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La rappresentazione della donna in carriera nelle serie TV americane di Elena Masini, 834936 Indice Introduzione Capitolo 1 – Il cambiamento della rappresentazione della donna in carriera dopo gli anni Sessanta Capitolo 2 – Mad Men, Sex & the City e The Good Wife: diverse rappresentazioni della donna nel mondo del lavoro 2.1 – Mad Men: la copywriter femminista Peggy Olson 2.2 – Sex & the City: la vita di quattro amiche a New York 2.3 – The Good Wife: Alicia Florrick si reinventa come avvocato moglie e madre Capitolo 3 – Metodologia della ricerca Conclusioni Bibliografia 1

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La rappresentazione della donna in carriera nelle serie TV americane

di Elena Masini, 834936

Indice

Introduzione

Capitolo 1 – Il cambiamento della rappresentazione della donna in carriera

dopo gli anni Sessanta

Capitolo 2 – Mad Men, Sex & the City e The Good Wife: diverse

rappresentazioni della donna nel mondo del lavoro

2.1 – Mad Men: la copywriter femminista Peggy Olson

2.2 – Sex & the City: la vita di quattro amiche a New York

2.3 – The Good Wife: Alicia Florrick si reinventa come avvocato moglie

e madre

Capitolo 3 – Metodologia della ricerca

Conclusioni

Bibliografia

1

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Introduzione

Le rivendicazioni femministe di fine anni Sessanta ed inizio anni Settanta hanno

avvicinato la donna al mondo del lavoro. Diversamente dalla prima ondata

femminista di fine Ottocento e inizio Novecento, questa seconda corrente di

rivendicazioni ha avuto come obiettivo quello di emancipare la donna rifiutando di

rinchiuderla soltanto nei rapporti con l’uomo e subordinandola ad esso. Infatti,

intorno agli anni Sessanta, grazie anche alla divulgazione del saggio di Simone de

Beauvoir “Il secondo sesso” (1949), si iniziò a diffondere nei paesi occidentali

l’idea che la donna si potesse realizzare anche al di fuori delle mura domestiche

tramite l’educazione e l’entrata nel mondo del lavoro. Tuttavia, ad una maggiore

rilevanza della figura della donna sia in ambito accademico sia in ambito lavorativo,

non si è accompagnato un cambiamento della sua rappresentazione nei media.

Prima degli anni Novanta, spesso, la donna era rappresentata nelle pubblicità, nella

fiction o nei programmi d’intrattenimento in maniera superficiale, spesso

complementare alla figura dell’uomo o descritta dalla prospettiva maschile, tramite

il cosiddetto “male gaze” o sguardo maschile (Ciofalo, 2014). Dagli anni Novanta si

è iniziato a vedere in televisione donne impegnate e alle prese con lavoro e famiglia.

Queste rappresentazioni sono diventate sempre più complesse, meno stereotipate e

sempre più vicine alla realtà di oggi.

Nel corso del mio elaborato sarà analizzata la diversa rappresentazione della donna

in carriera in alcune serie TV americane. Nel primo capitolo analizzerò il

cambiamento generale della rappresentazione della donna in carriera nelle serie

televisive dagli anni Sessanta agli anni Duemila e di come questa rappresentazione

si stia avvicinando sempre di più alla realtà e allontanandosi dagli stereotipi. Nel

secondo capitolo mi concentrerò su tre serie televisive in particolare: “Mad Men”,

“Sex & the City” e“the Good Wife”. Descriverò una puntata per ogni serie

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televisiva analizzata, per dare esempi e una maggiore comprensione del carattere e

dei comportamenti della protagonista sia sul lavoro che nella vita privata. Infine, nel

terzo capitolo parlerò della metodologia utilizzata per la mia analisi e tramite i

risultati, trarrò le conclusioni.

