INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA CRISTIANA · 5 3. L’IRA E IL GIUDIZIO DI DIO Bibliografia: J.I....

24
Anno accademico: 2012/2013 Docente: GIOVANNI TRAETTINO INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA CRISTIANA Parte 2

Transcript of INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA CRISTIANA · 5 3. L’IRA E IL GIUDIZIO DI DIO Bibliografia: J.I....

Anno accademico: 2012/2013

Docente: GIOVANNI TRAETTINO

INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA

CRISTIANA

Parte 2

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

2

LA SALVEZZA DALLA GENESI ALL’APOCALLISE

A cura di Geoffrey Allen

1. INTRODUZIONE: Il disegno eterno di Dio

1.1 Il tema della Bibbia

La salvezza è uno dei temi centrali della Bibbia, come suggeriscono il nome stesso

di Gesù (Ebr. Yeshua, cioè “Yahweh salva”), e il suo titolo di “Salvatore”.

Non è però il tema centrale: in un certo senso, la salvezza è solo una “parentesi”

nella storia sacra, perché certamente il peccato e le sue conseguenze non

facevano parte del piano perfetto di Dio. L’intenzione di Dio va indubbiamente

oltre la “salvezza” (cioè “riscatto” o “ripristino”). Il disegno eterno di Dio è di

costituire una sposa/compagna per il Figlio (cfr. Gen. 2:18, Ef. 5:25-32) che regni

con Lui per l’eternità (Apoc. 3:21, 21:2,10-11, 22:5).

Nella restaurazione delle cose, è un principio divino che il recupero va sempre

oltre lo stato originario delle cose. Cfr.:

La morte e resurrezione di Lazzaro, il quale era malato ma tornò in vita sano

(Gv. 11:6);

La resurrezione del nostro corpo, che risuscita “glorioso” (1° Cor. 15:42-44);

La restaurazione di Israele e del tempio (Aggeo 2:9);

Il declino e la restaurazione della Chiesa nel corso della storia.

Dio talvolta permette il male e la decadenza perché sia manifestata la Sua gloria

(cfr. Giobbe; Gv. 9:3, 11:6). Lo scopo finale della salvezza è quello di glorificare

Dio, non quello di salvare l’uomo dalla perdizione.

1.2 Significato e portata della salvezza

La salvezza presuppone una decadenza dalla condizione originale (Lc.

19:10); oppure un pericolo o una minaccia (Mc. 2:17). Perciò, prima di considerare

la salvezza, è necessario esaminare la caduta e il pericolo dell’uomo.

La salvezza comprende i seguenti aspetti, che esamineremo man mano durante il

presente corso:

1. Salvezza dall’ira e dal giudizio di Dio (giustificazione o salvezza eterna).

2. Salvezza dalla morte spirituale (salvezza presente dello spirito).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

3

3. Salvezza dal contagio e dalla schiavitù del peccato (salvezza dell’anima).

4. Liberazione dalla schiavitù della legge.

5. Guarigione della personalità e dalle ferite psicologiche.

6. Guarigione dei rapporti umani nella famiglia e nella società.

7. Risanamento della vita economica e materiale.

8. Liberazione dall’influenza del mondo, da Satana e dai demoni.

9. Guarigione dalla malattia (salvezza e salute del corpo).

10. Liberazione dalla morte (resurrezione e immortalità).

11. Il riscatto finale dell’intero creato.

Nessuna meraviglia se la Bibbia parla di “una così grande salvezza”! (Ebr. 2:3).

2. LA CADUTA DI SATANA E DELL’UOMO

2.1 L’origine e la caduta di Satana

La Bibbia non ci dice molto dell’origine di Satana. Tuttavia le possibilità sono in

effetti soltanto tre:

1. Satana è sempre esistito (Manicheismo: due principi uguali e opposti

nell’universo). Ma Satana non è uguale a Dio (non è né onnipotente, né

onnisciente, 1° Cor. 2:6, né onnipresente, Giob. 1:7, 2:2, Lc. 4:13). Alla fine

verrà sconfitto e annientato (Apoc. 20:10).

2. Dio lo ha creato malvagio. Ma ciò contrasta con Giac. 1:13; Gen. 1:31.

3. Dio lo ha creato “buono” e poi si è corrotto e ribellato.

È quest’ultima la posizione storica adottata da tutti i cristiani. Cfr. Is. 14:12-15;

Ezech. 28:12-19.

2.2 La caduta dell’uomo (Genesi 3)

L’insegnamento biblico della caduta storica dell’uomo è una dottrina

assolutamente centrale. Senza la comprensione che il mondo e l’uomo sono stati

creati da Dio in una condizione diversa da quella attuale, perfetta, non è possibile

spiegarsi il mistero della vita e il problema del male in un universo creato da un

Dio buono.

Il peccato originale non conteneva nulla di “immorale” nell’azione stessa: era

essenzialmente una disubbidienza a Dio. L’essenza del peccato è la ribellione

contro l’autorità, il governo e il comando di Dio. L’uomo vuole “essere simile a

Dio”, cioè moralmente autosufficiente (decidere da sé che cosa è “bene” e che cosa

è “male”).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

4

Possiamo tracciare tre stadi in quella prima ribellione:

1. Dubitare della parola di Dio (quindi anche della Sua bontà);

2. Respingere la parola di Dio;

3. Disubbidire al comando di Dio.

Notiamo, tra parentesi, che peccarono per propria scelta sia la donna che l’uomo.

La donna non poteva difendersi dicendo di aver solo ubbidito al suo “capo”, il

marito, poiché peccò per prima; anche l’uomo, “che era con lei” (v.6), era

pienamente consapevole di quello che faceva.

2.3 Le conseguenze del peccato

1. L’uomo eredita la colpa di Adamo (Rom. 5:18-19) – cfr. Ebr. 7:9-10. Se ciò può

non sembrarci “giusto”, ricordiamo che non è neanche “giusto” che ereditiamo

la giustizia di Cristo!

2. L’uomo eredita la natura caduta di Adamo, che tende inevitabilmente al

peccato. Cfr. Gen. 6:5; Rom. 1:18,21-23, Rom. 3:9, ecc. È incapace di fare con

le proprie risorse umane qualsiasi cosa che piaccia pienamente a Dio.

3. L’uomo è spiritualmente morto, cioè incapace di avere comunione con Dio (Gen.

2:17, Ef. 2:5).

4. È escluso dalla presenza di Dio: nasce “fuori del Paradiso” (Gen. 3:23-24). Cfr.

Hab. 1:13 con Es. 33:20, 1° Tim. 6:16.

5. È condannato alla morte fisica (e di conseguenza è soggetto anche alla malattia,

che è un “principio di morte”): Rom. 5:12, Gen. 3:22.

6. È condannato ad una vita di dura fatica (Gen. 3:16-19).

7. Anche la terra è maledetta per causa dell’uomo (Gen. 3:17).

La salvezza, in tempi e in modi diversi, comporta il rimedio di tutti questi mali

derivati dal peccato.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

5

3. L’IRA E IL GIUDIZIO DI DIO

Bibliografia: J.I. Packer, Conoscere Dio, capp. 14-16.

