Introduzione - WEBWEAVER · Inoltre se consideriamo la fascia superiore ai 34 anni notiamo anche un...

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Introduzione

Inclusione ed apertura sono caratteristiche che hanno contraddistinto Internet fin dalla nascita, e che hanno alimentato il mito della rete democratica ed egualitaria, in grado di colmare le distanze geografiche e sociali tra le persone.

Mai una nuova tecnologia si era mostrata tanto resistente a censure e controlli ed era riuscita a connettere e ad avvicinare anche gli angoli più remoti della Terra. Internet ha reso possibili nuovi tipi di relazioni sociali ed ha rivoluzionato l’accesso all’informazione, riducendone i costi e rendendolo indipendente dalla localizzazione dei dati.

http://www.tramanti.it/conten/testi/cyberspazio/divide.htm

Lo studio del digital divide, tra aree territoriali e tra individui, ha rilevanza sia in termini di equità sociale, sia dal punto di vista dell'efficienza economica e dello sviluppo umano.

http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/il-digital-divide.html

Popolazione e uso di Internet nel mondo

http://www.internetworldstats.com/stats.htm

Utenti mondiali di Internet divisi per aree

Indagine sull’uso del PC in Italia – A)dati ISTAT 2008

Region Yes, I use a PC Yes, I use INTERNET

Bolzano/Bozen 57,7 52,4

Trentino-Alto-Adige 54,4 49,0

Lombardia 51,7 47,2

Trento 51,3 45,6

Friuli-Venezia-Giulia 50,0 45,8

Emilia-Romagna 50,0 46,4

Lazio 49,4 45,5

Veneto 48,2 43,7

Valle-d'Aosta 47,8 45,0

Sardegna 47,0 41,5

Piemonte 46,8 41,5

Umbria 45,0 40,8

Toscana 44,8 41,0

Marche 43,8 39,8

Molise 43,3 36,1

Liguria 43,1 38,4

Abruzzo 42,3 37,5

Basilicata 41,1 35,7

Calabria 38,1 32,5

Campania 36,3 31,3

Puglia 35,8 30,4

Sicilia 35,7 30,9

http://www.vincos.it/2008/11/15/annuario-istat-litalia-vecchia-e-povera-del-divario-digitale/

Indagine sull’uso del PC in Italia – B)dati ISTAT 2008

Nel 2008, il 44,9% della popolazione dichiara di utilizzare il computer e il 40,2% di collegarsi ad Internet. Il massimo utilizzo, pari all’80%, si ha tra i giovani (dai 15 ai 19 anni), per poi scemare al 9,1% nella fascia 65-74 anni e all’1,9% in quella dei 75 e oltre (queste ultime rappresentano 1/5 della popolazione).Inoltre se consideriamo la fascia superiore ai 34 anni notiamo anche un forte divario di genere.

Come si evince dalle mappe, a livello territoriale, permane un forte divario nell’uso del pc(Nord e Centro rispettivamente 49,5% e 46,9%, Mezzogiorno 37,7%) e di Internet (Nord e Centro rispettivamente 45,0% e 42,9%, Mezzogiorno 32,6%).

IL DIVARIO DIGITALE - Cos’è?Con digital divide (divario digitale, spesso abbreviato in DD) si intende il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet, personal computer) e chi no. […] vi è consenso nel riconoscere che condizioni economiche, di istruzione (l'analfabetismo informatico degli utenti) e, in molti paesi, l'assenza di infrastrutture siano i principali motivi di esclusione.

Il Digital Divide potrebbe incrementare le già esistenti diseguaglianze di tipo economico, ma avere effetti drammatici anche nell'accesso all'informazione implicando ulteriori conseguenze.

http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide

Divario globale - si sofferma in particolare sulle disuguaglianze esistenti tra aree geografiche e tra paesi nell'accesso alla rete, utilizzando un ottica macro-sociale.

Divario sociale - pone l'attenzione, in particolare sulle disuguaglianze tra individui e tra famiglie, all'interno di diversi contesti istituzionali, nell'acceso e nell'uso di internet, utilizzando un ottica micro-sociale.

