Intervista al professionista Matteo Malagutti

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34 l SERIE ORO PROGRESSO FOTOGRAFICO Intervista al professionista Matteo Malagutti www.matteomalagutti.com “La voglia di sperimentare mi ha porta- to a scrivere, recitare, suonare, praticare sport di ogni genere, ma quando ho in- contrato la fotografia ho scoperto la mia vera passione. Sono specializzato nella fotografia bian- conero, in modo particolare nel ritratto che considero il mezzo perfetto per rac- contare storie di persone e ogni genere di storia che mi affascina. La fotografia è per me lo strumento ide- ale per catturare quel fuggente istante di perfezione che vi è in ogni luogo, in ogni cosa.” Cos’è per te il ritratto? E’ il mezzo per raccontare una storia, rea- le o costruita che sia. Una storia che porti a riflettere, che faccia entrare anche solo per pochi istanti l’osservatore nel mondo del soggetto, in una realtà diversa dalla propria. Anche quando mi dedico a progetti edi- toriali vicini alla sfera “fashion” evito l’e- stetica fine a se stessa, mi piace creare un’atmosfera di sospensione, di attesa. Come se fosse appena successo qualco- sa di importante per il protagonista della fotografia, o stesse per succedere. Quali accorgimenti usi per creare un “contatto” con il soggetto? Penso che l’intesa con il soggetto sia molto importante e per questo dedico molta attenzione al dialogo con la mo- della o il modello, indipendentemente che sia un progetto personale o un lavo- ro commerciale. Importante è anche capire se la perso- na fotografata riesce ad immedesimar- si nella situazione che il fotografo ha in mente, o se ha bisogno di essere guidata. Nel primo caso cerco di dare delle indi- cazioni, prima della sessione fotografica, sullo stato d’animo che desidero ritrarre, mentre nel secondo caso guido mag- giormente il soggetto con suggerimenti e indicazioni di vario genere. La musica può essere di grande aiuto. Quando scelgo le modelle per i miei pro- getti fotografici il primo contatto è una L’immagine fa parte di un progetto fotografico che ho in mente di sviluppare sulla preparazione e sull’attesa di un momento perfetto che, proprio perché troppo atteso, non sarà mai all’altezza delle aspettative. Modella: Anna >> Dati di scatto: 1/125s a f/3,2, ISO 1000. Focale 80mm (equivalenti), su APS-C

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34 l SERIE ORO PROGRESSO FOTOGRAFICO

Intervista al professionista

Matteo Malaguttiwww.matteomalagutti.com

“La voglia di sperimentare mi ha porta-to a scrivere, recitare, suonare, praticare sport di ogni genere, ma quando ho in-contrato la fotografia ho scoperto la mia vera passione.Sono specializzato nella fotografia bian-conero, in modo particolare nel ritratto che considero il mezzo perfetto per rac-contare storie di persone e ogni genere di storia che mi affascina.La fotografia è per me lo strumento ide-ale per catturare quel fuggente istante di perfezione che vi è in ogni luogo, in ogni cosa.”

Cos’è per te il ritratto?E’ il mezzo per raccontare una storia, rea-

le o costruita che sia. Una storia che porti a riflettere, che faccia entrare anche solo per pochi istanti l’osservatore nel mondo del soggetto, in una realtà diversa dalla propria. Anche quando mi dedico a progetti edi-toriali vicini alla sfera “fashion” evito l’e-stetica fine a se stessa, mi piace creare un’atmosfera di sospensione, di attesa. Come se fosse appena successo qualco-sa di importante per il protagonista della fotografia, o stesse per succedere.

