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  • 8/18/2019 Inquinata mente

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    INQUINATA-MENTECORSO DI ANTROPOLOGIA

    SOCIALE

    Bernaudo Mario

    Escobar LeslyMauro Vittorio

    Miglionico Pasquale

    Rugi Valeria

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    INDICE

    1. INQUINAMENTO AMBIENTALE a cura di Lesly Escobar

      1.1. La nostra casa

      1.2. Veloce, più veloce!

      1.3. Esempio di popolazione che hanno soerto l’inquinamento ambienta-

    le  1.3.1. L’Isola di Pasqua

      1.3.2. Il cambiamento climaco del Bangladesh

      1.4. Da allarman

      1.5. Non abbiamo capito che siamo a rischio

    2. APPROCCI BIOECONOMICI ALLA SOCIETÀ DEL RISCHIO a cura di Mario Ber-naudo

      2.1. Introduzione

      2.2. Rischio naturale e costruito

      2.3. Infelicità strumentale e saggezza sistemica

      2.4. Decrescita e progresso

     

    2.5. Conclusioni

    3. INQUINAMENTO VISIVO, LUMINOSO E ACUSTICO a cura di Valeria Rugi

      3.1. Inquinamento visivo  3.1.1. Social network

      3.1.2. Facebook: il sé e gli altri

      3.1.3. Condivisione di massa

     

    3.2. Inquinamento luminoso

      3.2.1. La luce e i monitor  3.2.2. Progeare illuminatamente

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      3.3 Inquinamento acusco  3.3.1. Il suono, il rumore

      3.3.2. Suoni come noche

      3.4. Conclusione

     4.0 INQUINAMENTO PSICOLOGICO a cura di Vitorio Mauro

    5.0 INQUINAMENTO ATMOSFERICO E TRASPORTO a cura di Pasquale Miglionico

      5.1. Inquinamento dell’aria

      5.2. La motorizzazione degli spostamen  5.2.1 Cambiamen sociali

      5.3 Le Smart Cies

    6.0 SVILUPPI FUTURI E VIE PROGETTUALI a cura di Mario Bernaudo

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    1. INQUINAMENTO AMBIENTALE

    1.1. La nostra casa

    La terra ha circa 4 miliardi d’anni, e noi umani solo da 200 mila anni, e tuttavia siamo risusciti a sconvol-

    gere in maniera angosciante l’equilibrio che è ondamentale per la vita di tutto il pianeta.Il motore della vita è l’unione, tutto è congiunto, acqua, e area sono collegati, uniti per la nostra vita sullaterra, la condivisione è importantissima.Il nostro Pianeta si basa su un equilibrio in cui ognuno ha un giusto ruolo, ed esistiamo solamente graziealla esistenza di un altro. Una armonia delicata e debole che basta poco per rantumarla.Oggi la Vita, la nostra esistenza è soltanto un anello dei numerosissimi anelli della catena di vita che si èevoluta in 4 miliardi d’anni.L’uomo prende su benefici da 4 miliardi d’anni di vita della terra, raccoglie una eredità come nessuna altraspecie con la conquista di territori ha proondamente cambiato la accia della terra, che dopo 180 mila annidi nomadismo decide di mettere radici ed abitare sulle rive, vicino all’acqua, per sruttarla, alleva e coltiva.l’invenzione della AGRICOLURA, che è la prima grande rivoluzione dell’uomo, ha cambiato la nostrastoria, ed è successo meno di 10 mila anni a, con questa sono iniziati le prime orme di scambio, ha dato

     vita alle città e alla civilizzazione.Abbiamo iniziato a coltivare cereali, moltiplicando le varietà e le abbiamo adattato al nostro ambiente,siamo come tutte le specie, che come il bisogno principale dobbiamo samarci.L’uomo ha modellato il terreno, come un rituale l’ha antropizzato - L’uomo da sempre è intervenuto pro-ondamente sull’ambiente, cercando di adattarlo alle proprie esigenze, spesso in modo scorretto; proprioper questo motivo, sempre di più, l’ambiente naturale diviene territorio modificato e gestito dall’uomo. 1L’agricoltura è ancora oggi molto diffusa sul pianeta, il 50% della popolazione coltiva la terra e circa piùdi 3/4 lo a manualmente, l’agricoltura è una tradizione che si tramanda alle generazioni con il sudore, ilduro lavoro e la atica perché è indispensabile alla sopravivenza dell’uomo. 1 Ma è anche la attività che più

    INQUINA la nostra terra, l’agricoltura si accaparra il 70% dell’acqua consumata da tutta l’umanità.L’uomo dopo essersi sruttato se stesso fino al limite della atica decide di avvalersi della tecnologia e risor-se esauribili.L’umanità scopre un modo per scavare la orza sepolta nelle proondità della terra, che ha origine dallepiante, la cui possiamo chiamare “riserva di sole”, è energia pura l’energia del sole, che si è ormata con unlungo processo (più di 100 milioni d’anni a) che richiede milioni di anni da milioni di piante, è carboneè gas, è PEROLIO ed è questa “riserva di sole” che ha trasormato la nostra schiavitù in libertà , con ilpetrolio è cominciata l’era dell’uomo che si libera delle manette della sua storia, con il petrolio alcuni (na-zioni), hanno conosciuto un benessere senza precedenti ed in solo 50 anni, la terra è cambiata più radical-mente che in tutte le precedenti generazioni.

    “Abbiamo poco tempo per cambiare, in 10 anni rischiamo di vedere un mondo che non abbiamo mai visto” ratto dal Film HOME, 2009

    1  Antropizzazione, Wikipedia

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    1.2. Veloce, più veloce!

    Negli ultimi 60 ANNI la popolazione della terra è quasi triplicata, più di due miliardi di persone han-no iniziato a vivere nelle città. Un esempio di tutta questa velocità di sviluppo è la Cina. Shangai erasoltanto un villaggio di pescatori che a causa dello “sviluppo senza scrupoli” è cresciuta sruttandosi

    ed inquinandosi. In venti anni sono stati innalzati più di 3000 edifici e grattacieli e che ancora oggi a-retta la sua crescita urbana. Nell’attualità più della metà dei 7 miliardi di persone vive in città urbane.New York, la prima megalopoli è il simbolo di tutto l’sruttamento delle ricchezze che ci dona la terra,la orza di milioni d’immigranti, l’energia del carbone, l’enorme potenza del petrolio. La grande melanon è un modello a seguire come città se vogliamo creare “coscienza planetaria” per evitare di viverein rapporto parassitaria con la nostra Pachamama, il termine Pachamama secondo wikipedia signifi-ca: in lingua quechua Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitantil’altipiano andino, quali gli Aymara e i Quechua. È la dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità. Iculto alla pachamama ci può ornire uno esempio per vivere in ARMONIA ed EQUILIBRIO con ilnostro ambiente.

    Dubai è un deserto dove non ce acqua ma che arriva grazie alla ricchezza del petrolio, è il simbolodella Modernità e costante sviluppo, è necessario tutto questo “benessere”? Che ci può portare ad un

    inquinamento veloce?

    1.3. Esempio di popolazione che hanno sofferto l’inquinamento ambientale

    Diverse civiltà e popolazioni hanno subito cambi drastici nella sua storia, prendiamo spunto dalla loroesperienza per riflettere bene sulla nostra condizione attuale, nel seguente capitolo racconterò come

    alcune civiltà sono addirittura scomparse in poco tempo come lo è lo esempio dei Rapa Nui.

    1.3.1 L’isola di Pasqua

    Questa è una teoria della civiltà dei Rapa Nui, gli abitanti dell’isola di pasqua, che ci può are rifletteresu come una civilizzazione in poco tempo può spezzare il suo habitat. Vivendo sull’isola più appartatadel mondo, la popolazione dei Rapa Nui ha sruttato veloce le sue risorse finché non è rimasto piùnulla. La sua civiltà non è sopravvissuta, questa civiltà è durata soltanto circa 200 anni.Su queste terre sorgevano le palme più alte della terra e sono scomparse perche i Rapa Nui l’hannodemolite tutte per ricavare il legname e in seguito a questa deorestazione il terreno ha subito unabasta erosione.I Rapa Nui non potevano più pescare, perché non avevano più la legna per costruire le piroghe. Eppu-

    re quella dei Rapa Nui è stata una delle civiltà più brillanti del pacifico; esperti agricoltori, scultori, edstraordinari navigatori, sono stati stretti dalla morsa della sovrappopolazione e dell’esaurimento dellerisorse . Hanno conosciuto carestie, molti non sono sopravissuti al cataclisma, si crede perfino hanno

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    2 Racconto dei Rapa Nui, Film HOME, 2009.3 Un altra teoria della scomparsa dei Rapa Nui, http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/01/07/qual-e-stata-la-vera-causa-della- scomparsa-degli-abitanti-dellisola-di-pasqua/, consultato per l’ultima volta il 31/01/2016.4 Il cambiamento del Bangladesh, http://atlante.unimondo.org/Paesi/Asia/Asiameridionale/Bangladesh/(livello)/esplora. Consultato per ultima volta il 30/01/16.

    praticato il cannibalismo per la mancanza di cibo.Il vero mistero dell’isola di pasqua non è come sono arrivati quelle strane statue (i Moai), il mistero ècome mai i Rapa Nui non reagito preventivamene.2

    Per tale motivo, il crollo della civiltà dell’Isola di Pasqua viene spesso usata come un ammonimentocontro la ollia dell’essere umano che srutta senza controllo l’ambiente in cui vive.Esiste però polemica ra un gruppo di scienziati che affermano: che un gruppo significativo di indi-

     vidui è riuscito a sopravvivere perettamente sull’isola dopo che l’ultimo albero u tagliato. La conclu-sione è stata suggerita dopo aver trovato numerosi strumenti agricoli sparsi sull’isola, che presumi-bilmente sono stati utilizzati dagli isolano per il sostentamento. Le indagini hanno rivelato che invecedi esserci stato un crollo improvviso dell’attività agricola, si è registrato un calo molto più gradualein alcune aree. Lo studio è stato salutato con soddisazione da coloro che non hanno mai creduto allastupidità estrema degli abitanti dell’Isola di Pasqua.3

