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INSEGNAMENTO DI GEOGRAFIA LEZIONE IV “FORZE ENDOGENE E FORZE ESOGENEPROF. EMILIA SARNO

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GGEEOOGGRRAAFFIIAA

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““FFOORRZZEE EENNDDOOGGEENNEE EE FFOORRZZEE EESSOOGGEENNEE””

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Università Telematica Pegaso Forze endogene e forze esogene

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

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Indice

1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3

2 L’UNIVERSO E LA TERRA ------------------------------------------------------------------------------------------------ 4

3 LA COSTITUZIONE DELLA TERRA E LA SUA CONFIGURAZIONE ---------------------------------------- 5

4 LE STORIA DELLA TERRA E LE ROCCE ---------------------------------------------------------------------------- 7

5 FORZE ENDOGENE --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9

5.1. I VULCANI -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11 5.2. I TERREMOTI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13

6 LE FORZE ESOGENE ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 14

6.1. ALTERAZIONE ESERCITATA DALL’ARIA ---------------------------------------------------------------------------------- 14 6.2. LE ACQUE SELVAGGE E L’EROSIONE DEL SUOLO ----------------------------------------------------------------------- 14 6.3. I GHIACCIAI E LA MORFOLOGIA GLACIALE ------------------------------------------------------------------------------- 16 6.4. L’AZIONE DEL MARE E LA MORFOLOGIA COSTIERA -------------------------------------------------------------------- 16 6.5. L’AZIONE EOLICA ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17 6.6. LA MORFOLOGIA CARSICA ------------------------------------------------------------------------------------------------- 18

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 19

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1 Premessa

Questa lezione tratterà delle caratteristiche geo-fisiche della terra sia dal punto di vista

endogeno, sia esogeno. Per questi motivi nella prima parte si esaminano la struttura della terra e i

relativi fenomeni come il movimento dei continenti, i vulcani e i terremoti. Nella seconda parte

invece si esaminano le forze esogene e quindi i fattori che modellano e modificano la superficie

terrestre.

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2 L’universo e la terra

La terra è uno degli innumerevoli astri o corpi celesti che costituiscono l’universo. Gli astri

si dividono in stelle, pianeti, satelliti. Le stelle mantengono sempre la stessa posizione e emettono

luce propria. I pianeti sono corpi di forma sferica che risultano illuminati da altre stelle intorno alle

quali descrivono giri regolari. La terra è illuminata dal sole e compie giri intorno ad esso. I satelliti

si muovono intorno ad un pianeta e riflettono sempre la luce di una stella. Oltre alle stelle, ai pianeti

e ai satelliti esistono corpi minori come le comete, le stelle cadenti o i meteoriti.

Il sole con i nove pianeti – Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Uranio, Nettuno,

Plutone - costituisce il sistema solare.

La terra ha una forma irregolare e non è propriamente sferica perché appiattita ai poli e ha una

forma che si avvicina a quella dell’ellissoide di rotazione1. Compie diversi movimenti, ma i

principali sono quello di rotazione per cui la Terra gira intorno a sé stessa e quello di rivoluzione

per cui gira intorno al sole2, e quello conico dell’asse, detto di precessione degli equinozi. Per

compiere la rotazione su sé stessa la terra impiega un giorno; il movimento intorno al sole richiede

un anno intero (365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 9 secondi). In relazione ai movimenti della terra è stato

definito il calendario e la terra è stata divisa in 24 fusi orari che corrispondono ad altrettante zone

della terra; ogni fuso e quindi ogni zona adottano la stessa ora convenzionale.

1Questo aspetto influisce anche sulla cartografia. Si veda l’opuscolo La cartografia: concetti basilari.

2 Un terzo movimento è dovuto all’inclinazione dell’asse e è la causa delle precessione degli equinozi; la precessione

(cioè l’anticipo) fa anticipare le stagioni e gli equinozi nell’anno in corso rispetto al precedente. Si definiscono equinozi

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3 La costituzione della terra e la sua configurazione

L’interno della Terra è ancora parzialmente sconosciuto, benché si effettuino studi e analisi

geofisiche. Si ritiene che la terra sia così costituita (fig. 1):

crosta terrestre

mantello

nucleo esterno

nucleo interno.