Capitolo 1 – Il cambiamento della rappresentazione della donna in

carriera dopo gli anni Sessanta

La figura della donna in carriera con le sue caratteristiche e complessità, tarda ad

arrivare nelle serie TV. Soprattutto nelle serie televisive precedenti a “Sex & the

City” (HBO 1998-2004), la figura femminile veniva rappresentata in modo

anacronistico e stereotipato. Non veniva descritta la complessità del carattere di una

donna ma le venivano assegnati ruoli prevalentemente secondari rispetto all’uomo

(Walters, 1995), legati ad ambiti domestici, familiari e rassicuranti. Tra i molti

esempi può essere citata la figura di Marion Cunningham, moglie e madre devota in

“Happy Days” (ABC, 1947-1984). Quando invece la donna veniva rappresentata

come lavoratrice e al di fuori dell’ambito domestico, non sempre le veniva attribuita

la giusta rilevanza (Lonzi, 2014). In “X-Files” (Fox 1993-2002) ad esempio, la

detective protagonista Dana Scully, pur rivestendo un ruolo di rilievo nella

narrazione, risulta subordinata all’altro protagonista, suo collega uomo, Fox Mulder.

Il rapporto che c’è tra i due protagonisti porta infatti ad una delegittimazione

dell’eroina femminile per la sua passività rispetto all’eroe maschile (Ciofalo, 2014).

Un’eccezione invece si può trovare ne “I Robinson” (NBC 1984,1992), dove il

personaggio di Claire è costruito in modo equilibrato sia come madre e moglie che

come avvocato.

Il movimento femminista di seconda ondata ha criticato molto, tra gli anni Sessanta

e Ottanta, la rappresentazione della donna nelle serie TV di tutto il mondo. Le

critiche principali sostenevano che la figura della donna nelle serie TV di quegli

anni non corrispondeva spesso alla realtà e che: a) i personaggi principali femminili

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erano in numero minore e meno importanti; b) ci si concentrava molto di più sulla

vita privata e sentimentale della donna rispetto a quella professionale; e c) la figura

femminile aveva più spesso un ruolo passivo rispetto all’uomo (McNeil, 1975).

Con l’arrivo di “Sex and the City”, invece, la narrazione è cambiata. Le

protagoniste sono quattro amiche in carriera, single e indipendenti che vivono le

loro avventure nella grande metropoli New York. Questa serie TV fa coesistere

valori tradizionali come la ricerca del vero amore e di una situazione sentimentale e

familiare stabile, con la rivendicazione di autonomia nel lavoro e nella gestione

della relazione con il partner (Ciofalo, 2014). Sex and the City è considerata da

molti come un prodotto televisivo post-femminista (Ciofalo, 2014; Capecchi, 2009),

ovvero nato da una prospettiva di reazione al femminismo storico degli anni

Sessanta e Settanta. Le teorie post-femministe infatti sono basate sugli assunti che il

femminismo storico abbia fallito rendendo più infelici le donne chiudendole in

categorizzazioni rigide di femminilità e mascolinità e che le rivendicazioni politiche

femministe stiano diventando inutili viste le battaglie già vinte sul piano giuridico e

formale (Capecchi, 2009). Viene spostata l’attenzione dall’uguaglianza tra i sessi

(sostenuta dal femminismo storico) alle differenze tra i generi che devono essere

liberi di esprimersi in tutte le loro caratteristiche (Capecchi, 2009). Le ragazze di

Sex and the City non rinunciano a niente: vivono la loro vita decidendo per loro

stesse senza sacrificare il romanticismo. Conciliano infatti la loro libertà sessuale,

lavorativa ed economica con la ricerca del partner ideale e la cura quasi ossessiva

del look, mischiando così caratteristiche attribuite generalmente a uomini o a donne

(Capecchi, 2009).