    1.3.2. Il cambiamento climatico del Bangladesh

    Questo paese ha già sofferto un cambio climatico DRAMMAICO, ed è uno dei paesi più poveri al

    mondo e con il maggior sruttamento delle risorse, compresse quelle umane (lavoratori).Il Bangladesh è un territorio dotato di suoli ertili e di una ricca rete idrografica. La pianura bengaleseè interessata dalle attività agricole, una delle principali cause dell’inquinamento delle acque e l’areacon l’uso dei pesticidi che sono un regalo dell’industria petrolchimica come lo sono anche i ertiliz-zanti che hanno aumentato la produzione agricola il problema è che are con tutta questa eccellenzadi raccolta? hanno portato una produttività maggiore, ad esempio in spagna le serre del deserto diAlmeria sono l’orto d’Europa,. Anche l’arsenico naturalmente presente nel terreno, la deorestazione elo sruttamento del suolo sono attori determinanti di rischio ambientale. Secondo la rivista scientificabritannica “Te Lancet”, nell’acqua potabile del Bangladesh sarebbe contenuto talmente tanto arsenicoda poter causare il peggior avvelenamento di massa della storia, che potrebbe coinvolgere 77 milioni

    di persone. Il Bangladesh è una terra ricca di fiumi, ma l’acqua potabile scarseggia. Il diboscamentoincontrollato della oresta, la costruzione di dighe, la distruzione delle mangrovie (un tempo barrieranaturale contro l’innalzamento delle maree) sono alcune delle azioni più pesanti subite dal territorioper la realizzazione di allevamenti di gamberi (e di pesce). Nella Shrimp region, la regione dei gam-beri (a sud-ovest del Bangladesh), la crescente produzione di gamberi in allevamenti di acquicolturaha comportato la distruzione di interi ecosistemi naturali. Del commercio del crostaceo non hannobeneficiato le comunità locali private delle loro terre e vittime di continue violazioni dei diritti umani.L’allevamento intensivo di gamberi ha portato a conflitti sociali e ambientali che vedono le comunitàopporsi agli impatti derivanti dall’implementazione di questa attività produttiva.4

    In questo capitolo vorrei citare Augè: che nel suo libro, che fine ha atto il uturo? paragona la coscien-za planetaria come una coscienza ecologica inelice:

    Il termine globalizzazione richiama due ordini di realtà: una dal lato della condivisione del mercato, retie comunicazione e dal altro rimanda alla coscienza planetaria che presenta anche essa due aspetti: ci ren-diamo conto di abitare in un sistema fragile in constante RISCHIO, la coscienza planetaria è di natura

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    ecologica, ed è una coscienza inquieta: tutti noi CONDIVIDIAMO uno spazio limitato e LO RAIA- MO MALE. questa consapevolezza influenza incontestabilmente il nostro rapporto con la nostra storia,nella misura in cui la delocalizza, anche a costo di lacerazioni e sofferenze senza precedenti su questascala...5

    l’altra realtà è che in 50 anni il divario ra i più ricchi dei ricchi e i più poveri dei poveri è aumentatocome non mai, divario ra paesi sviluppati e quelli sottosviluppati.

    Dunque riflettiamo: dal 1950 la popolazione mondiale è quasi triplicata, e dal 1950 abbiamo alteratoin modo radicale il nostro ambiente, si è antropizzato più in retta che in tutti i 200 mila anni dellanostra storia. Un esempio di questo divario è la Nigeria che è tra i paesi dell’arica esportatore di petro-lio eppure vive in povertà, la ricchezza è qui però la popolazione non la può usuruire e la stessa cosasuccede in tutto il mondo, la metà della popolazione povera vive in paesi ricchi di risorse, il nostrosviluppo non ha mantenuto le sue promesse. I paesi più moderni hanno sruttato quelli più poveri,quindi rimane il divario pesante della ricchezza mondiale che è nelle mani del 2% della popolazionepiù benestante. Una tale disparità può durare?

    1.4. Dati allarmanti

    - 5000 persone muoiano ogni giorno per l’acqua inquinata, e più di un miliardo di persone non haaccesso ad acqua potabile, come abbiamo visto, il Bangladesh ha tante risorse idriche ma non ha moltaacqua potabile dovuto l’inquinamento), l’innalzamento dei livelli del mare arà diventare salata l’acquapotabile.Di qui a una decina di anni la gestione ed il controllo dell’acqua nel mondo sarà in mano a non più di5 imprese multinazionali e “l’acqua” come è avvenuto per il “petrolio” sarà uno strumento strategicodi conflittualità nei rapporti ra i popoli. Per prevenire questo rischio è necessario impegnarsi comesocietà civile, come chiesa, per chiedere al mondo della politica ed alla comunità internazionale chel’acqua è un diritto inalienabile ed a quello imprenditoriale una nuova politica di gestione e di condi-

     visione di questa importante risorsa che è onte di vita. Senza acqua non c’è vita. Bisogna garantire adogni essere umano il diritto alla vita. Cioè l’accesso all’acqua.6

    - Il 50% dei cereali sono prodotti per alimentare il bestiami e per produrre i Biocarburi. Più un paeseè sviluppato e più consuma carne, come soddisare le richieste dello sviluppo? senza ricorre ad alleva-menti che sembrano campi di concentramento? bestie che non hanno mai visto un pascolo. Produrrecarne in retta e diventata una routine quotidiana, camion che portano tonnellate di soia e cereali persamare il bestiame mentre circa 1 miliardo di persone muore di ame.- IL 40% della terra coltivata ha subito danni irreparabili, con lo sruttamento della agricoltura.- 13 milioni di oreste scompaiono ogni anno, non solo con lo sruttamento dei territori e la produ-zione di olio di palma che ha conquistato la industria alimentare e quella cosmetica, ma anche con icostanti incendi provocati dalle temperature alte e che liberano CO2 nella atmosera.

    - Le specie stanno scomparendo ad un ritmo 1000 volte superiore a quello naturale. un mammierosu 4, un uccello su 8, un anfibio su 3 è a rischio di estinzione. 3/4 delle aree di pesca sono impoverite,esaurite, o in allarme declino. migliaia di abbriche stanno svuotando i Mari.

    5 Marc Augè, Che fine ha atto il uturo?, cap. 3, globalizzazione, urbanizzazione, comunicazione, istantaneità. pag33-34.6 “Uno sguardo della situazione idrica a livello mondiale” Dr. Rosario Lembo, http://www.coldiretti.it/organismi/ecclesiastici/oro_blu/relazione_dr_rosario_lembo.html, consultato il 30/01/2016.

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    - La temperatura media negli ultimi 15 anni è la più alta mai registrata, l’allarme di siccità in Italia èlanciata da Coldiretti, che ha effettuato un monitoraggio sulla base dei dati Ucea fino ai primi ventigiorni di gennaio. La punta dell’iceberg di un inverno del tutto anomalo iniziato con il dicembre menopiovoso e più ‘bollente’ da 215 anni è - sottolinea la Coldiretti - il caldo record dei giorni della merlache chiudono il mese di gennaio e secondo tradizione sono i più reddi dell’anno. 7

    - La calotta polare è diminuita del 40% in 40 anni, il prossimo a rischiare davvero l’esistenza è l’orso

    polare, ricordate la campagna di Greenpeace per la protezione dell’artico?.Ad oggi l’Artico è l’area che si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altra area del Pianeta,conaumenti delle temperature da due e tre volte più alti rispetto alla media globale di +0,8°C. A causa deienomeni di scongelamento in corso, si stima che le emissioni da metano nell’Artico potranno rad-doppiare nel corso del secolo, superando i 100 milioni di tonnellate all’anno. Nella sola Siberia si stimache siano “stoccati” 50 miliardi di tonnellate di metano (uno dei gas serra) Sebbene il metano (CH4)rimanga in atmosera per tempi relativamente brevi, circa dieci anni, è un gas serra molto potente conun “potenziale di riscaldamento globale” oltre venti volte quello della CO2. Attualmente la concentra-zione di metano in atmosera si attesta attorno a 1.800 parti per miliardo, contro le 380-390 parti permilione della CO2. La concentrazione di metano è quasi triplicata rispetto al periodo pre-industriale.,

    una quantità pari a dieci volte il metano presente oggi in atmosera. Se questa quantità venisse liberata,porterebbe a una rapida amplificazione del riscaldamento del Pianeta, ricordiamo che il riscaldamen-to globale è democratico. 8

    - Ci potrebbero essere almeno 200 milioni di riugiati climatici entro il 2050. abbiamo sconvolto l’e-quilibrio climatico che ci ha permesso di prosperare, ad esempio: Secondo il rapporto della BancaMondiale, ‘urn Down the Heat: Climate Extremes, Regional Impacts, and the Case or Resilience’,uscito nel giugno 2013, 40 milioni di persone in Bangladesh entro il 2050 perderebbero i loro mezzi disussistenza e 30 milioni sarebbero sollati all’interno del paese o emigrati. Andrebbero a incrementareil numero dei riugiati ambientali già ampiamente presenti nelle nostre baraccopoli urbane, a seguitodi annuali inondazioni ed erosione degli argini. Questo aggraverebbe le condizioni di vita mettendocompletamente in crisi inrastrutture urbane e servizi fino a costituire una minaccia esistenziale.9

    1.5. Non abbiamo capito che siamo a rischio

    Con la devastazione dell’ ambiente ed il cambiamento climatico, è opportuno parlare della SOCIEAMONDIALE DEL RISCHIO, creata dalla minaccia dei pericoli, e che cerca di rendere prevedibili econtrollabili le conseguenze imprevedibili delle decisioni della nostra civiltà.10 L’insicurezza prodottadall’uomo: rischio (concetto moderno), catastroe, effetti collaterali, assicurabilità, individualizzazio-ne e globalizzazione.Si sente spesso parlare che società mondiale del rischio bloccherebbe la politica, ma invece a sorgereuna società riflessiva, i pericoli globali generano comunanze globali, creando alleanze mondiali e sub-politiche in contrasto con le politiche statali.11  Inatti, I pericoli vengono prodotti industrialmente,esternalizzati economicamente, individualizzati giuridicamente, legittimati scientificamente e mini-mizzati politicamente. Che in questo modo vengano meno il potere e la credibilità delle istituzioni

    7  http://www.repubblica.it/ambiente/2016/01/31/news/siccita_l_inverno_non_arriva_a_gennaio_poca_pioggia_come_ad_agosto- 132399874/, consultato il 30/01/2016.8 http://www.greenpeace.it/galanzino/Briefing_Permarost_FINAL.pd, consultato il 30/01/2016.9 http://www.ilgiocodeglispecchi.org/periodico/effetti-dei-cambiamenti-climatici-bangladesh.html, consultato il30/01/201610 Ulrich Beck, Un mondo a rischio, cap.11 Ulrich Beck, Conditio humana, il rischio nella età globale, pag 132-133