La crosta terrestre è la parte più esterna ed è formata da diversi tipi di rocce. Il mantello è la parte

più consistente, infatti rappresenta i due terzi del suo peso. Esso si divide in litosfera (parte rigida),

astenosfera (parte magmatica) e mesosfera (parte ancora rigida).

Sotto il mantello si trova il nucleo esterno che è allo stato liquido. La parte più interna della terra è

il nucleo interno, una massa presumibilmente solida e densa.

La superficie terrestre consiste di terre emerse e mari, così suddivise 3/10 le terre emerse, 7/10 le

acque. Nella distribuzione geografica delle terre emerse si possono individuare masse principali,

denominate continenti. I continenti sono3 (fig. 2):

il Continente Antico, composto dall’Asia, dall’Europa e dall’Africa;

il continente nuovo composto dall’America Settentrionale, Centrale, Meridionale, scoperto

alla fine del Quattrocento;

il continente Nuovissimo, o Australia, scoperto agli inizi del Seicento;

il continente Antartico o Antartide, scoperto nell’Ottocento e esplorato nel Novecento.

E’ bene precisare che i continenti geograficamente sono quattro, tenendo conto che continente

significa appunto terra emersa, mentre le parti del mondo sono sette:

Europa, Asia, Africa, America Settentrionale, America Meridionale, Oceania, Antartide.

Le terre emerse hanno anche una configurazione verticale, cioè le forme del rilievo. Il rilievo si

misura dal livello medio del mare. Le grandi forme del rilievo sono la montagna, la collina, la

pianura e l’altopiano.

i due istanti nel corso dell’anno in cui il Sole si trova perpendicolare all’equatore e la separazione tra la zona illuminata

e la zona in ombra della Terra passa per i poli. 3 Si segue in questo caso la suddivisione più consolidata.

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Figura 1 La struttura della terra

Figura 2 La distribuzione delle terre emerse

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4 Le storia della Terra e le rocce

La terra si è venuta formando oltre quattro milioni e mezzo di anni fa. Questo tempo

estremamente lungo è suddiviso in ere4 geologiche:

Precambiana o Archeozoica (periodo dell’iniziale formazione della terra)

Paleozoica

Mesozoica

Cenozoica o Terziaria

Neozoica o Quaternaria.

La figura 3 dettaglia le ere geologiche, le loro suddivisioni e gli anni corrispondenti.

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In questo grandissimo arco di tempo la terra ha definito la sua costituzione e la comparsa

del’uomo è avvenuta negli ultimi due milioni di anni fa, nell’età neozoica. Nel corso delle ere si è

costituita la crosta terrestre e quindi le rocce.

Le rocce si distinguono in eruttive, sedimentarie, metamorfiche. Le rocce eruttive sono dette anche

magmatiche perché si sono formate dal raffreddamento e dal consolidamento del magma. Sono

anche il risultato del raffreddamento delle colate laviche (fig. 4).

Le rocce sedimentarie sono il prodotto dell’accumulo e del deposito di detriti o frammenti che nel

corso del tempo si formano o sulla terra o in ambiente marino (fig. 5).

Le rocce metamorfiche derivano da quelle eruttive ma subiscono alterazioni nel tempo a causa

dell’aumento della temperatura.

Nel corso delle ere non si sono solo formate le rocce ma anche le risorse del sottosuolo come i

giacimenti minerari che rappresentano la ricchezza di uno stato.

Figura 4 esempio di roccia vulcanica Figura 5 esempio di roccia sedimentaria

4 Per era si intende un lunghissimo periodo di tempo.

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5 Forze endogene

In relazione alla formazione della terra, agli inizi del Novecento, Alfred Wegener propose

una suggestiva teoria, secondo la quale la Terra inizialmente era un grande continente (denominato

Pangea), circondato da un unico oceano (denominato Pantalassa), che poi si sarebbe frazionato nei

vari continenti attuali. Da questa idea suggestiva negli anni Sessanta del secolo scorso, è stata messa

a punto la teoria della tettonica a zolle per spiegare la formazione dei diversi continenti e i loro

movimenti che danno origine ai terremoti e alle eruzioni vulcaniche.

