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INTRODUZIONE Le armi da fuoco, sin dalla loro origine, hanno avuto un ruolo nelle redazione della storia che è da considerare come più che notevole, sia perché impiegate su tutti i campi di battaglia degli ultimi tre secoli, sia perché utilizzate per attentati eccellenti che, nel quotidiano, adoperate per perpetrare reati. L'interesse per le modalità con cui, armato di una pistola semiautomatica F.N. Browning modello 1910 calibro 9 corto, Gravrilo Princip uccise a Sarajevo Francesco Ferdinando, scatenando la prima guerra mondiale o gl'innumerevoli studi balistici effettuati sul moschetto Mannlicher Càrcano modello 91/38 prodotto nel 1940 (matricola C2766) rinvenuto in possesso a Lee Harvey Oswald, presunto assassino del presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy , sono esempi del presupposto da cui prende origine quell'attenzione per l'indagine balistica, e nello specifico quella forense che è l'arma da fuoco. Ciò premesso, partendo dall'importanza essenziale al fine di addivenire in sede d'indagine alla ricerca (rectius riedificazione) della verità dei fatti, sulla base delle indagini tecniche e scientifiche compiute all'individuazione dell'arma presumibilmente impiegata, si pone termine

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INTRODUZIONE

Le armi da fuoco, sin dalla loro origine, hanno avuto un ruolo nelle

redazione della storia che è da considerare come più che notevole, sia

perché impiegate su tutti i campi di battaglia degli ultimi tre secoli, sia

perché utilizzate per attentati eccellenti che, nel quotidiano, adoperate

per perpetrare reati. L'interesse per le modalità con cui, armato di una

pistola semiautomatica F.N. Browning modello 1910 calibro 9 corto,

Gravrilo Princip uccise a Sarajevo Francesco Ferdinando, scatenando

la prima guerra mondiale o gl'innumerevoli studi balistici effettuati sul

moschetto Mannlicher Càrcano modello 91/38 prodotto nel 1940

(matricola C2766) rinvenuto in possesso a Lee Harvey Oswald,

presunto assassino del presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy, sono

esempi del presupposto da cui prende origine quell'attenzione per

l'indagine balistica, e nello specifico quella forense che è l'arma da

fuoco.

Ciò premesso, partendo dall'importanza essenziale al fine di addivenire

in sede d'indagine alla ricerca (rectius riedificazione) della verità dei

fatti, sulla base delle indagini tecniche e scientifiche compiute

all'individuazione dell'arma presumibilmente impiegata, si pone termine

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a questa introduzione fornendo un'indicazione circa le modalità con cui

si intende strutturare la dissertazione in materia di balistica

identificativa, analizzando nello specifico uno dei sistemi d'arma più

diffusi e “copiati” al mondo, l'Avtomat Kalašnikova, anche noto come

AK 47. Infatti è stato affermato che non meno di 50 eserciti regolari lo

adottino come arma d'ordinanza e che ne siano stati prodotti più di 100

milioni di esemplari(1). Questo fucile d'assalto è il capofila di una

vastissima serie di armi ispirate alle sue concezioni meccaniche,

balistiche e d'impiego, per lo più adottate da paesi in qualche misura

legati all'allora Unione Sovietica e aderenti al c.d.Patto di Varsavia.

Divenendo di fatto, negli anni un simbolo, sia durante la Guerra Fredda

e poi, nelle numerose guerre e rivoluzioni che sono susseguite nei paesi

più disagiati del Mondo, a tal punto di esser raffigurato sia nelle

bandiere di tre stati ( Mozambico, Timor Est e Zimbabwe ) sia nelle

bandiere di due organizzazioni come Hezbollah in Libano e le Farc in

Colombia.

Successivamente, dopo una doverosa analisi del progetto nel secondo

capitolo, diventa indispensabile conoscere con precisione le differenze

se pur minime che contraddistinguono i vari cloni o repliche del sistema

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d'arma in oggetto.

Il fine dei questo elaborato (almeno stando alle intenzioni) è di rendere

riconoscibili alcuni dei cloni più diffusi dell'AK47, catalogando i marchi

identificativi (engraved inscription) degli stessi.

Evitando così, per esempio, l'errore marchiamo ma del tutto scusabile

d'identificare l'eventuale arma sottoposta, come un AK 47 AVTOMAT

KALASHNIKOV prodotto dagli arsenali ex URSS di Tula, ma nella

realtà esaminando un semplice marchio risulti essere una “copia”

M70AB2 proveniente dalle officine federali di Kragujevac nell'attuale

Repubblica Serba, nozione che potrebbe fornire in campo giudiziario un

decisivo input investigativo.

I LA BALISTICA FORENSE E AMBITI D'INDAGINE

La definizione di balistica forense fa parte di una terminologia piuttosto

recente, coniata per sintetizzare due campi conoscitivi estesi quali quello

della balistica intesa come scienza del moto di un proiettile, e dunque

scienza esatta e sperimentale, e quello delle scienze giuridiche, di diritto

e di procedura che, come tali, sono prettamente di natura umanistica. In

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sostanza, attualmente, per balistica forense – contrariamente da quanto

veniva ritenuto da alcuni autori anglosassoni, quali Goddard e Hatcher,

che vedevano il loro interesse limitato solo alla identificazione

comparativa dei reperti balistici – si deve intendere tutto ciò che ha a che

vedere con l'impiego diretto od indiretto, di una arma da fuoco,

allargando de facto i campi d'interesse. Uno di questi riguarda le armi in

generale, la loro tecnologia e il loro uso, ed è definito da alcuni autori

come balistica c.d. generale, convenzionalmente viene suddivisa in due

ulteriori campi: quella c.d. della balistica interna e della balistica

esterna.

