Inside Lombardia Giugno

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IVAN BASSO LA BICICLETTA INSEGNA A VIVERE MAGAZINE MENSILE / DISTRIBUZIONE GRATUITA IN LOMBARDIA / ANNO IV / n. 5 / GIUGNO 2009 / www.insidelombardia.it n. 5 / GIUGNO 2009 OLTRE L’EGO LA SOLIDARIETÀ OGGI PANAMERA LA PORSCHE QUATTRO PORTE MAKE UP IL TRUCCO PASSA DALLA RETE CUCINA MOLECOLARE EMOZIONI DEL CIBO

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IVAN BASSOlA BIcIclettA INSegNA A VIVere

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t n. 5 / giugno 2009

Oltre l’egOlA SOlIdArIetà OggI

PANAmerAlA POrScHe quAttrO POrte

mAke uPIl truccO PASSA dAllA rete

cucINA mOlecOlAreemOzIONI del cIBO

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Nelle ultime settimane si è regi-strato in Messico un aumen-to di casi di influenza acuta

fra uomini provocata dal virus H1N1 e sospetti casi di infezione sarebbero stati constatati anche negli Stati Uniti ed in Nuova Zelanda con casi simili accertati anche in Scozia e in Spagna (tuttavia con controanalisi negative). importante è sapere che questo virus si diffonde o per contatto fra suini vivi ed esseri umani o per contatto fra un essere umano contagiato dal virus ed altri esseri umani sani, ma bisogna assolutamente specificare che non si diffonde attraverso la carne cotta di suino tra l’altro l’ europa non impor-ta suini vivi dal Messico e che dunque non vi è il rischio di un’estensione dell’epidemia agli animali del nostro continente. l’opinione pubblica teme a torto che turisti e viaggiato-ri in transito da un continente all’al-tro possano trasformare l’epidemia scoppiata in Messico in una pande-mia e che sia difficile debellarla con i vaccini esistenti. Già sette orsono fu seminato il terrore per la SarS, una forma atipica di polmonite apparsa in cina e poi diffusasi in oriente e un panico ancora maggiore fu pro-vocato dall’influenza aviaria, un’in-fezione virale che colpisce sia uccelli selvatici che domestici infettando anche mammiferi e uomini che portò a fare strage di poveri volatili dome-stici. ebbene, entrambe queste due malattie sono ora sotto controllo in tutto il mondo e non hanno causato tutti quei danni che venivano paven-tati. Per quanto riguarda l’influenza suina, le autorità europee si sono immediatamente attivate sia attraver-so un coordinamento dei ministeri della sanità dei 27 paesi membri, sia utilizzando gli strumenti del nuovo centro europeo per il controllo delle Malattie che è stato istituito nel 2005 e che ha ora sede a Stoccolma. in italia, inoltre disponiamo già di ben 40 milioni di dosi di vaccino. occorre quindi che gli organi d’informazione non diventino di ‘disinformazione’, usando termini appropriati evitando di fare sensazionalismo procurando allarmi ingiustificati che possano ri-baltarsi sul mondo economico e sulla vita di tutti i giorni. inside lombardia è in prima linea nell’utilizzo traspa-rente dell’ informazione

marco ravasi

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Solidarietà oGGioltre l’eGo

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SGUardo SUl MoNdofiat e cHrySler,

l’UNioNe Perfetta 23

iVaN BaSSola Bicicletta

iNSeGNa a ViVere16

31leSS iS More

SeMPlicità e iMPerfeZioNe

24ecoNoMia

aPProccio dell’etica d’iMPreSa

28la PaSSword a oreccHio

SorPaSSata l’iMProNta diGitale

loMBardia iN PillolecoSe, fatti e PerSoNe

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n. 5 / giugno 2009

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ilala felicità Porta fortUNa

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PaNaMerala PorScHe qUattro Porte

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larGo ai GioVaNiil fUtUro del cicliSMo è Verde 49

62l’olaNda iN Bicidiario di ViaGGio

56Make UPil trUcco PaSSa dalla rete

60cUciNa MolecolareeMoZioNi del ciBo

qUadroUPaGeeMoZioNi d’iMMaGiNi

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il Gioiello deMocraticola criSi Si coMBatte coSì

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loMBardia iN PilloleCOSE, FATTI E PERSONE____________________________________________________________________________________________NoVità, PreMiaZioNi, aPProfoNdiMeNti. la reGioNe loMBardia ProtaGoNiSta SU PiÙ froNti: dal Sociale alla SalUte toccaNdo i teMi ecoNoMici cHe ci affliGGoNole iNiZiatiVe Solidali della reGioNe loMBardia iN faVore dell’aBrUZZo, colPito dal terreMoto

distributori di carburante con servizi sempre più diversifi-cati, maggior presenza di si-

stemi di videosorveglianza nelle aree di servizio, incremento della rete di-stributiva di metano e incentivi a chi sceglie di aprire impianti in aree di montagna: punta su questi aspetti il piano di riqualificazione della rete dei carburanti approvato il 12 maggio 2009 dal consiglio regionale della lombardia. il documento, di cui è sta-to relatore il consigliere alessandro colucci (fi–Pdl), ha ottenuto il via li-bera nonostante l’astensione dell’op-posizione e il voto contrario di Stefa-

no Zamponi (italia dei Valori). il testo «punta a incrementare gli standard di qualità dei distributori di carburan-te – ha precisato colucci – l’efficienza e la capillarità della rete, soprattutto nelle zone di montagna». Proprio per questo motivo sono previsti agevola-zioni e incentivi per chi apre impianti «in zone carenti di questo tipo di ser-vizio». con il documento, ha precisa-to colucci, la lombardia si impegna anche a «sviluppare una più capilla-re rete di distribuzione del metano», che oggi conta 77 impianti. è proprio sul versante delle fonti alternative che l’opposizione ha definito però

il piano «un’occasione persa». «la regione – ha detto riccardo Sarfatti (Pd) – approva lo status quo anziché assumere una posizione avanzata di incentivo all’idrogeno, all’auto elet-trica, al gpl e al metano». anche per osvaldo Squassina, esponente Prc, «manca nel piano l’impegno a miglio-rare la rete nelle zone montane e a sviluppare impianti eco–compatibili». critico Zamponi: «il piano non cam-bia nulla, è pieno di luoghi comuni e buone intenzioni, ma di volontà po-litica di cambiare le cose ben poca».

Piano carburanti, via libera in consiglio

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la regione lombardia annuncia la pubblicazione di un corposo libro sulla medicina comple-

mentare: 250 pagine per uno Stu-dio sull’implementazione delle linee guida oms per lo sviluppo dell’in-formazione al consumatore e per l’utilizzo appropriato della medicina complementare in lombardia, a cura dell’istituto regionale di ricerca della lombardia (irer). ed è subito polemi-ca. a mettere in guardia dai «gravi rischi» di iniziative come il volume targato Pirellone, o ancora la Guida all’omeopatia lanciata dal comune di Milano, sono gli scienziati del Grup-po 2003 per la ricerca scientifica. Gli esperti lanciano l’allarme: queste pubblicazioni, scrivono in una nota, «con l’autorevolezza di istituzioni pre-poste alla tutela della salute come

sono l’organizzazione mondiale del-la Sanità (oms), la regione e il comu-ne, attribuiscono di fatto credibilità a un insieme molto disomogeneo di teorie e di pratiche, per lo più prive di fondamento scientifico e di prove di efficacia e di sicurezza, col risultato di sviare i cittadini dall’uso appropriato delle cure mediche e di confondere le idee anziché chiarirle». in particola-re l’omeopatia, spiegano, «si basa su principi che contraddicono quanto la chimica, la fisica e la biologia hanno accertato negli ultimi due secoli». Gli scienziati del Gruppo 2003 «deside-rano informare l’opinione pubblica e la classe politica dei rischi che la diffusione delle cosiddette medicine complementari e alternative produce per quei cittadini che, affetti da ma-lattie organiche bisognose di cure

efficaci, abbandonano i presidi della medicina scientifica e si affidano a terapie che, nella massima parte dei casi, possono contare soltanto su un effetto placebo». alcune di queste medicine, incalzano, «prevedono la somministrazione di sostanze vege-tali di origine poco conosciuta o del tutto ignota. Prassi non priva di seri pericoli: nella letteratura medico–scientifica sono già apparse comuni-cazioni di gravi effetti tossici provo-cati da tali preparazioni». Su questo tema gli scienziati hanno persino lanciato un appello, diffuso attraver-so il sito www.lascienzainrete.it, e invitano i ricercatori e i cittadini che condividono loro preoccupazioni a sottoscriverlo.

In lombardia nel 2008 1,5 mld recupero evasione, +15%

«Nella classifica dell’illegali-tà ambientale la lombar-dia si piazza al 10° posto

con 886 infrazioni accertate dalle forze dell’ordine nel 2008, 866 per-sone denunciate e oltre 300 sequestri effettuati». questi i numeri degli eco-reati lombardi nella foto del rappor-to ecomafia 2009 di legambiente, presentato oggi a roma, nel corso di una conferenza stampa. «l’ecomafia al nord meno visibile, ma ugualmen-te pericolosa e devastante – dichiara

Sergio cannavò, vicepresidente di le-gambiente lombardia –, lo testimo-nia il dato secondo il quale, da quan-do esiste il reato di organizzazione di traffico illecito di rifiuti (2002), delle 66 grandi inchieste condotte in italia ben 22 sono state coordinate da Pro-cure del Nord italia (6 in lombardia). inoltre Milano e la lombardia sono al centro degli appetiti criminali che già si sono manifestati verso i miliardi che l’expo del 2015 porterà nella nostra regione». Ma più che i dati complessi-

vi delle infrazioni ambientali, a saltare agli occhi sono 261 i casi di illegali-tà accertarti in lombardia durante il 2008 per quanto riguarda il ciclo del cemento, con ben 400 denunce e 26 sequestri effettuati. e a rischiare di più l’infiltrazione criminale, secondo legambiente, sono gli appalti pubbli-ci, compresi quelli per l’expo di Mila-no del 2015 che saranno sicuramen-te quelli più vulnerabili.

AmBIeNte: ecomafia 2009; lombardia a rischio per expo

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Protestano fuori dal Pirellone le lavoratrici delle mense scola-stiche di materne, elementari

e medie della lombardia. Motivo della contestazione, promossa dalle rappresentanze sindacali delle cosid-dette “scodellatrici”, è la richiesta alla regione lombardia di un sostegno al reddito immediato, attraverso gli ammortizzatori sociali, nei mesi tra giugno e settembre, cioè quando la scuola è chiusa. le addette mensa, infatti, sono «assunte dalle coopera-tive o società esterne – ha spiegato Giorgio ortolani, segretario filcams–cgil – con un contratto di lavoro part–time verticale misto, la cui du-rata è legata all’anno scolastico. Ma la retribuzione, in media 400 euro al mese, copre di fatto solo il periodo di apertura delle scuole quindi nove mesi all’anno». questo significa che durante le vacanze estive le lavora-trice «non solo non percepiscono lo stipendio – ha aggiunto ortolani – ma non hanno nemmeno diritto agli ammortizzatori sociali o a inden-nità di disoccupazione come avviene ad esempio per gli stagionali». con la protesta, dunque, le scodellatrici hanno chiesto al Pirellone sia di «sol-lecitare una modifica della legislazio-ne nazionale in materia di ammortiz-zatori sociali», sia di «mettere loro a disposizione da subito – ha concluso ortolani – una parte del miliardo e mezzo di euro per gli ammortizzatori in deroga, di cui dispone la lombar-dia» e che rientra negli otto miliardi

di euro previsti dall’accordo Stato–regioni. le addette delle mense sco-lastiche, che in tutta la regione sono seimila, tre mila solo nella provincia di

Milano, hanno aperto la protesta da-vanti al Pirellone per poi concluderla davanti all’assessorato regionale al la-voro e formazione, in via Melchiorre

ScuOlA: protesta addette mensa lombardia fuori da Pirellone

include anche una serie di eser-citazioni con l’intervento di vigili del fuoco, 118 e arpa il protocollo

d’intesa firmato dalla regione lom-bardia con federchimica e confindu-stria per la prevenzione dei rischi che derivano dalle merci pericolose. Più di un quarto delle aziende italiane a rischio di incidente rilevante (come quello accaduto a Seveso nel 1976), infatti, si trovano in lombardia, e un quinto delle merci pericolose transita in regione. Si tratta di 129 aziende a rischio medio e 141 a rischio mag-giore concentrate soprattutto nella fascia Pedemontana. Per questo il protocollo riguarda sia le aziende (fra l’altro con la creazione di uno sportel-lo telematico per semplificare la bu-

rocrazia) sia il monitoraggio dei tra-sporti di merci pericolose, per cui la regione nei giorni scorsi ha deciso di stanziare un milione di euro. «questo protocollo è una certezza in più per la sicurezza e la salute dei residenti lombardi», ha osservato l’assessore alla Protezione civile Stefano Maullu spiegando che i sindaci avranno il compito di informare gli abitanti sui comportamenti da tenere e i piani di emergenza esterni, già approvati dal-le Prefetture, saranno concretizzati con «esercitazioni che coinvolgono popolazione e industrie per migliora-re la risposta delle strutture di soccor-so in caso di emergenza». in realtà, alcune esercitazioni sono già state fatte anche prima della firma del pro-

tocollo, come ha ricordato il direttore regionale dei Vigili del fuoco alberto Monaco. Nessuna intenzione di ce-dere agli allarmismi: nella classifica di incidenti e malattie professionali, ha sottolineato il presidente di federchi-mica Giorgio Squinzi, il settore chimi-co è al secondo posto fra quelli più sicuri. e per rendere sempre più sicu-ro il trasporto delle merci pericolose, oltre al monitoraggio, federchimica ha anche ideato un libretto il 27 lin-gue con i termini tecnici e pratici per permettere a tutti, a partire da Prote-zione civile e asl, di comunicare con le persone che del trasporto si occu-pano fisicamente.

