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Introduzione:il monachesimo benedettino,la sua fondazione e la Regola

Il monachesimo benedettino è la forma più influente di vita reli-giosa cenobitica nel mondo occidentale. Gli uomini e le donne che si dedicarono alla vita spirituale prima dell’epoca di Benedetto da Norcia (V-VI secolo), lo fecero soprattutto come eremiti o discepo-li riuniti attorno ad una guida spirituale. Benedetto, invece, riunì i discepoli in gruppi stabili la cui spiritualità dipendeva dai rapporti reciproci così come dal loro rispetto verso l’abate. L’effetto fu quello di creare il senso della duplice dimensione, sociale e privata, della vita spirituale.

La Regola di San Benedetto è uno dei più antichi documen-ti esistenti nel mondo occidentale. Venne scritta nell’Italia del VI secolo e fu utilizzata in Occidente come guida spirituale per quasi millecinquecento anni. Migliaia di uomini e di donne, nel mondo, ancora oggi vivono seguendola. Di più, migliaia di laici, benedet-tini oblati e associati, cattolici romani e anglicani, in ogni Paese stanno cercando ancora oggi di rimettere a fuoco la loro vita e il loro mondo privato secondo i valori di questa antica Regola.

Il problema è che, se le persone non vi si imbattano per caso attraverso contatti con i benedettini stessi, la Regola è difficilmen-te accessibile al pubblico, se non attraverso gli studi accademici o storici. Il testo stesso, per quanto breve – meno di cento pagine in qualunque formato – e facile da leggere, è anche reso più oscuro dal suo linguaggio e dal contenuto. Al giorno d’oggi, ad esempio, po-chissimi sono in grado di leggere il settimo capitolo «Sull’umiltà»

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e darvi un senso. Questo libro è un tentativo di rendere la Regola accessibile alla laicità della nostra epoca.

Per fare ciò, è importante capire qualcosa della sua storia e della sua struttura.

Benedetto da Norcia nacque in Italia nel 480 circa. Andò a scuola a Roma, quando l’Impero romano attraversava uno stato di prosperità materiale, ma di declino morale. In queste circostanze egli decise che la vita vissuta a quel modo era incompleta. Lasciò Roma e si recò in una zona rurale, a sud della città, per meditare sul significato della vita, per semplificarne le richieste e per rimodellare i propri atteggiamenti e il proprio stile di vita.

Non molto tempo dopo, vennero a cercarlo moltitudini di per-sone che, come lui, si sentivano a disagio nel clima secolare del tempo, ma erano anche dubbiose riguardo alle caratteristiche della spiritualità. Nacque così ciò che oggi conosciamo come monache-simo occidentale: la ricerca della vita spirituale in una comunità, piuttosto che nelle celle isolate degli eremiti secondo la formula di vita religiosa prevalente nel deserto egiziano e nell’Oriente. Sotto l’influenza di papa Gregorio Magno, la Regola benedettina iniziò a diffondersi ampiamente in Europa. Essa venne scelta per la sua moderazione, la sua popolarità tra la gente comune e la sua ap-provazione da parte dei sovrani, che vedevano i valori del lavoro e della stabilità come essenziali allo sviluppo di una regione. Col passare del tempo, i monasteri benedettini divennero il punto di ancoraggio e il centro di interi villaggi in Europa. Dai monaci del luogo la gente imparava a vivere, a lavorare e a pregare. Come ri-sultato, all’Ordine benedettino è spesso stato attribuito il fatto di avere salvato l’Europa occidentale dopo le invasioni barbariche e Benedetto stesso è stato nominato patrono d’Europa. In altre paro-le, per Benedetto e i monaci che lo seguivano la spiritualità aveva una dimensione fortemente sociale.

Come risultato, la Regola che derivò dalla vita in comune con-siste di settantadue capitoli, che spiegano come vivere con gli altri,

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come trattare le normali questioni dell’esistenza, come sviluppare una vita spirituale capace di inserirsi nel mondo reale ed essere allo stesso tempo attenta allo Spirito.

