“Io cerco te, Signore; · mi fe rmo in chiesa, ... «Vi supplichiamo in nome di Cristo:...

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“Io cerco te, Signore;la tua parola è la mia vita”.

(Ant. 1 dell’Ora media Lunedì 3 settimana).

Non è stato sempre così. Ma da più di un anno, ogni pomeriggio, do-po il sempre più necessario riposo pomeridiano, fra le 15 e le 16 circa,mi fe rmo in chiesa, davanti al tab e rn a c o l o, per prega re e meditare.Forse è il tempo più prezioso di tutta la giornata (dopo quello impe-g n ato per la Santa Messa). Riparto sempre rinfra n c ato e confo rt at oc o munque vadano le cose. Normalmente prego l’Ora media e, conLui, leggo e medito le letture della Messa del giorno. A Lui affido lamia vita e quella di ognuno di voi, dal più piccolo al più grande, dalpiù sano al più ammalato, da chi è pieno di fede e di amore per Lui achi è lontano e forse anche con Lui arrabbiato, perché le cose, a vari li-velli, non vanno proprio bene.Come pastore so di non fare molto per le sue pecore e allora le affidoa Lui stesso: provvedi tu a... e a....L’ a l t ro pomeriggio mi ha molto colpito l’antifona al primo salmodell’Ora media: “Io cerco te, Signore; La tua parola è la mia vita”.Quanto sarei contento, ho pensato, se sulla mia lapide potessero scri-vere: “Ha cercato il Signore; la Sua Parola è stata la sua vita!”.Sono certo: se fosse vero, vivrei e morirei tranquillo.

Il cammino

della Comunità

rispondere agli insulti; ad abbandonare la situazione frustrante; a ottenere l’ap-poggio degli astanti; a rimanere calmo in situazioni stressanti; ad accrescere lapropria autostima. Nel frattempo è utile sensibilizzare tutta la classe, trovare in-sieme strategie alternative, stabilire regole essenziali di convivenza, controllaregli incontri che si svolgono fuori della classe cercando di introdurre, nel tempolibero, attività interessanti e divertenti, che evitino la noia e il senso di abbando-no. Quelli che viviamo non sembrano tempi adatti alla valorizzazione degliaspetti prosociali del comportamento, che invece dovrebbero essere incrementa-ti sia in famiglia che a scuola. Sembrano dominare i Franti del libro “Cuore” (chenei più vari contesti talvolta si spacciano per Garrone), mentre i Garrone trova-no sempre meno spazi e rischiano il disadattamento in una organizzazione so-ciale nella quale valori un tempo importanti e che contribuivano a definirel’identità della maggior parte degli individui sembrano essere scomparsi senzaaver lasciato al loro posto “qualcosa che vale”.Operare per un’educazione pro-sociale può apparire pertanto un segno di ingenuità, una pratica inutile i cui ef-fetti sono annullati da quelli di segno opposto che maturano in molti ambientifamiliari e sociali. Tuttavia, almeno fino a che non dovesse essere considerato unreato che sovverte l’ordine dominante, vale la pena di impegnarsi in tal senso atrasformare l’ingenuità in speranza e progettualità.

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La paroladel Papa

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVIPER LA QUARESIMA 2009

"Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame" (Mt 4,2)

Cari fratelli e sorelle!

All'inizio della Quaresima, che costituisce un cammino di più intenso allenamento spirituale, la Liturgia ci ripro-pone tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l'elemosina, il digiuno -per disporci a celebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienza della potenza di Dio che, come ascolteremonella Veglia pasquale, "sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti.Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace" (Preconio pasquale). Nel consuetomio Messaggio quaresimale, vorrei soffermarmi quest'anno a riflettere in particolare sul valore e sul senso deldigiuno. La Quaresima infatti richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto pri-ma di intraprendere la sua missione pubblica. Leggiamo nel Vangelo: "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deser-to, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame"(Mt 4,1-2). Come Mosè prima di ricevere le Tavole della Legge (cfr Es 34,28), come Elia prima di incontrare il Si-gnore sul monte Oreb (cfr 1 Re 19,8), così Gesù pregando e digiunando si preparò alla sua missione, il cui iniziofu un duro scontro con il tentatore.

Possiamo domandarci quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe inse stesso buono e utile per il nostro sostentamento. Le Sacre Scritture e tutta la tradizione cristiana insegnanoche il digiuno è di grande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò che ad esso induce. Per questo nella storia dellasalvezza ricorre più volte l'invito a digiunare. Già nelle prime pagine della Sacra Scrittura il Signore comanda al