In Romani 1:17 è scritto che “nel Vangelo, la giustizia di Dio – non “la grazia di

Dio”! – si è rivelata”. Infatti, solo alla luce della giustizia di Dio è possibile

apprezzare sufficientemente la Sua grazia. Rom. 1:18 prosegue parlando subito

dall’ira di Dio.

Anche Romani 11:22 ci invita a “considerare la bontà e la severità di Dio”.

Dobbiamo sempre tenere nel giusto equilibrio queste due caratteristiche della

natura divina. Il libro dei Proverbi sottolinea molto il tema del “timore di Dio”,

definendolo “il principio della sapienza”; anche 2° Cor. 5:10-11 parla del “timore

che si deve avere del Signore” come motivo dell’evangelizzazione.

3.1 Dio giudica il peccato

“Il giudizio eterno” è elencato in Ebrei 6:2 tra gli “insegnamenti elementari” o

“fondamentali” del Vangelo. Dio è rivelato in tutte le Scritture come “il Giudice di

tutti”: vedi per es. Gen. 18:25; Salmo 82:8; Ebr. 12:23.

Nell’A.T., la parola “giudice” è associata con le idee di giustizia e di ordine. In

assenza di un giudice c’è l’anarchia (cfr. Giud. 21:25, ecc.). Infatti, senza un

giudice e una pena per i trasgressori non c’è legge o governo morale, ma solo

“consiglio” o “esortazione”.

Il giudizio e la punizione sono moralmente necessari: se Dio non punisse i

malfattori, sarebbe un Dio che non facesse differenza tra il bene e il male: infatti è

un principio ben noto che “chi tace, acconsente”. E in effetti, sia l’A.T. che il N.T.

parlano continuamente del giudizio di Dio (molto più spesso che non della Sua

grazia e perdono: cfr. Packer, pp. 142-3).

Anche il giudice umano – che riceve la sua autorità per delega di Dio (Rom. 13:1) –

è tenuto a condannare il colpevole come ad assolvere l’innocente (cfr. Prov.

17:15). “Giudicare”, infatti, significa “dare a ciascuno ciò che si è meritato” (Rom.

2:6-11). Perciò è motivo di gioia e di festeggiamento in cielo e in terra quando Dio

finalmente giudica il mondo (Sal. 96:11-13, 98:6-9, Apoc. 19:1-5).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

6

3.2 L’ira di Dio

(Vedi Packer, pagg. 151-2; Rom. 1:18, 2:8-9.)

L’ira di Dio non è rabbia, stizza o malanimo passeggero. Dio odia il male (Prov.

6:16), e chiede a noi di fare altrettanto (Prov. 8:13). Infatti, amore e odio sono

strettamente collegati: chi ama, odia ciò che danneggia l’oggetto dell’amore. Un

Dio perfetto non potrebbe restare indifferente di fronte al male. Dio è un “marito”

geloso!

Gli uomini si scelgono l’ira e il giudizio di Dio: Giov. 3:18-19, Rom. 1:18-19. Dio

dà loro semplicemente quello che hanno scelto.

3.3 L’ira di Dio: presente e futura

L’ira di Dio “si rivela” (Rom. 1:18): il verbo è nel tempo presente continuo.

Si rivela nelle conseguenze del peccato (Rom. 1:24-31): Dio si limita ad

“abbandonarli” a ciò che le loro azioni comportano.

Si rivela anche nelle coscienze degli uomini.

Si rivela infine nella predicazione della giusta legge e del Vangelo della giustizia

di Dio.

Resta comunque anche il giudizio futuro per chiunque non si ravvede: Rom. 2:5,

Apoc. 22:12-15.

4. LA GRAZIA, LA FEDE E LA GIUSTIFICAZIONE

4.1 La posizione dell’uomo inconvertito

1. Siamo tutti colpevoli “ereditariamente” per il peccato originale di Adamo e di

Eva (Rm. 5:18-19).

2. Inoltre, tutti pecchiamo volontariamente (Rom. 2:1): la nostra natura umana

desidera il male. In modo particolare, il nostro peccato di fondo è

l’indipendenza: il voler vivere la nostra vita senza tenere conto di Dio e del Suo

diritto di sovranità su di noi. Fa contrasto con il desiderio del “primo uomo” di

“conoscere il bene e il male” (Gen. 2:17), cioè di costituirsi arbitro autonomo di

che cosa è bene e che cosa è male, la vita del “secondo uomo” Gesù, vissuta in

perfetta e continua dipendenza dalla volontà del Padre (Giov. 5:19,30).

3. L’ira di Dio si scatena giustamente contro il peccato: Egli ha ragione e agisce

con giustizia quando condanna il peccatore (Rom. 2:2-6).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

7

4. Le nostre “buone opere” (giustizia umana) non bastano per salvarci. Chi tenta di

ottenere la giustizia agli occhi di Dio con i meriti del proprio operato è

destinato inevitabilmente al fallimento: cfr. le esigenze di Dio esposte in Matteo

5 (il Sermone sul Monte); Rom. 3:9-20; Giac. 2:10-11.

4.2 La grazia di Dio

Nell’A.T. ci sono due parole principali tradotte “grazia”:

a) chen: “favore non meritato, mostrato da un superiore a un inferiore”. Usato

dell’uomo (ad es. Gen. 33:8) come di Dio (es. Gen. 6:8; Es. 33:12-16).

N.B. È molto frequente la formula: “trovare grazia [favore] agli occhi di...”

b) chesed: “benignità”, “fedeltà”: Lam. 3: 22-23.

Nel N.T. la parola è charis. Non è mai usata da Gesù, anche se l’idea è spesso

presente (cfr. le parabole del figlio prodigo, del grande convito, dei lavoratori dai

diversi orari, ecc.) Paolo invece la usa con particolare frequenza, anche nei saluti

(Rom. 1:7, 1° Cor. 1:3, 2° Cor. 1:2, ecc.), dove la aggiunge al saluto tradizionale di

“pace” (= l’ebraico shalom). Gal. 2:21 può essere considerato il “manifesto” di

Paolo rispetto alla grazia.

4.3 L’elezione

1. Nell’A.T. Israele viene scelto da Dio: Deut. 7:7-9; 9:4-6; 30:9; Is. 41:8-9. La

Bibbia sottolinea la sovranità di Dio in questa scelta: Rom. 9:15-16 ( = Es.

33:19); Rom. 9:10-13.

2. Nel N.T. i cristiani sono diventati il “popolo eletto” di Dio (1° Pt. 2:9, 1° Cor. 1:27

seg.; Giov. 15:16; Ef. 1:4-6, 2:1-9).

4.4 La necessità di un sacrificio

La giustizia di Dio esige che sia reso a ciascuno secondo le sue opere (2:6).

IL peccato è paragonato nella Bibbia ad un debito (Matt. 6:12) così grande che

nessuno lo potrebbe mai saldare (Matt. 18:23-25, Sal. 49:7-9).

Perché fossero conciliate “la benignità e la severità di Dio” (Rom. 11:22), perché

“la giustizia e la pace” potessero “baciarsi” (Salmo 85:10), era necessario che

qualcuno saldasse il debito per conto dei peccatori. Ecco la necessità di una

“espiazione” o “propiziazione”.

