Inserto Vajont

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di Antonio Ramenghi La diga del Vajont è ancora lì, inutilizzata, cinquant’anni do- po l’olocausto consumatosi in quattro minuti. La diga resse quando venne scavalcata da un’onda di cento metri più alta provocata dalla frana immen- sa, lunga due chilometri, stac- catasi dal monte Toc la sera del 9 ottobre del 1963. L’onda, co- me e peggio di uno tsunami, cancellò il comune di Longaro- ne e devastò alcune frazioni dei comuni di Erto e Casso e Castel- lavazzo. 1910 furono i morti, in- tere famiglie cancellate dalla faccia della terra, case e fienili e officine e chiese ridotti a polti- glia. Quella diga «resterà un mo- numento a vergogna perenne della scienza e della politica»: così Tina Merlin iniziava il suo libro “Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il ca- so Vajont”, pubblicato vent’an- ni dopo. Non fu una tragica fatalità come scrissero molti giornali l’indomani, quando come sem- pre accade in questi casi furo- no schierati il Generale Cordo- glio e il Maggiore Impegno. Fu l’epilogo di una trama che vide intrecciati gli interessi privati della società Sade, e poi dell’Enel, con quelli della politi- ca, e con la scienza asservita a quegli interessi. Tutti, proprio tutti, sordi agli allarmi che la popolazione di quelle montagne aveva ripetu- tamente e inutilmente lanciato sul pericolo imminente. Tutti sordi anche ai boati premonito- ri, agli smottamenti sempre più frequenti, sordi alla denuncia di chi aveva dato voce a quanti avvertivano che quell’opera che doveva essere un orgoglio dell’Italia di allora (“La diga più grande del mondo”) stava di- ventando una terribile minac- cia. Questo “memoriale Vajont”, realizzato dal Corriere delle Al- pi insieme agli altri quotidiani veneti del gruppo Finegil nel cinquantesimo dell’olocausto, vuole essere innanzi tutto un omaggio perenne, sulla rete, al- le vittime, ai sopravvissuti e alle loro famiglie e a quella terra. Il memoriale ripercorre con foto, filmati, documenti, testi- monianze le tappe della costru- zione della diga, rivive il giorno della tragedia, racconta i primi soccorsi, la ricostruzione e re- soconta i processi che seguiro- no per stabilire colpe e conni- venze. Il nostro memoriale è un li- bro aperto ai ricordi, alle rifles- sioni, ai documenti che i super- stiti, i famigliari delle vittime, i soccorritori e i cittadini tutti po- tranno aggiungere inviandoci testi, foto, filmati. Ma è anche una risorsa a disposizione della comunità: secondo la filosofia dei "dati aperti", ciascuno può scaricare i dati e riutilizzarli per meglio conoscere e meglio far conoscere. Conoscere e ricordare oggi l’olocausto del Vajont non è so- lo un omaggio a chi ne ha pati- to “sulla pelle viva”. E la neces- sità di coltivare nelle nostre co- scienze e nel nostro agire il ri- fiuto di quelle logiche perverse, economiche e politiche, che troppo spesso ancora oggi pre- valgono nelle scelte che coin- volgono le nostre comunità. Non dimentichiamo Il memoriale interattivo sul sito del nostro giornale Il memorial “Vajont 1963-2013” da oggi è aperto ai sopravvissuti, ai famigliari delle vittime, ai soccorritori accorsi dopo la tragedia e a tutti i lettori. Se avete ricordi, foto, notizie o documenti, entrate nel da- tabase del sito e lasciate il vostro contri- buto. - È possibile visualizzare il database cliccando sulla scritta “Tutte le vittime”, in alto a destra in ogni pagina. - È possibile richiamare la scheda di una persona inserendo il nome a destra o nella maschera che compare in alto nella pagina. - Si può scaricare il database cliccando sulla scritta “Scarica tutti i dati”, nel me- nu verticale in alto. - Per mandare il vostro contributo clic- cate sulla scritta “Inserisci qui il testo” in basso a sinistra in ogni scheda individua- le, o su “Invia la tua testimonianza”. - Potete anche mandare una email a [email protected], o scrivere a: Vajont/Corriere delle Alpi, Piazza Martiri 26 B – 32100 Belluno. Suggeriamo di la- sciare un recapito che non sarà pubblica- to, per la redazione che potrà contattarvi per chiarimenti e approfondimenti. Le segnalazioni saranno vagliate dalla redazione prima della pubblicazione. Ecco come inviare foto, Documenti, testimonianze Il cantiere aperto dei ricordi (Paola Cipriani) Vajont 1963-2013 In alto e sotto due immagini dell’ottobre 1963 (foto di Bepi Zanfron). Sopra la homepage del memoriale. Nel grafico, i numeri della tragedia e l’area devastata dall’ondata provocata dal crollo del monte Toc

