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Internazionale Lombardia News Sessant’anni del Trattato d Roma A cura del Dipartimento delle politiche europee e internazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia Speciale sessant’anni del Trattato di Roma Sessant'anni fa, a Roma, sono state gettate le basi dell'Europa così come la conosciamo oggi e ha avuto inizio il più lungo periodo di pace della storia europea. I Trattati di Roma hanno istituito un mercato comune nel quale le persone, i beni, i servizi e i capitali possono circolare liberamente e hanno creato presupposti di prosperità e stabilità per i cittadini europei. In occasione di questo anniversario, l'Europa guarda al passato con orgoglio e al futuro con speranza. Da 60 anni costruiamo un'Unione in grado di promuovere la cooperazione pacifica, il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza e la solidarietà tra le nazioni e i popoli europei. Ora sta a noi progettare per l'Europa un futuro migliore e condiviso.. Questo numero speciale della newsletter vuole rappresentare una “cassetta degli attrezzi essenziale” per comprendere da dove è partita quella che oggi chiamiamo Unione Europea, nata come Comunità, dove è oggi e quali sfide ha di fronte In questo speciale » L’integrazione europea: breve cronologia » Che cosa sono i Trattati di Roma » Da Roma a Lisbona: breve excursus sui Trattati UE » La Dichiarazione di Roma 2017: il testo » L’Europa che vogliamo: appello dei partner sociali europei » Dichiarazione di Roma: e dopo?

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Internazionale Lombardia News

Sessant’anni del Trattato d Roma

A cura del Dipartimento delle politiche europee e internazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia

Speciale sessant’anni del Trattato di Roma

Sessant'anni fa, a Roma, sono state gettate le basi dell'Europa così come la conosciamo oggi e ha avuto inizio il più lungo periodo di pace della storia europea. I Trattati di Roma hanno istituito un mercato comune nel quale le persone, i beni, i servizi e i capitali possono circolare liberamente e hanno creato presupposti di prosperità e stabilità per i cittadini europei.

In occasione di questo anniversario, l'Europa guarda al passato con orgoglio e al futuro con speranza. Da 60 anni costruiamo un'Unione in grado di promuovere la cooperazione pacifica, il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza e la solidarietà tra le nazioni e i popoli europei. Ora sta a noi progettare per l'Europa un futuro migliore e condiviso..

Questo numero speciale della newsletter vuole rappresentare una “cassetta degli attrezzi essenziale” per comprendere da dove è partita quella che oggi chiamiamo Unione Europea, nata come Comunità, dove è oggi e quali sfide ha di fronte

In questo speciale

» L’integrazione europea: breve cronologia

» Che cosa sono i Trattati di Roma

» Da Roma a Lisbona: breve excursus sui Trattati UE

» La Dichiarazione di Roma 2017: il testo

» L’Europa che vogliamo: appello dei partner sociali europei

» Dichiarazione di Roma: e dopo?

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L’integrazione europea: breve cronologia Prima del Trattato

1950 | 9 maggio Il ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, annuncia alla stampa

internazionale la proposta del suo governo di mettere in comune la produzione, la distribuzione

ed il commercio del carbone e dell’acciaio tra Francia e Germania, con la creazione di una

istituzione sovranazionale aperta agli altri Paesi.

1951 | 18 aprile Viene firmato a Parigi il Trattato che

istituisce la CECA, la Comunità Europea del Carbone e

dell’Acciaio. Gli Stati contraenti sono Francia,

Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.

L’Alta Autorità della CECA entra in funzione il 27

luglio 1952 con Jean Monnet come primo presidente.

1952: | 27 maggio A Parigi i sei fondatori della CECA

firmano il Trattato che istituisce la Comunità Europea

di Difesa (CED). Ha inizio il lungo e contrastato processo di ratifica da parte dei Parlamenti

nazionali.

1954 | 30 agosto L’Assemblea Nazionale francese boccia il Trattato per la creazione della

Comunità di Difesa.

1955 | 1 giugno A Messina i ministri degli Esteri dei sei Paesi della CECA decidono di rilanciare il

processo di integrazione, con l’obiettivo di creare un’unione economica ed un organismo comune

per lo sviluppo dell’energia atomica.

