"Io nacqui Veneziano e… morrò per la grazia di Dio Italiano".

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In occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia e della scomparsa dello scrittore garibaldino Ippolito Nievo, la Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti di Cultura e il Diritto d’Autore - promuovono un Convegno e una Mostra a Roma, presso il Complesso Sant’Andrea al Quirinale - Teatro dei Dioscuri, per ricordare e approfondire l’importanza del contributo umano e letterario dell’autore de Le Confessioni d’un Italiano, Vice Intendente di Finanza dei Mille, all’unificazione della nazione italiana.

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SIo nacqui Veneziano… e morrò per la grazia di Dio Italiano

Ippolito Nievo negli scritti autografi verso l’Unità d’Italia

Complesso Sant’Andrea al Quirinale“Teatro dei Dioscuri”

16 marzo – 31 marzo 2011

ESPOSIZIONEa cura di Mariarosa Santiloni

in collaborazione con Francesca Tamburlini e Raffaella Perini

Enti promotoriMinistero per i Beni e le Attività CulturaliDirezione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturalie il Diritto d’Autore,Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo,in collaborazione con la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udinee la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova

Coordinamento GeneraleMaurizio Fallace (direttore Generale MIBAC – DGBID)Consuelo Artelli Nievo (Presidente Fondazione Ippolitoe Stanislao Nievo)Stefano Trimarchi (Funzionario Amministrativo MIBAC – DGBID)

Segreteria OrganizzativaCarmela Sbordone (Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo)

Progetto graficoLogoS—comunicazione e immagine—Leonardo Scorza

Consulenza scientificaMariarosa Santiloni (Segretario Generale Fondazione Ippolitoe Stanislao Nievo)Armando Balduino (Università di Padova)Francesca Tamburlini (Resp. Sez. Manoscritti e Rari - BibliotecaCivica “V. Joppi” di Udine)Raffaella Perini (Coordinatrice - Biblioteca ComunaleTeresiana di Mantova)Irma Pagliari (Dirigente settore cultura, turismo e promozioneComune di Mantova)

Servizi allestitiviFondazione Ippolito e Stanislao Nievo

Promozione e comunicazioneMIBAC-DGBID Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo

CATALOGOa cura di Mariarosa Santiloni e Francesca Tamburliniin collaborazione con Raffaella Perini

Progetto graficoLogoS—comunicazione e immagine—Leonardo Scorza

Archivio fotograficoFondazione Ippolito e Stanislao Nievo

Fotografie catalogo opere in mostraLeonardo ScorzaBiblioteca Civica “V. Joppi” di UdineBiblioteca Comunale Teresiana di Mantova

StampaGrafica Giorgetti srl - Roma

© 2011 Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana

Biblioteca Civica“V. Joppi”

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Io nacqui Veneziano…e morrò per la grazia di Dio Italiano

Ippolito Nievo negli scritti autografi verso l’Unità d’Italia

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Direzione Generale per le Biblioteche

gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore

Fondazione

Ippolito e Stanislao

Nievo

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N

a cura di Mariarosa Santiloni e Francesca Tamburlini

in collaborazione con Raffaella Perini

Sedi espositive:

Roma

Complesso Sant’Andrea al Quirinale“Teatro dei Dioscuri”

16-31 marzo 2011

Udine

Museo Etnografico del Friuli - Palazzo Giacomelli

8-30 aprile 2011

L’iniziativa rientra nella programmazione del Comitato Cittadino per le

Celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia

e nei programmi della XIII Settimana della Cultura

Mantova

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1Prefazione

I n occasione della rinnovata attenzione nei confronti dello scrittore Ippolito Nievo, che nel 150° anniversario della suascomparsa, amaramente avvenuta nel naufragio del vapore Ercole il 5 marzo 1861, torna protagonista nella coincidenzacon le Celebrazioni dei 150 anni dell’unificazione nazionale, è doveroso manifestare l’apprezzamento della Direzione Ge-

nerale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore per una iniziativa di così alto profilo qualitativo quale il pro-getto espositivo Io nacqui Veneziano… e morrò per la grazia di Dio Italiano. Ippolito Nievo negli scritti autografi verso l’Unità d’Italia,

che si innesta nel pieno dell’impegno istituzionale per la valorizzazione della storia, della lingua, della cultura, della lettera-tura e del ricco patrimonio intellettuale e di idee che caratterizza il nostro Paese.

Il progetto espositivo, il cui titolo sintetizza una significativa dichiarazione di intenti, segna senza dubbio un’ ulterioreimportante tappa nell’approfondimento della conoscenza dell’opera narrativa, dell’impegno morale, civile e politico di unoscrittore che si è distinto, ai prodromi dell’unificazione nazionale, per protagonismo intellettuale e attiva partecipazione aglieventi dell’importante congiuntura storica e, al contempo, costituisce un suggello di eccellenza per onorare l’attività di unadelle figure più rappresentative della nostra letteratura contemporanea, variamente ricca di suggestioni e significati con-densati nelle tematiche care all’autore e continuamente esplorate dalla sua penna e maestria, lungo un continuo sperimen-tare e spaziare tra diversi generi letterari: romanzo storico, dramma storico, poesia lirica e di genere, produzione epistolare,letteratura campestre, giornalismo militante sono tra i molteplici percorsi che lo scrittore ha attraversato dimostrando pienanaturalezza e rapidità di stesura delle idee, dando prova di raffinata calligrafia e inclinandosi con abile disinvoltura all’ar-dore e alla passione per l’arte sublime della scrittura.

“E voglio scrivere scrivere scrivere... finché altri avrà pazienza di leggere, ed al di là”.Grazie al percorso espositivo ideato, questa è la somma aspirazione che i visitatori percepiscono, e meglio vedono e com-

prendono nel profondo, procedendo tra lettere vergate dall’autore, appunti, stesure autografe di racconti, rare prime edi-zioni, riproduzioni delle varie testate giornalistiche su cui Nievo scrisse, oggetti e installazioni pannellari.

Si tratta di parte eloquente dell’eredità intellettuale che il grande scrittore ci ha lasciato, esemplificativa del ricco archi-vio di documenti e del corposo scrigno di approfondimenti sull’autore che la Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, laBiblioteca Teresiana di Mantova e la Fondazione Nievo conservano e valorizzano al fine di fare continua luce sulla figura com-plessa e quasi leggendaria dello scrittore.

Ippolito Nievo è passato come una meteora nel dispiegarsi della storia risorgimentale italiana e, sebbene un naufragio pre-maturo abbia reciso precocemente la vena feconda della sua penna, il suo cammino è stato così fertile, radioso e impetuosoda condurlo nell’immaginario collettivo come l’archetipo romantico del poeta soldato e dell’idealista combattivo, dell’osser-vatore arguto, sensibile e obiettivo della realtà e dello scrittore morale, immerso nel profondo dei flutti storici e sociali del suotempo.

Certo che l’iniziativa si profili come uno strumento di grande efficacia per apprezzare la modernità degli scritti di Nievoe, in generale, per ristabilire in maniera più forte l’ideale legame tra i lettori di oggi e gli autori del passato che hanno ancoramolto da dirci, auspico che dagli insegnamenti del grande scrittore scaturisca un significativo stimolo alla lettura e un più so-lido rapporto tra il libro e la collettività e che i protagonisti della letteratura italiana continuino ad essere fortemente presentinel dibattito culturale, nella consapevolezza di dover valorizzare un patrimonio identitario ed intellettuale che non ha egualinel mondo.

Maurizio Fallace

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1 Ippolito e il pronipote

S iamo nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e della morte di Ippolito Nievo. Questo grande scrittore,fratello del bisnonno di mio marito Stanislao, è una delle figure importanti del nostro Risorgimento. Importante nonsolo per la sua produzione letteraria, ma anche per la precoce e vivida coscienza patriottica, per l’alto senso di italia-

nità che lo animava per cui rimase affascinato dalle dottrine mazziniane nonché dalle idee rivoluzionarie che in quegli anniserpeggiavano: infatti nel 1848 si arruola nella Guardia civica a Mantova, nel 1855 si rifiuta di giurare fedeltà all’impero asbur-gico e ne subirà le conseguenze, nel 1859 si arruola nelle Guide dei Cacciatori delle Alpi e nel 1860 accoglie l’appello di Ga-ribaldi.

Ho imparato a conoscere Ippolito grazie all’amore viscerale che mio marito Stanis aveva per il suo avo – benché ai tempidella scuola gli pesasse questa illustre discendenza – soprattutto durante la lunga ricerca svolta sulla sua morte, ricerca chesfociò nel romanzo Il prato in fondo al mare.

Nel 1992 mio marito crea la Fondazione Ippolito Nievo il cui obiettivo primario è la promozione delle opere e della figuradi Ippolito. Nascono così i Parchi Letterari luoghi di ispirazione di grandi autori e poeti, luoghi del nostro paesaggio in cuisalvaguardarne la memoria. E il primo parco fu creato a Colloredo di Monte Albano, in Friuli, dove Ippolito era vissuto.

Stanis scrive nella prefazione al volume I Tre Cantastorie del Castello: “… ho abitato in vari anni la stanza nel castello dove lui stesso aveva vissuto, scrivendo gran parte delle Confessioni…”

e poi “…ho vissuto con il mio prozio Ippolito in forma fantastica quando ne cercavo la fine misteriosa ed equorea sui fondalidel Tirreno…”.

Stanis raccoglie in un certo senso il testimone letterario da Ippolito e, rivelando nel suo romanzo alcuni lati della sua in-dole, ne svela le similitudini: un’irrequietezza che spingeva entrambi verso i viaggi e l’avventura, un amore per la natura, unapassione per la vita, un’attenzione alle idee nuove.

Il suo messaggio qual era? Una profonda e fondamentale libertà su tutto, usare scelte morali senza possedere altro cheun’integrità nascosta e orgogliosa; era insofferente a certe censure d’ambiente: giudicava la classe cui apparteneva grassa epigra. Aveva una precoce e forte attenzione per le classi oppresse, era conosciuto il suo amore per i contadini. Questi idealiegli li riversa nei suoi tanti scritti.

Pur con molta gente intorno era spesso solo, forse per un celato senso di orgoglio e per il suo carattere imprevedibile oracaldo ora gelido: era solo in amore, solo in famiglia, nelle sue idee anzi tempo, nel lavoro e… nella fine.

Qualche mese prima di morire si augurò “…di rivivere nelle algose regge delle Naiadi che accolsero un dì l’ospite Catullo”. Era questo il prato che cercava in fondo al mare? Ma il momento delle Naiadi era giunto troppo presto e la solitudine deve

esser stata amarissima.Consuelo Artelli Nievo

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1Introduzione

I n quest’anno 2011 in cui si celebra il 150° anniversario dell’unificazione dell’Italia, la Fondazione Nievo ha organizzatoun Convegno e una Mostra per ricordare il grande scrittore risorgimentale Ippolito Nievo, scomparso in circostanze mi-steriose nel mar Tirreno, pochi giorni prima della proclamazione di quell’unità da lui tanto tenacemente voluta, e alla

quale contribuì con gli scritti e con una diretta partecipazione agli eventi.Il 4 marzo 1861, verso mezzogiorno, il Viceintendente di Finanza Ippolito Nievo si imbarca a Palermo sul vapore Ercole

con i suoi aiutanti e tre casse di documenti dell’amministrazione garibaldina. È diretto a Napoli, per fornire alle autoritàpiemontesi il rendiconto della spedizione dei Mille e mettere fine alla campagna denigratoria contro l’impresa di Garibaldie la relativa amministrazione, fugando ogni dubbio sulla sua correttezza.

Non arriverà mai. All’alba del 5 marzo, al largo della penisola sorrentina, il vapore Ercole fa naufragio per cause non benprecisate. Scompaiono in mare uomini e carte. Nulla viene ritrovato, nessuna inchiesta ufficiale che riesca a far lucesull’accaduto.