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    emergere allorché il sistema viene messo alla prova. Se lo stato crea o tollera situazioni che mettono inpericolo la vita, allora per Hobbes il cittadino “ ha la libertà di disubbidirgli”, in termini sociopolitici,la crisi ecologica costituisce dunque una violazione sistematica dei diritti ondamentali. 12

    Il concetto di sub-politica designa lo sganciamento della politica dal governo e si rierisce al atto cheuna politica progettuale è possibile anche al di là delle istituzioni rappresentative dello stato nazionale.Gli attori di una Globalizzazione dal basso, le organizzazione non governative (ONG), come GREEN-

    PEACE, qui si profilano i primi tratti di una ecological global citizenship. 13Sub-politica dal basso: boicottaggio inscenato simbolicamente - “case studies” della sub-politica glo-bale.Nell’estate del 1995 Greenpeace, ha dapprima costretto la Shell a smaltire una piattaorma galleggiantein demolizione non nell’atlantico ma sulla terra erma...]. Molti si chiesero se il atto che un soggettonon autorizzato come Greenpeace persegua la propria politica interna mondiale senza rispettare lasovranità nazionale...] Ma a mettere in ginocchio le industrie petroliere multinazionali non era stataGreenpeace, ma il boicottaggio di massa dei cittadini, con la risonanza mondiale della loro protestaattraverso i media.14

    La solidarietà dei popoli contro l’egoismo delle nazioni, dovremmo sempre spezzare la catena della solida-

    rietà?  separare le persone per proteggere la felicità di qualcun altro dalla miseria degli altri?15

    Quelli di Greenpeace sono proessionisti multinazionali dei media; sanno come i casi di auto contrad-dizione tra enunciazione e violazione delle norme di sicurezza e di controllo possono essere presentatiin modo che i grandi (i gruppi industriali e governi) cadano senza colpo erire nella trappola e vi siagitino telegenicamente, con gran divertimento dell’opinione pubblica mondiale, Henry D. Toreau eMahatma Gandhi ne sarebbero elici, perche Greenpeace mette in scena la resistenza civile mondialecon i mezzi dell’era dei media.Acquistando la consapevolezza dei rischi, la società diventa autocritica. I suoi ondamenti, le sue co-ordinate e le sue coalizioni predeterminate entrano in movimento. Chi vuole capire perché, deve in-terrogarsi sul significato politico- culturale dei rischi prodotti dall’uomo. 16

    La nostra lingua ancora non è in grado di inormare le generazioni uture sui pericoli che abbiamodisseminato nel mondo a causa dello sruttamento di alcune tecnologie. Svegliare la coscienza dell’am-biente, democrazia ambientale, l’ambiente è di tutti. Acquistando la consapevolezza dei rischi, la socie-tà diventa autocritica. I suoi ondamenti, le sue coordinate e le sue coalizioni predeterminate entranoin movimento. Chi vuole capire perché, deve interrogarsi sul significato politico-culturale dei rischiprodotti dall’uomo.17 L’educazione rimane una speranza per la nostra società: nel mondo 4 bambinisu 5 vanno a scuola, l’istruzione per dare contributo, cultura, ricerca ed innovazione sono risorse nonesauribili. L’ambiente oggi è il riflesso del comportamento umano, un ambiente altamente inquinatodalla società consumista e senza scrupoli, abbiamo plasmato la terra a nostra immagine, ci resta pocotempo per cambiare, e are conti con le nostre azioni, come arà questo secolo a sopportare il peso di9 miliardi di persone?.

    Finché la terra esisterà la energia sarà inesauribile, dobbiamo solo smettere di sottrarre il petrolioed imparare a coltivare il sole. Il costo delle nostre azioni consumistiche è molto caro, altri pagano ilprezzo senza avere responsabili.

    “Diventiamo consumatori responsabili, riflettiamo su ciò che compriamo.”ratto dal Film HOME, 2009

    12  Ulrich Beck, Conditio humana, il rischio nella età globale, pag 15513 Riconoscere i diritti ondamentali agli animali, piante, ecc14 Ulrich Beck, Conditio humana, il rischio nella età globale, pag 15715 Rifflessione, Film HOME, 2009.16 Ulrich Beck, Conditio humana, il rischio nella età globale, pag 163-16417 Ulrich Beck, Un mondo a rischio

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    2. APPROCCI BIOECONOMICI ALLA SOCIETÀ DEL RISCHIO

    2.0 Introduzione

    Nel lontano 1890 James Frazer conclude la sua opera “Il ramo d’oro” aermando che il destino dell’uo-mo si nasconderebbe nella nebbia, essendo esso incerto (Fabietti, 1999). In questo modo l’antropo-logo esprime un dubbio sulla centralità della presenza dell’uomo nell’universo, e ciò determina unarattura piuttosto netta con lo spirito del ilone evoluzionista vittoriano a cui apparteneva. Lo studio-so, vedendo il uturo della specie umana avvolto nell’incertezza, crea un particolare precedente che sipone in contrasto con il trionalismo ottimista che aleggiava in quel periodo. Circa un secolo più tardialcuni sociologi come Ulrich Beck (2000) ed Anthony Giddens (2000) scrivono di come la societàcontemporanea si sia gradualmente trasormata in una “società del rischio”, ovvero una società in cuiil uturo è divenuto il nuovo orizzonte da conquistare, e per are ciò è necessario osare sempre di piùal ine di ottenere la supremazia, anche se osando si rischia di perdere. Nella società del rischio l’uma-nità lotta per svilupparsi sempre più, con l’obiettivo di ergersi al di sopra di quelli che percepisce come

     vincoli oppressivi e pericoli della natura, ma anche alle limitazioni delle tradizioni e della religione.uttavia nel are ciò, la specie umana è andata incontro a pericoli che paiono ben più grandi di quelliche tradizionalmente urono esercitati dalla natura, paventando addirittura la sua stessa estinzione.Inoltre, la rincorsa renetica della “crescita per la crescita, il cui motore è soltanto la ricerca srenatadel proitto da parte dei detentori del capitale” (Latouche, 2005 p. 81) ha prodotto gravissimi danniall’ecosistema che ci ha generati, la erra stessa, accelerando esponenzialmente il naturale processoentropico. Sebbene esistano dierenti approcci e punti di vista riguardo all’argomento, appare ragio-nevole pensare che una società improntata alla crescita ininita non sia sostenibile né auspicabile siain termini di sopravvivenza della nostra specie che del sistema complesso erra. Questo concetto,seppur condiviso da molti, è tuttavia in netto contrasto con l’economia di stampo neoclassico attual-mente vigente. Sulla base di queste evidenze, alcuni autori propongono un’inversione di tendenza,una decrescita basata sulla riscoperta dei valori sociali, sulla diminuzione dei consumi e delle ore dilavoro, sul localismo e sulla vittoria della qualità sulla quantità (Latouche, 2005).

    2.1 Rischio naturale e costruito

    Nel corso della sua evoluzione, la specie umana ha imparato a condividere la propria esistenza conquella dell’ambiente, sruttandolo a proprio vantaggio e acendo tesoro delle risorse da esso provve-dute. Diversi popoli in epoche diverse hanno maniestato approcci altrettanto dierenti, dalla sim-biosi al parassitismo più srenato, come ad esempio nel caso dell’isola di Rapa Nui la quale, resaprogressivamente priva di alcune risorse da parte della popolazione insediatavisi, inì per essere la

    loro tomba. uttavia, in linea generale, la crescita delle società antiche era ragionevolmente lenta ecommisurata alle limitazioni naturali. Molte popolazioni, soprattutto quelle considerate primitive, vedevano l’ambiente come una madre o un padre, valorizzando il legame che esiste tra l’uomo e lanatura (basti considerare le popolazioni indigene sudamericane le quali chiamano la erra “Pacha

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    Mama” ovvero grande madre, oppure le popolazioni celtiche e protoceltiche ed il loro culto del Dio edella Dea) e sebbene possiamo presumere che in certi casi la progressività e la lentezza dell’espansionedi questi popoli era legata a semplici limiti strumentali, la componente ilosoica giocava un ruolo dispicco. A prescindere da ciò, questo andamento permetteva un’integrazione armonica tra l’espansionedel popolo e l’ambiente circostante. Inatti, la società deinita “vernacolare” è durevole proprio graziealla sua attitudine di adattarsi alle caratteristiche ambientali, mentre la società industriale, approc-

    ciandosi in maniera diametralmente opposta, ha portato al limite la resilienza del sistema terrestre inbrevissimo tempo, minacciando gli equilibri ambientali e di conseguenza ogni orma di vita. Questoè accaduto principalmente perché la società industriale cerca di adattare i limiti naturali alla propriastruttura. (Latouche, 2005, p.78). Possiamo dunque vedere che i rischi tradizionali (naturali), legatiprincipalmente a maniestazioni e variazioni naturali delle condizioni ambientali, come carestie, allu-

     vioni, minacce da parte di bestie eroci, sono progressivamente traslati in rischi costruiti dalla stessaazione antropica, come il surriscaldamento terrestre e le relative conseguenze climatiche e sulle specie

     viventi, la deorestazione, l’inquinamento atmoserico, delle acque e della terra e la desertiicazione.

