IO CAINO - Ristretti · sato di cercare un codice penale e di procedura penale aggiornati, poi ci...

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IO e CAINO Una notte in stazione nei giorni della tormenta. Odissea tra ghiaccio e neve per un detenuto in permesso che non riesce a rientrare. Gara di solidarietà nelle celle, i ragazzi del Marino donano alimenti ai rifugiati dello Sprar. In redazione i responsabili del Banco Alimentare. “La sabbia tra le mani, il profumo del mare: una sensazione fortissima dopo anni di buio”. Prima eco-day a Grottammare. Insegnante di professione, muratore per arrotondare: Carla e Gloria raccontano la loro esperienza nella palestra del carcere. a pag. 3 a pag. 8 a pag. 9 a pag. 10 Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno I . Numero 3 - Marzo 2012 - Trimestrale Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno © Foto Sara “I writers hanno voglia di scrivere sui muri? Non c’è bisogno di imbrattare la città: le pareti gliele diamo noi. C’è un intero carcere da dipingere”. L’idea, partita dal Comando e dalla Direzione, decolla con un concorso pubblico indetto dalla Provincia di Ascoli in collaborazione con la nostra reda- zione (a pag. 7). Diritti e doveri dietro alle sbarre, il Regolamento Interno, il decreto “svuota carceri”: viaggio in Italia e in Europa tra le leggi che ven- gono e non vengono applicate. Le nostre proposte e il parere del magistrato (alle pagg. 4,5,6).

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IOeCAINO

Una notte in stazionenei giorni della tormenta.Odissea tra ghiaccio e neveper un detenuto in permessoche non riesce a rientrare.

Gara di solidarietà nelle celle,i ragazzi del Marino donanoalimenti ai rifugiati dello Sprar.In redazione i responsabilidel Banco Alimentare.

“La sabbia tra le mani,il profumo del mare:una sensazione fortissimadopo anni di buio”.Prima eco-day a Grottammare.

Insegnante di professione,muratore per arrotondare:Carla e Gloria raccontanola loro esperienzanella palestra del carcere.

a pag. 3 a pag. 8 a pag. 9 a pag. 10

Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno I . Numero 3 - Marzo 2012 - Trimestrale

Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno

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“I writers hanno voglia di scrivere sui muri? Non c’è bisogno di imbrattare la città: le pareti gliele diamo noi. C’è un intero carcere da dipingere”.L’idea, partita dal Comando e dalla Direzione, decolla con un concorso pubblico indetto dalla Provincia di Ascoli in collaborazione con la nostra reda-zione (a pag. 7). Diritti e doveri dietro alle sbarre, il Regolamento Interno, il decreto “svuota carceri”: viaggio in Italia e in Europa tra le leggi che ven-gono e non vengono applicate. Le nostre proposte e il parere del magistrato (alle pagg. 4,5,6).

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Quando abbiamo deciso chequesto numero lo avremmodedicato allo studio delleleggi che ci riguardano piùda vicino, ci siamo accortiche i testi giuridici presentiin biblioteca erano moltodatati e che per svolgere unbuon lavoro servivano librinuovi. Prima abbiamo pen-sato di cercare un codicepenale e di procedura penaleaggiornati, poi ci siamo con-centrati sull’OrdinamentoPenitenziario. Abbiamo lan-ciato un appello all’esterno eil consiglio dell’Ordine degliavvocati della Provincia diAscoli ha subito accolto lanostra richiesta. Il presiden-te, Francesco Marozzi, haaderito con entusiasmo por-tando la proposta inConsiglio.Nel giro di qualche giornoè arrivato in carcere il gradi-to regalo di Natale: i duenuovi volumi commentatis u l l ’ O r d i n a m e n t oPenitenziario, talmentenuovi che la loro distribuzio-ne a dicembre era appenainiziata. E’ stato emozionan-te scartare il regalo delConsiglio degli avvocati,sapere che qualcuno là fuoriaveva pensato alle nostreesigenze e al nostro deside-rio di leggere testi aggiorna-ti. Con queste righe ringra-ziamo tutti quelli che hannocontribuito all’acquisto deidue volumi, molto preziosiper tutti noi. I libri sono statisubito letti dai redattori piùesperti e li stiamo utilizzan-do per esaminare le leggi cheregolano la vita in carcere.Le discussioni sono sempre

molto animate. I testi cidanno modo di confrontarci,di scambiare le esperienzecon i compagni che sonostati detenuti in istituti dialtri Paesi, ci aiutano a capi-re il perché di tante cose.Grazie ancora al presidenteFrancesco Marozzi e a tuttigli avvocati che ci hannofatto un bellissimo regalo.

Anche la biblioteca “GiulioGabrielli” di Ascoli e labiblioteca multimediale“Giuseppe Lesca” di SanBenedetto del Tronto hannoaderito all’iniziativa “Unlibro per un’ora d’aria, dona

un libro al carce-re” finalizzata allacrescita dellebiblioteche degliIstituti di penam a r c h i g i a n i .L’iniziativa, pro-m o s s adall’Assessoratoalla cultura dellaRegione Marche,Aib Marche(Associazione ita-liana Biblioteche)in collaborazionecon il Rotaract,prevede una primafase della duratadi 4 mesi che siconclude a marzoe a cui cittadini,enti ed editori pos-sono contribuiredonando volumi o

materiali multimediali (Cd,Dvd, Vhs). All’ingressodelle biblioteche è statoallestito uno scatolone perraccogliere il materiale:sono particolarmente graditilibri di narrativa, saggistica,fumetti, dizionari, CD musi-

cali, DVD, VHS in buonostato ed originali. Le risorsedocumentarie donate saran-no poi scelte in base a deter-minati criteri di selezione daparte di un gruppo di lavororegionale che si occuperàanche del deposito e dellacatalogazione. Per ulterioriinformazioni: www.biblio-techeaperte.it. I materialiche verranno consegnati perl’invio non devono recarealcun riferimento al donato-re, né contenere tracce dinomi, indirizzi, luoghi oaltri biglietti, cartoline, fogliappunti. I multimediali(Dvd, Vhs, Cd musica, CdRom) devono essere in ver-sione originale e in ottimostato conservativo. I libri ele riviste devono avere unottimo stato conservativo.La saggistica non deveavere data di pubblicazioneprecedente a quella del“2002”.La documentazione giuridi-ca non deve avere data dipubblicazione precedente aquella del “2009”.

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LUCIA DI FELICIANTONIO*______________________________

“Ho sempre pensato che il carcerenon sia solo espiazione della pena,ma anche momento di redenzione erisocializzazione”: sono parole delMinistro della Giustizia, PaolaSeverino, pronunciate in occasionedella proiezione presso il carcere diRebibbia del film dei fratelli Tavianivincitore dell’Orso d’oro al Festivaldel cinema di Berlino, film girato aRebibbia con detenuti attori.Le parole del Ministro mi hannofatto riflettere sulla mia scelta di farequesto lavoro, scelta orientata dal-l’idea di un carcere che non si accon-tenta del livello minimo dell’espia-zione della pena e della funzione diprevenzione generale e speciale, masi pone l’obiettivo ben più alto delreinserimento sociale.E’ un obiettivo raggiungibile, a con-dizione di essere condiviso da tutta lasocietà che lo sente come proprio.Perciò noto con piacere che l’atten-zione dell’opinione pubblica per letematiche detentive è aumentata; ilcarcere, troppo a lungo rimosso ocollocato in un immaginario colletti-vo assolutamente non realistico, nonsolo è tra le priorità del Governo, cheha recentemente emanato il Decretoc.d. “ salva carceri”, ma è ancheoggetto di attenzione e riflessionedella collettività.Presso questa Casa Circondarialenumerose sono state le visite di sco-laresche nell’ambito di progetti dieducazione alla legalità, numerosi itirocini formativi di laureati e laure-andi, numerosi i progetti realizzaticon i volontari; anche le “giornate

ecologiche”sono stateoccas ionedi cono-scenza ea p e r t u r a ;non ultimo,“Io eC a i n o ”porta fuorile voci didentro eviceversa.In questoc o n t e s t ol ’ O r s od’oro alf i l m“ C e s a r edeve mori-re”, girato con i detenuti nel carceredi Rebibbia, oltre a premiare un filmpregevole e due veri maestri dellaregia come i fratelli Taviani, contri-buisce a dare visibilità al carcere e auna riflessione sulla sua funzionerisocializzante, che spesso passaattraverso il contatto con l’arte e lacultura.E’ significativo che alla proiezionein anteprima nazionale al cinemaNuovo Sacher di Roma era presenteil Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano.Concludo con le parole di VittorioTaviani che a proposito dei detenuticon cui ha girato il film ha detto:“Sono persone che stanno cercandoil senso della loro vita domani”. Ioaggiungo che domani comincia ora.

*Direttore del carceredi Ascoli Piceno

Domanicomincia ora

Periodico di informazionedel Carcere di Ascoli Piceno

Registro stampa del Tribunaledi Ascoli Piceno RegistrazioneN. 495 - Del 04/08/2011 ANNO I - N. 3 - 2012

chiuso in tipografia il 16 marzo 2012

Redazione Casa CircondarialeMarino del Tronto,via dei Meli, 218 - 63100 Ascoli [email protected]

Stampa:FastEditVia Gramsci 11 - Acquaviva Picena (AP) [email protected]

RedazioneAlessandro CavalieriAlessioAltin DemiriAntonioAntoninoAndreaDanieleEnver HaidariErnestoFrancesco ParolisiGianluca MigliaccioRadu Ion Iancu Joe JoeLorenzoMiguelMilienkoRenata NardinocchiSerafino D’ErcoliStefan BajanTeresa ValianiUmberto

Hanno collaborato dall’esterno:- Carla Frangioni e Gloria Micacchi,

insegnanti di Ginnastica- Ettore Picardi, Sostituto Procuratore- Fabiano Del Papa, giornalista- Foto Sara- Massimo Capriotti e Francesco Galiè,

responsabili Banco AlimentareSan Benedetto del Tronto

- Pina Ventura, giornalista, UfficioStampa Comune di Grottammare

Direttore responsabile:Teresa Valiani

EditoreLucia Di Feliciantonio

Progetto grafico:Luisa Stipa

Impaginazione:Teresa Valiani

UUnn rriinnggrraazziiaammeennttoo ppaarrttiiccoollaarree aa::

AAlleessssaannddrroo BBrruunnii,,Politiche Giovanili Provincia di Ascoli Piceno

AAllbbeerrttoo DDii CCaarrmmiinnee,,Fotografo

DDaanniieellee MMaarriiaannii,,Assessore Servizi Sociali Comune di Grottammare

FFrraanncceessccoo MMaarroozzzziiPresidente del Consiglio dell’Ordinedegli avvocati della provincia

PPaassqquuaalliinnoo PPiiuunnttii,,Vice Presidente della Provincia di Ascoli Piceno

PPiieettrroo DD’’AAnnggeelloo,,Presidente della Riserva Naturale Sentina

SSeeccoonnddoo CCaapprriioottttii,,Fotografo

Il carcere, pagina su pagina

Il Direttore del carcere,Lucia Di Feliciantonio

A proposito di lettura

Marino allo specchio

Ci siamoanche noi

Anche “IO e CAINO” fa partedella “Federazione Nazionaledell’Informazione dal Carcere esul Carcere” che fa capo a“Ristretti Orizzonti”, la storicatestata giornalistica del carcereDue Palazzi di Padova. Aderendoalla Federazione, la redazione del

Marino si affianca a quelle di tuttigli altri periodici d’informazioneitaliani che da anni contribuisco-no a diffondere una conoscenzasempre più approfondita del pia-neta carcere, dei suoi aspettimeno noti e delle sue profondecontraddizioni.