Da Roma 1957 a Roma 2017: cinquant’anni di storia UE

1957 | 25 marzo A Roma vengono firmati i Trattati che istituiscono la Comunità Economica

Europea (CEE o Mercato Comune) e la Comunità Europea per l’Energia Atomica (Euratom) che

entrano in vigore il primo gennaio 1958.

1973 | 1 gennaio Primo allargamento della Comunità: entrano Danimarca, Irlanda e Regno Unito.

1974 | 25 aprile La “rivoluzione dei garofani” rovescia senza violenza il Regime fascista di Salazar

in Portogallo, al potere dal 1933.

1981 | 1 gennaio La Grecia entra nella Comunità come decimo Stato membro.

1985 | 14 giugno A Schengen, Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi concludono

l’accordo sulla graduale abolizione delle frontiere.

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1986 | 1 gennaio Nasce l’Europa a 12: entrano a far parte della Comunità la Spagna e il Portogallo.

1989 | 9 novembre Cade il muro di Berlino.

1990 | 3 ottobre Riunificazione della Germania.

1991 | In primavera inizia il processo di

disgregazione della Jugoslavia che, dopo anni di

sanguinose guerre, determinerà la costituzione di

sette nuovi Stati.

26 dicembre L’URSS viene ufficialmente sciolta.

Prende avvio la dissoluzione del blocco sovietico e

degli stati europei soggetti alla sua influenza, i quali intraprendono un lento cammino di

democratizzazione.

1992 | 7 febbraio I ministri degli Esteri degli Stati membri firmano il Trattato di Maastricht

sull’Unione Europea.

1995 | 1 gennaio L’Austria, la Svezia e la Finlandia entrano nell’Unione.

2000 | 23-24 marzo Al Consiglio Europeo straordinario di Lisbona si lancia la cosiddetta “Strategia

di Lisbona” il cui obiettivo è fare dell’economia europea l’economia della conoscenza più dinamica

e competitiva del mondo entro il 2010. Nel 2010, la Strategia di Lisbona sarà seguita dalla Strategia

”Europa 2020”.

7-11 dicembre Al Consiglio europeo di Nizza si affrontano i temi di riforma istituzionale ed

allargamento dell’Unione e si proclama la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che

però non farà parte integrante del Trattato di Nizza mentre sarà parte integrante del Trattato di

Lisbona.

2001 | 11 settembre Un attacco terroristico colpisce gli Stati

Uniti.

11 dicembre La Cina entra nel WTO.

2002 |1 gennaio Entra in circolazione l’euro, la Moneta Unica

Europea.

2003 | 21 giugno Al Consiglio europeo di Salonicco viene

presentato il progetto di Costituzione per l’Europa, iter che verrà poi bloccato dall’esito

referendario in Francia e Paesi Bassi.

2004 | 11 marzo Una serie di attentati terroristici di matrice islamica fondamentalista colpisce

Madrid.

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1 maggio Allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi membri: Cipro, Repubblica Ceca,

Slovacchia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovenia.

2007 | 1 gennaio Ingresso nell’UE di Romania, Bulgaria.

23-24 luglio Inizia la conferenza intergovernativa incaricata di redigere il testo del nuovo Trattato

europeo, su cui è stato trovato un accordo fra i Ventisette nel giugno, nel corso dell’ultimo

Consiglio europeo sotto presidenza tedesca. Il Trattato verrà approvato ufficialmente in ottobre

a Lisbona.

2008 | 15 settembre La banca di affari statunitense Lehmann Brothers fallisce. E’ la convenzionale

data di inizio del vortice recessivo che tuttora investe le economie avanzate.

2009 | 1 dicembre Entra in vigore il Trattato di

Lisbona in sostituzione al progetto di Costituzione.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea

(proclamata a Nizza nel 2000) assume da quella data

il medesimo valore dei Trattati.

2010 | 23 aprile Il governo greco chiede alla UE un

prestito consistente per sollevarsi dalla crisi

economica che attanaglia il Paese. È l’evento iniziale più significativo di una crisi che tuttora

colpisce anche altri Paesi UE.