in volta diventa il capro espiatorio. A questa età le maggiori sofferenze nasconoproprio dalle dinamiche interne al gruppo: molto più che alla scuola materna èalle elementari e alle medie che i bambini si confrontano con quel sentimento co-sì doloroso che deriva dall’emarginazione. La migliore difesa, che quasi tuttimettono spontaneamente in atto, consiste nell’avere un amico privilegiato concui formare una coppia indivisibile, che tende ad escludere gli altri, mettendosicosì al riparo dal rischio di subire lo stesso trattamento. Nel bullismo tutti questimeccanismi sono potenziati al massimo. Il “gioco della torre” è a senso unico:chi è fuori, è fuori per sempre. E chi è dentro, non si limita ad emarginare la vit-tima, ma si accanisce contro di essa, umiliandola di fronte a tutti, riducendolacosì ad una entità senza valore, senza dignità, che alla fine merita di essere trat-tata in quel modo. Il suo nome viene storpiato o sostituito con un appellativo de-nigratorio, il piccolo viene spintonato dai compagni, deriso o zittito quando par-la. Quando è interrogato c’è sempre qualcuno che sghignazza, i suoi quadernivengono macchiati o strappati, la cartella buttata per terra ecc. E’ stato rilevatoche ragazzi e adulti si comportano in maniera più aggressiva dopo aver osserva-to qualcun altro, un “modello”, agire aggressivamente. L’effetto è più forte sel’osservatore valuta positivamente colui che funge da modello, considerandolo,ad esempio, duro, coraggioso e forte. Sicuramente si lasciano influenzare moltodall’azione del modello i ragazzi insicuri e dipendenti (i bulli passivi, i gregari),che non godono di alcuna considerazione all’interno del gruppo dei coetanei eche desidererebbero affermarsi. L’espressione “contagio sociale” è stata usataper indicare precisamente questo tipo di effetto. Può anche accadere che certistudenti, solitamente gentili e non aggressivi, partecipino ad episodi di bullismoper una riduzione del senso di responsabilità individuale. Si sa bene dalla psico-logia sociale che il senso di responsabilità individuale per un’azione offensiva,come il bullismo, può ridursi considerevolmente quando diverse persone viprendono parte. Ciò porta ad una diluizione della responsabilità che riduce ap-punto il senso di colpa dopo l’episodio. Per sconfiggere problematiche quali ilbullismo, è necessario che genitori e insegnanti stringano un “patto di alleanza”.Questo accordo permette ai genitori di riferire all’insegnante alcuni dubbi sulcomportamento del figlio quale probabile vittima del bullo, e all’insegnante diintervenire quanto prima possibile. Oltre a promuovere una cultura condivisacon forme di prevenzione, la scuola deve rispondere in maniera efficace, agli

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TEMPO DI QUARESIMA«Ritornate a me con tutto il cuore».«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio».Il profeta Gioele e l’Apostolo Paolo ci hanno esortato fortemente a vi-vere questo tempo quaresimale come occasione favorevole per rivede-re, tutti, il nostro modo di rapportarci con il Signore.Un buon rapporto con Dio è la premessa e la forza per vivere un buonrapporto con gli altri e... con noi stessi.Quanti, purtroppo, vivono come se Dio non ci fosse!Non si ha mai tempo per Lui.Quando parla... non c’è proprio voglia di ascoltarLo.Quando ci invita per mettersi nelle nostre mani (“Beati gli invitati allamensa del Signore ”) per ve n i re con noi e accompag n a rci nelle fat i ch edella vita, abbiamo altro da fare e le mani le abbiamo occupate in mil-le faccende (talvolta non proprio pulite).Quando si presenta nella persona del “prossimo” per avere un pò diamore siamo così ciechi che non riusciamo quasi mai a riconoscerLo.“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”.Così gridava San Paolo ai cristiani di Corinto.Così, all’inizio della Quaresima, grida la Chiesa ad ognuno di noi.Siano vere per tutti le parole della liturgia del Mercoledì delle Ceneri:“Rinnoviamo la nostra vita in spirito di umiltà e di penitenza; facciamodigiuno e supplichiamo con lacrime il Signore, perché è pieno di misericor -dia il nostro Dio, disposto a perdonare tutti i nostri peccati”.

Buona Quaresima!Don Giovanni

incidenti quando si presentano, indipendentemente dalla loro gravità. E’impor-tante vedere per sommi capi il ruolo della scuola contro il bullismo e le pratiched’intervento per aiutare i due protagonisti, vittima e bullo e il gruppo dei com-pagni che spesso fa da controparte silenziosa alla vicenda. (Marini 2007)

IL RUOLO DELLA SCUOLA CONTRO IL BULLISMO

La risposta della scuola, deve avere le seguenti caratteristiche: essere chiara,onesta e diretta; essere immediata; specificare che cosa è successo, chi è statocoinvolto e che tipo di intervento si intende adottare; coinvolgere subito la fami-glia; fornire opportunità agli alunni di discutere tra loro i possibili modi di risol-vere il problema; evitare di etichettare il bullo e la sua vita ma parlare piuttostodi comportamenti bullistici; incontrare separatamente il bullo e la vittima, cer-cando di incentivarli a riorganizzare le risorse personali in modo da promuove-re scelte e cambiamenti adattivi in situazioni in cui le consuete strategie di com-portamento non risultino efficaci. Per aiutare il prepotente: risulta contropro-ducente ricorrere a mezzi violenti come scenate, minacce, intimidazioni, megliomantenere la calma; cercare di capire che cosa lo irrita; indagare se a sua volta èstato vittima di atti di bullismo; valutare il grado di consapevolezza delle sueazioni; utilizzare rinforzi positivi per valorizzare altri tratti della sua personalità;raccogliere informazioni sulle sue esperienze familiari parlando con i genitori;insegnargli a riconoscere ed esprimere in modo adeguato l’aggressività; se ne-cessario cambiarlo di classe, in modo che il bullo perda il tacito consenso deicompagni. Per aiutare la vittima: il ragazzo che subisce prepotenze deve impara-re a esprimere i suoi stati d’animo, le sue emozioni, i suoi desideri, le sue inten-zioni, a sentirsi soggetto della sua vita e non oggetto della vita altrui. A tale sco-po le parole non bastano, deve sapersi esprimere anche attraverso i gesti, la mi-mica, le azioni. Inserirlo in un gruppo di alunni abbastanza simili, che simpatiz-zano reciprocamente, può aiutarlo a rompere l’isolamento in cui si trova, purchéil gruppo sia condotto da due adulti e gli incontri si protraggano per il temponecessario. Nel corso delle sedute, da sei a otto con cadenza settimanale, il ra-gazzo impara: ad adottare comportamenti assertivi affermando i suoi diritti sen-za violare quelli dei compagni; a resistere al raggiro e alle minacce; come

