Interpreti e personaggi Le vicende storiche variabili/Depliant MONACA... · Gertrude ed Egidio. ......

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Interpreti e personaggi Rosi Andreotti – Suor Virginia anziana Valter Mangiarotti – il padre Eleonora Rovelli - la madre / Caterina da Meda Ginevra Sala – il principino/Alma Francesca Luna Lamparelli/Martina Fumagalli– Marianna bambina Loredana Riva – Balia / Badessa Mara Gualandris – Marianna giovane Elena Mauri – educanda Clotilde Miriam Emili – educanda Agnese Karin Rossi – educanda Matilde/Lucia Liliana Colombo – suor Benedetta Diego Carozzi – il fratello / il paggio Elisabetta Gattei – una serva / suor Ottavia Maria Grazia Buttò – una serva/ Agnese Rudy Radaelli – Vicario / Frate guardiano Pierre Villa – Giampaolo Osio Dietro le quinte Assistenti alla regia - Anna Francesca Sapienza e Liliana Colombo Colonna sonora - Riccardo Ravasi Audio - Antonio Sarcone Luci - Giorgio Bonansea e Riccardo Ravasi Scenografie - Valter Mangiarotti Decorazione - Loredana Riva, Elisabetta Gattei e Dana Cantoni Costumi - Loredana Riva Sarte - Angela Airoldi, Luisa Colombini, Mariuccia Biffi, Mariangela Brambilla, Marilisa Maggioni, Mariarosa Pirovano, Emilia Rosada, Bruna Corbetta. Aiuto di scena: Sandro Colombo e Dana Cantoni Acconciature e aiuto tecnico – Flavio Fumagalli Le vicende storiche “Costui […] allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall’empietà dell’impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose” Con queste celebri parole il Manzoni ne “I Promessi Sposi” racconta l’inizio dell’amore clandestino tra Gertrude ed Egidio. Pochi sanno però che dietro il racconto manzoniano si celano le vicende realmente accadute tra Marianna, primogenita di Martino de Leyva, feudatario di Monza, e Giampaolo Osio, rampollo di una nota famiglia il cui palazzo confinava con il convento di S. Margherita e che documenti dell’epoca descrivono come “giovane, ricco ed amante di un ozio illimitato”. Divenuta monaca nel 1591 per imposizione paterna con il nome di Suor Virginia Maria, Marianna godrà di una posizione di assoluto prestigio e rispetto all’interno delle mura monastiche, tanto da essere chiamata La Signora. Assegnatole ben presto il ruolo di addetta alle putte secolari, ossia maestra delle educande, esercitava tra l’altro il ruolo di feudataria cittadina in assenza del padre, amministrando la giustizia nelle cause civili e penali. Il primo vero incontro tra i due futuri amanti avverrà proprio in occasione della causa intentata dalla famiglia de Leyva contro l’Osio, colpevole di aver ucciso il loro agente fiscale, tal Moltedo. Con questo assassinio l’Osio volle vendicarsi con Suor Virginia per aver allontanato dal convento Isabella Degli Ortensi, fanciulla con cui il giovane soleva intrattenersi nei pomeriggi estivi lanciandole frutti e fiori del suo orto. Mosso inizialmente forse più dalla sua scelleratezza che non da un sentimento d’amore, Giampaolo cominciò a corteggiare la giovane monaca. Suor Virginia tentò duramente di scacciare il pensiero di quell’uomo che le scriveva lettere appassionate, infliggendosi tra l’altro dolorose quanto inutili pene corporali. Nel corso della loro relazione, Marianna e Giampaolo ebbero due figli, il primo fu un maschietto che non sopravvisse al parto, la seconda una bambina cui venne dato il nome di Alma Francesca. Sembra che i due arrivarono ad amarsi profondamente, anche se il loro amore fu macchiato dal sangue degli omicidi commessi nel vano tentativo di preservare il loro segreto, primo fra tutti quello della conversa Caterina da Meda, che li minacciò di rivelare tutto al vicario in visita al convento; la medesima sorte subiranno poi un fabbro e uno speziale. Le voci oltrepassarono le barriere del convento e la notorietà dei protagonisti diede ancora più scalpore alla vicenda, spingendo le autorità ad emettere una sentenza esemplare. Giampaolo Osio verrà condannato alla forca, da cui riuscirà a scappare per essere poi assassinato pochi anni dopo; Suor Virginia verrà murata nel convento di S. Valeria a Milano, dove rimarrà segregata per oltre 13 anni con la sola compagnia del suo breviario; uscirà nel 1622 per grazia del Cardinale Borromeo. Nessuno può dire se gli anni di reclusione portarono Suor Virginia al pentimento, come ritenne all’epoca il Borromeo, che intrattenne con la prigioniera un costante epistolario, o se invece lei nel buio di quella stanza “larga tre braccia e lunga cinque” continuò ad amare Giampaolo.