La rappresentazione della donna in carriera dopo gli anni Novanta si è fatta più

variegata. Non soltanto la donna in carriera appare più spesso nelle serie tv anche

come protagonista (vedi “Grey’s Anatomy”, “Ally McBeal” e“The Good Wife”) ma

viene, per di più, raccontata in maniera più complessa e diversificata. In un primo

momento, le serie tv con donne in carriera mostravano lo stereotipo di donna molto

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risoluta, dedita al lavoro e con poco spazio per la famiglia e gli affetti (vedi “Mad

Men” e“House of Cards”). Questo tipo di narrazione fa vedere la donna che imita i

comportamenti dei colleghi maschi per raggiungere il successo. Una visione della

donna lavoratrice senza figli o con poco spazio per le relazioni, spesso, non è

particolarmente rappresentativa della realtà perché trascura il conflitto che le donne

contemporanee devono superare ogni giorno per dividersi tra lavoro e famiglia.

Recentemente, invece, la rappresentazione della donna che lavora fa notare la

duplicità nella vita pubblica e privata della protagonista (vedi “The Good Wife” e

“Sex & the City”). Le donne raccontate da queste serie tv spesso si ritrovano a

dover scegliere dove investire il loro tempo se nel lavoro o nell’accudire i figli. La

scelta poi risulta diversa da caso a caso ma il risultato della rappresentazione risulta

più veritiero e interessante.

Capitolo 2 – Mad Men, Sex & the City e The Good Wife: diverse

rappresentazioni della donna nel mondo del lavoro

2.1 – Mad Men: la copywriter femminista Peggy Olson.

Mad Men è una serie TV statunitense prodotta tra il 2007 e il 2015 che parla del

mondo pubblicitario di New York degli anni Sessanta. È una serie molto precisa

nella narrazione storica e si focalizza sugli enormi cambiamenti che ci sono stati in

quel decennio sia dal punto di vista sociale che tecnologico. Fra gli eventi e

cambiamenti citati nel corso delle stagioni ci sono: le lotte per la conquista dei

diritti civili degli afro-americani, l’assassinio di Kennedy e l’avvento del computer.

La serie narra le vicende di alcuni lavoratori di una nota agenzia pubblicitaria di

Madison Avenue a New York (da qui nasce il titolo Mad Men), la Sterling Cooper,

e si concentra in particolare sulle storie del suo direttore creativo Donald Draper.

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La figura di Peggy Olson, prima segretaria e dopo copywriter della Sterling Cooper,

risulta cruciale per la descrizione delle lotte per l’emancipazione femminile negli

Stati Uniti negli anni Sessanta. Peggy proviene da una famiglia religiosa e bigotta di

periferia e decide di fuggire da quella vita trasferendosi a Manhattan per lavorare. Il

suo sogno è quello di diventare come “quelle ragazze” sicure e indipendenti che

lavorano in città. Tuttavia, fin dalla prima puntata della serie, si capisce da subito

che Peggy non è come “quelle ragazze” ovvero le altre segretarie: oltre al look

molto meno glamour e considerato dagli uomini meno attraente, Peggy non si

interessa dei pettegolezzi aziendali e ha problemi a relazionarsi con i capi uomini

che sono soliti a rivolgerle battute volgari. Inizialmente esclusa e derisa da colleghi

e colleghe, Peggy non si dà per vinta e continua a lavorare con dedizione fino a che

durante un focus group per una nota azienda di cosmetici, Don Draper nota la sua

diversità. Peggy mostra di avere talento per la pubblicità e Don, avendo bisogno di

punti di vista femminili per certi prodotti da commercializzare, la promuove

copywriter. Da qui la carriera di Peggy Olson è solo in salita: riesce a conquistarsi

la fiducia di altri colleghi uomini e ad avere ruoli di responsabilità per molte

campagne pubblicitarie. Pian piano infatti, si nota un cambiamento importante in

Peggy che inizia ad “imitare” i comportamenti dei colleghi uomini iniziando a

fumare, a bere e a trattare le donne dell’agenzia con poco rispetto. Quando scopre

improvvisamente di essere incinta di un collega, Peggy nasconde tutto, rifiuta

l’accaduto e decide di dare la figlia in adozione per continuare a dedicarsi

completamente alla carriera come i suoi colleghi uomini che risultano

completamente smarcati dalla vita domestica e familiare. I rimorsi per l’abbandono

della figlia l’accompagneranno per tutta la serie ma non rimpiangerà mai davvero di

aver preferito la carriera. In molte puntate, Peggy si mostra fiera della sua carriera e

della sua capacità di relazionarsi con gli uomini in modo paritario rispetto alle altre

donne. Verso la fine della serie però, venendo a contatto con la retorica femminista

di quegli anni, Peggy sviluppa un carattere meno rigido, mostra empatia verso le

donne che cercano di entrare nel mondo pubblicitario quasi esclusivamente

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maschile e inizia a fare da mentore ad altre giovani segretarie talentuose (come

Megan, futura moglie di Donald Draper).