Inoltre, per poter saldare il debito per tutti, era necessario che sacrificasse la

propria vita uno che:

1. non avesse commesso alcun peccato (altrimenti con la sua morte avrebbe

dovuto pagare per se stesso);

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

8

2. avesse una vita dal valore infinito, per poter pagare per più di un’altra persona.

Uno che fosse solo un uomo perfetto avrebbe potuto pagare tutt’al più per un

altro uomo.

Questa offerta per i peccati fu trovata nella persona di Gesù (Rom. 3:25). Il suo

sacrificio può essere considerato sia come espiazione – cioè per cancellare la

nostra colpa – sia come propiziazione, cioè per stornare da noi l’ira e il meritato

giudizio di Dio.

4.5 I sacrifici nell’Antico Testamento

La Bibbia dice che questi furono “ombre” e “figure” di quello vero (Ebr. 10:1,

9:9,24). Essi non potevano togliere i peccati (Ebr. 10:4), ma servivano per coprirli

(Sal. 32:1) perché Dio vi passasse sopra (Es. 12:13), fino a quando non sarebbe

venuto il vero Sacrificio.

In Gen. 3:21, sembra che il primo spargimento di sangue della storia è compiuto

da Dio per “coprire” la nudità di Adamo ed Eva, collegata con la loro perdita

d’innocenza (Gen. 3:7,10-11).

In Gen. 4:4 e 8:20 leggiamo di sacrifici di animali offerti a Dio. Ma non è detto che

questi siano esplicitamente collegati con il perdono dei peccati: anche nella legge

mosaica non tutti i sacrifici sono “per il peccato”. Notiamo comunque che, sin dai

tempi più remoti, l’uomo è cosciente di dover offrire qualcosa a Dio per poter

entrare nel Suo favore.

In Lev. 1-5 troviamo vari tipi di sacrificio. I capp. 4 e 5 trattano esplicitamente del

“sacrificio per il peccato”, peccato che poteva essere anche involontario. Se però il

peccato veniva commesso deliberatamente, non bastava l’offerta del sacrificio: era

necessario prima confessare la colpa e, se possibile, risarcire il danno recato sia

all’uomo che a Dio. Solo dopo di ciò l’uomo poteva offrire il prescritto sacrificio

per essere purificato dalla sua colpa (Lev. 5:1-6).

In tutto l’A.T., infatti, viene sottolineato che Dio non gradisce il sacrificio di per

sé, ma piuttosto considera il cuore di chi lo offre: Sal. 51:16-17, 40:6-8 ( = Ebr.

10:5-10); 1° Sam. 15:22; Is. 1:11-17,ecc.

4.6 Gesù: il sacrificio perfetto

1. Lo scopo stesso della sua venuta era quello di dare la sua vita per i peccati: Mt.

1:21; Mc. 10:45.

2. La sua morte era necessaria: Lc. 24:26, Mt. 16:21-23.

3. Fu una morte espiatoria: Is. 53:4-10.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

9

4. Fu una morte non solo fisica ma anche spirituale: Mt. 27:46, cfr. 26:38-39.

5. Fu un sacrificio di valore infinito per i peccati di tutto il mondo: 1° Gv. 2:2 (cfr.

Sal. 49:7-9).

6. Fu un sacrificio eterno che non si può né si deve ripetere più: Ebr. 10:12 (cfr.

vv. 1-12).

7. Fu un sacrificio che procura pace con Dio: Rom. 5:1.

8. La resurrezione dimostra che è stato accettato da Dio come espiazione: Rom.

4:25.

4.7 La fede

La fede che salva (greco pistis, ossia “fiducia”) è frutto della grazia: non è una

forma di “opera meritoria” che noi dobbiamo compiere. Dio sceglie di salvarci

tramite la fede “affinché nessuno si vanti” (Ef. 2:9). “La fede è l’atteggiamento per

cui l’uomo abbandona ogni fiducia nei propri sforzi – siano essi opere religiose,

manifestazioni di bontà morale o di qualunque altro genere – per ottenere la

salvezza. È l’atteggiamento di chi fa affidamento soltanto su Cristo per ogni

aspetto della salvezza” (L. Morris).

La fede non è perciò soltanto una convinzione mentale delle verità evangeliche,

ma esiste sopratutto nel cuore e nello spirito dell’uomo (Rom. 10:10), dove è

frutto della rivelazione data dallo Spirito Santo. Infatti anche il verbo greco

pisteuo, tradizionalmente tradotta nelle nostre Bibbie con “credere”, sarebbe

molto meglio tradotto con “confidare in...”, “avere fiducia in...” o “affidarsi a...” La

fede non è dunque statica ma dinamica: sa riposare sicura, confidando in Dio, ma

anche afferrare aggressivamente le Sue promesse.

4.8 La base giuridica della salvezza

Il verbo greco dikaio (= l’ebraico sadaq), tradotto solitamente “giustificare”,

significa “assolvere” o “dichiarare innocente e giusto”, il contrario di “condannare”

(cfr. Rom. 8:33). Dio, come Giudice universale, non potrebbe né “condannare il

giusto”, ma neanche “assolvere il reo” (cfr. Prov. 17:15). Perciò la nostra

“assoluzione” è possibile solo perché Cristo ha pagato ed è stato condannato al

nostro posto (1° Pt. 3:18a).

Entriamo in possesso di questo “dono della giustizia” (Rom. 5:17), non per

qualsiasi cosa che noi possiamo fare, ma unicamente per mezzo della fede: si

veda Romani 4:4-8.

In Rom. 5:1-2 vediamo come la giustificazione:

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

10

chiude la porta sul passato (v.1);

apre una nuova prospettiva sul presente e sul futuro (v.2).

4.9 I frutti della giustificazione

Come conseguenza della giustificazione, la Bibbia dice che molte cose vengono

legalmente in nostro possesso:

1. La pace con Dio (Rom. 5:1).

2. La speranza per il futuro (Rom. 5:2).

3. L’accesso alla grazia (Rom. 5:2).

4. L’adozione come figli di Dio (Ef. 1:5).

5. Il dono dello Spirito Santo (Ef. 1:13).

6. Il diritto di eredità su tutte le cose (1° Cor. 3:21-22, Rom. 8:32).

7. Una posizione elevata nei luoghi celesti, al di sopra di ogni altro nome

dell’universo (Ef. 2:6, 1:20-21, cfr. Rom. 8:30).

8. Autorità: Luca 9:1, 10:19, cfr. Matt. 28:18.

9. Ogni benedizione (Ef. 1:3), fra le quali:

la vita eterna (Giov. 5:24, Rom. 5:17-18);

la liberazione dal dominio del peccato (Rom. 6:14);

la liberazione dalla schiavitù della legge (Rom. 7:6);

la salute e la guarigione fisica (1° Pt. 2:24).

Tutto questo è nostra proprietà legale. Ma dobbiamo prenderne possesso effettivo

nell’esperienza per mezzo di una fede dinamica. Allo stesso modo, Dio aveva

donato la Terra Promessa alla discendenza di Abramo (gli Israeliti guidati da

Giosuè: Gen. 15:18, Gios. 1:3), ma essi dovettero andare a prenderne possesso

nell’esperienza effettiva.

