma dopo tanti anni la nostalgia è diventata qualcosa di più pro- fondo. Palermo è l’unico posto che io considero casa». E cambia poco se ad accompagnare le «meatballs» di granchio, aggiunge sempre un bicchiere di vino bian- co, freddo. E siciliano. (*anfi*) a Torno ancora nella mia terra con la mia Bianca, oggi mi sento un po’ speciale: ho raggiunto traguardi che pensavo impossibili Eleonora Troja si è specializzata nello studio di esplosioni cosmiche OOO Le opere di un palermitano doc volano alla Biennale di Vene- zia. Filippo Lo Iacono e i suoi af- freschi della città, virtuale e im- maginata, saranno infatti ospiti, dal 13 agosto al 10 settembre, del giovane padiglione Armenia (nuova concezione con l’altret- tanto giovane padiglione della Georgia), invitati da Miro Persoja a Palazzo Zenobio dove due mesi fa il siriano Jean Boghossian ha esposto la sua straordinaria e mo- numentale «Fiamma inestingui- bile» (che dà il nome all’intero progetto), istallazione site specific voluta dal curatore Bruno Corà, ma legata profondamente alla guerra a Beirut. Filippo Lo Iacono ha invece scelto con cura le tele che ha voluto inviare a Venezia, ma tra esse non poteva mancare «Panormus città tutto porto«, opera costruita proprio per «ri- chiamare l’attenzione di una cit- tà, di Palermo che con tutte le sue contraddizioni si fa amare ed esporta cultura», spiega l’artista che sottolinea come il suo «sguar- do ricerca la bellezza nei valori culturali, architettonici, monu- mentali, parlando anche di acco- glienza e anticipando il messag- gio di Capitale della Cultura 2018». A Venezia, sarà il critico d’arte Giorgio Grasso, che ha la curatela del padiglione Armenia, a presen- tare le opere di Lo Iacono con la curatrice Nadine Nicolai. Filippo Lo Iacono non è nuovo, comun- que, a progetti del genere. Paler- mitano, classe ’60, doveva diven- tare architetto, ma ha cambiato strada preferendo andare a botte- ga come apprendista da maestri autorevoli e portando avanti, nel frattempo, l’attività familiare nel campo delle opere d’autore, degli arredi e del collezionismo. Trent’anni di ricerca e studio, ma l’artista si forma anche con que- sto: Filippo Lo Iacono si ritrova in uno stile che attinge, sì, alla tradi- zione impressionista e al reali- smo, ai pittori macchiaioli italiani dell’800, ma se ne discosta in fret- ta prediligendo toni espressioni- sti in certa qualità simbolica del colore, ma anche nuovi modelli di figurazione del contempora- neo. Con uno sguardo all’arte con- cettuale, cercando soggetti che aprono nuove prospettive d’inda- gine sul reale. Filippo Lo Iacono ha guadagnato numerosi premi e riconoscimenti dalla critica inter- nazionale e ha esposto in molte collettive in giro per l’Italia; pro- prio in questi giorni sue opere so- no in mostra a Verona e a Padova, a settembre lo aspettano Monrea- le e Bologna. Ma il suo progetto più importante sarà il prossimo anno: una nuova personale a Pa- lermo, dedicata ad una città che guarda oltre ed è pronta al cam- biamento. (*sit*) simonetta trovato la mostra. Gli affreschi del pittore saranno esposti nel padiglione Armenia dal 13 agosto al 10 settembre. Saranno il critico Grasso e la curatrice Nicolai a presentarli Un tocco palermitano a Venezia Le opere di Lo Iacono alla Biennale Il dipinto Panormus città tutto porto olio su tela di Filippo Lo Iacono palermi...talent La scienziata lavora con l’università del maryland a Dopo il dottorato ho pensato di inviare un progetto all’Agenzia americana. Mi hanno chiamato e dopo otto anni sono ancora lì Eleonora Troja, scienziata di 36 anni

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GIORNALE DI SICILIAVenerdì 4 agosto 201732 Cronaca di Palermo

Eleonora Trojamamma... spazialealla nasa a guidareteam di astronomi

Antonella Filippi

Inizialmente i colleghi americani non le rivolgevanoparticolare attenzione: chi poteva temere una ra-gazza proveniente da una sconosciuta università si-ciliana? Ma questi cervelloni yankees hanno messoin fretta da parte la loro spocchia: «Si sono ricreduti

in fretta e hanno apprezzato la mia preparazione di base,tradizionale ma molto solida, e anche la mia versatilità,quella che mi ha permesso di imparare l’uso di diversistrumenti e telescopi». A parlare è Eleonora Troja dellaUniversity of Maryland, 36 anni, scienziata palermitanaalla guida di un team internazionale di astronomi che,utilizzando telescopi da terra e dallo spazio, ha realizzatouna fra le descrizioni più dettagliate mai ottenute di unlampo di raggi gamma, le esplosioni più energetiche eviolente dell’universo dopo il «big bang». E le sue ricerchesono appena state pubblicate su «Nature», la bibbia delleriviste scientifiche a livello internazionale. Una così - cheha smentito le parole «Fatti maschii, parole femine», attri-buite a papa Clemente VII, nel XVI secolo, che spiccanoproprio su un fiocco giallo nello stemma statale del Ma-ryland - come spesso capita a queste nostre latitudini, do-po la laurea è partita in cerca di fortuna, di conferme, disfide. E ha lasciato Palermo per gli States.