SIcurezzA: in lombardia patto per evitare nuova Seveso

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è di 787.000 euro il contributo assegnato dalla Giunta re-gionale, su proposta dell’as-

sessore alle risorse, finanze e rap-porti istituzionali romano colozzi, alle comunità Montane della pro-vincia di Varese e al comune ca-poluogo per iniziative a sostegno dello sviluppo della montagna. Gli interventi regionali in questo settore puntano all’eliminazione degli squilibri di natura sociale ed economica tra le zone montane e

il resto del territorio nazionale, alla difesa del suolo e alla protezione della natura mediante una serie di interventi. Si tratta di dotare i territori montani, con l’esecuzio-ne di opere pubbliche e di bonifi-ca montana, delle infrastrutture e dei servizi idonei a consentire mi-gliori condizioni di abitabilità e a costituire la base di un adeguato sviluppo economico; di sostenere, attraverso opportuni incentivi, le iniziative di natura economica ido-

nee alla valorizzazione di ogni tipo di risorsa attuale e potenziale. Gli interventi sono poi finalizzati a for-nire alle popolazioni residenti nelle zone montane, riconoscendo alle stesse la funzione di servizio che svolgono a presidio del territorio, gli strumenti necessari e idonei a compensare le condizioni di disa-gio derivanti dall’ambiente mon-tano, e a favorire la preparazione culturale e professionale delle po-polazioni montane.

da regione lombardia 787mila euro a comunità montane

lombardia e Sassonia–anhlat (Germania) avvieranno rappor-ti di collaborazione nei campi

della ricerca, dell’alta formazione e del turismo. l’accordo fra le due re-gioni è stato sancito nel corso di un incontro tra le due delegazioni che si è svolto nella sala dei capigruppo di Palazzo Pirelli. Per il land tedesco c’erano i componenti della commis-sione economia e lavoro guidati dal Presidente tilman togel, mentre la lombardia era rappresentata dal Presidente del consiglio regionale Giulio de capitani (lega Nord), dai vicepresidenti enzo lucchini (fi–Pdl) e Marco cipriano (Sd), dal consiglie-re Segretario Battista Bonfanti e da alcuni componenti delle commissio-ni attività Produttive e formazione e lavoro, edgardo arosio, Gianfranco concordati, Mario Sala, luciana ruf-finelli e osvaldo Squassina. regione

lombardia e Sassonia–anhalt attual-mente sono partner all’interno della rete europea delle regioni chimiche (ecrn), ma questa collaborazione è destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi perché le due regioni hanno ri-scontrato diversi punti di convergen-za. le due delegazioni infatti hanno trovato nell’alta formazione e nella ricerca due aspetti delle politiche co-muni da affrontare con azioni sinergi-che e scambi di esperienze.«tre pilastri – ha detto il presidente lombardo – nei quali crediamo for-temente e che definiscono le ragio-ni del fare impresa. Settori nei quali si concentrano le materie sulle quali abbiamo deciso di puntare, la ricerca, le università, le biotecnologie, l’in-dustria farmaceutica, l’information and communication technology (a toronto sorge la rim il colosso che produce i BlackBerry) e l’aerospazia-

le solo per citare le più importanti. Un’economia moderna non può farne a meno, a maggior ragione in un momento di grande crisi a livello internazionale». «è la terza volta che incontro il ministro Pupatello – ha spiegato poi formigoni – la secon-da volta ci siamo visti al Palazzo del-la regione lombardia due anni fa e per la prima volta ci siamo incontrati a Mumbay, in india, dove eravamo entrambi impegnati in missioni isti-tuzionali allora non proprio ben viste dai rispetti governi nazionali». Un «aneddoto» che il presidente ha volu-to ricordare per sottolineare proprio quanto sia importante anche per le regioni poter fare attività internazio-nale e accrescere così la propria com-petitività. «incentivare collaborazioni con Paesi avanzati ed evoluti come il canada e le sue Province – ha con-cluso formigoni – è per noi di estre-mo interesse, ed è anche per questo motivo che fanno parte della nostra delegazione qualificati rappresen-tanti di importanti aziende e impre-se lombarde, come noi interessate a presentarsi e a far conoscere i livelli di eccellenza raggiunti». ad accom-pagnare la delegazione lombarda ci sono infatti rappresentanti delle principali camere di commercio e delle imprese della lombardia, come italcementi, farmindustria, Bracco, Mapei e Pirelli. Prima di concludere la giornata con la visita ad uno dei più importanti centri di ricerca del cana-da – il Medical and related Sciences (Mars) – formigoni si è recato all’art Gallery of ontario, recentemente as-surto anche alle cronache nazionali per la bellissima «Galleria italia» in cui sono esposte le opere dell’italiano Giuseppe Penone.

Accordo tra regione e Sassonia per ricerca e turismo

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Solidarietà oGGiOlTRE l’EgO____________________________________________________________________________________________il PriMo PaSSo Nell’eVolUZioNe dell’eticaè UN SeNSo di Solidarietà coN altri eSSeri UMaNi. raccoNto di UNa traGedia cHe Ha colPito l’italia iNtera

ogni viaggio comincia con un primo passo dicono. e per albert Schweitzer, come per

molti altri, questo primo passo è la solidarietà. Solidarietà e filantropia, amore per l’essere umano e volontà di impegnarsi per qualcosa che vada oltre sé stessi, per fare qualcosa che sopravviva al nostro breve passaggio sulla terra. oggi come all’inizio del Novecento, negli anni in cui è vissu-to questo personaggio, musicista e scrittore, medico e teologo, missio-nario e Premio Nobel per la Pace nel 1952. dopo un’iniziale carriera nella musica e studi religiosi, Schweitzer a trentatre anni si iscriverà a medicina, specializzazione in malattie tropicali. Poco dopo partì per l’africa, lam-

baréne, dove fondò un ospedale per la cura della lebbra e della malattia del sonno, un progetto che avrebbe portato avanti tutta la vita, insieme alla passione per la musica: con sè in Gabon infatti si era portato anche un pianoforte speciale costruito per resistere alle termiti e all’umidità del continente. ed è proprio viaggiando per l’africa che formulò la base della sua etica filosofica del rispetto per la vita, una cultura che fosse capace di maggiore energia e profondità etica, un principio che sta alla base della so-lidarietà, che considera l’esistenza di ogni uomo sacra e che spinge un sin-golo a volersi impegnare in qualcosa che vada oltre il suo diretto interesse o il suo mondo più prossimo. come

ha fatto Princess inyang okokon o Selene Verri di youth action for change o il clown franco–algerino Miloud e la sua Parada, sostenuta da enel cuore, o il regista ermanno olmi con il suo documentario su terra Ma-dre, che insieme agli altri è stato tra i vincitori del Premio takunda del ce-svi, la manifestazione che ogni anno premia l’eccellenza nella cooperazio-ne internazionale e che per il 2009 ha riconosciuto a rita levi Montalcini la Menzione d’onore per la sua omo-nima fondazione, con cui il Nobel per la Medicina sostiene l’accesso all’istruzione alle giovani ragazze nel Sud del mondo, come mezzo per rag-giungere l’emancipazione sociale. e senza essere Premi Nobel, ognuno

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«e poi ci sono i filosofi poco seri che pensano che gli spaghetti sono già buo-

ni, ma che si possono migliorare. questi filosofi buffoni sono sempre stati pochi e le persone serie hanno sempre cercato di strozzarli». la risata e la buffonaggine di cui parla Jacopo fo nel suo libro Guari-re ridendo sono tutt’altro che frutto di stupidità: sono una mano tesa verso chi soffre, sdraiato a letto in corsia o nelle fogne di una città. tra le flebo e la luce verdognola dei reparti degli ospedali di tutto il mondo, italia e lombardia compre-sa, ci sono medici col naso rosso e volontari che regalano momenti di svago ai piccoli degenti, seguendo l’esempio di Patch adams, il dot-tore che robin williams ha portato sul grande schermo presentando al grande pubblico clownterapia e comicoterapia. Una risata vi guarirà. e un’altra invece accompagnerà bambini e ragazzi di strada sulla via del reinserimento sociale. Merito di Parada, un’onlus con sede anche in italia che sostiene Miloud, il clown franco–algerino che oltre dieci anni fa ha cominciato a lavo-rare con i bambini delle fogne di Bucarest. dalla romania il suo progetto si è allargato all’europa intera, offren-do accesso all’istruzione e al mon-

do del lavoro ai ragazzi di strada e coinvolgendone oltre 50 in uno spettacolo di clownerie itinerante, che tra scuole, piazze e ospedali racconta sogni, successi e difficol-tà di chi ha lasciato i canali di scolo

della capitale rumena. e il merito va tutto a un clown dagli abiti colora-tissimi e l’aria scanzonata.

una risata vi salverà

APPrOFONdImeNtI

associazione donatori Midollo osseo – www.admo.it

associazione italiana donatori organi, tessuti e cellule – www.aido.it

associazione Volontari italiani Sangue – www.avis.it

centro Nazionale trapianti – www.trapianti.ministerosalute.it

ceSVi – www.cesvi.it

clownterapia – www.clownterapia.it

comicoterapia – www.comicoterapia.it

forgotten diaries – www.forgottendiaries.org

Parada italia – www.parada.it

Safe Sex long life – www.piam–onlus.org

Premio takunda – www.takunda.org

youth action for change – www.youthactionforchange.org

può fare qualcosa, come i migliaia di italiani di ogni razza e cultura, che scelgono volontariamente di dona-re il proprio sangue o permettere ai medici di espiantare organi, tessuti e cellule dopo la propria morte. o come Selene Verri, la ventiseienne italiana che ha fondato youth ac-tion for change, un’associazione che ha ricevuto riconoscimenti dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mon-diale e che si è aggiudicata il Premio takunda 2009 per forgotten diari-es. Una piattaforma web che offre ai giovani che vivono nelle zone di conflitto la possibilità di raccontasi attraverso video, fotografie e testi. Un atto di solidarietà e di apertura al dialogo interculturale, che parte dal web, per allargarsi a attività formati-ve online, campagne di sensibilizza-zione e progetti sul campo nei Paesi coinvolti parte di forgotten diaries.

[Serena Valietti]

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«la repubblica tutela la sa-lute come fondamentale diritto dell’individuo e in-

teresse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti» secon-do l’articolo 32 della costituzione italiana. Ma lo Stato non può tutto. ognuno può contribuire in prima persona, con scelte consapevoli e di amore verso il prossimo. e senza perderci nulla. Se non qualche capo-giro mattutino, da combattere con un’ottima fiorentina per chi dona il sangue. «Un atto volontario e gra-tuito, una manifestazione concreta

di solidarietà verso gli altri – si legge sul sito dell’avis – esalta il valore del-la vita, abbatte le barriere di razza, religione o ideologia e rappresenta uno dei pochi momenti di vera me-dicina preventiva. Proprio il fatto che il sangue sia raro implica la necessità di metterlo a disposizione di altri in-dividui che potrebbero trovarsi in si-tuazione di bisogno». Pensa di essere tu al loro posto. Non spereresti forse nel gesto disinteressato di qualcuno? e se chi ami si trovasse in pericolo di vita? Unica soluzione il trapianto, di organi, tessuti o cellule. anche qui la

generosità di chi non c’è più darebbe una speranza di salvezza a chi ami. admo, aido e Ministero della Salute offrono la possibilità di iscriversi al da-tabase di donatori sul sito del Ministe-ro, presso le aSl o le sedi locali delle due associazioni. «Sono favorevole al prelievo dei miei organi dopo la mia morte». Una dichiarazione che oltre a salvare vite, se fatta preventivamente e comunicata ai propri cari, eviterà loro di dover interpretare la nostra volontà in un momento di dolore come quello della nostra scomparsa.

donare sè stessi

Prima vittima, poi attivista. Prima sfruttata, ora impegnata a com-battere lo sfruttamento delle

altre donne, in particolare quelle del suo paese d’origine, la Nigeria. lei si chiama Princess inyang okokon e Safe Sex long life è il nome del pro-getto di cui si è fatta promotrice: «il mio impegno è rivolto al contrastare la diffusione dell’aidS e delle Malattie

Sessualmente trasmissibili fra le pro-stitute in Nigeria – spiega la vincitrice della sezione Protagonista sul campo del Premio takunda 2009 – Prima ab-biamo cominciato a lavorare con le nigeriane in italia, poi abbiamo pen-sato di intervenire direttamente in Ni-geria, collaborando con le ong e le strutture sanitarie locali, contribuen-do anche alla formazione di opera-

tori sociali specializzati del posto e puntando a rendere autonomo il progetto. il canale italia Nigeria resta sempre aperto, dato che le mediatri-ci culturali nigeriane che vivono qua periodicamente tornano nel proprio paese, per trasferire le competenze professionali acquisite in europa alle loro connazionali».

lA teStImONIANzA: Princess Inyang Okokon

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iVaN BaSSolA bICIClETTA INSEgNA A vIvERE____________________________________________________________________________________________«Ho iMParato a coNoScere coS’è la fatica, coSa SiGNifica Salire e SceNdere – NoN Solo dalle MoN-taGNe, Ma aNcHe Nelle fortUNe e Nei diSPiaceri –. il cicliSMo è UN lUNGo ViaGGio alla ricerca di Se SteSSi Vera difficoltà e’ coNferMarSi SeMPre a certi liVelli: l’UMilta’ NoN deVe Mai MaNcare»

«la bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa sa-lire e scendere – non solo

dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. il ciclismo è un lungo viag-gio alla ricerca di se stessi». tutto si è fermato a tre anni fa anche se in mezzo molto è successo. ivan Bas-so e il Giro si ritrovano. allora fu amore, dopo una serie nemmeno troppo lunga di approcci e un’edi-zione che è ancora scolpita nella testa di molti, anche dei suoi avver-sari. Bookmakers e addetti ai lavori da settimane lo mettono in testa ai pronostici. lui non ci fa troppo caso anche se in cuor suo sa di avere un conto aperto, nonostante eventuali errori e sbagli di percorso infilati in mezzo. ora Basso proverà a rispon-dere e a rispondersi e confida così, ad “inside lombardia” le sue emo-zioni nel vivo del Giro d’italia. «il mio fisico sta bene e sono contento di essere pronto a giocarmi qualco-sa d’importante – dice il campione –. i miei tifosi non mi hanno mai tradito, di questo ero sicuro. dagli altri, giustamente, mi attendevo diffidenza ma piano piano ci siamo riavvicinati ed è stata una bella sen-sazione».«Sono in condizioni ottime – sot-tolinea nuovamente –, quelle che cercavo e volevo quando ho stilato il programma di lavoro verso il Giro d’italia». il suo ottimismo è tale che carica al punto giusto anche chi lo ascolta, anche noi della redazio-ne. Prima ha partecipato a Jesolo alla presentazione della sua liqui-gas–doimo, poi è stato coinvolto

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ivan Basso (Gallarate, 26 novembre 1977) è un ciclista italiano. Vive a cas-sano Magnago (Varese), è sposato con

Micaela e ha due figli, domitilla e Santiago.Nelle categorie giovanili del ciclismo ha raccolto molti successi: dopo il 2° posto al mondiale juniores di San Marino del 1995, vince a Valkenburg nel 1998 il tito-lo mondiale Under 23.diventa professionista nel 1999 e nello stesso anno ottiene la sua prima vittoria: una tappa del regio tour.Nel 1999 partecipa per la prima volta al Giro d’italia, ma si ritira dopo 7 tappe; l’an-no successivo è nuovamente iscritto alla corsa rosa e conclude 52°.Ha ottime doti da scalatore, pur non es-sendo un grimpeur, e mette in mostra queste sue doti al Mont faron, dove nel 2001 vince una tappa del Giro del Medi-terraneo.inizialmente sembrava soffrire le gare a cronometro, ma nelle ultime stagioni ha dimostrato buone doti anche in questa specialità. appunto in virtù di queste doti che ne fanno un atleta pressoché comple-to si è ben comportato nelle ultime stagio-ni al tour de france.

Palmarès

2 tappe al regio tour, una in linea e una a cronometro

tappa al Giro del Mediterraneo (Mont faron)tappa alla Bicicletta Bascatappa al Giro d’austria

classica romingerclassifica giovani al tour de france

criterium di Surhuisterveencriterium di rhedeGrand Prix Jyske Bankacht van chaamtappa al tour de france: castelsarrasin–la Mon-gie3° nella classifica finale del tour de franceGiro dell’emilia

trofeo città di Borgomanero (crono a coppie con a. Peron)

ru cupcriterium emmen (Gouden Pijl)4 tappe Giro di danimarcaclassifica finale Giro di danimarcadernyspektakel wolvertemcircuito di Stiphout17a tappa Giro d’italia (Varazze–limone Piemonte)18a tappa Giro d’italia (chieri–torino)

GP formaggi Guffanti (gara scratch)Gran Premio SBScircuito di Salòtappa e classifica finale del criterium in-ternational1 tappa al circuit SartheGiro d’italia (13 giorni in maglia rosa)4 tappe del Giro d’italia: crono squadre Piacenza–cremona, civitanova–Passo lanciano, rovato–trento/Monte Bondo-ne, trento–aprica.cronoscalata Miasino–Mottarone

Squalificato

iVa

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o2000

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2007/2008

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con altri sette grandi campioni nel “vernissage” organizzato da rcs Sport.. «Sono entusiasta e tranquil-lo al tempo stesso – ha proseguito il campione di cassano Magnago – anche perché credo che la liqui-gas abbia portato al Giro la miglior formazione possibile, a eccezione come noto di Bennati che si è infor-tunato». Basso rimarca l’importanza di avere al suo fianco franco Pelliz-zotti, un altro capitano. «Non avrò alcun problema a far tagliare per primo il traguardo della cronome-tro a squadre a franco, una colon-na di questa squadra e un ragazzo con cui non avrò alcun dualismo. anzi, mi pare che tutte le 5/6 squa-dre più forti presenti al Giro abbia-no più di un capitano e anche per questo motivo potranno controlla-re meglio la corsa».tra i favoriti, oltre ai soliti nomi e a quelli appartenenti alle squadre come astana (armstrong, leiphei-mer), lampre (cunego, Bruseghin) e diquigiovanni (Simoni, Scarpo-ni), Basso ricorda anche quegli at-leti che fanno da unica punta alle proprie formazioni: «di luca è in grande forma così come Sastre, ma gente come Menchov e Garzel-li può infiammare la corsa in ogni momento».tornando indietro di qualche passo, il 30 giugno 2006, dopo uno scan-dalo scoppiato in Spagna relativo al doping chiamato “operación Puer-to”, Basso viene estromesso dalla partecipazione al tour de france, che sarebbe iniziato il giorno suc-cessivo: alla vigilia era considerato uno dei favoriti per la vittoria finale della corsa con Jan Ullrich, anche lui coinvolto nello scandalo. il tour viene vinto dall’ americano floyd landis ma la vittoria dell’americano è stata annullata, e così il tour vie-ne assegnato allo spagnolo oscar Pereiro Sio.in seguito a questo scandalo, viene sospeso dalla propria squadra, e an-che il suo direttore sportivo Bjarne riis prende le distanze da lui. Suc-cessivamente, la mancanza di svi-luppi della vicenda porta lo stesso rijs a una riapertura e a un possibile ritorno del corridore nella csc. il 7 maggio 2007 ammette le proprie responsabilità, nonostante prima fosse stato riabilitato alle corse e de-cide di collaborare con la procura antidoping del coni, primo in italia a compiere una simile scelta. dopo due anni di squalifica, ivan Basso è tornato con la carica di chi l’adre-nalina vincente ce l’ha nel sangue. «la mia “operacion Puerto” è finita il 24 ottobre dello scorso anno, in contemporanea con la squalifica

