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io storia nella ANTICA Gianluca Solfaroli Camillocci a cura di M. Angioni e C. Vinassa EDIZIONE BIANCA

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iostorianella ANTICA

Gianluca Solfaroli Camillocci

a cura di M. Angioni e C. VinassaEDIZIONE BIANCA

ionellastoriaGianluca Solfaroli Camillocci

EDIZIONE BIANCA

Questo libro racconta la storia in modo coinvolgente anche grazie a una ricchissima iconogra� a che consente di entrare “dentro” il racconto storico.Il corso si compone di 14 moduli, dei quali 4 destinati al primo anno, 5 al secondo e 5 al terzo anno. Ogni modulo comprende un’apertura, una parte centrale di narrazione argomentata e i Laboratori.

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Solfaroli Camillocci - Farina

IO NELLA STORIA ANTICA, ed. bianca

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Coordinamento editoriale: Anna Maria BattagliniCoordinamento iconografico e grafico: Mario Macchiorlatti Coordinamento tecnico: Francesco StacchinoRedazione: Gianluca TarabbiaProgetto grafico: Mood Fotocomposizione: LIV Cascine Vica (TO) Ricerca iconografica: Egidio Bonanno, Gianluca TarabbiaCartografia: Bluedit, Danilo BezziCopertina: Piergiuseppe AnselmoImmagine in copertina: I riti dei misteri eleusini (particolare), Pompei, Villa dei MisteriMarkaLe immagini provengono dall’archivio SEI.

© 2008 by SEI - Società Editrice Internazionale - Torinowww.seieditrice.com

Prima edizione: 2008

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Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essacon qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memoriz-zazione elettronica, se non espressamente autorizzata per iscritto.

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L’Editore dichiara la propria disponibilità a regolarizzare errori di attribuzione oeventuali omissioni sui detentori di diritto di copyright non potuti reperire.

Vincenzo Bona - Torino

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INDICE

Le c i v i l tà de l la Mesopotamia , 2

I l popo lo de l g rande f iume: g l i Eg i z i , 6

La conqu i s ta de l Med i te r raneo : Fen i c i , C re tes i , M icene i , 10

Dal la f ine de l la c i v i l tà m icenea a l la nasc i ta de l la po l i s , 14

Le popo laz ion i i ta l i che , g l i E t rusch i e la Magna Grec ia , 16

Spar ta e A tene , 20

Le guer re pers iane , 22

La c i v i l tà g reca , 26

La lo t ta per l ’ egemon ia : da l la supremaz ia d i A tene a l la c r i s i de l le po le i s , 30

Alessandro Magno e l ’e l l en i smo , 34

Roma: da l la monarch ia a l la repubb l i ca , 36

La repubb l i ca e le sue i s t i tuz ion i , 38

La c i v i l tà romana , 40

Le guer re pun iche e la conqu i s ta de l Med i te r raneo , 42

Le guer re c i v i l i e la c r i s i de l la repubb l i ca , 44

La guer ra c i v i l e t ra Cesare e Pompeo e la f ine de l la repubb l i ca , 48

Ottav iano a l po tere , 52

L’ Impero dopo Ot tav iano , 54

La soc ie tà imper ia le , 58

I l c r i s t ianes imo , 62

I popo l i ger man ic i , 64

L’ Impero romano d i venta c r i s t iano , 66

La c r i s i de l l ’ Impero e le g rand i i nvas ion i , 68

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LE ANTICHE CIVILTÀ2

I SUMERI Intorno al 4000 a.C. i Sumeri, un popolo forse prove-niente dalle regioni intorno al Mar Caspio, si stabilironoin piccoli villaggi sulle rive dell’Eufrate. Con la crescitadella popolazione i villaggi diventarono vere e propriecittà. Ogni città era una specie di piccolo stato indi-pendente e aveva come capo un re, che era anche giu-dice e sacerdote. Per questo le città sumere vengonodefinite città-stato. I più importanti centri fu-rono Ur, Uruk e Lagash.

Nella regionecorrispondenteall’attuale Iraq, nelcorso del v millennioalcune popolazionisi stabilirono in unapianura bagnata daifiumi Tigri edEufrate, chiamataMesopotamia chesignifica “terra tradue fiumi”.

S U M E R I

4000 a.C. 3500 a.C. 3000 a.C. 2500 a.C.

f La ziqqurat di Ur.

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I Sumeri si dedicavano soprattutto all’agricoltura e al-l’allevamento; inventarono la ruota per i carri e l’ara-tro di legno trainato dai buoi; svilupparono inoltreil commercio, utilizzando i fiumi come vie di co-municazione.Come la maggior parte dei popoli antichi, i Su-meri erano politeisti, ossia credevano in moltedivinità. Il dio protettore di ciascuna città era ve-nerato in un grande tempio a forma di piramidea gradoni, chiamato ziqqurat, che, al suo interno,aveva anche i magazzini e i laboratori artigianali. Dopo il 2000 a.C. le varie città entrarono in con-flitto per ottenere il controllo del territorio: in que-sto modo si indebolirono e furono così facilmente in-vase da altre popolazioni.

LE CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA 3

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Come sono nate le città?

Gli abitanti dei villaggi, quando impararono a costruire icanali e le dighe per l’irrigazione dei campi e gli arginiper difendersi dalle piene dei fiumi, riuscirono ad au-mentare la produttività dei campi. Questo garantì piùcibo a un maggior numero di persone: fu così che lapopolazione divenne sempre più numerosa e i villaggiagricoli si trasformarono in vere e proprie città abitateda migliaia di persone.

Perché fu inventata la scrittura?

Con la comparsa della scrittura, intorno al 3000 a.C. fini-sce la preistoria e inizia la storia. Inizialmente, nella scrit-tura detta a pittogrammi, vennero usati dei disegniraffiguranti gli oggetti che si volevano indicare; in seguito,nella scrittura detta cuneiforme, i disegni furono sempli-ficati in segni incisi su una tavoletta di argilla. La scritturafu inventata probabilmente dai commercianti per indicarei prodotti che entravano e uscivano dai magazzini.

B A B I L O N E S I A S S I R I

2000 a.C. 1500 a.C. 1000 a.C. 500 a.C.612 a.C.

g Un’aquila contesta di leone. Targain marmo dedicataal dio sumericoDudu (Parigi, Museodel Louvre).

g Ai Sumeri si devel’invenzione dellascrittura. A fiancouna tavolettad’argilla sumera,con la caratteristicascritturacuneiforme, cosìchiamata perché isegni praticati conuno stilo hannoforma di cuneo.

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LE ANTICHE CIVILTÀLe

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I BABILONESI Intorno al 2000 a.C. un popolo proveniente dalla Siria en-trò in Mesopotamia e si stabilì a Babilonia, una città sul-le rive dell’Eufrate. Nel 1790 a.C. diventò re della città Ham-murabi che, in circa trent’anni, conquistò l’intera Me-sopotamia. La società babilonese era divisa in classi: so-pra a tutti stava il re; poi vi erano i sacerdoti, profondi co-noscitori del cielo e degli astri e fondatori dell’astronomiae dell’astrologia; quindi i ricchi mercanti e i proprietari ter-rieri; seguivano i contadini, gli artigiani e i piccoli com-mercianti e infine gli schiavi. Anche i Babilonesi erano politeisti ed ereditarono dai Su-meri le tecniche di costruzione della ziqqurat. Dopo il 1500 a.C. il regno babilonese fu invaso dagli As-siri. Dal 600 a.C. però il re babilonese Nabucodonosorriuscì a conquistare tutta la Mesopotamia e il suo regno rap-presentò il massimo splendore dell’impero babilonese. Nel539 a.C. i Babilonesi furono definitivamente sconfitti daiPersiani.

h Ai Babilonesi sideve la primaraccolta di leggiscritte della storia, ilfamoso codice diHammurabi (a fiancola stele in cui, nellaparte bassa, sonoincisi, in caratterecuneiforme, gliarticoli checompongono ilcodice). Le leggiprevedevano penemolto dure ed eranodifferenziate in basealla classe sociale delcolpevole e dellavittima.

g Il cosiddetto“adoratore di Larsa”. Statuetta babilonese in bronzo, oro e argento, XVIII secolo a.C.circa (Parigi, Museo del Louvre).

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LE CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA

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Mettiti alla prova• Che cos’è una città-stato?

• Chi fu Hammurabi? Perché è importante?

• Quale ruolo aveva il re assiro?

GLI ASSIRI La civiltà assira nacque intorno al 2000 a.C. nel paese diAssur sulle rive del Tigri, nella Mesopotamia del Nord. Gra-zie a un esercito organizzato, gli Assiri, dopo il 1500 a.C.,conquistarono Babilonia e occuparono tutta la Mesopo-tamia. A capo vi era il re, considerato il padrone assolu-to e il sacerdote della più importante divinità assira, il dioAssur. Nel VII secolo, sotto il re Assurbanipal, la civil-tà assira conobbe un periodo di splendore anche daun punto di vista culturale: la capitale Ninive fu lasede di una grande biblioteca, interamente com-posta da tavolette di argilla. I re assiri erano spie-tati con i nemici vinti: infatti intere popolazioni fu-rono deportate e costrette a vivere in schiavitù. Tan-ta durezza provocò la reazione dei popoli sottomessiche, esasperati, si ribellarono: nel 612 a.C. Ni-nive fu assediata e distrutta.

Perché è importante l’invenzione del ferro?

Il primo metallo utilizzato nell’antichità fu il rame, seguitodal bronzo, formato dall’unione di rame e stagno. Intornoal 1600 a.C., si cominciò a usare anche il ferro, più resi-stente e duro del bronzo: questo fece sì che i guerrieri conle armi in ferro risultassero invincibili.

f Gli Assiri scolpirono le loro imprese militarisulle mura della città: i nemici cercano difuggire e attraversare un corso d’acquaaggrappandosi a rudimentali salvagenti,realizzati con otri di pelle gonfiata. Nonavranno scampo: un arciere sta per colpirli.

h Soldato assiro con lancia e scudo.

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LA LUNGA STORIA DELLA CIVILTÀ EGIZIAAnche se esistevano fiorenti civiltà nella valle del Nilogià dal 4000 a.C., per gli storici la storia vera e propriadel popolo egizio inizia intorno al 2950 a.C., quandoMenes, re di una popolazione dell’Alto Egitto, unificòsotto il suo potere tutti i popoli della valle del Nilo.Menes diede così inizio alla prima delle venti dinastie disovrani che si succedettero fino al 1000 a.C.La storia dell’Egitto viene divisa in tre periodi: quella del-l’Antico Regno, quella del Medio Regno e quella delNuovo Regno. Soprattutto durante il Regno Nuovo, tra il1500 e il 1000 a.C., l’Egitto divenne un grande Impero: isuoi confini arrivarono a comprendere la Palestina e a sudfu conquistata la Nubia, una regione corrispondente al-l’attuale Sudan. In seguito iniziarono la crisi e il declinodell’Egitto, prima occupato dagli Assiri, poi dai Persiani e,nel 332 a.C., da Alessandro Magno.Dopo la morte di Alessandro nacque in Egitto unanuova dinastia. L’ultima regina di questa dinastia fuCleopatra che morì nel 30 a.C.: da allora l’Egitto persedefinitivamente l’indipendenza e diventò una provinciadi Roma.

La cartina mostra ilterritorio dell’Egittosotto l’Antico, ilMedio e il NuovoRegno. La lineatratteggiata in rossoindica invece le duezone in cui era divisoil territorio primadell’unificazione diMenes: l’Alto Egitto,più a sud, e il BassoEgitto, a nord.

A N T I C O R E G N O M E D I O R .

3500 a.C. 3250 a.C. 3000 a.C. 2750 a.C. 2500 a.C. 2250 a.C. 1750 a.C.2000 a.C.

g Busto dellaregina Nefertiti,vissuta durante ilperiodo delNuovo Regno.

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Che cosa sono i geroglifici? Che cosa sono le piramidi?

Nel XIX secolo fu ritrovata una pietra, chiamata la stele di

Rosetta, che riportava lo stesso testo in greco, ebraico enella scrittura geroglifica, ossia nel modo in cui scrive-vano gli scribi dell’Antico Egitto. Ogni geroglifico, che in greco significa “incisione sacra”,riproduceva, attraverso un’incisione, un’immagine: unapianta, un animale o un dio, che, accostati uno all’altro,formavano un testo.

Le piramidi erano i luoghi in cui venivano seppelliti i faraoni.Costruite con grandi blocchi di pietra del peso di diverse ton-nellate, al loro interno vi era un vero e proprio labirinto di cor-ridoi: solo uno di essi portava alla stanza dove era posta la mum-mia del faraone. In questo modo la sua tomba era al sicurodai ladri e il suo corpo sarebbe potuto rimanere intatto per tut-ta l’eternità: i faraoni infatti pensavano che dopo la morte avreb-bero continuato a governare nel regno dell’aldilà.

Perché il Nilo è così importante?

Il Nilo è sempre stato la principalevia di comunicazione dell’Egitto.Ogni anno, da maggio a settembre,la caduta di piogge torrenziali facevaaumentare il livello del fiume: l’ac-qua così straripava e invadeva leterre circostanti. A ottobre le acquesi ritiravano e rientravano nel lettodel fiume, lasciando sul terreno illimo, una sostanza fangosa, ottimofertilizzante per le coltivazioni. Gliantichi agricoltori egizi, che eranoabili ingegneri, riuscirono a costruireuna vasta rete di canali e di dighe

per sfruttare questi straripamenti.

f La cosiddettastele di Rosetta.Grazie a questapietra è statopossibile decifrare i geroglifici.

d Le piramidi di Cheope, Chefren eMicerino a Giza.

N U O V O R E G N O

1250 a.C.1500 a.C. 1000 a.C. 750 a.C. 500 a.C. 250 a.C. 30 a.C.

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LA SOCIETÀ EGIZIA La personalità più importante del popolo egizio era il faraone, consideratouna vera divinità: era il padrone assoluto, capo dell’esercito e dei sacerdoti.Sotto di lui c’era il visir, o primo ministro. Egli dirigeva in nome del rei funzionari che si occupavano dei diversi settori dell’amministrazione:agricoltura, opere pubbliche, navigazione. C’erano poi i sacerdoti, gliunici che, oltre alla famiglia del faraone, potevano entrare nei templi:essi presiedevano al culto delle divinità e alle cerimonie funebri. Unruolo decisamente importante era svolto dagli scribi che mettevanoper iscritto le leggi e i testi sacri; per far questo incidevano i gero-glifici su fogli di papiro accuratamente preparati. Seguivano gli ar-tigiani, i mercanti e i contadini; quest’ultimi costituivano la par-te più numerosa della società. Erano costretti a cedere gran parte delraccolto ai funzionari del faraone e per questo si trovavano spessoridotti in miseria. Inoltre, quando il faraone lo richiedeva, doveva-no combattere nell’esercito.Alla base della società c’erano gli schiavi, perlopiù prigionieri diguerra, che lavoravano nelle miniere o per la costruzione di palazzi,templi e delle piramidi.

f Particolare della testa delsarcofago del faraoneTutankhamon, vissuto nel periododel Nuovo Regno. Il sarcofago è uncontenitore destinato a custodire labara o il corpo di un defunto.

u La dea della giustizia Maat.

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IL POPOLO DEL GRANDE FIUME: GLI EGIZI

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LA RELIGIONEGli Egizi erano politeisti. Prima dell’unificazione dell’Egitto tut-te le diverse tribù che abitavano la valle del Nilo avevano leproprie divinità. Nel corso dei secoli si aggiunsero numero-se altre divinità, senza che venissero mai eliminate quelle giàesistenti: gli Egizi arrivarono così ad avere circa 2000 dèi.I primi Egizi veneravano gli elementi della natura, gli astrie gli animali. Più tardi gli dèi vennero raffigurati in formaumana o con corpo di uomo e testa di animale; tra questii più importanti erano Ra, il dio Sole, con la testa di falco;sua figlia Maat, dea della giustizia; Amon, dio della crea-zione; Osiride, dio della natura e signore del regno dei mor-ti con la moglie Iside; Ptah, dio creatore dell’Universo. Lostesso faraone era ritenuto una divinità e veniva venera-to insieme con gli altri dèi nei templi.

h Ra, il dio sole, divinitàprotettrice dell’Egitto (Parigi,Museo del Louvre).

Mettiti alla prova• Chi era il faraone? Come era considerato dal popolo egizio?

• Che cos’è il limo?

• Perché gli Egizi arrivarono ad avere più di 2000 divinità?

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I FENICII Fenici, una popolazione proveniente dal nord del-l’Arabia, si stabilirono intorno al 3000 a.C. sulle costeorientali del Mediterraneo, nel luogo corrispondente al-l’attuale Libano. Questa zona fu chiamata Fenicia, daphoinix, che in greco significa porpora, caratteristicocolore rosso con cui i Fenici tingevano i tessuti. Grazie al legname pregiato dei cedri del Libano co-struirono navi agili e robuste, e grazie a una costa riccadi porti naturali, diventarono abili nella navigazionetoccando l’Egitto, la Grecia, l’Asia Minore, l’Italia e laSpagna. Poiché i viaggi per mare divenivano semprepiù lunghi, i Fenici stabilirono lungo le rotte degli scali,cioè degli approdi dove le navi potevano rifugiarsi incaso di intemperie o rifornirsi d’acqua e di viveri. Coltempo questi scali si trasformarono in centri abitati. Sor-sero così città attive e popolose, le colonie, che man-tennero contatti commerciali con la madrepatria, maacquistarono l’indipendenza politica.

I primi viaggi lungo ilMediterraneo furonoeffettuati durante il terzomillennio a.C. Lecaratteristiche geografichedi questo mare, ricco dipromontori e di portinaturali, con acqueabbastanza calde e nonmolto agitate, hannofavorito una fitta rete discambio di merci di ognitipo che portò gente dipaesi e culture diversi aincontrarsi e conoscersi.Alcune civiltà, come quelledei Fenici, dei Cretesi e deiMicenei, nacquero e sisvilupparono proprio grazieai commerci lungo le costedel Mediterraneo.

3000 a.C. 2750 a.C. 2500 a.C. 2250 a.C. 1750 a.C.2000 a.C.

C R E T E S I

M I C E N E I

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Nel periodo di maggiore sviluppo, tra il 1200 e il 750 a.C.,i primi insediamenti fenici si trasformarono in città-stato indipendenti: le più importanti furono Ugarit,Biblos, Sidone e Tiro.

LA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO: FENICI, CRETESI, MICENEI

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F E N I C I

1250 a.C.1500 a.C. 1000 a.C. 750 a.C. 500 a.C. 250 a.C.