«Ho preso la maturità classica al Don Bosco Ranchi-bile, quindi ho conseguito sia la laurea che il dottoratoin fisica all’Università di Palermo, con una specializza-zione in astronomia, ottenuta all’Osservatorio di Paler-mo e all’ex Cnr. I corsi sono stati piuttosto difficili, so-

prattutto i primi anni, ma di ottimo livello. Infatti ora,con il senno di poi, penso non abbiano niente da invi-diare a quelli di università più prestigiose come Har-vard o Yale».

OOO Come è arrivata ai lampi gamma?«Durante il dottorato mi sono specializzata nello stu-dio di esplosioni cosmiche note come gamma-ray bur-sts, o lampi gamma, che avvengono quando delle stelleenormi, 50 volte più grandi del sole, giungono al termi-ne della loro vita e collassano fino a formare un nuovobuco nero. Si tratta di eventi catastrofici. Questo buconero neonato lancia nello spazio dei getti di materia edenergia che emettono la radiazione gamma osservatadai nostri satelliti».

OOO E dopo il dottorato?«Ho deciso di continuare la carriera accademica e homandato il mio curriculum a diversi centri di ricercanel mondo. Ho anche contattato la Nasa: laggiù ho in-viato anche un progetto di ricerca di circa 10 pagine chespiegava cosa studiavo e cosa avrei voluto fare se miavessero assunto».

OOO Non mi dica che l’hanno chiamata, senza neppu-re l’interessamento di un politico, di un senatorequalunque…«Proprio così. Tre mesi dopo ho ricevuto l’offerta peruna borsa di studio di 2 anni, chiamata «Nasa Postdoc-toral Program Fellowship». Le cose sono andate bene,il mio lavoro è piaciuto e così mi sono stati dati incari-chi più importanti che riguardavano la missione spa-ziale Swift, in cui c’è anche un forte contributo italiano.E, dopo otto anni, sono ancora lì».

OOO Il suo lavoro adesso in cosa consiste?«Continuo ad occuparmi di lampi gamma. Circa un an-no fa io ed il mio gruppo abbiamo osservato un’esplo -sione eccezionale, avvenuta ad oltre 9 miliardi di anniluce di distanza ma, nonostante la grande distanza,chiunque munito di un semplice binocolo l’avrebbepotuta osservare. Uno dei grandi problemi nello stu-diare questo tipo di esplosioni è che finiscono dopoqualche secondo, praticamente è come cercare di foto-grafare dei fuochi d’artificio: il tempo di prenderel’iPhone in mano, mettere a fuoco e già non si vede piùnulla. Lo stesso capita con i nostri telescopi. Dopo tantitentativi andati male, finalmente l’anno scorso siamoriusciti a raccogliere i dati durante l’esplosione stessa.Io, tra l’altro, ero in vacanza a Palermo quando è avve-nuta questa esplosione».

OOO E che ha fatto?«Ricordo ancora che mi stavo preparando per andare amare con mia madre e mia figlia, quando il satellite Fer-mi ha iniziato a inviare messaggi di allerta e sono dovu-

ta rimanere a casa per coordinare le osservazioni».

OOO Ne è valsa la pena, però…«Sì, perché l’evento ci ha permesso di capire come fan-no i buchi neri a emettere questi potentissimi getti dienergia. Le nostre misure mostrano che la chiave ditutto è il campo magnetico, che permette di formarequesti getti e accelerarli fino a velocità vicine a quelledella luce. Abbiamo capito quale meccanismo produ-ce la radiazione gamma osservata, un aspetto al centrodi un dibattito decennale all'interno della comunitàscientifica».

OOO Diciamo che abbiamo capito… Ma non si senteun po’ diversa, speciale?«Diversa da sempre, perché mi sono posta domande acui pochi prestano attenzione. Mi chiedo come faccia-no le persone a vivere senza sapere come funzional’universo: secondo me è un peccato perdersi il suomeraviglioso spettacolo. Speciale un po’ sì perché hoavuto la possibilità di raggiungere obiettivi che pensa-vo irraggiungibili».

OOO Parliamo della sua vita privata, da una parteall’altra dell’Atlantico.«Certo. Tutta la mia famiglia vive a Palermo. Io sono fi-glia unica ma ovviamente famiglia vuol dire anche zie,zii e cugini di vario grado che io cerco di vedere il piùpossibile quando torno, soprattutto per farli conoscerea mia figlia Bianca che altrimenti cresce “troppo” ame -ricana».

OOO Parliamo di Bianca…«Ha due anni e mezzo ma io già cerco di “sicilianizzar -la”. Un esempio? Va pazza per panelle e gelo di melone.Col tempo spero che ami il mare come me, per questoogni estate la meta delle nostre vacanze è San Vito LoCapo, dove anche io andavo da piccola».