C o n l a Q u a r e s i m a i n i z i a l a V I S I TA PA S Q U A L E a l l e f a m i g l i e .I l p r o g r a m m a v i e n e e s p o s t o a l l e p o r t e d e l l a c h i e s a

d i s e t t i m a n a i n s e t t i m a n a .

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l'uomo di astenersi dal consumare il frutto proibito: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma del-l'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certa-mente dovrai morire" (Gn 2,16-17). Commentando l'ingiunzione divina, san Basilio osserva che "il digiuno è sta-to ordinato in Paradiso", e "il primo comando in tal senso è stato dato ad Adamo". Egli pertanto conclude: "Il'non devi mangiare' è, dunque, la legge del digiuno e dell'astinenza" (cfr Sermo de jejunio: PG 31, 163, 98).Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo perriannodare l'amicizia con il Signore. Così fece Esdra prima del viaggio di ritorno dall'esilio alla Terra Promessa,invitando il popolo riunito a digiunare "per umiliarci - disse - davanti al nostro Dio" (8,21). L'Onnipotenteascoltò la loro preghiera e assicurò il suo favore e la sua protezione. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che,sensibili all'appello di Giona al pentimento, proclamarono, quale testimonianza della loro sincerità, un digiunodicendo: "Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!"(3,9). Anche allora Dio vide le loro opere e li risparmiò.

Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento deifarisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio.Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste, il quale"vede nel segreto, e ti ricompenserà" (Mt 6,18). Egli stesso ne dà l'esempio rispondendo a satana, al terminedei 40 giorni passati nel deserto, che "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca diDio" (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre (cfrGv 4,34). Se pertanto Adamo disobbedì al comando del Signore "di non mangiare del frutto dell'albero della co-noscenza del bene e del male", con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nel-la sua bontà e misericordia.

Troviamo la pratica del digiuno molto presente nella prima comunità cristiana (cfr At 13,3; 14,22; 27,21; 2 Cor6,5). Anche i Padri della Chiesa parlano della forza del digiuno, capace di tenere a freno il peccato, reprimere lebramosie del "vecchio Adamo", ed aprire nel cuore del credente la strada a Dio. Il digiuno è inoltre una praticaricorrente e raccomandata dai santi di ogni epoca. Scrive san Pietro Crisologo: "Il digiuno è l'anima della pre-ghiera e la misericordia la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel do-mandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé ilcuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica" (Sermo 43: PL 52, 320. 332).

Un pò dipsicologiaa cura della Prof.ssa Patrizia Pirani

RAGAZZI CONTROUNA CONDOTTA ANTISOCIALE : IL BULLISMO

(Terza parte) Quando i ragazzi sono adolescenti il genitore deve interessarsialle loro attività extrascolastiche, sapere dove vanno e conoscere la loro cerchiadi amicizie. L’adolescenza è un periodo delicato, in quanto mentre da un lato siviene presi nella dovuta considerazione dalla società degli adulti, per altri aspet-ti “si è ancora troppo piccoli”. Caratteristiche di questo periodo sono anche le ri-chieste di indipendenza che il figlio pone al genitore il quale spesso oppone deirifiuti, trasformandosi agli occhi del figlio nel nemico numero uno. Ecco che ilragazzo decide di rivolgersi altrove cercando conforto nella cerchia di amiciziein cui tutti hanno gli stessi problemi. La cerchia di amicizie in certe occasioni sirivela un’esperienza positiva ma in altre spinge l’adolescente in un tunnel senzauscita. La maggior parte delle condotte inadeguate infatti, inclusi il bullismo, icomportamenti antisociali o criminali, tende a manifestarsi quando i genitorinon sono a conoscenza di ciò che fanno i figli o quando vi è l’assenza di unaqualsiasi figura adulta. Conflitti frequenti, discordia o discussioni manifeste tragenitori producono relazioni insicure per i bambini e portano a quegli stili edu-cativi meno adeguati di cui si è detto. I conflitti coniugali producono minori ef-fetti negativi quando sono gestiti privatamente dalla coppia rispetto a quandoscoppiano in presenza e con il coinvolgimento dei figli. Poiché il bullismo è an-che un fenomeno di gruppo, val la pena di descrivere brevemente alcuni mecca-nismi che entrano in gioco quando molti individui prendono parte ad azioni delgenere. La socializzazione infantile non è infatti un’esperienza così facile come avolte può sembrare; essa comporta sempre la paura dell’isolamento, del rifiuto,dell’esclusione, che ciascun bambino prova in modo più o meno forte e che ten-