M I C E N E I

I CRETESILa civiltà cretese nacque e si sviluppò a Creta, isola a suddel Mar Egeo. Creta è caratterizzata da un paesaggio sco-sceso, con monti e valli, dove le comunicazioni internesono difficili e dove il mare rappresenta la risorsa piùimportante. Il massimo splendore della civiltà cretese, nota anchecome minoica, dal nome del leggendario re Minosse,fu raggiunto nel 2000 a.C., periodo a cui risalgono lacostruzione di splendidi palazzi e la produzione diraffinati oggetti in ceramica, oro e bronzo. Nei palaz-zi, probabilmente residenze del re e della sua corte, sisvolgeva la vita politica, religiosa ed economica dellacomunità: spettava infatti ai sovrani amministrare la giu-stizia e dirigere gli affari.

Furono i Fenici a inventare l’alfabeto fonetico, ossia unaserie di segni ognuno corrispondente a un suono dellavoce umana. L’idea che a un segno potesse corrispon-dere un suono era già venuta ai Sumeri, ma i Fenici fu-rono i primi a capire che bastavano pochi segnidiversamente combinati per poter comporre un numeroinfinito di parole. L’alfabeto fenicio era formato da 22segni, tracciati da destra verso sinistra, e comprendevasolo le consonanti. Questo sistema si diffuse rapida-mente in tutto il Mediterraneo occidentale e venne poiperfezionato dai Greci che introdussero le vocali.

d Bassorilievo che raffigura una nave fenicia. La presenza di navinemiche lungo le rotte obbligò i Fenici a rendere più efficaci leloro imbarcazioni: in caso di battaglia, infatti, le vele venivanoammainate ed erano i rematori ad assicurare i rapidi movimentidella nave.

Chi ha inventato l’alfabeto fonetico?

g Nel 1900 uno scienziato inglese, Arthur Evans, diede inizio agliscavi archeologici a Creta e portò alla luce il grandioso palazzo diCnosso (di cui nella foto vedi la sala del trono). Evans ipotizzò chequel palazzo, costruito intorno al 1750 a.C., fosse stata la dimoradel leggendario re Minosse.

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g Vaso del V secolo a.C.che immortala l’uccisionedel minotauro. Secondoun’antica leggendacretese, questi era unmostro dal corpo umano ela testa di toro che sicibava di carne umana.Molti giovani provarono adaffrontarlo ma caddero incombattimento, fino aquando Teseo, un valorosoateniese, riuscì asconfiggere il mostro.

h Affresco del palazzo di Cnosso in cui sonoraffigurate tre ragazze con un’acconciatura

di fili di perle, nastri e catene.

i Gli scavi archeologicihanno portato alla luce,vicino ad alcuni palazzi,

tombe monumentali.All’interno di esse sono

stati trovati veri e propritesori. I re defunti,

imbalsamati e avvolti insudari, avevano il volto

ricoperto da una mascherache ne riproduceva i

lineamenti, come quella afianco, nota come

“maschera diAgamennone”, rinvenuta

in una tomba a Micene daltedesco Heinrich

Schliemann nel 1876.

Oltre al commercio erano molto svi-luppati anche l’allevamento e l’agri-coltura: particolarmente importanteera l’olivo, da cui si ricavava un’ab-bondante produzione di olio. L’apogeo della civiltà cretese terminòimprovvisamente intorno al 1450 a.C.,per motivi ancora oggi sconosciuti.Una ipotesi probabile è che Creta siastata colpita da un catastrofico mare-moto. Poiché le rovine dei palazzi deire presentano tracce di incendi e de-vastazioni, altri studiosi hanno pen-sato che la civiltà cretese fu distruttadalle incursioni degli Achei (dettianche Micenei), una tribù di guerrieridi origine indoeuropea.

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f Due guerrierimicenei, armati dilancia e scudo, sipreparano acombattere.

I MICENEIIntorno al 2000 a.C. i Micenei si stanziarono in Grecia. Ini-zialmente dediti alla pastorizia, con il tempo si trasfor-marono in esperti agricoltori: producevano infatti olioe vino che poi esportavano insieme con la lana grezza elavorata. Intorno al 1400 a.C., dopo la misteriosa scom-parsa della civiltà cretese, i Micenei divennero i padronidel Mar Egeo e il loro potere si estese ben presto anchein Asia Minore e in Italia meridionale. Caratteristica della civiltà micenea fu la costruzione di im-ponenti palazzi circondati da mura “ciclopiche”: secondola leggenda, infatti, solo i mitici Ciclopi, giganti con unsolo occhio, avevano la forza necessaria per sollevare glienormi blocchi di pietra che formavano queste mura spes-se fino a sei metri. All’interno delle mura, oltre al palaz-zo, che era la residenza del wanax (il re), sorgevano i tem-pli, le residenze dei funzionari del re, i magazzini e le abi-tazioni dei servi. Le principali città costruite dai Miceneifurono Tirinto, Micene, Pilo, Tebe e Atene.

Mettiti alla prova• Con quale materiale i Fenici co-

struivano le loro navi?

• Qual era la risorsa più importanteper i Cretesi?

• Chi è il wanax?

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L’INVASIONE DEI DORIIntorno al XIII secolo a.C. molte città micenee furono di-strutte da violenti incendi; in alcuni casi vennero provo-cati da cause naturali, in altri invece furono probabilmenteopera del popolo dei Dori, che conquistarono gradual-mente tutti i territori prima appartenuti ai Micenei. Il loro arrivo provocò lo spostamento di molte popola-zioni che temevano lo scontro diretto con questo po-polo particolarmente abile nei combattimenti. I Dorioccuparono quasi tutta la Grecia meridionale dove fon-darono la città di Sparta. In alcune zone costrinsero lepopolazioni che vi trovarono a lavorare la terra comeschiavi, in altre si mescolarono a esse fondendo le di-verse culture e usanze.Al termine delle migrazioni dei Dori, i Greci risultarono di-visi in tre grandi gruppi ognuno dei quali parlava undialetto diverso: gli Ioni nell’Attica, con centro ad Atene,i Dori nella Grecia meridionale, e gli Eolici in Tessaglia.Nel XII secolo iniziò per la Grecia un periodo difficileche durò fino al IX secolo a.C. Tale periodo è notoanche con il nome di Medioevo ellenico: siccità e ca-restie provocarono una forte diminuzione della popo-lazione e la fine dei commerci. Non venne più usata lascrittura e quindi scomparvero anche i documenti scritti,fonte di informazioni per gli storici.

Il territorio della Greciapresenta valli strette e costefrastagliate, con profondigolfi e un gran numero diisole. L’unica pianura ampiae fertile si trova nella Greciasettentrionale, in Tessaglia.Nella Grecia centrale vi sonola Beozia e l’Attica, terraarida e povera, ma nellaquale, in una breve pianuracircondata da alture, sorseAtene. A sud si stendonol’Argolide, dove si sviluppòla civiltà micenea, laLaconia, dove nacqueSparta, e la fertileMessenia.

f Un contadino porta in spalla un vitello.Le principali risorse della Grecia più anticaerano l’agricoltura e l’allevamento.

C I V I L T À M I C E N E A

2000 a.C. 1900 a.C. 1800 a.C. 1700 a.C. 1600 a.C. 1500 a.C. 1400 a.C.

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s14 LE ANTICHE CIVILTÀ

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Come era formata la polis ?

La polis si divideva in tre parti: l’acropoli, o città alta, coni templi degli dei e alcuni edifici pubblici; la città bassa conla pubblica piazza, l’agorà, dove i cittadini si riunivano inassemblea; infine la campagna, in greco chiamata chora,principale fonte di ricchezza per la comunità.

Il termine Medioevo significa semplicemente“età di mezzo”. Gli storici hanno pensato di de-finire Medioevo ellenico, quindi “età di mezzogreca”, il periodo tra la fine della civiltà mice-nea e la nascita della civiltà greca. Come peril Medioevo europeo, tra la fine dell’Imperoromano e il Rinascimento, anche i secoli delMedioevo ellenico sono stati ritenuti “secolibui”, caratterizzati solo da decadenza e arretra-tezza. In realtà in questo periodo in Grecia si passòdall’uso del bronzo all’uso del ferro e, anche se siperse l’uso della scrittura, nelle corti dei re si dif-fuse l’usanza di ascoltare leggende di miticieroi del passato raccontate da poeti.

Mettiti alla prova• Quale città fondarono i Dori nel Peloponneso?

• Quali funzioni svolgevano gli àristoi?

• Che cos’era l’agorà?

g Le storie di battaglie e di eroiraccontate alle corti dei re furo-no tramandate oralmente di pa-dre in figlio. Nell’VIII secolo una

parte di queste leggende venneraccolta e messa per iscritto. Il

risultato fu la nascita di due me-ravigliosi poemi: l’Iliade e l’Odis-

sea. Probabilmente vennero scrittida autori diversi, ma per secoli si è

creduto che entrambi i poemi fosserostati dettati da un poeta cieco,

noto con il nome di Omero,di cui vediamo un busto in

questa immagine.

LA POLIS: DALL’ARISTOCRAZIAALLA DEMOCRAZIANel corso del IX secolo i Greci si diedero una nuova or-ganizzazione politica chiamata polis. Letteralmente polissignifica “città”, ma con questo termine bisogna inten-dere non tanto gli edifici e i monumenti ma soprattuttol’insieme di persone che viveva in essi.

In origine a capo della polis c’era un re, ma poi dallametà del VII secolo il potere politico passò nelle manidelle famiglie locali più ricche, quelle cioè che posse-devano un maggior numero di campi coltivabili. Que-ste si definirono àristoi, i migliori.

L’assemblea del demos, o popolo, composto da tutti icittadini maschi liberi e proprietari di terre, ogni annosi riuniva nella piazza centrale della polis, l’agorà, pereleggere alcuni rappresentanti tra gli àristoi. Questierano incaricati di svolgere alcune importanti funzioni:dirigere l’esercito, preoccuparsi delle questioni reli-giose, amministrare i beni della comunità. Gli àristoierano anche gli unici a partecipare alle guerre datoche solo loro potevano permettersi l’acquisto di armie armature molto costose. Con il passare del tempo,però, lo sviluppo del commercio e dell’artigianatoportò molti cittadini che non appartenevano alla classe

degli àristoi ad avere maggiori ricchezze e a non ac-cettare più di essere governati senza partecipare atti-vamente alla vita politica. Così in diverse poleis ilpopolo si ribellò al potere degli àristoi e da un go-verno di poche famiglie ricche, l’aristocrazia, si passògradualmente al governo del popolo, la democrazia.

M E D I O E V O E L L E N I C O

I N V A S I O N E D E I D O R I NASC ITA POLE IS

1300 a.C. 1100 a.C. 1000 a.C. 900 a.C.1200 a.C.

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Che cosa significa “Medioevo ellenico”?

15DALLA FINE DELLA CIVILTÀ MICENEA ALLA NASCITA DELLA POLIS

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La carta raffigura lasituazione in Italia tral’VIII e il VII secolo a.C.:come si può vederela penisola eraabitata da diversipopoli, tra cuispiccano, perimportanza, gliEtruschi.

PRIMA COLONIZZAZIONE

CIVILTÀ VILC IV I LTÀ TERRAMARE E NURAGICA

2000 a.C. 1500 a.C. 1000 a.C.

u Unnuraghedel 1000 a.C.circa.

Le prime popolazioni di cui si ha notizia in Italia erano stan-ziate dal 3000 a.C. intorno al lago di Garda e al lago Mag-giore e per difendersi dalle inondazioni costruirono i pro-pri villaggi su palafitte. Verso il 2000 a.C., invece, nellaPianura padana si sviluppò la civiltà delle terramare,ossia della terra grassa, così chiamata perché costrui-va i propri villaggi su terrazzamenti di terra resa fertiledalla presenza di rifiuti organici.

Chi furono i primi abitanti dell’Italia?

Che cosa sono i nuraghi?

Intorno al 2000 a.C., in Sardegna fiorì la civiltà nura-

gica così chiamata perché al centro dei loro villaggi gliabitanti, dediti soprattutto alla pastorizia, costruivanoper difendersi dagli attacchi dei villaggi vicini i nuraghi,torri circolari formate da grosse pietre.

LE ANTICHE CIVILTÀ16

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GLI ETRUSCHIPoiché la civiltà etrusca è nata quasi all’improvvisonegli stessi luoghi dove prima fioriva la civiltà villano-viana, gli studiosi non sanno ancora dire con certezzaquale sia l’origine di questo popolo. Per alcuni prove-niva da Oriente, secondo altri era semplicemente il di-scendente dei villanoviani. Tra l’VIII e il VII secolo la civiltà etrusca si diffuse in di-versi territori dell’Italia: l’Emilia Romagna, la Toscana,il Lazio e parte della Campania.Erano organizzati in città-stato, ognuna delle quali eracapeggiata dal lucumone, un re che svolgeva anchele funzioni di sacerdote, e da un consiglio degli an-ziani delle famiglie aristocratiche. I centri più famosifurono Volterra, Arezzo, Tarquinia e Veio.L’economia delle città-stato etrusche si basava sul-l’agricoltura, in particolare sulla coltivazione di ulivie di viti, sull’estrazione e sulla lavorazione dei metallie sulla produzione di ceramica.

L’ITALIA PRIMA DELLA CIVILTÀ ETRUSCADall’anno 1000 a.C. l’Italia fu abitata da popoli prove-nienti dall’Europa orientale. A nord si stanziarono i Ve-neti e i Liguri e, nella zona intorno alle Alpi, i Celti; alcentro i Latini, a sud i Bruzi, i Dauni, i Sanniti, i Lucani,gli Iapigi e i Messapi; in Sicilia i Siculi. Nella zona dell’attuale Emilia Romagna fiorì inveceun’importante civiltà chiamata villanoviana, perchénata intorno al centro di Villanova vicino a Bologna. Ivillanoviani seppero migliorare le tecniche agricole,erano abili nel lavorare la ceramica e i metalli, in parti-colare l’oro, e iniziarono a praticare il commercio.Negli stessi centri dove si sviluppò la civiltà villanoviana,dall’VIII secolo, nacque e fiorì la civiltà degli Etruschi.

GRECA SECONDA COLONIZZAZIONE GRECA

LLANOVIANA

500 a.C. 0

C I V I L T À E T R U S C A

u Scultura interracotta del 520 a.C. cheraffigura marito e moglie adagiati su un triclinio, cioè illetto usato durante i banchetti.Quest’opera, notacome il “sarcofagodegli sposi”, è statarinvenuta in unatomba etrusca diCerveteri,attualmente inprovincia di Roma.

17LE POPOLAZIONI ITALICHE, GLI ETRUSCHI E LA MAGNA GRECIA

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d Testa femminile etrusca del V secolo a.C. (Chiusi, Museo civico).

u Statua del VII secolo a.C. cheraffigura un nobileetrusco (Orvieto,MuseoArcheologico).

Era molto sviluppato il commercio, sia via mare siavia terra, soprattutto con i Fenici e con i Greci. Il periodo di massimo splendore della civiltà etru-sca fu raggiunto nel VI secolo, poi dal V secoloiniziò a decadere soprattutto a causa dell’espan-sione di Roma.

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u Gli Etruschi credevano profondamentenella vita dopo la morte; lo si capiscedall’importanza che davano allacostruzione e alla decorazione delle tombe.Soprattutto le famiglie più ricche facevanocostruire le proprie tombe con le stessecaratteristiche delle abitazioni, viportavano gli oggetti più preziosi delle lorocase e le decoravano con splendidiaffreschi. Ne è un esempio la Tomba degliAuguri a Tarquinia di cui nell’immagine asinistra vedi una parete affrescata cheritrae una scena di lotta.

LE POPOLAZIONI ITALICHE, GLI ETRUSCHI E LA MAGNA GRECIA

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f Nell’Italia meridionale le colonie grechecostruirono templi grandiosi. I restimonumentali di queste opere sono giuntifino a noi, come il tempio della cittàsiciliana di Selinunte, che ammiriamonella foto.

LA MAGNA GRECIA Tra l’800 e il 500 a.C. la crescita de-mografica e le lotte politiche all’inter-no delle poleis spinsero i Greci versoOccidente, soprattutto nell’Italia me-ridionale, dove vennero fondate nu-merose colonie. In Sicilia le più im-portanti furono Siracusa e Agrigen-to. Vanno poi ricordate in CalabriaCrotone e in Campania Napoli. Que-ste colonie divennero talmente potenti,ricche e popolose che furono defini-te Magna Grecia (la grande Grecia),come se rappresentassero la parte piùimportante della Grecia. La colonizzazione dell’Italia tra il IX eil VI secolo a.C. viene definita secon-da colonizzazione per distinguerladalla fondazione di colonie avvenutatra il XII e il IX a.C., nota invece con ilnome di prima colonizzazione: inquel caso l’invasione dei Dori e le ca-restie che impoverirono la Greciaspinsero molti abitanti a cercare fortunasoprattutto sulle isole dell’Egeo e sul-le coste dell’Asia Minore. Le colonie greche ebbero semprecome caratteristica l’indipendenzapolitica dalla città di origine e conessa mantennero solo legami cultu-rali ed economici. La presenza di co-lonie greche in tutto il Mediterraneo,infatti, permise la diffusione dellalingua, della cultura e dell’artegreca e favorì uno straordinario svi-luppo dei commerci.

Mettiti alla prova• Dove fiorì la civiltà villanoviana?

• Chi era il lucumone?

• Perché gli storici distinguono trauna prima e una seconda coloniz-zazione greca?

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LE ANTICHE CIVILTÀS

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Com’era la vita dei giovani di Sparta?

I figli degli Spartiati che alla nascita non erano giudicati sanie robusti venivano uccisi. Gli altri potevano rimanere con laloro mamma fino all’età di sette anni, poi andavano a viverein comunità, dove, tutti i giorni, con duri esercizi fisici ve-nivano addestrati a sopportare ogni tipo di fatica. A vent’anni lo Spartiate era pronto per entrare nell’esercitoe iniziare un lungo servizio militare che durava fino ai ses-santa anni. Durante questo periodo viveva insieme con glialtri compagni, con loro dormiva e mangiava. I pasti in co-mune erano chiamati sissizi e consistevano solo in unpiatto di brodo a base di carne e sangue di maiale.

SPARTA, UN MODELLO DI OLIGARCHIASparta, fondata intorno al X secolo, dal VII secolo eserci-tava il suo predominio su tutta la Grecia meridionale. Eracaratterizzata da una struttura sociale rigida e immobiledove il potere venne sempre esercitato da una ristrettaclasse aristocratica, gli Spartiati. Questi possedevanotutte le terre della campagna della polis ed erano gli uniciche potevano risiedere a Sparta. Vi erano poi i Perieci,“gli abitanti dei dintorni”, uomini liberi che esercitavanoil loro mestiere ma non avevano diritti politici e quindinon potevano votare né essere votati. L’ultimo gradinodella società era occupato dagli Iloti, ridotti in condizionedi servi e costretti a lavorare la terra degli Spartiati.

