Introduzione alla Fatica

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    Introduzione allo studio della Fatica nei materiali, richiami teorici

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    Introduzione allo studio della

    Fatica nei materialiRichiami teorici

    Knowledge Library Cosmos Italia

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    Introduzione

    Questo lavoro riprende gli appunti utilizzati durante il corso introduttivo alla Fatica nei Materiali

    Metallici tenuto da Cosmos Italia.

    LAutore

    Ing. Filippo Gussoni Application Manager per i prodotti di simulazione di Cosmos Italia. E laureato

    in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano con tesi sullo sviluppo di un software agli elementi

    finiti per il calcolo della vita a fatica di componenti.

    Indice

    Parte Prima

    1) Cenni storici Pag. 3

    2) Natura del fenomeno Pag. 6

    3) Origine della nucleazione Pag. 7

    4) Superfici di frattura Pag. 8

    Parte Seconda

    Lo studio della fatica, metodi sperimentali e numerici.

    5) Meccanismo della fatica Pag. 10

    6) Approccio allo studio Pag. 11

    7) Curve S-N o di Wohler Pag. 13

    8) Carichi di fatica Pag. 16

    9) Fattori che influenzano la fatica Pag. 18

    10) Classificazione dei problemi Pag. 24

    11) Criteri di resistenza Pag. 27

    12) Conclusioni Pag. 35

    Bibliografia Pag. 36

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    1) Cenni storici

    I primi studi sulla fatica risalgono al 1800, infatti in quel periodo si incominciano a realizzare le prime

    macchine complesse che luomo cerca di utilizzare in modo intensivo. Le prime rotture si

    manifestarono in corrispondenza di cambiamenti di sezione dei diversi organi e dopo un certo

    numero di applicazioni di carichi.

    August Whler, ingegnere delle ferrovie tedesche che studi tra il 1850 e 1870 il fenomeno, arriv

    a costruire delle macchine di prova per studiare la fatica. Whler concluse che la vita di un

    componente (a rottura) fosse legata allescursione del carico piuttosto che al valore massimo e

    scopr per gli acciai lesistenza di un valore limite della sollecitazione alternata, al di sotto della quale

    non si hanno rotture per fatica. Da qui, nacque il concetto di curva S-N (S tensione alternata, N

    numero di cicli a rottura) detta anche curva di Whler. Negli anni successivi (1880) Gerber e

    Goodman, introdussero i diagrammi, che prendono il loro nome, che correlano tensione media e

    tensione alternata.

    Foto di August Whler e un esempio di diagramma di Whler in scala logaritmica.

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    Nei primi anni del 1900, con lintroduzione dei microscopi ottici si studiarono le superfici di frattura

    e la formazione di micro cricche dovute allo scorrimento dei grani cristallini (vedi immagine).

    Gli anni 1920, Gough studi leffetto combinato di flessione e torsione (fatica multi assiale) e Griffith,

    studiando il vetro, port i primi risultati sulla rottura fragile. Definita S la tensione alla quale si ha

    rottura e A la dimensione del difetto, trov che:

    S= Costante

    Nel 1930, Haigh, spieg la differenza di comportamento tra acciai ad elevata resistenza ed acciai

    dolci in presenza di intaglio (deformazioni plastiche alla radice dellintaglio). Nello stesso periodo si

    introdusse la pallinatura per risolvere problemi di fatica nelle molle (tensioni residue sulle superfici).

    Nel 1940, su serbatoi saldati si manifestarono rotture a fatica, il caso delle navi Liberty e in quelle

    strutture in cui si hanno aperture rettangolari con spigoli non raccordati.

    Miner, nel 1945, formul la teoria del criterio dellaccumulo lineare del danneggiamento per fatica.

    Nel 1952 e 1954, i velivoli Comet a propulsione a getto, dopo pochissime ore di volo (3680 e 2703)

    si disintegrarono determinando cos il ritiro di quel tipo di aeroplano. Successivamente, prove di

    pressurizzazione della fusoliera mostrarono la rottura per fatica innescatasi ad uno spigolo di un

    finestrino dopo 1800 cicli di carico e scarico.