La Regola viene capita meglio quando è considerata in quattro parti: ❖ la prima parte (capitoli 1-7), il documento spirituale, espone i

valori fondamentali della vita benedettina; ❖ la seconda parte (capitoli 8-20) fornisce una struttura alla vita di

preghiera della comunità; ❖ la terza parte (capitoli 21-70) dimostra come i valori della Rego-

la debbano essere applicati nella vita quotidiana e all’interno del monastero;

❖ la quarta parte (capitoli 71-72) riflette sul posto da dare alla Regola nella vita e sulla natura dello zelo buono, della vera spi-ritualità, in un mare di contraffazioni.Fin dall’inizio, la Regola venne vissuta sia dai monaci nei loro

monasteri, sia dalle vergini consacrate nelle loro case. Divenne in-fatti il modello spirituale e la guida di intere zone, in modo molto simile agli odierni modelli parrocchiali e alle direttive diocesane. Fra il VI e l’VIII secolo – dapprima in Francia, Irlanda e Inghilterra e poi, sotto il patrocinio di Carlo Magno, in tutto il continente – la Regola di vita benedettina aveva lentamente e saldamente preso il posto di tutti gli altri documenti monastici del tempo, come Rego-la scelta nei monasteri di tutta Europa. Nell’XI secolo una grande diffusione della vita benedettina – tra gli uomini come tra le donne, tra i nobili come tra i popolani, nell’élite come tra gli ignoranti, i «benedettini neri» e i cistercensi – fu la testimonianza della vitalità della Regola, della sua diffusione e della sua capacità di attrazione spirituale.

Una grande quantità di cambiamenti sociali – la nascita degli stati nazionali, l’urbanizzazione, la democratizzazione, l’emigrazio-ne di massa – portarono allo sviluppo di molteplici altre forme di vita religiosa. Allo stesso tempo, la «peste nera» e la guerra dei

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Cent’anni portarono alla perdita di vitalità e, in alcuni casi, persi-no all’estinzione di alcune case benedettine. Nel XVI secolo circa la metà dei monasteri sparì a causa delle misure repressive della Riforma. In Inghilterra, per esempio, i monasteri benedettini ven-nero totalmente soppressi e, più tardi, in Francia, la Rivoluzione decretò la chiusura in massa dei monasteri. Ma nel XIX secolo, con la rinascita benedettina condotta da padre Prosper Guéranger dell’abbazia di Solesmes, in Francia, iniziò un nuovo periodo della storia di questo Ordine. Le origini della maggior parte dei mona-steri esistenti oggi si possono fare risalire a questo rinnovamento della vita benedettina del XIX secolo.

In questo stesso periodo, ad una nuova insistenza sullo spirito missionario del monachesimo benedettino, si unì un numero cre-scente di emigrazioni tedesche verso il Nuovo Mondo, che portò al trapianto del monachesimo benedettino dalla Germania negli Stati Uniti. L’abate Boniface Wimmer dell’abbazia di Metten, in Baviera, e la priora Benedicta Riepp dell’abbazia di Santa Valpurga ad Eichstätt, in Baviera, posero le prime basi per la presenza dei monaci e delle suore benedettine negli Stati Uniti, in Pennsylvania, a partire dal 1850.

Attualmente, secondo il Catalogus dell’Ordine benedettino del 1985, pubblicato dalla Confederazione Benedettina a Roma, ci sono oggi nel mondo 373 comunità benedettine maschili con 9.453 monaci e 478 comunità benedettine femminili con 19.989 suore e sorelle. Di queste, 50 comunità benedettine femminili con 5.123 sorelle e 47 comunità benedettine maschili con 2.316 mo-naci, si trovano negli Stati Uniti. Ognuna di esse segue ancora oggi la Regola di San Benedetto.

Oltre a queste singole comunità, molti monasteri sostengono gruppi di oblati laici e associati che sono formalmente affidati al sin-golo monastero in questione e che mettono in pratica la Regola di San Benedetto nelle loro condizioni di persone sposate o single.

J. C., OSB