Nella Grecia antica ogni polis costituiva unpiccolo stato indipendente, una città-stato,con una propria organizzazione e proprieleggi. Tra l’VIII e il VI secolo a.C. le poleisgreche più importanti furono Sparta eAtene che a lungo si contesero il ruolo dicittà guida della Grecia. Questi due centrirappresentavano anche modelli opposti dipolis, visto che le istituzioni politiche esociali erano molto diverse tra le due città.

d Lastra in terracotta dipinta che raffiguraun soldato della fanteria armato di lancia e con un pesante scudo per proteggersi.

700 a.C.800 a.C.1000 a.C.

P E R I O D O D E L L E

900 a.C.

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SPARTA E ATENE

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Come abbiamo già ricordato, la vita politica era riservataesclusivamente agli Spartiati. Questi, all’età di trent’anni, en-travano a far parte dell’assemblea dei cittadini, detta apel-la, ed eleggevano sia i membri della gherusìa, un consi-glio di 30 anziani che doveva dirigire la polis, sia cinque ma-gistrati, detti efori, che avevano il compito di amministra-re la giustizia e di controllare l’operato della gherusìa. Poi-ché la vita politica era riservata a poche persone, la formadi governo di Sparta veniva chiamata oligarchia, che ingreco significa “governo dei pochi”. Questa organizzazio-ne politica restò immutata per tutta la storia di Sparta.

ATENE, UN MODELLO DI DEMOCRAZIAAtene al tempo dei Micenei era una cittadella fortifica-ta situata su un colle. A differenza di Sparta cambiò piùvolte la propria organizzazione e le istituzioni politiche.

Chi erano i cittadini liberi ad Atene?

I cittadini liberi erano gli Ateniesi maschi adulti. Nonerano considerati cittadini liberi le donne, gli stranieriresidenti ad Atene, chiamati meteci, e gli schiavi.

Mettiti alla prova• Perché il governo di Sparta è definito oligarchico?

• Chi sono gli arconti?

• Perché fu istituito l’ostracismo?

300 a.C.400 a.C.600 a.C.

P O L E I S G R E C H E

500 a.C.

Che cos’è l’ostracismo?

All’inizio del VI secolo in alcune poleis greche nacque il fe-nomeno della tirannide. Quando il popolo chiedeva laprotezione a un personaggio influente che lo risollevassedalla miseria, questi, forte dell’appoggio del demos, pren-deva il potere con la forza, ossia diventava tiranno.I tiranni alcune volte facevano gli interessi del popolo, altrevolte invece sfruttavano la situazione per arricchirsi. Fucosì che Clistene, per evitare che si ripetessero casi di ti-rannide, istituì l’ostracismo: ogni partecipante all’ecclesìa(l’assemblea popolare che deliberava in merito alle que-stioni più importanti della città) era invitato a scrivere suun coccio, in greco detto ostrakon, il nome degli individuianche solo sospettati di volersi impadronire del poterecon la forza. Tutti i cocci erano poi messi al centro dell’agorà (la piazza),dove venivano letti i nomi scritti: la persona il cui nomecompariva più volte doveva allontanarsi dalla polis.

f Alcuni esemplari di ostrakon, il coccio di terracotta sul quale icittadini ateniesi scrivevano il nome di chi volevano bandire dallapolis.

Da monarchia, ossia dal governo di un re, divenne in-fatti un’oligarchia, un governo in cui poche famiglie,quelle più ricche, detenevano il potere. Nel VI secolo però il malcontento della grande massa dicontadini, ridotti in povertà e oppressi dai debiti che nonriuscivano a pagare, spinsero i magistrati a capo di Ate-ne, gli arconti, a fare una serie di riforme che permi-sero progressivamente la partecipazione politica a tuttoil demos (il popolo). Le riforme più importanti furono fat-te dagli arconti Solone nel 594 a.C. e da Clistene nel508 a.C. Poiché ad Atene, dopo queste riforme, tutti i cit-tadini liberi potevano eleggere ed essere eletti al governodella polis, la forma di governo presente nella città si tra-sformò progressivamente in una democrazia, che in gre-co significa “governo del popolo”.

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LE ANTICHE CIVILTÀLe

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CHI ERANO I PERSIANI?Nel VII secolo due popolazioni provenienti dall’Asia cen-trale, i Medi e i Persiani, si stabilirono tra la riva meri-dionale del Mar Caspio e la Mesopotamia. Per primi iMedi fondarono un grande regno che occupava la partesettentrionale dell’altopiano iranico. I Persiani, invece,essendo stati sconfitti dai Medi, si insediarono in un pic-colo territorio nella parte meridionale dell’altopiano ira-nico. Verso la metà del VI secolo il principe persianoCiro raccolse le tribù del suo popolo, sconfisse i Medie unificò i due regni. Nel giro di pochi anni Ciro conquistò tutta la Persia egran parte dell’Asia Minore: anche le colonie grechedella costa caddero sotto il dominio persiano. L’opera diCiro fu continuata dal figlio Cambise, che conquistòl’Egitto. Cambise morì però dopo soli tre anni di regno.Al termine di terribili lotte per la successione, nel 522,salì al trono Dario I. Questi organizzò l’Impero divi-dendolo in venti province o satrapie governate da unsatrapo. Fece coniare un’unica moneta e costruì lunghestrade per collegare fra loro le principali città dell’Im-pero: la più lunga misurava 2400 chilometri e univa lacapitale dell’Impero, Susa, con la città di Sardi.

Sulla carta sonoraffigurati il tragittodell’armata persianaper raggiungere laGrecia e i principaIiscontri che hannocaratterizzato laprima guerrapersiana.

R E G N O D I C I R O R E G N O D IR. DI CAMBISE

559 a.C. 529 a.C. 522 a.C.

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LE GUERRE PERSIANE

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LA PRIMA GUERRA PERSIANAPrima del dominio persiano, le colonie greche dell’AsiaMinore godettero di piena libertà e i loro porti eranoimportanti scali del traffico commerciale tra la Grecia el’Oriente. Sotto i Persiani la situazione cambiò e il con-trollo troppo ferreo dei satrapi di Dario I provocò tra iGreci un forte malcontento. Nel 499 a.C. alcune coloniecapeggiate dalla città di Mileto si ribellarono; Atene edEretria, inviarono degli aiuti alle colonie, ma non fu-rono sufficienti: la rivolta venne domata e la città di Mi-leto fu distrutta.

Dario, col pretesto di punire le due città che avevanofornito aiuti alle colonie, approfittò dell’occasione perestendere il suo Impero a tutta la Grecia. Dopo aver di-strutto la città di Eretria, l’imponente esercito di Dario sidiresse verso Atene e sbarcò a Maratona (490 a.C.).Qui, però, i Persiani furono attaccati di sorpresa dagliAteniesi, capeggiati da Milzìade. Nonostante l’esercitodi Dario fosse più numeroso venne sconfitto e costrettoa fuggire. Dario I dovette così per il momento rinun-ciare alla conquista di tutta la Grecia.

465 a.C.

D A R I O I R E G N O D I S E R S E

485 a.C.

f Battaglia fraGreci e Persiani,particolare dasarcofago greco.

g Volto di un oplitamorente, scultura in marmo del V secolo a.C.(Monaco di Baviera,Collezione statale di antichità).

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spartano permise agli Ateniesi di abbandonare la polise di rifugiarsi nell’isola di Salamina. Serse entrò così adAtene, dove non c’era nessuno, e distrusse la città. Nelfrattempo la flotta ateniese capeggiata da Temistoclesi preparò ad affrontare la flotta persiana nello strettobraccio di mare tra Salamina e la terraferma. Le agili eveloci imbarcazioni greche, le triremi, ebbero la me-glio sulle pesanti navi persiane. Serse fu sconfitto e ab-bandonò la Grecia, lasciando il comando al generaleMardonio. Nel 479 a.C. l’esercito persiano fu definitiva-mente sconfitto vicino a Platea da un esercito formatoda opliti di Sparta, Atene e Platea.

LE ANTICHE CIVILTÀLe

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f Disegno ricostruttivo di una trireme. Questa era un’imbarcazione stretta e moltoleggera, quindi facile da governare. Grazie a queste navi i Greci riuscirono a sconfiggerela flotta dei Persiani nello stretto di Salamina.

LA SECONDA GUERRA PERSIANANel 480 a.C. il figlio e successore di Dario I, Serse, ri-tentò l’impresa e avanzò verso la Grecia. Le poleis gre-che, per la prima volta, capirono che per far fronte aiPersiani avrebbero dovuto unirsi. Atene rafforzò la suaflotta e Sparta fornì un forte esercito di opliti. TrecentoSpartiati guidati da Leonida attesero i Persiani al passodelle Termopili, nel disperato tentativo di fermarnel’avanzata: l’esercito di Serse decisamente più numerosoavrebbe sicuramente avuto la meglio, ma gli Spartiatiscelsero di morire eroicamente pur di ritardare l’avan-zata del nemico. I Persiani, una volta sconfitti gli uo-mini di Leonida, marciarono verso Atene, ma il sacrificio

La carta rappresentail tragitto e lebattaglie dellaseconda guerrapersiana.

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LE GUERRE PERSIANE

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Mettiti alla prova• Quali misure prese Dario I per organizzare l’Impero persiano?

• Perché scoppiò la prima guerra persiana?

• Che cosa erano le triremi?

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g Cavalieri greci inun rilievo del VI secolo a.C.L’esercito greco eracaratterizzato dauna scarsa presenzadi cavalieri perché ilterreno scoscesodella Grecia non eral’ideale peresprimere al megliole potenzialità diquesto reparto.

T Elmo in bronzo usatodai guerrieri greci.Sull’elmo è visibile unadedica a Zeus, il piùimportante diogreco.

h Busto di Leonida,scultura in marmodel V secolo a.C.(Sparta, MuseoArcheologico).

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LE ANTICHE CIVILTÀLa

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La cartinarappresenta le cittàin cui si tenevanogiochi sportivi inonore delle divinità.A nord si trova il monte Olimpo, il monte più altodella Grecia, dove si pensavaabitassero gli dei.

u Ogni città avevail proprio dioprotettore a cui eradedicato un tempio(nell’immagine èraffigurato quello diPoseidone, dio delmare, a Paestum,presso Salerno). Iltempio eraconsiderato la“casa” del dio edavanti, sull’altareesterno, sicelebravanosacrifici. Per le cittàgreche era un vantoavere un tempio piùbello rispetto allecittà vicine. Perquesto il tempioveniva costruito conparticolare cura edoveva esseregrande e maestoso.

VIII sec. a.C. VII sec. a.C. VI sec. a.C.

S P L E N D O R E D E L L A

IX sec. a.C.

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LA CIVILTÀ GRECA

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LA LINGUA E LA RELIGIONELe città greche fin dall’epoca più antica furono spesso di-vise tra loro da lotte e guerre. Nonostante questo si sen-tivano unite da molti aspetti comuni, come la lingua. Lalingua scritta, che si diffuse intorno all’VIII secolo a.C., erabasata sull’uso dell’alfabeto fenicio a cui furono aggiuntele vocali. Oltre alla lingua, anche la religione fu un ele-mento di unità per tutti i Greci. I Greci erano politeisti e pensavano che gli dei avesse-ro forma umana. In comune con gli uomini avevano an-che il comportamento: litigavano, si alleavano, si amava-no, erano spesso in guerra tra loro. Tuttavia rispetto agliesseri umani erano immortali, cioè non morivano. Le di-

I Il celebre discobolo di Mirone, sculturarealizzata intorno al 455 a.C. che

rappresenta un atleta mentre scaglia undisco. Questa disciplina era una di

quelle contemplate nelleOlimpiadi greche.

V sec. a.C. IV sec. a.C. III sec. a.C.

C I V I L T À G R E C A

vinità più importanti erano dodici e formavano una spe-cie di grande famiglia: ricordiamo Zeus, re degli dei e si-gnore del cielo; Era, sua moglie e protettrice dei matri-moni; Poseidone, fratello di Zeus e dio del mare; Atena,figlia di Zeus e protettrice delle arti; Afrodite, dea del-l’amore e della bellezza.

LE FESTE E I GIOCHI OLIMPICIIn onore delle divinità si celebravano spesso feste, gio-chi e gare sportive a cui partecipavano tutti i cittadini. Igiochi più importanti erano quelli che si celebravanopresso il santuario di Zeus a Olimpia (e per questoerano chiamati olimpiadi). Erano anche i giochi piùantichi: si tennero per la prima volta nel 776 a.C. e que-sta data era così importante che i Greci iniziarono a cal-colare gli anni in base a essa.Le olimpiadi si tenevano ogni quattro anni ed eranoaperte a tutti.

u Il dio greco del mare Poseidone, scultura del V secolo a.C.

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L’ARTE E LA CULTURAI Greci sono famosi per le arti: architettura, scultura e pittura:essi infatti crearono alcuni dei capolavori dell’antichità, comei grandi templi o i teatri. Produssero anche splendide statue,in marmo o in bronzo che per lo più raffiguravano le divi-nità. Poco è rimasto delle opere pittoriche. L’abilità degli ar-tisti è testimoniata dai vasi o dai numerosi oggetti inceramica, che erano abbelliti con immagini di dei ed eroi,gare sportive o scene di vita quotidiana. La fama dei Greci è legata oltre che all’arte, anche alla lorocultura. Svilupparono, infatti, molte conoscenze in varie di-scipline, come la medicina, la matematica, la poesia e la mu-sica. I più ammirati furono i filosofi, cioè gli “amanti dellasapienza”, che studiavano l’uomo, il mondo e la sua origine,che cosa fossero il bene e il male, ecc. Ai Greci, e in particolar modo agli Ateniesi, si deve anchel’invenzione del teatro. In Atene infatti si celebravano ognianno feste in onore di Dioniso, dio del vino, durante le quali

Durante le gare olimpiche le città greche interrompevano leguerre ed era proclamata una tregua sacra. Vincere una garaolimpica dava grande gloria sia agli atleti sia alle città di pro-venienza. Il premio era una corona di alloro o di ulivo. Le discipline più importanti dei giochi olimpici erano: il lan-cio del disco, la corsa, la lotta, il salto in lungo, il lancio delgiavellotto e il pugilato.

g Il teatro diEpidauro, unapiccola cittàdella Greciameridionale.

28 LE ANTICHE CIVILTÀ

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I Disegnoricostruttivo diun teatro greco.

Perché la ceramica era importante nell’antichità?Nell’antichità molti oggetti di uso quotidiano, che da noi sonosolitamente di vetro o plastica, erano fabbricati in ceramica: an-fore e coppe per il vino e l’acqua, contenitori per i cibi, vasi perolio o grano. La ceramica greca era particolarmente famosa per la sua bel-lezza ed era richiestissima anche in zone molto lontane dallaGrecia. Uno dei principali centri di produzione fu la città di Atene.

LA GUERRALe unità più importanti dell’esercito greco erano i soldati apiedi, chiamati opliti, perché tenevano con la mano sinistrauno scudo rotondo detto hoplon. L’armatura degli opliti com-prendeva anche elmo, corazza, gambali metallici, che proteg-gevano la gamba dal ginocchio alla caviglia, lancia e spada,che venivano tenute con la mano destra. Gli opliti non com-battevano in modo disordinato ma mantenevano un partico-lare schieramento detto “falange” composto da otto o più file.

Mettiti alla prova• Quali caratteristiche avevano le divinità dei Greci?

• Che cosa è la tregua sacra?

• Chi sono i filosofi?

si tenevano spettacoli con musica e danza. C’erano ancheattori, che recitavano con il viso coperto da una maschera.Quasi tutte le città greche avevano un teatro. Alcuni si sonoconservati molto bene e sono usati ancora adesso.

u Vaso greco inceramica che raffigurauna scena trattadall’Iliade, il poemaepico omerico.

29LA CIVILTÀ GRECA

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hPericle fusicuramenteuno deipersonaggipiù importantidella storiagreca eprotagonistaindiscusso nellapolis di Atene trail 461 e il 429 a.C., anni in cui rivestì lacarica di stratega.

L’ATENE DI PERICLENella vittoria contro i Persiani, Atene si era distinta tratutte le altre poleis come la città più forte e la più orga-nizzata. Atene spinse molte poleis a stringere un’allean-za contro la minaccia persiana e a versare del denaro performare un tesoro comune che servisse a finanziarel’eventuale difesa contro i nemici. Il tesoro fu inizialmentecustodito nell’isola di Delo e l’alleanza prese il nome diLega di Delo. Nel 461 a.C. ad Atene fu eletto stratega(cioè comandante militare) Pericle, un abile uomo po-litico, che decise di ricostruire e abbellire Atene dopo ledistruzioni e i saccheggi dei Persiani. Convinse i cittadiniateniesi a rafforzare la potenza militare della città,in previsione di un nuovo scontro con l’Impero persia-no, e a conquistare il ruolo di guida e di comandosu tutte le altre poleis greche, compresa la principa-le rivale Sparta.

La carta raffigura leforze che siscontrarono durantela guerra delPeloponneso per ilcontrollo dellaGrecia, con leprincipali battaglie.Le due città rivalifurono Atene eSparta, sostenute danumerosi alleati nonsolo in patria maanche in MagnaGrecia.

460 a.C.

S U P R E M A Z I A D I A T E N E

500 a.C. 480 a.C. 440 a.C. 420 a.C. 400 a.C.

LE ANTICHE CIVILTÀ30

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Per poter portare avanti il suo ambizioso progetto politico,doveva però disporre dei soldi necessari e avere dallapropria parte il popolo. Il primo problema fu risolto tra-sferendo la sede del tesoro della Lega di Delo nella stessaAtene e usando i soldi versati dalle altre poleis. Per avere l’appoggio del popolo ridusse i privilegi degliaristocratici e stabilì un compenso in denaro per chi ri-vestiva una carica pubblica in modo da permettere a tuttele classi, anche quelle più povere, di dedicarsi alla vitapolitica. Inoltre per proteggere i cittadini ed evitare che lacittà fosse di nuovo invasa e saccheggiata fece costruiredelle mura fortificate lunghe 10 chilometri che univanoAtene al vicino porto del Pireo.

362 a.C.

S . D I S P A R T A S. DI TEBE

380 a.C. 371 a.C. 340 a.C. 320 a.C. 300 a.C.

Perché è così importante l’Acropoli di Atene?

L’Acropoli di Atene fu saccheggiata e distrutta dall’eserci-to di Serse durante la seconda guerra persiana. Pericle pro-gettò una grandiosa ricostruzione della città inmodo che Atene, anche nel suo aspetto, ap-parisse la polis più importante di tuttol’Egeo. Per poter realizzare il suo pianoPericle, che poteva disporre del denaropresente nelle casse del tesoro del-la Lega di Delo, invitò ad Atene tut-ti gli artisti più famosi dell’epoca:gli scultori Policleto e Mirone

e soprattutto Fidia, scultore eabile architetto, che fu elettodirettore dei lavori dell’Acro-poli. Il primo grande tempioa essere realizzato fu il Par-

tenone: ancora oggi con-siderato l’opera più impor-tante dell’Acropoli. Il Par-tenone venne eretto nellaparte più alta della città perospitare la grande statuadella dea Atena Partenos,protettrice della città. Fu rea-lizzato dagli architetti Ictino e Cal-

licrate e decorato da uno splendi-do complesso di basso- e altorilievi cheornavano il fregio e il frontone, opera di Fidia.