18 dicembre Il Tunisino Mohamed Bouazizi si dà fuoco in seguito a maltrattamenti subiti da parte

della polizia, È l’inizio della Rivoluzione dei gelsomini. E, su scala più ampia delle primavere arabe,

mobilitazioni popolari per la democrazia nei Paesi arabi.

2011 | 1 gennaio Viene costituito il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAS), ovvero il servizio

diplomatico dell’Unione, istituito nel 2009 dal Trattato di Lisbona.

Marzo Inizia la guerra civile in Siria tra i sostenitori del presidente Bashar Al Assad e i suoi

oppositori che chiedono il rispetto delle regole democratiche.

2013 | 26 giugno Entra in vigore nell’Unione il

Regolamento di Dublino che stabilisce che le

domande d’asilo politico vengano esaminate dagli

Stati in cui vengono presentate dai richiedenti.

1 luglio La Croazia entra nella UE. I Paesi sono 28.

8 luglio Hanno inizio i negoziati UE-USA sul

cosiddetto TTIP, il Trattato transatlantico sul

commercio e gli investimenti.

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3 ottobre Strage al largo delle coste di Lampedusa. Muoiono 366 migranti che stavano cercando

di raggiungere l’Europa. Sono persone in fuga dai Paesi in guerra o minacciati dal fondamentalismo

islamico molti altri cercheranno di arrivare in Europa per mare o per terra (rotta dei Balcani).

2014 | maggio: Elezioni Parlamento europeo Tra giugno e agosto viene proclamato lo Stato

Islamico (IS) nel territorio di confine tra Siria e Iraq, nei mesi successivi l’IS conquisterà terreno nei

due Paesi, si estenderà sino alla Libia e stringerà una pericolosa alleanza con il movimento

integralista Boho Haram.

1 novembre Jean-Claude Junker viene eletto Presidente della Commissione europea. Per la prima

volta la nomina del presidente è diretta conseguenza dell’esito elettorale: gli schieramenti in

campo, infatti, ne avevano indicato il nome. I capi di Stato e di governo tengono conto delle

indicazioni, come previsto dal Trattato di Lisbona.

2015 | 7 gennaio La redazione del settimanale satirico francese Charlie Hedbò è oggetto di un

attentato rivendicato dallo Stato Islamico, altri attentati colpiranno poi ancora Parigi nel

novembre dello stesso anno e Bruxelles nel marzo 2016. La democrazia europea si confronta con

il terrorismo internazionale.

2016 | Gennaio In risposta all’emergenza

migratoria, alcuni Paesi reintroducono i controlli

alle frontiere.

18 febbraio Dopo avere negoziato con il Consiglio

europeo uno status speciale per la Gran Bretagna,

il governo britannico indice un referendum sulla

permanenza nella UE.

18 marzo Il Consiglio europeo raggiunge un

accordo con la Turchia per la gestione e l’arresto del flusso di profughi principalmente in fuga da

zone di guerra del Medio Oriente.

22 marzo Attentati di Bruxelles, ad essere colpiti sono l’aeroporto e una fermata della

metropolitana non distante dalle sedi istituzionali.

23 giugno Referendum britannico (Brexit) in favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE.

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Che cosa sono i Trattati di Roma I Trattati di Roma sono due, e istituiscono

rispettivamente la Comunità economica europea (CEE) e

la Comunità europea dell’energia atomica (CEEA). Il più

importante è il primo: come suggerisce il nome, questo

nuovo organismo avrebbe avuto un ruolo

prevalentemente economico, e serviva a promuovere

una crescita stabile e duratura dei Paesi che vi avevano

aderito attraverso la formazione del mercato comune e l’armonizzazione delle leggi economiche

statali. Il provvedimento più importante previsto nel Trattato fu l’eliminazione dei dazi doganali

fra gli stati membri, cosa che consentì la creazione del cosiddetto “mercato unico” e fu la base per

la successiva unità politica. Il Trattato, considerato ancora oggi

una delle “colonne” della legislazione europea, fu poi

modificato una prima volta dopo il Trattato di Maastricht del

1992 (Trattato che istituisce la Comunità europea) e una

seconda dopo il Trattato di Lisbona del 2007, quando è stato

rinominato col nome attuale di Trattato sul funzionamento

dell’Unione Europea.