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Interpreti e personaggi

Rosi Andreotti – Suor Virginia anziana Valter Mangiarotti – il padre Eleonora Rovelli - la madre / Caterina da Meda Ginevra Sala – il principino/Alma Francesca Luna Lamparelli/Martina Fumagalli– Marianna bambina Loredana Riva – Balia / Badessa Mara Gualandris – Marianna giovane Elena Mauri – educanda Clotilde Miriam Emili – educanda Agnese Karin Rossi – educanda Matilde/Lucia Liliana Colombo – suor Benedetta Diego Carozzi – il fratello / il paggio Elisabetta Gattei – una serva / suor Ottavia Maria Grazia Buttò – una serva/ Agnese Rudy Radaelli – Vicario / Frate guardiano Pierre Villa – Giampaolo Osio

Dietro le quinte

Assistenti alla regia - Anna Francesca Sapienza e Liliana Colombo Colonna sonora - Riccardo Ravasi Audio - Antonio Sarcone Luci - Giorgio Bonansea e Riccardo Ravasi Scenografie - Valter Mangiarotti Decorazione - Loredana Riva, Elisabetta Gattei e Dana Cantoni Costumi - Loredana Riva Sarte - Angela Airoldi, Luisa Colombini,  Mariuccia Biffi, Mariangela Brambilla, Marilisa Maggioni, Mariarosa Pirovano, Emilia Rosada, Bruna Corbetta. Aiuto di scena: Sandro Colombo e Dana Cantoni Acconciature e aiuto tecnico – Flavio Fumagalli

Le vicende storiche

“Costui […] allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall’empietà dell’impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose”

Con queste celebri parole il Manzoni ne “I Promessi Sposi” racconta l’inizio dell’amore clandestino tra Gertrude ed Egidio.

Pochi sanno però che dietro il racconto manzoniano si celano le vicende realmente accadute tra Marianna, primogenita di Martino de Leyva, feudatario di Monza, e Giampaolo Osio, rampollo di una nota famiglia il cui palazzo confinava con il convento di S. Margherita e che documenti dell’epoca descrivono come “giovane, ricco ed amante di un ozio illimitato”. Divenuta monaca nel 1591 per imposizione paterna con il nome di Suor Virginia Maria, Marianna godrà di una posizione di assoluto prestigio e rispetto all’interno delle mura monastiche, tanto da essere chiamata La Signora. Assegnatole ben presto il ruolo di addetta alle putte secolari, ossia maestra delle educande, esercitava tra l’altro il ruolo di feudataria cittadina in assenza del padre, amministrando la giustizia nelle cause civili e penali. Il primo vero incontro tra i due futuri amanti avverrà proprio in occasione della causa intentata dalla famiglia de Leyva contro l’Osio, colpevole di aver ucciso il loro agente fiscale, tal Moltedo. Con questo assassinio l’Osio volle vendicarsi con Suor Virginia per aver allontanato dal convento Isabella Degli Ortensi, fanciulla con cui il giovane soleva intrattenersi nei pomeriggi estivi lanciandole frutti e fiori del suo orto. Mosso inizialmente forse più dalla sua scelleratezza che non da un sentimento d’amore, Giampaolo cominciò a corteggiare la giovane monaca. Suor Virginia tentò duramente di scacciare il pensiero di quell’uomo che le scriveva lettere appassionate,