Quali accorgimenti usi per creare un “contatto” con il soggetto?Penso che l’intesa con il soggetto sia molto importante e per questo dedico

molta attenzione al dialogo con la mo-della o il modello, indipendentemente che sia un progetto personale o un lavo-ro commerciale. Importante è anche capire se la perso-na fotografata riesce ad immedesimar-si nella situazione che il fotografo ha in mente, o se ha bisogno di essere guidata. Nel primo caso cerco di dare delle indi-cazioni, prima della sessione fotografica, sullo stato d’animo che desidero ritrarre, mentre nel secondo caso guido mag-giormente il soggetto con suggerimenti e indicazioni di vario genere. La musica può essere di grande aiuto. Quando scelgo le modelle per i miei pro-getti fotografici il primo contatto è una

L’immagine fa parte di un progetto fotografico che ho in mente di sviluppare sulla preparazione e sull’attesa di un momento perfetto che, proprio perché troppo atteso, non sarà mai all’altezza delle aspettative. Modella: Anna>> Dati di scatto: 1/125s a f/3,2, ISO 1000. Focale 80mm (equivalenti), su APS-C

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>> la foto, una storiaÈ una fotografia del tutto improvvisa-ta: stavo utilizzando un obiettivo ma-cro per studiare la differenza di fuoco su piani molto vicini tra loro, la bocca e il petto. La scatto originale era molto scuro, tanto che stavo per scartarlo, poi ho fatto ricorso alla post-produzione per recuperare la luce perduta, otte-nendo una delle mie fotografie prefe-rite. >> Dati di scatto: 1/80s a f/2,5, ISO 400. Focale 80mm (equivalenti), su APS-C

Hai un modo di lavorare che preferi-sci?Cerco, per quanto possibile, di rendere “incompleto” il contesto in cui il soggetto è inserito; suggerire ma non mostrare, in modo da lasciare spazio all’interpretazio-ne di chi osserva la fotografia. Il “come” ottenere questo è relativo: si può utilizzare uno sfuocato evidente, che però conservi ombre e dettagli, op-pure forti contrasti di luci ed ombre per fondere il viso illuminato con l’oscurità dell’ambiente. A volte ricorro all’illuminazione artificia-le, ma preferisco non avere altre attrezza-ture da tenere sotto controllo ed usare la luce naturale.

C’è qualche fotografo che apprezzi in particolare?Purtroppo non ho il tempo per appro-fondire la fotografia come vorrei, avendo un lavoro che prende gran parte delle mie giornate. Apprezzo molto Richard Avedon e Paolo Roversi per la fotografia di moda, ma an-che Brassaï e Sebastiao Salgado, anche se si parla di stili profondamente diversi. Trovo molto belli i ritratti di Steve McCur-ry, nonostante i suoi ultimi lavori siano molto “brandizzati”, anche se per questo non meno efficaci.

Quale illuminazione preferisci? In assoluto la luce morbida e diffusa che permette di disegnare le forme e i con-torni del viso, senza però marcarli ecces-sivamente. Può essere la luce del sole ri-flessa dal pavimento sotto a un portico, o la luce filtrata da una tenda alla finestra. Uso le luci artificiali solo se è strettamen-te necessario, a meno che non si tratti di fotografia sportiva. In quel caso, per foto-

semplice richiesta di collaborazione, via email o Facebook, una piattaforma que-sta particolarmente utile per creare una rete di contatti.

Quali sono i soggetti con cui hai incon-trato le maggiori difficoltà?Le persone meno abituate a farsi foto-grafare. In questi casi dare troppe indica-zioni sulla posa o i movimenti non aiuta, anzi confonde il soggetto facendolo sen-tire inadeguato alla situazione. Il modo migliore per superare queste difficoltà è di non forzare le cose, distendere la ten-sione attraverso una semplice conversa-zione. Sembra complicato, ma una volta rotto il ghiaccio il ritratto verrà da sé.

Occorre pianificazione o si può im-provvisare?Entrambe le cose. Sono due modi di fotografare molto di-versi: uno più basato sull’istinto, l’altro sulla capacità del fotografo di pre-visua-lizzare una fotografia sulla base di un soggetto, di un ambiente e di una fonte di luce, naturale o artificiale che sia. Devo ammettere che gran parte del-le fotografie che preferisco sono nate dall’improvvisazione. Il rischio con i set programmati è di cercare di rimanere fedeli a tutti i costi alle immagini proget-tate, e questo fa spesso perdere di vista occasioni più interessanti.

