Io sono me più il mio ambiente

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I motivi di una protesta - Comitato contro la riclassificazione della discarica di ex cava Fornace di Montignoso MS

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QUESTO VOLUME È DEDICATO A TUTTI I CITTADINI CHE, IN MODO DIVERSO, HANNO AIUTATO IL COMITATO NELLA BATTAGLIA ANCORA IN CORSO CONTRO LA RICLASSIFICAZIONE DELLA EX CAVA VITI. UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO A: COMUNE DI FORTE DEI MARMI, MICHELE MARRONI, LUCA PANDOLFI E ROSI MARIO (UNIVERSITÀ DI PISA – DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA), LEGAMBIENTE, ITALIA NOSTRA, ALESSANDRO GUALTIERI (UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA – DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA).

IO SONO ME PIÙ IL MIO AMBIENTE . I MOTIVI DI UNA PROTESTA VOLUME A CURA DEL COMITATO CONTRO LA RICLASSIFICAZIONE DELLA EX CAVA VITI. MONTIGNOSO 2011

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LE RAGIONI DI UNA PROTESTA

n una società ideale, in cui l’interesse collettivo e la gestione virtuosa della cosa pubblica rappresentassero il filo conduttore dei comportamenti di chi amministra, nessun

cittadino sentirebbe forse il bisogno di riunirsi in comitati spontanei o di cercare di difendere il bene comune rinunciando alla delega elettiva per mancanza di fiducia.

Purtroppo, però, la triste e alquanto degenerata realtà contemporanea è ben lontana dal “buongoverno” di medievale e toscanissima memoria: anche le vicende della gestione della ex-cava Viti ne sono un esempio purtroppo evidente.

Quando, nell'estate del 2006, cominciò a circolare la notizia che il nuovo gestore della discarica aveva formalmente chiesto alla Provincia di Massa Carrara la riclassificazione della stessa, e la sua conseguente trasformazione da discarica per “ rifiuti inerti” a “rifiuti speciali non pericolosi”, i cittadini più attenti si allarmarono non poco, iniziarono a studiare il progetto e coinvolsero sull'argomento altri abitanti del comune, in particolare quelli di Renella. Non deve trarre in inganno la dizione di legge, perché dietro al nome “non pericolosi” si celano tipologie (codici) di rifiuti comunque molto inquinanti, come i fanghi di dragaggio o le terre di bonifica, per fare solo due esempi. Poi scoprimmo che nel progetto era inserita di nuovo la richiesta di stoccaggio di materiali di amianto, questi sì, classificati “pericolosi” (codice con asterisco)che era già stata respinta in una fase precedente. E già: la legislazione prevede la possibilità di inserire nelle discariche per non pericolosi anche …codici di categoria superiore!

Nacque così ufficialmente il “COMITATO DI CITTADINI CONTRO LA RICLASSIFICAZIONE DELLA DISCARICA DI MONTIGNOSO”, che aveva ed ha come scopo fondativo, appunto, quello di far sì che venga rispettata la vocazione originaria della discarica, ovvero lo stoccaggio di materiali derivanti dalla lavorazione lapidea.

Sia chiaro: tutti noi del comitato abbiamo sempre sostenuto che, date le innumerevoli criticità del sito ( dall'antropizzazione

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alle caratteristiche del terreno, ai rischi idrogeologici e sismici alla importanza della tutela del Lago di Porta ), la decisione più avveduta per la comunità sarebbe stata non istituire una discarica in quella cava. Sappiamo bene quanto siano inquinanti anche i materiali risultanti dalla lavorazione del granito. Abbiamo però scelto di sostenere una posizione responsabile, consapevoli che debba esser la comunità locale ad assumere su di sé la gestione del ciclo completo della nostra più grande risorsa.

Adesso, dopo 5 anni di attività e battaglie, peraltro ancora in corso, abbiamo sentito la necessità di mettere “nero su bianco” la storia della discarica e anche la nostra storia, in modo da rendere ancora più chiare e pubbliche la gestione e le responsabilità delle amministrazioni competenti.

In questo libretto troverete anche i documenti più significativi tra i tanti disponibili, quelli che secondo noi aiutano meglio a capire e a dimostrare ancora una volta che cittadini attenti alla cosa pubblica, informati e animati da coscienza civile sono difficilmente “abbindolabili”; anzi, in questi mala tempora rappresentano forse purtroppo uno dei pochi baluardi contro malsani interessi privati e discutibile gestione del bene comune.

“Scripta manent”, dicevano gli antichi: affinché anche domani, qualsiasi cosa accada, possiamo dire ai nostri figli e nipoti: “Noi c'eravamo... e non siamo come loro!”

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UN PO' DI STORIA ...

1. DALLE ORIGINI ALL'ARRIVO DI “PROGRAMMA AMBIENTE S.P.A.”

a data di inizio dell’attività di cava in località Porta risale al 1939. È da quell’anno che la Società “Industriale Calce” di Bergamo inizia l’estrazione di minerale di calcio e, tale attività, prosegue fino agli

inizi degli anni settanta. Inizialmente, fino al 1950 circa, con attività di escavazione nella parte che potremmo definire esterna, rispetto alla configurazione attuale e, successivamente, con la realizzazione di una galleria e di un camino centrale, si venne a realizzare la struttura della cava così come oggi risulta configurata.

Dal principio degli anni settanta alla fine degli anni ottanta, l’attività prosegue per opera della Società Viti Escavazione, con il sistematico prelievo di materiale da utilizzare nelle attività edile.

Agli inizi degli anni novanta e più precisamente il 12 dicembre 1991 e il 15 giugno 1992, la Commissione Regionale Tecnica Amministrativa e la Conferenza Regionale autorizzarono la realizzazione di una discarica di seconda categoria tipo B per rifiuti speciali provenienti dalle lavorazioni lapidee, nell’ex Cava Viti.

A seguire, le Amministrazioni Provinciali di Massa Carrara e Lucca con le Determinazioni Dirigenziali 1159/92 e 265/93 autorizzarono, anch’esse, la realizzazione della discarica, così come indicato dagli organismi regionali, per lo smaltimento esclusivo di residui delle lavorazioni lapidee (marmettola).

Il 22 giugno 1992 viene costituita la Società MAR s.r.l. Dallo statuto fondativo della stessa si legge testualmente: “[…]

La società ha per oggetto la raccolta, il trattamento, lo smaltimento e il recupero dei reflui e dei residui delle lavorazioni del marmo e dei materiali lapidei, nonché lo studio, la ricerca e l’applicazione di nuove tecnologie per la lavorazione ed il riciclo dei prodotti reflui e residui e comunque la ricerca degli effetti sull’ambiente delle lavorazioni lapidee e la loro prevenzione e la loro eliminazione […] Le quote societarie devono appartenere almeno per il 60% a Enti Pubblici, sia al momento costitutivo che in ogni momento della sua esistenza […]”.

La MAR presenta, in data 17 giugno 1996, un progetto per la realizzazione di una discarica sperimentale di seconda categoria tipo

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B per lo smaltimento dei residui di lavorazione della marmettola, approvato sia dalla Provincia di Massa Carrara (Determinazione Dirigenziale 8576/97 del 7 agosto 1997) sia da quella di Lucca (Determina Dirigenziale 107/97 del 4 ottobre 1997).

Intanto, il 9 ottobre 1995, la MAR aveva stipulato una convenzione con un’altra società, la RI.MA.VI., per la realizzazione e la gestione della discarica.

A questo punto manca l’autorizzazione per l’inizio dell’attività di conferimento, che arriva tre anni dopo, il 24 agosto 2000 con la Determinazione Dirigenziale 8629, a firma del Dirigente Giovanni Menna. L’autorizzazione ha valore solo per la parte di competenza della Provincia di Massa Carrara in quanto quella di Lucca non la concede. Nel medesimo documento si prende atto che, a seguito della convenzione stipulata tra la Società MAR e la società RI.MA.VI., sarà quest’ultima a gestire la discarica.

L’anno successivo, il 2 febbraio, a seguito della presentazione di un progetto di estensione dei rifiuti conferibili in discarica, con la Determina Dirigenziale n° 8509 a firma del Dirigente Giovanni Menna, viene autorizzata, sempre solo per parte del Comune di Montignoso, la possibilità di conferimento, oltre alla marmettola (codice CER 010406), dei seguenti rifiuti:

• materiali da costruzione a base di amianto (CER 170105); • materiali isolanti contenenti amianto (CER 170601); • terre e rocce provenienti da zone sottoposte a messa in

sicurezza o bonifica di siti inquinati (CER 170501); • terre di dragaggio provenienti dalle pulizie dei corsi d’acqua,

portuali e lagunari (CER 170502). In sostanza, viene concesso tutto quello che la Società aveva

richiesto. Ma venti giorni dopo questa strabordante concessione, il Dott.

Menna, si accorge che nella foga di concedere tutto quello che veniva richiesto non erano stati riportati compiutamente a verbale alcuni interventi di membri della Conferenza e ciò aveva comportato la successiva presentazione di osservazioni scritte da parte di tali soggetti (ARPAT - Dipartimento Provinciale di Massa Carrara, ASL 1 – U.F. e ASL 1 – U.F. PISL). A seguito di ciò il Dirigente è costretto a rettificare la concessione, eliminando i materiali isolanti contenenti amianto.

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Per gli altri tre vengono poste delle prescrizioni molto restrittive. Le terre e rocce, identificabili con il codice CER 170501, non devono provenire da zone sottoposte a messa in sicurezza o bonifica di siti inquinati; le terre di dragaggio, identificabili con il codice CER 170502, sono quelle provenienti dalla pulizia dei corsi d’acqua escluse quelle delle aree portuali e lagunari; lo smaltimento dei materiali da costruzione a base di amianto, identificabili con il codice CER 170105, resta subordinato alla predisposizione, da parte della ditta RI.MA.VI., di un apposito spazio separato all’interno del corpo della discarica.

Nel frattempo, al di là della linea di confine che separa le province, si procede in tutt’altro modo. L’Amministrazione Provinciale di Lucca, contrariamente a quanto fatto da quella di Massa, non autorizza alcun conferimento anzi, con la Determinazione Dirigenziale del 19 novembre 2002, rinnova il diniego all’esercizio anche per lo smaltimento della marmettola, in quanto dalle conclusioni derivanti dall’istruttoria emerge che lo stato delle opere non è conforme al progetto approvato e la carenza dei presupposti necessari per il rilascio dell’autorizzazione, ovvero l’iscrizione all’Albo da parte della RI.MA.VI. S.p.A..

Il 27 febbraio 2003, l’Amministrazione Provinciale di Massa Carrara, con la Determinazione Dirigenziale n° 8531, sentito il parere della Conferenza Provinciale di Gestione dei Rifiuti di sei giorni prima, non accoglie la richiesta della Società RI.MA.VI. di conferire in discarica, oltre a quelli già autorizzati, i seguenti rifiuti:

• codice CER 190305 = rifiuti stabilizzati non pericolosi; • codice CER 191212 = altri rifiuti (compresi materiali misti)

prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti; • codice CER 150106 = imballaggi in materiali misti; • codice CER 200307 = rifiuti ingombranti. Il 23 luglio 2003 il Dirigente dell’Ufficio Ambiente della Provincia

di Lucca, a seguito della presentazione di un nuovo progetto di adeguamento della discarica autorizza “il conferimento dei rifiuti derivanti dalla lavorazione del marmo e al materiale inerte di risulta dei trattamenti dei rifiuti alluvionali già giacenti “[…] ritenendo il sito non idoneo per la realizzazione di una discarica per rifiuti non pericolosi […]”.

Contemporaneamente, in questo nuovo progetto, la RI.MA.VI. comunica alle Amministrazioni Provinciali che nella gestione della discarica subentra la ditta Furia S.r.l. di Fidenza.