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Inserto Vajont

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Page 1: Inserto Vajont

di Antonio Ramenghi

La diga del Vajont è ancora lì,inutilizzata, cinquant’anni do-po l’olocausto consumatosi inquattro minuti. La diga ressequando venne scavalcata daun’onda di cento metri più altaprovocata dalla frana immen-sa, lunga due chilometri, stac-catasi dal monte Toc la sera del9 ottobre del 1963. L’onda, co-me e peggio di uno tsunami,cancellò il comune di Longaro-ne e devastò alcune frazioni deicomuni di Erto e Casso e Castel-lavazzo. 1910 furono i morti, in-tere famiglie cancellate dallafaccia della terra, case e fienili eofficine e chiese ridotti a polti-glia.

Quella diga «resterà un mo-numento a vergogna perennedella scienza e della politica»:così Tina Merlin iniziava il suolibro “Sulla pelle viva. Come sicostruisce una catastrofe. Il ca-so Vajont”, pubblicato vent’an-ni dopo.

Non fu una tragica fatalitàcome scrissero molti giornalil’indomani, quando come sem-pre accade in questi casi furo-no schierati il Generale Cordo-glio e il Maggiore Impegno. Ful’epilogo di una trama che videintrecciati gli interessi privati

della società Sade, e poidell’Enel, con quelli della politi-ca, e con la scienza asservita aquegli interessi.

Tutti, proprio tutti, sordi agliallarmi che la popolazione diquelle montagne aveva ripetu-tamente e inutilmente lanciatosul pericolo imminente. Tuttisordi anche ai boati premonito-ri, agli smottamenti sempre piùfrequenti, sordi alla denuncia

di chi aveva dato voce a quantiavvertivano che quell’operache doveva essere un orgogliodell’Italia di allora (“La diga piùgrande del mondo”) stava di-ventando una terribile minac-cia.

Questo “memoriale Vajont”,realizzato dal Corriere delle Al-pi insieme agli altri quotidianiveneti del gruppo Finegil nelcinquantesimo dell’olocausto,

vuole essere innanzi tutto unomaggio perenne, sulla rete, al-le vittime, ai sopravvissuti e alleloro famiglie e a quella terra.

Il memoriale ripercorre confoto, filmati, documenti, testi-monianze le tappe della costru-zione della diga, rivive il giornodella tragedia, racconta i primisoccorsi, la ricostruzione e re-soconta i processi che seguiro-no per stabilire colpe e conni-venze.

Il nostro memoriale è un li-bro aperto ai ricordi, alle rifles-sioni, ai documenti che i super-stiti, i famigliari delle vittime, isoccorritori e i cittadini tutti po-tranno aggiungere inviandocitesti, foto, filmati. Ma è ancheuna risorsa a disposizione dellacomunità: secondo la filosofiadei "dati aperti", ciascuno puòscaricare i dati e riutilizzarli permeglio conoscere e meglio farconoscere.

Conoscere e ricordare oggil’olocausto del Vajont non è so-lo un omaggio a chi ne ha pati-to “sulla pelle viva”. E la neces-sità di coltivare nelle nostre co-scienze e nel nostro agire il ri-fiuto di quelle logiche perverse,economiche e politiche, chetroppo spesso ancora oggi pre-valgono nelle scelte che coin-volgono le nostre comunità.