La crosta terrestre è costituita dalla litosfera (dal greco lithos =pietra) che ha uno spessore di 70-100

chilometri. La litosfera è suddivisa in placche o zolle di varia forma e dimensione che “galleggiano”

sull’astenosfera (asthenos= debole), strato viscoso. Vi è quindi un grande mosaico con placche

molto ampie: la zolla africana, la zolla pacifica, la zolla eurasiatica, la zolla nordamericana, la zolla

indoaustraliana, la zolla antartica. Sullo strato viscoso le zolle si muovono, si spingono, si toccano

lungo i bordi e si incuneano l’una sotto l’altra; comunque scorrono orizzontalmente ad una velocità

media da 1 a 20 cm all’anno (fig. 6).

Il movimento è prodotto dal magma che in alcuni casi fuoriesce dai margini delle zolle o comunque

con la sua forza produce gli spostamenti delle zolle. Generalmente il magma fuoriesce in

corrispondenza delle dorsali oceaniche e quindi si crea nuova crosta terrestre.

Accade anche nei movimenti di due zolle che, se si dirigono l’una contro l’altra, si possano

sovrapporre e danno origine alle catene montuose. Questo fenomeno si denomina orogenesi,

formazione delle catene montuose (fig. 7).

In altri casi quando due zolle si dirigono l’una contro l’altra, accade che una sprofondi sotto l’altra e

la materia torni allo stato fuso, formando la zona di subduzione, nei fondali oceanici.

In altri casi ancora se i bordi di due zolle si toccano, avvengono compressioni tanto forti che

provocano i terremoti.

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Figura 6 Zolle in cui è divisa la crosta terrestre

Figura 7 Nell’immagine a sinistra la crosta oceanica si immerge in quella a destra con lo scontro

delle zolle si forma una catena montuosa

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5.1. I vulcani

Il magma presente nella crosta terrestre in particolari condizioni ambientali riesce a risalire

in superficie formando un condotto o camino vulcanico. Il vulcano è quindi uno squarcio della

crosta terrestre dal quale fuoriesce a intervalli irregolari materiale fluido (lava) o anche gassoso,

dotato di elevata temperatura, unitamente a frammenti di rocce (fig. 8).

Il vulcano è costituito dal focolare, che è la zona alimentatrice, dal camino, cioè il condotto da dove

risale la lava, dal cratere, cioè l’apertura da cui la lava si espande all’esterno.

Le eruzioni sono di due tipologie: effusiva e esplosiva. La prima è costituita da emissione di magma

che scorre lentamente in superficie; la seconda è detta esplosiva perché violenta e distruttiva, infatti

la fuoriuscita di lava si unisce a ceneri e a polveri vulcaniche. Le colate laviche sono veri esempi di

fiumi infuocati che bruciano ogni cosa. La lava quando si raffredda si solidifica e impedisce la

formazione della vegetazione. Le eruzioni sono precedute da terremoti ed emanazioni gassose o

rumori sotterranei. Se l’esplosione è particolarmente forte la lava e i materiali vulcanici possono

essere proiettati molto lontano dal vulcano stesso (fig. 9).

Il vulcanismo con l’attività effusiva prevale lungo le dorsali oceaniche, mentre quello esplosivo si

colloca lungo il margine dei continenti. Bisogna poi distinguere tra vulcani attivi e vulcani spenti,

benché questi ultimi in qualche caso riprendano a funzionare anche dopo molto tempo. Sulla terra vi

sono circa 700 vulcani attivi.

I vulcani sono classificati in diverse tipologie:

vulcano hawaiano per il quale è preponderante il magma fluido e l’attività effusiva (fig. 10);

vulcano a scudo, che appaiono appiattiti sulla sommità;

vulcano stromboliano con un’attività effusiva prevalente, ma con magma meno fluido;

vulcano pliniano, come il Vesuvio, con magma viscoso e attività esplosiva.