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Una costellazione di differenze

L'espressione di digital divide si riferisce ad una costellazione di differenze di tipo sociale,economico e tecnologico.Pertanto oltre all'accesso, il divario digitale si esprime anche in relazione ad altri fattori di disuguaglianza contestuale e individuale, tra cui per esempio:

• La disponibilità di informazioni

• La qualità dei mezzi tecnici

• La capacità di uso effettivo della tecnologia.

Secondo i teorici delle disuguaglianze digitali, il divario digitale riguarda le diverse capacità dei singoli di usare efficacemente i nuovi mezzi di informazione e comunicazione. Acquistano rilevanza le modalità individuali d’impiego di Internet e non il semplice accesso.

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Le disuguaglianzeOvunque entro i confini nazionali, l’uso di Internet è più diffuso tra i giovani piuttosto che tra gli anziani, tra gli uomini piuttosto che tra le donne, tra gli individui con reddito ed istruzione medio-alti piuttosto che tra le fasce sociali più deboli, nelle aree metropolitane piuttosto che in quelle rurali.

Nei confronti tra paesi, allo stesso modo, alcuni dati ricorrono invariabilmente. Il reddito nazionale è fortemente correlato con la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed è il tratto che distingue i paesi industrializzati, con un’alta percentuale di cittadini connessi alla rete, da quelli in via di sviluppo, ancora pressoché esclusi dalla cybercultura. Similmente, nei paesi retti da regimi totalitari, nei quali la circolazione delle informazioni è limitata, l’accesso al cyberspazio è più ridotto di quanto non lo sia nelle nazioni in cui sono garantiti i diritti civili e politici. Infine, anche la disponibilità ed il costo delle telecomunicazioni sono decisive per stabilire il grado di penetrazione che le ICT raggiungono in un dato paese. Così, nuovamente, nei paesi più sviluppati, diffusione capillare delle infrastrutture di base e minori costi di accesso garantiscono percentuali di accesso più elevate.

http://www.tramanti.it/conten/testi/cyberspazio/divide.htm

Mezzi, competenza, autonomia

Il divario digitale si può considerare come un continuum, una scala lungo la quale sono individuabili diverse gradazioni che vanno dalla mera esclusione all'accesso, alla dotazione di strumenti di ultima generazione accanto ad un uso pieno e consapevole di tali mezzi. Quindi gli indicatori principali di disuguaglianza di uso della rete sono:

• La qualità dei mezzi a disposizione

• La competenza e le capacità digitali

• L'autonomia di uso

• La varietà di uso

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Chi può essere condizionato dal divario digitale?

Com'è logico supporre, il divario digitale colpisce in particolar modo la grande maggioranza della popolazione dei paesi in via di sviluppo, per i quali l'assenza (o la scarsità) di materiale informatico s'aggiunge alle altre, gravissime mancanze.

Di seguito, invece, un breve elenco di chi può essere influenzato dal divario digitale nei paesi cosiddetti sviluppati:

• anziani

• persone di bassa cultura

• poveri

• immigrati

http://trashware.linux.it/wiki/Divario_digitale

IL DIVARIO DIGITALE NELLA STRATIFICAZIONE SOCIALE

Il divario in termini di accesso si inserisce in una struttura sociale con disuguaglianze preesistenti che si manterranno o si incrementeranno nel tempo, rafforzandosi e intrecciandosi.

Possiamo dire che internet attiva un circolo virtuoso che interessa e privilegia chi già occupa posizioni elevate nella struttura sociale, favorendo l'allargarsi delle disparità nella dotazione di capitale culturale.

Gli individui in posizione sociale privilegiata sono i primi a prendere consapevolezza dei vantaggi offerti da internet, sono anche quelli che possono sostenere i costi iniziali grazie a più elevati livelli di reddito. Sono inoltre equipaggiati di un più ampio bagaglio educativo e culturale e riescono ad elaborare in modo efficace ed efficiente le informazioni acquisite; grazie a capacità cognitive più sofisticate,ottengono un ritorno in termini di conoscenza più elevato.

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IL TIMORE DI UN SISTEMA SCONOSCIUTO

Oggi le difficoltà ad essere in Rete sono sia di tipo economico, sia di tipo culturale.

Il divario digitale è un problema complesso che coinvolge diversi aspetti correlati, e che non può essere risolto semplicemente con la diffusione di computer e accessi alla rete Internet.