Non dimentichiamoIl memoriale interattivo sul sito del nostro giornale

Il memorial “Vajont 1963-2013” da oggi èaperto ai sopravvissuti, ai famigliari dellevittime, ai soccorritori accorsi dopo latragedia e a tutti i lettori. Se avete ricordi,foto, notizie o documenti, entrate nel da-tabase del sito e lasciate il vostro contri-buto.

- È possibile visualizzare il databasecliccando sulla scritta “Tutte le vittime”,in alto a destra in ogni pagina.

- È possibile richiamare la scheda diuna persona inserendo il nome a destrao nella maschera che compare in altonella pagina.

- Si può scaricare il database cliccando

sulla scritta “Scarica tutti i dati”, nel me-nu verticale in alto.

- Per mandare il vostro contributo clic-cate sulla scritta “Inserisci qui il testo” inbasso a sinistra in ogni scheda individua-le, o su “Invia la tua testimonianza”.

- Potete anche mandare una email [email protected], o scrivere a:Vajont/Corriere delle Alpi, Piazza Martiri26 B – 32100 Belluno. Suggeriamo di la-sciare un recapito che non sarà pubblica-to, per la redazione che potrà contattarviper chiarimenti e approfondimenti.

Le segnalazioni saranno vagliate dallaredazione prima della pubblicazione.

Ecco come inviare foto, Documenti, testimonianze

Il cantiere aperto dei ricordi

(Pao

laCi

pria

ni)

Vajont1963-2013

In alto e sotto due immagini dell’ottobre 1963 (foto di Bepi Zanfron).Sopra la homepage del memoriale. Nel grafico, i numeri della tragediae l’area devastata dall’ondata provocata dal crollo del monte Toc

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Foto, video-testimo-nianze, articoli d’epo-ca e articoli appenausciti, documenti, ani-mazioni, infografiche,dati scaricabili: èquanto trovate nellospeciale multimediale"Vajont 1963 - 2013",pubblicato da oggi sulnostro sito web.

Oltre a consultare econtribuire al memo-riale delle vittime, po-trete leggere le inchie-ste di Tina Merlin, oguardare gli spezzoni più toc-canti tratti dal celebre spetta-colo teatrale di Marco Paolini"Vajont 9 ottobre '63". Una vi-deo-mappa vi porterà sui luo-ghi spazzati via dall'onda, e legallerie di immagini vi mostre-ranno Longarone prima e do-po la catastrofe. Un'infografi-ca vi darà tutti i numeri dellatragedia, dai 263 milioni dimetri cubi della frana del Tocfino agli anni delle condannedefinitive. In questo luogo di-gitale della memoria, largospazio hanno le storie. LucaZanfron, figlio di Bepi, il foto-grafo autore degli scatti più fa-mosi del Vajont, ricorda il la-voro del padre nelle prime oredal disastro. L’ex sindaco di Er-to e Casso, Italo Filippin, rac-conta gli anni vissuti come"carbonari", in un paese sen-za più acqua, luce e scuole. Ilpompiere Giovanni Boite Stel-la era lì, la notte del 9 ottobre,e parla dei cadaveri trovati an-che sugli alberi. Il giudice Ma-rio Fabbri ripercorre la nascitadell’ufficio riconoscimentosalme. Adriana Lotto, presi-dente dell’associazione TinaMerlin, spiega perché ancoraoggi ci sono tanti Vajont. Poi cisono le testimonianze direttedi chi è sopravvissuto alla not-te del 9 ottobre. Al tempo era-no bambini. A distanza di cin-quant'anni rivivono il boato, ilbuio improvviso, i letti volativia, l’onda mista al fango cheha seppellito tutto e tutti, ucci-dendo i loro parenti.

Lo speciale - che è a cura diAlice Cason e della Redazioneromana Agl-Finegil - si puòleggere secondo una scansio-ne temporale, diviso in quat-tro sezioni: il "prima" della tra-gedia, con il progetto e la co-struzione della diga; il duranteche racconta quei pochi minu-ti di terrore che cancellarono

tutto; il dopo, incen-trato sui problemidella ricostruzione, leresponsabilità, i pro-cessi, i risarcimenti; el'oggi, legato al sensodella memoria, l'im-pegno a non dimenti-care e a far tesoro diquanto accaduto.