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GIANLUCA MIGLIACCIO____________________________________

Il primo febbraio arriva il permesso pertrascorrere qualche giorno nella CasaFamiglia Manuela, a Vasto, gestita da unadelle responsabili della Papa GiovanniXXIII, Claudia Zappasodi. Esco dal carce-re verso le 9.30, iniziano a cadere i primifiocchi di neve, fa abbastanza freddo.Vado al bar ad aspettare la volontaria chemi accompagnerà alla stazione. Poco dopola vedo: Silvia è sulla sua Panda verde. Laguardo e torno indietro di alcuni anni conla mente perché è lo stesso tipo e colore dimacchina che aveva la mia compagnaquando la conobbi e la corteggiai.Arriviamo in stazione, ho già gli orari deitreni perché Teresa nel frattempo ha fattouna ricerca via internet e me li ha dettati altelefono. In poche ore sono a Vasto e pertutto il viaggio la neve cade ininterrotta-mente e inizia a imbiancare campi, tetti ecigli delle strade. Alla stazione c’è Claudiaad aspettarmi. Salgo in macchina e nelbreve viaggio fino alla Casa Famiglia leimi dà alcune informazioni sulle personeche incontrerò. Il soggiorno è piacevole emolto intenso e resterà impresso nella miamemoria come una delle esperienze piùtoccanti della mia vita.Le ore passano veloci mentre fuori conti-nua a nevicare, nel giro di mezza giornataè tutto completamente bianco. L’allertameteo parla di bufera e si decide di antici-pare il mio rientro di un giorno per evita-re che resti bloccato. Verso le 17 delsecondo giorno prendo il treno perPescara. Intorno il paesaggio è irreale:non si distinguono più le strade, i campi, icartelli stradali. Telefono a Teresa pervedere come fare ad andare dalla stazionedi Ascoli al Marino una volta rientrato incittà. Mi dice che la situazione è brutta eche probabilmente a quell’ora non cisaranno bus in circolazione. Poi riesce arientracciare Mery e Riccardo, due volon-tari della Caritas, e a organizzare il miorientro: un terzo volontario mi aspetteràcol fuoristrada alla stazione alle 20 perportarmi al carcere. Arrivo a Pescara ecerco la coincidenza per Ancona ma iltreno è in ritardo di 160 minuti. Vado subi-to alla Polfer. Il carcere è stato avvertitodel mio rientro anticipato ma adesso miserve un documento che giustifichi uneventuale ritardo. Se non rientro entrol’orario stabilito, rischio una denuncia perevasione. Risolvo questo intoppo e aspet-tando il treno, decido di godermi le ultimeore di libertà con una passeggiata fuoridalla stazione. Ma appena varco la portasubito rientro perché fuori fa un freddocane ed è quasi impossibile camminareper la neve. Allora girovago per la stazio-ne. Da quando sono partito Claudia mi hatelefonato svariate volte, preoccupata. Eanche Teresa che sta cercando di trovare

qualcuno che mi venga a prendere alla sta-zione. Tutto il piano precedente col ritardodel treno è saltato e mi rendo conto soloora che non ho più un passaggio per il car-cere. Mancano circa 15 minuti all’arrivodel treno e mi avvio verso il binario indi-cato dal tabellone. Insieme a me ci sonoaltre 15 persone, spazientite dal ritardo.Improvvisamente l’altoparlante annunciache il treno per Ancona è in partenza dalbinario 3 mentre noi siamo tutti sul 9.Corriamo sul binario annunciato, giusto intempo per vedere il treno che parte senzaaspettarci. Tra le persone che sono con mescoppia il putiferio. Sono tutti infuriati. Ioinvece sono impaurito, non so se la Polfercrederà che l’ho perso involontariamente.Allora chiedo l’attenzione di tutti, raccon-to che sono un detenuto, che rischio l’eva-sione e di venire con me alla Polfer areclamare e a chiedere cosa possiamo fare.Mi seguono. Sono in testa al gruppo per-ché so già dove si trovano gli uffici. Micalmo un po’: di sicuro i poliziotti mi cre-deranno adesso che ho 15 persone a farmi,loro malgrado, da testimoni. Ottengo nuo-vamente un documento che attesta il moti-

vo del ritardo e aspetto per altre due ore iltreno successivo. Intanto sono sempre piùpreoccupato perché là fuori la nevicata èdiventata una bufera. Mi informo e scoproche a Porto d’Ascoli c’è una corriera perAscoli. Forse, se il treno non ritarda, ce lafaccio ancora a rientrare.Sono seduto su una panchina della stazio-ne di Pescara e ripenso ai nove “figli” diClaudia e Gioacchino e a quanto sono for-tunati a essere stati affidati a loro. Ripensoa Gioacchino che dà da mangiare a unodei due paralitici e Claudia all’altro: ogniimboccata una carezza o un bacio.Nel frattempo finalmente arriva il treno.Avviso subito Claudia e Teresa. Arrivo aPorto d’Ascoli verso le 22, mi avvio allafermata del bus camminando a fatica trala neve, fa freddissimo. Vicino alla ferma-ta c’è un bar, chiedo se il pullman è pas-sato ma mi dicono che è stato soppressocausa neve. Mi sento assalire dall’ansia.Non so più che fare ma non mi perdod’animo. La batteria del cellulare è quasiscarica ma per fortuna il padrone del bar èmolto gentile e mi permette di lasciarlasotto carica. Vado alla stazione dei

Carabinieri che è lì vicino.Citofono e mi rispondono iCarabinieri di San Benedetto. Midicono che la sera la caserma diPorto d’Ascoli è chiusa. Li infor-mo del mio problema e rispondo-no che mi avrebbero raggiuntosubito. Quando arrivano chiedose possono accompagnarmi incarcere. Mi dicono che non è pos-sibile, che informeranno l’istitutoe che io devo restare alla stazionead aspettare il treno per Ascolidelle 7.30. Devo passare la nottein quella sala d’attesa, senzariscaldamento, con un freddo tre-

mendo. Per fortuna Claudia mi haregalato sciarpa, guanti e cappel-lo e con quelli mi riparo dal gelo.Teresa mi telefona un altro paiodi volte, cercando di trovare unasoluzione, ma non si può fareniente. La neve ha bloccato tutto.Trascorro tutta la notte tentandodi dormire ma ci riesco poco. Fadavvero troppo freddo.Finalmente arriva il mattino eper fortuna il treno è puntuale.La mia disavventura sta termi-nando. In tutta la mia vita non homai desiderato tanto tornarenella mia cella.

Vite al bivio - “Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare”

• Il permesso premio.

Il permesso premio è regolato dall’articolo 30/ter della legge 354/75dell’Ordinamento Penitenziario e consiste in 45 giorni l’anno (al massi-mo) che il detenuto può trascorrere fuori dal carcere per motivi familia-ri, affettivi o di lavoro. E’ concesso solo a chi sta scontando una penadefinitiva e ne abbia scontata almeno un quarto (un terzo per alcunecategorie di reati), abbia regolare condotta e sia ritenuto meritevole.La parola stessa rende l’idea del significato: è un PREMIO.Nel 1975 la legge Gozzini ha rivoluzionato e cambiato la mentalità e laqualità della vita del detenuto. Prima di questa legge se un detenutodoveva scontare ad esempio 5 anni, 5 ne faceva, ma li faceva a modosuo, fregandosene delle regole del carcere. In quegli anni prevalevanola sopraffazione, la violenza e si registravano anche tanti morti. Questoaccadeva perché non c’erano speranze. La legge Gozzini, ispirata alprincipio costituzionale dell’articolo 27 che recita che la pena non puòconsistere in trattamenti disumani e deve tendere alla rieducazione, haintrodotto un graduale reinserimento del detenuto nel contesto socialeattraverso l’istruzione, le attività ricreative, il lavoro interno al carcere,fino a giungere alle misure alternative: i permessi premio, l’articolo 21,la semilibertà e l’affidamento in prova ai servizi sociali.Io sono stato condannato a 26 anni di carcere, sono detenuto dal 1994 eho avuto diversi permessi premio a cui ho potuto accedere solo dopoaver scontato i primi 15 anni. Ma durante tutti questi permessi non misono mai sentito libero, nemmeno per un minuto, perché avevo prescri-zioni molto rigide da seguire. La legge sui benefici è sempre discrezio-nale e ogni beneficio lo si deve meritare, non arriva in automatico. Aseconda della gravità del reato ci sono termini precisi per poterlo richie-dere ma ciò non significa che ti venga concesso. Perché non basta “nonaver piantato grane”. Ho visto decine di rigetti per persone che avevanosimulato una buona condotta. La vita in carcere è così complessa e dif-ficile che per stupidaggini e futili motivi o per colpa di altri puoi pren-dere un rapporto disciplinare che ti fa perdere di colpo tutti i benefici.Quando ti viene offerta la possibilità di accedere ai benefici la qualitàdella vita cambia totalmente e non si tratta della qualità della vita dietroalle sbarre, ma del senso che il detenuto dà alla pena che sta scontando.E’ come se lo Stato ti dicesse: “Finora ti ho tenuto chiuso con la forza,adesso la porta è aperta. Che fai?”. In quel momento sei tu che continuia scontare la pena e tutto acquista un senso completamento diverso:significa responsabilità e consapevolezza che il debito si deve pagare.Quando i paesani mi chiedono: “Perché non sei scappato?” rispondoche io ho scelto di finire di scontare la mia pena e anche che evadereoggi non serve a niente perché con l’informatizzazione dei sistemi tiritrovano subito e sarebbe difficile nascondersi. Anche se ogni volta cisi trova a urtare contro le barriere interiori al momento del rientro dalpermesso. Quando spiego ai miei compagni perché rientro sempre siconvincono che prima o poi i conti con la legge devi pagarli: evaderesignifica solo spostare in avanti il fine pena. E dico loro di sentirmicome una colomba addomesticata: la puoi buttare a centinaia di chilo-metri ma lei tornerà sempre a casa.

Altin Demiri

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Tanto per capirciIl linguaggio del carcereBeato te che esci

Il “nostro“ Gianluca ha già vinto in passato un premio letterario. Ma la sua ultima fati-ca sta ottenendo consensi ancora maggiori: Gianluca è finalista al premio letterarionazionale Goliarda Sapienza e avrà come tutor lo scrittore-regista Federico Moccia.Ecco la bellissima lettera arrivata in cella.“Oggetto: premio letterario Goliarda Sapienza, “Racconti dal carcere” II edizione.Gentile Signor Gianluca Migliaccio, siamo lieti di comunicarle che il racconto da Leiinviato per la partecipazione al Premio Letterario Goliarda Sapienza è stato seleziona-to per entrare nella rosa dei venti finalisti e abbinato allo scrittore Federico Moccia - inqualità di tutor - il quale provvederà a scriverne l’introduzione. Sarà nostra cura tener-la informata sugli sviluppi del concorso”.

Complimenti Gianluca! Un grosso in bocca al lupo da tutta la redazione!

Federico Moccia tutor di Gianluca

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Il regolamento interno di questo Istitutorisale al 2004 e rispetta in pienol’Ordinamento, riportando però anchetutti i suoi problemi. E non avendo suffi-ciente autonomia non poteva essere altri-menti. La Repubblica italiana è stata con-dannata diverse volte dalla CorteEuropea perché l’OrdinamentoPenitenziario non rispetta le norme euro-pee in materia. Tuttavia l’OrdinamentoPenitenziario e, di seguito, il regolamen-to interno rappresentano leggi moderne,impegnate ad assicurare un trattamentoumano e il rispetto della dignità dellapersona (art.1 dell’Ordinamento e delregolamento). Diversi, però, sono i pro-blemi di attuazione, spesso causati dallacarenza di personale e risorse.A cominciare dal momento in cui simette piede in carcere per la prima volta.In quell’occasione ogni detenuto dovreb-be essere informato sui diritti e doveridella vita detentiva.L’articolo 21 del nostro regolamento, adesempio, al sesto paragrafo dice che:“Nella biblioteca e nelle sale socialitàsono tenute a disposizione della popola-zione detenuta o internata le copie dellalegge 26 Luglio 1975, n.354, del relativoregolamento di esecuzione, approvatocon il Dpr (decreto del Presidente dellaRepubblica ndr) 30 Giugno 2000, n.230,e del presente regolamento interno del-l’istituto e delle loro successive modifi-cazioni, nonché di tutte le altre disposi-zioni attinenti ai diritti e doveri dei dete-nuti o internati e alla disciplina e al trat-tamento”.Una norma che in questo caso, comenella maggior parte degli istituti, vieneapplicata in parte a causa della carenza dirisorse. Sulla questione è intervenutorecentemente anche il ministro Severinoche ha proposto di istituzionalizzare ilvademecum per nuovi giunti: un docu-mento che va consegnato al primoingresso a ogni detenuto e che riporti sin-teticamente tutte le indicazioni e infor-mazioni per affrontare al meglio la deten-zione. Nel nostro carcere il problema èrisolto dalla polizia penitenziaria cheistruisce il detenuto quando sorge unaquestione. O dai compagni di cella che tidicono come ci si deve comportare.Anche il testo del regolamento internodovrebbe essere a disposizione dei dete-nuti e facilmente accessibile mentre nonrisulta inserito nell’elenco dei libri dellabiblioteca (nella foto). La nostra propostaè che sia presto visibile nell’elenco e chequalche copia sia messa a disposizioneper la lettura anche nelle sale di socialità.Altro esempio: possiamo telefonare a uncellulare solo se non abbiamo contattivisivi o telefonici (a un fisso) per 15 gior-ni. Proponiamo che i colloqui telefoniciverso utenze mobili siano al pari di quel-li al fisso, considerato che sempre piùfamiliari scelgono di avere solo il telefo-no cellulare. Sempre in tema di telefona-te si potrebbe andare oltre, ma questonon dipende dal regolamento interno:occorrerebbe modernizzare l’intero siste-

ma delle chiamate, mettendo a disposi-zione dei detenuti apparecchi telefonici eschede telefoniche personalizzate con lapossibilità di chiamata solo verso i nume-ri autorizzati. Questo permetterebbe aldetenuto di telefonare liberamente senzaimpegnare un agente per il centralino,rispettando sempre il termine dei 10minuti settimanali.Sarebbe molto utile anche modernizzarel’attuale sistema dell’ufficio conti cor-renti sostituendo il libretto con la cartamagnetica: ciò consentirebbe l’uso deifondi disponibili anche in orario di chiu-

sura degli uffici e di gestire e organizza-re un vero e proprio negozio per l’acqui-sto di merci.Siamo consapevoli del fatto che molte diqueste proposte appartengono al futuro,anche se già attuate in alcuni paesi euro-pei (come l’Austria o la Romania, vedipag. 5 n.d.r.) e non sono circoscrivibili alsolo regolamento interno, ma abbiamoun Ordinamento Penitenziario che rico-nosce questi bisogni e dobbiamo impe-gnarci perché questo futuro arrivi ilprima possibile.

Miljenko D.

