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È abbastanza diffusa tra molti educatori, insegnanti, o tra coloro che sono a stretto contatto con adolescenti, la convinzione che, tra le giovani generazioni, sia sempre più in aumento un atteggiamento negativo, pessimista, disfattista. Mentre negli anni Sessanta e Settanta rimaneva il sogno, più o meno utopico, di un mondo migliore, adesso, all’inizio del terzo millennio, il cinismo sembra avere la meglio, lo spirito di branco sembra aver sostituito il senso dell’amicizia. Se da una parte assistiamo a un maggior disimpegno sociale, dall’altra ci troviamo a constatare un aumento degli atti di violenza e di vandalismo, l’acquisto sempre più massiccio di feticci imposti dalle multinazionali dell’abbigliamento, l’uso indiscriminato di droghe sintetiche. Fortunatamente tutto ciò non coinvolge la totalità dei giovani, ma sembra comunque essere una tendenza tristemente in aumento. Così come viene riportato un maggior senso di infelicità e un incremento del tasso di suicidi tra gli adolescenti. Ciò va di pari passo con il diffondersi di un atteggiamento sfiduciato, pessimista e di una mancanza di obiettivi costruttivi. Questo è lo scenario che si sta delineando nell’universo giovanile nei cosiddetti Paesi indu- strializzati. Eppure tutta questa negatività non è innata, l’atteggiamento pessimista è una filosofia di vita, un modo di pensare, e come tale viene appreso dall’ambiente circostante, un ambiente che è in gran parte modellato da adulti sui quali ricade quindi la responsabilità di quanto sta accadendo. Questa tendenza può essere arrestata ed è scopo di questa introduzione spiegare le origini del pessimismo per indicare come possiamo aiutare le nuove generazioni ad apprendere un atteggia- mento più costruttivo e ottimista. Uno dei massimi studiosi del pessimismo e dell’ottimismo è stato lo psicolo- go statunitense Martin Seligman che, negli ultimi trent’anni, ha effettuato centina- ia di studi su questo argomento coinvolgendo circa mezzo milione di individui, sia adulti che bambini e adolescenti. Queste ricerche hanno messo in evidenza il fatto che le persone pessimiste si trovano in una situazione peggiore rispetto a quelle ottimiste sotto tre aspetti: innanzitutto sono molto più depresse, inoltre sono meno in grado di raggiungere quegli obiettivi che le loro potenzialità potrebbero loro consentire nell’ambito dello studio, del lavoro o dello sport e, infine, le loro condizioni di salute tendono a essere meno buone. Se un bambino ha già acquisito un modo di pensare pessimista, rischia di trascinarsi anche in età adulta tale atteggiamento e ciò lo rende fortemente a rischio Introduzione

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È abbastanza diffusa tra molti educatori, insegnanti, o tra coloro che sono astretto contatto con adolescenti, la convinzione che, tra le giovani generazioni, siasempre più in aumento un atteggiamento negativo, pessimista, disfattista. Mentrenegli anni Sessanta e Settanta rimaneva il sogno, più o meno utopico, di un mondomigliore, adesso, all’inizio del terzo millennio, il cinismo sembra avere la meglio,lo spirito di branco sembra aver sostituito il senso dell’amicizia. Se da una parteassistiamo a un maggior disimpegno sociale, dall’altra ci troviamo a constatare unaumento degli atti di violenza e di vandalismo, l’acquisto sempre più massiccio difeticci imposti dalle multinazionali dell’abbigliamento, l’uso indiscriminato didroghe sintetiche. Fortunatamente tutto ciò non coinvolge la totalità dei giovani,ma sembra comunque essere una tendenza tristemente in aumento. Così comeviene riportato un maggior senso di infelicità e un incremento del tasso di suiciditra gli adolescenti. Ciò va di pari passo con il diffondersi di un atteggiamentosfiduciato, pessimista e di una mancanza di obiettivi costruttivi. Questo è loscenario che si sta delineando nell’universo giovanile nei cosiddetti Paesi indu-strializzati. Eppure tutta questa negatività non è innata, l’atteggiamento pessimistaè una filosofia di vita, un modo di pensare, e come tale viene appreso dall’ambientecircostante, un ambiente che è in gran parte modellato da adulti sui quali ricadequindi la responsabilità di quanto sta accadendo. Questa tendenza può esserearrestata ed è scopo di questa introduzione spiegare le origini del pessimismo perindicare come possiamo aiutare le nuove generazioni ad apprendere un atteggia-mento più costruttivo e ottimista.