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Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piut-tosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cu-ra del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "te-rapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. Nella Costituzione apo-stolica Pænitemini del 1966, il Servo di Dio Paolo VI ravvisava la necessità di collocare il digiuno nel contesto del-la chiamata di ogni cristiano a "non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e... anche a vivere per i fratelli" (cfr Cap. I). La Quaresima potrebbe essere un'occasione opportuna per riprende-re le norme contenute nella citata Costituzione apostolica, valorizzando il significato autentico e perenne di que-st'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all'amore diDio e del prossimo, primo e sommo comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt22,34-40).

La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola adevitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore. Sant'Agostino, che ben conosceva le proprie inclinazio-ni negative e le definiva "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessioni, II, 10.18), nel suo trattato L'utilità del di-giuno, scriveva: "Mi dò certo un supplizio, ma perché Egli mi perdoni; da me stesso mi castigo perché Egli mi aiu-ti, per piacere ai suoi occhi, per arrivare al diletto della sua dolcezza" (Sermo 400, 3, 3: PL 40, 708). Privarsi delcibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua paroladi salvezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che speri-mentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio.

Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nellasua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello innecessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?" (3,17). Digiunare volontariamente ciaiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deuscaritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente cheil prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e diattenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la prati-ca del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosi-na. Questo è stato, sin dall'inizio, lo stile della comunità cristiana, nella quale venivano fatte speciali collette (cfr2 Cor 8-9; Rm 15, 25-27), e i fedeli erano invitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, era stato messo da

quando tornano a casa dopo il lavoro- con un sospiro, ci si rimbocca le mani-che, perché la forza dell’amore è più potente della stanchezza. Ci si sbriga eci si affaccenda per cucinare e preparare, cosicchè gli altri componenti dellafamiglia trovino ciò che noi non abbiamo trovato al nostro ritorno a casa: os-sia la tavola bella, pronta e imbandita. Questo è il sentimento che spinge icittadini che mantengono – miracolosamente – la secolare tradizione del Cri-sto morto a Grottammare. Ma nulla si fa da soli. Alle prove del coro delledonne, il primo mercoledì, erano talmente poche le coriste, che nulla si è po-tuto fare e allora, col freddo, la misera decina presente è dovuta tornare acasa. Incredibile pensare che una Sacra rappresentazione che esiste fin dal‘700 possa finire in una sera, col freddo pungente che stringe le spalle erende inutile ogni cosa ed ogni sacrificio. Questo articolo vuole essere un ri-chiamo, alle sensibilissime persone di Grottammare, di ogni sesso ed età, cheda sempre hanno dato il cuore per il Cristo morto. I limiti, gli errori, le ina-dempienze fanno parte della natura imperfetta umana, ma le polemiche e lecritiche possono aspettare a dopo, infatti quando c’è da fare, c’è da fare. C’èda preparare quella tavola imbandita. Se resta vuota una sola volta, sarà vuo-ta per sempre. Del resto le donne hanno seguito Gesù fin sotto la Croce ehanno trasmesso la fede, nel silenzio delle generazioni hanno sgranato il ro-sario all’ombra del camino per millenni. Non mancherà certo quest’anno que-sta spinta. Allora ricordiamo che le bambine dalla 2° elementare in poi pos-sono far parte del 1° coro, assieme alle ragazze dalla 1° media in su ( secon-do coro) e fare le prove ogni sabato, alle ore 16,30 nella Chiesa di S.Pio V. Ledonne del 3° Coro invece, possono recarsi, ogni mercoledì alle 21,15 presso lachiesa di S.Agostino, al paese alto. Ricordiamo anche il sito web del Cristomorto: www.cristomorto.altervista.orgImpegniamoci per questa tradizionale Sacra rappresentazione che è statadefinita la più significativa e imponente dell’Italia centrale dai canali Rai.

Susanna Faviani

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parte (cfr Didascalia Ap., V, 20,18). Anche oggi tale pratica va riscoperta ed incoraggiata, soprattutto durante iltempo liturgico quaresimale.

Da quanto ho detto emerge con grande chiarezza che il digiuno rappresenta una pratica ascetica importante,un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontaria-mente del piacere del cibo e di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natu-ra indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana. Opportunamenteesorta un antico inno liturgico quaresimale: "Utamur ergo parcius, / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis etarctius / perstemus in custodia - Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamocon maggior attenzione vigilanti".