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[foto: carlo Vaj]

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– taglia corto Basso –. da allora ci ho tirato una riga sopra, non ci vo-glio più pensare e comunque non cambierebbe nulla di quanto mi è successo. ora penso al giro e a cor-rere». il Giro tocca i suoi 100 anni, un evento già di per sé spettacola-re. «Spettacolare e incerto sono le parole giuste per descrivere questa competizione – spiega –, questo è quanto piace al pubblico. Più diffici-le di quello che ho vinto tre anni fa. Più duro quel giro là? «Vero, però allora mi ero segnato quelle cinque o sei tappe nelle quali fare attenzio-ne e si risolveva così. quest’anno il percorso è vario, spet-tacolare, credo che ci divertiremo». rispetto a tre anni fa la pressione è ancora la stessa. «Sento forse più re-sponsabilità – ammette –. la squadra ha creduto in me, nel mio ritorno e in questi mesi mi è stata sempre vicina consentendomi di preparare al meglio gli obiettivi stagionali. devo trovare il modo di ripagarla». il campione di ciclismo rivela che la famiglia lo ha aiuta-to ad uscire dal periodo di crisi. Gambe allenate, fiato da vendere e piedi ben infilati nei pedali della bicicletta.«Se non avessi avuto que-sta famiglia non so come avrei su-perato i due anni di squalifica. loro sono stati il mio carburante. Mia moglie Micaela, mia figlia do-

mitilla e il piccolo Santiago sono sta-ti il motivo per trovare quell’energia necessaria per rimettere la benzi-na nel serbatoio e superare il mo-mento di crisi che mi ha travolto: i primi giorni erano frastornati tutti, me compreso. Micaela mi guarda-va in silenzio – ricorda –, domitilla non capiva che cosa facesse a casa papà. Santiago era troppo piccolo per farsi domande». a quei primi momenti di imbarazzo sono segui-ti quelli delle parole: «alla bambina ho raccontato di un gioco dove io avevo sbagliato mossa. dopo la squalifica potevo smettere o con-tinuare, ho deciso di continuare e mi sono comportato come se dietro l’angolo ci fosse una gara ad aspet-tarmi».ivan ha deciso di non farsi vincere dallo sconforto e di conti-nuare a portare avanti il sogno di tornare ad essere il grande campio-ne di una volta: «Salivo in bicicletta la mattina, tornavo a pranzo a casa, seguivo una dieta corretta, facevo massaggi e ginnastica. quello era il mio lavoro, ho continuato a farlo».impegno, devozione, voglia di non mollare e un amore forte a soste-nerlo. «adesso lascio che a parlare siano i risultati».

[lorenzo casalino]

Il gIrO

detto, fatto. ivan Basso, dopo la sua intervista alla nostra rivista, ricopre con risultati eccellenti il Giro d’italia e infiamma di spetta-colo quello che alla vigilia è stato definito il Giro del centenario. «Sono molto contento del mio avvio al Giro – confida dopo aver scalato le alpe di Siusi –. questa difficile salita era per me pericolo-sa: tappa corta e secca e ci stava perdere qualcosa rispetto ai miei avversari. invece ho tirato tutti gli ultimi 4 chilometri. Bisogna vivere alla giornata, le premesse sono buone. fare la differenza ora non è facile, però in salita c’ero solo io e i rivali dietro».

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SGUardo SUl MoNdoDENARO, SvIlUPPO E CRESCITA

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fiat e cHrySler, l’UNioNe Perfetta

il mondo economico ed industria-le italiano è lieto di annunciare il matrimonio tra fiat, la nostra

maggiore industria automobilistica e la americana chrysler, che negli ul-timi tempi viveva sull’orlo della ban-carotta. anche lo stesso Presidente obama ha vivamente caldeggiato l’operazione presentata da Sergio Marchionne, già artefice delle rina-scita della casa del lingotto, accet-tata con soddisfazione anche dai sindacati americani, nonostante pre-veda una riduzione dei posti di lavo-ro e un cospicuo taglio agli stipendi. il modus operandi prevede una ban-carotta lampo per fare incassare al-meno in parte i creditori (sistema già adottato con alitalia), al termine del-la quale nascerà una nuova compa-gnia, dove inizialmente fiat acqui-sirà il 20% del patrimonio azionario, insediando 3 membri nel cda (1/3 del totale). la peculiarità dell’acuta operazione di Marchionne sta nel

fatto che la casa italiana non dovrà mettere di tasca sua nemmeno un dollaro, ma sarà fornitrice di tecno-logia d’avanguardia, la stessa che negli ultimi tempi l’ha portata a re-alizzare auto economiche ma tecno-logicamente e ecologicamente assai evolute, senza tralasciare il famoso stile italiano che il mondo ci invidia.e’ inoltre previsto che l’azienda to-rinese, da qui al 2016, avrà l’oppor-tunità di ‘colonizzare’ maggiormen-te chrysler immettendo anche del denaro fino ad acquisire il 51% del pacchetto azionario della casa ame-ricana. Ma quali sono i punti di forza che fiat e chrysler portano in dote in questo matrimonio e che possono venire a vantaggio di entrambe? l’azienda torinese ha dalla sua l’ec-cellenza nella costruzione di auto piccole, equipaggiate con motori relativamente di bassa cilindrata, dal modesto consumo, dal basso impat-

to ecologico, dalla lunga durata e dal prezzo contenuto, unita ad una ampia rete distributiva non solo in europa ma anche in america lati-na; mentre invece i pregi di chrysler sono una enorme potenza produtti-va e la possibilità di contare su una formidabile rete di vendita in tutto il Nord america. Per questo possiamo affermare che sarà un’unione di sicu-ro successo!Ma non è finita, ora il management torinese sta guardando in Germania mostrando interesse nei confronti del gruppo che fa capo a opel. anche l’azienda tedesca sta attraversando un periodo di crisi ma potenzialmen-te ha grandi capacità. anche questa operazione accrescerebbe il prestigio e la forza di fiat, che potrebbe di-ventare una vera e propria multina-zionale italiana dell’automobile.

[marco ravasi]

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ecoNoMiaAPPROCCIO DEll’ETICA D’ImPRESA____________________________________________________________________________________________Per MiltoN friedMaN «l’UNico oBiettiVo dell’iMPreSa è fare i PiÙ alti Profitti PoSSiBili, Nel riSPetto delle leGGi, dei coStUMi e dei Valori etici»

agli inizi degli anni ‘70, il Pre-mio Nobel per l’economia Mil-ton friedman scriveva: “il vero

dovere sociale dell’impresa è ottene-re i più elevati profitti (ovviamente in un mercato aperto, corretto e com-petitivo), producendo così ricchezza e lavoro per tutti nel modo più effi-ciente possibile”. la posizione dell’economista era mol-to chiara: l’unica legittimazione, sia etica che sociale, del fare impresa è operare per massimizzare il profitto, ma – si badi bene – nel rispetto di tutte le regole del gioco. altrettanto chiara era la motivazione di un’as-serzione così impegnativa: poiché il

profitto è un riconosciuto indicatore di efficienza, per massimizzare il pro-fitto l’azienda dovrà fare il miglior uso possibile delle proprie risorse; tenen-do conto che le risorse sono scarse, l’impresa è quindi spinta ad operare con molta attenzione al bene comu-ne, creando cioè “ricchezza e lavoro per tutti”. accade frequentemente di sentire ci-tare solo la prima parte di una delle frasi più famose di friedman: “l’uni-co obiettivo dell’impresa è fare i più alti profitti possibili” e allora purtrop-po, nel mondo degli affari ci si sente autorizzati a tutto, anche ad azioni senza alcuno scrupolo. Ma è proprio

la seconda parte del concetto “...nel rispetto delle leggi, dei costumi e dei valori etici.” che introduce il rapporto stretto ed essenziale tra etica ed eco-nomia.in quest’ottica, che vede lavoro e affari come parti integranti e impre-scindibili della vita delle collettività, la ragione economica e la ragione in termini sociali coincidono, determi-nando un’unica catena del valore. la maggiore sensibilità e consapevo-lezza degli individui, accentuate dalla rapida diffusione delle informazioni nel mondo globalizzato, sono causa di accresciuti livelli di aspettative, così come ognuno di noi può constatare,

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ripensando anche solo a come tutto ci appariva più semplice qualche de-cennio fa. Non ci si ponevano do-mande sulle origini di ciò che acqui-stavamo, non si sentiva la necessità di sapere tutto su ogni prodotto; ci bastava insomma la fiducia nei con-fronti del negoziante sotto casa. dobbiamo anche tener conto dei nuovi modelli di benessere e giustizia che si sono delineati, ad indicare l’esi-genza diffusa di eticità e valori imma-teriali, oltre ad equità e legalità. ciò significa che ora non ci accontentia-mo più di acquistare un oggetto od un servizio, per le sue funzioni speci-fiche, ed il suo valore non è dato solo dalla qualità intrinseca, ma richiedia-mo che il prodotto sia corredato da valori immateriali, quali il marchio, il Made in italy, la garanzia di rispetto per l’ambiente, la garanzia che non sia stato prodotto sfruttando il lavoro minorile ... Sono i valori che generano Valore.i comportamenti etici producono in-fatti valore tangibile ed intangibile, mentre le scelte non virtuose scate-nano instabilità, costi e perdite.le organizzazioni imprenditoriali sono quindi chiamate alle loro re-sponsabilità di tipo sociale ed am-bientale, nel rispetto dei valori e delle convinzioni delle diverse culture.e’ abbastanza facile individuare le motivazioni economiche dell’impre-sa, ma quali sono invece gli aspetti sociali della catena del valore ? e qual è l’approccio giusto per rispettarli ? Per lo studio di questi argomenti, nel corso degli ultimi decenni – prima negli USa e poi nei Paesi europei – si è sviluppata la Buisenss ethics (etica degli affari, o etica d’impresa o re-

sponsabilità Sociale d’impresa). e’ una forma di etica applicata, che supporta nell’interpretazione dei principi etici e morali, o dei problemi etici connessi al mondo degli affari. la Buisenss ethics propone ai mana-ger le linee guida per una moderna interpretazione dell’impresa e si ap-plica a tutti gli aspetti della gestione degli affari e delle organizzazioni, nel loro complesso.Gli aspetti sociali della catena del va-lore, per la Buisenss ethics sono iden-tificati con il termine Stakeholders. in inglese, stakeholder è chi tiene il palo mentre qualcun’altro con il martello cerca di conficcarlo in terra; e ovvia-mente spera che l’altro non sbagli la mira ... Stakeholders sono quindi per-sone o entità coinvolte – in modi più o meno diretti – nelle attività delle im-prese; in altri termini sono i portatori di interesse. Sono gli individui singoli, o le cate-gorie sociali, che hanno un interesse rilevante in gioco nella conduzione dell’azienda, sia a causa degli investi-menti specifici che intraprendono, sia a causa dei possibili effetti esterni – positivi o negativi – delle transazioni effettuate dall’impresa, che ricadono su di loro.Gli Stakeholders primari sono:– i clienti chiedono qualità dei pro-

dotti, attenzione agli aspetti ecologi-ci, garanzia del servizio, assistenza e informazione.– i dipendenti chiedono garanzia del posto di lavoro, giusta retribuzione, rispetto dei contratti, opportunità di crescita professionale.– i fornitori chiedono garanzia del rispetto di contratti equi e continuità del rapporto.– Gli azionisti chiedono continuità dell’azienda, equo ritorno sull’investi-mento.– la comunità locale chiede opere di interesse pubblico, trasporti, atten-zione alla salute e agli aspetti ecolo-gici.– Per l’ambiente ci si aspetta tutela ambientale, sostenibilità per arginare l’esaurimento di risorse naturali.in occasione dell’european Business ethics forum, tenutosi a Parigi dal 21 al 23 gennaio 2009, il Segretario Generale dell’ocSe, angel Gurria, muovendo dalla considerazione che la mancanza di etica è stata una del-le cause della grave crisi in corso, ha sottolineato la necessità di riscrivere le regole del mercato e di adottare nuovi standard etici tali da riportare trasparenza, obiettività, affidabilità, onestà e prudenza e con esse la fi-ducia e, di conseguenza, la crescita economica.

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il Segretario Generale ha ricordato che l’ocSe è da decenni impegnata nella costruzione di principi e stan-dard etici per gli operatori economici, creati attraverso processi multilaterali e adottati da un numero crescente di Paesi.in particolare egli ha menzionato le linee guida destinate alle imprese multinazionali, unico strumento a co-prire tutte le aree dell’etica imprendi-toriale, “adottate” da 42 Stati di cui 11 non–ocSe, poste a base della coope-razione tra ocSe e cina in materia di condotta responsabile ed utilizzate da circa il 40% delle multinazionali come modello per l’elaborazione del proprio codice di condotta.anche l’Unione europea da anni si esprime a favore della visione etica d’impresa; nel libro Verde sulla re-sponsabilità Sociale raccomandava questo tipo di approccio, definendo la responsabilità sociale delle imprese come “l’integrazione su base volonta-ria dei problemi sociali ed ambientali

delle imprese nelle loro attività com-merciali e nelle loro relazioni con le altre parti” in quanto imprese e so-cietà sanno che un comportamento responsabile è la premessa di un suc-cesso commerciale durevole. adot-tando comportamenti socialmente responsabili, le imprese intendono gestire il cambiamento in modo con-sapevole sul piano sociale, cercando di trovare un compromesso equili-brato tra le esigenze e i bisogni delle parti interessate in termini che siano accettabili per tutti. Se le mutazioni saranno gestite con responsabilità e consapevolezza, l’impatto a livello macroeconomico sarà sicuramente positivo.la responsabilità sociale delle impre-se era stata indicata per contribuire, entro il 2010, al raggiungimento dell’obiettivo strategico fissato dal consiglio europeo di lisbona del marzo 2000, vale a dire “diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mon-

do, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un mi-glioramento quantitativo e qualitati-vo dell’occupazione e da una mag-giore coesione sociale”; essa potrà inoltre servire a rafforzare la strategia europea di sviluppo sostenibile. (da comunicazione della commissione europea relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibi-le. 2002).Pur essendo molto importanti le re-sponsabilità delle multinazionali, an-che le aziende di dimensioni inferiori, comprese le PMi, sono chiamate a dare il loro contributo in modi ade-guati al loro ruolo nei mercati e sul territorio. Nell’epoca della mondializ-zazione, infatti ogni impresa non può più prescindere dalle interconnessio-ni di tipo globale delle proprie azioni. dobbiamo essere consapevoli che il calo diffuso di risorse, i vincoli im-posti dalle norme comunitarie e la forte competitività selezioneranno le aziende, premiando quelle che si rin-noveranno in ottica di sostenibilità e responsabilità, garantendo prodotti e servizi di alta qualità. Va eviden-ziato che la risposta responsabile da parte delle imprese rappresenta quindi un’opportunità strategica, si-curamente vincente anche in termini economici. il tema, ripulito dell’effet-to moda e di coloro che cercano di rifarsi il look a buon mercato, è una cosa seria, perché c’è più consape-volezza del fatto che l’etica d’impre-sa sia diventata una questione fon-damentale della società civile. la responsabilità sociale paga. esiste una relazione statisticamente signifi-cativa, e quindi un impatto concreto e misurabile, tra prestazione sociale e prestazione finanziaria, sia che venga misurata in termini contabili sia come profitto per gli investitori; i due aspet-ti si rinforzano a vicenda soprattutto grazie alla maggior competenza ma-nageriale e alla migliore reputazione delle aziende. tra gli studiosi del set-tore si è diffusa l’opinione che il pe-riodo attualmente vissuto dal mondo occidentale è paragonabile, per molti aspetti, al rinascimento italiano. il ri-nascimento nacque in risposta al de-cadimento politico e militare, come affermazione di una pienezza vitale e naturale, in nome del valore dell’uo-mo. ora come allora, le avanguardie si muovono per sensibilità e convinzio-ni personali, stimolando il cambia-mento e mettendolo in atto, con la loro volontà e mettendosi in gioco in prima persona.

