Inserto "Iraq" - Novembre 2010

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I supplemento al numero 11 - Anno II - novembre 2010 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org Barack Obama l’aveva det- to e sembra che ora la farà sul serio: i soldati america- ni lasciano l’Iraq. Il “rais” è stato giustiziato, con tanto di figli e nipoti; il partito baat è stato sciolto; come anche l’esercito re- pubblicano sostituito da un’armata “accozzata” di militari e poliziotti corrotti e violenti; le armi di distru- zione di massa non ci sono più anche perché non c’era- no mai state; il governo de- mocraticamente eletto è di fatto inesistente; è in corso una vera e propria guerra civile. La guerra contro Saddam Hussein è costata la vita a circa 5.000 soldati della coalizione che ha parteci- pato all'invasione. Per quanto riguarda gli ira- cheni invece il quadro è as- sai più drammatico: nel 2005 Bush aveva appena accennato a 30.000 vittime, uno studio datato però I I R R A A Q Q 2006 della rivista medica inglese “Lancet” riportava la cifra di 650.000 morti, il sito di politica estera “Just Foreign Policy” ha tentato un conteggio totale proprio sula base delle previsioni di Lancet arrivando per l’anno 2008 all'impressio- nate numero di circa 1.300.000 vittime, da allora sono passati ancora due anni. La propaganda delle forze di occupazione dichiara una situazione oggettiva- mente difficile, ma sotto controllo e in graduale mi- glioramento. Dice che la lotta contro il terrorismo internazionale in Iraq procede senza tre- gua, che gli insorgenti (guai a chiamarli resistenza) per- dono terreno giorno dopo giorno, che gli integralisti islamici non riusciranno a ostacolare il cammino ine- sorabile della democrazia e della libertà. Nella realtà una parte rela- tivamente grande dell’Iraq oggi vive in condizioni di anarchia generalizzata in cui non esiste uno Stato di diritto e uno spazio di tute- la del cittadino, attraversa- ta da bande o vere e pro- prie milizie etniche o reli- giose che alternativamente attaccano le forze di occu- pazione o si massacrano tra di loro, o meglio massa- crano la popolazione civile. Il terrorismo che, sotto il regime di Saddam, non esi- steva in Iraq che non aveva alcun legame con Al Qaeda, oggi dilaga con attentati kamikaze dalle conseguen- ze enormi. Nonostante centinaia di milioni di dollari di aiuti alla ricostruzione, l’acces- so ai servizi e l’assistenza sociale di base – come gli ospedali, gli ambulatori, l’acqua potabile, l’energia elettrica, il gasolio per uso domestico, il sistema giu- diziario – sono diminuiti vertiginosamente dal mar- zo del 2003 data di inizio della seconda guerra del Golfo. Oggi un abitante di Bagdad riceve una media di tre ore di elettricità al giorno sen- za sapere quando, beve ac- qua normalmente contami- nata, assiste al graduale deterioramento dell’igiene pubblica per via della man- canza di un sistema di rac- colta e smaltimento dei ri- fiuti urbani, è costretto a vendere le sue proprietà per curarsi o per emigrare all’estero. Ma soprattutto, vive nella paura per l’incolumità pro- pria e della propria famiglia. Il numero di sequestri a scopo di estorsione sfiora i 200 al giorno. Gli attentati e gli omicidi politici si regi- strano tutti i giorni a dan- no di esponenti di partiti e comunità religiose. I crimi- ni per vendetta e regola- menti di conti che vengono riportati (quindi solo quan- do un corpo raggiunge un ospedale o una camera mortuaria) superano ormai la media di 50 al giorno so- lo a Bagdad. Il cittadino medio ha paura di denunciare un crimine, ha paura di avvicinare un ufficiale di polizia nella strada, poiché spesso sono proprio gli ufficiali di poli- zia e delle forze dell’eserci- to a commettere quei cri- mini. Fare la fila per ritirare lo stipendio, fare la spesa al mercato, andare in mo- schea a pregare sono ormai considerate attività ad al- tissimo rischio. Nel frattempo il costo della vita e l’inflazione sono sali- ti di più del 30%, di fronte ad un blocco totale dei sa- lari e a un tasso di disoccu- pazione della popolazione attiva di quasi il 35%. Il petrolio è stato nuova- mente privatizzato dopo la statalizzazione di Saddam e i pozzi e le raffinerie, una volta partiti i soldati USA, avranno nuovi difensori: i “contractors”, cioè quei mercenari già allontanati anni addietro dall’Iraq a causa di gravissimi fatti di violenza ai danni della po- polazione civile, migrati in Afganistan e ora di nuovo indietro, in Iraq. Si parla di decine di miglia- ia di mercenari (100.000?) a stipendio in parte delle società petrolifere, ma in buona parte, così dicono le fonti americane, dello stes- so governo USA. Ma il premio Nobel “a futu- ra memoria” non ha detto tutta la verità. I soldati americani richia- mati dall’Iraq non torneran- no a casa, cambiano solo paese, vanno in Afganistan. La guerra degli USA, dun- que, non è finita, ha solo cambiato scacchiere. Dopo otto anni di guerra i soldati USA se ne vanno e tornano i “contractors” Domanda: “Sa indicarmi su questo mappamondo dove si trova l’Iraq?” Risposta: “Non lo so e non mi interessa saperlo, tanto lo distruggeremo!” (da un’inchiesta svolta negli USA dalla BBC ) 2 2 0 0 0 0 3 3 - - 2 2 0 0 1 1 1 1 m m a a s s s s a a c c r r o o d d i i u u n n p p o o p p o o l l o o 19 marzo 2003 inizia il bombardamento di Bagdad

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

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supplemento al numero 11 - Anno II - novembre 2010 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

Barack Obama l’aveva det-to e sembra che ora la faràsul serio: i soldati america-ni lasciano l’Iraq.Il “rais” è stato giustiziato,con tanto di figli e nipoti; ilpartito baat è stato sciolto;come anche l’esercito re-pubblicano sostituito daun’armata “accozzata” dimilitari e poliziotti corrottie violenti; le armi di distru-zione di massa non ci sonopiù anche perché non c’era-no mai state; il governo de-mocraticamente eletto è difatto inesistente; è in corsouna vera e propria guerracivile.La guerra contro SaddamHussein è costata la vita acirca 5.000 soldati dellacoalizione che ha parteci-pato all'invasione.Per quanto riguarda gli ira-cheni invece il quadro è as-sai più drammatico: nel2005 Bush aveva appenaaccennato a 30.000 vittime,uno studio datato però

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2006 della rivista medicainglese “Lancet” riportavala cifra di 650.000 morti, ilsito di politica estera “JustForeign Policy” ha tentatoun conteggio totale propriosula base delle previsionidi Lancet arrivando perl’anno 2008 all'impressio-nate numero di circa1.300.000 vittime, da allorasono passati ancora dueanni.La propaganda delle forzedi occupazione dichiarauna situazione oggettiva-mente difficile, ma sottocontrollo e in graduale mi-glioramento.Dice che la lotta contro ilterrorismo internazionalein Iraq procede senza tre-gua, che gli insorgenti (guaia chiamarli resistenza) per-dono terreno giorno dopogiorno, che gli integralistiislamici non riusciranno aostacolare il cammino ine-sorabile della democrazia edella libertà.

Nella realtà una parte rela-tivamente grande dell’Iraqoggi vive in condizioni dianarchia generalizzata incui non esiste uno Stato didiritto e uno spazio di tute-la del cittadino, attraversa-ta da bande o vere e pro-prie milizie etniche o reli-giose che alternativamenteattaccano le forze di occu-pazione o si massacranotra di loro, o meglio massa-crano la popolazione civile.Il terrorismo che, sotto ilregime di Saddam, non esi-steva in Iraq che non avevaalcun legame con Al Qaeda,oggi dilaga con attentatikamikaze dalle conseguen-ze enormi.Nonostante centinaia dimilioni di dollari di aiutialla ricostruzione, l’acces-so ai servizi e l’assistenzasociale di base – come gliospedali, gli ambulatori,l’acqua potabile, l’energiaelettrica, il gasolio per usodomestico, il sistema giu-

diziario – sono diminuitivertiginosamente dal mar-zo del 2003 data di iniziodella seconda guerra delGolfo.Oggi un abitante di Bagdadriceve una media di tre oredi elettricità al giorno sen-za sapere quando, beve ac-qua normalmente contami-nata, assiste al gradualedeterioramento dell’igienepubblica per via della man-canza di un sistema di rac-colta e smaltimento dei ri-fiuti urbani, è costretto avendere le sue proprietàper curarsi o per emigrareall’estero.Ma soprattutto, vive nellapaura per l’incolumità pro-pria e della propria famiglia.Il numero di sequestri ascopo di estorsione sfiora i200 al giorno. Gli attentatie gli omicidi politici si regi-strano tutti i giorni a dan-no di esponenti di partiti ecomunità religiose. I crimi-ni per vendetta e regola-

menti di conti che vengonoriportati (quindi solo quan-do un corpo raggiunge unospedale o una cameramortuaria) superano ormaila media di 50 al giorno so-lo a Bagdad.Il cittadino medio ha pauradi denunciare un crimine,ha paura di avvicinare unufficiale di polizia nellastrada, poiché spesso sonoproprio gli ufficiali di poli-zia e delle forze dell’eserci-to a commettere quei cri-mini.Fare la fila per ritirare lostipendio, fare la spesa almercato, andare in mo-schea a pregare sono ormaiconsiderate attività ad al-tissimo rischio.Nel frattempo il costo dellavita e l’inflazione sono sali-ti di più del 30%, di frontead un blocco totale dei sa-lari e a un tasso di disoccu-pazione della popolazioneattiva di quasi il 35%.Il petrolio è stato nuova-

mente privatizzato dopo lastatalizzazione di Saddame i pozzi e le raffinerie, unavolta partiti i soldati USA,avranno nuovi difensori: i“contractors”, cioè queimercenari già allontanatianni addietro dall’Iraq acausa di gravissimi fatti diviolenza ai danni della po-polazione civile, migrati inAfganistan e ora di nuovoindietro, in Iraq.Si parla di decine di miglia-ia di mercenari (100.000?)a stipendio in parte dellesocietà petrolifere, ma inbuona parte, così dicono lefonti americane, dello stes-so governo USA.Ma il premio Nobel “a futu-ra memoria” non ha dettotutta la verità.I soldati americani richia-mati dall’Iraq non torneran-no a casa, cambiano solopaese, vanno in Afganistan.La guerra degli USA, dun-que, non è finita, ha solocambiato scacchiere.