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Quali sono le dinamiche di una sessio-ne di ritratto? Le dinamiche possono variare molto, in base all’ambiente (interni, esterni, studio fotografico…) e all’illuminazione (nottur-na, flash, pieno sole, crepuscolo…). Generalmente cerco di non tenere im-pegnato un soggetto per più di due ore, a meno che non si tratti di un lavoro nell’ambito della moda; in questo caso si parla anche di diverse ore senza sosta. Tendo a non scattare mai se non sono assolutamente convinto della luce, dello sfondo, della posa, dello sguardo, dell’in-quadratura, ma quando trovo la combi-nazione giusta scatto una piccola raffica per non perdere la “situazione d’oro” a causa di un occhio socchiuso, o di una piccola smorfia. Per un ritratto si tratta di una quindicina di scatti di cui “salvo” soli-tamente dalle 3 alle 6 fotografie.

Puoi darci 5 consigli su come tenere sotto controllo gli elementi critici nel-la fotografia di ritratto?Gli elementi che contribuiscono a ren-dere più efficace un ritratto sono diversi, ma sicuramente determinante è la pro-fondità di campo: il soggetto non deve confondersi con lo sfondo, e la messa a fuoco sugli occhi rimane un punto fon-damentale. A meno che non ci siano mo-tivazioni per fare scelte diverse. Ma qui entra in gioco la progettazione dell’im-magine.Ed ecco 5 suggerimenti utili per chi si av-vicina al ritratto.

Questa fotografia appartiene ad uno dei miei progetti editoriali preferiti, realizzato con il contributo professionale di quattro persone per style, make-up, hair-style e art-direction. Modella: Tatiana.>> Dati di scatto: 1/500s a f/5,6, ISO 200. Focale 45mm (equiva-lenti), su APS-C

Elena è una bravissima modella nonostante abbia avuto solo poche esperienze nel settore. Qui una vecchia auto pronta per la rottamazione ci ha dato diversi spunti interessanti. Modella: Elena.>> Dati di scatto: 1/200s a f/2,8, ISO 800. Focale 110mm (equiva-lenti), su APS-C

grafare movimenti molto veloci (parkour, skateboarding…) i flash diventano quasi indispensabili.

Che tipo di attrezzatura di ripresa con-siglieresti a chi volesse migliorare le proprie fotografie?Più che attrezzature specifiche, consi-glierei di fotografare molto: meno teoria e più pratica. Credo sia l’unico modo per migliorare davvero. Provare con amici e parenti, rubare ritratti tra la folla. Insom-ma, fotografare spesso e in diverse con-dizioni di luce. Sicuramente una focale fissa è indispen-sabile, ma un 50mm f/1.8 è già sufficien-te; se poi si ha la disponibilità economica per acquistare qualcosa di più luminoso tanto meglio, ma non è indispensabile. Molte delle fotografie che preferisco le ho scattate con una vecchia Canon Eos 400D, a dimostrazione che i risultati di-pendono solo in minima parte dall’at-trezzatura.

Quali fotocamere ed ottiche usi?Il corpo macchina che preferisco è la mia Eos 7D, con il quasi inseparabile 24-70mm f/2.8: quando posso portare con me una sola ottica, è questa che scel-go. Altri obiettivi che uso spesso sono il 50mm f/1.8 e il 10-22mm.Per la fotografia subacquea utilizzo una semplice Nikon compatta, che trovo ot-tima nel rapporto qualità/prezzo; ho al-cuni progetti subacquei che penso di ap-profondire in futuro, ma che richiederan-

no attrezzature professionali specifiche.Utilizzo spesso anche il mio smartphone quando le fotografie o i video non richie-dono un’elevata qualità, soprattutto in ambito sportivo per via della semplicità di utilizzo.