LA BALISTICA INTERNA

La balistica interna si interessa alle armi ed al loro funzionamento ed ai

comportamenti del loro impiego combinato, con particolare attenzione ai

fenomeni che avvengono dentro l'arma prima che il proiettile inizi una

traiettoria libera.

Nello specifico campo giudiziario-investigativo, si interessa di tutte

quelle problematiche quali la natura dell'arma e del munizionamento

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sequestrato ( o meglio sottoposto ), quale ne sia l'origine, se si tratti di

armi c.d. comuni o da guerra, se sono idonee all'impiego o se sono state

manomesse, il perchè di un eventuale malfunzionamento o di

un'alterazione dell'originaria potenzialità offensiva. Orbene, al fine

investigativo, sarà fondamentale avere precise indicazioni circa le

caratteristiche tecniche, la funzionalità e la classificazione normativa

delle armi e delle munizioni oggetto d'indagine e mosso quindi da questa

necessità di conoscenza nel 1920, negli Stati Uniti, Charles E. Waite

iniziò a raccogliere e catalogare tutte le armi da fuoco prodotte al

mondo. Waite, il quale nel 1923 fonderà con Philip Gravelle (coo-

creatore del microscopio ottico comparatore) il Bureau of Forensic

Ballistics, fu uno dei primi a comprendere l'importanza della balistica

c.d. identificativa e dello studio delle varie armi prodotte nel globo.

II L'AVTOMAT KALASHNIKOVA , OVVERO L'AK47

Il fucile d'assalto Kalashnikov, noto anche come AK-47, la cui sigla sta

per Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda ( in cirillico Автомат

Калашникова образца 1947 года: fucile automatico Kalašnikov

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modello 1947 ) è il progetto più longevo e proficuo che sia esistito dalla

seconda metà del XX secolo ad oggi. Come ogni leggenda che si rispetti,

la storia legata ai prodromi e allo sviluppo di questo sistema d'arma ha

connotati in parte nebulosi, frutto anche del clima geopolitico in cui si

trovava l'allora Unione Sovietica e il mondo intero. Infatti la storia

ufficiale afferma che il sergente dei carristi, dell'Armata Rossa, Mikhail

Timofeevitch Kalashinikov, durante il periodo di convalescenza in un

ospedale, dove era ricoverato per curare una ferita inferta durante la

battaglia di Bryansk, abbia ideato le bozze per un sistema d'arma adatto

all'utilizzo individuale come fucile d'assalto per l'esercito del Soviet, che

sostanzialmente era privo di alcun tipo di armamento valido a

fronteggiare la validità e l'affidabilità degli armamenti del III Reich.

Infatti annoverano come armamento leggero il datato moschetto Mosin

Nagant (M1891/38 - M1891/44) e il fucile automatico Fedorov

Avtomat. Nel 1944 il sergente Kalashnikov fu assegnato all'arsenale di

stato, a Izhevsk ( attuale denominata IZHMASH ), per lo sviluppo di

un'arma lunga c.d automatica, a recupero di gas, e che incamerasse

cartucce del nuovo calibro 7.62 x 39-mm M1943 Soviet.

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A tal proposito, risulta necessario precisare che, le armi c.d.

automatiche sfruttano parte dell'energia prodotta dall'esplosione della

carica di lancio per effettuare alcune operazioni in automatico. Questa

energia può essere ricavata dal movimento che il bossolo stesso imprime

all'otturatore in fase di esplosione della polvere con conseguente

aumento della pressione nella canna ( i gas della polvere combusta

spingono in avanti il proiettile ed indietro il bossolo ) ed in questo caso

si parlerà di "automatismo" a chiusura labile ( solitamente adottato per i

calibri medio piccoli ); altri sistemi sono quelli a chiusura stabile ( sia a

corto che a lungo rinculo di canna ), e quelli a recupero di gas: questi

ultimi, convogliati attraverso un foro praticato ad un tratto della canna,

vanno a spingere un pistone collegato con l'otturatore e il meccanismo di

sparo, e in questo caso si parlerà di automatismo a recupero ( rectius

sottrazione ) di gas. Le armi completamente automatiche alla pressione

del grilletto sparano una raffica continua utilizzando uno di questi

automatismi per l'espulsione del bossolo vuoto. Sia l'inserimento di un

nuovo proiettile e sia il movimento del percussore che ripete

automaticamente l'operazione di fuoco sparando a raffica avviene finché

il caricatore non esaurisce le munizioni o finché non si toglie la

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pressione sul grilletto, che tramite il "disconettore" interrompe il ciclo di

sparo.

Partendo da queste specifiche, nel 1946 il progetto fu presentato e poi

sottoposto a prove ufficiali che durano per tutto l'anno e che si

conclusero nel 1947 con l'approvazione del sistema, che prese il nome di

Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda, che tradotto significa

automatico Kalashnikov (cognome del suo ideatore), modello del 1947.

L'arma fu ufficialmente adottata dall'esercito sovietico nel 1951.

Questa riportata è la versione diffusa, che alcuni come la Cia tacciano di

essere oggetto di pura propaganda da parte del Cremlino, mosso

dall'intento di ammantare i sentimenti idealistici del popolo, abbia voluto

sfruttare il nome di un eroe di guerra come M.T. Kalashnikov,

attribuendogli totalmente lo sviluppo di un progetto, che secondo

l'intelligence Americana vide il corposo contributo di molti progettisti

tedeschi, stati fatti prigionieri. Qualunque sia la realtà un dato è

inoppugnabile, che il fucile d'assalto sovietico mutua sia dal punto di

vista morfologico che meccanico, le soluzioni innovative e

rivoluzionarie del sistema d'arma tedesco noto come l'stg44

“sturmgewehr “.