Cari fratelli e sorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultima finalità di aiutare ciascuno di noi, come scrive-va il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, a fare di sé dono totale a Dio (cfr Enc. Veritatis splendor, 21). La Qua-resima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distraelo spirito e per intensificare ciò che nutre l'anima aprendola all'amore di Dio e del prossimo. Penso in particolaread un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nel-l'attiva partecipazione all'Eucaristia, soprattutto alla Santa Messa domenicale. Con questa interiore disposizioneentriamo nel clima penitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae laetitiae,e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più "taberna-colo vivente di Dio". Con questo augurio, mentre assicuro la mia preghiera perché ogni credente e ogni comunitàecclesiale percorra un proficuo itinerario quaresimale, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 11 Dicembre 2009BENEDICTUS PP. XVI

L u n e d ì 9 m a r z o Fe s t a d i S a n t a F r a n c e s c a R o m a n ao r e 16 , 3 0 i n S a n P i o V:

I n c o n t r o d e i G r u p p i d i S p i r i t u a l i t à Ve d o v i l e “ S p e r a n z a e V i t a ” .

È p r e s e n t e i l n o s t r o Ve s c o vo G e r v a s i o

PERCHE IL CRISTO MORTO?

Perché continuare una tradizione? Sono molti i motivi. Uno è il sentimentonostalgico del pensare che avi e cari estinti hanno perpetuato quella tradi-zione per secoli e continuarla ancora, sembra quasi di farli rivivere, anchesolo per un giorno; Un altro motivo è la fede, ossia il credere fermamente e voler far credere aDio e al lieto annuncio della Sua parola, che incoraggia ed entusiasma e sivorrebbe che tutti provassero analoga felicità; Altro è continuare perchécosì hanno sempre fatto tutti e allora lo si continua a fare. Infine c’è l’amorecampanilistico e a volte un po’ esagerato per il proprio paese, per cui tuttociò che vi esiste di folkloristico e tradizionale, va valorizzato a tutti i costiper scopi di natura promozional-turistica.Infine c’è una molla, che scaturisce dal profondo dell’animo. Nessuno sa spie-garla, nessuno sa descriverla, ma tutti la provano. Forse deriva dal rendersiconto che nulla c’è di pronto, ma che è tutto da fare ancora. E’ come se sidesiderasse una tavola imbandita e invece, quando si entra nella sala dapranzo, il tavolo è vuoto . Due sono le reazioni. Tristezza, perché siamo stan-chi e avremmo voluto metterci seduti davanti ad un bel piatto di cibo caldo.Ma successivamente – e questo è un sentimento che ben conoscono le madri

D e n t r o

l a C i t t à

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La parola

del nostro Vescovo

MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2009

Carissimi,arriva la Quaresima e mi chiedo che cosa questa parola possa ancora dire

oggi al nostro mondo secolarizzato e che cosa questo tempo sacro domandi alle nostrerealtà ecclesiali. Quaresima è solo un parola vuota ed insignificante, dopo il Carnevalevissuto in maniera vasta e coinvolgente, o può parlare ancora alle persone della nostrasocietà? La Quaresima è solo un tempo come tanti altri, del tutto privo di un valore par-ticolare, oppure è in grado di presentarsi come un momento forte, che domanda una ri-flessione approfondita, per nulla lontana dalla nostra vita quotidiana, e chiede un esi-gente impegno, ancora utile alle persone del mondo odierno?* * *

La Quaresima a ben vedere ci mette di fronte coraggiosamente al nostro destino nonin modo vago e illusorio, ma concretamente e personalmente: dove ciascuno di noi staandando? verso che cosa siamo incamminati? quale destino ci aspetta?

Se siamo persone che pensano, non possiamo sfuggire a questi interrogativi che toc-cano la nostra vita di ogni giorno. La Quaresima ha la umanissima pretesa di essere unmomento forte, perché ci facciamo domande sul senso del nostro vivere e sulla faticadel nostro esistere. Soltanto chi non vuole pensare ed intende tirare avanti nella vita inmodo passivo o comodo non si pone questi interrogativi, che invece aiutano a vivere dapersone libere. Dunque: quale testamento vogliamo scrivere oggi per il nostro avvenire?* * *

Senza Cristo, questo è fondamentale per la nostra fede, noi siamo un popolo disper-so, viviamo da persone prive di un futuro, rimaniamo immersi nelle tenebre di una esi-stenza che domanda luce e non la trova, che vorrebbe salvezza e non riesce a sperare. Inuna parola, senza Cristo la nostra vita è insignificante, anche se riusciamo a raggiungerenumerosi traguardi umani e possediamo ricchezze ragguardevoli e forti poteri mediaticio politici.