Nei paesi occidentali sono ancora molto numerosi coloro che, pur avendo le disponibilità economiche necessarie a sostenere l’investimento iniziale per collegarsi al cyberspazio, non utilizzano Internet perché non ne percepiscono l’importanza o l’utilità o perché sono intimoriti da quanto di esoterico ancora caratterizza modem e computer.

http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/il-digital-divide.html

Perché è importante cercare di risolvere il problema del divario digitale?

Oggi si parla molto di globalizzazione e di società dell’informazione e come all’inizio del secolo ad esempio si parlava di diritto delle donne al voto, al fine di avere una piena cittadinanza sociale, oggi si necessita che tutti i gruppi sociali possano partecipare alla società dell’informazione. Internet è uno strumento a cui tutti i cittadini devono avere la possibilità di accedere, pur rimando liberi di non volerlo sfruttare, come per il diritto di voto.

Sono pertanto importanti le politiche attive, ovvero quelle misurate su specifici gruppi sociali che risultano più bisognosi di intervento, in quanto altrimenti esclusi dalla società dell’informazione, mi riferisco agli anziani, alle donne, ai meno istruiti, ai meno abbienti, ai componenti di nuclei familiari guidati da lavoratori a basso reddito.

Laura Sartori: “Il divario digitale - Internet e le nuove disuguaglianze sociali” – il Mulinao, 2006

Digital Divide: problema nuovo o vecchio?

Il Digital Divide, cioè il divario tecnologico tra i Paesi industrializzati e i Paesi meno industrializzati, è un falso problema. Il divario tecnologico, infatti, esiste da tempo: quello che si è aggiunto è il divario informatico e comunicativo. La distanza tra Paesi ricchi e Paesi poveri si sta allargando non solo con il Digital Divide, ma anche con tutti gli altri "Divide", sociali, economici, culturali.

Cosa fare? Effettivamente le nuove tecnologie offrono grandi opportunità, dall'insegnamento a distanza, al governo elettronico. Ma si può avere un governo elettronico dove non c'è un governo? Oppure si può avere qualcosa di elettronico dove non c'è elettricità? Questo è un problema enorme che riguarda i due terzi dell'umanità. Il divario si sta allargando proprio perché le nuove tecnologie sono usate in maniera errata, per incrementare il profitto di alcune corporazioni e non quello pubblico. I Governi devono riprendere un ruolo forte, non possono seguire gli interessi dei privati.

Jason Nardi, direttore di Unimondo

http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/prov/010413nardi.asp

L’APARTHEID DIGITALE

"Si parla molto del Digital Divide. (…) Io preferisco usare un altro termine: l’apartheid digitale, sia in America che nel resto del mondo. Se l’apartheid digitale persiste saremo tutti sconfitti: i digital have-nots saranno più poveri e non diventeranno quei lavoratori specializzati e potenziali consumatori necessari per sostenere la crescita della new economy. Per questo il settore privato è ansioso di far crollare il muro tra digital have e digital have-nots”

Collin Powel, Segretario di Stato U.S.A., in Businessweek, 18/12/2000

Il rischio, dunque, è che nel dibattito sul divario digitale prevalgano gli interessi del mercato su quelli degli uomini – e delle donne – e che l’intera questione venga affrontata come se “la sfida digitale” fosse semplicemente un’opportunità per raggiungere nuovi mercati nei Paesi in Via di Sviluppo e imporre loro un modello di sviluppo che ha funzionato nel Nord del mondo.

http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/il-digital-divide.html

Digital inclusion Vs. Digital invasion

"Digital Inclusion" significa integrare le popolazioni di qualsiasi Paese con le nuove tecnologie, in modo che queste diano effettivi benefici alla maggioranza delle persone.

"Digital Invasion" è in un certo senso il contrario: ovvero forzare in un Paese una tecnologia che non è appropriata ai bisogni della popolazione. A cosa serve un computer collegato ad Internet in maniera discontinua perché non c'è elettricità e non ci sono linee telefoniche adeguate, là dove i grossi problemi sono l'accesso alla salute, l'accesso all'istruzione, l'accesso a tutti i servizi che sempre più vengono meno perché i Governi stanno abbandonando il loro ruolo principale in favore di chi cerca solo di massimizzare i propri benefici?.