Uno dei massimi studiosi del pessimismo e dell’ottimismo è stato lo psicolo-go statunitense Martin Seligman che, negli ultimi trent’anni, ha effettuato centina-ia di studi su questo argomento coinvolgendo circa mezzo milione di individui, siaadulti che bambini e adolescenti. Queste ricerche hanno messo in evidenza il fattoche le persone pessimiste si trovano in una situazione peggiore rispetto a quelleottimiste sotto tre aspetti: innanzitutto sono molto più depresse, inoltre sono menoin grado di raggiungere quegli obiettivi che le loro potenzialità potrebbero loroconsentire nell’ambito dello studio, del lavoro o dello sport e, infine, le lorocondizioni di salute tendono a essere meno buone.

Se un bambino ha già acquisito un modo di pensare pessimista, rischia ditrascinarsi anche in età adulta tale atteggiamento e ciò lo rende fortemente a rischio

Introduzione

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per quanto riguarda la qualità della sua vita e il suo benessere personale. Malgradociò, la buona notizia è che anche un bambino pessimista può essere aiutato adisapprendere tale atteggiamento e ad apprendere un modo di pensare ottimista.

Cos’è l’ottimismo

Nella sua accezione più diffusa, l’ottimismo risiede in un atteggiamento cheporta a vedere il lato positivo in ogni cosa e ad aspettarsi un lieto fine per ognisituazione, anche la più problematica. Questa concezione dell’ottimismo ha portatoal diffondersi dell’ideologia del «pensiero positivo», la cui tipica applicazioneconsiste nel ripetersi in continuazione frasi quali: «Ogni giorno mi andrà sempremeglio», oppure nell’immaginare se stessi già vincitori prima ancora di giocare lapartita. Queste possono essere alcune manifestazioni dell’ottimismo, ma vent’annidi ricerche hanno evidenziato che esso è qualcosa di molto più ampio e complesso.Le basi dell’ottimismo non risiedono nel ripetersi frasi positive, né nell’immaginarela vittoria, ma nel modo in cui noi pensiamo riguardo a ciò che ci accade e nel modoin cui ci si spiegano gli eventi. Ciascuno di noi ha un modo abituale di spiegarsi larealtà circostante e gli eventi che accadono nella propria vita e a questa modalità dipensiero è stato dato in nome di stile esplicativo. Secondo Seligman (1990) esistonotre dimensioni fondamentali dello stile esplicativo: la permanenza, la pervasività e lapersonalizzazione. Cercheremo adesso di chiarire cosa si intende con tali termini.

Permanenza, ovvero «sempre» contrapposto a «momentaneamente»

Le persone (adulti o bambini) più a rischio di depressione sono coloro cheritengono che gli eventi spiacevoli che si verificano nella loro vita siano permanen-ti per cui, se qualcosa va storto, ciò significa che le cose andranno sempre storte.Coloro che invece sono più resistenti alla depressione tendono a considerare glieventi spiacevoli solo temporanei.

Consideriamo alcuni esempi in cui si verificano un evento negativo e unopositivo:

Viene considerato permanente(pessimismo):

Viene considerato transitorio(ottimismo):

Eve

nto

nega

tivo

«Luca oggi ce l’ha con me e per un po’non avrà voglia di stare con me.»

«Ci vuole un po’ di tempo per farsidegli amici quando si cambia casa.»

«Mio fratello oggi era di cattivo umoree si è comportato in modo antipatico.»

«Luca ce l’ha con me, non vorrà maipiù essere mio amico.»

«Nessuno vorrà mai essere mio amicoin questo quartiere.»

«Mio fratello è il peggior fratello cheuno possa avere.»

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Le persone ottimiste considerano gli eventi positivi come durevoli in quantocausati da fattori che rimangono stabili, mentre le persone pessimiste attribuisconoil verificarsi di tali eventi a cause transitorie. Ne deriva che, anche qualora le coseandassero bene, l’individuo pessimista ne trarrà scarsa gratificazione. Ciò hanotevoli implicazioni nella vita di un bambino in quanto, qualora questi consideriil successo dovuto a fattori momentanei, sarà scarsamente motivato a impegnarsiin futuro per ottenere analoghi successi, mentre il bambino ottimista si impegneràsempre più, fiducioso di poter conseguire ulteriori successi.