[Silvia Boatti, ethics Officer]

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UNa PaSSword a oreccHioSORPASSATA l’ImPRONTA DIgITAlE____________________________________________________________________________________________la SicUreZZa elettroNica di doMaNi PotreBBe eSSere affidata all’UNicità dell’oreccHio iNterNo

impronte digitali e scansione dell’iride sono ormai roba vecchia: la sicurezza elettronica di domani

potrebbe essere affidata all’unicità dell’orecchio interno. Nel giro di qualche mese la sicurez-za elettronica potrebbe essere tutta questione… di orecchio. Un team di ricercatori dell’Universi-tà britannica di Southampton (Gran Bretagna) ha infatti messo a punto un rivoluzionario sistema di identifi-cazione biometrica basato sul rico-noscimento dell’orecchio interno. o meglio, sul riconoscimento del rumore prodotto dalla vibrazione

dell’aria all’interno della coclea, un organo osseo la cui funzione è quella di ritrasmettere, sottoforma di impul-so elettrico, le vibrazione raccolte dal padiglione auricolare. l’impronta auricolare. Secondo gli scienziati inglesi questo suono, il cui nome tecnico è emis-sione otoacustica, sarebbe unico ed univoco per ogni essere umano e po-trebbe quindi essere utilizzato come sistema di riconoscimento biometri-co, proprio come le impronte digitali o la scansione dell’iride. Potrebbe per esempio essere stimolato con una serie di click emessi dal telefonino e

captato da microfoni super sensibili posizionati sull’auricolare. aziende in pole position. lo studio dovrebbe concludersi en-tro la metà del 2010 e, se si dimostre-rà valido, potrà di sicuro interessare i produttori di cellulari. restano ancora da chiarire alcuni punti: per esempio se l’emissione otoacustica rimane identica nel corso della vita o se malattie banali come otite o raffreddore la possono modi-ficare.

[Alessandro Bolla]

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dai bit ai batteri: la nuova frontiera dell’informatica è la biologia.

in Giappone è stato realizzato il primo computer che fa uso di pro-teine naturali al posto dei classici dischi. addio ai dvd e agli hard disk? è presto per dirlo, ma adesso le premesse per realizzare “compu-ter organici” ci sono tutte.le proteine sono indispensabili agli organismi viventi e tra qual-che anno lo saranno forse anche per i computer. è infatti allo studio un innovativo sistema di archiviazione dati che potrebbe sostituire gli attuali di-schi fissi e persino i dvd e le sche-de di memoria con sistemi che faranno uso di speciali proteine naturali.con una dimostrazione a effetto, tetsuro Majima (Università di osa-ka, Giappone) ha mostrato che già oggi è possibile realizzare “pe-riferiche” di archiviazione di massa che superano in capienza gli or-mai comunissimi dvd grazie a una speciale proteina fluorescente. applicando la alexa fluor 532N streptavidina, una proteina deriva-ta da un batterio e resa fluorescen-te, su un supporto e attivandola con sostanze chimiche fotosensi-bili e fasci luminosi, Majima è stato in grado di ricreare microscopici

“disegni” corrispondenti alle infor-mazioni da immagazzinare. letti da un’interfaccia informati-ca, i disegni proteici vengono poi reinterpretati dal software e utiliz-zati come dati.Stando a Majima, il computer a proteine può essere veloce quan-to si vuole. Ma il vero vantaggio sarebbe la stabilità delle informa-zioni registrate, insensibili alle in-terferenze magnetiche (pericolo-se, invece, per le attuali schede di memoria e i vecchi floppy). i “computer organici” non sono però una novità: già quasi dieci anni fa una ricerca del Georgia institute of technology aveva pro-dotto un computer senza proces-sori, funzionante con i “semplici” neuroni di una lumaca. e l’anno scorso scienziati israeliani hanno impiegato due enzimi uma-ni per rimpiazzare i microchip in silicio ed è dagli anni ‘90 che l’isti-tuto weizmann è all’avanguardia nelle ricerche sul computer biolo-gico.l’obiettivo di questi studi? creare macchine affidabili capaci di sfruttare a proprio vantaggio le complessità della natura.

[Andrea Porta–]

BIO Pc: Prende forma il computer “complesso”

1999: BIO–Pc sul pianeta terra

il 1999 è l’anno di nascita ufficiale dei computer biologici. tra genna-io e giugno sono stati presentati ben due bio–computer: il primo, americano, sviluppato a partire da filamenti di dna, appena nato sa-peva... fare le somme! il secondo (nella foto all’istituto weizmann), israeliano, non ha mai avuto aspira-zioni “filosofiche”: è una macchina molecolare che dovrebbe servire a modificare altre molecole.

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leSS iS MoreSEmPlICITà E ImPERFEzIONE

____________________________________________________________________________________________Per leV tolStoJ «tUtte le idee cHe HaNNo eNorMi coNSeGUeNZe SoNo SeMPre idee SeMPlici»

wabi sabi o l’estetica dell’ap-passire delle cose, si espri-me nella tradizionalissima

cerimonia del tè. e sta per diventare una moda. diventerà una moda, peccato. Perché il wabi sabi si meri-terebbe forse più rispetto, visto che è un’estetica giapponese nata nel 1500. Ma ha tutto per piacere a glo-bal chic e fashion victim. Poi è un ritorno al minimal, dopo anni di ec-cessi barocchi. Un po’ in linea con la ricerca della purezza delle cose. è austero, perfetto in questo periodo cupo in cui anche le modelle sfilano a lutto. e infine, ma non ultimo, perché wabi sabi suona bene, quattro silla-be facili da far scivolare nel discorso con l’aria di saperla lunga – atten-zione però a non confonderlo con il wasabi, la pasta di colore verde e dal sapore particolarmente piccante usa-ta nella cucina giapponese, potreste entrare in un discorso piccante.Ma facciamo un piccolo passo indie-tro. “less is more” la celebre citazione dell’architetto tedesco Mies van der rohe sintetizza alla perfezione il con-cetto di semplicità e di minimalismo che questa antica dottrina ci vuole insegnare.certo è che progettare e realizzare un prodotto complesso da utilizzare è più comodo che renderlo più facile. Nel senso che più mette, più infar-cisce, più carica, più è contento. di solito invece il valore d’uso intuitivo, lo user friendly richiede certamente un grosso investimento di tempo, di studio a monte. in due parole fare una cosa complicata è alla portata di tutti, mentre fare una cosa semplice è potere di pochi. richiede talento

e volontà di rispetto dell’utente fi-nale. richiede attenzione, pazienza e capacità di sintesi. in sostanza, è più facile aggiungere che togliere, è più facile complicare che semplifi-care! e quindi… Scremare, scremare, scremare. Perché l’olimpo dei desi-gner è uno spazio moltro ristretto. il mondo della produzione è popolato di prodotti inutilmente complessi da utilizzare, col risultato di scoraggiare

buona parte degli utilizzatori. il designer in questa battaglia per la semplicità ha un ruolo chiave, in quanto è l’unico anello della cate-na produttiva a mettersi nella pelle dell’utente finale. il minimalismo è un atteggiamento mentale, una filosofia di vita da applicare nel quotidiano. come il risparmio energetico. Passo dopo passo offre i suoi meravigliosi risultati.

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ottenere il massimo del risultato col minimo dei mezzi o delle risorse, è un atteggiamento sano nei confronti della cultura dominante odierna del-lo spreco, figlia della società dei con-sumi. lo stesso consumismo ci vanta la possibilità di scegliere tra tanti pro-dotti, ma se devo comprare una foto-camera digitale tra una cinquantina di modelli, non è più libertà di scelta, ma l’angoscia della scelta! la sempli-cità è un autentico valore.

l’importante è che non si trasformi in banalità. Per Munari la semplificazione è il segno dell’intelligenza. egli aveva sempre la semplicità nel mirino: sem-plicità nel pensare, semplicità nel pro-gettare, semplicità nel parlare. ci ha regalato oggetti quotidiani essenziali come portaritratti, lampade, ciotole, sottovasi, occhiali, impressi dalla filo-sofia del “togliere”, fuori dal tempo e dall’ossessione di essere in sinto-

nia con le tendenze, perché “niente passa tanto di moda, come la moda” come amava dire, e ricordava che “ogni momento della vita può essere correttamente progettato: una ricet-ta, un viaggio, un discorso”.“tutte le idee che hanno enormi con-seguenze sono sempre idee sempli-ci” scriveva in “Guerra e Pace” lev tolstoj, e, forse, visto il personaggio, sarebbe meglio credergli . infatti, le idee semplici possono a volte cam-

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biare il mondo. “ciò che è semplice è efficace” amava dire invece Marcel dassault. le idee semplici sono spesso le più efficaci! la semplicità non è solo un concetto intellettuale, ma è anche un’emozione, una sensazione, con tutto il suo valore estetico di armo-nia, che comunica intensamente a prima vista. Semplice non vuole dire povero, ma essenziale, anche nel fee-dback visivo che l’oggetto comunica

immediatamente. Semplice è sinonimo di facile, ele-mentare, lineare, basilare, conpren-sibile, evidente, ovvio, comprensibile. Semplice è come bere un bicchiere d’acqua. indispensabile. l’importante non è il contenitore ma il contenuto. Perché progettare una libreria per esempio non vuole dire dare impor-tanza alla libreria ma esaltare i libri. e da questo concetto estremo di sem-

plicità, di facilità di approccio nasce il wabi sabi. la purezza. come l’autenticità del difetto. la leggenda di questa dottrina giap-ponese trae le sue origini circa la re-alizzazione di ciotole per consumare il riso, realizzate dall’uomo in modo talmente perfetto da creare sdegno. Perché solo ciò che è realizzato dagli dei può essere perfetto. quindi, per non attirare su di sé le ire dall’alto cielo, un uomo pensò di

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g i u g no 2 0 0 9 segnare con la propria impronta un semplice tocco del dito quelle ciotole. rendendole per sempre imperfette. Ma perfette appunto perché difetto-se. Perché irrimediabilmente uniche.da sapere c’è anche questo: che il wabi sabi è l’arte del trovare bellez-za nell’imperfezione, e profondità di contenuti nella semplicità. che è culto dell’autenticità. wabi sabi è un’antitendenza, quan-to di più lontano possibile da una cultura efficientista e tecnologica. è cogliere il valore della fragilità, dell’in-stabilità, della deperibilità, di una smagliatura. il gusto malinconico dell’inevitabile appassire delle cose. il coraggio di accettarle per come sono, il piacere di tenersi un vaso sbrecciato. del non voler rinunciare ad un peluche ormai corroso e con-sumato dalle notti. come scrive leo-nard koren, autore di wabi sabi for artists, designers, poets and philoso-phers (Stone Bridge Press, Berkeley, california), è (anche) “ la bellezza del-le cose imperfette, fragili, incomplete; umili e modeste; non convenziona-li“ . insomma, un’antiestetica, e per questo seducente e preziosa per la nostra società dell’immagine. come il neo di Marilyn. imperfezione innegabile.

wabi sabi può essere tutto. dalle ciotole spartane ispirate all’estetica zen, che portano armonia in tavola, al brucia incenso per la cerimonia del tè . wabi sabi è un’estetica legata, ap-punto, all’arte del tè. “wabi” vuol dire quiete, tranquillità, protezione, men-tre “sabi” è silenzio, solitudine, malin-conia. entrambi i termini sono legati allo zen, filosofia buddista che si svi-luppa nel 1500, epoca caratterizzata, in Giappone, da guerre tra famiglie militari. in un momento così tormen-tato, sorprendentemente si afferma la filosofia della quiete, dell’armonia, dell’essenzialità. che si compie nel delicato e ritmico momento della “cerimonia del tè”. Nella sua liturgia perfetta, i guerrieri stanchi e tormen-tati, ritrovavano la pace dopo tante battaglie e violenza. wabi sabi è estetica e morale, espe-rienza di vita totale che si fonda sulla ricerca della semplicità e della verità, non fuori ma dentro l’uomo.i giapponesi sono un popolo strano ma concreto: non cercano verso l’al-to, ma intorno a sé. Nello zen l’uomo è un microcosmo che riflette le leggi universali: guardando in se stessi si guarda anche fuori. Si va alla ricer-ca facendo vuoto dentro di sé. ecco l’essenzialità del wabi sabi, quel ripro-

durre nell’uomo la semplicità della natura. i materiali usati nella cerimo-nia del tè sono poveri, le linee essen-ziali, gli spazi il più possibile vuoti: è un’esperienza artistica nella ricerca, la riproduzione di un’armonia esteti-ca, sociale, umana. di vita.la degustazione stimola tutti i sensi (il gusto, l’olfatto, l’udito – attraverso i suoni della natura che entrano nella casa – il tatto, la vista, il senso esteti-co), ma in una cornice di estrema so-brietà, necessaria perché il significato delle cose, dei gesti, dei rapporti non sia inquinato da nulla.Una dinamica degli opposti: wabi sabi è tensione verso la perfezione che passa attraverso il culto dell’im-perfezione, perché, per i giapponesi, la bellezza assoluta coincide con la morte. agli occhi di tanti occidentali, questa filosofia è affascinante, quasi come fosse una cura disintossicante dagli eccessi della nostra società. Va oltre: il principio di profonda sem-plicità che c’è nella cerimonia è zen. Uno spirito che non va confinato nel-lo spazio fisico e temporale dell’even-to, ma va portato nella vita quotidia-na, come attenzione verso gli altri. è appassionante la ricerca interiore che c’è dietro. Nella pratica zen si tro-va un’idea di disciplina che affascina. Nello zen la vera libertà è responsa-bilità. che, nella cerimonia del tè, è scandita da quattro principi: armo-nia, rispetto, purezza e tranquillità. armonia: con gli ospiti e con la natu-ra. Per questo, se si sceglie un fiore, deve avere la modestia di un fiore di campo.Un tempo le case del tè erano costru-ite nella natura, affinché il vento, la pioggia e il canto degli uccelli creas-sero atmosfera, accentuassero l’inti-mità tra le persone. la cerimonia si teneva nelle prime ore del mattino, quando luce e suoni non frastornano i sensi. rispetto: per gli ospiti (offrendo il tè, si offre loro se stessi) e gli oggetti, tramandati da maestro ad allievo, tanto più preziosi quanto più invecchiati.Purezza: si comincia con la pulizia della stanza per creare un ambiente adatto, che è anche purificazione in-terna. l’ospite, prima di entrare, si sciacqua bocca e mani. tranquillità: ci si mette sempre in relazione con l’altro.Per noi occidentali è facile utilizzare le parole, ma un gesto può esprime-re molto di più. Solo il modo di ap-poggiare una tazza rivela emozioni profonde: per questo è importante “ascoltare” l’atmosfera, sospendere la razionalità. l’essenzialità – less is more – ci sedu-ce ma non ci appartiene fino in fon-