Inoltre, vi sono forme di vulcanesimo secondario, cioè emanazioni gassose, come le zolfatare di

Pozzuoli, o i geyser (in Islanda, negli USA) che sono simili a fontane intermittenti di acqua

riscaldata. Si devono anche ricordare i soffioni boraciferi di Larderello (in Toscana) che emettono

getti di vapore acqueo molto caldo, unito ad acido borico.

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5.2. I terremoti

La terra è soggetta a vibrazioni dovute ai terremoti o sismi. Come si chiariva in precedenza,

laddove si crea lo scontro tra due zolle o placche, si producono vibrazioni o onde sismiche. Il

movimento ha la sua origine dall’interno della crosta terrestre, da un luogo denominato ipocentro

che poi sarà corrispondente all’epicentro sulla crosta terrestre.

L’urto che determina lo scuotimento del suolo si propaga in diverse direzioni. In relazione al tipo di

movimento si distinguono due tipi di terremoto: sussultorio e ondulatorio. Il terremoto sussultorio

consta di rapidi innalzamenti e abbassamenti del suolo. Questo tipo di movimento non provoca

molti danni a persone e a cose. Molto grave è invece il terremoto ondulatorio che è simile alle onde

marine e produce effetti devastanti.

Anche il mare può essere interessato a vibrazioni che danno origine ai maremoti. Lo tsunami non è

altro che un violentissimo maremoto. Invece il bradisismo è un movimento lento del suolo, per i

quali tratti della superficie terrestre si spostano abbassandosi o innalzandosi.

L’Italia, ad eccezione della Sardegna, presenta un alto rischio sismico per la sua posizione tra la

zolla eurasiatica e quella africana. Per questi motivi è importante la prevenzione e l’utilizzo di

norme di sicurezza nella costruzione degli edifici (fig. 11).

Figura 11 Spaccatura della terra a causa del terremoto

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6 Le forze esogene

La superficie terrestre è il risultato delle forze endogene, come l’orogenesi, il vulcanesimo, i

terremoti, ma anche di forze esogene, cioè agenti esterni come i fenomeni meteorologici (sole,

vento, precipitazioni), le acque correnti, i ghiacciai, il mare.

Grazie a questi fattori si modella la morfologia terrestre o geomorfologia. L’azione dei fattori

esogeni o esterni avviene tramite tre fasi: l’erosione, che corrisponde ad un’azione distruttiva, il

trasporto dei materiali da una zona all’altra, il deposito dei materiali trasportati.

6.1. Alterazione esercitata dall’aria

L’aria atmosferica esercita una continua azione sulla litosfera anche per gli sbalzi di

temperatura. E’ un’alterazione di natura chimico-fisica e determina la decomposizione delle rocce e

della copertura vegetale della superficie terrestre. Il fenomeno è particolarmente intenso nelle

regioni di montagna e in quelle tropicali. Questa alterazione si riflette nelle forme del paesaggio,

accumulando detriti ai piedi delle pareti montuose e producendo le frane (fig. 12).

Le frane consistono nell’improvviso e rovinoso distacco dal pendìo montuoso di una massa o di

materiali che scivolando possono provocare danni a persone o a cose.

6.2. Le acque selvagge e l’erosione del suolo

Le acque che non sono assorbite dal terreno scorrono in superficie ed esercitano

un’imponente attività di erosione, di trasporto e di deposito. Le acque provenienti dalle piogge o

dallo scioglimento delle nevi compiono una progressiva denudazione del terreno, asportandone

detriti. In tal modo l’acqua consuma la superficie terrestre e produce erosione. Le acque selvagge

anch’esse favoriscono le frane (fig. 13).

Le acque incanalate nei corsi dei fiumi o dei ruscelli esercitano la loro azione erosiva sui loro stessi

alvei e conducono poi i detriti fino alla foce; in questo caso i materiali possono anche modificare il

corso stesso dei fiumi.

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Accade anche che i detriti risultanti dalla forza delle acque formino depositi sia all’interno dei fiumi

sia ai piedi delle montagne e delle colline.