Pervasività, ovvero «specifico» contrapposto a «globale»

Se il considerare la causa di un evento come permanente porta a estendere neltempo i suoi effetti (questa cosa mi andrà sempre male), nel caso in cui invece unindividuo consideri la causa di un evento pervasiva, i suoi effetti vengono estesi atutti gli altri eventi della propria vita (tutto mi andrà male). Alcuni bambiniriescono a tenere i propri fallimenti e le proprie sventure in compartimenti separati,altri invece, se qualcosa va loro storto, considerano il singolo evento negativocome parte di una serie interminabile di fallimenti.

Consideriamo alcuni esempi in cui si verificano un evento negativo e unopositivo:

Viene considerato transitorio(pessimismo):

Viene considerato permanente(ottimismo):

«Sono stato eletto rappresentante diclasse perché qualche compagno havoluto essere buono con me.»

«Il compito di matematica mi è andatobene perché avevo studiato la seraprima.»

«Mio fratello mi ha fatto usare il suocomputer perché era di buon umore.»

Eve

nto

posi

tivo

«I miei compagni mi hanno eletto rap-presentante di classe perché hannofiducia in me.»

«Ho fatto bene il compito di matemati-ca perché so prepararmi bene per icompiti in classe.»

«Mio fratello mi ha fatto usare il suocomputer perché sa essere gentile.»

Viene considerato globale(pessimismo):

Viene considerato specifico(ottimismo):

Eve

nto

nega

tivo «Forse sto antipatico a Simone.»

«Non me la cavo bene nel basket.»

«La mia insegnante di storia si è com-portata da carogna.»

«Tutti se la prendono con me.»

«Sono una schiappa negli sport.»

«Gli insegnanti sono delle carogne.»

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Quando si verifica un evento positivo, la persona ottimista ritiene di averebuone possibilità che anche altri eventi abbiano un risultato positivo. La personapessimista, invece, ritiene che i risultati positivi siano limitati a quello specificoevento.

Pensare di piacere ai propri compagni significa ricavare molta più soddisfa-zione di quanta non si possa ottenere pensando di piacere solo a una compagna.Così, ritenere di cavarsela bene a scuola è molto più gratificante che non pensaredi cavarsela bene solo in italiano. E credere di avere buone capacità sportive èqualcosa di molto più ampio che non ritenere di poter riuscire solo nel calcio. Lericerche hanno dimostrato che i bambini che considerano gli eventi positivi comefacenti parte di qualcosa di globalmente positivo hanno maggiori probabilità diaffrontare con successo le sfide che incontrano nel corso della loro vita.

Personalizzazione, ovvero cause interne contrapposte a cause esterne

La personalizzazione è la terza dimensione dello stile esplicativo e ha a chefare col determinare di chi è la colpa o il merito di un evento. Quando si verificaqualcosa di negativo l’individuo può attribuirne la causa a se stesso (personalizza-zione interna), oppure può accusare qualcun altro o le circostanze sfavorevoli(personalizzazione esterna). Questa dimensione ha enormi ripercussioni sull’auto-stima, la quale è in gran parte influenzata dal fatto che rivolgiamo a noi stessi o adaltri il biasimo per l’evento negativo. Così un bambino che svaluta se stessoquando non riesce in qualcosa tenderà ad avere una bassa autostima: «Non sonostato capace, quindi sono uno stupido». Un’altra condizione emotiva influenzatadalla tendenza a personalizzare l’esito di un evento è il senso di colpa. In questocaso la personalizzazione assumerà la forma di autocondanna: «È successo questoper colpa mia, quindi sono cattivo».