    Nel 1957, Irwin, introdusse il fattore di intensit degli sforzi K, che rimasto alla base della fratturalineare elastica.

    Negli anni successivi, attorno al 1960, Manson e Coffin, studiarono la relazione fra ampiezza della

    deformazione plastica e vita a fatica (fatica a basso numero di cicli) e Paris, mostr come la velocit

    di propagazione di un difetto potesse essere correlato alla variazione nel ciclo di carico del fattore

    di intensit degli sforzi. A seguito di incidenti catastrofici dellF-111, si ipotizz la rottura di tipo

    fragile a piccole rotture pre-esistenti nel materiale. Questi concetti vennero applicati nello sviluppo

    del velivolo B-1 e nel 1974 si arriv alla definizione dei requisiti di damage tolerance ed alla stesura

    delle MIL A-83444 e delle successive per avere norme applicabili sui velivoli militari e civili.

    http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjpu4vGsp_MAhWMQBQKHY56DR4QjRwIBQ&url=http://tesi.cab.unipd.it/41442/1/Tesi_-_Federico_Coin_1014225.pdf&bvm=bv.119745492,d.ZGg&psig=AFQjCNHtXnVzxsfuiYWHTlgdiR4VDzmP3g&ust=1461316523809795
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    Resti della fusoliera del Comet precipitato in mare nel 1954

    Risultato del test a fatica condotto in laboratorio sulla fusoliera di un Comet

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    2) Fatica, la natura del fenomeno

    La rottura per fatica in un metallo caratterizzata da tre fasi:

    Nucleazione,

    Propagazione lenta

    Propagazione veloce fino alla rottura

    La nucleazione di difetti nei metalli duttili policristallini sotto carichi ciclici avviene sulla superficie

    esterna, e questo spiegato da:

    I grani sulla superficie esterna sono in diretto contatto con lambiente e quindi soggetti a

    fenomeni di corrosione

    I grani superficiali non sono completamente sopportati da altri grani, quindi questi sono

    maggiormente soggetti a deformazioni plastiche e scorrimenti di piani cristallini. Gli spigoli

    risultano essere le zone pi critiche.

    Se si interrompe una prova a fatica e si asporta lo strato superficiale si aumenta la vita a

    fatica perch in tal modo si sono eliminati i difetti. Utilizzando dei processi superficiali tipo

    decarburazione e clad si riduce la resistenza a fatica

    2.1) Natura statistica della fatica

    La nascita di zone in cui viene superato il limite elastico spiegabile se si considera la reale natura

    del materiale.

    Il fenomeno della fatica interessa principalmente i materiali policristallini. Questi materiali sono unaggregato di grani cristallini aventi forma e giacitura casuali.

    Lo sviluppo e laccumulo del danno risultano allora essere processi di tipo statistico.

    Tipica rottura a fatica su componente meccanico

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    3) Origine della nucleazione

    Se si applica un carico statico di taglio ad una trave si pu osservare degli scorrimenti a livello di

    grani (slip steps) la cui altezza dellordine di 10E-4 mm. Questo fenomeno non uniforme perch

    i piani cristallini hanno orientamenti diversi.

    Se il carico di tipo ciclico, gli scorrimenti danno luogo a creste e valli (slip bands).

    Linclusione di una slip band costituisce una concentrazione di tensione dalla quale si nuclea una

    rottura per fatica. La nucleazione dominata dalle tensioni tangenziali ed i movimenti dei piani

    avvengono pi facilmente sulle superfici esterne delle strutture. Quando si generano delle micro

    cricche, queste cominciano a crescere e quando hanno raggiunto la dimensione di alcuni grani la

    crescita del difetto avviene lungo il piano di massima tensione normale.