5. LA NUOVA NASCITA: SALVEZZA DELLO SPIRITO

Finora abbiamo considerato la salvezza dal punto di vista obiettivo e legale, cioè

soprattutto ciò che Dio ha fatto per noi. Non meno importante, però, è il lato

soggettivo e sperimentale.

Viviamo l’esperienza effettiva della salvezza secondo un principio di “cerchi

concentrici”: l’opera di Dio in noi si espande progressivamente, dalla sfera più

intima fino a quella più esterna (cfr. Matt. 13:31-33: il granello di senape, il

lievito):

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

11

INDIVIDUO COLLETTIVITÀ

spirito Anim

a

corpo famigli

a

societ

à

l’intero

creato

5.1 La nuova nascita

I vari autori del Nuovo Testamento descrivono questa esperienza usando diverse

espressioni, che però hanno tutte più o meno lo stesso significato: infatti tutte

contengono l’idea di una nuova vita.

1. Giovanni usa “generare” (gennao), talvolta con “daccapo” o “dall’alto” (il preciso

significato dell’espressione è incerto): Gv. 1:13, 3:3-8, 1° Giov. 2:29, 3:9, 4:7,

5:1,4,18.

2. Pietro usa “rigenerare” (anagennao): 1° Pt. 1:3,23.

3. Paolo usa “rigenerazione” (palingenesia): Tito 3:5; “nuova creazione”: 2° Cor.

5:17, Gal. 6:15; e “vivificare con” (synzoopoieo): Ef. 2:5, Col. 2:13.

4. Giacomo usa “generare” (apokueo): Giac. 1:18.

5.2 Un miracolo dello Spirito

La nuova nascita è opera dello Spirito di Dio (Gv. 3:5,8), quindi un miracolo

soprannaturale, non spiegabile in termini umani o scientifici. La parte di noi che

viene rigenerata è il nostro spirito (Gv. 3:6). Similmente, quando si usa il

linguaggio di una “risurrezione dai morti” (Ef. 2:5), è chiaro che la parte di noi che

era “morta” era il nostro spirito, e non l’anima né tanto meno il corpo.

Quando la Bibbia parla di questo aspetto della salvezza (rivolgendosi ai credenti),

ne parla sempre al tempo passato: vedi Ef. 2:5,8; 1° Pt. 1:3; Gv. 1:13, ecc. È un

atto compiuto una volta per sempre.

La rigenerazione è posta chiaramente in relazione con la vita eterna: infatti, lo

spirito è proprio quella parte dell’uomo che potenzialmente può vivere per

sempre. La vita di Dio – il quale è Spirito (Gv. 5:24) – è infatti indistruttibile (cfr.

Ebr. 7:16, Atti 2:24). Similmente, il corpo “immortale” della resurrezione è

chiamato “corpo spirituale” (1° Cor. 15:44,53).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

12

5.3 Le conseguenze della rigenerazione

1. La comunione con Dio (Gv. 4:22-24; 1° Gv. 1:3). Infatti, lo spirito è quella parte

dell’essere umano che ha la facoltà di “conoscere” le persone, e soprattutto gli

esseri spirituali, in maniera diretta (1° Cor. 2:11).

2. La comprensione delle cose spirituali (1° Cor. 2:9-14, spec. v. 12).

3. La speranza (consapevolezza e certezza del possesso della vita eterna): 1° Pt.

1:3.

4. Una coscienza del peccato rinnovata e rettificata: cfr. Gv. 16:8.

5. La coscienza della giustificazione: cfr. Tito 3:6, Ebr. 10:1-8.

5.4 Dallo spirito all’anima

La nascita normalmente dà inizio ad un processo di crescita; così la salvezza dello

spirito si deve estendere progressivamente per influenzare e rinnovare anche

l’anima.

Nondimeno, sembra che sia possibile la salvezza finale (eterna) anche di chi non

dà spazio a questo processo di salvezza presente, detto “santificazione”. Così in

1° Cor. 5:5, nel caso di un credente che non vuole abbandonare il peccato, viene

detto: “che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne [la vita

materiale] affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù [nell’eternità]”.

6. LA SALVEZZA DELL’ANIMA

6.1 Le tre parti dell’uomo

Ricordiamo che l’uomo è composto di tre parti (1° Tess. 5:23):

lo spirito, la parte più interna, è la sede dell’intuito e della coscienza: con esso

possiamo avere comunione con Dio, e con i credenti sul piano spirituale.

l’anima è la sede della nostra personalità umana: pensieri, emozioni, volontà,

ecc. È a questo livello che abbiamo contatto e comunione con gli uomini non

rigenerati.

il corpo è la parte fisica, con la quale abbiamo contatto con il mondo materiale.

Possiamo essere “nati di nuovo” nel nostro spirito, e tuttavia non lasciarci

compenetrare l’anima (la personalità) dalla vita e dal carattere di Dio.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

13

6.2 L’opera compiuta da Cristo

Secondo Rom. 6:6, il nostro “vecchio uomo” è stato crocifisso insieme con Cristo.

Egli si identificò con il peccato (2° Cor. 5:21) perché noi diventassimo partecipi

della Sua giustizia.

Ma questo si traduce in esperienza quando la nostra anima (pensieri, sentimenti,

ecc.) passa sotto il dominio del nostro spirito rigenerato. Dobbiamo quindi

imparare come vivere, non più secondo l’anima (secondo la nostra “conoscenza

del bene e del male” – cfr. in Gen. 3:6 il processo di ragionamento, desiderio e

decisione), ma piuttosto secondo quanto ci viene comunicato dallo Spirito Santo

nel nostro spirito. Era così che viveva Gesù: Gv. 5:19,30.

Dobbiamo sapere che tale liberazione è normale, è il diritto di ogni credente

(Rom. 6:6-14).

La morte del “vecchio uomo” ci libera anche dal senso di condanna (falsa

coscienza) – cfr. Ebr. 9:14,10:22). Lo spirito (la coscienza purificata) deve avere la

vittoria sull’anima con i suoi ragionamenti umani e sentimenti contaminati.

Gesù ci ha liberati anche dalla schiavitù della legge (Rom. 7). La legge infatti si

rivolge alla mente (Rom. 5:13, 7:23). La salvezza, invece, ci giunge tramite lo

spirito della vita (8:2,4; Gal. 5:16).

La carne produce le sue opere, cioè agisce e “lavora”; lo Spirito, invece, porta

frutto (Gal. 5:19,22), non “lavorando”, ma dimorando in Cristo (Giov. 15:5).

Spesso saranno gli altri, prima di noi, ad accorgersi della crescita di questo frutto

in noi!

In conclusione, la Bibbia dice che siamo giustificati per il sangue di Cristo (Rom.

5:10), ma che siamo salvati, nel senso presente e sperimentale, mediante la Sua

vita (Rom. 5:10,17).

6.3 Gli strumenti della salvezza dell’anima

6.3.1 La Parola di Dio (Giac. 1:21)

Abbiamo bisogno di “saturarci” della Parola di Dio, che può “salvare la nostra

anima” tramite la “trasformazione della nostra mente” (Rm. 12:2).