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Siamo, ormai, alla fine del 2003 e in questo periodo avviene un passaggio importante per la discarica. La Provincia di Massa Carrara, a seguito della transcodifica dei codici CER di cui alla legge n° 443 del 21 dicembre 2001, aveva provveduto a riclassificare nel seguente modo i codici già autorizzati:

• da CER 010406 a CER 010413 = rifiuti della lavorazione della pietra (marmettola);

• da CER 170501 a CER 170504 = terra e rocce; • da CER 170501 a CER 191209 = minerali (es. sabbia e rocce); • da CER 170502 a CER 170506 = fanghi di dragaggio; • da CER 170105 a CER 170605* = materiali da costruzione

contenenti amianto. Con nota n° 27273/2428 amb. del 10 settembre 2002 la medesima Provincia aveva comunicato al gestore la nuova codificazione precisando che “[…] il CER 191209 è da intendersi esclusivamente ai rifiuti di natura minerale e/o lapidea caratterizzabili come rifiuti inerti e derivati da processi di frantumazione meccanica, macinazione e vagliatura e che per quanto riguarda il CER 170605* essendo classificato come pericoloso, resta sospeso fino al recepimento della direttiva 1999/31/CE sulle discariche […]”.

Nelle premesse iniziali della successiva Determinazione Dirigenziale (n° 8732 del 17 dicembre 2003) l’Amministrazione Provinciale di Massa Carrara comunica al richiedente, ovvero alla Società RI.MA.VI., che “[…] sentito il parere dei membri della Conferenza Provinciale di Gestione dei Rifiuti nella seduta del 21/02/2003 […]”, la concessione di altri codici “[…] non è stata accolta […]”.

Nella stessa Determinazione si legge anche “[…] che nel verbale della Conferenza Provinciale di Gestione Rifiuti del 20/11/2003 è stato sottolineato che l’impermeabilizzazione del fondo non è conforme a discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi secondo quando prevede il D. Lgs. 36/03 […] e che il sito, costituito da rocce calcaree molto fratturate, non è idoneo per discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi […]”.

In conclusione a tutto quanto scaturito il Dirigente Provinciale del settore Ambiente dell’epoca, Ing. Franco Fini, emette la Determinazione Dirigenziale che, testualmente, dice: “[…] la discarica ex Cava Viti, ubicata in via Aurelia Km. 373, nel Comune di Montignoso, per le motivazioni su esposte e che qui

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si intendono integralmente trascritte, non può essere classificata né per rifiuti pericolosi né per rifiuti non pericolosi in virtù del D. Lgs. 36/03, per cui viene classificata discarica per rifiuti inerti.” Aggiunge, inoltre, “[…] che il rifiuto identificato col codice CER 170605*, materiale da costruzione contenente amianto, il cui smaltimento era stato sospeso, non è più ammesso al conferimento in discarica in quanto materiale pericoloso non conferibile in discarica per inerti”.

Nel mese di giugno dello stesso anno, in una riunione tenutasi presso la sede della Regione Toscana, presenti i comuni e le province coinvolti e il Ministero dell’Ambiente “si era convenuto sul fatto che le criticità ambientali dell’area non consentissero la possibilità di estendere le tipologie di rifiuti conferibili nella discarica e sull’opportunità di procedere al recupero del sito individuando forme di rinaturalizzazione e riqualificazione ambientale”.

Allo stesso modo la Provincia di Lucca, il 9 gennaio 2004, non approva il piano di adeguamento presentato dalla Società RI.MA.VI. Il 24 agosto 2005, il Dirigente del Settore Ambiente di Massa Carrara, Dott. Giorgio Matellini, su domanda di rinnovo all’esercizio di gestione della discarica presentata dalla RI.MA.VI., emette la Determinazione Dirigenziale n° 8714 e nell’accogliere l’istanza ribadisce, ancora una volta, che la discarica è autorizzata allo smaltimento di inerti ed autorizza il deposito in discarica dei rifiuti identificati con i seguenti codici:

• CER 010413 = rifiuti derivanti dalla lavorazione della pietra (marmettola);

• CER 170504 = terre e rocce (purché non provenienti da siti contaminati e/o di bonifica);

• CER 170506 = fanghi di dragaggio (esclusivamente provenienti dalle pulizie di corsi d’acqua con esclusione delle aree portuali e lagunari);

• CER 191209 = minerali (es. sabbie e rocce). Questa Determinazione ha validità fino al 31 dicembre 2005.

Successivamente a questa data è possibile smaltire solo il rifiuto relativo al codice CER 010413, ovvero marmettola.

Come si può notare dalla lettura fin qui effettuata, nelle Determinazioni Dirigenziali di questo periodo, viene più volte messa in evidenza la criticità rappresentata dalla struttura geologica del terreno su cui insiste la discarica, una struttura carsica formata da

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rocce calcaree molto fratturate che rende impossibile la realizzazione di una discarica per rifiuti che non siano classificati come inerti. Questo aspetto va ben focalizzato perché è un argomento che tornerà prepotentemente al centro del discorso in occasione di quella che poi sarà l’Inchiesta Pubblica, di cui si parlerà più avanti.

2. FASE DI “ATTESA” FINO ALLA RICLASSIFICAZIONE

Nella Determinazione del 24 gennaio 2006 (n° 8540), emessa dal Dirigente Provinciale di Massa Carrara, Dott. Giorgio Matellini, si prende atto dell’avvenuta variazione della ragione sociale della Società RI.MA.VI. S.p.A. in Programma Ambiente Apuana S.p.A.. Anche la Provincia di Lucca in data 18 aprile 2006, prende atto dell’avvenuta variazione e, nonostante gli avvenuti lavori di impermeabilizzazione del fondo eseguiti nel frattempo, Determina di autorizzare in discarica solo lo smaltimento di marmettola, negando la possibilità di conferire altri tipi di rifiuti, poiché “non compatibili con quanto stabilito dagli atti di approvazione del progetto dell’impianto: Determinazione Dirigenziale n° 88 del 7/8/97 e successive modifiche ed integrazioni dalle DD n° 259/02, n° 173/03 e n° 2/04”.

Trascorrono pochi mesi e nel giugno 2006, nonostante tutte le determinazioni che avevano sempre ribadito che l’unica possibilità di funzionamento della discarica, stante la natura del sottosuolo, era quella di utilizzazione per lo smaltimento di rifiuti classificati come inerti, Programma Ambiente Apuana inoltra all’Amministrazione Provinciale di Massa Carrara un’istanza nella quale si chiede la variazione di categoria da discarica per inerti a quella per rifiuti non pericolosi.

È in questo periodo che prende vita il “Comitato contro la riclassificazione”, il cui lavoro iniziale ben si riassume nel seguente documento intitolato “I perché del Comitato” stampato pochi mesi dopo:

“Ma può davvero decidere la Provincia di Massa Carrara se destinare il sito della ex cava Viti a discarica di amianto e di terre di dragaggio portuali? Può realmente la Provincia con il suo Assessore all’Ambiente definire il rapporto tra i bisogni di un territorio e di una

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comunità - quella di Montignoso - e le giuste esigenze di profitto di un’azienda? E può la politica montignosina rinunciare a decidere autonomamente e responsabilmente quale futuro dare al proprio territorio ed ai propri cittadini? Questo è quello che i cittadini di Montignoso si stanno chiedendo. Non solo quali forme scegliere per manifestare il proprio malcontento per una eventuale discarica che, all'interno di un’area fragilissima come la ex cava Viti, accogliesse amianto, terre di dragaggio portuali e materiali immessivi abusivamente che una sentenza ha imposto di portare altrove, ma, e soprattutto, in casi come questi chi deve decidere, su quali contenuti, a quali regole, a favore di quali categorie, su quali basi e certezze scientifiche e, principalmente, con quali rischi e con quali vantaggi per l'intera popolazione.

Negli ultimi anni Ministero dell’Ambiente, Regione Toscana, Provincia di Lucca, ARPAT, ANPIL, Associazioni, Comitati, hanno più volte manifestato le loro preoccupazioni per l'area e ribadito la necessità di inserire nell'incavo solo ed esclusivamente marmettola. All’epoca del consenso alla discarica di marmettola i cittadini di Montignoso hanno dimostrato la capacità, non comune, di affrontare una questione importante in modo serio e cosciente, allo scopo di risolvere un grave problema delle aziende ed un effettivo degrado ambientale. La popolazione di Montignoso ha dato in quegli anni dimostrazione di elevato senso di responsabilità accettando, in un rapporto stretto con le amministrazioni locali, la destinazione della ex cava Viti a discarica di marmettola.

E quello che oggi chiedono sopra tutto è proprio questo: la ricostruzione di un rapporto e di un'intesa fra scelte politiche e cittadini e soprattutto la riappropriazione della potestà decisionale, non formale ma sostanziale, da parte della politica e della comunità locale sulle decisioni che coinvolgono tutto il territorio. La realizzazione di una discarica per un quinto destinata all'amianto nella ex cava Viti non è solo una questione di codici di conferimento di materiale in un sito - peraltro estremamente delicato, posto a ridosso ad un’area naturale protetta, percorso da sorgenti e soggetto a gravi rischi idrogeologici - ma riguarda, soprattutto, il futuro di un territorio e di uno sviluppo. Decisioni di questo tipo procedono solo con il consenso ed il confronto con la popolazione, con la consapevolezza che le amministrazioni locali con la loro autonomia e la loro autorità hanno il diritto ed il dovere di decidere il proprio

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futuro. Nessuna fretta quindi deve essere addotta da chi vuole fare al più presto per avviare i guadagni di un’azienda. È l’ultima delle nostre preoccupazioni. La stessa azienda, che oggi chiede il cambio dei codici, avrebbe dovuto sapere - e lo sapeva benissimo - che quella, attualmente, è una discarica di marmettola ed inerti, che la marmettola è sempre di meno remunerata e che in quella discarica esistono oltre 28.000 tonnellate di materiale proveniente dalla bonifica di siti inquinati contaminati con mercurio, idrocarburi totali, cloruri e rame, da portare altrove.

E quindi importante che l'amministrazione comunale di Montignoso e quella provinciale - verso la quale nutriamo fiducia - si confrontino in modo aperto con la cittadinanza e che, attraverso un percorso partecipato e condiviso, si prenda una decisione comune, in coerenza con le scelte di sviluppo che si è deciso di dare al territorio.

Ma è soprattutto la politica montignosina che deve dimostrarsi all'altezza della situazione uscendo allo scoperto, proclamando con forza la propria idea di sviluppo del territorio, prima che altri impongano le loro logiche.

Siamo dell’avviso che chi governa dovrebbe non solo vedere di buon grado un interessamento diretto dei cittadini sulle questioni di fondamentale importanza per la loro vita quotidiana, quali la salute e l'ambiente, ma essere pienamente compiaciuto quando questo avviene”.

Con Decreto Dirigenziale n° 8746 dell’8 settembre 2006 la Provincia di Massa-Carrara autorizza la variante in corso d’opera che consiste della suddivisione del lotto “A” in due sottolotti definiti “A1” e “A2” e l'inserimento di teli bentonitici e in HDPE, di attivare il procedimento di Verifica di Impatto Ambientale, relativamente alla riclassificazione concedendo, inoltre, il riconfinamento in sicurezza dei rifiuti irregolarmente conferiti in precedenza dalla RI.MA.VI. S.p.A..

“Il Tirreno” del 29 dicembre successivo riporta la notizia della possibile autorizzazione di tre siti di bonifica e smaltimento dell'amianto nella cava. Una circostanza confermata da Narciso Buffoni, assessore provinciale all'ambiente di Massa Carrara. “Siamo in contatto con Lucca per studiare il progetto” - dice Buffoni – “di certo lavoreremo per non continuare a portare l’amianto in Germania quando esiste un metodo di stoccaggio sotterraneo che garantisce la massima sicurezza”.

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Il 18 febbraio 2007 il medesimo quotidiano, nella Cronaca di Massa, titola “Amianto all'ex cava Viti? «Buffoni ha già deciso di sì»”.