infliggendosi tra l’altro dolorose quanto inutili pene corporali. Nel corso della loro relazione, Marianna e Giampaolo ebbero due figli, il primo fu un maschietto che non sopravvisse al parto, la seconda una bambina cui venne dato il nome di Alma Francesca. Sembra che i due arrivarono ad amarsi profondamente, anche se il loro amore fu macchiato dal sangue degli omicidi commessi nel vano tentativo di preservare il loro segreto, primo fra tutti quello della conversa Caterina da Meda, che li minacciò di rivelare tutto al vicario in visita al convento; la medesima sorte subiranno poi un fabbro e uno speziale. Le voci oltrepassarono le barriere del convento e la notorietà dei protagonisti diede ancora più scalpore alla vicenda, spingendo le autorità ad emettere una sentenza esemplare. Giampaolo Osio verrà condannato alla forca, da cui riuscirà a scappare per essere poi assassinato pochi anni dopo; Suor Virginia verrà murata nel convento di S. Valeria a Milano, dove rimarrà segregata per oltre 13 anni con la sola compagnia del suo breviario; uscirà nel 1622 per grazia del Cardinale Borromeo. Nessuno può dire se gli anni di reclusione portarono Suor Virginia al pentimento, come ritenne all’epoca il Borromeo, che intrattenne con la prigioniera un costante epistolario, o se invece lei nel buio di quella stanza “larga tre braccia e lunga cinque” continuò ad amare Giampaolo.

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 Lo spettacolo

LA MONACA DI MONZA  

uno spettacolo di Mara Gualandris e Loredana Riva

regia di Loredana Riva

 

 

Una storia lombarda

 

 

Dopo anni la voce di Marianna de Leyva, Signora di Monza, rompe il silenzio, riemerge dalla polvere della prigionia per raccontare la sua verità. La stessa Marianna, sopravvissuta alle sue colpe, ci accompagna lungo le tappe della sua esistenza, sospesa tra l’accettazione della segregazione nel chiostro e il richiamo della sua natura passionale; la storia di una bimba vittima della sopraffazione paterna, forzata alla monacazione, e di una donna protagonista di uno scandalo. Lei, monaca indurita nell’animo, che intravede l’amore nel volto di un uomo scellerato, nelle sue parole assapora la vita e tra le sue braccia scopre la passione. Lui, che inizia a corteggiarla per sfidare la morale, ma che finirà per amarla sinceramente. E’ la vita che comincia a gridare, ma nella sacralità del convento, quell’impeto finirà per travolgerli, costringendoli a commettere i delitti più efferati, trascinandoli verso la tragedia. La storia prende il via dal personaggio manzoniano e dalla sua profondità psicologica, ma trae poi sviluppo dagli atti processuali della vicenda che sconvolse l’ambiente ecclesiastico milanese nei prima anni del ‘600. Costellata di tanti riferimenti ai luoghi del territorio lombardo, i cui nomi si riconoscono lungo tutto il testo, è una storia radicata nel nostro immaginario, una storia terribile e struggente, ma che, proprio per questo suo essere al limite, non smette di sedurci. Lo spettacolo vuole essere un omaggio al più grande classico della letteratura italiana e al suo autore, ma contemporaneamente nasce dal desiderio di raccontare una vicenda umana, la storia di una donna che quattro secoli fa sfidò le regole e ne pagò le conseguenze.  

 

La compagnia teatrale

LA SARABANDA

presenta  

 LA SARABANDA teatro

www.lasarabanda.com [email protected]