#ioleggoperché cosa ne pensano cinque scrittori italiani
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Gazzetta del Sud Mercoledì 22 Aprile 2015 11.
Cultura e SpettacoliCultura e Spettacoli «Leggo per legittima difesa»Woody Allen
Mini-mostra
Expo,sei opered’arteper narrarel’ItaliaBianca Maria ManfrediMILANO
Sei opere per raccontare l’I-talia del passato e del futu-ro: c’è anche questo nellamostra allestita a PalazzoItalia per far conoscere il no-stro Paese ai visitatori del-l’esposizione universale.Opere di epoca romana,opere rinascimentali ma an-che un nuovo lavoro di Va-nessa Beecroft, una delle ar-tiste italiane più famose almondo; una “Crocifissioneal femminile” che accoglie-rà chi entra all’ingresso diPalazzo Italia, nella grandepiazza centrale, in un dialo-go ideale con la Hora presta-ta dagli Uffizi (opera roma-na, con inserti cinquecente-schi, che rappresenta la deadell’autunno con un panieredi pere, noci e melograni).
In esposizione ci sarannoperò anche la “Vucciria”,enorme quadro di RenatoGuttuso del 1974 che rap-presenta il mercato di Paler-mo, prestito del Rettoratodell’Università locale, “Il ge-nio futurista”, arazzo di Gia-como Balla dalla collezionedi Laura Biagiotti, e “Trape-
zhoporos”, un sostegno dimensa in marmo dipinto delquarto secolo avanti Cristo,che rappresenta due grifoniche mangiano una cerva edè conservato al polo musea-le di Santa Maria del Popoload Ascoli Satriano: un re-perto archeologico trafuga-to, venduto al Getty Mu-seum e poi recuperato daicarabinieri.
Ultima opera, ma nonmeno importante, è “Loscherzo di ortaggi (L’ortola-no)” dell’Arcimboldo.
«Il messaggio finale chedeve uscire da Expo - haspiegato il sottosegretarioai Beni culturali Ilaria Bor-letti Buitoni - è far conoscerel’unicità dell’Italia, cioè unpatrimonio culturale chenon ha eguali al mondo».«Difficoltà - ha ammesso ilcommissario del PadiglioneDiana Bracco - ce ne sonostate e adesso stiamo facen-do l’ultima corsa». L’esternodell’edificio è stato finito ie-ri. Ora si sta lavorando agliallestimenti. Le parti per i vi-sitatori saranno tutte aperteil primo maggio, mentre sidovrà aspettare un po’ perl’auditorium. 3
E c’è anche Guttuso. “LaVucciria”, particolare
Prima puntata del nostro “sondaggio” sull’iniziativa dell’Aie
#ioleggoperché fa bene all’animaMa la domanda di fondo resta aperta: come si fa a “seminare” nuovi lettori?Francesco Musolino
Alla vigilia della sua prima edi-zione, la manifestazione #io-leggoperché si annuncia comeuna mobilitazione di massasotto l’egida dell’AssociazioneItaliana Editori per promuove-re la lettura. In campo ci sononumeri impressionanti comele 240mila copie di 24 longsel-ler che verranno donati ainon-lettori da trentamila vo-lontari, i Messaggeri. Domani– Giornata mondiale del Libroe del diritto d’autore – sonoprevisti oltre mille eventi incontemporanea lungo tutta lapenisola e c’è attesa per il ritor-no dei libri in prime-time conla diretta (Rai3, 21.05) dellaserata condotta da Pierfrance-sco Favino dall’Hangar Bicoc-ca di Milano con numerosissi-mi ospiti per condividere in-sieme i libri amati. Un’iniziati-va fortemente mediatica – manon priva di critiche – tantoche #ioleggoperché ha persi-no un suo inno inciso da Sa-muele Bersani e Pacifico conFrancesco Guccini: “Le storieche non conosci”. Basterà a su-perare la crisi della lettura?Gazzetta del Sud ha voluto ap-profondire il tema chiedendoad alcuni scrittori, giornalisti eoperatori culturali cosa pensa-no dell’iniziativa e comunquequal è secondo loro il modo“giusto” per seminare i lettori.