    2.2 Infelicità strumentale e saggezza sistemica

    La società contemporanea è convinta di trovare nella componente dinamica e cinetica del “rischio”,la sua indipendenza dalle tradizioni limitanti del passato, dalla religione e dalla natura vista con unacerta di idenza (Giddens parla inatti di diendersi dai “capricci della natura”) (2000). Questa visioneleopardiana di natura “matrigna” potrebbe essere ricondotta al particolare stato dell’essere umano de-scritto dallo psicoanalista Erich Fromm, il quale aerma che la nostra specie è dotata di un singolarestato di coscienza che provoca un senso di paura e di separazione dal resto dell’universo (Fromm,1966, p. 25). Sebbene questo particolare stato ci doni incredibili potenzialità, attraverso la capacitàdi analizzare e manipolare la realtà come nessuna altra specie animale, l’angoscia che ne deriva ciporta a ricorrere a “vari stratagemmi per restituirci un’immagine di sicurezza e autostima” (Bona-iuti, 2003 p. 48). Nella società del consumo questi traguardi sono perseguiti attraverso l’acquistosempre crescente di beni materiali, i quali trovano il loro valore non più nell’utilità a loro intrinseca

    ma piuttosto nell’esperienza che si crea nel loro acquisto ed all’aermazione di uno status sociale alquale l’individuo sente di appartenere oppure al quale aspira. Un altro meccanismo di compensazionedell’angoscia è il lavoro inteso come mezzo di aermazione sociale, il quale provoca la solitudine checaratterizza le società industriali. L’estensione della giornata lavorativa vede dunque una diminuzionedel tempo libero ed un aumento dello stress i quali, invece di placare la condizione di angoscia, la au-mentano andando ad alimentare le spirali dei consumi e del lavoro sopra descritte. Gli eetti negatividell’approccio razionalista strumentale portato ai suoi estremi, dei quali solo alcuni esempi sono statisopra citati (tenendo in orte considerazione anche le catastroi ambientali descritte nel paragraoprecedente), rimangono un importante ostacolo al progresso della specie umana, sempre tenendo amente che progresso non vuol dire necessariamente crescita. Una lettura può essere il atto che l’essereumano contemporaneo percepisce generalmente “solo le brevi catene causali necessarie a perseguirerazionalmente i propri ini” (Bonaiuti, 2003), mentre le conseguenze sistemiche delle proprie azionirimangono inconsce. Un semplice esempio di questa chiusura potrebbe rappresentarsi nelle attivitàillecite di alcune industrie che liberano scorie nocive nell’ambiente, come in alcuni casi tristemente

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    noti in tutta Italia. Prendiamo il caso del supervisore allo smaltimento di una di queste aziende, im-maginiamo che sia un uomo di mezza età che abita nello stesso comune del suo luogo di lavoro: hauna amiglia, magari uno o più igli e compra rutta e verdura al mercato perché è “più buona”, dacontadini che coltivano non troppo lontano dalla sede dell’industria. Egli, riversando deliberatamentenell’ambiente le scorie nocive prodotte dall’azienda in cui lavora ritiene orse di aver risparmiato, mail costo sistemico della sua azione si calcola non solo in gravi danni per l’ambiente, ma anche per i suoi

    concittadini, la sua amiglia e lui stesso. L’eccesso di pensiero strumentale e la spirale autoaccrescitivadei consumi e del lavoro, sono quindi due elementi molto importanti che rappresentano i lati negatividello sviluppo e pongono ostacolo al naturale processo di decrescita che segue quello della crescita.

    2.3 Decrescita e progresso

     

    Il 14 ebbraio 2002 George W. Bush, di ronte ai responsabili americani della mereorologia dichiarava:“Poiché è la chiave del progresso ambientale, poiché ornisce le risorse che permettono di investirenelle tecnologie pulite, la crescita è la soluzione, non il problema” (Latouche, 2005, p. 77). Attraversoquesto tipo di ottica razionalista il Nord economico del mondo si è sviluppato in modo lorido nell’ul-timo secolo, raggiungendo traguardi economici e scientiici spesso strabilianti. I miracoli derivanti

    dall’invenzione del microprocessore e dalle avanguardie scientiiche nel campo della medicina sonosolo alcuni aspetti della potenzialità positiva dello sviluppo. uttavia, se in passato questa ilosoiaci ha permesso di progredire all’interno di contesti espansivi, trova in questo periodo storico il rag-giungimento dei limiti strutturali delle nostre società e del pianeta stesso. Mauro Bonaiuti (2003) ciillustra come la teoria economica neoclassica, (in particolare la teoria della crescita di Solow e Stigliz)aermi una peretta sostituibilità ra risorse naturali e capitale abbricato dall’uomo. Appare evidenteche tale teoria porti il peso di un grande paradosso: i due economisti stanno in pratica aermandoche sia possibile produrre la stessa quantità di pizza diminuendo la quantità di arina ma impiegandopiù cuochi ed utilizzando più orni. Queste orzature sono state prese in esame non tanto come criticaal modello economico attuale, ma per illustrare come il tentativo di estendere un discorso sull’eticasocioeconomica all’ininito (in questo caso si parla di crescita, ma ciò potrebbe valere anche per altritipi di approccio) non porta a risultati coerenti. Questo potrebbe essere spiegato dal comportamentociclico e sinusoidale proprio dei cambiamenti naturali. Inatti la società umana, come tutti i sistemicomplessi, attraversa asi di morogenesi (crescita) e morostasi (adattamento o decrescita). Entrambele asi sono essenziali, complementari e cicliche. Quando esiste un corretto equilibrio tra le due asiil sistema prospera, mentre in caso contrario incontra diicoltà. Questo accade perché un eccesso dimorogenesi destabilizza il sistema e tende a agli perdere la propria identità, mentre un eccesso dimorostasi tende a bloccare l’evoluzione del sistema impedendo il suo adattamento all’ambiente cir-costante. In poche parole non è tanto corretta una critica alla politica di crescita quanto una criticaal concetto di crescita ininita. Nonostante la mole di conseguenze negative dello sviluppo descritteinora in questo capitolo e nei capitoli precedenti, è importantissimo valorizzare i progressi (nel senso

    evolutivo del termine) nei campi scientiici e tecnici, ma anche, in certi casi, in ambito sociale. È em-blematico in questi termini, come si era accennato precedentemente, il progresso compiuto in campomedico. Sebbene esista una critica di accanimento terapeutico soprattutto in ambiti geriatrici, ed unaulteriore critica che aerma che spesso le patologie più diuse al giorno d’oggi (come malattie cardio-

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     vascolari, obesità, depressione, ansia) siano costruite dal sistema stesso, non possiamo non conside-rare che un enorme numero di malattie considerate un tempo gravi o gravissime oggi vengono curatecon acilità. Basandoci sui dati ISEW, appare evidente che a partire dalla seconda metà degli anni 70’prendendo come rierimento gli Stati Uniti, ad un incremento della crescita economica non è corri-sposto alcun aumento del benessere. Questo potrebbe essere preso come il momento in cui la curvadi espansione si è atta meno “ripida”, raggiungendo progressivamente il suo culmine. Alcuni teorici

    della decrescita come Latouche (2005) aermano che in un’ottica di conversione dello sviluppo intesocome crescita ininita, è importante ricostruire la cosiddetta società “vernacolare”, la quale è basataprincipalmente sui rapporti sociali. L’economista aerma inatti l’importanza di una valorizzazionedell’innovazione sociale ma anche di uno spostamento dalla retorica consumista e paneconomica,nella quale la pubblicità continua a suggerire modelli di vita e ruoli all’interno della società, ad unarugalità abbondante. Sebbene appaia come un paradosso, questa ilosoia si basa sul atto che, a pattodi una equa distribuzione, è possibile una società basata sull’abbondanza contrariamente a quanto a-ermato dall’economia contemporanea (le risorse sono scarse perché utili e limitate, ne consegue chel’individuo consumatore sia sempre aamato). Questo ovviamente è possibile solo in seguito ad unaproonda mutazione sociale, dalla valorizzazione dello scambio reciproco e del dono, alla diminuzio-ne progressiva dei consumi (e quindi della produzione e viceversa) e delle ore di lavoro.

    2.4 Conclusioni

    In questo capitolo abbiamo considerato le strutture simboliche soggiacenti i grandi danni all’ambientedescritti in precedenza. Inoltre abbiamo cercato un punto di vista sistemico, vedendo la società edi suoi cambiamenti come un insieme complesso organico e vivo, che si muove e si evolve seguendodinamiche che si possono trovare in ogni sistema biologico, inserendo anche una visione termodi-namica dei movimenti socioeconomici. Inine abbiamo visto alcuni punti da seguire in un’ottica didecrescita che consistono principalmente in un’innovazione sociale più che in un’innovazione delprodotto, ma non dobbiamo dimenticarci che in un periodo di transizione come il nostro è importan-te pensare a come collegare ciò che esiste oggi con gli obiettivi uturi di decrescita. Questo vuol dire

    non solo sensibilizzare l’opinione pubblica su temi riguardanti l’inversione dell’eccesso di consumoe sulla ricostruzione di reti sociali, ma anche la progettazione di prodotti a basso impatto (consi-derando sistemicamente l’intera iliera di lavorazione). Inoltre un elemento di estrema importanza,come si evince dai dati riportati nel capitolo precedente è l’attenzione ad una conversione ad un usointelligente dell’energia rinnovabile. Se in questo capitolo abbiamo posto un accento alle orme e leconseguenze dell’inquinamento a livello macroscopico, nel prossimo capitolo vedremo quali sono alivello individuale e isiologico alcune delle orme di inquinamento più diuse e recenti, ovvero sca-turite dallo sviluppo tecnologico esponenziale di questi ultimi anni.

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    documenta il segno dell’incombente benessere economico rappresentato, appunto, dall’acquisto della prima auto. Ilenomeno della “motorizzazione di massa” ha raggiunto oggi livelli numerici impressionanti, oscurando la visionedei primi piani delle città. (P. Rognini, La vista offesa. Inquinamento visivo e qualità della vita in Italia , 2008, pp. 23)

    3  Una ricerca italiana sul selfie è quella scaturita dalla tesi di laurea dello studente di Inormatica umanistica di PisaMichele Mazza, successivamente sviluppata dal Cnr. L’articolo “Che accia ha il selfie-maniaco”, sull’edizione del28/01/2016 de L’Espresso, documenta questa vicenda riportando dati impressionanti, ad esempio che “le condivisio-ni di selfie viaggiano a un ritmo di 17mila l’ora”.

    2) visualizzazione dei contenuti degli altri;3) interazione con gli altri (chat, commenti e condivisione di contenuti su pagine altrui).

    Questa piattaorma Social, più di tutte le altre, ha dato vita ad un enomeno interessante: gli individui ten-dono a rappresentare se stessi e i loro gusti agli altri, cercando di apparire interessanti, diversi, accattivanti.Oggi, non si ha più soltanto un conronto con i modelli ideali della pubblicità, ma direttamente con le altre

    persone che, su queste piattaorme on-line, si espongono in vetrine virtuali come dei prodotti in vendita.È così che si è generata una sorta di mercato non commerciale, dove la moneta di scambio non è il denaro,ma l’apprezzamento degli altri e, come mostrano diverse vignette umoristiche, l’appagamento e la stimapersonale. Infine, esattamente come sul mercato, tra gli individui scaturisce competitività nell’emergeresugli altri, talvolta, invidia.

    Gli aggiornamenti delle pagine personali consistono nella documentazione delle proprie attività, in propricommenti riguardo a degli accadimenti, in pensieri, oppure semplicemente in immagini che esprimanol’umore del momento, in definitiva: istantanee. A differenza della pubblicità, però, Facebook offre la possi-bilità di filtrare la ricezioni degli aggiornamenti delle pagine.