Questo non significa che dobbiamo insegnare al bambino ad attribuire sem-pre ad altri la causa di tutto ciò che di negativo si verifica nella sua vita. Ciò chevogliamo far apprendere al bambino è un modo di pensare costruttivo e obiettivoe non certo il mentire a se stesso o agli altri. Quindi, se accade qualcosa di negativoper causa sua, sarà in grado di assumere la responsabilità di ciò, senza per questosvalutarsi o condannarsi. La conseguenza dal punto di vista emotivo sarà un giustodispiacere o rimorso in alternativa a depressione o senso di colpa. Quando unbambino prova depressione o colpa, il suo stato d’animo gli impedisce di agire

Viene considerato specifico(pessimismo):

Viene considerato globale(ottimismo):

«Elisa mi ha invitato al suo complean-no perché a lei sono simpatico.»

«Riesco bene in italiano.»

«Sono stato scelto nella squadra dicalcio perché corro veloce.»E

vent

o po

sitiv

o

«I miei compagni sono contenti di aver-mi alle loro feste di compleanno.»

«Me la so cavare bene a scuola.»

«Sono stato scelto nella squadra dicalcio perché ho me la cavo benenegli sport.»

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costruttivamente, se invece l’emozione è dispiacere o rimorso sarà meno sopraffat-to dalla sua emotività e maggiormente in grado di intraprendere azioni costruttiveper un efficace cambiamento della situazione.

Consideriamo alcuni esempi di personalizzazione interna negativa e di perso-nalizzazione interna costruttiva:

Personalizzazione interna negativa(pessimismo):

Personalizzazione interna costruttiva(ottimismo):

Eve

nto

nega

tivo

«Ho sbagliato il compito di matemati-ca perché non avevo capito l’argo-mento.»

«Sono stato lasciato fuori dalla partitadi basket perché ho bisogno di alle-narmi di più.»

«Ho fatto male a Francesco perché hodifficoltà a controllare la mia rabbia.»

«Ho sbagliato il compito di matemati-ca perché sono uno stupido.»

«Sono stato lasciato fuori dalla partitadi basket perché sono un imbranato.»

«Ho fatto male a Francesco perchésono violento.»

La comunicazione col bambino

Come è facile intuire, il bambino apprende gran parte del proprio stileesplicativo dalle persone significative del suo contesto relazionale, quindi soprat-tutto dai genitori, i familiari, i coetanei, gli insegnanti. Fin dai primi anni egliascolta come gli adulti commentano il suo comportamento e le sue azioni: se adesempio il bambino viene accusato di essere svogliato, egli imparerà non solo asvalutarsi, ma anche a considerare eventuali insuccessi come dovuti a una suacaratteristica permanente e immutabile. L’alternativa consiste nel rivolgere albambino una critica che contenga considerazioni di carattere specifico e transito-rio: «Oggi non ti sei dato abbastanza da fare per completare quello che ti era statodetto di fare». È quindi opportuno che gli adulti, genitori e insegnanti, siano il piùpossibile consapevoli del fatto che, quando commentano quanto accade o rivolgo-no una critica al bambino, tendono a plasmare il suo stile esplicativo.

Seligman (1995) suggerisce che un primo principio nel comunicare colbambino dovrebbe essere l’accuratezza. Rivolgere critiche esagerate al bambinoproduce un senso di colpa o di inadeguatezza, ma non rivolgere alcuna critica alcomportamento renderebbe più difficile l’acquisizione di un giusto senso di re-sponsabilità e un cambiamento positivo.

Un secondo principio è quello di ricorrere il più possibile a uno stile esplica-tivo ottimista quando si rivolge una critica. Se un genitore o un insegnanteinavvertitamente rivolge una critica caratterizzata da uno stile esplicativo di tipopermanente e pervasivo, il bambino tenderà ad acquisire egli stesso un modo dipensare pessimista. Se invece la critica mette in rilievo le cause specifiche etransitorie di quanto si è verificato, il bambino imparerà a essere più ottimista. Èbene quindi escludere dalla comunicazione messaggi che contengano delle valuta-

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zioni globali nei confronti del bambino, intese come caratteristiche permanenti eimmutabili.

Di seguito riportiamo alcuni esempi di messaggi negativi e di messaggicostruttivi rivolti all’alunno:

Il benessere emotivo del bambino e dell’adolescente

Uno dei paradossi riguardante la salute mentale dei bambini e degli adolescentiè dato dal fatto che, malgrado in questi ultimi cinquant’anni si sia assistito a unmiglioramento generale del benessere materiale e delle condizioni di vita, almeno neiPaesi industrializzati, il livello complessivo di felicità e di benessere emotivo non

Personalizzazione interna negativa Personalizzazione interna costruttiva

Contenuti di tipo globale(pessimismo)

Contenuti di tipo specifico(ottimismo)

Contenuti di tipo permanente(pessimismo)

Contenuti di tipo transitorio(ottimismo)

«Ti offendi troppo quando qualcuno tiprende in giro, sei proprio permalosa!»