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    4) Superfici di frattura

    Osservando le superfici di frattura si possono avere informazioni sullentit dei carichi applicati e sul

    tipo di innesco del fenomeno. Le rotture per fatica sono sempre caratterizzate da basse

    deformazioni plastiche, da ci si capisce se la rottura dovuta a fatica o a carico statico.

    Le immagini sotto mostrano uno schema e una foto di una superficie di frattura. Si vede chiaramente

    come esistano due zone, la prima, dovuta alla propagazione del difetto per fatica e la seconda molto

    pi rugosa avvenuta per rottura statica.

    La prima zona giace su un piano ortogonale alla direzione della tensione normale massima, nella

    seconda, la rottura caratterizzata dalla tensione tangenziale massima quindi pu essere in un

    piano di frattura diverso.

    La figura che segue mostra uno schema di aspetti macroscopici di superfici di frattura. Dalla formadella superficie di frattura possibile, con qualche limitazione, risalire al tipo di carico applicato ed

    alla sua intensit.

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    Schema di superfici di frattura

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    5) Meccanismo della fatica

    Il meccanismo della fatica pu essere riassunto nello schema di figura

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    6) Approcci allo studio della fatica

    I metodi usati per studiare la fatica sono:

    Fisico I Ricerca dellandamento del fenomeno a livello microscopico esubmicroscopico (Metallografia).

    Fisico II Costruzione di un modello atomico ipotetico per la spiegazione del

    fenomeno (solo a livello teorico).

    Fenomenologico Ricerca dei legami tra grandezze ingegneristiche caratteristiche

    meccaniche (sperimentale e numerico).

    Approccio Fisico I

    Tramite microscopio si osservano le superfici metalliche e si individuano le zone in cui partono le

    micro cricche. Le foto mostrano il fenomeno:

    Approccio Fisico II

    E un approccio solo teorico.

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    Approccio Fenomenologico

    Si costruiscono macchine in grado di simulare, in tempi ridotti, i carichi che agiscono sulle strutture

    nel loro utilizzo effettivo. Lo schema di figura riporta il flusso di lavoro utilizzato in questo approccio.

    I dati raccolti durante le prove sono poi rappresentati in diagrammi come questi

    In questo esempio si mostra la distribuzione delle rotture a fatica di 57 provini in alluminio con

    sollecitazione massima di 210 N/mm^2.

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    7) Curve S-N o di Wohler

    Il modo pi semplice di rappresentare le propriet a fatica di un materiale o di un componente

    quello delle curve S-N, dove S la tensione alternata applicata e N il numero di cicli a rottura.

    La figura sotto riportata mostra un esempio di risultati di prova di fatica.

    La curva media ottenuta con il metodo dei minimi quadrati ed ha il significato di curva con il 50%

    di probabilit di rottura o di sopravvivenza.

    Per definire la tensione alternata sono necessari Smax (Sa) e Smin (Sm), le curve S-N sono costruite

    mantenendo un parametro costante, in genere R=Smin/Smax oppure SM= (Smax+Smin)/2

    La figura che segue un esempio di curva di fatica per un giunto chiodato. Da notare come in questo

    caso si ha una bassa dispersione di risultati.

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    Le curve S-N per i materiali di uso pi comune sono fornite dalle normative, le immagini che seguono

    si riferiscono ad alcune leghe di acciaio, di alluminio e di titanio riportate nelle MIL per uso

    aeronautico.

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    Anche in questo caso, le curve rappresentano la probabilit di sopravvivenza del 50%.

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    8) Carichi di fatica

    Per studiare la fatica, inizialmente, si sono considerati solo carichi sinusoidali, come quelli riportati

    nella seguente figura.

    Questo perch le macchine che si utilizzavano per le prove erano in grado di simulare solo questo

    tipo di carico.

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    Generalmente per, il carico agente su una struttura, varia come valor medio e ampiezza come

    nellesempio sotto riportato.