Si conclude così l’avventura umana di questo giovane uomo che alla causa italiana ha dedicato la maggior parte della suaproduzione letteraria, tanta passione, intelligenza, tempo e alla fine la vita stessa. Era stata una vita molto intensa, seppurbreve, quella del Nievo con un impegno civile e politico continuo, fin dal 1848 quando, a Mantova, aveva partecipato conl’amico Attilio Magri, ai movimenti insurrezionali contro gli austriaci.

L’impegno sarà costante nel tempo, esprimendosi principalmente attraverso tantissimi articoli giornalistici, saggi, racconti,romanzi fino a Le Confessioni d’un Italiano, affresco storico – politico dove nelle vicende personali del protagonista, CarloAltoviti, si riflette la realtà italiana di un intero secolo. Nel romanzo, l’autore ha modo di esprimere compiutamente il suopensiero su elementi essenziali dell’unificazione, come il problema della lingua.

“Farsi intendere da molti oh non è forse meglio che farsi intendere da pochi?” (I. Nievo, Le Confessioni d’un Italiano –

Cap.X) Nievo si pone su una posizione opposta a quella del Manzoni: l’italiano della nuova nazione dovrà attingere linfa da

tutte le regioni che la compongono, essere, insomma, una lingua che tutti possano capire. Alla fine, tuttavia, lo scrittore, il poeta, il giornalista Nievo sente il bisogno di esserci, in prima persona, nelle azioni per

fare l’unità d’Italia. Prende parte alla seconda guerra d’Indipendenza con i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e accorre poi allasua chiamata per l’impresa dei Mille.

Per celebrare e ricordare questa vita straordinaria, sia da un punto di vista umano che letterario, la Fondazione Nievo instretta collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per le Biblioteche, gli IstitutiCulturali e il Diritto d’Autore, e con l’importante contributo della Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine, della BibliotecaTeresiana di Mantova e della famiglia Nievo, promuove la mostra Io nacqui Veneziano…e morrò per la grazia di Dio Italiano –

Ippolito Nievo negli scritti autografi verso l’Unità d’Italia, che prende il titolo proprio dalle prime righe delle Confessioni di Nievo.

2011:Ippolito Nievoautore europeo

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Considerata l’eccezionale coincidenza con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, per la prima volta, vengonoesposte assieme le opere in autografo di Ippolito Nievo, compresi i tre quaderni rilegati delle Confessioni e il primo romanzoAntiafrodisiaco per l’amor platonico, vergato con l’inchiostro blu in elegante calligrafia. Alle opere si aggiungono una bella sceltadi lettere, a iniziare dalle prime scritte ai genitori e al fratello Carlo, nel 1841, quando è convittore nel collegio del SeminarioVescovile di Verona e frequenta il ginnasio di Santa Anastasia. Altre sono lettere agli amici o dagli amici, tra queste alcune delcarteggio con Bice Gobio Melzi, moglie del cugino Carlo e amore segreto della sua vita, che ci consegnano un diario puntualedi fatti e pensieri. In mostra sono esposte le ultime due missive a lei indirizzate, datate 18 febbraio e 23 febbraio 1861. A pochigiorni dalla partenza, Nievo scrive:

“Mi accorgo che non ti ho dato nessuna notizia di qui, fuori del mio malumore.Gli è probabilmente che non ce n’è nessuna.Scusami e addio.Tuo cugino Ippolito Nievo”

In Mostra sarà possibile ancora ammirare disegni autografi, prime bozze di racconti, di cui alcuni sul retro di figurini dimoda, libretti di nozze, rare prime edizioni e foto d’epoca, ma anche il diploma di laurea e il passaporto.

Uno sguardo ampio su un autore che ha ancora molto da dirci. Non a caso, da alcuni anni, stiamo assistendo ad una suariscoperta a livello europeo. Traduzioni delle Confessioni in varie lingue, dal 2005 ad oggi, tre in lingua tedesca, una in francese,e una in catalano che nelle classifiche di vendita del 2008 si è posizionata al 33° posto, tra i 50 libri più venduti in Spagna.

Nel 2011, tra le varie iniziative italiane e straniere, sono in programma: un convegno all’Università di Padova, alcuniconvegni negli Stati Uniti e uno internazionale all’Università di Nancy 2, dedicato a Ippolito Nievo e il Risorgimento emancipatore.

In questo sguardo europeo, si colloca l’ultima parte del progetto della Fondazione Nievo, realizzato in collaborazionecon la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, che prevede la traduzione in tedescoe la pubblicazione in volume di alcune delle Novelle campagnuole del Nievo, con curatela di un professore dell’Università diVienna.

Il progetto vuole aggiungere un tassello alla conoscenza di un autore che da alcuni anni, in area germanofona, riscuotemolto interesse presso il grande pubblico, e si pone come premessa per uno studio di approfondimento, assieme alletraduzioni delle Confessioni e del romanzo Angelo di Bontà, alla Facoltà di Italianistica dell’Università di Vienna.

Mariarosa Santiloni

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1Salutando l ’Angelo del CastelloIppolito Nievo e Udine, tra riviste e lettere

Per il primo centenario della scomparsa dell’autore delle Confessioni d’un Italiano, Udine volle ricordare lo scrittore conuna Mostra sui cimeli di Ippolito Nievo di cui rimane testimonianza in un piccolo catalogo. Nell’esposizione una parterilevante avevano le carte conservate alla Joppi e giunte a partire dal 1936: da quell’anno infatti Antonio Nievo, nipote

di Alessandro, il fratello ingegnere di Ippolito, comincia a consegnare alla biblioteca udinese alcuni manoscritti, dando ini-zio all’attuale raccolta nieviana che si è andata via via arricchendo fino al 2004, con la consegna della collezione di Luigi e An-dreina Ciceri che, già dal catalogo del centenario, risultava destinata alla Biblioteca udinese1.

Due riviste udinesi

Il castello di Colloredo, nella parte lasciata ad Adele Marin Nievo dalla madre Ippolita di Colloredo, è il luogo privile-giato dei soggiorni friulani di Ippolito. In seguito al trasferimento del padre Antonio presso la Pretura di Udine, prima nel1837 e poi nel 1850, la famiglia Nievo si trasferirà in città, anche se Ippolito sarà per lunghi periodi lontano.

Udine è quindi per Nievo un posto per brevi dimore, uno dei molti in cui divide la vita, ma un legame comunque si crease, nel 1854, scrive all’amico Andrea Cassa “… posso assicurarti che sabbato notte arriverò ad Udine perloché io conto di tro-varti già installato in quella città anzi ti prego fin d’ora se vi arrivi prima di me di salutarmi tanto Piazza Contarina, e l’Angelo

del Castello. Probabilmente mi affibbierai qui qualche grazioso epiteto per questa mia stramberia”. Ma anche questa è la Udinepresente nei suoi pensieri, in un momento di stato d’animo ben diverso dal precedente nell’agosto del 1857: ”D’allegria quantone abbiamo bisogno in questa maledetta fiera di Udine! Ogni giorno piove che è un rovescio: i cantanti non hanno voce; laballerina ha il mal di fegato. Per soprammercato Ciconi, vacillante di salute è privo del solito buon umore; e l’AssociazioneAgraria assorbe fra le Alpi della Carnia il resto della popolazione ragionevole. Gli è vero che ci abbiamo Verzegnassi, ma eglipesa seta, compera cavalli e va a letto per tempo”.

A Udine appaiono alcuni tra i suoi primi scritti, le prime delle circa trecento collaborazioni con giornali uscite tra inizio1853 ed inizio 1861, che vedono la luce in due riviste locali: il 6 novembre del 1853 compaiono infatti, in forma anonima, i versiI centomila poeti, su «L’Alchimista friulano», settimanale che aveva come “anima” Camillo Giussani. La collaborazione, anchecon scritti giornalistici su temi sociali (come La Ledra con cui contribuisce ad un argomento allora molto dibattuto in Friuli)

1 Per la cronaca degli arrivi degli scritti di Nievo alla Joppi rimando all’articolo della sottoscritta, Le carte nieviane della Biblioteca civica

di Udine. Note sulla formazione della raccolta dagli anni Trenta ad oggi in Ippolito Nievo e il Mantovano. Atti del convegno nazionale, a cura di Ga-briele Grimaldi. Introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo. Venezia, Marsilio, 2001, pp. 509-514. La parte acquisita recentemente, e che noncompare nel contributo citato, non ha ancora avuto un riordinamento definitivo, ma è comunque resa disponibile per l’edizione nazionaledelle opere di Nievo in corso.

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continua fino al luglio del 1855 per poi esaurirsi, nonostante le richieste del Giussani: la distanza ideale, la maturazione av-venuta – con il conseguente spostamento del centro dei suoi interessi, giornalistici e non solo, a Milano – e, non ultima, la scarsaqualità della tipografia udinese che stravolge con incredibili errori i suoi versi (“quel mio povero nome appiccato in coda aquelle strofe, come un ladro alla forca!”), lo allontanano definitivamente da questa esperienza.

L’altro periodico udinese sul quale apparvero suoi scritti era l’«Annotatore friulano» che condivideva molti collaboratoricon «L’Alchimista». Nel 1856, anno in cui la testata diventa «Annotatore friulano con rivista politica», la collaborazione ini-zia con la novella Il Varmo, la prima delle “novelle campereccie” che viene dedicata da Ippolito ad un amico udinese: “AFrancesco Verzegnassi. Le immagini appese all’anima in un’era di pace e di bontà, moltiplicate dal sentimento, popolano divaghi fantasmi il sacrario del cuore. Questo racconto pertanto inspirato dalle memoria d’una passeggiata assieme godutaci,fra noi diversissimi d’opere e di studii resti pegno di amicizia e di morale concordia”.

Delle lettere

L’inclinazione alla scrittura di Ippolito non è limitata alla sfera letteraria, poetica e giornalistica ma coinvolge tutte le carteda lui vergate; e questo lo aveva ben presente Nievo stesso che infatti, in una lettera del 7 febbraio 1854 all’amico Andrea Cassa,dichiara: “E voglio scrivere scrivere scrivere… finché altri avrà pazienza di leggere, ed al di là. Voglio scrivere in verso, inprosa, in tragico, in comico, in sublime, in burlesco, in in[chiostro] bleu ed in inchiostro nero, in carta reale e in carta lazza-rona!” Ma per quanto riguarda le lettere soltanto aggiunge: “lo scrivere ha il suo compenso, quando si scrive a chi ci vuol bene,nella estrema negligenza con cui si lasciano cadere le frottole dalla penna, nella confidenza assoluta che non permette di can-cellare una coglioneria una volta che la si è scritta a meno che non si tratti d’un abbaglio d’ortografia, nella libertà di dire diripetere, e di disdire, che ci rende allora la lettera altrettanto cara d’una conversazione”.

Queste parole spiegano quindi la sua vasta produzione di lettere: nelle raccolte della Civica di Udine un posto di rilievohanno indubbiamente le lettere scritte da lui (oltrechè a lui), che costituiscono il nucleo più consistente delle oltre cinquecentosopravvissute fino ai giorni nostri e che fa supporre che, nell’arco esattamente di vent’anni, la sua corrispondenza possa es-sere stata ben più vasta.

Recuperate in parte dal padre Antonio e custodite con riservatezza dalla famiglia, per desiderio soprattutto di AdeleMarin, madre di Ippolito, vennero successivamente consegnate alla “Joppi”: sia la prima, scritta a nove anni da Verona al fra-tello Carlo l’11 marzo 1841, che l’ultima, scritta non ancora trentenne da Palermo a Bice Gobio Melzi il 23 febbraio 1861, sonoconservate a Udine.

Alla madre e a Bice Gobio (la destinataria privilegiata negli ultimi anni della vita) scrive con una frequenza ed una con-tinuità unica: evidente è l’affetto, seppur diverso, per entrambe che si manifesta conseguentemente in modi differenti. Lapreoccupazione principale nei confronti della madre è quella di comunicarle sue notizie senza fornirle motivo di preoccupa-zione, omettendo fatti e pensieri che invece trovano libero sfogo con l’amica-cugina. Questo aspetto si acuisce nell’ultimo pe-riodo siciliano, quando le circostanze belliche e la notevole distanza impediscono regolari comunicazioni: il naufragio misepoi all’improvviso fine alle sue parole.