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Rivoluzionario era il metodo di costruzione, infatti il castello era in

lamiera stampata, permettendo

velocità in fase di produzione e

maggiore leggerezza dell'arma,

ulteriore novità furono, il sistema

c.d. a “presa di gas” e il caricatore

bifilare amovibile in lamiera a forma ricurva o c.d. a banana. Soluzione

che permetteva maggiore volume di fuoco, visto che il caricatore

prevedeva l'inserimento di 30 cartucce. È doveroso precisare che la

prima versione dell'AK-47, montante un castello stampato, si rivelò un

fiasco visti i problemi di accoppiamento tra le parti macchinate (fresate)

e quelle stampate. Così dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la

produzione di un castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per

questo i primi AK pesavo scarichi 4,3 kg, nonostante ciò la lamiera

stampata tornò con l'introduzione dell'AKM, versione più diffusa di

questa arma. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa

da un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la

molla di recupero del portaotturatore.

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DATI TECNICI DELL'AK47 E DELLE VARIANTI

Il munizionamento incamerato è il calibro 7,62 x 39 già adottato nel

1943 col moschetto automatico Samozaryadnyj Karabin Simonova

detto SKS. Tale calibro, al momento dell'entrata in servizio, rappresentò

un'autentica innovazione concettuale poiché inaugurò la tendenza a

definire delle munizioni standardizzate e di prestazioni considerevoli.

Questa tendenza fu seguita dalla NATO che introdusse il calibro 7,62 x

51 mm. Il 7,62 × 39 mm è più corto del 7,62 NATO, meno preciso

nonché più lento ed ha meno gittata. Il meccanismo operativo è a

chiusura geometrica a presa ( o meglio sottrazione ) di gas con otturatore

rototraslante. Il sistema di chiusura è formato da due pezzi maggiori,

l'otturatore e il portaotturatore, che lavorano "in solido" con il pistone

della presa di gas. Il portaotturatore è dotato di un incavo sagomato per

contenere l'otturatore, munito di guida a camma per controllarne la

rotazione. L'otturatore di tipo rotante possiede due alette o tenoni di

chiusura ( quindi la rotazione necessaria è di 90 gradi ) i quali vanno a

impegnare due recessi nella culatta della canna. La canna è cromata

internamente per migliorare lo scorrimento dei proiettili e la durata

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dell’anima, è lunga 414 mm le rigature sono 4 con andamento destrorso,

la tecnica di rigatura è variabile e possono trovarsi esecuzioni per

brocciatura ( intaglio a punto singolo con broccia elicoidale) oppure per

rotomartellatura. La foratura della canna degli AK-47 è varia, vista la

molteplicità delle produzioni: generalmente si può affermare che ( con

buona pace della dicitura del calibro ) la normale foratura è più

abbondante di quella dei calibri .300 statunitensi e più stretta di quella

del .303 British, pertanto il calibro effettivo ( rerctius foratura ) è di 310

millesimi di pollice. La catena di scatto, come nel suo progenitore

tedesco, si distingue per semplicità e funzionalità. Essa si basa

sull'azione di tre denti d'arresto sul cane ( infatti l'arma ha un sistema di

percussione indiretto con cane interno ). Il dente d'arresto e quello

disconnettore sono automaticamente azionati dal grilletto. Gli organi di

mira, come da tradizione delle forze armate sovietiche sono dal 1891 di

tipo aperto, formate da un mirino e da una tacca di mira installata su un

alzo tangente e graduato in misura decimale metrica, con uno sfondo

scala di 800 metri. Il c.d. mirino è formato da un piolo inserito su una

struttura vicino alla volata della canna ed è protetto da due voluminose

paratie o alette laterali. Il sistema di alimentazione standar è costituita da

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un caricatore bifilare dalla capienza di 30 cartucce. I caricatori sono

realizzati in lamiera stampata e hanno forma ricurva ( detta anche a

banana ), con un sistema di aggancio estremamente robusto, composto

da un attacco anteriore e uno posteriore. Lo sgancio del caricatore

avviene azionando l’apposito pulsante posto davanti al ponticello del

grilletto. Il caricatore si estrae dalla propria sede facendolo ruotare

leggermente in avanti.

Il castello è probabilmente una delle parti più interessanti dell'arma.

I russi tentarono di copiare la costruzione in lamiera stampata dello StG-

44, ma in questo campo le tecnologie tedesche erano molto più avanzate

di quelle di ogni altra nazione; perciò la prima versione dell'AK-47,

montante un castello stampato, si rivelò un fiasco visti i problemi di

accoppiamento tra le parti macchinate (fresate) e quelle stampate. Così

dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la produzione di un

castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per questo l'AK pesa 4,3

kg scarico, nonostante ciò la lamiera stampata tornò con l'introduzione

dell'AKM. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa da

un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la molla di

recupero del portaotturatore. Il calcio è nel modello originario realizzato

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in legno come l'astina guardamano e l'impugnatura, sono comunque

ugualmente comuni versioni dotate di un calcio pieghevole a stampella (

denominate AKS ) realizzato per saldatura di tubi di acciaio. Le finiture

sono solitamente una brunitura chimica oppure una parkerizzazione al

biossido di manganese per le parti metalliche, eccetto per l'otturatore che

viene lucidato ( negli AKM anche l'otturatore è parkerizzato ). Le parti

lignee invece sono verniciate, la presa di gas, la canna e tutte le parti a

contatto coi gas sono cromate a spessore per aumentarne la resistenza in

condizioni ostili e con munizionamento corrosivo. Il modello realizzato

dal 1947 non ha compensatore. Nel 1959 l'ormai divenuto sistema finito

modificato di nuovo, questa volta più ampiamente, portando il nome di

AVTOMAT KALASHNIKOVA MODERNIZIROVANNYJ ( fucile

automatico Kalashnikov, versione modificata ). Sull'AKM è stato

escogitato un sistema per compensare la tendenza dell'arma a impennare

a destra in alto durante il fuoco automatico: la volata nella parte

terminale è stata tagliata diagonalmente nella sua parte superiore

leggermente sulla destra. In questo modo i gas di sparo, uscendo,

imprimono una spinta intesa a stabilizzare la direzione del fucile,

contrastando l'impennamento. L'attacco per il compensatore, permette in

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questo modello previa rimozione dello stesso, l'inserimento di un