1. La premessa perché la Parola di Dio possa operare in noi per trasformarci è il

ravvedimento ossia la conversione (v. 21a, cfr. Mc. 4:15-19). Essa deve trovare

in noi un terreno preparato e sgombero per poter mettere radice e portare così

il suo frutto.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

14

2. Bisogna poi ricevere la Parola, cioè ascoltarla, accoglierla e crederla, non solo

con la mente ma anche e soprattutto col cuore (Ebr. 3:12, 1° Cor. 2:13-14, Lc.

8:15), finché non diventi parte di noi. La Parola stessa ha il potere di

trasformare la nostra mentalità e quindi la nostra personalità (Rom. 12:2, 1° Pt.

1:8-9).

3. Bisogna infine ubbidire con docilità alla Parola ricevuta (Giac. 1:22-23): solo così

essa può “purificare la nostra anima” (1° Pt. 1:22).

In questo modo la Parola di Dio “penetra fino a dividere l’anima dallo spirito” (Ebr.

4:12), cioè ci libera dal dominio dei sentimenti, dei ragionamenti e dei desideri

carnali. Fa questo giungendoci come rivelazione, illuminando i pensieri segreti del

cuore. Mentre la Parola di Dio è sempre verità obiettiva, diventa efficace per noi

nel momento in cui ci colpisce come “Spirito e vita” (Gv. 6:63). (In effetti, si tratta

qui di un’azione combinata della Parola e dello Spirito.)

6.3.2 Lo Spirito Santo (Gal. 5:16-22, 2° Cor. 3:18)

Perché lo Spirito Santo possa operare nella nostra vita per trasformarci, è

necessario che ci esponiamo alla sua azione. Ci sono parecchi “canali” della Sua

azione, per esempio:

1. La preghiera. Per edificarci, questa deve essere “nello Spirito” (Giuda 20, Ef.

6:18). Ci sono molti modi di pregare nello Spirito, ma uno molto efficace è

quello di pregare e cantare “con lo spirito”, cioè in altre lingue (1° Cor. 14:15,4).

Anche il canto di lode è un mezzo di edificare il nostro spirito (Ef. 5:18-19).

2. La comunione con i fratelli (Ebr. 10:24, 1° Tess. 5:11, Fil. 2:1, ecc.): il loro

spirito alimenta e rafforza il nostro.

3. I doni spirituali (1° Cor. 12:7, ecc.); la Bibbia menziona particolarmente la

profezia (1° Cor. 14:26).

4. Il ministero della Parola;

5. L’imposizione delle mani;

6. Il battesimo;

7. La Santa Cena; ecc. ecc.

6.3.3 La disciplina di Dio nella nostra vita (Ebr. 12:5-11)

Cfr. anche Atti 14:22, Rom. 5:3-4, 2° Cor. 4:16-18, ecc.

Dio opera nella nostra vita per trasformarci attraverso:

1. Le circostanze (cfr. molti personaggi biblici: Giacobbe, Giuseppe, Davide, Pietro,

ecc.). Dio è sovrano e usa per il nostro bene anche la cattiveria degli uomini

(Gen. 50:20; Rom. 8:28).

2. Le autorità sulla nostra vita (cfr. Lam. 3:26-27 e la formazione dei 12 e dei 70

da parte di Gesù).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

15

7. LA GUARIGIONE DELL’ANIMA

(Guarigione psicologica ed emotiva)

7.1 Le intenzioni di Dio per l’uomo

La volontà di Dio per l’uomo, sia nella creazione originale, sia nella redenzione

operata da Cristo, è espressa in 1° Tess. 5:23:

“...l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato

irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”.

Gesù è venuto per salvare (risanare) lo spirito dell’uomo con il perdono e la

rigenerazione (vedi lezione 4). È venuto anche per salvare, cioè risanare, il suo

corpo, come è evidente da tutti i miracoli di guarigione raccontati nei Vangeli e

negli Atti (ad es. Lc. 18:42: si veda la lezione 8). Sarebbe assurdo pensare che Egli

abbandoni l’anima, che costituisce l’essenza dell’uomo stesso (Gen. 2:7), ai suoi

problemi!

L’anima dell’uomo comprende le facoltà mentali, le emozioni e i desideri.

7.2 La personalità sana

Chiaramente, il nostro modello di personalità sana ed integra non può essere altro

che Gesù. In Lui vediamo queste caratteristiche di una personalità sana e ben

integrata:

A. In contatto con la realtà. Una caratteristica della malattia mentale è il fatto di

perdere il contatto con la realtà e credere a un’illusione. Ora, la tendenza

dell’uomo caduto è proprio quella di credere alle illusioni e alle menzogne

(Gen. 3:4-6; Ger. 17:9; Giov. 3:19-21; 2° Tess. 2:10-12). Gesù invece viveva in

stretto contatto con la realtà delle cose, che comprende non solo le realtà

visibili ma anche quelle invisibili. Vedi Giov. 8:32.

B. In pace con se stesso: sereno, felice e realizzato. L’alienazione è una

condizione largamente diffusa ai nostri tempi: l’uomo è preda di angosce, ansie

e frustrazioni. Gesù invece viveva in pace con Dio, perché faceva in ogni tempo

la Sua volontà (Giov. 8:29), e con se stesso, perché realizzava lo scopo della

propria esistenza. I conflitti invece li viveva fuori di sé, con l’opposizione dei

peccatori (Ebr. 12:3), ma era ben in grado di sostenerli. Vedi Mt. 11:28-29, Gv.

10:10, 14:27, 15:11.

C. Capace di vivere sani rapporti personali. Gesù non fu mai egoista o aggressivo

(sintomo o di egoismo o di insicurezza); non si ritirava dal contatto con gli altri,

ma nello stesso tempo non temeva la solitudine e l’isolamento; non manipolava

mai gli altri per i suoi fini. Per mezzo di Lui, anche noi siamo messi in condi-

zioni di vivere allo stesso modo: Gv. 15:9-10, Ef. 2:14-16. “Dobbiamo amare le

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

16

persone e usare le cose; troppo spesso, invece, amiamo le cose e usiamo le

persone”.

D. Con desideri e impulsi sani, ordinati e sotto controllo. In particolare bisogna

pensare ai desideri sessuali, all’uso del potere (Matt. 4:8-10) e al rapporto con i

beni materiali e il denaro. 2° Pt. 1:4, Giac. 1:14-15.

Con la salvezza, Dio ci ha posti “in Cristo”, dandoci così la possibilità di vivere allo

stesso modo.

7.3 Le cause dei disordini della personalità

Le cause di una personalità malsana e disordinata possono essere:

1. Fisiche: alcuni disturbi psichici sono dovuti semplicemente a malattie o

disfunzioni fisiche-chimiche o ormonali. In questo caso la “salvezza” sta

ovviamente in una guarigione fisica.

2. Spirituali. In questa categoria possiamo distinguere:

a) Il peccato. In questo caso il rimedio è la conversione e la santificazione,

come spiegato nelle lezioni precedenti. Dobbiamo perdonare e ricevere il

perdono;

b) la presenza e il dominio di spiriti maligni, dai quali bisogna essere liberati.

(Per quest’argomento si rimanda alla lezione 8).