Francesca Tamburlini

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1I manoscritti della Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova

Nel quadro delle Celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, che fatalmente coincide con il 150° anni-versario della scomparsa di Ippolito Nievo, il Comune di Mantova e, nella fattispecie, la Biblioteca Comunale Tere-siana vogliono rendere omaggio alla figura del “poeta soldato”, nato a Padova nel 1831, ma mantovano di adozione,

collaborando all’importante iniziativa espositiva organizzata dalla Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo con il prestito di nu-merosi manoscritti autografi dello scrittore.

Nievo, che partecipò alla spedizione garibaldina dei Mille, imbarcandosi a Genova nel maggio 1860, e morì il 5 marzo 1861su una nave che doveva portarlo a Napoli, visse in prima persona l’idea romantica di “rivoluzione nazionale”. Le sue operesono permeate da un’intensa passione civile e politica e dal bisogno di testimoniare i fatti, idealizzandoli attraverso un fer-vido impegno educativo di ascendenza illuministica che si pone l’obiettivo di promuovere il riscatto della Nazione medianteil coinvolgimento delle classi popolari. I manoscritti esposti in questa mostra rappresentano un fondamentale riferimentoper gli studi e la conoscenza della sua produzione letteraria, che spazia su diversi generi letterari, il romanzo storico con-temporaneo al confine della memorialistica, il dramma storico, la poesia lirica e di genere, la letteratura campestre, il gior-nalismo “militante”.

Di massima evidenza il manoscritto autografo delle Confessioni d’un Italiano (ms. 1029), scritto nel rapido fluire di novemesi tra il 1857 e il 1858, che costituisce un capolavoro assoluto della letteratura mondiale tuttora letto e tradotto in molte lin-gue con grande riscontro di pubblico. Ambientando un’avvincente trama romanzesca e sentimentale nel vasto affresco dellerivoluzioni del 1848-1849, Nievo fornisce una sintesi critica e un superamento del dibattito culturale e politico coevo, in par-ticolare sul tema dell’identità nazionale e sui modi e le procedure da seguire per la costituzione del nuovo stato. I tre quaderniche lo compongono, fitti della minuta ed elegante calligrafia di Nievo, testimoniano della rapidità e facilità della scrittura,esemplare anche sotto il profilo linguistico, a pochi mesi ormai dal suo arruolamento nelle truppe garibaldine.

Accanto a esso è esposto l’autografo dell’Emanuele (ms. 1052), dramma in quattro atti composto nel 1852 e dedicato al-l’amico israelita Emanuele Ottolenghi, che affronta il problema dei diritti da concedersi agli ebrei. Offre invece un esempioemblematico dell’attenzione romantica per la poesia “spontanea” l’autografo della raccolta di traduzioni (ms. 1053), realiz-zata nel 1859 dalle raccolte di Marino Vretos e di Heinrich Heine. Si vogliono quindi ricordare le due copie autografe, due mi-nute di una fase ancora in elaborazione, delle tragedie in versi sciolti e di impianto classico dal titolo Spartaco e I Capuani (ms.1028), scritte nel 1857; nella prima Nievo mette in evidenza il ruolo di liberatore svolto dal protagonista, che riuscì a sollevarel’Italia a prezzo della propria morte; nei Capuani si assiste ad una identificazione polemica delle figure di Venezia e di Na-poleone nelle sembianze di Capua e Annibale. Conclude infine questa rassegna il frammento del romanzo Il pescatore di anime

(ms. 1054), scritto nel 1859 in attesa della spedizione dei Mille e di impostazione campagnuola, che avrebbe dovuto essere unariscrittura, in chiave intima e provinciale, della storia illustre.

I manoscritti qui ricordati furono depositati nella Biblioteca civica di Mantova dagli eredi della famiglia Nievo nel luglioe nel novembre del 1913 e nel 1929, a testimonianza di un rapporto di fiducia e simpatia in tale istituzione che si è consoli-dato nel tempo anche nell’ottica di consentire la loro migliore e più sicura fruizione da parte degli utenti specialisti. La du-plice ricorrenza che celebriamo è d’altra parte l’occasione per rendere noti a un pubblico più vasto questi preziosi documenti,e per accrescere la nostra consapevolezza e il nostro impegno affinché l’eredità intellettuale e morale affidataci dai nostripadri venga onorata e salvaguardata per le future generazioni.

Irma Pagliari e Raffaella Perini

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Ippolito Nievo: la vita e le opere

1831Nasce a Padova il 30 novembre in contrada S.Eufemia, dal nobileAntonio, magistrato mantovano, e da Adele Marin, figlia del pa-trizio veneto Carlo e della contessa Ippolita di Colloredo, erede diun’ala del castello di Colloredo di Monte Albano, denominata inseguito Ala Nievo. È qui che Ippolito, tra il 1857 e il 1858, scriverà,per buona parte, la sua opera più famosa:Le Confessioni d’un Italiano.

1832/46Infanzia e prima giovinezza, seguendo gli spostamenti paterni pergli incarichi in magistratura, a Soave, Verona, Udine, Mantova eSabbioneta. A Soave, nel 1836, nasce il fratello Carlo.

1837/39I Nievo si trasferiscono a Udine e soggiornano spesso a Colloredo,al castello. Nascono Elisa (1837) e l’ultimo fratello Alessandro(1839), che dal matrimonio con Amalia Vivaldi darà origine all’at-tuale discendenza dei Nievo.

1841Ippolito entra come convittore nel collegio del Seminario Vescoviledi Verona e frequenta il ginnasio di Sant’Anastasia, in questo pe-riodo si intensifica il legame con il nonno materno Carlo Marin,che in città ricopre l’incarico di Intendente di Finanza.

1847Dedica i primi componimenti poetici, tredici «Piccole poesie» al nonno Marin, modello per l’ottuagenario delle Confessioni.Frequenta il liceo a Mantova dove la famiglia risiede e diviene amico di Attilio Magri.

1848 /49Fallisce a Mantova il tentativo di insurrezione contro gli austriaci, Nievo, entrato nella Guardia civica con l’amico Attilio, ècostretto a lasciare la città e, sempre con Attilio, conclude gli studi a Cremona. Conosce e si innamora di Matilde Ferrari.

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11849/50Volontario in Toscana, diventa amico di Andrea Cassa. Conseguita la licenza liceale, si iscrive alla facoltà di Diritto a Pavia,prosegue la relazione con Matilde con cui ha frequenti scambi di lettere (circa settanta in nove mesi). Il padre viene trasferitod’ufficio a Udine, in seguito alla compromissione nei moti del ’48.

1851Termina l’idillio con Matilde, Ippolito porta a compimentoe Antiafrodisiaco per l’amor platonico, breve romanzo scritto “sottol’impressione di avvenimenti spiacevoli e di rabbie puerili”, pubblicato nel 1956.

1852Si iscrive al terzo anno dei corsi di legge all’Università di Padova. Compone carmi e liriche per le nozze di amici e conoscenti.Scrive il dramma l’Emanuele, pubblicato solo nel 1981 e stampa l’ode Il Crepuscolo. Riprende in mano l’Antiafrodisiaco a cui pre-mette una nota che fa trapelare sentimenti diversi.

1853Escono su «La Sferza», giornale bresciano, due sue corrispondenze in difesa degli studenti di Padova. All’università superabrillantemente quattro esami importanti.

1854Esce a Udine il primo volume dei Versi, raccolta di poesie pubblicate regolarmente su «L’Alchimista friulano», che l’autore

dedica a Matilde Ferrari. Sempre su «L’Alchimista» esce a puntate il saggio Studii sulla poesia civile e popolare massimamente in

Italia, subito stampato in volume.Al Teatro de’ Concordi a Padova viene rappresentato il suo dramma in 5 atti Gli ultimi anni di Galileo Galilei.

1855Collabora con diversi giornali. Si conservano 300 articoli pubblicati su «L’Annotatore friulano» (Udine), «Strenna partenopea»(Napoli), «La Lucciola» (Mantova), «Il Caffè» (Milano), «L’uomo di pietra» (Milano), «Quel che si vede e quel che non sivede» (Venezia), firmati con vari pseudonimi, secondo l’uso del tempo: Todero, Un Sabeo, Sssss e Quello dell’Altra Volta,“…vere e proprie maschere d’autore attraverso cui Nievo conversa con un lettore ideale, individuato socialmente e ideologi-camente”. Pubblica il secondo volume dei Versi; su «La Lucciola» esce il racconto La nostra famiglia di campagna – Dipinture morali, e larecensione a Storia d’Italia narrata alle donne di Carlo Tenca, dove si firma con lo pseudonimo femminile «Quirina N.».Oltre al Conte pecorajo sta lavorando al nuovo romanzo Angelo di Bontà. Si dedica anche alla stesura di un «libretto», rimastoincompiuto, probabilmente Consuelo, tratto dall’opera omonima di George Sand. A novembre si laurea a Padova.

1856A Milano, viene pubblicato il romanzo Angelo di Bontà e su «L’Annotatore friulano» esce a puntate la novella Il Varmo, altranovella campagnuola che ha in mente di raccogliere in volume. Su «La Lucciola» pubblica Le maghe di Grado, a ricordo dei

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soggiorni estivi nella bella località marina. Il racconto L’Avvocatino, uscito su un giornale milanese, gli causa un processo pervilipendio alla Gendarmeria austriaca. Si difende brillantemente da solo.Prende consistenza l’amore per Bice Melzi d’Eril, moglie del cugino Carlo Gobio, con cui avrà, fino alla fine, un’intensa rela-zione epistolare che ci consegna un’appassionata collana di pensieri e riflessioni, su se stesso e sugli eventi a cui prendeparte.

1857Sul giornale milanese «Pungolo», esce a puntate Le disgrazie del numero due, pubblicato in volume nel 1859 con il titolo Il ba-

rone di Nicastro. Scrive due tragedie: I Capuani e Spartaco. Pubblica sul femminile milanese «Le Ore casalinghe» La Sposa di Nino

Saib, primo di una serie di racconti orientali. Per l’editore Vallardi, a Milano, esce Il conte pecorajo.

1857/58Quasi sempre al castello di Colloredo, scrive Le Confessioni d’un Italiano. Il romanzo verrà pubblicato solo nel 1867, sei annidopo la sua scomparsa – per l’affettuoso interessamento dell’amica Erminia Fuà Fusinato – dall’editore Felice Le Monnier chene cambierà il titolo in Le Confessioni di un Ottuagenario.

1859Scrive con impeto torrenziale poesie, racconti e saggi, tra cui il Frammento sulla Rivoluzione Nazionale, pubblicato postumo nel1929. Su «La Ricamatrice» esce la traduzione di una ballata di Lemontov, e sei dei ventotto Canti popolari della Grecia moderna

di Marino Vretos che ha tradotto. A maggio, si arruola tra i volontari dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e partecipa alla se-conda guerra d’Indipendenza. Ma l’armistizio di Villafranca è un duro colpo per lo scrittore. Congedatosi, verso la fine del-l’anno è a Fossato di Rodigo con la madre e compone la maggior parte dei versi de Gli amori garibaldini, quasi un diario poeticodella partecipazione alla guerra appena conclusa.