OOO La sua Palermo di quando viveva qui…«Trascorrevo le mie giornata in via Archirafi, dove hasede la facoltà di Fisica, o a Palazzo dei Normanni, dovec'è l’Osservatorio astronomico».

OOO Insomma per diventare come lei bisogna semprestare con gli occhi al… cielo?«Ma no, nel weekend uscivo con degli amici per andarenei pub o a ballare. Cambio Cavalli ed il Blow Up inpiazza sant'Anna erano i posti che frequentavo di più.La “mia” Palermo è oramai difficile da riconoscere, unpo’ perché la città mi sembra molto trascurata e ognivolta che torno la trovo sempre più allo sbando, un po’perché molte delle persone che conoscevo si sono tra-sferite per cercare lavoro al nord o fuori dall’ Italia».

OOO Siamo alle solite, che peccato…«Nonostante questo Palermo mi manca moltissimo: iprimi anni mi mancavano le solite cose: il cibo, il mare,le belle giornate di sole. Ho dovuto sostituire l’arancinacon la specialità della zona in cui vivo negli Usa, le“crabcakes”, polpette di polpa di granchio. Ma dopotanti anni la nostalgia è diventata qualcosa di più pro-fondo. Palermo è l’unico posto che io considero casa».E cambia poco se ad accompagnare le «meatballs» digranchio, aggiunge sempre un bicchiere di vino bian-co, freddo. E siciliano. (*anfi*)

aTorno ancora nella mia terra

con la mia Bianca, oggi mi sentoun po’ speciale: ho raggiunto

traguardi che pensavo impossibili

Eleonora Troja si è specializzata nello studio di esplosioni cosmiche

OOO Le opere di un palermitanodoc volano alla Biennale di Vene-zia. Filippo Lo Iacono e i suoi af-freschi della città, virtuale e im-maginata, saranno infatti ospiti,dal 13 agosto al 10 settembre, delgiovane padiglione Armenia(nuova concezione con l’altret -tanto giovane padiglione dellaGeorgia), invitati da Miro Persojaa Palazzo Zenobio dove due mesifa il siriano Jean Boghossian haesposto la sua straordinaria e mo-numentale «Fiamma inestingui-bile» (che dà il nome all’interoprogetto), istallazione site specificvoluta dal curatore Bruno Corà,ma legata profondamente alla

guerra a Beirut. Filippo Lo Iaconoha invece scelto con cura le teleche ha voluto inviare a Venezia,ma tra esse non poteva mancare«Panormus città tutto porto«,opera costruita proprio per «ri-chiamare l’attenzione di una cit-tà, di Palermo che con tutte le suecontraddizioni si fa amare edesporta cultura», spiega l’artistache sottolinea come il suo «sguar-do ricerca la bellezza nei valoriculturali, architettonici, monu-mentali, parlando anche di acco-glienza e anticipando il messag-gio di Capitale della Cultura2018».

A Venezia, sarà il critico d’arte

Giorgio Grasso, che ha la curateladel padiglione Armenia, a presen-tare le opere di Lo Iacono con lacuratrice Nadine Nicolai. FilippoLo Iacono non è nuovo, comun-que, a progetti del genere. Paler-mitano, classe ’60, doveva diven-tare architetto, ma ha cambiatostrada preferendo andare a botte-ga come apprendista da maestriautorevoli e portando avanti, nelfrattempo, l’attività familiare nelcampo delle opere d’autore, degliarredi e del collezionismo.Trent’anni di ricerca e studio, mal’artista si forma anche con que-sto: Filippo Lo Iacono si ritrova inuno stile che attinge, sì, alla tradi-

zione impressionista e al reali-smo, ai pittori macchiaioli italianidell’800, ma se ne discosta in fret-ta prediligendo toni espressioni-sti in certa qualità simbolica delcolore, ma anche nuovi modellidi figurazione del contempora-neo.

Con uno sguardo all’arte con-cettuale, cercando soggetti cheaprono nuove prospettive d’inda -gine sul reale. Filippo Lo Iaconoha guadagnato numerosi premi ericonoscimenti dalla critica inter-nazionale e ha esposto in moltecollettive in giro per l’Italia; pro-prio in questi giorni sue opere so-no in mostra a Verona e a Padova,a settembre lo aspettano Monrea-le e Bologna. Ma il suo progettopiù importante sarà il prossimoanno: una nuova personale a Pa-lermo, dedicata ad una città cheguarda oltre ed è pronta al cam-biamento. (*sit*) simonetta trovato

la mostra. Gli affreschi del pittore saranno esposti nel padiglione Armenia dal 13 agosto al 10 settembre. Saranno il critico Grasso e la curatrice Nicolai a presentarli

Un tocco palermitano a VeneziaLe opere di Lo Iacono alla Biennale

Il dipinto Panormus città tutto porto olio su tela di Filippo Lo Iacono

palermi...talentLa scienziata lavora con l’università del maryland

aDopo il dottorato ho pensato

di inviare un progetto all’Agenziaamericana. Mi hanno chiamatoe dopo otto anni sono ancora lì

Eleonora Troja, scienziata di 36 anni