Figura 12 Rocce alterate dall’aria

Figura 13 Rocce erose dall’acqua

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6.3. I ghiacciai e la morfologia glaciale

I ghiacciai sono grandi masse di ghiaccio che sono soggetti a spostamenti per la gravità.

Nella loro lenta discesa portano materiale roccioso che formano le morene. I ghiacciai sono simili

ad un gigantesco nastro trasportatore che trascina frammenti e grandi massi. Le morene sono

accumuli di sedimenti.

L’azione dei ghiacciai è particolarmente importante nelle zone montane. Essi hanno modellato le

Alpi ad esempio e hanno scavato valli che hanno la particolare forma ad U.

6.4. L’azione del mare e la morfologia costiera

Il mare compie un’azione distruttiva ma anche costruttiva sulla conformazione della costa. Il

mare opera una sorta di abrasione delle coste alte perché colpendole alla base le demoliscono. Il

moto ondoso scava un solco alla base della parete rocciosa la quale crolla e finisce per arretrare. Si

formano così particolari coste alte:

la falesia, parete rocciosa a picco sul mare;

la ria, insenatura lunga e stretta, perpendicolare alla costa;

il vallone, insenatura lunga e stretta, ma parallela alla costa,

il fiordo, insenatura stretta molto ramificata (fig. 14).

Figura 14 Esempio di fiordo norvegese

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Sulle coste basse invece l’azione del mare tende ad accumulare e a formare la spiaggia.

L’accumulo dei detriti come sabbie e ghiaie sono evidenti nelle insenature. Una frequente

caratteristica delle coste basse è rappresentata dalle lagune, che finiscono per formare un orlo

intorno ad esse. Le lagune sono specchi di acque marine, poco profondi, separati dal mare aperto

mediante isole sabbiose, ma comunicanti con esso.

6.5. L’azione eolica

Per azione eolica si intende la forza impressa dal vento. Essa può agire fortemente sulle

acque marine provocando onde alte (fig. 15). Inoltre produce un’opera di erosione e di deposito

sulla superficie terrestre. L’azione del vento può essere forte. Esso asporta polveri e sabbie

operando la deflazione. Ancora il vento esercita l’abrasione o la corrasione, cioè solleva polveri e

sabbie e le spinge con forza sulle rocce operando appunto una continua abrasione. Nei deserti

questa azione eolica è molto intensa e il vento trasportando la sabbia forma le dune. Ovviamente il

profilo delle dune cambia continuamente a causa del vento. Si tenga conto che il vento è capace di

trasportare la sabbia per chilometri e può formare estesi depositi come in alcune regioni della Cina

settentrionale.

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6.6. La morfologia carsica

Presso il confine nord-orientale d’Italia si estende una regione denominata Carso. Da questo

territorio deriva il termine carsismo che indica una serie di fenomeni che si sviluppano su un

particolare tipo di roccia: quella calcarea, cioè costituite da carbonato di calcio.

Le rocce calcaree per la loro composizione [carbonato di calcio] permettono all’acqua di penetrarle,

anche perché l’acqua, costituita da anidride carbonica, scioglie il calcare. Tramite questa continua

penetrazione dell’acqua si allargano le fessure nelle rocce e si formano le doline, cioè conche di

forma quasi circolare, che possono essere di pochi metri ma anche particolarmente grandi. Sempre

per lo stesso fenomeno sulle rocce si formano dei solchi anche paralleli tra loro che intagliano le

rocce. I laghi carsici sono presenti sulla superficie terrestre e nei sotterranei.

L’opera di scioglimento non avviene solo in superficie ma anche all’interno delle rocce e difatti

filtrando l’acqua si formano grotte e pozzi. Nelle grotte sempre per lo scioglimento da parte

dell’acqua del carbonato di calcio si formano stalattiti [formazioni pendenti come ghiaccioli dal

soffitto] e stalagmiti [formazioni molto grandi sul fondo delle grotte]. Grotte così particolarmente

affascinanti si trovano in Puglia, le grotte di Castellana, ma anche in altre località (fig. 16).

Figura 16 Esempi di grotte carsiche

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