1860Il 5 maggio si imbarca a Genova con i Mille di Garibaldi, a Talamone l’8 riceve l’incarico di Vice Intendente, è imbarcato sulPiemonte; l’Intendente di Finanza Giovanni Acerbi, sul Lombardo con Garibaldi, gli consegna 14.000 lire delle 90.000 chesono la cassa della spedizione. L’11 sbarcano a Marsala, il 27 prendono Palermo. In una lettera a Bice scrive: “ Che miracolo!Ti giuro, Bice! Noi l’abbiamo veduto e ancora esitiamo quasi a crederci…noi soli, ottocento al più,… alla conquista d’una cittàcontro venticinquemila uomini di truppa regolare”. I garibaldini diventano Esercito Nazionale di Sicilia e Nievo viene no-minato Vice Intendente Generale delle Forze Nazionali in Sicilia, con il grado di capitano. A Milano, per l’editore Agnelli, escono Gli amori garibaldini. Lo scrittore ha tenuto un diario di quei giorni: Il giornale della Spe-

dizione, che invia a Carlo Gobio. Verso la fine di luglio sul giornale milanese «La Perseveranza» viene pubblicato il Resoconto

amministrativo della prima spedizione in Sicilia, a firma dell’Intendente Generale Acerbi ma scritto da Nievo. A Torino è in attouna campagna che getta molte ombre sull’amministrazione garibaldina. A metà dicembre lascia Palermo.

1861Da gennaio a metà febbraio, si divide tra Fossato, Mantova e Napoli, dove riceve l’ordine di partire per Palermo. Deve rac-cogliere tutta la contabilità e trasportarla a Torino.

Il 4 marzo, Ippolito Nievo con i suoi uomini e tre casse di documenti si imbarca sul piroscafo Ercole diretto a Napoli.Non arriverà mai.

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Le schede delle opere provenienti

dalla Biblioteca Civica “V. Joppi”

di Udine (BCU)

sono a cura di Francesca Tamburlini,

responsabile della Sezione

Manoscritti e Rari

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BCU, ms. f.p. 3957/2Lettera di Ippolito Nievo al fratello Carlo

Verona, 11 marzo 1841

1 c., 140x228 mm È la prima lettera nota di Ippolito Nievo,scritta all’età di nove anni e diretta alfratello minore Carlo, che ha cinque anni.Nel 1841 il primogenito di casa Nievoentra come convittore nel collegio delSeminario ed è ammesso, pur non avendoancora l’età prescritta, alla prima classedel Ginnasio di Sant’Anastasia di Verona,città dove vive il nonno materno, ilpatrizio veneto Carlo Marin, intendente difinanza. I genitori ed i fratelli di Ippolitoabitano invece a Udine, dove il padreAntonio è stato trasferito presso la localePretura fin dal 1837.La lettera non è firmata e riportaessenzialmente i saluti di e per variepersone della famiglia e della cerchia diamicizie; un saluto è riservato al suoprimo maestro, don Luciano.

BCU, ms.3957/3Lettera di Ippolito Nievo al padre

Antonio a Udine

Verona, 8 aprile 1841

1 c., 228x140 mm

Indirizzata al Nob. Signore Antonio Nievo

Aggiunto alla Pretura Urbana di Udine,questa seconda lettera conosciuta delgiovane Ippolito viene da lui firmata con ilsuo terzo nome di battesimo, GiovanniBattista, che continuerà ad usare fino al1842. Ippolito, nato a Padova il 30novembre 1831, venne battezzato in casacon i nomi di Ippolito, Carlo, GiovanniBattista, Andrea, Leopoldo, Maria.

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BCU, ms. f.p. 3957/5Lettera di Ippolito Nievo

alla madre Adele Marin.

Verona, 25 luglio 1841

1 c., 199x153 mm

È la prima lettera nota di Ippolito allamadre, Adele Marin, figlia di Carlo e dellacontessa Ippolita di Colloredo dalla qualeaveva ereditato una parte del castello e deifondi che la famiglia possedeva aColloredo di Montalbano. Riporta ancorala firma Gio. Batta.

BCU, ms. f.p. 3957/8Lettera di Ippolito Nievo ai genitori.

Verona, 18 giugno 1842

2 c., 220x139 mm

Scrive ai genitori di aver superato l’esamemensile e di aver conservato il secondoposto in graduatoria, con relativo premio(posto che manterrà anche l’annosuccessivo, mentre in terza ed in quartaebbe il primo).È ancora firmata Gio. Battista.

BCU, ms. f.p. 3957/6Lettera di Ippolito Nievo

al padre Antonio.

Bussolengo, 19 settembre 1841

1 c., 229x124 mm

La lettera riporta la notizia di una gita incarrozza, fatta con tutta la camerata delcollegio veronese presso cui è convittore, aDesenzano “per vedere il lago, senza peròandarvi dentro”. Il giovane studente siaugura inoltre di essere compreso tra idistinti in disciplina e di ricevere pertantoil relativo premio a scuola. La firma èsemplificata in Battista.

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BCU, ms. f.p. 3957/10Lettera di Ippolito Nievo

al padre Antonio.

Verona, 2 settembre 1842

2 c., 223x152 mm

Scritta a Verona dall’abitazione del nonnomaterno Carlo Marin, si rivolge conpreoccupazione al padre per la mancanzadi nuove da casa: da tre mesi non hanotizie dei suoi genitori ed ipotizza loromalattie o affari pressanti o suppostimotivi di arrabbiature provocate da luima, aggiunge, “almeno una volta altrimestre io vorrei che mi scriveste”.Comunica poi di aver passato “benissimo”gli esami. Per la prima volta firma unalettera con il nome Ippolito.

BCU, ms.3957/30Lettera di Ippolito Nievo alla madre.

Palermo, 19 novembre 1860

2 c., 215x143 mm

Da Palermo dove rimane dopo lo sbarcoin Sicilia (il 5 maggio precedente erapartito da Quarto con Nino Bixio eGiuseppe Cesare Abba), come vicedell’Intendente Generale Giovanni Acerbi,scrive alla madre della sua nomina acolonnello aggiungendo:“ma siamo tutticongedati, almeno quelli che non voglionoingaggiarsi fra i quali sono io. Si prendesei mesi di soldi e addio”.A proposito della sua “carriera” nelletruppe garibaldine, aveva scritto asettembre in tutt’altro tono all’amica ecugina Bice Gobio: ”Del resto la gloria miperseguita. Ora sono tenente colonnello.Spero che se tornerò dalla parte del Po mirivedrai generale!”.

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BCU, ms. 3957/31Lettera di Ippolito Nievo alla madre.

Palermo, 3 dicembre 1860

2 c., 213x163 mm

Prima di lasciare Palermo per rientrare inLombardia, scrive questa lettera ad AdeleNievo comunicandole la sua prossimapartenza e raccomandandole di “farmitrovar caldo Fossato perché qui al 3dicembre abbiamo il termometro a 20gradi”. A Fossato di Rodigo, dove lafamiglia Nievo possedeva una casapadronale, egli aveva soggiornato spesso apartire da metà degli anni Cinquanta. Sicongeda dalla madre scrivendole diprepararsi “a sentirne contare delle belle.Sono stufo, stufo, stufo che non neposso più”.

BCU, ms. f.p. 3968/1Lettera di Giovanni Acerbi

ad Ippolito Nievo.

Napoli, 16 ottobre 1860

2 c., 226x180 mm

Giovanni Acerbi, Intendente generaledella Spedizione garibaldina, invitaNievo, che si trova a Palermo, araccogliere i documentidell’amministrazione ed a raggiungerlo alpiù presto a Napoli perché “ho molto datrattenermi teco su cose importanti”. Aquesta lettera Ippolito risponderàcomunicando che si sarebbe mosso verso iprimi di novembre: “Tardando questipochi giorni avrò anche il piacere diaccompagnarvi Benedetto Cairoli” che,ferito durante l’ingresso delle truppegaribaldine a Palermo, era in via diguarigione.

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BCU, ms. f.p. 3971Lettera di Agostino Depretis

ad Ippolito Nievo.

Torino, 26 ottobre 1860

2 c., 225x189 mm

Lettera di Agostino Depretis, giàprodittatore in Sicilia e futuro capo digoverno, con la quale, ricordando l’ordinedato ad Ippolito Nievo di pagare 40 once aNinfa Armetta, “donna benemerita perservigi resi durante la “rivoluzione”,scrive che la somma gli verrà rimborsatadai banchieri Florio.La lettera, scritta su carta intestata“Camera dei deputati” (stampa a secco),riporta, in testa ed al termine, una bozzadi risposta di pugno del Nievo: “Avendoricevuto da Torino la seguente lettera ioIppolito Nievo fui richiesto … dellasomma […]”.

BCU, ms. f.p. 3989/1Lettera di Ippolito Nievo

a Cesare Calabi

Caorle, 22 luglio 1853

2 c., 225x145 mm

Scritta da una delle tre località balneari incui Nievo trascorse periodi di vacanzaestiva (oltre a questa, Pellestrina e Grado)ad un amico, il veronese Cesare Calabi, èuna lettera goliardica che cominciascherzosamente in spagnolo nella quale,alludendo alla vita universitaria, vengonocitati personaggi (“Dalluschek”, ilprofessore di diritto mercantile austriaco)e luoghi di Padova (“i pancani del Bo”, ibanchi cioè del palazzo dell’Università).Calabi, che frequentava i corsi di legge

dell’Università di Padova (silaurerà nel 1856), avevanotevoli interessi culturali:insieme ad amici, comeAleardo Aleardi ed altri ditendenze liberali, fondò aVerona nel 1858 unaSocietà promotrice delleBelle Arti.

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BCU, ms. f.p. 2536/70Lettera di Ippolito Nievo

a Bice Gobio Melzi.

Dal Vapore l’Elettrico 18 febbraio,

Palermo 19 febbraio 1861

4 c., 201x149 mm

È una delle ultime lettere del poeta-soldato,vergata su carta intestata dell’”Intendenzagenerale dell’esercito nazionale d’Italia”ed indirizzata all’amica Bice. La primaparte è stata scritta durante la navigazioneda Napoli a Palermo: “Per giunta poi latavola balla come se sentisse fino a quil’influenza del vostro Carnevale, e insiemea lei balla anche la lampada, perché se nonlo sai devi sapere che è notte, e che le ondedormigliose del Mediterraneo russanofragorosamente sotto le ruote del Vapore”;la seconda parte, dopo che la lampada siera spenta, viene terminata all’arrivo aPalermo “con un caldo di ventitre gradi”,dopo esser stato a teatro a vedere il Pipelet,l’opera di S.A. De Ferrari intitolata ad unpersonaggio dei Misteri di Parigi di EugèneSue. Inizia così: “Ti scrivo sul Vaporel’Elettrico, tra Napoli e Palermo in mezzoa due Inglesi, l’uno de’ quali mi bersagliacontinuamente sullo sbarco di Marsala e labattaglia di Calatafimi, e l’altro… ohl’altro fa quello che per solito gli Inglesinon fanno, almeno in mare”.

BCU, ms. 2536/71Lettera di Ippolito Nievo

a Bice Gobio Melzi

Palermo, 23 febbraio 1861

2 c., 201x147 mm

L’ultima lettera giunta fino a noi, scrittasempre su carta intestata “Intendenzagenerale dell’esercito nazionale d’Italia”, èindirizzata a Milano all’amica Bice, cheaveva sposato nel 1853 il cugino diIppolito, Carlo Gobio. Traspare, oltreall’amarezza per la situazione in cui sitrova, anche quella per non aver ricevutoda quando è giunto in Sicilia, postaneppure dalla madre: “per cui puoiimmaginarti com’io viva allegro e sereno.Quando mai la Provvidenza m’hastampato così scioccamente schiavo deldovere, ch’io mi inducessi a ravvolgermi

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BCU, ms. f.p. 2537/3Lettera di Ippolito Nievo

ad Arnaldo Fusinato.

Milano, 17 febbraio 1859

1 c., 269x208 mm

Dopo alcuni giudizi severi espressi daNievo nel 1853 sull’opera “disimpegnata”di Arnaldo Fusinato – pubblicista di famain area lombardo-veneta (scrisse per la«Gazzetta veneta» e «La ricamatrice») –, idue, in seguito alla conoscenza diretta,divennero intimi amici. Nella lettera c’è un riferimento alleConfessioni: “Il mio romanzo non va perora perché non incontrerebbe alla censura.Andrà quando Dio vorrà, ma gli Dei sonogli editori che son più birbanti di quelli diOmero”. Si deve all’interessamento dellaseconda moglie del Fusinato, Erminia Fuà,l’uscita del romanzo postumo di Ippolitonel 1867.