Dopo otto anni di guerra i soldati USAse ne vanno e tornano i “contractors”

Domanda: “Sa indicarmi su questomappamondo dove si trova l’Iraq?”Risposta: “Non lo so e non mi interessasaperlo, tanto lo distruggeremo!”(da un’inchiesta svolta negli USA dalla BBC )

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19 marzo 2003 inizia il bombardamento di Bagdad

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1982-1984 le missioni “Libano 1” e “Libano 2”Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondialel’esercito italiano esce dai confini nazionali in armi, ma lo fa“vestito di bianco”: in pace, per portare la pace

Il 6 giugno 1982 l’esercitoisraeliano invade il Libano conl’obiettivo di distruggere leforze militari dell’OLP di Ara-fat. I carri armati israelianiraggiungono rapidamente Bei-rut che, dopo dieci settimanedi combattimenti, viene ridot-ta a un cumulo di macerie. Nell’agosto viene firmato unaccordo di pace e un contin-gente internazionale formatoda militari italiani, francesied americani sbarca a Beirutper permettere l’evacuazionedelle forze palestinesi dallacittà assediata.A settembre la forza multina-zionale lascia il Libano, manon si ritira l’esercito israelia-no che, invece, rompendo l’ac-cordo di pace invade i quartie-ri musulmani dando il via auna violenta guerra civile trale diverse comunità cristiana,musulmana e drusa.Il 16 settembre 1982 uomini

armati appartenenti alla fa-zione cristiano maronita en-trano nei campi profughi pa-lestinesi di Sabra e Shatila ecompiono un vero e propriomassacro: in una sola nottevengono uccise più di 3.000persone, in prevalenza bambi-ni, donne e vecchi. I militariisraeliani, a soli 100 metri didistanza, rimangono fermi aguardare il massacro. Il Consiglio di sicurezza delleNazioni Unite condanna ilmassacro con la risoluzione521 del 19 settembre 1982.Viene decisa una nuova mis-sione multinazionale.L’Italia questa volta è impe-gnata con una forza che com-plessivamente impiegherà ol-tre 8.000 soldati e 500 mezzi“bianchi”: “bianco” il coloredegli automezzi e dei blinda-ti, “bianco” il colore degli el-metti dei militari in prevalen-za bersaglieri e lagunari tutti

di leva, né professionisti névolontari, cittadini in armi inmissione di pace.Al contingente italiano, purin assenza di coordinamentointernazionale ufficiale, vieneaffidata la protezione deicampi profughi palestinesi ela realizzazione di un ospe-dale nel quale verranno assi-stiti, nei 18 mesi della missio-ne, oltre 63.000 civili libanesie palestinesi.Regola d’ingaggio: non spara-re!Ad aprile 1983 un’autobombaguidata da un kamikaze fasaltare in area l’ambasciataamericana a Beirut. I morti so-no 63, tra cui il direttore dellaCia per il Medio Oriente. In ottobre ancora due attenta-ti kamikaze ai quartieri gene-rali americano e francese cau-sano la morte di circa 300 sol-dati americani e 90 francesi.Gli americani rispondono

bombardando la città dallenavi e i francesi con attacchiaerei.La guerra divampa tutt’attor-no al contingente italiano cheresta tuttavia praticamente il-leso (al termine dell’operazio-ne verrà contato un solo lagu-nare morto e alcuni feriti) esostanzialmente si adoperanei soccorsi alle vittime degliattentati e degli scontri.Il 4 novembre 1983, per il ses-santesimo anniversario dellafine della prima guerra mon-diale, il Presidente della Re-

pubblica Sandro Pertini, a sor-presa e contro il parere dei co-mandi militari, raggiunge Bei-rut per festeggiare con i solda-ti di leva italiani.A dicembre 1983 il Libano èin guerra totale e le forzemultinazionali, americane efrancesi, sono parte attiva delconflitto. La missione di pace è fallita,l’esercito italiano, l’esercito“bianco” di pace, a marzo1984 torna a casa.Seguiranno sei anni di guerraciviole

L’Impero del dollaro. I “petrodollari”

Saddam, il “rais” laico filoccidentale

Saddam Hussein è nato nel vil-laggio di al-Awja, nel distrettoiracheno di Tikr!t, da una fami-glia di pastori.Trasferitosi a Bagdad si iscris-se al Partito Ba'th (Partito dellaRisurrezione, di tendenze so-cialiste) e nel 1956, prese parteal fallito tentativo di colpo diStato contro Re Faysal II.Nel 1958 in una rivolta nazio-nalista venne ucciso il re e salìal potere Kassem.Nell’anno successivo Saddampartecipò a una rivolta fallitacontro il nuovo regime nazio-nalista e fu costretto a fuggirein Egitto dove conseguì la lau-rea in giurisprudenza.Tornò in Iraq a seguito del col-po di Stato militare del 1963,ma fu di nuovo imprigionatonel 1964. Nel 1967 riuscì a eva-dere e nel 1968 partecipò alcolpo di Stato non violentorealizzato dal partito Ba"th.A partire dal 1968 Saddam ri-coprì il ruolo di vicepresidentedel Consiglio del Comando Ri-voluzionario; nel 1973 fu pro-mosso al grado di Generaledell'esercito iracheno, malgra-do facesse parte dell'ala cosid-detta "civile" del partito Ba"th.Nel 1979 Saddam divennepresidente della Repubblicairakena.Il partito Ba"th aveva un pro-gramma progressista e socia-lista che puntava alla moder-nizzazione e secolarizzazio-ne dell'Iraq.Saddam dette corso a riformeepocali e ancora oggi unichenel medio oriente quali la con-cessione alle donne di dirittipari a quelli degli uomini, l'in-troduzione di un codice civile

modellato su quelli dei paesioccidentali (che sostituì laShar!"a) e la creazione di un ap-parato giudiziario laico (checomportò l'abolizione dellecorti islamiche).Nel 1972 Saddam realizzò lanazionalizzazione dell'indu-stria petrolifera e utilizzò unaparte consistente dei profittipetroliferi per programmi diwelfare (istruzione gratuita eobbligatoria; sanità pubblica

gratuita) e per modernizzare leinfrastrutture e l'economiadell'Iraq, portando l'elettricitàin tutto il Paese, con una mas-siccia meccanizzazione agrico-la ed un'ampia distribuzionedi terre ai contadini.Tuttavia nel 1979 l’Iraq vennecoinvolto nella sanguinosissi-ma e costosissima guerra de-cennale contro l’Iran di Kho-meyni, spinto, sostenuto e ar-mato dagli Stati Uniti (anchecon armi chimiche ampia-mente “sperimentate” inquella guerra).

La guerra non ebbe esito po-sitivo per l’Iraq che ne uscìfortemente impoverito, ragio-ne che indusse nel 1990 Sad-dam a invadere il Kuwait perreintegrare con le risorse pe-trolifere di quell’emirato le fi-nanze irakene.Nell’agosto 1990 gli Stati Uniti(con la partecipazione dell’In-ghilterra, Francia, Egitto, Siria,Arabia Saudita, Italia e Canada)lanciarono la campagna Desert

Storm pre-ceduta daun deva-s t a n t ebombarda-m e n t odell’interopaese; inpochissi -mo tempole divisionicorazzateamericanepenetraro-no in Iraqgiungendosino a soli60 km daBaghdad.

Gli USA però, preoccupati dal-la caduta del regime laico diSaddam e del conseguente ri-schio di estensione del fonda-mentalismo islamico di tipoiraniano, sospesero l’aggres-sione e stipularono la pace conSaddam lasciandolo al potere.L'Iraq comunque uscì moltoindebolito dalla guerra, deva-stato dai bombardamenti, conperdite umane, militari e civilidi oltre 100.000 morti, contro i230 morti della coalizione.Nel 2000 Saddam iniziò a ri-chiedere che il petrolio ira-

Un esercito di popolo per la Pace

Uno Stato-Nazione tassa i pro-pri cittadini, mentre un Imperotassa gli altri Stati-Nazione.La storia degli imperi insegnache l'economia di ogni singoloimpero si basa sulla tassazio-ne delle altre nazioni.Storicamente la tassazione erasempre diretta: lo stato assog-gettato consegnava diretta-mente le merci all'impero.Per la prima volta nella storiagli Stati Uniti sono stati in gra-do di tassare le nazioni suddi-te indirettamente, attraversol'inflazione. Ecco com’è successo.All'inizio del 20° secolo, l'eco-nomia americana iniziava adominare il mondo e il valoredel dollaro era allineato conquello dell'oro.La grande depressione, conl’inflazione dal 1921 al 1929 eil susseguente deficit dei go-verni, ha sostanzialmente au-mentato l'ammontare di valutain circolazione.Questo condusse Rooseveltnel 1932 a scollegare il dollarocon l'oro.Fino a quel punto, gli Stati Uni-ti avevano dominato l'econo-mia mondiale, ma dal punto divista economico non era anco-ra un impero.Il valore fisso del dollaro nonpermetteva agli americani ditrarre vantaggi economici dallealtre nazioni fornendo lorodollari convertibili in oro.