dispositivo detto PBS-1 che funge da silenziatore. Questo sistema di

soppressione necessita di uno speciale munizionamento sub-sonico con

ogive più pesanti. Un ulteriore cambiamento avvenuto dal modello AK

al AKM riguarda la tacca di mira, che annovera la nuova iscrizione a

1000 metri, invece dei precedenti 800m. È doveroso precisare che il

range effettivo di fuoco è del tutto minore, limitato a circa 300-400

metri. Dal punto di vista morfologico l'AKM si differenzia anche per

una impugnatura (pistol grip) più ergonomica simile a quella di una

pistola e dal punto di vista meccanico nel selettore di fuoco. Il quale non

era presente nel modello ideato nel '47, infatti è definito con termine

anglosassone come un full auto, in quanto solo interagendo attraverso la

pressione e il rilascio dell'indice sul grilletto si può interrompere il rateo

di sparo. L'unità di innesco dell'AKM inoltre è caratterizzata da un

dispositivo di ritardo del rilascio del percursore, che serve a far ritardare

il rilascio del percursore nel fuoco automatico per pochi microsecondi.

Ciò non fa influenze il ciclico di fuoco ma impedisce eventuale

inceppamenti.

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Ulteriore visibile variante è l'introduzione di un selettore di fuoco, leva

posizionata nel fianco destro del fucile. Nella posizione c.d. di sicura,

che si attiva spostando la levetta in alto, si blocca sia il gruppo di scatto

che il grilletto. La posizione centrale è per il fuoco automatico e la

posizione inferiore permette, con l'intervento del disconnettore, di

sparare per colpo singolo. Il selettore fuoco/sicura è considerato da molti

come l'unica pecca (vulnus) principale dell'intero progetto. In vero

questo selettore è lento e scomodo da azionare ( particolarmente se

l'operatore indossa dei guanti ) e, una volta attuato, produce uno scatto

forte e distintivo. Per quanto riguarda il caricatore la soluzione mutuata è

la stessa dell'AK47, sempre bifilare e ricurvo con capacità standard pari

a 30 munizioni, per disporre di maggiore capacità di fuoco fu previsto

l'inserimento sia di un caricatore tradizionale da 40 che uno circolare ( in

inglese drum) da 75 colpi, entrambi provenienti e compatibili con la

mitragliatrice leggera KALASHNIKOV RPK, acronimo di Ruchnoy

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Pulenjot Kalashnikova creata nel 1961 mutuando in tutto il sistema

Kalashnikov.

In seguito, gli ultimi modelli di AKM furono assemblati con

l'impugnatura di bakelite che sostituiva quella di legno e sempre di

materiale plastico furono in nuovi caricatori dal distintivo colore

rossiccio.

Nel 1974, l'Esercito Sovietico

ufficialmente adottò un nuovo calibro,

RPK con caricatore detto drum da 75

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in 5,45 x 39 millimetri ( .22 inces ) denominato dall'anno della sua

nascita M74, e il nuovo fucile AK74, ovviamente, non fece altro che

riportare le stesse soluzioni stilistiche e meccaniche dei precedenti

modelli, con l'unica variante riguardante il nuovo munizionamento. Gli

stati satellite iniziarono ad adottare questo calibro solo negli inizi degli

anni 80. Pur divenendo l'AK74, il nuovo equipaggiamento standard

delle truppe del Soviet, l'AKM non è stato mai ufficialmente rimosso dal

servizio ed è ancora numerosi reparti di fanteria sono ancora armati di

modelli prodotti nel 1960.

Come avvenne per l'AK47 e l'AKM, all'AK74 si affiancò una versione

con calcio c.d. a stampella ribaltabile che si differenziava per l'aggiunta

della lettera S, il cosi detto modello AKS74. E alla fine degli anni 70 per

soddisfare le esigenze

delle forze speciali ed

aviotrasportate come

gli SpetsNaz nacque

una versione ridotta dell'AKS74 denominata AKS74U, dal suffisso U

che sta per Ukorochennyl, ossia corto.

La versione in polimero ( priva degli inseriti in laminato di legno )

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dell'AK74M predisposta per l'export verso i mercati occidentali è

l'AK101, la quale incamera il calibro 5,56x45 mm Nato.

I modelli che segnano un ritorno al passato, almeno nel calibro sono

l'AK103 e AK 104 che vedono il meno affidabile M43 (cal. 7,62 x39)

favorito per il suo maggiore potere d'arresto “stopping power” rispetto al

più dotato in velocità 5,45 millimetri.

Solo recentemente con l'avvento dei modelli AK107 (cal. 5,45 x 39) e

AK108 (cal. 5,56 NATO) l'inossidabile progetto KALASHNIKOV

subisce un intervento meccanico, se pur minimo, con l'introduzione di

un secondo pistone contrapposto nel sistema di recupero di gas al fine di

stabilizzare maggiormente e rendere ancora più precisa l'arma in sede di

modalità automatica. Discorso a parte merita il fucile d'assalto AN94,

acronimo di

AVTOMAT

NIKONOVA detto

anche ABAKAN,

dalla piccola cittadina dove viene prodotto. Questo modello è stato

curato dal progettista russo Gennady NIKNOV e costruito presso la

fabbrica statale della IZHMASH, ed è da considerarsi come un'altro

an 94 abakan

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sistema d'arma e non come variante dell'AK74, in quanto se pur

riprendendo la meccanica a recupero di gas, si discosta introducendo la

raffica di due, selezionabile accanto alla modalità automatica e a colpo

singolo.