Jason Nardi, direttore di Unimondo

http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/prov/010413nardi.asp

Il divario che si riduce e quello che cresce

Il divario globale tende a ridursi sia tra i paesi sviluppati sia tra le aree territoriali sottosviluppate, tuttavia, ciò accade con velocità diverse che riflettono i percorsi eterogenei che i paesi percorrono nell'adozione di internet.

Se il divario globale si riduce, lo stesso non si verifica per quello sociale a livello nazionale. Lo sviluppo dei paesi meno avanzati è avvenuto più velocemente lungo la dimensione culturale piuttosto che quella economica.

Di conseguenza la tendenza in atto è rappresentata dai seguenti fattori:

• formazione di un'elite dell'informazione

• riduzione progressiva delle disuguaglianze globali in termini di accesso e la crescita delle disuguaglianze sociali nell'uso della rete all'interno dei paesi

• stabilità delle disuguaglianze economiche globali

http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/il-digital-divide.html

eEuropePer creare la "società dell'informazione per tutti", nel 1999 la Commission ha avviato l'iniziativa eEurope, un programma ambizioso destinato a diffondere le tecnologie dell'informazione nel modo più ampio possibile.

MACRO OBIETTIVO Estendere le connessioni Internet in Europa, aprire alla concorrenza tutte le reti di comunicazione e stimolare l'impiego di Internet mettendo l'accento sulla formazione e la tutela dei consumatori.

OBIETTIVI CHIAVE• fare in modo che ciascun cittadino, ciascuna abitazione, scuola, impresa e Amministrazione entri nell'era digitale e disponga di un collegamento on-line;

• creare in Europa la padronanza degli strumenti dell'era digitale, con il sostegno di una cultura imprenditoriale pronta a finanziare e a sviluppare nuove idee;

• garantire che l'intero processo non crei emarginazione, ma rafforzi la fiducia dei consumatori e potenzi la coesione sociale.

http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/l24221.htm

La carta di Riga

“4. Per migliorare l'alfabetizzazione e le competenze digitali entro il 2008 ciascun Paese dovrà mettere in atto azioni per aumentare o rafforzare i piani di formazione con l'obiettivo di dimezzare entro il 2010 le diversità nei gradi di alfabetizzazione e di competenza informatica tra la popolazione media e le categorie svantaggiate; i piani di formazione dovranno ispirarsi ad appropriati schemi di qualificazione tali da consentire il riconoscimento trans-nazionale dei titoli acquisiti in linea con gli orientamenti della Commissione Europea in tema di “formazione continua””

Adottata all’unanimità nell’assemblea generale di FEDECRAIL di Anse, presso Lione, il 16 aprile 2005, dopo essere stata proposta inizialmente nell’assemblea generale a Riga nel 2002.

La tematica dell’accessibilità e dell’ergonomia

In generale, l’accessibilità è la possibilità di accedere a un luogo o a una risorsa. L’accessibilità web, in particolare, indica la possibilità di accedere efficacemente ad un sito web, alla sua interfaccia e al suo contenuto in situazioni diverse.

La qualità del rapporto tra l'utente e il mezzo utilizzato è determinata dal livello di ergonomia. Il requisito più importante per determinare questo livello è la sicurezza, seguito dall'adattabilità, l'usabilità, il comfort, la gradevolezza e la comprensibilità.

Un oggetto facilmente usabile e sicuro sarà molto ergonomico, un oggetto di utilizzo ostico che implica grande sforzo cognitivo sarà poco ergonomico.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ergonomia

E-waste Vs. trashware e consumo criticoil riutilizzo dell'hardware associato al software libero

Purtroppo molte persone prendono il computer vecchio e lo buttano direttamente nella spazzatura senza pensare che forse quel "vecchio catorcio" possa ancora essere utile ad altre persone. Questa cattiva pratica si chiama e-waste. Adottando invece il principio del trashware si possono prendere i computer (o componenti elettronici) dismessi, rimetterli a posto, installarci software libero e riutilizzarli o donarli.

Tale comportamento rientra nell’ottica del cosiddetto consumo critico:

• ridurre: le cose di cui abbiamo realmente bisogno sono solitamente assai meno di quello che pensiamo

• riciclare: produciamo sempre più rifiuti e le risorse a disposizione sul pianete sono quantificabili, non infinite

• riutilizzare: buttiamo troppo spesso oggetti che funzionano perfettamente

• riparare: riparando si diminuisce lo spreco di risorse non rinnovabili

http://vitedigitali.blogspot.com/2007/10/l-e-waste-si-combatte-con-il-trashware.html

ISF CA - Gruppo Trashware

Perché software libero?