Liberi di parlarne

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Considerato che il problema di comuni-cazione e informazione interna è propriodi tutti gli istituti di pena, al vademecumper i detenuti ci ha pensatol’Ombudsman delle Marche, ItaloTanoni, che, in collaborazione con il pre-sidente dell’assemblea legislativa delleMarche, Vittoriano Solazzi, ha realizza-to proprio in questi mesi e stampato in1.500 copie un volume che sarà distri-buito in tutte le carceri delle Marche.“Il carcere non può rappresentare sem-plicemente un luogo dove scontare lapena, ma deve essere anche un’opportu-nità di rieducazione e di reinserimento,nel rispetto di condizioni di vita compa-tibili con la dignità umana”. CosìSolazzi ha spiegato l’obiettivo del pro-getto promosso dal Garante regionaledei detenuti. Nei sette istituti di penamarchigiani, quasi la metà dei reclusi, il44% di 1186, sono stranieri. Da questodato di partenza è nata l’ideadell’Autorità di garanzia di pubblicareun “Vademecum del carcere” multilin-gue per aiutare i detenuti a comprenderele leggi che disciplinano il regime peni-tenziario. Dopo uno studio sui paesi e leappartenenze linguistiche condotto incollaborazione con il PRAP(Provveditorato regionale amministra-zione penitenziaria), il volume, stampatoin 1500 copie da distribuire in ogni cella,

è stato tradotto in otto lingue: italiano,inglese, francese, spagnolo, albanese,rumeno, cinese, arabo. “In questoBignami del carcere – ha spiegato ilGarante Italo Tanoni - ogni detenuto puòtrovare in sintesi le principali informa-zioni che regolano la vita quotidiana,dagli aspetti sanitari all’alimentazione,al personale dell’istituto, alle telefonate,ai reclami”. Nella guida una parte vieneriservata alla figura del Garante, conindicazioni concrete sulle sue funzioni,sulla casistica trattata negli scorsi anni esul come rivolgersi al suo ufficio.

PARTE I______________________________

La vita del carcere è regolata dall’OrdinamentoPenitenziario, dal relativo Regolamento diEsecuzione e, nello specifico, dal Regolamentointerno a ogni istituto. E’ importante, per ognidetenuto, conoscere esattamente quali sono idiritti e i doveri della detenzione e sapere cosaci succede quando veniamo arrestati. Per questoabbiamo deciso di pubblicare a puntate, a parti-re da questo numero del giornale, ilRegolamento della nostra Casa Circondariale.Ogni articolo viene letto e discusso in redazio-ne per dare la possibilità a tutti, soprattutto a chista affrontando la detenzione per la prima volta,di capire il sistema carcere.

Art 1.Fonti normative del regolamento internoIl presente regolamento interno è emanato inattuazione degli articoli 16, 20 e 31 della legge26 luglio 1975, n. 354, recante “Norme sull’or-dinamento penitenziario e sulle misure privati-ve e limitative della libertà”, e degli articoli 8,10, 13, 14, 21, 36, 67 e 74 del relativo regola-mento di esecuzione, approvato con il D.P.R. 30giugno 2000, n. 230, e loro successive modifi-cazioni.

Art 2.Orari di apertura e chiusura dell’IstitutoL’orario di apertura dell’istituto è alle ore 7 equello di chiusura è alle ore 24.Durante il periodo di chiusura, nessuno puòaccedere all’istituto o uscirne, ad eccezionedelle persone che ciò debbono fare per ragionidel loro ufficio o servizio, dei detenuti o inter-nati in traduzione o abbisognevoli di ricoverourgente in luogo esterno di cura o che rientrano,anche tardivamente, dalla semilibertà, dal per-messo, dalla licenza o dal lavoro all’esterno,nonché di coloro che si costituiscono sponta-neamente o che vengono arrestati.Fuori dei casi di cui al comma 2, durante ilperiodo di chiusura, l’ingresso nell’istituto ol’uscita da esso devono essere di volta in voltaautorizzati dal Direttore.Devono, comunque, essere sempre adottatetutte le necessarie cautele.

Art 3.Controlli sulle persone che accedono all’isti-tuto o ne esconoTutte le persone che, a qualsiasi titolo, accedo-no all’istituto o ne escono devono essere identi-ficate mediante valido documento di riconosci-mento.Le persone che entrano o escono sono sottopo-ste al controllo mediante apparecchio rivelatoredi oggetti metallici, salvo i casi in cui ciò siapericoloso per la salute delle persone da con-trollare; ad analogo controllo sono sottoposte lecose che dette persone siano autorizzate a por-tare con sé, procedendo in ogni caso all’ispezio-ne di borse, borsellini e contenitori di qualsiasigenere.Per l’accesso in istituto è necessario il ricono-

scimento del titolo che legittima l’ingresso dellapersona, le cui generalità sono trascritte nell’ap-posito registro.Indipendentemente dall’esito positivo o negati-vo del controllo elettronico, in caso di fondatimotivi di sicurezza, ovvero di fondato sospettoche il visitatore, anche involontariamente, siaportatore di oggetti o generi di cui non èammessa l’introduzione nell’istituto, si procedeal controllo sulla persona.Prima di procedere al controllo sulla persona, ilpersonale del Corpo di polizia penitenziariaaddetto al servizio deve richiedere l’autorizza-zione del Direttore o, in caso di sua assenza oimpedimento, di chi ne fa le veci.In ogni caso, il personale del Corpo di poliziapenitenziaria che effettua il controllo sulla per-sona e quello che vi assiste deve essere dellostesso sesso della persona da controllare.La persona da perquisire può farsi assistere daaltra persona di sua fiducia e dello stesso sesso;della perquisizione viene redatto apposito ver-bale.I bambini sono controllati da personale femmini-le del Corpo di polizia penitenziaria, alla presen-za di una delle persone che li accompagna.L’ingresso in istituto viene negato alle personeche si rifiutano di sottoporsi ai prescritti controlli.

Art 4:Orari di organizzazione della vita quotidianaL’organizzazione della vita quotidiana dei dete-nuti o internati che non svolgono attività lavora-tiva è regolata secondo i seguenti orari:7.00 sveglia.7.30-8.30 prima colazione e pulizia della camera.9.00-11.00 permanenza all’aperto e svolgimen-

to di attività sportive, ovvero, in alterna-tiva, permanenza nei locali comuni dovesi svolgono attività ricreative, culturali oreligiose.

12.00-12.45 pranzo.13.00-15.00 permanenza all’aperto. Giudiziario,

periodo estivo, (1° giugno-15 settembre)dalle 16.15 alle 17.15.

18.00-19.00 cena.22.00-7.00 riposo notturnoL’organizzazione della vita quotidiana dei dete-nuti o internati che espletano attività lavorativeè regolata dai seguenti orari7.00 sveglia7.30-8.30 prima colazione e pulizia della camera12.00-12.30 pranzo13.00-15.00 permanenza all’aperto e svolgi-

mento di attività sportive, ovvero, inalternativa, permanenza nei locali comu-ni ove si svolgono attività ricreative, cul-turali o religiose

18.00-19.00 cena.22.00-07.00 riposo notturnoGli orari delle attività di lavoro sono disciplina-ti come da tabella “A” allegata al presente rego-lamento.Per gli iscritti ai corsi d’istruzione o di adde-stramento professionale, attività culturali,ricreative e sportive le lezioni e/o attività sisvolgono dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 15.00 alle18.00 e la permanenza all’aperto si effettuadalle 13.00 alle 15.00.

Il nostro regolamentoAbbiamo leggi moderne, basta applicarle

“Una Guida per il carcere? Ci pensiamo noi”L’iniziativa è dell’Ombudsman delle Marche, Italo Tanoni

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Sono Radu, ho 29 anni e da 3 mi trovorinchiuso nelle carceri italiane. Sonostato a Roma, Viterbo, Rossano Calabro,San Vittore e adesso sono qui a Marino.Sono molte le differenze tra il sistemapenitenziario italiano e quello del mioPaese: la Romania.In Italia, ad esempio, non vengono appli-cate le norme che la Comunità Europeaimpone a tutti i Paesi che ne fanno parte.Il sistema carcerario europeo prevede chei detenuti siano classificati con 3 livelli dicategoria: recluso h24 (rinchiuso per le24 ore), semi-aperto e aperto. Il detenutoindossa divise diverse in base alla cate-goria di appartenenza per essere facil-mente riconoscibile. Quelli con reati ditipo ostativo sono trasferiti in penitenzia-ri che offrono la possibilità di lavorointerno fino a quando non scendono sottola soglia dell’Alta Sicurezza. E comun-que non oltre i 200 chilometri dal luogodi origine, per poi essere inquadrati nelletre categorie.• H24. Un detenuto che deve espiare una

condanna superiore a 15 anni entranella h24 ma appena scontato un terzodella pena è gradualmente inserito nelsistema dei semi-aperti con la possibi-lità di riabilitarsi. Nei primi 6 mesi diquesto passaggio, il detenuto è conti-nuamente monitorato da una equipeche, scaduto il periodo d’osservazione,valuta se sia idoneo a iniziare il percor-so alternativo che si basa principal-mente sul lavoro.

• Semi-aperti. Ci si reca con gli altrireclusi semi-aperti presso fabbriche oaziende agricole convenzionate conl’amministrazione penitenziaria. I tito-lari di queste aziende offrono posti dilavoro e danno una paga base che sidovrà versare per il 70% nelle casse dei

penitenziari. Di solito si parte dall’isti-tuto in 40, accompagnati da un briga-diere e due assistenti che ci sorveglia-no durante il lavoro perché non ci sipuò relazionare con persone esterne e

si deve seguire un comportamento cor-retto. Nelle otto ore di lavoro (7.00-15.00) ci si ferma un’ora per la pausapranzo. Il cibo è preparato dall’istitutoo si pranza al sacco con il sopravvitto.

Se non si infrange il sistema, si ricevein automatico la liberazione anticipatache in origine prevede 4 mesi per ognianno di carcerazione. Si dà così aldetenuto uno stimolo maggiore per ilreinserimento e allo Stato la possibilitàdi aumentare i fondi nazionali. Inaggiunta ai 4 mesi, per ogni mese dilavoro ogni detenuto guadagna dai 7 ai12 giorni di liberazione anticipata. Incaso di evasione dal posto di lavoro, ilsemi-aperto rischia una condanna cheva da 1 a 5 anni. In caso di rapportodisciplinare non vengono revocati igiorni di liberazione anticipata ma siviene estromessi dalle attività lavorati-ve per periodi che possono variare da 1mese a 6 in base alla relazione del-l’equipe che, così facendo, non per-mette di accumulare altri giorni di libe-razione anticipata.

• Aperti - articolo21. Se si ha da espiareuna pena inferiore ai 5 anni ci è con-cesso di lavorare fuori dall’istituto erientrare nel pomeriggio e, dopo dueanni, di poter gestire l’intera giornataautonomamente. Si devono comunquerispettare le norme imposte dall’istitu-to e rientrare obbligatoriamente in car-cere non oltre le 16. In caso di rappor-to disciplinare possono essere revocatii giorni di permesso premio (30 ognianno).

COME SI VIVE IN CELLANelle carceri rumene ci sono cameroniche possono ospitare fino a 24 detenuti.Esiste il “capo-cella” che a sua volta sce-glie un aiutante capo con l’ausilio delcomandante del penitenziario. Il capo-cella ha l’obbligo di far rispettare l’ordi-ne e la disciplina sia in cella che sul postodi lavoro. Dentro una cella si possonotenere Tv, radio, Dvd ecc. per un massi-mo di 4 apparecchi. Nel bagno ci sono 8

lavandini, 3 water, 1 doccia e acqua caldadalle 15.00 alle 22.00. Esiste la lavande-ria penitenziaria. Ci sono corsi scolasticiin cui ogni detenuto viene retribuito siain denaro che con giorni di liberazione eogni mese, se il comportamento è regola-re, si viene premiati con una nota di meri-to (encomio). Durante i pasti si può man-giare in cella o andare nelle sale adibite.Il magazzino è simile a un market: si puòandare personalmente ad acquistare ilsopravvitto pagando con una schedanominativa prepagata carceraria.Telefonate: sono 4 al mese, più un pre-mio che viene concesso dopo aver presouna nota di merito. Si ha una scheda tele-fonica. Nel carcere sono collocate cabinetelefoniche e per poter telefonare servesolo l’autorizzazione del giudice, comeper i colloqui.Il magistrato di sorveglianza verifica lecondizioni della struttura, fa colloqui coni detenuti e una volta a settimana è pre-sente in istituto per tutta la giornata men-tre un week-end al mese lo dedica intera-mente ai detenuti. Non esistono sezioni“protette”. Unica eccezione per gli erga-stolani che hanno una cella a sé.Questo regime è stato adottato dallaRomania nel 2007, quando il Paese èentrato nella Comunità Europea attenen-dosi alle norme europee e svuotando cosìle carceri.Non esiste il 41 bis e non esiste più nem-meno il 14 bis (isolamento). I tempi deiprocessi non superano i 2 anni, si decidecon 3 gradi di giudizio ma in modo piùcelere. Seppure prigionieri, si vive incondizioni migliori rispetto alle carceriitaliane.Confrontando la realtà italianacon quella rumena mi sento un po’ sfor-tunato, non potendo pagare il mio debitocon la giustizia nel mio Paese d’origine.