3. Sociali. La personalità può avere subito dei “traumi” (letteralmente, “ferite”) a

causa del peccato degli altri e la degradazione morale e spirituale che affligge

l’intero sistema di questo mondo.

7.4 Le cure per la guarigione dell’anima

Gesù è venuto, tra l’altro, anche per “fasciare chi ha il cuore rotto” (Is. 61:1).

Questo tipo di guarigione delle ferite dell’anima può essere ricevuto in vari modi:

1. È senz’altro necessario, come condizione, perdonare chiunque ci abbia fatto un

male o un torto. Altrimenti non possiamo entrare in comunicazione con Dio per

ricevere da Lui perdono e guarigione (Mt. 6:14-15, 18:21-35).

2. L’amore, il perdono e l’accettazione, sia da parte di Dio stesso, sia da parte del

Suo popolo, hanno un notevole potere per risanare l’anima ferita (Gv. 8:2-11,

21:15; Mc. 16:7).

3. Si può pregare specificamente per la guarigione del dolore dell’episodio

passato; può essere utile incoraggiare l’uso dell’immaginazione per “vedere”

l’esito positivo della preghiera.

4. Bisogna infine impegnare la volontà per vivere d’ora innanzi nella giustizia

(cioè, nell’ubbidienza a Dio - cosa possibile soltanto per mezzo della fede nella

sua Parola), e di evitare così il ripetersi di episodi spiacevoli causati dal nostro

stesso peccato (ad es., nel caso degli omosessuali).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

17

8. LA SALVEZZA NELLA FAMIGLIA, NELLA SOCIETA’ E NELLA VITA

MATERIALE

Ricordiamo il principio per cui la salvezza si estende “a cerchi concentrici”: prima

dentro l’individuo, quindi alle unità sociali più intime e da qui a quelle più estese.

8.1 La salvezza nella famiglia

Le conseguenze del peccato si sono subito manifestate nei rapporti familiari:

alienazione, sospetti e reciproche accuse (Gen. 3:12); odio e violenza (Gen. 4:8),

ribellione, mancanza di rispetto, ecc.

La salvezza nella famiglia significa:

A. Ristabilire l’ordine giusto, non però come legge (cfr. Gen. 3:16, Es. 20:12), ma

nell’amore (Mal. 4:6, Ef. 5:24-25, 6:1), secondo le intenzioni originali di Dio nel

creare e stabilire la vita familiare (cfr. Mt. 19:3-9). Questo compito spetta

principalmente al padre, come capo della moglie e della famiglia (1° Cor. 11:3):

quando invece soltanto la moglie e/o i figli sono partecipi della salvezza, non

sono in una posizione da poter cambiare l’ordinamento familiare, o soltanto in

parte.

B. Al di là dei ruoli e l’ordinamento familiare, la presenza di uno o più membri

salvati porta all’interno della famiglia la benefica presenza di Dio: cfr. Gen.

6:8,18; 39:5; 2° Sam. 6:11; 1° Cor. 7:14, ecc. Il credente all’interno della

famiglia esercita anche un’influenza per il bene col proprio esempio di amore

unilaterale.

8.2 La salvezza nella società

Nei profeti dell’A.T., troviamo una visione di salvezza collettiva e nazionale: ad es.

Is. 2:2-4, 52:7, 62:1,11, ecc. Dio salva un popolo, per proporlo poi come esempio

e luce di tutte le nazioni (Gen. 12:2-3, Es. 19:5-6, Is. 62:2,7; Mt. 5:13-16). In

questo, non hanno tutti i torti il cosiddetto “vangelo sociale” e la “teologia della

liberazione”, che hanno capito uno dei traguardi della salvezza – seppure

secondario – sbagliandone però i mezzi e la strategia.

Egli fa questo soprattutto ristabilendo i giusti rapporti fra gli individui che

compongono il Suo popolo, nelle loro varie relazioni sociali: cfr. Atti capp. 2-6. Per

esempio, il N.T. non si pone mai la questione dell’abolizione dell’istituzione della

schiavitù nella società (la chiesa non aveva allora una posizione tale da poter

influire sulle istituzioni sociali), ma propone una trasformazione radicale dei

contenuti del rapporto padrone-schiavo: Ef. 6:5-9, 1° Pt. 2:18-20, Filem. vv. 10-19.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

18

8.3 Salvezza materiale

“La salvezza... implica incolumità, salute e prosperità” (G. Walters nel New Bible

Dictionary alla voce “Salvation”). Cfr. Is. 60:5-9; Deut. 28:1-14. Ci sono due modi

in cui la salvezza influisce sulla vita economica:

A. Leggi naturali. La salvezza, trasformando il carattere dell’uomo e mettendo

ordine nella sua vita, ne fa naturalmente un cittadino onesto, fedele e

responsabile. John Wesley osservava (con rammarico per le tentazioni alle quali

la prosperità materiale esponeva i suoi convertiti): “La vera religione deve

necessariamente produrre, da una parte operosità e dall’altra frugalità, e queste

caratteristiche non possono che generare ricchezza...”

B. Benedizioni soprannaturali. Quando l’uomo è liberato da un malsano

attaccamento al denaro e ai beni materiali, Dio è messo in condizioni di potergli

affidare una parte maggiore dei Suoi beni materiali senza rovinarlo, sia perché

ne goda personalmente (1° Tim. 6:17), sia perché ne faccia parte a chi è nel

bisogno (Ef. 4:28, 2° Cor. 9:6-11). Cfr. anche Deut. 8:2-4,7-14. Dio ha promesso

in modo particolare la liberazione dal debito (Deut. 28:12).

9. LA GUARIGIONE FISICA: SALVEZZA PER IL CORPO

9.1 La portata della salvezza

Nel N.T. il verbo “salvare” (sozein) è usato di:

a. la salvezza dal peccato (salvezza spirituale): Mt. 1:21, Atti 2:47, Giac. 5:20, ecc.

b. la salvezza fisica da un pericolo: Mt. 8:25, Atti 27:20, ecc.

c. (specialmente da Luca) la salvezza da malattie e infermità: Lc. 6:9, 18:42, Giac.

5:15, ecc.

È però importante riconoscere che la guarigione del corpo in questa vita cade tra

il “già” e il “non ancora” del Vangelo, in quanto non è ancora avvenuta la

redenzione del nostro corpo (Rom. 8:23). Perciò la guarigione fisica è sempre un

segno del Regno e un “assaggio” delle “potenze del mondo futuro” (Ebr. 6:5).

9.2 Peccato e malattia

In Isaia 53:4-5, vediamo che Gesù è morto per scontare, e quindi sanare, sia i

nostri peccati, sia le nostre malattie. L’applicazione alle infermità fisiche è

dimostrata conclusivamente dalla citazione in Mt. 8:16-17 (anche se questo brano

precede la crocifissione). Il verbo ebraico tradotto “portare” significa “portare via”,

quindi “togliere”: cfr. Lev. 16:22.