Accanto alla produzione c.d prettamente militare, merita una doverosa

analisi la produzione Russa del così denominato SAIGA, nome di

un'intera linea di fucili da caccia ad anima liscia e di carabine a canna

rigata, basata sul progetto provato e riprovato del fucile d'assalto

Kalashnikov AK. Questi fucili sono sviluppati e prodotti dalla fabbrica

russa IZHMASH sita nella cittadina Izhevsk, che già produce la linea

corrente del Kalashnikov. La storia di questa serie (spin off) è iniziata

durante la fine degli anni '70, quando la fabbrica di IZHMASH ha

progettato una serie di carabine semiautomatiche (in calibro 5,6x39) per

il controllo della popolazione del saiga, una specie di antilope, che

spopolava nell'allora regione del Kazakhstan. Circa 300 carabine

furono prodotte ed il progetto fu del tutto dimenticato, sino al 1993,

quando l'IZHMASH ha rispolverato l'idea di una carabina

semiautomatica da caccia basata sul sistema AK, nei calibri .223 rem. e

7,62x39.

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Durante la fine degli anni 90 l'IZHMASH introdusse una versione

rinforzata dello stesso fucile, per i calibri più potenti quali il 308

Winchester e il 30-06.

I fucili Saiga sono molto popolari in Russia ed altrove, principalmente

perché provengono da uno dei fucili di assalto più popolari nel mondo

ed anche per il prezzo competitivo. Prodotto in un certo numero di

calibri e di versioni, i fucili di Saiga possono essere utilizzati dal

mercato civile sia per la caccia ( secondo il calibro ), che per la pratica

sportiva o per l'autodifesa. Una nota speciale deve essere fatta per la

Saiga in teconopolimero cal.7,62x39

Saiga cal 308 Win.

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linea di carbine Saiga Mk a canna c.d. corta. La legalità di tali fucili in

base alla lunghezza della canna può variare da nazione a nazione,

ulteriore limite può riguardare la capacità massima del serbatoio,

limitato come in Italia a 5 cartucce. Comunque in alcuni paesi in cui non

ci sono limiti sulla capienza del caricatore gli stessi fucili possono essere

dotati di caricatori da 30 del tipo drum AKM (7,62x39) o AK-101

(5,56x45/.223).

I fucili semiautomatici Saiga sono a sottrazione di gas ed usano lo

stesso sistema del fucile di assalto Kalashnikov AK. La sicura manuale,

che come

precedente

affermato

funge anche da

selettore, è una

copia del AK, ma prevede soltanto due posizioni, quella che comanda la

sicura ( parte superiore ) e la posizione di fuoco posizionando la leva

verso il basso, anziché tre. Come precedente menzionato il progetto

SAIGA include una serie di fucili semiautomatici ad anima liscia per le

munizioni a carica multipla nei calibri .410, 20 e 12. Per ogni calibro

Saiga mk-03

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esistono tre versioni, la standar con calcio fisso a carabina, quella

SAIGA S con impugnatura “a pistola” in tecno-polimero, e la versione

K accorciata .

Questi modelli ad anima liscia hanno trovato applicazione anche nel

ramo del law and enforcement sia pubblico che privato. Come detto

SAIGA 12

SAIGA 12K

SAIGA cal. 410

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sopra, il Saiga 12 è basicamente simile al fucile d'assalto AK, ma con

delle eccezioni evidenti. In primo luogo, il sistema è limitato al fuoco

semiautomatico. In secondo luogo, il fusto e l'otturatore sono stati

riprogettati per accomodare le grosse cartucce del tipo rimmed (ovvero

munizione con fondello di diametro maggiore del corpo della

cartuccia ). In terzo luogo, la capienza dello serbatoio è stata limitata a 5

o 8 cartucce, alloggiate in un caricatore monofilare.

III I CLONI DEL KALASHNIKOV

I motivi che hanno favorito la diffusione nel mondo del sistema d'arma

AK possono essere molteplici. Il primo, ed evidente, è la fama legata

alla robustezza e validità del fucile, che grazie a soluzioni innovative

come il sistema di recupero di gas a binario, cioè parallelo alla canna, ha

permesso all'esercito sovietico di impiegarlo in ogni fronte ed a ogni

temperatura ( dal deserto ai climi artici ). Il secondo è prettamente

economico, infatti grazie alla massiva riduzione dei costi di produzione

legati alla scelta del sistema di fattura a lamiera stampata,

abbandonando quello del pieno di acciaio, hanno permesso la vendita di

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questo fucile a nazioni povere o a organizzazioni prive di grossi

finanziatori. L'ultimo e forse principale è quello politico, o meglio

strategico, il quale s'inserisce in quel periodo che è stato estremamente a

rischio e denominato della Guerra Fredda. Fu definita guerra fredda la

contrapposizione che venne a crearsi alla fine della seconda guerra

mondiale tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati

come Ovest ( gli Stati Uniti e gli alleati della NATO ) ed Est

( l'U.R.S.S., e gli alleati del Patto c.d. di Varsavia ed i Paesi amici ). Tale

tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un

vero conflitto militare diretto ( la disponibilità di armi nucleari per

entrambe le parti avrebbe irreparabilmente distrutto l'intero pianeta ), si

sviluppò nel corso degli anni su vari campi: tra cui quello militare e

tecnologico. E per tale motivo, almeno fino allo sgretolamento

dell'Unione Sovietica e alla fine della Guerra Fredda, i fucili Ak e Akm

furono ampiamente esportati verso stati pro-Soviet e a regimi e a paesi

in tutto il mondo. Licenze di fabbricazione insieme ad intere linee di

produzione, furono in blocco trasferite a molti paesi aderenti al patto di

Varsavia o definiti Stati Satellite come la Bulgaria, l'Ungheria,

Romania, Cecoslovacchia, Germania Est e Jugoslavia, e ad alcuni

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altri paesi comunisti come la Repubblica Popolare Cinese, la Corea