Si può anche navi-gare attraverso le sto-rie simbolo delVajont messe insie-me per temi, come il-

lustrato in queste pagi-ne.

I quattro articoli che trovatesulla homepage del nostrospeciale sono frutto dell'inne-sto di queste dieci sezioni te-matiche con le sezioni tempo-rali. Ognuno di questi quattroarticoli contiene una cronolo-gia degli eventi: a colpi di clic,potrete ripercorrere le tappefondamentali della storia deldisastro a partire dal 1926 - an-no in cui l’ingegnere Carlo Se-menza presentò il primo pro-getto della diga - fino a oggi.Sempre sulla homepage trove-rete una sezione dedicata agliaggiornamenti sul Vajont, do-ve in tempo reale entrerannotutti gli articoli, video e foto-gallerie via via prodotti dai no-stri giornalisti.

Il cuore del nostro progettoè il memoriale delle 1.910 vitti-me. Si tratta di un database di1.910 schede dove cerchiamodi ricostruire le storie di ognu-na delle persone rimaste ucci-se dall'ondata. Tutte le perso-ne sono ricercabili per nome,cognome, comune, anno dinascita, sesso e professione. Idati sono “aperti”, quindi sca-ricabili e riutilizzabili. Alcuneschede hanno una foto, altreno. Vorremmo che tutte aves-sero una breve biografia. Perquesto abbiamo bisogno divoi: se avete ricordi, notizie odocumenti legati alle vittime,entrate nel memoriale e lascia-te il vostro contributo. Bastacliccare sulla scritta "Inserisciqui il testo" presente in ognischeda individuale, o su "In-via la tua testimonianza" chetrovate sul menu in alto. Sepreferite potete scrivere unaemail all'[email protected],oppure andare sulla nostra pa-gina Facebook (www.face-book.com/vajont1963).

(Tecla Biancolatte)

Due mondi diversi condividono da 50 anni il trauma del Vajont. L'ondatache ha cancellato Longarone dalla faccia della terra ha solo sfiorato Erto eCasso, ma li ha comunque distrutti. Chi oggi torna nei luoghi del Vajont sene accorge, se fa un minimo di attenzione: le ferite sono ancora tutte lì.

Le ragioni economiche

Doveva essere l'orgoglio dell'Italia del boom economico, la diga delVajont. È diventata un'opera perfetta che ha causato quasi duemilamorti. E oggi, paradossalmente, è tra le poche cose di Longarone rimastecosì com'erano 50 anni fa, prima del disastro.

Se non ci fosse stata Tina Merlin, del Vajont sapremmo ben poco.Partigiana, comunista e soprattutto giornalista, Merlin ha raccontato lastoria vera del Vajont prima ancora che accedesse. E se qualcuno l'avesseascoltata, non ci sarebbe oggi nessun 50˚ da commemorare.

Merlin , la giornalista contro

L’inchiesta di Tina merlin

Per raccontare il Vajont, basterebbero le parole di Tina Merlin, che per anniha scritto delle frane, delle proteste dei contadini, degli allarmi inascoltati,della rabbia di chi sopravvisse. E di tutti gli altri Vajont che hanno tradito ilnostro Paese, accaduti – mai per caso – prima e dopo il 1963.

“Gli altri” scoprirono il Vajont il giorno dopo il disastro. Migliaia diragazzi lo vissero in prima persona, scavando per giorni nel fango di unavalle sconosciuta. Gli italiani ne lessero allora sulle pagine dei giornali,ma lo hanno scoperto davvero solo molti anni dopo. Grazie al teatro.

Il Vajont visto dagli altri

il racconto di Paolini

Senza Marco Paolini, probabilmente, l'Italia avrebbe continuato adimenticarsi del Vajont. Invece lo ha riscoperto, grazie a uno spettacoloteatrale che è un'orazione. Le parole di Paolini non hanno solo restituito ilVajont alla storia nazionale: lo hanno restituito agli stessi sopravvissuti.