Il secondo Trattato aveva invece come scopo quello di coordinare i programmi di ricerca degli Stati

membri relativi all’energia nucleare e assicurare che venisse usata per scopi pacifici: fu firmato

dagli stessi stati che firmarono il primo ed è ancora vigente.

Da Roma a Lisbona: breve excursus sui Trattati

UE Atto Unico Europeo

Firma : 17 febbraio 1986 (Lussemburgo) / 28 febbraio 1986

(L'Aia)

Entrata in vigore: 1° luglio 1987

Finalità: riformare le istituzioni per preparare l'adesione di

Portogallo e Spagna e accelerare il processo decisionale in vista

della realizzazione del mercato unico.

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Principali novità: estensione del voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio (rendendo

più difficile per un singolo paese opporre il veto ad una proposta legislativa), creazione delle

procedure di cooperazione e di parere conforme, che accrescono l'influenza del Parlamento.

Trattato di Mahastricht

Firma: 7 febbraio 1992

Entrata in vigore: 1° novembre 1993

Finalità: preparare la creazione dell'Unione monetaria

europea e gettare le basi per un'unione politica (cittadinanza,

politica estera comune, affari interni).

Principali novità: istituzione dell'Unione europea e introduzione della procedura di codecisione,

che conferisce al Parlamento maggiori poteri nel processo decisionale. Nuove forme di

cooperazione tra i governi dell'UE, ad esempio in materia di difesa, giustizia e affari interni.

Trattato di Amsterdam

Firma: 2 ottobre 1997

Entrata in vigore: 1° maggio 1999

Finalità: riformare le istituzioni europee in vista

dell'adesione di nuovi Paesi membri.

Principali novità: modifica, rinumerazione e

consolidamento dei Trattati UE e CEE. Processo decisionale più trasparente (più ampio ricorso

alla procedura legislativa ordinaria).

Trattato di Nizza

Firma:26 febbraio 2001

Entrata in vigore : 1° febbraio 2003

Finalità: riformare le istituzioni europee per consentire all'UE di funzionare in maniera efficiente

dopo l'allargamento a 25 Paesi membri.

Principali novità: metodi per modificare la composizione della Commissione e ridefinizione del

sistema di voto in seno al Consiglio.

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L’occasione mancata: La Costituzione Europea

Progetto di Trattato costituzionale dell’Unione

Europea (UE), che si proponeva di modificare la

struttura istituzionale comunitaria, al fine di

semplificare il processo decisionale e conferire

all’UE e alle sue istituzioni maggiori poteri.

Predisposto da una Convenzione sul futuro

dell’Europa, istituita nel dicembre 2001 con la Dichiarazione di Laeken, il primo progetto veniva

approvato nel giugno 2003, a Bruxelles; la Conferenza intergovernativa del giugno 2004

approvava poi una versione consolidata provvisoria, denominata “Trattato che adotta una

Costituzione per l’Europa”, che i capi di Stato o di governo degli allora 25 Paesi membri dell’UE e i

loro ministri degli esteri firmavano il 29 ottobre 2004, a Roma. A tale progetto si fa generalmente

riferimento come “Costituzione europea”.

Successivamente, però, il Trattato veniva ratificato solo da 18 Paesi (tra cui l’Italia) su un numero

totale di 27 Stati membri. In particolare, i referendum sulla ratifica del Trattato-Costituzione

svoltisi in Francia il 29 maggio 2005 e nei Paesi Bassi il 1° giugno dello stesso anno avevano esito

negativo, mentre il 6 giugno il Regno Unito decideva a sua volta di sospendere il processo di

ratifica a tempo indefinito e altri Paesi membri dichiaravano l’esistenza di vari ostacoli alla ratifica.

Ne seguiva la decisione del Consiglio europeo del 21-22 giugno 2007 di abbandonare il progetto

di Trattato-Costituzione, che avrebbe dovuto sostituire, unificandoli, il Trattato di Maastricht

sull’Unione Europea e il Trattato sulla Comunità Europea, e di limitarsi alla revisione di questi

ultimi.

Trattato di Lisbona:

Firma: 13 dicembre 2007

Entrata in vigore: 1° dicembre 2009

Finalità: rendere l'UE più democratica,

efficiente e preparata per affrontare i

problemi di portata mondiale, come il

cambiamento climatico, parlando con un'unica voce.