del Nord e Cuba. Anche alcuni paesi non comunisti ricevettero le

licenze di produzione in quanto considerati amici: tra cui l'Egitto, la

Finlandia e l'Iraq. Si ritiene importante sottolineare che ricevendo

tutti lo stesso know how e addirittura in molti casi gli stessi

macchinari per la produzione si sia in presenza di fucili identici, e che

a volte sono distinguibili solo per un microscopico marchio. Al giorno

d'oggi questi paesi hanno continuato a detenere le licenze o comunque a

produrre quest'arma anche in configurazione semiautomatica. Tale

diffusione, per oltre 50 eserciti, ha portato ad una diffusione di

innumerevoli modelli più o meno simili all'originale. Proprio partendo

dal presupposto che il sistema più riuscito ( diffuso ) e facile da eseguire

è anche il più copiato, è doveroso cercare di definire il termine di replica

o clone d'arma. Per replica si dovrebbe intendere quel modello che

riprende soluzioni stilistiche e meccaniche proprie di un progetto già

esistente. Dal punto di vista morfologico molti dei fucili prodotti sono

dei veri e propri cloni. Ulteriormente, negli ultimi anni si è registrato un

fenomeno da considerarsi atipico, in quanto stati totalmente scevri dalla

cultura di quest'arma e all'antitesi politicamente come l'America hanno

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iniziato per motivi legati al mercato civile del collezionismo ad

importare, assemblare o addirittura produrre questo mitra.

Le fabbriche autorizzate a produrre l'ak47 e i suoi derivati nell'ex

Unione Sovietica, sono state: la fabbrica Statale di IZHEVSH,

l'arsenale di TULA e quello di POLYANY.

La fabbrica statale nota con il nome di IZHEVSKII

MECHANICHESKII ZAVOD, dall'acronimo in russo “fabbrica

meccanica di Izhevsk” è situata nella piccola cittadiana di Izhevsk,

vicino la catena montuosa degli Urali. Nel 1760 un conte russo fondò

una fabbrica metalmeccanica, che si distinse per la produzione di

cannoni. Nel 1763 fu rilevata dal governo russo. Attualmente è

controllata dalla IZHMASH, impresa di proprietà statale, che ha la

possibilità di concludere i propri contratti senza l'interferenza

governativa.

Questa fabbrica ha come proprio marchio di produzione ed identificativo

un triangolo al cui all'interno centralmente è allocata una freccia d'arco,

simbolo che di solito è stampigliato nei caricatori sintetici dell'AK74

(cal.5,45x39), oppure è riscontrabile soprattutto sulle impugnature dei

prodotti IZHESVK come una freccia dentro uno scudo.

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La

fabbrica di Tula( Tuljskaja Gubernija ) nacque nel 1632 e nel

diciannovesimo secolo vide la sua estensione maggiore, infatti a causa

delle necessità belliche si vide aumentare il proprio organico di nuove

1400 macchine dalla Francia, per produrre dapprima della pistola

Nagant ed in seguito altro armamento leggero e pesante. Il suo marchio

identificativo è la stella a cinque punte tipica del regime sovietico.

Ultima fabbrica dell'ex Unione è quella di Vyatskie Polyany, che

attualmente è nota sotto il nome commerciale di MOLOT.

Nel periodo dell'URSS la sua produzione era destinata al fucile

mitragliatore RPK74 e ai caricatori circolari da 45, al giorno d'oggi

produce un degno concorrente del semiautomatico ( sia a canna rigata

che ad anima liscia) SAIGA, denominato VEPR.

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Il marchio proprio dell'arsenale di Polyany e MOLOT è una stella a

cinque punte inserita in uno scudo.

Nella Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) la produzione del

kalashnikov iniziò nel 1958 e l'arma ricevette la denominazione di Mpik

e la versione a calcio pieghevole era denominata Mpiks. Negli anni

successivi entrò in produzione una versione dotata di calcio e astina in

materiale plastico di colore rossiccio, ispirata all'AKM sovietico (quindi

con compensatore c.d. a “fetta di salame” e castello stampato, che fu

denominata Mpikm (Mpikms la versione con calcio pieghevole).

Fu prodotta anche una variante in calibro 22 lr, del tutto simile alla

sorella maggiore, compreso il sistema automatico, infatti questo trainer

è capace del tiro a raffica. Questa versione ricevette la denominazione

di Kkmpi 69. infine più vicina nel tempo, non va dimenticata la

versione locale dell'AK 74, in calibro 5,45 x 39 mm denominata Mpi

85.

La fabbrica che ricevette i macchinari russi fu la storica MERKEL

rinominata durante il comunismo come VEB, sita nella piccola città si

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Suhl, e recava nei propri prodotti come segni, un cerchio dentro un

rombo, oppure l'alfanumerico K3 posto dentro un cerchio e a volte

poteva essere raffigurato un sole stilizzato.

La Bulgaria ha affidato la produzione del proprio ak 47 all'arsenale di

stato ( denominato Arsenal ), che usa imprimere al fine riconoscitivo,

questi numeri: il 10, 21 e 25 .

Il clone bulgaro dell'AK47 ( che incamera la cartuccia M43 ) viene

indicato come SA M-7 ( la versione corrispondente all'AKS è il SAS M-

7 ), quello in cal. 5,56 nato è il SA M-5, mentre il locale AK 74

( cartuccia M74 ) è disponibile nella versione SLR 102 e SLR 105.