L'articolo inizia così: “Mentre nella commissione Ambiente della Provincia si accende il dibattito per decidere quali tipi di rifiuti dovranno venire smaltiti nella discarica ex Cava Viti, l’assessore all’Ambiente Narciso Buffoni, già ha anticipato di voler far smaltire nella discarica l'amianto e rifiuti non pericolosi”.

Lunedì 19 marzo l’Amministrazione comunale di Montignoso e l'assessore Buffoni incontrano i cittadini alle scuole elementari di Cervaiolo. Il resoconto de “Il Tirreno” pubblicato due giorni dopo riporta, tra l’altro, le opinioni di Buffoni: “un’assemblea calda e partecipata quella di lunedì sera alla scuola di Cervaiolo. Da una parte l’intera giunta il consiglio, e l’assessore provinciale all’Ambiente Narciso Buffoni; dall’altra i cittadini: almeno 150. Tema dell’assemblea, voluta dal sindaco Federico Binaglia e dall’assessore Buffoni, l’ipotesi - ormai molto concreta - di destinare parte della discarica dell'ex cava Viti all’amianto. «Amianto sì, ma sicuro»: questa la linea dell’amministrazione. Perché, ha sostenuto Buffoni, «impacchettato e interrato, come avviene da anni in Germania, l'amianto non si disperde e non è dannoso all’uomo e alla natura. AI contrario, se lasciato all’aperto, in condizioni non integre, si disperde in atmosfera con rischi enormi per la salute» […] Molte le perplessità da parte dei cittadini e dei rappresentanti del comitato antidiscarica «Io sono medico - ha replicato loro Buffoni - e conosco benissimo la situazione: qui si arriva a dire addirittura che si inquinano le falde. È una sciocchezza dal punto di vista scientifico. Allora il problema è combattere la disinformazione, che comunque, non mi farà cambiare idea sulla proposta che abbiamo fatto» [...] Ma fra i montignosini c’è ancora scetticismo. «Dai risultati delle analisi fatte anche dalla società che sta chiedendo autorizzazione - hanno sostenuto i rappresentanti dei comitati - ci risulta che le condizioni del fondo della discarica, solcato da fratture carsiche, non garantiscono che l’impermeabilizzazione regga nel medio-lungo periodo. Non siamo preoccupati dall’amianto e saremmo soddisfatti se venisse estesa una regolamentazione a tutta la Toscana. Mancando tale regolamentazione, invece, il rischio è che da tutta l’area vasta vengano a portare l’amianto in questa cava». Alla fine sono state consegnate le 3000 firme raccolte dal comitato.

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Comunque l’atmosfera, al termine dell’incontro, è apparsa un po’ più serena".

Nella stessa occasione il Comitato, unitamente alle associazioni ambientaliste Lega Ambiente e Italia Nostra di Massa e Montignoso, nelle figure dei Presidenti dell’epoca, il compianto Gianni Volpini e Bruno Giampaoli, fecero formale richiesta all’Assessore all’Ambiente di Massa Carrara, che prima di prendere qualsiasi decisione autorizzativa, di attivare il procedimento di un’ Inchiesta Pubblica per discutere il progetto di riclassificazione della discarica. Ci fu una netta chiusura nei confronti di tale richiesta e l’Amministrazione Provinciale procedette sulle decisioni già da tempo prese, nonostante la contrarietà di una larga parte della cittadinanza di Montignoso.

Il 25 marzo 2007 sulla stampa locale viene pubblicato un articolo con la richiesta all'Amministrazione Provinciale di Massa Carrara di procedere alla trasformazione della Verifica in Valutazione di Impatto Ambientale e all'inchiesta pubblica. Così l'articolo: "il recente incontro pubblico, tenuto dall'amministrazione e dall'assessore all'Ambiente della Provincia, non solo non ha per nulla fugato i dubbi sul futuro e sulla pericolosità della discarica ma, anzi, li ha notevolmente accresciuti». Così si legge in un comunicato sulla discarica di amianto in progetto a Montignoso. «Alle paure, legittime, della popolazione sulla dannosità dei rifiuti da conferire in discarica, l'amministrazione e l'assessore Buffoni hanno risposto con la paura - al momento per nulla motivata - di un possibile utilizzo della cava da parte della Regione per stoccare materiale maggiormente inquinante (a meno che non sappiamo qualcosa di cui noi ed i cittadini non siamo a conoscenza). «Se è logico aspettarsi dai cittadini un atteggiamento apprensivo per il conferimento di materiali cancerogeni come l'amianto o contenenti sostanze pericolose come i fanghi di dragaggio dei porti, lo stesso non si può dire per la paura degli amministratori. Non è con lo spauracchio di un futuro peggiore che si può far accettare alla popolazione un presente di amianto e fanghi di dragaggio, ma solo attraverso la conoscenza, la partecipazione e la condivisione delle scelte. «Durante l'incontro il rappresentante dei Verdi si è auspicato che la conferenza dei servizi sulla verifica di impatto ambientale, prevista per la mattina successiva, si concludesse con un rinvio del progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale e quindi

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all'inchiesta pubblica, già richiesta da parte delle associazioni ambientaliste. Ciò purtroppo - concludono i Verdi - non è avvenuto».

La posizione di Buffoni in merito alla riclassificazione - emersa con chiarezza nel corso dell'incontro - porta il Comitato a intervenire sui quotidiani esprimendo grande stupore per le parole di Buffoni.

Nell'occasione “il Tirreno” titola: “Buffoni calpesta le volontà di consiglio e cittadini”. Il Comitato scrive “[…] le sue parole non tengono in alcun conto la decisione del consiglio comunale e dei cittadini in merito alla riclassificazione della ex Cava Fornace. Il tentativo di sovvertire la volontà di un’intera comunità, espressa attraverso le 3.000 firme raccolte, la delibera consiliare di contrasto ad ogni ampliamento di classificazione ci sembra che vada contro ogni percorso di trasparenza e partecipazione auspicato dallo stesso Buffoni”.

Il primo maggio i quotidiani locali pubblicano una lettera aperta del comitato cittadino al sindaco Federico Binaglia: “Caro sindaco – si legge nella missiva - il silenzio dell’amministrazione comunale, seguito alla mancata partecipazione di un suo rappresentante alla riunione del forum di Agenda XXI, rispetto alle gravi e inaccettabili dichiarazioni dell’assessore provinciale all'ambiente, Narciso Buffoni, ci preoccupa seriamente e comincia ad insinuare dubbi sulla concreta volontà della sua maggioranza di evitare la riclassificazione della discarica di ex cava Fornace”.

Con Decreto dirigenziale n° 8634 del 30 maggio 2007 la Provincia di Massa-Carrara emette provvedimento conclusivo della procedura di verifica ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale 79/98 escludendo – inspiegabilmente - il progetto di riclassificazione della discarica dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

Nel giugno dello stesso anno, il Comitato contatta il Prof. Alessandro Gualtieri, docente presso il Dipartimento di Scienze della terra delle Università di Modena e Reggio Emilia, esperto in tematiche ambientali, che si interessa in particolare delle problematiche relative al recupero e smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e alle modalità alternative al suo interramento.

Il 22 giugno, presso la Villa Schiff, alla presenza di un folto pubblico di cittadini e di diversi rappresentanti dell’Amministrazioni

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Comunale e Provinciale, dell’Arpat, delle associazioni ambientaliste e del Sen. Milziade Caprili, all’epoca Vicepresidente del Senato, il Prof. Gualtieri illustra la situazione in Italia del problema rappresentato dal cemento amianto e dal suo smaltimento e gli studi e le ricerche scientifiche che dimostrano come l’interramento delle lastre non possa essere ritenuta una soluzione definitiva e sicura ed evidenzia i rischi futuri di tale procedura. Le fibre di amianto, contrariamente a quanto qualche pseudo esperto ha improvvidamente affermato, una volta interrate non si rimineralizzano, ma restano sempre ben attive e pericolose. L’imbustamento e l’interramento non garantiscono una sicurezza totale e definitiva per il motivo che, nel tempo, le protezioni perdono di efficacia generando il pericolo che le microfibre di amianto, attraverso i liquidi di percolazione, possano finire nelle sottostante falde acquifere, tornare verso la superficie e depositarsi sul terreno. Il naturale fenomeno di successiva evaporazione favorirebbe la dispersione nell’ambiente delle microfibre. Questo pericoloso evento può presentarsi anche in conseguenza di fenomeni alluvionali e franosi, come è successo in una discarica per amianto in Germania. E sono ben note le caratteristiche idrogeologiche del nostro territorio, soprattutto della zona dove è situata la discarica.

Ha poi illustrato le soluzioni alternative per l’inertizzazione definitiva delle fibra di amianto, attraverso un trattamento termico, che nulla ha a che fare con gli inceneritori e che, oltretutto, offre la possibilità di trasformare in risorsa un rifiuto molto pericoloso per la salute e di utilizzare il prodotto così inertizzato nell’edilizia, nell’industria della ceramica ed in altri settori simili. Questo trattamento, noto come “processo CORDAM” ha un brevetto del CNR ed è già in fase operativa in alcune nazioni europee e negli Stati Uniti. 3. DALLA RICLASSIFICAZIONE AD OGGI

Dopo una serie di interventi di impermeabilizzazione del fondo della cava e dietro presentazione di relazioni tecniche di parte, inoltrate dalla Società Programma Ambiente Apuana, senza attivare altre modalità di valutazione, ignorando tutte le precedenti decisioni l’Amministrazione Provinciale di Massa Carrara, con la Determinazione Dirigenziale n° 8691 del 16 luglio 2007 procede alla

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riclassificazione della discarica, autorizzando lo smaltimento di rifiuti denominati “non pericolosi” e corrispondenti al seguenti codici CER:

• 01.04.13 = rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra; • 17.05.04 = terre e rocce; • 17.05.06 = fanghi di dragaggio; • 19.12.09 = minerali (ad esempio sabbia e rocce); • 17.06.05* = materiali di costruzione contenenti amianto.

La reazione del Comitato si ritrova ben sintetizzata nel seguente comunicato stampa diffuso nei giorni immediatamente successivi intitolato “Tremila cittadini traditi. Amianto, bonifiche di siti inquinanti e fanghi dei porti, a Montignoso”:

“La determina di riclassificazione della ex Viti firmata il 16 luglio scorso ne fa una discarica per rifiuti come amianto, plastica, gomma, metalli, bonifiche di siti inquinati e perfino il materiale proveniente dal dragaggio delle foci di fiumi e di porti. Con la determina si dà la possibilità, per ora, di conferire nell’ex cava Viti quarantottomila metri cubi di rifiuti così suddivisi: quindicimila di marmettola, dodicimila di metalli, plastica, gomma ecc., ottomila di materiale proveniente da attività di dragaggio di fondali di laghi e dragaggio delle foci dei fiumi e dei porti, mille di sabbia, ciottoli e rocce, e dodicimila di materiale proveniente dalla bonifica di beni contenenti amianto.

Il materiale di dragaggio produce percolato e quindi si infiltra nel terreno e inquina l’ambiente; e si consideri cosa può esservi nel materiale dragato alle foci e nei porti: davvero di tutto. Studi e ricerche scientifiche, inoltre, dimostrano come l’interramento delle lastre di amianto non possa essere ritenuta una soluzione definitiva ed evidenziano i conseguenti rischi futuri di tale pratica.

L’area della discarica è posta al di sopra di una sorgente a breve distanza da importanti centri abitati e turistici, in una zona a elevato rischio di frana, ad alta fragilità geomorfologica e a ridosso dell’area protetta di interesse locale dell’ex Lago di Porta, polmone verde di grande rilevanza ambientale in special modo per la conservazione della biodiversità.