Principali novità: maggiori poteri per il Parlamento europeo, modifica delle procedure di voto del

Consiglio, iniziativa dei cittadini , un presidente permanente del Consiglio europeo, l'istituzione di

un alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e di un servizio diplomatico dell'UE.

Il Trattato di Lisbona definisce chiaramente:

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- le competenze dell'UE

- le competenze dei Paesi membri

- le competenze condivise.

La Dichiarazione di Roma 2017: il testo Noi, i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni

dell’UE, siamo orgogliosi dei risultati raggiunti

dall’Unione europea: la costruzione dell’unità

europea è un’impresa coraggiosa e lungimirante.

Sessanta anni fa, superando la tragedia di due

conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di

ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo

creato un’Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà,

democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può

vantare livelli senza pari di protezione sociale e Welfare.

L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che

l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in

tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche

divisioni.

L’Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello mondiale che al suo interno:

conflitti regionali, terrorismo, pressioni migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze

sociali ed economiche. Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido

mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità.

Renderemo l’Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità e una solidarietà

ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni. L’unità è sia una necessità che una nostra

libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali.

Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di

influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni.

Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se

necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione,

come abbiamo fatto in passato, in linea con i Trattati e

lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi

successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile.

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Per il prossimo decennio vogliamo un’Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e

socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di svolgere un ruolo chiave nel mondo

e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo un’Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità

di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica. Vogliamo un’Unione che resti aperta a quei

Paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli.

In questi tempi di cambiamenti, e consapevoli delle preoccupazioni dei nostri cittadini, sosteniamo

il programma di Roma e ci impegniamo ad adoperarci per realizzare:

Un’Europa sicura: un’Unione in cui tutti i cittadini si sentano sicuri e possano spostarsi liberamente,

in cui le frontiere esterne siano protette, con una politica migratoria efficace, responsabile e

sostenibile, nel rispetto delle norme internazionali; un’Europa determinata a combattere il

terrorismo e la criminalità organizzata.

Un’Europa prospera e sostenibile: un’Unione che generi crescita e occupazione; un’Unione in cui

un mercato unico forte, connesso e in espansione, che faccia proprie le evoluzioni tecnologiche, e

una moneta unica stabile e ancora più forte creino opportunità di crescita, coesione, competitività,

innovazione e scambio, in particolare per le piccole e medie imprese; un’Unione che promuova una

crescita sostenuta e sostenibile attraverso gli investimenti e le riforme strutturali e che si adoperi

per il completamento dell’Unione economica e monetaria; un’Unione in cui le economie

convergano; un’Unione in cui l’energia sia sicura e conveniente e l’ambiente pulito e protetto.

Un’Europa sociale: un’Unione che, sulla base di

una crescita sostenibile, favorisca il progresso

economico e sociale, nonché la coesione e la

convergenza, difendendo nel contempo

l’integrità del mercato interno; un’Unione che

tenga conto della diversità dei sistemi nazionali

e del ruolo fondamentale delle parti sociali;

un’Unione che promuova la parità tra donne e

uomini e diritti e pari opportunità per tutti;

un’Unione che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà;

un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare

un lavoro in tutto il continente; un’Unione che preservi il nostro patrimonio culturale e promuova

la diversità culturale.

Un’Europa più forte sulla scena mondiale: un’Unione che sviluppi ulteriormente i partenariati

esistenti e al tempo stesso ne crei di nuovi e promuova la stabilità e la prosperità nel suo

immediato vicinato a est e a sud, ma anche in Medio Oriente e in tutta l’Africa e nel mondo;

un’Unione pronta ad assumersi maggiori responsabilità e a contribuire alla creazione di

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un’industria della difesa più competitiva e integrata; un’Unione impegnata a rafforzare la propria

sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e complementarità con l’Organizzazione del

Trattato del Nord Atlantico, tenendo conto degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali;

un’Unione attiva in seno alle Nazioni Unite che difenda un sistema multilaterale disciplinato da

regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti dei propri cittadini, che

promuova un commercio libero ed equo e una politica climatica globale positiva.