    Le tipologie di pubblicazione Facebook sono quattro: testi, otografie, GIF e video.Le GIF (Graphics Interchange Format) sono delle brevi animazioni (che si ripetono all’infinito) composteda rame di una sequenza che si conseguono con una cadenza di qualche razione di secondo. Questa ti-pologia di “immagini dinamiche” sono recentemente molto diffuse e apprezzate.I video, invece, sono molto brevi, rammenti di film o filmati, e vengono riprodotti automaticamente nelmomento in cui si raggiungono nello scorrere la pagina comune.Ne consegue che scorrere la cosiddetta “Bacheca” di Facebook significhi ricevere, in pochissimo tempo,una considerevole quantità di inormazioni, perlopiù divertenti, attraverso tre diverse tipologie di imma-gini, due delle quali dinamiche. Anche in questo caso, vi è un’affinità con la pubblicità, ed in particolare,con lo spot pubblicitario.

    L’uso dei Social rispecchia ed incrementa una sempre maggiore tendenza a visualizzare un numero con-siderevole di contenuti (soprattutto sotto orma di immagini) in breve tempo, senza però approondirli egiudicandoli superficialmente apprezzati o non. 

    3.1.2.1 Condivisione di massa

    Facebook ha un’utile, ed al contempo “pericolosa”, virtù: inorma le persone attraverso le persone, e ilmodo più efficace per arlo è accoppiare delle rasi a delle immagini. Spesso, la condivisione avviene senzapersonalizzare il testo, ma lasciando quello trovato.Quando vi è un accadimento che tocca la sensibilità di molte persone, il sentimento di condivisione è taleche non servono più parole, ma basta un’immagine. Una vera e propria campagna di massa (che nella

    maggior parte dei casi si maniesta con un ormat sovrapposto all’immagine del Profilo

    4

    ) con una orteinfluenza sullo schieramento d’opinione. La “contaminazione” è molto rapida poiché il mezzo di propaga-zione principale non è il dialogo, ma un’immagine che si ripete a macchia di leopardo, conquistando unapercentuale visiva della Bacheca. In definitiva, si è spinti a sentirsi in dovere di assumere quell’immagine,

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    come il resto degli altri utenti, aggiudicando una presa di posizione generica e non articolata.

    _

    3.2 Inquinamento luminosoL’inquinamento luminoso è un’alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno.

    Questa alterazione, più o meno elevata a seconda delle località, provoca danni di diversa natura: ambien-tali, culturali ed economici. La definizione legislativa più utilizzata lo qualifica come “ogni irradiazione diluce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste”.

    L’inquinamento luminoso non reca danni solamente a livello globale, ma viene anche percepito diret-tamente nella scena urbana. Basti ar caso alla quantità di luci che ci circonda mentre siamo in coda, diritorno dal lavoro la sera. Vi sono le luci rosse dei reni (che si attivano e si disattivano in continuazione),dell’interaccia interna dell’auto, dei ari delle macchine, dei lampioni e delle insegne…e vi è, inoltre, ilmoltiplicarsi di tutte queste onti luminose tramite riflessi sugli specchietti, sui vetri e sulle superfici lucidedelle carrozzerie.Ma ancora più vicino a noi, i monitor.

    3.2.1 La luce e i monitor

    Per visualizzare contenuti su uno schermo, in genere, è necessario che sia retro-illuminato. I computerprima di tutto, ma anche la televisione, i tablet e gli smartphone sono ormai oggetti con cui passiamomolto tempo, sia per lavoro, che per svago. Un’indagine di Te Vision Council del 2012 riporta che il 14%degli ‘adepti’ arriva a totalizzare 10-12 ore di utilizzo, mentre il 30% resta connesso per 6 ore. Secondo idati pubblicati in diversi siti nel 2013, la maggior parte delle persone trascorre circa 6-9 ore al giorno suun dispositivo digitale e almeno il 25% delle persone passa più di 10 ore al giorno di ronte a uno schermo.

    Secondo gli studi, la vista può iniziare a sentire stanchezza già dopo circa 2 ore. Pare che l’uso del computer

    riduca la requenza del battito delle palpebre di ben cinque volte rispetto alla norma ed è alta la probabilitàche questo non sia completo, non copre cioè tutta la cornea dell’occhio. Questa riduzione del batter d’oc-chio è associato alla Computer Vision Syndrome (CVS) o Sindrome da visione, i cui sintomi includonomal di testa, visione offuscata, secchezza degli occhi, dolore al collo e alla spalla, visione doppia, vertigini,sensibilità alla luce.

    Inoltre, la distanza ravvicinata dai monitor privilegia la messa a uoco di oggetti in primo piano, indebo-lendo l’occhio e aumentando le possibilità di sviluppo di miopia. Oggi circa il 21% dei giovani da 18 a 25anni vede male da lontano. In Europa più di una persona su 3 (35% circa) è miope 5.

    Un altro problema causato dai monitor è l’insonnia 6. I dispositivi dotati di monitor producono un’alta

    quantità di luce blu. La luce blu diminuisce la produzione di melatonina, il neurotrasmettitore cerebraleattivo nella regolazione del ritmo sonno-veglia. Per questo motivo si può avere l’impressione di essere più

     vigili nelle ore serali, ma la situazione di allerta continua anche nelle ore notturne, causando disturbi delsonno. Durante le ore diurne, poi, la situazione peggiora perché l’insonnia della notte si trasorma inevita-

    La scansione dell’articolo è reperibile on-line al seguente link: www.fileli.unipi.it/infouma/files/2016/01/LESPRES-SO_22-01-2016.pdf 

    4  Per esempio, a seguito degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, si è diffusa la sovrapposizione del tricolore del-

    la bandiera rancese all’immagine del proprio Profilo Facebook. Vi è un articolo on-line che tratta l’argomento (con visione critica, ortemente soggettiva, da parte dell’autore) al seguente link: scienzenotizie.it/2015/11/14/la-moda-di-

    cambiare-avatar-a-ogni-tragedia-ecco-perche-non-andrebbe-seguita-518982

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    bilmente in sonnolenza diurna, con calo della capacità di attenzione e di concentrazione.

    3.2.2. Progettare illuminatamente

    Con l’aumento delle letture su ormato elettronico sono nati gli Ebook Reader, tablet che utilizzano unparticolare schermo privo di retroilluminazione, dotato di una tecnologia chiamata E-ink (inchiostro elet-tronico), che permette di poter leggere simulando un oglio di carta senza danneggiare gli occhi e affaticare

    la vista. In tal modo, è possibile leggere bene anche alla luce del sole.

    Un progetto interessante che si è posto il problema di come sostituire l’illuminazione con una luce nondannosa, è quello del designer olandese Daan Roosegaarde. Si tratta di una pista ciclabile che, invece diessere illuminata da lampioni di notte, è essa stessa illuminante riciclando la luce solare acquisita duranteil giorno (in alcuni punti del percorso si trovano dei LED che garantiscono luce supplementare nel caso incui vi sia stata una giornata nuvolosa.). Il metodo di illuminazione scelto non inastidisce gli occhi e nonintererisce con la natura circostante. Questa pista ciclabile è stata pensata per visitare i luoghi dove VanGogh è nato e cresciuto nella provincia olandese di Noord Brabant ed il disegno della superficie è ispiratoall’opera più amosa dell’artista: “La notte stellata”.

    _

    3.3 Inquinamento acusticoIn Italia esistono quattro leggi per la tutela dall’inquinamento acustico. La legge n. 447/1995 art. 2 ce neornisce una definizione: “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramentodegli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale dainterferire con le normali funzioni degli ambienti stessi”.

    Le principali onti di rumore nocivo, possono essere causate dall’Industria, dai mezzi di trasporto, ma

    anche dall’uso inappropriato di apparecchi negli spazi privati e in spazi condivisi (come ad esempio lamusica della radio). Questi rumori possono essere causa di astidi, disturbi all’apparato uditivo e disturbipsicologici (stress e sintomi psico-somatici).

    Oggi, con l’aumento della presenza delle tecnologie a diretto contatto con l’uomo, si potrebbe parlare diuna nuova tipologia di inquinamento acustico, dove non si parla più di rumore, ma di sovrapproduzionedi suoni.

    3.1. Il suono, il rumore

    Per addentrarsi nel mondo della percezione acustica, è necessario delineare alcuni aspetti analitici. Innan-zitutto è opportuno chiarire la differenza tra suono e rumore. Mentre il termine suono 7 viene utilizzato

    per identificare dei suoni “positivi”, ritenuti inormazioni utili per il soggetto, oppure gradevoli dal puntodi vista psico-fisiologico, il termine rumore identifica una categoria di suoni “negativi”, soggettivamentegiudicati non musicali o che comunque risultino sgradevoli, astidiosi, molesti, o addirittura dannosi.

    5  I dati sono riportati da un articolo on-line dedicato alla miopia (pubblicato il 17/10/ 2013) sul sito di Huffington-

     post , in collaborazione con il Gruppo Espresso, visionato il 08/02/2016. Il link all’articolo è riportato nella Sitografia.

    6 Da un articolo on-line sul sito di Repubblica, Scienze, 20/06/2013: “ (...) Aggeggi che ‘rovinano il sonno di migliaiadi persone’, tuonano gli esperti. “Solo se usati in modo eccessivo e scorretto”, replicano i progressisti. Il risultato: dor-miamo sempre peggio, sempre meno. (…)”. Il link all’articolo è riportato nella Sitografia.

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    Un’interessante analisi è quella svolta all’inizio degli anni sessanta dal compositore e studioso di aspettisonori R. M. Schaer 8 . Schaer utilizza una serie di termini per distinguere diverse tipologie di ambientesonoro. Due di questi sono riportati a seguire.onica: termine (direttamente discendente dal lessico musicale) che sta ad indicare l’ambiente sonoro checaratterizza un luogo e una cultura. ale ambiente sonoro viene percepito in maniera inconscia; viene,come dice lo stesso autore, “sovrascoltato”. Esattamente come la consapevolezza di essere parte di una

    società risulta difficile perché vi siamo immersi dentro e dunque tendiamo a “non vederla”, vivendo cir-condati da un habitat sonoro “non acciamo caso” all’insieme di suoni che lo determinano perché parteintegrante della nostra percezione culturale.Impronte sonore: insieme di suoni che determinano l’identità di un luogo e ne coneriscono un orizzonteculturale. Sono “suoni comunitari”, secondo la definizione del compositore canadese. Essi vengono pro-dotti e/o percepiti in maniera conscia, vale a dire che le persone li individuano chiaramente e consapevol-mente e, a volte, possono diventare veri e propri emblemi sociali.