dovrebbero invidiarci…invece…strumentalizziamo la religione sempre, in ogni luogo, in ogni tempo,in ogni situazione, ci inventiamo magari una “festa della famiglia” a metà maggio, (quando sappiamobenissimo tutti quanti che se nella chiesa c’è una festa della famiglia, allora quella ricorre la primadomenica dopo Natale) abbiamo il coraggio di dire che è una manifestazione a favore della famiglia(e non una strumentalizzazione politica)…I cristiani (pastori e fedeli) prendono sempre più posizioni (per me non sempre comprensibili)nell’ambito della politica, negando, per esempio, locali ecclesiastici per la preghiera musulmana (eparliamo di ecumenismo), per non parlare poi delle tante posizione che assume nella politica nazio-nale…insomma mi sembra di vedere cristiani che cercano sempre più di preoccuparsi della politica(e non ho detto occuparsi, ricordate il vangelo di Marta e Maria??) pensando che la politica si debbaoccupare sempre meno del bene di tutta la polis e sempre più della polis cattolica (perché sennò nontrovo altra spiegazione a certi comportamenti. Per come la vedo io è giusto che lo Stato si comportiin modo laico, proponga leggi per le coppie di fatto, per la fecondazione assistita, e cosi via: è giustoche lo Stato si occupi in modo trasversale di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza e soprat-tutto religione. È sbagliata invece la posizione di noi cristiani che non dobbiamo opporci allo Statocome un bambino dispettoso a cui vengono tolte le caramelle, ma al contrario, un comportamentocorretto sarebbe quello di dire allo Stato: è giusto che si faccia quella legge, ma sappiate che noi cat-tolici la pensiamo in questo modo per cui non la voteremo. Poi….quando c’è veramente bisogno diintervenire, non si smuove niente…nessuno risponde a Benigni… Se ammettiamo l’esistenza di un Dio creatore (e voglio sperare che fino a qui siamo tutti d’accordo),tutto ciò che esiste e che fa parte del cosiddetto “creato” è stato creato da Lui…Dio ha creato l’uomoa sua immagine e somiglianza …l’ha creato simile a lui, capace di amare di un amore profondo e va-sto, e l’ha dotato di un’intelligenza rara e capace, non comune per le sue capacità agli altri esseri:…Tante persone, che si definiscono cristiane, talvolta vanno contro la loro stessa fede, perché non solonon amano il loro prossimo, ma lo discriminano e lo odiano per una sua “diversità” imposta arbitra-riamente in nome di un costume maggioritario. Non sono inoltre cristiani, perché fanno al prossimociò che non vorrebbero fosse fatto a Dio stesso, in quanto lo umiliano e lo relegano ai margini dellasocietà… anche se certe persone la pensano in un modo diverso dal nostro questo non ci autorizza adisprezzarle…Martin Buber nel suo “Il Cammino dell’Uomo” (un libro che si legge tutto d’un fiato eche si ha sempre voglia di riprendere in mano) ci dice che “Il Cammino dell’uomo parte dal ritorno ase stessi, dal luogo in cui ci si trova, lì occorre ritornare, perché è proprio dove abitiamo che il Si-gnore desidera venire per abitare con noi” …. Allora forse in questo periodo di confusione è necessario un “ritorno a se stessi” (da parte di tutti,iniziando dall’alto e via via scendendo in giù) per iniziare a orientarsi in questa vita. E che cosa ci è di più utile se non questo periodo di Quaresima? Il Credo va vissuto con coerenza ecapacità di analisi, ma soprattutto con la comprensione che la base di ogni religione è l’amore e lacompassione verso tutti gli altri esseri, come ci è stato insegnato dai grandi maestri, siano essi Gesù,Maometto o Buddha…Affrontiamo questo cammino di preparazione alla Pasqua nel migliore dei mo-di…nonostante tutto “ Eppure il vento soffia ancora!!!”… a proposito, Buber era ebreo!!!!!!!!

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Con Cristo, invece, possiamo vivere liberi da tante paure e dai nostri numerosi egoi-smi. Con Cristo viviamo la dignità di figli e non siamo più nella condizione di personeschiave delle passioni e con facili illusioni. Con Cristo abbiamo la fortuna di vivere dafratelli come popolo di Dio in cammino e vogliamo combattere tutto quanto sa di divi-sione, di razzismo, di violenza, di guerra. Con Cristo e per Cristo gustiamo la consapevo-lezza stupenda di non essere destinati al nulla di una fine tremenda, ma di essere eredidi una vita eterna, che ci attende, per donare una felicità piena. E quindi con Cristodobbiamo in ogni momento della nostra vita vivere una serena e certa speranza, quelladella beatitudine senza fine, a differenza di quanti vivono nella paura, ancora sottomessiad un destino cieco e senza amore.* * *

Allora, come raccogliere il Messaggio quaresimale perché le nostre giornate, comun-que esse siano, possano essere segnate da questa umanissima serenità di luce e di speran-za, che tutti fortemente desideriamo?

Accanto alle tradizionali pratiche che caratterizzano la Quaresima, quelle della pre-ghiera più intensa, della lectio divina, cioè di una lettura meditata della Parola di Dio, edel ricorso al Sacramento della Riconciliazione, il Papa nel suo Messaggio ci fa alcuniopportuni richiami circa l’esercizio del digiuno.

Il digiuno personale e comunitario ci aiuti a prendere coscienza della situazione incui vivono tanti nostri fratelli, specialmente in questo tempo segnato dalla crisi finanzia-ria e dalle difficoltà economiche di tante famiglie, per coltivare poi “lo stile del buon Sa-maritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente. Scegliendo liberamente diprivarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo indifficoltà non ci è estraneo”.

Durante le settimane quaresimali, con una frequenza che ciascuno può decidere li-beramente, si potrebbe vivere una specie di “digiuno pagato”, rinunciando ad un pastoo a qualche porzione di cibo e devolvendo l’equivalente per uno scopo benefico.

Tuttavia Benedetto XVI ricorda che il vero digiuno “è piuttosto compiere la volontàdel Padre celeste”. Afferma il Papa: “Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il‘vero cibo’, che è fare la volontà del Padre…con il digiuno il credente intende sottomet-tersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia”.