Una puntata che ritengo significativa per la rappresentazione di Peggy Olson fa

parte della quinta stagione e si intitola “Luoghi lontani” (5x06). La puntata inizia

con Peggy che si sta preparando per un’importante presentazione con un cliente

difficile, Heinz Beans e si mostra molto nervosa. Nella stessa stanza c’è Abe, il suo

fidanzato, che l’accusa di essere troppo concentrata sul lavoro, distante e di non

aver mai tempo da passare con lui. I due iniziano a litigare finché Peggy non decide

di far uscire di casa Abe per non innervosirsi ulteriormente. Durante la

presentazione con Heinz, il cliente non è soddisfatto, Peggy si agita e le viene

conseguentemente tolto l’incarico. A quel punto, allo stremo della sua pazienza,

decide di lasciare l’ufficio per andarsi a rilassare al cinema. Nella sala incontra un

uomo che le offre uno spinello. I due fumano e ridono insieme guardando il film e

verso la fine, Peggy lo masturba nel buio della sala. Dopo essersi calmata Peggy

torna in ufficio a finire altri progetti e un collega, Michael Ginsberg, in un momento

di confidenza le racconta di essere stato partorito in un lager nazista. Questa storia

scombussola molto Peggy che a fine giornata chiama Abe invitandolo a casa per

consolarla.

La caratteristica più interessante di questa puntata è il modo in cui Peggy imita il

comportamento dei suoi colleghi. All’interno dell’agenzia, gli uomini sono soliti a

bere, fumare e tradire le proprie mogli circondandosi di amanti. Peggy infatti,

all’inizio della puntata quando è molto preoccupata per l’esito della presentazione,

non vuole confrontarsi con il proprio ragazzo e durante la giornata preferisce

sballarsi al cinema con un altro uomo. Quando però lo stress si alza ulteriormente,

decide di trovare conforto tra le braccia di Abe e non mostra nessun senso di colpa

per averlo tradito poche ore prima. Peggy è rappresentata come una donna cinica ed

egoista che mette in primo piano soltanto sé stessa e la sua carriera.

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2.2 – Sex & the City: le vite di quattro donne a New York

Come già abbiamo detto nel primo capitolo, Sex & the City ha cambiato la

rappresentazione delle donne nelle serie TV e le ha messe al centro della narrazione,

al contrario di molti programmi televisivi precedenti. Le quattro amiche che vivono

a New York, single, sicure di sé, lavoratrici e a cui piace il sesso, hanno caratteri

molto diversi tra loro e rappresentano molte possibili peculiarità e sfaccettature

della donna comune moderna.

Samantha è il personaggio più trasgressivo, fa la PR e le piace la vita mondana.

Intrattiene molte relazioni sia con uomini che con donne e ricerca principalmente

l’appagamento sessuale. Sebbene Samantha è un personaggio che fa fatica a

stabilire relazioni sentimentali e durature, alla fine della serie si innamora di Smith

un attore di teatro molto più giovane di lei.

Charlotte è la romantica del gruppo. È una gallerista in cerca dell’amore vero e di

un matrimonio felice e duraturo. Pensa di averlo trovato in Trey, un medico di

successo affetto da impotenza, suo primo marito. Per questo decide di lasciare il suo

lavoro e dedicarsi al matrimonio e alla costruzione di una futura famiglia. Quando

Trey però le rivela di non essere interessato ad avere figli, i due si lasciano e

Charlotte si risposa con il suo avvocato divorzista Harry. Con quest’ultimo nasce un

grande amore coronato dall’adozione di una bambina cinese.