Raccontato da Radu,scritto da Antonino

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Mi chiamo Stefan e sono stato detenutoin Austria, a Villach, per tre mesi: dal 26giugno al 24 settembre del 2010.Nella stessa giornata dell’arresto hoavuto anche il processo con avvocato,traduttore e condanna definitiva. Ilpalazzo di giustizia era nello stesso edi-ficio del carcere, all’ultimo piano. Alcentro dell’edificio c’era l’area di deten-zione e al pian terreno si sviluppavano learee ricreative come: palestra con doc-cia, sala con tavoli da ping pong, salabiliardo, campo da calcetto e i laborato-ri dove si poteva lavorare con compen-so. C’era un emporio dove si potevaandare a comprare tutti i giorni, tranne ilfine settimana, ciò di cui si aveva biso-gno: alimenti, sigarette, dolci, televiso-re, play station e ogni accessorio utile etutto si poteva comprare con il compen-so che si riceveva dall’impegno svolto incarcere che riguardava lavori che veni-vano commissionati anche dall’esterno.La scelta di frequentare le aree era dalleore 9 alle 12 per sette giorni alla settima-na: il detenuto era tenuto a comunicaredove andava e nessuno lo dovevaaccompagnare ma anche la minimamancanza di rispetto del regolamentoveniva punita con 10-20 giorni di isola-mento. Le condanne venivano inflitte

immediatamente nel corso della stessagiornata del reato e bastava uno schiaffoper prendere un anno in più. Se si ruba-va all’emporio si prendevano sei mesi didetenzione aggiuntiva, per mancanza dirispetto verso i compagni o gli agenti sifiniva in isolamento e la severità dellecondanne spingeva tutti a comportarsisecondo il regolamento.Non c’era sovraffollamento, le celleerano per sei persone; ognuno di noiveniva munito di tessera magnetica dovesi registravano tutti i dati riguardanti ildetenuto compresi i soldi che si possede-vano o che qualcuno poteva caricare dal-l’esterno e la tessera registrava imme-diatamente l’importo ricevuto che siconfigurava durante l’uso sul displaydella macchina che registrava le schede.Con questa carta si potevano fare telefo-nate chiamando fino a cinque numeri esi potevano sostituire numeri telefoniciin 24 ore. Si poteva telefonare quando sisceglieva di farlo e il tempo a disposi-zione per l’uso del telefono era di 10minuti al giorno ma se la telefonatarichiedeva un tempo minore si potevafarne altre utilizzando tutta la disponibi-lità ricevuta telefonando anche versoaltri utenti che sono registrati nella sche-da. Quando il tempo era scaduto la sche-da automaticamente si bloccava.

Stefan Bajan

Liberi di parlarne

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L’Austria dietro alle sbarreTessere ovunque e massimo r ispet to

Se ti arrestano in Romania

Negli otto istituti marchigiani eranoristretti 1170 detenuti fino al 31dicembre 2011. Un dato che ha subi-to piccole modifiche nel mese digennaio: al 31-01-2012 risultanopresenti nelle Marche 1186 detenuti,441 in più (+53%) rispetto allacapienza regolamentare che conta775 posti (759 uomini e 16 donne).

I numeri del sovraffollamento.- Montacuto (Ancona): 339 detenu-

ti, capienza 172.- Pesaro: 342 detenuti, capienza

178.- Ascoli Piceno: 135 detenuti,

capienza 112.- Barcaglione (Ancona): 33 detenu-

ti, capienza 24.- Camerino: 63 detenuti, capienza

25.

- Fermo: 79 detenuti, capienza 45.- Fossombrone: 135 detenuti,

capienza 209.L’incidenza più alta di stranieri è aCamerino (35 - 55,56%) seguito daPesaro (185 - 54,39%), AnconaMontacuto (198 - 49,62%), AnconaBarcaglione (13 - 39,39%), AscoliPiceno (41 - 30,37%) eFossombrone (12 - 8,89%).

I dati nella tabella a fianco sonostati forniti dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria,Provveditorato Regionale Marche.Legenda:Giudicanti: detenuti in attesa dellasentenza di primo grado.Appellanti: detenuti in attesa delprocesso d’Appello.Ricorrenti: detenuti in attesa del giu-dizio di terzo grado.

Ma quanti siamo: il sovraffollamento in cifre

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“Svuota carceri”: promosso o bocciato?ETTORE PICARDI*___________________________

Molto spesso le riforme che riguar-dano settori cruciali di una societàvengono giudicate ideologicamen-te. Personalmente invece ho semprepreferito avere un approccio prag-matico nell’esprimere le mie valuta-zioni. In sostanza prima di essered’accordo o meno con i criteri e gliobiettivi di una riforma preferiscocomprendere se questa sia in gradodi realizzare se stessa. Quando adesempio nel 1989 fu introdotto nel-l’ordinamento il nuovo processopenale il peccato mortale del legi-slatore fu quello di aver modificatoil rito inquisitorio in quello accusa-torio senza prevedere gli adeguatimezzi di attuazione e gestione.Infatti i gravi ritardi e le disfunzioniche da allora affliggono la giustiziapenale sono state inevitabile conse-guenza di un sistema rinnovato maassolutamente insufficiente perrisorse, uomini e strutture.Non serve a nulla fare bellissimeriforme sulla carta se queste restanoinattuabili in concreto. Per rimedia-re alle inevitabili disfunzioni inbreve tempo occorreranno inter-venti, manipolazioni, amnistie,interpretazioni che riporteranno innuovi punti di equilibrio il sistemae vanificheranno le intenzioni,spesso lodevoli, del legislatore.Per questi motivi non posso cheguardare con favore ai primi passidel Ministro Paola Severino neltentare di risolvere l’annosa crisidella giustizia italiana. Il cosiddettodecreto “svuota carceri” infatti hapercorso da subito almeno due dire-zioni che hanno prodotto effettiimmediati. In primo luogo ha ridot-to al minimo il fenomeno delle“porte girevoli”, ovvero il transitoper pochissimi giorni in carcere diarrestati in flagranza che, dopo ilprocesso direttissimo o la convali-da, uscivano immediatamente dagliistituti. Si è cercato di sensibilizza-re una serie di istituzioni per agevo-lare il lavoro degli operatori carce-rari limitando al massimo questoafflusso temporaneo ma massicciodi detenuti.Quindi gli arrestati, d’ora in poi,saranno inizialmente custoditi dalleforze stesse di polizia operanti nellecamere di sicurezza presso i rispetti-vi comandi, gli interrogatori ed i pro-cessi saranno solleciti ed effettuatidiminuendo anche gli impegni per letraduzioni della polizia penitenziaria.Infatti, oltre a non essere tradottisubito in carcere gli arrestati, sarannoi giudici a recarsi negli istituti per

effettuare interroga-tori e convalide diquei soggetti cheeccez iona lmen tesaranno stati portaticomunque negli isti-tuti. Ed anche diquelli sottoposti amisure cautelari car-cerarie.Più semplice ma insi-diosa la secondamisura adottata, quel-la che riduce per tutti(o quasi) i detenuti lapena definitiva dascontare in peniten-ziario: si è infatti sta-bilito che di normagli ultimi 18 mesi direclusione o arrestosaranno trascorsi in detenzionedomiciliare. Ovviamente il beneficioin termini di minore affollamentosarà evidente, ma il rischio sociale èpiuttosto alto.Se quindi i primi passi appaionointeressanti dovrà seguire un com-pletamento dell’azione. Rendere inprimo luogo le camere di sicurezzadei comandi di polizia giudiziarianumericamente sufficienti ed ido-nee secondo gli standard interna-zionali. In secondo luogo controlla-re i detenuti domiciliari in modoadeguato, per impedire che reaticommessi nel corso di tali misureprovochino emergenze opposte,con nuovo inasprimento del siste-ma e nuovo peggioramento dellasituazione carceraria.Tuttavia quelle che possono risol-vere davvero il problema sonomisure di riforma definitiva e siste-matica. Certo vi sono emergenze diedilizia penitenziaria che non pos-sono essere dimenticate, con le dif-ficoltà di spesa pubblica oggi pre-senti. Ed andranno affrontate erisolte con la costruzione di nuoviedifici: sarà una spesa ma ancheun’occasione produttiva. Quelloche però davvero può migliorare inmodo stabile la situazione sarà unmutamento della cultura della pena,della sua concezione. Passare dalmito del carcere come unico e mas-simo deterrente, buono per ognistagione e forma di delitto, ad unsistema più equilibrato e ragione-vole. Un sistema che punti a deirisultati pratici, ragionevoli. Il car-cere dovrebbe essere riservato acoloro che sono autori di condottecosì allarmanti da giustificare laloro separazione personale dal con-testo sociale. Negli altri casi occor-reranno sanzioni dirette a riparare oprevenire altri delitti, seguendo la

proporzione e la logica specificadel fatto: andranno quindi commi-nate efficaci interdizioni dai pubbli-ci uffici, lavori socialmente utili,riparazioni reali, risarcimenti ade-guati e molti altre forme di penaalternativa per rendere la nostragiustizia penale ben più logica edefficace. Con un immediato effettopositivo anche sul sovraffollamentocarcerario.Per completare questo processo si èperò costretti a sperare in un climafavorevole e duraturo, non solo diconcordia politica ma anche fra lecategorie interessate. Se i primipassi sono promettenti la strada èlunga e le esperienze passate indu-cono alla prudenza.

*Sostituto procuratorepresso la Procura della Repubblica

del Tribunale di Ascoli Piceno

MILJENKO D.____________________________

“Interventi urgenti per il contrastodella tensione dei detenuti determi-nata dal sovraffollamento nelle car-ceri”: Decreto legge 22/12/2011numero 211.Decreto “svuota carceri”?Decreto “salva carceri”??La legge delega in materia trattaessenzialmente tre punti: modifical’arresto in flagranza e la successi-va udienza di convalida riducendoanche i tempi per la sua convoca-zione che ora non possono supera-re le 48 ore. L’intenzione è ridurreil numero di persone che entranonelle case circondariali rimanendo-ci solo per pochi giorni giorni. Conla nuova legge queste personedovrebbero andare agli arrestidomiciliari o, in alternativa, esseretrattenute in apposite celle di sicu-rezza nelle caserme o nei commis-sariati di Polizia. Solo come estre-ma soluzione, il detenuto va rin-chiuso in carcere.Qualcuno pensa che questo bastiper considerare il decreto uno“svuota carceri” ma a nostro avvisonon è così. E’ vero che questenorme eviteranno l’entrata-uscitadalle carceri di migliaia di persone,ma solo per tenere i detenuti in unaltro spazio ancora meno idoneodelle carceri sovraffollate. Leattuali celle di sicurezza infatti nonsono affatto attrezzate per ospitareuna persona per più di qualche ora:non ci sono i servizi igienici, nonc’è lo spazio sufficiente. E se poigli arrestati sono più di uno? Ma ilproblema non è solo di spazi. Se un

detenuto ha un malore? Tra i tossi-codipendenti, ad esempio, è moltofrequente. Ci sarà il personale sani-tario 24 ore su 24 per le adeguateterapie anche nei commissariati?Ci sarà una cucina per preparare ipasti per i due giorni o anche per ilsolo giorno in cui il detenuto saràristretto? E quanto tempo ci vorràper organizzare questi servizi?E’ sintomatico che questa normati-va sarà applicata solo se possibile eche in caso contrario il detenutosarà portato lo stesso alla casa cir-condariale. Ma in quest’ultimocaso nessuno si chiederà più se nelcarcere ci sono o no spazi suffi-cienti.Il Decreto dà la possibilità di acce-dere alla detenzione domiciliareanche ai detenuti che devono anco-ra espiare 18 mesi di carcere e nonsolo a quelli a cui è rimasto unanno. Il detenuto può presentare larichiesta, se non condannato peruno dei reati che escludono questaeventualità, al magistrato di sorve-glianza. Il giudice per decidereterrà conto della persona, dell’ido-neità del domicilio e del luogo incui il detenuto andrà a vivere. Lamaggior parte dei detenuti peròsono extracomunitari o personesenza condanna definitiva. Uneffetto collaterale della condannaper un detenuto extracomunitario èla perdita del lavoro e in seguitodell’alloggio. Quindi migliaia dipersone si troveranno a non averepiù un domicilio al momento dipresentare la richiesta. Un ostacoloche riguarda soprattutto gli extra-comunitari senza permesso di sog-giorno. Il Pacchetto sicurezza del

2008 introduce infatti un reato chepunisce chiunque a titolo onerosodia alloggio a uno straniero privo dititolo di soggiorno in un immobiledi cui abbia disponibilità, ovvero loceda allo stesso anche in locazione.Quindi torniamo al punto di parten-za: quante persone realmentepotranno beneficiare di questanorma?Il Decreto legge prevede anche lachiusura degli Opg, gli ospedalipsichiatrici giudiziari, con il trasfe-rimento degli internati presso casedi cura e custodia e il rilascioimmediato di tutti i pazienti nonpiù socialmente pericolosi. Essiverranno presi incarico sul territo-rio dai dipartimenti di salute men-tale oppure seguiti con assistenzadomiciliare. Siamo pienamented’accordo con la chiusura degliOpg perché riteniamo che sia unatto di civiltà, però ci chiediamo: cisono le strutture per accoglierequeste persone o le ritroveremo apeggiorare la situazione delle casecircondariali con il loro ingresso?La nuova Legge non incide su nes-suno dei problemi che abbiamoesaminato. Possiamo parlare diessa come “salva carceri” o “svuo-ta carceri” solo in senso ironico.Per noi resta impossibile risponde-re alla domanda: perché è così?Possiamo solo ripetere la rispostadi un saggio dell’antichità chedisse: “Perché il malvagio circondail giusto e per questo motivo ildiritto esce già distorto”. Chi inquesto caso sia giusto o malvagiolo lasciamo decidere ai lettori.