    Nell’ambiente contemporaneo, il costante aumento della presenza di tecnologie nella vita quotidiana, haprobabilmente portato ad integrarne i suoni nell’habitat sonoro. Potremmo individuare una “onica” tec-nologica, costituita dall’insieme di suoni a cui solitamente non acciamo caso (come ad esempio la ventola

    del computer), e una “Impronta sonora” costituita dai suoni artificiali culturalmente riconosciuti dalle per-sone che utilizzano i medesimi servizi telematici e sofware (come ad esempio il suono di avvio del SistemaOperativo Windows oppure della chiamata via Skype).

    3.3.2 Suoni come notifiche

    La necessità delle Aziende di dare un’identità ai propri prodotti sul mercato, ha portato nel campo dell’in-ormatica, non soltanto ad una ricerca stilistica/visiva, ma anche sonora. Quest’ultimo aspetto viene peròassunto dall’utente in un secondo momento: il primo contatto con il prodotto avviene con la scelta com-parata ad altri prodotti, valutandone la qualità unzionale (ad esempio l’efficienza del sistema operativo)e l’aspetto estetico (ad esempio la gradevolezza ottica e tattile dei materiali, oppure l’armonia grafica delleinteracce). È successivamente, con l’uso dell’oggetto, che entrano in scena i suoni. La percezione di questirimane comunque accoppiata ad un elemento visivo e, insieme, maniestano un evento/azione (ad esem-pio il “click” del mouse).Nel momento in cui il suono viene disancorato dal visibile e direttamente associato all’evento telematico,avviene un enomeno interessante. È il caso degli smartphone. Gli smartphone sono un oggetto diffusosu larga scala e la loro presenza è ormai divenuta scontata in relazione agli individui che costituiscono lamassa. Ad esempio in un autobus, possiamo immaginare che le persone che non hanno un smartphone inmano, lo abbiano nella tasca dei pantaloni, di uno zaino, di una borsa.I sistemi operativi mobili più diffusi sono tre: Android, iOS e Windows. Ogni sistema operativo ha i suoisuoni (come ad esempio quello di blocco/sblocco schermata). Supponiamo che vi siano 24 persone in unautobus con una distribuzione omogenea dei tre sistemi operativi (dunque tre gruppi da 8 persone). Se

    squillasse un teleono, questo potrebbe appartenere ad una tra 8 di queste (presupponendo che sia statamantenuta la suoneria di deault); una persona risponde, mentre le restanti 7 hanno attivato la loro atten-zione. Il numero di persone in stato di allerta aumenterebbe se la suoneria osse rimossa e attivata sola-mente la vibrazione (ovviamente non percepita tramite contatto fisico, ma come suono).

    7  Definizione di suono dall’Enciclopedia reccani: “La causa delle sensazioni acustiche, consistente in vibrazioni diun mezzo (per lo più l’aria, ma anche mezzi elastici qualunque), che possono essere eccitate in esso o ad esso trasmes-se dalle vibrazioni di un corpo (sorgente sonora), e che a loro volta eccitano l’orecchio (…). ali vibrazioni sono onde

    elastiche (onde sonore) longitudinali che si propagano nell’aria o in altro mezzo con determinate caratteristiche: l’in-tensità deve essere compresa tra la soglia di udibilità (al di sotto della quale non c’è sensazione di suono) e la soglia didolore (al di sopra della quale la sensazione diventa dolorosa), mentre la requenza, per un convenzionale orecchionormale, deve essere compresa tra 16 Hz e 20.000 Hz (al di sotto del primo valore e al di sopra del secondo si hanno,

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    La tendenza a rispondere ad un contatto è divenuta ormai ortemente impulsiva, automatica, raramentecontrollata. La diffusione di questi suoni, in rapporto all’interesse di essere contattati, ha portato a unasovrapposizione tra situazioni locali e remote. Ad esempio, se arriva un messaggio mentre stiamo intrat-tenendo una discussione con qualcuno, tendiamo ad interromperla per controllare, oppure a distrarciindirizzando lo sguardo verso il teleono.

    In conclusione, l’aumento delle relazioni telematiche è tale da aver incrementato la sensibilità ai suonidelle notifiche, con un orte impatto psicologico e, talvolta, disturbando altre attività. In alcuni casi si puòportare a delle vere e proprie allucinazioni uditive, per cui la memoria acustica riesce a ricostruire un suo-no all’interno di un sottoondo. È probabile che sia capitato a chiunque, almeno una volta, di aver sentitosuonare o vibrare il cellulare in un’altra stanza o poco distante, interrotto la propria attività per andare acontrollare e scoprire che non era così. Oppure può capitare di sentire un suono di notifica (come ad esem-pio quello della chat di Facebook) in una canzone, o in sonorità affini.

    3.4 Conclusione

    Le tipologie di inquinamento analizzate, non sono più soltanto percepite su larga scala, nello scenario

    urbano, ma sono entrante in contatto ravvicinato con l’uomo attraverso dispositivi tecnologici utilizzatiquotidianamente. Il rapporto con le tecnologie (in continua mutazione e sviluppo) va ad incidere sullapsicologia, sulle relazioni sociali, portando cambiamenti comportali e delle abitudini.

    Siamo circondati da stimoli. La predisposizione naturale dell’essere umano, a sì che di ronte a questi sti-moli venga posto un filtro percettivo: percepiamo solamente ciò che contiene un’inormazione a noi utile.Ad esempio, mentre guidiamo siamo immersi in una moltitudine di rumori, molti dei quali prodotti dallamacchina stessa, ma ai quali non diamo particolare ascolto. Se la macchina producesse improvvisamenteun rumore diverso dal solito, questo andrebbe a richiamare la nostra attenzione poiché potrebbe corri-spondere ad un mal unzionamento. Perciò questo rumore viene registrato, analizzato e approondito dalnostro cervello.Oggi, con l’avvento delle tecnologie, siamo soggetti ad un sempre più crescente numero di stimoli con unelevato livello di rilevanza sul piano cognitivo. Ne consegue che il nostro filtro percettivo si è notevolmentedilatato e siamo diventati molto più recettivi. Paradossalmente, però, la reazione non è solamente incre-mentale, ma ha dato vita ad uno scompenso, cioè un indebolimento, talvolta la scomparsa, della capacitàdi stabilire la gerarchia di importanza in una simultaneità di stimoli. Ad esempio, leggere velocemente unmessaggio ricevuto sul cellulare mentre si è alla guida è una condizione divenuta “normale”. Ma questa èun’azione molto pericolosa perché si sta dedicando attenzione percettiva-cognitiva a più attività contem-poraneamente: guidare, are attenzione alle macchine davanti, considerare la possibilità un imprevisto,leggere delle rasi e comprenderne il significato. Oppure leggere un SMS mentre si sta parlando con un’al-tra persona, rassicurandola di stare comunque ascoltandola. Ma soltanto metà della nostra attenzione si

    sta dedicando all’ascolto ed il cervello compie una selezione molto più ristretta delle parole, cercando direcepire le inormazioni necessarie a ricostruire un discorso di senso, tralasciandone le sfumature.

    Il rapporto tra l’uomo e l’inquinamento percettivo, ha portato un aumento del grado di distrazione, ansia,stress, agitazione, iperattività...e così via.

    rispettivamente, gli inrasuoni e gli ultrasuoni); le soglie di intensità e i limiti di requenza, oltre a essere diversi dapersona a persona, variano, rispettivamente, al variare della requenza e dell’intensità del suono. (…)”.

    8  Raymond Murray Schaer è noto per essere ideatore del World Soundscape Project, con il fine di promuovere una

    nuova ecologia del suono sensibile ai crescenti problemi dell’inquinamento. Il progetto u avviato nel 1971 presso ilSonic Research Studio del Communication Department della Simon Fraser University, British Columbia, Canada,dove ancora lo stesso ha sede. I suoi pensieri sono pubblicati nel testo Te uning o the World (1977), tradotto inItaliano con il titolo Il paesaggio sonoro.

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    5.1. Inquinamento dell’aria

    Negli ultimi anni, due enomeni hanno assunto particolare rilievo dal punto di vista dell’impatto ambien-tale: la crescita costante della mobilità delle persone e delle merci e l’aumento della quota del trasporto su

    strada rispetto agli altri modi di trasporto. Ciò ha determinato un aumento del traffico stradale e quindil’intensificarsi degli effetti negativi sull’ambiente:

    ■ inquinamento dell’aria;■ inquinamento acustico;■ congestione delle strade urbane e delle aree extraurbane;■ interventi invasivi sul territorio;■ incidentalità stradale.

    Secondo l’Ufficio statistico della Commissione europea (Eurostat), il consumo finale di energia in Europaha registrato lievi scostamenti tra il 1999 e il 2009. A livello settoriale, i maggiori incrementi sono statiosservati nei servizi (14%) e nei trasporti (8%); il consumo di energia ha invece mostrato un moderatoaumento (2%) per usi domestici e una diminuzione del 15% nel settore industriale. Il calo dei consumi delsettore industriale si è svolto principalmente tra il 2008 e il 2009.Nel 2009, i settori dei trasporti e dell’industria hanno assorbito nell’Unione europea rispettivamente il 33%e il 24% dei consumi di energia. Nel 2009 in Italia il settore dei trasporti ha assorbito il 35% dei consumitotali di energia a livello nazionale, rispetto al 24% assorbito dall’industria. L’86% dei consumi finali dienergia per modalità di trasporto è attribuibile al trasporto stradale, il 9% al trasporto aereo, il 2% al tra-sporto erroviario e il 3% al trasporto per vie navigabili interne.