Pertanto, esorto tutti specialmente in questo tempo quaresimale ad accettare con se-rena fiducia nel Signore le prove della vita ed assicuro la mia vicinanza ai nostri malatied a quanti stanno vivendo una sofferenza, perché sappiano che i momenti di dolorehanno la preziosa possibilità di fare tanto bene, se vengono accolti con amore.

Il cammino dell’uomoIn questi giorni mi sento molto confuso…Mah… io non riesco più a capire…il problema sono iooppure è il mondo che gira nel verso contrario????…non ho nulla contro il festival di Sanremo, nonsto qui a criticare (anche perché tutto sommato m’è pure piaciuto); però…l’intervento di Benigni pro-prio non l’ho digerito… sono deluso dai mass media che non hanno dato peso alle provocazioni lan-ciate dal comico e soprattutto, mi sarei aspettato qualche manifestazione di dissenso soprattutto daparte della comunità cristiana... Vi ricordo che Benigni ha concluso il suo intervento all’Ariston diSanremo (e cioè alla kermesse forse più vista al mondo o comunque di notevole importanza) dicendoche “l’omosessualità non è un peccato!!!” ma sì, ha citato Oscar Wilde, leggendo quella stupenda let-tera da lui scritta in carcere, poi ha concluso il suo intervento dicendo che “L’omosessualità non è unpeccato!!!”….L’Ariston è scoppiato in un boato d’ applausi, con tanto di standing ovation. Sia ben chiaro che non ho nulla contro gli omosessuali, ne ho conosciuti diversi, dal professore del-le superiori, all’amico di famiglia, dal collega di lavoro, al corista del convegno, al compagno di “uni-versità” (chiamiamola così per non dare un ulteriore scandalo), tutte persone straordinarie, fantasti-che, di gran simpatia, colte come poche altre, ma…, spolverando i vecchi studi di teologia, ricordoche la chiesa aveva una posizione ben precisa; San Paolo diceva che “Dio li ha abbandonati all'impu -rità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hannocambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creato -re, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro don -ne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lascian -do il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo attiignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro travia -mento”(Romani 1, 24-27). Paolo in poche parole ci dice che una persona diventa omosessuale acausa del peccato. Certo, magari Paolo avrà cercato di dare una spiegazione religiosa a quel “proble-ma” che da sempre vede l’uomo a combattere con la propria coscienza… “ma se uno si sente cosìdi natura è un peccato o no?” e quindi magari avrà interpretato a suo modo certi pensieri divini, ma,porca pupazza, è scritto sulla Bibbia…la Bibbia è un libro sacro sempre o solo quando ci fa como-do? No!, perché se la Bibbia è il Libro Sacro per eccellenza e per giunta ispirato da Dio allora comefa Benigni a dire in Eurovisione che l’omosessualità non è un peccato??? E soprattutto cosa ben piùgrave, dove sono i cristiani??? Perché nessuno parla???…porca vacca, dovremmo ritenerci “fortuna-ti” noi, perché noi credenti abbiamo un arma in più degli altri che si chiama fede, gli altri

Ho pensato...e... ho scritto!Rubrica di Michele

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Carissimi,la Quaresima rettamente intesa e sinceramente vissuta non è contro di noi

e contro la nostra gioia, ma permette una vita personale e familiare più vera e più bella.La pratica quaresimale ci aiuta ad essere liberi dalle tante illusioni del nostro tempo, avivere gli impegni come gioiosa fatica, ad accogliere i sacrifici come momenti spiritual-mente arricchenti la nostra vita. E’ concretamente possibile sperimentare quanto avevadetto Gesù: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (Atti 20,35).

Di cuore auguro a tutti buona Quaresima, mentre vi benedico nel Signore

+ Gervasio GestoriVescovo

S. Benedetto del Tronto, 25 febbraio 2009Mercoledì delle Ceneri

25 marzo 2009Festa dell’Annunciazione del Signore

Nella Chiesa parrocchiale dell’Annunziata a Porto d’Ascoliil nostro Vescovo Gervasio ammette al ministero

dell’ACCOLITATOi candidati al Diaconato permanente

della nostra Diocesi.Fra questi ci sono Lorenzo, Mario e Sandro

della nostra parrocchia.La celebrazione sarà mercoledì 25 marzo

alle ore 20,45Siamo invitati a partecipare.

anche le parole: e la nostra anima si atrofizza, incapace di parlarsi e di parlare con lalibertà necessaria a cercare il confronto e il conforto su tutto ciò che – in noi e neglialtri – non si mangia e non si beve, non si compra e non si vende. Il secondo fattoredi umanizzazione che entra immediatamente in zona di pericolo, quando siamo in-capaci di rinunciare alla voracità, è l’insensibilità per tutto ciò che, fra gli umani,non ci porta cibo, saturazione, godimento, benessere servito e indisturbato. Il princi-pio della distinzione della madre dalla tettarella, per cominciare. Diventiamo così fi-siologicamente irriconoscenti, in grati, utilitaristici. E lo diventiamo, normalmente,abitualmente, anaffettivamente. Gli esseri umani si trasformano in 'risorse'. E se nonlo sono, un ingombro privo di senso. Milioni non hanno niente da mangiare (che vi-ta è?).