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“Bene, ma occorre andare oltre”Il parere del pubblico ministero

“Il decreto dei vasi comunicanti”Il parere dei detenuti

Punti di vista

Ecco cosa cambia con la nuova leggeE’ noto a tutti come il decreto“svuota carceri” o “salva carceri”,come l’ha definito il ministroSeverino, ed è diventato legge il 14febbraio scorso. Ma quanto svuote-rà o salverà lo vedremo solo neiprossimi mesi.Le previsioni sono contrastanti. Iprimi dati non troppo incoraggianti.

Queste le novità che introduce.1 - Per contrastare il problema delle

“porte girevoli” (detenuti incarce-rati per periodi brevissimi: nel2010, 21.093 persone sono statetrattenute per un massimo di 3giorni) si dovrebbe finire in car-cere solo in via eccezionale,quando si è arrestati in flagranzadi reato (per illeciti di competen-

za del giudice monocratico), inattesa dell’udienza di convalidadell’arresto e del rito direttissimo.In via prioritaria dovrebbero esse-re disposti gli arresti domiciliarie, in subordine, la custodia pressoidonee strutture delle forze del-l’ordine.

2 - Il dimezzamento (da 96 a 48 ore)del termine entro il quale deveavvenire l’udienza di convalida.

3 - L’estensione da 12 a 18 mesi dellasoglia di pena detentiva, ancheresidua, per l’accesso alla deten-zione domiciliare.

4 - Un’integrazione delle risorsefinanziarie, pari a circa 57,27milioni di euro per l’adeguamen-to, potenziamento e messa anorma di infrastrutture carcerarie.

5 - Il superamento degli ospedali psi-chiatrici giudiziari, di cui si pre-

vede la chiusura entro il 1° feb-braio 2013.

6 - L’estensione della partecipazioneal dibattimento a distanza allatestimonianza di persone detenute.

7 - L’estensione del regime dellevisite in carcere (senza autorizza-zione dell’amministrazione peni-tenziaria) ai parlamentari europei.

8 - L’introduzione di un nuovo casodi illecito disciplinare dei magi-strati, per inosservanza delledisposizioni relative al luogo disvolgimento dell’udienza di con-valida.

9 - L’estensione della disciplina sul-l’ingiusta detenzione ai procedi-menti definiti prima dell’entratain vigore del nuovo c.p.p. (24ottobre 1989), con sentenza pas-sata in giudicato dal 1° luglio1988.

• Il commentodel Ministro Paola Severino:“Nessuno si illude che questo stru-mento possa da solo risolvere il pro-blema del sovraffollamento carcera-rio; ma è noto che il governo ha vara-to un disegno di legge in materia didepenalizzazione, di messa allaprova, di reclusione domiciliare che,insieme alle iniziative parlamentariin materia di irrilevanza del fatto,dovrebbero produrre un significativoeffetto di deflazione. Il governointende attivare convenzioni bilate-rali per il rientro di detenuti stranierinei paesi di origine e intese con lecomunità di recupero per tossicodi-pendenti idonee ad incidere sullacomponente maggioritaria dellapopolazione carceraria. È dall’insie-me di tali misure che potrà derivareun effetto stabile di alleggerimento”.

Ettore Picardi, Sostituto Procuratore

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L’ora d’aria

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“Questo carcere avrebbe bisogno di un po’di colore. Quel marroncino alle pareti depri-me pure me. Tanti ragazzi imbrattano i muridella città tutti i giorni. Se vogliono qualco-sa su cui dipingere, le pareti gliele diamonoi, qui c’è un carcere intero da pitturare”.Decolla con un concorso pubblico promos-so dall’assessorato alle Politiche Giovanilidella Provincia di Ascoli e dalla redazionedi “Io e Caino”, l’iniziativa del Comando edella Direzione di dare una “mano di colo-re” a corridoi e spazi comuni del Marino. Ilprogetto si propone di rendere più vivibilel’interno dell’istituto coinvolgendo giova-ni writers. I vincitori del concorso avrannoun premio in buoni acquisto e la possibili-tà di vivere un’esperienza che non capitatutti i giorni: decorare le pareti di un carce-re. I detenuti, invece, prenderanno parte siaalla selezione, votando i bozzetti insieme auna commissione di esperti, che alla deco-razione. “Non sappiamo disegnare però èun bellissimo progetto, ci piacerebbe vede-re come lavorano i writers e poi, se ci dico-no come si fa, un angolino possiamo colo-rarlo pure noi”.Il tema del bando è: “Libertà”. Gli artistipotranno realizzare disegni, riprodurre slo-gan con tecniche originali o proporre mura-les e graffiti dedicati al tema. Si parte quin-di. E si inizia con i progetti destinati a deco-rare il lungo corridoio (nella foto in primapagina) che dalla seconda porta conducealle sale delle attività culturali, allaCappella, alla cucina, alla lavanderia e allapalestra. Ogni stanza è chiusa con un can-cello o un blindo e i disegnatori possono

sbizzarrirsi creando murales e graffiti cheabbracciano le porte. Terminato il corridoiosi procederà con le sale comuni, che hannopareti regolari.

Più calore alla Sala colloquiFuori bando, ma inserito nel progetto comeprimo intervento, la decorazione della salacolloqui che sarà dipinta con tinte vivaci.Sulle pareti verranno disegnate scene difavole e cartoni animati per cercare dilasciare nei piccoli un ricordo meno trauma-tico delle visite al papà che sta in carcere. Inseguito, fondi permettendo, si provvederàad acquistare libri per bambini, giochi nuovie una libreria che possa contenere il tutto,rinverdendo il materiale attualmente a

disposizione. Lo scopo è quello di riuscire acreare, nell’ambito dei colloqui settimanaliche i detenuti hanno con i loro cari, unangolo in cui padre e figlio riescano a tra-scorrere anche solo pochi minuti giocandoinsieme.Aderiscono al progetto:La Riserva Naturale Sentina che ha desti-nato a “Coloriamo il carcere” un contributodi 500 euro che sarà consegnato all’Istitutoin occasione della prima eco-day.Il Centro di aggregazione giovanile diGrottammare che ha messo in contatto lanostra redazione con l’ufficio Politiche gio-vanili della Provincia.Il Garante dei detenuti delle Marche.

La redazione

Casa Circondariale di Ascoli PicenoGennaio 2012

Finalità.Il progetto si propone di realizzare unanuova tinteggiatura delle pareti di ambien-ti comuni e corridoi della CasaCircondariale di Ascoli Piceno, sezione“giudiziario”. Le pareti in questione saran-no verniciate con tinte pastello e rifinitecon decorazioni adatte a ogni tipo diambiente: disegni, poster, manifesti,murales ecc.Il progetto si propone di rendere più gra-devoli gli ambienti comuni, attingendoalle regole della cromoterapia, per favori-re la socializzazione e stemperare il piùpossibile momenti di ansia e di tensione.Il progetto, coinvolgendo in prima perso-na e a puro titolo di volontariato il detenu-to sia nella scelta delle tonalità che delledecorazioni che della realizzazione prati-ca, si propone di avvicinare il ristretto alluogo di detenzione stimolando una mag-giore attenzione e cura nei confronti dellapropria cella e degli ambienti comuni. Realizzazione.Il progetto consiste nella verniciatura enella decorazione di tutti gli ambienticomuni in cui tale iniziativa sarà autorizza-ta. Alle operazioni parteciperà una squadradi detenuti volontari, oltre che volontariesterni e disegnatori professionisti. Nelcorso delle giornate di lavoro, la cui data ei cui orari saranno concordati con laDirezione e il Comando, verranno offerti aidetenuti consigli e spunti in tema di cro-moterapia affinché il lavoro manuale nonresti solo pura esecuzione ma sia ancheparte di un momento di crescita culturale.Costi.La collaborazione prestata da volontari e

detenuti si intende a titolo gratuito e conesclusiva finalità sociale. I materialinecessari alla realizzazione del progettosaranno acquistati dai volontari grazie aicontributi che gli stessi si impegnano areperire all’esterno dell’istituto.Si stima, approssimativamente, che ilcosto delle operazioni per ogni ambientepossa variare tra 80 e 120 euro a secondadelle dimensioni della stanza su cui siinterviene.Avvio.In accordo con Direzione e Comando, ilprimo ambiente sul quale si interverrà saràla sala colloqui. Partendo dalla necessitàdi creare un ambiente a misura di bambi-no per rendere meno traumatico il contat-to dei più piccoli con il carcere, le paretisaranno tinteggiate con colori vivaci edecorate con piccole scene, paesaggi epersonaggi dei cartoni animati. Alla tin-teggiatura delle pareti provvederanno idetenuti che, insieme ai volontari, sceglie-ranno le tonalità più adatte. Mentre la fasedelle decorazioni sarà affidata a disegnato-ri professionisti che, sempre a titolo divolontariato, affiancheranno i detenuti chevorranno cimentarsi nella tecnica del dise-gno e che, nell’occasione, potrannoapprenderne le più elementari norme.Arredi.Contributi esterni permettendo, il progettosi propone di rinnovare, dove possibile, gliarredi degli ambienti comuni con struttureche rispettino tutte le norme di sicurezzavigenti. Ogni acquisto proposto dai volon-tari verrà valutato insieme al Comando ealla Direzione dell’istituto.

Il responsabile del progettoTeresa Valiani

“Il concorso bandito dalla Provincia diAscoli Piceno rientra tra le attività dedicatealle Politiche Giovanili e in particolare aquelle che fanno parte del complesso degliinterventi di “GEL – Giovani EnergieLatenti”. Abbiamo accolto immediatamentee con entusiasmo la proposta del direttoredel carcere, Lucia Di Feliciantonio, e delperiodico “Io e Caino”. Stavamo pensandoda tempo a un modo per dare il giusto risal-to a quella che si chiama street art e chenegli ultimi anni sta riscuotendo sempre piùsuccesso tra i giovani. Mi sembra questaun’occasione d’oro che non potevamo per-dere. Questo progetto e questo concorsocreeranno una sinergia tra giovani, cittadi-ni, istituzioni e società civile con una dupli-ce valenza: rendere l’ambiente della casa

circondariale più colorato e meno pesanteper i suoi ospiti e in particolare per coloroche lo vivono di riflesso, come i familiari e ifigli dei detenuti, e in secondo luogo farconoscere ai giovani una realtà spesso sco-nosciuta o conosciuta male. Il carcere è unluogo dedicato alla rieducazione e alla ria-bilitazione dell’individuo e la società tuttadovrebbe adoperarsi affinché rappresentiper i detenuti il luogo del riscatto sociale e,avviandosi verso il fine pena, il primo passoverso una nuova integrazione. Portare unaventata di colore sarà come portare gioia esperanza in una vita migliore, per ognunodegli ospiti del Marino”.

Pasqualino PiuntiVice Presidente della Provincia

Assessore alle Politiche Giovanili

Art. 1L’Assessorato alle Politiche Sociali eGiovanili della Provincia, in collaborazionecon la Casa Circondariale di Ascoli Piceno,indice la 1° edizione del Concorso“Coloriamo il carcere”, aperto ai ragazzi dai18 ai 35 anni, residenti sul territorio naziona-le.Il tema da sviluppare è: “Libertà”.Art. 2La partecipazione al concorso è gratuita.Il concorso è articolato in due sezioni:

1) Murales2) Graffiti

e due categorie:1) Giovanissimi dai 18 ai 24 anni2) Giovani dai 25 ai 35 anni

Art. 3La partecipazione è limitata ad una sola sezio-ne e categoria.Gli artisti riuniti in gruppo (crew), verrannoassegnati alla categoria del rappresentante delgruppo medesimo.Art. 4Il bozzetto potrà essere inviato sia su foglio ocartoncino formato A4 (21 X 29,5), sia su sup-porto informatico (dimensione massima delfile 3 MB). Art. 5La domanda di partecipazione deve essereconforme al modello allegato, che può essere

scaricato dal sito web della Provincia diAscoli Piceno all’indirizzowww.provincia.ap.it/polsoc.La mancata compilazione dei campi obbliga-tori (contrassegnati con l’asterisco) comporte-rà l’esclusione dal concorso.La domanda ed il bozzetto su foglio A4 (cm21 X 29,5) dovranno essere inviati, entro enon oltre il 30 giugno 2012, a mezzo racco-mandata A/R a “Provincia di Ascoli Piceno -Servizio Politiche Sociali, p.za Simonetti 36 -63100 Ascoli Piceno”, oppure consegnati amano all’Ufficio Protocollo della Provincia,ovvero per e-mail a: [email protected] busta o l’oggetto della e-mail dovrannoriportare la dicitura: “ELABORATO CON-CORSO COLORIAMO IL CARCERE”.Per la data di spedizione farà fede il timbrodell’ufficio postale accettante, il timbrodell’Ufficio Protocollo , ovvero la data e l’oradi arrivo della mail presso l’indirizzo indicato.Art. 6Tutte le opere debbono essere inedite.Le opere vincitrici dovranno essere realizzatepresso la Casa Circondariale, su spazi apposi-tamente resi disponibili dall’Amministrazionecarceraria. I materiali per la loro realizzazionesaranno messi a disposizione dalleAmministrazioni che hanno bandito il concor-so e saranno eventualmente concordati con gliautori. La Provincia potrà comunque utilizza-re copia o rappresentazione delle opere, siaprima che dopo che saranno realizzate, senzanessuna possibile pretesa da parte degli autori.