    Il metodo pi noto per valutare il comportamento a fatica di una struttura sottoposta a carico

    variante in ampiezza e in valor medio quello della regola di Miner. La regola afferma che il

    danneggiamento provocato da un singolo ciclo pari allinverso del numero di cicli per il quale si

    avrebbe rottura se tale carico fosse applicato ripetutamente. Il danneggiamento associato ad un

    blocco di cicli viene calcolato come somma prodotta dai singoli cicli, la somma arrivata al valore

    unitario, mostra rottura della struttura.

    Lesperienza ha mostrato diverse limitazioni del metodo dovute alla dispersione dei risultati ottenuti

    e la previsione pu risultare non conservativa. Questo dovuto a plasticizzazioni locali che rendono

    importanti la sequenza di applicazione dei carichi.

    Perci, al momento si preferisce eseguire le prove di fatica con la presunta o effettiva storia di carico.

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    9) Fattori che influenzano la resistenza a FATICA

    Forma geometrica del particolare strutturale esaminato

    Grado di finitura superficiale

    Dimensioni geometriche e gradiente di sforzo

    Presenza di una sollecitazione media costante nel tempo

    9.1) Forma geometrica analizzata

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    9.2) Grado di finitura superficiale

    La rugosit superficiale pu creare sovrasollecitazioni locali che possono portare alla creazione di

    microfratture.

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    9.3) Dimensioni geometriche e gradiente di sforzo

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    9.4) Sollecitazione media costante nel tempo

    Le sollecitazioni alternate vs. media sono descritte nei diagrammi di Haigh e Goodman - Smith

    Diagramma di Haigh

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    Diagramma di Haigh semplificato

    Diagramma di Goodman - Smith

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    Diagramma di GoodmanSmith semplificato

    9.5) Problematiche relative alluso dei diagrammi semplificati

    Per elevati numeri di cicli i risultati non sono conservativi per particolari materiali fragili quali:

    ghisa, qualche acciaio altamente legato e alcune leghe leggere.

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    10) Classificazione dei problemi

    10.1) Carico variabile nel tempo

    Carico variabile nel tempo F(t)

    1, 7 Sforzo ondulante o pulsante (di trazione o compressione)

    2, 6 Sforzo pulsante a ciclo dallo zero

    3, 5 Sforzo alternato a media non nulla

    4 Sforzo alternato simmetrico a media nulla

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    10.2) Classificazione dei percorsi di carico

    Il percorso di carico la rappresentazione dellandamento di tutte le coppie

    nei piani

    I percorsi di carico possono essere:

    Proporzionali

    Affini

    Non proporzionali o generici

    10.2.1) Percorsi proporzionali

    Si definiscono percorsi di carico proporzionali quei percorsi in cui gli sforzi hanno la seguente

    espressione:

    Il pedice a si riferisce a grandezze alternate mentre quello m denota le componenti medie.

    I percorsi proporzionali hanno le direzioni degli assi principali costanti nel tempo.

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    10.2.2) Percorsi affini

    Si definiscono percorsi di carico affini quei percorsi in cui gli sforzi hanno la seguente espressione:

    I percorsi affini hanno le direzioni degli assi principali costanti nel tempo.

    10.2.3) Percorsi non proporzionali

    Non vi una relazione che lega le varie componenti di sforzo, gli assi principali hanno giaciture non

    costanti nel tempo.

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    11) Criteri di resistenza

    Criteri per fatica a termine:

    Palmgrem - Miner

    Criteri basati sulle deformazioni per regimi non lineari

    Criteri per fatica illimitata:

    GoughPollard (solo bidimensionale)

    Sines e sue modifiche

    Findley

    Criteri del piano critico

    11.1) Criterio di PalmgremMiner

    Ipotesi considerata che il danno causato dalle sollecitazioni si pu sommare linearmente e non

    dipende dalla storia temporale di carico.