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do. Sempre alla ricerca di qualcosa di più.wabi snobby, più che wabi sabi, era anche lo scrittore viaggiatore Bruce chatwin, che aveva dato incarico all’architetto minimalista per antono-masia, John Pawson, di ideare una casa che fosse solo “un posto in cui appendere il cappello”. Peccato che chatwin non vivesse con la frugalità professata: le spoglie credenze trovate in giro per il mon-do erano piene di posate russe d’oro. Predicare bene e razzolare male, in-somma.con il concetto di less is more si pos-sono comprendere anche alcune tra-dizioni artistiche, come il Sintetismo che si riferisce all’orientamento as-sunto dai pittori della scuola di Pont–aven, riuniti intorno alla personalità di Gauguin che, in opposizione all’im-pressionismo, affermano la necessità di superarne il carattere aleatorio del-la visione e di ridurre questa ad una sintesi in cui siano compresi tutti gli aspetti della rappresentazione: dalla costruzione prospettica, alla defini-zione lineare, alla campitura croma-tica. Una nuova superficie bidimensiona-le, realizzata attraverso nette campi-ture di colore come negli smalti cloi-sonné, esprime una nuova visione della realtà, profondamente influen-zata dalle concezioni simboliste pro-nunciate da Gauguin.

così come il Sintetismo c’è anche l’istituto d’arte e mestieri del Bauhaus che fu fondato a weimar dall’archi-tetto walter Gropius nel 1919 e nel decennio successivo divenne il cen-tro del design in Germania. ripren-dendo alcuni temi del socialismo, la filosofia del Bauhaus voleva portare arte e design nell’ambito della vita quotidiana. Gropius considerava arti-sti e architetti come artigiani e soste-neva che le loro creazioni dovessero essere pratiche e abbordabili. Gli allievi dell’istituto erano pittori, architetti, ceramisti, tessitori, sculto-rie e designer, impegnati in attività di gruppo come gli artisti e gli artigiani del rinascimento. lo stile caratteristi-co del Bauhaus era semplice, geome-trico e accurato. Nel 1933 la scuola fu chiusa dai nazisti con l’accusa di esse-re un centro di intellettuali comunisti. Malgrado l’abolizione dell’istituto, le sue idee si propagarono nel resto del mondo a seguito dell’emigrazione di molti suoi esponenti. infine possiamo trovare anche il minimalismo, che è una tendenza artistica nata princi-palmente degli Stati Uniti negli anni sessanta e settanta. l’arte minimali-sta, come da definizione, si basa sulla riduzione della realtà: l’arte è pura-mente astratta, oggettiva ed anoni-ma, priva di decorazioni superficiali o caratteri espressivi. Nella pittura e nel disegno minima-lista le rappresentazioni sono mono-

cromatiche, spesso realizzate su gri-glie e matrici di tipo matematico. le elaborazioni di arte minimalista sono in grado di evocare, seppure astratte in forma e contenuto, emozioni e sta-ti esistenziali.Nella scultura vengono impiegati materiali e procedimenti industria-li per ottenere forme geometriche, spesso riproposte in serie. i materiali maggiormente utilizzati sono acciaio, perspex e tubi fluorescenti. il messag-gio che gli scultori vogliono dare a queste opere non punta sulla perfe-zione visiva, ma sull’esperienza di un contatto fisico con l’osservatore. il minimalismo può considerarsi una reazione all’espressionismo astratto, corrente d’arte moderna di fine anni cinquanta. Nel mondo dell’immagi-ne e della rappresentazione la sem-plicità è un oggettivo dato di fatto, quindi apprezzabile o meno, ma che bisogna imparare a vedere come un valore aggiunto. Non vedere la ba-nalità ma l’essenzialità. Notare l’im-perfezione delle cose e della materia. Giocare con le cose semplici. Un po’ come fanno i bambini che, in fon-do, si divertono anche con il nulla. ricordarsi che da un ramo e un filo possono nascere storie e leggende di guerriri ed eroi alla “robin Hood”. con semplicità.

[elisa capitanio

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il Gioiello deMocraticolA CRISI SI COmbATTE COSì____________________________________________________________________________________________laVoraZioNi leGGere, Pietre SiNteticHe,Piccoli diaMaNti la Gioielleria coNtraSta la criSi del Mercato GloBale e la coNSeGUeNte diMiNUZioNedella doMaNda a colPi di creatiVità

la gioielleria contrasta la crisi del mercato globale e la con-seguente diminuzione della

domanda, a colpi di creatività, inven-tando il gioiello democratico. Non si tratta in questo caso di gioielli “pove-ri” anzi, di soluzioni creative che con-tengono i prezzi, come dimostrano le nuove tendenze di Vicenzaoro charm, fiera della gioielleria che si è tenuta a Vicenza dallo scorso 16 maggio. lavorazioni leggere, tanto colore, pietre più piccole per com-porre i pavè, pietre dai tagli perso-nalizzati, quarzi sintetici, oro giallo e rosa, materiali alternativi all’oro come il bronzo indicano chiaramente la tendenza: per combattere la crisi, i designer italiani hanno dovuto met-

tere in campo la sola arma vincente in questi casi, la creatività. del resto anche il legame con la moda, che privilegia forme semplici per far risaltare gli accessori, impo-ne ai design di gioielli una maggio-re fantasia. fatta eccezione per l’alta gamma, nelle nuove proposte l’estro si muove all’interno di canoni che impongono leggerezza, spesso otte-nuta con raffinati trafori, e qualche rinuncia alle grandi carature. così, il brillante oltre il carato può essere sostituito da sette pietre più piccole, montate con incassatura invisibile. quarzi idrotermali di misura oversize sono spesso preferiti alle più costo-se pietre naturali. alla filosofia che coniuga il massimo risultato estetico

con il giusto prezzo, corrisponde la diffusione di micropavè di diamanti o di zaffiri, dal setaccio finissimo, la cui laboriosa incassatura consente di ottenere splendidi tappeti di pie-tre. in alcuni modelli, sui pavè di dia-manti s’inseriscono pietre sfaccettate dai colori forti, che contribuiscono a contenere il prezzo rendendo più ac-cattivante il disegno. è un omaggio al moderno concetto di lusso acces-sibile, dove il disegno e la qualità di manifattura rendono esclusivo an-che il più democratico dei gioielli. Ma tutto questo non deve far pensare a un impoverimento della gamma: si tratta al contrario di un ampliamento verso l’alto, come nel caso delle griffe di gioielli–moda che hanno lancia-to le prime collezioni in oro. cresce comunque la diffusione delle pietre colorate dai tagli personalizzati, so-prattutto briolette. Sugli anelli com-paiono pietre centrali, tagli cabochon dal profilo rilevato. l’oro giallo trova sempre più consensi, tanto che per-sino qualche grande gioielliere inizia a legare la propria immagine ad anel-li in oro giallo con pavè di diamanti bianchi, e molto spesso le collezioni sono proposte anche in oro rosa. a questa tendenza fa eco, in una fascia più accessibile, la moda del bronzo, del bronzo dorato e dell’argento dorato. Meno diffuso l’oro rodiato chocolate o nero. le amanti dell’oro bianco comunque non sono out. Nei gioielli alla moda è abbinato agli altri colori dell’oro e continua a essere il più diffuso per i solitari.

[lorenzo casalino]

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qUadroUPaGeEmOzIONI D’ImmAgINI____________________________________________________________________________________________ParteNdo dalla tecNica del decUPaGe, PaSSaNdo Per il collaGe, ecco NaScere UNa NUoVa arte Per Parlare coN le iMMaGiNi.

il mistero e l’oscuro, questi gli ar-gomenti da sempre al centro del-la curiosità popolare.

ciò che non si capisce da sempre è stato oggetto di ricerche o di rico-struzioni, più o meno veritiere per-

sino in una società “tecnologica”, avanzata o disincantata come la nostra. Già, perché la voglia di scoprire in un mondo dove tutto pare raggiun-to e soprattutto semplificato, è più

che comprensibile. Un mondo dove tutto appare limpi-do, ma che in realtà ha infinite chiavi di lettura.Per questo motivo non ci si deve stupire nel momento in cui a farla da padrone nelle classifiche di film e libri sono temi come la ricerca di tesori perduti, meglio ancora se at-traverso codici o strane iscrizioni.Un linguaggio arcaico, che com-penetra alla perfezione il termine dell’arte. l’arte come linguaggio, certo, ma su più livelli, ognuno di essi più profon-do, tra cui il più affascinante è senza dubbio quello simbolico.Una simbologia religiosa e popolare, antico retaggio di culture che via via sono andate scomparendo, sostitui-te lentamente, ma inesorabilmente, da quelle legate alle religioni del li-bro. Un sussurro che è stato immor-talato nel tempo, in quadri e sculture ammirate e quotate. Un sussurro udibile solo a chi nell’opera d’arte cerca anche l’es-senza di chi l’ha progettata.è il caso dell’arte rinascimentale: guardando nel profondo di un qua-dro di leonardo o di una scultura di Michelangelo si potranno scoprire alcune tracce delle culture passate, rappresentate con emblemi ricono-scibili, ma ben amalgamati al conte-sto.Sfere, triangoli, sinistra e destra, rose sono solo alcuni degli elementi ere-ditati dal cosiddetto paganesimo, assorbito per molti aspetti dal cristia-nesimo e, di conseguenza, rappre-sentato nelle sue maggiori opere, dall’architettura alla pittura.

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in una qualsiasi chiesa, se non co-struita in anni recenti, guardando in alto, troverete il rosone che, a pre-scindere dalle raffigurazioni incasto-nate nel vetro, richiama chiaramen-te il simbolo della rosa, che in epoca romana, veniva appoggiata sopra le porte quando nella stanza si svolge-va un incontro importante, intimo o riservato. Vale a dire la descrizione di quanto avviene in chiesa.lo stesso vale per il triangolo con la punta rivolta verso l’alto, in epoca romana associata all’uomo e in epo-ca rinascimentale e medievale utiliz-zato come rappresentazione di dio.al contrario, uno dei simboli grafici mai raffigurato in sculture o quadri è quello del pentacolo, la stella a cin-que punte inserita nel cerchio. da sempre associata al satanismo, non appare in alcuna rappresen-tazione. in realtà, all’origine il pen-tacolo rappresentava l’equilibrio, simbolicamente ritratto dal cerchio, tra i cinque elementi, di cui lo spirito

occupava la punta della stella rivolta verso l’alto. ai lati aria ed acqua, alla base quelli più materiali, rappresen-tati da fuoco e terra. insomma, una sorta di croce paga-na. è pure è curioso evidenziare come le sue proporzioni diano origine al cosiddetto numero d’oro, una cifra identificata come emblema dell’equilibrio nell’antichità, alla base di parecchi e famosi compo-nimenti musicali, come gran parte delle opere prodotte da debussy, in epoca moderna. la quercia, altresì, è considerata come un elemento negativo, retag-gio di una lotta sfrenata alle religioni rurali: se prima, infatti, la quercia era il simbolo della natura, luogo di ritro-vo per i vecchi saggi o per le leva-trici, dal Medioevo in avanti è stata considerata come luogo maligno, su tutti come ritrovo delle streghe du-rante i Sabba.considerate poi per esempio l’uso

del bianco e del nero: il nero, nell’an-tichità associato all’essere femminile, il bianco, al contrario, all’essere ma-schile. analizzatene gli utilizzi: chiaramen-te il nero è il simbolo delle tenebre, il bianco della luce, della purezza e della redenzione. di bianco ci si sposa per tradizione, di nero ci si veste per un funerale. a voi le conclusioni.Guardatevi intorno e cercate. anche solo per il gusto di osservare un quadro, una scultura o un affre-sco e pensare che qualcosa di magi-co quanto l’evoluzione e la relazione tra culture c’è dietro a quel dipinto. culture che in immagini ferme da millenni convivono, nonostante i movimenti d’opinione o le lotte di religione.

[elisa capitanio]

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il design italiano come un essere vi-vente, ricco di pulsioni, che evolve ad ogni batter di ciglio, che si muo-

ve e muta così come tutto ciò che lo circonda. in mostra in questo mese, all’interno dell’esposizione “Serie fuori Serie”, le sperimentazioni più astratte associa-te ai prodotti commerciati nel grande

mercato massificato del design, quel-lo disponibile ai più. tecnologie ed artigianato si fondono per dare al visitatore l’idea di quanto il panorama merceologico sia vasto, di quanto le tendenze forse si affos-sino di fronte ad un’offerta così varie-gata e contrastante tra una proposta e l’altra. Un ciclo di alimentazione continuo, spunti che provengono da tutti i set-tori dell’industria, sia essa di dimen-sioni soprannazionali, sia il suo esatto contrario. i visitatori potranno accedere alla mostra selezionando l’area predilet-ta: Grande Serie, Piccola Serie, Speri-mentazione e fuori Serie, a seconda del gusto. il costo del biglietto è di 9,00 €.

Serie e Fuori Serie

SerIe e FuOrI SerIe

luogo: triennale design Museum a Milano

Quando: fino alla fine del mese

info: www.triennaledesignmuseum.it

Ma chi l’ha detto che l’arte dev’essere solo tela, scultu-ra, bassorilievo?

l’arte è in tutto, è sufficiente guar-dare ciò che ci sta attorno con occhi forse un po’ più critici. Per mixare diverse forse di arte e cura degli am-bienti, appuntamento ideale è detta-to dall’apertura di castello quintini,

a rovato. Non solo sono previste vi-site guidate all’interno degli antichi saloni del maniero, ma i turisti po-tranno anche ammirare la collezione di rose, che vanta circa 1500 esem-plari tra rose antiche ed inglesi, stile a cui è ispirata anche l’architettura del giardino stesso. Per l’apertura di quest’anno, poi, l’organizzazione ha allestito anche una vera e propria mostra di sculture tra le rose, ma-nufatti in ferro dai soggetti animali, quali aironi, mostri preistorici, grilli e aragoste, realizzati da Marco Mazza con materiali di riciclo. e’ possibile visitare il castello e i suoi giardini tutte le domeniche e festivi dalle ore 15,00 alle 18,00. ingresso 8,00 euro con visita guidata.

l’Arte…in giardino

l’Arte…IN gIArdINO

luogo: castello quintini a rovato (BS)

Quando: fino al 26 luglio

info: www.castelloquistini.com

il silenzio come filo conduttore di una mostra che, a sua volta lega due artisti. Nelle sedi di Milano e

forte dei Marmi, la Galleria lazzaro allestisce fino al 7 giugno un’esposi-zione con 80 opere, tra oli e pastel-li, volte a scoprire un colloquio in-teriore, silente, tra artista e natura. al centro degli sguardi dei visitatori

saranno 40 opere di walter lazza-ro e altrettanti ritratti di angiolo Volpe, paesaggi e nature morte in cui si percepisce riflessione e fusio-ne tra pensiero e realtà. dolcezza e ricerca accomunano dunque i due pittori ed ammalieranno gli appas-sionati con un’atmosfera suggesti-va, allusiva e carica di emozioni.

dialogo nel silenzio

dIAlOgO Nel SIleNzIO

luogo: Galleria lazzaro a Milano

Quando: fino al 7 giugno

biglietti: www.gallerialazzaro.it

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Happy go lucky, la felicità porta fortuna. così recita il titolo di un film di Mike leigh, uscito

non molto tempo fa. la fortuna viene da cose positive, sentimenti puri ed emozioni. quelle stesse emozioni che ila riesce a tra-smettere nelle sue canzoni. originaria di Genova, città di cui non vedeva quasi mai il mare, adottata prima da Milano, con cui c’è “un sen-timento di odio amore”, poi da Ber-gamo dove vive ormai da anni.a Genova i primi passi con la chitar-ra stretta tra le braccia, tra scuola e amici, poi il passaggio a Milano che, come dice lei, l’ha costretta a svegliar-si. “quando a 21 anni ho deciso di trasferirmi a Milano per suonare, mia madre diceva “non andare a Milano, c’è l’uomo nero, e poi cosa credi di concludere?”dopo 3 giorni me ne sono andata di casa, ho cambiato 34325 musicisti fino a trovare quelli giusti e ho suo-nato un po’ qua e un po’ là”. “Perché Milano è una città densa che ti da molto ma ti toglie anche tanta liber-tà e finché ci stai te ne accorgi poco. fare musica all’ombra della Madon-nina è poi un’esperienza particolare. tra i musicisti c’è molto fervore ma anche un comportamento partico-lare, di aiuto e comprensione un po’ illusori. tutti sono bravi e tutti se lo dicono. Un po’ di ipocrisia forse. Poi ti allontani da quella cerchia, e solo a quel punto capisci”. Ma da qui, da quest’esperienza, si può solo uscire più forti, con le idee più chiare e con una direzione in testa e tra le note da seguire.“quando ho deciso di non volere un

contratto a tempo indeterminato in un’azienda qualunque, mio padre diceva “come pensi di mantenerti? lascia perdere, scrivi canzoni per al-tri… “dopo anni mi fermo a constatare che ho fatto la web designer, la fotogra-fa, la cameriera, la decoratrice d’inter-ni, la promoter, l’autrice di format tv, la runner, l’assistente di produzione,

l’imbianchina, la disoccupata… e non sono ancora morta. quando ho deci-so di essere semplicemente una can-tautrice, nessuno lo ha saputo.Ho preso una chitarra e ho comincia-to a cantare.”Ma ila non è solo questo. Perché per lei ogni scusa è buona per creare. Una necessità fisica. il documentario “la guerra dei po-veri” girato nel 2008, nasce con la voglia di far conoscere e di condurre chi non è del mestiere, in una realtà difficile da immaginare. Musica e ri-flessioni sulle gioie e dolori del fare musica in italia. Una denuncia per come è, che ci mostra e ci apre gli oc-chi a come dovrebbe essere. “Mi ave-vano detto che l’italia era il Paese del bel canto. quindi avevo pensato che tutti in italia sapessero cantare. ave-vo otto anni…”. con queste parole ci si addentra ne “la guerra dei poveri”. in un susseguirsi di domande (la pri-ma: ti piaceva fare musica a scuola? Pensateci e forse vi troverete d’ac-cordo con quel che di seguito è rac-contato…) e di interviste a musicisti e tecnici del mestiere per portarci all’in-terno di una realtà molto particolare. Ma è inutile però starlo a raccontare quando lo si può vedere, giusto? lo si trova sul web. Sia su myspace, con una pagina dedicate (www.myspa-ce.com/laguerradeipoveri) sia sul sito personale di ila – che inutile dirlo, ha creato e gestisce lei – www.ilamusic.it. tra i pensieri che le frullano in testa c’è pure un nuovo documentario. Ma è ancora presto per tracciarne una li-nea definita. Sempre musica, sempre crescita. Sempre tante domande.

ila«lA FElICITà PORTA FORTUNA»____________________________________________________________________________________________iN atteSa del SUo NUoVo alBUM la GioVaNe artiSta Si coNfida e Si raccoNta...