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t L’Acropoli di Atene in un disegno ricostruttivo. L’elemento piùimportante è il Partenone (1), il santuario dedicato ad Atena, ladea protettrice della città. Altri edifici significativi sono la statua diAtena (2), l’altare per i sacrifici a Zeus (3) e l’Eretteo (4), un tempiodedicato a un eroe leggendario.

La carta raffigura le mura fortificate checollegavano Atene con il porto del Pireo.

31LA LOTTA PER L’EGEMONIA: DALLA SUPREMAZIA DI ATENE ALLA CRISI DELLE POLEIS

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LA GUERRA DEL PELOPONNESOSparta, preoccupata della potenza di Atene, si era sin dal-l’inizio rifiutata di entrare a far parte della Lega di Delo.Anzi per opporsi alla Lega di Delo aveva approfittato delmalcontento di altre poleis, come Corinto e Megara, cheerano state danneggiate dalla concorrenza di Atene neicommerci sul Mar Egeo, e aveva stretto con queste un’al-leanza, la Confederazione peloponnesiaca.Pericle, da parte sua, sapeva perfettamente che l’unicoostacolo al predominio assoluto di Atene su tutto l’Egeoera l’ostilità di Sparta e così cercava in tutti imodi un espediente per dichiarare guerraalla Confederazione peloponnesiaca eannientare la città rivale. Nel 431 a.C. il governo ateniese pensòdi provocare la guerra vietando alle navidi Megara, alleata di Sparta, di accede-re ai porti della Lega di Delo, divieto cheavrebbe provocato in breve tempo la ro-vina economica della città. Sparta inter-venne in difesa di Megara e iniziò cosìla guerra. Atene contava sulle triremi,mentre Sparta aveva un fortissimo eser-cito sulla terraferma. Tre anni dopo l’inizio del conflitto adAtene scoppiò una terribile epidemia

di peste che decimò la popolazione e uccise lo stessoPericle. La guerra comunque continuò a trascinarsi col so-pravvento ora di Atene, ora di Sparta; anche le coloniedella Magna Grecia e dell’Asia Minore furono coinvolte. Ilconflitto si concluse solo nel 404 a.C.: Sparta accettò aiutieconomici dalla Persia e riuscì a costruirsi una forte flottache poteva competere con quella ateniese. Sulla foce delfiume Egospotami la flotta ateniese subì una durissimasconfitta e Atene fu costretta ad arrendersi.

i Una triremegreca, rilievo del IV secolo a.C. (Atene, Museodell’Acropoli).

i Un combattimento fra opliti (frammentodel frontone del tempio delle Nereidi).La l

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is 32 LE ANTICHE CIVILTÀ

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LA CRISI DELLE POLEIS EL’ASCESA DELLA MACEDONIASparta aveva vinto nella guerra del Peloponneso,non perché più potente delle altre poleis, ma soloperché era stata aiutata dalla Persia. Per questo ilsuo dominio sul resto della Grecia non poté du-rare a lungo. Nel 371 a.C. fu sconfitta da Tebe aLeuttra grazie all’abilità di due generali, Pelo-pida ed Epaminonda: Tebe conquistò così ilruolo di prima polis dell’Egeo.Anche in questo caso però la supremazia diTebe durò molto poco: dopo che nel 362 Epa-minonda morì in uno scontro con gli esercitispartano e ateniese, Tebe perse il proprio domi-nio. La rivalità e le continue guerre continuavano aindebolire le poleis greche che diventavano semprepiù vulnerabili a qualsiasi pericolo esterno. Neapprofittò Filippo II, re della Macedonia, unaregione del nord della Grecia, prevalente-mente montuosa ed estremamente povera.Dopo aver rafforzato e organizzato il suo regno,Filippo decise di attaccare le città della Grecia.Sua arma vincente era la terribile falangemacedone: grazie a essa, Filippo sbaragliòl’esercito greco a Cheronea, in Beozia, nel338 a.C.

Mettiti alla prova• Che cosa era la Lega di Delo?

• Quali erano gli obiettivi di Pericle?

• Perché le poleis greche si indebolirono?

LA FALANGE MACEDONE

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di lancia di lancia15

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g La falange macedoneera un blocco compattodi 8000 fanti schierati in16 file. Ogni soldato eraarmato con una lancialunga cinque metri, detta sarissa. I fanti delleprime cinque fileprotendevano avanti lelance e formavano cosìuna barrieraimpenetrabile che tenevaa distanza i nemici. I fantidel centro e dellaretroguardia le tenevanoalzate, pronti adabbassarle nel caso che icompagnisoccombessero. I fianchidella formazione eranoprotetti dalla cavalleria. La

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d Busto che raffigura Filippo II, re dellaMacedonia.

LA LOTTA PER L’EGEMONIA: DALLA SUPREMAZIA DI ATENE ALLA CRISI DELLE POLEIS 33

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ALESSANDRO MAGNO Dopo aver conquistato la Grecia, Filippo iniziò a prepa-rare una spedizione contro l’altra grande potenza dell’Egeo,la Persia, ma nel 336 a.C. fu misteriosamente assassinato.Alessandro, figlio di Filippo, portò avanti il progetto del pa-dre e si dimostrò abilissimo sia nella vita politica sia nel-l’arte della guerra. Nel 334 a.C., a capo di un grande eser-cito formato per la maggior parte da Macedoni, sconfisseper ben due volte l’esercito persiano in Asia Minore, chepassò sotto il suo dominio. Quindi si diresse a sud e si im-padronì facilmente della Fenicia e dell’Egitto; poi marciòsulla Mesopotamia, entrò nel cuore della Persia e sbara-gliò definitivamente il grande impero persiano. L’intenzione di Alessandro, già dai suoi contemporaneichiamato “Magno”, ossia “il Grande”, era di creare un nuo-vo impero universale che comprendesse la Grecia el’Oriente. Per questo si definì non un nemico, ma l’ere-de dell’imperatore persiano e iniziò ad adottare costumie usanze orientali: si fece onorare alla maniera dei sovranid’Oriente, richiedendo l’inchino fino a terra, come se fos-se un dio, ammise a corte la nobiltà persiana e riorganizzòl’esercito accettando cavalieri e arcieri persiani.Nella sua marcia verso l’estremo Oriente fondò molte cit-tà, dando a ognuna il suo nome: Alessandria. Tra questela più famosa fu Alessandria d’Egitto, che, dopo la mor-

Nella carta a fiancoviene mostratol’enorme imperoconquistato daAlessandro Magno ele città da luifondate.

359 a.C.

R E G N O D I F I L I P P O R E G N O D I A L E S S

336 a.C.

f Mosaico di Pompei che raffigura Alessandro Magno durante labattaglia di Isso contro l’esercito persiano.

te di Alessandro, diventò il centro economico e culturaledel mondo ellenistico. Ormai giunto ai confini con la va-sta e misteriosa India, Alessandro fu costretto dall’eserci-to, ormai stanco, a tornare indietro, ma sulla via del ritor-no, nel 323 a.C., a soli trentatré anni, si ammalò e morì.

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ALESSANDRO MAGNO E L’ELLENISMO

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Mettiti alla prova• Qual era il sogno di Alessandro Magno?

• Come venne diviso l’Impero di Alessandro alla sua morte?

• Quale periodo viene chiamato ellenistico? Perché?

I REGNI ELLENISTICIDopo la morte di Alessandro, i terri-tori conquistati furono contesi e divi-si dai suoi generali. Dopo lunghi e san-guinosi contrasti l’Impero di Alessan-dro fu diviso in cinque regni principali,ognuno con una sua capitale e una suadinastia di re al comando: la Mace-donia con capitale Pella, l’Egitto concapitale Alessandria, il Regno d’Asiacon capitale Antiochia, il più piccoloRegno di Pergamo con capitale la cit-tà omonima e il Regno della Bat-triana con capitale Battria. Questi regni conservarono la propriaindipendenza fino a quando non fu-rono conquistati dai Romani.

Nella carta vengonoraffigurati i regniellenistici che siformarono alla mortedel grandecondottieromacedone.

Che cosa significa ellenismo?

Il periodo che segue la morte di Alessandro Magnoviene chiamato ellenistico. Gli storici hanno per laprima volta usato il termine ellenismo per indicare ladiffusione della cultura greca in Oriente in seguito alleconquiste di Alessandro Magno. Le imprese di Alessandro ebbero quindi una straordi-naria importanza perché le popolazioni dell’Impero dalui formato, tanto diverse per cultura e religione, as-sorbirono progressivamente lingua, usi, costumi e modidi pensare greci e l’arte, la scienza e la filosofia grechedivennero patrimonio culturale comune.

300 a.C.310 a.C.323 a.C.

A N D R O M A G N O REGNI ELLEN IST IC I

Perché fu importante l’ellenismo?

Il periodo ellenistico fu caratterizzato dalla diffusione dellacultura greca in quasi tutto il mondo allora conosciuto. Ogniramo della cultura ebbe un enorme sviluppo. Nacqueronuove e importanti scuole filosofiche che si occuparonodi studiare come ogni uomo avrebbe potuto raggiungere lafelicità nella vita; le più famose sono l’Epicureismo e loStoicismo. In arte gli scultori cercarono sempre di più di realizzare

opere che imitassero la realtà: rappresentarono così figurein movimento, come la famosa Nike di Samotracia, e voltiumani che esprimevano sentimenti di gioia o di dolore.Grandi progressi ebbero anche le scienze: Euclide fondò lageometria; Aristarco di Samo propose, senza però riu-scire a dimostrarla, la teoria eliocentrica per cui era laTerra a girare intorno al Sole e non viceversa; Archimede

pose le basi della matematica e della fisica.

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LE ANTICHE CIVILTÀ

700 a.C. 600 a.C.

P E R I O D O M O N A R C H I C O

800 a.C. 509 a.C.753 a.C.

Secondo una leggenda, Roma fu fondata da Romolo il21 aprile del 753 a.C. Romolo e suo fratello Remo eranofigli del dio Marte e di Rea Silvia, nipote del crudele re di

Albalonga, Amulio. Questi, preoccupato che i neo-nati avrebbero potuto prendergli un giorno il trono,

ordinò che fossero abbandonati nel Tevere. Lacesta dove erano stati riposti, però, si fermòsulla riva del fiume e una lupa che passava dilì, sentendo il pianto dei due neonati, li sfamòcon il suo latte. I gemelli furono poi raccoltidal guardiano del bestiame del re e vennero

allevati da sua moglie. Divenuti adulti e conosciuta la loro storia,

Romolo e Remo decisero di fondareuna città sul colle vicino al luogo doveerano stati abbandonati. Gli dei scel-

sero Romolo come fondatore e primore della futura città, che proprio da luiavrebbe preso il nome di Roma.

Chi erano Romolo e Remo?

La carta mostra l’espansione dei territorisotto il controllo di Roma dalla fine del 340 a.C. fino al 290 a.C.

h Gruppo inbronzo del VI-V secolo a.C. cheraffigura la lupamentre allattaRomolo e Remo.

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LE ORIGINI DI ROMARoma nacque intorno alla metà dell’VIII

secolo; secondo la tradizione fu fonda-ta precisamente nel 753 a.C., anno da cuii Romani fanno cominciare il loro ca-lendario. Per i primi due secoli Roma rimase unpiccolo centro che basava la propriaeconomia sull’agricoltura e sulla pa-storizia. Anche il commercio però eraabbastanza praticato data la favorevoleposizione geografica: Roma si trovavainfatti vicino al Tevere e vicino alle viedi comunicazione che univano i terri-tori etruschi della Toscana con la Cam-pania.La società era divisa tra il gruppo di fa-miglie più ricche, proprietarie di terree di bestiame, che avevano in manotutto il potere, e le famiglie di chi la-vorava la terra e accudiva il bestiame. I maschi delle famiglie ricche, detti pa-tres (o patrizi), sceglievano ognianno un loro rappresentante che no-minavano re e che nello stesso tempodoveva svolgere anche le funzioni disacerdote.

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ROMA: DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA

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I SETTE RE DI ROMA, TRA MITO E STORIAFino al 509 a.C., quindi per quasi 150 anni, Roma vennegovernata da molti re, anche se la tradizione affermache furono solamente sette. Dopo Romolo ci fu Numa Pompilio, che creò gli or-dinamenti religiosi; poi Tullo Ostilio, che conquistò ivillaggi vicini e li unificò sotto la guida di Roma; quindiAnco Marzio a cui si devono importanti opere pubbli-che, come la costruzione del porto di Ostia. Infine se-guirono tre re di origine etrusca: Tarquinio Prisco, cheabbellì la città con importanti templi; Servio Tullio, checostruì le prime mura della città e organizzò l’esercito;Tarquinio il Superbo, un tiranno che provocò la ri-volta dei patrizi e del popolo, determinando la nascitadella repubblica.

ROMA CONQUISTA L’ITALIAIl territorio dove sorgeva Roma era particolarmente am-bito dalle popolazioni vicine, perché vicino al mare e fa-vorevole per l’agricoltura e per i commerci. Così i Romani,

Mettiti alla prova• Chi erano i patres?

• Perché Roma si scontrò con i Sanniti?

• Chi era Pirro?

400 a.C.

P E R I O D O R E P U B B L I C A N O

200 a.C.300 a.C.

per difenderlo, stipularono un trattato di alleanza con i La-tini nel 493 a.C. Grazie al loro aiuto Roma riuscì a scon-figgere le popolazioni degli Equi e dei Volsci che dagliAppennini periodicamente scendevano nella pianura la-ziale a fare razzie. Dopo aver così ottenuto un ruolo di dominio sulla mag-gior parte del Lazio, dalla fine del V secolo i Romani sirivolsero verso nord, in particolare contro la città etru-sca di Veio, che controllava le saline della valle del Te-vere. Veio fu sconfitta nel 396 a.C. e i Romani poteronocosì espandersi in tutto il Lazio settentrionale guada-gnando importanti territori sia per il commercio sia perl’agricoltura. Intorno al 350 a.C. alcune colonie greche della Campa-nia chiesero aiuto ai Romani per difendersi dagli attac-chi dei Sanniti, un popolo che viveva sull’Appenninoabruzzese e che cercava di espandersi verso sud perconquistare terreni fertili da coltivare. I Romani accet-tarono perché una vittoria sui Sanniti avrebbe permessoloro di espandersi nell’Italia meridionale. La guerra fulunghissima ma i Romani sconfissero i Sanniti verso il290 a.C., assumendo così il controllo di quasi tutta lapenisola italica.Taranto, potente colonia greca, ancora libera dal con-trollo di Roma, iniziò a temere per la propria indipen-denza e chiese aiuto a Pirro, re dell’Epiro, uno deiregni ellenistici. Pirro intervenne, desideroso di scon-figgere i Romani, per annettere al suo piccolo regno laricca penisola italica. Pirro sbarcò in Italia nel 280 a.C.,ma dopo aver ottenuto due vittorie fu definitivamentesconfitto nel 275 a.C. a Benevento e tornò in Epiro. Ta-ranto si arrese a Roma dopo tre anni di assedio.

g Pittura raffigurante due guerrieri sanniti.

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LA NASCITA DELLA RES PUBLICADal 509 a.C. i patrizi decisero di istituire un nuovo tipodi governo in cui le decisioni venissero prese non da unre, ma da tutti gli abitanti di Roma: tale governo fu chia-mato res publica, ossia “cosa pubblica”. Al posto delre furono eletti due consoli, che rimanevano in caricaper un solo anno. Accanto a loro venivano eletti, sempre ogni anno, altrimagistrati che si occupavano di amministrare la città eil suo territorio. In pratica però nei primi anni della re-pubblica il potere rimase nelle mani dei patrizi, gli uniciche potevano essere eletti consoli e diventare magistratio senatori. I plebei, ossia tutto il resto della popola-zione non appartenente alle famiglie dei patrizi, eranoesclusi da qualsiasi decisione politica.

IL TRIBUNATO DELLA PLEBEI plebei volevano però partecipare alla vita politica. Cosìnel 494 a.C. attuarono una sorta di sciopero: si riunironosu un colle fuori dalle mura di Roma, non svolgendo piùalcun lavoro e non partecipando al servizio militare. Sa-rebbero ritornati alla vita normale solo se i patrizi avesseroloro concesso di eleggere i propri rappresentanti politici,i tribuni della plebe, e di riunirsi in assemblee formateda soli plebei, i concili della plebe. I patrizi furono co-stretti ad accettare le loro richieste.

d Tavola in bronzoin cui è inciso iltesto di una leggedel II secolo a.C.

550 a.C. 509 a.C. 450 a.C.

P E R I O D O M O N A R C H I C O

A che età risalgono le prime leggiscritte a Roma?All’inizio del V secolo a.C., i Romani si basavano su re-gole e leggi tramandate oralmente che venivanospesso interpretate dai patrizi a danno dei plebei. In-torno al 450 a.C., in un periodo in cui i plebei, semprepiù numerosi, reclamavano i propri diritti, il Senato in-caricò dieci persone autorevoli, detti decemviri, dicompilare leggi scritte: nacquero allora le Leggi delle

dodici tavole, così chiamate perché erano incise sudodici lastre di bronzo, che garantirono la certezza deldiritto a tutti i cittadini.

Dalla metà del V secolo i plebei ottennero altre con-cessioni che permisero progressivamente la loro pienapartecipazione alla vita politica. Il conflitto tra patrizi eplebei finì nel 367 a.C., quando una legge stabilì cheuno dei due consoli dovesse essere plebeo. In que-sto modo i plebei riuscirono ad avere libero accessoanche al Senato, dato che i consoli, una volta termi-nato il loro anno di carica vi entravano di diritto.

h Rilievoche raffigurauna riunionedel Senatoromano.

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LA REPUBBLICA E LE SUE ISTITUZIONI

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L’ORGANIZZAZIONE POLITICADURANTE LA REPUBBLICAIl governo della repubblica romana era fondato su tre tipidi organi: le magistrature, il Senato e i comizi.

LE MAGISTRATUREI magistrati rimanevano in carica un solo anno e do-vevano sempre essere eletti due o più magistrati con lestesse funzioni, per evitare che una singola persona aves-se troppo potere. La prima magistratura a cui un citta-dino poteva accedere era la questura, poi vi erano l’edi-lità, la pretura e infine il consolato. I questori si occu-pavano di amministrare il denaro pubblico; gli edili si

prendevano cura delle vie e degli edi-fici della città; i pretori amministra-vano la giustizia; i consoli, ovveroi magistrati più importanti, avevanoil comando dell’esercito, propone-vano le leggi e potevano convoca-re il Senato. In caso di estremo pericolo i consoliconsegnavano tutti i loro poteri a undittatore, che rimaneva in caricasolo fino a quando non si fosse ri-solta la situazione di emergenza ecomunque per non più di sei mesi.Ogni 18 mesi inoltre venivano ancheeletti i censori, che dovevano fareil censimento dei cittadini.