«Perché disturbi in continuazione? Seisempre così indisciplinato!»

«Avevo detto di portare i fogli da dise-gno, perché non fai mai quello che ti sidice?»

«Ci sei rimasta male quando ti hannopresa in giro. I tuoi nuovi compagni de-vono ancora conoscerti e forse volevanometterti alla prova.»

«Stai disturbando i tuoi compagni, inquesto momento il tuo comportamentonon è corretto.»

«Avevo detto di portare i fogli da dise-gno. Come mai oggi non hai tutto il mate-riale necessario?»

«Sei un ragazzo violento.»

«Giacomo non gioca mai con i compa-gni, è così timido…»

«Ogni volta che provi a cantare sei undisastro, sei proprio negato per la musi-ca!»

«Continui a prendere brutti voti perchénon sei portato per la matematica.»

«Come puoi aspettarti che gli altri sianobuoni con te finché sei così egoista?»

«I tuoi quaderni sono così disordinatiperché sei un gran pasticcione.»

«Quando litighi con i tuoi compagni spes-so diventi aggressivo.»

«Giacomo trova difficile unirsi ai suoicompagni quando stanno giocando.»

«Hai bisogno di allenare di più la tuavoce se voi riuscire a cantare questacanzone.»

«Hai preso brutti voti perché hai avutodifficoltà a capire certi argomenti e haibisogno di qualche spiegazione in più.»

«Dovresti imparare a essere più genero-so se vuoi che gli altri siano più gentilicon te.»

«I tuoi quaderni sono disordinati perchénon sei stato abbastanza attento mentrescrivevi.»

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sembra andare nella stessa direzione. Negli ultimi cinquant’anni l’età media diinsorgenza della depressione è passata dai 29 anni ai 16 anni e un giovane ha oggi unaprobabilità dieci volte maggiore di diventare depresso rispetto ai suoi nonni. Laragione per questo incremento dei problemi di salute mentale rimane ancora unmistero dal momento che il mondo sembrerebbe oggi presentare sotto molti aspetticondizioni migliori rispetto a mezzo secolo fa. I servizi sanitari sono migliorati, leabitazioni sono più ricche di comfort, i mezzi di trasporto sono diventati più veloci,i lavori manuali sono sempre meno pesanti grazie alla tecnologia, eppure malgradociò il benessere emotivo delle persone non sembra affatto migliorato.

Possono essere avanzate varie ipotesi riguardo alle ragioni del declino dellasalute mentale cui si è assistito negli anni recenti. Sembra innanzitutto evidente chenelle società industrializzate si è creata una notevole discrepanza tra progresso alivello tecnologico e miglioramento delle relazioni umane (vedi figura 1). Alcunericerche hanno inoltre riscontrato un aumento dei fattori di stress a cui sono espostii bambini e una diminuzione di supporto sociale tra le famiglie. Malgrado i nostriragazzi abbiano un più facile accesso al soddisfacimento dei loro desideri materia-li, spesso viene loro a mancare la possibilità di disporre di figure che svolgano ilruolo di modelli positivi su cui basarsi. In seguito a ciò molti bambini non hannola possibilità di apprendere in modo naturale quelle abilità socioemotive e diproblem solving di cui avrebbero bisogno per affrontare le difficoltà che incontra-no in un ambiente sociale divenuto più complesso. Per tale ragione si rende semprepiù necessario disporre di strumenti che siano in grado di far acquisire a bambinie adolescenti tali abilità.

Fig. 1 Rapporto tra progresso in ambito tecnologico e nell’ambito delle relazioni umane.