BCU, ms. f.p. 2539/20Lettera di Camillo Giussani

a Ippolito Nievo.

Udine, 18 dicembre 1855

1 c., 281x188 mm

La lettera indirizzata a Mantova dalredattore della rivista «L’alchimistafriulano», con la quale Nievo avevainiziato la collaborazione esordendo comepoeta il 6 novembre 1853, riporta lecongratulazioni per la laurea: “Carissimoamico dottore Ippolito. Mi rallegro intantocon Lei per quel dottore che ho scritto disopra […]. Mi spiacerebbe solo che ilcodice Le facesse negligere il culto diApollo”. Giussani lo invita inoltre acontinuare la collaborazione, almeno finoall’inizio del 1856, quando pensa dilasciare ad altri “questo mestieraccio”: ineffetti la rivista cesserà le pubblicazioninel maggio del 1856.

di nuovoin queste pastoje dopoessermene così felicemente liberato! Tiassicuro che questa volta Palermo mi hafatto un tristissimo effetto; mi sembra diessere quello che era anni addietro aColloredo, e meno anche presso a pocol’ugual vita. Su e giù per le colline, perboschi per giardini tutto il giorno contanto di musone e Mamma Natura laquale me ne rimerita facendomi sembrarbrutto tutto ciò che è bello e triste tutto ciòche dovrebbe essere allegro. Meno maleche giovedì o alla più lunga domenicaquesta vitaccia sarà finita, e rivedròNapoli e Genova e Milano […]. Miaccorgo che non ti ho dato nessuna notiziadi qui, fuori del mio malumore. Gli èprobabilmente perché non ce n’è nessuna.Scusami e addio. Tuo cugino IppolitoNievo”.In questa ultima lettera nota si firma,diversamente dalle precedenti anche colcognome.La partenza da Palermo, da lui ipotizzataper giovedì 28 o per domenica 3 marzo,avverrà invece lunedì 4 marzo con ilpiroscafo Ercole, che scompare nel Tirrenola notte tra il 4 ed il 5.

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BCU, ms.f.p. 2535/4Lettera di Ippolito Nievo a Carlo Gobio

Mantova, 14 aprile 1855

2 c., 213x138 mm

Carlo Gobio, nato a Mantova nel 1827 dalmatrimonio tra Laura Nievo, sorella diAntonio, e Federico Gobio, è il cugino concui Ippolito ha un profondo legame,condividendo i due anche gli idealirisorgimentali.Sposa nel 1853 Beatrice (Bice) Melzi d’Erilche diventa la corrispondente privilegiatadi Nievo: l’ultima lettera da lui scrittaprima della morte nel 1861 è diretta a lei. Nella lettera al cugino Ippolito accennaalla stesura di una suaopera: “Iosonoingolfato apiene vele inun mioromanzo nelquale vivotutte le oredella mattina,maledicendo lavista e lostomaco chenon mipermetterebberodi perdercidietro anche ildopo pranzo e lasera”. Si riferisceindubbiamentead uno dei dueromanzi del 1855,Angelo di Bontà e IlConte pecorajo, manon è possibile individuare con sicurezzaa quale dei due rimandi.

BCU, ms.f.p. 2535/9Lettera di Ippolito Nievo a Carlo Gobio

Mantova 26 settembre 1855

1 c., 228x143 mm

Indirizzata a Bellagio, dove il cuginorisiede spesso nella sua villa o in quelladella famiglia della moglie Bice Gobio, esoffusa di mestizia dovuta alla distanza edalle “precoci melanconie dell’autunno”,gli comunica di aver terminato l’Angelo di

Bontà: “Il mio zibaldone è all’ordine: misiano ora clementi i capestri dei tipografi!Solo mi spiace non poter forse recarecostassù il manoscritto onde tu mi dica iltuo sentimento e, non avendo potuto altro,mi suggerisca qualche miglioriafilologica”. Il romanzo vedrà la luce a

Milano nel 1856.

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BCU, ms. f.p. 2535/13Lettera di Ippolito

a Carlo Gobio

Colloredo di Monte Albano,

7 febbraio 1856

2 c., 214x135 mm

Scritta dal castello diColloredo in unmomento di profondamalinconia(“umoraccio così neroche ho annojato me egli altri”), si soffermasul paesaggio che locirconda: “iotrovavabelli comesempre iprospetti diquestecolline, l’aria,più che nonsuole inquestastagione,temperata, icostumi dellagente semplici epatriarcali,grazioso epittoresco illinguaggio”),Riporta anche uncenno al ritardocon cui uscirà ilsuo romanzo,Angelo di bontà,

dovuto ad unamalattia del suo amico milanese, PierAmbrogio Curti, cui aveva dato l’incaricodi trovare uno stampatore.

BCU, ms. f. p .2535/14Lettera di Ippolito a Carlo Gobio

Colloredo di Monte Albano, 11 marzo 1856

2 c., 200x142 mm

In questa lettera, scritta alritorno di una passeggiata didue tre ore per valli e collinee dopo “il tramonto dellamia Luna, la quale di pienache era s’è fatta scema, edi scema nulla” (si vedale precedente del 7febbraio 1856), dànotizie dellapubblicazione in rivistedi alcune novellecampagnole, la primadelle quali Il Varmo

uacì a puntate su«L’Annotatorefriulano» tra ilmarzo ed ilmaggio diquell’anno.Nievo esprime

anche l’intenzione,che non ebbe seguito,di riunire queste edaltre novelle analoghein volume che, coltitolo di Novelliere

campagnuolo, apparvesolo nel 1956.Invitando in chiusural’amico scrive:“Pensaci bene poichènoi pure abbiamola nostra Brianzala quale se patisceconfronti non li patisceperò il cuore”.

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BCU, ms. f. p. 2535/18Lettera di Ippolito

alla madre Adele Marin

Grado, 24 luglio 1856

2 c., 203x127 mm

Nella lettera inviata dal luogo in cuitrascorre brevi giornate al mare con gliamici, Ippolito fa una descrizione poeticaed ironica del piccolo borgo e dei suoiabitanti, ritoccando l’immagine che diquesto paese “corre per le bocchecomunemente”. Scrive infatti che “non èvero che vi si beva l’acqua di mare (bensìquella più gustosetta delle paludi), non èvero che vi si conservino pretti pretti icostumi antidiluviani,benchè le frequenti crie

[bandi] fatte dal balconedella Podestariaricordino alcun poco itempi dellaSerenissima”. Ci sonoanche riferimenti allavita balneare (“illusso orientale deibagni”) che siriduce a duecasotti, uno per lefemmine vicino alpaese mentrel’altro per il“povero sessomaschile vasempre piùallontanandosisulla spiaggia,di mano inmano che sifa più schivoil pudore delleprime”.

BCU, ms. f.p. 2535/19Lettera di Ippolito

alla madre Adele Marin

Colloredo di Monte Albano, 11 agosto 1856

1 c., 218x130 mm

Nella lettera indirizzata alla madre aMantova subito dopo il rientro da Grado,la informa di come trascorre le giornate trail tempo passato con Rodolfo di Colloredo“che ci è gentile d’ogni cortesia, e ci menaa trottare qua e là nelle vicinanze”,l’andata in città, “Venerdì saremo a Udineper goderci le corse et reliquia”, fino allapartenza il martedì successivo per la“smorta Lombardia”, con la previsioneper la fine di agosto di essere da lei aMantova. C’è anche un riferimentoscherzoso ad alcuni

manoscritti dipoesie(“Documentisegreti fino alXX”) chechiede allamadre diricercare.

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BCU, ms.f.p. 2550Lettera di Alessandro

al fratello Ippolito Nievo

Curcuraci (ME),

5 agosto 1860

2 c., 211x133 mm

Il fratelloAlessandro,impegnatoanch’egli nelletruppe garibaldine,si tiene in contattocon il Ippolitochiedendogli di fargliavere notizie deifamiliari. Scrive diprestare servizio senzaricevere né paga névitto, in una situazioneconfusa in cui le due truppesono così vicine che “lenostre sentinelle sonodistanti non più di 10 metrida quelle dei Regi “.Alessandro, terzogenito diAntonio e di Adele,ingegnere, era nato a Udinenel 1839: dal suomatrimonio con AmaliaVivaldi nacque un figlio,Ippolito, a cui si deve lacontinuazione dellafamiglia Nievo.

BCU, ms. f. p. 2553/9Lettera della madre Adele

ad Ippolito

Mantova, 23 agosto 1860

1 c., 212x137 mm

Con questa lettera inviata a Palermo, lamadre chiede notizie di altri garibaldinisperando di poter comunicare loro notiziealle famiglie con cui lei è in contato. Soloal termine si informa di Alessandro, l’altrofiglio pure in Sicilia: “ti raccomando il mioAlessandro, povero diavolo! È propriodisgraziato. Eppoi se sarà ufficiale avrà

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BCU ms. f.p. 2555/2Lettera di Andrea Cassa

a Ippolito Nievo

Brescia, 5 febbraio 1854

2 c., 230x180 mm

Andrea Cassa (1828-1907) diCastenedolo, condivise con Nievol’esperienza toscana del ’49: laureato ingiurisprudenza a Padova, ricoprì poiincarichi pubblici a Brescia.È una delle dieci lettere, scritte adIppolito tra il 1854 ed il 1857 e conservatealla Joppi, con la quale ringrazia l’amicodell’ospitalità offertagli presso la casa diMantova. A questa Ippolito rispose il 7seguente, scrivendo tra l’altro: “E voglioscrivere, scrivere, scrivere… finchè altriavrà pazienza di leggere, ed aldi là. Voglio scrivere in verso,in prosa, in tragico, in comico,in sublime, in burlesco, inin[chiostro] bleu ed ininchiostro nero, in carta realee in carta lazzerona!”

meno bisogno di me, che t’assicuro non sodove più dar la testa”. Adele Nievo rivela di vivere lunghiperiodi di angoscia trascorsi senzaricevere alcuna notizia dei figli impegnatinella Spedizione.

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BCU, ms. f.p. 2533Ippolito Nievo, La Vigilia delle Nozze

6 c., 295x207 mm

Questa novella, il cui manoscritto èconservato integralmente, vennepubblicata nel marzo 1860 sulle rivistemilanesi, rivolte ad un pubblicofemminile, «Le Ore casalinghe» e il«Giornale delle Famiglie. La Ricamatrice»dell’editore Lampugnani.Nievo scrive La Vigilia sul verso di alcunecarte (forse bozze tipografiche) condisegnati figurini di moda, dei mesi digiugno e luglio 1857 del «Corriere delledame», altra rivista femminile di cuiera collaboratore; anche questanovella, come altred’ambientazionerurale, sarà poi editanel Novelliere

campagnuolo e altri

racconti solo nel 1956.

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BCU, ms. f.p. 3953Ippolito Nievo, Gli amori garibaldini.

2 c., 171x114 mm

Molte delle poesie che formano l’operavennero composte o abbozzate da Nievo,Cacciatore delle Alpi durante la campagnadel 1859, su un quaderno (“librattolo”)che, donato successivamente dallafamiglia al Museo del Risorgimento diMilano, venne distrutto durante unbombardamento nel corso del secondoconflitto mondiale. Il volume uscì nelgiugno del 1860 quando Ippolito era aPalermo, vice Intendendente per l’esercitogaribaldino.Le due carte autografecontengono solopoche parti, convarianti rispetto altesto stampato: ilProemio, i versifinali delle poesieLX, Alla mia dolce

Bigia, LXVI,L’ultimo inno eLXIX, Alle

illusioni.