Perseguiremo questi obiettivi, fermi nella convinzione che il futuro dell’Europa è nelle nostre mani

e che l’Unione europea è il migliore strumento per conseguire i nostri obiettivi. Ci impegniamo a

dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con i

parlamenti nazionali. Collaboreremo a livello di Unione europea, nazionale, regionale o locale per

fare davvero la differenza, in uno spirito di fiducia e di leale cooperazione, sia tra gli Stati membri

che tra di essi e le istituzioni dell’UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Lasceremo ai diversi

livelli decisionali sufficiente margine di manovra per rafforzare il potenziale di innovazione e

crescita dell’Europa. Vogliamo che l’Unione sia grande sulle grandi questioni e piccola

sulle piccole. Promuoveremo un processo decisionale democratico, efficace e trasparente, e

risultati migliori.

Noi leader, lavorando insieme nell’ambito del Consiglio europeo e tra le istituzioni, faremo sì che

il programma di oggi sia attuato e divenga così la realtà di domani. Ci siamo uniti per un buon fine.

L’Europa è il nostro futuro comune.

L’Europa che vogliamo: appello dei partner

sociali europei Le celebrazioni del sessantesimo

anniversario del Trattato di Roma

costituiscono un’opportunità

importante per fare il punto su ciò

che l’Europa ha già raggiunto e sul

cammino che deve ancora

percorrere al fine di offrire a

ciascuno un avvenire prospero e

sostenibile.

É questa opportunità che

chiediamo a voi, leader europei:

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facciamo appello a voi perché diate prova di leadership, visione e coraggio, per mettere l’Europa

sulla rotta di un avvenire sostenibile in cui i diritti di tutti i cittadini siano una realtà.

Non possiamo certo non apprezzare ciò che l’Europa è diventata dal 1957 a oggi, Eravamo un

manipolo di nazioni determinate a sollevarci dalle ceneri della Seconda Guerra mondiale e ad

avanzare verso un avvenire comune e pacifico. Oggi l’Unione Europea è l’iniziativa di pace più

importante e più riuscita dei nostri tempi; un territorio sul quale gli europei possono misurare la

ricchezza delle loro diversità culturali e la forza dei loro valori e delle loro aspirazioni comuni, in

una quotidianità di stabilità, pace e sicurezza, migliori che in molte altre regioni del mondo.

Ma non possiamo permetterci di essere soddisfatti, molto resta da fare per costruire un mondo

sostenibile per le generazioni presenti e future. Anche se molti progressi sono stati compiuti, le

promesse degli inizi non sono state mantenute e siamo entrati in un’era in cui i valori che

rappresentano l‘essenza stessa dell’Europa – democrazia e partecipazione, uguaglianza e giustizia

sociale, solidarietà e sostenibilità, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti dell’uomo sono

minacciati. Molti cittadini si interrogano sulle ragioni per cui si è parte dell’Unione Europea, sulla

legittimità dei governi e delle politiche dominanti e sulla capacità delle strutture di governance

esistenti di rispondere alle sfide più urgenti a cui è chiamata la società. Si tratta di una perdita di

fiducia verso le istituzioni pubbliche.

In questi tempi incerti i cittadini europei chiedono che sia data più attenzione (non meno !) ai valori

europei essenziali. Aspirano a un benessere economico, sociale e ambientale. Il benessere

economico prende la forma della prosperità per tutti e di una redistribuzione della ricchezza. Il

benessere sociale per tutti è sostenuto da servizi di qualità accessibili e dal rafforzamento del

tessuto sociale che ci unisce. Il benessere ambientale deriva da un contesto sano e propizio a tutte

le forme di vita, capace di proteggere la purezza dell’acqua e dell’aria.

Facciamo quindi appello a voi perché rinunciate a un modello economico che ha aumentato le

diseguaglianze e perché investiate in un’economia sociale di mercato che porti del bene a tutti i

cittadini, di fronte a livelli di povertà ed esclusione sociale inaccettabili, dobbiamo ritornare a

politiche economiche più inclusive che garantiscano che la prosperità dell’Europa sia condivisa

senza nuocere al Pianeta.