Art. 7Sarà assegnato un premio al migliore elabora-to per ciascuna sezione.I premi saranno indicati nella pagina internetdel concorso. A tutti i partecipanti sarà conse-gnato un attestato di partecipazione.La giuria potrà, a suo insindacabile giudizio,assegnare menzioni speciali o non assegnarealcun premio nelle sezioni del concorso.Art. 8Durante il periodo che va dalla presentazionedelle opere alla premiazione,l’Amministrazione Provinciale e il periodicod’informazione dal carcere “Io e Caino”potranno organizzare una o più mostre delleopere pervenute e/o pubblicarle sul sitoInternet e sulle pagine del periodico, senzaobbligo alcuno di remunerazione agli autori.Art. 9La Giuria del concorso sarà nominata dallaProvincia tra Esperti delle varie disciplineartistiche. Ne faranno parte anche i detenutidella redazione giornalistica del carcere.Art. 10La data ed il luogo della premiazione sarannopubblicati sul sito www.provincia.ap.it/pol-soc. I vincitori dovranno ritirare il premio per-sonalmente o delegando persona di fiducia. Art. 11Ai sensi del D. Lgs. n. 196/2003 “Tutela dellepersone rispetto al trattamento dei dati perso-nali” si dichiara che il trattamento dei dati deipartecipanti è finalizzato unicamente allagestione del concorso. Responsabile del tratta-mento dei dati è la sottoscritta Dirigente.

Gentile direttore Valiani,ho ricevuto e letto con molto interesse ilprogetto a cui Lei ha dato vita e che sirealizzerà presso la CasaCircondariale di Ascoli Piceno. Ogniiniziativa che riguarda la vita dei dete-nuti nelle carceri è degna di attenzione,non solo per il miglioramento del vissu-to quotidiano della detenzione maanche per la collaborazione con lasocietà civile.Il carcere per sua natura, e specie per inon addetti ai lavori, è un luogo dovel’impatto è decisamente forte e scon-volgente. Rumori metallici, cancelli chesi chiudono dietro le spalle, divieti, pre-scrizioni, controlli, divise. Tutto questoper il bambino è decisamente traumati-co. La visita al genitore per un minorepuò trasformarsi in un incubo, un avve-nimento che può anche incidere negati-vamente sulla sua crescita e segnare ilpercorso della sua vita.Fisicamente gli incontri avvengono inspazi solitamente freddi e anonimi doveil calore di un sorriso paterno non rie-sce a trasmettere che gelida malinco-

nia. L’assenza di un idoneo ambientericettivo dove poter far sostare le fami-glie e svolgere i colloqui, impedisce dilenire la sofferenza del bambino datadall’assenza del genitore.Considerando che la cellula primariadello Stato è costituita dalla famiglia,si ritiene doveroso intervenire percostruire spazi idonei per salvaguarda-re l’integrità morale e fisica del nucleofamiliare. E’ pertanto estremamente necessariocreare ambienti caldi e accoglientidove i bambini possono non solo collo-quiare serenamente con i genitori, maanche creare situazioni di vita quoti-diana quali, ad esempio, intraprendereattività di svago con sale d’attesaarmoniche e attrezzate secondo i gustidegli stessi bambini. Il Suo progettonon può far altro che trovare il mioplauso e la piena e consapevole solida-rietà, per cui aderisco con entusiasmoall’iniziativa.

Italo TanoniGarante dei diritti dei detenuti

delle Marche

Il Bando

Il nostro progetto

L’adesione del Garante

L’arte di strada sulle pareti del carcere

Writers e disegnatori in gara per decorare il MarinoColoriamo tutti i muri

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L’ora d’aria

“Tra tutti gli istituti di allora, del carcere di Ascoli conservo ottimiricordi. Sono stati anni difficili in istituti difficili ma qui ho semprepotuto contare su personale affidabile, cosa mai scontata. Ho vistoonestà e professionalità tra i miei collaboratori che mi hanno semprefatto stare tranquillo perché sapevo che nessuno di voi mi avrebberiservato sorprese. Anche per questo siete sempre stati nei miei pen-sieri e soprattutto per questo essere qui, oggi, per me è una grandeemozione”.C’è un silenzio di sincera commozione mentre Francesco MariaPagliara prende la parola. L’ex direttore del Marino è stato al verticedell’istituto negli anni più complessi del supercarcere, quando nellecelle della massima sicurezza erano rinchiusi i calibri da 90 della cri-minalità organizzata, dalla mafia alle br, e i personaggi che hannoscritto le pagine nere della storia d’Italia.Al termine del suo intervento la sala esplode in un lungo applauso:gli oltre cento invitati al pranzo della storia, come l’ha ribattezzatol’attuale comandante, Pio Mancini, sembrano appena tornati da unviaggio nella memoria tra i ricordi di chi in quel periodo era all’ini-

zio della sua carriera e quelli di chi quella carriera l’ha conclusa da

tempo. Si sono ritrovati in tanti nel nuovo padiglione degli ufficialiper rinnovare un appuntamento partito con una cena di fine estate eche, vista l’altissima partecipazione, si ripeterà periodicamente.“Organizzare una giornata come questa è un’idea che coltivavo da unpaio d’anni ma avevo paura di non riuscire a coinvolgere tutti – haraccontato il comandante Mancini -. Poi alcuni collaboratori mi hannosostenuto e abbiamo iniziato a lavorarci su. I risultati sono stati sor-prendenti”.Oltre all’attuale direttore, Lucia Di Feliciantonio, hanno partecipatoall’evento anche l’ex comandante della polizia penitenziaria,Ermanno Fallavollita, il presidente della Provincia, Piero Celani, ilsindaco di Ascoli, Guido Castelli, e il sindaco di Sant’Egidio allaVibrata, Rando Angelini.

Il Banco Alimentareentra in carcere

I detenuti: “Siamo pronti a collaborare con voi”FRANCESCO GALIENI

e MASSIMO CAPRIOTTI*_________________________________

Con grande sorpresa e commozione loscorso 13 Dicembre siamo entrati per laprima volta nel carcere di Marino delTronto, invitati da Teresa, per incontrarealcuni detenuti interessati a conoscere lastoria del Banco Alimentare e in partico-lare l'iniziativa della Colletta Alimentare.L'incontro, al quale hanno partecipatocirca venticinque detenuti, è nato daldesiderio di alcuni ristretti di organizzareall'interno dello stesso Istituto la collettaalimentare come già si fa negli Istituti diOpera e San Vittore.Durante la riunione abbiamo raccontatocome è nato il Banco Alimentare, qualisono i suoi principi e i suoi obiettivi. Iragazzi del Marino hanno seguito ilnostro intervento con molta attenzione eun paio di detenuti sono anche intervenu-ti ponendoci alcune domande. Ci siamolasciati col desiderio di incontrarci dinuovo e soprattutto di poter svolgere laprossima Colletta (novembre 2012)anche all’interno dell’Istituto. I detenutiche in quell’occasione potranno uscire cihanno dato la propria disponibilità a col-laborare nella raccolta esterna. Siamograti per ciò che è accaduto ed è impres-sionante vedere come un gesto semplicedi carità come quello della Colletta non

solo coinvolge e avvicina anche realtàsolo apparentemente distanti, ma rendepossibile un’amicizia e una unità inspe-rata anche tra persone con esperienze

molto diverse.“Contro lo spreco contro la fame”.Questo è il motto della “FondazioneBanco Alimentare Onlus” Opera di

Carità, fondata in Italia nel 1989 daDanilo Fossati (Presidente dell’AziendaAlimentare Star) e Mons. Luigi Giussani(fondatore di Comunione e Liberazione),che raccoglie gratuitamente tutti queiprodotti alimentari perfettamente com-mestibili che per varie ragioni di mercatonon possono più essere commercializzatie sono destinati alla distruzione. I nume-ri sono impressionanti: 21 Sedi Regionalioltre 8500 le strutture caritative assistiteche a loro volta aiutano circa 1.500.000persone bisognose. Le fonti di approvvi-gionamento sono: La Comunità Europea,l’industria alimentare, la grande distribu-zione organizzata, la ristorazione e nonda ultimo la Giornata Nazionale dellaColletta Alimentare che è il gesto di cari-tà annuale che ricorre l’ultimo sabato dinovembre e che permette a milioni di ita-liani di aiutare concretamente i poveri delnostro Paese condividendo così i bisogniprimari di chi è emarginato. QuestaGiornata, che Mons. Giussani definì “il

fondo comune del popolo italiano” pro-prio per il numero eccezionale dei parte-cipanti (5 milioni di persone che donanoe oltre 120.000 volontari presenti nei5000 supermercati coinvolti), non solorende concreta la possibilità di aiutare chiè bisognoso donando parte della propriaspesa, ma rende forte e unitario il mes-saggio per cui solo attraverso la condivi-sione dei bisogni è possibile che unasocietà civile e moderna possa crescerein umanità ed in economia. Lo scorso 26novembre si è svolta la XV edizionedella Giornata Nazionale della CollettaAlimentare anche nella nostra provincia(la prima edizione si è svolta nel novem-bre 1997). Dal giugno 2001 a SanBenedetto del Tronto opera un magazzi-no del Banco Alimentare che distribuiscegeneri alimentari ad enti caritatevolidella Provincia di Ascoli Piceno, Fermo eMacerata.

*Responsabili del Banco Alimentaredi San Benedetto del Tronto

Ci piace che…Prendendo spunto dalla Giornata nazionale del Banco Alimentare del 26 novembrescorso, anche noi detenuti del Marino, sezione giudiziario, abbiamo voluto parteci-pare alla raccolta di alimenti a favore delle categorie disagiate. E così abbiamomesso insieme un carico di generi alimentari che è stato consegnato alla sede grot-tammarese del GUS-Gruppo Umana Solidarietà, l’associazione che opera per contodel comune di Grottammare nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati e delle perso-ne che chiedono asilo perché vittime di persecuzioni. Alla raccolta, la cui idea erastata lanciata dalla direttrice, Lucia Di Feliciantonio, ha aderito la maggior parte deiristretti, grazie all’opera di coinvolgimento della nostra redazione. In pochissimigiorni, abbiamo avuto le adesioni dei compagni e abbiamo consegnato ai volontari,attraverso la collaborazione degli agenti di polizia penitenziaria, tre scatoloni pienidi generi alimentari acquistati con la spesa settimanale.L’iniziativa è stata molto sentita, tanto che ci siamo riproposti di ripeterla nel corsodell’anno in occasione di altre richieste di aiuto che possono arrivare dalla societàcivile. La scelta di aderire alla giornata del Banco Alimentare assume un significatoancora più profondo in un periodo in cui i tagli ministeriali hanno ridotto all’osso ladistribuzione interna di detersivi, detergenti per la persona, posate in plastica e, per-sino, di carta igienica.“Assistere a una gara di solidarietà in un ambiente tanto com-plesso e a sua volta disagiato fa riflettere - ha commentato l’assessore alle Politichesociali del Comune di Grottammare, Daniele Mariani - Ringrazio tutti i ragazzi chehanno partecipato all’iniziativa, la direttrice Di Feliciantonio e quanti si sono adope-rati nel veicolare e organizzare la raccolta”.

La redazione

Gara di solidarietà tra le sbarre,raccolti alimenti per i rifugiati

“Erano anni difficili, ma potevo fidarmi di voi”Pranzo della storia al Marino, c’erano anche gli ex vertici

Nella foto, tra gli altri, l’ex direttore Francesco Maria Pagliara, l’excomandante Ermanno Fallavollita, l’attuale comandante Pio Mancinie il sindaco di Ascoli Guido Castelli.

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E' stato firmato un accordo tra il Comune di SanBenedetto del Tronto, il Comitato di indirizzo e laCasa circondariale di Marino del Tronto per coin-volgere alcuni detenuti, tra quelli che si trovano inprossimità della fine della pena e che hanno dimo-strato interesse per questo genere di esperienze, inattività di salvaguardia e pulizia del territorio comu-nale compresonella Riserva.L’ o b i e t t i v ospecifico diquesto proget-to di altissimovalore socialeè di favorireun reinseri-mento gradua-le nella societàdei detenutip r o s s i m iall’uscita dalcarcere e, alcontempo, farcomprendereloro come sipossa essere utili a sé stessi e alla collettività impe-gnandosi per la tutela ambientale. L’esperimentoprevede un calendario di quattro uscite annuali. Imateriali necessari alle operazioni di pulizia verran-no messi a disposizione dall’Amministrazionecomunale, mentre l’Ente Sentina sosterrà le spese divitto per i detenuti al lavoro e fornirà un contributoeconomico per il progetto “Coloriamo il carcere”,nato con l'obiettivo di migliorare le condizioni divita della struttura, afflitta, come tutte le altre, dagravi problemi di sovraffollamento.

Bollettino Ufficiale Municipaledel Comune di San Benedetto del Tronto.

Febbraio 2012

“La firma dell’accordo per le giornate ecologichenella Riserva Naturale della Sentina ha rappresenta-to un momento particolarmente significativo dellamia attività di amministratore perché l’iniziativa hauna tripla valenza: si offre ai detenuti che escono lapossibilità di riprendere i contatti con il mondo

esterno, sigarantisce lapulizia dell’are-nile dellaRiserva perdiverse giornatel’anno e si con-tribuisce, anchese in piccolaparte, ad allenta-re la tensioneall’interno delcarcere”.Il presidentedella RiservaNaturale, PietroD’Angelo, haseguito perso-nalmente tutte lefasi che hanno

portato alla firma dell’accordo con la nostra CasaCircondariale: “un accordo - spiega - che istituzio-nalizza le eco-day. Non solo uscite una tantum, magiornate programmate all’interno di un calendarioche sarà concordato con la direzione e il comandodell’Istituto”. E D’Angelo è stato anche il primo adaderire ufficialmente al progetto “Coloriamo il car-cere”. “Abbiamo aderito subito con entusiasmo alprogetto, felici di poter dare una mano concreta permigliorare le condizioni di vita nel carcere. Saperepoi che, in un periodo tanto complesso per le carce-ri, il nostro contributo andrà soprattutto a favore deifigli dei detenuti, ci rende ancora più partecipi”.