IL SENATOIl Senato, già presente in età monarchica, diventò a tuttigli effetti il centro di potere più importante della repub-blica. Formato da 300 membri, controllava l’operato dei con-soli e delle altre magistrature, proponeva le leggi ed esa-minava le spese dello stato.

I COMIZII comizi erano principalmente due: i comizi tributi e icomizi centuriati. Nei comizi tributi si riunivano tutti gliabitanti di Roma e della campagna divisi in diversi distrettiterritoriali, detti tribù. Questi comizi venivano convocatiper eleggere i magistrati minori, ossia i questori e gli edi-li. I comizi centuriati erano invece le assemblee più im-portanti. Formati da tutti i cittadini soldati, eleggevano i ma-gistrati maggiori (i pretori, i consoli e i censori) e appro-vavano le leggi proposte dai consoli. Altro tipo di assemblea, riservata ai soli plebei, erano i con-cili della plebe dove venivano eletti i tribuni della plebeed erano discusse le proposte di legge.

Mettiti alla prova• Che cosa sono le Leggi delle dodici tavole?

• Perché tutte le magistrature erano collegiali?

• Che cosa erano i comizi centuriati?

400 a.C. 350 a.C.

P E R I O D O R E P U B B L I C A N O

Lo schema mostra le istituzioni presenti aRoma durante il periodo della repubblica.

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LE ANTICHE CIVILTÀLa

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LA FAMIGLIA E LA DONNANell’antica Roma la famiglia era fondata sull’autorità as-soluta del padre, il pater familias, che aveva potere divita e di morte su tutti coloro che vivevano sotto lostesso tetto: la moglie, i figli, le mogli dei figli, i nipoti, glischiavi. Il potere del padre era veramente grande: deci-deva chi dovevano sposare i figli, a chi lasciare i beni,come amministrare le ricchezze di famiglia, ecc. Alla morte del padre i figli maschi ereditavano i beni eformavano a loro volta nuove famiglie basate sullo stessomodello. Le donne per tutta la vita restavano in una con-dizione di inferiorità: prima erano sotto la tutela delpadre, poi, quando si sposavano, passavano sotto l’auto-rità del marito. Il matrimonio non avveniva con l’accordodei due sposi, ma era un contratto tra due famiglie con loscopo di assicurare una discendenza o un’alleanza poli-tica. Le donne non partecipavano alla vita pubblica: esserimanevano per la maggior parte del tempo in casa a oc-cuparsi dei figli e dei lavori domestici.

LA RELIGIONEI Romani adoravano molte divinità, alcune legate alla natura, altre antropomorfe, cioèdall’aspetto umano. Tra le prime vi erano i numina, spiriti e demoni che rappresentavanoi diversi aspetti della natura, le attività lavorative o le varie fasi della vita. Le più impor-tanti erano gli spiriti della famiglia, come i Lari e i Penati, dei protettori della casa, i Mani,e il Genio, lo spirito protettore del pater familias. Accanto a queste c’erano divinità simili a quelle greche ed etrusche. Tra le piùimportanti ricordiamo Giove, dio del cielo e protettore dello stato romano,Giunone, sua moglie, Minerva, dea della saggezza, Venere, dea dell’amore,Marte, dio della guerra. Di origine latina erano la dea Vesta, protettrice del fo-colare domestico e della città di Roma, e Giano, il cui tempio era chiuso in tempodi pace e aperto in tempo di guerra. Per assicurare prosperità e sicurezza allo stato era molto importante ottenere il fa-vore degli dei attraverso la celebrazione di riti, che coinvolgevano tutta la cittadi-nanza. Questi riti erano presieduti da sacerdoti, che ricoprivano anche l’incaricodi funzionari dello stato: i compiti religiosi e quelli politici, infatti, si intrecciavano.

Quali erano il nome e il cognome di un romano?

Il pater familias assegnava i nomi ai figli maschi. Ogni in-dividuo aveva tre nomi: il nome personale (praenomen),il nome della gens, cioè il gruppo di famiglie con un an-tenato comune (nomen) e il soprannome (cognomen).

Le donne di solito portavano solo il nome della gens,che perdevano in occasione del matrimonio, quando as-sumevano il nome della gens del marito.

V sec. a.C.VII sec. a.C. VI sec. a.C.

P E R I O D O M O N A R C H I C O

VIII sec. a.C.

t Scultura funeraria romana che esaltal’unità familiare anche nella morte: sonoinfatti rappresentati il nobile Lucio Vibiocon la moglie e il figlio.

753 a.C. 509 a.C.

t Busto raffigurante Giove, il dioprotettore dello stato romano.

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LA CIVILTÀ ROMANA

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aMettiti alla prova• Chi è il pater familias? Quali poteri

aveva?

• Quali erano le principali divinitàromane?

• Che cos’è la legione manipolare?

Qual era l’equipaggiamento di un legionario?

IV sec. a.C. III sec. a.C. II sec. a.C. I sec. a.C.

P E R I O D O R E P U B B L I C A N O

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L’ESERCITOI Romani vinsero numerose guerreperché potevano contare su un eser-cito molto efficiente. Anticamente l’esercito romano, co-stituito da cittadini tra i 17 e i 46 anni,si raccoglieva nei mesi estivi soloin caso di guerra e formava un’uni-tà, chiamata legione. Si combattevausando la tattica greca della falan-ge oplitica, che era adatta per le pia-nure, ma si rivelò debole quandol’esercito si trovò a combattere inzone montuose. Così a partire dal IVsecolo a.C. i Romani modificaronoil loro modo di combattere. Nac-que infatti la legione manipolare,decisamente più compatta e rapidanegli spostamenti. Si chiamò così per-ché la legione, formata da circa6000 fanti, fu divisa in manipoli diduecento uomini. Anche l’armamento, che ciascun sol-dato doveva procurarsi a proprie spe-se, subì alcune modifiche e divennemeno costoso: questo permise l’ar-ruolamento di un numero maggioredi uomini. Dovendo sostenere campagne milita-ri ogni anno, i Romani si abituaronoa un costante addestramento, basatosu una durissima disciplina.

corazza perproteggersi

giavellotto(pilum) piùmaneggevoledella pesantelancia greca

scudo ellittico, piùgrande di quellotondo usato inepoca antica

sandali con suolechiodate perresistere a unalunga marcia

elmo in bronzocrestato

gambiere perproteggere legambe

spada corta(gladium) moltoutile nel corpo acorpo

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LE ANTICHE CIVILTÀLe

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LA PRIMA GUERRA PUNICA Completata la conquista dell’Italia meridionale Roma si tro-vò a diretto contatto con i Cartaginesi, chiamati dai Ro-mani “puni” (da cui deriva l’espressione di “guerre puni-che”). La città di Cartagine era stata fondata dai Fenicinell’814 a.C. sulle coste dell’Africa, in una zona corri-spondente all’incirca all’attuale Tunisi. Abilissimi navi-gatori, i Cartaginesi basavano la loro ricchezza sull’arti-gianato e sul commercio. Grazie a un forte esercito e so-prattutto a una potente flotta da guerra controllavano ilMediterraneo occidentale, dove avevano fondato un Im-pero comprendente Sicilia, Sardegna, Corsica, Spagna e Afri-ca mediterranea. Dopo due secoli di pacifica convivenza nel III secolo a.C.Roma e Cartagine divennero rivali. Lo scontro (noto conil nome di prima guerra punica) ebbe inizio nel 264 a.C.per il possesso della Sicilia: il dominio dell’isola, infatti,permetteva di controllare lo stretto di Messina e di mette-re le mani sulla ricca produzione di frumento. La prima guer-ra punica durò più di vent’anni. Solo nel 241 a.C. i Ro-mani vinsero una decisiva battaglia navale presso le iso-le Egadi: Cartagine dovette così cedere la Sicilia. Alcunianni dopo i Romani, approfittando di alcune lotte internea Cartagine, s’impossessarono anche della Sardegna e del-la Corsica, che divennero le prime province romane.

LA SECONDA E LA TERZAGUERRA PUNICACartagine cercò di rimediare alla sconfitta occupandonuovi territori in Spagna, dove però i Romani avevanostretto alleanze con alcune città. Si arrivò così al se-condo scontro diretto (la seconda guerra punica). Nel218 a.C. infatti un abile generale cartaginese, Annibale,passò all’attacco: con un esercito di 25 000 uomini e 37elefanti da combattimento attraversò le Alpi e assalìRoma dal Nord Italia. Benché le sue forze fossero infe-riori a quelle dei Romani, Annibale li vinse più volte. Lasconfitta più grave per i Romani ebbe luogo a Canne,in Puglia nel 216 a.C. I Romani, però, non si diedero per vinti e si riorganiz-

Che cos’è una provincia?

Con il termine “provincia” si indicava un territorio fuoridall’Italia direttamente dipendente da Roma e control-lato da un governatore. Gli abitanti delle province nonerano considerati cittadini romani, ma sudditi stranierie dovevano pagare tasse molto elevate. I governatoriavevano poteri veramente ampi: erano contempora-neamente comandanti militari, politici e anche giudici.

202 a.C.241 a.C.264 a.C.275 a.C. 218 a.C.

I G U E R R A P U N I C A I I G . PUNICA

Le due cartemostrano lasituazione nelbacino delMediterraneo allavigilia della primaguerra punica (inquesta pagina) edella secondaguerra punica (apagina successiva).

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LE GUERRE PUNICHE E LA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO

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zarono. Sotto la guida di un valoroso generale, PublioCornelio Scipione, portarono la guerra direttamentesul suolo cartaginese. Nel 202 a.C. a Zama, una loca-lità vicina a Cartagine, Annibale fu sconfitto. Roma impose condizioni di pace molto dure: preteseda Cartagine la consegna della flotta e il pagamentodi una cifra elevatissima. Nei 50 anni successivi Cartagine riuscì a riprendersi e agodere di un certo benessere. Questo impensierì i Ro-mani, timorosi che la rivale potesse diventare nuova-mente un pericolo. Decisero quindi di attaccareCartagine (terza guerra punica) e dopo due anni diassedio, nel 146 a.C., espugnarono la città. Affinchénon potesse più ricostruire la sua potenza, la città pu-nica venne rasa al suolo e i suoi abitanti furono ven-duti come schiavi. Roma era così padrona indiscussadel Mediterraneo centrale e occidentale.

LA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO ORIENTALEAll’inizio del II secolo a.C. Roma, ormai consapevoledella propria superiorità militare, iniziò a estendere lasua influenza anche verso il Mediterraneo orientale.Qui si scontrò con la Grecia e con alcuni regni elle-

146 a.C. 100 a.C.175 a.C.

I I I GUERRA PUNICA

Mettiti alla prova• Perché scoppiò la prima guerra punica?

• Chi era Annibale?

• Quali furono le conseguenze della conquista della Grecia?

nistici, in particolare la Macedonia, che dopo unlungo conflitto venne conquistata. La Grecia fu ridotta a provincia con il nome di Acaia.Roma era padrona assoluta del Mediterraneo, chevenne chiamato dai Romani mare nostrum.Sotto l’influenza della più evoluta civiltà greca i Romaniintrodussero nella loro società nuove abitudini e tra-dizioni: a Roma furono aperte scuole dirette da maestrigreci, le arti (pittura, scultura e architettura) divenneropiù raffinate, si diffuse lo studio della lingua greca e dialtre discipline come, ad esempio, la filosofia. I Romaniiniziarono anche ad apprezzare i vantaggi di una vitapiù ricca e meno modesta. Le numerose guerre di conquista, infatti, divennero lostrumento attraverso il quale i Romani fecero confluirenella loro città ingenti ricchezze.

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LE ANTICHE CIVILTÀLe

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ca UNA SOCIETÀ CHE SI TRASFORMALa continua espansione territoriale di Roma con glienormi bottini delle conquiste aveva fatto arricchiremolti cittadini: non solo i patrizi avevano aumentato i loropossedimenti terrieri, ma anche molti plebei si erano ar-ricchiti con i commerci andando progressivamente a for-mare una nuova potente classe sociale, quella deicavalieri. Diverse furono invece le conseguenze per i contadinie i piccoli proprietari terrieri, che, partendo comesoldati per le lunghissime campagne militari, rimane-vano molti anni lontano dalle loro terre. Tornati a casaerano costretti a chiedere prestiti ai patrizi e, non riu-scendo a pagare i debiti, finivano per vendere le loropiccole proprietà. Solo i più fortunati tra loro riuscivano a trovare lavorocome dipendenti nei latifondi dei patrizi, perché que-st’ultimi preferivano impiegare gli schiavi, sempre piùnumerosi e quindi a buon mercato. Così la maggior parte dei contadini e dei piccoli pro-prietari terrieri era costretta ad andare a Roma a ingros-sare le fila dei poveri e dei mendicanti.

La carta mostral’estensione deiterritori romani allafine del II secolo d.C.:come si può vedereRoma dominavatutto il bacino delMediterraneo.

150 a.C. 140 a.C. 130 a.C. 120 a.C. 110 a.C.

P E R I O D O

Chi erano i cavalieri?

Dopo le conquiste del II secolo d.C. molti cittadini, dive-nuti ricchi e potenti grazie al commercio, entrarono a farparte di una nuova classe sociale, i cavalieri o ceto eque-stre, così chiamata perché avevano soldi sufficienti perpotersi comprare il cavallo e l’armatura necessari percombattere nella cavalleria. I cavalieri si arricchirono sem-pre di più perché si aggiudicarono l’appalto delle operepubbliche e la riscossione delle tasse nelle province.

i Stelefuneraria diun cavaliereraffiguratovittorioso inbattaglia.

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LE GUERRE CIVILI E LA CRISI DELLA REPUBBLICA

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licaTIBERIO GRACCO

Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 133 a.C., capìche il problema più grave per la società romana di quelperiodo era il completo impoverimento dei piccoli pro-prietari terrieri, costretti a vendere le loro terre. Proposecosì una legge agraria in base alla quale nessuno pote-va avere più di 500 iugeri (circa 125 ettari) di agro pub-blico, un terreno che per legge apparteneva allo Stato, madi cui in pratica si erano impadroniti i latifondisti. Tutto il terreno recuperato doveva essere ridistribuito inparti uguali tra i contadini che avevano perso la loro pro-prietà: in questo modo, secondo Tiberio, sarebbero dimi-nuiti i disordini a Roma. Il Senato, comunque, vedendo col-piti i propri interessi (la maggior parte dei senatori era in-fatti proprietaria di latifondi) si oppose alla legge: scop-piarono così dei tumulti e Tiberio venne ucciso.

CAIO GRACCONel 123 a.C. fu eletto tribuno della plebe il fratello di Ti-berio, Caio Gracco. Sempre con l’obiettivo di diminuirela povertà per evitare tensioni e conflitti interni a Roma,portò avanti la proposta della legge agraria del fra-tello. Inoltre propose di distribuire mensilmente il fru-mento a prezzo ridotto ai cittadini più poveri, di fondarenuove colonie per dare terre ai contadini e di calmareil malcontento delle città italiche concedendo ai loroabitanti la cittadinanza romana. Anche le proposte diCaio Gracco trovarono la decisa opposizione del Senatoe nel 121 a.C. fu ucciso insieme a molti suoi sostenitori.

Che cos’è un latifondo?

In questo periodo i grandi proprietari terrieri appartenevanoquasi tutti alle vecchie famiglie aristocratiche patrizie che dasempre avevano avuto accesso al Senato. Possedevano va-ste distese di terre che in parte venivano lasciate incolte e de-

stinate al pascolo e in parte venivano coltivate perlopiù daglischiavi con prodotti che richiedevano poco lavoro e quindi unabassa manodopera. Questo tipo di proprietà viene chiamatolatifondo, che in latino significa “ampia proprietà agricola”.

90 a.C. 80 a.C. 70 a.C.100 a.C.

R E P U B B L I C A N O

d Il tracciato del solco sacrale con cui i Romani delineavano ilperimetro di ogni nuovo insediamento. Fra le proposte avanzate daCaio Gracco vi era anche la fondazione di nuove colonie nelleprovince di recente conquista.

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LE ANTICHE CIVILTÀ

I SEGNI DELLA CRISIIl fallimento delle riforme dei Gracchi aveva accresciutoil malcontento della popolazione e aveva dimostratoche la classe senatoria era incapace di capire la gravitàdella situazione e di prevederne le conseguenze. A diecianni dalla morte di Caio Gracco, Roma dovette affron-tare i primi evidenti segni della decadenza delle isti-tuzioni repubblicane: la guerra contro Giugurta, laguerra sociale e la guerra civile tra Mario e Silla.

LA GUERRA CONTRO GIUGURTAGiugurta, re dei Numidi, una popolazione del NordAfrica, iniziò a danneggiare i commerci dei Romani. Icavalieri, allora, che avevano molti interessi commer-ciali in Africa, fecero pressioni sul Senato affinché glidichiarasse guerra, cosa che avvenne nel 112 a.C. Inun primo momento i generali romani non ottennerograndi risultati; soprattutto facevano fatica a reclutarenuove forze per l’esercito perché i contadini, ormairidotti in miseria, non potevano comprarsi learmi. La situazione cambiò quando il comando dell’esercitofu affidato a Caio Mario, console di origine plebea.

Mario fece un’importante riforma dell’esercito sta-bilendo che chiunque, non solo i cittadini proprietariterrieri, avrebbe potuto arruolarsi nell’esercito, rice-vendo in cambio di un servizio di sedici anni, le armi,la paga e la possibilità di fare carriera. Con questonuovo esercito, più motivato, Mario riuscì a sconfig-gere Giugurta nel 105 a.C.