Nel febbraio scorso è nato il “Comitato contro la riclassificazione della discarica di Cava Viti” che in poco più di un mese ha raccolto quasi tremila firme. E ora sono anche questi cittadini che esprimono la loro contrarietà più assoluta alla riclassificazione.

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A seguito delle firme raccolte il Consiglio comunale aveva votato, all’unanimità, un documento con il quale si affermava la volontà politica di mantenere la discarica solo per inerti.

Alle parole non sono seguiti i fatti e l’Amministrazione guidata da Binaglia non ha messo in atto nessuna opposizione alla riclassificazione, tra lo stupore generale dei moltissimi cittadini contrari che pure questa Amministrazione avevano votato.

Il Comitato non ha nessuna intenzione di accettare supinamente, adotterà tutte le vie legali praticabili, fa appello ai cittadini a mobilitarsi, a partire dalla presenza ai lavori del Consiglio Provinciale, che si terrà lunedì pomeriggio alle 18.00. Al Consiglio Provinciale chiediamo di riappropriarsi delle sue prerogative e di sospendere fin dal prossimo lunedì la delibera di riclassificazione.

Ed ai buffoni che non hanno mantenuto la parola data diciamo: Questo è solo l’inizio!!!”. Il 31 ottobre 2007 il Comitato, assistito dallo studio legale

Merusi-Toscano di Pisa e dall’avvocato Casimiro Poggi di Massa, depositava presso il Tribunale Amministrativo Regionale di Firenze ricorso avverso la Provincia di Massa Carrara, chiedendo l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, della determina di riclassificazione della discarica di Montignoso. Tale ricorso, firmato da oltre 270 cittadini, era valido anche a seguito di “ogni atto presupposto, conseguente o comunque connesso, ancorché non conosciuto”.

Purtroppo il TAR con sentenza n° 215 del 2009 rigetta il ricorso in quanto, a dire dei giudici, non è stata prodotta la prova di concreti rischi di cedimento imputabili alla natura carsica dell’area e quindi di inquinamento. Il T.A.R. conclude che comunque, laddove il giudice disponesse di una consulenza tecnica in merito, verrebbe indebitamente a sostituirsi all’Amministrazione Provinciale nell’effettuare valutazioni di merito che le sono proprie (sic).

Intanto nella primavera del 2008, si svolgono le elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione Provinciale di Massa Carrara. Il candidato Livio Grillotti, durante la campagna elettorale si impegna, nel caso di sua elezione e nomina a nuovo Assessore all’Ambiente, ad avviare una Inchiesta Pubblica sul nuovo progetto di completamento della discarica, oggetto del procedimento di VIA, come definito nel primo comma dell’art.15 della LR 79/1998.

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Alla richiesta della sua concessione. già presentata in occasione del primo progetto di riclassificazione dal Comitato dei Cittadini, da Legambiente e da Italia Nostra di Massa e Montignoso, aderiscono nuovi soggetti quali il Coordinamento Rifiuti Zero Toscana Costa, Italia Nostra Versilia, Italia Nostra Apuo lunense, WWF Lucca, Associazione Lunigianese Comitati Ecologisti ALCE, Meetup Carrara, Meetup Città di Massa e di Montignoso. Il Comitato incaricato del procedimento, nominato dall’Amministrazione Provinciale, è formato da un presidente nella figura dell’Arch. Antonio De Luca, garante per l’informazione per i procedimenti di VIA, dal rappresentante della Provincia di Massa Carrara Dott. Marco Grondacci, giurista, dal rappresentante dei Comuni di Montignoso e Pietrasanta e della Provincia di Lucca Dott. Francesco Ceccarelli, geologo. Il Comitato dei Cittadini e le Associazioni ambientalistiche nominano quale proprio rappresentante il Dott. Ing. Antonio Dalle Mura, Vicepresidente Regionale di Italia Nostra.

Il procedimento prende il via il 4 dicembre 2008 e si conclude il 1° luglio del 2009. Durante gli incontri, sempre molto seguiti da un numeroso pubblico, intervengono tecnici, esperti di settore, rappresentanti delle Associazioni ambientalistiche e professionali, Amministratori locali e i cittadini di Montignoso. Vengono ampiamente illustrate e discusse le varie posizioni pro e contro il progetto.

Le conclusioni della procedura vengono riassunte nel “Parere Finale” espresso dal “Comitato incaricato del procedimento di Inchiesta Pubblica”, consultabile unitamente al “ Rapporto Finale” sul sito del Garante per l’Informazione della Provincia di Massa Carrara http://gisnetwork.provincia.ms.it/login.aspx?Return Url=%2fhome%2ftabid%2f36%2fdefault.aspx. Nel “Parere Finale” e, ancor di più, nel “Rapporto Finale”, al quale sono allegati tutti i documenti prodotti durante l’Inchiesta Pubblica, appaiono in tutta la loro chiarezza le criticità esistenti sul sito della discarica, avvalorando ulteriormente le preoccupazioni, più volte ribadite dal Comitato dei Cittadini di Montignoso contro la riclassificazione dell’ex cava Viti, della sua realizzazione così com’è stata voluta dalla Società Programma Ambiente Apuana e concessa dall’Assessorato all’Ambiente di Massa Carrara.

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4. LA COMMISSIONE COMUNALE DI CONTROLLO

Nella seduta del Consiglio Comunale di Montignoso del 31 luglio 2006 viene nominata la “Commissione Consiliare Nucleo di Controllo attività di conferimento in Cava Fornace”. Ne entrano a far parte i consiglieri di maggioranza Del Freo Settimo, Poggi Maria, Gianfranceschi Raffaello, Gabrielli Pietro Maria e quelli di minoranza Furlan Giorgio, che rivestirà la carica di Presidente, Quiriconi Franco e Marraccini Paolo.

La Commissione impiega ben sei mesi per insediarsi che avverrà il 3 febbraio del 2007.

Il 21 febbraio del 2008 l’Amministrazione Comunale estende la presenza in Commissione anche ai rappresentanti del Comitato dei Cittadini e delle Associazioni ambientalistiche ma senza diritto di voto. La partecipazione dei nuovi componenti inizia rispettivamente l’11 settembre e 27 ottobre dello stesso anno.

A questa data la Commissione, dopo che sono trascorsi sedici mesi dalla sua costituzione, non ha in pratica svolto il compito a cui era stata chiamata. Nella seduta successiva del 6 novembre 2008, su pressante richiesta dei rappresentanti del Comitato dei Cittadini, la Commissione decide di affidare ad un laboratorio indipendente le analisi di controllo sul percolato prodotto in discarica, in aggiunta a quelle effettuate istituzionalmente dall’ARPAT di Massa.

A conclusione di una serie di valutazioni su diversi laboratori di analisi, nel mese di febbraio del 2009, viene dato l’incarico al Consorzio INCA con sede a Mestre.

Sostanzialmente questo è l’unico atto seriamente mirato che la Commissione riesce a fare, per il resto come ispezioni di controllo sui conferimenti, sottoscrizione di un protocollo d’intesa , verifiche del rispetto da parte di Programma Ambiente Apuana delle prescrizioni indicate nelle Determine Dirigenziali, la Commissione è totalmente inconcludente, anche a causa del disinteresse mostrato da buona parte dei componenti istituzionali che, con le loro ripetute assenze alle sedute, facendo così mancare il numero legale, hanno impedito che la Commissione potesse agire, considerato che i rappresentanti dei Cittadini e delle Associazioni ambientalistiche, non avendo diritto di voto, non potevano concorrere a fare numero.

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La Commissione, nel giugno del 2010 cessa praticamente di operare, tra l’indifferenza dell’Amministrazione che poco o nulla aveva fatto per richiamarla al proprio compito.

L’incarico di controllo al laboratorio di analisi INCA, scaduto il 31 dicembre 2009, non viene rinnovato, il protocollo d’intesa tra il Comune di Montignoso e la Società PAA non vedrà mai la luce.

La Commissione non è riuscita neanche a verificare se la discarica operasse all’interno delle prescrizioni.

E qualche dubbio doveva pur sorgere al suo Presidente se ad un controllo a sorpresa fatto dall’Arpat nell’estate del 2009, su sollecitazione del Comitato dei Cittadini, venivano rinvenuti all’interno della discarica dei sacconi con materiale terroso contenente amianto che non doveva esserci, essendo un rifiuto con delle caratteristiche diverse da quello autorizzato.

Per questo episodio l’ARPAT ha presentato esposto alla Procura della Repubblica di Massa Carrara e sottoposto a sequestro il materiale rinvenuto.

Nel periodo della sua evanescente esistenza la Commissione di controllo si è riunita poco più di venti volte, molte delle quali inutilmente per mancanza di numero legale, conseguenza dell’assenza dei Consiglieri comunali.

Viene naturale porsi una domanda: ma l’Amministrazione Comunale di Montignoso, quando decise di istituire la Commissione di Controllo, voleva creare un organismo di garanzia e tutela della comunità o un paravento per mettersi al riparo da eventuali future critiche di avere rinunciato al proprio diritto-dovere di controllo su questo pericoloso impianto? Lasciamo a voi tutti la risposta!

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DOCUMENTI

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1. IL PARERE FINALE DELL’INCHIESTA PUBBLICA

conclusione dell’inchiesta, sulla base delle audizioni, delle udienze, delle memorie scritte e delle documentazioni e

testimonianze raccolte, il Presidente dell’Inchiesta Pubblica ha formulato una serie di riflessioni che sottopone all’attenzione del Servizio V.I.A. della Provincia di Massa–Carrara ai fini previsti dalla L.R. 79/98. Il documento è stato redatto in collaborazione con i due membri del Comitato ed ha tenuto conto della discussione avvenuta in sede di elaborazione del Rapporto Finale con tutta la Commissione. • Sono ricorso ai poteri riconosciuti dalla bozza di regolamento regionale, per sospendere i tempi procedimentali dell’Inchiesta Pubblica parallelamente al procedimento di VIA (dal 14/11/2008 al 17/04/2009) nonostante la DGP n° GPA/236/2008 del 2 1/11/2008 prevedesse espressamente il contrario. • Ho ritenuto questo necessario al corretto svolgimento dell’Inchiesta per non correre il rischio di effettuarla su di un progetto diverso da quello definitivo; i tempi di presentazione delle integrazioni

da parte della Ditta hanno dimostrato la correttezza di tale posizione. • Ho regolarmente prodotto il “Registro delle udienze” come richiesto dalla DGP n° GPA/236/2008 del 21/11/2008 nonostante non se ne faccia riferimento né nella normativa regionale e nazionale, né nelle linee guida della Regione. • L’Inchiesta Pubblica è stata caratterizzata da una partecipazione attiva della popolazione che ha presentato non generiche osservazioni ma precise contestazioni di procedura sul processo autorizzativo, di contenuti dello SIA, di metodologia e di analisi del contesto e degli impatti, accompagnate da documenti tecnici ben strutturati; questo ha reso necessario un contraddittorio tecnico finale per dare l’opportunità ad entrambe le parti di rispondere adeguatamente a tutte le osservazioni e controdeduzioni. • Le Udienze sono state numerose perché numerosi sono stati gli interventi con la consegna di oltre 90 documenti per circa 1000 pagine, e le stesse si sono svolte per lo più senza eccessi nei contrasti benché caratterizzate da un serrato confronto tecnico e dialettico sia con la Ditta proponente che con le istituzioni; a causa di ciò non è stato materialmente possibile rispettare il termine del 150 giorni per la chiusura dell’inchiesta. E’ anche vero che sui tempi dell’Inchiesta ha gravato pesantemente la decisione del Settore Ambiente di non ripubblicare il progetto dopo le significative modifiche presentate il 17/04/2009 nonostante ciò fosse chiaramente indicato dalla LR 79/98 all’art. 16 comma 5 capoverso 2. Il tempo necessario alla ripubblicazione è stato così ricavato all’interno dell’Inchiesta tra le convocazioni dell’Udienza Preliminare e della seconda seduta dell’Udienza Generale, facendo perdere di fatto almeno 25 giorni effettivi. • Occorre riconoscere alla Programma Ambiente Apuane S.p.A. la massima collaborazione e partecipazione in tutte le udienze e nei sopralluoghi con una folta schiera di tecnici che hanno sempre risposto ai numerosissimi quesiti, seppur in modo non condiviso dall’assemblea. • Non pare pienamente soddisfacente la gestione dell’impianto nel nuovo progetto relativamente al lavaggio degli automezzi ed all’umidificazione dei rifiuti prima della loro copertura, emerge inoltre la mancanza di un’apposita area impermeabilizzata destinata allo stoccaggio temporaneo dei rifiuti in attesa dei risultati delle analisi. • La cittadinanza ha sempre mostrato diffidenza sull’operato della Provincia in quanto ha evidenziato