Malattia e infermità – come la morte, che ne è l’esito naturale – sono infatti

conseguenza e frutto del peccato (la malattia, come l’invecchiamento, è infatti un

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

19

“principio di morte” ed è inimmaginabile la sua presenza nel Giardino dell’Eden,

quando l’uomo doveva “vivere per sempre”). Ciò non significa, ovviamente, che

l’infermità dell’individuo sia sempre causata dal suo proprio peccato (cfr. Gv. 9:2-

3): la morte, e quindi la malattia, “regna su tutti gli uomini” (Rom. 5:14). L’ipotesi

del peccato personale come causa della malattia è però da prendere in

considerazione (cfr. Mc. 2:5), particolarmente nel caso dei credenti (1° Cor. 11:29-

30).

9.3 Sette cause della malattia (da una conferenza del pastore M. Renevier)

Ovviamente, queste cause non si escludono reciprocamente:

1. Naturali (es. le malattie comuni dell’infanzia): 2° Tim. 4:20.

2. Professionali (es. silicosi): il rimedio può essere di cambiare lavoro!

3. Psichosomatiche (colite, artrosi, ecc.).

4. Prove consentite da Dio (cfr. 2° Cor. 12:7-9).

5. Attacchi di Satana (Giobbe 2:7) – ovviamente questi rientrano anche nella

categoria precedente.

6. Conseguenze del peccato:

a) naturali (malattie veneree, cirrosi epatica, ecc.);

b) giudizi divini: Num. 12:10, 1° Cor. 11:27,30.

7. Opera di demoni: Mt. 9:32, Lc. 13:11.

9.4 Il corpo e lo spirito

Dio non opera nelle persone sempre allo stesso modo:

In alcuni, tocca prima l’uomo interiore (questa è ovviamente la sua priorità), per

arrivare successivamente al corpo: cfr. Rom. 8:11.

Altre volte, la manifestazione della Sua grazia e bontà nel guarire il corpo è la

chiave che apre il cuore del peccatore – spesso assorbito dalle cose materiali e

della vita terrena – alla parola della salvezza eterna. Cfr. Gv. 9:25, 35-38.

La Bibbia parla di guarigioni istantanee (Mc. 1:42), graduali (Lc. 17:14), parziali

(Mc. 8:24, cfr. il principio di 1° Cor. 13:9), e anche di una cura “preventiva” (Es.

15:26). In linea di principio, è ovviamente meglio non ammalarsi che ammalarsi e

poi guarire!

Ci può essere una collaborazione tra il naturale e il soprannaturale: la preghiera

può accelerare o potenziare i processi del recupero naturale e delle cure mediche.

Non esiste un’antitesi assoluta tra il fisico e lo spirituale.

La guarigione è sempre e comunque solo parziale e temporanea: aspettiamo

ancora la piena “redenzione del nostro corpo” (Rom. 8:23).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

20

9.5 Gli strumenti della guarigione

A. La fede e la preghiera dello stesso malato: Mt. 9:22, Giac. 5:13;

B. La fede e la preghiera di altri: Mt. 9:2-7, Giac. 5:16;

C. I doni di guarigione: 1° Cor. 12:9,28;

D. L’imposizione delle mani: Mc. 16:18;

E. L’unzione d’olio e la preghiera di fede degli anziani: Giac. 5:14, Mc. 6:13;

F. Altri mezzi non terapeutici: Giov. 9:6;

G. Cure mediche: 1° Tim. 5:23, 2° Re 20:5,7.

10. LA SALVEZZA DA SATANA, DAL MONDO E DAI DEMONI

10.1 Un nemico sconfitto

Secondo Ebrei 2:14, Satana è già stato “distrutto” per mezzo della morte di Cristo.

Il verbo greco usato qui, katargein, significa letteralmente “rendere inefficace”

o “lasciare disoccupato”, non ancora “annichilire”. (Si tratta dello stesso verbo

trovato in Rom. 3:3, 6:6). Anche “i principati e le potestà”, cioè i servi e

luogotenenti di Satana, furono sconfitti per mezzo della croce (Col. 2:15).

Gesù è infatti venuto “per distruggere le opere del diavolo” (1° Gv. 3:8), cosa che

faceva anche liberando i malati e gli oppressi (Atti 10:38). Per fare questo, ha

dovuto prima “legare l’uomo forte”; solo allora ha potuto “spogliare i suoi beni”

(Mc. 3:27).

10.2 Il mondo e il diavolo

Satana è “il principe di questo mondo” (Gv. 12:31, 14:30, ecc.), e la Bibbia dice che

“tutto il mondo” giace sotto il suo dominio (1° Gv. 5:19). “Il mondo” è un sistema

o principio, come è bene spiegato da Watchman Nee nel suo libro Non amate il

mondo, capp. 1-2.

La salvezza comprende anche una liberazione da questo mondo, che è il “regno

delle tenebre”, e ci trasferisce nella sfera del regno di Cristo e di Dio (Col. 1:13,

Atti 26:18). In questo “trasferimento” la croce (Gal. 6:14), per la parte obiettiva, e

il battesimo (1° Pt. 3:21), per l’aspetto soggettivo, sono particolarmente

significativi.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

21

Una volta trasferiti nel regno (= sfera del dominio o governo) di Dio, “il Diavolo

non ci tocca” (1° Gv. 5:18), se non per precisa concessione di Dio (Giob. 1:12, 2:6-

7). Dio però gli concede un permesso generale di:

a. tentare (Lc. 4:1-13, 22:31-32; 1° Cor. 10:13; 1° Pt. 1:6, cfr. Giac. 1:13);

b. minacciare (1° Pt. 5:8; ma vedi 5:9, Giac. 4:7, Lc. 10:19).

Dobbiamo imparare come vincerlo (Ef. 6:10-18, Rom. 16:20, Apoc. 12:11).

È importante capire che Satana non è onnipresente, ma opera tramite

un’organizzazione gerarchica di esseri creati, i suoi “angeli” (emissari – vedi Mt.

25:41, 2° Cor. 12:7). Alcuni di questi hanno competenza territoriale (Dan. 10:13),

altri si occupano probabilmente di “settori” quali le comunicazioni di massa o la

religione, mentre il livello più basso è rappresentato dai demoni, che ci possono

disturbare o opprimere (Atti 5:16, 10:38). Dobbiamo resistere loro:

a) usando l’armatura descritta in Ef. 6:10-18;

b) facendo appello al sangue di Cristo (Apoc. 12:11);

c) maneggiando la parola di Dio (Apoc. 12:11, Ef. 6:17).

Abbiamo bisogno di discernimento per capire come vincere gli attacchi di Satana:

se sopportare oppure sgridare.

La nostra vittoria comprende anche la sfera della guerra offensiva: l’autorità sui

demoni negli altri (Mc. 16:17) e per distruggere le fortezze nelle menti degli

inconvertiti (2° Cor. 10:4-5).

11. LA RESURREZIONE DEL CORPO E L’ETERNITÀ

11.1 Il dono della vita eterna

Un aspetto fondamentale del Vangelo è la promessa dell’immortalità (2° Tim.

1:10). La morte infatti viene definita come un “nemico” che è ancora da

distruggere (1° Cor. 15:26).

La morte è frutto e conseguenza del peccato (Rom. 5:12). Viene sconfitta prima

nella sfera dello spirito, poi in quella dell’anima e solo alla fine in quella del

corpo.