BCU, ms. f.p. 2557/9Schizzo autografo di Ippolito Nievo,

a matita ed inchiostro

1 c., 213x271 mm

Il disegno rappresenta i luoghi del Friuli,Torlano e l’alta valle del Torre, in cuiNievo ambienta Il conte percorajo. Storia del

nostro secolo. Si tratta del suo primoromanzo, scritto tra il 1855 ed il 1856, cheverrà pubblicato nel 1857 a Milanodall’editore Vallardi, grazie allamediazione del cugino Carlo Gobio che gliprocura un “buonissimo contrattodelle L. 450”.

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BCU, ms. f. p. 3952Ippolito Nievo, Angelo di Bontà.

Storia del secolo passato.

[116] c., 255x190 mm

Questa è la prima redazione del romanzo,che risale all’estate del 1855 e che nonvenne usata per l’edizione a stampa.Formato da 10 fascicoli non rilegati,riporta nella pagina finale l’Indice con, amargine, un profilo di donna a matita,sempre di mano diIppolito.

Iniziato quando Nievo aveva già steso laprima redazione de Il Conte pecorajo nellaprimavera dello stesso anno, venne peròdato per primo alle stampe: uscì infattidall’editore milanese Ernesto Olivanell’estate del 1856 e, subito dopo, ilfratello di Ippolito, Alessandro, consegnòal libraio Mario Berletti di Udine 55 copiedell’opera da vendere per contodell’autore.

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BCU, ms. 2557/1-3Tre telegrammi del 1861 sulle ricerche

successive alla scomparsa di Ippolito

Nievo

Nell’incertezza seguita alla sparizione delpiroscafo Ercole, due amici di Nievo ed ilfratello Alessandro inviano a Mantova aBonoris, che assiste la famiglia in questodrammatico momento, presunte notiziesulla sorte dell’Ercole.

Milano, 28 marzo 18611 c. , 257x205 mmTelegramma di Conti a Gaetano Bonoris

“Finora nessuna notizia ufficiale sul contodi Ippolito. Ho però gravi timori”

Milano, 29 marzo 18611 c., 257x205 mmTelegramma di Alessandro Nievo

a Bonoris che inizia con “Duratuttavia incertezza” nel quale esprimegrande preoccupazione per comecomunicare le notizie alla madre,Adele Marin.

Brescia, 30 [marzo] 18611 c., 257x205 mm

Telegramma di

Pernetti a Bonoris

Riferisce di un dispaccioarrivato da Costantinopoli cheparla di uno sbarco di italianiin Albania: “Forse Ercole con

Ippolito Nievo. Speriamo”

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Le schede delle opere provenienti

dalla Biblioteca Comunale Teresiana

di Mantova

sono a cura di Raffaella Perini

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Mantova, Biblioteca Comunale

Teresiana, ms. 1052 (I.I.35);1852 aprile (c. IIr); mm 212x148 (c. 1r);controg.-I-IV, cc. 62, I’-III’-controg.; 6fascicoli: 1-510, 612.Legatura in cartone rivestito dicarta goffrata marrone a motivifloreali e dorso in pelle, reintegratoin sede di un restauro conservativoeffettuato, come per tutti imanoscritti nieviani, nel 1993, condorature costituite da filettisemplici alternati a un piccolomotivo a intreccio. Copia recentemente rivalutatacome autografa da MaurizioBertolotti, curatore del testonell’edizione nazionale delle Operedi Nievo (Marsilio, 2006). A c. IIr silegge la dedica Pòrti in fronte il tuo

nome/ o Emanuele Ottolenghi/ questo

mio primo saggio drammatico/ che tu

mi inspiravi/ nella solitudine di

Colloredo./ I.N./ aprile 1852. Comerisulta da una nota a pennadell’allora direttore della BibliotecaCesare Ferrarini (1925-1947) e dalladocumentazione interna, il volume fuqui depositato il 23 novembre 1929dall’ingegner Antonio Nievo del fumaggiore Ippolito, nipote del patriota,assieme al frammento del Pescatore d’anime

e alla raccolta di traduzioni, anche conl’intenzione di onorare la memoriadell’illustre scrittore nella ricorrenza delcentenario della nascita. Della generosaconcessione fu immediatamente informataa mezzo stampa la comunità locale (cfr.BCMN, Archivio Storico. Atti, 1929novembre 23, 1166, ecc.).

(cc. 1r-62v) Ippolito Nievo, Emanuele

Mantova, Biblioteca Comunale

Teresiana, ms. 1028 (I.I.11);cart.; 1857; 1., mm 277x193, cc. 79, 4fascicoli cuciti: 1-324, 47; 2., mm 296x201 (inbifolio mm 320x228), cc. 69, fogli scioltiraccolti in fascicoli: 122, 224, 320. I due scartafacci, autografi, corrispondonoalla prima stesura delle tragedie, epertanto essi non trovano puntualecorrispondenza con le edizioni a stampa (acura di Vincenzo Errante, Lanciano, R.Carabba, 1914 e 1919 rispettivamente, e acura di Emilio Faccioli, Einaudi, 1962).Come risulta dalla documentazioneinterna della Biblioteca e da

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Mantova, Biblioteca Comunale

Teresiana, ms. 1053 (I.I.36); cart.;1859 aprile (c. 1r) - agosto (cc. 36r,52r); mm 128x77 (c. 6r); controg.-I,cc. 60, I’-II’-controg.; 6 fascicoli: 1-410, 512, 68; titoli alle cc. 1r, 36r, 52rche fungono da frontespizi dellesezioni, e alla c. 59r. Legatura coevain pelle marrone con integrazionedel dorso di restauro, su cartoncino,con zigrinature di diagonali e cornicedi tripli filetti sui piatti; un ganciometallico sul taglio davanti e, lungo iltaglio anteriore, un inserto di pelle checontiene uno stilo con punta metallica emanico in legno; guardie rivestite dicarta stampata a minuti motivi florealiblu, che nella parte posteriore costituisceuna tasca a soffietto. Autografo. Si vedano le notizie riportateper il ms. 1052. I testi, suddivisi in

una nota a penna di Ada Sacchi Simonetta,direttrice negli anni 1902-1925, posta sullacamicia che raccoglie i due manoscritti,essi furono qui depositati dal maggioreIppolito Nievo, nipote dello scrittore, il 1°luglio 1913, notizia che fu subitoufficializzata in una seduta dellaCommissione di Vigilanza della Biblioteca(cfr. BCMN, Archivio Storico. Atti, 1013luglio 1, 1078, ecc.).

1. (cc. 1-79) Ippolito Nievo, I Capuani.

Tragedia2. (cc. 1-69) id. Spartaco. Tragedia

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Mantova, Biblioteca Comunale

Teresiana, ms. 1054 (I.I.37); 1859dicembre; mm 81x147 (c. 1), in camiciamm 84x112; cc. 3: un bifolio e una carta,con integrazioni di restauro. Frammento autografo dell’abbozzo diromanzo edito da Iginio De Luca (Einaudi,1956). Sulla facciata anteriore della camicia

sezioni intitolate come qui di seguito, sonostati editi da Marcella Gorra nell’edizionedelle Poesie (Mondadori, 1970).

(cc. 1r-60v) [Traduzioni], di IppolitoNievo. 1. (cc. 1r-35r) Canti popolari della Greciamoderna. (Raccolta di Marino Vreto.Versione di Ippolito Nievo). 2. (cc. 36r-51v)Heinrich Heine. L’Intermezzo di EnricoHeine. (Versione di Ippolito Nievo). 3. (cc.52r-58v) Heinrich Heine. Altre versioni daEnrico Heine. (cc. 53r-55r; 57v-58v) DallaGermania, I-II; IX; VI. (cc. 55r-57v) DaiNotturni. Il pellegrinaggio al santuario diKewlaar, I-III. Un Asrah. La sveglia. Labarca. 4. (cc. 59r-60v) Traduzione d’alcunecanzoni popolari tedesche [raccolte daHeinrich Heine]. I, l’avventura diSchwartenhals. II, L’abito di Ghita. III, Lacanzone delle oche.

si leggono due note di Cesare Ferrarini: Sei

paginette di taccuino autografe: le sole che oggi

restano delle 29, vedute dal Mantovani («Il

poeta soldato», Milano, Treves, 1900). Si vedainoltre quanto riferito per il ms. 1052.

(cc. 1r-3v) Ippolito NievoIl pescatore di anime

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Tesi che Ippolito Nievo di Mantova si propone

difendere nella sua publica promozione al grado di

dottore in ambe le leggi nella Imp. Regia Università

di Padova, novembre 1855.

Padova, dalla tipografia Bianchi al Santo, [1855]8 p., 22 cm -BCU

La “disputa per laurea” venne sostenuta da Nievo- dopo aver superato, tra il 27 marzo ed il 15novembre precedenti, i quattro “esami rigorosi”che comprendevano tutte le materie dei quattroanni di studio - il 22 novembre 1855: comeprevisto dal Regolamento Universitario, ilcandidato doveva presentare unapubblicazione con una serie di temi sulle

varie materie da svolgere davanti alla Commissione.Il fascicolo contiene ventiquattro temi divisi in otto materie,

Diritto naturale e penale, Statistica, Ex Jure ecclesiastico, Diritto romano efeudale, Diritto civile austriaco, Diritto mercantile, Scienze politiche e Procedura.

BCU, ms. f.p. 3901Diploma di laurea di Ippolito Nievo

conseguito all’Università di Padovail 22 novembre 1855. 1 c., 395x573 mm

Pochi giorni prima di compiere 24 anni,Ippolito ottiene la laurea in ambe le leggiall’Università di Padova, dove si eratrasferito nel 1852, iscrivendosi al terzoanno, dall’Università di Pavia.Dopo il conseguimento della laurea, ilpadre Antonio lo inviò a far pratica nellostudio del notaio mantovano FrancescoTamassia, amico di famiglia; su questabreve esperienza Ippolito scherza conl’amico Arnaldo Fusinato, che pure erastato avviato all’esercizio del notariato inuno studio di Castelfranco: “Tu sarai ilGiotto del Cimabue Savorgnan, io delCimabue Tamassia, e rogheremo nei nostriatti il testamento dell’umanità”.

BCU, ms. 3901 ter

Passaporto austriaco rilasciato

a Ippolito Nievo

Venezia il 14 settembre 1858 2 c., 400x270 mm

Il Reisepass, Passaporto Regio Imperiale Regio Austriaco, venne rilasciato al “possidente”Ippolito (dalla statura “alta”, dai capelli “neri”, dagli occhi “castagni neri”, dalla bocca

“ordinaria”, dal naso “profilato” e senza “marche visibili”), abitante a Udine (dove risultaerroneamente anche nato) per viaggiare da Udine “allo Stato Pontificio, Toscana, Regno

Due Sicilie, Baviera, Sassonia, Prussia e Francia”. Valido per due anni, risulta esserestato vistato un’unica volta, a Ponte Chiasso il 5 maggio del 1859.

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Le Muse d’Aquileja [di] Ippolito Nievoin Nelle nozze di Pisana di Prampero e di

Luigi Chiozza. Rovigo, Imp. regio privil.prem. stabilimento Minelli, 1857, 19 p.,29 cm BCU

I versi, richiesti a Nievo dal “rustico esimpatico Verzegnassi”, celebrano leseconde nozze dell’imprenditore echimico Luigi Chiozza (per il cuiprecedente matrimonio Nievo avevacomposto Gli amori) con Pisana diPrampero, la cui famiglia era legata daantichi vincoli con i Colloredo e poi anchecon i Nievo. Pisana, figlia del conteGiacomo di Prampero, morirà nel marzo1858, dopo aver dato alla luce una bimba.Le Muse vennero poi pubblicate nel 1858all’interno della raccolta Le lucciole, nellaparte Veglie e sogni. Francesco Verzegnassi, commercianteudinese di sete, viene nominato spesso -insieme a Teobaldo Ciconi, CamilloGiussani e all’amico d’infanzia AntonioGiavedoni - nelle lettere scritte da Nievo: alui Ippolito dedica la novella Il Varmo.