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delle anomalie procedurali nelle precedenti autorizzazioni per la concessione dell’aumento dei codici CER conferibili (DD 8523 del 22/02/2001 e DD 8551 del 20/04/2001), e per la riclassificazione in “discarica per rifiuti non pericolosi” (DD 86340del 30/05/2007 e DD 8691 del 16/07/2007) escludendo il progetto dalla VIA in fase di verifica. • La diffidenza sull’operato della Provincia viene accentuato durante lo svolgimento dell’Inchiesta dal rilascio della “proroga” sino a quota +25 con un procedimento ritenuto dai cittadini e dalle associazioni ambientaliste illegittimo, percorso diverso da quello intrapreso dalla Provincia di Lucca che ha invece rilasciato un’AIA per “modifiche sostanziali”, ed in contrasto con l’approvazione del 1997 che non prevedeva lotti intermedi sino al completamento e proponendo di fatto un frazionamento del progetto che è vietato come riportato dalla Circolare del Ministero dell'Ambiente del 7/10/1996; del resto gli stessi non ritengono del tutto completa neanche la procedura utilizzata dalla Provincia di Lucca in quanto, a fronte di una modifica sostanziale, non è stata fatta né una procedura di verifica né una di VIA., considerato che la definizione di “modifica sostanziale” non appare distinta nella disciplina di tali procedure. • Le autorizzazioni per il raggiungimento di quota +25 sono state giustificate dalla necessità di aiutare il comparto lapideo locale in un momento segnato da una forte crisi economica internazionale, ma è stato dimostrato che la discarica non è gestita in tale direzione. • Nonostante tutti gli Enti interessati, le associazioni di categoria e la Ditta stessa pongono sempre come fondamentale fattore socioeconomico a favore dell’impianto la necessità di servire il comparto apuo-versiliese, è stato dimostrato dall’analisi dei MUD dei conferimenti 2008 che i rifiuti “locali”, cioè provenienti dalle Province di Massa-Carrara e Lucca, conferiti in discarica sono solo una piccola parte:

� Nel 2007, con la discarica del Brentino aperta, la marmettola locale è lo 0%;

� Nel 2008 solo il 38,8 % della marmettola complessiva è locale;

� Nel 2008 solo l’11,4% dell’amianto complessivo è locale;

� Nel 2008 solo il 17,67% dell’amianto viene dall’ATO Costa (compreso quello locale).

Come si ricava dal nuovo progetto e dalle affermazioni della Ditta la marmettola sarà pari solo al 30/50% del totale dei rifiuti conferiti. • La parte di cittadini e comitati contrari alla discarica considera le varie autorizzazioni sino ad ora concesse, nonché la dichiarata necessità del comparto economico locale, un alibi utilizzato per realizzare forzatamente la discarica. Visione in qualche modo avvalorata dall’entità delle royalties pagate annualmente dai gestori:

� 220.000,00 €/anno con trattative in aumento al Comune di Montignoso;

� 50.000,00 €/anno più 0,76 €/ton (oltre 70.000,00 € nel 2008) alla società mista M.A.R. Srl che è la prima intestataria delle autorizzazioni;

� Un fisso non ben quantificato alla proprietà Viti escavazioni.

• Dal punto di vista metodologico lo Studio di Impatto Ambientale - SIA presentato è basato su due assiomi:

� La discarica è autorizzata per l’intero volume nel 1997 e quindi l’impianto è escluso dalla VIA;

� Gli impatti sono già stati valutati nel 2007. La VIA deve valutare tutti i possibili impatti di un intervento, infatti come ben evidenziato dalle DGR 1068 e 1069 del 1999 (vedi note n° 27 e 28 del Rapp orto Finale), non sono previste istruttorie distinte tra progetti nuovi ed esistenti, ed inoltre il progetto proposto non ha nulla a che vedere né con quello del 1997 che prevedeva il conferimento di sola marmettola, né con quello del 2007 che prevedeva solo il raggiungimento di quota +20 ed il conferimento di soli 5 codici CER. La posizione della Ditta, più volte ribadita, è che oggetto della VIA sono solo la risagomatura del profilo, i 15 nuovi codici CER e l’innalzamento di almeno tre volte di alcuni parametri della tab. 5 del D.M. 03/08/2005. A causa di questa erronea impostazione il SIA risulta carente sotto molti aspetti: • Mancano nel SIA i necessari riferimenti ai PTC delle due Province che la Ditta giustifica col fatto che nelle precedenti autorizzazioni le stesse non hanno sollevato obiezioni in merito alla coerenza con questi. • Manca nel SIA l’analisi della vincolistica esistente e la Ditta lo giustifica asserendo che le parti interessate da questa non sono oggetto di VIA. Di fatto si ha questa situazione:

� è trascurato il Vincolo Idrogeologico ed erroneamente lo si accomuna ai vincoli del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Toscana Nord - PAI PFME4.

� È trascurato il Vincolo del PAI PFME4 perché la Ditta asserisce che ne ha chiesto la deperimetrazione dal 2003, ma ad oggi questa non è stata formalizzata e quindi il vincolo è vigente.

• Mancano nel SIA i riferimenti ai vincoli del PAI PIME e ASIP che interessano il tratto di SS1 Aurelia immediatamente antistante l’ingresso dell’impianto. • Manca la Valutazione di Incidenza sull’area protetta del Lago di Porta e la Ditta si giustifica asserendo che è stata presentata nel 2007 in occasione della precedente AIA. • Mancano nel SIA i riferimenti al Vincolo Archeologico sulla vicina “Torre Beltrame” e la Ditta si giustifica allegando il nullaosta rilasciato in occasione dell’AIA del 2007.

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• Manca un’indagine puntuale sui possibili inquinanti presenti nei 15 CER richiesti, tra cui figurano ancora dei codici a specchio, sulle loro possibili interazioni chimico-fisiche (la Ditta sostiene che non se ne possono sviluppare) e sugli ipotetici impatti che questi avrebbero sull’intorno, considerando che tutte le parti concordano sull’elevata fragilità idro-geo-morfologica dell’area. • Manca una vera identificazione dei possibili materiali di cui si chiede il conferimento che scenda più in dettaglio rispetto al semplice elenco dei codici CER, e lo dimostra il fatto che, contrariamente a quanto ritenuto possibile con le attuali prescrizioni della tab. 5 del D.M. 03/08/2005, sono già stati conferiti in discarica fanghi di dragaggio provenienti dal porto di La Spezia. • È emerso un forte contrasto relativamente alla conformità urbanistica con gli strumenti vigenti dei due Comuni interessati che la Ditta risolve asserendo che non sta a questi stabilire quali rifiuti vanno conferiti in discarica perché ciò è di competenza della Provincia. Di fatto si ha questa situazione:

� nel Comune di Montignoso la destinazione urbanistica prevede una discarica di sola marmettola come dimostra il Certificato di Destinazione Urbanistica - C.d.U.;

� nel Comune di Pietrasanta il C.d.U. fa riferimento al solo PRG che prevede una destinazione compatibile mentre il recente Piano Strutturale approvato prevede una destinazione incompatibile di “area di recupero ambientale”;

� Il Sindaco di Montignoso si è espresso favorevolmente alla presenza di altri codici oltre alla marmettola solo se compatibili con il sito ed in una percentuale massima del 30% sul totale dei conferimenti. Questo al fine di ottenere prezzi concorrenziali a favore degli industriali locali, ottenendo così un veloce completamento della discarica. La discarica deve rimanere al servizio dei rifiuti del lapideo del comprensorio apuo-versiliese e, in linea tendenziale, solo materiali compatibili con la fragilità ambientale e geologica del sito possono essere autorizzati oltre alla marmettola. Qualora la Provincia rilevi un’incongruenza nella destinazione urbanistica, dovrà essere la Provincia stessa a predisporre gli atti per promuovere un

accordo di pianificazione e rendere conforme il sito;

� Il Vice Sindaco di Pietrasanta, confortato da un Atto di Giunta, dichiara che il Comune è favorevole al solo conferimento di marmettola.

• Questione molto dibattuta nel corso delle Udienze è stata quella relativa al rischio sismico ed alla possibile presenza di cavità carsiche. Rispetto agli elementi emersi dall’Inchiesta la questione resta controversa, infatti se da un lato non è dimostrato in modo definitivo il legame tra la esistenza della faglia attiva e eventuali effetti sismici e crolli per carsismo, dall’altro manca una valutazione inconfutabile che escluda del tutto tale criticità soprattutto inerente gli aspetti carsici. • Il Comitato dei cittadini e le associazioni ambientaliste sono favorevoli alla realizzazione di una discarica di marmettola a servizio del solo comparto lapideo apuo-versiliese e sono assolutamente contrari all’aumento dei CER e dei limiti della tab. 5 del D.M. 03/08/2005. Alla luce di quanto sopra ritengo necessario per il caso in esame applicare quelle che sono le finalità di una Valutazione di Impatto Ambientale, cioè effettuare una valutazione complessiva degli impatti di un’opera in relazione alle specificità di un sito a prescindere dal fatto che si tratti di un’opera nuova o di una esistente; ciò è reso ancor più necessario nel caso in esame perché una specifica VIA non è mai stata effettuata. Il Presidente dell’Inchiesta Pubblica propone quindi all’autorità competente, in fase di sviluppo del procedimento di VIA e di emanazione del relativo provvedimento conclusivo, di valutare esplicitamente e puntualmente i motivi sopra esposti unitariamente ai contenuti del Rapporto Finale dell’Inchiesta, il tutto nel rispetto di quanto previsto dalla DGP n° GPA/23 6/2008 del 21/11/2008 e dalla LR 79/98. Massa, lì 30/07/2009 Il Presidente dell’Inchiesta Pubblica Arch. Antonio DE LUCA

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2. RELAZIONE GEOLOGICA PRESENTATA DURANTE L’INCHIESTA PUBBLICA

l documento relativo alle “osservazioni preliminari sulla caratterizzazione geologica del progetto di discarica in località Porta, Comune di

Montignoso, Provincia di Massa Carrara” è stato redatto in base alla richiesta del Dott. Ing. Dalle Mura pervenuta al Dipartimento di Scienze della Terra in data 26 maggio 2009. La richiesta di rilascio delle osservazioni preliminari ha avuto parere positivo ed è stata regolarmente approvata nella seduta del Consiglio del Dipartimento di Scienze della Terra svoltosi in data 27 Maggio 2009 con apposita delibera. L’intera procedura non è onerosa per i richiedenti. Le osservazioni sul progetto di ampliamento della discarica della ex-cava Viti in Località Porta (Comune di Montignoso, Provincia di Massa Carrara) sono il frutto dell’esame della seguente documentazione:

� file ppt presentato dal Dott. Lunardini nella seduta dell’inchiesta pubblica del 18 Maggio 2009;

� file ppt presentato dal Dott. Geol. Turba nella seduta dell’inchiesta pubblica del 18 Maggio 2009;

� file ppt presentato dal Dott.Ing Gardenato nella seduta dell’inchiesta pubblica del 18 Maggio 2009;

Documentazione scaricabile dal sito della Provincia di Massa Carrara http://gisnetwork.provincia.ms.it/ VIA/CavaViti/Progetto1/tabid/149/ OSSERVAZIONI SULLA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA In base alla documentazione a disposizione, alla letteratura geologica esistente per l’area in esame e ad osservazioni di terreno, gli scriventi mettono in evidenza i seguenti punti qui di seguito elencati:

� Punto 1: valore ambientale e vulnerabilità dell’area circostante;

� Punto 2: caratteristiche geologiche del substrato;

� Punto 3: sismicità storica e recente dell’area; � Punto 4: pericolosità legata al cedimento di

cavità carsiche (sinkhole); � Punto 5: connessione tra acquifero profondo

e superficiale.