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cantautrice genovese giramon-do, ila comincia a suonare a 17 anni durante un’occupa-

zione scolastica.dopo il liceo artistico capisce che la sua strada sarebbe stata quella musi-cale e si trasferisce a Milano in cerca di “fortuna”.Nel 2000, la sua prima chattata e il casuale incontro con fabrizio Broc-chieri, label manager della cinicodi-sincanto, grazie al quale nel settem-bre 2004 esce il primo singolo “Penso troppo”Nel 2005, dopo l&8217; ennesima coincidenza, conosce Paolo filippi e teo Marchese del cavò Studio di azzano S. Paolo (Bergamo) grazie ai quali registra il suo primo disco “Malditesta” che verrà pubblicato nel 2007 e che porta in tour con la “Mal-ditesta Band” (teo Marchese, andy ronchi e teo airoldi) tra il 2007 e ini-zio 2008. “Malditesta” è un progetto carico di ricordi, sensazioni vissute da trasmettere e far ascoltare, a cui han-no collaborato musicisti del calibro di fabrizio Bosso, Massimo Moriconi, Mauro Negri, israel Varela, Marco Bianchi e molti altri.Un album in cui traspaiono sugge-stioni, grinta, la semplicità di ogni giorno e una forte voglia di musica. Una miscela di suoni dal sapore rock, pop, world e di testi visionari che hanno la sola presunzione di regala-re emozioni.a marzo 2007 ila è stata protagonista a Sanremoff come ospite del M.e.i. di faenza (Meeting delle etichette indi-pendenti); ad aprile 2007 si è con-quistata un posto fra gli undici fina-listi delle selezioni nazionali di Primo Maggio tutto l’anno, vincendo, con il brano Pallottolion, il Premio ecora-dio.Ha aperto i concerti di: ayo, danie-le Silvestri, Hera & adam Masterson, Nordgarden, Brychan e altri. attualmente ila vive a Bergamo dove ha appena finito un piccolo tour esti-vo e si prepara alla registrazione del nuovo disco per l’etichetta tube Jam records

la formazione attuale della band è composta da: ila (chitarra e voce)teo marchese (batteria)stefano galli (chitarra)teo airoldi (basso)

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e anche delle buone risposte. aspet-tiamo solo che una notte si svegli gui-data dall’istinto, lo stesso che la porta a scrivere canzoni e musica, e ci rac-conti a modo suo un nuovo pezzo di mondo.esperienze di ogni tipo per ila. alcu-ne belle altre meno ma da tutte s’im-para qualcosa. Si creano reti di con-tatti, nuovi amici, ci si confronta, si lavora e si suda. Ma alla fine con pia-cere. come è successo la scorsa esta-te quando, accantonando la chitarra, ha preso tra le braccia le sorti di un festival estivo. e poi ha fatto di tutto per farlo vivere e sopravvivere. Non è andata al meglio ma nemmeno poi così drastica insomma. anche perché se tra gli incontri che si fanno dietro il palcoscenico c’è cristina donà ci si può passare sopra a tante cose.documentari, concerti, ma anche quadri, pupazzi, tessuti, fotografia, cartoni animati, grafica web, siti in-ternet. tutto ciò che serve per comu-nicare un’emozione. e poi la musica. che si è importante, “ma a fare solo quello nella vita non mi ci vedo pro-prio”. da sempre un filo conduttore: l’emi-crania, punto di dolore, punto di forza. che la costringe a pensare, ad esser costantemente presente con i pensieri. l’emicrania come compagna di viaggio, che fa nasce-re nel 2004 il primo singolo: “Penso troppo”. Nel 2007, dopo una serie di incontri fortuiti e del tutto dettati dal caso finisce a registrare, nei caldi ed accoglienti locali del cavò Studio di azzano San Paolo, a Bergamo, il suo primo disco. Malditesta. ap-punto. Musica pop–rock. Seguito da un estremamente ironico “Va tutto bene”. “Nel senso… ci siamo. ancora qui. Nonostante tutto, nonostante i pensieri, nonostante il mal di testa… “.e ora, dopo tanta chitarra, imbrac-ciati ukulele e banjo s’è lanciata in una nuova avventura. quella della ricerca della felicità. Ma non fine a se stessa. e nemmeno per se stessa, anche se quello non lo si disdegna mai. l’importante per ila è suscitare e far scaturire nell’ascoltatore buone emozioni. durante le registrazioni di “Va tutto bene” qualcosa s’è inceppato. ila ha capito che quella non era la strada che stava cercando, che si, era tutto bello ma mancava qualcosa. e quel qualcosa è esploso in un pianto tra lacrime e sorrisi ascoltando, in auto, una canzone “feel” (di Jesse Harris) come nei migliori film e un po’ ce la immaginiamo anche. Una canzone liberatoria “che è stata una vera e propria illuminazione”. Perché alcu-ne idee c’erano già ma ogni tanto serve uno scossone per imboccare

una strada nuova. e ila l’ha trovato. “Va tutto bene” doveva contenere dodici pezzi. Ma visto il necessario cambio di rotta le registrazioni si sono fermate a sei. Nel frattempo ben diciotto nuovi pezzi sono usciti dalla testa e dalle mani (e dalla voce, ovviamente) di ila. e vengono suo-nati, cantati e ripetuti per trovare il suono che renda felice chi ascolta. Perché la felicità è l’unica cosa che si può provare. lasciato un po’ l’italiano da parte, “perché è una la lingua che più mi appartiene ma è meno fluida dell’in-glese e le emozioni non seguivano

quella strada ”. “l’inglese s’è rivelato perfetto. Perché è semplice, immedia-to e si accosta a questi suoni puliti”. alla scoperta quindi non solo di un nuovo modo di fare musica ma an-che di un nuovo modo per esprimer-si. che comunica gioia e piacere. ci si sente leggeri alla fine e non vediamo l’ora che l’album si faccia, per poter godere di queste emozioni pulite. Perché chi scrive ha avuto la fortu-na di sentire in anteprima un paio di pezzi. e la reazione era tutta espressa in un sorriso. tante esperienze, come suonare in una scuola elementare davanti ad

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un pubblico di soli bambini. forse gli spettatori perfetti. che si emozio-nano davvero e davvero te lo fanno sentire. ti comunicano che loro ci sono e tu sei li per loro. a vederli ap-plaudire e seguire i ritmi con le mani. in un’esplosione di gioia. e poi, alla fine di ogni pezzo a se-guito di un applauso entusiasta, ila ringrazia e i bimbi si scatenano in un “prego” in coro. e lì forse si può solo sorridere e domandarsi come sia possibile che crescendo si perda questa spontaneità. che diventando grandi, “in quel periodo orribile che è l’adolescenza”, si diventi qualcosa

di così diverso. “Si perdano un po’ i confini di certe emozioni. ci si dimen-tichi di quanto era bello (e sano) gio-care in un prato piuttosto che vivere di fronte ad uno schermo. Perché la tecnologia ti offre un sacco di cose, conosci tanto e in fretta. Ma conosci quello che ti sta lontano, dimentican-do che è più importante ciò che sta accanto”. Nel frattempo, mentre attendiamo l’uscita di questo nuovo album – “la copertina me la sono immaginata come un disegno molto semplice, con una capra in un bosco, che mi ricorda tanto una canzone che can-

tavo da piccola con mio nonno, ma vedremo poi…” – possiamo solo im-maginarla passare da uno strumento all’altro, seduta davanti al suo pc, a fare siti internet, grafica, oppure a di-pingere le pareti di casa sua, perché ogni tanto c’è da fare anche questo. immaginiamocela mentre registra un nuovo pezzo, accendendo di notte la videocamera, per non perdere nem-meno un secondo dei suoi pensieri. immaginiamola così, il resto sarà solo musica.

[elisa capitanio]

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Per Hollywood i pirati non sono più solo quelli leggendari dei caraibi che grazie a Johnny

depp – Jack Sparrow hanno fatto per anni scintille ai botteghini. ora l’attenzione dei produttori è rivolta anche alla pirateria moderna, quella sta infestando da qualche tempo gli oceani, in particolare a largo delle coste somale, con ripetuti attacchi a panfili e navi mercantili. Samuel l. Jackson, l’indimenticabile interpre-te di Pulp fiction, ha unito le forze della sua Uppity films con la H20 Motion Pictures del produttore an-dras Hamori per assicurarsi i diritti sulla vita di andrew Mwangura, un personaggio chiave della pirateria moderna, l’uomo che ha fatto da tramite tra i pirati e tanti proprietari di navi abbordate al largo delle co-ste africane. Sarà lo stesso Jackson a interpretare Mwangura, che di mestiere fa il giornalista freelance ed è una delle fonti primarie di in-formazioni sulla moderna pirateria

al largo delle coste africane grazie anche alla east african Seafarers assistance Programme (easap), un gruppo non profit che offre assi-stenza umanitaria a tutti i naviganti, che lui dirige da anni. Hamori è vo-lato a Mombasa, in kenya, nel feb-braio scorso per acquistare i diritti

cinematografici sul personaggio Mwangura mentre lui negoziava con i pirati il rilascio dell’equipag-gio e delle merci della nave ucrai-na faina per circa tre milioni e 200 mila dollari, un prezzo piuttosto alto perché era stato scoperto un nascondiglio segreto contenente carri armati russi. «Mwangura gode della fiducia dei pirati e dei proprie-tari delle navi, ed è noto per la sua lealtà nei confronti degli equipaggi sequestrati», ha detto Hamori. Jack-son e Hamori avevano già prodotto insieme formula 51 ed ora stanno preparando un film dal racconto di J.G. Ballard running wild, di cui Jackson sarà protagonista. Jackson sta attualmente girando iron Man 2 di Jon favreau. Hamori ha recen-temente prodotto il film di Stephen frears cheri, che la Miramax farà uscire il 26 giugno.

[lorenzo casalino]

SAmuel JAckSON PrePArA FIlm SuI NuOVI PIrAtI

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a distanza di quasi un anno, tor-na in italia lenny kravitz che festeggia, anche in occasione

del suo concerto organizzato all’in-terno del Brescia Summer festival, l’importante traguardo dei 20 anni di carriera musicale. considerato uno dei più eclettici ar-tisti sulla piazza ed il migliore musi-

cista rock nell’ambito della musica black, vanta la pubblicazione di nove album che hanno ricevuto indistinta-mente riconoscimenti internazionali, oltre che essere stati certificati come multiplatino. in particolare, l’ultimo suo lavoro “it’s time for a love revolution” si ricolle-ga al primo album che ne ha traccia-to l’esordio ed il successo, “let love rule”, per temi e ritmi. tra le sue collaborazioni ci sono quel-le con artisti del calibro di Madon-na, degli aerosmith e di alicia keys. come sempre accompagnato da ottimi musicisti, per assistere al suo concerto, il posto unico intero costa 40,00 €.

torna ad esibirsi sul palcosce-nico il rapper italiano più co-nosciuto ed apprezzato degli

ultimi anni. dopo l’uscita del suo ultimo album, “rap N’ roll”, J–ax riproporrà dal vivo le ultime canzoni prodotte, così come quelle che hanno fatto la storia della sua carriera. il nuovo tour partirà proprio da Morbegno il 5 giugno: un appuntamento im-perdibile per tutti i fan dell’artista, che lo potranno ascoltare durante l’ultima prova, al Polo fieristico, prima dei concerti effettivi. Uno stile diverso quello che pro-porrà al pubblico, ovviamente rap, così com’è nella sua natura di mu-sicista, ma con evidenti vene rock, emblema della sua “seconda” pas-

sione musicale. dopo aver ottenuto il disco di platino con “di Sana Pianta” ed aver vinto gli MtV Music award in qualità di Best italian act, J–ax continua la sua crescita artistica. i biglietti, validi per un posto unico intero, costano 20,00 €.

J–Ax, rap N’roll

rAP N’rOllartista: J–axluogo: Polo fieristico di MorbegnoQuando: venerdì 5 giugnoinfo: www.j–ax.itbiglietti: www.ticketone.it

Sono passati alla storia per le loro melodie, una su tutte “Ho-tel california”, a distanza di

anni ancora ben nota, programma-ta e canticchiata dai più. Gli eagles, dopo il loro ennesimo successo, ottenuto con l’ultimo al-bum “long road out of eden” riper-corrono sul palcoscenico del forum

il loro percorso artistico, da sem-pre premiato e riconosciuto con dischi di platino, primi posti nelle top chart e milioni di copie vendu-te. in particolare l’ultimo lavoro ha già ricevuto ben 7 dischi di platino e venduto 800.000 copie. Unica tappa italiana del tour, il concerto è un’occasione imperdibile per gli ammiratori di questi mostri della musica. Glen frey, don Henley, Joe walsh e timothy B. Schmit si ripro-porranno dunque in tutta la loro storia, passando da pezzi classici come “desperado” a brani incisi da poco, come “How long”.i biglietti spaziano da 66,00 per il parterre, € 130,00 € per il primo anello.

om eAgleS

lenny kravitz, 20 anni di musica e non sentirli

20 ANNI dI muSIcA e NON SeNtIrlI

artista: lenny kravitzluogo: Piazza duomo a BresciaQuando: sabato 6 giugnoinfo: www.lennykravitz.combiglietti: www.ticketone.it

eAgleSartista: eaglesluogo: Mediolanum forum ad assagoQuando: sabato 13 giugnoinfo: www.eaglesband.combiglietti: www.ticketone.it

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larGo ai GioVaNiIl FUTURO DEl CIClISmO è vERDE

____________________________________________________________________________________________NUoVi taleNti alla riBalta e tUtti di Marca loMBarda

largo ai giovani della nuova ge-nerazione. le strepitose e auto-revoli vittorie di Mark cavendish

alla Sanremo e andy Schleck alla liegi Bastone liegi hanno portato alla ribalta due delle nuove leve più promettenti dell’intero panorama ci-clistico mondiale.due fenomenali azioni degne di grandi atleti, su cui gli addetti ai lavo-ri sono disposti a scommettere anche nell’ottica delle grandi corse a tappe: del resto le volate dell’inglese al Giro e al tour del 2008 (sei vittorie in to-tale) sono già ben note agli addetti ai lavori, così come la tenuta sulle tre settimane del giovane Schleck, che potrebbe diventare ben presto l’al-ternativa numero 1 in ottica classifica generale ad alberto contador o al rientrante ivan Basso.Ma le gesta di questi due promettenti atleti hanno fatto spostare la riflessio-ne su quali siano i giovani nostrani su cui il movimento italiano può guar-dare con fiducia.attualmente, due sono gli atleti di punta su cui si è già parlato a lungo in chiave azzurra: il siciliano Vincen-zo Nibali e Giovanni Visconti. questi due corridori si sono già tolti qualche bella soddisfazione, soprattutto Vi-sconti, già maglia rosa per sei giorni nel Giro del 2008 e campione italia-no nel 2007. allo squalo dello stretto, invece, manca ancora la grande af-fermazione, ma alla liquigas sembra potersi ritagliare il giusto spazio, ma-gari già al prossimo tour de france.tuttavia anche la lombardia sta sfor-nando alcuni corridori di belle spe-ranze e con ampi margini di migliora-mento, in tutte le specialità.