    5.2. La motorizzazione degli spostamenti

    Appena si arriva a dipendere dal trasporto, non solo per i viaggi che durano parecchi giorni ma per glispostamenti quotidiani, diventano acutamente palesi le contraddizioni tra la giustizia sociale e la potenzamotorizzata, tra il movimento efficace e l’alta velocità, tra la libertà personale e l’itinerario preordinato. Ladipendenza orzata dalle macchine automobili nega allora a una collettività di persone semoventi proprioquei valori che i potenziati mezzi di trasporto dovrebbero in teoria garantire.La gente si muove bene con le proprie gambe. Questo mezzo primitivo per spostarsi apparirà, a un’ana-lisi appena attenta, assai efficace se si a un conronto con la sorte di chi vive nelle città moderne o nellecampagne industrializzate. E riuscirà particolarmente suggestivo quando ci si renda conto che l’americanod’oggi, in media, percorre a piedi - per lo più in tunnel, corridoi, parcheggi e supermercati tanti chilometriquanti ne percorrevano i suoi antenati. Coloro che vanno a piedi sono più o meno uguali. Chi dipende

    esclusivamente dalle proprie gambe, si sposta secondo lo stimolo del momento, a una velocità media dicinque o sei chilometri l’ora, in qualunque direzione e per andare in qualsiasi posto che non gli sia legal-mente o materialmente precluso. Ci si aspetterebbe che ogni miglioramento di tale mobilità connaturataprodotto da una nuova tecnologia del trasporto salvaguardi quei valori e ne aggiunga degli altri, come un

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    maggior raggio d’azione, risparmio di tempo, comodità, maggiori possibilità per i menomati. Sinora nonè questo ciò che è accaduto. Anzi, lo sviluppo dell’industria del trasporto ha avuto dappertutto l’effetto op-posto. Questa industria, da quando le sue macchine hanno potuto mettere dietro ogni passeggero più d’uncerto numero di cavalli-vapore, ha diminuito l’eguaglianza tra gli uomini, ha vincolato la loro mobilità auna rete di percorsi disegnata con criteri industriali e ha creato una penuria di tempo d’una gravità senzaprecedenti. Appena la velocità dei loro veicoli varca una certa soglia, i cittadini diventano consumatori di

    trasporto nel giro dell’oca quotidiano che li riporta a casa, un circuito che gli uffici di statistica chiamano“ spostamento ” per distinguerlo dal vero “ viaggio ” che si ha quando il cittadino, uscendo di casa, si mu-nisce d’uno spazzolino da denti.Alimentare con più energia il sistema di trasporto vuol dire che ogni giorno un numero maggiore di perso-ne si muove più velocemente su distanze superiori. Il raggio quotidiano di ognuno si estende a scapito dellapossibilità di imbattersi in un amico o di passare per il parco an- dando al lavoro. Si creano punte estremedi privilegio con l’asservimento generale. Una élite accumula distanze incalcolabili in tutta una vita di viag-gi circondati da premure, mentre la maggioranza spende una etta sempre maggiore della propria esistenzain spostamenti non voluti. Alcune poche persone viaggiano su tappeti magici ra punti remoti che la loroeffimera presenza a apparire rari e insieme allettanti, mentre tutti gli altri sono costretti a spostarsi sempredi più e sempre più in retta sui medesimi tragitti e a perdere sempre più tempo per prepararsi a questi

    spostamenti e poi per riaversene.Negli Stati Uniti i quattro quinti delle ore passate sulle strade sono di gente che a la spola tra casa, posto dilavoro e supermercato e che non sale quasi mai su un aereo; mentre i quattro quinti delle miglia percorsein volo per recarsi a congressi e in luoghi di villeggiatura sono coperti ogni anno da un costante 1,5 percento della popolazione, di solito benestanti o gente che si tratta bene per condizionamento proessionale.Quanto più veloce è il veicolo, tanto più consistente è il sussidio che riceve da una tassazione regressiva.Appena lo 0,2 per cento della popolazione degli Stati Uniti può decidere per proprio conto di viaggiare inaereo più di una volta all’anno, e pochi altri paesi possono permettersi un jet set così numeroso.Sia lo schiavo degli spostamenti quotidiani sia il viaggiatore impenitente si trovano a dipendere dal tra-sporto: né l’uno né l’altro possono arne a meno. Un volo occasionale ad Acapulco o a un congresso dipartito a credere al passeggero ordinario di essere finalmente entrato nel mondo ristretto di coloro che

    si muovono ad alta velocità. La possibilità occasionale di trascorrere qualche ora legato con una cinghiaal proprio sedile su un veicolo ultrapotente a di lui un complice della distorsione dello spazio umano elo induce ad accettare che la geografia del suo paese venga modellata in unzione dei veicoli anziché dellepersone. L’uomo si è evoluto fisicamente e culturalmente insieme con la sua nicchia cosmica. Ciò che pergli animali non è che l’ambiente, egli ha imparato a trasormarlo in propria dimora. La sua autocoscienzarichiede il complemento di uno spazio vitale e di un tempo di vita integrati dal ritmo col quale egli si muo-

     ve. Se questo rapporto viene determinato dalla velocità dei veicoli anziché dal movimento delle persone,l’uomo-architetto si riduce al livello di un mero pendolare.L’americano tipo dedica ogni anno alla propria auto più di 1600 ore: ci sta seduto, in marcia e in sosta;la parcheggia e va a prenderla; si guadagna i soldi occorrenti per l’anticipo sul prezzo d’acquisto e per lerate mensili; lavora per pagare la benzina, i pedaggi dell’autostrada, l’assicurazione, il bollo, le multe. Ognigiorno passa quattro delle sue sedici ore di veglia o per la strada o occupato a mettere insieme i mezzi chel’auto richiede. E questa cira non comprende il tempo speso in altre occupazioni imposte dal trasporto:quello che si trascorre in ospedale, in tribunale e in garage; quello che si passa guardando alla televisione i

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    caroselli sulle automobili, scorrendo pubblicazioni specializzate, partecipando a riunioni per l’educazionedel consumatore in modo da saper are un acquisto migliore alla prossima occasione. L’americano tipoinveste queste 1600 ore per are circa 12.000 chilometri: cioè appena sette chilometri e mezzo per ogni ora.Nei paesi dove non esiste un’industria del trasporto, la gente riesce a ottenere lo stesso risultato andando apiedi dovunque voglia, e il traffico assorbe dal 3 all’8 per cento del tempo sociale, anziché il 28 per cento.Ciò che distingue il traffico dei paesi ricchi da quello dei paesi poveri, per quanto riguarda i più, non è un

    maggior chilometraggio per ogni ora di vita, ma l’obbligo di consumare in orti dosi l’energia conezionatae disegualmente distribuita dall’industria del trasporto.

    5.2.1 Cambiamenti sociali

    Il moderno stile di vita è spinto dal crescente uso di veicoli motorizzati. La sottostante premessa è stataespressa come segue, dal sociologo britannico John Urry:

    “Il trasporto è per lo più un mezzo per determinate attività socialmente modellate, e non il puntodi tali attività” 

    Di conseguenza, è bene ocalizzarsi sulle suddette attività sociali, come cambiano, e come vengono perce-pite dalle varie parti interessate. Specialmente in Asia, la popolazione in crescita e il rapido cambiamentodello stile di vita, accompagnati da un drammatico aumento della motorizzazione sono riconosciuti, nonsolo come importante progresso di sviluppo, ma anche come risorse importanti e cambiamenti ambientali.Le città e i paesi hanno pensato di sviluppare la motorizzazione, ma hanno allito nel pianificare sufficien-temente il suo assalto. Come conseguenza, le inrastrutture sono più vicine al collasso, e l’accesso e la mobi-lità sono solo parzialmente acilitate. Questi problemi sono complessi, hanno molte acce e sono difficili dagestire. Inoltre, il trasporto urbano è un enomeno tecnico moderno non radicato nelle istituzioni naturalio storiche. Per esempio, in Cina e molti altri paesi, un crescente numero di istituzioni si sono evolute nellagestione e regolazione del trasporto urbano. Quindi questi problemi sono gestiti in differenti modi nei varipaesi e città. Le decisioni su come gestire la crescente domanda per il trasporto e i conseguenti problemidi traffico dovrebbero essere atte da politici eletti, governi, città e paesi in cooperazione con le varie partiinteressate. Quindi, ci sono molti interessi sulla posta in gioco e le preoccupazioni abbondano su qualegruppo avrà la maggiore influenza sullo sviluppo economico, miglioramento ambientale e benefici sociali.Sulla base di decisioni generalmente atte in materia di trasporto urbano, il conseguente aumento in nu-mero di viaggi e lunghezza mostra il “successo” dell’introduzione di un “moderno” stile di vita occidentalein Asia. Quasi lo stesso sviluppo nel modo di vita era osservabile nei tempi del secondo dopoguerra negliStati Uniti e si basa su un livello crescente di consumi, elevato tenore di vita e aumento del viaggio moto-rizzato. La disuguaglianza di mobilità si presenta quando enormi differenze di reddito si riflettono nellescelte disponibili. In città asiatiche, le modalità di viaggio sono diverse e rispecchiano le condizioni socio-economiche degli utenti o degli autisti.

    L’ambiente urbano è particolarmente importante per la salute della popolazione a causa delle elevate con-

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    centrazioni di attività antropiche inquinanti in uno spazio limitato. Negli agglomerati urbani inatti lapopolazione è esposta, insieme ad altri organismi animali e vegetali, a miscele di agenti fisici e chimici po-tenzialmente dannosi per la salute. L’attenzione va rivolta in modo prioritario agli inquinanti atmosericiemessi in prevalenza dal traffico autoveicolare. L’ambiente urbano e le zone industriali in- atti sono spessoconfinanti, in quanto un’intensa industrializzazione è un elemento tipico delle perierie delle grandi cittànei paesi sviluppati. Evidenze crescenti mostrano che all’esposizione a inquinanti presenti nell’ambiente di

     vita si possono attribuire quote non trascurabili della morbosità e mortalità per neoplasie, malattie cardio- vascolari e respiratorie.Negli ultimi 30-40 anni in molte città europee si è raggiunto un notevole miglioramento nella qualitàdell’aria, ma il problema dell’inquinamento atmoserico urbano e dei suoi effetti sulla salute non è statorisolto. La sfida per risolvere i vari problemi di vivibilità è stata accolta da progettisti, architetti, urbani-sti, ingegneri ambientali, dando vita a un nuovo punto vista attraverso il quale gli utenti possano vederela città in cui vivono: Smart City (città intelligente). Il concetto di città intelligente è stato introdotto inquesto contesto come un dispositivo strategico per contenere i moderni attori di produzione urbana inun quadro comune e per sottolineare la crescente importanza delle tecnologie dell’inormazione e dellacomunicazione (IC), del capitale sociale e ambientale nel definire il profilo di competitività delle città,muovendosi verso la sostenibilità e verso misure ecologiche sia di controllo sia di risparmio energetico,

    ottimizzando le soluzioni per la mobilità e la sicurezza. Il significato dei due assetti (del capitale socialee di quello ambientale) evidenzia la necessità di un lungo cammino da compiere per distinguere le cittàintelligenti o smart da quelle con maggior carico tecnologico, tracciando una linea netta tra di loro, ciò che

     va sotto il nome rispettivamente di città intelligenti e di città digitali.Il termine smart city è stato utilizzato anche dalle aziende e dalle città come concetto di marketing.La visione delle Smart Cities si basa su su cinque principali dimensioni che, in quanto strettamente inter-relate tra loro, richiedono “pianificazione”:

    ■ la mobilità;■ l’ambiente;■ il turismo e la cultura;

    ■ l’economia;■ le trasormazioni urbane per la qualità della vita.