Economicamente, l'Imperoamericano è nato con gli accor-di di Bretton Woods nel 1945.I dollari americani vennero resiconvertibili in oro solo per igoverni stranieri, i quali furo-no obbligati ad acquistare econservare i dollari come uni-ca valuta di riserva.Ciò fu possibile perché, duran-te la seconda guerra mondiale,gli Stati Uniti avevano rifornitogli alleati ricevendo oro comepagamento e accumulandouna significativa porzione del-l'oro mondiale.Un impero non sarebbe statopossibile tuttavia se, seguendogli accordi di Bretton Woods, lafornitura di dollari fosse rima-sta equivalente alla disponibi-lità delle riserve auree.A causa dell’enorme costo del-la guerra del Vietnam, gli StatiUniti iniziarono a emettere piùvaluta delle proprie riserve au-ree, acquistando merci delle al-tre nazioni che non avrebberomai potuto restituire per equi-valente di valore.Il 15 agosto 1971 l’allora presi-dente Nixon annunciò la finedella convertibilità dei dollariin oro, in sostanza ammetten-do lo stato di bancarotta delGoverno americano ma, inquello stesso momento, gliStati Uniti si autodichiararonoun Impero obbligando il mon-do ad accettare e accumularedollari senza alcuna prospetti-

va di restituzione per equiva-lente di valore.L’imposizione passò attraver-so l’accordo tra USA e Opec(l’organizzazione degli statiproduttori di petrolio) che sta-bilì nel dollaro americano l’u-nica moneta per gli scambi pe-troliferi.Il dollaro divenne quindi l’e-quivalente del petrolio, legan-do il suo valore di scambio aquello di quel prodotto chetutti gli stati avrebbero co-munque dovuto comprare eche, non a caso, venne denomi-nato l’ “oro nero” e per conver-so il suo mezzo di acquistovenne chiamato “petrodolla-ro”.Dal momento che il mondoaveva bisogno di quantità cre-scenti di petrolio e i prezzi delpetrolio aumentavano, la do-manda di dollari poteva sola-mente crescere e quindi gliUSA potevano emettere mone-ta indifferentemente dalla ca-pacità del loro sistema econo-mico di restituirne l’equivalen-te di valore, ma solo per con-sentire la circolazione del pe-trolio.Se, per qualche ragione, i dolla-ri avessero perso la capacità diessere scambiati con il petro-lio, l'Impero americano avreb-be istantaneamente cessato diesistere.Nel 2000 il cosiddetto “rais”Saddam Hussein iniziò a ven-

Al serviziodello Stato italianoIl 4 marzo 2005 i servizi segretiitaliani, operando in autonomiae sicuramente in contrasto conservizi segreti USA, ottengonodai resistenti irakeni la liberazio-ne della giornalista del Manife-sto Serena Sgrena.La giornalista accompagnata dadue agenti del Sismi italiani e daun autista irakeno, vestiti all’ara-ba e su di un’autovettura ordina-ria, si dirigono subito dopo la li-berazione all’aeroporto di Bag-dad dove è in attesa un volo mi-

litare italiano.Lungo il percorso, in prossimitàoramai dell’aeroporto, l’autovet-tura viene investita da un enor-me numero di proiettili sparati,senza preavviso o intimazionedi alt, da un posto di blocco mi-litare USA con l’uso di più armipesanti e leggere.Viene ucciso il capitano del Si-smi Nicola Calipari, feriti condiversa gravità gli altri tre pas-seggeri.La magistratura italiana aprì unprocedimento per omicidio vo-lontario e triplice tentato omi-

cidio a carico del militare chel’esercito USA indicò come uni-co tiratore, nonché contro igno-ti stante la pluralità delle armiutilizzate.Il procedimento è stato archivia-to per difetto di giurisdizionedella magistratura italiana sureati compiuti da militari dell’e-sercito americano.Nella foto l’allora Presidentedella Repubblica Carlo AzelioCiampi riceve all’aeroporto diCiampino la bara con la salmadel funzionario dello Stato ita-liano Nicola Calipari.

Il 7 ottobre 1985 la nave dacrociera italiana Achille Lauro,mentre navigava in acque egi-ziane, venne presa in ostaggioda quattro terroristi palestine-si che si dichiaravano espo-nenti dell'OLP, l'Organizzazio-ne per la Liberazione della Pa-lestina, ma in realtà appartene-vano alla fazione filosiriana diuna sua componente minorita-ria, il FPLP.I sequestratori chiedevano laliberazione di una cinquantinadi loro compagni detenuti nel-le carceri israeliane.Ricevuta la notizia del seque-stro l’allora ministro degliEsteri Giulio Andreotti preseimmediatamente contatto te-lefonico con Yasser Arafat,presidente dell'OLP e capo del-la formazione maggioritaria al-Fatah; il leader palestinese as-sicurò la propria estraneità e simise subito in azione per risol-vere l’incidente.L’OLP incaricò il leader delFPLP, Abu Abbas, di prenderecontatto con i sequestratoriper negoziare la restituzionedella nave e la liberazione de-gli ostaggi.Nonostante l’opposizione de-gli Stati Uniti dell’allora presi-dente Ronald Reagan, contraridi principio a negoziati con iterroristi, il governo italiano,all’epoca guidato da Craxi,proseguì nella trattativa cherapidamente giunse a buon fi-ne con la mediazione dell’Egit-to del presidente Mubarak.Abu Abbas di persona ottennela resa dei terroristi e la resti-tuzione della nave all’equipag-gio italiano, in cambio di unsalvacondotto del governo egi-ziano che mise a disposizioneun proprio aereo di linea pertrasportare terroristi e nego-ziatori palestinesi in Tunisiadove allora si trovava il quar-tiere generale dell’OLP, accom-pagnati da un ambasciatoreegiziano e da alcuni elementidel servizio di sicurezza egi-ziano.Mentre era in volo sopra l’isoladi Malta il boeing egiziano ven-ne affiancato da due cacciaamericani che lo costrinseroad atterrare nella base militare

Nato di Sigonella in Sicilia, conl’intento di far catturare i di-rottatori e il leader palestinesedai militari della propria DeltaForce subito decollati da unaportaerei americana nel Medi-terraneo.Avuta notizia dell’operazionedell’aviazione USA il governoitaliano (in verità sempre e so-lo Craxi e Andreotti con esclu-sione del ministro della difesaSpadolini dichiaratamente filoisraeliano) ordinò al coman-dante italiano della base di Si-gonella di autorizzare l’atter-raggio del boeing egiziano madi prendere sotto protezionel’aereo impedendo “a chiun-que” di attaccarlo.Così accadde che mentre i mi-litari della Delta Force USA, at-terrati subito dietro al boeingegiziano, si preparavano ad as-saltarlo, gli avieri di leva dell’e-sercito italiano, rinforzati daicarabinieri fatti affluire da Ca-tania e Siracusa, circondaronol’aereo egiziano ponendosi indifesa armata nei confronti deimilitari americani.Seguirono per tutto il corsodella notte, mentre affluivanoall’aeroporto mezzi blindatidei carabinieri a rinforzare ledifese italiane, numerose te-lefonate dirette tra il presiden-te Reagan e Craxi, al terminedelle quali gli americani accon-sentirono a riconoscere al go-verno italiano la giurisdizionesui sequestratori e fecero arre-trare la propria Delta Force.Il Boeing venne quindi rag-giunto dai magistrati di Siracu-sa che interrogarono i dirotta-tori e li fecero trasferire allecarceri italiane, rimanendo sul-l’aereo il leader palestinese e ifunzionari egiziani.L’aereo, senza più i dirottatoria bordo, decollò quindi allavolta di Roma, ma venne subi-to seguito da caccia USA che,tuttavia, si trovarono a lorovolta seguiti da due squadri-glie di caccia italiani incaricatidi scortare l’aereo egiziano.II boeing egiziano atterrò aCiampino seguito, subito do-po, da un ennesimo aereo dellaDelta Force USA che atterròsenza permesso, contromano

rispetto alla pista di decollo,ponendosi di fronte al boeingcon l’evidente scopo di impe-dirne un ulteriore decollo.Nel frattempo al governo ita-liano pervenne una richiestaformale degli USA di estradi-zione a carico di Abu Abbasche l’allora ministro della giu-stizia, Nino Martinazzoli, di-chiarò non accoglibile e respin-se.Il boeing egiziano, dopo la mi-naccia del comando dell’aero-porto di Ciampino di far inter-venire i bulldozer per far spo-stare l’aereo della Delta Forceamericano, riprese il volo condestinazione l’aeroporto diFiumicino dove atterrò dopopochi minuti a fianco di un ae-reo di linea jugoslavo, fatto ap-positamente attendere, sulquale viene trasbordato il lea-der palestinese portato in sal-vo in Jugoslavia.Dopo questi eventi, emerseroprofonde lacerazioni politicheall'interno della maggioranzadel Pentapartito.Spadolini, filo-americano e fi-lo-israeliano chiese le dimis-sioni del Governo che invece, asorpresa, ricevette l'appoggiodel Partito Comunista Italiano.Tuttavia, i ministri repubblica-ni ritirarono la loro delegazio-ne dal governo, aprendo, difatto, la crisi; il governo peròottenne la fiducia della Came-ra dei deputati e il discorso diCraxi, lungi dal recedere dalleragioni sostenute per gestire ilcaso Sigonella, le rilanciò conun originale paragone tra Ara-fat e Mazzini che produsse leproteste in Aula di repubblica-ni e missini, ma venne applau-dito dalla restante parte dellamaggioranza e anche dall'op-posizione comunista.Non molto tempo più tardi An-dreotti è stato coinvolto inconfessioni di connivenza ma-fiosa che lo hanno sostanzial-mente escluso dalla vita politi-ca e Craxi se ne è andato in esi-lio in Tunisia.Di questi ultimi eventi c’erano“infinite” ragioni, ma è difficileescludere anche una “resa deiconti” americana (israeliana)per i fatti di Sigonella.