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Punto 1: valore ambientale e vulnerabilità dell’area circostante

Come riconosciuto in tutti i documenti, l’area si colloca in un ambiente particolarmente pregiato ed importante del punto vista ambientale. In particolare, la discarica ubicata all’interno della ex Cava Viti si colloca a meno di 200 m dall’Area Naturale Protetta di Interesse Locale del Lago di Porta. Va sottolineato che l’area posta immediatamente sia nord che ad ovest e a sud dell’area della ex-cava Viti è caratterizzata da una elevata antropizzazione, con gli abitati di Massa, Marina di Massa, Marina dei Ronchi, Cinquale, Querceta e Forte dei Marmi. A questo si deve aggiungere che nell’acquifero ubicato nella pianura antistante la ex Cava Viti sono perforati i pozzi gestiti dalla società GAIA SpA che forniscono acqua agli acquedotti dei comuni di Montignoso, Seravezza e Pietrasanta e che sono ubicati a meno di 2 km da essa. In definitiva, si può affermare che l’area immediatamente adiacente la discarica ex-cava Viti è costituita da un delicato ecosistema di grande pregio ambientale, mentre a distanza maggiore sono presenti sia aree fortemente antropizzate che un campo pozzi per uso acquedottistico. Si tratta quindi di un’area sensibile che risulta contraddistinta da una elevata vulnerabilità ambientale e sanitaria, legata ad una rapida diffusione di eventuali fluidi inquinanti, sia in superficie che in falda. Punto 2: caratteristiche geologiche del substrato La Formazione del Calcare Cavernoso è caratterizzata da una elevata porosità primaria e cui si aggiunge una porosità secondaria determinata da un ben sviluppato sistema di fratture e di faglie, queste ultime marcata da fasce cataclastiche. Questa porosità secondaria interessa anche la Formazione dei Calcari e Marne a Rhaetavicula Contorta. Da

notare la presenza di faglie nell’area dove sarà realizzata la discarica.

Va inoltre messo in evidenza che gli schemi strutturali (Carta Strutturale d’Italia, Progetto Geodinamica, CNR) segnalano la presenza nell’area immediatamente ad est della ex-cava Viti, di un sistema di faglie dirette ad andamento NNW-SSE che rappresentano il limite orientale del bacino neogenico di Viareggio. Nella sezione sismica della zona immediatamente ad est della cava si individua chiaramente una faglia diretta che disloca i depositi quaternari situata a poca distanza dalla zona della discarica. Questa osservazione autorizza a pensare che la faglia appartenga a un sistema ancora attivo, come potrebbero indicare gli epicentri di alcuni terremoti.

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In conclusione la discarica situata nella ex-cava Viti insiste su un substrato principalmente rappresentato dalla Formazione del Calcare Cavernoso, che non solo è caratterizzata da una elevata permeabilità dovuta a porosità sia primaria che secondaria, ma presenta, così come la Formazione dei Calcari e Marne a Rhaetavicula Contorta, pessime caratteristiche geomeccaniche dovuta alla presenza numerose superfici tettoniche che costituiscono importanti linee di debolezza capaci di essere riattivate grazie ad eventi naturali, come shock sismici. L’intera area circostante è inoltre caratterizzata dalla presenza di faglie dirette che appartengono al sistema che delimita il bacino di Viareggio e che in base alla evidenze geologiche e sismologiche possono essere considerate appartenenti a un sistema ancora attivo. Punto 3: sismicità storica e recente dell’area Nel caso di Montignoso (MS) l’area, classificata in classe 3, è oggetto di una sismicità di energia bassa legata alle strutture distensive che bordano il lato occidentale delle Alpi Apuane e che hanno consentito lo sviluppo di quello che in letteratura è noto come bacino di Viareggio. La località è però posta in vicinanza di una delle zone sismiche della Toscana a maggiore pericolosità sismica, vale a dire

l’area della Lunigiana-Garfagnana, dove storicamente si sono verificati terremoti distruttivi che hanno interessato anche Montignoso.

Quadro della sismicità storica e strumentale

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Andamento temporale della sismicità nell’area dal 1983 al 21 maggio 2009. Sono riportati tutti gli eventi che ricadono all’interno di una distanza di 50 km da Montignoso. A partire dall’aprile 2005 la rete nazionale consente di localizzare con maggiore precisione eventi di magnitudo molto bassa. Si tratta di oltre 1330 eventi. L’evento di maggiore magnitudo è quello del 10 ottobre 1995 con epicentro nell’area di Fivizzano.

Storia sismica di Montignoso. È ottenuta considerando tutti i terremoti del catalogo CPTI04. I dati in rosso sono i risentimenti reali riportati dal database macrosismico DBMI04 (http://emidius.mi.ingv.it/DMBI04); quelli in giallo sono calcolati applicando ad ogni epicentro del catalogo una relazione di attenuazione dell’intensità macrosismica.

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È quindi evidente come l’area di Montignoso si trovi in una zona interessata in epoca storica da una sequenza di terremoti che hanno raggiunto l’intensità dell’ottavo grado. Sono inoltre segnalati epicentri nell’antistante bacino di Viareggio, legate a faglie dirette attive come quelle segnalate dai profili sismici a poca distanza dall’area della discarica nell’ex-cava Viti. Punto 4: pericolosità legata al cedimento di cavità carsiche (sinkhole) Nell’area esistono importanti fenomenologie carsiche epigee ed ipogee, come cavità, doline e spianate. Nelle immediate vicinanze della ex-Cava Viti sono state infatti riconosciute e accatastate dalla Federazione Speleologica Toscana due cavità carsiche denominate “Buca della Nonna” e “Spelucola di Palatina” (accatastate con i N° 384 e 385 del Catasto Grotte della Fed. Speleologica Toscana) che presentano sviluppi in verticale e in orizzontale. Inoltre evidenze di morfologie carsiche superficiali quali doline e spianate carsiche sono state riconosciute nel settore immediatamente a est della ex Cava Viti, in particolare in località Palatina è presente una dolina profonda più di 4 metri con inghiottitoio.

La presenza di forme carsiche comporta una effettiva pericolosità dovuta alla possibilità di sviluppo di voragini in seguito al cedimento di cavità carsiche (sinkhole). Le cavità carsiche in rocce calcaree possono crollare improvvisamente, o spontaneamente o a causa di fenomeni naturali, come i terremoti. Va messo in evidenza che nella vicina Camaiore si è verificata nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre 1995 l’apertura di una voragine (sinkhole) di circa 30 m di diametro nel pieno centro urbano di Camaiore (Lucca) che ha provocato il disastroso

sprofondamento di un fabbricato quadrifamiliare, nonché la grave lesione di altri 5 fabbricati circostanti, successivamente demoliti. La voragine si è aperta all’interno della Formazione del Calcare Cavernoso. Non è superfluo notare che, una settimana prima del collasso, una scossa di terremoto del VII grado della scala Mercalli, con epicentro situato a circa 50 km da Camaiore, ha interessato anche l’area in oggetto; è quindi probabile che lo shock sismico abbia innescato o accelerato (Buchignani et al. 2008. Environmental Geology, 53, 1037-1044) il fenomeno di collasso. Punto 5: connessione tra acquifero profondo e superficiale Sono stati individuati tre sistemi dal punto di vista idrogeologico:

1. un acquifero intercettato dai sondaggi effettuati a monte della cava, ubicato all’interno del substrato carbonatico, isotopicamente compatibile con una ricarica locale e caratterizzato da una composizione “bicarbonato-calcica”;

2. un acquifero che alimenta le sorgenti di Porta isotopicamente compatibile con una alimentazione con quota media di infiltrazione di 500-600 m e caratterizzato da una composizione “solfato-calcica”;

3. un acquifero situato all’interno dei deposti alluvionali della pianura con caratteristiche piuttosto variabili e risultante dal miscelamento di più componenti.

4.

In questo contesto le sorgenti di Porta sono caratterizzate da portate cospicue durante tutto l'anno, ed una di esse presenta una temperatura costante di 17°C. Questo indica che questi sorgenti “sono alimentate sicuramente da un bacino idrogeologico molto più vasto, tramite i sistemi di fratture presenti nel complesso carbonatico”.

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È quindi possibile ipotizzare una connessione tra i due acquiferi presenti nel substrato carbonatico. L’eventuale occorrenza di fughe di percolato verso l’acquifero carbonatico si ripercuoterebbe certamente anche sulle sorgenti di Porta e quindi sul sistema del lago di Porta. CONCLUSIONI Nell’area in esame il substrato è rappresentato da formazioni caratterizzate da elevata permeabilità e da cattive caratteristiche geomeccaniche, dovute alla presenza di numerose discontinuità di origine tettonica, come fratture e faglie, che rappresentano oggettive linee di debolezza. In particolare, risulta rilevante la presenza di faglie che interessano direttamente la zona dove è ubicata la discarica. Nella zona in esame esiste una effettiva pericolosità sismica come dimostrato dalla classificazione dell’area in esame in classe 3 e il verificarsi di terremoti di ottavo grado della scala Mercalli in periodo storico. Nella zona in esame sono presenti forme carsiche epigee ed ipogee, in particolare sono segnalate cavita carsiche di un certo rilievo. Risulta inoltre evidente un collegamento tra la falda superficiale e quella profonda presenti nell’area circostante l’area dell’ex-cava Viti. Date le caratteristiche del substrato e alla presenza di cavità carsiche, gli effetti di un terremoto potrebbero avere significative ripercussione anche nella zona della discarica. È quindi plausibile che, in presenza di un terremoto, si possa verificare una rottura dello strato impermeabilizzante con infiltrazione di percolato nel substrato che, in base alle evidenze degli studi condotti, potrebbe entrare in diretto contatto con la falda sia superficiale che profonda. Questo inquinamento potrebbe colpire una zona particolarmente vulnerabile dal punto di vista ambientale e fortemente antropizzata. PER QUANTO SOPRA EVIDENZIATO, IL PARERE DAL PUNTO DI VISTA DELLA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA SULLA FATTIBILITÀ DEL PROGETTO È NEGATIVO.

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3. L’OSSERVAZIONE AL REGOLAMENTO URBANISTICO ADOTTATO

l Sindaco del Comune di Montignoso. I sottoscritti cittadini, componenti il

“Comitato contro la riclassificazione della discarica della ex cava Viti”, preso atto che in data 31 marzo 2010, con delibera consiliare n° 29, è stata adottata la Variante generale al Regolamento Urbanistico ai sensi dell’articolo 17 e seguenti della legge regionale 1/2005 e contestuale variante di minima entità al Piano Strutturale comunale, pubblicata sul BURT della Regione Toscana n° 15 del 14 aprile 2010, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge regionale 1/2005, presentano la seguente osservazione allo strumento della pianificazione territoriale e all’atto di governo del territorio. Premessa

Come noto il “Comitato contro la riclassificazione della discarica della ex Cava Viti” è nato alcuni anni fa per contrastare l’immissione di nuove tipologie di rifiuti ritenute incompatibili con gli aspetti ambientali, antropici, geomorfologici, idraulici, litologici, ecc. dell’area all’interno del sito posto a cavallo tra i Comuni di Montignoso e Pietrasanta.