(Nella foto il Presidente della Riserva Sentina PietroD’Angelo, il Vice Comandante Anna Lavinia Palmisano,il Direttore Lucia Di Feliciantonio, l’Assessoreall’Ambiente Paolo Canducci).

Il presidente Pietro D’Angelo:“Siamo felici di partecipare”

GIANLUCA MIGLIACCIO___________________________

Il profumo e la vista del mare, lasabbia tra le dita e i passi lenti sul-l’arenile. La sosta per la puliziadella spiaggia è stato uno deimomenti più forti dell’eco-day diGrottammare soprattutto perchérivedevo e risentivo il mare per laprima volta dopo tre anni di carce-re. La giornata ecologica era stataorganizzata dal Comune e dalnostro istituto per il 10 dicembre2011 e la data non è stata scelta acaso ma perché proprio in quelgiorno ricorre l’anniversario delladichiarazione universale dei dirittidell’uomo. Per noi detenuti questeiniziative sono molto importantiperché ci danno la possibilità divivere una giornata fuori dallemura per svolgere un servizioutile alla comunità: la pulizia dipinete, spazi verdi, spiagge e cen-tri storici dei comuni che ne fannorichiesta. E’ un servizio gratuitoma che a noi dà moltissimo eserve anche per sensibilizzare lasocietà civile nei confronti deiproblemi del carcere.Durante la giornata di pulizia, io ei tre compagni usciti per l’occa-sione, Sergio, Daniele e Altin,siamo stati invitati a parteciparealla conferenza stampa organizza-ta per presentare la convenzioneper le eco-day tra carcere eComune di Grottammare (nellafoto). E’ stato un momento moltointeressante ed emozionante. Erospaventato, mi sentivo al centrodell’attenzione e avevo paura disbagliare a parlare perché non miero mai trovato davanti a tantigiornalisti. Nello stesso momentoperò mi sentivo importante perchéero uno dei protagonisti dellagiornata e per la prima voltaavevo l’occasione di intervenire

direttamente. Ha parlato per noiuno dei nostri compagni, Altin,che ha descritto l’importanzadella firma della dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo eha raccontato un po’ della suaesperienza di vita. Alla fine del-

l’incontro ci è stato offerto un bel-lissimo dono: una bandiera dellapace e della solidarietà dipinta daibambini delle scuole e degli asilidi Grottammare. La appenderemonella nostra sala colloqui, il postodove incontriamo i familiari e,soprattutto, dove vengono a tro-varci i nostri bambini. La bandie-ra, con tutte quelle manine colo-rate e i messaggi di pace, porteràcolore e allegria tra tanta soffe-renza.A metà giornata siamo andati tutti

a pranzo e anche quello è stato unbel momento, seduti tutti allo stes-so tavolo: detenuti, personale disorveglianza, il commissario, ladirettrice e l’assessore DanieleMariani che ha organizzato tutto.Ringrazio a nome dei miei compa-

gni il Comune di Grottamare chesi è dimostrato tanto vicino al car-cere. E’ importante per noi poterdialogare con l’esterno e riallac-ciare i contatti con chi può aiutar-ci nel difficile percorso del reinse-rimento e nella ricerca di un lavo-ro che ci permetta di ricominciarea vivere. Sappiamo che fuori illavoro non si trova più nemmenoper i ragazzi “normali” ma siamosicuri che piano piano riusciremoanche noi a ritrovare il nostroposto nella società.

Prima giornata ecologica a Grottammare

Il mare, dopo tre anni di buioEco-day nella Riserva Naturale

Firmato l’accordo con la Sentina

Lo scorso 10 Dicembre ho vissutouna delle più belle e forti esperien-ze da quando svolgo il ruolo diamministratore locale aGrottammare: quella dellaGiornata Ecologica a cura dei dete-nuti della Casa Circondariale diAscoli. Iniziativa socialmente erealmente utile che ha riscontratodavvero tanti apprezzamenti daparte della cittadinanza, incuriositada quattro ragazzi “armati” di unaramazza e tanta buona volontà cheprestavano le loro attenzioni ainostri spazi pubblici. I miei ringra-ziamenti per la riuscita di questoprogetto vanno alla direttrice DiFeliciantonio, al comandante dellaPolizia Penitenziaria Mancini e aisuoi uomini impegnati nella gior-nata, alla Picenambiente per l’assi-stenza materiale, alla ditta ProgettoPacking che ha contribuito a spon-

sorizzare l’iniziativa implementan-do la nostra offerta di prodotti perl’igiene al carcere, alle giornalistePina Ventura e Teresa Valiani, trait-d’union tra le due realtà, e infine aiveri protagonisti: i quattro giovanivolontari impegnati in questa usci-ta che dalla mattina fino al calardel sole hanno attraversato lanostra città raccogliendo mozzico-ni di sigarette, cartacce e fogliame.L’immagine ancora oggi più viva,e che porterò con me a lungo, èsenza dubbio quella della grande ecolorata tavolata a pranzo dove cisiamo ritrovati tutti insieme a con-dividere il pasto guadagnato in unagiornata di lavoro e a discuteredegli argomenti più svariati. Comesi fa tra amici, perché è così che cisiamo sentiti.

Daniele MarianiAssessore ai Servizi Sociali

“Un giorno speciale”

L’ora d’aria

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CARLA E GLORIA*____________________________________

Il nostro lavoro è il più bel lavoro delmondo, almeno per noi due. Quando abbia-mo scelto d’intraprendere gli studi univer-sitari imboccando la strada delle scienzemotorie certo non immaginavamo cheavremmo incontrato durante questo percor-so persone che sarebbero entrate a far partedella nostra storia rendendola più ricca epiena di emozioni. Svolgere l’attivitàall’interno del carcere è stata la realizzazio-ne di uno dei nostri desideri. Abbiamo sem-pre sentito che fare movimento significapiù che “stare in forma”. Il movimento ci fasentire vivi, ci mette in rapporto con l’am-biente esterno e con l’altro, ci permette dimodificare lo spazio per adattarlo allenostre esigenze e ci permette di manifesta-re le nostre necessità e i nostri pensieri.Muoverci ci regala una grande gioia e allafine ci dona serenità. Condividere tuttoquesto con gli altri per noi è un piacereimmenso. Le soddisfazioni che riceviamosono profonde e importanti. Condividerlopoi con chi si trova in situazioni di disagiofa sì che il nostro intervento acquisti anco-ra più valore.Oggi, dopo circa 4 mesi che lavoriamo inquesto carcere si sentiamo grate di averpotuto cominciare questa avventura. Ilprimo giorno, mentre venivamo in macchi-na, provavamo ad immaginare che cosaavremmo fatto e come ci saremmo presen-tate. Avevamo il timore di non essere presesul serio e allo stesso tempo eravamo pron-te ad affrontare qualsiasi sfida e a metterciin gioco. Speravamo soltanto di riuscire afar sì che anche solo un’unica persona di

quelle che avremmo incontrato riuscisse amettersi in contatto con la parte più profon-da di se stesso e a comprendere quantofosse importante la sua presenza nelmondo. Ci auguravamo di riuscire a instau-rare un buon rapporto di fiducia e rispettosul quale basare un lavoro serio ma diver-tente, impegnativo e rilassante, superficiale(corpo) e profondo (mente). Scoprire, rag-giungere e mantenere un equilibrio psico-fisico non è sempre una cosa facile, maquando si riesce a ottenerlo non importadove si è, l’unica cosa che conta è sapere di“essere”. Percepire la parte più vera di noici porta a guardare le cose con una prospet-tiva diversa e più ampia. Partire dal rappor-

to con il nostro corpo per arrivare a rico-struire quello con noi stessi. Rispetto pernoi, per l’altro al di fuori di noi, per l’am-biente…Quando ci incontriamo per venire insiemein carcere la prima cosa che facciamo èguardarci negli occhi e sorridere. Siamofelici! Se qualcosa ci disturba e non ci faessere del tutte serene, appena varchiamo ilcancello scompare e ci invade solo tantavoglia di fare e donare qualcosa di noi perricevere “quel tanto” che ci ritorna sempre.Grazie!

*Insegnanti di ginnasticanei corsi del carcere

Ricomincio da qui

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Quando ci è stato chiesto di descrivere i corsi e l’utilità che hannoper noi, aldilà dell’utilità che hanno tutti i corsi in carcere, mi sonorimaste scolpite nelle mente le due insegnanti di ginnastica. Si chia-mano Carla a Gloria e sono due brave professioniste che sanno farbene il loro lavoro adeguando gli esercizi alle persone che frequen-tano le lezioni. Il loro modo di fare ha conquistato tutti e si è crea-to un rapporto diretto e spontaneo, senza pregiudizi e che va oltregli esercizi che ci insegnano. Non so se per l’attrazione femminileo se per la voglia che si ha di fare sport, ma vedo sempre che la par-tecipazione a questo corso è numerosa.Le due insegnanti ci danno anche consigli e raccomandazioni per ilfuturo, per la vita che ci attende fuori da qui. I loro racconti ci par-lano di una vita che non è facile per nessuno anche là fuori. ConCarla e Gloria ho visto un corso che non si limita solo alla ginnasti-ca. Questa ragazze hanno davvero grinta da vendere e raccontano illoro stile di vita e i sacrifici che fanno dedicandosi anche a lavoridiversi per arrivare a fine mese.

Un giorno Carla è venuta al corso del mattino e si sentiva stanca:aveva mal di schiena. Quando le ho chiesto come mai, mi ha rispo-sto che il giorno prima aveva lavorato con i muratori. Sul momen-to non ci ho creduto, ma lei, seria, mi ha risposto che era tutto vero“faccio anche questo per andare avanti” – mi ha detto. Sono rima-sto colpito e catturato da questa affermazione che mi ha fatto riflet-tere sulla situazione che c’è là fuori, sulle difficoltà e sui sacrificiche tante ragazze come Carla e Gloria devono affrontare per porta-re avanti con dignità e coraggio una vita regolare e onesta. Questomi insegna tanto. Anzi, il loro racconto mi dà una lezione che nondimenticherò. Questo pensiero dell’incognita del futuro mi rendeconsapevole che non sarà facile fuori da qui.Non è per orgoglio maschile, ma il fatto che due donne ci insegna-no che la libertà è anche sacrificio e che vale molto di più delle scel-te facili e delle scorciatoie che ti portano solo in carcere, a noi uomi-ni rinchiusi qui dentro deve far riflettere molto.Per il carcere corsi come questo di ginnastica sono importantissimi:

sia per valorizzare il concetto dell’amor proprio che per star beneattraverso lo sport. Per esperienza personale lo sport in questi 17anni di carcere mi ha aiutato molto sia fisicamente che mentalmen-te. Se in questo lungo periodo di detenzione mi fossi lasciato anda-re cercando la strada più facile che è quella di riempirsi di psicofar-maci come fanno in tanti pensando, così, di dimenticare il carcere,chissà come sarei oggi. Per me lo sport è diventato un investimen-to per la salute e per il futuro. Ho fatto tanta di quella corsa in tuttiquesti anni che avrei potuto girare i cinque continenti. E questo miha aiutato a stare bene. Quando qualche nuovo arrivato mi chiedecome ho fatto a resistere in carcere per tutti questi anni, la miarisposta è sempre quella: con lo sport e la lettura. Perciò non possoche ringraziare la direzione che ci ha fatto conoscere Gloria e Carlae le stesse insegnanti per l’impegno che mettono nei nostri incontri.Il mio auspicio e augurio è che non vengano mai interrotte attivitàcome questa all’interno del carcere.