Nel libro «La guerra del pe-trolio» (Editori Riuniti), l’au-tore, Benito Li Vigni, entratoall’ENI con Mattei e rimastonel gruppo fino al 1996, rico-prendovi posizioni di granderesponsabilità, a proposito diNassiriya scrive: «La presen-za italiana in Iraq, al di là deipresupposti ufficialmente di-chiarati, è motivata dal desi-derio di non essere assentidal tavolo della ricostruzionee degli affari. Questi ultimi ri-guardano soprattutto losfruttamento dei ricchi cam-pi petroliferi. Non a caso ilnostro contingente si è atte-stato nella zona di Nassiriyadove agli italiani dell’ENI ilgoverno iracheno, pensandoalla fine dell’embargo, avevaconcesso – fra il 1995 e il2000 – lo sfruttamento di un

giacimento petrolifero, con2,5-3 miliardi di barili di ri-serve: quinto per importanzatra i nuovi giacimenti che l’I-raq di Saddam voleva avviarea produzione». Per completa-re l’informazione, va dettoche contratti analoghi il regi-me iracheno aveva sottoscrit-to con Francia, Russia e Ger-mania, contrarie alla guerra.Il contratto con l’ENI era par-ticolarmente favorevole all’I-talia per due ragioni: i costi diestrazione che la società dibandiera avrebbe dovuto af-frontare sarebbero stati scon-tati con la produzione del pe-trolio estratto; una volta am-mortizzati i costi, la produ-zione seguente, sarebbe statadivisa a metà tra ENI e Gover-no Iracheno. L’Operazioneera importante a tal punto

che uno dei più autorevoligiornali americani, commen-tandola, aveva scritto che sefosse andata in porto, l’ENIsarebbe diventata la più gran-de compagnia petrolifera delmondo.Resta da capire perché, dopoaver concluso la trattativadurata cinque anni, l’ENI nonabbia cominciato a trivellarei pozzi. La risposta è legataalla decisione di Saddam diattendere la fine dell’embar-go, per la quale aveva chiestol’aiuto e l’intervento italiano,francese e tedesco presso lapresidenza degli Stati Uniti,dichiarandosi anche disponi-bile, ciò che fece, a immette-re sul mercato due milioni dibarili al giorno per evitarel’aumento del prezzo delgreggio.

Nassirya 2004

Sigonella 1985“Se l’Italia fosse stata davvero autonoma, nessun Paese straniero si sarebbepermesso di violare il nostro territorio in armi. Nessuno avrebbe maineppure immaginato di fare ciò che è successo a Sigonella in Paesi quali laFrancia, l’Inghilterra, persino la Spagna.”(Roberto Pennisi, PM intervenuto nellabase di Sigonella per l’identificazione e l’arresto dei sequestratori palestinesi)

dere il petrolio irakeno controeuro, seguito poco dopo, alme-no nelle dichiarazioni, dall’I-ran.Gli USA di Bush nel 2003 han-no invaso l’Iraq e tengono sot-to minaccia costante di inva-sione l’Iran.Il petrolio non è stato piùscambiato in euro e la supre-mazia del dollaro è stata con-fermata.La “partita”, ovviamente, non èancora finita poiché la Russia ela Cina, che conservano nelleloro banche centrali la maggiorparte dei dollari americani,hanno iniziato da alcuni anni adiversificare le monete di con-trattazione, non solo accettan-do euro, ma anche rendendoconvertibili le loro (primo il ru-blo già usato per le compra-vendite del gas russo).La dimensione delle riservemondiali della moneta USA(l’ultimo dato del deficit ame-ricano indica la cifra iperbolicadi 10,6 trilioni di dollari) rendeimprobabile un abbandonoimminente del dollaro da partedegli stati che ne hanno mag-giori riserve che verrebberoenormemente deprezzate.Paradossalmente è proprio l’i-naffidabilità del dollaro chetiene in piedi l’economia USA,l’altra faccia, ovviamente, èquella della potenza militareancora in grado di sottomette-re buona parte del mondo.

cheno fosse pagato in euroanziché in dollari, anche per-ché la gran parte delle impor-tazioni irachene avvenivanodai paesi europei.Accusato di possedere ancoraarmi nucleari, chimiche e bio-logiche, mai trovate però dagliispettori dell’ONU, l'Iraq vennenuovamente attaccato nelmarzo del 2003.300.000 soldati statunitensi ebritannici invasero da sud l'I-raq dando il via all'operazioneIraqi Freedom con l'obiettivodi disarmare e distruggere ilregime di Saddam, accusato dicollusione con il terrorismo in-ternazionale.In soli due mesi gli americaniconquistarono l’intero Iraqmanifestamente facilitati dallamancata difesa, verosimilmen-te preordinata con la corruzio-ne dei vertici militari irakeni.Il 1º maggio 2003, il presi-dente George W. Bush pro-clamò la fine dei combatti-menti in Iraq affermando:"Nella guerra contro l'Iraq, gliStati Uniti d'America e i suoialleati hanno prevalso".Seguiranno, invece, 8 anni dicombattimenti, stragi, massa-cri e oggi è in corso una deva-stante guerra civile.Le armi di distruzione di mas-sa non sono mai state trovate,mentre l’Iraq è stato realmentedistrutto.L’Iraq è oggi regredito a livellieconomici, sociali e culturalipraticamente medioevali.Saddam è stato catturato egiustiziato, così come sonostati uccisi i suoi figli e nipotiin azioni militari giudicate“omicidi”.

Una moneta “flat” (piatta, senza valore) “convertibile” in “piombo”

Il “falso” dell’abbattimento della statuta di Sad-dam, girato a “piazza chiusa” con una decina dicomparse vestite all’araba

Padre Padrone di un paese (ex) evoluto con un forte “stato sociale”, istruzione,sanità, parità di diritti per le donne, libertà di religione

Page 3: Inserto "Iraq" - Novembre 2010

II III

1982-1984 le missioni “Libano 1” e “Libano 2”Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondialel’esercito italiano esce dai confini nazionali in armi, ma lo fa“vestito di bianco”: in pace, per portare la pace

Il 6 giugno 1982 l’esercitoisraeliano invade il Libano conl’obiettivo di distruggere leforze militari dell’OLP di Ara-fat. I carri armati israelianiraggiungono rapidamente Bei-rut che, dopo dieci settimanedi combattimenti, viene ridot-ta a un cumulo di macerie. Nell’agosto viene firmato unaccordo di pace e un contin-gente internazionale formatoda militari italiani, francesied americani sbarca a Beirutper permettere l’evacuazionedelle forze palestinesi dallacittà assediata.A settembre la forza multina-zionale lascia il Libano, manon si ritira l’esercito israelia-no che, invece, rompendo l’ac-cordo di pace invade i quartie-ri musulmani dando il via auna violenta guerra civile trale diverse comunità cristiana,musulmana e drusa.Il 16 settembre 1982 uomini

armati appartenenti alla fa-zione cristiano maronita en-trano nei campi profughi pa-lestinesi di Sabra e Shatila ecompiono un vero e propriomassacro: in una sola nottevengono uccise più di 3.000persone, in prevalenza bambi-ni, donne e vecchi. I militariisraeliani, a soli 100 metri didistanza, rimangono fermi aguardare il massacro. Il Consiglio di sicurezza delleNazioni Unite condanna ilmassacro con la risoluzione521 del 19 settembre 1982.Viene decisa una nuova mis-sione multinazionale.L’Italia questa volta è impe-gnata con una forza che com-plessivamente impiegherà ol-tre 8.000 soldati e 500 mezzi“bianchi”: “bianco” il coloredegli automezzi e dei blinda-ti, “bianco” il colore degli el-metti dei militari in prevalen-za bersaglieri e lagunari tutti

di leva, né professionisti névolontari, cittadini in armi inmissione di pace.Al contingente italiano, purin assenza di coordinamentointernazionale ufficiale, vieneaffidata la protezione deicampi profughi palestinesi ela realizzazione di un ospe-dale nel quale verranno assi-stiti, nei 18 mesi della missio-ne, oltre 63.000 civili libanesie palestinesi.Regola d’ingaggio: non spara-re!Ad aprile 1983 un’autobombaguidata da un kamikaze fasaltare in area l’ambasciataamericana a Beirut. I morti so-no 63, tra cui il direttore dellaCia per il Medio Oriente. In ottobre ancora due attenta-ti kamikaze ai quartieri gene-rali americano e francese cau-sano la morte di circa 300 sol-dati americani e 90 francesi.Gli americani rispondono

bombardando la città dallenavi e i francesi con attacchiaerei.La guerra divampa tutt’attor-no al contingente italiano cheresta tuttavia praticamente il-leso (al termine dell’operazio-ne verrà contato un solo lagu-nare morto e alcuni feriti) esostanzialmente si adoperanei soccorsi alle vittime degliattentati e degli scontri.Il 4 novembre 1983, per il ses-santesimo anniversario dellafine della prima guerra mon-diale, il Presidente della Re-

pubblica Sandro Pertini, a sor-presa e contro il parere dei co-mandi militari, raggiunge Bei-rut per festeggiare con i solda-ti di leva italiani.A dicembre 1983 il Libano èin guerra totale e le forzemultinazionali, americane efrancesi, sono parte attiva delconflitto. La missione di pace è fallita,l’esercito italiano, l’esercito“bianco” di pace, a marzo1984 torna a casa.Seguiranno sei anni di guerraciviole