Siamo già in possesso della “vita eterna” (Gv. 5:24), ma il nostro “corpo mortale”

deve ancora “rivestire l’immortalità” (1° Cor. 15:53). La “salvezza” ossia

“redenzione” del corpo è ancora nel futuro (Rom. 13:11, 8:23).

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

22

11.2 La resurrezione dei morti

Nell’Antico Testamento, la vita futura non è ancora molto in evidenza; ai tempi di

Gesù i Farisei ci credevano, invece i Sadducei (i quali accettavano come ispirato

solo il Pentateuco) la negavano (Mc. 12:18). Il brano dell’A.T. che parla più

chiaramente della resurrezione e della vita futura è Dan. 12:2,13; cfr. anche Sal.

16:10-11 e 49:15. La resurrezione del Messia è invece chiaramente predetta in Is.

53:10-12.

Nel N. T. Gesù annuncia la resurrezione:

a. Sua personale (Mt. 16:21, 17:23, ecc.);

b. dei credenti (Gv. 6:39,40,44,54, 11:25, ecc.);

c. di tutti gli uomini (Gv. 5:25, 28-29).

Nella Bibbia la vita futura è sempre concepita come “resurrezione del corpo”, mai

come una vita disincarnata. L’immortalità dell’anima, senza il corpo, è un’idea che

deriva dalla filosofia greca, in particolare da Platone, e non dalla Bibbia. Questo

modo di pensare persisteva più a lungo fra gli Ebrei che fra i cristiani.

“Anche se più tardi, sotto l’influenza del cristianesimo e della filosofia greca, il

Giudaismo avrebbe dato un consenso piuttosto riluttante alla dottrina

dell’immortalità dell’anima, è sempre rimasto sufficientemente fedele allo spirito

dell’A.T. da considerare la resurrezione del corpo necessaria per una vera vita

dopo la morte” (H.L. Ellison sul New Bible Dictionary alla voce “Judaism”, p.671).

11.3 La resurrezione, come?

Il brano biblico fondamentale su quest’argomento è 1° Cor. 15:35-54. Qui

possiamo notare i seguenti fatti:

a. Il corpo della resurrezione è un “corpo spirituale” (v.44). Le sue caratteristiche

sono illustrate dal corpo del Cristo risorto, “primizia di quelli che dormono”

(v.20).

b. “Ha carne e ossa” (Lc. 24:39), ma è capace di “comparire” e “scomparire” a

volontà (24:36,31) – cfr. Gv. 20:19.

c. È immortale (1° Cor. 15:53), per cui non può avere bisogno di nutrimento;

tuttavia ha la capacità di mangiare (Lc. 24:42, Atti 10:41), evidentemente per

piacere!

d. Può cambiare d’aspetto: Gesù in certe occasioni non fu subito riconosciuto dai

Suoi stessi discepoli (Lc. 24:16, Gv. 20:14).

e. Non c’è matrimonio nella vita della resurrezione (Lc. 20:35); da questo alcuni

hanno concluso che manchi la funzione sessuale.

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

23

11.4 Quando avverrà?

Da 1° Cor. 15:23-26, Apoc. 20:4-5,12-15 e 1° Tess. 4:13-17, sembra chiaro che

non tutti i morti risuscitano in uno stesso momento:

Cristo, la “primizia”, è già risorto;

I credenti morti nella fede risorgeranno alla sua venuta e regneranno con lui nel

Regno terrestre;

Gli altri morti risusciteranno solo alla fine del regno millenario, quando saranno

giudicati secondo quello che avranno fatto.

11.5 Vittoria sulla morte

La morte è un “nemico” (1° Cor. 15:26), per cui siamo tenuti a combatterla e la

possiamo vincere. Watchman Nee (L’uomo spirituale sez. 10 cap. 4) suggerisce tre

modi in cui ci è possibile sconfiggere la morte:

A. Avere fede (se Dio ci dà la necessaria rivelazione – cfr. Simeone, Lc. 2:26) per

non morire ma restare in vita fino alla venuta di Cristo (1° Cor. 15:51);

B. Esercitare comunque fede nel Signore per non morire prima di aver compiuto

tutto il lavoro affidatoci dal Signore (Gv. 8:59, 17:4-5, 19:30; Fil. 1:22-25; 2°

Tim. 4:6-8; 2° Pt. 1:14);

C. Affrontare la morte, se verrà, con serenità perché è un nemico già sconfitto e

impotente nei nostri confronti (Ebr.2:14-15; Sal. 23:4).

11.6 La redenzione finale dell’intero creato

“Se guardi in fondo al libro (la Bibbia) per vedere come va a finire la storia, vedi

che vince Gesù!” (B. Mumford). La Bibbia infatti ci indica che alla fine, “tutti i suoi

nemici sono messi sotto ai suoi piedi” (1° Cor. 15:25-28).

Cfr. anche Fil. 2:9-11: alla fine, ogni “nemico” di Gesù ha soltanto due alternative:

o sottomettersi a Lui (in effetti, convertirsi), o essere distrutto (non

necessariamente annichilito, ma ridotto alla totale impotenza).

Secondo Rom. 8:19-22 l’universo stesso “geme” e “aspetta con impazienza” per

essere “liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà

dei figli di Dio”. La terra, infatti, fu “maledetta” a causa del peccato di Adamo e

condannata a “produrre spine e triboli” (Gen. 3:17-18), e ogni essere vivente, e

non solo l’uomo, fu sottoposto alla “vanità” (Rom. 8:20), cioè al ciclo incessante e

assurdo della nascita e della morte (Eccl. 1:2-9).

Con il ritorno di Cristo, quando “ogni cosa sarà messo sotto i suoi piedi” (Ebr.

2:5,8-9), la creazione sarà liberata da questa schiavitù e restituita alla sua

condizione originaria. Anche se la morte non sarà stata ancora definitivamente

Introduzione alla Dottrina Cristiana

Parte 2

24

distrutta (1° Cor. 15:26), sembra che gli animali, come l’uomo, saranno riportati

nella condizione originale di nutrirsi esclusivamente di una dieta vegetariana (Is.

11:6-9, cfr. Gen. 1:30).

11.7 La nuova creazione

Il creato attuale, comunque, non rimarrà per sempre, ma sarà abolito (Apoc.

20:11, 21:1) e sostituito da un nuovo ordinamento delle cose, “nuovi cieli e una

nuova terra” (vedi anche 2° Pt. 3:13, Is. 65:17) nella quale la dimora di Dio sarà

non più in cielo, separato dagli uomini, ma in mezzo a loro (Apoc. 21:3,22,

22:3,5): la “nuova Gerusalemme” che è al centro delle cose “scende dal cielo” sulla

nuova terra. La condizione eterna dei salvati non è quindi quella di spiriti

disincarnati, ma residenti di una “città-giardino”.

Certamente tante cose in questa nuova creazione sono al di là della nostra

comprensione (ad es. le dimensioni della città, che sembra avere la forma di un

cubo di lato 2000 km circa – Apoc. 21:16!), perché Dio non è tenuto a dare alla

materia sempre le stesse leggi fisiche e naturali; ma l’essenziale è che si vivrà alla

presenza di Dio nella gioia perfetta per sempre (Apoc. 21:4, 22:4-5).