Il sito nasce come “Discarica Cava Viti” per inerti all’interno di una vecchia cava per l’estrazione di calcare destinato alla produzione di sottofondi e calce, in cui poi, tra il 1992 ed il 1993, viene autorizzata una discarica definita di “2a categoria tipo B5 per lo smaltimento dei residui delle lavorazioni lapidee (marmettola) da realizzarsi in località Cava Viti”. La discarica, contrariamente a quanto stabilito inizialmente, non beneficiò di alcun contributo comunitario.

Nel 1995 la Soc. M.A.R. S.r.l. stipulò una convenzione con la Soc. RI.MA.VI. S.p.A. per la realizzazione e gestione della discarica. La discarica attuale è nata il 7 agosto 1997 come discarica sperimentale di 2a categoria tipo “B” destinata allo smaltimento dei residui delle lavorazioni lapidee (marmettola).

Nel giugno 2006 la Soc. Programma Ambiente Apuane S.p.A., subentrata alle precedenti, ha chiesto alcune varianti in corso d’opera a quanto autorizzato e la riclassificazione della discarica da “discarica per inerti” a “discarica per rifiuti speciali non pericolosi”. Nel settembre 2006 la Provincia di Massa-Carrara ha autorizzato la variante in corso d’opera. Nel maggio dell’anno successivo il medesimo ente ha emesso il provvedimento conclusivo della procedura di verifica ai sensi dell’art. 11 legge regionale 79/98 escludendo il progetto di riclassificazione della discarica dalla procedura di VIA. Tale esclusione, fortemente contrastata dal nostro Comitato, ha portato alla

riclassificazione del sito in “discarica per rifiuti speciali non pericolosi” ai sensi del D. Lgs. 36/2003 e il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale per complessivi 48.000 m3. Infine nel giugno 2009 la Provincia di Massa-Carrara ha rilasciato una proroga alla gestione sino a quota +25 mantenendo validi i codici CER già previsti per complessivi 86.000 m3.

Nel frattempo – a seguito di richiesta di ulteriore variante da parte della Soc. Programma Ambiente Apuane S.p.A. - è stata iniziata la procedura di Valutazione di Impatto ambientale per la quale è stata richiesta Inchiesta Pubblica ai sensi dell’art. 15 della legge regionale 79/98. Mentre la procedura di VIA non si è ancora formalmente conclusa, l’inchiesta pubblica ha portato alla redazione di alcuni documenti di particolare importanza quali il “Parere Finale” del Presidente dell’Inchiesta Pubblica sottoscritto in data 30 luglio 2009 e il “Rapporto Finale” a firma del Comitato d’Inchiesta sottoscritto il 29 agosto 2009.

Tali documenti sono conseguenza di un livello molto alto di partecipazione da parte della popolazione avvenuto attraverso l’effettuazione di numerose udienze pubbliche e la consegna di oltre 90 documenti, per circa 1000 pagine. L’Inchiesta Pubblica e la questione urbanistica

Nel Parere Finale dell’Inchiesta Pubblica (pagg. 3-4) sottoscritta in data 30 luglio 2009 dal Presidente della stessa, arch. Antonio De Luca, in merito alla conformità urbanistica degli interventi richiesti si legge: “È emerso un forte contrasto relativamente alla conformità urbanistica con gli strumenti vigenti dei due Comuni interessati che la Ditta risolve asserendo che non sta a questi stabilire quali rifiuti vanno conferiti in discarica perché ciò è di competenza della Provincia. Di fatto si ha questa situazione:

• nel Comune di Montignoso la destinazione urbanistica prevede una discarica di sola marmettola come dimostra il Certificato di Destinazione Urbanistica - C.d.U.;

• nel Comune di Pietrasanta il C.d.U. fa riferimento al solo PRG che prevede una destinazione compatibile mentre il recente Piano Strutturale approvato prevede una destinazione incompatibile di “area di recupero ambientale”;

• Il Sindaco di Montignoso si è espresso favorevolmente alla presenza di altri codici oltre alla marmettola solo se compatibili con il sito ed in una percentuale massima del 30% sul totale dei conferimenti. Questo al fine di ottenere prezzi concorrenziali a favore degli industriali locali, ottenendo così

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un veloce completamento della discarica. La discarica deve rimanere al servizio dei rifiuti del lapideo del comprensorio apuo-versiliese e, in linea tendenziale, solo materiali compatibili con la fragilità ambientale e geologica del sito possono essere autorizzati oltre alla marmettola. Qualora la Provincia rilevi un’incongruenza nella destinazione urbanistica, dovrà essere la Provincia stessa a predisporre gli atti per promuovere un accordo di pianificazione e rendere conforme il sito; • Il Vice Sindaco di Pietrasanta, confortato da un Atto di Giunta, dichiara che il Comune è favorevole al solo conferimento di marmettola”.

Dal Parere Finale dell’Inchiesta Pubblica emerge quindi che:

• secondo il Regolamento Urbanistico la discarica può essere autorizzata solo ed esclusivamente per stoccarvi marmettola; • il Sindaco di Montignoso pur essendo favorevole ad inserire nuovi codici, rimanda alla Provincia ogni decisione in merito e la definizione di un eventuale atto di governo del territorio in grado di mutare la destinazione.

Le previsioni del Regolamento Urbanistico adottato

Nella variante al Regolamento Urbanistico adottata l’area della ex Cava Viti è classificata in zona “D6 _ Aree di deposito di inerti”, all’interno dell’UTOE “Z”. Le Norme e regole di governo, gestione e attuazione dell’atto di governo del territorio disciplinano tale area all’articolo 56. Tale articolo rimanda alle previsioni di Piano Strutturale - “non variate” – riconfermando “il Progetto esecutivo, elaborato in base all’Accordo di Programma tra le Province di Massa-Carrara e finanziato con contributi CEE, di costruzione della discarica per residui di lavorazione di materiali lapidei (marmettola)”.

Nella zona di discarica la variante al Regolamento Urbanistico ammette quindi, al pari del Regolamento Urbanistico vigente – e in conseguenza con il Piano Strutturale vigente e variato, “esclusivamente attività di deposito e di trattamento inerti, ivi comprese le funzioni di servizio ad esse strettamente connesse (uffici, servizi per il personale, depositi, ecc.)”. Secondo la norma gli interventi previsti dal Regolamento Urbanistico “si attuano mediante preventivo Piano attuativo di iniziativa pubblica, di cui all’articolo 11 delle Norme e regole di governo, e in questo quadro deve essere garantito il rispetto delle seguenti limitazioni e prescrizioni:

• la superficie coperta, destinata ad edifici di servizio strettamente connesse all’attività produttiva (uffici, servizi per il personale,

depositi, ecc.) non può superare la quota del 2,5% della superficie fondiaria;

• l’altezza massima dei suddetti corpi di fabbrica non può superare i 5 ml, esclusi i volumi tecnici che per comprovate necessità tecnologiche debbono superarla;

• la distanza minima dei fabbricati di nuova costruzione tra loro, dai confini di proprietà e dal bordo stradale non può essere inferiore a ml 10,00”.

L’atto di governo del territorio prevede, infine, che preliminarmente ad ogni intervento ed opera debba essere realizzato “uno Studio di Impatto Ambientale degli effetti di trasformazione dell’area in conseguenza della realizzazione della discarica, propedeutico all’attivazione dei procedimenti di V.I.A. ai sensi della L.R. 79/98, soprattutto per quanto riguarda gli effetti sulla rete idrografica sia superficiale che profonda”.

In pratica per l’area oggetto di discarica il secondo Regolamento Urbanistico continua a mantenere le stesse previsioni dell’attuale atto di governo del territorio, facendo riferimento:

• all’Accordo di Programma tra le Province di Massa-Carrara di costruzione della discarica per residui di lavorazione di materiali lapidei (marmettola);

• al finanziamento dello stesso attraverso contributi CEE;

• alla necessità di attuare gli interventi mediante un preventivo piano attuativo di iniziativa pubblica;

• alla realizzazione di uno S.I.A. preliminare alla V.I.A. ai sensi della legge 78/98.

Tutto ciò nonostante il progetto autorizzato fino a quota +25, con il parere favorevole del Comune di Montignoso, nulla abbia più a spartire con quanto stabilito nell’Accordo di Programma richiamato, nonostante nessun contributo CEE (sic) sia mai stato erogato per tale progetto, nonostante si stia procedendo attraverso autorizzazioni provinciali che non hanno tenuto in minima considerazione la necessità di un preventivo atto di governo da approvarsi da parte del Comune di Montignoso e nonostante sia variata la legge sulla V.I.A..

Ci si chiede a cosa sia dovuto, in una variante che incide non solo sul Regolamento Urbanistico ma modifica – seppur in parte – anche il Piano Strutturale adeguandolo ai disposti della legge regionale 1/2005, il “congelamento” di una norma urbanistica che non risponde più in nessuna sua parte alla reale situazione dei luoghi, alle autorizzazioni nel frattempo rilasciate e più in generale agli interessi dell’ambiente, del territorio e della salute dei cittadini di cui in primo luogo il Sindaco e in seconda battuta gli amministratori dovrebbero essere i principali attuatori.

Visto che in sede di Inchiesta Pubblica il Sindaco di Montignoso, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, “si è espresso

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favorevolmente alla presenza di altri codici oltre alla marmettola solo se compatibili con il sito ed in una percentuale massima del 30% sul totale dei conferimenti” dichiarando che, “qualora la Provincia rilevi un’incongruenza nella destinazione urbanistica, dovrà essere la Provincia stessa a predisporre gli atti per promuovere un accordo di pianificazione e rendere conforme il sito”, non si capisce perché congelare una norma di fatto non più attuabile. La variante al Piano Strutturale e il secondo Regolamento Urbanistico sono il luogo principale ove ridiscutere – assieme a Provincia e Regione che su tali strumenti sono chiamati a esprimere osservazioni - il problema della ex Cava Viti. Non è possibile rimandare ad una ulteriore fase di pianificazione (da far pagare a tutti i cittadini) temi importantissimi che sono alla base di qualsiasi valutazione di tipo integrato, strategico e ambientale.

La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale in corso di definizione e l’Inchiesta Pubblica, hanno dimostrato che il sito non è affatto idoneo per la realizzazione di una discarica e che se la stessa dovesse trovare posto all’interno del sito della ex Cava Viti, magari con lo stoccaggio di rifiuti definiti dalla legislazione “non pericolosi”, ma, di fatto, ad alto rischio per la salute pubblica e per l’ambiente (amianto, ecc.), è necessario ripensare in modo adeguato alle destinazioni delle aree limitrofe in modo da ridurre al minimo i possibili rischi per la cittadinanza e per l’ecosistema.

Tutto questo non può essere rimandato ad un momento successivo con un semplice atto “pilatesco” cercando di salvare capra e cavoli, ovvero di destinare a trasformazione le aree limitrofe alla cava e rimandare ad un successivo atto, concertato a livello politico, la definitiva destinazione del sito di discarica. Questo argomento, di principale interesse sotto l’aspetto ambientale, doveva essere sviscerato in modo puntuale nella Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” ma invece... La Valutazione Integrata (VI) e la Valutazione ambientale strategica (VAS) del Regolamento Urbanistico adottato.

Le valutazioni sia della variante al Piano Strutturale, sia del “Secondo Regolamento Urbanistico”, avrebbero dovuto svolgersi in applicazione della legge regionale Toscana 1/2005 e del regolamento attuativo 4/R del 9 febbraio 2007, con riferimento alla Direttiva 42/2001 CE e al Dlgs 152/2006 e smi essendo la nuova legge regionale sulla V.A.S. approvata all’inizio di quest’anno. In realtà ciò non è avvenuto nel modo più assoluto in via generale nella variante al Piano Strutturale e, in modo più esplicito, nel Regolamento Urbanistico in particolar modo rispetto al sito della discarica della ex Cava Viti.