L’Impero del dollaro. I “petrodollari”

Saddam, il “rais” laico filoccidentale

Saddam Hussein è nato nel vil-laggio di al-Awja, nel distrettoiracheno di Tikr!t, da una fami-glia di pastori.Trasferitosi a Bagdad si iscris-se al Partito Ba'th (Partito dellaRisurrezione, di tendenze so-cialiste) e nel 1956, prese parteal fallito tentativo di colpo diStato contro Re Faysal II.Nel 1958 in una rivolta nazio-nalista venne ucciso il re e salìal potere Kassem.Nell’anno successivo Saddampartecipò a una rivolta fallitacontro il nuovo regime nazio-nalista e fu costretto a fuggirein Egitto dove conseguì la lau-rea in giurisprudenza.Tornò in Iraq a seguito del col-po di Stato militare del 1963,ma fu di nuovo imprigionatonel 1964. Nel 1967 riuscì a eva-dere e nel 1968 partecipò alcolpo di Stato non violentorealizzato dal partito Ba"th.A partire dal 1968 Saddam ri-coprì il ruolo di vicepresidentedel Consiglio del Comando Ri-voluzionario; nel 1973 fu pro-mosso al grado di Generaledell'esercito iracheno, malgra-do facesse parte dell'ala cosid-detta "civile" del partito Ba"th.Nel 1979 Saddam divennepresidente della Repubblicairakena.Il partito Ba"th aveva un pro-gramma progressista e socia-lista che puntava alla moder-nizzazione e secolarizzazio-ne dell'Iraq.Saddam dette corso a riformeepocali e ancora oggi unichenel medio oriente quali la con-cessione alle donne di dirittipari a quelli degli uomini, l'in-troduzione di un codice civile

modellato su quelli dei paesioccidentali (che sostituì laShar!"a) e la creazione di un ap-parato giudiziario laico (checomportò l'abolizione dellecorti islamiche).Nel 1972 Saddam realizzò lanazionalizzazione dell'indu-stria petrolifera e utilizzò unaparte consistente dei profittipetroliferi per programmi diwelfare (istruzione gratuita eobbligatoria; sanità pubblica

gratuita) e per modernizzare leinfrastrutture e l'economiadell'Iraq, portando l'elettricitàin tutto il Paese, con una mas-siccia meccanizzazione agrico-la ed un'ampia distribuzionedi terre ai contadini.Tuttavia nel 1979 l’Iraq vennecoinvolto nella sanguinosissi-ma e costosissima guerra de-cennale contro l’Iran di Kho-meyni, spinto, sostenuto e ar-mato dagli Stati Uniti (anchecon armi chimiche ampia-mente “sperimentate” inquella guerra).

La guerra non ebbe esito po-sitivo per l’Iraq che ne uscìfortemente impoverito, ragio-ne che indusse nel 1990 Sad-dam a invadere il Kuwait perreintegrare con le risorse pe-trolifere di quell’emirato le fi-nanze irakene.Nell’agosto 1990 gli Stati Uniti(con la partecipazione dell’In-ghilterra, Francia, Egitto, Siria,Arabia Saudita, Italia e Canada)lanciarono la campagna Desert

Storm pre-ceduta daun deva-s t a n t ebombarda-m e n t odell’interopaese; inpochissi -mo tempole divisionicorazzateamericanepenetraro-no in Iraqgiungendosino a soli60 km daBaghdad.

Gli USA però, preoccupati dal-la caduta del regime laico diSaddam e del conseguente ri-schio di estensione del fonda-mentalismo islamico di tipoiraniano, sospesero l’aggres-sione e stipularono la pace conSaddam lasciandolo al potere.L'Iraq comunque uscì moltoindebolito dalla guerra, deva-stato dai bombardamenti, conperdite umane, militari e civilidi oltre 100.000 morti, contro i230 morti della coalizione.Nel 2000 Saddam iniziò a ri-chiedere che il petrolio ira-

Un esercito di popolo per la Pace

Uno Stato-Nazione tassa i pro-pri cittadini, mentre un Imperotassa gli altri Stati-Nazione.La storia degli imperi insegnache l'economia di ogni singoloimpero si basa sulla tassazio-ne delle altre nazioni.Storicamente la tassazione erasempre diretta: lo stato assog-gettato consegnava diretta-mente le merci all'impero.Per la prima volta nella storiagli Stati Uniti sono stati in gra-do di tassare le nazioni suddi-te indirettamente, attraversol'inflazione. Ecco com’è successo.All'inizio del 20° secolo, l'eco-nomia americana iniziava adominare il mondo e il valoredel dollaro era allineato conquello dell'oro.La grande depressione, conl’inflazione dal 1921 al 1929 eil susseguente deficit dei go-verni, ha sostanzialmente au-mentato l'ammontare di valutain circolazione.Questo condusse Rooseveltnel 1932 a scollegare il dollarocon l'oro.Fino a quel punto, gli Stati Uni-ti avevano dominato l'econo-mia mondiale, ma dal punto divista economico non era anco-ra un impero.Il valore fisso del dollaro nonpermetteva agli americani ditrarre vantaggi economici dallealtre nazioni fornendo lorodollari convertibili in oro.

Economicamente, l'Imperoamericano è nato con gli accor-di di Bretton Woods nel 1945.I dollari americani vennero resiconvertibili in oro solo per igoverni stranieri, i quali furo-no obbligati ad acquistare econservare i dollari come uni-ca valuta di riserva.Ciò fu possibile perché, duran-te la seconda guerra mondiale,gli Stati Uniti avevano rifornitogli alleati ricevendo oro comepagamento e accumulandouna significativa porzione del-l'oro mondiale.Un impero non sarebbe statopossibile tuttavia se, seguendogli accordi di Bretton Woods, lafornitura di dollari fosse rima-sta equivalente alla disponibi-lità delle riserve auree.A causa dell’enorme costo del-la guerra del Vietnam, gli StatiUniti iniziarono a emettere piùvaluta delle proprie riserve au-ree, acquistando merci delle al-tre nazioni che non avrebberomai potuto restituire per equi-valente di valore.Il 15 agosto 1971 l’allora presi-dente Nixon annunciò la finedella convertibilità dei dollariin oro, in sostanza ammetten-do lo stato di bancarotta delGoverno americano ma, inquello stesso momento, gliStati Uniti si autodichiararonoun Impero obbligando il mon-do ad accettare e accumularedollari senza alcuna prospetti-

va di restituzione per equiva-lente di valore.L’imposizione passò attraver-so l’accordo tra USA e Opec(l’organizzazione degli statiproduttori di petrolio) che sta-bilì nel dollaro americano l’u-nica moneta per gli scambi pe-troliferi.Il dollaro divenne quindi l’e-quivalente del petrolio, legan-do il suo valore di scambio aquello di quel prodotto chetutti gli stati avrebbero co-munque dovuto comprare eche, non a caso, venne denomi-nato l’ “oro nero” e per conver-so il suo mezzo di acquistovenne chiamato “petrodolla-ro”.Dal momento che il mondoaveva bisogno di quantità cre-scenti di petrolio e i prezzi delpetrolio aumentavano, la do-manda di dollari poteva sola-mente crescere e quindi gliUSA potevano emettere mone-ta indifferentemente dalla ca-pacità del loro sistema econo-mico di restituirne l’equivalen-te di valore, ma solo per con-sentire la circolazione del pe-trolio.Se, per qualche ragione, i dolla-ri avessero perso la capacità diessere scambiati con il petro-lio, l'Impero americano avreb-be istantaneamente cessato diesistere.Nel 2000 il cosiddetto “rais”Saddam Hussein iniziò a ven-

Al serviziodello Stato italianoIl 4 marzo 2005 i servizi segretiitaliani, operando in autonomiae sicuramente in contrasto conservizi segreti USA, ottengonodai resistenti irakeni la liberazio-ne della giornalista del Manife-sto Serena Sgrena.La giornalista accompagnata dadue agenti del Sismi italiani e daun autista irakeno, vestiti all’ara-ba e su di un’autovettura ordina-ria, si dirigono subito dopo la li-berazione all’aeroporto di Bag-dad dove è in attesa un volo mi-

litare italiano.Lungo il percorso, in prossimitàoramai dell’aeroporto, l’autovet-tura viene investita da un enor-me numero di proiettili sparati,senza preavviso o intimazionedi alt, da un posto di blocco mi-litare USA con l’uso di più armipesanti e leggere.Viene ucciso il capitano del Si-smi Nicola Calipari, feriti condiversa gravità gli altri tre pas-seggeri.La magistratura italiana aprì unprocedimento per omicidio vo-lontario e triplice tentato omi-

cidio a carico del militare chel’esercito USA indicò come uni-co tiratore, nonché contro igno-ti stante la pluralità delle armiutilizzate.Il procedimento è stato archivia-to per difetto di giurisdizionedella magistratura italiana sureati compiuti da militari dell’e-sercito americano.Nella foto l’allora Presidentedella Repubblica Carlo AzelioCiampi riceve all’aeroporto diCiampino la bara con la salmadel funzionario dello Stato ita-liano Nicola Calipari.