Miranda è un’avvocatessa di successo, cinica e razionale. Si innamora di Steve con

cui avrà una relazione fatta di alti e bassi dovuti ai loro stili di vita troppo diversi e

alla dedizione di Miranda per il lavoro. Miranda è fiera del suo status economico e

professionale e spesso risulta molto sicura di sé e fredda. Anche se in realtà

nasconde un lato dolce e romantico che mostrerà quando rimarrà casualmente

incinta di Steve e al momento della nascita della figlia.

Carrie è una scrittrice di un blog di successo. Intreccia varie relazioni con diversi

uomini, alcune più stabili di altre. Nel corso di tutta la serie verrà raccontata la sua

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storia contorta con Mr Big (di cui si verrà a conoscenza del nome solo nell’ultima

puntata) di cui Carrie è perdutamente innamorata. Alla fine della serie, dopo molti

“tira e molla” i due tornano insieme. Carrie nel corso della serie non ha mai

rinunciato alla sua carriera di scrittrice e neanche alla ricerca dell’uomo ideale e

dell’amore romantico.

La puntata di Sex & the City che ho scelto, si focalizza sul rapporto che hanno le

protagoniste con i loro partner e quanto questo influisca nelle loro vite. La puntata è

della seconda stagione e si intitola “Si può cambiare per amore?”(2x09). Tutto

inizia con Carrie che sta cenando con il suo amato Mr Big che spesso si distrae per

guardare con interesse la cameriera. Carrie infastidita e gelosa cerca di attirare

l’attenzione di Big e tramite la sua voce fuori campo si domanda se riuscirà mai a

farlo cambiare. Parallelamente, Miranda si trova nella sua nuova casa aspettando

che Steve rientri dal suo lavoro al bar. I due stanno avendo i primi problemi di

coppia per gli orari troppo diversi che conducono: Miranda lavorando come

avvocato, deve svegliarsi molto presto la mattina e correre a lavoro, mentre Steve

lavorando di notte al bar, ha più tempo libero durante la mattina. Miranda,

organizzata e precisa, odia perdere tempo a letto con lui la mattina e preferisce

alzarsi e sbrigare tutte le sue faccende prima di andare a lavoro. La voce fuori

campo fa capire che Miranda non ha intenzione di cambiare per Steve anche se

avrebbe piacere a passare più tempo con lui. A fine puntata Carrie riesce ad ottenere

più attenzione da parte di Big che rimane a dormire nel suo appartamento e le

promette di cambiare. Miranda, invece, dopo una lunga litigata con Steve, sente di

aver vinto la battaglia ma di non esserne contenta. Perciò il giorno successivo fa

tornare Steve a dormire a casa sua e la mattina successiva si rilassa e ritarda di

un’ora a lavoro.

In questa puntata Miranda inizialmente rimane ferma sulla sua posizione e mette al

primo posto il suo lavoro. Si rende conto però nel corso dell’episodio che questa

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scelta non la rende felice e che essendo meno rigida a volte, può godersi di più il

rapporto con il proprio partner, senza rinunciare alla sua carriera.

2.3 – The Good Wife: Alicia Florrick si reinventa come avvocato, moglie e

madre.

The Good Wife è una serie televisiva statunitense di genere drammatico e

giudiziario, trasmessa dal 2009 al 2016. Narra le vicende di Alicia Florrick che si

ritrova a dover badare da sola alla famiglia dopo che il marito Peter Florrick,

procuratore di Chicago, finisce in carcere per accuse di corruzione e per il

coinvolgimento in uno scandalo sessuale con delle prostitute. Alicia dopo aver

subito l’umiliazione di aver scoperto pubblicamente dei tradimenti del marito,

decide di restargli accanto e di fare la “brava moglie”, in stile clintoniano. Si rimette

a lavorare come avvocato, professione che aveva abbandonato tredici anni prima

per dedicarsi al marito e ai due figli. Cerca di riprendere la sua dignità buttandosi

sul lavoro ed entra a far parte dello studio legale di un vecchio amico, Will Gardner.