Colore, bianconero: hai preferenze? Decisamente il bianconero. Il tono mo-nocromatico rende l’immagine pulita, essenziale e allo stesso tempo ricca di sfumature. A mio parere il colore distrae e può rendere affascinante anche un’im-magine piatta, ma in modo un po’ “ruffia-no”. Ovviamente c’è chi può dire lo stesso del bianconero!“Pulire” un’immagine dal colore accresce il ruolo della luce, ponendo l’attenzione sulla resa plastica del soggetto. Il bianco-nero mi piace perché permette di dise-gnare con la luce, che è poi il significato di fotografare.

Come scegli l’inquadratura del sog-getto?È una domanda a cui non riesco a rispon-dere in modo preciso anche perché non credo esistano regole o modelli validi per ogni situazione. A volte faccio primissimi piani, a volte mezzi busti, a volte ancora taglio i volti a metà. Quello che è impor-tante, perché un ritratto sia efficace, è che il taglio dell’inquadratura, così come le altre scelte che definiscono la fotogra-fia, abbiano sempre un motivo. Un mo-tivo che deve essere comprensibile per l’osservatore.

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1. Non tagliare parti del volto come fron-te e mento, e non includerne altre se non per intero; se le mani o le braccia sono vicine al volto, attenzione a non tagliare dita o gomiti.

2. Mettere sempre a fuoco gli occhi del soggetto.

3. Cercare un’illuminazione che produca un riflesso di luce nell’iride: questo ren-derà più “vivo” lo sguardo.

4. Usare preferibilmente focali fisse, me-glio un 50mm.

5. Cercare un’illuminazione in grado di disegnare forme e lineamenti del viso, ma senza indurirli. Una luce avvolgen-te, riflessa o diffusa da un ombrello o da una tenda, è una delle migliori per il ritratto.

Ci puoi consigliare qualche ambien-tazione e qualche illuminazione inte-ressanti per iniziare a sperimentare la fotografia di ritratto?Le ambientazioni migliori per iniziare sono le più semplici: meno elementi oc-corre gestire, e più ci si concentra sul vol-to e sull’espressione del soggetto. Una tecnica è avvicinare il soggetto a una fonte di luce in modo che lo sfondo sia molto più scuro del volto: in questo modo si semplifica l’ambiente e si può lavorare esclusivamente sul volto.

Cosa è bene curare in ripresa, e cosa si può lasciare alla post-produzione?La post-produzione può migliorare mol-to un ritratto, ma questo vale per qualsi-asi fotografia. In ogni caso l’importante è non eccedere. Alcune fotocamere oggi permettono di scegliere impostazioni come la profon-dità di campo anche dopo aver scattato, ed esistono software per cambiare radi-calmente i lineamenti e le espressioni di un volto; quando si raggiungono questi livelli credo non si possa più parlare di

La foto è stata scattata in un pomeriggio di pioggia nei pressi del castello di Vignola,

una location molto affascinante soprattutto per l’illuminazione morbida che offre.

Questo è uno dei pochi casi in cui una ragazza alla sua prima esperienza di posa

sia riuscita ad interpretare in modo perfetto le mie richieste. Modella: Michela

>> Dati di scatto: 1/200s a f/2,8, ISO 800. Focale 110mm (equivalenti), su APS-C

fotografia, ma piuttosto di elaborazione fotografica. La fotografia si realizza con la luce, non con il computer!In ogni caso, gli interventi di post-pro-duzione su luci, ombre, contrasti e curve sono fondamentali per ottenere imma-gini più leggibili. Per quanto riguarda la conversione in bianconero delle fo-tografie a colori suggerisco l’utilizzo di software professionali dedicati; conviene evitare una conversione brutale in scala di grigi.

Cosa pensi dei workshop?Ho partecipato a pochi workshop perché purtroppo finiscono spesso per focaliz-zarsi sulla forma (la foto più nitida, la mo-della più brava a posare, la fotocamera più performante…) e poco sul contenu-to (confronto e scambio di punti di vista, significato delle scelte stilistiche, approc-cio progettuale…). Ho organizzato in passato, e ne organizzerò in futuro, dei semplici ritrovi fotografici aperti a tutti, in cui ci sia spazio sì per la forma, ma an-che per i contenuti.