Davvero entusiasta è loscrittore riminese Marco Mis-siroli, in classifica con “Attiosceni in luogo privato” (Fel-trinelli): «#ioleggoperché èun percorso di libri e lettori. Èuna macchina del tempo cheunisce ere, scrittori, pubblica-zioni e voci con un'unica fina-lità: il contagio, la contamina-zione. I lettori si seminano conil libro giusto al momento giu-sto: dovrebbero farlo le scuolee gli insegnanti, calcolando ilgrado di resistenza alla noiadell’età dei loro alunni e consi-gliare il libro giusto. Ogni librogiusto è un patrimonio, caval-lo di Troia e attivatore di co-scienza letteraria».
Sullo stesso piano StefanoPetrocchi, direttore della ce-lebre Fondazione Bellonci (or-ganizzatrice del Premio Stre-ga): «Ben venga ogni manife-
stazione che si proponga diportare il libro al centro dellospazio pubblico: a scuola, nel-le piazze, in tv. L'amore per i li-bri – prosegue Petrocchi, cheha aperto gli archivi della me-moria ne “La polveriera”(Mondadori) - non è un semeche si pianta, nasce sponta-neamente. Bisogna preparareperò il terreno di coltura, fa-cendo sapere ai ragazzi che c'èun libro, una storia che li staaspettando, e far sì che questolibro e questa storia siano aportata di mano o di mouse».
Ma c’è chi puntualizza, eanalizza molto criticamentel’iniziativa, come la scrittricemessinese Nadia Terranovache ha da poco felicementeesordito col romanzo “Gli annial contrario” (Einaudi): «Hodelle perplessità sulla vaghez-za dell'operazione e sull'esal-tazione dell'esercizio della let-tura fine a se stesso. Più che
#ioleggoperché, avrei fatto#ioleggocosa, anche dibat-tendo ferocemente sui conte-nuti. La cultura serve a questo.Tuttavia ho visto che in molticentri, soprattutto periferici,sta servendo ad aggregare eincuriosire, quindi non me lasento di demolirla, anzi, speroche il prossimo anno si ripetaaccogliendo le critiche che so-no state fatte».
Anche lo scrittore napoleta-no Stefano Piedimonte, at-tualmente al lavoro per un ro-manzo in uscita per Rizzoli, èsulla stessa linea: «Le occasio-ni a favore dei libri sono tutteda apprezzare, dal grosso fe-stival letterario con nomi in-ternazionali all’iniziativa delsingolo che, come il sottoscrit-to, dimentica in aereo il ro-manzo che stava leggendo enon prova neanche a recupe-rarlo pensando che poi lo leg-gerà qualcun altro. Bisogne-rebbe intanto creare nuoveiniziative – continua Piedi-monte – ma spesso si parte dalpresupposto che non ne valgala pena. I lettori sono pochi erestano tali proprio perchénon ci sono iniziative. È un cir-colo vizioso che va smontato».
Estremamente critico è in-
vece il torinese Fabio Geda,uno degli autori italiani piùamati dagli studenti per il suosuper best-seller, “Nel mare cisono i coccodrilli” (Baldi-ni&Castoldi): «Credo che ten-tare di acchiappare nuovi let-tori propinando loro venti-quattro romanzi scelti da qual-cuno che non sia il lettore stes-so sia una delle sciocchezzepiù colossali che l’Associazio-ne Italiana Editori abbia maipartorito. Invece di proporrel'immenso catalogo di universinarrativi disponibili, incorag-giando le persone non a sce-gliere ma a “farsi scegliere” dauna storia, ecco che si rifà lostesso errore perpetrato ognigiorno in migliaia di scuole,imponendo dall'alto i testi in-vece di spalancare le porte del-la percezione grazie all'offertadi librerie e biblioteche. Faccionotare che l’Aie non ha volutofirmare la petizione a favoredella biblioteche scolastichepromossa da Torino Rete Li-bri. Evidentemente preferiscefare regaliagli editori acqui-stando qualche manciata di li-bri piuttosto che investirenel-l’educazione alla lettura deilettori di domani». 31- conti-nua
UNA RIFLESSIONE SULLA NECESSITÀ DI UN “SISTEMA” E UNA “RETE”
Quando il mondo si divide in lettori e non lettori
Il “Maggio dei libri”al via da domanicon un programmafoltissimo di eventiin tutta Italia
Anna Mallamo
A volte vien da pensare(con un certo sgomen-to) che il mondo sia di-viso tra quelli che leg-
gono e quelli che, una volta ab-bandonati i libri di studio, nonleggono mai. Poi i sondaggi ci di-cono che esistono “lettori forti”(quelli che finiscono in media unlibro al mese) e lettori occasiona-li. L’ultima indagine Istat rivelache gli italiani che hanno letto al-meno un libro in un anno sono il41,4 per cento (la percentualepiù bassa d’Europa: non parlia-mo nemmeno della Germania,con l’83%, ma pure la sorellaSpagna ci surclassa con quasi il60%): dunque, il 58,6 per centodegli italiani (percentuale in au-
mento dal 2013) non apre nean-che un libro in un anno.