Se per gli sprint la lombardia può contare sulle ruote veloci del brescia-no Mattia Gavazzi, figlio d’arte che a fine aprile vantava già sei successi stagionali (tra cui la terza tappa alla Settimana Bergamasca), per le corse a tappe si punta lo sguardo ormai da qualche anno sul bergamasco Morris Possoni, il ventiquattrenne di Pon-te San Pietro in forza alla columbia High road: per il momento lo sca-latore orobico insegue ancora il pri-mo successo tra i professionisti ma, viste le due affermazioni sfiorate lo scorso anno al Giro dei Paesi Baschi, l’appuntamento con il traguardo do-vrebbe essere solo rimandato. Molto ci sarebbe da dire anche sui neo pro-fessionisti lombardi passati quest’an-no, come lo sprinter Paolo tomaselli

(passato alla corte di Beppe Martinelli al team aeronautica Militare–amica chips–knauf) o lo scalatore brescia-no Michele Gaia, ora in maglia cSf Group Navigare. tuttavia in questa rassegna delle promesse del ciclismo lombardo, vogliamo fare un ulteriore passo indietro, scendendo nella cate-goria dei dilettanti.Un ampio bacino di corridori dai 19 ai 26 anni, costituito sia da molti at-leti che, terminata la gavetta giova-nile, disputano le loro ultime stagioni prima del ritiro, ma anche da alcuni giovani le cui qualità hanno permes-so loro di entrare nel mirino dei team professionistici.in questo primo scorcio di stagione (nel momento in cui stiamo scrivendo si è chiuso il mese di aprile), il giova-

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ne che si è messo maggiormente in luce risponde senza dubbio al nome di Stefano locatelli (Uc Bergamasca), capace di ottenere due affermazioni in sette giorni tra il 14 e il 21 aprile. Se martedì 21 lo scalatore di Berbenno si è imposto con il consueto affondo in salita nel “15° trofeo Pizzeria rosal-pina”, gara riservata a elite e Under 23 disputatasi a Villazzano (tN), la vera perla nel palmares del camoscio bergamasco è sicuramente la vittoria nella 48° edizione del Palio del recio-to, prova internazionale disputatasi nel veronese. Sulle strade della Val-policella la punta della Uc Bergama-sca ha compiuto una grande azione, andandosene tutto solo a 20 km dall’arrivo sulla salita del Montecchio e arrivando in perfetta solitudine sul traguardo di Negrar. il suo nome sarà quindi affiancato nell’albo d’oro della manifestazione a quelli di francesco Moser, Giovanni Battaglin, fabian cancellara e yaroslav Popovich.Ma del resto le doti di Stefano lo-catelli erano già emerse durante la scorsa stagione quando, al suo primo anno da Under, colse due vittorie in prove nazionali (alla ciriè – Pian della Mussa e alla Zanè – Monte cengio). Senza contare poi quanto fatto nel-la categoria Juniores dove, vestendo la divisa della for 3 Milram, ottenne una sfilza di vittorie tra cui le due af-fermazioni alla tre Giorni orobica, breve corsa a tappe (in quegli anni ancora di caratura nazionale) che lo scalatore di Berbenno dominò sia nel 2006 che nel 2007.Se locatelli ha già monetizzato in questo primo scorcio di stagione, at-tendiamoci qualche acuto anche da parte di un altro ventenne terribile, ossia daniele ratto, un altro berga-masco che sembra essere nato per correre in bicicletta.l’atleta vertovese è considerato da molti il futuro del ciclismo bergama-sco. atleta completo, forte su ogni terreno, intelligente in corsa e, so-prattutto, in grado di esaltarsi nelle occasioni che contano.il suo palmares è infatti di primissi-mo livello. Nel biennio passato tra gli Juniores ha portato a casa: un Giro della lunigiana come primo anno (sfiorando uno storico bis nel 2007), il tour du Pays de Vaud in maglia azzurra, il secondo posto ai mondia-li messicani di aguascalientes, oltre a un secondo posto al Paganessi di Vertova. da ricordare anche la vitto-ria da allievo al GP l’eco di Bergamo del 2004, altro pezzo da novanta del calendario italiano giovanile.al suo primo anno da Under (in ma-glia Uc Bergamasca), nonostante la mononucleosi che lo colpì in prima-vera, ratto trovò il tempo di rifarsi

con gli interessi a fine stagione, con l’affermazione al Piccolo Giro della lombardia, prova internazionale che vantava al via il gotha della categoria dilettantistica. Per lui quest’anno già alcuni piazzamenti di rilievo, come il terzo posto al Palio del recioto (alle spalle di locatelli e il russo Silin), op-pure il settimo posto in volata al GP liberazione, la classicissima romana che si corre il 25 aprile e che viene ormai considerata come il mondiale di primavera.Ha già timbrato il cartellino in que-sto 2009 anche Giacomo Nizzolo, il poderoso velocista milanese capace di portare alla Bottoli Nordelettrica ramonda ben cinque successi. Po-

tenza e occhio da falco le sue qualità migliori, affinate anche grazie all’atti-vità su pista, specialità che lo ha già visto protagonista in maglia azzurra ai campionati europei del 2007 a cottbus, in Germania.Per questione di spazio e per non annoiare eccessivamente il lettore, ci limitiamo a questi tre nomi, anche se di altri giovani promettenti ce ne sono molti altri. il vice campione del mondo Juniores Mattia cattaneo per esempio, al suo primo anno nella ca-tegoria Under, oppure lo scalatore di osio enrico Barbin; senza dimentica-re i vari fabio fadini (già secondo alla gara di apertura della firenze–em-poli) e Paolo locatelli, al momento

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bloccato dalla mononucleosi ma da tenere sempre e comunque in con-siderazione. Scusandoci con chi non abbiamo nominato (Giorgio Bram-billa per esempio, autore dell’insolito record dei 400 km no stop al velo-dromo di dalmine nel 2008), lascia-mo che siano gli atleti a far parlare di loro, ma soprattutto auguriamo loro tante soddisfazioni e tanto diverti-mento: perché è sul divertimento che si basa il ciclismo e saranno proprio questi giovani ad avere il compito di far innamorare della bicicletta le prossime generazioni, riparando an-che a quegli scandali attuali che stan-no togliendo credibilità al ciclismo.intanto, per chi volesse passare qual-

che pomeriggio seguendo queste giovani promesse, diamo qualche appuntamento chiave di questi pri-mi mesi estivi. Per quanto riguarda la categoria elite e Under 23, tre sono gli appuntamenti internazionali di spessore. il primo si terrà a Brescia il prossimo sabato 4 luglio in occasione della 26° cronoscalata Gardone Val trompia – Prati di caregno, appunta-mento fatto su misura per i grimpeur vecchio stampo. Martedì 7 luglio, in-vece, si terrà la tredicesima edizione del trofeo città di Brescia. domenica 26 luglio, invece, a Varese si svolgerà la 47° edizione del GP inda, prestigio-sa prova in linea organizzata dalla Sc caravatese vinta, tra gli altri, anche

da Giovanni Visconti nel 2003.Breve parentesi anche per la cate-goria Juniores, in quanto a luglio si correranno due delle manifestazioni principe del calendario lombardo. il 1 luglio si alzerà il sipario sulla 30° edi-zione della 3tre, breve corsa a tappe bresciana, vetrina internazionale che da anni lancia i migliori giovani del movimento. Ha una tradizione più recente ma è comunque altrettanto interessante anche la 3 Giorni orobi-ca, altra breve challenge che si corre-rà sulle strade bergamasche dal 22 al 26 luglio.

[roberto Amaglio]

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qualche tempo dopo la com-parsa del cayenne, prima auto non prettamente spor-

tiva costruita da Porsche, la casa di Stoccarda ha sfornato la Panamera, berlina a 4 posti dalla prerogativa corsaiola. costruita negli stabilimen-ti di lipsia, è stata concepita sia per

viaggi di lavoro che per famiglie (benestanti) con bambini : quattro posti singoli e bagagliaio da 432 litri accessibile da un ampio portellone posteriore. ripiegando gli schienali dei posti posteriori e il bracciolo cen-trale, la Panamera può addirittura di-ventare una station wagon, con un

vano di carico completamente piatto. definirla una Porsche tutta casa e fa-miglia non è propriamente corretto, viste le prestazioni e la conformazio-ne dell’abitacolo, dove i posti sono simili alla mitica 911 (ora 997), con la quale condivide anche la posizione di guida, la grafica della strumenta-

PaNaMeralA PORSCHE qUATTRO PORTE____________________________________________________________________________________________PUò addirittUra diVeNtare UNa StatioN waGoN, coN UN VaNo di carico coMPletaMeNte Piatto. Sarà SUl Mercato a Partire dal ProSSiMo GiUGNo, coN Motore V8 a iNieZioNe diretta da 400 cV

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zione, il volante, la leva del cambio, le distanze dal bracciolo, i comandi delle luci, lo specchietto retrovisore e la maniglia apriporta . il tutto per non smentire la vocazione sportiva delle auto fabbricate da Porsche. Guidare una Panamera infatti, ci si sente come al volante di una 997, la vera differenza la vivono i passeggeri posteriori, che si trovano per la prima volta a godere di una sportiva con una abitabilità eccezionale, caratte-ristica fortemente voluta dal presi-dente della Porsche wendelin wie-deking, che ha patecipato egli stesso attivamente alla preparazione del prototipo di studio. i sedili posteriori singoli ricalcano, nella struttura e nel-

la funzionalità, quelli anteriori. Sono comandati elettricamente e regola-bili in altezza, oltre che riscaldabili e dotati di condizionamento estivo. l’interno è illuminato con luci indi-rette e un tavolino estraibile, in gra-do di sostenere un laptop, è ospitato nella console centrale. ovviamente è disponibile una climatizzazione a quattro zone e, dal sedile posteriore destro, può essere regolato elettrica-mente il sedile anteriore corrispon-dente. Possono inoltre essere scelti e sintonizzati i programmi audio. il motore è collocato in posizione ante-riore–centrale (cioè dietro l’asse ante-riore) per ottimizzare il bilanciamento delle masse e non mancano, come

da tradizione Porsche, le versioni a trazione integrale (la 4S e la turbo). la nuova Porsche Panamera sarà sul mercato a partire dal prossimo giu-gno, con motore V8 a iniezione diret-ta da 400 cv. Per la S, a trazione solo posteriore, sarà di serie un cambio manuale a sei rapporti: opzionale il Pdk a doppia frizione e sette rappor-ti derivato da quello della 911. Nella top di gamma, la Panamera turbo la potenza salirà a quota 500 cv. tutte le versioni dispongono dei particolari ‘sistemi attivi’ della casa (tutti di serie, però, solo nella turbo): l’assetto rego-labile in tre modalità (Normal, Sport, Sport Plus) con sospensioni pneuma-tiche con regolazione dell’assetto e dell’altezza (PaSM, Porsche active Suspension Management), il sistema di regolazione del telaio (Pdcc, Por-sche dynamic chassis control). Già in Normal l’assetto della Panamera mostra una certa rigidità, ma con lo Sport si ha un contatto più diretto con la strada, grazie allo sterzo e agli ammortizzatori che usufruiscono di una taratura più rigida. il programma Sport Plus è consigliabile quando il pilota viaggia da solo, in tale moda-lità infatti, il comportamento è tale e quale quello della 997. Un altro punto impeccabile della Pa-namera è l’impianto frenante: la chic-ca è il PccB, Porsche, ceramic com-posite Brake, freni ceramici opzionali che pesano il 50 per cento in meno e hanno una durata sei volte mag-giore. alla Porsche assicurano che lo spazio di frenata da 100 a 0 km/h del-la Panamera così equipaggiata è infe-riore ai 40 metri. le ruote possono es-sere fornite con cerchi da 19”, miglior compromesso tra comfort, guidabili-tà e rumorosità, oppure da 20”, mi-gliori dal punto di vista estetico, ma che non aggiungono nulla alle qua-lità dinamiche. Nonostante il peso e la mole imponente, la quattro porte si muove agile e leggera e stupisce per le reazioni dirette, fino a oggi sco-nosciute in una berlina: una ripresa fantastica, lo sterzo eccezionalmente

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preciso e un infinito comfort di mar-cia. Viaggiando tranquilli la Paname-ra è anche eccezionalmente silenzio-sa, ma anche schiacciando a fondo l’acceleratore e scatenando i cavalli la rumorosità non è di casa. Per gli amanti del sound Porsche è presente sul cruscotto il Sound Button, che at-tiva o disattiva il sistema di filtraggio del rumore da sotto il cofano, parti-colarità già presente sulla 997. la velocità che è possibile raggiungere con la prima berlina Porsche è vera-mente ‘scabrosa’ e non la riportiamo, ma possiamo affermare che sia da vera sportiva, come lo sono i materia-li che la compongono: cofano, porte e passaruota sono in alluminio, come gran parte del motore. le parti strut-turali sono in magnesio e tutti i com-ponenti posizionati davanti all’asse anteriore sono in lega leggera. la

Panamera turbo a trazione integrale pesa meno di due tonnellate, mentre la V8 aspirata a trazione posteriore e con cambio manuale a sei marce pesa 1.770 kg. come nelle 997, nella turbo è presente un sofisticato spoi-ler posteriore che fuoriesce automati-camente quando la macchina supera gli 80 km/h e fino a 180 km/h non cambia né posizione né conformazio-ne. quando si accelera ulteriormen-te, lo spoiler si allarga lateralmente e l’aumento della superficie schiaccia ulteriormente la l’asse posteriore. concludendo si può affermare che la casa di Stoccarda con la Panamera è riuscita nell’ intento di trasferire il ca-rattere della 997, vettura sportiva per eccellenza in una comoda ma grinto-sa vettura ‘da famiglia’.