Nonostante le numerose critiche da parte della stampa e dei colleghi, Alicia riesce a

recuperare i suoi spazi lontano dal marito senza mai tralasciare i suoi “doveri” di

madre affettuosa. Nella seconda stagione, Peter viene scarcerato e Alicia decide di

stare al suo fianco durante la nuova campagna elettorale. Da questo momento, inizia

il vero cambiamento di Alicia, che sta andando sempre meglio dal punto di vista

lavorativo e che non permette più che lei e i suoi figli siano immischiati negli affari

e negli di Peter.

Alicia durante tutta la serie, mostra un equilibrio costante sia dal punto di vista

emotivo sia dal rapporto che ha con i figli. Pur lavorando moltissimo e avendo

molto successo nelle aule di tribunale, riesce a intrattenere una relazione aperta e

sincera con i figli. La relazione con il marito subirà invece molti alti e bassi dovuti

alle difficoltà di Alicia a perdonarlo per il tradimento.

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La puntata che ho scelto per rappresentare Alicia Florrick s’intitola “la stagione

della sciocchezza” (2x12) che si riferisce ad una definizione di Obama della

campagna elettorale quando ad un certo punto coinvolge anche i familiari dei

candidati. Il marito di Alicia è impegnato nella sua campagna elettorale per

diventare pubblico ministero. I candidati in corsa sono tre: Peter Florrick, il

pubblico ministero uscente Glenn Childs e Wendy Scott-Carr, donna afro-

americana. Nella scuola della figlia di quest’ultima appare un volantino che

definisce “mezzosangue” i figli della candidata a causa del suo matrimonio misto.

Wendy Scott-Carr si rivolge prima a Glenn Childs che nega di essere l’autore di

quei volantini, per poi rivolgersi ad Alicia cercando solidarietà tra madri. Alicia che

sta seguendo un caso importante per il suo lavoro, si mostra inizialmente molto

distaccata perché la campagna elettorale del marito non è di suo interesse. Dal

momento in cui Scott-Carr la minaccia di diffondere dei volantini che ritraggono il

figlio di Alicia, il suo volto cambia. Esce da lavoro e decide di scoprire se i

volantini sulla Scott-Carr sono stati fatti dallo staff di suo marito. Parlando con il

capo della campagna elettorale di Peter, scopre che i volantini sono stati fatti da

finanziatori indipendenti che, per assicurarsi un ritorno delle loro spese, cercavano

in quel modo di facilitare l'elezione. Peter, avvisato, blocca il volantino, anche se

significa la fine dei finanziamenti e conseguentemente la fine della campagna.

Alicia fino a questo momento ha cercato di non farsi coinvolgere dagli affari del

marito per crearsi un suo ambiente di lavoro indipendente. Tuttavia, appena

vengono minacciati i propri figli, Alicia si interessa della campagna e cerca di

scoprire la verità sui volantini. In questi casi la protezione dei figli viene prima del

mantenimento della sua indipendenza.

Capitolo 3 – Metodologia della ricerca

Per un’analisi comparata della rappresentazione della donna in carriera nelle serie

televisive, ho preso ad esempio tre serie statunitensi. La scelta della provenienza

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geografica della produzione è dovuta alla grandezza dell’industria culturale

statunitense che, ormai da molti anni, ha creato un sistema sofisticato di narrazione

seriale dei contesti culturali americani rendendolo più capace rispetto ad altri, di

rappresentare la realtà e di testimoniare sul passato (Ciofalo, 2014). Ho trovato

perciò, nelle produzioni statunitensi, un numero maggiore di esempi di serie

televisive che mostrano la donna alle prese con il mondo del lavoro rispetto alla

fiction italiana. Avendo un numero maggiore di esempi la ricerca è risultata più

diversificata e ricca di spunti di discussione.