Il 7 ottobre 1985 la nave dacrociera italiana Achille Lauro,mentre navigava in acque egi-ziane, venne presa in ostaggioda quattro terroristi palestine-si che si dichiaravano espo-nenti dell'OLP, l'Organizzazio-ne per la Liberazione della Pa-lestina, ma in realtà appartene-vano alla fazione filosiriana diuna sua componente minorita-ria, il FPLP.I sequestratori chiedevano laliberazione di una cinquantinadi loro compagni detenuti nel-le carceri israeliane.Ricevuta la notizia del seque-stro l’allora ministro degliEsteri Giulio Andreotti preseimmediatamente contatto te-lefonico con Yasser Arafat,presidente dell'OLP e capo del-la formazione maggioritaria al-Fatah; il leader palestinese as-sicurò la propria estraneità e simise subito in azione per risol-vere l’incidente.L’OLP incaricò il leader delFPLP, Abu Abbas, di prenderecontatto con i sequestratoriper negoziare la restituzionedella nave e la liberazione de-gli ostaggi.Nonostante l’opposizione de-gli Stati Uniti dell’allora presi-dente Ronald Reagan, contraridi principio a negoziati con iterroristi, il governo italiano,all’epoca guidato da Craxi,proseguì nella trattativa cherapidamente giunse a buon fi-ne con la mediazione dell’Egit-to del presidente Mubarak.Abu Abbas di persona ottennela resa dei terroristi e la resti-tuzione della nave all’equipag-gio italiano, in cambio di unsalvacondotto del governo egi-ziano che mise a disposizioneun proprio aereo di linea pertrasportare terroristi e nego-ziatori palestinesi in Tunisiadove allora si trovava il quar-tiere generale dell’OLP, accom-pagnati da un ambasciatoreegiziano e da alcuni elementidel servizio di sicurezza egi-ziano.Mentre era in volo sopra l’isoladi Malta il boeing egiziano ven-ne affiancato da due cacciaamericani che lo costrinseroad atterrare nella base militare

Nato di Sigonella in Sicilia, conl’intento di far catturare i di-rottatori e il leader palestinesedai militari della propria DeltaForce subito decollati da unaportaerei americana nel Medi-terraneo.Avuta notizia dell’operazionedell’aviazione USA il governoitaliano (in verità sempre e so-lo Craxi e Andreotti con esclu-sione del ministro della difesaSpadolini dichiaratamente filoisraeliano) ordinò al coman-dante italiano della base di Si-gonella di autorizzare l’atter-raggio del boeing egiziano madi prendere sotto protezionel’aereo impedendo “a chiun-que” di attaccarlo.Così accadde che mentre i mi-litari della Delta Force USA, at-terrati subito dietro al boeingegiziano, si preparavano ad as-saltarlo, gli avieri di leva dell’e-sercito italiano, rinforzati daicarabinieri fatti affluire da Ca-tania e Siracusa, circondaronol’aereo egiziano ponendosi indifesa armata nei confronti deimilitari americani.Seguirono per tutto il corsodella notte, mentre affluivanoall’aeroporto mezzi blindatidei carabinieri a rinforzare ledifese italiane, numerose te-lefonate dirette tra il presiden-te Reagan e Craxi, al terminedelle quali gli americani accon-sentirono a riconoscere al go-verno italiano la giurisdizionesui sequestratori e fecero arre-trare la propria Delta Force.Il Boeing venne quindi rag-giunto dai magistrati di Siracu-sa che interrogarono i dirotta-tori e li fecero trasferire allecarceri italiane, rimanendo sul-l’aereo il leader palestinese e ifunzionari egiziani.L’aereo, senza più i dirottatoria bordo, decollò quindi allavolta di Roma, ma venne subi-to seguito da caccia USA che,tuttavia, si trovarono a lorovolta seguiti da due squadri-glie di caccia italiani incaricatidi scortare l’aereo egiziano.II boeing egiziano atterrò aCiampino seguito, subito do-po, da un ennesimo aereo dellaDelta Force USA che atterròsenza permesso, contromano

rispetto alla pista di decollo,ponendosi di fronte al boeingcon l’evidente scopo di impe-dirne un ulteriore decollo.Nel frattempo al governo ita-liano pervenne una richiestaformale degli USA di estradi-zione a carico di Abu Abbasche l’allora ministro della giu-stizia, Nino Martinazzoli, di-chiarò non accoglibile e respin-se.Il boeing egiziano, dopo la mi-naccia del comando dell’aero-porto di Ciampino di far inter-venire i bulldozer per far spo-stare l’aereo della Delta Forceamericano, riprese il volo condestinazione l’aeroporto diFiumicino dove atterrò dopopochi minuti a fianco di un ae-reo di linea jugoslavo, fatto ap-positamente attendere, sulquale viene trasbordato il lea-der palestinese portato in sal-vo in Jugoslavia.Dopo questi eventi, emerseroprofonde lacerazioni politicheall'interno della maggioranzadel Pentapartito.Spadolini, filo-americano e fi-lo-israeliano chiese le dimis-sioni del Governo che invece, asorpresa, ricevette l'appoggiodel Partito Comunista Italiano.Tuttavia, i ministri repubblica-ni ritirarono la loro delegazio-ne dal governo, aprendo, difatto, la crisi; il governo peròottenne la fiducia della Came-ra dei deputati e il discorso diCraxi, lungi dal recedere dalleragioni sostenute per gestire ilcaso Sigonella, le rilanciò conun originale paragone tra Ara-fat e Mazzini che produsse leproteste in Aula di repubblica-ni e missini, ma venne applau-dito dalla restante parte dellamaggioranza e anche dall'op-posizione comunista.Non molto tempo più tardi An-dreotti è stato coinvolto inconfessioni di connivenza ma-fiosa che lo hanno sostanzial-mente escluso dalla vita politi-ca e Craxi se ne è andato in esi-lio in Tunisia.Di questi ultimi eventi c’erano“infinite” ragioni, ma è difficileescludere anche una “resa deiconti” americana (israeliana)per i fatti di Sigonella.

Nel libro «La guerra del pe-trolio» (Editori Riuniti), l’au-tore, Benito Li Vigni, entratoall’ENI con Mattei e rimastonel gruppo fino al 1996, rico-prendovi posizioni di granderesponsabilità, a proposito diNassiriya scrive: «La presen-za italiana in Iraq, al di là deipresupposti ufficialmente di-chiarati, è motivata dal desi-derio di non essere assentidal tavolo della ricostruzionee degli affari. Questi ultimi ri-guardano soprattutto losfruttamento dei ricchi cam-pi petroliferi. Non a caso ilnostro contingente si è atte-stato nella zona di Nassiriyadove agli italiani dell’ENI ilgoverno iracheno, pensandoalla fine dell’embargo, avevaconcesso – fra il 1995 e il2000 – lo sfruttamento di un

giacimento petrolifero, con2,5-3 miliardi di barili di ri-serve: quinto per importanzatra i nuovi giacimenti che l’I-raq di Saddam voleva avviarea produzione». Per completa-re l’informazione, va dettoche contratti analoghi il regi-me iracheno aveva sottoscrit-to con Francia, Russia e Ger-mania, contrarie alla guerra.Il contratto con l’ENI era par-ticolarmente favorevole all’I-talia per due ragioni: i costi diestrazione che la società dibandiera avrebbe dovuto af-frontare sarebbero stati scon-tati con la produzione del pe-trolio estratto; una volta am-mortizzati i costi, la produ-zione seguente, sarebbe statadivisa a metà tra ENI e Gover-no Iracheno. L’Operazioneera importante a tal punto

che uno dei più autorevoligiornali americani, commen-tandola, aveva scritto che sefosse andata in porto, l’ENIsarebbe diventata la più gran-de compagnia petrolifera delmondo.Resta da capire perché, dopoaver concluso la trattativadurata cinque anni, l’ENI nonabbia cominciato a trivellarei pozzi. La risposta è legataalla decisione di Saddam diattendere la fine dell’embar-go, per la quale aveva chiestol’aiuto e l’intervento italiano,francese e tedesco presso lapresidenza degli Stati Uniti,dichiarandosi anche disponi-bile, ciò che fece, a immette-re sul mercato due milioni dibarili al giorno per evitarel’aumento del prezzo delgreggio.