Facciamo appello a voi perché sosteniate i valori fondamentali e perché investiate

nell’occupazione e nell’educazione, sulla base di una riflessione critica, al fine di difendere le

nostre società aperte e democratiche e di rispondere al sentimento di insicurezza che prova un

gran numero di cittadini. Facciamo appello a voi perché vigiliate sulla piena implementazione e sul

rispetto dell’uguaglianza di genere, sui diritti umani, sulla libertà di religione, sulla democrazia e

sullo stato di diritto sia a a livello europeo sia a livello nazionale.

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Vogliamo un’Europa più accogliente in cui il contributo di ciascuno sia benvenuto e che riconosca

che la migrazione è un punto di forza e non un flagello sella società.

L’Europa deve giocare il suo ruolo per fronteggiare le sfide mondiali. Il cambiamento climatico in

particolare è un rischio esistenziale per l’umanità e deve essere combattuto non soltanto per

ragioni ambientali ma anche per prevenire la diffusione dei conflitti e della fame e per arginare le

migrazioni forzate.

Richiamando il nostro appello del settembre 2016 in favore di “Una nuova Europa per le persone,

il pianeta e la prosperità per tutti” cogliamo l’opportunità del sessantesimo anniversario del

Trattato di Roma per riaffermare la nostra fiducia nell’integrazione europea e per presentare

alcune proposte concrete ai capi di Stato e di governo dell’UE nel momento in cui riflettono sul

futuro dell’Europa.

Uniti chiediamo:

Un’Europa che sostiene e protegge i

diritti civili, politici, sociali, economici e

culturali e che, anche oltre i propri

confini, aiuta le persone a far valere i

loro diritti.

L’attuazione dell’Agenda 2030, collocando gli obiettivi di sviluppo sostenibile e i principi che li

accompagnano al cuore dell’elaborazione delle politiche europee e nazionali.

La piena implementazione dell’Accordo di Parigi, rafforzando l’efficienza energetica e accelerando

la transizione giusta e sostenibile verso energie sostenibili, pulite e accessibili al fine di contenere

il surriscaldamento climatico ben al di sotto dei 2 gradi.

Il rafforzamento della nostra democrazia rappresentativa e partecipativa, riservano uno spazio

distinto per la partecipazione dei cittadini, permettendo altresì a una nuova società civile di fiorire.

Il rafforzamento dell’educazione come responsabilità pubblica che offra a tutti un apprendimento

permanente con l’obiettivo di sviluppare cittadinanza attiva, spirito critico, inclusione sociale e

sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile e ai diritti dell’uomo.

Una transizione giusta del modello economico attuale verso un’economia moderna, dinamica,

verde e socialmente giusta in cui il capitale umano e il capitale naturale vengano valorizzati.

Un modello sociale europeo che protegga pienamente i lavoratori, i consumatori e le persone che

vivono nell’UE riducendo il divario tra ricchi e poveri, la povertà e l’esclusione sociale.

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Un’Unione europea dotata di un pilastro di diritti sociali che garantisca qualità dell’occupazione e

giusta retribuzione, che affronti le questioni della disparità di genere e di qualsiasi forma di

discriminazione.

Di fronte a un mondo che cambia più velocemente che mai l’unità e la solidarietà europea sono

importanti come lo erano sessant’anni fa, La solidarietà ci ha unito ed è ancora oggi la sola strada

da seguire. Nessuna delle attuali sfide può essere affrontata da una sola nazione o da un solo

gruppo di persone.

Tuttavia è urgente che l’Unione Europa e le sue istituzioni si rimettano in contatto con la realtà,

con i sogni e con le speranze dei cittadini se si vuole che gli obiettivi vengano raggiunti. Ora o mai

più ! É il momento di ripensare la direzione in cui ci impegniamo a costruire sui nostri successi e di

porre le basi per i prossimi 60 anni di integrazione europea.

Ci aspettiamo che abbiate il coraggio e la visione di guidare la transizione verso l’Europa giusta,

sostenibile, democratica e inclusiva. Ci aspettiamo che ascoltiate i cittadini d’Europa e che cogliate

l’occasione per impegnarvi insieme per un avvenire migliore.

Dichiarazione di Roma: e dopo?