Comparare questi dati conquelli, poniamo, sull’uso di cellu-lari e smartphone, o sulla presen-za sui social network, porterebbeforse a interessanti scoperte.
Tutti i “dispersi”Cercare di connetterli, poi, con idati sulle fasce d’età dei lettorifarebbe sorgere imbarazzantidomande: lo sapete che la fasciad’età in cui si legge di più è quellafra gli 11 e i 14 anni? E dove van-no a finire questi potenziali letto-ri non occasionali, dopo i 14 an-ni? Dunque, ci sono molte opera-zioni da considerare, nelle cam-pagne pro lettura: come recupe-rare i “dispersi”, come attirare i“refrattari”, come far restare tut-
ti quanti nel meraviglioso mon-do del libro?(e qui ha ragioneNadia Terranova: cosa vuol diremai “il libro purchessia”? Legge-re a cosa serve, se non a sceglie-re, volere, giudicare, scartare?Siamo tutti intelligenti per il solofatto di leggere? Anche se leggia-mo cinquanta sfumature di nullarilegate in scintillante patinatu-ra?). Riuscirà l’iniziativa #ioleg-goperché dell’Aie a seminarenuovi lettori e riportare al libro i“dispersi”? Non lo sappiamo.Quello che è certo è che seminareun nuovo lettore è cosa più diffi-cile che seminare una foresta in-tera, e forse devono concorreretante cose: la scuola, le abitudinidella famiglia o degli adulti di ri-ferimento (leggono libri il 66,9%dei ragazzi con entrambi i geni-
tori lettori, contro il 32,7% diquelli che i cui genitori non leg-gono mai; quasi una famiglia sudieci non ha alcun libro in casa, il63,5% ne ha non più di cento), lapossibilità di trovare-vedere-“as -saggiare” un libro (ci sono realtàperiferiche e paesi in cui non esi-stono librerie e ci sono chilome-tri di librerie-supermercato ab-bandonate a se stesse, senza unostraccio di libraio o un’idea cheaccolga e indirizzi i possibili let-tori).
Spot? No, grazieC’è una rete da creare, più che unmessaggio seducente – unico pertutti – da trovare. Perché lo spon-sor perfetto per la lettura non sa-rà mai un vip (calciatore, attore,chef o cantante), ma un altro let-
tore. E un hashtag che spieghi#ioleggoperché raccoglierà lecose più diverse, e anche belle(io, personalmente, leggo per-ché ho bisogno di vivere molte vi-te per portarne avanti una sola),ma rischia di restare autorefe-renziale, scambio eletto tra letto-ri già forti e motivati ma per nul-la significativo per gli altri. Rega-lare a pioggia libri, infine, è comevoler seminare un campo lan-ciando a caso manciate di semi:qualcuno attecchirà, forse, perònon è, esattamente, una semina.
Ma siamo lettori, amiamo l’u-topia per definizione e l’immagi -nazione per consuetudine: nullaè impossibile, se puoi scriverlo,leggerlo o immaginarlo. Ed è cosìbello, immaginare un mondo dilettori consapevoli. 3
Da un repertoin marmodel IV secolo a. C. auna moderna operadi Vanessa Beecroft
Hanno detto
Un libro dev’essereun’ascia per il mareghiacciato che èdentro di noi
Franz Kafka
Che altri si vantino dellepagine che hannoscritto; io son orgogliosodi quelle che ho letto
Jorge Luis Borges
Ci sono criminipeggiori del bruciarelibri. Uno di questi ènon leggerli
Josif Brodskij
I libri sono riservedi grano daammassare perl’inverno dello spirito
Marguerite Yourcenar