[marco ravasi]

VerSIONI e PrezzI

Panamera s (6 marce):

€ 96.569,00

Panamera 4s (Pdk 7 marce): € 104.309,00

Panamera turbo (Pdk 7 marce):

€ 137.489,00

oPtionals: cambio pdk € 3.540,00

freni in ceramica € 8.100,00

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Make UPIl TRUCCO PASSA DAllA RETE____________________________________________________________________________________________ora la Moda “tUtorial” SBarca SU yoUtUBe. coNSiGli SUi Prodotti MiGliori a SecoNda di Pelle e caratteriSticHe SoMaticHe VeNGoNo ScaMBiati a MiGliaia oGNi GiorNo

il nuovo make–up passa dalla rete. consigli sui prodotti migliori a se-conda di pelle e caratteristiche

somatiche vengono scambiati infatti a migliaia ogni giorno. Ma se fino a qualche anno fa le rubriche di setto-re o semplicemente quelle redatte da qualche meticolosa appassiona-ta del genere rimanevano nero su bianco, correlate magari da qualche foto, ora la moda “trucco tutorial” sbarca su youtube.quale metodo più efficace di spie-gare la tecnica di uno smooky eyes o di un effetto neon se non quello di riprendersi mentre si effettua il make up? e così la moda ed i colori vengono trasmessi sul canale video più popolare al mondo, producendo una reazione a catena di commenti e video risposta.come sempre gli utenti oltre oceano hanno scoperto da tempo il nuovo utilizzo di questo strumento, ma da un anno tutte coloro che vorranno rifarsi gli occhi o seguire una sorta di mini corso on line ed a distanza potranno farlo anche in italiano.il prossimo 2 luglio, infatti, il cana-le di clio, una ragazza italiana che attualmente vive a New york con il marito compirà un anno. clio, da sempre appassionata di trucco e prodotti per la cosmesi, ora lavora nella Big apple come make up artist ed a Natale pubblicherà un libro edi-to in italia dalla rizzoli, che ha sco-perto il suo talento proprio grazie a youtube.“il mio primo tutorial” scrive “nasce dalla voglia di condividere le mie esperienze quotidiane e quanto ap-preso nel primo istituto di make up,

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oltre che al lavoro. amo fare tutorial ed avere un contatto continuativo e diretto con la gente. credo di aver imparato a conoscere meglio le don-ne, attraverso i commenti che ricevo ogni giorno”.ed i commenti ai video sono vera-mente tantissimi, nell’ordine delle centinaia: addirittura supera il mi-lione il numero di visualizzazioni del suo canale.e se clio è stata una sorta di ante-signana di questa nuova tendenza, non si creda che per fare tutorial si debba per forza essere una profes-sionista del settore.Sono moltissimi infatti i canali nati in questi mesi che si occupano di tuto-rial e review di prodotti, spesso cu-rati da ragazze che semplicemente sostengono di amare il trucco, senza per questo occuparsene professio-nalmente.è questo il caso di onorina, 25 anni di lodi, che circa sei mesi fa ha aper-to un canale analogo a quello di

clio, che trova stimolante e creativo riproporre il make up in video, una passione trasmessale dalla madre fin da piccola.che sia il bisogno comunemente sentito di coccolarsi e prendersi cura di sé? Secondo onorina, che ha par-tecipato con i suoi video e ripropo-nendo un make up anche ad alcune trasmissioni televisive, sì. ed a tutte le ragazze che amano il make up, ma si limitano perché suppongono di non essere in grado di gestire ci-pria, ombreti, eye liner, fondotinta, rossetto, blush e gloss dice “Non bisogna essere dei professionisti per avere un bel trucco: serve solo un po’ di passione, senza pensare al make up come un insieme di regole, ma solo come un modo per espri-mersi al meglio”.Signore, siete avvisate.

[elena Peracchi]

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ormai da qualche anno molti grandi chef giocano con le consistenze degli alimenti più

che con il gusto, stupendo i loro clienti con piatti che hanno consistenze mol-to diverse da quelle originarie del pro-dotto. Uova crude con la consistenza della ricotta, gelati al gusto di sigaro, cocktail solidi, sono solo alcune delle proposte che vanno molto di moda di questi tempi.questa innovazione è stata possibi-le grazie all’applicazione di teorie e tecnologie fino a quel momento uti-lizzate solo nei laboratori di fisica e chimica. la gastronomia molecolare o cucina molecolare è quella disciplina scientifica che insegna a comprende-re i meccanismi che stanno alla base delle trasformazioni che avvengono negli alimenti durante la loro prepara-zione. l’inventore della gastronomia molecolare è Pierre Gilles de Gennes, premio nobel per la fisica nel 1991. il luminare, a partire dal 1992, ha riu-nito chimici, biologi e cuochi con lo scopo di realizzare esperimenti scienti-fici in cucina per arrivare ad elaborare una “teoria della pietanza”. il francese Hervè this, autore di diversi libri sulla gastronomia molecolare, è stato il primo chef a mettere sulla car-ta innovativi piatti elaborati con meto-di scientifico/culinari.da un punto di vista applicativo, la gastronomia molecolare ha portato all’invenzione ed alla sperimentazio-ne di molto particolari modalità per la preparazione, cottura, abbinamen-to, assortimento e presentazione dei cibi: nasce la possibilità di congelare i cibi attraverso l’uso dell’azoto liquido, l’uso alimentare del tabacco, la “frit-

tura” nello zucchero, ecc. inoltre si è avuto un miglioramento della com-prensione di tutti quei fenomeni alla base delle trasformazioni delle pietan-ze cucinate, i quali hanno portato sia alla confutazione di alcune “credenze popolari” (i famosi consigli della non-na, giusto per intenderci) sulla ga-stronomia, sia al miglioramento delle tecniche di preparazione, basandosi, ad esempio, sul pH o sulle proprietà

fisiche e chimiche degli alimenti.insomma, la gastronomia molecola-re non è solo piatti stravaganti o un nuovo modo di cucinare il cibo: mole-colare è sinonimo di cura dei disturbi nell’alimentazione, ad esempio sin-dromi allergiche, mediante la prepara-zione di piatti dal sapore unico e ricchi di sostanze nutrienti grazie all’assenza di condimenti che potrebbero provo-care allergie. Gastronomia molecolare vuol dire scoprire un nuovo modo di nutrirsi, forse oggi ancora troppo lon-tano dagli schemi tradizionali in cui noi siamo ancorati, ma utile a miglio-rare la nostra salute e al contempo di godere appieno il sapore dei cibi in quanto tali. a questo proposito è mol-to esplicativo il “manifesto della cuci-na molecolare italiana” che spiega, in quattro semplici punti, il chiaro inten-to di questo tipo di pratica di ricercare i propri scopi nel pieno rispetto della qualità dei prodotti e della salute del cliente. eccovi riportati i quattro punti fondamentali del manifesto:– ogni novità deve ampliare la tradi-zione gastronomica italiana. – le nuove tecniche di cottura e pre-parazione e i nuovi piatti sono studiati e pensati per valorizzare gli ingredien-ti naturali e le materie prime italiane di qualità. – la cucina molecolare italiana sarà attenta ai valori nutrizionali e al benes-sere di chi mangia. – la cucina molecolare italiana re-alizzerà i suoi scopi creando nuove texture di ingredienti scelti in base ai criteri di questo manifesto, studiando le proprietà fisiche e chimiche degli ingredienti e progettando nuove ar-chitetture microscopiche.

cUciNa MolecolareINCONTRO CON lO CHEF DANIlE FACEN____________________________________________________________________________________________«da qUalcHe aNNo Molti GraNdi cHef GiocaNo coN le coNSiSteNZe deGli aliMeNti PiÙ cHe coN il GUSto, StUPeNdo i loro clieNti coN Piatti cHe HaNNo coNSiSteNZe Molto diVerSe da qUelle oriGiNarie del Prodotto»

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Ma ora… tutti a tavola, pronti a gio-care con il cibo. Si gioca con le forme, sapori, profumi, ma anche con colori. Si impara a smontare un piatto, come in un quadro cubista, e a rimontarlo sotto nuove spoglie, cambiando for-me e consistenze, ma mantenendo inalterati i sapori, anzi, esaltandoli.ed è così che il prosciutto e melone assomiglia sempre più ad un tuorlo d’uovo. Ma solo forma e consistenza mutano. il gusto è quello. il prosciutto e melone. il gusto inequivocabile del prosciutto e melone. impossibile sba-gliarsi. anche se trovandoselo davanti uno non lo direbbe mai. Scetticismo accompagnato però al desiderio di scoprire qualcosa di nuovo. il trucco? Un mago non lo svelerebbe mai, ma dietro i fornelli è tutta un’al-tra storia. il cuoco svela, ci mostra, ci incanta. azoto liquido. ed il gioco è fatto. ecco apparire davanti ai nostri nasi piatti molecolari. l’incredulità, come in tutte le cose nuove, è da tenere in conto. Una vol-ta superato quell’ostacolo però, tutto diventa un vero e proprio gioco da ragazzi. Un gioco di sensi. Una danza sul palato.la cucina smette gli abiti tradizionali e si fa laboratorio dove sperimentare colori e forme inusuali. dove una de-liziosa lasagna ci appare in forma di mousse. certo… parlare di azoto liquido in cu-cina fa sorgere diverse domande. an-che perché il classico immaginario del cuoco circondato dai fumi di bollenti padelle e pentole in questo modo sva-nisce un po’. Sembrerebbe quasi assu-mere una veste più da chirurgo con tanto di guanti in lattice.quella dell’azoto liquido in cucina non è un’invenzione recente. era già conosciuto nell’ottocento ma poi, chissà per quali motivi, è sparito. Ma per le cose ci vuol tempo, si sa. e tal-volta aspettare è solo un bene.Purtroppo l’idea di utilizzare reazioni chimiche in cucina viene visto da mol-ti come un aspetto negativo. la realtà è un’altra. la verità è che ciò che potrebbe ap-parire come negativo è soltanto un utilizzo differente dal solito di materie prime reperibili in natura. il termine cucina molecolare, quindi, potrebbe essere riduttivo. Grazie a questo pro-cesso innovativo e creativo che questi brillanti cuochi hanno portato avanti, il cibo diventa forma di espressione, capace di esaltare più di un senso, e capace di farlo in modo a dir poco sorprendente. Grazie a questo tipo di cucina l’attenzione si sposta verso “l’interno” del cibo. Si guarda ai pro-cessi che avvengono durante la sua preparazione,e si studiano modi per “creare” grazie a queste conoscenze

supplementari. Un vero e proprio ri-baltamento della concezione tradizio-nale del cibo. Perché se per molti cuci-nare significa rendere il più appetibile (e commestibile) possibile un elemen-to fornito dalla natura, per questi veri e propri artisti, la cucina diventa occa-sione di studio e sperimentazione, alla ricerca non più solo del gusto perfet-to, ma della sua forma perfetta, unita al suo processo “creativo” perfetto che si traduce in tecniche nuove e, aspet-to assolutamente non da sottovaluta-re, “utili”. in un mondo dove le mode sembrano essere modelli irrinunciabili da seguire, questo modo di cucinare sorprende per la sua capacità di es-sere “tendenza del momento” in ma-niera intelligente, sperimentale e as-solutamente ricercata. Una moda che crea se stessa, si auto alimenta, senza compromessi ma con l’unico scopo di migliorarsi continuamente, per offrire le soluzioni migliori e al tempo stesso più all’avanguardia. dare nuova for-ma ai piatti che conosciamo. danile facen, chef del ristorante an-teprima di chiuduno a Bergamo ci confessa che “tutto questo è la neces-sità di esprimersi in altro modo. Unire

cucina, tecnica ed esperienza. Spin-gersi oltre per emozionare il cliente.Perché non sempre un piatto nasce dalla logica, anzi nasce dall’armonia dei sensi. tutti i sensi. Non solo gusto e olfatto”. tra le idee che presto ci tro-veremo davanti anche un piatto ac-compagnato da una poesia, in piena tradizione futurista. offrire qualcosa che scatenerà sicura-mente curiosità. e poi piacere. Perché il cibo, in qua-lunque forma si presenti sotto i nostri occhi, rimane questo. Un piacere.l’accostamento perfetto non è solo quello tra sapori e consistenze ma anche tra colorazioni e volumi, l’equi-librio estetico del piatto è un tutt’uno con la sperimentazione tecnica. tutto questo per stupire il cliente, an-dando ben oltre le solite aspettative. “Perché la tecnica e la cucina moleco-lare conducono il cliente in un’emo-zione” come ci dice lo chef facen.Un’esperienza imperdibile, per palati curiosi.

[elisa capitanio]

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era fine Marzo sulla solita pan-china e, con la primavera, era arrivato il momento di decidere

la meta delle ormai prossime vacanze estive. Pensavamo che quell’estate sarebbe stato bello provare una va-canza diversa; ma cosa poteva essere il diverso? Magari associare all’idea di vacanza un po’ di sport!Per qualche giorno abbiamo preso in considerazione diverse mete e modi di fare sport in vacanza. quel-lo che ci vedeva più d’accordo era il giro dell’olanda in bici, forse per-ché siamo sempre stati appassionati di bicicletta; e quale posto meglio dell’olanda? Per chi non lo sapesse il Paese dei mulini è l’ideale per questo tipo di esperienza vista la sua conformazio-ne completamente pianeggiante e la sua eccellente rete di piste ciclabili.decisa la meta, abbiamo pensato che una vacanza di dodici giorni sarebbe stata perfetta: non troppo lunga e faticosa ma sufficiente per vedere le cose principali. Prima di partire abbia-mo fatto una breve lista dei luoghi e delle città che ci sarebbe piaciuto vedere: rotterdam, Utrecht, la cam-pagna olandese famosa per i fiori e i mulini, la frisia, regione a nord e fiore all’occhiello del Paese, e infine, immancabile, amsterdam.questo sarebbe stato il nostro itine-rario, da percorrere il più possibile in bicicletta e, quando necessario, servendoci dei treni olandesi sempre efficienti e puntuali.i voli economici della ryanair hanno influenzato la nostra città di parten-za: eindhoven.qui la ricerca di biciclette con rap-

porti (assolutamente consigliate a causa del forte vento che si può in-contrare) non è stata così semplice; ci siamo muniti inoltre di grosse borse da legare al portapacchi per evitare di portare zaini in spalla.l’itinerario non era vincolante: la filo-sofia è sempre stata quella di fermarsi a dormire ovunque ci trovassimo ver-so metà pomeriggio; avevamo deciso di non portare tende e sacchi a pelo visto il peso eccessivo che avrebbero comportato.trascorsa la prima notte a eindho-ven, siamo partiti in direzione rotter-dam distante circa 170 km.e’ stato quindi necessario pernotta-re una notte a tilburg, cittadina non particolarmente affascinante, a metà strada.Molto bello è invece il parco di de-Blesbosch e dintorni, il cui passaggio è quasi obbligato visto che si trova esattamente sulla strada che collega tilburg a rotterdam.rotterdam, visto il suo dinamismo culturale e il suo magnifico porto, è una città assolutamente da vedere; per questo motivo abbiamo deciso di fermarci due notti.la mattina del quarto giorno, siamo partiti per quello che forse sarebbe stato il giorno più bello della vacan-za: la strada che collega rotterdam a Utrecht infatti è assolutamente da non perdere.e’ qui che si trovano i famosi mulini, si iniziano a vedere i veri pascoli olan-desi e piccoli centri storici di assoluto fascino (in particolare Gouda, famo-sa per il suo formaggio e oudewater, paese delle streghe).questa indimenticabile strada porta

l’olaNda iN BiciDIARIO DI vIAggIO____________________________________________________________________________________________UNa VacaNZa oriGiNale da cUi PreNdere SPUNto Per UScire dalla roUtiNe delle Solite Mete

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a Utrecht, bellissima città universita-ria dal fascino antico.Passata qui la notte, abbiamo preso per la prima volta il treno (40 km cir-ca) per dirigerci verso il grandissimo parco nazionale “de Hoge Veluwe” che abbiamo girato per tutta la gior-nata.i due giorni seguenti, dopo 120 km di treno per raggiungere l’estremo nord, li abbiamo trascorsi girando il bellissimo territorio della frisia e visi-tando Sneek e Harlingen, due cittadi-ne che meritano assoluta attenzione.trascorso il nono giorno sull’isola di terschelling (raggiungibile tramite

traghetto da Harlingen), siamo partiti per quella che sarebbe stata la peda-lata più faticosa della vacanza! infatti, dopo aver percorso in bici e controvento tutta la diga che colle-ga la frisia al North Holland (37 km, anch’essa munita di pista ciclabile), abbiamo pedalato per altri 60 km (di cui 30 sotto una pioggia torrenziale) alla ricerca di un posto dove dormire, che abbiamo trovato solo a Shagen a notte fonda.il giorno dopo, abbiamo deciso di fare una grossa tirata di 70 km per arrivare ad amsterdam e godercela per tre giorni.

Siamo tornati a eindhoven con il tre-no e da lì, solita ryanair, a Bergamo.che dire, una vacanza diversa dal solito, più faticosa e impegnativa (sia dal punto di vista mentale che fisico) ma proprio per questo unica.alzarsi la mattina, fare colazione, non sapere dove dormirai la notte suc-cessiva e percorrere strade stupende sempre circondati da una campagna fiabesca… decisamente si, appaga lo sforzo di 600 km di pedalata!

[elena Peracchi]

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