Le serie televisive che ho scelto e le puntate che ho trovato più significative per la

ricerca, sono state analizzate qualitativamente nel contenuto. Le caratteristiche su

cui mi sono concentrata, sono le condizioni sentimentali e familiari delle

protagoniste e del loro rapporto con i partner. Il rapporto che ha la donna lavoratrice

con la famiglia è sempre rappresentato in modo controverso: spesso le donne delle

serie tv si trovano davanti alla scelta difficile di seguire la famiglia o continuare a

lavorare. La mia analisi invece ha mostrato che la rappresentazione della donna che

lavora può essere diversificata e più complessa dalla sola scelta di come impiegare

le ore del proprio tempo (se a lavoro o con i figli). Le protagoniste che ho analizzato

(Peggy, Miranda e Alicia), si approcciano in modo molto diverso ai sentimenti e

alla famiglia mentre sul piano lavorativo hanno tutt’e tre grandi capacità e successo.

Peggy in Mad Men ha come priorità assoluta il lavoro e mette la famiglia in

secondo piano. Sia il rapporto con la madre (che “abbandona” per andare a vivere in

città”), sia il rapporto con il partner che quello con la figlia, sono molto distaccati. I

pochi momenti in cui fa vedere la necessità di avere un partner o si lascia prendere

dai rimorsi per aver dato la figlia in adozione, sono sempre successivi a problemi

lavorativi e quindi in momenti di grandissima debolezza della protagonista. Peggy

grazie al suo lavoro si sente invincibile e mostra di non aver bisogno di nient’altro.

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Anche Miranda in Sex & the City è molto orgogliosa di quello che ha raggiunto

grazie al suo lavoro: oltre all’indipendenza economica, è riuscita anche a comprarsi

un intero nuovo appartamento a New York. Ma al contrario di Peggy, Miranda

mostra spesso la necessità di avere un partner al proprio fianco sebbene si nasconda

dietro ad una corazza di cinismo. Miranda riconosce il suo bisogno di affetto e come

si vede nella puntata 2x09, si lascia andare e trova un compromesso tra lavoro e vita

privata.

Infine Alicia, dopo la scarcerazione del marito e la sua campagna elettorale, cerca

un suo spazio di lavoro che la allontani dai problemi del marito. Il suo cambiamento

parte proprio da uno squilibrio nella vita privata che l’ha sempre vista nei panni di

moglie e madre devota. Grazie al suo (tardivo) successo nel lavoro, Alicia è riuscita

a riscattarsi ma non perde la priorità dei figli e di una famiglia unità. La puntata

2x13 è significativa proprio per questo: Alicia pur non volendo saper niente della

campagna elettorale del marito, decide di farsi coinvolgere quando vede i suoi figli

in pericolo.

Conclusioni

A conclusione di questa mia tesina si può capire quanto la rappresentazione della

donna in carriera possa cambiare e mostrare diverse peculiarità della protagonista. Il

risultato dell’analisi ha mostrato donne molte fiere del loro lavoro che reagivano in

modi diversi ai rapporti familiari e sentimentali. La diversità di comportamento che

ho notato nelle serie analizzate, rende la rappresentazione più vicina alla realtà

contemporanea dove una gran parte delle donne lavorano. La decisione poi di

sposarsi, farsi una famiglia e le modalità con cui relazionarsi al partner cambiano

per ogni donna. Lo stereotipo della donna che pensa soltanto al lavoro non sempre è

esplicativa delle donne contemporanee. Le donne che lavorano hanno atteggiamenti

diversi tra loro sia nel lavoro che nella vita privata e una rappresentazione

stereotipata non serve a rendere la giustizia alla loro complessità.

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Bibliografia

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Ciofalo, Gianni (2014): Wonder Women: il protagonismo femminile nella fiction

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Lonzi, Silvia (2014): Gender e Genre nelle serie tv statunitensi.

McNeil, J. C. (1975): Feminism, femininity and the television series: a content

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Walters, S. D. (1995): Material Girls: Making Sense of Feminist Cultural Theory of

Media.

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