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Gli amori di Ippolito Nievo. Rovigo, i.r.privil. prem. Stabilimento tipograficodi A. Minelli, [1854], p. [5]-22, 29 cmBCU

In una lettera datata 19 giugno 1854,Ippolito scrive all’amico Andrea Cassa:“Oggi me ne andrò a Fossato adarrabbattarmi colla ispirazione indarnoevocata d’una poesia per nozze; spero chela mia volontà avrà alla fine ilsopravvento, e che ne uscirà vittorioso unCarme monstre intitolato Gli Amori.”Il 5 novembre successivo il carme vienenuovamente pubblicato, con modifiche,sulla rivista di

Due fiori camperecci.

Poesie di Ippolito Nievo.in Pel fausto sposalizio di Elisa Plattis con

Gregorio Braida. Udine, TipografiaVendrame, 1857, [16] p., 23 cm BCU

Luigia e Francesco Caratti, che si eranorivolti a Camillo Giussani per avere daNievo questi versi, nella dedica di questapubblicazione scrivono:”In mezzo a cosìviva e sincera allegrezza, eccovi, o sposibenavventurati,, questi due fiorellini, cuisi piace a cogliere sui campi la musa diIppolito Nievo”. I due “fiori” si intitolano:La strega e La Filomena. Elisa Braida è unadelle cugine di Padova di Ippolito.Ne Le lucciole del 1858, in Veglie e sogni,

vengono riproposti accanto ad altri trecomponimenti riuniti tutti sotto il titolo

I fiori camperecci.

Camillo Giussani, «L’Alchimista friulano»,con la quale Nievo aveva iniziato acollaborare dall’anno precedente e nel1855 viene inserito nella secondaraccolta udinese deisuoi Versi.

Il raroesemplare diquestapubblicazione,uscita inoccasione dellenozze di MariaLazzari edAngela Chiozzarispettivamentecon Luigi Chiozzae Carlo Kechler(Udine, 20 luglio1854) conservatapresso laBiblioteca “Joppi”,è privo dellacopertina e dialcune carte.

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Il matrimonio [di Ippolito Nievo]In Nozze Farlatti-Colombichio. Gorizia,Premiata tipografia Paternolli, 1854, [15]p., 27 cm BCU

La prima stesura della poesia nuziale èriportata in una lettera, scritta daIppolito all’amico Andrea Cassa il 14febbraio 1854. Composta dietrorichiesta dell’amico per unmatrimonio che doveva celebrarsiin tempi ravvicinati (“Eppoi

scrivermi l’altro ieri per un

matrimonio che succederà il venti

corrente!!), vieneinveceusata, convarianti, perle nozze diEugenioColombicchiocon ElenaFarlatti. Ladedica riporta:A te diletta Elena

oggi sposa al

nobile Eugenio de

Colombichio questi

versi del nostro

valente poeta

Ippolito Nievo i tuoi

fratelli Francesco e

Valentino lieti delle

tue gioje intitolano e

donano. S. Daniele I.

giugno MDCCCLIV

Il matrimonio vennepoi inserito nellaprima raccolta di Versi di Nievo, uscita aUdine lo stesso anno dalla TipografiaVendrame.

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Il fiore d’eternità [di Ippolito Nievo]In Nella fausta occasione delle nobili nozze

Cavriani-Plattis. Rovigo, i.r.privil. prem.Stabilimento Minelli, 1859, 10 p., 29 cm BCU

Le sette anacreontiche, composte per losposalizio di una cugina (da parte dellamadre Adele) del Nievo, riportano ladedica di Eugenio Braida, per ilmatrimonio del quale con un’altra suacugina, Elisa Plattis, Ippolito aveva scritto,due anni prima, Due fiori

camperecci.

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De arte amandi. All’amica

[di] Ippolito Nievoin Prose e versi di autori vivi e morti, Padova,Tipografia Antonelli, [1855], pp. 39-4414 cmBCU

In una lettera del febbraio 1855, Nievoriporta l’avviso editoriale dell’operetta,curata da Leonardo Anselmi, che stava peruscire a lire austriache 1 per i primi 500associati, e che vede, oltre alle terzine diIppolito, anche i versi di Andrea CittadellaVigodarzere, Luigi Carrer, ArnaldoFusinato, Giuseppe Giusti e dell’udineseCamillo Giussani, il redattore de«L’alchimista friulano» che pubblicò, afine 1853, i primi scritti udinesidel Nievo. In realtàquestovolumettodovevacostituire, nelleintenzioniespresse dalcuratore neldicembre 1854, unaStrenna per il

Capodanno 1855 ma,a causa del forteritardo, uscì invece inquesta veste.

La composizione De

arte amandi vennesuccessivamente rivistaed inserita primanell’«Alchimista» e poinella seconda raccolta diVersi di Ippolito Nievo,pubblicata a Udine nel1855.

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Versi di Ippolito Nievo,

Udine, Tipografia Vendrame,1855187, [1] p., 20 cm

Nella seconda raccolta udinese,pubblicata in centosessantaesemplari, compaiono i versi cheNievo continua a comporre tra il1854 ed il 1855 per la rivista«L’Alchimista Friulano». Ècorredata da un’Errata corrige

predisposta tra fine giugno edinizio luglio 1855, dopo cheCamillo Giussani, direttore delgiornale, gli ebbe inviato aMantova il fascicolo stampato,proprio per essere emendato.

Angelo di bontà.

Storia del secolo passato

di Ippolito Nievo. Milano, presso l’editoreErnesto Oliva, 1856, 331, [3] p., 18 cmBCU

Il primo romanzo edito di Nievo, scrittonello stesso anno in cui aveva ancheiniziato la stesura de Il Conte pecorajo, il1855 – anno in cui pubblica articoli,novelle, versi su diverse riviste e conseguela laurea in ambe le leggi - è ambientato aVenezia nel 1749. Nella prefazione silegge: “Concedi, o discreto lettore, cheprima di assalirti da novelliere, mi tipresenti da amico a confessar ciò che

pochi sarebbero ingrado di confessare sulbel principio d’unracconto, che la miastoria, cioè, è storiavera da capo afondo”. L’opera, uscitaall’iniziodell’estate del1856 dietro il solocompenso dicentocinquantacopie delvolume, nonsoddisfò moltol’autore che,dopo essersirammaricatoper i tempilunghi distampa,ebbe alamentarsidi “620”

errori di stampa.

Il volume iniziacon i versi Poeta e

prossimo. Ad Arnaldo

Fusinato checonsacrano quindipubblicamentel’amicizia instauratasitra i due, dopo riserveiniziali da parte diNievo. Fusinato,patriota e verseggiatoreromantico e giocoso, èl’autore dell’Ode a Venezia

(Il morbo infuria, il pan ti

manca,sul ponte sventola

bandiera bianca!) scritta perla caduta della Repubblicadi Daniele Maninnel 1849.

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Le odi di Saffo Lesbia letteralmente

volgarizzate

in Per le faustissime nozze del conte Fabio

Beretta colla nobile Teresa Reali, Udine,Tipografia Turchetto, 1856, 13 p., 24 cm(p. 7-11)BCU

L’opuscolo per nozze contiene tre odi diSaffo: A Venere; All’amata; Sopra se stessa

pubblicate a cura e con note dell’udineseFrancesco Florio e tradotte da Ippolito

Nievo, “un mio amico” lo chiama nelladedica il Florio; il nome del traduttore noncompare però sulla pubblicazione Lafamiglia dei conti Florio era vicina di casaa Udine dei Nievo: nelle lettere alla madre

Adele, Ippolito indica l’amico Francescocon il nome di “Checco” o Checchino” Le odi furono inserite nel 1858 nellaraccolta Le lucciole, nella parte Note

d’amore.

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Le nuvole d’oro.

Note d’amore di Ippolito Nievo

in Auspicate nozze Venanzio-Bergamo.Udine, Tipografia Lib. Vendrame, 1856,[25] p., 24 cm

La dedica, datata Udine 11 ottobre 1856 erivolta alla sposa da Teresa e da GiulioAndrea Pirona, rispettivamente sorella ecognato, riporta: “Vi offeriamo alcuniversi di un poeta il quale per certo sarà in

Le lucciole. Canzoniere di Ippolito Nievo(1855-56-57), Milano: coi tipi di GiuseppeRedaelli, 1858, 192, p., 16 cmFondo Famiglia Nievo

Le poesie che compongono il Canzoniere,stampato come strenna a Milano nel 1858,furono definite dall’autore “fantasiestrambe ed enigmatiche”. Pubblicate invari periodici, fanno parte dei Bozzetti

veneziani, I Fiori Camperecci e Le nuvole

d’Oro.

Come il Giusti, Nievo è convinto che lapoesia debba avere un’utilità sociale, ilsuo scopo è quello di scuotere gli italianidall’apatia e dalla rassegnazione in cuisono caduti e spronarli all’azione. L’intento è particolarmente evidente neiBozzetti veneziani dove il messaggiopatriottico è mascherato da metafore e

allusioni per superare le maglie dellacensura.

Italia onorato, e letti da voi riceverannomaggior grazia”. Proprio negli stessi mesiNievo aveva anche scritto una recensionead un’opera del futuro conservatore dellaBiblioteca, Giulio Andrea Pirona, Voci

friulane significanti animali e piante, diPirona.I versi sono scanditi in undici partiintitolate: Le montagne. L’apologo,L’abisso.

La cascata. Il ritorno. La maestra. La spia. Il

risorgimento. L’addio. Lo svegliarsi. Le nuvole.

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La pazza del Segrino. Novella di Ippolito

Nievo. Volume unico. [segue:]La viola di San Bastiano. Novella paesana.

Milano, per Francesco Sanvito successorea Borrone e Scotti, 1860142 p., 15 cm

Le due novelle di Nievo vengonopubblicate in apertura di un volumemiscellaneo della collezione Florilegio

romantico, serie decimaquarta, insieme ascritti di altri autori.

La pazza del Segrino, che narra di unavicenda drammatica ambientata inBrianza, era stata spedita da Nievo a fine1855 all’editore Lampugnani per esserepubblicata in una delle sue riviste

femminili ma venne da questiresa all’autore perché, scriveIppolito “diceva nonconvegnirli la lunghezza e ilgenere contadinesco alla

Carcano”.Per La viola di San Bastiano,

che fa parte della trilogia del1856 del contadino Carloneinsieme a Il milione del

bifolco e a L’avvocatino,Nievo prese spuntodalla località diRamandolo.

Prima di essere raccolte involume, apparvero sulsettimanale dello stessoeditore Sanvito «IlFuggilozio. Amenitàletterariecontemporanee».

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Ippolito Nievo, Il Barone di Nicastro.

Novella. Volume unico. [seguito da:]La corsa di prova [seguito da:]La pazza del Segrino [seguito da:]La viola di San Bastiano. Novella

Milano, per Francesco Sanvito successorea Borroni e Scotti, 1860[2], 148, 142, [2], 131, [3] p., 15 cmBCU

In questo volume composito, l’editoreSanvito – per un’operazione di puro tipocommerciale - riunisce quattro novelle diNievo (le ultime due delle quali comparsein volume a se stante), aggiungendo altermine i fascicoli di un’opera di GiuseppeBersezio pubblicata l’anno precedente.Il Barone di Nicastro, “romanzetto satirico”,venne scritto per «Il pungolo» dietro

richiesta del direttore Leone Fortis: sullarivista comparvero però nel 1857, con iltitolo Le disgrazie del numero due, solo iprimi quindici capitoli, gli stessi cheuscirono anche su «Il Fuggilozio». Suquest’ultima rivista era stata pubblicata, il30 maggio 1859, La corsa di prova, laseconda opera inserita dall’editore Sanvitoin questo volume.

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Gli amori garibaldini di Ippolito Nievo.