Progesso tecnologicoRelazioni umane

1900 1950 2000

Le caratteristiche di questo programma

Non è possibile cambiare in breve tempo le condizioni di vita e gli stresssociali a cui bambini e ragazzi sono esposti, ma possiamo agire su alcune variabiliche andranno a costituire dei fattori di protezione. Lo scopo principale del presentemanuale è quello di esporre il bambino ad attività in grado di fargli acquisire abilitàdi pensiero che lo mettano in grado di affrontare in modo costruttivo le difficoltàin cui può imbattersi nel periodo di transizione che va dall’infanzia all’adolescen-za. Il programma presenta tre aspetti particolari:

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1. È rivolto a tutti i soggetti in modo indifferenziato. Ciò significa che esso verràapplicato a tutti gli studenti e non solo a quelli considerati a rischio. Si eviteràcosì ogni pericolo di stigmatizzazione o l’esclusione di coloro che non sonofacilmente riconoscibili come vulnerabili. Anche chi gode di una buona situa-zione affettiva potrà in ogni caso beneficiare delle abilità impartite, rafforzandoi propri «anticorpi psicologici» e questo si ripercuoterà positivamente sulrendimento scolastico oltre che sulla vita relazionale.

2. È un programma psicoeducativo applicabile in ambito scolastico. Gli insegnan-ti hanno ampie possibilità di insegnare ai loro alunni nuove abilità concernentiil modo di pensare e l’ambiente scolastico può avere un notevole impatto sulbenessere emotivo e sulla salute mentale del bambino. Gli insegnanti potrebbe-ro inoltre essere potenzialmente una fonte di supporto per quei genitori che,spesso, si sentono disorientati di fronte alle difficoltà che i loro figli incontranonell’ambiente scolastico. Se la scuola è in grado di creare un clima di accettazio-ne e solidarietà al suo interno, ciò costituirà un potente antidoto contro i fattoridi rischio associati a problemi di ansia e depressione.

3. Si tratta inoltre di un programma basato sull’acquisizione di abilità. Va quindioltre semplici finalità di sensibilizzazione nei confronti di tematiche emotive,ma mira a far acquisire all’alunno specifiche competenze emozionali.

Il programma si articola in un percorso che include alcune tappe essenzialiche sono comuni anche ad altri programmi di educazione emotiva (Di Pietro, 1992;1999).

Riconoscimento delle proprie emozioni. Si tratta di rendere il bambino con-sapevole dei propri stati d’animo al loro insorgere, identificandone tutte le possi-bili sfumature e la diversa intensità con cui essi possono essere esperiti.

Riconoscimento dei propri pensieri. La capacità di riconoscere i propripensieri nei momenti in cui vengono provate emozioni spiacevoli è una compo-nente essenziale della capacità di autoregolazione emotiva. Finché l’individuonon è in grado di riconoscere i propri pensieri automatici, ossia la modalitàacquisita di interpretare e valutare gli eventi, è molto difficile che egli sia ingrado di esercitare un certo dominio su emozioni intense quali ansia, depressioneo collera.

Consapevolezza del rapporto tra pensiero ed emozioni. Uno dei fattori cheinfluisce sulla sofferenza emotiva è la convinzione di essere vittima delle circo-stanze esterne, per cui di fronte a determinati eventi si ritiene di non poter fare nullaper alleviare il proprio turbamento emotivo. Comprendere che le nostre emozionisono influenzate dal modo in cui interpretiamo e giudichiamo la realtà esterna,ossia dal modo in cui pensiamo, ha un potente effetto liberatorio e ci aiuta amobilitare le nostre risorse personali.

Stile esplicativo. Il rischio di sviluppare problemi di depressione è diretta-mente collegato con un modo di pensare che rientra in uno stile attributivo di tipopessimista. Un giovane pessimista quando si trova ad affrontare eventi negativitende erroneamente a condannare se stesso, a generalizzare l’aspetto spiacevoledella situazione a tante altre situazione e a considerare il problema come perma-nente e immutabile. D’altro canto, se un giovane ha uno stile esplicativo di tipo

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ottimista, tenderà ad affrontare gli eventi negativi considerandoli come episodispecifici e quindi mutabili, evitando inoltre di condannare globalmente sestesso.

Messa in discussione delle distorsioni cognitive. L’atteggiamento mentaletipico della persona depressa si caratterizza per questi tre aspetti: una visionenegativa di se stesso, una visione negativa del mondo e una visione negativa delproprio futuro (Beck e Weishaar, 1989). Nell’ambito della prospettiva cognitivocomportamentale, e in particolare nell’ambito della terapia razionale emotiva,sono state sviluppate procedure di disputa e confutazione dei modi di pensaredistorti e irrazionali che possono essere appresi anche da soggetti in età evolutivae che quindi sono state incluse nel presente programma.