• No acquisto licenze

• Compatibilità con hardware “vecchio”

• Ottimizzazione del software

• Consumo Critico

• Quale Software Libero?

– Sistema Operativo GNU/Linux

– Qualsiasi programma con licenze di tipo CopyLeft (tipo GNU GPL –GNU General Public License)

ISF CA - Gruppo Trashware

Gratuito Vs. Libero

• Il software libero è sempre gratuito: non è vero. Ci sono molte aziende e professionisti che vendono software libero.

• Il software gratuito è sempre libero: non è vero. L'esempio è il freeware, liberamente scaricabile in forma binaria, ma non libero.

• Il software libero è privo di copyright: non è vero. Il software di pubblico dominio è privo di copyright.

• Il software libero è dannoso per i programmatori: non è vero. Nessun programmatore vive di licenze, così come solo pochissimi autori vivono di proventi dei diritti d'autore.

• Il contrario di libero è commerciale: non è vero (cfr. la prima voce)

• Il software libero non offre garanzie: vero. Esattamente come quello proprietario. Ma a costi totali di possesso molto più bassi.

ISF CA - Gruppo Trashware

OPENSOURCEIn informatica, Open source (termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software rilasciato con un tipo di licenza per la quale il codice sorgente è lasciato alla disponibilità di eventuali sviluppatori, in modo che con la collaborazione (in genere libera e spontanea) il prodotto finale possa raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di programmazione.

L'open source ha ovviamente tratto grande beneficio da Internet. Alla filosofia del movimento Open Source si ispira il movimento Open content: in questo caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un programma ma contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica.

Attualmente l'Open Source tende ad assumere rilievo filosofico, consistendo in una nuova concezione della vita, aperta e refrattaria ad ogni oscurantismo, che l'Open Source si propone di superare mediante la condivisione della conoscenza.

http://it.wikipedia.org/wiki/Open_source

Alcuni software open source

Suite OfficeOpenOffice - http://it.openoffice.org/

Web browserFirefox - http://www.mozillaitalia.it/firefox/

Email clientMozilla Thunderbird - http://www.mozillaitalia.it/thunderbird/

Lettore multimedialeVLC media player - http://www.videolan.org/vlc/

GraficaGimp - http://www.gimp.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_di_programmi_open_source

Ragazzi e acceso alla rete: libero o controllato?

In Italia i genitori definiscano molto poco quelle che sono le regole di utilizzo di Internet mentre invece nei paesi nordici, ad esempio, la presenza dei genitori durante l’uso della rete risulta essere molto forte.

Sembra quasi che Internet in Italia stia ereditando l’abitudine dei genitori di utilizzare la TV quasi come una balia in grado di ipnotizzare i propri figli; se così fosse sarebbe molto grave.

[…]emerge come i bambini ne facciano un uso prevalentemente domestico e comunque molto basso, ma soprattutto non si può non notare che gli stessi genitori si limitano in genere ad un uso medio della rete.

Nicola De Carne - http://www.wifighters.it/divario-digitale-o-divario-culturale/

Ricerca rilasciata dalla London School of Economics and Political Science su finanziamento della Comunità Europea che analizza l’utilizzo di Internet da parte dei bambini dall’età prescolare fino ai 17 anni

Il divario digitale sta chiudendo Internet

«Internet ha creato la più grande frattura generazionale dai tempi del Rock ‘n Roll» scrive Bruce Schneier, crittografo inglese autore del libro «On Security» (sulla sicurezza), rock star dell’informatica mondiale.

«Il futuro di Internet è minacciato da chi vuole imbrigliarlo» scrive Jonathan Zittrain, professore di legge ad Harvard dove è co-fondatore del BerkmanCenter, autore di «The Future of the Internet and How to Stop It»: «L’Internet si sta chiudendo» è il titolo di un suo articolo pubblicato su Newsweek nei primi di dicembre 2008.

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=790&ID_sezione=&sezione=

Internet dipendenza / retomaniaIAD - Internet addiction disorder

La dipendenza da Internet o Internet dipendenza, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con l’acronimo inglese di IAD, è un disturbo ossessivo-compulsivo.