La Polonia ha iniziato, come tutti gli altri stati producendo delle locali

versioni dei vari modelli, l'AK47 denominata PMK , l'AKS che prese

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l'acronimo di PKMS e PMKM per il clone dell'AKM. In seguito si è

dedicata alla produzione di evoluzioni proprie sviluppando il loro lavoro

sul AK-74 russo anche se la maggior parte dei meccanismi sono

soluzioni originali. Il primo progetto ad aver vita fu denominato il wz.

81 (modello 81) è stato accettato dai militari in 1990 come " wz del

karabinek. 89" (modello 89). Simultaneamente una versione ridotta è

stata sviluppata ed è stata chiamata wz. 89 (Onyks). Poiché la Polonia è

diventato un membro NATO, è stata doverosa l'applicazione al

munizionamento NATO in 5.56 millimetri, ed è stata sviluppata la

versione (wz.90). Come il AK-74 il c.d. Tantal è un'arma automatica a

sottrazione di gas. La grande leva che funge sia da selettore, che da

sicura, caratteristica della famiglia del Kalashnikov ha in questa arma

una funzione di sicurezza soltanto. L'interruttore di selettore è stato

spostato verso la parte sinistra dell'otturatore ed ha tre posizioni: C –

per la funzione automatica, P - singolo colpo S – raffica di 3

colpi..Alcune parti sono intercambiabili con AK-74.

I fucili wz 88 Tantal sono ancora usati dall'esercito polacco ma

dovranno essere sostituiti dal Beryl wz.96, in quanto il loro 5.45

millimetri non è più fabbricato in Polonia ed i fucili attuali sono

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utilizzati soltanto per addestramento. I marchi riconoscitivi sono un 11

cerchiato per la fabbrica Lucznika Lucznik e le lettere FB inserite in

un triangolo per rappresentare la famosa fabbrica RADOM, già

produttrice durante la guerra di quella pistola semiautomatica

denominata WiS vz 35.

Lo stato rumeno presso l'arsenale di Cugir ha prodotto i fucili d'assalto

AIM Pistol Mitraliera 63 copia dell'AKM e l'AIMS (AKMS), e il

wz 96 standard nato

Wum 1

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modello MK11. Quest'ultimo si differenzia dai precedenti, pur essendo

la trasposizione rumena dell'Ak74(cal.5,45), per il suo particolare calcio

intagliato, soluzione stilistica che si ritrova nei modelli WUM

1(cal.7,62x39) e WUM 2 (5,45x39).

Particolare attenzione meritano i marchi rumeni, in quanto uno di questi

possono essere confusi con quello della russa IZHEVSK, infatti il simbolo

rappresenta una piccola freccia dentro un triangolo equilatero, invece il secondo è solo un

triangolo.

Il vzor 1958 di Samopal (pistola automatica, modello del 1958) era il

fucile di assalto standard dell'esercito cecoslovacco sin dalla fine degli

anni '50 e fino alla dissoluzione del ČSSR nel 1993. Attualmente il SA

Vz.58 è ancora utilizzato dagli eserciti cechi e slovacchi, così come

venduto per l'esportazione. Il SA Vz.58 è contraddistinto da qualità dei

materiali eccellenti. Questo fucile era stato progettato dal progettista

ceco Jiří Čermák,

nell'ambito del

progetto; KOŠTĚ,

il quale ha avuto

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inizio nel gennaio di 1956 ed il fucile è stato adottato in servizio

soltanto 2 anni dopo, nel 1958. Il fucile era fabbricato nella fabbrica di

armi di stato; Zbrojovka di Česká, situata nella città di Uherský Brod

(CZ-UB). L'esercito ceco ha l'intenzione di sostituire il SA Vz.58 con il

più nuovo sistema del fucile CZ-2000, ma le difficoltà finanziarie hanno

rallentato severamente questo processo. Il SA Vz.58 assomiglia solo

esternamente al fucile di assalto AK-47, ma internamente è

completamente differente. Il sistema generale può essere descritto

approssimativamente come una miscela di soluzioni tra la pistola di

Walther P-38 e la chiusura della mitragliatrice ceca ZB-26 (o meglio del

Bren britannico). L'interruttore che determina la selezione di fuoco o

inserisce la sicura è posizionato sulla parte di destra ed ha 3

posizioni( sicura, colpo singolo e automatico ). Il SA Vz.58P è il

modello standar ed ha un calcio fisso di legno (nei primi modelli) o di

laminato (modelli recenti). Il SA Vz.58V ha invece, un calcio metallico

piegabile.

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Al contrario di alcune altre armi prodotte nei Paesi satelliti dell’ex

Unione sovietica quelle magiare presentano un buon livello qualitativo e

possono essere equiparate a quelle originali dei primi modelli russi. Dal

punto di vista estetico l'AK47 ungherese ( attualmente esportato col

nome di FEG SA85M ) è un perfetto clone, a differenza dei modelli

AMD – 65 e 69, i quali sono privi del tutto della cd. astina e presentano,

invece una seconda impugnatura a pistola sotto la canna.

Una menzione merita la serie Zastava M80 prodotta presso le officine

federali di Kragujevac nell'attuale Repubblica Serba, e le armi

automatiche che ne discendono ( fucile M80 e M80A, le mitragliatrici

leggere M82 e M82A e la compatta M85) progettate in base alle

cartucce 5.56 x 45 millimetri. Le armi di questa famiglia usano lo stesso

caricatore e gli stessi elementi principali. Sono armi a sottrazione di gas,

con selezione si fuoco. I M80 e i M80A sono armi moderne di alto

potere di fuoco e dal peso contenuto. È utile precisare che i tradizionali

M70B1, in calibro 7.62 x 39 millimetri M43 sono stati oggetto di

esportazione verso lo stato medio orientale dell'IRAQ, dove sono

conosciuti col nome di TABUK modello M70B.