Correggere i pensieri catastrofici sostituendoli con pensieri positivi. Spessonelle situazioni difficili prevalgono modalità di pensiero distruttive che si caratte-rizzano come tendenza a fare del catastrofismo. Col tempo queste modalità dipensiero diventano una componente stabile del nostro dialogo interiore ed emergo-no come pensieri automatici negativi. Una parte importante del nostro programmariguarda come insegnare al bambino a sostituire modalità di pensiero distruttivecon una visione più costruttiva della realtà.

Come utilizzare il presente volume

Il materiale contenuto in questo volume è l’adattamento italiano di un pro-gramma di prevenzione del disagio giovanile sperimentato in Australia e notocome Positive Approach to Life Situations (PALS). Il programma è destinato adalunni compresi nella fascia d’età tra i 10 e i 13 anni (ultimo anno della scuolaelementare e triennio della scuola media) e ha lo scopo di fornire esperienze diapprendimento che possano aiutare il bambino a superare alcuni di fattori di rischioconcernenti una visione pessimista di se stessi, problemi di scarsa fiducia nelleproprie risorse, demotivazione, bassa autostima. Il programma può essere attuatonel corso di una parte dell’anno scolastico ed è inseribile all’interno di progettiattinenti la promozione del benessere e della salute nelle scuole. Nel manualevengono forniti alcuni questionari che consentono di monitorare la situazione deibambini prima dell’attuazione del programma e i cambiamenti ottenuti dopo la suarealizzazione. L’intero percorso si articola in 10 unità predisposte in modo sequen-ziale, pertanto ognuna di esse si basa sulle esperienze acquisite nelle unità prece-denti (vedi scheda I passi da compiere, p. 17). Ogni unità durerà circa un’ora,includendo anche i momenti di preparazione e di conclusione. Sono previsteapposite schede per il lavoro degli alunni e per ciascuna unità viene fornita unasintesi informativa anche per i genitori. Consideriamo particolarmente importanteil coinvolgimento dei genitori attraverso un’informazione costante sul lavorosvolto coi bambini. Ci auguriamo che questo programma possa contribuire aconseguire alcuni cambiamenti positivi nella vita dei vostri alunni, favorendo inloro l’acquisizione di un nuovo modo di porsi di fronte alle difficoltà in cuipotranno imbattersi negli anni futuri.

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Introduzione ◆ 17© 2004, Roberts e Di Pietro, Positiva-mente, Trento, Erickson ◆ 17

I passi da compiere

10. Ripasso e autovalutazione

9. Correggere i pensieri catastrofici

8. Trasformare i pensieri dannosi

7. A caccia di prove

6. Pensieri alternativi

5. Facciamo il punto della situazione

4. Stili di pensiero

3. Il rapporto tra pensieri ed emozioni

2. Il dialogo interno

1. Consapevolezza e identificazione delle emozioni

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76 ◆ © 2004, Rober ts e Di Pietro, Positiva-mente, Trento, Erickson

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Leggi la descrizione della situazione e immagina che cosa potrebbe pensareTeresa, per provare ciascuna delle tre emozioni elencate. Scrivi i pensieri neirispettivi fumetti.

Un fumetto da completare

SCHEDA3.3

Situazione

Disperata

Serena

Arrabbiata

Teresa deve consegnare entro un’ora una relazioneche determinerà il 50% del voto finale ma, improvvi-samente, la sua nuova stampante si rompe.

Pensiero Emozione

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MODULO - MATERIALE PER GLI INSEGNANTI

© 2004, Roberts e Di Pietro, Positiva-mente, Trento, Erickson ◆ 173

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ALLEGATO8.2

Trasformare i pensieri dannosi

.Riconosci quel briciolodi verità che c’è, am-

messo che ci sia, nel pensieropessimista, ma senza farlo di-ventare più grande di quelloche è!

Trova le prove che di-mostrano che il pensie-

ro è falso.

Cerca di trovare un pen-siero più realistico e uti-

le, o un modo alternativo perconsiderare la situazione.

Come combatterei pensieri dannosiCome combatterei pensieri dannosi

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