Le storie, le fotoe i vostri contributiraccolti nel sito

Abbiamo scelto di raccontare il Vajont per grandi temi. I luoghi, lepersone, la diga, le ragioni economiche: le trovate presentate quisotto, dieci macrostorie attraverso le quali abbiamo provato a rico-struire gli eventi che hanno portato al disastro del 9 ottobre 1963.Ogni storia ha un prima, un durante, un dopo la tragedia delVajont: le proteste degli abitanti di Erto contro la diga perfetta, adesempio, sono cominciate alla fine degli anni Cinquanta. E la lorovicenda non è finita con l'ondata che ha solo sfiorato il paese: gli er-tani sono diventati dei profughi, e sono stati poi costretti a farsiesuli o clandestini.

Il Vajont continua a essere attuale, non solo come evento dacommemorare, ma come una ferita ancora aperta. Per raccontareil Vajont nel 2013 è perciò necessario raccontarne anche l'oggi.

Cos'è cambiato, da allora, nei luoghi del disastro? Come vivono lepersone che il 9 ottobre del '63 sono sopravvissute all'ondata e checontinuano ad abitare di fronte alla diga maledetta o alla frana delToc? Il sito “Vajont 1963-2013” (http://temi.repubblica.it/corriere-alpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/) è un'operamultimediale: alcune storie le abbiamo raccontate scrivendo, altrefotografando o riportando parole e immagini del tempo, altre an-cora registrando le voci di chi il Vajont l'ha vissuto sulla propriapelle. Senza queste persone, che hanno accettato di ricordare a vo-ce alta e condividere la loro memoria, spesso dolorosa, questo sitonon esisterebbe. O sarebbe comunque molto più povero. Un gra-zie sentito alla gente del Vajont: speriamo di essere riusciti a resti-tuire al meglio i vostri ricordi e i vostri punti di vista. (Alice Cason)

L’immane tragediaraccontata sul webDocumenti, testimonianze e immagini: la navigazionesi può fare sia secondo la cronologia dei fatti, sia per temi

Raccontare il Vajont, oggi, significa ascoltare la sua gente. Tornare, conchi ancora li ricorda, tra i vecchi palazzi di Longarone. Rivivere gli ultimiminuti della vita prima del disastro, guardare la diga con gli occhi deisopravvissuti, ripercorrere la strada di casa con gli emigrati di allora.

gente del vajont

I LUOGHI

Quella del Vajont è anche una storia di interessi economici. Di risorsescippate, emigrazione, progetti audaci e rischiosi. L'impero idroelettricodella Sade scelse con cura la valle dove costruire la sua diga gioiello. E nonlasciò che niente e nessuno intralciasse i suoi piani.

La diga perfetta

Il Vajont non fu una sorpresa. Non per tutti, perlomeno: c'era chi sapeva.La frana che il 9 ottobre 1963 sconvolse le valli di Erto e Longarone euccise quasi duemila persone era prevedibile. Ma chi poteva evitare ildisastro preferì fingere di non vedere. E rischiare.

Le responsabilitá

erto, la storia nascosta

Tutti conoscono la tragica storia di Longarone, scomparsa in quattrominuti una notte di 50 anni fa. La storia vera del Vajont, però, cominciaprima, in una valle isolata a due passi dal Piave. È la storia di Erto e dei suoiabitanti, costretti a farsi prima ribelli, poi profughi, infine clandestini.

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TINA merlin

Testimone scomodaAndrea Prandstraller

Racconti in viva voce

Centinaia di eventi, a Longaro-ne e in tutta Italia, per ricorda-re e commemorare il 50esimodel Vajont. Il calendario è an-cora in corso di definizione,diamo conto delle manifesta-zioni programmate a Longaro-ne da oggi alla fine dell’anno.Ma altre manifestazioni sisvolgeranno nei comuni coin-volti dalla tragedia.