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Nel 1950 i militari finlandesi

riconobbero l'esigenza di

adottare un nuovo fucile di

assalto. Anziché procedere con

un nuovo progetto decisero di

adottare e modificare alcuni dei brevetti attuati della vicina nazione

sovietica. Questa effettuata dalla Finlandia sembra quasi una scelta

naturale, visti i rapporti amichevoli con l'URSS sin dalla seconda guerra

mondiale. La Finlandia comprò sia le licenze del progetto originale

dell'AK-47 sia i macchinari di produzione, e i primi prototipi del fucile

di assalto finlandese futuro, chiamati Rk.60, in quanto presentati per la

prova militare nel 1960. Il Rk.60, essendo internamente quasi una copia

dell'AK-47, ha evidenziato solo alcune differenze esterne. Ha avuto un

calcio metallico tubolare, e un guardamano di plastica che non copre del

Tabuk iracheno mod70b1, marchio leone di Babilonia

iscrizioni dell'zastava M70B1

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tutto il tubo dei gas, ed anche l'impugnatura a pistola è di plastica. La

versione definitiva prevedeva il rispristino dell'astina superiore, e con

queste modifica fu contrassegnata col nome di Rk.62. Tale modello è

finora annoverato in servizio. Durante i seguenti anni, l'azienda di stato

di Valmet, fornitore del Rk.62, ha progettato alcune ulteriori modifiche.

Le versioni per l'esportazione erano fabbricate prevedendo sia l'

originale 7.62x39mm che il calibro .223 Remington (NATO di 5.56mm).

Alcune varianti in sistema semi-automatiche, furono chiamate Valmet

78, ed erano fabbricate in 7.62x51mm (.308Win).

L'esperienza, acquisita durante la guerra di Sei-giorni nel 1967, permise

di mostrare la vulnerabilità dei fucili F-N FAL, che costituivano

l'armamento principale della fanteria dello Stato d'Israele. I fucili FAL

erano troppo sensibili alla sabbia fine e alla polvere dei deserti arabi, ed

erano anche scomodi per le dimensioni da trasportare e da manovrare.

Da un lato, la stessa guerra mostrò i vantaggi dell'AK-47 Kalashnikov,

usati dalla fanteria dell'Araba( gli egiziani ero armati di Ak prodotti dalla

Valmet 62

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loro MAADI ). Dopo la fine del conflitto il Governo d'Israele decise di

sviluppare un nuovo fucile di assalto, sviluppato attorno alla nuova

cartuccia americana, conosciuta come 5.56x45mm. Durante la fine degli

anni '60 furono vagliati numerosi progetti, tra cui uno del Uziel Gall e

altro denominato GALILI. Il quale era basato sul fucile di assalto

finlandese Valmet Rk.62 ( un clone autorizzato del AK-47 ). Appena

terminate le prove nel 1973, questa nuova arma ebbe la prima prova del

fuoco proprio nello stesso anno, durante la guerra Israeliano-Araba c.d.

dello Yom Kippur. Sia i macchinari necessari che la documentazione

furono comprati dalla Valmet e trasferiti all'industria militare d'Israele

nota come IMI.

In ultima analisi, durante il primo dopo guerra la recentemente

Repubblica Popolare Cinese si scoprì amico dell'Unione Sovietica,

stabilendo un legame solido. A tal punto che il paese molto meno

avanzato adottò le armi dell'alleato più avanzato. Nel 1956, l'esercito

cinese adottò due modelli sovietici, i quali entrambi furono denominati

modello 56, ed erano progettati per incamerare il munizionamento

Sovietico 7.62 x 39mm. Uno era la carabina semiautomatica Simonov

SKS, l'altro era il fucile d'assalto del ideatore M.T.Kalashnikov.

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Entrambe le armi sono state prodotte in numero ingente sia per l'esercito

di liberazione Cinese, che per l' esportazione nei vari paesi. Il fucile di

assalto modello 56 era una copia quasi esatta del AK-47 sovietico. Le

uniche differenze notevoli erano le marcature in cinese anziché in russo.

Durante l'inizio degli anni 80 l'esercito della Repubblica Popolare ha

adottato un nuovo fucile di assalto dall'origine domestica, conosciuto

come tipo 81, che ha sostituito gradualmente il tipo 56 fucili nel servizio

di prima linea. La società di NORINCO esporta la versione civile del

modello 56, naturalmente ad azione semiautomatica ed in parecchi

calibri, compreso 7,62x39 M43 e 5.56x45/.223 Remington. Un'altra nota

interessante è che i progettisti cinesi hanno prodotto una versione

compatta del tipo 56 fucile, conosciuta come modello 56C, è

apparentemente ancora in servizio presso l'esercito popolare. La

calciatura classica è fatta di legno e la versione compatta con calcio in

metallo è indicata come modello 56-1, la versione 56-2 è propria del

modello con calcio pieghevole. L'unica differenza visibile dal AK-47

sovietico è la baionetta permanentemente che può essere piegata sotto

la canna quando non è in uso.

Come in precedenza accennato, attualmente esistono solo due società in

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Cina autorizzate all'esportazione dell'armamento leggero, e sono la

Polytech e la China North Industries Group (nota anche come

NORINCO). Pur non essendo dei produttori procedono ad una loro

stampigliatura su ogni singolo pezzo, che li caratterizza. I prodotti

Polytech apportano le tre cifre 386 inserite in un cerchio, mentre la

Norinco si distingue per la cifra 66 riportata all'interno di un triangolo.

Dott. MARIO NIGRI

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