Milano, Tipografia di P.Agnelli, 1860, 96, p., 20 cmFondo Famiglia Nievo

La raccolta di poesie, quasi una “cronaca poetica” della partecipazionealla seconda guerra d’Indipendenza, viene consegnata da Nievo, prima di partire

per la Sicilia, all’amico Cesare Cologna, perché ne segua la stampa.Enigmatica l’ultima lirica, Partendo per la Sicilia, 103 puntini e un punto di domanda

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Ritratto di Ippolito Nievo realizzato da GustavinoLe Confessioni d’un Italiano – I ed. a cura di F. Palazzi – Milano

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amore passato presente e futuro” (Lettere,). Prima manifestazione di quell’umorismonieviano che resterà poi componenteessenziale anche nel capolavoro, l’esordiodel romanziere sarà completato pochimesi dopo (aprile 1851). Esplicita (etutt’altro che ambiziosa) la funzione di unesercizio narrativo pensato e progettatofin dall’inizio a scopo terapeutico: distaccoda una ancora bruciante esperienzasentimentale, autoanalisi di un grovigliodi sentimenti che lo aveva colpito quasi atradimento, sfogo privato per intantoattuabile per via meramente letteraria econ procedure assai più sterniane cherussoviano-ortisiane.L’anno dopo l’Antiafrodisiaco fu rivisto etrascritto in una bella copia che è appuntol’autografo qui esposto e che, conservatoora a Roma nel fondo della FamigliaNievo, si apre con una Nota che, datata 16novembre 1852, è utile da un lato perdatare il manufatto, e conferma dall’altrol’intenzione dell’autore di non renderepubblica una “storiella” che pure gliserviva a ricordare “qualche caromomento”. A suffragare l’intenzionedell’inedito già provvede del resto,nell’autografo, il frontespizio che, vergatoin grassetto e posto all’interno di un ovaleappositamente disegnato, si presentaesattamente così.

Anti-afrodisiaco

per l’Amore Platonico… di

I.

A indicare l’autore, non dunque per estesonome e cognome, ma soltanto una inizialeche si potrà intendere sia come di

segretamente (all’inizio cioè senzanemmeno parlarne all’amico) si innamorò.Fu un appassionato primo amore che simantenne sempre in un ambitopuramente platonico, e del qualeconosciamo gli empiti e le vicende quasigiorno per giorno attraverso la settantina

di lettere che alla fanciulla amata ilgiovane Nievo continuò arecapitare fino al luglio 1850.Com’è noto, proprio a questaesperienza personale si legadirettamente il primoromanzo dello scrittore,anche se la vicenda vi è

rivissuta e rovesciata nellaprospettiva satirica e

sarcastica alla quale giàl’originale intitolazionedà immediataevidenza. Ed èancora all’amicoche il 12 agosto1850 egli ne dà ilprimo annuncio,informandolodi avercominciato ascriverequella chedefinisce“unastoriella

delmio

Antiafrodisiaco per l’amor

platonicom.s. 200x160 mm p. 361 – Famiglia Nievo

Ippolito Nievo era uno studente licealequando (ultimi giorni del 1848) AttilioMagri gli presentò quella Matilde Ferraridella quale ben presto e

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Ippolito], e sia, più fondatamente, conallusione a uno dei protagonisti, come diI[ncognito].S’intende peraltro che l’atto stesso dellarevisione-trascrizione basta a renderepalese l’importanza che l’autorecomunque riconosceva al suo primoromanzoLa copia autografa è un grosso quadernocomposto da fogli in origine bianchi cheNievo, sul margine esterno, ha numeratoper pagine in alto sul margine esterno da 1a 361 (bianche le ultime tre carte) In ognifacciata l’autore stesso ha però ricavatoun perfetto riquadro che, divenutospecchio di scrittura, regolarmente,contiene 16 righe. E va aggiuntoche a confermarci di essere difronte a un testo definitivo èl’estrema rarità di cancellaturee dunque di varianti interne.Solo nei pochissimi casi incui, per distrazione, fossestata dimenticata unaparola, Nievo ha infattiprovveduto adaggiungerlanell’interlinea.

Edizioni

Giustamente presentata con la scritta“romanzo inedito”, la princeps è costituitadall’edizione (filologicamente pregevole)uscita nel 1956 per i tipi dell’editorefiorentino Felice Le Monnier a cura diCarlo Buscetta e Vincenzo Gentili, i qualidichiararono di essersi serviti di unautografo messo a loro disposizione daAntonio Nievo (e che, beninteso, è perl’appunto quello qui descritto). A seguire

Antiafrodisiaco

per l’Amor platonico, acura di Sergio Romagnoli,Napoli, Guida, 1983. Per mia cura, eall’interno della “Edizione nazionale”avviata dalla veneziana Marsilio, è ora incorso di stampa l’edizione critica, cheovviamente prevede l’integraleconservazione di tutte le anomalieortografiche, morfologiche, e anche

sintattiche dimatrice dialettale

che, notoriamenteattestate nell’intero

corpus degli scrittinieviani, sono

presenti in quest’opera giovanile con untasso di frequenza particolarmenteaccentuato.

Armando Balduino

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Ritratto a oliodi Ippolito Nievoin divisadi Cacciatore delle Alpi,chiuso in cornice doratacon rose scolpite, eseguitoda Giacomo Albè.Sul retro epigrafe di Carlo Leoni,cugino di Bice Gobio Melzi

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Tre disegni autografi, a matita, (cm 23x15)che raffigurano uno scorcio di: Babadello, Taranto e Otranto.A lato l’autore aggiunge: I. Nievo copiò

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Immagine d’epoca su supporto ligneo chereca l’indicazione: Le tre maghe di Grado.Le dame che ispirarono la novellasono le due contessine Cassis e AntoniettaApolloni Filippetti

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Foto d’epoca,Formato Gabinetto,di Ippolito Nievo indivisa di colonnellodei garibaldini.Sul retro, vergatada Ippolito, la data:Palermo19 febbraio 61.Probabilmente è lafoto annunciata dalNievo nella letteraalla cugina BiceMelzi Gobio, chereca la stessa data

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Modellino del piroscafo Ercolein bottiglia, eseguito a Trieste nel 1966

dal cap. R. Muntjan

Uniforme di Ippolito Nievocustodita in Marsala presso casa Caimi

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Le Confessioni d’un Italiano

Ippolito Nievo

1857 - 1858

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Mantova, Biblioteca

Comunale Teresiana, ms. 1029.1-3

(I.I.12); 1857 dicembre - 1858 agosto;

mm 212x167 (v. 1, c. 1); numerazione che

ricomincia per ogni volume: v. 1,

controg.-I-III, cc. 118, I’-controg.; v. 2,

destro di mm 30 (v. 1, c. 1), mentre la

scrittura occupa tutto il restante spazio;

evidente al centro dei fogli la plicatura

sia in senso orizzontale che verticale.

Titolo e indicazione del volume in

numeri romani, sul recto della guardia

controg.-I-II, cc. 120, I’-controg.; v. 3,

controg.-I-II, cc. 119, I’-controg.;

numerazione complessiva dei fascicoli in

cifra arabe, a penna (illeggibile per il fasc.

4 e assente per il fasc. 5): 1-324, 422, 524; 6-

1024; 11-1224, 1320, 1428, 1523; margine

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che precede l’inizio del testo; a c. 1r del

v.1 viene replicato il titolo che, come le

indicazioni delle partizioni dell’opera in

capitoli poste a centro pagina, è

variamente sottolineato. Legatura in

cartone telato nero; la tela è stata

integrata in sede di restauro ai margini

e sui dorsi, che presentano solo residui

di una decorazione dorata costituita da

doppi filetti formati da puntini,

evidentemente con numerazione

in cifre arabe dei volumi caduta,

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salvo che per il v. 1.

I tre quadernetti rappresentano la bella

copia del testo licenziato dall’autore, e

sono pertanto il testo di riferimento per le

edizioni critiche dell’opera.

Una nota a matita di Ada Sacchi

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Simonetta, posta sul contropiatto

anteriore del primo volume, informa

che i tre manoscritti furono dati

in deposito dal maggiore Ippolito Nievo,

il 4 novembre 1913.

La notizia fu immediatamente

ufficializzata in una seduta della

Commissione di Vigilanza della

Biblioteca e diffusa a mezzo stampa sui

tre principali quotidiani locali, in un

comunicato in cui fu richiamato il

precedente arrivo delle due tragedie

Spartaco e I Capuani

(cfr. BCMN, Arch. Stor. Atti, 1913

novembre 4, 1493/116, ecc.).

(v. 1, cc. 1-118; v. 2, cc. 1-120; v. 3,

cc. 1-119)

Ippolito Nievo,

Le Confessioni d’un Italiano

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Le Confessioni di un Ottuagenario

Ippolito Nievo

1867

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Il romanzo, scritto tra il 1857 e il 1858, conil titolo Le Confessioni d’un Italiano, nontrova subito accoglienza presso gli editoriper il carattere fortemente politico. L’operaesce postuma, sei anni dopo la scomparsadell’autore, ma l’editore Le Monnier, a cuiNievo si era già rivolto ricevendone unrifiuto, accetta di pubblicarla modificandoin parte il titolo.L’amica poetessa Erminia Fuà Fusinato, a

Le Confessioni di un Ottuagenario

di Ippolito Nievo.Firenze, presso l’editore SuccessoriLe Monnier, 1867,2v.(XVIII°, 498, 596 p.),18 cmFondo Famiglia Nievo

cui si deve questa prima edizione,compose per l’occasione una poesia che glieditori decisero di premettere all’opera.“Questi versi compiono i brevi cennibiografici raccolti, e sono, come a dire, unadegna cornice al quadro meraviglioso ditante vicende che raccoglieva in questovolume il Nievo, con felicità di successostraordinario innestando alla fantasia lastoria.”

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Le Confessioni d’un Italiano

Ippolito Nievo

1931

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Le Confessioni d’un Italiano

di Ippolito Nievo. Prima edizione criticacollazionata sul manoscritto, a cura diFernando Palazzi, con 232 illustrazioni e22 tavole fuori testo di Gustavino. Milano,Edizioni Fratelli Treves, MCMXXXI – X,XXXVI, 585 p., 34,5 cmFondo famiglia Nievo

Per questa prima edizione critica, glieditori Treves, Treccani, Tuminelli, hannoscelto un volume di grande formato chemeglio potesse accogliere le tantissime ebelle immagini e le tavole fuori testo delGustavino (Gustavo Rosso).Il volume è preceduto da una lungaintroduzione del curatore che si concludecon un apparato critico delle precedentiedizioni dell’opera. Al termine, e primadell’indice, il curatore pone il prospettodelle varianti, capitolo per capitolo, dandoconto così delle differenze dalmanoscritto.

Illustrazione del Gustavino (cap.I, pag. 3)

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Illustrazione del Gustavino (cap.III, pag. 65)

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Annullo postale per le celebrazionidel centenario della morte

del poeta garibaldino Ippolito Nievo(1861-1961)

Edito a cura del Dopolavoro Filatelico NumismaticoEnal - Udine

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SRingraziamenti

La Fondazione Nievo ringrazia per la disponibilità e la preziosa collaborazione:

Maurizio Fallace – Direttore Generale MIBAC – DGBID

Stefano Trimarchi – Funzionario Amministrativo MIBAC – DGBID

Romano Vecchiet – Direttore Biblioteca Civica “V. Joppi” Udine

Francesca Tamburlini – Resp. Sezione Manoscritti e Rari Biblioteca “V. Joppi”

Federica Pellini – Sezione Manoscritti e Rari Biblioteca “V. Joppi”

Marco Biscione – Direttore dei Civici Musei di Udine

Tiziana Ribezzi – Conservatore del Museo Etnografico del Friuli

Lo Staff tecnico dei Civici Musei di Udine: Denis De Tina, Veniero De Venz, Marco Visintini

Irma Pagliari – Dirigente settore cultura, turismo e promozione Comune di Mantova

Cesare Guerra – Responsabile Servizio Biblioteche

Raffaella Perini – Coordinatrice Biblioteca Comunale Teresiana

Un ringraziamento particolare va al Prof. Armando Balduino e al Dott. Carlo Jovine

Si ringrazia per il contributo alla stampa la Fondazione Crup di Udine

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