Nassirya 2004

Sigonella 1985“Se l’Italia fosse stata davvero autonoma, nessun Paese straniero si sarebbepermesso di violare il nostro territorio in armi. Nessuno avrebbe maineppure immaginato di fare ciò che è successo a Sigonella in Paesi quali laFrancia, l’Inghilterra, persino la Spagna.”(Roberto Pennisi, PM intervenuto nellabase di Sigonella per l’identificazione e l’arresto dei sequestratori palestinesi)

dere il petrolio irakeno controeuro, seguito poco dopo, alme-no nelle dichiarazioni, dall’I-ran.Gli USA di Bush nel 2003 han-no invaso l’Iraq e tengono sot-to minaccia costante di inva-sione l’Iran.Il petrolio non è stato piùscambiato in euro e la supre-mazia del dollaro è stata con-fermata.La “partita”, ovviamente, non èancora finita poiché la Russia ela Cina, che conservano nelleloro banche centrali la maggiorparte dei dollari americani,hanno iniziato da alcuni anni adiversificare le monete di con-trattazione, non solo accettan-do euro, ma anche rendendoconvertibili le loro (primo il ru-blo già usato per le compra-vendite del gas russo).La dimensione delle riservemondiali della moneta USA(l’ultimo dato del deficit ame-ricano indica la cifra iperbolicadi 10,6 trilioni di dollari) rendeimprobabile un abbandonoimminente del dollaro da partedegli stati che ne hanno mag-giori riserve che verrebberoenormemente deprezzate.Paradossalmente è proprio l’i-naffidabilità del dollaro chetiene in piedi l’economia USA,l’altra faccia, ovviamente, èquella della potenza militareancora in grado di sottomette-re buona parte del mondo.

cheno fosse pagato in euroanziché in dollari, anche per-ché la gran parte delle impor-tazioni irachene avvenivanodai paesi europei.Accusato di possedere ancoraarmi nucleari, chimiche e bio-logiche, mai trovate però dagliispettori dell’ONU, l'Iraq vennenuovamente attaccato nelmarzo del 2003.300.000 soldati statunitensi ebritannici invasero da sud l'I-raq dando il via all'operazioneIraqi Freedom con l'obiettivodi disarmare e distruggere ilregime di Saddam, accusato dicollusione con il terrorismo in-ternazionale.In soli due mesi gli americaniconquistarono l’intero Iraqmanifestamente facilitati dallamancata difesa, verosimilmen-te preordinata con la corruzio-ne dei vertici militari irakeni.Il 1º maggio 2003, il presi-dente George W. Bush pro-clamò la fine dei combatti-menti in Iraq affermando:"Nella guerra contro l'Iraq, gliStati Uniti d'America e i suoialleati hanno prevalso".Seguiranno, invece, 8 anni dicombattimenti, stragi, massa-cri e oggi è in corso una deva-stante guerra civile.Le armi di distruzione di mas-sa non sono mai state trovate,mentre l’Iraq è stato realmentedistrutto.L’Iraq è oggi regredito a livellieconomici, sociali e culturalipraticamente medioevali.Saddam è stato catturato egiustiziato, così come sonostati uccisi i suoi figli e nipotiin azioni militari giudicate“omicidi”.

Una moneta “flat” (piatta, senza valore) “convertibile” in “piombo”

Il “falso” dell’abbattimento della statuta di Sad-dam, girato a “piazza chiusa” con una decina dicomparse vestite all’araba

Padre Padrone di un paese (ex) evoluto con un forte “stato sociale”, istruzione,sanità, parità di diritti per le donne, libertà di religione

Page 4: Inserto "Iraq" - Novembre 2010

La complessità della materiapotrà far sembrare alcune ipo-tesi e conclusioni apparente-mente contraddittorie tra diloro o poco “politicamentecorrette”; può effettivamenteessere così, ma questo è il“prezzo” della ricerca della ve-rità che non è mai “bianco onero” e spesso ha molte faccee non tutte piacevoli.Ma la verità è “rivoluzionaria”perché solo conoscendola, so-lo conoscendo il reale “statodelle cose”, si può, non solosperare (ed è il minimo), masoprattutto concretamenteprogettarne il cambiamento.Cominciamo dall’inizio, co-minciamo dalla ricerca della“energia” che è il motore dellavita e della crescita economi-ca, sociale e culturale.All’inizio c’erano le braccia,tante braccia per sostenereun’economia agricola o di pa-storizia: è Gavino che il “PadrePadrone” riprende dalla scuo-la dell’obbligo per mandarlo aguardare il gregge dal qualedipende la sopravvivenzadell’intera famiglia.Poi ci sono stati gli animali ad-domesticati da soma, ma an-che gli schiavi, categorie di“produttori di energia” chenon a caso nel diritto romanoavevano la stessa qualità di“res mancipi” cioè di “cose dimaggior valore”.V’erano anche alcune sorgentidi energia naturali: l’acqua e ilvento che facevano girare imolini e spingevano le navi.Più tardi sono comparsi i fos-sili: il carbone, poi il petrolio,poi il gas.Infine l’energia creata dall’uo-mo: l’energia atomica.Con la scoperta della “ener-gia” le società che ne dispone-vano hanno cominciato a cre-scere, consumando semprepiù energia in una spirale infi-nita che, a un certo punto, hasuperato le disponibilità pro-prie e, quindi, ha posto la ne-cessità di reperire “altrove”l’energia necessaria.Tre regole hanno guidato la ri-cerca dell’energia “altrove”:saccheggiare i territori ricchidi risorse energetiche; impedi-re agli abitanti di quei territoridi sviluppare una loro econo-mia che avrebbe concorso alconsumo “in casa” di tali ri-sorse; controllare le sorgenti ele vie delle risorse in modo daimpedirne l’accesso ad altri“concorrenti”.La prima regola ha avuto unatraduzione politica tantosemplice quanto devastanteper i “destinatari”: la coloniz-zazione, cioè l’occupazione, ilsaccheggio, la sottomissionedelle popolazioni dei territorioccupati.La seconda regola ha avutouna traduzione parimentisemplice e di facile applicazio-ne: la corruzione delle classidominanti, vere o fasulle, deipaesi colonizzati.La terza regola, infine, ha avu-to la traduzione per così direpiù “estrema”: la guerra; ov-viamente tra i colonizzatori,perché solo tra “uguali” puòesserci “guerra”, tra coloniz-zatori e colonizzati, tra domi-natori e sudditi, tra padroni eservi non c’è guerra, ma “op-pressione”.Due esempi saranno suffi-cienti a chiarire i concetti oraesposti: la dominazione e ilsaccheggio dei paesi del golfo

arabico, con la corruzione deiloro sceicchi che consapevol-mente non hanno mai investi-to nel loro paese gli immensiricavi dalla vendita del petro-lio ma, anzi, ci hanno finanzia-to le economie dei loro sfrut-tatori; le guerre mondiali chehanno impedito, in un conti-nente all’economia tedesca enell’altro a quella giapponese,di crescere e mettere in di-scussione lo status quo del do-minio del mondo, escluden-dole dall’accesso alle risorseenergetiche del terzo mondo,quasi interamente colonizza-to dai “vecchi” regimi europeie dal “nuovo” padrone nordamericano.La seconda guerra mondialeha sancito un equilibrio, sot-tomettendo i padroni più pic-coli al padrone più grande: laNATO nello scacchiere atlan-tico, la SEATO in quello paci-fico; al di sotto, parafrasandoSciascia, niente, poi niente,poi niente, poi il terzo e ilquarto mondo.Va precisatoche quell’ “equi-librio” era total-mente internoal sistema capi-talistico occi-dentale, inclu-dendoci persemplicità mapertinenza an-che il Giappone,e nulla aveva ache vedere conla fasulla “guer-ra fredda” si-mulata con il“blocco” sovie-tico.La guerra, s’èdetto, può es-serci solo tra“uguali” checoncorrono ecompetono peroccupare e do-minare gli stes-si spazi fisici(territori colo-niali) o figurativi (i mercati deibeni e della finanza).Il sistema economico sovieticoera profondamente diverso daquello capitalistico e, se perun verso poteva anche con-correre a occupare spazi fisicid’interesse anche di quest’ul-timo, certamente non compe-teva negli stessi ambiti mer-cantili e finanziari.Il crollo del sistema sovieticoha svelato clamorosamente lafinzione del pluriennale con-flitto USA-URSS quando, cadu-te le barriere geopolitiche, il si-stema produttivo, industrialeed economico sovietico si èletteralmente disintegrando,aprendo taluni spazi fisiciall’occidente capitalista, manulla apportando in termini dimercato a causa del dramma-tico impoverimento di queipaesi, caduti peraltro in manodi sistemi di governo oligar-chici e mafiosi.L’ex est europeo socialista og-gi fornisce mano d’opera abasso costo, il gigante russo esuoi ex territori associati nonè altro che un produttore dienergia in vendita ai paesi ca-pitalisti, né più né meno deipaesi arabi, seppure con unanon irrilevante differenza:quella di avere una classe oli-garchica dominante non (an-cora) venduta agli ordinidell’occidente.Ma gli equilibri, proprio per lo-

ro natura, non sono perma-nenti e, dunque, nel tempooscillano col cambiare degliscenari; dalla fine della secon-da guerra mondiale molto ècambiato e il vecchio equili-brio post bellico è oggi in fortediscussione; i sudditi alzano latesta e nuovi competitori ap-paiono all’orizzonte.Ci troviamo a vivere una fasepolitico-economica che forsenon ha precedenti nella storiadell’umanità e, più precisa-mente, nel sistema dei rappor-ti di potere per il dominio delmondo; per la prima volta lostato più potente in terminimilitari non è anche il più ric-co, anzi è da tempo in grandi,se non grandissime, difficoltàproduttive ed economiche.Il gigante nord americano checon la seconda guerra mon-dale aveva conquistato ilmondo, dall’occidente al-l’oriente, creando la gerarchiadi comando sopra detta, nonè più in grado di competere

economicamente con i suoisudditi, anzi dipende semprepiù dagli stessi.Gli Stati Uniti sulla carta sonoil paese con il più alto Pil (ov-viamente se non si consideral’Unione Europea come sog-getto unitario, altrimenti ilsorpasso sarebbe anche signi-ficativo); in realtà, però, talericchezza non corrisponde auna reale diffusione di benes-sere, mezzi, strutture nel sen-so più lato (dalla alimentazio-ne, alla istruzione, alla sanità,ecc.) all’interno del proprioterritorio.La ricchezza degli Stati Uniti èconcentrata in circoli di poteretalmente ristretti dall’esseredifficilmente identificati conun determinato territorio che,al contrario, è caratterizzatoda vaste aree di povertà e arre-tratezza assai prossime al ter-zo mondo.Questa situazione, nel tempo,ha fatto sì che quel gigante di-venisse sempre più dipen-dente dall’estero e non soloper l’approvvigionamento dirisorse energetiche che, tuttosommato, sono abbastanzaabbondanti all’interno delsuo territorio (includendovi il“cortile di casa” del centro-sud America), quanto per lastessa produzione di benid’ogni genere che è costrettoa importare massicciamentenon essendo in grado di pro-IV