Venerdì 13, sabato 14 e do-menica 15 settembre. Even-to: «La protezione civile e ilVajont: protezione, soccorso ememoria». Venerdì a Longaro-ne Fiere: alle 10 convegno su«Pericolosità idraulica a valledelle dighe». Alle 16 inaugura-zione della mostra «Terremotid’Italia», con il Capo della Pro-tezione civile nazionale Fran-co Gabrielli. Al Palasport alle16.30 meeting del volontaria-to veneto. Alle 20.30 al Centroculturale Parri presentazionedel volume «L’abbraccio e laparola» di Viviana Capraro.Esibizione dei cori Voci delleDolomiti e coro di Codissago.

Sabato dalle 7.30 esercita-zione di protezione civileNord Est in una decina di co-muni bellunesi. Alle 10 in piaz-za IX Ottobre Pompieropoli,manifestazione rivolta allescolaresche. Alle 12 in munici-pio gemellaggio tra le Miseri-cordie di Firenze e di Longaro-ne. Alle 17.30 al Palasport diLongarone incontro su «Anali-si e valutazione dell’esercita-

zione». Alle 21 al centro Parriesibizione della banda del Cor-po nazionale dei Vigili del fuo-co.

Domenica raduno dei soc-corritori del Vajont, con la par-tecipazione del ministro An-drea Orlando. Dalle 9 ammas-samento al municipio, alle9.30 la sfilata fino al palazzettodello Sport, alle 10.45 messa,alle 11.30 interventi delle auto-rità. Alle 16 alla diga concertodedicato al Vajont da parte delcompositore e musicista Re-mo Anzovino.

Venerdì 27, sabato 28 e do-menica 29 settembre. Vener-

dì e sabato torneo di calcio ve-terani. Sabato alle 20.30 a Mo-liesa in comune di Erto Casso,«Il canto e la memoria» e«Vajont: la tragedia dell’insen-satezza cinica», concerto erappresentazione teatrale conla partecipazione del Coro Coldi Lana e di Teatro Orazero diVittorio Veneto. Domenica ot-tava edizione della pedonata«I percorsi della memoria»,con la partecipazione del mi-nistro Maria Chiara Carrozza,con partenza dal centro diLongarone alle 9, premiazionialle 15.30.

Venerdì 4 ottobre. Sala Po-

poli d’Europa alle 18 France-sco Piero Franchi parla del te-ma «Gli alfabeti della consola-zione: letteratura bellunesedel Vajont».

Sabato 5 ottobre. Alle 10nella sala consigliare del co-mune di Longarone, assem-blea regionale Anci Venetocon il presidente nazionalePiero Fassino. Alle 18.30 nellasala consigliare inaugurazio-ne della mostra fotografica sul-la tragedia del Frejus.

Domenica 6 e lunedì 7 otto-bre. Convegno internazionaledi geologia. Domenica alle9.30 al centro culturale Parri

inizia il convegno, alle 12.15presentazione del libro «9 Ot-tobre 1963 - che Dio ce la man-di buona - la frana del Vajont»di Valdinucci e Menotti. Lune-dì dalle 9 escursione tecnicoscientifica sulla frana e sul ba-cino del Vajont.

Domenica Giornata del su-perstite organizzata dall’Asso-ciazione Superstiti: alle 10.30la messa nella chiesa arcipre-tale, alle 11.30 deposizione dizolle nell’aiuola monumentodella solidarietà.

Domenica nella chiesa arci-pretale alle 18.30 messa di re-quiem di Giuseppe Verdi, con

l’orchestra sinfonica CarloCoccia di Novara. Lunedì alle10 visita delle scuole del terri-torio al cimitero di Fortogna.

Martedì 8 ottobre. Alle20.30 al centro Parri consegnadel premio Longarone 2013,edizione dedicata ai Superstitidel Vajont.

Mercoledì 9 ottobre. Ricor-renza ufficiale del 50esimo an-niversario. È atteso il presiden-te del consiglio Enrico Letta.Alle 10 commemorazione uffi-ciale al centro Parri, alle 10.30la messa, alle 12 deposizionedi una corona al sagrato delcampanile di Pirago. Cerimo-nia alle 15.15 al cimitero diFortogna con la messa del Ve-scovo di Belluno e Feltre Giu-seppe Andrich.

Venerdì 11 ottobre. Alle 10alla diga del Vajont, visita del-la delegazione ministerialedel Governo austriaco.