Una semplice analisi degli elaborati costituenti la Variante al Piano Strutturale (vedi delibera di adozione), che tutto è all’infuori che “di minima entità”, dimostra, infatti, che lo strumento della Pianificazione territoriale è completamente sprovvisto sia di Valutazione Integrata, sia di Valutazione Ambientale Strategica!!! Sembra quasi che la variante al Piano Strutturale sia servita a “giustificare”, senza un minimo di valutazione, le scelte già fatte a livello politico nel Regolamento Urbanistico, compreso il “lavarsene le mani”.

Ma veniamo al caso specifico del sito della ex Cava Viti.

Nella Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” il tema non solo è messo in secondo ordine ma ogni considerazione è basata su dati non aggiornati che non tengono in minima considerazione di quanto successo negli ultimi anni a livello di conoscenza, di partecipazione e di conflitto sociale sull’area.

Per la valutazione integrata e per quella ambientale strategica sono stati presi a riferimento dati del 2006, quando, in pratica, l’attività attuale della discarica non era neppure iniziata. Secondo la “Relazione” la “funzionalità principale della discarica è relativa all’accoglimento di “rifiuti prodotti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché della potabilizzazione dell'acqua e dalla sua preparazione per uso industriale”. La provenienza dei rifiuti è principalmente toscana” (pag. 147). Nella stessa relazione i riferimenti autorizzativi sono relativi solo ed esclusivamente ad atti prodotti dalla Provincia di Lucca che, come noto, non ha autorizzato in nessun modo lo stoccaggio di rifiuti diversi dalla marmettola. Da ciò ne discende che l’unica prescrizione da dover rispettare è quella contenuta nell’atto dirigenziale n° 61 del 20 maggio 2009 della Provincia di Lucca.

Trattandosi, senza ombra di dubbio, dell’area con maggior problematiche dal punto di vista ambientale dell’intero atto di governo del territorio, situata a stretto ridosso di un’area ANPIL e di aree destinate dal nuovo Regolamento Urbanistico a importanti interventi di trasformazione comportanti la realizzazione di un numero considerevole di nuovi alloggi, nonché di ampie volumetrie di altro tipo, il fatto preoccupa moltissimo i cittadini di Montignoso. La mancanza di qualsiasi riferimento all’Inchiesta Pubblica, alle autorizzazioni della Provincia di Massa Carrara ed alle relative prescrizioni impartite da ARPAT, USL, ecc., spinge a ritenere che:

• i criteri di compatibilità ambientale si basino su presupposti fortemente errati e che di conseguenza risultino non validi gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità per il monitoraggio previste nella “Relazione sulla attività di valutazione

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integrata e valutazione ambientale strategica”;

• non siano stati opportunamente individuati e di conseguenza valutati gli impatti significativi sull’ambiente e sulla salute derivanti dall’attuazione dell’atto di governo del territorio adottato;

• non siano state individuate, descritte e, soprattutto, valutate le ragionevoli alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Regolamento Urbanistico adottato e più in generale a livello comprensoriale.

Se questo è stato fatto per l’area più importante sotto l’aspetto ambientale dell’intero territorio viene da pensare che in generale per la redazione della “Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” le informazioni pertinenti agli impatti ambientali disponibili nell’ambito di piani o programmi sovraordinati, nonché di altri livelli decisionali non siano state prese in considerazione o comunque valutate in modo superficiale e sommario.

Non c’è dubbio, infatti, sul fatto che la “Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” non tiene per nulla conto del livello delle conoscenze di tipo ambientale nonché dei risultati della partecipazione emersi a livello di inchiesta pubblica riguardo alla discarica della ex cava Viti.

Secondo quanto riportato nella premessa della “Relazione” sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica le valutazioni ivi contenute sono consistite nell’analisi di coerenza esterna e interna del Secondo RUC, nella valutazione degli effetti ambientali e nella formulazione di norme metodologiche, criteri e parametri di riferimento per le scelte di programmazione territoriale e di indirizzo per le successive fasi di valutazione riferite alle trasformazioni urbane.

La circostanza che la valutazione sia stata basata su presupposti errati, che non tengono in considerazione quanto emerso in sede di VIA e di Inchiesta Pubblica, e che il Regolamento Urbanistico adottato confermi una normativa, de facto non è più applicabile - in quanto riferita ad atti obsoleti e ampiamente superati - ha permesso di valutare in modo non appropriato tutte le trasformazioni dell’area posta a ridosso della cava ammettendo la possibilità di realizzare un numero notevole di alloggi residenziali e di locali a destinazione commerciale. La ex cava Viti e la zona di “Renella alta” nella Variante al Regolamento Urbanistico.

Il documento di indirizzo strategico approvato nel maggio 2009 stabilisce che le politiche di governo del territorio del Comune di Montignoso devono avere come riferimento principale il “Quadro propositivo preliminare” e il conseguente “Quadro

previsionale strategico” riportato, contenuto e argomentato nel “Documento preliminare di avvio del procedimento e di valutazione integrata” approvato dal Consiglio Comunale dell’Ente nel luglio 2008.

In questa cornice il quadro previsionale strategico che deve sottendere ed indirizzare le operazioni progettuali delle due varianti (generale al R.U. e parziale al P.S.) trova la sua definizione attraverso l’espressione e definizione degli obiettivi generali, dei conseguenti criteri e delle relative coerenti azioni. Tra i sei temi che danno sostanza e consistenza alla visione strategica dell’Ente abbiamo, quale obiettivo non secondario, la definizione di un’elevata qualità ambientale ed insediativa delle nuove aree destinate a “trasformazioni urbanistiche ed edilizie”. Tale obiettivo generale è da considerarsi oltre che come riferimento e contenuto delle “politiche” di governo che l’amministrazione comunale intende attivare e alimentare con il Regolamento Urbanistico, come fondamentale elemento di relazione per la valutazione operativa e il controllo di coerenza delle scelte da effettuare, nonché le azioni gli interventi puntuali o di natura previsionale che si intendono realizzare con l’attuazione del Piano.

Sulla scorta di quanto riportato nella “Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” sembra che l’ampio numero di trasformazioni e il notevole dimensionamento previsto nella zona di “Renella alta” a stretto contatto con la ferrovia, sia coerente con quanto stabilito a livello strategico.

In realtà ciò è vero se, come abbiamo visto, si fa finta che gli impatti derivanti dall’esercizio della discarica non esistano, che la stessa sia solo per marmettola e che le uniche autorizzazioni valide siano quelle rilasciate dalla Provincia di Lucca. Se, invece, la Valutazione Ambientale Strategica avesse tenuto conto della reale situazione attuale, di quanto dichiarato dal Sindaco, dei risultati dell’Inchiesta Pubblica sui reali possibili impatti dell’attività le cose sarebbero state ben diverse. Con una VAS errata è stato possibile individuare a stretto ridosso della discarica diverse aree di trasformazione (sia da recupero che di nuovo impianto) con creazione di oltre 60 alloggi e di un migliaio di mq. di vani a destinazione commerciale/direzionale (zone C14, C16, C17, SA10).

Una Valutazione Ambientale fatta in modo adeguato mai avrebbe posizionato un numero così alto di trasformazioni a poche centinaia di metri da una discarica di rifiuti non pericolosi avente le criticità emerse durante l’Inchiesta Pubblica. Ciò è ancor più chiaro se si considera il fatto che tali trasformazioni (della quali oltre la metà di nuova espansione) si collocano a stretto ridosso di un Sito di Interesse Comunitario, di un’area ANPIL, della ferrovia, nonché in una zona priva di infrastrutture viarie.

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Ciò anche in considerazione del fatto che nel territorio comunale di Montignoso esistono numerose aree non soggette alle criticità ambientali descritte aventi caratteristiche simili a quelle ricordate per le quali il nuovo atto di governo del territorio non prevede la possibilità di eseguire trasformazioni urbanistiche. Osservazioni

Preso atto di quanto sopra esposto il “Comitato contro la riclassificazione della discarica della ex cava Viti”, chiede che in sede di approvazione della Variante generale al Regolamento Urbanistico ai sensi dell’articolo 17 e seguenti della legge regionale 1/2005 e contestuale variante di minima entità al Piano Strutturale comunale di cui all’avviso pubblicato sul BURT della Regione Toscana n° 15 del 14 aprile 2010 vengano introdotte le seguenti modifiche: a) Relativamente alle “Norme e regole di governo, gestione e attuazione” del Secondo Regolamento Urbanistico: 1) che il contenuto normativo dell’articolo 56 (D6 _ Aree di deposito di inerti _ u.t.o.e. Z) sia modificato in modo da non fare riferimento alcuno a quanto stabilito nel progetto discendente dall'Accordo di Programma tra le Province di Massa-Carrara e Lucca finanziato con contributi CEE; 2) che venga confermato in modo chiaro ed inequivocabile che la discarica può essere destinata esclusivamente allo stoccaggio di residui di lavorazione di materiali lapidei ed in particolare della marmettola di marmo;

3) che venga confermata la necessità della redazione di un ulteriore atto di governo del territorio (piano attuativo) da approvarsi, con le modalità previste dal Capo IV, Sezione I della legge regionale 1/2005, prima di qualsiasi nuova autorizzazione. b) Relativamente alla “Relazione sulla attività di valutazione integrata e valutazione ambientale strategica” che vengano acquisiti al suo interno quali elementi di primaria importanza per la definizione delle scelte il “Parere Finale” del Presidente dell’Inchiesta Pubblica sottoscritto in data 30 luglio 2009 e il “Rapporto Finale” a firma del Comitato d’Inchiesta sottoscritto il 29 agosto 2009 e che, di conseguenza venga ridefinita l’intera valutazione delle trasformazioni nell’area, anche ai fini della trasparenza degli atti amministrativi e della partecipazione dei cittadini alle scelte (finalità specifiche della Valutazione Integrata). c) Nel caso in cui non venissero accolte le richieste di cui ai punti a) e b) di eliminare la previsione delle nuove aree di trasformazione denominate C14, C16, C17 e AS10 in quanto individuate in assenza di una valutazione ambientale strategica ed un Valutazione Integrata adeguate e senza prevedere confronti con aree simili aventi caratteristiche di migliore compatibilità ambientale. Montignoso, 10 giugno 2010 I componenti del Comitato contro la riclassificazione della discarica della ex cava Viti

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4. LA NOTA DEL MINISTERO DEL 2007

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ALBUM

C’ERA UNA VOLTA… UN PO’ DI CARTOGRAFIA STORICA, VECCHIE FOTO, DIPINTI E DISEGNI, PER CAPIRE COM’ERA ...

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Sopra e Sotto: La zona tra Seravezza e Massa (particolare) e l’area di ingresso all’attuale cava in due disegni ad inchiostro realizzati alla fine del Cinquecento da Marcantonio Pasi.

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Sopra: Montignoso in una veduta a volo d’uccello fatta dalla RAF durante il secondo conflitto mondiale. Nella pagina precedente: Ernst Fries, Landgut des Herrn von Salvini bei Massa, 1825 Raffaele De Grada, Le Apuane a Montignoso, 1940

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Sopra: Baccio Maria Bacci, Forte dei Marmi, 1920 A fianco: Arthur B. Davies, Montignoso near Viareggio, 1927 Nella pagina successiva: Veduta aerea della cava e della pianura montignosina, 2005 circa

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I GIORNI DELLA PROTESTA

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I PROTAGONISTI DELLA PROTESTA

• Barbara Bertocchi • Raffaella Bimbi • Luca Bondielli • Claudio D’Antonio • Giuseppe Del Giudice (vulgo Feracan) • Marco Di Gennaro • Maria Grazia Discepoli • Claudio Evangelisti • Angelo Fagnini • Mariella Lenzetti • Paolo Lenzetti • Carlo Nari • Daniela Nari • Cristina Ronchieri • Andrea Tenerini • Giuseppe Vagli

Sperando di non aver dimenticato nessuno ...