Di Franco Chittolina, Presidente APICE

La “Dichiarazione di Roma”, sottoscritta

all’unanimità dai Ventisette Capi di Stato

e di governo dell’UE, il 25 marzo 2017,

non è la prima nella storia dell’Unione

Europea, ma potrebbe contribuire ad

infletterne il futuro. Dieci anni fa una

Dichiarazione analoga venne adottata a

Berlino, all’indomani del grande

allargamento dell’UE e giusto alla vigilia dell’esplosione della crisi finanziaria, e poi economica e

sociale, che dura ancora oggi.

Da quel lontano 2007 molte cose sono cambiate nel mondo e in Europa. La globalizzazione ha

modificato economia e commerci, mutato il quadro geopolitico mondiale con l’emersione di nuovi

e vecchi attori in un mondo multipolare. Sono cresciute Cina e India, dopo l’era Obama gli USA

hanno svoltato verso approdi difficilmente prevedibili e la Russia è tornata in gioco e preme sulle

frontiere dell’Unione Europea ai cui confini soffiano venti di guerra e conflitti vivi sotto le ceneri.

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L’UE, avviata da anni alla ricerca di una pacifica convivenza multiculturale, stenta a dare una

risposta coordinata a importanti flussi migratori che hanno contribuito ad alimentare movimenti

nazional-populisti, ostili al processo di integrazione comunitaria in nome di un’esasperata e

presunta “sovranità nazionale”, in particolare nei Paesi entrati recentemente a far parte dell’UE.

Viviamo in un mondo turbolento e in un’Europa impaurita, irriconoscibile rispetto a quella di dieci

anni fa, molto diversa da quella coraggiosa di sessant’anni fa, limitata a soli sei Paesi, ma

determinati a rialzarsi dalle macerie lasciate dalla Seconda guerra mondiale.

La Dichiarazione firmata a Roma il 25 marzo si colloca in tutt’altro contesto e lo si vede già a una

prima lettura. Risultato di faticosi negoziati, scritta nella lingua dei diplomatici non dirà molto ai

popoli europei che si aspettavano più determinazione e coraggio, ma non è nemmeno priva di

messaggi utili per proseguire sulla strada dell’integrazione. Lo rivela il passaggio centrale:

“Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo

nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i Trattati e lasciando la porta

aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e

indivisibile”. C’è qualcosa di acrobatico in queste parole che saranno diversamente interpretate,

ma che già dicono chiaramente alcune cose: chi vorrà proseguire più rapidamente verso

l’integrazione potrà associarsi in “cooperazioni rafforzate”; qualcuno probabilmente ne resterà

fuori ma potrà rientrare nel rispetto dei Trattati esistenti, senza escludere che un nuovo Trattato

possa consolidare l’Unione a più velocità che potrebbe risultarne. E’ stata tracciata una nuova linea

evolutiva, che aveva già dato buoni risultati in passato, da seguire nei prossimi dieci anni ma da

avviare fin da subito inaugurando, come auspicato dal Presidente Mattarella, una fase costituente,

come si sarebbe augurato anche Altiero Spinelli.

Ma subito non vuole dire domani. Non solo per i tempi lenti della politica e quelli, anche più lenti,

delle burocrazie nazionali ed europee. Bisogna prima passare due esami importanti: uno ad alto

rischio, come le elezioni presidenziali

francesi fra un mese e l’altro, non meno

decisivo, come le elezioni federali tedesche

in autunno.

Il risultato delle recenti elezioni olandesi è

stato beneaugurante, ma non deve illudere

perché i nazional-populismi sono più vivi che

mai; la vigilia elettorale francese lascia

sperare che a guidare Francia e Germania

siano leader europeisti convinti, come lo

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sono entrambi i candidati nella competizione tedesca, Martin Schulz e Angela Merkel, pur con

visioni politiche diverse.

Sarebbe importante che, all’indomani della svolta attesa per l’UE in autunno, l’Italia esca dalle

prossime elezioni con risultati che consentano di governare il Paese, rilanciarne la crescita,

risanarne le finanze e tornare a contare nella nuova Europa.

Per approfondimenti, commenti, testimonianze e documentazione degli eventi visita il sito

https://europa.eu/european-union/eu60_it

Redazione:Marina Marchisio, Miriam Ferrari, Paola Bordi, Luis Lageder, Fiorella Morelli

FNP – Lombardia Associazione per l’incontro

delle culture in Europa (APICE)