LA GUERRA SOCIALELe città italiche alleate di Roma durante le lunghe cam-pagne militari contro Cartagine e in Oriente avevano for-nito truppe all’esercito romano senza ricevere nulla in cam-bio. Caio Gracco aveva già proposto di calmare il loro mal-contento concedendo agli alleati italici la cittadinanza ro-mana da essi richiesta e quindi il diritto a partecipare allavita politica di Roma. Nel 91 a.C., dopo che un altro tribuno della plebe avevaavanzato la stessa proposta di Caio Gracco e anch’egli erastato ucciso, il malcontento si trasformò in una rivolta ar-mata. Una confederazione di popolazioni italiche iniziò unadura guerra contro Roma, nota come guerra sociale, dasocii, che in latino significa “alleati”. I Romani fecero fati-ca a reprimere la rivolta perché si trovarono di fronte a eser-citi della loro stessa forza. Così, per concludere la guerra,furono costretti a concedere gradatamente agli Italici la cit-tadinanza romana.

g Una scena diarruolamento: siregistrano i dati deicandidati e si valutala loro idoneitàfisica, rilievo del I secolo a.C. (Parigi,Museo del Louvre).Caio Mario modificòprofondamentel’esercito: grazie allasua riforma, infatti,molti plebei poveririuscirono a entraretra le trupperomane.Le

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LA GUERRA CIVILE TRAMARIO E SILLA Dopo il successo contro Giugurta, Caio Mario aveva scon-fitto i Cimbri e i Teutoni ai Campi Raudii (nei pressi diVercelli) popolazioni germaniche che erano riuscite a va-licare le Alpi e avevano iniziato a saccheggiare il Nord Ita-lia. Mario era all’apice del successo e fu eletto console peraltre quattro volte, grazie al sostegno dei popolari. A luisi oppose il partito degli ottimati, capeggiato da Lucio Cor-nelio Silla, che si era fatto valere nella guerra contro glialleati italici. Fra i due generali scoppiò una vera guerra civile nell’88a.C., quando il Senato affidò a Silla il comando della guer-ra contro Mitridate, re del Ponto (una regione dell’AsiaMinore), che si era messo a capo di una rivolta contro Roma.I concili della plebe, preoccupati che Silla acquistasse trop-po potere, subito dopo che ebbe lasciato Roma, gli tolsero

i Busto delI secolo d.C.raffiguranteCaio Mario(Roma,Museicapitolini).

Mettiti alla prova• Perché i contadini e i piccoli proprietari terrieri, dopo le

guerre di conquista, furono costretti a vendere le loro terre?

• Che cosa stabiliva la proposta di legge agraria di TiberioGracco?

• In che cosa consisteva la riforma dell’esercito di Caio Mario?

Chi erano gli ottimati e i popolari?

Sul finire del II secolo a Roma si erano formati due grandipartiti politici, il partito degli ottimati e il partito dei popo-lari. Il primo difendeva gli interessi della classe senatoriae quindi dei grandi proprietari terrieri, il secondo quellodei cavalieri e dei piccoli proprietari terrieri.

il comando della spedizione e lo affidarono a Mario. Sil-la reagì marciando su Roma con il suo esercito, infrangendoper la prima volta la legge che vietava di entrare con uo-mini armati dentro il territorio di Roma, considerato sacro.Si scatenò una terribile guerra civile che continuò anchedopo la morte di Mario (avvenuta nell’86 a.C.) e finì conla vittoria di Silla nell’83 a.C. Il capo del partito degli ottimati si fece proclamare ditta-tore non solo per sei mesi, ma a tempo indeterminato. Ven-nero compilate delle liste di proscrizione, un elenco diavversari politici che potevano essere uccisi da chiunquee senza processo perché ritenuti nemici della Repubblica:in seguito a questo atto 90 senatori e 2600 cavalieri furo-no messi a morte. Silla, a sorpresa, però, nel 79 a.C., dopotre anni di dittatura, si ritirò a vita privata.

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i Busto marmoreo del I secolo d.C.raffigurante Silla (Monaco di Baviera, Collezione statale di antichità).

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LE ANTICHE CIVILTÀLa

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CRASSO, POMPEO E CESARENUOVI PROTAGONISTI DELLASTORIA DI ROMALa guerra civile tra Mario e Silla e la dittatura di que-st’ultimo avevano dimostrato che le istituzioni repub-blicane (Senato, magistrature e comizi) avevano persogran parte del loro valore e riuscivano a imporsi sullascena politica generali che potevano contare sull’ap-poggio del proprio esercito. Morti Mario e Silla, infatti,fu la volta di altri tre generali: Marco Licinio Crasso,Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare.

LA RIVOLTA DEGLI SCHIAVI Nei territori dominati da Roma centinaia di migliaia di schia-vi, catturati nelle terre di conquista, erano costretti a lavorarela terra. Gran parte dell’economia romana era dunque di-ventata schiavistica, cioè si fondava sullo sfruttamento diuna manodopera che costava poco e assicurava grandi gua-

dagni. Le condizioni di vita degli schiavi erano spesso du-rissime e vi furono violenti ribellioni. La più grave scoppiò nel 73 a.C., quando Spartaco, un gla-diatore originario della Tracia, si mise a capo di una rivoltadi una scuola di gladiatori di Capua, in Campania, e in pocotempo raccolse intorno a sé decine di migliaia di schiaviche lavoravano nelle campagne. A domare la rivolta fu chia-mato Crasso, un ricco rappresentante del ceto dei cava-lieri. Crasso si distinse come abile generale e nel 71 a.C.sconfisse Spartaco e i suoi seguaci.

GNEO POMPEO DIVENTA L’UOMO PIÙ POTENTE DI ROMAFattosi valere come generale di Silla nella guerra civilecontro Mario, Pompeo venne eletto console nel 70 a.C.insieme con Crasso. Desideroso di ottenere l’appoggionon solo degli ottimati ma anche dei popolari, in unanno abolì tutte le riforme attuate da Silla nella sua dit-tatura, ripristinando i regolari ordinamenti repubblicani.

u I gladiatori, cosìchiamati perchéusavano la spada (inlatino gladium),erano di solitoprigionieri di guerrafatti schiavi ecostretti acombattere inpubblico l’unocontro l’altro ocontro bestie feroci,come rappresentatonel rilievo che vediqui a lato.

55 a.C.65 a.C. 60 a.C.70 a.C.75 a.C.

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LA GUERRA CIVILE TRA CESARE E POMPEO E LA FINE DELLA REPUBBLICA

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La carta mostra ilpercorso seguito daPompeo nellespedizioni vittoriosecontro i pirati econtro Mitridate.Le sue impreseconsentirono diespandereulteriormente iterritori romani.

Nel 67 a.C. fu incaricato dal Senato di sconfiggere i pi-rati che da tempo infestavano le coste di Creta e del-l’Asia Minore. I pirati rappresentavano, infatti, una graveminaccia per le imbarcazioni mercantili romane nel Me-diterraneo e danneggiavano i commerci. In soli tre mesiPompeo riuscì a ottenere la vittoria. Poco dopo Pompeo concluse vittoriosamente anche laguerra contro Mitridate, iniziata da Silla, e riaffermò ildominio di Roma in Asia Minore; conquistò poi la Siriae tutta la costa mediterranea fino all’Egitto. Le ripetute vittorie fecero di Pompeo l’uomo più po-tente nella scena politica romana.

IL PRIMO TRIUMVIRATOIl Senato preoccupato che Pompeo, divenuto troppo po-tente, seguisse i passi di Silla e instaurasse una dittatu-ra, non volle riconoscere i provvedimenti da lui presi inOriente e rifiutò di concedere le terre che aveva promessocome premio ai suoi soldati. Pompeo, per ottenere quanto gli spettava, cercò quin-di l’appoggio degli uomini allora più influenti a Roma:Marco Licinio Crasso e Caio Giulio Cesare, un patrizioche era diventato il capo dei popolari. Nel 60 a.C. i trestrinsero un patto privato, noto con il nome di primotriumvirato, in quanto indicava l’unione di tre (tres) uo-mini (viri) a capo del governo. Grazie all’appoggio di Ce-sare, e quindi di tutti i popolari, Pompeo vide riconosciutii suoi provvedimenti. Cesare, in cambio ottenne di di-ventare governatore della provincia della Gallia Cisal-pina e Narbonense per cinque anni.

CESARE CONQUISTA LA GALLIALo stesso anno in cui diventò governatore, Cesare orga-nizzò una grandiosa campagna militare per sottometteretutte le popolazioni della Gallia. La guerra durò circa set-te anni e fu narrata dallo stesso Cesare in un avvincentediario di guerra intitolato De bello Gallico (La guerra gal-lica). Nel 52 a.C., quando Cesare aveva ormai conquista-to tutto il territorio, le popolazioni galliche cercarono di ri-bellarsi al dominio romano unendo tutte le loro forze sot-to la guida di Vercin-getorige, ma fu-rono definitiva-mente sconfit-te nel 51 a.C.ad Alesia.

i Caio GiulioCesare, testa inmarmo del II secolo d.C. (Roma, Palazzo dei Senatori).

30 a.C.35 a.C.40 a.C.50 a.C. 45 a.C.

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LE ANTICHE CIVILTÀ

LA GUERRA CIVILE TRA CESARE E POMPEONel 53 a.C. Crasso era morto e si era quindi rotto il trium-virato. Cesare, finita la sua campagna militare in Gallia, vo-leva tornare a Roma e candidarsi al consolato. Il Senato,temendo che Cesare portasse al potere i popolari, prefe-rì sostenere Pompeo e lo elesse unico console. Ordinò poia Cesare di fare rientro a Roma come privato cittadino, scio-gliendo il suo esercito. Cesare rifiutò. Nel 49 a.C. si diresse verso Roma e a capodelle sue truppe attraversò il fiume Rubicone, che segnava

il confine del territorio sacro di Roma.Era una vera e propria dichia-

razione di guerra contro ilSenato e Pompeo. Questi, consapevoledella forza di Cesare,preferì lasciare Romae fuggire prima nelSud Italia e di lì inOriente, per avere iltempo di radunare un

esercito. Cesare lo raggiunse e lo

affrontò a Farsalo, inGrecia. I pompeiani furonosconfitti e Pompeo fuggì in

La carta mostra,oltre ai territoriconquistati daCesare in Gallia,anche il percorsoseguito da Pompeoe quindi da Cesaredurante la guerracivile.

Che cosa sono le Idi ?

Nel calendario romano le Idi erano il tredicesimo giorno diogni mese, ad eccezione dei mesi di marzo, maggio, lu-glio e ottobre nei quali cadevano il quindicesimo giorno.

u Gneo Pompeo, bustomarmoreo del I secolo a.C.(Venezia, Museoarcheologico).

Egitto, dove venne ucciso dal re Tolomeo, che credevacosì di farsi amico Cesare. Questi invece lo punì per il suo atto, lo depose daltrono e consegnò il regno alla sorella Cleopatra.

CESARE SI PROCLAMA DITTATORE A VITADopo aver sconfitto gli ultimi seguaci di Pompeo tra il46 e il 45 a.C., Cesare rientrò a Roma come vincitore esi nominò dittatore a vita. Il suo primo obiettivo fuquello di riportare la pace a Roma, di eliminare i con-flitti tra le diverse classi sociali (classe senatoria, cava-lieri e popolo) e di ottenere il consenso di tutta lapopolazione romana. Per questo, a differenza di Silla,fu clemente con i suoi avversari politici, assegnò delleterre ai cittadini più poveri e aumentò il numero di se-natori e di magistrati per far fronte alle esigenze di unterritorio sempre più vasto. Nonostante la sua politica mirasse a non scontentarenessuno, una parte della classe senatoria non accettò ilsuo enorme potere, considerandolo un pericolo per larepubblica. Così alle Idi di marzo del 44 a.C., mentreentrava in Senato, Cesare fu ucciso a pugnalate da ungruppo di senatori.

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LA GUERRA CIVILE TRA CESARE E POMPEO E LA FINE DELLA REPUBBLICA

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La carta raffigura inche modo si eranodivisi i territoriOttaviano, Lepido eAntonio con il pattochiamato secondotriumvirato. Come si può vederele conquisteterritoriali in Africaerano aumentate.

LA VITTORIA DI OTTAVIANODopo Filippi i triumviri si spartirono l’immenso territo-rio di Roma: a Ottaviano toccarono la Spagna e l’Italia,a Lepido l’Africa, a Marco Antonio l’Oriente e l’Egitto.Qui Marco Antonio si innamorò di Cleopatra, la sposòe instaurò una monarchia di tipo orientale. La popolazione romana e il Senato iniziarono a temereche Antonio volesse costituire un regno indipendente,sottraendo a Roma le province orientali. Ottaviano capìche era il momento di rompere il triumvirato per otte-nere tutto il potere e, messo da parte Lepido, dichiaròAntonio nemico di Roma. Radunò quindi un esercito,raggiunse l’Egitto e si scontrò con Antonio ad Azio, nel31 a.C. L’esercito egiziano, nonostante fosse più numeroso,venne sconfitto. Antonio e Cleopatra fuggirono, ma, in-seguiti da Ottaviano, si tolsero la vita. Ottaviano rima-neva ormai l’unico incontrastato dominatore di Roma.

IL SECONDO TRIUMVIRATOI senatori che avevano ucciso Cesare avrebbero volutoil ritorno della repubblica, ma troppe cose eranoormai cambiate nella società e nell’organizzazione po-litica di Roma. Cesare aveva nominato come erede nel suo testamento ilfiglio adottivo Caio Ottavio. Questi prese il nome del pa-dre Caio Giulio Cesare Ottaviano e, deciso prima di tut-to a vendicare la morte del padre, si alleò con Marco An-tonio, luogotenente di Cesare, e con un altro generale, Mar-co Emilio Lepido. Nel 43 a.C. i tre formarono il secon-

do triumvirato. Nel 42 a.C. rag-giunsero gli uccisori di Ce-

sare in Macedonia,dove erano fuggiti

per radunare unesercito, e li scon-fissero a Filippi.

Mettiti alla prova• Perché nacque il primo triumvirato?

• Quali furono i provvedimenti di Cesare durante la suadittatura?

• Perché Ottaviano dichiarò Marco Antonio nemico di Roma?

u Moneta romanaraffigurante MarcoAntonio.

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LE ANTICHE CIVILTÀO

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La carta mostral’estensionedell’Impero romanoai tempi del regnodi Augusto.

20 a.C.30 a.C.40 a.C.50 a.C.

P E R I O D O R E P U B B L I C A N O R E G N O

OTTAVIANO DIVENTA AUGUSTOTredici anni dopo la morte di Cesare, Ottaviano si ritrovavaunico erede del potere del padre adottivo e doveva sce-gliere quale tipo di governo instaurare a Roma: la dittatu-ra l’avrebbe portato all’insuccesso, così come era capitatoa Cesare, e anche il modello di monarca orientale pensa-to da Marco Antonio non era ben visto dai Romani. Capìche l’unico modo per non fallire era riproporre un gover-no basato sulle vecchie istituzioni repubblicane, in mododa ottenere il consenso di tutte le classi sociali. Il primo titolo che si fece attribuire fu infatti quello di resti-tutor rei publicae, colui che restaura la repubblica. In realtàripristinò i comizi e i concili della plebe che, come in etàrepubblicana, eleggevano tutti i magistrati. Le magistratu-re, però, diventarono solo delle cariche onorifiche e per-sero del tutto i loro poteri, che passarono nelle mani di Ot-taviano. La scelta politica di Ottaviano metteva quindi de-finitivamente fine alla repubblica, ma, per come veni-va proposta, appariva ai Romani una completa restaurazionedelle istituzioni repubblicane. Nel 27 a.C. il senato attribuì a Ottaviano il titolo di Augu-sto (cioè “degno di venerazione”). Con Ottaviano comin-cia di fatto l’epoca imperiale.

i Nella statua chevedi, Augusto si faraffigurare nellevesti di ponteficemassimo, carica cheassunse dal 12 a.C.Oltre a esserecomandantesupremo di tutti glieserciti diventò cosìanche il piùimportante di tutti isacerdoti e potevavigilare su ogni tipodi culto e dicerimonia religiosa.

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Perché Ottaviano fece costruire l’Ara pacis?

Ottaviano abbellì Roma con nuovi templi e monumenti.Uno tra i più importanti fu sicuramente l’Ara pacis, l’Al-tare della pace, che Ottaviano fece costruire proprio alcentro del Campo di Marte, la piazza dedicata al dio della

guerra. Con quest’opera ben visibile a tutti i cittadini, Au-gusto si presentava come l’iniziatore di una nuova era

di pace dopo tanti anni di guerre.

LA POLITICA ESTERA DI OTTAVIANODopo i sanguinosi anni delle guerre civili, Augusto capìche la popolazione romana aveva un profondo biso-gno di pace. Riorganizzò quindi l’esercito, riducendonotevolmente il numero delle legioni e distribuen-dole nelle province più turbolente per sedare le rivoltee difendere i confini. Istituì inoltre una sua guardia per-sonale, formata da 9000 soldati scelti, detti pretoriani,gli unici uomini che potessero rimanere armati all’in-terno del territorio sacro di Roma. In politica estera completò l’occupazione della Spagna,rinforzò i confini a nord delle Alpi creando due nuoveprovince, il Norico e la Rezia, e conquistò la Panno-nia, per spostare il confine orientale fino al fiume Da-nubio. Tentò poi la conquista della Germania, ma letribù germaniche inflissero una dura sconfitta alle le-gioni romane nella foresta di Teutoburgo.

OTTAVIANO AL POTERE

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Come organizzò l’Impero Ottaviano?

Ottaviano diede molta importanza all’organizzazione del-l’Impero, che era ormai diventato di grandi dimensioni erisultava sempre più difficile da gestire. Decise di asse-gnare ai senatori il governo delle province meno esposteagli attacchi esterni e dove gli abitanti accettavano di

buon grado il governo di Roma: queste province furonodette senatorie. Assegnò invece a governatori diretta-mente nominati e controllati da lui le province meno si-cure, situate lungo i confini: queste province furonodette imperiali.

Mettiti alla prova• In che senso Ottaviano restaurò la repubblica?

• Chi erano i pretoriani?

• Che cosa erano le province senatorie?

10 a.C. 14 d.C. 20 d.C.

D I A U G U S T O

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Quali furono i principali poteri assunti da Ottaviano?

I poteri che consentirono a Ottaviano di esercitare il pre-dominio assoluto su tutto il territorio di Roma furonoprincipalmente due: la tribunicia potestas, il potereprima in mano ai tribuni della plebe, e l’imperium pro-

consolare massimo, il comando militare supremo. Il po-tere dei tribuni della plebe gli garantiva sia il diritto di

veto, ossia la possibilità di bocciare qualsiasi proposta dilegge dei magistrati, sia l’inviolabilità della persona,quindi chi attentava alla sua vita poteva essere punitocon il massimo della pena. Il comando militare supremogli permetteva invece di controllare tutte le legioni di-stribuite nell’Impero.

i Particolare di un lato dell’Ara pacis conraffigurati Augusto e i suoi familiari.

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L’IMPERATORE DIVENTA UNREGOLARE MAGISTRATO CONPIENI POTERIOttaviano aveva creato dal nulla una nuova figura, ilprinceps, che accentrava su di sé tutti i poteri dellemagistrature della repubblica, senza però rendere maiufficiale, attraverso una legge, quali dovessero essere lesue funzioni. Dopo la damnatio memoriae di Nerone,il nuovo imperatore Vespasiano sentì la necessità dipromulgare una legge che stabilisse i compiti del prin-ceps. Tale legge, nota con il nome di lex de imperioVespasiani, “la legge sull’Impero di Vespasiano”, ren-deva ufficiale la carica di princeps e stabiliva che l’im-peratore aveva il diritto e il potere di agire in ogniquestione secondo la sua volontà, pur dovendo co-munque perseguire l’interesse di Roma.