    1

    i ii

    N

    n

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    Dalle prove sperimentali si osservato che la storia temporale delle sollecitazioni ha effetto sulla

    resistenza a fatica del pezzo e che quindi non corretto non tenerne conto.

    11.1.1) Riduzione dello stato di sforzo

    Il criterio di PalmgremMiner definito in campo monoassiale, in realt necessario utilizzarlo in

    campo bidimensionale e tridimensionale.

    Criteri di riduzione pi usati:

    Von Mises

    Intensit (Guest Tresca)

    Criterio di Von Mises

    Grandezza indice di pericolo una combinazione dellinvariante primo e secondo del tensore disforzo:

    Nel caso delle analisi a fatica tale grandezza viene calcolata sulla differenza tra i due tensori di sforzo,

    nella situazione di massimo carico (pedice 1) e di minimo (pedice 2), divisa per due:

    KN

    n

    i i

    i

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    Criterio dellIntensit di sforzo

    Si definisce innanzitutto il tensore che rappresenta la variazione di sforzo tra la condizione di

    massimo carico (pedice 1) e quella di minimo carico (pedice 2):

    11.1.2) Algoritmi per la determinazione dei cicli fondamentali

    Metodo ASME

    Metodo Rainflow

    Metodo Range Pair

    Metodo ASME

    E un metodo che permette di calcolare i cicli fondamentali a partire dalle forzanti che agiscono sul

    modello.

    1.

    Si prendono in considerazione tutte le possibili combinazioni di carico che si possonoverificare

    2. Si determina quella che genera il massimo cimento nel pezzo

    3. Questultima verr applicata per il numero di volte (cicli) corrispondente alle condizioni di

    carico che lha determinata

    4. Eliminate le sollecitazioni che sono prive di ripetizioni, si riprende dallinizio

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    Metodo del Rainflow semplificato

    E un metodo bi-parametrico che permette di determinare i cicli fondamentali a partire dallo

    spettro di una forzante. Dati 3 punti consecutivi dello spettro, A, B e C, si definisce:

    Y = |C - B|

    X = |B - A|

    1. La storia di carico viene riordinata a partire dal massimo o dal minimo valore di

    sollecitazione

    2. Si legge il valore successivo dello spettro di picco/valle, (se non esiste il procedimento si

    ferma)

    3. Se ci sono meno di tre dati si ritorna la punto 2, altrimenti si calcolano le due ampiezze X e

    Y utilizzando i primi tre punti dello spettro

    4. Se X

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    Metodo del Range Pair

    E un metodo mono-parametrico che permette di determinare i cicli fondamentali a partire dallo

    spettro di una forzante.

    1. La storia di carico viene riordinata a partire dal massimo o dal minimo valore di

    sollecitazione

    2. Si ricavano i cicli che generano lo spettro prendendo il massimo ed il minimo valore

    3. Si scartano i valori scelti dallo spettro

    4. Si riprende dal passo 2

    11.2) Criterio del Sines e sue modifiche

    Sulla base delle osservazioni sperimentali Sines propose di assumere come grandezza indice del

    pericolo la ottaedrale considerandola una media quadratica degli sforzi di scorrimento in tutte le

    direzioni.

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    Sines dedusse inoltre che il limite a fatica dipende da una funzione lineare dellinvariante primo

    delle componenti medie di sforzo.

    Fattore di sicurezza

    Nel caso che linvariante primo non dipenda dai carichi ma sia considerabile come una

    caratteristica del materiale:

    Nel caso linvariante primo dipenda dai carichi:

    Limiti del criterio del Sines

    Definito solo per percorsi di carico in cui le direzioni principali di sforzo sia costanti nel tempo

    Sovrastima gli effetti positivi di una sollecitazione di compressione

    Per superare questi limiti si utilizzano versioni modificate

    mIIImIImIIIIaIIaIIIaIaIIaIaIIIaIIaIa

    A ,,,222

    3

    2

    m

    Pa

    Aa

    AaIIIaIIaIIIaIaIIaIaIIIaIIaIa I1222

    1)0(

    )0(

    )0(

    1

    m

    Pa

    Aa

    AaIIIaIIaIIIaIaIIaIaIIIaIIaIa I1

    222 1)0(

    )0()0(

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    11.2.1) Modifiche apportate dal Fuchs allinvariante secondo