L’ “energia” muove gli eserciti degli “esportatori di democrazia”

tisti etnico-religiosi aizzati esostenuti dagli USA.Nel 1999 gli USA hanno rottogli indugi: ignorando l’ONU,utilizzando la Nato e così ob-bligando i sudditi europei al-l’obbedienza, hanno invaso iBalcani collocandovi loro basimilitari e/o governi fantoccioda loro dipendenti.Più a oriente, sotto la minacciadella stipula di accordi com-merciali petroliferi importan-tissimi tra taluni paesi europeie l’Iraq (esperti affermano chenel sottosuolo dell’Iraq vi sia-no giacimenti ancora nonsfruttati persino superiori aquelli dell’Arabia Saudita),nonché del progetto di Sad-dam di sostituire l’euro al dol-laro nelle contrattazioni pe-trolifere, dapprima nel 1990 econ più vigore nel 2003, anco-ra una volta ignorando l’ONUe mettendo in piedi una coali-zione basata sull’asse di ferrocon la Gran Bretagna, gli StatiUniti hanno invaso l’Iraq e rin-

forzato il loro con-trollo militare sul-l’intera area medioorientale.Resta in verità anco-ra l’Iran; la minacciaUSA è grande, maabbastanza fortequesta volta apparela copertura dellaRussia e della Cina;nulla però può esse-re escluso.Infine, ancora più aoriente, l’Afghani-stan.L’Afghanistan, in ve-rità, non ha alcunarisorsa energetica,tuttavia il suo terri-torio è strategicoper il transito delgasdotto che va dalTurkmenistan versoil Pakistan e l’India.Questo gasdotto,denominato TAPI(acronimo delle ini-ziali degli stati attra-

versati) è la risposta strategicamilitare degli USA per il con-trollo delle sorgenti di energianecessarie direttamente all’In-dia, indirettamente, con losviamento delle linee di rifor-nimento, alla Cina.Milosevic e il genocidio bon-siaco-kosovaro-albanese, Sad-dam e la sua dittatura con ilgenocidio kurdo, i Talebani eil loro fondamentalismo isla-mico, si potrebbe tranquilla-mente affermare che sonostati e sono solo “specchiettiper le allodole”, meno ancoraquindi di pretesti, comunqueipocriti e speciosi.Non è l’ “amor che move il solee l’altre stelle”, è l’energia (pe-trolio, gas, ecc.) che muove glieserciti degli “esportatori didemocrazia” nord americani.E l’Europa, o più pertinente-mente, e l’Italia?E qui inizia il non “politica-mente corretto”, cioè la cosìdetta “nuda e cruda” verità.Il nostro paese ha da temposuperato le proprie disponibi-lità energetiche.Perché le nostre fabbrichefunzionino, i nostro ospedali,le scuole, le case si riscaldino,perché infine anche i nostri“luna park” s’illuminino, è ne-cessario approvvigionare ri-sorse dall’ “altrove”.In che modo?Con le colonie anzitutto.L’ENI, il piccolo gatto che cer-

cava, perdendoci la vita, disfamarsi mangiando nel riccopiatto dei “sette cani-sorelle”,oggi è la quinta delle “sorel-le”; se fosse andato in porto ilcontratto con Saddam per ipozzi di Nassiriya sarebbe sa-lito ancora più in alto.Con la corruzione senz’altro.L’ “amicizia” con i regimi libi-co e similari dittature nord ecentro africane, dell’est euro-peo e dell’oriente vicino e lon-tano, ne sono la prova.Con la guerra, anche. Guerraalla Jugoslavia, guerra all’Iraq,guerra all’Afghanistan.Se questo è il nostro sistemaeconomico e sociale e se que-sto sistema, bello o brutto,giusto o ingiusto, ma certa-mente imparagonabilmentepiù vivibile rispetto ai sistemidel terzo e del quarto mondo,è quello che vogliamo difen-dere e sviluppare, allora è cor-retto chiedersi: aveva tortoD’Alema a far partecipare l’Ita-lia al bombardamento dellaJugoslavia e a occupare con lamissione Arcobaleno impor-tanti aree strategiche dei Bal-cani? Aveva torto il governoBerlusconi e poi Prodi e poi dinuovo Berlusconi a mandare inostri soldati a difendere leconcessioni petrolifere del-l’ENI a Nassiriya in Iraq e poi apresidiare la provincia di He-rat in Afghanistan dove passe-rà il gasdotto TAPI?Apparentemente, ma sostan-zialmente in concreto, c’è unasola alternativa realistica ecredibile a tutto ciò: la sceltadell’energia nucleare, l’unicafonte di energia autoctona chepotrebbe sollevare il nostropaese non solo dai rischi del-l’interruzione dell’approvvi-gionamento energetico estero,ma anche dalla necessità di in-vadere, distruggere e soggio-gare altri paesi e popoli.Forse è il caso, a questo punto,di porsi una domanda: è me-glio bombardare all’uranio im-poverito Bagdad o esporsi alrischio di perdite di radiazionidalle centrali nucleari italiane?Perché questa è la scelta reale“nuda e cruda”.Soli che ridono, campi verdiecologici che fioriscono, paleche girano producendo ener-gie “pulite e rinnovabili”, sonosolo “favolette” in un paeseche non ha ventilazione ido-nea a far validamente funzio-nare sistemi eolici che costanoun’enormità e arricchisconosolo chi li produce e li mette inopera a spese dello Stato, inuna realtà tecnologica cheproduce sistemi di energia so-lare che ancora consumanopiù energia per la loro produ-zione, manutenzione e smalti-mento di quanta ne produca-no nella loro vita funzionale,in un contesto produttivo esociale che richiede risorseenergetiche enormi rispettoalle quali i pur più efficienti si-stemi di produzione di ener-gie rinnovabili appaiono co-munque irrisori.Non ci sono conclusioni, soloalcuni elementi di verità cheservano a riflettere.Se il nostro sistema economi-co-energetico è un tumore,non si può credere e far crede-re di poterlo curare con le dueaspirine delle pale eoliche edei pannelli fotovoltaici, oc-corre immaginare di rivolu-zionarlo.La verità è già rivoluzione.

durne al proprio interno.Gli Stati Uniti hanno così accu-mulato un debito estero incre-dibile che non saranno mai ingrado di rimborsare e checontinuano a finanziare emet-tendo moneta (vedi l’articolosui “petrodollari”).In certo senso aveva ragioneMao quando diceva che gli im-perialisti (gli Stati Uniti) sonouna “tigre di carta”, un gigante“con i piedi di argilla”.L’argilla rischia di franare equesto pericolo richiede unarisposta sempre più “forte”,l’unica che quel paese è in gra-do di “produrre”: la guerra.Possiamo a questo punto tor-nare alla “energia”.Possedere le sorgenti e le viedell’energia è il mezzo percontrollare le economie dei“concorrenti” e, quindi, perconservare il dominio delmondo.Oggi gli Stati Uniti si trovano afronteggiare due grandi com-petitori: da un lato l’Europa,

con la sua nuova moneta uni-ca; dall’altro la Cina, con la suasempre più vasta zona d’in-fluenza indocinese e poten-zialmente indiana.Tagliare, o almeno dominare,le risorse energetiche indi-spensabili ai due nuovi com-petitori per sostenere le loroeconomie, già a partire dallaamministrazione Clinton(con l’approvazione del “SilkRoad Strategy Act” che defi-nisce la politica energeticaUSA per l’intero mondo) e, inmaniera esponenziale, conl’amministrazione Bush post11 settembre, è stata la mis-sione vitale della politica este-ra nord americana.I Balcani il primo scenario,l’Afghanistan l’ultimo e, nelmezzo, l’Iraq e l’Iran.E’ attraverso i Balcani, per ilcosì detto “Corridoio 11”, cheavrebbe dovuto, anzi dovreb-be ancora passare il nuovo si-stema di trasporto del gas delCaspio verso l’Adriatico el’Europa.Un tentativo USA di aggirare iBalcani con un gasdotto attra-verso la “loro” Turchia non hadato l’esito sperato a causadella modestia delle fonti diapprovvigionamento e dellasorprendente capacità dellaRussia dello “Zar Putin” di re-cuperare il controllo delle areericche di petrolio e gas schiac-ciando i tentativi indipenden-

Il nostro sistema economico e sociale è un “mostro” che divora “energia”.Tre opzioni: bombardare Bagdad, costruire centrali atomiche, rivoluzionare il sistema