È spiacevole, certo. E anche noi a volte esageriamo, cosa che nuoce spesso alla salu-te e al fitness. Infine – ma qui non è il caso di dilungarsi: abbiamo orecchie per in-tendere, se vogliamo – perdiamo il dono più prezioso dell’umanizzazione (e di quel-la che chiamiamo, orgogliosamente, civiltà dei diritti e della solidarietà). Perdiamola facoltà di distinguere il bene dal benessere, e il male dal malessere. E questo, piùche un danno dell’umano, è il suo puro smarrimento. Il nichilismo fa le sue uovaqui, e noi ce le beviamo. Ricordando l’autentica benedizione del digiuno, che scavain profondità nell’anima obesa dall’insensibilità a ogni amore, Benedetto XVI citanel suo messaggio per la Quaresima che inizia oggi una bella e audace esegesi delgrande Basilio: «Il digiuno è stato ordinato in Paradiso». Riguardava l’albero del be-ne e del male, che non si mangia e non si beve, non si compera e non si vende. Ep-pure è lì, il paradiso. E si custodisce così, la creazione dell’uomo: quando scaviamoin noi stessi l’antidoto a ogni voracità distruttiva. E riconquistiamo leggerezzadell’anima per la benedizione di Dio, che ci insegna a non consumare la terra – enoi stessi – invano.

Pierangelo Sequeri

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Celebriamo insieme la Quaresima

Giorni feriali

(da lunedì a venerdì)

ore 6,30 Lodi e Ufficio delle Lettureore 7,30 Santa Messaore 1 8 Rosarioore 18,30 Santa Messaore 19,00 Vespro

Giovedìore 6 ,30 Lodi e Ufficio delle lettureore 7 ,30 Santa Messaore 1 8 Santa Messaore 18,30 Adorazione - Rosario - Benedizione

Venerdì(Astinenza dalle carni)

ore 6 ,30 Lodi e Ufficio delle Lettureore 7 ,30 Santa Messaore 1 8 Rosarioore 18,30 Via Crucis

Su AVVENIRE del 25 Febbraio 2009

Tempo di Quaresima

Oltre ogni distruttiva voracità

La fase orale, in tutte le sue varianti simboliche, non è più il tratto elementare delnostro approccio al mondo. È un sogno a occhi aperti, un’icona dell’autorealizza-zione, un orizzonte culturale vero e proprio. Quelli che lo sanno fare, avranno certamente calcolato anche questo. Il fatturato complessivo dei prodotti che sostengonogli standard della sovralimentazione occidentale, sommato a quello di tutti gli altriprodotti che provvedono alla cura degli effetti indesiderati dei primi, deve fare unabella cifra. Non so fare questo calcolo, ma mi pare evidente che la 'voracità' è ormaiuna categoria dello spirito, per noi, più ancora che un costume alimentare.

Siamo o non siamo una 'civiltà' dei consumi? Una delle nostre idee-guida, ossia ilprogetto di 'non farsi mancare niente', nel breve giro di qualche decennio ha fattopassi da gigante. Il primo fattore di umanizzazione che ci rimette è il linguaggio,una delle più belle qualità spirituali del nostro corpo. Le mamme esortavano, unavolta: «Non si parla a bocca piena». Anche altre cose ci raccomandavano, in verità,sempre sullo stesso registro: «Non ci si butta sul piatto», «Non ci si serve per primi»,eccetera. Piccole cose del galateo, all’apparenza. Grandi passi verso l’umanizzazio-ne, in realtà, se si pensa che la modulazione del nostro rapporto col cibo, fin dai pri-mi sorrisi, è il mediatore fondamentale della catena simbolica di tutte le altre rela-zioni affettive e sociali. In ogni modo, con la bocca piena – e lo sguardo perso, e lemani sempre ad afferrare – non si parla.

Si farfuglia, si e mettono grugniti, ci si esprime a gesti, ci si spintona ammiccando.Non è questione di 'comunicare', come dice la parola più vacua e onnipotente dellanostra dissimulata impotenza a 'pensare'. È proprio il fatto che noi ci mangiamo

Abbiamo letto

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Le Ceneri: il segno della conversione

L'origine del Mercoledì delle ceneri èda ricercare nell'antica prassi penitenziale.Originariamente il sacramento della peni-tenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Vi-sentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "dauna celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazio-ne con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente delsacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espia-zione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione,successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubbli-ca della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di pe-nitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina delgiovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende atutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'impor-tanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo.

Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, ioche sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limiteprofondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma:"Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tantialtri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uo-mo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del pro-prio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il

Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abi-tanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninivecredettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande alpiù piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tol-se il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). An-che Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio inter-venga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano inGerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di ceneree, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri con-serva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizio-ne: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e cre-dete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordatiche sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentrela nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della qua-resima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista pro-pone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultassetroppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, con-giuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione:"Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi alVangelo".

Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sosti-tuisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche sen-za la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta,letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedi-zione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristichedel mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "pri-vilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesia-le del cammino di conversione che si sta iniziando.

Enrico Beraudowww.alleluja.net