    Partendo da considerazioni geometriche analitiche:

    con

    La variazione di descrive nello spazio a 6 dimensioni una iper superficie

    Se possibile definire un ciclo, allora tale ipersuperficie risulta essere chiusa

    La superficie che viene generata il luogo dei punti che definiscono tutti gli stati di sforzo che

    si sono verificati nel lasso di tempo analizzato

    Risulta allora necessario trovare il diametro dellipersfera che contenga tutta la superficie

    generata

    Invariante secondo nella definizione del Fuchs:

    con

    e

    )()()(

    )()()(

    )()()(

    )(

    ttt

    ttt

    ttt

    t

    zzyzx

    yzyyx

    xzxyx

    6

    21

    222222

    ,2 6

    32

    1maxmax

    21

    yzxzxyzyzxyx

    tt

    aI

    )()( 21 tt iii

    )()( 21 tt iii

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    Introduzione allo studio della Fatica nei materiali, richiami teorici

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    11.2.2) Modifiche apportate dal Crossland allinvariante primo

    Il Crossland propone di utilizzare linvariante primo massimo al posto di quello medio.

    Una sollecitazione di compressione pu infatti rallentare lavanzamento di una cricca ma non pu

    certo farla regredire.

    dove

    zMaxyMaxxMaxMI 1

    max,,2 ha AI

    21

    222222

    ,2 6

    32

    1maxmax

    21

    yzxzxyzyzxyx

    tt

    aI

    max,max,max,max,

    3

    1zyxh

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    12) Conclusioni

    In questo corso abbiamo introdotto ed affrontato alcuni aspetti:

    La natura del fenomeno fatica.

    Le diverse tecniche per lo studio. La fatica come una scienza non esatta, da cui seguono scelte progettuali opportune come

    la scelta di un fattore di sicurezza cautelativo (almeno 2x).

    Lutilizzo di dati sperimentali per la predizione della fatica ha un limite intrinseco dovuto

    alla dispersione dei dati stessi.

    I principali criteri di studio utilizzati

    Una volta compreso i meccanismi e la natura del fenomeno, affrontare lo studio della fatica con

    un sistema FEM abbastanza semplice e dopo lesecuzione di una analisi statica, il calcolo

    effettivo a fatica richiede un tempo di soluzione contenuto.

    Il calcolo a fatica pu quindi essere ripetuto per ogni componente verificando come variazioni

    geometriche anche di piccola entit possono impattare sulla sua vita a fatica.

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    Introduzione allo studio della Fatica nei materiali, richiami teorici

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    Bibliografia

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    [2] P. Davoli, M. Filippini, Lezioni di Comportamento meccanico dei materiali, Libreria Clup, 2001

    [3] G. Sines, J.L. Waisman. Metal Fatigue. McGraw Hill, 1959

    [4] H.O. Fuchs, R.I. Stephens, Metal fatigue in engineering, New York, John Wiley & Sons, 1980

    [5] AA. VV., Manuale dellingegnere, Nuovo Colombo, Hoepli 2004

    [6] Multiaxial fatigue: a symposium sponsored by ASTM, commitees E-9 on fatigue and E-24 on

    fracture testing, San Francisco 15-17 December 1982

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    aerospace vehicle structures

    [8] T. Swiftdamage Tolerance in Pressurized Fuselage11th Plantema Memorial Lecture, ICAF

    1987

    [9] N.E Frost e altriMetal FatigueClaredon Press, Oxford, 1974

    [10] Prof. Agostino Lanciotti - Corso Formazione Aero Engineering -

    [11] J.A. CollinsFailure of materials in mechanical design - John Wiley & Sons, 1981

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