Altin Demiri

Ci vuole un fisico bestialeNon solo ginnastica nella nostra palestra

Il lavoro in carcere? Un’esperienza bellissimaI CORSI ATTIVATI DALLA DIREZIONELunedì: Matematica - Scuola media (8.30/11.30)

Informatica (8.30/11.30)Pizzaiolo (9.00-12.00)Cucina (1° lunedì del mese) (13.00-14.00) Bricolage (15.00-17.00)

Martedì: Italiano - Scuola media (8.30-10.30)Italiano - Alfabetizzazione (10.30-11.30)Musica (15.00-17.00)Cineforum (3°martedì del mese) (15.00-17.00)Teatro (14.00-16.00)

Mercoledì: Italiano - Alfabetizzazione (14.00-16.00)Italiano - Scuola media (16.00-17.00)Musica (10.00-12.00)

Giovedì: Laboratoratorio di GiornalismoPeriodico “Io e Caino” (9.30-11.30)Alfabetizzazione - Inglese (14.00-15.00)Scuola media - Inglese (15.00-17.00)

Venerdì: Francese - Scuola media (8.30-10.00)Inglese (8.30-11.30)Pizzaiolo (9.00-12.00)Italiano - Scuola media (10.00-11.30)Scrittura (15.00-17.00)Teatro (16.00-18.00)

Sabato: Giornalino interno (10.00-12.00)Laboratorio Radio Incredibile (14.30-16.30)

Ci piace che…

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Non sono mai stato in galera. E penso che non ci finirò mai perché bado benea non infrangere la legge (anche se talvolta questa mi garba poco). Ma il“dura lex, sed lex” ha sempre la sua valenza, a tutte le latitudini. Rispettarela legge conviene sempre. Eppoi fa dormire sonni tranquilli. Del carcere,quindi, so unicamente quello che sanno tutti coloro che non ci sono mai stati.Lo conosco grazie alle testimonianze, ai documentari televisivi, agli articolidi giornale. Quindi molto poco. Tuttavia, annetto un’importanza fondamen-tale al tema.Vi voglio raccontare l’episodio che ha fatto scattare in me l’interesse per ilproblema carcerario. Durante un soggiorno a Santiago, assolata e allegracittà del sud di Cuba, una giovane cubana, coniugata regolarmente con unmio conterraneo, mi pregò di accompagnarla alla locale prigione di Stato perconsegnare dolciumi e capi di biancheria al suo impulsivo e sfaccendato fra-tellino, colà rinchiuso. Il giovanotto, in un momento di grave sconsideratez-za (causata probabilmente da qualche bicchierino di troppo di quel pessimorhum che sono soliti trangugiare gli isolani indigenti) aveva infranto su unmuretto di cemento una bottiglia di vetro e, con il collo della bottiglia stret-to in pugno, si era avventato sul suo compagno di discussioni procurandogliun bel fendente.Processo, condanna e pena (vale a dire qualche mese di sole a scacchi). Peruna strana combinazione di eventi ebbi l’incredibile ventura di oltrepassareil parlatorio, eludere il controllo dei secondini, rischiando anche una fucila-ta, e avvicinarmi a una cella, in quel momento vuota. In fretta e furia sbirciaicol cuore in gola e il fiato corto. Ebbene, quell’occhiata folgorante gettata

sulla celletta angusta e maleodorante, con il pagliericcio posato sul pavimen-to (pagliericcio, non letto) e, più tardi, la visione di quel muchacho smunto econ gli occhi smarriti, mi toccarono. E fu in quel pomeriggio, sotto il solebruciante dei Caraibi che scattò in me un moto di ribellione che mi indussee ancora mi induce a formulare il seguente quesito: è giusto che un uomo,qualsiasi delitto abbia commesso, venga ristretto fra quattro mura come unabelva in gabbia?Ahimè, la risposta non può essere che affermativa. Purtroppo non ci sonoalternative. Non esiste Paese al mondo che non applichi questa regola. Ci

sono fior di delinquenti che non hanno considerazione per i beni e la vitadegli altri e per i quali la cella parrebbe la sola e unica destinazione. Ma ciògiustifica un trattamento degradante per il recluso? Una società intellettual-mente ricca, civile, sensibile, evoluta, a mio avviso dovrebbe fare di tutto perrendere questa restrizione più decorosa, più dignitosa, in una parola: piùumana.In Italia, invece, sembra ci si sforzi per rendere la vita dei detenuti più bar-bara che si può.Quali sono gli architravi della civiltà? La scuola, la sanità, i trasporti, la giu-stizia e via dicendo. Ovvio, potremmo pensare che è proprio di questi com-parti che lo Stato deve occuparsi prioritariamente. Ma è questo l’errore per-ché il primo, vero problema è quello dell’emergenza carceraria. Sono con-vinto che se venisse sciolto questo noto, gli altri si scioglierebbero più age-volmente. Ecco perché gli avevo attribuito un’importanza fondamentale.Perché è quello che accalappia il decoro di una nazione, anche se è il menovisibile. Il problema carcerario è lo specchio in cui si riflette l’immaginedella sensibilità morale di una nazione.Faccio “chapeau” alla coraggiosa ministra Severino. Lodo “Io e Caino”, unfogliaccio simpatico, ben curato e di buona veste tipografica. Batto le maniall’ultima impresa dei fratelli Taviani. Ma forse non basta. Credo che in unPaese sano se funzionassero bene le prigioni funzionerebbe bene anche ilresto. Il recluso, chiunque sia, va rispettato. Umanamente rispettato. Perchése rispettiamo i detenuti rispettiamo noi stessi.

Fabiano Del Papa, Giornalista

Palermo, 16 dicembre 2011

Ciao Teresa, con enorme piacere vengo nello scriverti per farti sapere che sono in ottimaforma fisica e mentale, come il mio cuore si augura per te e la tua famiglia. Oggi, a solidue giorni dalla data del tuo scritto, ricevo queste piacevoli righe e questo bellissimo gior-nale che considero veri e propri regali di compleanno, avendo compiuto il 10 dicembre labellezza di 24 anni.Ovviamente ho prima letto il giornale che posso dire magnifico e ora eccomi seduto solo,in questa cella animata da un po’ di vita che credo di aver instaurato in essa, scrivendo-ti queste righe colme di stima e affetto nei tuoi confronti. Voglio porti una domanda:quanto è strana la vita? No, tranquilla, non sono ancora impazzito, credo… :-)Da un po’ di tempo mi pongo questa domanda perché per quanto mi sforzi di odiare ilcarcere di Ascoli, essendo in parte a causa sua se mi trovo nello stato attuale, non ci rie-sco. Più ci penso e più ricordo solo belle emozioni e gente meravigliosa dalla quale hoimparato tanto. Questa è la dimostrazione che anche da una situazione apparentementedura, difficile o semplicemente sfortunata puoi cogliere insegnamenti che forse non avre-sti potuto imparare in nessun altra circostanza. Sono arrivato a questa conclusione, forsesarà un modo per tirarmi su di morale, oppure no. Quello di cui sono certo è che ognicaduta ti rende più resistente agli urti futuri che la vita può causarti. Lo dico io? No, celo insegna la storia. Tutti i più grandi hanno avuto una vita difficile ma nonostante tuttonon si sono dati per vinti e continuando a credere nella forza dei propri sogni sono anda-ti avanti superando le avversità.Stai facendo un buon lavoro e grazie al tuo giornale stai riuscendo a mobilitare e a sen-sibilizzare la gente che ignora questo mondo parallelo che è il carcere. Adesso a malin-cuore concludo questo scritto augurandoti delle belle feste. Salutami la redazione di Io eCaino e la mia ex educatrice, Cristina, se ti capita di incrociarla.

Con affetto, Gianni

Palermo, 16 dicembre 2011: per Gianni è il quinto mese al 14 bis, uno degli articoli più temuti in car-cere perché significa sei mesi di isolamento notturno e diurno, senza televisione, consentita a volte laradio, in una cella “liscia” cioè priva dell’ armadietto per conservare gli effetti personali e del for-nelletto scalda-vivande. Consentito avere solo qualche indumento e l’occorrente per la corrisponden-za. Nel momento in cui andiamo in stampa per Gianni probabilmente l’ennesima prova sarà conclu-sa. Aspetto la sua prossima lettera e spero non riporti più i timbri della censura. Vorrà dire che è fini-ta davvero.

Teresa

Alla mia famiglia,

ho desiderato molto in questi anni parlarvi, raccontarvi un po’ della mia vita, per poi sco-prire che era solo il desiderio di starvi vicino. Di me sapete tutto ciò che serve. Quindiquesto scritto non serve a me per starvi vicino. In questi anni rinchiuso ho imparato eappreso e ho cercato di capire come muovermi e come intervenire. E quando ben pensa-vo di sapere ho scoperto che c’era ancora dell’altro da sapere. Mi sono sempre ramma-ricato di non riuscire a uscire allo scoperto in modo più concreto, più responsabile e piùpresente. Ho lavorato molto. La mia insicurezza, il mio mettermi in continuazione indiscussione hanno sempre frenato i miei entusiasmi. Vorrei fare di più, vorrei riuscire aconiugare le scelte che ho fatto con le priorità della mia famiglia.Se fossi stato altrove, sarei sicuramente più tranquillo ma meno capace di guardarmi die-tro e di cercare il senso delle cose. Qui ho imparato che cosa significa avere un progettodi vita e cosa vuol dire rischiare, osare e prendersi le responsabilità mancate per gli inter-venti inopportuni, per avere a volte distrutto invece di costruire, per non esserci statoquando ne avevate bisogno.Ma vi ringrazio per la possibilità, per la gioia della sofferenza, per la fatica del lavoro.Ma soprattutto per la fiducia e per il bene che mi permettete di darvi.Vi chiedo scusa se utilizzo lo strumento della scrittura, ma con queste mie parole vorreiaugurarvi un sereno 2012.

Il vostro Antonio

Nel momento in cui andiamo in stampa Antonio sarà già a casa sua. Quando ha scrittola lettera rivolta ai suoi cari era prossimo al fine pena e contava le ore che lo separava-no dalla liberazione. Gli auguriamo di tornare presto alla normalità e di riconquistare,giorno dopo giorno, la serenità all’interno della sua famiglia.

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LLee ppaarroollee ppeerr ddiirrllooUna cella angusta, sotto il sole dei Caraibi

PPeerr ssccrriivveerrccii......È possibile scrivere alla nostra redazione, intervenire e commentare i diversi argomenti

trattati dal nostro giornale. Potete indirizzare le vostre lettere a:

Redazione Io e Caino, c/o Casa Circondariale, via dei Meli, 218, 63100 Ascoli Piceno

Oppure potete inviare la vostra e-mail a: [email protected]

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Indirizzi utili

“Monsieur Le Maire,mi è stato chiesto di scriverle mentre sogna…Signor sindaco, quale edificio direbbeche ospiti il maggior numero di sogni?La scuola? Il teatro? Il cinema? La biblioteca?Un albergo intercontinentale? La discoteca?Non potrebbe essere un carcere?Tanto per cominciare, il carcere è fondato su una seriedi sogni.Il sogno della Giustizia Civica, il sogno dellaCorrezione.Il sogno di una città fatta di Civica Virtù.Poi ci sono i sogni sognati adesso, ogni notte.I sogni includono, naturalmente,gli incubi e i terrori degli insonni…Dentro le mura… c’è il grande, perenne sogno dellaFuga.Tra le guardie c’è l’incubo della Rivolta dei Detenuti.Poi c’è una serie infinita di piccoli sogni.Il sogno del mare: il Rodano dista solo lo spaziodi un giardino e i piccioni che cacanosul reticolato di ferro volano sopra il fiume.Il sogno di prendere il TGV per Parigi.Parte ogni ora e i binari sono anche più vicinidel Rodano.Sogni di una vita privata.E questi riguardano sia il tempo che lo spazio.Il sogno di un tempo tutto per sé.Scegliere una data (sabato 6 maggio, diciamo)per fare qualcosa che si è scelto da soli!

Sabato vado a trovare mio cognato a Bapaue.O, sabato vado al cimitero di Clamart a prenderela bottiglia di vodka nascosta tra i fiori sulla tombadel mio amico per bere alla sua salute.(Anche lui è stato per ventisette anni in un altro tipo dicarcere).Il sogno delle donne. Il sogno delle porte aperte.Il sogno dei sabato sera.Il sogno rabbioso di mettere fine a tutto.Il sogno di niente più sbagli…Spero che stia ancora sognando, Monsieur Le Maire…Se ho capito bene, la prima fase del suo vasto piano diriassetto del centro di Lione…prevede la demolizione delle carceri…Cosa ne prenderà il posto?Mi permetto di darle un suggerimento.L’area occupata dalle due carceri è piccola.Meno di due ettari.Immagini di trasformala in un meletoda utilizzare come parco pubblico.Sarebbe la prima volta al mondoche nel cuore di una città si trova un meleto!E nei fiori primaverili e nei frutti d’ottobrerivivrebbe il ricordo di tutti i sogni sognati qui.Qui, mi permetto di insistere, signor sindaco qui.Secondo Zima, esperto forestale, gli alberiandrebbero piantati a intervalli di 6-8 metri.Le celle attuali misurano 3 metri x3,6”.

JOHN BERGER

ISTITUTI DI PENA DELLE MARCHE

• Casa CircondarialeANCONA - MONTACUTODirezione: Santa Lebboronitel. 071-897891 - 2 - 3 - 4fax: 071-85780tel. N.T.P.: 071 897893Via Montecavallo, 73/aCAP [email protected]

• Casa CircondarialeASCOLI PICENODirezione: Lucia Di Feliciantoniotel. 0736-402141 - 402145fax: 0736-306256tel. N.T.P.: 0736-403381Via Meli, 218CAP [email protected]

• Casa CircondarialeCAMERINODirezione: Reggente Maurizio Pennellitel. 0737-632378 - 632630fax: 0737-637196tel. N.T.P.: 0737 - 631000Via Sparapani, 8CAP [email protected]

• Casa CircondarialePESARODirezione: Claudia Clementitel. 0721-281986 - 282575fax: 0721-282451tel. N.T.P.: 0721-281829Strada Fontesecco, 88CAP [email protected]

• Casa MandamentaleMACERATA FELTRIAtel e fax: 0722-74120Via Abradesse, 7

• Casa di ReclusioneANCONA - BARCAGLIONEDirezione: Maurizio Pennellitel. 071-2181980fax: 071-2181223Via Colle Ameno, 25CAP [email protected]

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• Casa di ReclusioneFOSSOMBRONEDirezione: Reggente Eleonora Consolitel. 0721-715569 - 78fax: 0721-715717tel. N.T.P.: 0721-715135Viale Giacomo Leopardi, 2CAP [email protected]

OMBUDSMAN REGIONALE CON FUNZIONIDI GARANTE DEI DIRITTI DEI DETENUTI

Garante per le Marche - Italo TanoniFonti normative - Decreto del Presidentedel consiglio regionale del 30/7/2010Sede - Corso Stamira, 49 - 60122 Anconatel. 071-2298.483Fax: 071-2298.264www.consiglio.marche.it/[email protected]

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