Sabato 12 ottobre. Al cen-tro culturale Parri, alle 10.45conferimento della cittadinan-za onoraria al Corpo della Poli-zia di Stato.

Dal 4 al 7 novembre. Inizia-tiva celebrativa al Parlamentoeuropeo di Bruxelles. Lunedì 4novembre apertura della mo-stra, martedì 5 novembre alle10 convegno internazionale.

Domenica 1 dicembre. Nel-la chiesa arcipretale di Longa-rone alle 21 concerto dei Soli-sti Veneti diretti da ClaudioScimone.

in edicola con il nostro giornale tre volumi e un dvd per non dimenticare

Il libro di TinaMerlin, «Sullapelle viva- Co-me si costrui-sce una cata-strofe. Il casoVajont» è sta-to pubblicatovent’anni do-po la tragedia.Prima la Mer-lin, straordina-ria giornalista, avevacondotto una batta-glia, spesso solitaria,per denunciare i rischidi quella diga durantela sua costruzione enei mesi e giorni prece-denti la tragedia. Una

giornalista co-raggiosa chenon ebbe ti-more a con-trapporsi allapotente Save ealle consulen-ze degli esper-ti geologi. Unaricostruzionedrammaticache mette in

luce l’intreccio perver-so tra politica e scienzache portò al disastro. Il-libro ha due prefazio-ni, di Marco Paolini eGiampaolo Pansa.

In edicola da sabato28 settembre.

Domani 14settembre, inedicola con ilnostro gior-nale il volu-me “Vajontoltre il muro”scritto da Pa-olo Guarnie-ri, il vigile delfuoco pado-vano che futra i primi soccorrito-ri giunti sul luogo del-la tragedia assieme aisuoi compagni all’al-ba del 10 ottobre1963.

Guarnieri che è no-to per essere uno

scrittore del-le meravigliedel mare e diviaggi nel Bor-neo, nel si-nai, nel Saha-ra, con que-sto libro havoluto lascia-re la memo-ria di quelleterribili gior-

nate vissute 50 annifa, come omaggio allevittime. Il volume hala prefazione di Mica-ela Coletti, presiden-te del comitato per isopravvissuti delVajont.

Nel film docu-mentario«Vajont ’63- Ilcoraggio disopravvive-re», il registaAndrea Pran-dstraller haraccolto le te-stimonianzedei sopravvis-suti alla stra-ge. Prandstraller, nei52 minuti di duratadel dvd, dà voce a co-loro che hanno avutola forza di reagire e ri-partire dopo la distru-zione, seppur tra mil-le difficoltà e con il pe-

so di aver per-so tanti pro-pri famigliarie amici.

Il film pro-dotto da“Venice Film”nel 2008 havinto il pre-mio “Skyawards” co-me miglior

documentario dell’an-no e nel 2010 il pre-mio “Jade KunlunAwards” al festival diQuinghai.

In edicola con ilgiornale da sabato 5ottobre.

Il libro di Stefa-no Gambarot-to, «Vajont, 9ottobre 1963-Cronologia diuna morte an-nunciata» edi-to dall’Istitutoper la Storiadel Risorgi-mento, riper-corre la storiadella tragedia delVajont a iniziare daiprimi progetti sino alcrollo della frana e allatregdia del 1963. La ri-costruzione storica ècorredata da ben 250immagini. Il capitolo fi-

nale è dedica-to ai luoghidella memo-ria con unaguida per il let-tori che voglio-no visitare iComuni diLongarone, Er-to e Casso: dalcampanile diPirago, scam-

pato alla distruzione, fi-no alla diga del Vajont,passando per la chiesadi Longarone e i museidella memoria sulletracce del passato.

In edicola da marte-dì 8 ottobre.

A Longarone cinquant’anni dopoIl ritorno dei soccorritori. La giornata del superstite. Le visite alla diga. Convegni, concerti e rappresentazioni teatrali

Una veduta del centro di Longarone come è oggi dopo la ricostruzione vista dal tetto della chiesa arcipretale

Paolo Guarnieri

Il soccorritoreStefano gambarotto

Storia e immagini