LE ANTICHE CIVILTÀL’

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La carta mostra lamassima espansionedell’Impero romano,raggiunta sotto ilregno di Traiano (trail 98 e il 117 d.C.).

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T I B E R I OA U G U S T O CLAUDIO NERONE VESPASIANO DOM

37 d.C. 41 d.C.

C A L I G O L A T I T O

IL PROBLEMA DELLA SUCCESSIONEIl sistema politico creato da Augusto rimase invariato finoall’inizio del III secolo. Questo lungo periodo di stabilità as-sicurò a tutta la popolazione dell’Impero pace e benesse-re. Un aspetto che però Ottaviano non aveva curato e chediventò spesso motivo di tensione e di conflitto era la suc-cessione. Come scegliere il successore di un’eredità così im-portante? Augusto aveva capito che la successione dina-stica, ossia l’eredità di padre in figlio o tra membri dellastessa famiglia, sarebbe stato l’unico modo per evitare for-ti contrasti e garantire stabilità. Così dopo di lui si succe-dettero imperatori della sua stessa famiglia, la dinastia giu-lio-claudia, fino al 68 d.C., quando Nerone, l’ultimo im-peratore della dinastia, morì. La successione dinastica non rimase però una regola fissa.Dopo un’altra dinastia, la dinastia flavia (69-96), in cui l’Im-pero passò dal padre Vespasiano ai suoi due figli, Tito eDomiziano, venne inaugurato, sotto la spinta del Senato,che sperava così di controllare maggiormente la scelta de-gli imperatori, il sistema dell’eredità per adozione: ogniimperatore prima di morire aveva il compito di scegliere(e quindi di “adottare”) il suo successore.

h Durante l’Impero di Vespasiano fu progettato e costruitol’Anfiteatro Flavio (che vedi nell’immagine a fianco), inauguratonell’80 dal figlio Tito. Questo grandioso monumento, noto con ilnome di Colosseo per le sue dimensioni enormi, poteva contenere50 000 spettatori. Era destinato a ospitare spettacoli per il popolo,come le lotte tra i gladiatori e le battaglie navali, per le quali siriempiva di acqua il centro dell’anfiteatro.

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L’IMPERO DOPO OTTAVIANO

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100 d.C. 117 d.C. 138 d.C. 150 d.C. 161 d.C.96 d.C.

I Z IANO TRAIANO ADRIANO ANTONINO P IO

N E R V A

Che cos’è la damnatio memoriae?

La damnatio memoriae, ovvero la “condanna della me-moria”, era un provvedimento molto grave che il Senatoprendeva contro quegli imperatori che avevano adottatouna politica autoritaria e dispotica, in netto contrasto congli interessi della classe senatoria. Di quell’imperatore ve-

nivano cancellati tutti i ritratti e il nome sulle iscrizioni deimonumenti pubblici; veniva inoltre annullata ogni legge dalui proclamata. In questo modo si cancellava la memoria diquell’imperatore, come se non fosse mai esistito. Furonocolpiti dalla damnatio memoriae Nerone e Domiziano.

Chi fu l’ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia?

Nerone diventò imperatore nel 54 d.C. quando era ancoraun adolescente. Consigliato dalla madre Agrippina ed edu-cato dal grande filosofo Seneca, per i primi cinque anni se-guì il modello politico di Augusto e regnò in modo equilibratoin accordo con il Senato. Nel 59 d.C., però, assassinò la ma-dre, allontanò Seneca e instaurò un regime di terrore.

Nel 65 a.C. un gruppo di senatori architettò una congiura perucciderlo, ma Nerone se ne accorse in tempo: i responsa-bili vennero così puniti con la morte. Quando però contro dilui si ribellarono l’esercito e gli stessi pretoriani, il Senato lodichiarò “nemico pubblico”. Nerone dovette quindi fuggireda Roma e si fece uccidere da uno schiavo.

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TRAIANO E LE ULTIME CONQUISTE DELL’IMPEROAlla fine della dinastia flavia, dopo la damnatio memo-riae di Domiziano, il Senato elesse imperatore un suorappresentante, Marco Cocceio Nerva. Con Nerva ini-ziarono gli imperatori adottivi, cosiddetti perché cia-scuno, prima di morire, avrebbe dovuto adottare ilsuccessore. Nerva adottò Marco Ulpio Traiano, che di-venne imperatore nel 98 d.C. La scelta di Traiano costi-tuì una grande novità perché per la prima voltal’imperatore non era un italico, ma proveniva dauna provincia dell’Impero, la Spagna. L’Impero dimo-strava così di essere un territorio unico e compatto,dove non c’era più alcuna distinzione tra Italia e pro-vince. Con Traiano Roma conobbe il massimo della sua

i Un particolaredella ColonnaTraiana. Al ritornodalle sue conquistein Oriente, Traianofece erigere nelForo Romano unacolonna di marmodi 33 metri dialtezza, nota comeColonna Traiana,che rappresentava,scolpite inbassorilievo, le fasiche portarono allaconquista romanadella Dacia.

Perché fu distrutta Gerusalemme?

La provincia della Palestina, dove avvenivano frequenti ri-bellioni della popolazione contro il dominio di Roma, era sta-ta posta in qualità di provincia imperiale sotto il diretto con-trollo dell’imperatore. Durante l’Impero di Vespasiano il suo governo era stato af-fidato al figlio Tito. Questi, nel 70 d.C., quando scoppiò l’en-

nesima rivolta contro i Romani, rispose con estrema du-rezza: uccise in massa tutti i rivoltosi, poi entrò a Geru-

salemme, la saccheggiò e la distrusse. Molti Ebrei fu-rono costretti a lasciare la Palestina e a trasferirsi in altreparti dell’Impero: fu uno dei momenti più drammatici del-la diaspora, ossia la dispersione del popolo ebraico.

espansione: in due campagne militari, tra il 101 e il107 d.C., ridusse a provincia la Dacia, corrispondenteall’attuale Romania, terra ricca di immensi giacimenti dioro. Tra il 114 e il 116 d.C. sconfisse invece i Parti, oc-cupando tre nuove province: l’Armenia (nell’attualeTurchia), la Mesopotamia e l’Assiria. I successori di Traiano, Adriano e Antonino Pio, ab-bandonarono la politica di conquista del loro prede-cessore e si preoccuparono di consolidare i confinidell’Impero. Fu così che per cinquant’anni Roma go-dette di un periodo di pace e di prosperità, universal-mente giudicata come il periodo più felice della storiadi Roma.

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g Una veduta diVilla Adriana aTivoli. Si possonoammirare alcunestatue e i portici cheornavano la grandereggia.

Mettiti alla prova• Qual è la differenza tra successione dinastica e successione per adozione?

• Che cos’è la diaspora ebraica?

• Perché la scelta di Traiano come imperatore rappresentò una novità?

Che cosa rappresentava Villa Adriana?

Adriano, il successore di Traiano (117-138), fu uno degliimperatori più colti. Amava la cultura greca e visitòspesso Atene. Fece costruire una grande reggia a Ti-voli (a circa 27 km da Roma), nota come Villa Adriana. Ilsolenne edificio, che comprendeva edifici, palazzi, termee teatri e templi, doveva incutere rispetto e ammirazionein chi la osservava. Anche le misure di sicurezza erano imponenti: era infatti

difesa da un fossato colmo d’acqua per scongiurare pos-sibili attentati.Molti hanno visto anche nella scelta della sede del com-plesso, lontano da Roma, un tentativo dell’imperatore diisolarsi dalla plebe e dal senato, di rendere difficili e im-probabili gli incontri con le altre persone. Serviva, in unaparola, a sottolineare la differenza di rango tra l’impera-tore e gli altri abitanti dell’Impero.

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LE CITTÀIntorno alla metà del II secolo d.C. Roma dominava tuttoil Mediterraneo e gran parte dell’Europa. I territori diquesto vasto Impero furono tenuti sotto controllograzie allo sviluppo imponente delle città, che con-tribuirono a diffondere ovunque il modello di vita ro-mano. In Oriente, infatti, Roma si impadronì di moltecittà di antica origine, mentre ne fondò di nuove in Oc-cidente, anche nelle regioni più lontane, come la Bri-tannia. Le città romane avevano alcune caratteristiche comuni:in ognuna venivano costruiti il foro, il centro della vita

cittadina, sede del mercato e delle riunioni; l’anfitea-tro, dove si svolgevano i combattimenti tra i gladiatori;le terme, edifici pubblici adibiti per esercizi ginnici ealtri svaghi; poi ancora il teatro e la biblioteca. Inoltrei Romani erano anche abili ingegneri e costruttori e vi-cino alle città innalzarono acquedotti, ponti e strade.La stessa Roma venne ingrandita e abbellita con templi,terme, archi di trionfo e statue in marmo. Divenne unavera e propria metropoli abitata da circa un milione dipersone di diversa origine e provenienza: un vero re-cord per l’epoca.

La carta mostra lereti viarie e le rottemarittime checollegavano i varicentri dell’Impero.

I sec. d.C.31 a.C.I sec. a.C.

P E R I O D O R E P U B B L I C A N O

Perché le città di origine romana hanno quasi sempre una pianta a scacchiera?

Nelle zone più lontane dell’Impero e nelle campagne ful’esercito a diffondere lo stile di vita, la lingua e le abi-tudini di Roma. Molte città romane si sono formate pro-prio a partire da un accampamento militare e la loroorigine è facilmente riconoscibile. Esse presentano una pianta a scacchiera con strade che

si incrociano ad angolo retto: l’accampamento militareinfatti era formato da un grande rettangolo diviso inquattro parti dal cardo e dal decumano, le due stradepiù importanti. Parallelamente a esse si diramavano lealtre strade, che formavano in questo modo una sorta discacchiera.

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LA SOCIETÀ IMPERIALE

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LE STRADEFin dalle origini i Romani affiancarono alle progressiveconquiste la costruzione di strade e ponti, per colle-gare in modo veloce la capitale, centro del potere, alterritorio conquistato. Le strade erano utilizzate soprat-tutto per scopi militari, perché permettevano all’eser-cito di spostarsi rapidamente anche nelle zone piùlontane da Roma. Naturalmente il sistema viario fu uti-lizzato anche per il commercio e per il servizio po-stale: lungo le strade, infatti, vennero costruite stazionidi posta e locande per permettere il riposo e il cambiodei cavalli.

II sec. d.C. III sec. d.C.

P E R I O D O I M P E R I A L E

f La costruzione delle strade, che venivano realizzate dagli schiavipubblici (cioè di proprietà dello stato), seguiva semprelo stesso procedimento. Gli schiavi prima scavavano un lungofossato, su cui poi ponevano grandi pietre per assicurare stabilità alfondo stradale. Al di sopra erano distribuiti diversi strati di ghiaia,sabbia e pietrisco. La superficie veniva infine lastricata o coperta solocon la ghiaia.

h Un’antica stradadella città romana diPompei.

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GLI ACQUEDOTTIIl sistema romano di rifornimentodell’acqua era particolarmente pro-gredito. In epoca imperiale la solacittà di Roma poteva contare sul fun-zionamento di undici acquedotti,che portavano in città l’acqua ne-cessaria agli usi quotidiani. Gli ingegneri romani costruirono im-ponenti strutture anche in moltealtre città dell’Impero. L’acqua corrente era fornita agli edifi-ci pubblici e alle numerose fontane,da cui attingeva tutta la popolazione.In età imperiale anche alcune abitazionidi privati cittadini, particolarmente ric-chi e importanti, furono collegate di-rettamente con l’acquedotto.

g Uno dei capolavori dell’ingegneriaromana: l’acquedotto di Segovia, in Spagna,costruito durante il regno di Traiano.

u La pianta raffigurale terme di Caracalla.Le zone principalidell’edificio eranotre: il tepidarium (a),una sala mantenutaa temperatura dolcedalla presenza diacqua calda; ilcalidarium (b),l’ambiente destinatoai bagni di acquacalda e vapore, ilfrigidarium (c), doveera possibileimmergersi in vaschedi acqua fredda.Collegati a questi treambienti principali vierano la piscina (d),gli spogliatoi (e) e lapalestra (f).

LE TERMEUno dei principali divertimenti delle città romaneerano le terme. Si trattava di bagni pubblici in cui tuttii cittadini, sia ricchi sia poveri, potevano praticare at-tività sportive (come il salto, il lancio del disco, il sol-levamento pesi o il pugilato), fare bagni caldi o freddiin apposite piscine, fare la sauna, un massaggio o, più

semplicemente, trascorrere alcune ore in compagnia.Le terme avevano anche alcune zone che ospitavanonegozi, biblioteche e sale per le conferenze. Eranoaperte tutto il giorno, dalla mattina al tramonto. I cit-tadini entravano gratuitamente o pagando una ciframolto bassa.

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I DIVERTIMENTIGli spettacoli del circo e dell’anfiteatro erano, insieme alleterme e alle distribuzioni gratuite di pane, una delle prin-cipali attrattive delle città romane. Grandissima popola-rità avevano i combattimenti tra i gladiatori, che sisvolgevano nell’anfiteatro. I gladiatori, addestrati in spe-ciali scuole, erano schiavi ma anche uomini liberi che,non avendo i mezzi per sopravvivere, accettavano di ri-schiare la propria vita pur di guadagnare un po’ di de-naro. Per divertire il pubblico i gladiatori sostenevanoscontri all’ultimo sangue contro altri gladiatori o controanimali feroci. Gli imperatori romani erano soliti organiz-zare questo tipo di spettacolo pubblico per ottenere ilfavore del popolo.Un’altra popolare passione tra i Romani erano le corsedei cavalli e dei carri, che si tenevano nel circo, unedificio a forma di anello lungo e stretto. I carri, guidatida uomini esperti detti aurighi, venivano trainati dadue o da quattro cavalli. Erano molto leggeri e gli auri-ghi dovevano essere particolarmente abili per evitareche si ribaltassero. Questo tipo di spettacolo appassio-nava i Romani, anche perché erano ammesse scorret-tezze di ogni tipo ai danni degli avversari.

LA SOCIETÀ IMPERIALE

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Mettiti alla prova• Perché in età imperiale sono molto importanti le città?

• Che cosa sono le terme?

• Chi sono i gladiatori? E gli aurighi?

Un altro tipo di distrazione per i cittadini romani erarappresentato dal teatro. Inizialmente costruito inlegno, a partire dal I secolo a.C. fu eretto in muratura.In epoca repubblicana il teatro ebbe notevole successocon le rappresentazioni di tragedie o commedie. In epoca imperiale, invece, vennero preferiti altri generidi divertimento, come i giochi dell’anfiteatro o le garedel circo. Le compagnie teatrali si dedicarono quindi aspettacoli meno impegnativi come il mimo, un generein cui a prevalere non era la recitazione, ma la musicae il gesto. Gli argomenti di queste rappresentazioni trae-vano ispirazione dalla vita quotidiana ed erano perciòmolto frequenti buffonerie di ogni genere.

h Gli aurighi, cheassai spesso, come igladiatori, eranoschiavi, potevanodiventare moltopopolari e ottenerecosì fama ericchezza. Mosaicodel II secolo d.C.

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GESÙ DI NAZARETHLa vita di Gesù, nato a Nazareth in Palestina all’epoca del-l’Impero di Ottaviano, ci è nota grazie ai quattro Vangeli.La Palestina, conquistata da Pompeo nel 63 a.C., era inquel tempo divisa in due parti: la regione della Galilea,su cui regnava Erode, alleato di Roma, e le regioni dellaGiudea e della Samaria, province imperiali e quindi go-vernate direttamente per conto dell’imperatore. Gli Ebrei da tempo aspettavano l’arrivo del Messia (“l’Untodel Signore” in greco), colui che avrebbe redento gli uo-mini dal peccato instaurando sulla Terra il regno del Si-gnore. Gesù, quando iniziò la sua predicazione, intornoal 30 d.C., si presentò come il figlio di Dio. Annunciò ilprossimo arrivo di un regno non terreno ma spirituale,predicò l’amore per il prossimo e in breve tempo, gra-zie anche ai suoi miracoli, radunò attorno a sé numero-sissimi seguaci. Le autorità ebraiche furono spaventate dalla popolaritàdi Gesù e dai contenuti della sua predicazione: lo ac-cusarono di aver bestemmiato contro Dio, perché si era

proclamato suo figlio, e lo fecero crocifiggere su ordinedel governatore di Roma Ponzio Pilato. I Vangeli rac-contano che tre giorni dopo la Crocifissione Gesù ri-sorse, proprio come aveva predetto, dimostrandoquindi di essere effettivamente il figlio di Dio.

Il cristianesimo iniziòprogressivamente adiffondersi con lapredicazione degliapostoli e deidiscepoli di Gesù.Soprattutto nei suoiprimi due secoli divita fu accolto congrande rapidità neicentri abitati e nellezone più popolosedell’Impero, mentrenelle campagne enei villaggi continuòa essere diffuso soloil politeismo.

100 d.C.

D I F F U S I O N E

0 30 d.C.

Che cosa significa “cristianesimo”?

Il termine “cristianesimo” deriva dal greco Christòs,traduzione del termine ebraico Mashiah, Messia, ov-vero “l’Unto del Signore”. Dopo che furono deportaticome schiavi in Babilonia all’inizio del VI secolo, gliEbrei iniziarono ad attendere dal loro Dio un liberatorenon solo religioso, ma anche politico. I seguaci di Gesù lo considerarono il Messia, il Cristomandato da Dio, e per questo furono chiamati cri-

stiani. La maggior parte della popolazione ebraica, in-vece, non riconobbe Gesù come Messia e ancoraadesso sta aspettando il suo arrivo.

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I PRIMI CRISTIANISubito dopo la Risurrezione diGesù, gli apostoli iniziarono a pre-dicare il messaggio di Cristo. Per-seguitati in Palestina dagli Ebrei sispinsero in Asia Minore e in Egit-to, fino ad arrivare a Roma. Proprio qui, intorno al 50 d.C., sitrasferirono Pietro, uno degli apo-stoli più vicini a Gesù, e Paolo,uno dei maggiori divulgatori e in-terpreti del messaggio cristiano. Grazie a loro, nacquero, soprattutto nei centri urbani,le prime comunità di cristiani, i seguaci di Cristo. Que-ste inizialmente non avevano un’organizzazione parti-colare, ma si limitavano a riunirsi nelle case private deifedeli più ricchi per pregare e celebrare l’Eucarestia,con cui rivivevano il momento dell’ultima cena di Gesùcon i suoi apostoli. In un secondo tempo i cristiani, aumentati di numero,si organizzarono in comunità guidate ognuna da un pre-sbitero, solitamente la persona più anziana. Più co-munità di uno stesso territorio venivano coordinate daun vescovo, scelto tra i presbiteri. I beni della comu-nità erano amministrati dai diaconi, che si preoccu-pavano anche di assistere le persone più deboli tra i fe-deli, come i poveri e gli ammalati. Queste comunità pre-sero il nome di Chiese, dal greco ecclesìa, che signi-fica assemblea.