    Il progetto nasce a livello mondiale, con la città di Rio de Janeiro che svolge il ruolo di pioniere dei primiesempi di implementazione intelligente delle tecnologie al fine di migliorare la vita dei cittadini. In quelcontesto si è iniziato a usare l’aggettivo “smart” (2010). L’Unione Europea prevede per la realizzazione delle“città intelligenti” una spesa totale che si aggira tra i 10 ed i 12 miliardi di euro in un arco di tempo che siestende fino al 2020. Gli investimenti in conto capitale sono volti a finanziare (o quanto meno stimolare) iprogetti delle città europee che ambiscono a divenire “smart”. ali progetti sono rivolti all’ecosostenibilitàdello sviluppo urbano, alla diminuzione di sprechi energetici ed alla riduzione drastica dell’inquinamentograzie anche ad un miglioramento della pianificazione urbanistica e dei trasporti. 1

    L’esperto di sostenibilità e sviluppo urbano Boyd Cohen, ha stilato la lista delle dieci migliori smart citieseuropee 2, classificate partendo dall’analisi dei successi ottenuti da ciascuna di loro in base a 28 differentiattori che spaziano tra la mobilità sostenibile, green economy, la qualità della vita, la governance, l’am-

    1 Città Intelligente, Wikipedia2 http://www.rinnovabili.it/smart-city/la-top-ten-smart-cities-deuropa-564/

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    biente ed il costruito.Copenhagen è sicuramente una delle smart cities più complete attualmente esistenti. Con l’obiettivo ditrasormarsi in una città Carbon Neutral entro il 2025, la capitale danese ha stabilito numerosi ed ambi-ziosi obiettivi nel campo dell’efficienza energetica, nell’impiego delle rinnovabili, nelle norme di bioedilizia(entro il 2020 tutti gli edifici saranno ad energia zero), raggiungendo un notevole successo nella mobilità,grazie ad un’inrastruttura peretta che consente ad oltre il 40% della popolazione di spostarsi in bicicletta,

    come Amsterdam, che può vantare una cultura decennale nella mobilità leggera ciclo pedonale, trasor-mandosi paradossalmente in una delle poche città a dover are i conti con il problema della congestionedel traffico di biciclette anzichè di macchine, e Parigi, che a della mobilità condivisa è sicuramente unodei suoi punti orti, vantando un parco di biciclette di 20.000 veicoli che accanto ai 1.800 scooter rap-presentano una delle più ampie flotte per il bike sharing disponibili in Europa. Parigi è anche riuscita apromuovere un ecosistema imprenditoriale fiorente classificato come uno degli 11 migliori al mondo. Lameta internazionale per l’imprenditorialità, una delle capitali europee più creative e ricche di stimoli èsenza dubbio Londra, che ha saputo investire nella pianificazione intelligente, riqualificando vaste areedella città dismesse o inutilizzate, per arne quartieri verdi e destinati anche ai meno abbienti, primo ratutti l’esempio delle Olimpiadi. ra le Smart Cities, Londra è sicuramente la più intelligente nella gestionedel sistema economico.

    La prima ad essersi aggiudicata nel 2010 il riconoscimento come European Green City, Stoccolma devesicuramente al verde buona parte della sua ottima qualità della vita. Così come Copenaghen, Stoccolmapunta a diventare Carbon Neutral entro il 2050, investendo nell’energia pulita e nei trasporti intelligentipubblici ed elettrici. ra le città italiane candidate per l’acquisizione del titolo di “città intelligente” vi èorino, che grazie a vari progetti ed iniziative quali orino Smart City si conerma all’avanguardia delleimplementazioni tecnologiche e logistiche volte a migliorare la vita in città. Un esempio è dato dai mezzi ditrasporto, come la metropolitana a basso impatto ambientale o l’utilizzo di bus elettrici nel centro storicodella città.

    L’intelligenza (in inglese smartness) sta nella capacità di risolvere i problemi di queste comunità ed è legataall’uso di tecnologie per risolverli. In questo senso, l’intelligenza è una qualità interiore di ogni territorio,

    in ogni luogo, città o regione in cui i processi di innovazione sono acilitati dalle tecnologie dell’inorma-zione e della comunicazione. Ciò che varia è il grado di intelligenza, a seconda della persona, del sistema dicooperazione, delle inrastrutture digitali e degli strumenti che una comunità è in grado di offrire ai suoiabitanti (N. Komninos).

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    6.0 SVILUPPI FUTURI, POSSIBILI VIE PROGETTUALI

    6.1 Concept preliminare

    Progettazione di un sistema domestico di harvesting energetico, stoccaggio e distribuzione intelligente.

    Intraprendendo la strada della produzione di energia attraverso onti rinnovabili si giunge a una doman-da: qual è, una volta raccolta l’energia, il modo migliore per usuruirne?Attualmente, la maggior parte delle abitazioni che impiegano pannelli otovoltaici utilizzando un accu-mulatore impiegano direttamente l’energia immagazzinata: nei momenti di overlow, ovvero per esempiodurante le ore centrali del giorno, quando si immagazzina più energia di quella che viene usata, l’eccesso viene venduto alle aziende che controllano le reti elettriche. La ricerca ha tuttavia dimostrato come sia piùconveniente l’utilizzo di un sistema di stoccaggio che permetta l’utilizzo dell’energia in eccesso immagaz-zinata in momenti di scarsa esposizione solare o di notte.ra le varie opzioni, quella della cella a combustibile a idrogeno sembra essere una delle avorite, inattila ricerca si è mossa ampiamente in questo senso negli ultimi anni, arrivando a realizzare l’impianto aenergia solare con stoccaggio a idrogeno Myrte, ad Ajaccio in Corsica. Partendo dai punti deboli di que-sta tecnologia, cerchiamo di capire come essa sia eicace nell’ambito di utilizzo di cui stiamo parlando:

    i principali problemi di questa tecnologia consistono (1) nella perdita di parte dell’energia iniziale pereventuali problemi di dissipazione tra i passaggi necessari e (2) nell’utilizzo di sistemi di stoccaggio chenon siano a rilascio controllato. Nel caso di questi ultimi invece, ad esempio sostanze porose come idrurimetallici, lo stoccaggio risulta estremamente eiciente. Nel primo caso la soluzione dell’energia solarerisulta vincente poichè non viene dissipata e quindi perduta energia proveniente da onti ossili, cosa chealzerebbe non poco il costo del dispositivo in termini di impatto ambientale. Il secondo problema puòessere evitato usando sistemi di stoccaggio a rilascio controllato come quelli sopra descritti.

    6.2 Case study. Myrte: piattaforma di produzione energia fotovoltaica e stoccaggio sotto -

    forma di idrogeno

    La piattaotma Myrte nasce dall’impegno di tre partner, l’Università della Corsica, Helion, e il Commissa-riato per l’energia atomica e le energie alternative Francese. Esso implementa l’energia solare trasormatain idrogeno come vettore di energia al ine di stoccare energia rinnovabile. Ha lo scopo di studiare ilunzionamento dell’immagazzinamento di energia solare tramite idrogeno per garantire l’alimentazionedi energia rinnovabile, ed è posta strategicamente in un contesto insulare nel quale le oscillazioni nella ri-chiesta energetica sono diicili da arginare, anche a causa di un aumento medio del abbisogno energetico.Le onti rinnovabili quali solare ed eolica sono onti di energia intermittenti poichè non orniscono lussicontinui e costanti ma sono soggette alle variazioni ambientali, in determinati casi si assorbe più energiadi quella che si utilizza, mentre in altri casi se ne assorbe meno. Lo stoccaggio dell’energia sottoorma diidrogeno può essere la risposta giusta a questa problematica.Il sito dell’Università di Corsica riporta su Myrte:

     “... si tratta di una centrale otovoltaica da 560 kWp collegata a un impianto a idrogeno costituito da unacella elettrolitica, da un serbatoio di stoccaggio dell’idrogeno e ossigeno, e da una cella a combustibile da100 kW.”“...lo scopo della piattaorma MYRE è immagazzinare energia tramite un elettrolizzatore, che converte

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    energia elettrica in idrogeno e ossigeno durante le ore di basso consumo. Questa energia viene quindirestituita tramite una cella a combustibile, che converte idrogeno e ossigeno in energia elettrica sulla retedurante le ore di consumo elevato, vale a dire la notte....”

    6.3 Applicazione: Vesta e altri scenari

    Sulla base di questi dati il progetto proposto si sviluppa in sostanza nella realizzazione di un sistema deltutto simile alla piattaorma Myrte su scala domestica. Vesta, dal nome della dea romana del ocolaredomestico, è un pod che riceve l’energia elettrica dai pannelli otovoltaici e da qualunque altra orma diharvesting presente nell’abitazione ed al di uori di essa e la converte in idrogeno stoccandola in un serba-toio interno. Vesta è connesso alla rete elettrica dell’abitazione e quando viene richiesta energia, qualoranon sia direttamente disponibile, attiva una cella a combustibile che converte l’idrogeno in elettricità.Inoltre, una unzione importante di Vesta è quella di possedere diversi alloggiamenti per piccole cartuccea idrogeno ricaricabili, che vengono riempite via via durante l’assorbimento di energia solare in eccesso epossono essere utilizzate, attraverso delle micro celle a combustibile, per ornire energia a piccoli disposi-tivi elettronici in maniera mobile. Vesta può unzionare anche da unità di controllo domotico intelligente,applicando alcune delle soluzioni attualmente in uso, regolando ad esempio il riscaldamento in base adeterminate asce oriarie, l’apertura degli avvolgibili, il livello di illuminazione artiiciale e diminuendo i

    campi magnetici nelle stanze in cui sono presenti utenti. Alcune di queste unzioni, come la programma-zione intelligente del riscaldamento e di altre unzioni (anche tramite app), l’eliminazione dei consumi pa-rassiti (come le spie dei dispositivi elettronici ed i caricabatterie inseriti in prese elettriche ma inutilizzati)possono essere in realtà espletate attraverso dispositivi ben più semplici di un sistema come Vesta. Inattiun’altra via progettuale interessante potrebbe essere quella della realizzazione di un kit ai da te sviluppatosecondo un’ottica open source e che utilizza dispositivi dal le caratteristiche open source come Arduino perla sua programmazione.

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