La dipendenza da Internet o Internet addiction è in realtà un termine piuttosto vasto che copre un'ampia varietà di comportamenti e problemi di controllo degli impulsi. Inoltre la dipendenza da internet e la dipendenza dal computer sono ormai inscindibilmente legate e a volte si usa il termine di dipendenza online per indicare il fenomeno nel suo complesso.

Secondo Kimberly Young, che ha fondato il Center for Online Addiction statunitense, sono stati infatti riconosciuti 5 tipi specifici di dipendenza online:

1. Dipendenza cibersessuale

2. Dipendenza ciber-relazionale

3. Net Gaming

4. Sovraccarico cognitivo

5. Gioco al computer

http://it.wikipedia.org/wiki/Internet_dipendenza

Tecnostress / Vite da storditi 1/2

"[...]la velocità ci divora. Cannibalizza la nostra attenzione. Ci stordisce. E finisce che non c'è tempo per le cose importanti.[...]

C'è sì tanta gente, ma tutta distratta. Ipnotizzata dalla rapidità, dai troppi stimoli visivi, sonori, cinestesici.

Il pool di psicologi e sessuologi che abbiamo intervistato a proposito del tecnostress e desiderio sessuale, ci ha confermato che uno dei problemi risiede proprio nel fatto che l'urgenza riduce i tempi e gli spazi dell'amore.

Mi diceva Willy Pasini, psichiatra e sessuologo: "La vita moderna ci sottopone spesso ad una accelerazione e l'urgenza può prendere il sopravvento. Quando non c'è abbastanza tempo per nulla, l'innamoramento viene soffocato ed anche il rapporto di coppia ne risente, anche sotto il profilo del desiderio sessuale. Vivere così, cioè alla velocità delle macchine, può spegnere il desiderio“

Tecnostress / Vite da storditi 2/2La velocità frantuma. Se mettiamo una mela in una centrifuga, diventa polpa. Se una giostra gira troppo in fretta, ci sentiamo male e vomitiamo. La società tecnologica, tra i suoi aspetti negativi, genera il problema di accelerare la nostra vita. Ci fa diventare esseri distratti. Ci fa vivere con la sensazione continua che ci sia l'urgenza di fare qualcosa. Come potete immaginare, alla lunga la salute mentale e fisica ne può risentire. Dunque, che prezzo paghiamo per stare al passo con i tempi? Cosa rischiamo di diventare?

Mentre tornavo da Milano in treno, riflettevo sull'immagine del fiume umano sempre in corsa. Avevo davanti una donna e un uomo: erano entrambi indaffarati a far qualcosa col loro potente notebook. Alla mia destra un altro viaggiatore e lo schermo del suo pc portatile: ci è rimasto attaccato oltre quattro ore. Alzandomi al centro del vagone, ho notato una decine di persone connesse al pc e altrettante impegnate col cellulare. Madonna santa, ho pensato. Ma che stiamo diventando?

Alla fine mi sono seduto. Ho iniziato a leggere Repubblica e in prima pagina c'era il richiamo a una notizia interessante: "Così Internet ci cambia il cervello". Uno studio dello University College di Londra diceva che l'uso della Rete sta cambiando il nostro modo di pensare: "Chi usa Internet ormai salta da una parte all'altra, naviga in orizzontale tra titoli e riassunti, e la sua tensione e il suo scopo non sono l'epica e il racconto, l'analisi e il profondo, ma la rapidità". Urgenza, informazioni, connessione, attenzione sempre rivolta verso un monitor. Voi siete tra quelli che stanno iniziando ad avvertire un qualche fastidio?

Di Enzo di Frennahttp://punto-informatico.it/2436631/PI/Commenti/tecnostress-vite-storditi.aspx

Anno XIII n. 3086 di martedì 14 ottobre 2008 - PI / Commenti

Dove sono io in questa corrente?

“Ognuno di noi sta dove stanno tutti, nell’unico luogo che c’è, dentro la corrente della mutazione, dove ciò che ci è noto lo chiamiamo civiltà, e quel che ancora non ha nome, barbarie. A differenza di altri, io penso che sia un luogo magnifico.

Da “I Barbari – Saggio sulla mutazione” di Alessandro Bricco”