LE PERSECUZIONILe prime persecuzioni contro i cristiani avvennero inPalestina a opera degli Ebrei: la maggior parte di loro,infatti, non riconobbe Gesù come il Messia preannun-ciato dai profeti nelle Sacre Scritture. Anche gli impera-tori romani, in genere tolleranti verso il culto di altrereligioni, guardarono con sospetto i cristiani, sia perchérifiutavano di venerare l’imperatore, sia perché pre-dicavano l’uguaglianza di tutti gli uomini, principiocontrario alla divisione della società romana tra liberi eschiavi. Per questo i cristiani, soprattutto quando ini-ziarono a diventare numerosi, furono considerati peri-colosi e quindi come tali perseguitati. La prima persecuzione romana, in cui vennero uccisiPietro e Paolo, risale al 67 d.C. e fu opera di Nerone,che aveva accusato i cristiani di aver incendiato Roma.Le persecuzioni più dure, dove vennero martirizzati mi-gliaia di cristiani, si verificarono tra il III e l’inizio del IVsecolo, a opera dell’imperatore Decio (tra il 250 e il251) e dell’imperatore Diocleziano (tra il 303 e il 304).

Mettiti alla prova• Dove si diffuse maggiormente il cristianesimo dopo le

prime predicazioni degli apostoli?

• Chi erano i presbiteri?

• Perché gli imperatori romani guardarono con sospetto lareligione cristiana?

200 d.C. 300 d.C.

D E L C R I S T I A N E S I M O

Che cosa sono le catacombe?

Le catacombe, termine che letteralmente significa“presso la cavità”, erano cimiteri sotterranei scavatidai cristiani per seppellire i loro morti e mai furonousate, come si è voluto spesso far credere, come luogodi riunioni segrete o di rifugio durante le persecuzioni.La loro costruzione fu necessaria perché i cristiani si ri-fiutavano di bruciare i morti, in quanto credevano nellaresurrezione del corpo, e quindi avevano bisogno dispazio per le sepolture. Poiché i terreni intorno a Romaerano troppo costosi preferirono ricavare i loro spaziscavando in profondità.

T Bassorilievo delII secolo d.C. in cuisono raffiguratiPietro e Paolo.Entrambimorirono crocifissia Roma nel 67 d.C. durante lapersecuzione diNerone.

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LE ANTICHE CIVILTÀI

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L’ARRIVO DEI GERMANI IN EUROPACon il termine “Germani” si indicano diverse popolazioniprovenienti dalla Scandinavia meridionale e dalla Da-nimarca, che, intorno al 1000 a.C., si insediarono nel-l’Europa centrale. Successivamente, tra il V e il II secoloa.C., le tribù germaniche avanzarono verso il sud-est del-l’Europa e qui si scontrarono con i Galli e con i Romani.Famosi generali romani, come Mario e Cesare, fermaronol’avanzata dei Germani verso l’Italia, finché ai tempi degliimperatori Augusto e Tiberio (9-16 d.C.) venne stabilito ilconfine tra l’Impero e il territorio dei Germani sul Renoe sul Danubio segnalato attraverso il limes. Per lungotempo i rapporti tra Romani e Germani furono piuttostotranquilli. I Germani commerciavano con i mercanti ro-mani e in cambio di ambra, pellicce, bestiame e schiaviacquistavano monete, vasi di bronzo, di argento e di ter-racotta, spade e altre armi, vino e olio. Alcune tribù sta-bilirono trattati di alleanza con i Romani e altre venneroarruolate nell’esercito come truppe ausiliarie. Tuttavia a partire dal II secolo d.C. essi divennero una mi-naccia costante per il territorio romano e nel III sec. d.C.diverse tribù germaniche infransero continuamente i con-fini dell’Impero.

La carta mostra imovimenti deipopoli germanici aiconfini dell’Imperoromano: comevedremo questepopolazioni siriveleranno fatali peruna partedell’Impero romano.

V sec. a.C. IV sec. a.C. III sec. a.C. I sec

I G E R M A N I A V A N Z A N O V E R S O S U D - E S T E U R O P A I GERMANI TENTANO

II sec. a.C.

d Un guerriero germanico a cavallo,rilievo in marmo del VI secolo d.C.

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LA SOCIETÀ GERMANICAI Germani erano allevatori di bestiame e vivevano di pa-storizia, caccia, pesca e della raccolta di frutti selvatici.Erano nomadi, anche se a partire dal I secolo d.C. si dif-fuse l’agricoltura, praticata con tecniche arretrate. Vive-vano in villaggi che non si trasformarono mai in vere eproprie città. Le loro risorse erano limitate ed era sufficienteuna carestia, la pressione di popoli vicini o un’inondazioneper spingere le tribù a cercare nuove terre. Al comando di ciascun villaggio c’era un capo, in ge-nere l’uomo più anziano, che veniva eletto in un’as-semblea di guerrieri. L’assemblea prendeva anche al-tre importanti decisioni: stabiliva la pace e la guerra, no-minava un gruppo di anziani che dovevano giudicare rea-ti come il tradimento o la vigliaccheria, considerati un’of-fesa per tutta la tribù. I guerrieri erano gli unici uomi-ni liberi della società germanica: solo loro potevano por-tare le armi e combattere. C’erano poi i semiliberi, cioèschiavi liberati o membri di altre tribù sconfitte, destinatiai lavori pesanti. Infine i servi, solitamente prigionieridi guerra o schiavi per debiti, che erano la parte più nu-merosa della popolazione. Le tribù germaniche erano politeiste. Le principali divinità rappresentavano forze della natura:Baldur, dio della luce; Odino o Wotan, dio della collerae del vento; Thor, il dio del tuono e delle tempeste. I guer-rieri morti in battaglia erano portati nel Walhalla, il para-diso celeste, in cui gli spiriti trascorrevano il tempo com-battendo.

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iMettiti alla prova• A che cosa serviva il limes?

• Come era formata la società germanica?

• Quali erano le divinità principali dei Germani?

c. a.C. II sec. d.C. III sec. d.C.9 d.C. I sec. d.C.

O D I INVADERE L’ I TAL IA VIENE STABILITO IL CONFINE GERMANICO SUL RENO E SUL DANUBIO; GERMANI E ROMANI VIVONO IN PACE

0

Che cosa è il limes?

Nel linguaggio militare il termine limes indicava la linea for-tificata che delimitava il territorio romano dai popoli esterni.Si trattava di una linea di difesa, costituita spesso da un osta-colo naturale come un fiume, una catena montuosa o un de-serto, oppure da un ostacolo artificiale come una palizzatao un fossato. Proprio vicino al limes si accampavano gli eser-citi di Roma, che in questo modo potevano proteggere il ter-ritorio romano dalle scorrerie dei nemici.

LA GIUSTIZIA I Germani non conoscevano la scrittura e quindi non ave-vano leggi scritte. Chi avesse subito un’offesa aveva il di-ritto di farsi giustizia da solo attraverso la vendetta. Versola fine del III secolo d.C. la vendetta fu sostituita dal gui-drigildo, cioè la riparazione dell’offesa attraverso il pa-gamento di una somma di denaro. Invece durò a lungo la tradizione dell’ordalia: in caso dilitigio, per sapere chi avesse ragione, si ricorreva a unaprova molto pericolosa oppure a un duello sacro definito“giudizio di Dio”. Solo chi fosse sopravvissuto a questaprova, avrebbe dimostrato di avere ragione o di essereinnocente.

g Un trattofortificato del limes,con mura e torri inpietra. Laricostruzione mostracome la cintamuraria nonescludesse i trafficicommerciali neiperiodi di pace.

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La carta mostral’Impero al tempo diDiocleziano: con questoimperatore il territoriofu diviso in quattroparti, chiamateprefetture, che puoiriconoscere in base aidiversi colori. Ciascunaprefettura aveva unapropria capitale: Milano,Nicomedia, Treviri eSirmio. Ogni prefettura,poi, poteva essereulteriormente divisa inzone più piccolechiamate diocesi.

L’IMPERO DI DIOCLEZIANOAlla fine del III secolo d.C., dopo un lungo periodo dicrisi, salì al potere Diocleziano, che cercò di porre lostato sotto il suo totale controllo. Si proclamò infatti do-minus et deus, cioè padrone e dio, per sottolineare ilsuo potere assoluto e la natura divina. Per rendere l’Im-pero più stabile realizzò un’importante riforma, cono-sciuta con il nome di tetrarchia, che significa “governodi quattro”. L’Impero fu diviso tra due imperatori, Dio-cleziano e Massimiano, che ebbero il titolo di “Augu-sti”. Ciascun “Augusto” scelse poi un collaboratore,chiamato “Cesare”, che governava una parte dell’Imperoe saliva al potere alla morte del proprio “Augusto”.L’imperatore aveva bisogno di molti soldati per affron-tare i pericoli esterni e interni dello stato. Per questomotivo aumentò il numero delle legioni. Diocleziano cercò anche di bloccare il costante au-mento dei prodotti attraverso il calmiere dei prezzi,un provvedimento che si proponeva di stabilire perlegge il prezzo delle varie merci. Furono inoltre aumentate le tasse: numerosi piccoli con-tadini e commercianti abbandonarono così il loro mestie-re. Per evitare che venissero a mancare professioni utili allasopravvivenza dell’Impero, Diocleziano stabilì che le atti-vità lavorative venissero trasmesse di padre in figlio. Convinto che i cristiani fossero un pericolo per il bene del-lo Stato, nel 303 scatenò contro di loro una lunga e san-guinosa persecuzione: furono distrutti i templi, confiscatii beni delle chiese, bruciati i libri sacri e molti subirono lacondanna a morte.

285 d.C. 305 d.C. 312 d.C. 337 d.

D I O C L E Z I A N O C O S T A N T I N O

d Questa immagine raffigura i quattro tetrarchi nell’atto diabbracciarsi e di impugnare la spada. Il loro gesto vuolerappresentare la collaborazione e la concordia tra i due “Augusti” e i due “Cesari”, che insieme devono guidare e difendere lo stato.

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TEODOSIO E LA DEFINITIVAVITTORIA DEL CRISTIANESIMONegli anni successivi alla morte di Costantino il numerodei cristiani aumentò rapidamente finché il cristianesimodivenne la religione più diffusa tra gli abitanti dellecittà: ovunque, soprattutto nelle regioni orientali del-l’Impero, si formarono comunità cristiane molto ben or-ganizzate sotto la guida di un vescovo. La vittoria definitiva del cristianesimo arrivò nel 379 d.C.,quando divenne imperatore Teodosio. Egli pensavache il cristianesimo e i vescovi fossero un valido soste-gno per rafforzare la propria autorità Per questo mo-tivo, con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., stabilìche il cristianesimo fosse la sola religione ammessa nel-l’Impero: venivano così vietate tutte le altre religioni egli antichi riti pagani, definiti «insani e dementi». Era lafine del paganesimo.

L’IMPERO ROMANO DIVENTA CRISTIANO

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COSTANTINO E L’IMPERO ROMANO-CRISTIANODopo la morte di Diocleziano scoppiò una lunga guerratra i “Cesari” e gli “Augusti”. Nel 312, alla fine di questelotte sanguinose, prese il potere Costantino. Il primoprovvedimento del nuovo imperatore fu l’editto di Mi-lano del 313, conosciuto anche con il nome di edittodi tolleranza, perché concedeva ai cristiani la libertà dipraticare la loro fede. Il cristianesimo fu posto sullo stesso piano del pagane-simo e di tutte le altre religioni dell’Impero. Tuttavia Co-stantino favorì in ogni modo i cristiani: concesse loroprivilegi, diede ai vescovi incarichi importanti nella curadell’amministrazione e della giustizia, dichiarò la dome-nica giorno di festa obbligatorio e fece costruire numerosechiese. L’imperatore si era reso conto che il cristiane-simo era ormai molto diffuso, soprattutto nelle città, epensava che la fede in un unico Dio e una religione digrande forza potessero rendere lo Stato più forte e sta-bile. Grazie alla libertà di culto il cristianesimo si dif-fuse anche in zone molto lontane dell’Impero.

Mettiti alla prova• Che cos’era la tetrarchia?

• Che cosa stabiliva l’editto di Milano del 313?

• Che cosa stabiliva l’editto di Tessalonica del 380?

Che cosa significa “paganesimo”?

Con il termine “paganesimo” si indicano l’insieme dellecredenze e dei culti politeistici antecedenti al cristiane-simo. La parola “pagano” deriva dal termine latino pagus,che significa “villaggio”: i pagani erano quindi gli abitantidelle campagne, dove resistettero più a lungo gli antichiculti della religione romana. Il cristianesimo, invece, al-meno inizialmente, si diffuse nelle città.

Chi sono i vescovi?

I vescovi, che inizialmente erano eletti dal popolo, gui-davano con forza ed energia le prime comunità cri-stiane. All’origine erano presenti solo nella grandi città,successivamente anche in quelle piccole. Essi avevanomolti compiti: seguivano i credenti nella fede, nomina-vano i preti, amministravano il denaro della comunità,erano giudici e si occupavano anche dell’assistenza aipoveri e ai bisognosi.

395 d.C.379 d.C..C.

T E O D O S I O

d Medaglioned’oro raffigurantel’imperatoreTeodosio.

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LE ANTICHE CIVILTÀ

LA CRISI DELL’IMPERONel corso del V secolo la debolezza dell’Impero divenneun problema sempre più grave. Il dominio romano eratroppo grande per poter essere difeso e controllato dagliimperatori e per di più ormai da tempo le ricchezze scar-seggiavano. Dopo l’imperatore Traiano infatti l’Imperonon aveva più conquistato nuovi territori e non erano piùarrivati a Roma i ricchi bottini di guerra egli schiavi. La produzione agricolaera in crisi e non riusciva a soddisfare

le richieste delle città e degli eserciti. Inoltre tra la fine delII e l’inizio del III secolo si era diffusa la peste, una terri-bile malattia che aveva causato la morte di una larga partedella popolazione. A questa difficile situazione si aggiun-gevano l’insicurezza dei confini, costantemente oltre-passati da popoli nemici, e l’impossibilità di praticare in

sicurezza il commercio, sia per le invasioni sia perl’aumento del numero di ladri e di briganti. Per dipiù i prezzi delle merci divennero sempre più alti e la

popolazione, di conseguenza, sempre più povera.

LA DIVISIONE DELL’IMPEROGià ai tempi di Diocleziano era risultato evidente cheun unico imperatore non poteva governare da solo unterritorio così vasto e con una situazione tanto diffici-le. Dopo la morte di Teodosio, nel 395, l’Impero ven-ne diviso tra i suoi due figli, Onorio e Arcadio. Al pri-mo andarono i territori occidentali dell’Impero, men-tre al secondo quelli orientali.La divisione non avvenne solo per motivi militari e di-fensivi: di fatto tra Oriente e Occidente esistevano mol-te differenze per quel che riguarda la religione, la cul-tura, la lingua e le abitudini di vita.

Alla morte diTeodosio, l’Imperoromano fu diviso indue: l’Imperoromano d’Oriente el’Impero romanod’Occidente.Soprattuttoquest’ultimo, comesi può vedere dallacarta, fu presod’assalto dai popoligermanici (Franchi,Angli e Sassoni,Vandali, Burgundi,Visigoti e Unni) chein alcune zonedell’Imperoarrivarono a formaredei veri e propriinsediamenti.

395 d.C. 420 d.C.

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f La porta Nigra di Treviri, nell’attuale Germania.Questa città era uno dei più importanti centridell’Impero romano d’Occidente.

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LA CRISI DELL’IMPERO E LE GRANDI INVASIONI

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LA CADUTA DELL’IMPERO D’OCCIDENTE Tra il 406 e il 407 d.C. numerose tribù germaniche, spin-te dal popolo degli Unni, varcarono il Reno e si riversa-rono in Occidente alla ricerca di nuove terre da abitare. Nonfu difficile per i barbari travolgere il territorio dell’Imperod’Occidente: questo aspetto rivela la debolezza del siste-ma di difesa militare e la crisi generale in cui si trovava or-mai lo stato romano. All’inizio del V secolo i Visigoti, gui-dati dal loro re Alarico, scesero in Italia e nel 410 d.C. ar-rivarono persino a saccheggiare Roma. Questo evento dif-fuse paura e orrore in tutto l’Impero. Successivamente i Vi-sigoti si spostarono nella Gallia meridionale e nei decen-ni successivi avanzarono verso la Spagna. Nel 429 i Vandali, guidati dal loro capo Genserico, dopoessere rimasti per qualche tempo in Gallia, si spostaronoin Spagna; da qui, superato lo stretto di Gibilterra, arriva-rono nell’Africa del nord, dove occuparono alcuni territo-ri delle province romane. Le conseguenza per l’Italia furonomolto gravi, perché proprio dall’Africa arrivavano le mag-giori quantità di grano. Nel 455 i Vandali, giunti in Italia conla loro flotta, arrivarono anche a saccheggiare Roma perquindici giorni. Il dominio dei Vandali fu particolarmenteduro e cancellò del tutto la presenza romana. Anche alcuniterritori dell’Europa occidentale subirono lo stesso destino:i Franchi occuparono una zona alle foce del Reno corri-spondente all’incirca all’attuale Belgio; i Burgundi con-quistarono la regione della valle del Rodano, che da loroha preso il nome di Borgogna; gli Angli e i Sassoni si in-sediarono nella Britannia orientale. A metà del V secolo ar-rivarono in Occidente gli Unni, guidati da Attila. Essi nel451 furono sconfitti in Gallia ai Campi Catalauni da un eser-cito romano-germanico guidato da Ezio, l’ultimo grande ge-nerale romano. Successivamente Attila saccheggiò alcunecittà della Pianura padana per poi ritirarsi, probabilmenteper timore delle epidemie che si stavano diffondendo inquel periodo nell’Italia centrale. Ormai caduto in una crisi profonda, l’Impero d’Occi-dente non si risollevò più. Nel 476 il generale di stirpegermanica Odoacre, comandante della guardia impe-riale in Italia, fu acclamato re dai soldati e depose l’ul-timo imperatore, Romolo Augustolo. Questa datasegna il crollo definitivo dell’Impero romanod’Occidente.

f Disegno cheraffigura unguerriero francoarmato con lancia escudo. Le invasionibarbarichedeterminarono lafine dell’Imperoromanod’Occidente.

Mettiti alla prova• Perché l’Impero era in crisi?

• Che cosa capitò dopo la morte di Teodosio?

• Quando e da chi venne saccheggiata Roma?

440 d.C. 460 d.C.

D E N T E E I M P E R O R O M A N O D ’ O R I E N T E IMPERO ROMANO D’ORIENTE

476 d.C.

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